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Anno 6 Numero 2 Pagina 1 Will Smith Willard Christopher Smith Jr., questo il suo nome per intero, è nato il 25 settembre del 1968 a Philadelphia. È il terzo di quattro figli di Caroline e Willard Smith Sr. È cresciuto nella media borghesia di West Philadelphia nel quartiere di Germantown. Tutti lo conoscono principalmente come attore ma non tutti sanno che è anche un cantante rap, un comico e un produttore cinematografico . È proprio nella musica che comincia la sua carriera: infatti un giorno a una festa conosce un certo Jeff Townes con il quale inizia a fare canzoni scegliendo come soprannome “Fresh Prince (il Principe )” ottenendo da subito un grande successo che lo porterà ad arricchirsi molto. Nel 1989, durante la carriera musicale, era alla ricerca di nuove strade e nuovi stimoli quando incontrò Benny Medina, che aveva un’idea originale su una sit-com basata sulla sua vita a Bel Air (zona di Philadelphia). Smith amò subito l’idea, e ci credette pure la NBC ( la tv americana), che subito iniziò la produzione di Willy, il principe di Bel Air. La trama era semplice: Will interpretava fondamentalmente se stesso, un ragazzo di strada di Philadelphia trapiantato a Bel Air, la serie ebbe un successo clamoroso, negli Stati Uniti e all’estero, andò avanti per ben sei anni.

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Will Smith

Willard Christopher Smith Jr., questo il suo nome per intero, è nato il 25 settembre del 1968 a Philadelphia. È il terzo di quattro figli di Caroline e Willard Smith Sr. È cresciuto nella media borghesia di West Philadelphia nel quartiere di Germantown. Tutti lo conoscono principalmente come attore ma non tutti sanno che è anche un cantante rap, un comico e un produttore cinematografico . È proprio nella musica che comincia la sua carriera: infatti un giorno a una festa conosce un certo Jeff Townes con il quale inizia a fare canzoni scegliendo come soprannome “Fresh Prince (il Principe )” ottenendo da subito un grande successo che lo porterà ad arricchirsi molto. Nel 1989, durante la carriera musicale, era alla ricerca di nuove strade e nuovi stimoli quando incontrò Benny Medina, che aveva un’idea originale su una sit-com basata sulla sua vita a Bel Air (zona di

Philadelphia). Smith amò subito l’idea, e ci credette pure la NBC ( la tv americana), che subito iniziò la produzione di Willy, il principe di Bel Air. La trama era semplice: Will interpretava fondamentalmente se stesso, un ragazzo di strada di Philadelphia trapiantato a Bel Air, la serie ebbe un successo clamoroso, negli Stati Uniti e all’estero, andò avanti per ben sei anni.

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Anno 6 Numero 2 Pagina 2 Durante questo periodo prese parte al film “Bad Boys”, la carriera cinematografica di Will proseguì con “Independence Day”, “Man in Black” e altri. La definitiva consacrazione alla carriera di attore arrivò con l’interpretazione del famoso pugile Muhammad Alì nel 2001. Dopo tutti questi successi fondò una propria compagnia di produzione cinematografica, la Overbrook Entertainment, attraverso la quale realizza i film “Hich, lui si che capisce le donne” e “La Ricerca della felicità”. Grazie alla sua performance in quest’ultimo film, diretto dal regista italiano Gabriele Muccino, Will riceve la seconda nomination all’Oscar della sua carriera come Miglior Attore Protagonista. Nel gennaio 2009 viene distribuito nelle sale italiane il film Sette anime dove Smith è nuovamente diretto da Muccino. Smith si sposa nel 1992 e ha il primo figlio, Willard Christopher III, conosciuto come Trey Smith, la copia divorzia nel 1995. Nel 1997 Smith si risposa con l’attrice Jada Pinkett dalla quale ha altri due figli, Smith e la sua famiglia vivono a Miami e Filadelfia. Assieme alla moglie a fondato un associazione che raccoglie fondi per aiutare i bambini delle famiglie meno abbienti, Smith ha aiutato le vittime dell’uragano Katrina.

