Zygmunt Bauman - Capitalismo Parassitario (2012)

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    "Nella modernit liquida raramente una cosa mantiene la suaforma abbastanza a lungo da ispirare fiducia e da solidificarsi inaffidabilit. Camminare meglio che rimanere seduti, correre meglio di camminare e fare surf ancor meglio di correre". Latempesta perfetta provocata dall'attuale tsunami finanziario si

    abbattuta sulla societ liquida di consumatori che aspettava soltantouna nuova onda su cui "surfare". Ad andare in pezzi l'utopiadominante di questi anni, quella che vedeva il dominio di un mercatocapace di autoregolarsi, in cui esisteva soltanto un contattoarmonioso tra chi vende merci e chi le acquista. Una fede cheassegnava al credito al consumo un ruolo "magico", finanziando tuttisenza alcuna precauzione, declassando lo Stato semplicemente agarante della fluidit di questo scambio. Lo stesso avvenuto per lacultura il cui slogan diventato "massimo impatto e obsolescenzaimmediata": le idee si sono trasformate in merci da accatastare sugliscaffali di un supermercato globale dove devono attrarre l'attenzionedei consumatori immediatamente ed essere sostituite in pochissimotempo. Nella fase "solida" della modernit un sistema culturaledoveva offrire norme rigide e narrazioni coerenti alle qualiconformarsi, nei nostri tempi liquidi, all'opposto, suggestioni edemozioni che seducono e non implicano obblighi e responsabilit.

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    Zygmunt Bauman

    Capitalismo parassitario

    Traduzione di

    M. Cupellaro e F. Galimberti

    Editori Laterza

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    Indice

    Capitalismo parassitario

    La cultura dellofferta

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    CAPITALISMO PARASSITARIO

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    Capitalismo parassitario

    Come il recente tsunami finanziario ha dimostrato, al di l diogni ragionevole dubbio, ai milioni di individui che il miraggio dellaprosperit ora e per sempre aveva cullato nella convinzione che imercati e le banche del capitalismo fossero i metodi garantiti per larisoluzione dei problemi, il capitalismo offre il meglio di s non nelrisolvere i problemi, ma nel crearli. Il capitalismo, proprio come isistemi di numeri naturali dei famosi teoremi di Kurt Godel (anche seper ragioni diverse...), non pu essere simultaneamente coerente e

    completo; se coerente con i suoi princpi insorgono problemi chenon in grado di affrontare (voglio ricordare che lavventura deimutui subprime, sbandierata allopinione pubblica come la via permettere fine al problema dei senzacasa, quella piaga che ilcapitalismo, come risaputo, produce sistematicamente, ha invecemoltiplicato il numero dei senzacasa attraverso lepidemia dipignoramenti.); e se cerca di risolverli non pu riuscirvi senzacadere nellincoerenza con i propri presupposti di fondo. Moltoprima che Gdel stilasse il suo teorema, Rosa Luxemburg aveva

    scritto il suo studio sullaccumulazione del capitale, dovesosteneva che il capitalismo non pu sopravvivere senza le economienon capitalistiche: esso in grado di progredire, seguendo i propriprincpi, fintanto che vi sono terre vergini aperte allespansione eallo sfruttamento; ma non appena le conquista per poterle sfruttare,le priva della loro verginit precapitalistica e cos facendo esauriscele fonti del proprio nutrimento. Il capitalismo, per dirla crudamente, in sostanza un sistema parassitario. Come tutti i parassiti, pu

    prosperare per un certo periodo quando trova un organismo ancoranon sfruttato del quale nutrirsi. Ma non pu farlo senza danneggiarelospite, distruggendo quindi, prima o poi, le condizioni della suaprosperit o addirittura della sua sopravvivenza. Scrivendo nellera

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    dellimperialismo rampante e della conquista territoriale, RosaLuxemburg non prevedeva e non poteva immaginare che i territoripremoderni di continenti esotici non erano gli unici potenzialiospiti di cui il capitalismo poteva nutrirsi per prolungare la propriaesistenza e avviare una serie di periodi di prosperit. In tempi

    recenti, abbiamo assistito a unaltra dimostrazione concreta dellalegge di Rosa, ossia il famigerato affaire dei mutui subprimeallorigine dellattuale depressione: lespediente di breve respiro,deliberatamente miope, di trasformare in debitori individui privi deirequisiti necessari per la concessione di un prestito, salvo che per lasperanza (scaltra, ma in ultima analisi vana) che laumento dei prezzidelle case stimolato da una domanda gonfiata ad arte potessegarantire, come un cerchio che si chiude, che questi nuoviacquirenti avrebbero pagato gli interessi regolarmente (almeno perun po).

    Oggi, a distanza di quasi un secolo da quando Rosa Luxemburgrese pubblica la sua intuizione, noi sappiamo che la forza delcapitalismo sta nella straordinaria ingegnosit con la quale essocerca e scopre specie ospitanti nuove ogni volta che le speciesfruttate in precedenza diminuiscono di numero o si estinguono; enellopportunismo e nella velocit, simili a quelle di un virus, con le

    quali si riadegua alle idiosincrasie dei suoi nuovi terreni di pascolo.Nel numero del 4 dicembre 2008 della New York Review of Books,in un articolo intitolato The Crisis & What to Do About It, GeorgeSoros, brillante analista economico e praticante delle arti delmarketing, presentava il percorso delle avventure capitalistiche comeuna successione di bolle che regolarmente si espandono al di ldella propria capacit di tenuta e scoppiano non appena raggiungonoil limite della resistenza. Lattuale stretta creditizia non il segnale

    della fine del capitalismo, solo dellesaurimento di un altro pascolo.La ricerca di un nuovo pascolo partir quanto prima, alimentata,proprio come in passato, dallo Stato capitalistico attraverso lamobilizzazione forzata di risorse pubbliche (usando le imposte inveceche il potere di seduzione, deficitario e temporaneamente nonoperativo, del mercato); si andr alla ricerca di nuove terre verginie si far in modo, di riffa o di raffa, di renderle sfruttabili, fino aquando anche la loro capacit di rimpolpare i profitti degli azionisti ele gratifiche dei dirigenti non sar stata spremuta fino in fondo. Ecome sempre - labbiamo imparato nel ventesimo secolo da una lungaserie di scoperte matematiche, da Henri Poincar a Edward Lorenz -un minimo scarto laterale pu condurre al precipizio e far

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    concludere lavventura in una catastrofe; perfino minuscoli passi inavanti possono scatenare uninondazione e concludersi con undiluvio. Lannuncio di unaltra scoperta, di unisola che ancoranon era segnata sulle mappe, attira frotte di avventurieri molto pinumerose rispetto alle dimensioni e alla capienza del territorio

    vergine: frotte che in men che non si dica dovranno tornare alleproprie navi per scampare al disastro imminente, sperando controogni speranza che le navi siano ancora intatte, al sicuro nel porto. Lagrande domanda quando si esaurir lelenco delle terreassoggettabili a verginizzazione secondaria, e quando leesplorazioni, per quanto frenetiche e ingegnose, non garantirannopi un sollievo temporaneo. Non saranno quasi certamente i mercati,dominati come sono dalla mentalit del cacciatore liquido-modernoche ha preso il posto dei due approcci precedenti - quellopremoderno del guardacaccia e quello solido-moderno del giardiniere- a porre questa domanda, loro che vivono passando da una battutadi caccia fortunata allaltra, fintanto che riescono a scovare unaltraoccasione per rimandare il momento della verit, non importa se perbreve tempo e non importa a quale costo.

    Lintroduzione delle carte di credito stato il segnale di quelloche sarebbe venuto dopo. Furono lanciate sul mercato una

    trentina danni fa, con lo slogan, esauriente e straordinariamenteseducente, di Take the waiting out of wanting [Togliete lattesa daldesiderio]. Desideriamo qualcosa ma non abbiamo guadagnatoabbastanza per poterlo pagare? Ai vecchi tempi, tempi ormai perfortuna passati e dimenticati, bisognava rinviare le gratificazioni(questo rinvio, secondo Max Weber, uno dei padri della sociologiamoderna, fu il principio che rese possibile lavvento del capitalismomoderno): stringere la cinghia, negarsi altre gioie, spendere con

    prudenza e frugalit e mettere da parte le somme cos risparmiate inun libretto di risparmio, sperando che con la dovuta cura e pazienzasi sarebbe riusciti a raccogliere abbastanza da tradurre i sogni inrealt. Grazie a Dio e alla benevolenza delle banche, ora non pi!Con una carta di credito, si pu invertire lordine dei fattori:godersela adesso e pagare dopo! La carta di credito rende liberi digestire le gratificazioni, di ottenere le cose quando si vogliono, nonquando le guadagneremo e potremo permettercele. Questa era lapromessa; ma vi era allegata una clausola, difficile da decifrare,anche se facile da indovinare se solo ci si rifletteva un momento:diceva che ogni dopo prima o poi diventer un adesso e i prestitidovranno essere rimborsati, e il rimborso dei debiti contratti per

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    togliere lattesa dal desiderio e soddisfare prontamente vecchidesideri render ancora pi difficile soddisfare nuovi desideri. Nonpensare al dopo significava, come sempre, accumulare problemi.Se smettiamo di preoccuparci per il futuro lo facciamo a nostrorischio e pericolo. Ci sar sicuramente un prezzo pesante da pagare.

    Presto o tardi scopriremo che lo sgradevole rinvio dellagratificazione stato rimpiazzato da un breve rinvio dellapunizione, questa realmente terribile, per aver voluto avere fretta. Sipu avere il piacere quando si vuole: ma accelerare larrivo delpiacere non rende economicamente pi accessibile il godimento delpiacere. In definitiva, a essere rinviato solo il momento in cui cirenderemo conto di questa triste verit.

