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ANNO 99 N° 7 - Registrazione Tribunale di Bergamo n° 9 del 26/6/1975 - Redazione Zogno - via XI febbraio, 4 - MENSILE ZOGNO ZOGNO notizie notizie LUGLIO 2009 Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, Comma 2, DCB (Bergamo) PARROCCHIA “Grande è il Signore, degno di ogni lode nella città del nostro Dio. Il suo monte santo, magnifica altura, porta gioia a tutta la Terra”. (Salmo 48)

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Page 1: ZOGNO...Mercoledì 29 SANTA MARTA Novena a Trefontane - Ore 16.45 S.Rosario e a seguire S.Messa Giovedì 30 SAN PIETRO CRISOLOGO,VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA Novena a Trefontane

ANNO 99 N° 7 - Registrazione Tribunale di Bergamo n° 9 del 26/6/1975 - Redazione Zogno - via XI febbraio, 4 - MENSILE

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LUGLIO 2009Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, Comma 2, DCB (Bergamo)

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“Grande è il Signore,degno di ogni lodenella città del nostro Dio.Il suo monte santo,magnifica altura,porta gioia a tutta la Terra”.(Salmo 48)

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NUMERI UTILI

Don Angelo Vigani (Prevosto) 0345-91083

Don Samuele Novali (Direttore Oratorio) 0345-91138

Mons. Giulio Gabanelli 0345-91972

Mons. Gianfranco Gherardi 0345-91029

Don Umberto Tombini 0345-91141

Suore Scuola M. Cavagnis 0345-91246

Monache di Clausura 0345-91130

Giorgio Avogadro (sacrista) 3388644024

G. Mario Pesenti (sacrista) 0345-92647

Casa Mons. Giuseppe Speranza 0345-91029

Calendario Parrocchiale

Redazione, amministrazioneI-24019 Zogno (Bergamo)Via XI Febbraio, 4Tel: 0345/91083http://web.tiscalinet.it/parrocchiadizognoe-mail: [email protected]@tin.it

Direttore responsabile: Don Lino LazzariEditore: Don Angelo Vigani

Registrato al Tribunale di Bergamoil 26-6-1975 al n. 9REALIZZATO DA CORPONOVE BERGAMOe-mail: [email protected]

DOMENICA 2 AGOSTOFESTA DEL SANTO PERDONO D’ASSISI

Alle solite condizioni

Entro domenica 2 agosto ricordati di rinnovarel’iscrizione all’Associazione del Santo Perdono d’Assisi,

dalla signora Donatella Sonzogni, piazza Garibaldi.Quota euro 2,00.

Mercoledì 1 Preziosissimo sangue di GesùNovena alla Rasga - Ore 20.15 S. Rosario e a seguire S. Messa

Giovedì 2 FESTA DI N. S. DEL SACRO CUOR DI GESÙ ALLA RASGAOre 10.15 e 20.15 S. Rosario e a seguire S. Messa

Sabato 4 Ore 15.30 In Chiesa incontro per il Battesimo

Domenica 5 14ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIOI nostri occhi sono rivolti al Signore

Mercoledì 8 Inizio della Novena della B.V. Maria del Monte Carmelo al CarmineOre 20.15 S. Rosario e a seguire S. Messa

Giovedì 9 Novena al Carmine - Ore 20.15 S. Rosario e a seguire S. Messa

Venerdì 10 Novena al Carmine - Ore 16.45 S. Rosario e a seguire S. MessaOre 20.30 In Oratorio festa di chiusura del C.R.E.

Sabato 11 SAN BENEDETTO, ABATE, PATRONO D’EUROPAOre 15.30 In Chiesa incontro per il Battesimo

Domenica 12 15ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIOMostraci, Signore, la tua misericordia

Lunedì 13 SANT’ENRICONovena al Carmine - Ore 20.15 S. Rosario e a seguire S. Messa

Martedì 14 SAN CAMILLO DE LELLIS, SACERDOTENovena al Carmine - Ore 20.15 S. Rosario e a seguire S. Messa

Mercoledì 15 SAN BONAVENTURA,VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESANovena al Carmine - Ore 20.15 S. Rosario e a seguire S. Messa

Giovedì 16 FESTA DELLA B.V. MARIA DEL MONTE CARMELO AL CARMINEOre 10.15 e 20.15 S. Rosario e a seguire S. Messa

Sabato 18 22° Anniversario della piena del fiume BremboOre 15.30 In Chiesa incontro per il Battesimo

Domenica 19 16ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIOIl Signore è il mio pastore: non manco di nulla

Domenica 26 17ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIOApri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente

Martedì 28 Inizio della Novena della Madonna della Neve a TrefontaneNovena a Trefontane - Ore 16.45 S. Rosario e a seguire S. Messa

Mercoledì 29 SANTA MARTANovena a Trefontane - Ore 16.45 S. Rosario e a seguire S. Messa

Giovedì 30 SAN PIETRO CRISOLOGO,VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESANovena a Trefontane - Ore 16.45 S. Rosario e a seguire S. MessaOre 20.30 In Parrocchia S. Messa di apertura Festa della ComunitàSagra di San Lorenzo

Venerdì 31 SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, SACERDOTEIn Oratorio inizio Festa della Comunità - Sagra di San LorenzoNovena a Trefontane - Ore 16.45 S. Rosario e a seguire S. Messa

AG O S TODomenica 2 18ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Donaci, Signore, il pane del cieloIn Parrocchia festa del S. Perdono d’Assisi

LU G L I O 2 0 0 9

IN COPERTINAFoto di Lorenzo Guirri e Silvia G.

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Signore dove sei? ...Volgi a noi il tuo sguardo...ASINSÙ è il tema del Cre che si sta vivendo in questo periodo: a luglioi ragazzi di terza media hanno terminato le loro fatiche scolastiche, igiovani della maturità sono nel bello degli esami e i più giovani sonostati accompagnati in un cammino di vita comune in oratorio, di gio-co, di lavoro, di scoperta del bel-vivere-insieme...

Nella liturgia stiamo vivendo il tempo ordinario e per noi della parrocchia diS. Lorenzo si susseguono tre feste dedicate a Maria la Madre di Gesù: quelladella Madonna del Sacro Cuore di Gesù nella chiesetta sita in località Rasga,quella del Carmine o del monte Carmelo in via Locatelli e quella della Ma-donna della Neve a Trefontane; tre feste di Maria che ci aiutano a volgere lanostra attenzione al centro della Comunità che è Cristo e ci preparano a fe-steggiare il nostro Patrono S. Lorenzo.

Dobbiamo riuscire ad immergere il nostro vivere quotidiano, il divertimento,l’impegno del lavoro nel senso di fede che ci viene regalato continuamente dal-la liturgia senza correre il pericolo di vivere tante messe, tante celebrazioni,tante preghiere, senza metterci il cuore, la passione e la vita. Dobbiamo impa-rare ad accorgerci che Lui c’è nel quotidiano, non c’è bisogno di tante moineper averlo con noi, non ha bisogno di inviti particolari, Lui ci sta volentieri.

Ma noi ci stiamo volentieri con Lui?

Sappiamo fidarci e affidarci e condurre i giovani, i ragazzi alla gioia dell’in-contro con il Signore?

Bisogna accorgersi di Lui e far scoprire, a chi ci incontra, che per noi Lui è lanostra vita, la nostra gioia, il motivo dello stare insieme...

Per questo bisogna trovarsi, lavorare insieme, spendere tempo, fatica, passio-ne perché il nostro vivere sia alimentato, ravvivato dal suo esserci per noi.

Prepariamoci allora a vivere intensamente la festa del Patrono: fare festa per-ché Dio è nostro Padre e noi siamo battezzati: questo è il motivo del far festa,niente altro.

Auguri

Angelo prete

N

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P rima della scoperta della “Grotta di Andrea” a Zo-gno, avvenuta nel 1975, dallo stesso Bortolo Belotti

non si ammetteva l’esistenza della “facies arcaica” nel-l’ambiente zognese, e indirettamente nel resto della Val-brembana.Finalmente, con la scoperta di “Andrea” (= uomo) e di al-tre grotte, si spalanca un nuovo orizzonte sulla presenzadell’uomo brembano in epoche assai remote che racchiu-dono l’enolitico senza escludere la possibilità di potersi

addentrare ulteriormente nel passato con nuove scoperte.Dobbiamo pertanto evidenziare almeno tre elementifondamentali in questo nostro discorso sulla presenzadell’uomo in questa nostra valle: l’Habitat, cioè l’am-biente; l’ethos, cioè il tipo brembano; l’èthnos, cioè lacomunità con le sue istituzioni.I: L’habitat, cioè l’ambiente. È il primo elemento daconsiderare perché è con esso che l’uomo vive in sim-biosi (cioè, vita in comune di due e più individui), ar-ricchendosi reciprocamente, per cui la terra diventamadre e l’uomo figlio. Si crea così l’ambiente, cioè ilterritorio umanizzato, in cui si nasce, si cresce e si svi-luppano le proprie attività.È l’ambiente che ricupera il territorio umanizzandolo.

Se si sradica l’uomo, cioè l’abitante, significa morte. Lanostra valle, aspra e impenetrabile, ha richiesto inauditisforzi da parte dell’uomo brembano per essere umaniz-zata.Gli stessi romani l’hanno definita “Pagus Brembanus”classificandola poi “Gens attributa” ovvero non censita,forse perché ritenuta di difficile penetrazione. Il dott.Gerolamo Calvi, il 21 marzo 1846 all’Ateneo di Berga-mo, disse: “Se questa valle è sterile, sono altrettanto in-

dustriosi i suoi abitanti”.La necessità aguzza l’in-gegno, afferma il nostroproverbio. Quindi, inforza del discorso sullasimbiosi di prima, la no-stra valle deve essere ri-tenuta ricca sotto l’aspet-to più importante, che ri-guarda la genialità. Leo-nardo da Vinci (1452-1519) ci offre lo schizzopiù antico e più autore-vole della valle eseguitoper valorizzarne le ac-que. Segue poi, come do-cumento storico, la rela-zione di Giovanni daLezze (1493-1598), cor-redata da una cartina

completa di tutta la valle, presentata al governo di Vene-zia sulla situazione demografica, delle professioni, dellaviabilità, quindi delle risorse e delle rendite agli effettidel fisco, nella nostra valle.II: Il tipo brembano e il suo ethos (norma di vita). Èinconfondibile somatologicamente e eticamente. Daquando parte la presenza dell’uomo in questa nostra val-le? Bisognerà scavare ancora a lungo nel buio dei secoli,a ritroso nel tempo, per fare luce prima di poter azzarda-re una risposta. Dall’esame antropologico eseguito dalprof. Cleto Corrain dell’Università di Padova, sui restiosteologici, rinvenuti in questi ultimi tempi, si sa soltan-to che si tratta di un tipo di razza subalpina dedito allacaccia, alla pastorizia e alla ricerca dei metalli.

Per non dimenticarela presenza dell’uomo

in Valbrembana

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Eccone una sintesi: ne esce uno schizzo antropologico digente dalla testa larghetta e bassa, dal naso largo e dallastatura appena discreta. Marginalmente, un più abbon-dante materiale relativo alle ossa lunghe, permette diparlare di esemplari diritti o poco curvi... In tutto questola nostra serie composita non sembra uscire da un qua-dro antropologico dell’Italia Nord appenninica, che nonesclude l’eneolitico ma include largamente il bronzo. Sitratta verosimilmente di un “brachicefalo” (homo sa-piens alpinus?) in contrapposizione ai “dolicocefali”,come i mandriani della pianura, peslagi (vedi Remedel-lo) anche se entrambi sono ritenuti rannicchiati di tiponeandertalino.Bisogna tener presente, seguendo l’indirizzo dello sve-dese, Andrea Rethzius, l’indice cefalico orizzontale “58-59” dato dal rapporto tra il diametro traverso e il diame-tro antero-posteriore del cranio, diametralmente oppostol’uno all’altro, formanti come una croce. Se l’indice è in-feriore a 75 si tratta di dolicocefalo, se l’indice è supe-riore a 80 si tratta di brachicefalo. I pastori sono brachi-cefali, mentre i mandriani dolicocefali. Tutti si nasce do-licocefali, ma poi si diventa brachicefali, oggi, perché siè protetti, mentre ai tempi non protetti, provvedeva la na-tura con l’indurimento precoce del cranio: erano o rima-nevano meglio, dolicocefali. Il tipo brembano come ap-pare oggi, appartiene al tipo moderno europeo: non èchiuso, ma riservato; è testardo senza essere scontroso; èfedele senza essere servile; affronta il mondo con disin-voltura; è robusto e geniale; è capace di affermarsi colsuo saper fare in tutti i campi del lavoro, dell’arte e del-l’industria.A volte l’uomo brembano sembra andare in letargo, co-me il Brembo, ma per scatenarsi a breve distanza di tem-po. È come la saxifraga, dove posa i suoi semi, carichi disali potassici, spappola le rocce; porta i colori della suaterra; sempre piuttosto prudente senza essere diffidente.

