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za titubare!, senza dubitare!, per sacrificare, conl’anima straziata, nella più dura, drammatica einconcepibile immolazione, il suo proprio figlio;il quale, non era solo il figlio di tutte le suecompiacenze, bensì l’erede delle promesse diDio, fatte ripetutamente alla sua anima…!; sa-pendo e confidando, con fede ferma e passocoraggioso, che le promesse di Dio sono indi-struttibili, si perpetuano «di generazione in ge-nerazione», e si compiono sempre.

«In quei giorni, Dio mise alla prova Abramoe gli disse: “Abramo, Abramo!”. Rispose: “Ecco-mi!”. Riprese: “Prendi tuo figlio, il tuo unico fi-glio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moriae offrilo in olocausto su di un monte che io tiindicherò”.

Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino,prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccòla legna per l’olocausto e si mise in viaggio ver-so il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzogiorno Abramo alzò gli occhi e da lontano videquel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi:“Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo an-dremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritornere-mo da voi”. Abramo prese la legna dell’olocau-sto e la caricò sul figlio Isacco, prese in manoil fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt’e dueinsieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e dis-se: “Padre mio!”. Rispose: “Eccomi, figlio mio”.Riprese: “Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’èl’agnello per l’olocausto?”. Abramo rispose: “Diostesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figliomio!”. Proseguirono tutt’e due insieme.

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zioni della terra; predestinato da Dio con pre-dilezione eterna e infinita dall’inizio dei tempiper essere il «Padre di tutti i credenti»2;

e dalla cui discendenza sarebbe nato, se-condo la carne, il Salvatore dell’umanità, l’Untodi Jahvè, della stirpe di Davide, «Re dei re eSignore dei signori»3; il Liberatore che ci avreb-be riscattato, liberandoci dalla morte che cad-de sugli uomini per il peccato dei nostri Pro-genitori e innalzandoci alla vita nuova per laquale Dio ci creò a sua immagine e somiglian-za, nel suo pensiero divino, pieno di disegnieterni di amori infiniti, solo ed esclusivamenteaffinché lo possedessimo.

Come ha tremato questa mattina il più re-condito del mio spirito e il midollo della miaanima davanti alla lettura della Santa Messa;piena di amore e di santo orgoglio per nostroPadre Abramo, che non riservò niente per sé,essendo disposto a offrire in sacrificio il suo«unico» figlio, il suo «primogenito», il figlio del-la gran promessa fatta da Jahvè alla sua anima;

e che, persino in mezzo alla più terribile esconcertante tribolazione, non dubitò mai –titu-bando– della parola che Jahvè aveva iscritto nel-la sua anima!

E «sperando contro ogni speranza», e con-fidando nella prova di fede più terribile e rac-capricciante che Dio abbia potuto chiedere nel-l’umanità a nessuna pura creatura, dopo laVergine, alzò valorosamente la sua mano, sen-

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2 Rm 4, 11. 3 Ap 19, 16.

"Per la fede infrangibile di Abramo..." Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

terminazione assoluta di offrire in sacrificio il fi-glio della promessa…?!

Cosa avrà sentito il suo cuore straziato, nelpiù recondito del suo spirito che, confidandoin Dio con fede ferma e certa, non dubitavadelle promesse di Jahvè, che aveva fatto rica-dere su di lui e sulla sua discendenza per sem-pre; mentre stava per offrire in sacrificio il suo«unigenito» figlio, che gli era nato nella vec-chiaia in modo così miracoloso, per mezzo diSara, ormai sterile; sul quale ricadevano tuttequelle promesse fatte dallo stesso Dio alla suaanima, e che ora doveva sacrificare…?!

Quale pericoloso momento per la sua ina-movibile fede, drammatico, sconcertante per lasua anima addolorata e straziata, e per il suobraccio steso e non vacillante, alzando a Dio ilsuo sguardo per offrirgli, valorosamente, nonsolo il suo proprio figlio, bensì quanto in lui eper lui gli era stato promesso!

Cosa più terribile di mille morti per il cuo-re dell’uomo che conosce i pensieri di Dio chegli sono stati rivelati, e che, apparentemente,diventavano per lui un’insospettata e inimma-ginabile contraddizione!

E come può non comprendere la mia ani-ma, e non essere in sintonia con i più intimi eincomunicabili sentimenti del nostro Padre nel-la fede; affinata nel crogiolo, triturata e comedemolita tante volte dalla terribilità delle pro-ve, alcune più intense, altre meno, che Dio hapermesso che gravassero su di me…?!

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Così arrivarono al luogo che Dio gli avevaindicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò lalegna, legò il figlio Isacco e lo depose sull’al-tare, sopra la legna. Poi Abramo stese la manoe prese il coltello per immolare suo figlio. Mal’Angelo del Signore lo chiamò dal cielo e glidisse: “Abramo, Abramo!”. Rispose: “Eccomi!”.L’Angelo disse: “Non stendere la mano controil ragazzo e non fargli alcun male! Ora so chetu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, iltuo unico figlio”»4.

Cosa avrà sperimentato l’anima santa di no-stro Padre Abramo, scelto e privilegiato da Dioaffinché nella sua discendenza fossero bene-dette tutte le nazioni per il Messia Promesso...?!

Quante cose saranno passate per la sua men-te in quel lungo cammino, per il quale condu-ceva suo figlio all’immolazione cruenta del sa-crificio della sua vita, per offrirlo a Jahvè comeinno di rinuncia, d’amore, di consegna e dilode; dato che sarebbero rimaste con ciò comedistrutte tutte le promesse che, sul suo figlioIsacco, lo stesso Dio gli aveva annunciato e pro-messo che avrebbe realizzato…!

Cosa avrà sperimentato nel più profondo delmidollo del suo spirito nostro Padre Abramo da-vanti alla richiesta di Dio, come piena di con-traddizione; e che egli accettava con fede in-frangibile sul fatto che si sarebbero compiute lesue promesse, come Jahvè gli aveva manifesta-to, mentre camminava con la fermezza e la de-

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4 Gn 22, 1-12.

