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GIORNALE DI SICILIAMartedì 24 aprile 20188 SpecialeSpeciale GIORNALE DI SICILIA

Martedì 24 Aprile 2018A cura di GDSMedia&Communication

Marcialonga

La natura e la cultura s’incontranoper raccontare una storia millenariaAlla fine degustazione di prodotti tipici

domanimattina. Come ogni anno i comuni di San Giuseppe e San Cipirello rinnovano il tradizionale invito per visitare le bellezze dei propri territori

Il fascinodei sentieridello Jato

A nche quest’anno, in occasio-ne della «Festa della Libera-zione», le amministrazionicomunali di San Cipirello eSan Giuseppe Jato, la Pro lo-

co e il Parco archeologico rinnovano iltradizionale invito al viaggio attraverso lebellezze dei propri territori. Il 25 aprilesarà, infatti, possibile visitare gli scavi ar-cheologici di Monte Iato partecipandoalla ultratrentennale Marcialonga lungoi sentieri naturalistici che conducono allerovine dell’antica Iaitas. Uno scenariosuggestivo, dove la cultura e la natura siincontrano per raccontare una storiamillenaria. Ad accogliere visitatori edescursionisti saranno alle 9.30 la Pro Jato,in piazza Falcone e Borsellino a San Giu-seppe Jato, ed il Club Alpino Italiano e ilGruppo archeologico d’Italia in via Romaa San Cipirello. L’escursione da San Giu-seppe Jato prevede l’attraversamento delsentiero naturalistico del «Camposantovecchio»: un’antica mulattiera lunga 2mila e 400 metri che costeggia la chieset-ta della Madonna del Carmelo e procedeall’interno di un’area boschiva prima diraggiungere l’area degli scavi archeologi-ci. La durata del sentiero è di circa un’oraed quarto. Chi invece partirà da San Cipi-rello percorrerà il sentiero dei «Militi»,così chiamato perché parte da un’anticacasermetta, impiegherà circa un’ora suun percorso a terreno aperto che condu-ce alle mura sud occidentali dell’anticacittà di Iato. Un sito abitato ininterrotta-mente per oltre duemila anni, dove iltempo sembra essersi fermato a quel fati-dico 1246, data in cui Federico II diedel’ordine di espugnare la città, divenutaormai l’ultima roccaforte musulmana.Situato sulla vetta del Monte Iato, a 852metri sul livello del mare, l’insediamentourbanistico rappresentava una delle for-tificazioni più sicure dell’Isola. I pendiirocciosi e scoscesi, che si trovano ai tre la-ti della montagna, lasciavano infatti unasola via d’accesso, difesa ovviamente da

mura. Il sito è raggiungibile anche con ilservizio bus navetta che parte dall’areaparcheggio della biglietteria di contradaPerciana. Il costo del biglietto è 3 euro.L’ingresso al sito è invece gratuito.

Giunti all’ingresso dell’antica Jato,nel versante orientale, ci si trova di-nanzi l’agorà: l’antica piazza, sede diassemblee e cuore politico, sociale ecommerciale della polis. Pavimentatacon lastre di arenaria, possedeva dueportici colonnati a nord e ad est, edospitava il bouleuterion, la sala semi-circolare dove si riuniva il consiglio deicittadini. Un nuovo bouleuterion, didimensioni più ampie, venne edifica-to in epoca romana, nella zona ovestdell’agorà. Tutto l’insieme della piazzaprincipale non è ovviamente omoge-neo sotto l’aspetto cronologico, sonoinfatti compresi nell’area dell’agoràanche il tempio a podio romano, untempio di periodo classico ed il san-tuario punico

A pochi metri si trova invece il teatrogreco, capace un tempo di ospitare 4.400spettatori. Le trentacinque gradinate era-no divise da due corridoi semicircolari(ambulacri). Le tre gradinate inferiori do-tate di schienale (proedria) erano occupa-te dai magistrati e dai sacerdoti. I «vip»dell’epoca erano separati dal resto deglispettatori da uno di questi due corridoi se-micircolari. L’orchestra, situata al centrodell’emiciclo dove avvenivano le danzedel coro, era dotata di canali di gronda perl’acqua piovana. L’accesso era consentitoattraverso due corridoi laterali (parodoi)che separavano l’orchestra dall’edificioscenico, tutt’oggi in parte visibile. Ad essoappartenevano le quattro statue raffigu-ranti due satiri e due menadi, ritrovate nel1973 e da allora divenute il simbolo di Jato.Le statue sono custodite all’internodell’antiquarium Case d’Alia, alle pendicidella montagna. Nel recente passato ilteatro è tornato ad ospitare con successo,d’estate, rappresentazioni del dramma