III: L’ethnos, cioè la comunità brembana con le sueistituzioni. La comunità, o la gente brembana, è un po-polo vivo e vitale, per il suo genio, la sua prestanza fisi-ca, il suo linguaggio arguto, i suoi costumi sani, la suareligiosità robusta, il suo saper fare in ogni situazione, lesue solide istituzioni, non sprovvisto di un certo fierocampanilismo.Si sente comunità, sia nell’ambito famiglia che nell’am-bito civile e religioso. Il potere in ogni caso, inteso comebuon governo della comunità, viene distribuito demo-craticamente, per lo più col ballottaggio tra gli originarie capi-famiglia.Anche nelle parrocchie è esistito sino a poco tempo fal’“jus patronatus popolare”, quasi mai quello dominica-le, cioè del padrone. L’emigrazione costituì una fonte diricchezza con l’arricchimento di stupende opere d’artedelle proprie parrocchie.Sorprende la grande vitalità di questa nostra gente chepotremmo definire “gli Etruschi della Valbrembana”. Èun popolo artefice che, soprattutto nel Cinquecento, siirradia in tutto il mondo senza sentirsi sradicato dallapropria terra a cui fa sempre riferimento. La stessa Ve-nezia da una parte, senza escludere Genova dall’altra,già nel 400-500 si sente brembanizzata. Basta pensareagli autori insigni che vi hanno costellato il rinasci-mento, vediamo i pittori con a capo i vari Palma e Lici-ni, vediamo gli architetti con a capo Codazzi e primaancora il Rizzo.Il Berenson ha affermato che basterebbero gli autoribrembani per rendere famosa un’intera nazione. Pertan-to, come conclusione, bisogna riprendere la storia deinostri antenati per far rivivere in noi la florida speranzadi un popolo capace di risolvere i propri problemi digni-tosamente ed efficacemente di fronte a qualsiasi crisi chela situazione attuale ci presenta.

Mons. Giulio Gabanelli

I è chèi che i patés fàmma sènsa dì negotper vìf con dignitàdenàcc a chèi che i got!

Al mont i michelàsi màia e i bìf e i gotintàt che i và a spàsma i móla mai negot!

Intàt ol tép a l’pàsae l’ria’l dé de regòide chèl che m’à sumnàtche i pöl becàl gna i pòi!

Ol vècc proèrbe l’dìsche töt ol màl e’l bé,a’quàndo no s’ghe pènsa,a l’turna töt in dré!

Me contentàs al montde v’ìga a’ ‘n po’de cörperchè chel che te rèstate l’dóvret gna de mör!

Ol pà che s’mèt in bocain véta ai poarècca l’sèrf a cancelàtin mórt töcc i difècc!

(dalla parabola del ricco epulone: Lc 16,19)

I poarècc Mons. Giulio Gabanelli

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San Paolo - Lettera ai romani 4ª parte

“L’olivo buono e l’olivastro: Israele nel piano di Dio”

I sraele è depositario di tutti i privilegi di Dio nella sua eco-nomia della giustizia nella storia e questi privilegi, se-

condo Paolo, non sono contraddetti per il fatto che oggi esi-ste un Israele che non crede in Gesù.L’esistenza di un gruppo di israeliti che non crede in Gesùnon impedisce la fedeltà di Dio, che continua su quegliisraeliti che hanno credutoin Gesù, semplicemente,come ha fatto altre volte;Dio ha scelto uno e lasciatol’al t ro (vedi Israele edEsaù). In ciò Dio non è in-giusto, ma fa come il vasaioche, con la medesima argil-la, fa un vaso per uso nobilee uno per uso meno nobile(9,14-23).Cap. 10. Non soltanto nellastoria di Abramo il primatoè della fede e non delle ope-re, ma anche in Mosè, per-ché il cuore che accoglie laparola del Signore vieneprima delle opere della leg-ge. I giudei che non credonoin Gesù, sono sinceramentezelanti per Dio e Paolo lopuò dire essendo stato an-che lui uno di loro. Ancheoggi ci può essere un talezelo per le opere, che alla fi-ne si dimentica addiritturala fede, si dimentica che lafede è la radice della Tôrah (ricercano gelosamente unasantità che derivi dalla più scrupolosa osservanza dellaTôrah e così mancano il termine della Tôrah stessa). Ci de-ve essere la Tôrah che porta a Cristo!Cap. 11. Teologia della sostituzione? Paolo riprende il te-ma del cap. 9, riguardante i giudei che hanno creduto equelli che non hanno creduto, quindi Dio ha salvato unaparte di Israele? Questa è la teologia della sostituzione usa-ta sino al Concilio Vaticano II dove la Chiesa viene defini-ta “Nuovo Israele”. Paolo dice che la teologia della sostitu-zione non funziona ed è da rigettare nel modo più totale: igiudei -cristiani, non sono entrati nella continuità dell’Al-leanza escludendo gli altri, essi sono una primizia della to-talità. E qui Paolo fa riferimento al libro dei Numeri cap.15, dove l’offerta dei primi frutti vuol dire che “tutto il rac-colto appartiene al Signore”.

Quindi la Chiesa degli Apostoli, di Sila, di Marco, di Luca,di Paolo non solo è la primizia (i frutti migliori), ma è l’a-nello di coniugazione per i pagani che sono entrati nellaChiesa: noi siamo entrati nella Chiesa soltanto per l’evan-gelizzazione operata dai giudei-cristiani. Se la radice èsanta (e la radice sono i patriarchi, Abramo, Isacco Gia-

cobbe, poi Mosè, il popolodel Sinai, Davide, i profeti,i saggi) noi vi siamo statiinseriti ed è soltanto perchéc’è una Chiesa d’Israeleche ha creduto in Gesù: so-no i nostri padri nella fede, inostri “fratelli maggiori”,perché hanno aperto la por-ta a noi pagani per entrarenell’eredità.La Chiesa madre è la Chie-sa di Gerusalemme, e ri-guarda non solo la Chiesadel passato, ma la Chiesa dioggi, perché la Chiesa-Mi-stero è formata da CristoRisorto e dai dodici che sta-vano con Lui. Dio continuaa scegliere Israele, che ri-mane il popolo eletto; quelpopolo eletto che, attraver-so la Chiesa giudeo-cristia-na, si è aperto ai Gentili, edha permesso a costoro di farparte delle discendenza diAbramo. Nella lettera ai

Galati, Paolo afferma: “se siete figli di Dio in Cristo Gesù,siete discendenza di Abramo”, poiché la salvezza è nellastoria. Nel Vangelo di Matteo, la genealogia di Gesù co-mincia con Abramo: Gesù è discendente di Abramo. Sem-pre nell’immagine dell’olivo, c’è una linfa che viene dallaradice e che ha raggiunto i pagani, attraverso la Chiesaapostolica di cui fa parte anche Paolo, quindi senza laChiesa di Gerusalemme non ci sarebbe la salvezza di Dioper i pagani (per noi...).C’è ancora un passo interessante in cui Paolo afferma cheDio non ha abbandonato il suo popolo (11,11-32), “Vi ri-velo un mistero”; quando la pienezza delle nazioni sarà en-trata nel disegno della sua giustizia, Dio salverà tutto Israe-le, (tutto, non soltanto quelli che hanno creduto, ma anchequelli che oggi non credono). Paolo non si rassegna cheuna parte di Israele venga perduta, si tratta della globalità

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del popolo, Dio non ha scelto i buoni del popolo ma tuttoun popolo. C’è dunque questo sacramento di salvezza, nelmondo c’è Israele che si compie in Gesù, e con Gesù siprolunga nella Chiesa e nella storia.I capp. 12,1 - 13,14 contengono autorevoli consigli esorta-tivi, Paolo ripropone concetti già formulati nella prima let-tera ai Corinti: un solo corpo, molte membra, diversi do-ni/carismi, tra cui profezia e insegnamento, e soprattuttol’amore. Come gli scrittori sapienziali dell’A.T., anchePaolo dà una serie di consigli, insistendo specialmente sul-la concordia, tolleranza e perdono (per non conformarsi al-la mentalità di questo secolo (12,2). Il credente è un anti-conformista perché vuole ri-manere fedele al proprio es-sere, quindi dovrebbe saperriconoscere, alla luce del Cro-cifisso, i condizionamenti e laforza di seduzione che per-mea il suo tempo e il suo am-biente.“Trasformatevi...” possiamodefinire questo percorso con-versione, per orientarci e ra-dicarci sempre più in quellache è la nostra immagine ori-ginaria, nella quale c’è il pro-getto originario di Dio che ciha fatto a sua immagine e so-miglianza. La direttiva di es-sere sottomessi alle autorità èparticolarmente appropriatain questa lettera indirizzata aicristiani della capitale (13,1-7) e non è l’unico atteggia-mento da adottare verso i go-vernanti di ogni tempo. Af-fermando che “chi ama il suosimile ha adempiuto la leg-ge” e che “qualsiasi altro co-mandamento si riassume in queste parole: amerai il prossi-mo tuo come te stesso”, Paolo riecheggia l’insegnamentodi Gesù in Mt 22,33-40. Il v. 12 riflette probabilmente uninno battesimale noto ai Romani, con le sue immagini dinotte e giorno, opere delle tenebre e luce; la situazione ec-cezionale induce Paolo ad esortare i cristiani ad armarsicontro i desideri della carne: “Rivestitevi del Signore GesùCristo (13,14).Cap. 14. I forti devono amare i deboli: è una questione cheriflette alcune osservanze derivate dalle norme di purità ri-tuale tipiche mentre i “deboli” le considerano obbligato-rie. Paolo esorta i due gruppi a non giudicare o disprezza-re gli uni gli altri. Sia che mangino sia che se ne astenga-no, tutti devono farlo per il Signore. In particolare, egliammonisce i “forti” che è meglio non mangiare carne enon bere vino, se ciò scandalizza un fratello. Paolo con-

clude la sua lettera con due sessioni intercommesse. Nellaprima parla dei suoi rapporti con i Romani, ha scritto loroperché Dio gli ha concesso la grazia di essere ministro diGesù Cristo tra i gentili. Come il sacerdote ebraico si de-dica al servizio di Dio nel tempio, così Paolo considera lapredicazione del Vangelo come un servizio liturgico, af-finché i gentili diventino una oblazione gradita, santifica-ta dallo Spirito Santo. Nella seconda sessione Paolo nomi-na e saluta ventisei persone che risiedono a Roma e che loconoscono: gli accenni ad una Chiesa domestica, a fami-glie e ad altri gruppi fanno supporre che la comunità ro-mana consistesse in buon numero di piccole chiese dome-

stiche. Questo capitolo cimostra un esempio praticodelle relazioni personali del-l’Apostolo Paolo con tanticristiani, fatte di affetto, diriconoscenza, di sofferenzacondivisa, di lotta e di servi-zio condivisi per il Vangelo.Non ha solo un valore infor-mativo sulle relazioni traPaolo e i cristiani nominati,ma rappresenta lo specchiodi quella teologia della Chie-sa che egli ha suggerito nellasua lettera: la Chiesa comecomunità in cui la professio-nalità del singolo credentenon è cancellata ma è valo-rizzata, proprio perché inogni singolo credente si ma-nifesta e si comunica il donodi Dio. È una visione dellaChiesa come fraternità vera,come comunione, come luo-go visibile della grazia, deldono ricevuto e del dono co-municato. Abbiamo qui la

possibilità di conoscere un volto inedito di Paolo: è l’uo-mo riconoscente e grato, pronto a dire pubblicamente lapropria riconoscenza e a segnalare il valore, la dignità, lafatica dei collaboratori, è l’uomo attento all’aspetto affet-tivo ed emotivo della relazione che non valuta le personesoltanto per ciò che possono fare. Questo mondo di rela-zioni così ricco e così abbondante è anch’esso un fruttodell’Evangelo: ecco il modello, l’esempio di una persona-lità nuova perché rinnovata dal vangelo.

