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  • COMUNIT 68 - ANNO 1 n. 4

    Luglio - Agosto 1968

    Direzione e Redazione: Via Milano, 19 - Ronago -

    pro manuscripto

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    In copertina: progetto della sala parrocchiale

  • Il profilo di don Carlo presentato dai suoi stessi parrocchiani. La difficolt di parlare di una personalit tanto viva e ancora discussa, a due anni dalla sua morte, ci ha convinti a usare di questa formula: d'altra parte ci nelle nostre intenzioni.

    Era un prete alla mano, in lui tutti potevano trovare confidenza; era talmente aperto al colloquio che non disdegnava di visitare le case della sua parrocchia tuttavia gli bastava una parola, detta magari per la strada, per sciogliere il ghiaccio. I miei ricordi di bambino sono popolati di pizzicotti dati ai chierichetti distratti e di gite-premio per le domeniche di San Luigi e i 15 sabati della Madonna. Era dotato di una straordinaria comunicativa con cui sapeva avvicinare chiunque. Era sincero. Ha sempre fatto un gran bene. Le sue funzioni, liturgicamente dimesse, tendevano all'essenziale.

    (A. Giovane di 22 anni)

    Era un uomo buono. Ricordo che alla notizia della sua morte l'Adelina ha pianto, mentre io sono rimasta l, incapaci di altre reazioni. Avvicinava i parrocchiani, particolarmente i bambini e non escluse le ragazze, servendosi anche di occasioni particolari quali le gite.

    (Ragazza di 19 anni)

    Era una persona molto caritatevole. Un esempio: Ricordo che visit per due volte mia moglie degente all'ospedale portandole una bottiglia di vino e una modesta somma senzaltro significativa. Fu lui che mi spinse a comporre la prima lista dei Coltivatori Diretti in occasione delle elezioni amministrative: si discuteva infatti spesso di politica con lui; aveva parole

  • comprensive e persuasive, tanto da incidere poi sul mio stesso orientamento. Alla sua morte ricevetti un colpo terribile (non mi riusciva di compiere i normali lavori per la sua tumulazione); gli ero particolarmente affezionato ed egli stesso aveva certo simpatia per me tanto da invitarmi ogni anno, dopo la mia solitaria comunione pasquale, a bere un bicchiere a casa sua.

    (G. 61 anni)

    Io sono molto giovane, lo ricordo comunque come una buona persona: ci teneva allo studio del catechismo e alla nostra educazione in genere. Chiedeva alla maestra del nostro profitto e delle nostre attitudini. Nei rapporti con noi ispirava confidenza e rispetto senza per farci paura. Alla notizia della sua morte sono rimasto sconcertato: me l'aspettavo, ma sono rimasto scosso ugualmente.

    (Studente anni 14)

    Quando lavoravo nella GIAC i rapporti tra don Carlo e l'associazione erano ottimi: forse anche perch ammalato, egli lasciava molta libert di azione e tutte le responsabilit delle decisioni, salvo poi a sottolineare il suo disappunto quando qualcosa non andava. Risolveva i momenti difficili scavalcando noi tutti con decisione e atteggiamento presi senza esitazione; la sua estrema franchezza spesso non era gradita a tutti; tutti comunque non rinunciavano al divertimento delle passeggiate che egli organizzava.

    (G.impiegato anni .25)

    Era un buon sacerdote, specialmente vicino ai bambini. Scherzava con tutti, per in silenzio operava la sua carit. Un giorno dopo avergli chiesto una informazione, mi accorsi che il suo aiuto era andato oltre. La sua fatica per guadagnarsi l'affetto dei bambini era l'indulgenza.

    (G. casalinga)

  • Era molto familiare: apriva la sua casa a tutti, era accogliente a tutte le ore, ci sentivamo tutti in famiglia. Quando parlava con noi, buttava fuori ci che aveva dentro: il suo temperamento non era diplomatico, perch molto impulsivo.

    (M. impiegato)

    Era un bravo prete. Le messe che .lui celebrava erano brevi, e per questo si ascoltavano con piacere. Sapeva i giovani avvicinare con ogni mezzo anche se i suo richiami non si presentavano mai come predicozzi insistenti e fastidiosi.

