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Sebastiano A. Patanè

Poesie dell’assenza

Catania 2011

Proprietà letteraria di

Sebastiano A. Patanè

Catania 2011

Poesie dell’assenza

Catania Aprile/Maggio 2010

# 1 dell‘assenza (Tutto qui…)

E’ sulle trame delle assenze che si arrampicano tutte le apatie

nell’oscuro campo dietro gli occhi

nel ripido discendere i pendii delle edere…l’acqua

le sabbie sotto la lingua piena di parole mai dette

coincidenze rarefatte dalle mani indolenzite Che c’entro io con la maestà del vento col silenzio del grano

come vento e grano mare si riaprono innumerevoli le valli verdeoro

dal senso al tacco, sulla cresta, sul mediano dove scorre il mignolo

sul barcone femmina che mi condurrà altrove attraverso un gemito

Tutta qui la determinazione, il nutrimento dei papaveri

le chiglie smussate dal sale e l’opera malvagia e buona

delle venti lire

il niente venduto e riciclato… tutto qui l’ammasso di tormenti

di stelle naufragate sulle proprie densità

tutta qui la performance di un bagatto senza nulla da espiare

Datemi un pianto da incastrare in tutto quel niente sotto la collina

come se fosse un femore come se fosse attimo nel tutto qui

dell’ultimo guardarsi

# 2 dell’assenza

Mi colse di sorpresa quella potatura fuori stagione

la clamorosa ascensione della radice ancora colma d’acqua

e progettati e attesi sottorami ora divorati dall’assenza

Quanto ti somiglio adesso padre mio, quanto sono te!

E con tutte quelle lune e quelle barche dove vado senza direzione

se non verso un dolore sistemato dietro la ringhiera…

Mi gira attorno il gelsomino e quell’abbraccio perso nell’ultimo cuscino

senza più parole dietro la scatola piena di polvere soltanto

Sfumature in trasparenza nessun enigma chiara aritmetica

giustificatore dell’inesperienza, la roba le api e tutto quel ferro la campagna

sintomi del malessere tardivo del tempo ormai andato del poco ripetuto

ed io, solo di metafora accorcio la distanza

Non ci sarà per simmetria nessuna ricorrenza lungo la piena che mi travolgerà

cosi come io stesso sarò altrove quando mio figlio chiederà di me

# 3 dell’assenza

Scelgo il mare - dicevi - e ti regalavo un golfo

per un piccolo sorriso

Di quanti brindisi e canzoni senza tempo ci avvolgemmo

senza mai ferirci

chini sulle sere con le lenze e le livelle per misurare stelle

oscuri versi a mezzosonno con le mani al seno

e le gambe intrecciate come damaschi

Lascio un paranco nella cassapanca…

metti una sera senza luna

e piatti pieni di malinconia…

Bella ed aria, piega naturale di deliziosa resina

bicchiere al sole caffelatte e giorno giù per le ringhiere

e le parole sulle vaste righe della notte mentre se ne andava

il sogno con tutte le sue note

sbattendo porte vuote sui telai rotti

Vent’anni indietro e braccia tanto grandi…

Le parole

Le parole, le più vere

muoiono nelle pozzanghere gelate del mattino

ma ho sempre un angelo

da posare piano la sera, nessun nucleo

e dodicimila traiettorie verso una sola vibrazione

Adesso, da sotto la curva dei muri,

posso solo attendere la marea

e non importa se spezzerà i cristalli

di tutte le buonanotte perché

solamente il soffitto sa del sacrificio

e la mia carne

# 4 dell’assenza

Lo stupore delle mani nel nulla, nell’alveo tagliato dalle rughe

nell’indurito corpo della coincidenza Oh vecchio mio

poeta di cento parole ed altrettanti rossi e gialli

e più di ventimila giorni e sere e notti…

Di cosa parleremo senza voce, a quali nodi senza corde

legheremo le sviscerate analisi del senso?

Dimmi invisibile compagnia se cadranno come i muri

le giornate cementate in fondo alla piscina

trofei della vasta solitudine, invidiata solo nei clamorosi esodi

Sentiamo cos’ha da dire il cactus dalla spinosa lingua oppure

Jonathan Livingston che avrebbe voluto riportare lui il rametto d’ulivo

con un solo colpo d’ala ed il qui e l’adesso

C’è un cielo vuoto sopra Berlino e sotto un ricco commerciante di aureole

Ho scritte le risposte sul palmo della mano

# 5 dell’assenza (Separazione)

Lascia che si allontani

il figlio la mano il distaccato ossequio al battito…

la corsa ormai è solo affanno bruciare di tamburi

stantuffi e compressori granuli di tempo a pile già esaurite

Lascia che si fermi

la strada il condominio l’infetto virus il 27

l’ineguagliabile avventura al circolo polare

o l’ondina della risaia di Vercelli lascia che si fermi

Le ali sono un dono con scadenza

e tutta la luce infine è solo una candela

# 6 dell’assenza

vieni passato, vieni a riempire questi occhi che non tornano alla conta

che se ne stanno chiusi nello scrigno del ricordo, gelosi della luce

Ah, quanti versi lasciati qua e la lungo le rughe, fra le pieghe dei garofani

sulle curve del firmamento, nella misura dei giorni persi, sulle spighe…

Ci sono buche in queste mani che vorrebbero ancora prendere la scia bambina

quella che si lasciava frantumare nelle fiabe e compattare dalle meraviglie

e ci sono alture davanti alle mie parole che fanno ritornare le grida sottoforma di