Bibliografia:F. ROSSI DE GASPERIS - G. FACCHINETTI, lettera aiRomani, SCUOLA della PAROLA, Diocesi di Bg, 2001BROWN, R. E. Introduzione al N. T., QUERINIANABRESCIA, 2001

Anna Santini

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Vogliamo dedicare questo pensierod’introduzione al nostro parroco

Don Angelo che ama tanto gli asini (egli chiederemo il perché): qualcuno hadefinito la Cresima in modo simpaticocome “il ponte dell’asino” per indicareun passaggio particolarmente impe-gnativo al quale ci si prepara con nonpoche difficoltà, ma sempre sostenutidall’amore di Dio Padre. Infatti la pre-parazione dei ragazzi alla Conferma-zione non è stata facile, ma ora eccocigià a una delle tantissime tappe del no-stro viaggio!!Siamo approdati al porto con tantaemozione come quando si arriva in unposto nuovo del quale si conosce solociò che è stato letto su qualche rivista ovisto in fotografia, oppure raccontatoda qualcuno che vi era già stato primadi noi. In questi casi può accadere che

ci si senta disorientati, ci si guarda in-torno e si osserva con occhi attenti e cu-riosi ciò che ci circonda; ma poi pianpiano è come se tutto diventasse fami-liare e venisse riconosciuto nella suavera realtà.I momenti vissuti nel rito della Cresi-ma, hanno richiamato alla nostra me-moria e in quella dei ragazzi parole, im-magini, ricordi di ciò che avevamo in-contrato durante l’anno catechistico.Con il sacramento della Cresima larealtà che si è presentata è stata partico-lare, nell’aria c’era qualcosa di “spe-ciale”: cuore nuovo e occhi nuovi han-no fatto scorgere nuovi orizzonti e nuo-ve prospettive e rileggere il passato inmodo diverso.Il clima è stato emozionante e raccoltograzie alla sentita partecipazione dellenumerose persone presenti. Il coro ha

donato una maggiore solennità all’im-portante incontro che i ragazzi hannovissuto.Toccante è stata anche la spensieratezzadel coretto dei bambini che si sono mo-strati attivamente coinvolti nella funzio-ne, cantando e pregando per i loro ami-ci più grandi, insieme alla comunità.Grande è stata la tenerezza di Mons.Romeo delegato del Vescovo nell’inco-raggiare i ragazzi invitandoli a prende-re il largo e scommettere la propria vitacon gioia come dono a servizio dei fra-telli.L’anno trascorso è stato caratterizzatoda cambiamenti importanti, è stato unperiodo di passaggio: dalle elementarialle medie, dall’essere bambini al di-ventare ragazzi.Soprattutto negli incontri di catechi-smo ci si è scontrati con la grande re-

“La Cresima è un dono d’amore, anche se spesso poco compreso, vissuto da molti comeun obbligo da assolvere, piuttosto che come un incontro decisivo in cui, se lo si vuole, loSpirito Santo può riempire il cuore e imprimere il sigillo dell’amore di Dio per rendercicapaci di credere, sperare ed amare oltre ogni misura, oltre ogni prova e sfida della vita”.

La Cresima: una tappa,non un traguardo...

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sponsabilità di decidere con maggioreautonomia. È stato bello vederli cresce-re e maturare.Ricordiamo una frase del tipo: “vengoal catechismo perché mi obbligano imiei genitori”, ma poi abbiamo notatoche sono sempre venuti volentieri e ca-richi di entusiasmo.Ricordiamo l’esuberanza, la vitalità e lacreatività dei ragazzi durante i due ritiri

e i momentidi condivi-sione con glialtri gruppidelle medie.Esuberanza evivacità tra-sformate in se-rietà e racco-glimento du-rante la cele-brazione del ritodella Conferma-zione: è stata unagrande emozionevederli con i genitori e i padrini e le ma-drine in un atteggiamento di preghiera eumiltà davanti al Signore e a tutta la co-munità. Hanno dato a tutti un grandeesempio di forza e coraggio. Siamo si-curi che in loro vi era la consapevolezzache ciò che andavano a ricevere (il sigil-lo dello Spirito Santo) sia veramenteimportante per la loro vita.La Cresima all’evidenza non cambianulla in modo eclatante perché la tra-sformazione avviene da lì e durante tut-ta la vita (come ha ricordato e auguratoMons. Romeo).Il cristiano che riceve l’unzione diventa

un viaggiatore, o meglio, un pellegrino,che è invitato a percorrere le strade delmondo non come un turista, ma cometestimone autentico.Noi catechisti, uniti ai sacerdoti, rico-nosciamo inoltre la vitale e sentita par-tecipazione dei genitori che si sono resispesso disponibili durante l’anno per labuona riuscita dei ritiri e delle iniziati-

ve che coinvolgeva-no i cresimandi.Carica di amore esenso profondo è lalettera scritta aipropri figli nel ri-tiro quaresimale:ci hanno affidatoi loro figli e spe-riamo di nonaver disatteso leloro aspettative.In modo parti-colare abbia-mo gradito e

accolto il dono che ci hanno riservato.Significativa è stata per noi questa scel-ta di “vi darò un cuore nuovo e uno spi-rito nuovo”: l’amore di Dio è stato ri-versato nel cuore dei ragazzi per mezzodello Spirito Santo che è stato donatoda Gesù Cristo. È un amore che trasfor-ma il cuore di pietra in cuore di carne. Èquesto ciò che semplicemente abbiamocercato di trasmettere ai ragazzi. Solocon un cuore arricchito e trasformatodai doni dello Spirito Santo possiamosentirci uniti al Padre con Gesù Cristo evivere così la vita nella gioia di ricono-scerci fratelli. I catechisti

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Segnati dal sigillodello Spirito Santo:

Accardi AliceAdobati ClarissaAlabro LetiziaBarcella PietroBaroni DiegoBertoli DavideBosatelli NicoleBrigenti NoemiBusi GiuliaCalcagno VittoriaCarminati LisaCarminati MartinaCarminati MicheleCarminati StefanoCarnevale MattiaCarrara FrancescaCarrara LorisCarrara MichelaCattaneo MatteoCavada MatteoCefis SaraCipriano RobertaCostanzi GiorgioGamba MartinaGervasoni LeonardoGritti DanieleLubrini MartinaMagnati DanielaMazzoleni MichaelMazzoleni PaolaMilesi GiorgioNisoli AndreaPellegrini AndreaPesenti MichelaPrando MatteoRipamonti AliceRota BeatriceRubis StefanoScalabrino MarcoScanzi GretaSevergnini SilviaSonzogni ErikSonzogni NicolaTiraboschi RobertaZanchi Matteo

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N ella sua autobiografia, Ray Kroc, uno dei fondatoridi McDonald’s ha scritto queste parole: “Le patati-

ne fritte erano quasi sacre per me. La loro preparazioneera un rito da rispettare religiosamente”. All’inizio, nellafamosa catena di fast food, le patatine venivano cucinategiorno dopo giorno: pelate, tagliate in strisce sottili e frit-te. Ma quando si ramificò in tutto il paese, e anche fuorida esso, la catena di fast food cercò di ridurre i costi e ilnumero dei fornitori, e far sì che le sue patatine avesserolo stesso identico sapore in ogni zona del mondo. LaMcDonald’s cominciò ad usare le patate surgelate nel1996, e ben pochi clienti si accorsero della differenza.Un piatto comune e familiare era stato trasformato in unprodotto industriale con una lavorazione complessa. Lepatatine fritte McDonald’s oggi sono confezionate in im-pianti che possono pelare, affettare, cuocere e surgelareun milione di chili di patate al giorno.Ma quale è stato il fattore che ha determinato il successodelle patatine Mcdonald’s, considerato che nel 1960 glistatunitensi consumavano in media due chili di patatinefritte surgelate mentre oggi ne consumano in media al-meno 15?Il sapore delle patatine fritte di McDonald’s ha avuto unruolo determinante nel successo della catena, ed è statolodato non solo da clienti ma anche da concorrenti ed

esperti di cucina. Il loro sapore particolare non dipendené dalla varietà delle patate né dalla tecnica di lavorazio-ne né dai macchinari usati per friggerle: le altre catenealimentari usano la stessa varietà di patata e gli stessimacchinari. Il sapore delle patate fritte dipende soprat-tutto dall’olio usato per friggerle. Per decenni McDonal-d’s ha fritto le sue patatine in una miscela composta per il7 per cento da olio di semi di cotone e per il 93 per centoda strutto. Era questa miscela a dare alle patatine il lorogusto particolare, oltre che una percentuale più alta digrassi saturi per grammi rispetto ad un hamburger. Nel1990, sommersa da una valanga di critiche per la quanti-tà di colesterolo delle sue patatine, la McDonald’s è pas-sata all’olio vegetale. E qui ha dovuto affrontare unanuova sfida: come fare patatine che avessero un vago sa-pore di carne senza però friggerle nello strutto. Un’oc-chiata agli ingredienti usati ci dice come è stato risolto ilproblema. In fondo alla lista appare un’espressione a pri-ma vista innocente eppure stranamente enigmatica:“Aroma naturale”. Questo ingrediente spiega non soloperché le patatine sono ancora così buone, ma anche per-ché i cibi conservati, ossia la maggior parte di quelli checonsumiamo, hanno il sapore che hanno.

Il trionfo dei cibi conservatiAprite il frigorifero, il congelatore, i vostri armadi in cu-cina e leggete le etichette sugli alimenti. Troverete sicu-ramente scritte quali “aromi naturali” o “aromi artificia-li” in quasi tutte le liste degli ingredienti. Le analogie traqueste due ampie categorie sono molto più significativedelle loro differenze. In entrambi i casi si tratta di additi-vi prodotti dall’uomo a cui gran parte degli alimenti con-servati devono il loro sapore. Di solito, la prima volta checompriamo un prodotto è perché siamo invogliati dallasua confezione o dal suo aspetto. Ma generalmente è ilsuo sapore a decidere se lo compreremo di nuovo. Le tecniche di inscatolamento, congelamento e disidrata-zione usate nella lavorazione distruggono gran parte, equesto è noto, del sapore. Per questo è nata una grandeindustria, sviluppatissima negli Stati Uniti, che si dedicaa rendere appetibili gli alimenti conservati. Senza l’indu-

Cosa sarebbe una gomma da masticare alla ciliegia senza un tocco di 3-etilbutilacetato? Eil bagnoschiuma alla vaniglia senza un’ombra di 3-metossi-4-idrossibenzaldeide? È pro-prio vero che viviamo in un mondo dove si fa la limonata con aromi artificiali e la cera permobili con limoni veri? Viaggio nei laboratori che creano il sapore dei cibi che mangiamo.

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La fabbrica degli aromi 1ª parte

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stria degli aromi, il fast food, così come oggi lo cono-sciamo, non potrebbe esistere. L’industria degli aromi sicirconda di grande segretezza e le maggiori aziende si ri-fiutano di divulgare sia la formula esatta dei loro compo-sti aromatici, sia l’identità dei loro clienti. Il segreto èconsiderato essenziale per proteggere la fama delle mar-che più celebri. Le catene di fast food, comprensibilmen-te, vorrebbero far credere ai clienti che i sapori dei loropiatti hanno origine nelle cucine dei ristoranti, e non infabbriche lontane gestite da altre compagnie. Le patatinefritte McDonald’s sono uno dei anti piatti il cui gusto èsolamente un componente di un lungo processo di lavo-razione. L’aspetto e il sapore di quanto mangiamo sonospesso ingannevoli. E di proposito.

Il corridoio degli aromiLa più grande azienda di aromi del mondo, la IFF, Inter-national Flavors & Fragrances, ha uno stabilimento nel-lo stato del New Jersey, uno stato che pare sia stato scel-to anche da altre grosse compagnie che lavorano nell’i-dentico settore della IFF. Nelle stanze di questa fabbricaaleggiano odori sublimi, mentre uomini e donne in ca-mici bianchi sono tutti presi dal lavoro in mezzo a mi-gliaia di boccette, contenitori di profumi, fragranze echissà quali altre diavolerie dai nomi chilometrici. Laparte più interessante, per un profano, è la visita alle cu-cine pilota, dove vengono testati o lievemente modifica-ti gli aromi di marche molto conosciute e dove vengonomessi a punto aromi completamente nuovi. Il laborato-rio spuntini e stuzzichini della IFF si occupa dell’aromadi patatine, sfoglie di granoturco, pane, cracker, cerealiper la prima colazione e persino cibo per animali. Il la-boratorio dolciario crea aromi per gelati, biscotti, cara-melle, dentifrici, colluttori e antiacidi. Ovunque vi sonoprodotti famosi e molto pubblicizzati. Il laboratorio del-le bevande è pieno di bottiglie di liquidi dai colori bril-lanti. Fornisce aromi per bibite analcooliche ed energe-

tiche, tè in bottiglia, succhi di frutta “naturali al centoper cento”, birra e liquori al malto.Oltre ad essere la più grande azienda di aromi del mondo,la IFF produce gli odori dei sei tra i profumi più venduti,tra i quali citiamo a solo scopo illustrativo Trésor di Lan-côme ed Eternity di Calvin Klein. Tra i suoi prodotti laIFF annovera anche i profumi per i prodotti della casa:dai deodoranti ai detersivi per i piatti, dal bagnoschiumaallo shampoo, dai detergenti per i mobili alla cera per ipavimenti. Tutti questi aromi vengono ottenuti con lostesso procedimento: la manipolazione di sostanze chi-miche. Insomma, la scienza che sta dietro al profumodella vostra schiuma da barba è sostanzialmente la stessache determina il sapore della vostra cena.

(continua)

don Luciano Locatelli

Preghiamo con la Chiesa (L’Apostolato della preghiera)Le intenzioni devono essere precedute dalla recitadella preghiera riportata qui sotto:

Cuore divino di GesùIo ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Ma-ria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eu-caristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le soffe-renze di questo giorno, in riparazione dei peccati eper la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia del-lo Spirito Santo, a gloria del Divin Padre.

