Benedetto XVI ha dedicato lUdienza Generale di mercoled 22
dicembre 2010 nellaula Paolo VI al cammino dellAvvento
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Lattesa gioiosa, caratteristica dei giorni che precedono il
Santo Natale, certamente latteggiamento fondamentale del cristiano
che desidera vivere con frutto il rinnovato incontro con Colui che
viene ad abitare in mezzo a noi: Cristo Ges, il Figlio di Dio fatto
uomo.
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Nella notte del mondo, lasciamoci ancora sorprendere e
illuminare da questo atto di Dio, che totalmente inaspettato: Dio
si fa Bambino. Lasciamoci sorprendere, illuminare dalla Stella che
ha inondato di gioia luniverso.
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E tu, Betlemme di frata, cos piccola per essere fra i villaggi
di Giuda, da te uscir per me colui che deve essere il dominatore in
Israele; le sue origini sono dall'antichit, dai giorni pi
remoti.
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Perci Dio li metter in potere altrui fino a quando partorir
colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritorner ai
figli d'Israele. Egli si lever e pascer con la forza del Signore,
con la maest del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri,
perch egli allora sar grande fino agli estremi confini della terra.
Michea 5, 1-3
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Possiamo gi ora pregustare la gioia per quella piccola luce che
si intravede, che dalla grotta di Betlemme comincia ad irradiarsi
sul mondo. Nel cammino dellAvvento, che la liturgia ci ha invitato
a vivere, siamo stati accompagnati ad accogliere con disponibilit e
riconoscenza il grande Avvenimento della venuta del Salvatore e a
contemplare pieni di meraviglia il suo ingresso nel mondo.
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Lattesa gioiosa, caratteristica dei giorni che precedono il
Santo Natale, certamente latteggiamento fondamentale del cristiano
che desidera vivere con frutto il rinnovato incontro con Colui che
viene ad abitare in mezzo a noi: Cristo Ges, il Figlio di Dio fatto
uomo.
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Ce ne d testimonianza in particolare il libro del profeta
Isaia, il quale ci parla del travaglio della storia e dellintera
creazione per una redenzione destinata a ridonare nuove energie e
nuovo orientamento al mondo intero.
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Cos, accanto allattesa dei personaggi delle Sacre Scritture,
trova spazio e significato, attraverso i secoli, anche la nostra
attesa, quella che in questi giorni stiamo sperimentando e quella
che ci mantiene desti per lintero cammino della nostra vita.
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Tutta lesistenza umana, infatti, animata da questo profondo
sentimento, dal desiderio che quanto di pi vero, di pi bello e di
pi grande abbiamo intravisto e intuito con la mente ed il cuore,
possa venirci incontro e davanti ai nostri occhi diventi concreto e
ci risollevi.
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Lo spiega santIreneo, nel suo trattato "Contro le eresie",
quando afferma: "Il Figlio stesso di Dio scese in una carne simile
a quella del peccato (Rm 8,3) per condannare il peccato, e, dopo
averlo condannato, escluderlo completamente dal genere umano.
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Chiam luomo alla somiglianza con se stesso, lo fece imitatore
di Dio, lo avvi sulla strada indicata dal Padre perch potesse
vedere Dio, e gli diede in dono lo stesso Padre".
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E infine lidea che cos possiamo vedere Dio. Unidea centrale di
santIreneo: luomo non vede Dio, non pu vederlo, e cos nel buio
sulla verit, su se stesso. Ma luomo che non pu vedere Dio, pu
vedere Ges. E cos vede Dio, cos comincia a vedere la verit, cos
comincia a vivere.
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Il Salvatore, dunque, viene per ridurre allimpotenza lopera del
male e tutto ci che ancora pu tenerci lontani da Dio, per
restituirci allantico splendore e alla primitiva paternit. Con la
sua venuta tra noi, Dio ci indica e ci assegna anche un compito:
proprio quello di essere somiglianti a Lui e di tendere alla vera
vita, di arrivare alla visione di Dio nel volto di Cristo.
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Ancora santIreneo afferma: "Il Verbo di Dio pose la sua
abitazione tra gli uomini e si fece Figlio delluomo, per abituare
luomo a percepire Dio e per abituare Dio a mettere la sua dimora
nelluomo secondo la volont del Padre. Per questo, Dio ci ha dato
come segno della nostra salvezza colui che, nato dalla Vergine,
lEmmanuele".
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venuto vicino a noi e dobbiamo abituarci a essere con Dio. E
audacemente Ireneo osa dire che anche Dio deve abituarsi a essere
con noi e in noi. E che Dio forse dovrebbe accompagnarci a Natale,
abituarci a Dio, come Dio si deve abituare a noi, alla nostra
povert e fragilit.
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La venuta del Signore, perci, non pu avere altro scopo che
quello di insegnarci a vedere e ad amare gli avvenimenti, il mondo
e tutto ci che ci circonda, con gli occhi stessi di Dio. Il Verbo
fatto bambino ci aiuta a comprendere il modo di agire di Dio,
affinch siamo capaci di lasciarci sempre pi trasformare dalla sua
bont e dalla sua infinita misericordia.
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La cura che poniamo per rendere pi splendenti le nostre strade
e le nostre case ci spinga ancora di pi a predisporre il nostro
animo ad incontrare Colui che verr a visitarci, che la vera
bellezza e la vera luce.
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Purifichiamo quindi la nostra coscienza e la nostra vita da ci
che contrario a questa venuta: pensieri, parole, atteggiamenti e
azioni, spronandoci a compiere il bene e a contribuire a realizzare
in questo nostro mondo la pace e la giustizia per ogni uomo e a
camminare cos incontro al Signore.
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Mi rallegro perch rimane viva e, anzi, si riscopre la
tradizione di preparare il presepe nelle case, nei posti di lavoro,
nei luoghi di ritrovo.
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Questa genuina testimonianza di fede cristiana possa offrire
anche oggi per tutti gli uomini di buona volont una suggestiva
icona dellamore infinito del Padre verso noi tutti. I cuori dei
bambini e degli adulti possano ancora sorprendersi di fronte ad
essa.
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In mezzo allattivit frenetica dei nostri giorni, questo tempo
ci doni un po di calma e di gioia e ci faccia toccare con mano la
bont del nostro Dio, che si fa Bambino per salvarci e dare nuovo
coraggio e nuova luce al nostro cammino.
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questo il mio augurio per un santo e felice Natale: lo rivolgo
con affetto a voi qui presenti, ai vostri familiari, in particolare
ai malati e ai sofferenti, come pure alle vostre comunit e a quanti
vi sono cari.