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia"Per la fede infrangibile di Abramo..."

E più avanti, anche, nei diversi temi di que-sto libro, descrivevo più dettagliatamente gli or-rori come di inferno di questa prova interna ca-duta sull’anima:

(Frammenti)

«La mia anima è sospesa nell’abisso. Conti-nuamente ti chiamo gridando, e non mi ri-spondi…! Te ne sei andato e mi hai lasciato fe-rita. Sono ferita a morte…!

La desolazione mi avvolge, la prova mi ac-cerchia dappertutto, la sensazione di vedermiincompresa è totale. Chiamo Dio gridando e fail sordo… Non ho dove andare…! Sono stra-volta dal tanto cercare “un luogo di riparo dal-la furia del vento e dall’uragano”8. Il nemico neapprofitta, suggerendomi che sono “sola”, sen-za soluzione, e che ho perso Dio per sempre.

Tutto quello che mi succede è senza forma,perché io sento Dio nel fondo profondo delmio spirito, che mi macina e mi setaccia comeil grano… Solo lamentazioni di Giobbe e diGeremia potrebbero uscire dalla mia bocca,perché lo stato in cui mi trovo non so a cosapotrei paragonarlo… Ho perso Dio, apparente-mente, e con Lui ho perso tutto.

Sono in un’angoscia inspiegabile che soltan-to Dio può consolare e solo Lui può togliere;e quando a Lui ricorro, mi risponde in burla ilsilenzio: “Dov’è il tuo Dio...?”, “Colui al qualeti legava una dolce intimità?”9. Colui di cui io

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Nel prologo al libro intitolato «La notte del-la vita» scrivevo:

«Nella sua prima parte è tutto manifestazio-ne delle esperienze della grande prova spiri-tuale della mia vita. Notte terribile attraverso laquale il Signore mi volle far passare, per affi-narmi nel crogiolo a fuoco lento per lungo tem-po, nel quale le esperienze tristi, amare e do-lorose della mia anima furono indescrivibili.Notte fonda in prova rabbrividente che mi fa-ceva essere in ogni momento appesa e presasolo ed esclusivamente tramite un “sì” incondi-zionato alla volontà di Dio, che tutto fa o per-mette per il bene di chi ama.

Malattie del corpo e prove terribili dello spi-rito, amarezze senza consolazione e desolazio-ne apparentemente senza riparo; ma, per unamisericordia di Dio, senza cambiare neanche diun apice la fermezza del mio cuore che, in un“sì” costante e annichilente rispondeva all’A-more Infinito, ricordando quella frase dellaSacra Scrittura: “È terribile cadere nelle mani delDio vivente!”5.

Sentivo la sferza del Padre, come Cristo sul-la croce, nel più amaro e desolante degli ab-bandoni; ricordavo le frasi di Gesù: “Dio mio,Dio mio…, perché mi hai abbandonato…?”; e“se è possibile, passi da me questo calice”6. Edanche, con Lui, ripetevo tra singhiozzi riarsi chemi uscivano dal più profondo del cuore: “Manon sia fatta la mia, ma la tua volontà”»7.

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5 Eb 10, 31. 6 Sal 21, 2; Mt 26, 39. 7 Lc 22, 42. 8 Sal 54, 8. 9 Sal 60, 4; 54, 15.

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia"Per la fede infrangibile di Abramo..."

to…? Vieni a me, Signore, perché ho bisognodi Te per non svenire davanti a tanto terrore…!

Dio del mio cuore…! Dove sei?!»

«Davanti a tutta questa burrasca che ho so-pra di me, la mia fiducia è in Te… “Tu sei tor-re salda davanti all’avversario…”11. Tu sei “la miaforza e il mio liberatore”, so che “sei con me”12,perché la fede me lo dice. So che mi ami e chenon mi lascerai mai. Ma so come non mai chesono piccola e che sono capace di tutto.»

«Vivo appesa all’Infinita Provvidenza, dallaquale attendo in ogni momento le forze per po-ter proseguire, confidando solamente nell’amo-re che il Signore ha per i suoi; e spero, ben-ché come senza speranza, che Egli verrà.

Amo, senza sperimentare amore, l’unico cheamo nella mia vita. Confido, senza provare fi-ducia, in Colui che so che mi darà tutto ciò chemi conviene. So che Dio è mio Padre e non milascerà sola in così grande difficoltà; benché l’u-nica cosa che io sperimenti sia una solitudineterribile che mi fa paura persino a dirlo e pro-nunciarlo… Signore, spero, ma sono spaventa-ta! Signore, ti amo, ma non so quale tipo diamore sia il mio.

Sento anche dentro di me un grande desi-derio di cercare solo la volontà di Dio, e perquesto sono incapace di chiedergli di togliermitutto ciò. Quando vado da Lui, schiacciata dal

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sapevo che i suoi amori erano più soavi delvino; Colui che io riconoscevo tra migliaia, so-lamente con l’aria dei suoi profumi, quandopassava vicino a me…

O anima mia, come sei giunta a così gran-de desolazione? Cosa è successo fra te e l’A-more Infinito? Quando verrà lo Sposo per unirtia Sé qui o lì…? Tutto questo rimane nell’inco-gnita e nel silenzio dell’incomprensione. La miasensazione è che ho perso Dio per sempre eche non saprò mai più di Lui…»

«Ti ho perso, senza sapere perché; ti cerco,non so dove; ti attendo, non so quando; ti chia-mo, e non rispondi… Sono riarsa nelle bramedi Te…!»

«Giorno dopo giorno continuo a camminaresul cammino della croce, al buio, sotto l’in-comprensione più atroce. Sono sola e abban-donata. Il nemico non si ferma, non smette ditorturarmi. “Un branco di cani mi circonda”10, eio vivo attenta solo alla tua volontà che ora, spe-rimentalmente, è per me amara come il fiele.»