Generale - Perché i cristiani del Medio Oriente possano vivere la lorofede in piena libertà ed essere strumento di riconciliazione e di pace.

Missionaria - Perché la Chiesa sia germe e nucleo di un’umanità ri-conciliata e riunita nell’unica famiglia di Dio, grazie alla testimonian-za di tutti i fedeli in ogni Paese del mondo.

Dei Vescovi - I carcerati trovino nella loro condizione di detenzioneopportunità di riscatto e di crescita umana e spirituale.

Mariana - Perché la Vergine, incomparabile Madre che cammina coni poveri e gli umili della terra, sia per ciascun credente, sostegno e con-forto nel pellegrinaggio di ogni giorno.

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Vogliamo iniziare questo articolo ringraziando, dovero-samente, tutti i bambini e i ragazzi che, decidendo di ac-

compagnare con i cori in chiesa i compagni che andavano aricevere i diversi sacramenti, si sono fatti partecipi delle lorogioie, delle loro emozioni,delle loro dichiarazionid’impegno. Nelle solennitàdelle domeniche passate, unnutrito gruppo di “cantanti” ,ha portato freschezza e sono-rità nelle nostre eucarestiepiù importanti.La nostra riflessione riguardain particolare la Professione diFede dei ragazzi di 3a media ela cronaca della giornata è pre-sto fatta: domenica 7 giugno,festa della Santissima Trinità, ilgruppo del ’95 ha dichiarato,durante la messa delle ore 11 il proprio impegno e desiderioa continuare il cammino di fede intrapreso da piccoli. I ra-gazzi sono stati propositori e animatori della loro eucarestia,leggendo l’introduzione, le letture, il salmo, le preghiere deifedeli, l’offertorio ed, in particolare, il loro Credo.I canti, dicevamo, hanno reso particolarmente gioiosa l’at-mosfera, anche se in alcuni momenti l’emozione e la com-mozione sono state davvero palpabili; scenario spettacolarepoi, sono stati i due maestosi ulivi, che hanno fatto da “sen-

tinelle-testimoni” alle promesse dei ragazzi, portate perso-nalmente nel cesto posto ai loro piedi.Perché l’ulivo? Perché l’ulivo è stato il nostro simbolo dal-

l’inizio dell’anno catechistico:legno duro ma molto malleabi-le, si presta ad essere lavoratoe scolpito per ottenere il me-glio dalle sue venature; regalafoglie argentate e frutti deli-ziosi, per darci l’olio, gustosopilastro della nostra alimen-tazione mediterranea; crescenutrendosi di sole, resiste aclimi aridi e sfibranti e ri-chiede pochissime cure;sviluppa negli anni, e non abreve, la sua magnificenzaper resistere nelle genera-

zioni; ha assistito alla Passione di Gesù nell’orto del Get-sèmani, potendo però solo offrirgli riparo da occhi indiscre-ti; è stato l’albero che ci ha accolti nel panorama di Assisi eche abbiamo fotografato più volte durante le nostre visitealle bellezze artistiche e spirituali della città di Francesco;...e si potrebbe continuare ancora.Noi catechiste vogliamo augurare ai nostri ragazzi di asso-migliare sempre più agli ulivi: forti, essenziali, generosi,coerenti. Un abbraccio a tutti.

Le catechiste

La professione di Fede

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Siamo qui oggi perché convinti che questa tappa non è la conclusione di un cammino: inizia ora l’impegno NOSTRO, la fatica NOSTRA, la responsabilità NOSTRA.Prendiamo consapevolmente decisioni in tanti campi: d’ora in poi vogliamo farlo anche per la NOSTRA maturità cristiana.

Abbiamo sperimentato e riconosciuto che c’è chi ci vuol bene: i genitori, che ci hanno dato la vita e ci proteggono nella crescita; le istituzioni che ci vogliono sani, istruiti e ben educati;la Chiesa e l’oratorio che ci permettono con i sacramenti dell’iniziazione cristiana di sentire l’amore di Dio Padre, la tenerezza di Gesù, la forza dello Spirito Santo.

“Vi ho chiamato amici” ci dice Gesù: siamo nel suo abbraccio, diventiamo sua dimora, siamo consapevoli di dover rispetto al nostro corpo tenendo lontano tutto ciò che, con parole e azioni, lo offende.

Crediamo che non l’abitudine, ma la convinzioneci debba condurre all’Eucarestia, alla preghiera,alla riflessione e alla richiesta di aiuto e di perdono.

Vi chiediamo di essere comprensivi, ma fermi nel riprenderci,perché sicuramente cadremo ancora nella trappola dell’egoismo e della vanità.

Ricambiare le cure e le attenzioni, l’amore e l’affetto ricevuti finora dagli altri sarà il nostro obiettivo... lo faremo con spontaneità e gaiezza,ma non per questo meno seriamente.

Questo fortemente e fermamente NOI CREDIAMO.

Bergamelli MattiaCarminati PatriziaCortinovis GiuliaEman Alazar HanibalFerrari DavideFidanza LucaFoglieni ClaudiaFracassetti FrancescaFustinoni SebastianoGhisalberti CarolaGhisalberti MauroLenza FrancescaLenza ValentinaLosa DavideMazzoleni AlessiaMazzoleni Nicola

Musitelli SaraPesenti DeboraPesenti MargheritaPesenti SerenaPesenti SimoneRiccardi LorenzoRigamonti SofiaRota FrancescaRubis SofiaRuggeri LucaSana LiciaSana LucaUnali MilenaVolpi BeatriceZani DiegoZani Tania

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La Buona NovellaN el 1970 Fabrizio De Andrè incise un disco intitolato “La buona novella” ispirato ai vangeli apocrifi. Nel 2000,

poco dopo la morte del cantautore e poeta genovese, il teatro dell’Archinvolto mise inscena uno spettacolo tratto da quell’opera musicale. La rilettura che il nostro bravissimo eappassionato Luciano ha proposto nella sera del 26 maggio, nell’incontro per catechistiaperto a tutta la comunità, è stata parzialmente e liberamente tratta dal testo teatrale dellospettacolo sopra citato. I testi apocrifi (non ufficialmente riconosciuti dalla Bibbia) fonte diispirazione per questa trasposizione, sono in particolare il vangelo dell’infanzia di Maria, ilprotovangelo di Matteo e il vangelo di Giacomo; testi che risultano sia per stesura che tem-poralmente, abbastanza vicini ai canonici. Ciò che ha convinto nella scelta di questo testoè comunque la grande poetica presente e l’umanizzazione che viene offerta di ciascun per-sonaggio che si presenta nella lettura.Per ovvie ragioni di spazio non riportiamo i testi delle canzoni che hanno intervallato e completato la rappresenta-zione offertaci, ma vi assicuriamo che sono davvero interessanti e hanno il potere di far riflettere. A chi dunque nonha potuto godere dell’ascolto, buona lettura!

(La buona novella di Fabrizio De Andrè - ed. Einaudi tascabili Stile Libero)

E il profeta disse: “Ascolterete bene, eppure non intende-rete. Guarderete bene, eppure non vedrete. Perché il cuo-re di questo popolo si è fatto ottuso!”E Gesù disse: “Gli uomini credono che io sia venuto sul-la terra a portare la pace, ma essi non sanno che io sonovenuto, invece, a portare la discordia e il fuoco, e la spa-da e la guerra.”E Maria disse: “Ecco l’ancella del Signore davanti a lui.Mi avvenga secondo la Sua parola!”

E di Maria vogliamo raccontare. Per cultura, tradizione eeducazione siamo soliti raffigurare Maria luminosa nellanatività o addolorata nella pietà della deposizione. E co-munque sempre silenziosa.Ecco allora che la nostra narrazione vuole dipingereun’immagine diversa, dandole viso e parole di fanciulla.Si chiamava Maria, Miriahm in ebraico... ma la nostrastoria inizia un po’ prima, intorno al 20 a.c.A Gerusalemme vivono Gioacchino e Anna, appartenentialla tribù di Giuda. Lui è un pastore benestante, lei accu-disce la casa. Rispettosi del Signore e fedeli. Ma non han-no figli. E le antiche scritture ebraiche inveivano: “male-detto sia l’uomo infecondo”, quindi per Gioacchino edAnna ormai avanti nell’età, questo diviene motivo digrande tristezza. Al punto che quando Gioacchino nelgiorno della Dedicazione, uno dei più importanti per la re-ligione ebraica, si reca al Tempio di Gerusalemme, ilsommo sacerdote Isachar lo caccia proprio perché sterile.Offeso e umiliato Gioacchino non torna a casa, se ne vàsui monti e vi rimane alcuni mesi. Doppia tristezza per

Anna che subisce oltre all’onta della sterilità questa situa-zione di solitudine, quasi di vedovanza. Una sera mentreprega il Signore nel suo giardino scorge nel nido su un al-bero nascere un passerotto, un evento colmo di letizia etenerezza ma che le ricorda la propria maternità negata, eallora la sua preghiera si trasforma in invettiva: “PerchéSignore hai dato a tutti la possibilità di procreare, ai pas-serotti ai serpenti alle formiche e solo a Gioacchino e a mehai negato questo dono?! Cosa ti abbiamo fatto o Signo-re?! Eppure ti avevamo promesso che se mai avessimoavuto un figlio a te Signore lo avremmo donato”!E le appare un angelo che le dice: “Sono mandato dal Si-gnore il quale ha ascoltato le tue parole e vuole dirti che fi-nalmente il tuo ventre darà frutto, da te nascerà una figlia,la chiamerai Maria e come promesso la dedicherai a Lui.Ora recati alla porta Aurea dove già Gioacchino ti aspetta.”E nel buio della sera l’angelo scompare.Sui monti Gioacchino è solo, anche lui pensa tristementealla propria situazione di vecchio senza prole, senza di-scendenza, anche a lui l’angelo appare e ripete ciò chegià ha detto ad Anna. Gioacchino però reagisce, si arrab-bia: “Perché solo ora, perché hai lasciato che subissimotante umiliazioni, perché non ci hai donato un figlioquando eravamo giovani e forti?”L’angelo gli ricorda allora di Sarah che partorì a più di ot-tant’anni e Saul e Samuele, i grandi padri della stirpe diIsraele, che procrearono in età avanzata e poi gli cita unpasso delle scritture:“Quando il Signore chiude un utero, lo fa per aprirlo aqualcosa di più mirabile! Così è per voi, avrete una figlia e

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la chiamerete Maria, ora vai e raggiungi tua moglie Anna.”Gioacchino si incammina e come promesso da Dio doponove mesi nasce Maria.

Gioacchino e Anna rispettano il loro patto, allevano Ma-ria nel modo più puro possibile, addirittura non le fannotoccare il terreno per non contaminarla, fino all’età di treanni si nutre esclusivamente di latte materno. Quindi vie-ne accompagnata al Tempio per essere dedicata al Signo-re. E la bambina finalmente può essere poggiata a terra susuolo consacrato. Viene dunque accolta nel Tempio incompagnia di altre bimbe, figlie di nobili e benestantidella società ebraica. Ma Maria è pura tra le pure, vienenutrita quotidianamente da un angelo, e per un voto cheella stessa ha espresso, rimane senza marito fino all’etàdi quattordici anni. La pubertà è un momento travagliatoma infinitamente bello ma per i sacerdoti scrupolosi del-la legge del Levitico, quel momento tanto naturale è con-siderato contaminante e non può coesistere con la purez-za del Tempio. Maria deve essere data in sposa.Viene radunato il popolo dei senza moglie: celibi, vedovi,scapoli. Ognuno posa il bastone della propria casata sul-l’altare, che dopo la benedizione del Sacerdote e l’invoca-zione dell’intervento Divino dovrà essere ripreso da cia-scuno. Il bastone che fiorirà e su cui si po-serà una colomba sarà di colui cheprenderà Maria in sposa. Nel tempio ca-la il silenzio e c’è tensione in attesa delprodigio... ma non accade nulla, nessunbastone fiorisce, nessuna colomba siadagia. Poi gli occhi di tutti si posanosull’altare dove è rimasto un piccolo ba-stone, rinsecchito e storto che nessunoaveva reclamato.Quando il Sacerdote chiede di chi sia si pa-lesa Giuseppe, un uomo avanti negli anni,vedovo e padre di sei figli. Un uomo timo-rato di Dio e rispettato dalla comunità, chese ne stava in disparte, quasi nascosto; ep-pure il bastone è il suo e raccogliendolo ec-co compiersi il miracolo: il bastone fiorisce e una colombavi si posa. Egli dovrà prendere Maria come propria sposa,perché alla legge di Dio non ci si può celare.Secondo l’ordine ricevuto Giuseppe prese per mano Ma-ria e la portò nella propria casa e subito se ne partì per deilavori che lo attendevano fuori dalla Giudea rimanendolontano per alcuni mesi.