antico.A pochi metri, la casa a peristilio, una

delle più antiche e grandi dimore delmondo greco-romano finora ritrovate. Equesto è sicuramente uno dei più inte-ressanti ritrovamenti archeologici dellacittà antica. L’abitazione nobiliare, che sisviluppa attorno a due cortili colonnati,rappresenta infatti una delle più grandied antiche dimore conosciute del mon-do greco-ellenistico. Costruita con muria secco, intorno al 300 a.C., era la resi-denza di un nobile cittadino jetino. Do-tata di tutti i privilegi di allora, era com-posta da venticinque vani, suddivisi indue diversi piani. Le sale dei banchetti,che al tempo dovevano essere frequenti,avevano la capacità di ospitare settanta-due persone, comodamente distese suitriclinia, dove venivano consumate le li-bagioni. Apparteneva alla casa anche lasala da bagno, tutt’oggi ben conservata-si, costruita in aggiunta nella metà del IIsecolo a.C. Composta da un anticamera,una vasca e un lavandin, rappresentavaun privilegio molto raro per le abitazioni

private del periodo greco. La casa a peri-stilio, che costituisce una delle peculiari-tà di Iato, venne definitivamente abban-donata nel 50 d.C. Fuori della cinta mu-raria della città si trovano i resti di unafortificazione fatta costruire nel XIII se-colo da Federico II. Jato fu teatro dell’ulti -ma rivolta musulmana: fra il 1222 e il1224 lo stesso imperatore svevo diressele operazioni militari. Alle pendici delparco si trova invece l’antiquarium Cased’Alia, una villa rustica di fine 800, re-staurata di recente per custodire i princi-pali reperti archeologici di Monte Iato:mille e 200 pezzi, tra cui spiccano le Ca-riatidi e i Telamoni che ornavano l’anticoteatro greco. Al termine delle escursioni,nell’area parcheggio della biglietteria diingresso, è prevista una degustazione diprodotti tipici offerti dalle due ammini-strazioni comunali. In uno degli standtroveranno posto anche i prodotti realiz-zati dagli allievi del locale istituto Agrario.Il Comune distribuirà invece la nuovaguida turistica «San Cipirello, storia, cul-tura e tradizioni».

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GIORNALE DI SICILIAMartedì 24 aprile 2018 Speciale 9Speciale GIORNALE DI SICILIA

Martedì 24 Aprile 2018A cura di GDSMedia&Communication

MarcialongaAd accogliere visitatori ed escursionisti alle 9.30 saranno la Pro Jato, il club alpino italiano e il gruppo archeologico d’Italia. il cammino durerà un’ora e un quarto

la«vecchia»città. Le tracce del primo insediamento risalgono a tremila anni fa, poi fu un susseguirsi di dominatori

Iaitas, un tesoro archeologico che sopravviveOOO Il più antico insediamento, fi-nora documentato, risale al primomillennio a.C. Sembra che gli abi-tanti di allora fossero gli Elimi. Iprimi contatti col mondo greco siebbero, invece, nel VII secolo a.C.,come testimoniato da alcuni fram-menti di ceramica protocorinzia,mentre nel VI secolo si assiste aduna coabitazione fra indigeni eGreci. Il tempio di Afrodite, operadi un architetto greco, ne costitui-sce la prova.

Nel 300 a.C. - la città, nel frat-tempo denominata Iaitas, venneridisegnata secondo il modello ur-banistico - architettonico greco. Ilperiodo ellenistico è sicuramente

il momento più florido per Iato,merito di una colonizzazione paci-fica e di carattere culturale. In que-sta fase vennero realizzate, a testi-monianza di una favorevole situa-zione economica e sociale, operecome il teatro, l’agorà e il quartiereresidenziale.

Dopo questa fase la città caddenelle mani dei Cartaginesi che fu-rono però scacciati dagli Ietini du-rante la prima guerra punica (264-241 a.C.). Iato, consegnatasi spon-taneamente ai Romani, ne diven-ne –quindi- tributaria. Un’ulterio -re conferma di ciò ci viene datadallo storico latino Plinio il Vec-chio che, nell’opera Naturalis hi-

storia del 77 d.C., annoverava ilpopolo ietino fra gli stipendiarii diRoma.

Durante il successivo periodobizantino, gli scavi archeologiciconfermano l’ipotesi di una cittàin decadimento che, nel 440 d.C.,venne invasa dai vandali.

Nel IX secolo, con la conquistaaraba, si assiste invece ad una verae propria ripresa economica e cul-turale della città che tornò a splen-dere di una nuova luce giunta dalvicino Maghreb. Nel XI secolo, do-po la conquista normanna della Si-cilia, Giato (nome della città inepoca medievale) divenne uno deirifugi più sicuri per i ribelli musul-

mani, tanto che l’insediamento sitrasformò nell’ultimo baluardodella rivolta araba contro la domi-nazione normanno-sveva. Per se-dare i ribelli saraceni intervenne lostesso imperatore Federico II chefece radere al suolo la città e trasfe-rì i superstiti in Puglia.

La drammatica deportazionedelle popolazioni araba ed il defi-nitivo abbandono del sito hanno,però, preservato in questi secoli Ia-to da stravolgimenti successivi,consentendo ai ricercatori di ri-scoprire un mondo dove lo scorre-re inesorabile del tempo sembraessersi fermato a quel fatidico1246.

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