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6 LUGLIO 2013

Anno XLVIISuppl. al n. 6190

256 LUGLIO 2013 - Anno XLVII - Suppl. al n. 6190

Rapporto Legambiente

ECOMAFIE: UN BUSINESSSEMPRE FIORENTE

2

Domenico Pizzuti ROM A NAPOLI. VIAGGIO NEI CAMPI DI PONTICELLI pag. 8 • Cristina MattielloL’IMMIGRAZIONE RIFIUTATA pag. 9 • Marco Siino PALERMO PRIDE 2013. BELLEZZA ENORMALITÀ DELL’AMORE pag. 10 • Giampaolo Petrucci FEDE E OMOSESSUALITÀ. IL DOLOREDI UNA MADRE E LA CRUDELTÀ DI “CERTI” PRETI. pag. 12 • Marina Boscaino FUORI CLASSE.ULTIMA TAPPA pag. 13 • Marinella Correggia IL DIRE E IL FARE. QUANDO LO STEMMACOMUNALE È UNA MITE PECORA pag. 16

Riforme istituzionali

UN GRIMALDELLO PER SCARDINARE LA COSTITUZIONEComitati Dossetti per la Costituzione

4

Chiesa e mafia

LA SOLITUDINEDI DON PUGLISILuca Kocci

6

Primo piano

SUL DIRITTODI NASCERE ITALIANI

Sergio Briguglio*

La legge italiana prevede che siacittadino italiano per nascitachi nasce da un genitore ita-

liano (ius sanguinis) o chi nasce in Ita-lia (ius soli) da apolidi o da stranie-ri che, in base alla normativa del Pae-se di appartenenza, non siano in gra-do di trasmettere al figlio la propriacittadinanza. Chi nasce straniero puòacquistare la cittadinanza italiana at-traverso diverse modalità. Le prin-cipali sono l'acquisto per matrimo-nio con italiano, la naturalizzazionee l'elezione di cittadinanza al com-pimento della maggiore età. La cit-tadinanza per matrimonio può essererichiesta dopo due anni se i coniu-gi risiedono in Italia, dopo tre se al-l’estero; e a patto che il richiedentenon abbia subito condanne per rea-ti gravi e non rappresenti un pericoloper la sicurezza dello Stato. Quest'ul-tima valutazione è effettuata dalministro dell'Interno, ...

(continua a pag. 3)

Gli stemmi di comuni, regioni, na-zioni sono spesso ricchi di simboliviolenti. Torri fortificate, spade,

cannoni, animali aggressivi: lupe, leo-ni, grifi, aquile, con grinfie e fauci. Unconsolidato luogo comune considera laviolenza un valore. Anche diversi mot-ti istituzionali sono bellicosi.Ma c’è un’eccezione significativa. Il co-mune di Malegno, in Val Camonica (pro-vincia di Brescia), nello stemma ha unapecora. E il motto Mites Terram Possi-

dent. La scelta, degli anni Settanta,combina gli stemmi di due palazzi no-biliari. Ma di recente, il Comune ha vo-luto ispirare a questo emblema araldi-co una pratica etica. Insomma farcamminare quel simbolo. Con azioni eidee da imitare. L’amministrazione comunale ha istituito unpremio per la pace, e ogni anno promuove un convegno suitemi della mitezza. E poi, sta sperimentando una metodolo-gia per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo, che dovrebbefare scuola. È successo soprattutto a partire dal 2011, quan-do in Val Camonica, a 1.800 metri di altitudine, in un luogodi villeggiatura completamente disabitato, furono deportati,direttamente da Lampedusa, 110 migranti provenienti via maredalla Libia sotto guerra Nato.Spiega il sindaco Alessandro Domenighini: «La risposta deiComuni della Valle è stata molto pragmatica. Il comune di Ma-legno l’ha facilitata, essendo da anni in collaborazione conil centro Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo erifugiati) di Casa Giona. Organizzavamo già assieme il festi-

val “Abbracciamondo” e stavamo pro-gettando "Nausicaa", per l'affido fami-liare dei rifugiati. Con gli altri ci siamodetti: non possiamo lasciare quellepersone in quel posto ad aspettare chesucceda chissà che cosa. Per quantopiccoli, se prevediamo in ogni Comunela creazione di una piccola comunità di4/5 persone omogenee per nazionali-tà, lingua e religione saremo in grado digarantire i servizi minimi, loro vivrannoin condizioni più dignitose, e si evite-ranno allarmi sociali. In realtà, poi, piùche dai Comuni il ruolo fondamentale èstato giocato dalle reti di solidarietà chenei Comuni si sono create. Ad esempioda noi alcune maestre in pensione sisono rimesse al lavoro gratuitamente

per insegnare a questi ragazzi l'italiano. I legami più forti chequesti ragazzi hanno instaurato sono stati quelli con le mae-stre. Il corso di italiano è stato quasi tutto gratis (il Comuneha messo a disposizione gli spazi)».Conclude il sindaco: «Agli altri comuni non possiamo che rac-comandare questa strada, per l’accoglienza: creare piccolecomunità che vivano in un appartamento che non sia un ghet-to, il più possibile in palazzi e/o quartieri dove vivono anchepersone del posto; attivare reti di solidarietà, insegnanti inpensione, persone che hanno un terreno incolto da molti annie lo possono mettere a disposizione, la vicina di casa che in-segna a fare la lavatrice, ecc.; appoggiarsi alla professiona-lità e competenza degli Sprar che esistono in tutta Italia mache nessuno conosce». l

il dire e il fare

QUANDO LO STEMMA COMUNALE È UNA MITE PECORAMarinella Correggia

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hanno colpito il nostro Paese:«Esattamente +4,6% rispetto al2011, un anno orribile per ilnostro patrimonio boschivo datoche aveva fatto registrare un piccodel 62,5% rispetto al 2010. È laCampania a guidare anche que-st’anno la classifica dell’illegalitàambientale nel nostro Paese, con4.777 infrazioni accertate (non-ostante la riduzione rispetto al2011 del 10,3%), 3.394 personedenunciate e 34 arresti. E il discor-so vale sia per il ciclo illegale delcemento sia per quello dei rifiuti».

Nel ciclo del cemento, prosegueLegambiente, «bisogna segnalare ilsecondo posto della Puglia, cheper numero di persone denunciaterisulta essere la prima regione d’I-talia; la leadership tra le regioni delNord della Lombardia; la crescitaesponenziale degli illeciti accertatiin Trentino Alto Adige, quasi tri-plicati in un anno; il balzo in avan-ti della Basilicata, che con 227 ille-citi arriva al decimo posto (nel2011 era quindicesima). Nel ciclodei rifiuti spiccano l’incrementodei reati registrato in Puglia(+24%), al terzo posto dopo Cam-pania e Calabria, e il quinto postoraggiunto dalla Sardegna».

«Quella delle Ecomafie – hadichiarato il presidente di Legam-biente Vittorio Cogliati Dezza – èl’unica economia che continua aproliferare anche in un contesto dicrisi generale. Che continua acostruire case abusive quasi allostesso ritmo di sempre mentre ilmercato immobiliare legale tracol-la. Con imprese illegali che vedonocrescere fatturati ed export, quandoquelle che rispettano le leggi sonocostrette a chiudere i battenti».D’altronde il gioco vale la candela:«Le pene per i reati ambientali – hasottolineato il presidente di Legam-biente – continuano infatti ad esse-re quasi esclusivamente di tipo con-travvenzionale e l’abbattimentodegli edifici continua ad essere unaeventualità remota. Anzi, agli ulti-mi 18 tentativi di riaprire i terminidel condono edilizio si è ancheaggiunta la sciagurata idea di sot-trarre alle procure il potere didemolire le costruzioni abusive».

L’incidenza dell’edilizia illegalenel mercato delle costruzioni, sot-tolinea ancora Legambiente, «èpassata dal 9% del 2006 al 16,9%stimato per il 2013. Mentre lenuove costruzioni legali sono crol-late da 305mila a 122mila, quelleabusive hanno subito una legge-rissima flessione: dalle 30mila del2006 alle 26mila del 2013». A farela differenza sono i costi di merca-to: «A fronte di un valore mediodel costo di costruzione di unalloggio con le carte in regola paria 155mila euro, quello illegale sirealizza con un terzo dell’investi-

Adista 6 LUGLIO 2013 • N. 252

Rapporto Legambiente

IN ITALIA

Ecomafie: un businesssempre fiorente

All’ombra della crisi, c’è un’e-conomia che non conoscerecessione, che vede cresce-

re il fatturato, che garantisce profit-ti enormi, che amplia i propri traf-fici: è il business della nostrana cri-minalità organizzata, fotografatodal rapporto Ecomafia 2013 diLegambiente, presentato a Roma il17 giugno scorso.

34.120 reati, 28.132 personedenunciate, 161 ordinanze dicustodia cautelare, 8.286 sequestri,per un giro di affari di 16,7 miliar-di di euro gestito da 302 clan, 6 inpiù rispetto a quelli censiti lo scor-so anno. «I numeri degli illecitiambientali accertati nel 2012 deli-neano una situazione di particolaregravità», sottolinea Legambiente.«Il 45,7% dei reati è concentratonelle quattro regioni a tradizionalepresenza mafiosa (Campania, Sici-lia, Calabria e Puglia) seguite dalLazio, con un numero di reati increscita rispetto al 2011 (+13,2%)e dalla Toscana, che sale al sestoposto, con 2.524 illeciti(+15,4%)». Crescono nel 2012anche gli illeciti contro gli animalie la fauna selvatica (+6,4% rispettoal 2011) e ha il segno più anche ilnumero di incendi boschivi che

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6 LUGLIO 2013 • N. 25 Adista 3

mento, esattamente 66mila euro».Un affare, considerato che ilrischio di demolizione è ipotesiremota: «Tra il 2000 e il 2011 èstato eseguito appena il 10,6%delle 46.760 ordinanze di demoli-zione emesse dai tribunali».