Canzone: “L’infanzia di Maria”

Prima della partenza Giuseppe affida Maria alle curedelle proprie figlie, che più grandi di lei, le fanno da

ancelle. Pochi giorni dopo Maria riceve la visita del-l’Arcangelo Gabriele a donarle la buona novella: ellaconcepirà partorirà e allatterà un figlio che chiameràGesù.Passato il tempo, Giuseppe, concluso il lavoro a Cafar-nao, torna a casa dalla Galilea, attraversando il deserto adorso di mulo. Nella sacca porta un regalo per la sua spo-sa bambina.

Stelle, già dal tramonto si contendono il cielo a frotte,luci meticolose nell’insegnarti la notte.Un asino dai passi uguali, compagno del tuo ritorno,scandisce la distanza lungo il morire del giorno.Ai tuoi occhi il deserto una distesa di segatura,minuscoli frammenti della fatica della natura.Gli uomini della sabbia hanno profili da assassini,rinchiusi nei silenzi d’una prigione senza confini. Odore di Gerusalemme, la tua mano accarezza il disegnod’una bambola,intagliata nel legno.La vestirai Maria, ritornerai a quei giochi,lasciati quando i tuoi anni erano cosi pochi. E lei volò fra le tue braccia, come una rondine,

e le sue dita come lacrime,dal tuo ciglio alla gola,suggerivano al viso unavolta ignorato,la tenerezza d’un sorriso,un affetto quasi implorato. E lo stupore nei tuoi occhisalì dalle tue mani,che vuote intorno alle suespalle si colmarono aifianchi,della forma precisa d’u-na vita recente,di quel segreto che sisvela, quando lievita ilventre.

Giuseppe non crede al racconto della visita dell’angelo,cerca di trovare una giustificazione più terrena ma poi ac-cetta di ascoltare le parole di Maria, del sogno che ella hafatto, dell’angelo che la raccoglie e la fa volare sopra itetti delle case, le fa sentire l’odore dell’estate... per laprima volta le si schiudono tutti i sensi, Giuseppe ascoltae non capisce, ai suoi occhi tutto questo appare comeun’allucinazione, non può capire, ma mentre la guardanegli occhi intuisce che Maria non gli sta mentendo. E al-lora egli ha una reazione poetica e dolcissima: una pater-na, umana, semplice carezza.

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Canzone: “Il sogno di Maria”

E te ne vai Maria fra l’altra gente che si raccoglie intorno al tuo passare siepe di sguardi che non fanno male nella stagione di essere madre. Sai che fra un’ora forse piangerai poi la tua mano nasconderà un sorriso:gioia e dolore hanno il confine incerto nella stagione che illumina il viso. Ave Maria, adesso che sei donna ave alle donne come te, Maria,femmine un giorno per un nuovo amore povero o ricco, umile o Messia. Femmine un giorno e poi madri per sempre nella stagione che stagioni non sente.

Quando Maria sentì approssimarsi i dolo-ri del parto disse a Giuseppe: “Fammiscendere dall’asina perché quello che è inme mi fa forza per venire alla luce.”Ma il luogo era deserto e buio. Improvvi-samente una stella ardente, grande come un sole si levòdal cielo e tutto fu immobile, nel cosmico silenzio nè vo-ci di uomini o di bestie si udivano più sulla terra, le stes-se stelle arrestarono il loro corso.Il re bambino allora si levò per prendere il seno della ma-dre a saziarsi di latte.

Il tempo passava e intanto Gesù cresceva in sapienza sta-tura e grazia.

Canzone: “Nella bottega di un falegname”

(VOCE FEMMINILE)Chi potrà far cessare il mio pianto dolcissimo figlio mio?Come posso non fare cordoglio per te e come non lace-rarmi il volto con le unghie? Dove sono ora i tuoi disce-poli che si vantavano di poter morire con te? Dove colo-ro che sono stati da te risanati? Perché non si è trovatouno solo che t’aiutasse?Chinati o croce, perché io possa abbracciare e baciare ilfrutto delle mie viscere, il germoglio del mio cuore che,dopo aver nutrito con questo seno non avrò la gioia di ve-dere adulto!Chinati croce, perché voglio stringere mio figlio!Chinati, croce, affinché come madre io possa unirmi almio adorato, baciarlo!Dov’e’ la tua bellezza, figlio mio dolcissimo, si è forsedissolta per sempre sotto le mani degli iniqui?O madri tutte, fate cordoglio con me, ho serbato la vergi-nità per non incontrare i dolori delle madri, e tutte le hosuperate nei pianti e nei gemiti!

Canzone: “Tre madri”

Alla località detta Golgota i giudei piantarono la Croce. Edopo Gesù crocifissero due ladroni, uno alla sua destra dinome Tito e uno alla sinistra di nome Dimaco. E subitoaccorse uno dei soldati e prese una spugna, la inzuppò difiele mescolato ad aceto e postala su una canna diede dabere a Gesù. Gli altri continuavano ad urlare: “Guardate-lo, ha guarito infermi paralitici lebbrosi e indemoniati e

non può salvare se stesso”. So-lo il ladrone il cui nome era Ti-to guardava la scena in silenzio.E Gesù gli disse: “Tito in veritàio ti dico che oggi sarai con mein paradiso perché la perla an-che se gettata nel fango non è dicerto di minor pregio”. E Gesùgridò: “Nelle tue mani Padre ri-metto lo spirito mio”, quindi fuassunto in cielo.Erano i giorni della festa degli az-zimi, all’ora nona di parasceve.

Canzone: “Il testamento di Tito”

Venuto da molto lontano a convertire bestie e gente non si può dire non sia servito a nienteperché prese la terra per manovestito di sabbia e di bianco, alcuni lo dissero santo per altri ebbe meno virtù, si faceva chiamare Gesùnon intendo cantare la gloria né invocare la grazia e ilperdonodi chi penso non fu altri che un uomo, come Dio passatoalla storia. Ma inumano è pur sempre l’amore di chi rantola senzarancore,perdonando con l’ultima voce chi lo uccide tra le bracciadi una croce! E per quelli che l’ebbero odiato, nei Getsemani piansel’addio,come per chi l’adora come Dio che gli disse “sii semprelodato”,per chi gli portò in dono alla fine, una lacrima o una trec-cia di spine,accettando ad estremo saluto la preghiera o l’insulto e losputo.E morì come tutti si muore, come tutti cambiando colore.Non si può dire che sia servito a molto, perché il maledalla terra non fu tolto.Ebbe forse tante virtù, ebbe un volto ed un nome: Gesù... Sulla croce sbiancò... come un giglio....e di Maria dicono fosse il figlio...

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L’avventuroso e intrigante romanzo I Boschi della Luna dell’autore Giuseppe Festa è un libro peradolescenti, ma piacerà anche a giovani e adulti, purché abbiano ancor voglia di meravigliarsi del-la natura e del mondo.Il giovane scrittore naturalista - fondatore anche del gruppo musicale Lingalad - narra con legge-rezza e simpatia l’estate di due amici adolescenti in una piccola comunità di montagna, che fa i con-ti con l’assenza di energia elettrica che ha sconvolto l’Europa. La sopravvivenza degli abitanti delpaese è frutto del lavoro comunitario e la natura che nutre e sostiene gli uomini, riprende priorità erispetto nella vita del paese. L’avventura talvolta buffa o tragica degli abitanti di Munal - paese ric-co di saggezza antica e di leggende - è un viaggio verso le proprie radici che non devono esser di-menticate, soprattutto nei borghi montani in via di spopolamento. La salvezza degli abitanti di Mu-nal avviene perché i ragazzi tra misteri, magie e avventure notturne seguono “i sentieri delle stel-

le”.Il libro evidenzia non solo la profonda conoscenza dell’autore della vita degli animali e del bosco, ma l’amore e il ri-spetto che egli nutre verso ogni forma vivente sulla terra.I Boschi della Luna è un ottimo libro per l’estate, che avvicinerà i lettori alla natura con più attenzione e umiltà. È una fia-ba in chiave moderna da far leggere a tutti.Giuseppe Festa - I Boschi della Luna - LARCHER EDITORE - pp. 252 - € 15,00

“Come hai potuto leggere un libro in due ore?” - “L’ho fatto perché è strabello, mamma!” Incu-riosita lo guardo, lo sfoglio, mi faccio attirare dalle vignette, essenziali e semplicissime ma d’im-patto, come il linguaggio dell’autore nelle pagine del diario di Greg, Diario di una schiappa. Bre-vi e lapidarie sequenze su episodi di vita famigliare e scolastica di un ragazzino delle medie alleprese con un fratello più grande, uno più piccolo, una mamma che si danna a cercare di crescerloeducato, generoso, giusto, sincero, coraggioso, ecc., ecc. E compagni di classe simpatici e menosimpatici, materie amate e odiate, professori più o meno in gamba; ho ripensato agli alunni dellemedie, in particolare a quelli che stanno sostenendo gli esami di fine anno in questi giorni (scritti eorali) alle loro aspirazioni, ambizioni, delusioni e brutte cadute...Nel libro ho sorriso di tante “cavolate” e tante battutine anche idiote, ma che rendono l’idea di co-me i ragazzi vedono noi adulti e i nostri sforzi per farli essere quello che vorremmo... ma che forseloro... non vogliono!Jeff Kinney - Diario di una schiappa - EDITRICE IL CASTORO - pp. 217 - € 11,00

“Il pane di ieri è buono domani” è il proverbio che apre questo libro nella premessa, e sulla cui fal-sariga si snoda poi per intero; Enzo Bianchi, fondatore e rettore della comunità di Bose, sottolineacontinui agganci con il quotidiano e il passato, che dovremmo imparare a rivalutare continuamenteproprio come nutrimento e chiave di lettura per il presente e il futuro. Adulti e meno giovani ritrove-ranno tra queste pagine ricordi e rimembranze vissuti, mentre i giovani scopriranno una rilettura sem-pre fresca e moderna di aneddoti, usanze, comandamenti ed espressioni vitali.Enzo Bianchi - Il pane di ieri - EINAUDI EDITORE - pp. 114 - € 16,50

Invito alla lettura“I libri hanno valore solo se guidano alla vita, se sanno servirla e giovarle. È sprecataogni ora di lettura se da essa non scaturisce per il lettore una scintilla di energia, unsenso di rinnovamento, un alito di nuova freschezza.” Hermann Hesse

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L’ho fatto per noia, dicono in molti, in cerca di un diversivo dalla vita corrente cheli travolge e non li fa sentire vivi. Ma che cosa nasconde la noia e il tentativo dievasione che spinge tanti a cercare ad ogni costo la prima pagina dei giornali?

“Èuna specie di polvere. Andate e venite senza vederla, la re-spirate, la mangiate, la bevete: è così sottile, così tenue che

sotto i denti non scricchiola nemmeno. Ma basta che vi fermiateun secondo, ecco che vi copre il viso, le mani. Dovete agitarvicontinuamente, per scuotere questa pioggia di ceneri. Perciò ilmondo s’agita molto”: così scriveva nel XX secolo George Ber-nanos a proposito della noia. Questa noia, che ci travolge, che cispaventa, che non sappiamo accettare perché assume formeoscure che non si riesce a spiegare, ma ci impediscono di prova-re piacere per quello che facciamo e ci rende incapaci di imma-ginare qualcosa che possa piacerci. Per Alberto Moravia “la noianon è il contrario del divertimento; potrei dire, anzi, addirittura,che per certi aspetti essa rassomiglia al divertimento in quanto,appunto, provoca distrazione e dimenticanza, sia pure di un ge-nere molto particolare. La noia, per me, è propriamente una spe-cie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà”.Secondo psicologi e psichiatri oggi siamo troppo stressati perpermetterci il lusso di annoiarci; già dalle elementari i ragazzisono così pieni di impegni e di oggetti di consumo da non ave-re più il tempo per liberare la creatività, fare scoperte, fermarsia riflettere, giocare con le costruzioni, inventarsi attività ludicheche distolgano lo sguardo dallo schermo del computer. Così lanoia “sana” (quella che ti consente di staccare, di non essere inperenne movimento) si trasforma in sensazione di vuoto dell’a-nima e aridità dei sentimenti (perché anche questi vengono con-sumati e gettati via).È questa la noia che spinge adolescenti e giovani a sparare ripe-tutamente dalla finestra della propria casa bersagliando untram, filmando e mettendo su You Tube la loro bravata? Che falanciare molotov (fabbricate seguendo le istruzioni in un filma-to di You Tube) contro un muro? Che scatena una banda di mi-norenni, sotto effetto dell’alcol, contro una sala d’attesa di unastazione ferroviaria? Che riduce in fin di vita un barbone, mes-so al rogo da bravi ragazzi?Sono tutti “bravi” ragazzi, di buona famiglia, ben vestiti, privi diniente, vita regolare a scuola di giorno e sballati di notte, proprioper scacciare quella terribile sensazione di vuoto, altrimenti de-finita noia, che sentono dentro. Per tutti, a quanto pare, la stessamotivazione: “L’ho fatto per noia, perché volevo divertirmi”.Bella roba! Ma siamo sicuri che si tratti proprio di noia? C’è chipreferisce usare il termine nichilismo, che secondo Dostoevskijindicava la perdita dei valori tradizionali, cioè il destino delmondo moderno dopo “la morte di Dio”. C’è chi parla di apatiaemozionale, di mancanza di intelligenza emotiva, definita nel1995 dallo psicologo Daniel Goleman come “la capacità di mo-tivare sé stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo non-ostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare lagratificazione, di modulare i propri stati d’animo evitando che la

sofferenza ci impedisca di pen-sare, di reagire e di sperare”.