    Per quanto amara e deleteria, questa non era lunica clausolaallegata alla promessa, in caratteri cubitali, del godersela adesso epagare dopo. Per evitare di ridurre leffetto delle carte di credito edel credito facile semplicemente a un profitto una tantum per ilprestatore, il debito contratto doveva essere trasformato inunattivit redditizia permanente - cosa che infatti avvenutarepentinamente! Non potete rifondere il debito? In primo luogo, non necessario che ci proviate: lassenza di debiti non lo stato ideale.In secondo luogo, non state a preoccuparcene: a differenza dei

    malvagi creditori di una volta, smaniosi di riavere indietroprontamente i loro soldi secondo scadenze prefissate e nondilazionabili, noi, i creditori moderni e benevoli, non rivogliamoindietro i nostri soldi; anzi, vi offriamo di prenderne in prestito altriancora per ripagare il vecchio debito e restare con qualche soldo(cio qualche debito) in pi per pagarvi nuove gioie. Noi siamo lebanche che amano dire s. Le tue banche amiche. Banche chesorridono, come dichiarava uno degli slogan pubblicitari pi

    ingegnosi. Quello che nessuna pubblicit dichiarava apertamente,lasciando intendere la verit alle cupe premonizioni dei debitoristessi, era che le banche creditrici non volevano veramente che iloro debitori restituissero i soldi. Se i debitori avesserodiligentemente ripagato i loro prestiti, non sarebbero pi stati indebito: ma sono i loro debiti (linteresse mensile pagato su di essi)che i creditori moderni e benevoli (e ingegnosissimi) hanno deciso ditrasformare e sono riusciti a trasformare nella fonte principale deiloro profitti costanti. Il cliente che restituisce prontamente il denaropreso in prestito lincubo del creditore. Le persone che rifiutano dispendere soldi che non hanno guadagnato e si astengono dalprenderli in prestito non sono di alcuna utilit per i creditori, cos

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    come le persone che (spinte dalla prudenza o da un onore desueto) siaffannano a saldare il loro debito nei termini stabiliti. Per i propriprofitti e per quelli degli azionisti, le banche e le societ di carte dicredito contano ormai sul servizio continuato del debito inveceche sul pronto rimborso dello stesso. Per loro, un debitore ideale

    uno che non ripaga mai interamente il proprio debito. Gli individuiche hanno un libretto di risparmio ma nessuna carta di credito sonovisti come una sfida alle abilit di marketing: terre vergini cheinvocano di essere sfruttate con profitto. Una volta messe a coltura(cio una volta fatte entrare nel gioco del prestito) non deve maiessere consentito loro di uscire dal gioco, di essere messe amaggese. Si paga una penale onerosa se si vuole rifondere perintero il mutuo prima della scadenza. Fino alla recente crisi delcredito, le banche e le societ di carte di credito erano pi chedisponibili a offrire nuovi prestiti ai debitori insolventi per coprire gliinteressi non pagati sui prestiti precedenti. Una delle maggiorisociet di carte di credito in Gran Bretagna recentemente ha fattoscalpore (uno scalpore di breve durata, possiamo starne certi)quando ha svelato il gioco, rifiutando di rilasciare nuove carte dicredito a quei clienti che ogni mese saldavano per intero i debiti,senza incorrere quindi nel pagamento di penali.

    Far solo qualche esempio dellimpatto devastante di questastrategia. Su un quotidiano domenicale britannico stata pubblicatala storia di un cinquantunenne che aveva 58.000 sterline di debitonei confronti di quattordici tra societ di carte di credito e societ diprestiti. Con la brusca impennata del costo della benzina,dellelettricit e del riscaldamento, luomo non riusciva pi a pagare

    gli interessi sui suoi debiti. Pur deplorando, a posteriori,lavventatezza che lo aveva gettato in una situazione tantospiacevole, luomo si lamentava anche di chi gli aveva prestato isoldi: la colpa diceva, in parte era anche loro, per aver reso tantoterribilmente facile indebitarsi. In un altro articolo pubblicato lostesso giorno, una coppia sposata riferiva di numerosi tagli cheaveva dovuto apportare al bilancio familiare, ma anche dellepreoccupazioni per la giovane figlia, che era gi pesantemente

    indebitata ma che ogni volta che raggiungeva il plafond di spesa conla sua carta di credito si vedeva offrire dai creditori lopportunit diprendere altri soldi in prestito. Secondo quella coppia, le banche cheincoraggiano i giovani a chiedere soldi in prestito per fare acquisti, e

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    poi a prendere in prestito somme ancora maggiori per coprire idebiti, erano corresponsabili della spiacevole situazione in cui sitrovava la figlia.

    In un altro paese, nel lontano Queensland australiano, Siobhan

    Healey, ora ventitreenne, qualche anno fa acquist la sua primacarta di credito: accolse quel giorno come se sancisse la sualiberazione. Ora, finalmente, era padrona di se stessa, libera digestire le sue finanze, libera di scegliere le sue priorit e di piegarela realt ai suoi desideri. In breve tempo, chiese e ottenne unaseconda carta di credito per coprire i debiti contratti con la prima.Poco dopo speriment anche il prezzo della sua tanto attesa libertfinanziaria, non appena scopr che la seconda carta era

    insufficiente a coprire gli interessi del primo debito. Si rivolse a unabanca per ottenere un prestito per pagare gli arretrati su entrambe lecarte, che a quel punto avevano raggiunto la terrificante cifra di26.000 dollari australiani. Ma seguendo lesempio degli amici - ilmust per tutti quelli della sua et - prese in prestito altri soldi ancoraper pagarsi il viaggio allestero. Ora finalmente si resa conto checerano poche possibilit di riuscire a uscire dal tunnel da sola, cheprendere altri soldi in prestito non un modo per ripagare i propridebiti. Ha detto, purtroppo con un paio danni di ritardo: Ho dovuto

    cambiare completamente modo di pensare e imparare a risparmiareper comprare. Si quindi rivolta a un consulente finanziario ed andata da un esperto di rinegoziazioni del debito perch laiutino asalvarsi dal precipizio. Ma queste persone laiuteranno a cambiarecompletamente modo di pensare? Si vedr. Ma probabile che perSiobhan la strada sar in salita.

    Ben Paris, portavoce dei Debt Mediators Australia, lassociazione

    dei mediatori creditizi australiani, non rimasto sorpreso nsconcertato da questa storia. Ha paragonato le vicissitudini diSiobhan Healey al tentativo di svuotare il mare con un secchiello,ma ha aggiunto immediatamente che abitudine dei giovaniindebitarsi molto al di sopra dei propri mezzi. E ha rimarcato che ilcaso della ragazza del Queensland era tuttaltro che raro: Ogni annoparliamo con 25.000 giovani che si trovano in difficolt finanziarie; evediamo solo la punta delliceberg.

    Riassumendo: lodierna stretta creditizia non il risultatodellinsuccesso delle banche.

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    Al contrario, il frutto, pienamente prevedibile anche se in granparte non previsto, del loro straordinario successo. Successo neltrasformare unenorme maggioranza di uomini e donne, vecchi egiovani, in una razza di debitori. Hanno ottenuto quello che volevanoottenere: la razza di debitori eterna, la condizione dellessere

    indebitati messa in grado di autoperpetuarsi, con un ulterioreindebitamento come unico realistico strumento di salvezza dai debitigi con tratti. Accedere a questa condizione recentemente diventato facile come mai prima dora nella storia dellumanit;sfuggire a questa condizione non mai stato tanto difficile.Chiunque poteva essere trasformato in debitore, e milioni di altri chenon potevano e non dovevano essere indotti a chiedere soldi inprestito, sono gi stati allettati e spinti a indebitarsi. Come in tutte leprecedenti mutazioni del capitalismo, anche stavolta lo Stato ha datouna mano a creare i nuovi pascoli da sfruttare: su iniziativa delpresidente Clinton che sono stati introdotti negli Stati Uniti i mutuisubprime, garantiti dal governo, per offrire credito per lacquisto diuna casa a persone prive di mezzi per ripagare il loro debito, edunque per trasformare in debitori settori della popolazione cui, finoa quel momento, lo sfruttamento creditizio non aveva modo diaccedere. Ma proprio come la scomparsa di persone a piedi nudirappresenta un guaio per lindustria calzaturiera, cos la scomparsa

    di persone non indebitate rappresenta un disastro per lindustria delcredito. La famosa previsione di Rosa Luxemburg si avverataancora una volta: di nuovo il capitalismo arrivato pericolosamentevicino a un suicidio non voluto, riuscendo a esaurire le scorte dinuove terre vergini da sfruttare. Negli Stati Uniti, lindebitamentomedio di una famiglia cresciuto negli ultimi otto anni -gli anni diuna prosperit apparentemente senza precedenti - del 22 per cento.La somma totale degli acquisti fatti con carta di credito e non

    rimborsati cresciuta del 15 per cento. E, cosa forse pi pericolosa,il debito complessivo degli studenti universitari, la futura litepolitica, economica e spirituale della nazione, raddoppiato. Glistudenti sono stati costretti/incoraggiati a vivere a credito, aspendere soldi che nella migliore delle ipotesi potevano sperare diguadagnare solo molti anni dopo. Laddestramento allarte delvivere a debito, e vivere a debito in via permanente, statoinglobato nei programmi scolastici nazionali. A una situazione moltosimile si arrivati in Gran Bretagna. Qui, nellagosto dello scorso

    anno, il debito al consumo non rimborsato ha superato il totale delprodotto interno lordo. Le famiglie britanniche sono indebitate perun valore superiore a tutto quello che producono le loro fabbriche, le

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    loro fattorie e i loro uffici. Gli altri paesi europei non sono in unasituazione molto diversa. Il pianeta delle banche sta esaurendo leterre vergini, essendosi gi implacabilmente impadronito a scopo disfruttamento di vaste distese di terre endemicamente sterili. E nelmomento in cui scrivo queste parole, la storia appare ben lontana dal

    concludersi. Ancora verso la fine del 2008 Henry M. Paulson Jr.,segretario americano al Tesoro dellamministrazione uscenteincaricato del compito di guidare gli Stati Uniti (e dunque anche ilresto del pianeta globalizzato) fuori dalle secche finanziarie, dichiarche lattuale programma da 250 miliardi di dollari per lacquisto dicapitali una medicina forte per i nostri istituti finanziari. picapitale consente alle banche di sostenere le perdite derivanti dallasvalutazione o dalla vendita di attivit problematiche. E unacapitalizzazione pi forte essenziale per incrementare il credito,elemento vitale per la ripresa economica. Come possiamo vedere,nessuno dei presupposti e delle strategie fallimentari che portano laresponsabilit della crisi attuale sono messi in discussione dai potericostituiti. Nella mente di quelli al potere, pi credito (cio laproduzione in serie di individui indebitati) resta la chiave dellaprosperit economica, sono soltanto le attivit problematiche, nonle istituzioni problematiche, a causare problemi; e quello che serveper la salvezza di noi tutti una medicina, non un coraggioso

    intervento chirurgico.