«La mano di Dio pesa fortemente su di me eil suo potere mi schiaccia. La mia piccolezza sispaventa, il mio essere trema. Tutta io fremo echiedo al Dio del mio cuore: Dove sei? Dove seiper andare a cercarti fino a riuscire a trovarti…?»

«Com’è terribile, Signore, la situazione in cuimi vedo…! Come sospiro bramando il tuo in-contro felice…! Tornerò a trovarti? Tarderai mol-

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10 Sal 21, 16. 11 Cfr. Sal 60, 3. 12 Sal 17, 2; 22, 4.

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia"Per la fede infrangibile di Abramo..."

«Tornò a piangere la mia anima in pianto contenuto, in lamento taciuto e in penare addolorato!

Tornò a piangere la mia anima…! Solo Dio è testimone del perché silenziato del mio petto oppresso.

Tornò a piangere la mia anima con così profondo gemito, che sentii che sanguinava in mistico senso!

Tornò a piangere la mia anima, “lì”, dove io annido misteri dell’Eterno,solo da Lui saputi.

Tornò a piangere la mia anima nel modo indefinito che mi fa morire senza trovare sollievo.

Tornò a piangere la mia anima, e io stessa, sentendolo, mi sentii tremare per il suo trafiggente urlo!

Tornò a piangere la mia anima, e in ciò ho compreso che, quanto più si ama, il pianto è tanto più addolorato.

Tornò a piangere la mia anima in amore acceso con forte fremito per il suo gaudio perduto.»

17-5-1977

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peso della mia croce senza Cristo, lo cerco ben-ché stia in essa, e, non trovandolo, sento desi-deri di uscire di corsa e cercare chi mi proteg-ga; e allora credo che una forza interiore,perché non sento neanche alcuna forza, mispinge a dire a Dio di tenermi così fin quandoEgli vorrà, di liberarmi dagli artigli del nemico,e di essere soltanto un fiat alla sua volontà in-finita, per il tempo, il modo e le circostanze at-traverso le quali Egli vorrà farmi passare…

Questo, siccome sono piccola, glielo dicotremante di paura e quasi piangendo. Dico“quasi”, perché, per l’oppressione dello spirito,non posso neanche piangere.»

«Il mio amore alle anime, alla Chiesa, ai mieiVescovi amati, ai miei sacerdoti, alle mie animeconsacrate, ai negretti, ai gialli, è acceso nel mioessere, ma non per amarli con amore sensibi-le, bensì per offrire tutto questo per loro in mor-te e in distruzione completa, senza altra espe-rienza davanti al mio dolore che il silenzio…»

«—Non entra dentro di me il poter deside-rare che mi liberi dalla mia prova, perché quan-do sembra che tutta io stia per reclamare la tualuce o il tuo ritorno, il mio spirito grida: “Se èpossibile allontana da me questo calice! Nonperò ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”13,poiché l’unica cosa che desidero è essere of-ferta per la Chiesa ed essere ricevuta da Te se-condo la tua volontà.»

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13 Mc 14, 36.

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia"Per la fede infrangibile di Abramo..."

to gli aveva dato e tutto gli chiedeva in unaconsumazione di sacrificio totale, in un «tutto»che abbracciava la sua anima, il suo corpo, lesue esperienze.

E con fede determinata e braccio valoroso,confidando da un lato in quanto Dio gli avevamanifestato, e, dall’altro, senza titubare su ciòche doveva realizzare nel sacrificio di suo fi-glio, offerto a Dio, si fermò soltanto alle paro-le dell’Angelo:

«Non stendere la mano contro il ragazzo enon fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio enon mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio»,

affinché trattenesse il suo braccio e non sa-crificasse il suo proprio figlio, e con lui demo-lisse e sacrificasse anche le promesse di Dio,confidando «contro ogni speranza» che si sa-rebbero compiute, nella resa di tutto il suo spi-rito davanti alla parola di Jahvè.

«Abramo alzò gli occhi e vide un ariete im-pigliato con le corna in un cespuglio. Abramoandò a prendere l’ariete e lo offrì in olocaustoinvece del figlio.

Abramo chiamò quel luogo: “Il Signore prov-vede”, perciò oggi si dice: “Sul monte il Signoreprovvede”»14.

«Che densa notte avvolge il cammino, segnando una breccia con l’immolazione…!,

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Abramo confidava pieno di fede, nella not-te tenebrosa, rabbrividente e raccapricciante delperegrinare della terribile prova, davanti al sa-crificio in immolazione cruenta che Jahvè glichiedeva, e che lui stesso, col cuore paternostraziato, doveva realizzare immolando non sol-tanto il proprio figlio, sul quale ricadevano tut-te le promesse di Dio fatte alla sua anima, ben-sì come la demolizione di tutto quanto dallostesso Dio aveva ricevuto.

E in quella drammatica situazione di lotta,senza lotta perché la sua determinazione di ub-bidire a Dio era totale, assoluta, incondiziona-ta, decisa e definitiva –sperimentando in tuttoil suo essere che, per il sacrificio di Isacco, nonsacrificava solo suo proprio figlio alla volontàdi Jahvè che gli chiedeva quella terribile im-molazione, ma infrangeva d’altra parte le pro-messe dello stesso Dio–,

confidando nella sua parola, nel suo man-dato, e contemporaneamente nel prolunga-mento delle sue promesse, alzò la mano per ilsacrificio, come sospeso nell’abisso tra il cieloe la terra, con la fede infrangibile che ciò ri-chiedeva da lui e la fiducia assoluta nella pa-rola verace di Colui che È, il quale realizzaquanto promette.

Nel momento culminante, inconcepibile equasi inimmaginabile per il pensiero degli uo-mini, Abramo credette con fede ferma e inamo-vibile a ciò che Dio gli aveva promesso, men-tre era determinato a sacrificare tutto al Dio che,colmando la sua anima di promesse eterne, tut-

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14 Gn 22, 13-14.