Gestire i sentimentiIntelligenza emotiva significa saper riconoscere ed esprimere leemozioni, compresi quei sentimenti sgradevoli che spesso si ten-de a scacciare ricorrendo ad “anestetici” vari. Sentimenti come lasolitudine, la frustrazione, il bisogno di essere ascoltati, la paurache la propria vita non abbia senso e quindi la rabbia e la ricercadi emozioni violente e sensazioni forti per scuotersi da quel tor-pore che si insiste a chiamare “noia”. Ecco cosa hanno rispostoalcuni ragazzi in un blog alla domanda “perchè ti droghi?”: “dro-ga per me vuol dire divertimento, fuga dalla noia. Se il sabato se-ra non c’è proprio niente da fare, vai con la droga”. Un altro:“bella domanda...è la frustrazione che provoca questa società...una fuga... però in molti casi è la tentazione del trasgredire, di su-perare i limiti... dipende dai casi ma tendenzialmente dico fu-ga/noia:”. E ancora: “i giovani non sanno più che fare la sera...non si divertono più e allora si drogano e bevono... Fuga? Tra-sgressione??? Nooo ... pura e semplice noia”. Infine: “secondome la droga per i giovani rappresenta solo un divertimento perevadere dalla noia. Ci si droga quando si è arrivati a fare già tuttele esperienze e non c’è più niente da fare”. “Perché l’hai fatto?”;“non lo so”, “mi annoiavo”, “volevo divertirmi un po’”. Risposte che fanno venire i brividi, che sono l’ennesima occa-sione per l’indignazione dei nonni e i mea culpa dei genitori,spesso assenti e sempre più incapaci di ascolto. “Perché l’haifatto?”, hanno chiesto i maestri a Francesco, quinta elementare,che senza apparente motivo aveva preso la giacca di un suocompagno, l’aveva buttata nel gabinetto e ci aveva fatto la pipìsopra. “Non ha saputo rispondere - ci racconta un insegnante -Ha detto che l’ha fatto per vendicarsi di un pugno sferrato unmese prima, non sa neanche lui perché. Noi pensiamo che l’ab-bia fatto spinto dalla disperazione, perché il suo compagno ave-va trovato un altro amico e non lo invitava più a casa sua comeprima”. Già.Ma perché proprio quel gesto così sgradevole, di disprezzo, diodio? Il bambino ha usato l’armamentario di cui disponeva, ac-quisito tramite i racconti dei suoi fratelli più grandi e soprattut-to su Internet.L’incapacità di individuare la causa di certe azioni fa più pauradelle azioni stesse. Un motivo c’è sempre, e ci rifiutiamo di pen-sare che sia la semplice noia, quanto piuttosto la rabbia che na-sce dalla solitudine, dalla desolazione, dalla mancanza di qual-cuno che aiuti a tirare fuori le emozioni che hanno armato lamano e che vanno riconosciute, per non averne paura, per nonlasciarsi sopraffare come se fossero mostri.

da Il Chiuduno

E vai con la noia

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Anche quest’anno si è svolto il con-sueto Pellegrinaggio Mariano, che

questa volta aveva come meta Monguz-zo, un ridente paesino in provincia diComo.Tra il lago di Pusiano e quello di Alse-rio, nella parte alta dell’attuale Brianza,sorge l’abitato di Monguzzo, località asoli 16 chilometri da Como, che costi-tuisce un passaggio obbligato per tutticoloro che, provenienti da Milano, sidirigono verso Erba e la Vallassina. Il toponimo Monguzzo, secondo la tra-dizione, deriverebbe dall’espressionelatina “Mons Acutus” (“Monte Acu-to”). Ad avvalorare questa ipotesi è il riferi-mento alla piccola asperità su cui sorgel’omonimo castello risalente ai primidecenni del X secolo. Il Santuario si trova in posizione piace-vole su una piccola altura che domina esi affaccia su una delle più belle vistedell’intera Brianza. La chiesa, originaria del secolo X, era anavata unica e, quasi certamente, aveval’asse ortogonale all’attuale ed era mol-to più piccola. A conferirle l’odierna

struttura a croce sono stati gli amplia-menti intervenuti strada facendo chenon hanno trascurato di completarel’incorporazione della già citata navatapreesistente. Una svolta determinante si è registratacon la costruzione della nuova parroc-chiale (1889) che ha originato la con-versione in santuario. All’interno è sta-ta così realizzata, per volere dell’allora

parroco di Monguzzo, don Pietro Co-lombo, una grotta sul modello di quelladove a Lourdes la Madonna era apparsaun quarantennio prima a BernadetteSoubirous: inevitabile è stata pertantola distruzione dell’abside e del coro.L’inaugurazione avvenne il 2 febbraio1902 per mano del Beato Cardinale An-drea Ferrari, Arcivescovo di Milano. All’interno è collocata la statua dellaMadonna di Lourdes, di fronte allaquale, situata a pochi metri di distanza,c’è un’altra statua che raffigura Bernar-dette Soubirous orante e con una can-dela accesa stretta tra le mani. Vicinoalla Vergine è incastonata una pietradella grotta di Massabielles, recuperatada don Giovanni Colombo ed ivi collo-cata il 27 novembre 1960. Al nostro arrivo abbiamo subito respi-rato del clima di pace che circonda ilSantuario e con don Umberto, che nonmanca mai a questo appuntamento, ab-biamo celebrato la S.Messa.Una piacevole sorpresa ci attendeva su-bito dopo: i volontari che gestiscono ilSantuario, ci avevano preparato una gu-stosa merenda e noi tutti, con piacere,abbiamo fatto onore alla loro ospitalità.Ancora una volta abbiamo condiviso,in un pomeriggio, la bellezza di stareinsieme e di pregare insieme, affidandoa Maria tutti i nostri bisogni e quellidelle nostre Comunità.L’appuntamento è per il prossimo an-no!

Graziella

Pellegrinaggio Mariano

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N elle Alpi francesi a nord di Grenoble, dentro una conca naturale di una bellezza in-cantevole, a pochi chilometri da un altro luogo sacro di tradizione più antica e glo-

riosa ovvero l’Abbazia della Grande Chartreuse (la casa madre delle Certose), c’è questachiesa di Saint-Hugues, in mezzo al verde dei prati e dei boschi circondata da un mas-siccio montuoso.Una chiesa come ce ne sono tante in montagna, eppure già dall’esterno bella e dignitosacon il suo rivestimento di pietra grigia. Ma un’altra bellezza ci attende, altri verdi, altricieli, altra luce: basta socchiudere un poco la porta e si è investiti da uno splendore, da unaluce che si sprigiona con forza da una massa di colore che parte dalla volta e scende lun-go tutto il perimetro della navata. Non si può non pensare ad una danza, ad un canto gioio-so: è come un’opera che vibra con la potenza di un’orchestra.Il segreto di questa piccola chiesa è tutto qui: è l’incontro con una grande opera d’arte, vo-luta, pensata e realizzata dalla mano di un solo artista che ha segnato lo spazio con una in-credibile ricchezza di colori, di simboli, di forme e di proposte plastiche. L’artista, Jean-Marie Pirot poi Arcabas, ha realizzato in poco più di trent’anni, con una forza straordina-ria, un sogno: raccontare la storia di Dio con noi. Arcabas ha operato in tre momenti suc-cessivi, ma fin dall’inizio ha visto la chiesa di Saint-Hugues come un libro aperto in cuirappresentare con libertà e audacia il suo cammino di fede.Il primo volto che aveva assunto l’interno della chiesa aveva i colori rosso cupo dellegrandi tele di juta che, come una cintura, percorrono tutto il perimetro della navata e del-l’abside. Esse ci parlano della vita umana confrontata con i dieci comandamenti ed eranoapparse subito come un’opera provocatoria e suggestiva. Ma anche tutto il restante spaziodella chiesa era stato reinventato intorno ad alcuni simboli che sono tali da evocare piùche esplicitare le verità della fede.Ad esempio la Parola. Essa non ha un luogo e una rilevanza specifica, ma è presente al-l’entrata con la figura di Mosè, scolpito in una pietra dove sono messi in rilievo solo duesegni: quello della maestà divina, espressa attraverso le grandi corna, e quello della mis-sione profetica che intuiamo nell’abbozzo della bocca aperta a proclamare la legge. Esuccessivamente ritrovi l’allusione all’Antico e Nuovo Testamento nell’originale e bel-lissimo simbolo che risalta nitido alla base dell’altare e ritorna, dipinto più volte con unagamma di colori siderei, nella parete di fondo accanto e all’interno della raffigurazionedel Cristo risorto.

Arcabas e la chiesa di Saint-Hugues de la Chartreuse

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Oppure gli angeli. Queste incredibili creature che il nostro mondo sembra aver estromes-so dai suoi orizzonti, hanno nell’opera di Arcabas un rilievo straordinario: si può dire chesoprattutto ad esse egli affidi il compito di ricondurci sulle soglie del mistero ed è belloscoprire in quante forme diverse, con quali originali invenzioni e materiali l’artista abbiaespresso, nell’arco di tanti anni, questa sua rinnovata presenza delle realtà spirituali.Due angeli altissimi stilizzati sono incisi sul portale di ingresso della chiesa: le loro iera-tiche figure composte di lamine d’oro custodiscono la casa della luce e insieme ci intro-ducono in essa: la loro posizione semplice e solenne, i paramenti sacri di cui sono rivesti-ti, simbolizzano come in un preludio le liturgie che saranno celebrate all’interno.E poi in tutte le fasce dipinte in tempi diversi, da quelle fosforescenti d’oro nell’abside so-pra le oscure tele dell’ultima Cena, fino alle piccole della predella, ricche di lirismo e dinuove luci, gli angeli animano le scene: cantano, corrono, danzano, sussurrano, proteg-gono... Ed è ad uno di loro, scolpito in pietra e vestito di colori fatti di cielo e di terra, cheArcabas affida la custodia del segno più bello che una chiesa può contenere: l’eucarestia,il pane della vita. Alla sinistra del coro, appoggiata alla parete, grande e discreta questa fi-gura ti aspetta. Nel suo essere inginocchiata scorgi l’adorazione, nel volto dagli occhi im-mensi, dalle labbra appena socchiuse, leggi lo stupore e la domanda, tra le mani possentie gentili puoi riporre il tuo amore che incontra un altro amore, nascosto, ma sempre vivo,sempre splendente.Non poteva mancare la rievocazione di Maria. La sua figura ritorna a più riprese in que-sta chiesa, espressa ogni volta diversamente: in una grande tela della cappella, nella pre-della, nella vetrata, in una xilografia su una piccola tela di juta. Arcabas si è soffermato suimisteri che la tradizionale pietà cristiana ha venerato con devozione: così ora il suo viso èdolcissimo nella natività, ora è drammatico e scarno nella deposizione, ora è trasfiguratadalla luce azzurra nella vetrata, ora severa ed essenziale nella sua incoronazione.Questa immersione nei simboli, nei colori, nelle forme continuamente trasformate, tro-va il suo pieno compimento nelle ultime opere della predella inferiore: 53 piccoli quadri,moderne e splendide icone, che in un susseguirsi di elementi astratti e figurativi riper-corrono ora una parabola, ora un versetto biblico, ora un’esperienza umana, ora elemen-ti naturalistici; quasi dentro una lettura dove evocazione dopo evocazione, si viene im-mersi in un fiume nel quale le figure prendono vita a tal punto che le vedi, le senti, parlicon loro o canti. La redazione