Un quadro cui si accompagnal’altra piaga che affligge il nostroPaese: la corruzione. In costante einarrestabile crescita. Secondo laRelazione al Parlamento della Diarelativa al primo semestre 2012, «lepersone denunciate e arrestate inItalia per i reati di corruzione sonopiù che raddoppiate rispetto alsemestre precedente, passando da323 a 704. E se la Campania spiccacon 195 persone denunciate e arre-state, non sfigurano nemmeno laLombardia con 102 casi e la Tosca-na a quota 71, seguite da Sicilia(63), Basilicata (58), Piemonte(56), Lazio (44) e Liguria (22)».

Numeri, come ha sottolineato ilresponsabile dell’Osservatorio am-biente e legalità di LegambienteEnrico Fontana, che impongonol’adozione di misure efficaci percontrastare «la minaccia rappresen-tata dai fenomeni di criminalitàambientale che avvelenano ilnostro Paese». Innanzitutto l’intro-duzione dei delitti ambientali nelnostro Codice penale, con l’appro-vazione del disegno di legge giàlicenziato dal governo Prodi nel2007 e ripresentato in questa legis-latura dal presidente della Com-missione ambiente della Camera,Ermete Realacci. «La riforma delsistema di tutela penale dell’am-biente – ha concluso Fontana –deve essere accompagnata da un’al-tra iniziativa legislativa non piùrinviabile: l’introduzione di normeche rendano effettiva l’azione dicontrasto dell’abusivismo ediliziocon la definizione di tempi emodalità certe in cui censire ed ese-guire le demolizioni; il rafforza-mento del fondo a disposizione deicomuni per procedere agli abbatti-menti; sanzioni più severe, fino allamisura estrema dello scioglimentodegli enti locali inadempienti». l

... che però ha due anni di tempo dalmomento della richiesta per opporreun diniego. Trascorso questo termine,se sono soddisfatti gli altri requisiti,l'acquisto della cittadinanza diventa undiritto pieno, a condizione che non siasopravvenuta separazione tra i co-niugi. La naturalizzazione è inveceun provvedimento discrezionale: loStato concede la cittadinanza a chine fa richiesta, a condizione che que-sti risieda legalmente in Italia da alme-no dieci anni e risulti adeguatamenteinserito nel tessuto sociale. In pratica,si tiene conto dell'assenza di condan-ne, della titolarità di un reddito supe-riore a una certa soglia, dell'affidabili-tà fiscale, di una conoscenza adegua-ta della lingua, ecc. Il terzo canale perl'acquisto della cittadinanza è costitui-to da una forma di ius soli molto atte-nuata: lo straniero nato in Italia, eche vi risiede legalmente in modoininterrotto fino ai 18 anni, acquistaautomaticamente la cittadinanza, se neha intenzione, entro il 19° com-pleanno. In questi giorni, una dispo-sizione inserita nel cosiddetto decreto-legge “del fare” ha chiarito, recependoun orientamento recente della giuri-sprudenza, che il requisito di resi-denza legale per tutta la durata dellaminore età non risulta pregiudicato daeventuali inadempimenti (ad esempio,la tardiva iscrizione anagrafica) adde-bitabili ai genitori del minore o allaPubblica amministrazione.

Sono adeguate queste norme adun’Italia che, ormai da un quarto di se-colo, è meta di rilevanti flussi migra-tori? No. Sono soprattutto inade-guate nei confronti della cosiddetta se-conda generazione: figli di immigrati,nati in Italia o qui giunti da piccoli aseguito del ricongiungimento familia-re con i genitori. I primi devono diven-tare maggiorenni prima di potereleggere la cittadinanza italiana. I se-condi, invece, mancando del requisi-to di residenza legale continuativaper tutti i primi 18 anni di vita, pos-

Primo piano (continua da pag. 1)

* Ricercatore Enea;esperto di politica dell'immigrazione(www.stranieriinitalia.com/briguglio)

sono ottenere la cittadinanza, comequalunque altro immigrato, solo pernaturalizzazione o per matrimoniocon italiano. Sono in discussione inParlamento diverse proposte di ri-forma che puntano a rendere più in-cisivo lo ius soli e/o a concedere la cit-tadinanza già nella minore età, inpresenza di un adeguato inserimentoscolastico (ius culturae).

Riguardo allo ius soli, l'idea di rico-noscerlo in modo assoluto («chi nascein Italia è italiano») non è proponibi-le. La legge italiana riconosce infattil'inespellibilità della donna stranieraincinta, del marito di questa e delgenitore di cittadino italiano. Se vales-se lo ius soli assoluto, qualunquecoppia straniera in attesa di un figliopotrebbe sbarcare – poniamo – aLampedusa, far valere la propriainespellibilità, dare i natali a un citta-dino italiano ed acquistare, per ciòstesso, un pieno diritto di soggiorno.Equivarrebbe a una liberalizzazionedell'immigrazione cui il Paese non èculturalmente pronto. Le propostein discussione prevedono, più de-bolmente, il riconoscimento dellacittadinanza per chi nasca in Italiada genitori stranieri soggiornanti legal-mente da un certo numero di anni econ una certa stabilità.

Riguardo allo ius culturae, si propo-ne di considerare sufficiente, perl'acquisto della cittadinanza, il com-pimento di uno o più cicli scolastici inItalia, a prescindere dalla condizionedi soggiorno dei genitori. È la misu-ra più importante tra quelle in di-scussione, dal momento che dà rico-noscimento alla condizione di paritàdi fatto tra il minore straniero e ilcoetaneo italiano. Inoltre, costitui-sce un forte incentivo al rispetto del-l'obbligo scolastico, anche in contestiin cui l'investimento in istruzioneha incontrato diversi ostacoli (sipensi ai bambini nei campi nomadi).

Sarà varata una riforma di questogenere? La possibilità di un accordoampio c'è, ma è necessario che nessu-no tra i politici cerchi di farla passareper una vittoria della propria partecontro le resistenze delle altre. l

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IComitati Dossetti per la Costi-tuzione denunciano comeinammissibile il disegno di

legge costituzionale approvato dalConsiglio dei ministri il 6 giugno2013, che detta nuovi modi etempi per la riforma della Costitu-zione in violazione dell'art. 138della Carta.

Violazioni che consistono, atacer d’altro, nel riconoscimento algoverno dell’inusitato ruolo di pro-ponente delle riforme costituziona-li, per giunta coadiuvato da unacommissione di esperti nominatidallo stesso governo; nell’altrettan-to inusitata imposizione di unlimite temporale al procedimentodi revisione, come se si trattassedell’approvazione, con caratterid’urgenza, di una legge ordinaria;nella diminuzione da tre mesi aduno dell’intervallo intercorrente trala prima e la seconda approvazionedel testo delle leggi di revisionecostituzionale: un intervallo volutoespressamente dai costituenti per-ché le eventuali modifiche costitu-zionali potessero essere adeguata-mente discusse nell’opinione pub-blica prima della delibera definitivadelle Camere (nella quale, com’ènoto, non è ammissibile la presen-tazione di emendamenti).

Si è eccepito che queste modifi-che verrebbero ad essere contenutein una legge costituzionale ad hoc.Questa non è però una valida giu-stificazione. Da un lato tali modi-fiche spiegherebbero infatti «effet-ti permanenti» con riferimentoalla disciplina procedimentaledelle future leggi costituzionali,per cui si tratterebbe di «deroghecon effetti permanenti» e cioè di

vere e proprie modifiche surrettizieall’art. 138; dall’altro il fatto chetali modifiche siano contenute inuna legge costituzionale non signi-fica alcunché perché le leggi costi-tuzionali, non diversamente dalleleggi ordinarie, devono rispettare ilimiti formali e sostanziali postidalla Costituzione.

Si tratta pertanto di una leggegrimaldello che fa saltare le garan-zie e le regole che la Costituzionestessa ha eretto a sua difesa, e chefinché sono in vigore vanno rispet-tate. Essa contempla che in 18mesi vengano cambiati formadello Stato, forma di governo, Par-lamento e l’intero equilibrio fra ipoteri dello Stato su cui riposano idiritti dei cittadini.

I Comitati Dossetti per la Costi-tuzione, richiamandosi alla grandemanifestazione di patriottismocostituzionale tenutasi a Bologna il2 giugno con la partecipazione dipopolo e rappresentanti di movi-menti di massa, e dando seguito alloro appello del 2 maggio “Giuristicontro la Convenzione”, fannopresente al governo ed alla mag-gioranza parlamentare che con taledisegno di legge, rispecchiante lamozione delle Camere del 29 mag-gio scorso, viene compiuto un gra-vissimo errore, a cui, tuttavia,sarebbe ancora possibile non darecorso.

La previsione e l’auspicio, for-mulati da molti e dallo stesso pre-sidente della Repubblica, che daqui a poco più di 18 mesi si possaconcludere l'iter delle riforme,sono tutti basati sul presuppostoche il disegno di legge costituzio-nale, presentato ora al Parlamento,

sia subito approvato e poi, nellospirito dell’alleanza manifestatasiil 29 maggio, sia definitivamentevarato in seconda lettura alla finedi ottobre, con una maggioranzache superi i due terzi dei voti, inmodo tale che sia esclusa la possi-bilità di indire il referendum con-fermativo.

In tal caso partirebbe subito laprocedura di revisione, prima inun Comitato parlamentare di 40membri e poi nelle aule parlamen-tari, dove il dibattito è pensatocome rapido e formale.