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia"Per la fede infrangibile di Abramo..."

to tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benediròcon ogni benedizione e renderò molto nume-rosa la tua discendenza, come le stelle del cie-lo e come la sabbia che è sul lido del mare; latua discendenza si impadronirà delle città deinemici. Saranno benedette per la tua discen-denza tutte le nazioni della terra, perché tu haiobbedito alla mia voce”»16.

E, davanti alla considerazione della fedeltàdi Abramo, e, di conseguenza, dei piani di Dioin relazione a lui, e per suo mezzo su tutta l’u-manità, realizzati secondo il pensiero divino ei suoi disegni eterni; mi viene alla memoria,come paragone, la disubbidienza dei nostriProgenitori al mandato di Dio che, riempien-doli delle grazie e dei doni dall’Alto, li rese iPadri di tutta l’umanità.

Con il fine che, trascorso un tempo nelParadiso terrestre, tutti i loro discendenti, chesarebbero stati pure «come le stelle del cielo ela sabbia del mare», fossero portati all’Eternitàin stato di grazia; senza dover vivere e speri-mentare le concupiscenze che ci porta la co-noscenza del male, bensì condotti per il cammi-no in cui il Bene Supremo ci ha posto affinchéandassimo a Lui senza dover passare attraver-so i terrori della morte né soffrire le conse-guenze drammatiche e raccapriccianti che ci haportato la caduta dei nostri Progenitori.

I quali, a conseguenza della loro disubbi-dienza a Dio, ruppero i piani di Colui che li

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e nella lontananza si ascolta un lamento che dice amoroso: Non temere, mia Chiesa,

sono Io…!

Ora capisco…!, è Cristo, il mio Sposo, conosco la sua voce!

Egli apre il sentiero che porta incontro a Sé;è duro e stretto, ma lungo il suo interno si percepiscono fuochi di eterni misteri, e, giungendo al termine, appare il Sole!

E lì, in quel Giorno d’inedito incontro, il cammino stretto scomparve, e sorge raggiante l’Amore…!»

23-8-1977

Per questo, nella fede e per la fede di Abra-mo furono benedette tutte le generazioni delmondo, e le promesse di Dio furono compiu-te secondo il pensiero divino e il disegno infi-nito di Colui che gliele manifestò, e che lo pre-destinò e lo scelse per far ricadere su di lui esulla sua discendenza la restaurazione e la sal-vezza dell’umanità caduta, che sarebbe venutaa noi per mezzo di Cristo, il Messia Promesso,«Emmanuele, “Dio con noi”»15; il quale sareb-be nato dalla sua discendenza, dalla sua stirpe,dal lignaggio di Davide, come «Re dei re eSignore dei signori».

«L’Angelo del Signore chiamò dal cielo Abra-mo per la seconda volta e disse:

—“Giuro per me stesso, oracolo del Signore:perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiuta-

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15 Is 7, 14. 16 Gn 22, 15-18.

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to che una Donna avrebbe schiacciato la testadel drago:

«Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra latua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà latesta e tu le insidierai il calcagno»17.

«Dio li metterà in potere altrui fino a quan-do “colei che deve partorire” partorirà; e il re-sto dei suoi fratelli ritornerà ai figli di Israele»18.

Per mezzo della quale, secondo il profetaIsaia, che annunciò che la Vergine avrebbe datoalla luce un figlio e gli avrebbe messo nome«Emmanuele, “Dio con noi”», figlio della Ma-ternità divina della Donna e, pertanto, frutto delsuo ventre benedetto; in Lui e per Lui, essen-do l’Unigenito Figlio dell’unico e sussistente Diovero, Gesù Cristo, suo inviato, nell’effusione dicompassione misericordiosa per la remissionedei nostri peccati, furono realizzate tutte le pro-fezie degli antichi Profeti sull’Unto di Jahvè; ilquale fu crocifisso, morì e fu sepolto, e il ter-zo giorno resuscitò glorioso e trionfatore delpeccato e della morte, e aprì con le sue cinquepiaghe gli ampi Portoni dell’Eternità, chiusi dalpeccato di Adamo ed Eva.

«Ecco, il mio servo avrà successo. Non haapparenza né bellezza…; disprezzato e reiettodagli uomini, uomo dei dolori che ben cono-sce il patire.

Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiac-ciato per le nostre iniquità… Per le sue piaghenoi siamo stati guariti…

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creò solo ed esclusivamente affinché lo posse-dessero, facendo perdere a tutti noi, loro di-scendenti, la possibilità concessa dallo stessoDio, di essere suoi figli, eredi della sua gloriae partecipi della sua vita divina.

I piani di Dio erano stati rotti, distruggendoin modo raccapricciante tutti i suoi disegni amo-rosi su di noi; e noi siamo rimasti in una si-tuazione così rabbrividente che, per poterci re-staurare, l’Infinito dovette tirar fuori dalla suapotenza divina un nuovo modo, così ricolmo etraboccante di sapienza e di amore, che fossecapace di riparare infinitamente il Dio tre vol-te Santo, offeso dall’uomo; così da rialzarlo inmodo tale dalla sua prostrazione, da restare ri-stabilita la sua amicizia con Dio e poter riusci-re di nuovo a possederlo.

E per questo, affinché la riparazione fossecome necessitava, per la sua eccellenza, laSantità di Dio offesa dalla creatura e affinché,di conseguenza, questa rimanesse restaurata,l’Unigenito di Dio si fece Uomo.

E per l’unione ipostatica della sua natura di-vina e della sua natura umana nella persona delVerbo, essendo il Sommo ed Eterno Sacerdoteche unisce Dio all’uomo, nella pienezza e perla pienezza del suo Sacerdozio e per l’eserciziodi questo stesso Sacerdozio, rese possibile, inLui e per Lui, a lode della gloria di Jahvè, la ri-parazione infinita al Dio offeso e la remissionedei nostri peccati; e ci inserì di nuovo nei pia-ni di Dio rotti dal «no» dei nostri Progenitori,ai quali, fin dal Paradiso terrestre, fu annuncia-

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17 Gn 3, 15. 18 Mic 5, 2.

