Allora quell'anima, come inebriata, angosciata e affocata
d'amore, col cuore ferito da molta amarezza, si volgeva alla somma
ed eterna bont, dicendo: O Dio eterno, o luce sopra ogni altra
luce, poich da te esce ogni luce! O fuoco sopra ogni fuoco, poich
tu solo sei quel fuoco che ardi e non consumi, e consumi ogni
peccato e amor proprio, che tu trovassi nell'anima.
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Tu non la consumi afflittivamente, ma la arricchisci d'amore
insaziabile, poich saziandola, non si sazia, ma sempre ti desidera,
e quanto pi ti ha, pi ti cerca; e quanto pi ti desidera, pi trova e
gusta di te, sommo ed eterno fuoco, abisso di carit!
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sempre l'amore che ti ha costretto e ti costringe a crearci a
tua immagine e somiglianza, e a farci misericordia, donando
smisurate e infinite grazie alle tue creature, che sono dotate di
ragione. O Bont sopra ogni bont!
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O sommo ed eterno Bene, chi ti ha mosso, Dio infinito, a
illuminare me, tua creatura finita, col lume della tua verit? Tu,
che sei lo stesso fuoco d'amore, ne sei cagione.
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Tu solo sei sommamente buono; e nondimeno donasti il Verbo,
unigenito tuo Figliuolo, perch venisse a conversare con noi,
immondi e pieni di tenebre. Chi fu la cagione di questo? L'amore;
poich ci amasti prima che noi esistessimo. O buono, o eterna
grandezza, ti facesti basso e piccolo per fare l'uomo grande. Da
qualunque lato io mi volgo, non trovo altro che abisso e fuoco
della tua carit.
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E sar io quella misera che possa corrispondere alle grazie e
all'affocata tua carit e amore che tu hai mostrato in particolare,
oltre alla carit comune e all'amore che tu mostri alle creature?
No; ma solo tu, dolcissimo e amoroso Padre, sarai quello che sapr
essere grato e riconoscente per me, cio sar l'affetto della tua
carit stessa a renderti grazie; poich io sono colei che non
sono.
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E se io dicessi d'essere qualche cosa da me, mentirei sopra il
mio capo, sarei bugiarda e figliuola del demonio, che padre delle
bugie. Tu solo sei colui che sei; l'essere e ogni altra grazia, che
hai posta sopra l'essere, ho da te, che me li desti e di per amore,
non per debito.
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O dolcissimo Padre, quando il genere umano giaceva infermo per
il peccato di Adamo, tu gli mandasti il medico, il dolce ed amoroso
Verbo tuo Figliuolo. Ora, quando io giacevo inferma della infermit
di negligenza e di molta ignoranza, tu soavissimo e dolcissimo
medico, Dio eterno, m'hai data una soave, dolce e amara medicina,
affinch guarissi e mi levassi dalla mia infermit.
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Mi fu soave, poich con la soavit e carit tua hai manifestato te
a me: dolce mi fu sopra ogni dolcezza, poich hai illuminato
l'occhio del mio intelletto col lume della santissima fede.
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In questo lume, secondo che ti piaciuto di manifestare, conobbi
l'eccellenza e la grazia che hai mostrata al genere umano, col
ministrare Cristo, tutto Dio e tutto uomo, nel corpo mistico della
santa Chiesa, e la dignit dei tuoi ministri, che hai posto per dare
te stesso a noi.
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Io desideravo che tu soddisfacessi alla promessa fatta a me; e
tu desti molto pi, dandomi quello che io non sapevo domandare. Onde
io conosco veramente che il cuore dell'uomo non sa dimandare n
desiderare tanto, quanto quello che tu gli dai in pi; e cos vedo
che tu sei colui che sei, Bene infinito ed eterno, mentre noi siamo
quelli che non siamo.
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Ed essendo tu infinito e noi finiti, di quello che la tua
creatura, dotata di ragione, non pu n sa tanto desiderare, n a quel
modo che tu sai. Tu puoi e vuoi soddisfare l'anima, e saziarla di
quelle cose che ella non ti dimanda, n te le dimanda a quel modo
tanto dolce e piacevole, col quale tu le dai.
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Perci ho ricevuto lume intorno alla tua grandezza e carit, per
l'amore che hai manifestato di avere a tutto il genere umano, e
singolarmente ai tuoi unti, i quali devono essere angeli terrestri
in questa vita. Hai mostrato la virt e beatitudine di questi tuoi
unti, i quali sono vissuti come lucerne ardenti, con la margherita
della giustizia nella santa Chiesa.
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Per questo ho conosciuto meglio il difetto di coloro, che
vivono miserabilmente. Cos ho concepito grandissimo dolore
dell'offesa fatta a te, e del danno di tutto quanto il mondo; perch
i ministri indegni fanno danno al mondo con l'essere specchio di
miseria, mentre dovrebbero essere specchio di virt.