Quanto al tipo di cambiamen-to, si va dalla forma di Stato, allaforma di governo, al numero deiparlamentari, al bicameralismo,fino alla corrispondente legge elet-torale, mentre si affaccia il mitodel presidenzialismo. Si tratta dimaterie in cui le posizioni presen-ti nel Parlamento e nel Paese sonole più diverse e contrastanti e cheil Comitato dei 40 in pochi mesidovrebbe ricondurre ad unità, inun momento di massima crisi delPaese e di minore corrispondenza,dal punto di vista rappresentativo,tra l’elettorato ed il Parlamentoeletto con la legge Porcellum. Lastessa legge proposta dal governomostra di avvertire l'anomalia diun cambiamento della democraziae dello Stato fatto da una rappre-sentanza che non rispecchia pro-porzionalmente le componentidell’elettorato e che dunque puòrisolversi nell’imposizione di unaminoranza. Infatti la legge stabili-sce che il Comitato dei 40 deveessere formato in modo da rispec-chiare la proporzione fra i gruppi,tenendo conto non solo dei loroseggi in Parlamento ma anche deivoti conseguiti alle elezioni politi-che: segno che si vede la storturama non la si risolve; infatti questacorrezione proporzionalistica cheper la prima volta misura i rappor-ti fra i gruppi parlamentari sullabase dei voti ricevuti e non deiseggi, riguarda solo il momentoreferente del lavoro del Comitato,ma non riguarda ovviamente il

Adista 6 LUGLIO 2013 • N. 254

Riforme istituzionali

IN ITALIA

Un grimaldelloper scardinare la Costituzione

COMITATI DOSSETTI PER LA COSTITUZIONE

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6 LUGLIO 2013 • N. 25 Adista 5

voto d'aula; questo poi avverrànon nella costituzionalmenteobbligata doppia lettura a distanzadi tre mesi l'una dall'altra, ma conil contingentamento dei tempi el'arbitraria riduzione di tale inter-vallo ad un mese. A questo puntorimarrà solo il referendum confer-mativo, che in ogni caso potràessere richiesto, ma sarà troppotardi perché l’elettorato, tormenta-to da una crisi gravissima e obera-to da altri pensieri, possa deciderecon libertà di coscienza sulla sortedella Repubblica e del suo ordina-mento democratico, piuttosto cheessere trascinato in una sorta diplebiscito. Tutto ciò dice come iprossimi 18-24 mesi saranno mesidi passione per la Costituzione eforse la sua ultima prova.

Dov’è allora l’errore? A parte l’er-rore che è nella cosa stessa, esso stanel fatto che, anziché offrire, comesi vorrebbe, una garanzia di durataal governo Letta ed alla “grandealleanza”, la partita costituzionalecosì aperta diventa fonte della loromassima debolezza. Agli occhi dimolti la questione diventa infatti ilcaso serio di una Repubblicademocratica e rappresentativa chesta o cade, e quindi attinge un’asso-luta priorità a partire dal momentostesso in cui si comincerà a discute-re in Parlamento la legge costitu-zionale di deroga all’art. 138.

Non vi è chi non veda come trai mezzi per fermare la riforma visia la procurata caduta del gover-no, la dissoluzione della sua mag-

gioranza e l’insorgere di fratturenell’ambito degli stessi partitidella maggioranza, forse con leinevitabili dimissioni dello stessoPresidente della Repubblica.

I Comitati Dossetti per laCostituzione, per parte loro, sipropongono le seguenti azioni:

1) esercitare una moral suasionper indurre i partiti di maggioran-za del Parlamento – che tutti sirichiamano alla democrazia ed allalibertà – a garantire che in secon-da lettura la legge grimaldello nonsia votata da una Santa Alleanzache raggiunga i due terzi dei voti,in modo che non sia esclusa lapossibilità costituzionale del refe-rendum popolare;

2) presentare o promuovere lapresentazione, sin da questi mesiestivi, di singole leggi di revisionecostituzionale che, su punti specifi-ci, e senza travolgere l’intero ordi-namento, correggano il sistemabicamerale investendo la solaCamera del rapporto di fiducia colgoverno; ridefiniscano il rapportofra Stato, Regioni ed altre autono-mie locali, ponendo rimedio allenegative esperienze fatte fin qui;ridisegnino il numero dei parla-mentari; riscrivano l’art. 81; stabi-liscano un tetto di spesa per lespese militari ed un minimo dispesa per le spese scolastiche e for-mative; introducano il principiodel reddito minimo di esistenzavitale; enuncino un criterio d’indi-rizzo sui rapporti fra Italia edUnione Europea, sopraggiunti

dopo l’entrata in vigore dellaCostituzione del 1948, criteriobasato sul perseguimento dell’unitàvera e non solo economica dell’Eu-ropa e sulla salvaguardia della per-sonalità, dei valori supremi e dellaqualità della vita della comunità ditutti gli abitanti della Penisola.

Altri temi specifici, se urgenti,potranno essere oggetto di singoliprogetti di legge di revisionecostituzionale, tutti sottoponibili,poi, separatamente a referendumpopolare.

I Comitati Dossetti per laCostituzione suggeriscono algoverno ed ai partiti veramentedesiderosi di un perfezionamentodella nostra Costituzione che que-sta è la strada meno conflittualecol Paese e con la giovane tradizio-ne costituzionale italiana, nonchéla più rapida per raggiungere gra-duali e sicuri risultati di avanza-mento istituzionale nella conti-nuità dell’ordinamento democra-tico. I Comitati Dossetti, infine,invitano tutte le associazioni, enti,sindacati, comunità culturali ereligiose a mantenere vigile l’inte-resse e la cura per la Costituzioneed i valori che in essa finalmentehanno raggiunto la soglia deldiritto obbligante per tutti, e pro-pongono che fin d’ora siano rac-colti contributi volontari da depo-sitare in un fondo presso la BancaEtica per far fronte alle futurespese dei prevedibili referendumin cui si dovrà combattere la bat-taglia per la Costituzione.l

Il governo Letta

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Nei giorni della beatifica-zione di don Pino Pugli-si, in pochi hanno ricor-

dato che, negli ultimi anni trascor-si a Palermo prima di essere uccisodai sicari di Cosa Nostra, i rappor-ti tra il parroco di Brancaccio e ivertici della Chiesa palermitana, acominciare dall’arcivescovo dellacittà, il cardinale Pappalardo, nonfurono così sereni e pacifici comeil trionfalismo della beatificazioneha sembrato invece avvalorare.Non ci furono scontri, ma isola-mento e solitudine. Quell’isola-mento che però, come sa bene chivive in terra di mafia, spesso diven-ta il preludio della condanna amorte. Lo spiegava anche Giovan-ni Falcone a Marcelle Padovani,nel libro intervista Cose di CosaNostra, poco prima di essere uccisoegli stesso: «Si muore generalmen-te perché si è soli o perché si èentrati in un gioco troppo grande.Si muore spesso perché non sidispone delle necessarie alleanze,perché si è privi di sostegno».

Una storia di isolamento e dimancato sostegno che, per moltiaspetti, si è ripetuta anche per donPuglisi: «La Chiesa oggi lo fa beato,ma quando serviva una mano nes-suno gliela diede a don Pino. Lui aun certo punto si trovò solo aBrancaccio», racconta il fratello didon Puglisi, Gaetano, intervistatoda Mario Lancisi, autore di unadocumentata biografia che rico-struisce la vita, l’azione, il metodopastorale e il martirio – compresele resistenze di chi si opponeva alsuo riconoscimento – del parrocodi Brancaccio, appena pubblicatada Piemme (Don Puglisi. Il Vangelo

contro la mafia, pp. 318, euro17.50). «Ma è soprattutto nell’esta-te del 1993, quando ci furono gliattentati incendiari alle porte degliesponenti del Comitato intercon-dominiale, le minacce, i pestaggi,che mio fratello Pino fu lasciatosolo. Dalla sua Chiesa di Palermo edallo Stato. E pensare che lo disseanche al cardinale Pappalardo che aBrancaccio bisognava mandarequalcuno, che occorreva sorve-glianza». Oggi i rapporti con laCuria sono buoni, precisa. «Maallora, quando Pino era minaccia-to, poteva essere fatto qualcosa permio fratello. Sono rimasto deluso,lo devo dire con sincerità. E il fattoche ora lo facciano beato non ripa-ga l’amarezza».

Non è solo il fratello Gaetano aricordare la solitudine di donPuglisi, ma anche altri testimoniche con don Pino lavoraronogomito a gomito, oppure si occu-parono, a vario titolo, del suoassassinio. «È stato abbandonatosicuramente sia dalla Chiesa chedallo Stato. Dalla Curia e dalmondo cattolico non veniva mainessuno a Brancaccio. Eravamosoli, con nessuno a cui fare riferi-mento», racconta a Lancisi suorCarolina Iavazzo, che per due anniha vissuto in parrocchia con donPuglisi, insieme ad altre due reli-giose delle Sorelle dei poveri disanta Caterina da Siena. «Ci igno-ravano – prosegue la religiosa cheoggi vive e lavora in Aspromonte,in Calabria – per il fatto che noiportavamo problemi. E per lamafia questo è stato sicuramenteun messaggio forte, preciso. Eraun messaggio muto». E don Gre-

gorio Porcaro, all’epoca viceparro-co – anzi comparroco, come lorinominò Puglisi – a Brancaccio,prima di abbandonare lo stato cle-ricale negli anni successivi, ricordala diffidenza degli altri preti paler-mitani nei confronti di quel par-roco che «cercava guai». PinoMartinez era uno dei leader delComitato intercondominiale divia Hazon (sede dei palazzonilasciati in stato di abbandono dal-l’Amministrazione comunale ediventati terra di conquista deiboss che, negli scantinati degliedifici, avevano realizzato unasorta di “zona franca” dove eserci-tavano diverse attività criminali),che tanto collaborò con donPuglisi per la rinascita sociale diBrancaccio: «Il cardinale Pappa-lardo non scese mai in campo pertuonare contro la mafia che volevaintimorire la parrocchia e ilComitato. Anzi la scelta che fece,secondo me strategica, per impe-dire la collaborazione con ilComitato, fu quella di nominarlo,nell’ottobre 1992, direttore spiri-tuale del seminario arcivescovile.