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dandosi disordinatamente e, in uno scatto di su-perbia inconcepibile e inimmaginabile, dissen-natamente e sfacciatamente, volle essere comeDio.

E pieno di insensatezza, reagì in un modotanto sconcertante, rivoltandosi contro la Santitàinfinita di Colui che, traendolo dal nulla, lo creòsolo ed esclusivamente affinché partecipasse del-la sua stessa divinità –con la distanza infinita cheesiste sempre tra la creatura e il Creatore– che,ribellandosi, esclamò: «Non ti servirò!»20.

E in quell’istante il disegno di Dio su di luie su coloro che l’hanno seguito, manifestando-si in volontà di renderli felici e partecipi dellasua stessa vita divina, rimase distrutto, e si rup-pero i piani eterni di Dio su quella creatura. Ela ribellione di Lucifero contro lo stesso SpiritoSanto, credendosi come Dio nel suo grido di:«Chi come me?!», «non ti servirò!», esigette, co-me conseguenza di giustizia davanti alla Santitàdi Dio oltraggiata e offesa, la creazione dell’in-ferno, per essere gettato lì, davanti alla rotturadei disegni di Dio su di lui.

In modo tale che si aprì l’Abisso insondabi-le della perdizione, dove Lucifero cadde con lavelocità di un fulmine, dall’altezza a cui era sta-to innalzato dall’Infinito Creatore in sublimitàsu tutti gli Angeli.

E a conseguenza della sua ribellione, nonsoltanto si aprì l’Abisso, nel quale egli stesso fu

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Il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità dinoi tutti... Quando offrirà se stesso in espiazio-ne, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, sicompirà per mezzo suo la volontà del Signore…

“Il giusto mio Servo giustificherà molti, Eglisi addosserà la loro iniquità. Perciò io gli daròin premio le moltitudini”»19.

Tutto a conseguenza dell’amore di Dio perl’uomo, e a conseguenza della ribellione con-tro lo stesso Dio dei nostri Progenitori nel Pa-radiso terrestre.

E trascendendo ancora più lontano, il miospirito risale agli Angeli di Dio. I quali furonocreati in una dignità di natura inimmaginabile,affinché possedessero Dio secondo la sublimitàdella loro condizione angelica.

E tra tutti e al di sopra di tutti fu innalzatocolui che «Luce Bella» si chiamava per la su-blimità in partecipazione di Dio alla quale fuelevato.

E, davanti a tanta grandezza a cui era subli-mato, dato che Lucifero era cosciente di que-sta realtà, invece di prostrarsi, oltrepassato dal-la gratitudine amorosa, ubbidiente e in tributodi resa totale, soggiogato in riverente adorazio-ne davanti all’eccellenza di Dio e alla maesto-sità della sua santità piena dello splendore del-la sua gloria,

davanti a tanta luce, a tanti regali e a tantapartecipazione di Dio a cui era innalzato, guar-

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19 Is 52, 13; 53, 2b. 3a. 5ac. 6b. 10b. 11b-12a. 20 Ger 2, 20.

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sto e nell’amore dello Spirito Santo in favoredell’umanità caduta; così da lavare e vivificaretutti coloro che verranno a bere alle acque del-la vita, attraverso i Sacramenti, nel seno ampio,divino e divinizzante della Santa Madre Chiesa;e in lei e tramite lei, tutti quelli che, in qual-che modo, cercano senza trovarla e ricevono ilsuo influsso nella Fonte delle divine ed eternesorgenti del suo seno di Madre.

«Udii una gran voce nel Cielo che diceva:“Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il re-gno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo,poiché è stato precipitato l’accusatore dei no-stri fratelli, colui che li accusava davanti al no-stro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vin-to per mezzo del sangue dell’Agnello e graziealla testimonianza del loro martirio”»23.

Mi domando quanto sarebbero stati meravi-gliosi i piani di Dio sulla creazione, con tuttele sue creature, specialmente quelle razionali,create per possederlo, se Lucifero non si fosseribellato contro di Lui, offuscato sfacciatamen-te e superbamente, con il suo terribile spropo-sito del «non ti servirò!»; e, di conseguenza,non sarebbe diventato un diavolo raccapric-ciantemente e malignamente diabolico, che,nella sua disperazione, si lanciò e si lancia, por-tato dalla sua malvagità, a far del male all’u-manità per toglierle il bene che egli ha perso;

e che fece cadere i nostri Progenitori nelParadiso terrestre, portandoli e portando tutti

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precipitato tra urla rabbrividenti di disperazio-ne e amarezza, ma trascinò con sé una terzaparte degli Angeli di Dio:

«Scoppiò quindi una guerra nel Cielo: Miche-le e i suoi Angeli combattevano contro il dra-go. Il drago combatteva insieme con i suoi an-geli, ma non prevalsero e non ci fu più postoper essi in Cielo. Il grande drago, il serpenteantico, colui che seduce tutta la terra, fu preci-pitato sulla terra e con lui furono precipitati an-che i suoi angeli»21.

«Il Signore disse: “Io vedevo Satana caderedal Cielo come la folgore”»22.

E rimase aperto quel «pozzo» senza fondodi nerezza indescrivibile e di profondità inim-maginabile, il Vulcano aperto dove cadde Luci-fero e coloro che, come lui, in un modo o nel-l’altro e ostinatamente, hanno detto a Dio: «Nonti servirò!»; e da dove non si può uscire…: daquel carcere che irremissibilmente attanaglia co-loro che vi sono introdotti, nella prigione eter-na dagli inimmaginabili tormenti che porta consé, di conseguenza, per la creatura, il ribellarsicontro il suo Creatore!

E dico «ostinatamente», perché, per l’uomoredento dal Sangue dell’Agnello Immacolato,per il mistero della sua Incarnazione, vita, mor-te e resurrezione gloriosa si sono aperte leSorgenti refrigeranti delle acque che sgorganodal Seno del Padre effondendosi attraverso Cri-

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21 Ap 12, 7-9. 22 Lc 10, 18. 23 Ap 12, 10-11a.