    Per non sfigurare di fronte alle notizie provenienti dalla tana delleone, il ministro dellEconomia del Regno Unito, Alistair Darling, hadeciso nella sua finanziaria (secondo la misurata valutazionedellObserver, il rispettatissimo e influente settimanale britannico,sul numero uscito appena quattro giorni dopo le dichiarazioni delministro statunitense) di spandere miliardi a destra e manca per

    rimettere in moto il credito. Darling, secondo la ponderata opinionedel periodico, spera che loro [i consumatori britannici] ignorino lenubi che si addensano allorizzonte e spendano, spendano,spendano (seguendo, potremmo aggiungere, lesempio del lorogoverno e ottemperando ancora una volta alla regola del compraadesso e paga dopo).

    Le notizie sulla morte del capitalismo, come avrebbe detto Mark

    Twain, sono alquanto esagerate. Anche i necrologi sulla fasecreditizia nella storia dellaccumulazione capitalistica sonoprematuri!

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    La reazione alla stretta creditizia, per quanto impressionante erivoluzionaria possa apparire attraverso i titoli dei giornali e le frasia effetto dei politici, finora stata del genere Datecene ancora,nella vana speranza che le potenzialit di questa fase, in termini dirilancio dei profitti e dei consumi, non siano state ancora esaurite

    del tutto: il tentativo di ricapitalizzare le agenzie di creditofinanziario e tornare a rendere i loro debitori meritevoli di credito,affinch il business del prestare e chiedere in prestito soldi,dellindebitarsi e rimanere indebitati, possa tornare alla normalit.Il welfare per i ricchi (di cui, diversamente dal suo omonimodestinato ai poveri, non mai stata messa in discussione larazionalit, n tantomeno si proceduto a smantellarlo) tornatonelle sale di rappresentanza, lasciando le stanze di servizio in cui isuoi uffici erano stati relegati in via temporanea per evitare paragonispiacevoli. Lo Stato tornato a mostrare i muscoli come non facevada tempo in questo ambito, ma stavolta per poter continuare il giocoche aveva reso sgradito, ma -orrore! - inevitabile, tale sfoggio dimuscolatura; un gioco che curiosamente non pu tollerare uno Statoche flette i muscoli, ma allo stesso tempo non pu sopravviveresenza. Ci di cui ci si allegramente (e sconsideratamente)dimenticati in questa occasione che la natura della sofferenzaumana determinata dal modo di vivere degli esseri umani. Le radici

    del dolore di cui attualmente ci si lamenta, come le radici di qualsiasimale sociale, sono profondamente ancorate al modo in cui ciinsegnano a vivere: alla nostra abitudine, accuratamente coltivata eormai profondamente radicata, di correre a chiedere soldi in prestitoogni volta che c un problema da affrontare o una difficolt daaggirare. Vivere a credito d dipendenza come poche altre droghe,forse pi di qualsiasi altra droga, e sicuramente di pi degli altritranquillizzanti in offerta, e se per decenni stata somministrata una

    droga, inevitabilmente, quando tale droga cessa di essere disponibileo anche semplicemente diventa difficile da reperire, lo shock e iltrauma sono inevitabili. Ora ci propongono la via duscitaapparentemente facile dallo sgomento che affligge tanto itossicodipendenti quanto gli spacciatori: ripristinare la fornitura (sispera regolare) di droga. Tornare a quella dipendenza che fino a oggisembrava procurare vantaggi per tutti, tanto efficace da nonobbligarci a curarci del problema, n tantomeno ricercarne le radici.Arrivare alle radici del problema che uscito dai cassetti top secret

    per finire sotto i riflettori dellopinione pubblica non una soluzioneistantanea. per lunica soluzione che abbia qualche possibilit dirisultare adeguata allenormit del problema, e di sopravvivere ai

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    tormenti intensi, ma brevi al confronto, della disassuefazione. Finoranulla lascia ritenere che ci stiamo avvicinando alle radici delproblema. Londata stata arginata dalle copiose iniezioni di soldidei contribuenti, un passo prima del baratro; la banca Lloyds Tsb hacominciato a fare pressioni sul Tesoro britannico per destinare parte

    del pacchetto di salvataggio ai dividendi per gli azionisti; a dispettodellindignazione ufficiale dei portavoce dello Stato, listituto dicredito andato avanti indisturbato a versare gratifiche a quellepersone la cui smodata avidit ha trascinato al disastro le banche e iloro clienti. Dagli Stati Uniti arrivata la notizia che 70 miliardi didollari, circa il 10 per cento dei sussidi che le autorit federaliintendono pompare nel sistema bancario americano, sono gi statiusati per versare gratifiche a coloro che hanno portato il sistemasullorlo della rovina. Per quanto imponenti siano le misure che igoverni hanno gi intrapreso, vogliono intraprendere o dichiarano divoler intraprendere, esse sono tutte finalizzate a ricapitalizzare lebanche e metterle nelle condizioni di tornare a svolgere la loronormale attivit: in altre parole, lattivit che la principaleresponsabile della crisi attuale. Se i debitori non sono stati in gradodi pagare personalmente gli interessi sullorgia consumistica ispiratae ingigantita dalle banche, forse potranno essere indotti/costretti afarlo attraverso le tasse che versano allo Stato. Non abbiamo ancora

    cominciato a ragionare seriamente sulla sostenibilit di questa nostrasociet alimentata dai consumi e dal credito. Il ritorno allanormalit preannuncia un ritorno ai metodi sbagliati, e semprepotenzialmente pericolosi. Sono intenzioni che preoccupano, perchsono il segnale che n le persone che guidano le istituzionifinanziarie n i nostri governi sono arrivati alla radice del problemanelle loro diagnosi (men che meno nelle loro azioni). Citando HectorSants, il direttore dellAutorit per i servizi finanziari (Financial

    Services Authority, Fsa, lorgano di controllo sul settore dellafinanza del governo britannico), il quale ha ammesso lesistenza dimodelli di business male attrezzati per sopravvivere allo stress [.]un fatto che lamentiamo, Simon Jenkins, un commentatore dalleeccellenti capacit di analisi che scrive per il Guardian, osservavache era come un pilota che protesta perch il suo aereo non haniente che non funzioni tranne i motori. Ma Jenkins non perde lasperanza: continua a pensare che una volta che la cultura dellavido bello sar stata spazzata via dalla recente isteria dei profitti della

    finanza, le componenti non economiche di quella che in terminigenerici definiamo una vita piacevole, assumeranno maggioreimportanza - sia nella nostra filosofia di vita, sia nella strategia

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    politica dei nostri governi. Speriamo anche noi insieme a lui: nonabbiamo ancora raggiunto il punto di non ritorno, c ancora tempo(anche se poco) per riflettere e cambiare strada, possiamo ancora trasformare questo shock e questo trauma a vantaggio nostro e deinostri figli. Una sorta di Stato sociale per i ricchi (o, pi

    esattamente, la politica dello Stato di mobilitare quelle risorsepubbliche che le imprese capitalistiche non riescono a convincere ilpubblico a cedere loro) non assolutamente una novit: sono solo laportata e la pubblicit che lo accompagna ad aver assuntoproporzioni tali da fare scalpore. Secondo Stephen Sliwinski, excollaboratore del Cato Institute, gi nel 2006 il governo federalespese 92 miliardi di dollari per sovvenzionare colossi dellindustriaamericana come la Boeing, lIbm o la General Motors. Molti anni faurgen Habermas, in un libro intitolato La crisi della razionalit nel

    capitalismo maturo, suggeriva che lo Stato capitalista nellamisura in cui la sua funzione primaria, e anzi la sua ragion dessere, la rimercificazione del capitale e del lavoro. La sostanza delcapitalismo, ricordava Habermas, lincontro tra capitale e lavoro.Lo scopo di questo incontro una transazione commerciale: ilcapitale acquista il lavoro. Per la riuscita di questa transazionevanno soddisfatte due condizioni: il capitale devessere in grado dicomprare e il lavoro devessere vendibile, cio sufficientemente

    attraente per il capitale da essere comprato. Il compito principale (lalegittimazione) dello Stato capitalista provvedere a che entrambele condizioni siano soddisfatte. Lo Stato deve fare dunque due cose.Primo, sovvenzionare il capitale nel caso questultimo rimanga acorto del denaro necessario per acquistare la forza produttiva dellavoro. E secondo, garantire che valga la pena acquistare il lavoro,cio che la manodopera sia in grado di sopportare le fatiche dellavoro di fabbrica, e dunque che sia forte e in buona salute, non

    malnutrita, e debitamente istruita alle competenze e alle abitudinicomportamentali indispensabili per le occupazioni industriali (spese,tutte queste, che gli aspiranti datori di lavoro capitalisticidifficilmente potrebbero permettersi: se dovessero sostenerle loro, ilcosto dellassunzione di manodopera diventerebbe esorbitante).Habermas scriveva quando la societ dei produttori solido-modernaera al crepuscolo, e interpretava levidente incapacit degli Stati diassolvere ai due compiti necessari alla sopravvivenza di quellasociet come il Legitimationsproblem, la crisi di legittimazione dello

    Stato capitalista - erroneamente, come si rivelato ben presto. Maquello che stava avvenendo in realt era una transizione dalla societsolida dei produttori alla societ liquida dei consumatori. La

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    fonte primaria di accumulazione capitalistica si trasferivadallindustria al mercato dei consumi. Per mantenere in vita ilcapitalismo non era pi necessario rimercificare il capitale e illavoro per rendere possibile la transazione di compravendita dellavoro: adesso servivano sovvenzioni statali per consentire al

    capitale di vendere merci e ai consumatori di comprarle. Il creditoera il congegno magico per assolvere (si sperava) a questo doppiocompito: e ora possiamo dire che nella fase liquida della modernit loStato capitalista nella misura in cui garantisce la disponibilitcontinua di credito e la capacit continua dei consumatori diottenerlo.