Adista 6 LUGLIO 2013 • N. 256

Chiesa e mafia

CHIESA

La solitudine di don Puglisiin un libro di Mario Lancisi

LUCA KOCCI

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So, e me lo fece capire padre Pugli-si, che c’era una volontà di impe-gnarlo anche nel pomeriggio ocomunque di allontanarlo daBrancaccio quanto prima. Luiperò mi disse che non aveva inten-zione di andare via dal quartiere».«Io penso che da soli non simuore. Ma noi eravamo completa-mente isolati», conclude Martinez,sulla scia di Falcone. «Penso cheforse padre Puglisi si sarebbe salva-to se la Chiesa di Palermo gli aves-se dimostrato aperta vicinanzaquando cominciò la stagione delleintimidazioni», ma «l’amara veritàè che lo Stato e la Chiesa sapevanoma non intervennero». Una solitu-dine, quella di padre Puglisi, che«interpella le responsabilità delleistituzioni, ma anche quelle dellaChiesa e dei cristiani», aggiungel’ex procuratore di Palermo Gian-carlo Caselli.

Ci sono i ricordi, ma anche i fatti.Come le difficoltà che don Puglisiincontrò per l’acquisto dell’edificioche poi diventerà il Centro PadreNostro: la Curia anticipa 30 milio-ni di lire per il compromesso, e poibasta. Don Pino organizza lotterie eraccolte di fondi. Alla fine stipulaun mutuo di 180 milioni con lebanche: lo paga grazie al suo stipen-dio di insegnante di religione nellascuola statale. O come l’incontromancato il 10 luglio 1993, pochesettimane prima di essere ucciso,con Pappalardo, che sembravaquasi volesse evitare di incontrare ilparroco di Brancaccio: un’ora dianticamera prima di vedere il cardi-nale sgaiattolare via frettolosamentedal palazzo arcivescovile. «Quell’in-contro non era in agenda», si è sem-pre difesa la Curia. Ma Martinez,presente in quella circostanza insie-me a diverse altre persone per esse-re ricevute dall’arcivescovo, smenti-sce: «Che l’appuntamento fossestato fissato me lo disse, e lo ricor-do benissimo, padre Puglisi. Erauna persona inappuntabile e non sisarebbe mai permesso di andare atrovare, con tutti noi, il cardinalesenza un appuntamento».

Un incontro mancato che Pap-palardo sembra quasi voler recu-perare poche ore dopo l’uccisionedi Puglisi. Racconta LorenzoMatassa, uno dei pm che seguìl’inchiesta sul delitto, che mentresi trovava in ospedale, davanti alcadavere del parroco, arrivò il car-dinale: «“Le volevo dire che lacomunità cattolica di Palermovuole il suo martire…”. E io:“Scusi non ho capito…”. “Sì inve-ce, ha ben compreso… Noivogliamo il nostro martire… per-ché don Pino è il nostro martire.Domattina vogliamo il corpo efaccia presto perché il corpo dipadre Puglisi deve essere, domatti-na stessa, in cattedrale”. Macome? – commenta Matassa – Difronte a un magistrato e a unmedico legale che stanno svolgen-do delle indagini, il capo dellaChiesa palermitana si preoccupa-va del rito? Aveva bisogno del suomartire da offrire alla vista dellacomunità dei fedeli… Voleva ilmartire… E la verità?».

Anche se poi l’atteggiamentodella Chiesa di Palermo sarà piut-tosto freddo, se non addiritturateso alla rimozione. Nel comuni-cato della Curia l’indomani dell’o-micidio, nota Lancisi, si parlagenericamente del parroco diBrancaccio ucciso per aver contra-stato «ogni deviazione e corruzio-ne comunque denominata». E unmese dopo, al termine della mani-festazione per ricordare Puglisi,Pappalardo non usa la parolamafia, ma si limita a dire che èstato ucciso «perché la sua operadi elevazione morale e di libera-zione sociale era di ostacolo a chivuole mantenere uno stato di pre-dominio e di sfruttamento sullapopolazione e sulle fasce piùsprovvedute e più deboli». «Fate-mi un favore! Da questo momen-to togliamoci dalla testa questocadavere», avrebbe poi detto donMario Golesano – così raccontaPorcaro –, il successore di donPuglisi a Brancaccio. Di lì a poco,non a caso, tutti quelli che furono

i più stretti collaboratori di donPino lasceranno la parrocchia.«Da quel momento preciso –aggiunge l’ex viceparroco – abbia-mo assistito al progressivo sman-tellamento di tutto». E Caselli,“costretto” dagli uomini della suascorta a cambiare ogni domenicala chiesa dove poter parteciparealla messa, rievoca le omelie deipreti palermitani nei mesi succes-sivi all’omicidio di don Puglisi:«Non mi ricordo di aver sentitoparlare di mafia in modo signifi-cativo. Non è che si deve sempreparlare di mafia, ma parlarne ognitanto per favore sì. Soprattuttocome peccato sociale. La Chiesa èstata sempre giustamente severacontro l’ideologia totalitaria delcomunismo, mentre ha spessodimostrato colpevole tolleranzaverso la sacralità atea della mafia».Del resto, nemmeno al processoper l’assassinio di Puglisi, la Chie-sa di Palermo darà un segno e nonsi costituirà parte civile. Allora, labeatificazione di oggi può essereletta anche come una sorta di pen-timento postumo della Chiesa pertutto ciò che non fece e non dissequando don Puglisi era ancoravivo e per l’isolamento in cui loconfinò. Il libro di Lancisi aiuta anon perdere la memoria. l

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Continua il viaggio del“Comitato Campano coni Rom” con padre Alex

Zanotelli per una conoscenza devisu delle condizioni di vita neicampi rom dell’area napoletana, alfine di contribuire ad una visioneed impostazione complessive siadegli interventi dell’Amministra-zione comunale napoletana sia deigruppi e delle associazioni operan-ti sul campo. Sabato 1° giugno cisiamo recati nell’area orientale diNapoli, nel quartiere Ponticelli,dove esistono tre campi, e poi aGianturco nei due campi di viadelle Brecce Sant’Erasmo.

Nell’attraversare i grandi vialiche costeggiano e tagliano il rione(60mila abitanti), con alte torrianche di quindici piani o costru-zioni di colore marrone che sem-brano scatole poste l’una sull’al-tra, si ha l’impressione di attraver-sare il deserto. Anche se nonmanca la Villa comunale, torreg-gia l’edificio multicolore dell’A-rin, scorgiamo la Scuola di forma-zione della Polizia municipale ecosì via. Esistono alcuni, pochi,collegamenti pubblici con la cittàed una linea della Circumvesuvia-na poco affidabile negli ultimimesi per il malfunzionamentodell’azienda. Si comprende l’affer-mazione di F. che ci accompagna-va: «Tutte le amministrazionicomunali cercano di abbellire ilcentro, ma trascurano le perife-rie», affermazione ancor più vali-da considerando le condizioni diinvisibilità ed invivibilità deicampi rom che andiamo visitan-

do. Che sono degli autentici “nonluoghi”, se non discariche umane.

Il primo campo che abbiamovisitato, in via Virginia Wolf, al dilà di un muro, è molto recente,un anno o poco più, e non èsegnalato nella delibera comunaledi marzo, mirante all’inclusionesociale e all’esercizio dei dirittiumani e di cittadinanza dellecomunità rom presenti nel terri-torio cittadino. È costituito dabaracche con materiali leggeri,abitato da circa 25 giovani fami-glie di origine romena, che sonoassistite da tre volontari: la diret-trice didattica di una scuola vici-na ed un volontario storico dellaCaritas con la figlia. Non abbia-mo visitato l’insediamento checosteggia invisibile la lunga viaArgine, abitato da circa 20 nucleifamiliari, circa 70 persone, di cui25 minori. Attraverso un viottolodi terra, discarica a cielo aperto divari materiali e pneumatici diauto, raggiungiamo l’insediamen-to di via Santa Maria del Pozzo-Cupa Mastellone nel quartiere

Barra, abitato da circa 350 perso-ne, 70 nuclei familiari e 120minori, al di là di ogni sguardo.Predominano donne e bambiniche, con qualche riluttanza, siaffollano attorno a noi. Attingo-no l’acqua da una fontana di unprivato. Della scolarizzazione deibambini si fa carico la stessadirettrice scolastica che, con altrivolontari, la mattina si reca alcampo per accompagnare a scuo-la i bambini lungo i viottoli con-tornati da rifiuti vari. Nel corso

di un blitz della polizia alla ricer-ca di autori di furti, una bambinasvegliata di soprassalto si lamentòcon i polizioti perchè doveva pre-pararsi per andare a scuola.

Il nostro viaggio è continuatocon la visita ai due campi di viadelle Brecce Sant’Erasmo 119,quartiere Gianturco che risultanoinvisibili perché collocati su ter-reni dietro mura imbiancate ai

Adista 6 LUGLIO 2013 • N. 258

Rom a Napoli

CHIESA

Viaggio nei campidi Ponticelli

DOMENICO PIZZUTI*

* Gesuita, sociologo (Scampia, Napoli)

Nel corso di un blitzdella polizia alla ricerca

di autori di furti,una bambina svegliata

di soprassaltosi lamentò con

i poliziotti perchédoveva prepararsi

per andare a scuola

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due lati della strada. Il primo sulladestra ci appare più affollato dibaracche e baracchine di romeni edi popolazione in movimento, edata da circa 6/7 anni; il secondo,su un ampio spazio, ha qualcheanno di vita e ha meno nucleifamiliari. Secondo dati degli uffi-ci comunali nei due campi abite-rebbero più di 350 persone, concirca 60 nuclei familiari, e circa90 minori. Le condizioni di vitasono abbastanza comuni: per l’ac-qua potabile si rivolgono alla fon-

tana di un benzinaio vicino per-ché una fontana, che era statarichiesta sulla strada, non è stataconcessa. Per una popolazionerilevante di bambini lo scuolabusnon si è più visto, e gli stessi geni-tori accompagnano i figli a scuo-la. Si avverte una situazione ditotale abbandono per l’assenza diforme di cura ed aiuto continuati-ve sia da parte di uffici comunali,sia di associazioni del Terzo setto-re. Non solo si lotta per la soprav-vivenza, ma si attuano forme diautogestione (generatore di elet-tricità in comune), per cui, inpassato, parlai di “Repubblichedei Rom”. Si fa per dire, perchénon sono garantiti i diritti ele-mentari all’acqua, all’abitazione,alla scuola, al lavoro e così via. Pernon parlare delle discariche cheaccompagnano tutti gli insedia-menti visitati.