silenzi

e silenzi fossili sottopelle e cornici d’incenso senza alberi e sottane

Solo un paio di forbici per ritagliare omini dagli occhi quadri e braccia

spalancate

legami e numeri, ed io fra loro, di istanti e secoli

Stanchezza

Se venisse il vento

sotto queste ali,

se venisse il vento…

# 7 dell’assenza

restano i girasoli a ricordarmi il giorno

affonda la chiglia nell’attesa ed è notte, solo notte

sull’argento degli ulivi sulle smanie di maggio

fin dentro i pluviali dove si nascondono distanze

La bruma assale i marciapiedi e cerca fughe nei bidoni

fra crudeltà ingiustizie e decapitati esempi

mentre batte il tempo un giallo rarefatto

ed un bicchiere si apre ancora di veleno

Un nugolo di ore migra verso est

e tu di lato cerchi nei miei occhi chissà cosa

# 8 dell’assenza

Passano veloci gli oracoli dei fiori…

E questa legione di domande che srotolano

bocche sul passato divenuto così mobile

come le sabbie sotto i seni di poco

sopra le conchiglie queste domande

spinte dal grecale fin sotto le unghia

e la voluminosa schiera di lapilli e palpebre sedotte

dall'assenza e dalle spighe rotte della sera

quando i perimetri stringono le dita

e si vorrebbero calici per misurare risa o...lembi

queste domande senza alcun segno

non sveleranno mai l’incessante correre

sui cerchi

Intermezzo

mi dissero del silenzio

del sughero con le mani avanti contro la corteccia

nuova cieca irriverente

mi dissero dei silenzi

Ero radice nell’oscura stanza senza alcun germoglio

penzoloni dietro il trattenersi…

# 9 dell’assenza

e che non tornano le verità dell’attimo

ma vorrei che le rose promettessero ancora

la loro eternità

che le api danzassero il rito del carrubo

e vorrei un pane da spezzare anche senza sete

affinché le allodole per sempre

continuassero il loro viaggio

ma questa vastità di niente

dove ogni cardine si perde

dove non c’è un “dove”

e la miseria pure s’allontana…

in quest’assenza immobile

a viscosità infinita

anche il cielo a smesso di guardare

e che hanno accecato le ali agli angeli…

Transito

di colore indefinito lungo le fluttuanze

grigio a vetri mobili e ridere i contrari

dei gialli deflagranti già dentro le casse

del trasloco

# 10 dell’assenza (Fluttuazione discendente)

tutto questo passare di acque

giorni buiolucebuio ombre senza matrice e calcolo

che raffreddano semi-interrati senza possibilità di fuga

cielo titanio come l’occhio di Medusa sabbia immobile

dietro il lucernario nell’inverso campo onirico

dove una spiaggia diventa vela e un sorriso retrosughero

non è lontano l’ultimo ti amo, non più distante della caffettiera

tutto questo passare di facce

come goccia dal tubo giù giù giù fino alla vaschetta

ogni tonfo un nome ogni tonfo una rosa

va riparato il peristaltico fulcro va rieducato

per dimostrare alla regola il motivo dell’eccezionale

vanto del bacio nella genialità del sangue

è menta la carezza

mi avvolge come sgombro in carta gialla

la volta senza affreschi che m’infarina il letto

e tutto questo fermarsi di storie appese a un sapore ottocento

# 11 dell’assenza

è necessario che mi rivolga a qualcuno per sapere di come

si apre una vertigine viola di parole glorificate poi nella frammentazione

è necessario che sappia dell’avvenimento post osservazione

di come soffrono tutte le ali costrette dietro le pieghe della norma

e di come poi si svolgono, vedi, senza neanche tanto clamore

Il senso di appartenenza si dissolve col medio grigio

e sembra che non resti nulla a comparare i numeri

Gli spigoli ormai binari… non fanno nemmeno parte del mio paesaggio

eppure da me partono e tornano come in un tour

attraverso il canyon di queste riflesse somiglianze

Se avessi il tempo in tasca direi - apriti sesamo -

e le stelle si disporrebbero diversamente, forse

come le mimose in un vaso ossia come le assenze attorno a me

Dirò che sono stato altrove ingannando ulteriormente i luoghi dove andrò

domani

Indice

Poesie dell’assenza (Catania 2010)

#1 dell’assenza (Tutto qui…)

#2 dell’assenza

#3 dell’assenza

Le parole

#4 dell’assenza

#5 dell’assenza (separazione)

#6 dell’assenza

Stanchezza

#7 dell’assenza

#8 dell’assenza

Intermezzo

#9 dell’assenza

Transito

#10 dell’assenza (Fluttuazione discendente)

#11 dell’assenza

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