    (artigiano anni 27)

    Don Carlo era troppo sincero, incapace di tacere: buttava fuori senza timore tutto quanto aveva nel cuore. Alla sua morte tutto il paese era visibilmente scosso da una grande commozione.

    (B. di Novazzano)

    Era buono. Scherzava beffando le nostre debolezze e prendendo in giro bonariamente il nostro modo di fare. Alla sua morte sono stato molto dispiaciuto, per tutti era come uno di famiglia, tanto egli ci conosceva e tanto si aveva confidenza e fiducia in lui.

    (P. Operaio)

    Era un santo ma faceva di tutto per non farsi accorgere; aveva un brutto carattere, silenzioso, scontroso,non ha mai cercato niente. Allorigine della sua ultima crisi sta la fatica di una giornata passata con i suoi chierichetti (fatto questo significativo che dimostra quanto egli amasse i piccoli). Era ligio alle disposizioni dei vescovi e si aggiornava subito.

    (C. casalinga)

    A questo punto una sintesi evidentemente possibile: la figura di Don Carlo emerge, seppure in modo perentorio e incompleto, attraverso i vari interventi, in modo poliedrico e vivace.

  • Nella primavera del 1966, don Carlo Porlezza, pensava alla realizzazione di due opere, delle quali vedeva l'assoluta necessit: le aule di catechismo e le adunanze per i ragazzi e le bambine; una sala parrocchiale per conferenze cinema e teatro. Il Signore chiam il buon parroco a ricevere il premio di tanto bene fatto in 35 anni di ministero sacerdotale e quelle opere restarono solo come progetto ad attestare la tensione apostolica di don Carlo. Per l'efficienza della parrocchia nostro dovere realizzare queste opere, la necessit delle quali facile dimostrare. Infatti i nostri ragazzi hanno bisogno di ambienti moderni ed attrezzati che facilitino loro l'istruzione religiosa e la formazione umana; ambienti sicuri da pericoli morali e fisici che permettano un sano divertimento. Per prevenire pericolose deviazioni, occorre dare ai giovani, possibilit di attivit culturali, sportive e ricreative conformi alle esigenze moderne. Anche per gli adulti utile poter disporre di ambienti accoglienti ove incontrarsi per aggiornare e approfondire la propria formazione cristiana per essere in grado di affrontare gli impegni di fede che il mondo d'oggi esige da un cristiano. Spero quindi che tutti i parrocchiani si sentano direttamente interessati alla realizzazione di queste opere e diano il loro appoggio morale e materiale. Il complesso delle opere da realizzare comprende:

    1) II rifacimento del coretto di destra della Chiesa e le aule di catechismo e adunanze. Questo complesso dovrebbe occupare la superficie lasciata libera dalla demolizione della vecchia casa parrocchiale. (il progetto di questi lavori in fase di elaborazione).

    2) Sale per conferenze, cinema-teatro con annessa sala da gioco per ragazzi. Il progetto che viene qui riprodotto stato preparato dal l'ing. Mario Valli di Como.

    3) Campo da gioco per tennis e pallavolo in fase di realizzazione sotto la casa parrocchiale. Altri campi da gioco per i pi piccoli e le ragazze verranno eseguiti dietro la Chiesa.

  • Il programma vasto ed impegnativo ma se ci sar la collaborazione di tutti potr essere realizzato anche in un periodo di tempo relativamente breve. stato studiato pure il piano di finanziamento dei lavori: esso verr illustrato con lettera personale a tutti i capi-famiglia della parrocchia.

  • Dall'Uganda, dopo sette anni di Missione, tornato fra noi Padre Giuseppe Ambrosoli per un periodo di riposo. La Redazione e tutti i suoi compaesani gli porgono un caro e fervido saluto.

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    Il Torneo di Pallavolo si concluso felicemente sabato 20 luglio, con la cerimonia della premiazione. Si classifica to al primo posto il " BAR BALZARETTI " aggiudicandosi la coppa. Il secondo posto stato conquistato dall'ORAL di Albiolo che si meritato la targa premio.

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    II Torneo di Calcio, organizzato dalla A.N.A. ( Associazione Nazionale Alpini), ha richiamato a Uggiate centinaia di 11 Veci ". risultata vincitrice la squadra locale. La nostra rappresentativa si aggiudicata il terzo posto.