    Quando gli elefanti litigano, povera lerba. Nella guerra fra due

    pretendenti alla dittatura, la sorte dei poveri, degli indolenti e dicoloro che sono incapaci, per altri motivi, di raggiungere lecondizioni della sopravvivenza fisica e sociale, finisce in pratica peressere trascurata. Ma presentare le due dittature come la principaleopposizione e il principale dilemma della societ contemporanea profondamente fuorviante: facile prendere le apparenze per realt ele dichiarazioni per provvedimenti. Sottolineiamo innanzitutto che idue elefanti, lo Stato e il mercato, possono occasionalmentecombattersi, ma in un sistema capitalista la relazione normale e

    ordinaria tra di essi stata la simbiosi. Pinochet in Cile, SyngmanRhee in Corea del Sud, Lee Kuan Yew a Singapore, Chiang Kaishek aTaiwan o gli attuali governanti della Cina sono stati o sono dittatoridi Stato in tutto fuorch nel nome: ma hanno governato ogovernano una clamorosa espansione e una rapida crescita inpotenza dei mercati. Se oggi i paesi citati sono esempi di trionfi delmercato, il merito della prolungata dittatura dello Stato.Ricordiamo anche che liniziale accumulazione di capitale conduce

    invariabilmente a una polarizzazione delle condizioni di vita inedita eprofondamente avversata e produce tensioni sociali potenzialmenteesplosive: per lemergente classe imprenditoriale e mercantile necessario che tali tensioni vengano represse da uno Stato potente espietato, coercitivo.

    La cooperazione tra Stato e mercato nel capitalismo la regola; ilconflitto tra di essi, se mai viene alla luce, leccezione. Di regola, le

    politiche dello Stato capitalista, dittatoriale o democratico,vengono costruite e condotte nellinteresse, non contro linteressedei mercati; il loro effetto principale (e voluto, anche se non sempreapertamente dichiarato) di avallare/consentire/garantire la

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    sicurezza e la longevit del dominio del mercato. Il secondo elementodella coppia di compiti di rimercificazione di cui abbiamo parlatoin precedenza, la rimercificazione del lavoro, non rappresentavauneccezione. Per quanto forti potessero essere le considerazionimorali che spingevano allintroduzione dello Stato sociale, esso

    difficilmente sarebbe nato se i padroni delle fabbriche non avesseroritenuto che curare lesercito industriale di riserva (mantenere iriservisti in buona forma nel caso vengano richiamati in servizioattivo) era un buon investimento, potenzialmente redditizio. Se loStato sociale oggi si vede tagliare i fondi, va in pezzi o addiritturaviene deliberatamente smantellato perch le fonti di profitto delcapitalismo si sono spostate, o sono state spostate, dallosfruttamento della manodopera operaia allo sfruttamento deiconsumatori. E perch i poveri, spogliati delle risorse necessarie perrispondere alle seduzioni dei mercati consumistici, hanno bisogno didenaro - non del genere di servizi offerti dallo Stato sociale - perrisultare utili secondo la concezione capitalista dellutilit.

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    La cultura dellofferta

    La cultura, nella sua fase liquido-moderna, fatta per cos dire amisura della libert di scelta individuale (volutamente ricercata osubita come obbligo). destinata a servire alle esigenze di questalibert. A garantire che la scelta rimanga inevitabile: una necessit divita e un dovere. E che la responsabilit, compagna inseparabiledella libera scelta, rimanga l dove la condizione liquidomoderna leha imposto di stare: a carico dellindividuo, ormai nominatoamministratore unico della politica della vita.

    La cultura di oggi fatta di offerte, non di norme. Come ha notatoPierre Bourdieu, la cultura vive di seduzione, non diregolamentazione; di pubbliche relazioni, non di controlli polizieschi;della creazione di nuovi bisogni/desideri/esigenze, non dicoercizione. Questa nostra societ una societ di consumatori eanche la cultura, come tutto il resto del mondo visto-e-vissuto daiconsumatori, diventa un emporio di prodotti destinati al consumo,ciascuno dei quali si trova in concorrenza con gli altri perconquistare lattenzione mutevole/vagante dei potenzialiconsumatori, nella speranza di riuscire ad attrarla e a trattenerla perpoco pi di un attimo fuggente. La strategia giusta (lunicaragionevole?) quella di abbandonare gli standard troppo rigidi,compiacersi nel non fare distinzioni, accontentare tutti i gusti senzaprivilegiarne uno, promuovere la saltuariet e la flessibilit (nomepoliticamente corretto per indicare lassenza di spina dorsale) edesaltare linstabilit e lincoerenza; fare i pignoli, mostrarsi sorpresi

    e stringere i denti vivamente sconsigliato. La redattrice di unsettimanale di tendenza ha raccomandato una trasmissione dellanotte di San Silvestro del 2007 per la sua vasta scelta di musica, in

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    grado di soddisfare lappetito di ognuno. Il suo pregio, haspiegato, la sua attrattiva universale, che consente di entrare euscire a piacimento dal programma. Una qualit senza dubbioencomiabile e attraente in una societ in cui le reti sostituiscono lestrutture, e allattivit di fissare e definire subentrato il gioco

    dellattaccarsi e staccarsi, una serie di connessioni e disconnessionisenza fine. La fase attuale della progressiva trasformazione dellideadi cultura dalla sua forma originaria, dispirazione illuministica,alla sua reincarnazione liquidomoderna stimolata e gestita dallestesse forze che promuovono lemancipazione dei mercati dai residuivincoli di natura non-economica: sociale, politica ed etica e cos via.Per conquistarsi lemancipazione leconomia liquido-modernafocalizzata sul consumatore fa leva sulleccesso delle offerte, sul loroinvecchiamento sempre pi rapido e sul pronto dissolversi del loropotere di seduzione - il che, detto per inciso, fa di essa uneconomiadella prodigalit e dello spreco. Poich non c modo di sapere inanticipo quale delle offerte risulter abbastanza allettante dastimolare il desiderio di consumo, lunico modo per verificarlorichiede tentativi ed errori costosi. La continua produzione di nuoveofferte e il volume in ascesa costante di beni offerti sono necessarianche per mantenere elevata la velocit di circolazione dei beni, perrinfrescare costantemente il desiderio di sostituirli con beni nuovi e

    migliorati e per evitare che linsoddisfazione dei consumatori susingoli prodotti si rapprenda in una disaffezione generale verso lostile di vita consumistico in quanto tale.

    Se il mondo popolato di consumatori somiglia ormai a uno di queigrandi magazzini in cui si vende tutto ci che ti occorre e che riescia sognare, la cultura si sta trasformando in uno dei suoi reparti.Anche qui, come in altri reparti, gli scaffali sono stracolmi di merci e

    vengono riforniti quotidianamente, e le casse sono adornate dallapubblicit delle nuove offerte, destinata a sparire ben presto con leattrattive che promuove. Sia le merci che i messaggi pubblicitarisono pensati per suscitare voglie e innescare desideri (per avere ilmassimo impatto e unobsolescenza istantanea, per citare la notaespressione di George Steiner). I commercianti e i pubblicitari che lepromuovono confidano nel connubio tra il potere seduttivo delleofferte e i radicati istinti dei loro potenziali clienti a essere ungradino sopra agli altri e ad avere una marcia in pi.

    Diversamente dallera della costruzione delle nazioni, la culturaliquido-moderna non ha persone da coltivare, ma clienti da

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    sedurre. E, a differenza della cultura solido-moderna che lhapreceduta, non punta pi a finire il lavoro (quanto prima, tantomeglio). Il suo lavoro consiste anzi nel rendere permanente lapropria sopravvivenza, temporizzando tutti gli aspetti dellesistenzadi coloro che erano affidati alla sua tutela, che rinascono ora come

    clienti.

    La politica solido-moderna che consisteva nel fare i conti con ladifferenza, nellassimilare alla cultura dominante, nel privare gliestranei della loro estraneit, sebbene auspicata da alcuni non pisostenibile. Ma nemmeno le vecchie strategie di resistenzaallinterazione e fusione tra culture hanno probabilit di funzionare,per quanto siano preferite da chi affezionato alla rigida separazione

    e allisolamento delle comunit di appartenenza (pi precisamente,delle comunit-di-appartenenza-per-nascita). Lappartenenza,afferma Jean-Claude Kaufmannz, oggi utilizzata principalmentecome risorsa dellego. Kaufmann sconsiglia di pensare allecollettivit di appartenenza necessariamente come comunitintegranti, e raccomanda piuttosto di concepirle come fenomeni cheaccompagnano il processo di individualizzazione, come una serie distazioni di servizio o di motel lungo la strada che contrassegnano latraiettoria dellio che si forma e riforma continuamente. Francois

    de Singly fa giustamente notare che le teorizzazioni sulle identit dioggi farebbero bene ad abbandonare le metafore delle radici edello sradicamento (e, potremmo aggiungere, il tropo ad essecorrelato dellestirpazione), che implicano un atto una tantum,definitivo e irreversibile di emancipazione individuale dalla tuteladella comunit di nascita, e a sostituirle con le immagini del gettare eissare le ancore.

    In effetti issare unncora, contrariamente allo sradicare eallestirpare, non ha niente di irrevocabile, tanto meno didefinitivo. Le radici, quando vengono divelte dalla terra in cui sisono sviluppate, generalmente si disseccano e appassiscono,uccidendo la pianta che nutrivano, e se questa rifiorisse ci avrebbedel miracoloso; al contrario, le ancore vengono issate solo nellasperanza di poterle felicemente gettare altrove; e possono esseregettate con la stessa facilit in tanti porti, diversi e distanti tra loro.