È un’umanità brulicante diuomini, donne e bambini, dimen-ticata, che aspira alla vita. l

NOJANBenvenuta tra noi, Nojan! I me-dici, increduli, l’hanno definita«due chili di gioia». «Nuova vita»,questo il significato del nome, ènata sul barcone arrivato il 13giugno a Roccella Jonica, con piùdi cento migranti in condizioni di-sperate. «L’accogliamo comese fosse nostra figlia», ha dettoil sindaco, ma anche questastoria straordinaria si scontracon il problema burocraticodella registrazione.

FINALMENTE CITTADINOHa avuto invece la cittadinanzaitaliana, in seguito agli appelli ealle proteste, il ragazzo cui erastata negata perché down.

CIMITERO MEDITERRANEO“Il mare unisce, la terra non divi-da”, è il senso di una serie di ini-ziative del Centro Astalli sul temadei rifugiati. «I sette morti didue giorni fa sono una bestem-mia. Abbiamo fatto sì che il Me-diterraneo divenisse un cimiteroa cielo aperto. Poniamo fine al-la strage», ha dichiarato il presi-dente p. Giovanni La Manna: «Ildramma ogni anno si ripeteuguale a se stesso: la partenzadei barconi dal Nord Africa, itraffici di esseri umani, lo sbarcotra mille difficoltà sulle costeitaliane di Lampedusa e troppospesso anche la morte. Come sifa, allora, a parlare ancora diemergenza? Chi lo fa, oggi, è incattiva fede e deve vergognarsi».La richiesta è quindi che «venga-no costituiti canali umanitari si-curi, sottraendo questi migrantiagli sfruttatori: a chi convienetenere in vita questo traffico,salvo poi far finta di commuover-si quando si verificano tragediein mare come questa recentenel Canale di Sicilia?»

GUIDA IN STATO DI RAZZISMOÈ stato accusato di lesioni conl'aggravante dell'odio razzialel’autista di un autobus di Mase-rada sul Piave che, in seguito al-

l’eccitazione dei ragazzi perl’ultimo giorno di scuola, se-condo la ricostruzione, ha datoun pugno a un dodicenne figliodi immigrati rumeni, poi lo ha tra-scinato giù violentemente e,portandogli il viso vicino al radia-tore bollente lo ha minacciatocon insulti razzisti (www.stra-nieriinitalia.it).

AVVOCATO DI STRADAAnche Genova ha ora una sededi “Avvocato di strada”, per la tu-tela legale gratuita alle personesenza dimora.

BIBLIOTECAINTERCULTURALEÈ stata aperta a Roma (ViaOpita Oppio 45, tel.06/31057259) dall’Associa-zione Cittadini del mondo: più di4mila libri in 20 lingue. Il presti-to è aperto a tutti.

SPORTELLOUn nuovo sportello dell’Arciper immigrati: presso il CircoloForte Fanfulla, Via Fanfulla 5,sabato 10-18.

DOCUFILMDue docufilm sulla vita quoti-diana dei rom a Roma: “Campososta” (di Stefano Liberti e En-rico Parenti e prodotto da Za-Lab), girato nel campo rom di Sa-lone, a Roma, emblema dellaghettizzazione perseguita dalPiano nomadi di questi ultimianni, e “Mamma Rom” (di Vin-cenzo Valentino), che attraversola forte carica umana di unadonna che vive vendendo quel-lo che trova nei cassonetti,presenta dall’interno le proble-matiche dell’emarginazione.

PAGELLE DI FINE ANNOCome insegnante in un liceoscientifico ho constatato chesi cominciano a registrare di-versi casi di ragazzi con genito-ri stranieri con ottimi risultati fi-nali. È un segno molto bello. Inattesa che venga loro ricono-

l’immigrazione rifiutataosservatorio a cura di Cristina Mattiello

Una situazione di totaleabbandono per

l’assenza di formedi cura ed aiuto

continuativesia da parte di uffici

comunali, siadi associazioni

del Terzo settore

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L’amore. Se vogliamo trova-re una cifra comune per ilPride nazionale Lgbt

tenutosi a Palermo dal 14 al 23giugno scorso e per la significati-va presenza cristiana a questamanifestazione, è proprio la cen-tralità dell'amore. La invocavauna delle madrine del Pride, allaconferenza stampa di presentazio-ne a metà marzo. E proprio dellalibertà di amarsi tra persone dellostesso sesso, dei diritti da ricono-scere alle persone che non devonoessere discriminate per il solofatto di amarsi, del riconoscimen-to per legge che l'Europa chiedeall'Italia di accordare all'amore trapersone Lgbt, di questo hannoparlato la presidente della Came-ra dei Deputati, Laura Boldrini, el’ex ministra per le Pari Opportu-nità Josefa Idem nel momentopolitico più alto del Pride: il con-vegno di apertura di venerdì 14giugno, ispirato al rivoluzionariodiscorso di Hillary Clinton “Lgbtrights are human rights”, al quale èintervenuto, con un collegamentoin video, anche il presidente del-l'Europarlamento.

Due sono stati i filoni principalidella presenza dei cristiani al Pridenazionale Lgbt di quest’anno.

Il primo è uno dei temi centralidella riflessione dei cristiani Lgbtdegli ultimi anni: il coming out,coi propri genitori, sorelle, fratelliin una famiglia cristiana. L'amoreche ha bisogno di essere accolto,anche nella propria famiglia d'ori-gine, e l'amore filiale e materno,che supera il pregiudizio. Swara –

associazione di lesbiche liguri – hariproposto domenica 16 giugno alCinema De Seta (cinema pubbli-co, al centro dei “Cantieri Cultu-rali alla Zisa” che hanno ospitatoper 10 giorni il Pride nazionale) lavideointervista a Mila Banchi eUrsula Rütter Barzaghi, duemadri cristiane che hanno sceltodi raccontarsi davanti alla teleca-mera per testimoniare le scelted’amore loro e dei rispettivi figli.Ma soprattutto, venerdì 21 giu-gno, “Progetto Gionata”, networkdi credenti omosessuali italiani, hapresentato il romanzo Marito &marito di Gianluca Tornese, editoda Claudiana (in vendita anchepresso Adista, ndr): un avvincentereading di brani ha restituito ladifficoltà di confessare l'amore peruna persona dello stesso sesso allapropria religiosissima famiglia delSud Italia.

Il secondo filone della presenzacristiana al Pride è sintetizzabilenel titolo “Dalle maledizioni allebenedizioni” scelto dal gruppo dicristiani omosessuali di Palermo“Ali d'aquila” come filo condutto-re degli approfondimenti bibliciche hanno avuto luogo dall’otto-bre al maggio scorsi: ragionare sufede e omosessualità, a partiredalla Parola.

L’obbedienza all'amore di Dio,che si manifesta nelle persone enelle coppie omo che i pastori siritrovano di fronte, è risultatoessere uno dei temi centrali delpiù riuscito degli incontri dellasezione cristiana del Village, ilquestion time su fede e omosessua-lità di mercoledì 19 giugno mode-rato dal filosofo Augusto Cavadi.

Durante l'incontro, affollatissi-mo, alla Biblioteca dell'IstitutoGramsci, Vittorio Avveduto(francescano e viceparroco aBagheria), Cosimo Scordato(docente alla Facoltà teologica diSicilia), Alessandro Esposito(pastore della Chiesa Valdese diMarsala e Trapani) e don FrancoBarbero (presbitero nella Comu-nità di Base di Pinerolo) si sonoalternati nel rispondere alledomande e agli interventi di unpubblico attento. Dal tema pro-posto sono scaturite riflessioni aspettro ben più ampio, dalle scel-te celibatarie alla “naturalità” del-l'amore omofilo, dall’obbedienza(a Dio attraverso la propriacoscienza o al magistero di unaChiesa?) al prezzo da pagare per ilservizio alla Parola e la libertàintellettuale.

Il tema del riconoscimentodell'amore tra persone dello stes-so sesso nelle Chiese e nellasocietà ha ispirato la mostrafotografica “Just married”, curatada Giovanni Capizzi con la con-

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Palermo Pride 2013

IN ITALIA

Bellezza e normalitàdell’amore

MARCO SIINO*

* Del gruppo “Ali d’aquila” di Palermo

La presidente della Camera Laura Boldrini al Palermo Pride,il 14 giugno 2013 (http://palermopride.it/2013)

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sulenza di Mininè e organizzatada “Ali d'aquila” (grazie al finan-ziamento del Fondo Samaria, laneonata associazione di fund rai-sing del quale l'arcipelago cristia-no Lgbt s'è dotato dal 2012): 47scatti di nozze civili e religiose, dimatrimoni contratti all'estero edi liturgie di benedizione che da30 anni vengono celebrate nelleComunità di Base anche in Italiae da 3 anni nelle chiese valdesi edepiscopali. Fotografi italiani estranieri hanno prestato le loroopere per un allestimento sugge-stivo che restituiva – nella SalaBausch dei Cantieri, riaperta perl'occasione dagli organizzatori –la bellezza ma anche la “normali-tà” del momento delle nozze.Massimo Milani e Gino Campa-nella, uniti in un matrimoniosimbolico in piazza a Palermo 20anni fa, hanno tagliato il nastro, eMarco Carbonaro e Salvo Schia-vo, sposatisi a New York e resi-denti a Palermo, sono stati ipadrini del vernissage, risponden-do assieme a Fabrizia Cuti eDanilo Fadale alle curiosità delpubblico in sala. Migliaia le pre-senze in uno spazio espositivoriconosciuto dal pubblico comeuno degli allestimenti più belli(grazie alle scenografie di Raffael-la Corallo) all'interno di un Vil-lage che ha consentito di riaprire– in alcuni casi anche dopo 15anni di abbandono o chiusura –quasi tutti gli spazi di quello chepotrebbe essere il principale con-tenitore culturale del capoluogosiciliano. 250mila le presenze sti-mate: singoli e famiglie, giovani eadulti, di ogni fascia sociale eorientamento.