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    Ad Albiolo si concluso il Torneo di Calcio che per molte settimane ha visto in lizza le migliori giovani squadre dei dintorni. Il Ronago si imposto con onore e fermezza aggiudicandosi il meritato secondo posto. Al primo posto si classificata la squadra locale.

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    II 25 agosto prossimo la Parrocchia organizzer una grande pesca di beneficenza. Alcuni giovani incaricati passeranno presso tutte le famiglie per la raccolta degli oggetti. Ringraziamo gi fin d'ora per la vostra gentile collaborazione.

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    intenzione della Giovent Femminile la raccolta della carta straccia. Il ricavato della raccolta sar devoluto ad opere di beneficenza.

  • Ho accettato volentieri linvito dei giovani redattori di "Comunit 68 di narrare un poco di storia ronaghese. Chiedo scusa se prnder il giro alla larga e la esporr cos, alla buona. Innanzitutto grazie per l'invito alla collaborazione e congratulazioni per la felice iniziativa dei giovani di Ronago, i quali armati di un coraggio davvero notevole, hanno dato vita ad un giornale che merita davvero stima e, speriamo, comprensione da parte di tutti. Per venire alla storia di Ronago, devo premettere che in una volta sola sar difficile che riesca a dire tutto quello che ho intenzione di raccontare, perci chiedo scusa una volta per tutte, se dovr ancora abusare della vostra pazienza, cari lettori, e magari un po' a salti. Per questa volta temo che riuscir soltanto a tentare di spiegare il significato della parola "Ronago", che deve pur voler dire qualcosa. Purtroppo non che si tratti di una parola tanto moderna: credo che abbia duemila o duemilacinquecento anni; perci difficile indovinare esattamente cosa volessero dire i nostri antenati con quel nome. "Ronago la risultante di due parole cucite insieme, cio: Rona-go. Ma ne dovremmo parlare, per essere esatti, in dialetto, cio con la pronuncia Runaach che senza dubbio rimasta immutata attraverso i secoli. La prova ci data da un documento dell'anno 875 (cio di undici secoli fa) dove il nostro paese citato nella forma "Runaco che la latinizzazione della forma gallica "Runaach" (i Galli erano una popolazione che abitava l'Italia Settentrionale prima che venissero i Romani giunti da noi nel 220 avanti Cristo). La seconda parte del nome, cio -ach significa "luogo", localit. La prima parte, cio "Runa", o "Rona" un po difficile da spiegare, ma tenteremo ugualmente. Nel latino popolare antico "runa poteva significare "campo incolto da poco dissodato", cio "campo nuovo". Questo potrebbe essere uno dei significati della parola Ronago, che suppone allora la mescolanza della lingua gallica con quella latina. "Runa" potrebbe addirittura avere un significato poco simpatico nel latino antico, cio "luogo di nascondiglio per banditi", .potremmo dire "spelonca di ladri"; ma proprio questa spiegazione a me non piace, e spero nemmeno a voi, sebbene nella storia di Ronago incontreremo anche qualche bandito,ma molto pi tardi. Io sono convinto che la spiegazione pi vera si debba trovare in una radice linguistica pi antica, collegata con il linguaggio indoeuropeo da cui derivano tutte le lingue antiche e moderne europee ed in parte asiatiche. Si tratta della paroletta (in grammatica si dovrebbe dire "radice") "ru" (oppure "ro" oppure "re") che significa "scorrere, scivolare, franare, andare in rovina".