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E perch tu hai manifestate e lamentate le loro iniquit a me
misera, cagione e strumento di molti difetti, perci ho sentito un
dolore intollerabile. Tu, amore inestimabile, me l'hai manifestato
dandomi una medicina dolce e amara, affinch mi levi del tutto
dall'infermit dell'ignoranza e negligenza,
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e con sollecitudine e affannoso desiderio ricorra a te,
conoscendo me e la tua bont, e le offese che ti sono fatte da ogni
genere di persone, ma specialmente dai tuoi ministri, affinch io
distilli un fiume di lacrime sopra me miserabile, traendole dal
conoscimento della tua infinita bont, e sopra questi morti, i quali
vivono tanto miserabilmente.
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Io non voglio, o Ineffabile Fuoco e Dilezione di carit, Padre
eterno, che il mio desiderio si stanchi mai di desiderare il tuo
onore e la salute delle anime, e che i miei occhi cessino dal
piangere; ma ti dimando per grazia che diventino due fiumi d'acqua,
che esca da te, mare pacifico.
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Grazie, grazie a te, Padre, che, soddisfacendomi in quel che ti
dimandai ed in quello che non conoscevo senza domandartelo, tu,
dandomi la materia del pianto, m'hai invitata a offrire dolci,
amorosi ed affannosi desideri a te, con umile e continua orazione.
Ora ti dimando che tu faccia misericordia al mondo e alla santa
Chiesa. Ti prego che tu adempia quello che mi fai dimandare.
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Oim, misera, dolorosa anima mia, cagione d'ogni male! Non
indugiare pi, o Padre, a fare misericordia al mondo; accondiscendi
e adempi il desiderio dei tuoi servi. Oim, tu sei colui che li fai
gridare: odi adunque la loro voce. La tua Verit disse che noi
chiamassimo e ci sarebbe risposto, bussassimo e ci sarebbe aperto,
chiedessimo e ci sarebbe dato.
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O Padre eterno, i tuoi servi chiamano a te misericordia;
rispondi dunque loro. So bene che la misericordia t' propria, e
perci non puoi fare a meno di darla a chi te la dimanda. Essi
bussano alla porta della tua Verit, poich nella tua Verit, che
l'unigenito tuo Figliuolo, conoscono l'amore ineffabile che tu hai
all'uomo, s che bussano alla porta. Onde il fuoco della tua carit
non deve n pu trattenerti dall'aprire a chi bussa con
perseveranza.
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Adunque apri, disserra, spezza i cuori induriti delle tue
creature; non per loro che non bussano, ma fallo per la tua
infinita bont e per amore dei tuoi servi, che bussano a te per
loro. Concedilo, o Padre eterno, ad essi che vedi stare alla porta
della tua Verit e chiedere. Che chiedono? Il Sangue di questa
porta, che la tua Verit.
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Col Sangue tu hai lavate le iniquit, e tolta la marcia del
peccato d'Adamo. Il Sangue nostro, perch ce ne hai fatto come un
bagno; non lo puoi n vuoi ricusare a chi te lo dimanda in verit. D
dunque il frutto del Sangue alle creature: poni sulla bilancia il
prezzo del Sangue del tuo Figlio, affinch i demoni infernali non
portino via le tue pecorelle.
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Oh! Tu sei il pastore buono che ci desti il pastore vero,
l'unigenito tuo Figliuolo, il quale per obbedienza a te sacrific la
vita per le tue pecorelle, e col Sangue ci fece un bagno. Questo
quel Sangue che ti addimandano come affamati i tuoi servi a questa
porta.
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Per questo Sangue dimandano che tu faccia misericordia al
mondo, e faccia rifiorire la Chiesa di fiori odorosi, che sono i
santi e buoni pastori, e col loro odore spenga la puzza degli
iniqui e putridi fiori. Tu dicesti, o Padre eterno, che per l'amore
delle tue creature ragionevoli, per le orazioni dei tuoi servi e
per le loro molte fatiche sopportate senza colpa, faresti
misericordia al mondo, riformeresti la tua Chiesa, e cos ci daresti
refrigerio.
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Adunque, non indugiare a volgere l'occhio della tua
misericordia, ma rispondi, poich tu vuoi rispondere con la voce
della tua misericordia, anche prima che noi ti chiamiamo. Apri la
porta della inestimabile carit, che ci donasti mediante la porta
del Verbo.
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S, io so che tu apri prima che noi bussiamo, poich i tuoi
servi, con l'affetto e l'amore, che hai loro dato, bussano e ti
chiamano, cercando l'onore tuo e la salute delle anime. Dona loro
dunque il pane della vita, che il frutto del Sangue dell'unigenito
tuo Figlio; te lo dimandiamo a lode e gloria del tuo nome e per la
salute delle anime.
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Torna a te pi gloria e lode col salvare tante creature, che
lasciandole restare ostinate nella loro durezza. A te, Padre
eterno, ogni cosa possibile; ci creasti senza di noi, ma quanto a
salvarci senza di noi, questo non lo vuoi fare; ma ti prego che tu
sforzi la loro volont, e disponga le tue creature a volere quello
che non vorrebbero. Te lo dimando per la tua infinita
misericordia.
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Tu ci creasti dal niente; adunque, ora che viviamo, ti prego di
farci misericordia e di rifare quei vasi, che hai creato e formato
a tua immagine e somiglianza. Riformali a grazia, nella
misericordia e nel Sangue del tuo Figlio.