Arcabas e la chiesa

di Saint-Hugues de la Chartreuse

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Sono passati due mesi dall’apertura del Centro di PrimoAscolto e di Coinvolgimento, istituito per iniziativa

della Caritas interparrocchiale di Zogno e di Ubiale. Il mes-saggio di disponibilità è stato recepito e già numerose per-sone si sono rivolte al Centro per ottenere un aiuto. Sonoper lo più persone con famiglia, che hanno perso recente-mente il lavoro per la crisi economica. La maggior parteproviene da paesi extracomunitari ed è in Italia da più anni.I volontari si sono alternati in coppia per due giorni ognisettimana, per prestare ascolto e fornire qualche aiuto con-creto e indicazioni per accedere all’assistenza degli entipubblici per le materie di loro competenza e al fondo dioce-sano famiglia-lavoro.Tramite la rete di solidarietà dei gruppi Caritas sul territorioabbiamo potuto dare un aiuto concreto per i bambini (Cen-tro di Aiuto alla Vita di Endenna e di Bergamo), dei pacchicon alimentari di prima necessità (gruppo Caritas di Stabel-lo, con il contributo, tra gli altri, dei ragazzi della Parroc-chia di Ambria) e vestiti e arredi (gruppo missionario di Zo-gno), mentre con l’intervento di donatori discreti abbiamopotuto provvedere ad esigenze di altra natura, per situazio-ni urgenti.Per il lavoro, oltre ad offrire informazioni e suggerimenti perla ricerca, per chi aveva le caratteristiche richieste abbiamoistruito la pratica per l’inserimento in un progetto di lavoro oper ottenere un sostegno, mediante piccoli prestiti, da partedelle Diocesi sul fondo di solidarietà famiglia-lavoro. Naturalmente non c’è nessuna bacchetta magica che risolvai problemi con un semplice tocco, anzi ci rendiamo contoche il nostro aiuto è solo una goccia, una testimonianza, ma

anche questa goccia vuole servire a mettere in moto altrimomenti di sostegno e di solidarietà da parte della Comuni-tà, perché le persone in difficoltà non rimangano sole. L’e-sperienza di questi primi due mesi inoltre ci ha fatto capireche spesso per queste persone è già un aiuto la disponibilitàall’ascolto che trova nei volontari del Centro e presso tuttele persone sensibili.Da parte nostra cerchiamo di riflettere insieme sui casi chesi presentano per trovare le soluzioni migliori da proporre,attingendo le informazioni dalle sedi istituzionali e dallaCaritas diocesana.Nell’ambito locale siamo strettamente collegati alle Parroc-chie e ai gruppi operanti sul territorio, sapendo che è in que-sto ambito che possiamo trovare le risposte più adeguate.Per questo facciamo appello a tutti quelli che possono dare unaiuto concreto a mettersi in contatto con il proprio Parroco(per offerte di lavoro o di danaro) o con gli altri gruppi dellaCaritas, in particolare col gruppo missionario di Zogno (per ivestiti e il mobilio), col Centro Aiuto alla Vita di Endenna (pervestiti e attrezzature per bambini fino a tre anni) e con la Par-rocchia di Stabello (per offerte di prodotti alimentari).

Per il gruppo del Centro di Primo Ascoltoe di Coinvolgimento di Zogno

Il Coordinatore - prof. Bonaventura Foppolo

Il Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento resta aperto ogni settimana nei seguenti orari:- mercoledì ore 16.30-18.15- sabato ore 10.00-11.45 (in giorni non festivi)Tel. 347.8951465 (per informazioni o appuntamenti)

Bilancio del Centro di primo ascolto

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FESTA FINALEBella, proprio bella la cena-festa a con-clusione del corso “Donne che aiutanodonne”, svoltasi presso l’Oratorio diAmbria sabato 6 giugno con inizio alleore 19.00.Si è andati ben oltre ogni aspettativa: sipensava ad una partecipazione di circacinquanta persone e si è sfiorata l’ot-tantina; c’era qualche dubbio e qualcheperplessità per il cibo che, non solo nonè mancato, ma ci ha piacevolmente me-ravigliato per profumo, sapore, presen-tazione.Ciotole di verdure disposte con mae-stria (sembravano ricami di grande gu-sto cromatico); pollo cucinato in modidiversi; cous cous; insalate varie conuova e quant’altro; patate e banane frit-te da gustare con salsine piccanti...e poiil pane fatto in casa (delizioso), il thèverde alla menta servito secondo tradi-zione.Non hanno sfigurato i cibi nostrani: po-lenta, polenta taragna, arrosto di vitel-lo, riso freddo, formaggi tipici, vitellotonnato...Molti e vari anche i dolci; è primeggia-ta, però, la bellissima torta preparatadalla maestra Roberta, tutta ricoperta diglassa bianca e rosa: l’onore del taglioè toccato all’alunna più giovane, frescasposa e presto mamma di una bambina!È il caso di dire: “Viva le donne!”Merita di essere sottolineata l’eleganzacolorata, coloratissima, delle alunneche hanno partecipato alla festa con iloro mariti, i loro figli, i loro amici: an-che questo un modo per dimostraregratitudine.E, in fase di bilancio consuntivo, correl’obbligo di ringraziare chi ha contri-buito alla buona riuscita del corso (cer-tamente perfettibile): le insegnanti vo-lontarie, le giovani studentesse dell’I-stituto Turoldo impegnate nell’assi-stenza dei bambini, il Dirigente Scola-stico dell’Istituto Comprensivo di Zo-gno per la disponibilità a concedere

l’uso delle aule, il personale ausiliariodella scuola (presente anche di sabatopomeriggio!), don Luciano per l’usogratuito di carta e fotocopiatore, donSamuele per l’uso delle aule dell’Ora-torio di Zogno per le riunioni serali diprogrammazione e don Claudio, dispo-nibile responsabile del corso.Naturalmente il corso si è fatto ed haavuto buona frequenza grazie alle don-ne immigrate ed alla loro voglia di im-parare nonostante il poco tempo perstudiare , i figli piccoli e spesso malati,il disagio di raggiungere la scuola...Il grazie più grande, però , alla dotto-ressa Musitelli, vera “anima” dell’ini-ziativa “Donne che aiutano donne”.

PER IL FUTURO...Le donne immigrate hanno formulatola richiesta di proseguire il corso inestate e il prossimo anno.È importante non far cader l’esperien-za: continuando a contare sulla dispo-nibilità degli Istituti Scolastici a conce-dere l’uso dei locali si spera di poter ef-fettuare nel mese di luglio (preferibil-mente al mattino) un corso di due setti-

mane , due ore tutti i giorni dal lunedì alvenerdì.Servono nuove mamme insegnanti, siaper luglio (se si farà il corso), sia per ilprossimo anno.Va detto chiaramente che l’impegnonon è leggero anche per la presenza,spesso numerosa e sempre vivace, di fi-gli piccoli.In linea di massima il corso dell’annoprossimo dovrebbe cominciare già in ot-tobre (due pomeriggi di due ore, presu-mibilmente il giovedì e il sabato) e con-tinuare fino a dicembre , riprendere infebbraio e terminare alla fine di aprile.Si è constatato, infatti, che maggio è unmese già caldo e fitto di impegni.Il numero delle partecipanti non dovràsuperare le venti unità ed è inoltre op-portuno riuscire a stabilire presto e ilpiù chiaramente possibile i livelli di co-noscenza e di preparazione delle alun-ne.La custodia/assistenza dei bambini vagestita con fermezza, coinvolgendo ipiù grandi in attività programmate epreparate o guidandoli nell’esecuzionedei compiti.

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Caritas interparrocchialeCorso di italiano per donne straniere

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Cervelli in fuga24

Cervelli in fuga

VITE A CONFRONTO...

Martina Pacchiana, 18 anni,geometra (a Camanghè)

È un punto di ritrovo per gli adolescentidove si trattano temi di attualità

che saranno ottimi consigliutili per la vita di tutti i giorni.

Perchè è un’esperienza fantastica che aiutaa crescere, anche se a volte richiede

molto sacrificio e responsabilità!!

Il ricordo di un’esperienza che non vedel’ora di ripetere perchè l’ha fatto divertire

e perchè ha dato la possibilitàdi fare nuove amicizie e avventure.

Una famiglia, una porta aperta a tutti.

Lealtà, rispetto e tanta voglia di mettersiin gioco.. è bello che una persona si dia

da fare, si mette in gioco divertendosie facendo divertire gli altri, ma senza lealtà

e rispetto si rischia di far diventarenegativa l’estate litigando e rovinando

delle belle giornate.

BARBIANA!! I famosi 5 minuti del donche sono diventati 2 ore di camminata in

salita sotto il sole cocente solo per visitarela tomba di Don Milani, un prete

che aveva “fondato” la scuola moderna.

Alla mia famiglia, ai miei amici e...al mio compagno d’intervista!!

Alessandro Tiraboschi, 16 anni,liceo scientifico di Camanghè.

Il gruppo ADO, non è il solito gruppo dovesi “fa catechismo”, ma si cerca in modidifferenti d’imparare. Si trattano temispecifici che magari con i genitori è piùdifficile parlarne. Invece assieme a ragazzidella nostra età, assieme al don e adanimatori, tutto questo è più semplice. Ilgruppo ADO nella mia vita rappresenta deisuggerimenti e dei consigli utili per sempre.

Quest’anno ho deciso di partecipare al creper “provare sulla mia pelle” la differenzatra il divertimento e la responsabilità chequest’anno è maggiore essendo animatore.

Un bambino è bene che “porti a casa”il senso dell’amiciziae l’aver imparato a stare con gli altri.

Una casa!!!

Per trascorrere l’estate ci vogliono:tonnellate di divertimento e vogliadi mettersi in gioco. Se tutti dovesserometterci questi “ingredienti”ogni giorno d’estate avrebbe qualcosadi più d’interessante!!

La voglia di stare con gli altri nel giocoe nella preghiera.

Ai miei amici, ai miei parentie alla mia compagna d’intervista!!

Chi sei? Quanti anni hai?Quale scuola frequenti?

Parladel gruppo ado...

Perchè hai sceltodi partecipare al cre?

Secondo te un bambinoalla fine del cre che cosa èbene che “porti a casa”?

Il nostro oratorio è semprericco di iniziative,

momenti di riflessioni...in una parola

il nostro oratorio è...

Due ingredienti/consigliper trascorrere

una buona estate?

Se ti dico BorgoS. Lorenzo (toscana),

cosa ti viene in mente?

Mandi un abbraccio e unbacio a chi?

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Cervelli in fuga 25

Il denominatore comunedei centri ricreativi estivi

R ieccoci qui, appassionati lettori, entusiasti epropositivi per un nuovo incontro estivo con la

rubrica d’attualità. In questo numero cercheremodi capire cosa spinge bambini, giovani e adulti ainvadere, in questo perio-do, gli oratori di tanteparrocchie.Ebbene, uno dei momen-ti di ritrovo irrinunciabiliper tutte le persone cheorbitano attorno alla vitaoratoriale è costituito dainumerosi centri ricreativiestivi (CRE), diffusi sul-l’intero territorio nazio-nale. La vasta moltitudi-ne di iscritti e impegnatinei Grest affolla moltispazi pubblici, portandoun vento colorato di alle-gria, spensieratezza, fre-schezza e cambiamento:come se la vitalità dell’e-state si personificasse inmilioni di volti desidero-si di condividere un’esperienza tanto attesa. Eppu-re tale periodo di animazione richiede sforzi con-siderevoli e pone sempre nuove sfide durante tuttol’anno. Più precisamente, la magia del Cre rappre-

senta la realizzazione, il prodotto di parecchi fat-tori concatenati, dilazionati nel tempo: impegno,attenzione, partecipazione...Infatti, se a bambini eragazzi è richiesto di mettere in gioco la propria

disponibilità al divertimen-to, con quel tocco unicod’innocenza, invece a gio-vani e adulti spetta il compi-to di dimostrare passione evolontà in un servizio allacomunità. Ecco, dunque,una testimonianza pura del-la cooperazione tra genera-zioni per uno scopo comu-ne: la creazione, compiutagrazie ad un’imponenteopera di volontariato, di unforte polo d’aggregazione .Quindi l’obiettivo finaledell’incantesimo dei Cre,realizzato appunto tramitediverse componenti, è pro-prio la crescita del bambinoe lo sviluppo dei suoi rap-porti sociali, possibilmente

genuini e educativi: è questa caratteristica che ren-de il Grest un’occasione speciale per formarsi eper stare bene insieme. Buon divertimento a tutti...

Richy

BOLIVIA26 LUGLIO-22 AGOSTO

ROMANIA13-22 AGOSTO

TERRA SANTA8-22 AGOSTO

ROMA IN BICI18-22 AGOSTO

ROMA A PIEDI24-25 AGOSTO

SARAJEVO7-22 AGOSTO

ABRUZZO25 LUGLIO-1 AGOSTO

Messa di mandato missionarioDOMENICA 12 LUGLIO ORE 11

a seguire pranzo solidale con raccolta fondi in oratorio (costo 10 euro)chi desiderasse partecipare si prenoti entro sabato 11 luglio

al numero 333 3473031

Proposte per i giovani dai 19 anni in su...

