Wilma Massucco su Glamour - Lavoro fenomeni

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LAVORO FENOMENI , di Monica Piccini (Glamour, Numero 247, Settembre 2012)

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Gli abiti ho realizzato il mio sognoCamilla Vinciguerra, 24 anni. «Avevo 7 anni e lo dicevo già che volevo disegnarmi e cucirmi i vestiti. E ce l’ho fatta. Ho studiato Fashion Designer alla Marangoni. Qui impa-ri a fare i modelli, a cucire e un giorno mentre ero a casa malata mi sono fatta il primo abi-to. Da allora ho fatto qualche stage nelle maison di moda, ho lavorato an-che come grafica. Ma soprattutto ho co-minciato a fare i vestiti per me, per le miei amiche e le loro mamme. Il pas-saparola insieme al sito www.camilla vinciguerra.com sono stati i miei vei-coli promozionali. Io lavoro molto al-la scelta dei tessuti e spesso trasfor-mo i miei viaggi in occasioni per rea-lizzare nuove creazioni, come ho fatto quest’estate in Messico».

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di Monica Piccini

lavoro fenomeni

Dalla moda al vino, dai libri ai film, dai gioielli al latte. C’è un “fai da te” tutto nuovo che conquista gli italiani. e io...

mi auto produco!

er alcuni è il ritorno a ca-pacità pratiche perdute, per altri un modo di saltare a piè pari una disoccupazio-

ne da record, mai così nera dal 1987. L’autoproduzione è un’avventura piena di soddisfazioni e d’imprevisti: prevede che tu gestisca in toto l’ide-azione di un prodotto, la sua vera e propria realizzazione pratica fino al-la distribuzione. Il successo di una si-mile impresa è tutt’altro che garanti-to, ma la soddisfazione del “mi faccio tutto da solo” è contagiosa. Il feno-meno è tentacolare: c’è la mamma che si ritaglia un modello di lavoro a misura di famiglia, chi con i soldi della liquidazione progetta una se-conda vita professionale, e chi in pa-rallelo al posto fisso sente il bisogno di creare qualcosa in piena libertà.

i nuoVi settori del fai da te

l’ha scritto l’economist: il fenome-no dei “maker” è in crescita in tutto il mondo. In Italia, un dato su tutti: se-condo l’Associazione italiana editori fino a oggi sono stati pubblicati con il self-publishing 40 mila libri carta-cei. Il 5 per cento dei titoli in com-

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Dalla moda al vino, dai libri ai film, dai gioielli al latte. C’è un “fai da te” tutto nuovo che conquista gli italiani. mi auto produco!

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il vino e lo vendiamo anche!linda Bonfanti, 25 anni

Alterna gli esami all’università con il lavoro nell’azienda Antico Colle Fiorito di Lamporecchio (Pt). «stiamo ora raccogliendo l’uva bella matura, per non aggiungere neanche lo zucchero al nostro vino bio. Da qui a 15 giorni per 3 volte al giorno af-fondo con un bastone le vinacce nel mosto. L’uva fermenta nelle botti senza esser mai spremuta». Il risultato è un vino succoso che un tempo il contadino regalava al pa-drone. «il nostro fai-da-te copre anche la distri-buizione. Noi lo vendiamo nelle fiere, nei mercati, a contatto diretto con il cliente. È dal loro sguardo che arriva la ricompensa più grande».