Ama gli scacchi, il basket e i video games. È inoltre un grande fan di Bob Marley, il leggendario cantante reggae. Ho scelto di parlare di Will Smith perché penso che oltre ad essere un bellissimo uomo e anche un eccellente attore che sa interpretare magnificamente sia ruoli comici che drammatici. Inoltre il suo sguardo dolce e il suo splendido sorriso mi fanno pensare che Will, anche fuori dal set e nella sua vita privata, possa essere una gran bella persona.

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Lucio Battisti

Lucio Battisti (Poggio Bustone, 5 marzo 1943 – Milano, 9 settembre 1998) è stato un cantautore tra i più grandi, influenti e innovativi cantanti italiani di sempre, è considerato una delle massime personalità nella storia della musica leggera italiana. In tutta la sua carriera ha venduto oltre 25 milioni di dischi, personalizzando e rinnovando, in ogni senso, la forma della canzone tradizionale e melodica.

Lucio Battisti nacque a Poggio Bustone (Rieti) alle ore 13:30 del 5 marzo 1943, la sua famiglia si trasferì nel 1950 a Roma. A seguito della promozione in terza media o forse della licenza media, Lucio chiese ai suoi genitori di avere una chitarra e nel luglio del 1962 Battisti, come promesso, si diplomò perito elettrotecnico e nell’ottobre dello stesso anno iniziò la sua carriera e dopo varie esperienze (Napoli, Roma) si trasferisce a Milano, dove vivrà per il resto della sua vita, prima nel quartiere popolare del Giambellino, poi in una villetta di largo Rio de Janeiro e dal 1973 al 1998 (anno della sua morte) in una villa nel residence Poggio di Coraldo a Molteno, (in Brianza). Nel 1965 viene notato da Christine Leroux (editrice musicale) che gli procurò un incontro con l’autore Giulio Rapetti, in arte Mogol. Riguardo a questo primo incontro, Mogol ha raccontato di non essere rimasto particolarmente impressionato dalle canzoni che Lucio gli aveva proposto, ma di avere comunque deciso di collaborare con lui per la sua umiltà nell’ammettere i propri limiti, la voglia di fare e di migliorarsi.

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Nel 1966 fu lo stesso Mogol a insistere perché Battisti, che dubitava delle proprie doti vocali, cantasse in prima persona. Nel 1967, Mogol e Battisti sono gli autori del brano “29 settembre” interpretato dall’Equipe84, più volte trasmesso nel programma radiofonico Bandiera Gialla, che si classificò al primo posto della hit parade. Sempre nel 1967 furono autori di altre canzoni interpretate da gruppi o cantanti diversi come Nel cuore e nell’anima, Uno in più. Nel 1968, pubblica il singolo Prigioniero del mondo/Balla Linda, di maggiore successo è Balla Linda, canzone melodica che Battisti portò al cantagiro 1968, classificandosi quarto; di questa canzone fu fatta una versione in inglese, con il titolo modificato in Bella Linda, che ebbe notevole successo anche negli Stati Uniti.