Su un tema analogo, il PalermoPride ha invitato Ciccio Sciotto –pastore valdese – a presentare laraccolta di liturgie Benedizionedelle coppie omosessuali curata daFranco Barbero e appena pubbli-cata da Harmattan Italia: nellospazio lesbico del Village, Barberoha potuto raccontare dell'accom-pagnamento spirituale di centi-

naia di coppie Lgbt, e ragionarecoi presenti delle vie concrete dapercorrere perché l'amore tra dueuomini o tra due donne possatrovare accoglienza nelle comuni-tà cristiane e sempre più chieselocali possano annunciare apertisverbis la benedizione di Dio chequell'amore, da sé, è già per lacomunità.

Il Pride ha catalizzato la pre-senza dei Laici Comboniani diPalermo, della corale evangelicaFreedom Voices, di esponenti diNoi Siamo Chiesa dalla Roma-gna, nonché di cristiane e cristia-ni (qualche volta anche coppieomogenitoriali con bambini!)provenienti da gruppi Lgbt cri-stiani di Malta, Catania, Napoli,Latina, Firenze, Milano, Pinero-lo e da gruppi di condivisioneMcf (Mondo di Comunità e

Famiglia), e una nutrita rappre-sentanza dei cristiani Lgbt del“Progetto Rùah” dal Friuli Vene-zia Giulia e dal trevigiano.

La parata nazionale di sabato22 giugno ha attraversato l'interacittà per più di 4 chilometri, dalmare fino alla Zisa, ed è statauna festa gioiosa e ordinata, regi-strando – a dire della Questura –almeno 135mila presenze per ilPride “più a Sud d'Europa” (fattesalve Malta e la Grecia).

Oltre al neonato "FondoSamaria", hanno collaborato allariuscita degli eventi ancora unavolta gli altri due gruppi “di ser-vizio”: i volontari del web checon “Progetto Gionata” copronol'informazione su questi temi, daun lato, e dall'altro il CentroStudi e Documentazione “Fer-ruccio Castellano”. Col Pride2013 per la prima volta “Proget-to Gionata” ha iniziato a racco-gliere la documentazione invideo delle veglie ecumeniche dipreghiera per le vittime di omo etransfobia organizzate dalloEuropean Forum of Lgbt Chri-stian Groups, che in 7 anni sonoandate affermandosi come unodei principali eventi a livellomondiale dell'Idahot (la Giorna-ta Mondiale per il superamentodi Omofobia e Transfobia del 17maggio). l

Fotografia di Benedetto Tarantino (http://palermopride.it/2013)per la Giornata mondiale contro l’omofobia, celebrata il 17 maggio

La parata nazionaledel 22 giugno, che haattraversato l’intera

città, è stata una festagioiosa e ha registratola presenza di 135mila

persone

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Più e più volte Adista haaffrontato lo spinoso temadel rapporto tra religioni e

omosessualità, enucleando le posi-zioni delle diverse comunità difede in Italia, e raccontando in piùoccasioni quella caratteristica pre-disposizione della politica e delleistituzioni laiche nazionali ad asse-condare i diktat delle gerarchiecattoliche, lasciando di fatto ilPaese indietro anni luce sul terrenodei diritti civili.

Gli atteggiamenti, le istituzioni ele culture omofobe prodotte dallacattolicità nostrana possono essereraccontate anche attraverso la soffe-renza che provocano in molte per-sone omosessuali e transessuali, chedifficilmente trovano un postonella società e nella Chiesa di cuispesso si sentono parte. Questa sof-ferenza – se da un lato costringemolte persone omosessuali credentiad abbandonare le comunità diappartenenza e a ritenere che laChiesa (e Dio?) proprio non li desi-dera – impone una seria riflessioneal popolo di Dio che si confrontaquotidianamente con la Parola, conla testimonianza e l’insegnamentod’amore incondizionato di Gesù.

Sull’ultimo fascicolo di AdistaSegni nuovi, allegato al n. 23,abbiamo pubblicato la lettera chela mamma di un ragazzo omoses-suale di Palermo ha inviato ad “Alid’Aquila”, e che lo stesso gruppo dicredenti omosessuali ha poi giratoad Adista. Accogliendo l’invitorivolto ai presenti durante la vegliaantiomofobia di marzo presso laChiesa della Pietà della Kalsa, lasignora si è recata dal parroco dellasua parrocchia – che però ha prefe-

rito non citare – per proporgli unabreve intenzione da leggere duran-te la messa domenicale, assiemealle altre preghiere dei fedeli. Messaalla porta dal parroco «perché quel-lo non era il momento», si è recatain un’altra chiesa per trovare con-forto in un altro prete. Ma anchein questo secondo caso la sorpresaè stata grande: quel prete «mi hadetto che l'omosessualità è operadel diavolo», che «Gesù si è rivoltoai peccatori, ai ladri, alle prostitute,agli impostori, agli assassini, manon si è rivolto agli omosessuali».«Signora, secondo lei, perché nonsi è rivolto anche a loro?», ha poiaggiunto con fare retorico.

«Io sono una mamma con ilcuore pieno di rabbia – scrive lasignora – una mamma che cometante altre mamme, genitrici di unfiglio omosessuale, ha bisogno diaiuto», anche da parte della Chiesa.Sì, da parte di quella stessa Chiesache, per ora, le ha solo saputo sug-gerire che il suo amato figlio sareb-be opera del demonio.

Che senso ha per l’omosessualecredente appartenere ad una Chie-sa che lo esclude, incapace di accet-tare la sua diversità? Qual è il ruolodei preti per le comunità e per i sin-goli fedeli in cerca di risposte? Per-ché molti credenti ritengono cen-trale, nella loro esperienza di fede, ilconfronto e il sostegno dei religiosi?

E sul profilo Facebook di Adistasi è acceso il dibattito. «Quel cheio davvero non capisco è perchéquesta signora (come molti altri)ha avuto bisogno di cercare l'ap-provazione e il benestare del prete(…). Perché avvisare chi si credeproprietario di un rito che inveceappartiene alla comunità?», sichiede Ammy Neg, subito seguitadal commento di Paola Cris Giu-liana: «Gesù non parla da nessunaparte dell’omosessualità. Evidente-mente per Lui non era un proble-ma, lo era invece il falso morali-smo! Contro cui spesso e volentie-ri si scagliò! La gente dovrà decide-re prima o poi di cercare la Fededentro il proprio Cuore, invece dicercare i consensi degli uomini».«Il demonio sta nella cattiveria enella violenza, dove c'è Amoreogni gesto è santificato! Signora, siscuota, per favore, consulti primala propria Coscienza e smitizzi isuoi attuali referenti religiosi».

Marta Stefanini, per tanti anniimpegnata nella Chiesa, scrive:«Dopo tante esperienze a dir pocotragiche, mi chiedo perché abbia-

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Fede e omosessualità

IN ITALIA

Il dolore di una madree la crudeltà di “certi” preti

GIAMPAOLO PETRUCCI

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mo ancora bisogno dei preti e dellaloro approvazione… Non so se èimportante per la Signora, io hocominciato a camminare con le miegambe, a pensare con la mia testa, arispondere alla mia coscienza!».

Più argomentato il commento diValter Calcante, che ammette diaver letto con sofferenza la lettera:«Non è mai facile leggere una testi-monianza di grave discriminazionefatta da un rappresentante di questaChiesa cattolica verso suo figlio everso le persone omosessuali». Almomento però «gli insegnamentidella Chiesa sull'omosessualità pos-sono generare questo tipo di gravitestimonianze... e l'hanno fatto!».«Come teologo morale – prosegueCalcante – le posso dire, nella cer-tezza della fede e della morale cri-stiana, che il suo figlio omosessualeè stato da sempre desiderato eamato da Dio» e «Dio non si sba-glia mai». «La Chiesa cattolica,invece, può sbagliarsi, in questa e inaltre parti dei suoi insegnamentimorali». «Carissima mamma – con-clude – le ricordo che un vero cri-stiano deve essere un rivoluziona-rio, e se non è un rivoluzionarionon è un cristiano! Allora, lei, consuo figlio e il suo compagno, conti-nuate a fare la vostra parte di rivo-luzione contro certi insegnamenti»

Concludiamo questa breve rasse-gna di commenti con Maria Mam-mano: «Carissima signora, anche ioero presente alla veglia nella Chiesadella Pietà e tra l'altro sono moltoamica di tanti ragazzi di “Ali d'A-quila”. Io credo che lei non debbacercare più nessuna rassicurazioneda parte di sacerdoti che del sacer-dozio portano solo il nome, perchéla più grande rassicurazione le vieneda Gesù che ha creato suo figliocosì come è! Qual è la differenza tralui ed un’altra creatura? Solo l'o-rientamento sessuale! Poi è figlio diDio come i miei per esempio! Loami tanto (come sono sicura che giàlei faccia) e cerchi solo nel Signorela sua rassicurazione e non frequen-ti più le chiese dove i sacerdoti sonosordi all'amore di Dio».l