    Inoltre, le radici disegnano e predeterminano la forma della piantache si svilupper da esse ed escludono la possibilit di ogni altraforma; le ancore, invece, sono soltanto strumenti ausiliari della navee non ne definiscono caratteristiche e qualit. Il lasso di tempo che

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    separa latto di gettare unncora da quello di issarla di nuovo non che un episodio nella rotta della nave. La scelta del prossimo portoin cui gettare lncora dipender molto probabilmente dal tipo dicarico che la nave trasporta in quel momento; un porto adatto a untipo di carico potrebbe essere totalmente inadatto a un altro.

    Tutto sommato, la metafora dellncora coglie ci che sfugge allametafora dello sradicamento: lintreccio di continuit ediscontinuit nella storia di tutte le identit contemporanee, o quantomeno di un loro numero crescente. Simili a navi che attraccano,frequentemente o saltuariamente, in diversi porti, i vari io in cerca diriconoscimento e di conferma della propria identit si sottopongonoalla verifica e allapprovazione delle proprie credenziali nelle

    comunit di riferimento cui chiedono di essere ammessi nel corsodel viaggio (che dura tutta la vita); e ogni comunit di riferimentodefinisce i requisiti sul tipo di documentazione da presentare. Tra idocumenti da cui dipende lapprovazione vi sono di solito il registrodella nave e/o il diario di bordo del comandante, e a ogni fermata ilpassato (sempre pi appesantito dagli atti dei precedenti scali) vienenuovamente esaminato e valutato.

    La storia dellistruzione ha conosciuto molti periodi criticidurante i quali diveniva evidente che premesse e strategie collaudatee apparentemente affidabili non facevano pi presa sulla realt erichiedevano una revisione e riforma. Lattuale crisi, tuttavia, apparediversa da quelle del passato. Le sfide odierne assestano duri colpiallessenza stessa dellidea di istruzione cos come si era formata agliinizi della lunga storia della civilt: esse chiamano in questione leinvarianti di quellidea, le caratteristiche costitutive dellistruzioneche avevano resistito a tutte le sfide passate ed erano emerse intatte

    da tutte le crisi precedenti, i presupposti che mai prima doraqualcuno aveva messo in discussione n, tanto meno, pensatoavessero fatto il loro tempo e andassero sostituiti. Nel mondoliquido-moderno la solidit delle cose, come la solidit dei legamiumani, vista come una minaccia: qualsiasi giuramento di fedelt,qualsiasi impegno a lungo termine (tanto pi se a tempoindeterminato) preannuncia un futuro gravido di obblighi chelimitano la libert di movimento e riducono la capacit di cogliere

    nuove opportunit (che ancora non si conoscono) non appena esse(inevitabilmente) si presenteranno. La prospettiva che ci vengarifilata ununica cosa per tutta la vita assolutamente ripugnante espaventosa. E ci non sorprende, poich si sa che persino gli oggetti

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    del desiderio invecchiano presto, perdono lustro in un attimo e dasegno donore si trasformano in marchio dinfamia. I direttori delleriviste patinate hanno sempre il polso della situazione: insieme alleinformazioni sulle cose nuove assolutamente da fare eassolutamente da avere propinano regolarmente ai loro lettori

    consigli su ci che superato e va gettato via. Il nostro mondoricorda sempre pi Leonia, la citt invisibile di Italo Calvino dovepi che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendutecomprate, lopulenza [...] si misura dalle cose che ogni giornovengono buttate via per far posto alle nuove. La gioia di liberarsidi qualcosa, latto di scartare e gettare tra i rifiuti, la vera passionedel nostro mondo.

    La capacit di durare non depone pi a favore di qualcosa. Aglioggetti e ai legami si chiede di servire a tempo determinato, e unavolta che non servono pi ci si aspetta che siano distrutti ocomunque eliminati - e devono esserlo. Cos occorre rifuggire dalpossesso di beni, in particolare di quelli che durano a lungo e di cuinon ci si libera facilmente. Il consumismo di oggi non consistenellaccumulare oggetti, ma nel goderne una tantum. Perch dunqueil pacchetto di conoscenze acquisito a scuola o alluniversitdovrebbe essere esentato da tale regola universale? Nel vortice del

    cambiamento molto pi attraente la conoscenza adatta allutilizzoimmediato e una tantum, il sapere ad uso e smaltimento istantaneo,come quello promesso dai programmi per computer chesi susseguono sugli scaffali dei negozi a ritmo sempre pi serrato.

    E dunque, lidea che listruzione possa essere un prodotto fattoper appropriarsene e per conservarlo sgradevole e sicuramente nondepone pi a favore dellistruzione istituzionalizzata. Per convincere

    i propri figli dellutilit dello studio, i padri e le madri di un tempoerano soliti dir loro che quello che hai imparato nessuno te lotoglier mai; questa sar forse stata una promessa incoraggianteper i loro figli, ma ai giovani contemporanei apparirebbe unaprospettiva orribile. Gli impegni tendono a essere malvisti se nonarrivano completi della clausola fino a nuovo avviso. In un numerosempre maggiore di citt americane le concessioni edilizie vengonorilasciate solo insieme a quelle di demolizione, e poco tempo fa i

    generali americani si sono opposti allimpiego di truppe sul terrenofinch non fosse stato elaborato un convincente scenario di uscita.

    La seconda sfida ai presupposti fondamentali dellistruzione

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    proviene dal carattere erratico e sostanzialmente imprevedibile delcambiamento oggi in atto, e rafforza ulteriormente la prima sfida. Intutte le epoche il sapere stato valutato in base alla sua capacit dirappresentare fedelmente il mondo; ma come fare se il mondo cambiain modo da sfidare in continuazione la verit del sapere esistente,

    cogliendo sempre di sorpresa persino i bene informati? Werneraeger, nella sua classica indagine sulle radici antiche del concetto di

    pedagogia e di apprendimento, riteneva che lidea di istruzione(intesa come Bildung, formazione) nascesse dai due presuppostigemelli dellordine immutabile del mondo, che si cela sotto lasuperficiale variet dellesperienza umana, e della natura altrettantoeterna delle leggi che governano la natura umana. Il primopresupposto giustificava la necessit e i benefici della trasmissionedel sapere dagli insegnanti agli allievi. Il secondo infondeva negliinsegnanti la sicurezza in se stessi necessaria per scolpire nellapersonalit degli allievi, come fanno gli scultori nel marmo, la formache si presumeva sempre giusta, bella e buona - e dunque retta enobile. Se le conclusioni di Jaeger sono corrette (ed esse non sonostate confutate), per listruzione cos come la conosciamo sonoguai, poich oggi occorre un grande sforzo per sostenere unoqualsiasi di quei presupposti, e uno sforzo ancora maggiore perconsiderarlo evidente di per s. Ben diverso dal labirinto utilizzato

    dai comportamentisti, il mondo dei nostri giorni appare pi unmeccanismo per dimenticare che un ambiente per apprendere. Gliscomparti, come nel labirinto sperimentale, non si possonoattraversare, ma sono montati su ruote e si spostano costantemente,modificando i percorsi gi collaudati ed esplorati. Guai a chi habuona memoria: i percorsi affidabili di ieri si rivelano, appena pocotempo dopo, vicoli ciechi che finiscono davanti a un muro o nellesabbie mobili, e gli schemi di comportamento consueti, un tempo

    infallibili, diventano forieri di disastro anzich di successo. In unmondo simile il sapere destinato a inseguire senza fine oggettisempre elusivi, che, come se non bastasse, iniziano a svanire nelmomento stesso in cui vengono afferrati; e poich i premi per chi fala cosa giusta tendono a essere messi ogni giorno in un postodiverso, le conferme possono essere fuorvianti quanto rassicuranti:diventano trappole da cui guardarsi, dato che rischiano di istillareabitudini e istinti che un attimo dopo si riveleranno inutili o persinodannosi. Come not Ralph Waldo Emerson, pattinando sul ghiaccio

    sottile la salvezza sta nella velocit. Chi vuole salvarsi far bene aspostarsi tanto in fretta da non rischiare di mettere troppo alla provala resistenza di un qualsiasi punto. Nel volatile mondo della

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    modernit liquida, in cui difficile che una forma qualsiasi mantengala propria struttura per un tempo sufficiente ad assicurare fiducia e arapprendersi in unaffidabilit a lungo termine (in cui non c mododi capire se e quando lo far, e comunque molto scarsa laprobabilit che accada), camminare meglio che starsene seduti,

    correre meglio che camminare e cavalcare londa meglio checorrere. Londa si cavalca meglio se si procede con leggerezza e brio; bene non farsi troppi problemi sulle onde in arrivo, e tenersi prontiad accantonare in qualsiasi momento le preferenze di un tempo.Tutto ci contrario a quello che per gran parte della loro storia ilsapere e listruzione hanno rappresentato. In fin dei conti essi eranofatti a misura di un mondo che era durevole, sperava di rimanere talee intendeva diventarlo ancor pi di quanto non lo fosse stato finoallora. In un mondo simile la memoria era una ricchezza, e il suovalore era tanto maggiore quanto pi indietro essa andava e quantopi a lungo durava. Oggi una memoria cos saldamente ancorataappare spesso potenzialmente invalidante, ancor pi spessofuorviante e quasi sempre inutile. Ci si pu chiedere fino a che puntola rapida e spettacolare carriera dei server e delle reti elettronichesia stata favorita dalla loro promessa di risolvere i problemi diimmagazzinamento, smaltimento e riciclaggio dei rifiuti; poich illavoro di memorizzazione ha avuto come risultato pi rifiuti che

    prodotti utilizzabili, e poich non esiste un modo affidabile perdistinguere preventivamente un rifiuto da un prodotto (ossia qualedei prodotti apparentemente utili finir presto fuori moda e quale deiprodotti apparentemente inutili beneficer di unimpennata delladomanda), la possibilit di immagazzinare tutte le informazioni incontenitori tenuti a distanza di sicurezza dai cervelli (dove leinformazioni immagazzinate potrebbero assumere surrettiziamente ilcontrollo del comportamento) si rivelata unidea tempestiva e

    allettante.