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia"Per la fede infrangibile di Abramo..."

Se Abramo, come i nostri Progenitori, nonavesse confidato in Dio, e la sua fede si fosseinfranta, quale nuovo cataclisma sarebbe potu-to succedere, dopo il peccato di Adamo ed Eva,davanti al dubbio, alla disubbidienza o alla ri-bellione di Abramo, dal quale e tramite il qua-le, dalla sua discendenza, sarebbe nato il MessiaPromesso, il Liberatore dell’umanità che togliei peccati del mondo?

Ma perché la sua fede è stata ferma e la suaobbedienza a Dio determinata e risoluta, glisono state confermate le promesse di Jahvè, e,perciò, sono state benedette in lui, attraverso lasua discendenza, tutte le generazioni.

Se Abramo, davanti alla prova tanto forte acui il Signore lo sottomise per la manifestazionedel suo infinito potere che si effonde in com-piacenza sulla sua creatura e, in questo caso, sul-lo stesso Abramo, non fosse stato fedele «spe-rando contro ogni speranza» e fidandosi dellepromesse di Jahvè –che sono state compiute erealizzate, secondo il pensiero divino, su di luie sulla sua discendenza per sempre, nella mi-sura della sua fedeltà ai piani eterni di Dio, permezzo della venuta del Messia e della restau-razione dell’umanità caduta–,

lo stesso Dio avrebbe dovuto, rimanendorotti i suoi piani eterni, inventare un nuovomodo di realizzarli; e Abramo avrebbe prodot-to una nuova catastrofe, come i nostri Progeni-tori nel Paradiso terrestre; e, andando ancorapiù lontano, come Lucifero, che, vedendosi tan-to esaltato da Dio, si ribellò con il suo grido di

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noi alla situazione drammatica in cui ci trovia-mo per la disubbidienza di Adamo ed Eva nelmomento della prova; prova realizzata affinché,umilmente, si arrendessero davanti all’eccellen-za della Maestà divina in effusione su di loro,e così innalzarli al suo possesso.

Ma, istigati dal diavolo, disubbidirono a Dioe, per il loro peccato, tutti noi uomini siamo ri-masti senza poterlo possedere e per sempre!Com’è terribile dire a Dio di no!

Davanti a ciò, Cristo, appeso tra il Cielo e laterra, è il «Sì» infinito di riparazione di frontea Dio, e il «sì» dell’uomo in restaurazione re-dentrice di compassione misericordiosa sull’u-manità caduta.

Per questo non potrei esprimere, per quantocercassi di manifestarlo, ciò che questa mattina,durante la Santa Messa, ha vissuto e sperimen-tato la mia anima quanto a orgoglio, amore evenerazione verso il Padre, nella fede, di tuttele generazioni; delle quali io sono solo comeuna pagliuzza portata, riportata, sballottata dal-le onde, come sperduta negli oceani immensidegli insondabili mari, come una minuta partedella polvere della terra…

Come potrà esprimerlo la mia anima, pienadi venerazione per Dio e per la fedeltà assolu-ta e totale di nostro Padre Abramo che, «cre-dendo contro ogni speranza», non dubitò in al-con momento di fare quanto Dio gli chiedeva,nella notte più tenebrosa della sua vita…!

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stirpe di Davide e figlio di Abramo, «padre ditutti i credenti». E realizzatosi il disegno divinosecondo i pensieri eterni di Dio, l’Unto di Jahvè,il Promesso alle nazioni, il Restauratore dell’u-manità, fu discendente legittimo di Abramo; e,pertanto, di Isacco, Giacobbe, Giuda e Davide,e di Maria.

Per la fede di Abramo: «Gli Israeliti possie-dono l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, lalegislazione, il culto, le promesse, i Patriarchi;da essi proviene Cristo secondo la carne, egliche è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei se-coli. Amen.»26.

Benedetta fedeltà quella di Abramo che me-ritò che dalla sua discendenza, pertanto dalPopolo ebraico, nascesse il Messia, essendo la«Luce per illuminare le genti e Gloria del suopopolo Israele»27!; come compimento della vo-lontà di compiacenza di Dio, del fatto che lasua discendenza sarebbe stata come le stelle delcielo e la sabbia del mare, che sarebbe arriva-ta a tutti i confini della terra; venendo da Orien-te e Occidente, dal Nord e dal Sud:

«Jahvè ha snudato il suo santo braccio da-vanti a tutti i popoli, tutti i confini della terravedranno la salvezza del nostro Dio»28;

e così tutti, ebrei e gentili, sono eredi dellaGrande Promessa de «l’Emmanuele, “Dio connoi”» che sarebbe nato da una Vergine.

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«non ti servirò», con la conseguenza funesta eraccapricciante della creazione dell’inferno perlui e per quelli che, come lui, ostinatamente, sisarebbero ribellati contro Dio.

Per cui ad Abramo la sua fede e la sua fi-ducia in Dio furono accreditate come giustizia:

«Abramo, nostro padre, non fu forse giusti-ficato per le opere quando offrì Isacco, suo fi-glio, sull’altare? Vedi che la fede cooperava conle opere di lui e che per le opere quella fededivenne perfetta? E si compì la Scrittura che dice:“E Abramo ebbe fede in Dio, e gli fu accredi-tato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio”»24.

«Egli ebbe fede sperando contro ogni spe-ranza e così divenne padre di molti popoli,come gli era stato detto: “Così sarà la tua di-scendenza”. Egli non vacillò nella fede, pur ve-dendo già come morto il proprio corpo –ave-va circa cento anni– e morto il seno di Sara.