ULTIMA TAPPA

Scrivere in giorni come questi èdifficile. È caldo, caldissimo.L’edilizia scolastica italianamostra tutta la propria fragilitàed inadeguatezza ogni anno,quando – in un evidente accor-do tra Miur e anticiclone delleAzzorre – si celebrano gli esamiin una canicola sfiancante. Le polemiche appaiono sem-pre un po’ di maniera: que-st’anno ha tenuto banco “Ma-gris sì-Magris no” per quanto ri-guarda la prova di analisi del te-sto letterario, come se quella ti-pologia prevedesse la cono-scenza perfetta dell’autoredel brano e non delle compe-tenze di comprensione e dianalisi del testo. Come se lascuola dovesse erogare nozio-ni e non capacità di comprende-re un testo; di affinare la consa-pevolezza letteraria, dellestrutture che al fare letteraturapresiedono; di fare collega-menti tra uno o più autori di undeterminato periodo o di pe-riodi diversi. Come se la scuo-la dovesse licenziare non letto-ri consapevoli (il cui atto di let-tura sia applicabile a tempi,autori, circostanze, tipologietestuali differenti), ma pedis-sequi conoscitori di tutti gliautori, in un’equivoca inter-pretazione della cultura e dellecapacità di comprensione ed in-terpretazione dei testi. Eppuresono passati molti anni daquando l’Esame di Stato èstato riformato. E seppure ci so-no stati errori che il Miur ha fat-to nel proporre le prove, le inten-zioni di quella riforma sonostate inequivocabili.Non so se chi non fa il nostro la-voro sia davvero in grado dicomprendere sensazioni edemozioni legate a questo mo-mento di conclusione del per-corso scolastico. I giorni delleprove scritte (i giorni che stiamovivendo mentre scrivo) sono ipiù massacranti ed anche

quelli più disorientanti. Que-st’anno, in particolare, si èpassati direttamente dalle lezio-ni all’esame, perché non c’èstato quasi intervallo tra i duemomenti. Ti ritrovi davanti glistudenti, schierati in aule e inpostazioni diverse da quelleabituali. Non si sa perché, manella canicola asfissiante cuisiamo ignobilmente sottopo-sti, prevale il bianco: delle ma-gliette o delle camicette delleragazze, dei fogli, dei visi cheper lo più ancora non sonostati esposti al sole. Li scrutidurante l’elaborazione degliscritti e ti accorgi che espressio-ni, impegno, disorientamento,concentrazione ora sono diffe-renti. Stessi ragazzi, che oraguardi con occhi diversi. Ora siamo “dentro”, ma siamoanche “oltre”. Vorresti chefosse un momento importan-te, a prescindere dalle ammis-sioni all’università talvolta giàacquisite, dalle scelte giàcompiute, dal passato nellasua estrema disomogeneità,nella sua problematicità. Guar-di con sollecitudine ancoramaggiore quelli che senti più“tuoi”. Leggi le loro prove d’esa-me nell’attesa di trovarvi unsegnale di quello che non visiete mai detti, ma che era im-plicito. Quasi mai rimani delusa.Sarebbe ridicolo negarlo: inogni classe ce n’è qualcunoche ti ha dato e a cui hai dato dipiù. Non in termini di lezioni,equanimità di valutazione, ri-gore professionale, cura: madi sguardi, intesa, condivisio-ne. A prescindere dal rendi-mento scolastico, sono quelliche ti hanno fatto e ti fannosentire utile. Sai che a loro haiporto, come a tutti, il libro cheavrebbe dovuto aiutarli a capire.Un libro dove non c’è scrittasolo letteratura. Loro più ditutti hanno accolto quella propo-sta e l’hanno messa nel propriobagaglio per camminare fuorida qui, fuori dalla scuola. l

fuori classerubrica a cura di Marina Boscaino

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Adista 6 LUGLIO 2013 • N. 2514

Rosetta SperanzaAlla ricerca del selvaggioEdizioni Zaccaria, Napoli, 2012(Ordinazioni: 338/5933385)

Personaggio poliedrico, don Anto-nio Maione è il prete che nelmaggio 1990, al termine dell’ome-lia domenicale, fece salire sulpulpito della chiesa di santa Ma-ria delle Grazie al rione Sanitàl’ex malavitoso Nunzio Giuliano,fratello di Luigino, il boss di Forcel-la, per pronunciare – nel silenziosbalordito dei fedeli – una durissi-ma “predica” sui bambini poveriabbandonati, contro la camorra, isuoi capi e il suo potere. Ma è an-che il prete che per diversi anni haanimato l’Associazione Parte-nia, una realtà ecclesiale schiera-ta per una Chiesa aperta ed inclu-siva, ispirandosi alle vicende delvescovo Gaillot ed aderendo al-l’Appello del Popolo di Dio lan-ciato nel 1995 dal movimentointernazionale “Noi Siamo Chie-sa”. E ancora, don Maione dal2006 è animatore del primoCentro Benessere per lo Spiritocreato in Campania, l'associa-zione internazionale “La manosulla roccia”. Un libro scritto daRosetta Speranza (il titolo fa for-se anche riferimento all’aggettivo“selvaggia” usata dal card. Gior-dano per apostrofare la liturgia an-ticonformista di don Antonio) rico-struisce la vicenda di questoprete campano ed i tentativi di unacomunità viva seppure spessoperseguitata ed emarginata dallagerarchia ecclesiastica, di porta-re avanti un progetto di profondorinnovamento dentro la Chiesa. l

Mario Gino DuminiI monologhi del secondino(Ufficio postale di S. Vittorino, Rm)Ordinazioni: cell. 393/1067895)

I suoi tazebao li firma “l’eremi-ta”, numerandoli in modo pro-gressivo. Lui, al secolo MarioGino Dumini, vive da anni in unacaverna di 30 metri a S. Vittori-no, periferia est di Roma. Sisveglia quando sorge il sole, silava al vicino ruscello, è vega-no. Legge, scrive, vive a contat-to con la natura, con gli anima-li, con il silenzio, medita e,soprattutto, fa incursioni nelcentro di Roma, dove affiggecartelli di riflessione e protestasu vari argomenti. La gente siferma, legge, passa avanti oriflette, finché la questura non lirimuove o identifica l’eremitache spesso staziona vicino aisuoi cartelli con un banchetto incui distribuisce volantini emateriale informativo.Nel libro, stampato e diffuso inproprio, Dumini affronta il pro-blema dei diritti dei carceratiattraverso un fitto dialogo, nelquale si racconta l’esperienza(reale) di una guardia peniten-ziaria che dopo aver letto i car-telli di Dumini riflette criticamen-te sul suo lavoro e sul suo ruolosociale e, attraverso il confrontocon una amica, decide di lascia-re il suo mestiere e lanciare unduro atto di accusa contro ilsistema carcerario e tutto l’im-pianto ideologico, e anche reli-gioso, che lo puntella. l

Dom José Maria PiresIl Concilio della nostra genteMazziana, Verona,2012, pp. 112, 11€

Come accaduto a mons. OscarRomero, anche dom José Pirasè stato convertito innanzituttodal suo popolo, quello brasilia-no dell’arcidiocesi di Paraíba. Eda quella grande esperienzaromana di rinnovamento che fuil Concilio Vaticano II. In questolibro, il «robusto ultranovanten-ne, uno dei pochi sopravvissutitra i padri conciliari del Vatica-no II» – come scrive il curatoredel libro-intervista DomenicoRomani – racconta la sua espe-rienza di parroco e di vescovo,attraversata dagli anni buidella dittatura, l’esperienzaconciliare di rinnovamentodella Chiesa, e quella liberantedi Medellín, la lotta dei contadi-ni per la terra, ancora oggi viva.Proprio la questione della terraè stata al centro della riflessio-ne e della pastorale del vesco-vo. «Convivo con questo proble-ma praticamente fin dall’infan-zia: mio padre, tutti gli anni,affittava un pezzo di terra», rac-conta dom Pires nel libro. Dal-l’esperienza personale, in uncontesto ancora pacificato,all’“opzione per i poveri” quan-do le condizioni di lavoro e divita dei contadini divenneroinsostenibili. «La Chiesa dove-va prendere posizione in favoredei deboli, oppressi, emargina-ti»: parole che gli attirarono, inpiù occasioni, l’appellativo di“comunista”! l

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Marco AimeAfrican Graffiti.“Taxi brousse” e altriracconti dalle strade d’AfricaStampa alternativa, Viterbo,2012, pp. 248, 14€

«Discendenti scalcinati delle nobi-li carovane del passato, (...) que-sti sgangherati pulmini Toyota, diquarta mano (...) non occupe-ranno forse nessuna descrizio-ne dei cronisti, ma portano ognigiorno migliaia di individui da unvillaggio all’altro». Persone in-contrate per caso, storie fermatesu carta dall’autore Marco Aime(antropologo, docente all’Universi-tà di Genova) nel corso dei suoiviaggi di ricerca in giro per l’Africa,attraversata in lungo e largo davecchi e logori mezzi di trasportocollettivi. «I taxi brousse sono lospecchio di una realtà che viaggiatutti i giorni in mezzo a una nuvo-la di polvere». Prende forma, così,il racconto di un’umanità itine-rante e distratta, impegnata nellefaccende quotidiane in un conte-sto radicalmente differente ri-spetto a quello d’origine dell’auto-re. E di questo contesto si perce-piscono i ritmi, i rumori, gli odori...la vita. «Tanti giorni passati nei vil-laggi all’ombra di un mango, nel-le buvette male illuminate a berebirra, per le vie caotiche e inquina-te delle città, tra le bancarellecolorate dei mercati, nel silenziopolveroso dei deserti. (...) Senzala pretesa di capire fino in fondostorie, culture, tradizioni con lequali al massimo, dopo tantotempo di convivenza, riesci sì e noa familiarizzare. l