Gli accessori io lavoro il feltrofrancesca Macchi, 30 anni«Con una laurea in product design e un figlio in arrivo, mi volevo dedicare a un progetto mio. Il primo prodot-to è stato la pantofola fai-da-te Flap. Nata come regalo agli amici, è ricavata da un quadrato di feltro. Prodotta in 100 pezzi messi in vendita su www.francescamacchi.it (e quasi tutti venduti), Flap ha vinto il primo premio di un concorso di design della Camera di Commercio di Milano. «un invito a continuare!»

il design m’ispirano gli oggetti comuniCristiano Mino, 46 anni. Dopo i progetti per Tecnogym e Starpool (saune), da due anni Cri-stiano affianca il lavoro “ufficiale” con la self-production. «Avevo voglia di tornare al saper fare senza intermediazioni. Mi so-no ispirato a oggetti, come bastoni per le tende e secchi di plastica». Con la Micol Lamp (in foto) ha vinto il primo premio del contest Homeless Design dei Fratelli Campana, gran-di esponenti del design contempora-neo. Info su www.cristianomino.it

mercio, senza contare gli eBook. E se un libro, un vestito o una bot-tiglia di olio da sempre si presta-no a una sorta di autoproduzio-ne, il movimento fai-da-te sta con-tagiando prodotti come i film, la musica, le collezioni moda che fi-no a qualche anno fa non venivano “messi in cantiere” se non a fronte di grossi investimenti.

Qui Ci si autofinanzia

«Uno degli aspetti più delicati del do it yourself», racconta Cristiano Mino, designer per grandi marchi convertito all’autoproduzione, «è la ricerca dei finanziamenti. Quasi tutti all’inizio ricorriamo ai risparmi personali. Poi la buona riuscita di un progetto. ne rifinanzia un altro». Ma il vero grande banco di prova è la distribuzione. «Ancora oggi chi la controlla ha nelle mani il mer-cato. Vale per ogni prodotto, dai pomodori alla moda», spiega Pie-tro Raitano direttore del mensile Altraeconomia. Per questo, gesti-re tutta la filiera della produzione ti può dare un vantaggio, secondo Francesca Ferraris che da tre anni lo fa, vendendo i suoi ortaggi on-line. «se fai la migliore coltivazio-ne biologica della zona non vai da nessuna parte se non trovi il cana-le per raggiungere da sola i tuoi po-tenziali acquirenti. Men che meno se ti affidi alla grande distribuzio-ne che t’impone il “suo” prezzo di mercato, senza considerare che la qualità ha un costo».

però, se non Ci fosse il weB...

La svolta all’autoproduzione, lo sa-pete, l’hanno data Internet e i so-cial network. «il web ha ottimizzato due aspetti decisivi del fai-da-te: ha

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i libri da scrittore a editore antonello Mangano, 37 anni

Il suo primo libro self published Gli africani salveranno l’Italia ha avuto così successo che la rizzoli gliel’ha pubblicato. «Così tre anni fa ho fondato la casa editrice Ter-relibere.org. Non avevo alternati-ve: i contenuti di cui mi occupo ra-ramente incontrano l’edi-toria tradizionale». Paro-la d’ordine? Diversificare. «Dopo i libri in carta ora punto su eBook e appBook, libri dove il testo è po-tenziato da filmati e animazioni».

le poesie le vendo per stradalorenzo Mullon, 51 anni Ha cominciato ben 8 anni fa al Parco Sempione di Milano, dove vendeva le sue poesie a “prezzo poetico”cioè... offerta libera! Poi si è trasferito a Venezia. «lavoravo in pubblicità e mi sono l icenziato per dedicarmi alla poesia. Finora ho già realizzato 12 raccolte, 12 libricini artigianali per 2600 copie: sono tutte fatte a mano, con forbici, colla e cartoncino colorato. Ormai riesco a vivere di questo. i guadagni vanno da 0, nei casi in cui regalo le poesie, a 100 euro. «È capitato!».

l’ortofallo anche tu!francesca ferraris, 35 anniLei ha intercettato la voglia di mol-ti di autoprodursi frutta e verdura. Francesca (e i suoi fratelli) da 3 an-ni ha creato un servizio online che permette a chi lo desidera di diven-tare agricoltore. «Su www.leverdu-redelmioorto.it anche chi abi-ta in città può scegliere a distanza la grandezza del fazzoletto di terra da 30 a 120 mq, decidere quali ortaggi far-ci coltivare e poi riceverli a casa pa-gando una quota che va dai 16 ai 32 euro alla settimana». Il proprietario dell’orto può decidere di seguire le sue coltivazioni più da vicino, recan-dosi sul posto per la raccolta.