Nel 1969 partecipa al Festival di Sanremo, con la canzone “Un’avventura”, dove riesce a conciliare la melodia italiana con le atmosfere e i suoni del rhythm and blues. La partecipazione a Sanremo aumentò di molto la sua popolarità, ma lo espose anche a critiche di vario genere. Il 31 gennaio pubblica il singolo “Un’avventura/Non è Francesca”. Il 4 marzo 1969, esce il suo primo album intitolato “Lucio Battisti”. Il 28 marzo pubblica “Acqua azzurra, acqua chiara”, che diventerà un tormentone estivo nell’estate 1969: con questa canzone Battisti arriva terzo al Cantagiro 1969 e vince il Festivalbar di quell’anno. Durante l’estate esegue il suo primo tour, composto di 21 serate. Sempre durante il periodo estivo Battisti fonda, insieme a Mogol, una casa discografica indipendente, la Numero Uno. Il 14 ottobre pubblica il terzo singolo dell’anno, “Mi ritorni in mente/7 e 40”. Tra i singoli che pubblica quell’anno, questo è quello che incontra il successo maggiore ed arriva anche al primo posto in Hit parade. Sebbene sia abbastanza disponibile a rilasciare interviste ai mass media, già in questo periodo inizia a delinearsi il suo carattere: in un’intervista relativa al suo fidanzamento con Grazia Letizia Veronese, seppure in tono scherzoso, definisce i giornalisti dei “dannati curiosi”, inizia a manifestare il desiderio di privacy e di non essere costantemente sotto i riflettori. Dal 1969 e per tutti gli anni ’70, Lucio Battisti raggiunge il culmine della popolarità e del successo. I suoi album sono costantemente tra i primi posti nelle classifiche di vendita. Nel 1973, caso raro nella storia discografica italiana, riesce a conquistare il primo ed il secondo posto in classifica con “Il mio canto libero” e “Il nostro caro Angelo”. Durante il 1970 compone “Sole giallo, sole nero” e “Io ritorno solo”, per la Formula 3. Il 2 settembre 1970 Battisti vince il Festivalbar con la canzone “Fiori rosa fiori di pesco”. Ad aprile 1971 Battisti pubblica il singolo “Pensieri e parole/Insieme a te sto bene”.

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In questo anno la stampa inizia a lamentare la calante disponibilità di Battisti a essere intervistato e fotografato, così il 27 aprile si esibisce al Circolo della stampa di Milano appositamente per i giornalisti e le loro famiglie, accompagnato da Mario Lavezzi alla chitarra e Mogol, con lo scopo di fare capire che non si tratta di avversione personale contro i giornalisti ma solo della sua volontà di essere giudicato unicamente per la sua musica. Il 1° maggio 1971 partecipa alla trasmissione televisiva Teatro 10, dove canta in playback “Pensieri e parole” in un video molto originale che mostra in sovrapposizione due immagini di Battisti che cantano le due parti della canzone mentre canta dal vivo con la chitarra “Eppur mi son scordato di te”. Sempre nel mese di luglio di quell’anno pubblica l’album “Amore e non amore”, accompagnato dal singolo “Dio mio no/Era” che viene censurato a causa di frasi inaccettabili contenute nel testo di quella canzone. Durante questo anno scrive canzoni per diversi cantanti e gruppi musicali. Tra il 1972/1973 inizia a rifiutarsi di posare per fotografie e rilasciare interviste; dichiara di preferire l’olio di ricino alla televisione; la stampa lo accusa di essere incoerente alle sue dichiarazioni e di avere scelto di non farsi più intervistare solo per attirare l’attenzione e farsi pubblicità. Nel 1973 nasce il figlio Luca. Le reazioni della stampa a questo evento causeranno la definitiva rottura tra Battisti e i giornalisti. Nel periodo successivo la stampa non allenta la presa, anzi la ricerca dello scoop assume sempre di più l’aspetto di una caccia. Il suo distacco dalla stampa e dalle esibizioni dal vivo diventa, a questo punto, totale: sul finire dell’anno, arriva infatti a rifiutare un’intervista per Enzo Biagi e a rifiutare una richiesta di Gianni Agnelli, che gli chiese di esibirsi al Teatro Regio di Torino in uno spettacolo. Alla fine del 1974, ispirato da un viaggio in Sudamerica con Mogol, Battisti pubblica “Anima latina”, probabilmente il suo disco più ambizioso, complesso e sfaccettato. E’ un disco che, come dirà lo stesso Battisti, è votato alla valorizzazione del ritmo, reso a tratti ossessivo nelle sezioni per fiati, cori e percussioni. Tra maggio e giugno del 1975 parte per un viaggio negli Stati Uniti visitando le principali città. Durante questo periodo Battisti assorbe le novità musicali nello stile e nella tecnica di registrazione, in particolare le sonorità della disco music. Gli viene proposto di realizzare un album con i suoi maggiori successi cantati in inglese per conquistare il mercato statunitense. Battisti, dopo il primo album in inglese, prosegue questa sua esperienza e pubblica gli album in entrambe le lingue (italiano/inglese). Nell’agosto 1998 si diffonde la notizia del ricovero di Battisti in una clinica milanese. Durante il ricovero per volere della stessa famiglia, non viene diffusa alcuna notizia, le sue condizioni però si aggravano e il 9 settembre, a soli 55 anni avviene il suo decesso. A distanza di anni, la popolarità di Battisti rimane ancora alta: i suoi brani vengono spesso interpretati dagli artisti della scena musicale attuale e album o raccolte di suoi brani sono tornati nelle classifiche dei dischi più venduti.