Per la promessa di Dio, non esitò con in-credulità, ma si rafforzò nella fede e diede glo-ria a Dio pienamente convinto che quanto egliaveva promesso era anche capace di portarlo acompimento. Ecco perché gli fu accreditatocome giustizia»25;

in modo tale che, dalla sua discendenza, se-condo il disegno infinito di Colui che È sul-l’uomo e sulla creazione, e dopo il «no» deinostri Progenitori nel Paradiso terrestre, «ilVerbo si fece carne e abitò tra noi», nato dalla

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24 Gc 2, 21-23. 25 Rm 4, 18-22. 26 Rm 9, 4-5. 27 Lc 2, 32. 28 Is 52, 10.

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che Dio è capace di far risorgere dai morti: Perquesto lo riebbe e fu come un simbolo»29.

Per cui la mia anima, sentendosi figlia di Dioe innestata in Cristo come i tralci nella vite30 eper il fatto di essere Chiesa Cattolica e Aposto-lica –la Gerusalemme restaurata e fondata sottola Sede di Pietro–, figlia di Abramo, secondo lepromesse di Dio fatte alla sua anima; e prede-stinata e scelta da Colui che È come l’Eco dellaSanta Madre Chiesa in manifestazione dei suoicantici –specialmente dal 18 marzo 1959, fin daltempo del Concilio–, per manifestare i pensieriocculti in Dio, pieni di promesse e realizzati nel-la e attraverso la Discendenza di Abramo, dallatribù di Giuda e dalla stirpe di Davide: il MessiaPromesso, nato da «la Donna che avrebbe schiac-ciato la testa del drago con il Frutto del suo grem-bo benedetto»31, a Betlemme di Giuda:

–«E tu, Betlemme di Efrata, così piccola peressere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi usciràcolui che deve essere il Dominatore in Israele»32–;

pensieri e promesse che ho bisogno, confede infrangibile nelle richieste e nelle paroledi Dio al mio spirito, di comunicare man manocon tutto ciò che lo stesso Dio mi ha manife-stato con il mandato di: «Va’ e dillo…!»; «Ques-to è per tutti…!»,

la mia anima, questa mattina, prorompe inun inno di lode a Dio che fece tali meraviglie

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Per cui, grazie ad Abramo, sono benedette ebeate tutte le generazioni, mediante il frutto del-la sua fede; perché «credette contro ogni spe-ranza» che le promesse di Dio si sarebbero com-piute, secondo Colui che lo scelse fra tutte lenazioni per essere il padre di tutti i credenti.

«La fede è fondamento delle cose che si spe-rano e prova di quelle che non si vedono.

Per mezzo di questa fede gli antichi ricevet-tero buona testimonianza.

Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedìpartendo per un luogo che doveva ricevere ineredità, e partì senza sapere dove andava. Perfede, soggiornò nella terra promessa, come inuna terra straniera, abitando sotto le tende,come anche Isacco e Giacobbe, coeredi dellamedesima promessa. Egli aspettava infatti lacittà dalle salde fondamenta il cui architetto ecostruttore è Dio stesso.

Per fede anche Sara, sebbene fuori dell’età,ricevette la possibilità di diventare madre per-ché ritenne fedele colui che glielo aveva pro-messo. Per questo da un uomo solo e inoltregià segnato dalla morte, nacque una discenden-za numerosa come le stelle del cielo e la sab-bia innumerevole che si trova lungo la spiag-gia del mare.

Per fede Abramo, messo alla prova, offrìIsacco e proprio lui, che aveva ricevuto le pro-messe, offrì il suo unico figlio, del quale erastato detto: “In Isacco avrai una tua discendenzache porterà il tuo nome”. Egli pensava infatti

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29 Eb 11, 1-2. 8-12. 17-19. 30 Cfr. Gv 15, 5.

31 Cfr. Gn 3, 15; Lc 1, 42. 32 Mic 5, 1.

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di compiere la richiestache la mia anima ha lasciato ferita.

E, se sento che mi guardi, in prostrazione adorante attendo che ti pronunci, per compiere quanto chiedi, andando dove Tu mi comanderai.

Poiché sono terribili le tue voci, che, nella forza del loro brio, spingono l’anima amante, lanciata dal tuo volere, con immenso potere.

Chiedimi, Gesù, guardando, che, davanti a Te, arresa vivo!»

5-9-1975

E, davanti a quanto questa mattina stavo vi-vendo, penetrando e comprendendo sulla gran-dezza di nostro Padre Abramo,

–al quale tanto profondamente e intimamen-te mi sento unita per le promesse, piene di pa-role, che Dio mette nella mia anima affinché lemanifesti,

e che, a imitazione del santo Patriarca, devorealizzare dalla limitazione, pochezza e povertàdella mia miseria, con la massima fedeltà cheposso, con fede infrangibile, in immolazionecruenta o incruenta della mia vita, resa offertaper la gloria di Dio e della sua sposa, la Chiesa,l’Universale, Eterna e Celeste Gerusalemme, inmezzo a così continue e drammatiche situazio-ni nelle quali si svolge la mia vita, le quali misono sembrate questa mattina, durante il Santo

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per la fede di Abramo, davanti all’esperienzache ho vissuto nella lettura della Santa Messasulle promesse di Dio fatte a nostro Padre nel-la fede, e l’immolazione di Isacco, il figlio del-le promesse di Jahvè alla sua anima;

promesse che egli doveva immolare anchein sacrificio, come in resa di lode alla gloria diDio che, manifestandosi in volontà, gli chiede-va la rinuncia di tutto ciò che portava iscritto ecome inciso a fuoco nel più profondo del mi-dollo del suo spirito e nel più recondito del suocuore, per l’immolazione cruenta e sanguinan-te del suo unigenito figlio.

«Nulla dici quando chiedi, Gesù di infiniti doni; e tutto resta dettonel modo indefinito in cui Tu ti sei esplicazioni.

Poiché la tua richiesta è fuoco che corrode l’intimo, brace che dissecca l’essere quando, in sguardo profondo, ti imprimi dentro l’anima.

Anche se la tua voce è soave in infinita armonia, pure, come freccia incandescente, ferisce trafiggendo profondamente nei tuoi fuochi accesa.