  • Per quelli che sanno greco (pochi in verit) ricordo ad esempio il verbo "reo" (usato molto anche nella terminologia medica) che significa "scorrere, fluire"; per quelli che sanno latino (e sono un poco di pi) ricordo il verbo ruo" (vado in rovina) e il nome "ruina" (rovina). Per quelli che non sanno greco n latino prendo un esempio dal dialetto ( e qui il dialetto deriva direttamente dai Galli), cio il verbo "run" o "ron" che usano i muratori (mio padre almeno lo usa) per dire che un muro di sassi costruito a secco non tiene, ma frana gi. "Quel mur chi l' runaa", "Quel mur chi 'l rona"; per dire che franato o sta franando. Runa-ach allora significher "luogo della frana", luogo franato luogo dello scoscendimento". Perch ritengo che questa sia la spiegazione pi giusta? Ve lo dico subito, con le prove. Se voi scavate la terra sotto le ville di fronte alla cooperativa, oppure il Boscaccio nella zona sottostante la Caserma di PS, oppure le campagne immediatamente sotto .la Chiesa o le "pianelle" sopra la Vignaccia", vi accorgerete che la "coltura" " data da terra riportata sopra il "tufo" (che in realt si chiama agglomerato morenico), perch piena di pezzetti di mattoni. Cosa vuoi dire? Vuol dire che la terra che c'era sopra il tufo franata via. Si tratta della sabbia e dell'argilla che andata gi a riempire la Val Mulini e a formare la cava del Sassello o laltopiano della Doganella. Quest'ultimo infatti, se voi lo guardate da Pedrinate, sembra proprio una immensa valanga di argilla e sabbia scesa dal Serafino e da Ronago fin laggi. Siete poco convinti? lo vi dico che cos perch altrimenti l'antico ghiacciaio che ha scavato la Valmulini centinaia di migliaia di anni fa (ne parleremo un'altra volta) avrebbe spazzato via anche la barriera della Doganella che rimasta aperta solo presso la Cartiera da dove passa la Faloppia verso la Ressiga. Ci avete mai pensato? Perci vedete che i nostri vecchi nel chiamare il nostro paese "Runaach" han detto due cose nello stesso tempo: "campo nuovo" e "luogo franato" perch il territorio di Ronago Iuna e l'altra cosa. Soddisfatti? Comunque se non credete a quel che dico non mi offendo. Speriamo per che non ci sia un'altra frana che vi castighi come successo tempo fa, stando a quel che dicono i nostri vecchi. Ronago quindi ha l'anima di tufo, ma sopra, qua e l, c'erano le sabbie mobili. Scegliete bene il luogo dove far la casa, se no qualche mattina, dopo un temporale ostinato, potreste risvegliarvi a Chiasso.... Un cordiale "a risentirci" dal vostro

    Mario Mascetti.

    Ospitando il suo scritto, ringraziamo sentitamente di avere aderito al nostro invito il dott. Mascetti, cultore solitario ed appassionato della Storia locale. Naturalmente pubblicheremmo volentieri gli scritti di chiunque intendesse farlo, ed inoltre continueremo ad accogliere lettere e suggerimenti da parte di tutti i lettori.

  • Nell'ultima seduta del consiglio comunale tenutasi il 4- luglio sono stati presentati ed approvati: il progetto di sistemazione di parte della via Mulini dalla localit "Achel" al valico crociale di Mulini ed il progetto di asfaltatura dei tornanti della Selvamara.

    Il primo progetto comporta un addolcimento di curve e pendenze della vecchia strada, la costruzione di una variante dalla localit "Fornace" al bivio della "Cartiera" (vedi disegno) e l'asfaltatura di 6 metri di carreggiata.

    L'importo dell'opera di 40 milioni; al comune dovrebbe per toccare un onere non superiore ai 15 milioni. Alla copertura del resto provvedere l'amministrazione provinciale con il 60% dell'importo a la prefettura con un contributo.

    Come s' detto la sistemazione della strada parte dalla Localit "Achel" il che vuol dire che comincia nel comune di Drezzo. Qui sta un aspetto simpatico e singolare; infatti il comune di Drezzo si vedr asfaltato il pezzo di strada di sua competenza senza soldo spendere. Simpatico perch fa piacere vedere due amministrazioni che si aiutano (il comune di Drezzo versa in non buone condizioni finanziarie), singolare perch non una cosa frequente da vedere. A quando la realizzazione di tale opera?

    Da quel che si appreso dovranno passare almeno sei mesi perch si compiano le necessarie pratiche dopo di che i lavori potrebbero avere inizio. Per quanto riguarda l'asfaltatura dei tornanti della "Selvamara" i lavori sono gi stati cominciati. II costo per tali opere di lire due milioni. Al finanziamento stato provvisto con le entrate del cimitero, con le maggiori entrate del servizio acqua potabile e con un assegno di L.500.000.= del sindaco dr. Francesco Ambrosoli.