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Domenica 7 giugno c’è stato un evento sensazionale a Ca-sa S. Maria. Grazie alla signora Polli Stoppani è venuto

ad esibirsi un coro gospel direttamente da Milano! Diciannovedonne, un istrionico maestro ed un musicista d’eccezione cihanno regalato un pomeriggio incredibile...incredibile perchéla musica e l’animazione che ci hanno proposto sono piaciuteanche ai più scettici e restii! L’entusiasmocon cui hanno cantato e ballato hanno coin-volto e letteralmente travolto il pubblico cheha battuto le mani a suon di musica e non harisparmiato applausi. Gli ospiti della casa so-no stati entusiasti e, nonostante il concerto siadurato quasi due ore, hanno partecipato conentusiasmo fino all’ultimo brano. Emozionan-te è stato il finale, sulle note di “Oh happy day”,in cui le coriste sono scese dall’altare e si sonomischiate ai nostri ospiti, abbracciandoli, dan-zando e battendo le mani. Qualcuno, dopo ilconcerto ha detto “a capie negot”, perché i brani proposti era-no in inglese, ma ha anche aggiunto “l’è stac prope bèl, me u

laur isse l’o mai setit, pensa che quase quase alme egnia de locià de la comosiù!”. Che dire, èstato un esempio di come la musica, per incom-prensibile che sia, riesce sempre a toccare nelprofondo le persone e a smuovere qualcosa chesfugge alla ragione.

Cogliamo l’occasione di ringraziare la signora Pol-li Stoppani che ci ha regalato un pomeriggio davvero indimen-ticabile! Le animatrici Milena e Cinzia

“Incontrocanto” a Casa S. Maria

L’ estate, si sa, porta con sé la possibilità di stare insieme al-l’aria aperta, di divertirsi e di fare nuove esperienze... per

tutti, anche per i nostri ospiti. L’estate è iniziata da poco ma peri nostri nonni sono già state molte le occasioni di svago, comeper esempio l’avventuroso pomeriggio trascorso al Parco del-le Cornelle, la romantica merenda consumata in Città Alta al-la Marianna, la fantastica scorribanda al chiosco di Ambriacon gli ospiti in carrozzina accompagnati dagli adolescentidel Cre di Zogno, la tombolata insieme ai ragazzi del Cre e ilpellegrinaggio a Sotto il Monte, ben riuscito grazie alla dis-

ponibilità a farci da guida del signor Roncalli Beltramino, ul-timo nipote del Papa Buono... Lo svago ovviamente non man-ca anche quando gli ospiti rimangono in struttura: durante lamattinata è ormai diventato un appuntamento fisso quello del-la lettura di gruppo nel nostro meraviglioso e rilassante parco.Stiamo leggendo un romanzo e dato il successo dell’esperi-

mento non vediamo l’ora diproporre il successivo. Perfinire vogliamo ricordarela festa della casa, che ca-de il giorno dedicato alCuore Immacolato di Ma-ria. È stata come ogni an-no una giornata specialeper i nostri ospiti e que-st’anno ancor più graziealla raccolta concelebra-zione della S. Messa av-venuta nel nostro gaze-bo e presieduta da Mon-signor Maurizio Gerva-soni.Da Casa MonsignorSperanza è tutto.A presto.

Le animatriciValentina e Grazia

L’estate a Casa Monsignor Speranza

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T ra la fine del mese di Maggio e i primi giorni di Giugnoè stata presente al Centro l’equipe chirurgica-pediatri-

ca, dei Medici Senza Vacanze. A Zogno si sta lavorando perla preparazione del container. Con la frase “Un Progetto peril Rwanda”, riguardante bambini e ragazzi ospiti al CentroS.ta Maria, i ragazzi della parrocchia di Curno nel giornodella loro Prima Comunione hanno offerto € 1.470,00;mentre i ragazzi della Cresima della parrocchia di Sorisole,sempre con la stessa finalità, hanno offerto € 700,00.Lunedì 2 Giugno, presso il Campo sportivo di Azzonica, siè svolta la sesta Giornata dello Sport e Solidarietà nero-az-zurra: dalle 11.00 sino alle ore 18.00, sul campo da calcio,si sono alternate varie formazioni tra le quali il Fans clubSvedese di Stromberg.Il motto della manifestazione, stampato anche sulle locan-

dine è stato: “Sostegno al Centro Santa Maria di Rilima(Rwanda) - Aiutiamoli a Camminare, chi vuol fare una casatrova sempre il mezzo di farla, chi non la vuole fare invecetrova sempre una scusa”.Il ricavato di € 10.000,00 (diecimila) è destinato ai bambi-ni e ai ragazzi del Centro.AUGERE-onlus ringrazia Elio Pasta, promotore della ma-nifestazione e indistintamente tutte le persone che hannocollaborato a tale evento; la Banca di Sorrisole e Leprenoper le magliette; l’Alpino Attilio e la moglie Anna per la cu-cina; Massimo Roncalli per la speciale mega torta; tutti gliatleti che hanno partecipato e il pubblico che ha sostenuto eseguito la manifestazione.Da AUGERE-onlus a tutti un cordialissimo saluto.

Rino

Mondo Missioni Centro Santa Maria di Rilima

Entrate N. N. per la Chiesa € 100,00

Battesimo € 500,00

Battesimo € 50,00

Battesimo € 100,00

Battesimo € 100,00

Battesimo € 100,00

Dagli ammalati € 450,00

Per i bambini poveri della Parrocchia € 2.000,00

Per le missioni € 100,00

Benedizioni pasquali - S. Messe € 832,60

Vendita Zogno Notizie (apr.) € 175,00

Vendita radio parrocchiale (1) € 60,00

Elemosine 27/4 - 3/5 € 779,55

Elemosine 4/5 - 10/5 € 900,49

Elemosine 11/5 - 17/5 € 569,06

Elemosine 18/5 - 24/5 € 850,45

Elemosine 25/5 - 31/5 € 864,68

San Sebastiano € 1.064,00

Carnit € 150,92

Carmine Vecchio € 32,00

Festa di San Bernardino € 988,00

San Bernardino (apr. - mag.) € 107,00

Devoti B.V. M. di Caravaggio - via Dei Mille € 200,00

ENTRATE: € 11.073,75

PER LA CASA DI RIPOSO -maggio-

M.V.B. € 173,16

M.I.T.I. € 32,24

Buste S. Cresime € 1.010,00

Elevazione Musicale coro “Jubilate Deo”per terremotati € 565,42

R E S O CO N TO M AG G I O 2 0 0 9

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I l programma del mese scorsoè stato pienamente rispettato,

grazie anche alla condizioni me-teo favorevoli, in sella alle bike,alla scoperta di luoghi e percorsidi grande fascino sulle rive del-l’Adda e successivamente alParco dei Colli.Particolarmente apprezzata daigitanti l’escursione della ValVertova; il tracciato si sviluppa alato del torrente, ambiente stu-pendo con cascate e pozze d’ac-qua scavate nella roccia. Par-te del gruppoha raggiuntola cima del-l’Alben, i ri-manenti hannosostato al Bi-vacco Testa.Molta soddisfa-zione per gli un-dici soci che handeciso di fare,nella zona delLecchese, la bel-la ferrata del

Monte Due Mani (quota 1650mt.). Arrampicata abbastanzaimpegnativa, ma che ripaga de-gli sforzi fatti una volta in cima.Un giardino in quota, tra rocce ependii erbosi, con panoramimozzafiato sui laghi.Si è conclusa positivamente an-che quest’anno l’esperienza delnostro gruppo con le classi della

Scuola Primaria, unpercorso insieme, cheha lo scopo di miglio-rare la conoscenza delnostro territorio edavvicinare gli stu-denti alla montagna.Questa iniziativa hainoltre arricchito dinuova vitalità i varisoci che a turno lihanno accompa-gnati. Comunichiamo atutti gli interessatiche dalla fine digiugno, la sededella sottosezionesi è trasferita dalla

Piazza Umberto Iad una sala dell’oratorio di Zogno: do-verosi i ringraziamenti a Don Angelo ea Don Samuele.Il programma del mese di luglio è il se-guente:11 e 12 - Scarpinata sui sentieri brem-bani, dall’ alta valle sino a Zogno. 18 e 19 - Due giorni di trekking sulGran Paradiso. Ascensione in vettacon partenza dal Rifugio VittorioEmanuele II.25 e 26 - Monte Bianco, il tetto d’Eu-ropa. Per la complessità dell’ambientesarà presente una Guida Alpina in gra-do di garantire sicurezza e corretta va-lutazione delle capacità individuali.

Per info: tel. 333 5965538E-mail: [email protected].

Sottosezione di Zognodel Club Alpino Italiano di Bergamo

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Un altro anno scolastico èterminato e

sembra essere vola-to via con tutti i suoibei ricordi lascian-doci la possibilità difar tesoro e memoriadi tutti questi mesitrascorsi sempre contante attività, conesperienze costante-mente diverse e con leosservazioni giorna-liere dei nostri piccoliscolari tanto profonde,cariche di sorprendentianalisi, di una buonadose di humor, di squi-sita sapienza e a voltevelate da unac r i t i c a c o -struttiva. Conmolta soddi-sfazione pos-siamo attestareche tut to c iòche avevamoprogrammatol’abbiamo poirealizzato e tal-volta siamo riusciti anche adar luogo ad esperienzenuove improvvisate e resenecessario dalla voglia di fa-re dei nostri bambini che cihanno sempre seguito congrande interesse.

La sezione Primavera al suoprimo anno di vita è iniziatacon 18 bambini e si è con-clusa con 20. Quante bellesoddisfazioni ci hanno datoquesti piccolissimi che dimese in mese sono cresciu-ti in autonomia, in capacitàdi ascolto e hanno assimi-lato tante piccole regoledello stare insieme: in-somma si sono fatti gran-di quasi senza accorgersie questo anche grazie alleloro brave insegnanti ca-paci di voler loro un

mondo di bene,ma altrettanto capacidi stimolarli e di ot-tenere il rispetto del-le regole in modogioioso ma con fer-mezza. Quest’annocon la riforma sco-lastica sono quasitutti promossi alla

scuola dell’infanzia, abbiamo nuovi iscrit-ti, ma per chi lo volesse ci sono ancora 4posti. Se qualcuno ha bambini che a set-tembre hanno 22 -24 mesi può contattarci eprendere visione del nostro regolamentoscritto. La nostra retta è fra le più modestema abbiamo fatto questa scelta proprio perdare la possibilità a chi non voglia inter-rompere il proprio rapporto lavorativo, dipoter affidare il proprio bambino ad unastruttura in grado di gestirlo e di realizzarecon lui/lei un vero progetto educativo. Nel-l’augurare a tutti i nostri lettori buone va-canze vi lascio alcune foto della recita di fi-ne anno e quella della festa dei bimbi pro-mossi alla scuola primaria. Suor Nives

È tempodi tirare le somme

SCUOLADELL’INFANZIA

PARITARIACAVAGNIS

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Ricordiamoli “Chi vive e crede in me, anche se muore vivrà”

LORENZORUGGERI

† 24-4-1979

PALMA PESENTIved. Ruggeri† 11-7-1983

CAMILLORUGGERI

† 29-10-1979

CATERINA LICINIved. Ruggeri† 11-7-2005

GIUSEPPEAVOGADRO† 31-7-1987

SALVATOREFUSTINONI† 29-8-1988

ANGELA SONZOGNIved. Fustinoni

† 7-7-1993

PIETROFUSTINONI† 3-7-1998

GIOVANNINOSARI

† 3-7-1993

PIETROCORTINOVIS† 31-7-1996

GIULIANOSONZOGNI† 19-7-2006

BORTOLOFARINA

† 17-7-2007

SERGIOCOLLEONI† 15-7-2008

ANTONIO GERVASONI† 21-5-2009

(a Pedrendo-Bg)

VITTORIONARDINOCCHI

† 7-6-2009

MARIA SERAFINIved. Pesenti† 10-6-2009

IRMA LAZZARONIved. Magni† 21-6-2009

Hanno raggiuntola casa del PadreVittorio Nardinocchi, di anni 92 il 7 giugnoMaria Serafini ved. Pesenti, di anni 91 il 10 giugnoIrma Lazzaroni ved. Magni, di anni 91 il 21 giugnoAngela Rota ved. Cortinovis, di anni 83 il 26 giugno

Grazie Nonna,per avermi insegnatol’amore, la sensibilità,l’altruismo e la vita!Sei stata per meuna persona specialee sarai per sempre“öl me bel crapì d’ör”.Il mio cuore è con te...

Tua Elena

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Nati in Cristo

LUCREZIA RINALDI di Luciano e Barbara Gargantininata il 3 febbraio 2009, battezzata il 14 giugno 2009

NICHOLAS ARRIGONI di Marco e Romina Quartinato il 24 ottobre 2008, battezzato il 14 giugno 2009

CLASSE 1929 - 80enni in festa.Domenica 14 giugno 2009. Auguri!

Classe 1954 - 177 bambini a portare per la prima voltal’abito bianco per la festa di Prima Comunione

MARCO ZANCHI di Michele e Sara Sandrinellinato il 20 febbraio 2009, battezzato il 28 giugno 2009

LINDA NADA PELLEGRINELLI di Luca e Romina Sonzogninata il 23 gennaio 2009, battezzata il 28 giugno 2009

NICOLE PICCO di Massimo e Erika Ferrarinata il 25 febbraio 2009, battezzata il 14 giugno 2009

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