    Nel nostro mondo volatile di cambiamenti istantanei ed erratici, leabitudini consolidate, gli schemi cognitivi solidi e le preferenze divalore stabili - obiettivi ultimi dellistruzione ortodossa - diventanohandicap o, quanto meno, questa la parte assegnata loro dalmercato della conoscenza, che (come ogni mercato in relazione aqualsiasi merce) odia la fedelt, i legami indistruttibili e gli impegni alungo termine, considerati altrettanti ostacoli che ingombrano lastrada e vanno rimossi. Siamo passati dallimmutabile labirinto ideatodai comportamentisti e dalla routine monotona del modello di Pavloval mercato aperto in cui qualsiasi cosa pu accadere in qualsiasi

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    momento, ma nulla pu essere fatto una volta per tutte, in cui lemosse di successo sono questione di fortuna, e ripeterle nongarantisce in alcun modo nuovi successi. E il punto da ricordare, eda apprezzare in tutte le sue conseguenze, che nel tempo in cuiviviamo il mercato e la mappa mundi et vitae si sovrappongono.

    Come ha osservato recentemente Dany-Robert Dufour, il capitalismosogna non soltanto di estendere [.] fino ai limiti del pianeta ilterritorio in cui ogni oggetto una merce (diritti sullacqua, sulgenoma, sulle specie viventi, sui neonati, sugli organi umani.), maanche di renderlo pi profondo, in modo da farvi rientrare questioniin precedenza private che un tempo erano lasciate alla responsabilitindividuale (soggettivit, sessualit.) ma che ormai rientrano fra lemerci.

    E dunque tutti noi, per gran parte del nostro tempo e quali chesiano le nostre momentanee preoccupazioni, somigliamo aglispinarelli, i pesci esposti a segnali conflittuali e disorientanti in unfamoso esperimento di Konrad Lorenz. Lo strano comportamentodello spinarello maschio, incerto su dove si collochino i confini cheseparano schemi di comportamento contraddittori, sta diventandorapidamente il modo di agire prevalente di ogni essere umano,maschio o femmina che sia. Le risposte a segnali confusi tendono a

    essere altrettanto confuse. In assenza di precedenti affidabili e dischemi di comportamento collaudati, si reagisce di regola pertentativi ed errori. Usciamo da una confusione (quasi sempretirandoci su per gli stivali, come il barone di Mnchhausen) solo perapprodare a unaltra confusione. E in questo processo nonimpariamo molto, a parte la necessit di prepararci ad altre situazioniambigue e precarie e di sopportare le conseguenze di nuovi passifalsi. Vali quanto il tuo ultimo successo: questa la regola di buon

    senso per vivere in un mondo in cui le regole cambiano durante lapartita e una regola non rimane quasi mai valida pi del temponecessario a impararla e memorizzarla. I tassi di successo ottenuticon le risposte apprese ed esercitate in condizioni di routine siriducono rapidamente; lo slogan di oggi flessibilit. La capacitdi abbandonare rapidamente le abitudini correnti diventa piimportante del saperne apprendere di nuove. Siamo tutti costretti aporre in atto come norma lo stile di vita che Soren Kierkegaard, unpaio di secoli fa, trovava patologico in Don Giovanni: che, cio, eglicostantemente finisca e costantemente possa ricominciare. Ilguaio che a ben poco pu servire una riforma delle sole strategieeducative, per quanto brillante e vasta possa essere. N la

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    comunanza della sorte dello spinarello, n limprovvisa attrazioneper la strategia di vita di Don Giovanni si possono addebitare aglieducatori e a loro colpe o trascuratezze. il mondo fuori della scuolaa essere molto cambiato rispetto a quel tipo di mondo al quale disolito preparavano le scuole descritte da Myers o da Jaeger. In

    questo mondo nuovo si chiede agli uomini di cercare soluzioniprivate a problemi di origine sociale, anzich soluzioni di originesociale a problemi privati. Durante la fase solida della storiamoderna il contesto delle azioni umane era tale da emulare, perquanto possibile, il modello del labirinto comportamentista, in cui trapercorsi giusti e sbagliati la distinzione era netta, inamovibile econsentiva di punire senza fallo coloro che per errore o per sceltaimboccavano la strada sbagliata, e di premiare chi seguivadocilmente e prontamente la retta via. Le fabbriche fordiste di massae gli eserciti basati sul servizio militare di massa - i due principalibracci del potere panoptico - impersonavano in pieno quella tendenzaa trasformare stimoli e risposte in routine. Il dominio consistevanel diritto di fissare regole inviolabili, di sovrintendere alla loroattuazione, di assicurare una costante vigilanza su coloro che eranotenuti a seguire le regole e di rimettere in riga i devianti o diespellerli se fallivano i tentativi di correggerli.

    Quello schema di dominio richiedeva un continuo impegnoreciproco da parte dei gestori e dei gestiti. In ogni strutturapanoptica cera un Pavlov che definiva la sequenza dei movimenti efaceva s che si ripetesse in modo uniforme, contrastando qualsiasispinta divergente, presente o futura. Poich i progettisti e isupervisori dei Panopticon garantivano la stabilit delle impostazionie la ripetitivit delle situazioni e delle scelte, valeva la pena diimparare a memoria le regole e incorporarle in abitudini

    profondamente radicate e automatizzate. Lera della modernitsolida, in effetti, andata molto vicina a realizzare questi ambientidurevoli, gestiti e controllati in modo rigido. Nella fase liquidadella modernit lesigenza di avere funzioni manageriali ortodosse siesaurisce rapidamente. Minacciare il disimpegno, o rifiutarelimpegno, permette di conquistare e difendere il dominio con undispendio di fatica, tempo e denaro molto inferiore a quellonecessario per controllare e vigilare in modo invadente. La minacciadel disimpegno sposta lonere della prova a carico dellacontroparte, dei dominati. Tocca ormai ai subordinati comportarsi inun modo che abbia buone probabilit di ottenere il favore dei capi edi allettarli ad acquistare i loro servizi e prodotti progettati a

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    titolo individuale, proprio come gli altri produttori e rivenditoriallettano i clienti potenziali a desiderare di acquistare le merci invendita. Seguire la routine non basta per raggiungere lo scopo.Come hanno riscontrato Luc Boltanski ed Eve Chiapellos, chiunquevoglia riuscire nella condizione che subentrata allambiente del

    tipo labirinto per topi deve dimostrare convivialit e abilitcomunicative, apertura mentale e curiosit, e mettere in vendita lapropria persona, tutta, come valore unico e insostituibile capace diarricchire la qualit del gruppo di lavoro. Spetta ormai alleffettivo oaspirante dipendente controllare se stesso per verificare che laprestazione sia convincente e abbia buone probabilit di essereapprovata e di continuare a esserlo nel caso in cui cambino lepreferenze degli osservatori; non spetta pi ai capi reprimere leidiosincrasie dei dipendenti, omogeneizzarne la condotta erinchiuderne le azioni nella rigida cornice della routine. La chiavedel successo essere se stessi anzich come tutti gli altri. Ciche si vende bene la differenza, non luniformit. Non basta piavere conoscenze e abilit attinenti al compito e possedute da chiha gi svolto o si candida a svolgere lo stesso compito; anzi,probabilmente sarebbe considerato un handicap. Occorre inveceavere idee inconsuete, presentare progetti fuori del comune e maiproposti prima, e soprattutto essere inclini, come i gatti, ad andare

    avanti per la propria strada in solitudine. Simili doti difficilmente siacquisiscono e si apprendono dai libri di testo (a parte i manualisempre pi numerosi che sfidano il sapere e la saggezza tramandati einfondono il coraggio di vivere da soli). Per definizione, quelle dotivanno sviluppate dallinterno, liberando e sviluppando le forzeinteriori che si celerebbero nella propria personalit eattenderebbero solo di essere risvegliate e messe allopera.

    Questo il genere di sapere (o, meglio, di ispirazione)ardentemente desiderato da uomini e donne dei tempi liquido-moderni. Ci che essi cercano sono consulenti che insegnino loro acamminare, e non insegnanti che li portino a incamminarsi suununica strada, gi molto affollata. I consulenti che essi cercano, eperi cui servizi sono disposti a pagare quanto occorre, devono (evogliono) aiutarli a scavare in profondit nel carattere e nellapersonalit, dove si presume si trovino i ricchi giacimenti di metallipreziosi che chiedono a gran voce di essere portati alla luce. Queiconsulenti rimprovereranno ai propri clienti la pigrizia o lanegligenza pi che lignoranza, e offriranno loro una conoscenzaoperativa, un savoir tre o savoir vivre, anzich una conoscenza

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    fattuale, il savoir che gli educatori ortodossi volevano e sapevanotrasmettere. Lattuale culto dellistruzione permanente sfocalizzato in parte sulla necessit di aggiornare allo stato dellartelinformazione professionale, ma deve la sua popolarit, in pari omaggior misura, alla convinzione che la miniera della personalit sia

    inesauribile, e che vadano individuati maestri spirituali in grado diattingere ai giacimenti ancora vergini, non raggiunti o trascurati daaltre guide - e lo saranno, con il debito sforzo e con sufficientedenaro per remunerarne i servizi.

    La marcia trionfale della conoscenza nel mondo abitato dagliuomini e dalle donne moderni avvenuta su due fronti. Sul primofronte si assistito allinvasione, conquista, civilizzazione di territori

    nuovi e inesplorati e alla stesura delle relative mappe. Limperocostruito grazie a tali progressi era quello dellinformazionedestinata a rappresentare il mondo: nel momento stesso dellarappresentazione, la parte del mondo rappresentata si presumevaconquistata allumanit. Il secondo fronte era quello dellistruzione:esso avanzava ampliando il canone dellistruzione ed estendendo lecapacit di percezione e di memorizzazione dei suoi destinatari. Suentrambi i fronti il traguardo - la fine della guerra - erachiaramente individuato in partenza: alla fine tutti i vuoti sarebbero

    stati colmati, si sarebbe tracciata una completa mappa mundi e unnumero sufficiente di canali di trasmissione dellistruzione avrebbereso disponibili ai membri della specie umana tutte le informazionioccorrenti per spostarsi a piacimento nel mondo descritto dallemappe.