    Con la sistemazione della strada "In Valle" prevista l'asfaltatura della via Volta e via Serafino.

  • Colloquio con la Sig.ra Monti

    Per la prima volta il nostro "incontro" dedicato ad una signora. E la sig.ra Maria Monti veramente tale, oltre ad essere presente nel ricordo di molti come la loro maestra. La sua esperienza nel nostro paese tutta particolare: legata a una funzione particolare che le ha consentito di vedere mutarsi giorno per giorno il volto e gli umori della gente, attraverso l'osservazione e lo studio dei bambini a Lei affidati. La signora Monti ci ha ricevuto con estrema gentilezza disposta a trattare con noi un tema piuttosto scottante : l'obbligo scolastico. Le sue parole hanno confermato un sospetto che, in fondo, gi avvertivamo: la scuola nel nostro paese sentita come un peso, un ostacolo per un inserimento pi pronto nel mondo del lavoro. Di chi la colpa? La signora Monti non ha esitazioni: i genitori, l'ambiente sociale. I ragazzi non sono sufficientemente seguiti a casa loro e, da parte dei famigliari l'atteggiamento pi comune verso l'andamento scolastico dei figli il disinteresse. Questo, ci dice la nostra interlocutrice, non avveniva certo fino a qualche decennio fa: allora l'opera della maestra era indubbiamente premiata da maggiori soddisfazioni; allora l'impegno dei ragazzi era serio e costante, come pure continua e severa era la vigilanza della famiglia. L'accusa si fa inquietante, estremamente grave. Coinvolge tutto un modo di pensare e di agire in conseguenza. rivolta a un mondo che ha creato un valore nuovo, il benessere, per giustificare il suo vuoto di ideali ed ha posto nella ricchezza la ragione stessa di ogni scelta e di ogni attivit. La "macchina" il fantasma che ha maggior potere nell'eccitare lo spirito di emulazione: potente, veloce, lussuosa, pi nuova e pi grossa di quella del vicino. Per arrivarci non occorre molto; qualche ora di lavoro straordinario in pi, qualche piccola disonest, un piccolo posto nel giro del contrabbando: una volta arricchiti, anche a scapito dell'educazione dei nostri figli, la gente si toglier il cappello e si agiter per dimostrare la sua simpatia e la sua .... ammirazione per noi.

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    "Questi riguardi, ci dice la sig.ra Monti con molta amarezza non si hanno certo per una maestra giunta agli ultimi anni della professione, dopo aver dedicato con impegno e dedizione i suoi anni ai ragazzi di tutto un paese. Un paese che, a detta della nostra gentile ospite, sembra aver smarrito, in molti suoi abitanti, il senso del rispetto e della riconoscenza. La capogruppo delle insegnanti di Ronago, dopo avere elogiato l'operato

  • delle colleghe (la sig.ra Pasta e sig.ra Punzo) espone la situazione, davvero difficile, in cui versa la Scuola Elementare di Ronago: tre sole maestre, di cui due, quindi, con classi abbinate ( e dunque evidenti difficolt didattiche) e un certo isolamento (ad esempio la mancanza di classi differenziali per bambini lievemente ritardati) .Perdi pi, poich il numero dei bambini in et scolare nel nostro paese, non tende a salire, una delle insegnanti considerata eccedente e quasi "concessa sottobanco. A risentire di questa delicata situazione l'educazione dei nostri ragazzi. Ma come sono i nostri ragazzi? Il loro comportamento sembra diverso per interessi e reazioni da quello delle generazioni precedenti di coetanei che li hanno preceduti sui banchi delle sue classi di Ronago, come loro, per, anche nel 1968 cerano dei bambini a correrle incontro accompagnandola verso il portone della scuola. l'immagine di questa scena gioiosa e carica di significato che la ripaga di tutte le fatiche e le amarezze, ma insieme la riempie di nostalgia e la rende triste il pensare al giorno delle dimissioni. Io, senza bambini non posso stare". Sembra una frase fatta, un luogo comune, eppure sentiamo dall'inflessione della voce e dall'espressione del viso che proprio cos. Per fortuna la nipotina sgaiottola nel salottino a rompere, con la sua vocina acuta la tristezza delle ultime note del nostro colloquio.