il documentarioio filmaker indipendentewilma Massucco, 44 anniLei è ingegnere ma si licenzia per gi-rare documentari. «Ho fatto il salto do-po aver conosciuto eugad, un progetto finanziato dalla ue che racconta il sud

del mondo così com’è». Con loro va in Sierra Leone e realizza la pri-ma opera: La vita non perde valore sul recupero dei bambini soldato. «Basta il pc e la telecamera. Dopo le riprese torno a casa e monto il girato. Per il doppiaggio chiedo agli amici. Per la distribuzione lascio il cd nelle librerie». E mentre il suo docu-film gira per scuole e festival, lei è in India per il secondo do-cumentario (info: bluindaco.org).

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i gioielli che voglia di creatività!sheila Cunha, 50 anniNata in Brasile, Sheila vive tra Svezia e Italia dove è art director in una rivista di food. «Quattro anni fa, ha vinto la voglia di creatività e ho fatto un corso di ore-ficeria». È nata così la sua linea di gioielli. «E ora potrei vivere di questo ma il segreto è trova-re un modello di distribuzione efficace». Ora si affida al passaparola e al sito www.sheilacunha.it.

le borse senza grandi investimentiGiulia pecchioli, 38 anni

Per 10 anni giornalista free lance, Giulia da 2 ha sentito il bisogno di usare le mani. «Le prime bor-se le ho pensate per me, leggere, con la tracolla regolabile e colorate anche per l’inverno. Con la prima mostra-mercato ho capito che potevo insistere. L’investimento è contenuto: scampoli di tessuto, una macchina da cucire e una stanza di casa come laboratorio. Anche gli an-nunci per vendere online (su blom-ming.com) per ora sono gratis!»

il latte d’asina dalla mungitura alla consegnaChristian Merlo, 36 anni. Il premio Oscar Green della Col-diretti se lo è meritato questo ra-

gazzo che produce latte d’asino sul Gran Sasso. «Ho comincia-to per amore degli ani-mali poi mi sono accor-to che sarei stato il pri-mo in Italia e ci ho pro-vato davvero». Accetta ordini solo in Abruzzo e per lo più quelli di anziani, mamme e intolleranti al latte vaccino. «Sì perché consegno per-sonalmente il latte». La sua giorna-ta inizia alle 6, alle 12 si mette in au-to. Un litro di latte d’asino costa 15 euro («è ricco di calcio ed è il più si-mile a quello materno»), ma per ora lavorando senza tregua gli introiti sono appena accettabili».

la musica ritorno alle originidaniele Comoglio, 43 anni. «Insegno al conservatorio e suo-no in tv. Per tornare alle origini e seguire una canzone dalla A alla Z con i miei ri-sparmi ho autoprodotto il cd Sen-za Rumore: io curo gli arrangia-menti e suono e Mara Bertuzzi, in arte Kalika, canta».

semplificato i sistemi di produzione e assemblaggio riducendo i costi e ha permesso a chi ha un pc di rag-giungere in ogni momento milioni di persone», dice Raitano. Il contat-to diretto tra produttore e consu-matore è quindi già attivo, anche se nel mare magnum della rete è difficile farsi notare.

la riVoluzione È annunCiata

Al netto di frustrazioni e tappe forzate, che ahimé vanno messe in conto – è qui la buona notizia che abbiamo lasciato per ultima – il saper fare porta con sé un vero vantaggio, secondo la regista Wil-ma Mazzucco: «ci rende indipen-denti dalle forme di lavoro domi-nanti, salva molti di noi dalla pau-ra di sentirsi esclusi e ci regala una forma di consumo alternativo e più consapevole». Se non è rivoluzio-ne culturale questa! E se diventas-se anche lo tsunami occupazionale che in tanti sperano?