    Mano a mano che la guerra proseguiva e che si allungava lacronaca delle battaglie vinte, il traguardo parso allontanarsi

    sempre pi. Ormai propendiamo a credere che su entrambi i fronti laguerra fosse, e sia, impossibile da vincere.

    Tanto per cominciare, ogni volta che un territorio appenaconquistato viene descritto nelle mappe ci sembra accrescere,anzich diminuire, il numero e lestensione degli spazi vuoti; ilmomento in cui si disporr di una mappa mundi completa sembradunque allontanarsi. Inoltre il mondo l fuori, che un tempo si

    sperava di catturare e immobilizzare attraverso latto dellarappresentazione, sembra ora colare fuori da qualsiasi formatramandata; sembra un altro giocatore (decisamente agguerrito escaltro) al gioco della verit, anzich la posta e il premio che i

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    giocatori umani speravano di dividersi. Secondo lefficacedescrizione data da Paul Virilio, il mondo doggi non ha pi alcungenere di stabilit; in moto perpetuo, si sposta, scivola via. Notizieancor pi importanti giungono per dal secondo fronte, quellodellistruzione, della distribuzione della conoscenza. Citando ancora

    Virilio, lignoto si spostato: dal mondo, decisamente troppo vasto,misterioso e selvaggio, alla galassia nebulosa dellimmagine.

    Gli esploratori che desiderano esaminare quella galassia nella suainterezza sono pochi e molto distanti tra loro, e quelli in grado diriuscirvi sono ancora di meno. Scienziati, artisti, filosofi [...], citroviamo a formare una sorta di nuova alleanza per lesplorazione[di quella galassia]: alleanza in cui le persone comuni possono

    lasciare ogni speranza di poter entrare. La galassia semplicementeinassimilabile. La principale sede dellignoto, pi che il mondo dicui parla linformazione, ormai linformazione stessa. Equestultima a dare la sensazione di essere decisamente troppovasta, misteriosa e selvaggia. Sono le enormi quantit diinformazione che si contendono lattenzione ad apparire oggi agliuomini e alle donne comuni molto pi minacciose dei pochi misteridelluniverso rimasti, che interessano esclusivamente un piccologruppo di maniaci della scienza e un numero ancora pi ristretto di

    contendenti per il premio Nobel. Ogni cosa sconosciuta ha lariaminacciosa, ma cose diverse suscitano reazioni diverse. Gli spazivuoti nella mappa delluniverso stimolano la curiosit, incitanoallazione e infondono in chi avventuroso determinazione, coraggioe fiducia, promettono uninteressante vita di scoperte e annuncianoun futuro migliore, gradualmente liberato dalle seccature cheavvelenano la vita. Non cos la massa impenetrabiledellinformazione: essa sta tutta qui, a portata di mano,

    immediatamente disponibile eppure beffarda ed esasperante nella suadistanza, tenacemente estranea e indifferente a qualsiasi speranza diriuscire mai ad afferrarla. Il futuro non pi un tempo da attenderecon impazienza: esso non far che accrescere le odierne difficolt,incrementando in maniera esponenziale la quantit di sapere che gioggi ci stordisce, ci soffoca e ci preclude quella salvezza che cipropone in modo tanto seducente. La massa stessa della conoscenzaofferta il principale ostacolo ad accogliere lofferta. Ed laprincipale minaccia alla fiducia in noi stessi: sicuramente da qualcheparte, in quella impressionante massa dinformazione, ci sar unarisposta ai problemi che ci affliggono; e dunque se le soluzioni non sitrovano, ne derivano immediatamente e concretamente

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    autodisapprovazione e autoderisione. La stessa massa di sapereaccumulato diventata lepitome contemporanea del disordine e delcaos. In essa si sono via via inabissati e dissolti tutti i criteriortodossi di ordinamento: argomenti correlati, attribuzione diimportanza, bisogni che determinano lutilit e autorit che

    determinano il valore. La massa fa apparire il suo contenutouniformemente incolore. Si pu dire che in essa tutte le informazionifluiscano con identico peso specifico; e non c modo di separare ilgrano dal loglio per coloro cui si nega la competenza per giudicare,ma che nondimeno sono esposti alle correnti delle tesicontraddittorie degli esperti. Nella massa, la particella di conoscenzaritagliata ad uso e consumo personale pu essere valutata solamentein base alla quantit; non c possibilit di compararne la qualit conquella del resto. Tutte le informazioni si equivalgono. I quiz televisiviriflettono fedelmente questo nuovo volto della conoscenza umana:per ogni risposta giusta, indipendentemente dallargomento, ilconcorrente ottiene lo stesso numero di punti. Attribuire importanzaalle diverse informazioni, e soprattutto attribuire maggioreimportanza ad alcune rispetto ad altre, forse il compito pisconcertante e la decisione pi difficile. Lunico criterio pratico sucui basarsi la pertinenza momentanea; ma anchessa cambia dimomento in momento e le informazioni assimilate perdono di

    significato appena utilizzate. Anchesse, come altre merci sulmercato, sono destinate a un utilizzo istantaneo, sul posto e unatantum. In passato listruzione assumeva molte forme e si dimostravacapace di adattarsi a circostanze mutevoli, di porsi nuovi obiettivi edi progettare nuove strategie. Ma, se posso ribadirlo, il mutamento incorso diverso da quelli verificatisi in passato. In nessunaprecedente svolta della storia umana gli educatori hanno maiaffrontato una sfida paragonabile in senso stretto a quella

    rappresentata dallattuale spartiacque. Non ci siamo mai trovati,prima dora, in una situazione simile. Larte di vivere in un mondosovrasaturo dinformazione non stata ancora appresa. E lo stessovale per larte, ancor pi difficile, di preparare gli uomini a questogenere di vita.

    Il grande scrittore argentino Jorge Luis Borges, parlando delleorigini di uno dei suoi straordinari racconti, La ricerca di Averro,disse di aver avuto lintenzione di narrare il processo di unasconfitta, di un fallimento per esempio nella ricerca delladimostrazione definitiva dellesistenza di Dio da parte di un teologo,o della pietra filosofale da parte di un alchimista, oppure della

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    trisezione dellangolo da parte di un appassionato di tecnologia oancora della quadratura del cerchio da parte di un matematico. Mapoi gli sarebbe venuto in mente che era pi poetico il caso di unuomo il quale si propone un fine che non vietato agli altri, ma a luisoltanto: Averro, il grande filosofo musulmano che si dedic a

    tradurre la Poetica di Aristotele ma, chiuso nellambito dellislamnon pot mai sapere il significato delle voci tragedia e commedia. Ineffetti Averro risultava votato alla sconfitta dal momento chevoleva immaginare quel che un dramma senza sapere che cos unteatro.

    Il caso scelto da Borges si dimostra effettivamente pi poetico,in quanto soggetto di una splendida storia narrata da un grande

    autore. Ma dalla prospettiva sociologica - priva dispirazione,ordinaria e banale - esso appare pi prosaico. Solo poche animeintrepide si mettono alla ricerca della soluzione dei problemi dellageometria greca classica o della pietra filosofale; ma tutti noiabbiamo sperimentato fin troppo bene sulla nostra pelle e ripetiamoogni giorno lesperienza di cercare inutilmente di comprendere ciche altri non hanno difficolt a capire. Ci accade a noi, nelventunesimo secolo, pi che ai nostri avi nelle epoche passate. Sipensi a un solo esempio: il tentativo di comunicare con i figli, per chi

    genitore; o con i genitori, per chi ancora li ha. Lincomprensionereciproca tra generazioni, tra i vecchi e i giovani, e il sospettoche ne consegue, hanno una lunga storia. I suoi sintomi si possonorintracciare facilmente molto indietro nel tempo. Ma la diffidenzaintergenerazionale ha assunto rilievo molto maggiore nelleramoderna, contrassegnata da cambiamenti permanenti, rapidi eprofondi delle condizioni di vita. stata laccelerazione radicale delritmo del cambiamento, caratteristica dei tempi moderni, a

    permettere di rendersi conto, nellarco di una singola vita umana,che le cose cambiano e che non pi come una volta: si trattadi una constatazione che suggerisce un collegamento (o persino unnesso causale) tra i cambiamenti della condizione umana elavvicendarsi delle generazioni. a partire dallavvento dellamodernit, e per tutta la sua durata, che generazioni venute almondo in fasi differenti della sua continua trasformazione tendono adivergere nettamente nel giudizio sulle condizioni di vita condivise. Ifigli di solito si affacciano a un mondo drasticamente diverso daquello che i loro genitori, sotto la guida degli educatori, avevanoimparato a considerare come standard di normalit, e non avrannomai modo di vedere quellaltro mondo, ormai scomparso, in cui

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    hanno vissuto i loro genitori da giovani. Quello che ad alcunegenerazioni pu apparire naturale - per la serie le cose stannocos, normalmente si fanno cos o dovrebbero essere fatte cos- ad altri pu sembrare unaberrazione: un distacco dalla norma, unostato di cose stravagante e forse anche irragionevole, ingiusto e

    odioso. Quella che ad alcune generazioni pu apparire unacondizione confortevole e familiare, in quanto consente di utilizzarele abilit e routine apprese e padroneggiate, potrebbe sembrarestrana e sgradevole ad altri; nelle stesse situazioni che mettono adisagio alcuni, rendendoli confusi e smarriti, altri si sentiranno comepesci nellacqua. Le differenze di percezione sono ormai diventatemultidimensionali, al punto che, diversamente dai tempi premoderni,le generazioni pi vecchie non attribuiscono pi ai giovani il ruolo diadulti in miniatura o di presunti adulti - di esseri-non-ancora-del-tutto-maturi-ma-destinati-a-maturare (a maturare fino a esserecome noi). Non si spera pi, n si presume, che i giovani sianoavviati a diventare adulti come noi, ma essi sono visti come ungenere di persone alquanto differenti e destinate a restare diverseda noi per tutta la vita. Le differenze tra noi (i vecchi) e loro (igiovani) non appaiono pi come un problema temporaneo destinato arisolversi e a svanire nel momento in cui i giovani (inevitabilmente)apriranno gli occhi alle realt della vita.