Per questo, quando mi parli, dal tuo sguardo sospinta, sorgono in me le nostalgie

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ni su di lui, e tramite lui su tutte le nazioni del-la terra.

«Benedetto il Signore Dio di Israele, perché ha visitato e redento il suo Popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi Profeti di un tempo.

Salvezza dai nostri nemici e dalle mani di quanti ci odiano. Così Egli ha concesso misericordia

ai nostri padri, e si è ricordato della sua santa Alleanza, del giuramento fatto ad Abramo,

nostro padre»34.

Ancora una volta, e in un modo intensissi-mo, mi sono sperimentata discendenza di Abra-mo, e non solo come i gentili, ma come delPopolo di Israele, per le parole che, piena difede e intrisa di speranza, ascoltai presso ilTabernacolo: «Tu sei il mio Popolo»; per il fat-to di essere l’Eco della Santa Madre Chiesa, laNuova Sion, che raduna nelle sue mura gli uo-mini di tutti i luoghi della terra, secondo le pro-messe di Dio fatte «ad Abramo e alla sua di-scendenza per sempre».

Per questo, davanti alle parole di un Prelatoche ascoltava qualcosa, soltanto, di ciò che lamia anima vive riguardo al Popolo di Israele, il

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Sacrificio della Messa, paragonate a quelle diAbramo, così piccoline e ridicole, così poveri-ne per come nella mia limitazione vivo ciò–,

piena di santo orgoglio, tanto commossa eintrisa di amore e di gaudio nello Spirito Santoverso il santo Patriarca, tutta la mia anima ir-rompeva in lodi a Dio, ringraziandolo di quan-to ci aveva concesso per il «sì» incondizionatodella fede irriducibile di nostro Padre Abramo,e quello della Santissima Vergine all’annunciodell’Angelo, lodata da Elisabetta:

«Beata colei che ha creduto nell’adempimen-to delle parole del Signore»33.

E così profondamente vivevo tutto questo in-vasa dall’emozione che sentivo, senza poterlomanifestare come desideravo a causa della po-vertà e limitazione delle mie parole che ha fat-to sì che i miei occhi, riarsi dallo Sjögren di cuisoffro, si inumidissero come nella necessità ur-gente di scoppiare in pianto di gratitudine da-vanti a ciò che la mia anima stava vivendo esperimentando durante il Sacrificio incruentodell’Altare, dove il Figlio Unigenito di Dio si of-fre e si dà a noi in bevanda e alimento che cidà la vita eterna;

e avevo bisogno di prorompere in lode aDio, e benedicevo Abramo per la sua fede in-frangibile, che mi spingeva a manifestare comepotevo la sua grandezza, lodandolo e benedi-cendolo, piena di gratitudine e di amore per lasua fedeltà alla volontà divina e ai disegni eter-

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33 Lc 1, 45. 34 Lc 1, 68-73.

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sione dei cantici della Nuova e Celeste Gerusa-lemme non solo ai membri della Chiesa, ma an-che ai figli di Israele per manifestare loro:

«Io sono» mi invia a voi…!, per mostrarvil’Unto di Jahvè, il Messia Promesso, “Re dei ree Signore dei signori”, Gesù di Nazaret, il di-scendente di Israele, nato dalla stirpe di Davide,da una Vergine che avrebbe dato alla luce unfiglio e gli avrebbe messo nome «Emmanuele,“Dio con noi”»;

il quale, nascendo in una mangiatoia a Be-tlemme di Giuda, dopo essere passato sulla ter-ra facendo del bene, come «via, verità e vita»37

che ci conduce alla Casa del Padre, fu crocifis-so, morendo sulla croce per togliere i peccatidel mondo.

–«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,un corpo invece mi hai preparato. Non hai gra-dito né olocausti né sacrifici per il peccato.Allora ho detto: “Ecco, io vengo –poiché di mesta scritto nel rotolo del libro– per fare, o Dio,la tua volontà. Dio mio, questo io desidero, latua legge è nel profondo del mio cuore”»38–;

e ci ha restaurati per il mistero della sua In-carnazione, vita, morte e resurrezione, e ci farisorgere a una vita nuova, per inserirci di nuo-vo, dopo la rottura dei piani di Dio da partedei nostri Progenitori, nel fine per il quale sia-mo stati creati a immagine e somiglianza dellostesso Dio, rendendoci figli suoi, eredi della suagloria e partecipi della sua vita divina.

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quale disse: «Non sia mai che diventi ebrea laMadre Trinidad»;

mi è venuta, in risposta, questa piccola maprofonda riflessione:

Perché sono Chiesa, figlia della Nuova e Ce-leste Gerusalemme, fondata da Cristo e affida-ta ai suoi Apostoli, e per il fatto di essere spo-sa di «Cristo, e Questi crocifisso»35,

sono e mi sperimento in tutto il mio essereebrea, parte della discendenza di Abramo se-condo quanto promesso da Jahvè:

«Eccomi: la mia alleanza è con te, e saraipadre di una moltitudine di popoli. Non ti chia-merai più Abram, ma ti chiamerai Abramo, per-ché padre di una moltitudine di popoli ti rende-rò... E in te si diranno benedette tutte le famigliedella terra»36.

Poiché dalla discendenza della sua razza sa-rebbe nato il Messia Promesso, «Luce per illu-minare le genti e Gloria del suo popolo Israele».

Pertanto, io non devo diventare ebrea perandare in nome di Dio a cercare i figli di Israele,i miei fratelli maggiori, che sono ancora di-spersi, affinché scoprano il sembiante di Cristonel volto della Chiesa, perché io lo sono gra-zie alla promessa di Dio fatta ad Abramo, «pa-dre di tutti i credenti».

E allo stesso modo, perché sono l’Eco dellaSanta Madre Chiesa, Dio mi invia come espres-

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35 1 Cor 2, 2. 36 Gn 17, 4-5; 12, 3b. 37 Gv 14, 6. 38 Eb 10, 5-7 = Sal 39, 7-9.

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia"Per la fede infrangibile di Abramo..."

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