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«L’errore più grosso della sinistra è quello di non aver proposto una al-ternativa ai grandi problemi della crisi economico-sociale e alle profon-de degenerazioni del sistema politico-istituzionale. La responsabilità, enon da oggi, della maggioranza dei dirigenti della sinistra tradizionale èquella di aver introiettato l’orizzonte culturale del “pensiero unico”. Nel-la “crisi” si aprono dolorosi problemi per i lavoratori e si moltiplicano lecondizioni per populismi e spinte reazionarie, ma è proprio nella “crisidi sistema” che si danno grandi opportunità per cambiamenti radicali».A parlare è Famiano Crucianelli, storico esponente della sinistra, primacon il Pdup, poi con il Pci, con Rifondazione Comunista e poi (ricordateil “baciare il rospo?”, all’epoca della nascita del governo Dini?) con il Co-munisti Unitari. Crucianelli interviene sul numero datato giugno 2013del mensile la fonte, nata da un’associazione di cittadini, riunitisi assie-me all’indomani del sisma che colpì il Molise nel 2002. A dirigere la te-stata, sorta nel 2004, don Antonio Di Lalla, parroco di Bonefro, obiet-tore di coscienza alle spese militari, prete in prima linea nelle campa-gne per il disarmo ed i diritti. Sullo stesso numero si parla anche del Mo-vimento 5stelle (articolo di Gianni Mancino) e di violenza di genere (Lo-redana Alberti). La fonte, via Fiorentini 10, 86040 Ripabattoni (Cb);www.lafonte2004.it; [email protected].

Rivista di «Antropologia post-globale», Dada è una pubblicazione seme-strale che realizza spesso numeri speciali su tematiche di interesse an-tropologico, etnologico e filosofico, di attualità culturale e sociale. Tra isaggi contenuti nel miscellaneo numero di giugno 2013, quello di Miche-le F. Fontefrancesco, che investiga la natura politica dell’uso della violen-za durante le sommosse avvenute a Londra nell’agosto 2011, sulla ba-se del lavoro etnografico svolto nella città britannica, interrogandosi cir-ca i nuovi strumenti e metodi impiegabili da gruppi sociali subalterni peraffermare e rivendicare un più completo diritto di cittadinanza all’inter-no di stati democratici moderni. Manfredi Bortoluzzi studia invece il con-cetto di deicidio sull’esempio di Mario Vargas Llosa, lavorando a una mi-tografia della letteratura che muove dall’auto-immolazione cosmogonicaverso la morte dell’“autore”. Carlo Capello focalizza il suo lavoro sul con-cetto di persona, fra visioni non-occidentali della stessa e prospettive an-ti-individualistiche, concentrandosi sulla nozione di “dividuale” e rifletten-do in particolare sulla nozione di “transindividuale” attraverso una rilet-tura di alcuni scritti di Marx. Antonio Luigi Palmisano, che di Dada è il di-rettore, propone una analisi delle trance rituali, ovvero delle modalità diistituzionalizzazione degli stati modificati di coscienza nei paradigmi del-le trance di visione, possessione e estasi.

La Tenda è un foglio ciclostilato nato nel 1969, su iniziativa di un prete ro-mano, don Nicolino Barra, e di alcuni amici. L’idea è quella di un gruppo re-dazionale di stimolo, servizio, dialogo, critica alla Chiesa, a partire dalle sueperiferie. Nel corso dei suoi diciotto anni di vita, fino al 1986, il gruppo LaTenda ha inviato ai suoi lettori 151 numeri. Nel 2000, in seguito alla scom-parsa di don Nicolino, alcuni redattori, amici e collaboratori, sorpresi dal-la grande forza e attualità del lavoro svolto in quegli anni, hanno deciso direcuperare l’impegno principale della “Tenda”, quello dell’elaborazione edell’invio della rivista. Sul numero datato giugno 2013 comincia la pubbli-cazione dei testi del Convegno “Economia e Lavoro: difendere la giustizia,creare opportunità per i giovani” che si è svolto presso la Parrocchia deiSS. Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela a Roma, il 20 aprile scorso. Trai materiali, anche l’intervento dell’ex leader della Cisl e fondatore dei Cri-stiano Sociali Pierre Carniti sul «lavoro come bene comune». l

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6 LUGLIO 2013

Anno XLVIISuppl. al n. 6190

256 LUGLIO 2013 - Anno XLVII - Suppl. al n. 6190

Rapporto Legambiente

ECOMAFIE: UN BUSINESSSEMPRE FIORENTE

2

Domenico Pizzuti ROM A NAPOLI. VIAGGIO NEI CAMPI DI PONTICELLI pag. 8 • Cristina MattielloL’IMMIGRAZIONE RIFIUTATA pag. 9 • Marco Siino PALERMO PRIDE 2013. BELLEZZA ENORMALITÀ DELL’AMORE pag. 10 • Giampaolo Petrucci FEDE E OMOSESSUALITÀ. IL DOLOREDI UNA MADRE E LA CRUDELTÀ DI “CERTI” PRETI. pag. 12 • Marina Boscaino FUORI CLASSE.ULTIMA TAPPA pag. 13 • Marinella Correggia IL DIRE E IL FARE. QUANDO LO STEMMACOMUNALE È UNA MITE PECORA pag. 16

Riforme istituzionali

UN GRIMALDELLO PER SCARDINARE LA COSTITUZIONEComitati Dossetti per la Costituzione

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Chiesa e mafia

LA SOLITUDINEDI DON PUGLISILuca Kocci

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Primo piano

SUL DIRITTODI NASCERE ITALIANI

Sergio Briguglio*

La legge italiana prevede che siacittadino italiano per nascitachi nasce da un genitore ita-

liano (ius sanguinis) o chi nasce in Ita-lia (ius soli) da apolidi o da stranie-ri che, in base alla normativa del Pae-se di appartenenza, non siano in gra-do di trasmettere al figlio la propriacittadinanza. Chi nasce straniero puòacquistare la cittadinanza italiana at-traverso diverse modalità. Le prin-cipali sono l'acquisto per matrimo-nio con italiano, la naturalizzazionee l'elezione di cittadinanza al com-pimento della maggiore età. La cit-tadinanza per matrimonio può essererichiesta dopo due anni se i coniu-gi risiedono in Italia, dopo tre se al-l’estero; e a patto che il richiedentenon abbia subito condanne per rea-ti gravi e non rappresenti un pericoloper la sicurezza dello Stato. Quest'ul-tima valutazione è effettuata dalministro dell'Interno, ...

(continua a pag. 3)

Gli stemmi di comuni, regioni, na-zioni sono spesso ricchi di simboliviolenti. Torri fortificate, spade,

cannoni, animali aggressivi: lupe, leo-ni, grifi, aquile, con grinfie e fauci. Unconsolidato luogo comune considera laviolenza un valore. Anche diversi mot-ti istituzionali sono bellicosi.Ma c’è un’eccezione significativa. Il co-mune di Malegno, in Val Camonica (pro-vincia di Brescia), nello stemma ha unapecora. E il motto Mites Terram Possi-

dent. La scelta, degli anni Settanta,combina gli stemmi di due palazzi no-biliari. Ma di recente, il Comune ha vo-luto ispirare a questo emblema araldi-co una pratica etica. Insomma farcamminare quel simbolo. Con azioni eidee da imitare. L’amministrazione comunale ha istituito unpremio per la pace, e ogni anno promuove un convegno suitemi della mitezza. E poi, sta sperimentando una metodolo-gia per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo, che dovrebbefare scuola. È successo soprattutto a partire dal 2011, quan-do in Val Camonica, a 1.800 metri di altitudine, in un luogodi villeggiatura completamente disabitato, furono deportati,direttamente da Lampedusa, 110 migranti provenienti via maredalla Libia sotto guerra Nato.Spiega il sindaco Alessandro Domenighini: «La risposta deiComuni della Valle è stata molto pragmatica. Il comune di Ma-legno l’ha facilitata, essendo da anni in collaborazione conil centro Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo erifugiati) di Casa Giona. Organizzavamo già assieme il festi-

val “Abbracciamondo” e stavamo pro-gettando "Nausicaa", per l'affido fami-liare dei rifugiati. Con gli altri ci siamodetti: non possiamo lasciare quellepersone in quel posto ad aspettare chesucceda chissà che cosa. Per quantopiccoli, se prevediamo in ogni Comunela creazione di una piccola comunità di4/5 persone omogenee per nazionali-tà, lingua e religione saremo in grado digarantire i servizi minimi, loro vivrannoin condizioni più dignitose, e si evite-ranno allarmi sociali. In realtà, poi, piùche dai Comuni il ruolo fondamentale èstato giocato dalle reti di solidarietà chenei Comuni si sono create. Ad esempioda noi alcune maestre in pensione sisono rimesse al lavoro gratuitamente

per insegnare a questi ragazzi l'italiano. I legami più forti chequesti ragazzi hanno instaurato sono stati quelli con le mae-stre. Il corso di italiano è stato quasi tutto gratis (il Comuneha messo a disposizione gli spazi)».Conclude il sindaco: «Agli altri comuni non possiamo che rac-comandare questa strada, per l’accoglienza: creare piccolecomunità che vivano in un appartamento che non sia un ghet-to, il più possibile in palazzi e/o quartieri dove vivono anchepersone del posto; attivare reti di solidarietà, insegnanti inpensione, persone che hanno un terreno incolto da molti annie lo possono mettere a disposizione, la vicina di casa che in-segna a fare la lavatrice, ecc.; appoggiarsi alla professiona-lità e competenza degli Sprar che esistono in tutta Italia mache nessuno conosce». l

il dire e il fare

QUANDO LO STEMMA COMUNALE È UNA MITE PECORAMarinella Correggia