    Il risultato che le generazioni pi vecchie e quelle pi giovanitendono a guardarsi reciprocamente con un misto di incomprensionee di apprensione. Gli anziani temono che chi si appena affacciato almondo si accinga a rovinare e a distruggere quella familiare,accogliente, decorosa normalit che essi, i loro genitori, hannolaboriosamente costruito e conservato con amorevoli cure; i giovani,al contrario, sentono forte limpulso di risistemare ci che i vecchi

    hanno abborracciato e scombinato. N gli uni n gli altri sonosoddisfatti (o almeno non del tutto) per come vanno le cose e per ladirezione in cui sembra muoversi il loro mondo, e si accusano avicenda del disagio. Una rivista inglese molto autorevole hapubblicato recentemente, a una settimana di distanza, due accuseche differivano in modo impressionante tra loro: un commentatoreaccusava i giovani di essere una mandria di indolenti, depravati ebuoni a nulla, mentre un lettore gli ha risposto che i presuntigiovinastri pigri e insensibili in realt ottengono ottimi risultatiaccademici e si preoccupano dei guai che hanno combinato gliadulti. Qui, come in tante altre discussioni simili, la differenza chiaramente riconducibile a valutazioni e punti di vista con

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    sfumature soggettive. In casi come questi difficile risolvereoggettivamente il disaccordo che ne scaturisce.

    Ann-Sophie, una studentessa ventenne della CopenhagenBusiness School, ha risposto cos alle domande poste da Flemming

    Wisler: Non voglio essere troppo controllata dalla mia vita. Nonvoglio sacrificare tutto alla mia carriera [...] La cosa pi importante sentirsi a proprio agio [...]. Nessuno vuole rimanere bloccato troppotempo nello stesso lavoro. In altri termini: tenetevi spalancatetutte le opzioni. A nulla e a nessuno dovete giurare fedelt finchmorte non ci separi. Il mondo pieno di possibilit meravigliose,allettanti, promettenti; sarebbe folle perdersene qualcuna legandosimani e piedi con impegni irrevocabili.

    Non sorprende che nella lista delle abilit di vita fondamentali chei giovani sono sollecitati a padroneggiare (e impazienti di farlo),cavalcare londa superi di gran lunga concetti sempre pi obsoleticome indagare e approfondire. Come ha osservato Katie Baldo,consulente di orientamento nella Cooperstown Middle School nelloStato di New York, gli adolescenti si perdono alcuni importantisegnali sociali perch sono troppo assorbiti dai loro iPod, cellulari ovideogiochi. In aula mi accorgo continuamente che non riescono asalutare n a stabilire un contatto oculare. Entrare in contatto conlo sguardo e ammettere la prossimit fisica di un altro essere umanosono sinonimi di spreco, in quanto equivalgono a dedicare del tempo,scarso e perci prezioso, ad approfondire: decisione checostringerebbe a smettere, o impedirebbe, di cavalcare tante altresuperfici invitanti. Nella vita di emergenza continua, le relazionivirtuali hanno facilmente la meglio sulla roba vera. Il mondo off-line invita i giovani a essere in costante movimento; simili

    sollecitazioni servirebbero tuttavia a ben poco se non fosse per lacapacit, basata sullelettronica, di moltiplicare gli incontri inter-individuali trasformando ciascuno di essi in un atto rapido,superficiale e usa e getta. Le relazioni virtuali sono corredate deitasti cancella e spam che proteggono dalle conseguenzescomode (e soprattutto dispendiose in termini di tempo) delleinterazioni pi approfondite. Non si pu non ricordare, a questoproposito, il personaggio di Chance (interpretato da Peter Sellers nel

    film di Hal Ashby Oltre il giardino del 1979), che nella stradatrafficata in cui si viene a trovare appena emerso dal prolungato tte--tte con il-mondo-visto-in-Tv, cerca invano di allontanare dallapropria vista, con laiuto del telecomando, un gruppo di suore che lo

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    mette a disagio.

    Per i giovani la principale attrattiva del mondo virtuale derivadallassenza delle contraddizioni e delle finalit contrastanti cheinfestano la vita off-line. Il mondo online, a differenza della sua

    alternativa off-line, rende possibile pensare allinfinitamoltiplicazione dei contatti come a qualcosa di plausibile esostenibile. Ci riesce attraverso lindebolirsi dei legami - in nettocontrasto con il mondo off-line, notoriamente orientato al costantetentativo di rafforzare i legami limitando fortemente il numero dicontatti e approfondendo ciascuno di essi. Questo un effettivovantaggio per uomini e donne che altrimenti sarebbero assillatiallinfinito dalla eventualit (giusto uneventualit) che compiere un

    passo si riveli un errore, o dalla eventualit (giusto uneventualit)che sia troppo tardi per tagliare le perdite che quel passo comporta.Di qui lavversione per tutto ci che a lungo termine, cheriguardi la programmazione della propria vita o lassunzione diimpegni verso altri esseri viventi. Di recente uno spot pubblicitario,evidentemente solleticando i valori della giovane generazione,annunciava larrivo di un nuovo mascara che promettesolennemente di durare ventiquattrore, e lo commentava cos:Parliamo di un rapporto serio. sufficiente un colpo e queste belle

    ciglia sfideranno pioggia, sudore, umidit e lacrime. E per toglierlobasta un po di acqua calda. Ventiquattrore suonano gi come unrapporto serio, ma nemmeno cos il rapporto sarebbe attraente, sei suoi segni non fossero facili da eliminare. Qualsiasi scelta si finiscaper fare, somiglier al leggero mantello di uno dei fondatori dellasociologia moderna, Max Weber - che si pu mettere o togliere apiacimento e senza preavviso -anzich alla sua gabbia di durissimoacciaio, che offre unefficace e durevole protezione dalla

    turbolenza, ma ostacola i movimenti di chi ne protetto, e limitamolto lo spazio della libera volont. Ci che pi importa ai giovani conservare la capacit di ricreare lidentit e la rete ogni voltache ci necessario o si pensa stia per diventarlo. Allapreoccupazione dei nostri avi per lidentificazione subentra quellaper la riidentificazione. Le identit devono essere monouso;unidentit insoddisfacente o non abbastanza soddisfacente, o chetradisca la propria et avanzata, deve essere facile da abbandonare;pu darsi che lattributo pi desiderato dellidentit ideale sia labiodegradabilit.

    La capacit interattiva di internet fatta a misura di questo

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    bisogno nuovo. la quantit delle connessioni, pi che la loroqualit, a fare la differenza tra le possibilit di successo o difallimento. Essa consente di rimanere al corrente dellultimo grido- dei successi pi gettonati, delle t-shirt di ultima creazione, dei pirecenti e pi chiacchierati festival, feste, eventi con personaggi

    famosi. Al tempo stesso, aiuta ad aggiornare i contenuti eridistribuire i connotati nel ritratto del proprio io; e a cancellarerapidamente i segni del passato, i contenuti e i connotati ormaivergognosamente fuori moda. Nellinsieme essa facilitaenormemente, sollecita o meglio ancora impone il perenne sforzodella re-invenzione in una misura impensabile nella vita off-line.Questa probabilmente una delle principali ragioni del tempo che lagenerazione elettronica trascorre nelluniverso virtuale - un tempoche cresce costantemente a spese di quello vissuto nel mondoreale. I referenti dei principali concetti in cui viene inquadrata emappata la Lebenswelt, il mondo in cui vivono e sopravvivono igiovani, il mondo di cui fanno personalmente esperienza, vengonogradualmente ma incessantemente trapiantati dal mondo off-line almondo on-line. Spiccano soprattutto concetti come contatti,appuntamenti, incontri, comunicare, comunit oamicizia, tutti riferiti ai rapporti interpersonali e ai legami sociali.Una delle principali conseguenze della nuova collocazione di quei

    referenti che i legami e gli impegni sociali in essere vengonopercepiti come istantanee scattate nellambito di un processo dirinegoziazione continua, anzich come condizioni stabili destinate adurare a tempo indeterminato. Tuttavia la metafora non mi sembradel tutto calzante: sebbene istantanee, queste foto implicanoancora una tendenza a durare pi dei legami e degli impegni mediatidallelettronica. La parola istantanee rientra nel lessico dellastampa fotografica; la carta fotografica in grado di accogliere

    unimmagine sola, mentre nel caso dei legami elettronici il cancellaree il riscrivere o sovrascrivere, inconcepibili nel caso dei negativi incelluloide e della carta fotografica, sono opzioni particolarmenteimportanti e molto utilizzate; anzi, sono gli unici attributi indelebilidei legami mediati dallelettronica. Teniamo per presente che granparte della giovane generazione odierna non ha mai sperimentatoveri stenti, una depressione economica prolungata e priva diprospettive e una disoccupazione di massa. Chi fa parte di quellagenerazione nato e cresciuto in un mondo in cui ci si poteva

    riparare sotto ombrelli a prova di pioggia e vento prodotti e gestitisocialmente, che sembravano essere l per sempre a proteggerli dalcattivo tempo, dalla pioggia, dal freddo e dai venti gelidi - un mondo

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    in cui ogni mattino prometteva un giorno pi soleggiato delprecedente e pi ricco di piacevoli avventure. Mentre scrivo questerighe le nuvole si accumulano su quel mondo. La condizione felice,fiduciosa e piena di promesse che i giovani ritengono ormai lo statonaturale del mondo potrebbe potrebbe essere agli sgoccioli. Una

    depressione economica (che minaccia, come danno a intenderealcuni osservatori, di rivelarsi altrettanto o persino pi profondadelle crisi sperimentate in giovent dalla generazione dei padri) forse in agguato appena dietro langolo. Perci troppo presto percapire in che modo le visioni del mondo e gli atteggiamentiprofondamente radicati dei giovani di oggi finiranno per adeguarsi almondo a venire, e in che modo tale mondo si adeguer alle loroaspettative profonde.