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Zumba è una lezione di fitness di gruppo che utilizza i ritmi e i movimenti della musica afro-caraibica, mixati con i movimenti tradizionali dell’aerobica. Fu creata dal ballerino e coreografo Alberto “Beto” Perez alla fine degli anni 1990 in Columbia.

Ha come obiettivo principale creare un alto consumo calorico grazie alla sua intensità variabile. Inoltre le musiche e le coreografie hanno lo scopo principale di divertire il praticante in modo da fargli dimenticare lo sforzo fisico. A maggio 2012 era diffusa in 125 paesi del mondo e contava 12 milioni di praticanti.

La zumba è una disciplina in continua evoluzione; negli ultimi anni, inizia a trarre ispirazione anche dalla musica pop-commerciale, hip-hop, soca dance, samba, salsa, merengue, mambo e arti marziali.

La sua popolarità è dovuta anche al fatto che diversi VIP hanno dichiarato di praticarla.

Zumba fitness: cos’è e a cosa serve?

Muoversi a ritmo di zumba fitness serve per divertirsi, sfogarsi, tonificare i muscoli e bruciare davvero parecchie calorie: è la moda del momento, in tema di palestre, a cui migliaia di italiani non hanno saputo dire di no. E’ un vero e proprio allenamento. La zumba fitness è anche molto di più, perché abbina

perfettamente la voglia di divertirsi con l’esercizio fisico, la necessità di scrollarsi di dosso stress e tensioni con il bisogno di tenersi in forma.

Le caratteristiche:

Lo slogan che ha reso famosa questa nuova interpretazione dell’esercizio fisico “ non è un allenamento, è una festa”.

Il suo inventore ha preso il meglio dall’ aerobica e la parte più divertente della tradizione e della cultura sudamericana: la musica latina, con i suoi ritmi coinvolgenti e travolgenti. Ha “shakerato” il tutto ed ha ottenuto un mix davvero esplosivo.

La zumba fitness è proprio questo, il risultato di una unione ben dosata di due elementi principali, l’aerobica e la musica latino-

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americana, che assicura l’allenamento per i muscoli, ma anche una buona dose di divertimento. Ecco la formula vincente di questa disciplina, che registra un boom di fans anche in Italia.

I benefici:

La zumba fitness è un vero concentrato di benefici e vantaggi, sia per il fisico, sia per la mente. Al passo di zumba si possono dimenticare anche stress e tensioni, scrollandosi di dosso tutte le ansie e le preoccupazioni, ma anche ritrovando una buona carica di energia.

Le calorie non si bruciano, si “polverizzano” durante una lezione di zumba, infatti, con una sessione media di zumba fitness, da 50 minuti o un’ora, si possono smaltire fino a 800-900 calorie, che , in vista della prova costume, fanno davvero sempre comodo, soprattutto per perdere peso.

Volersi mantenere in forma è uno dei principali obiettivi della società odierna. Lo stress, i pasti veloci e non sani, la vita sedentaria in ufficio non rendono facile questo compito e quindi piuttosto che con ore solitarie e spesso noiose dedicate agli attrezzi in palestra, la soluzione è la zumba che non è altro che una sorta di fitness-dance, che nasce dalla fusione di aerobica e ballo latino. Nata nei primi anni 90’ e poi espansa a macchia d’olio, quest’ attività permette di allenare il corpo divertendosi.

E’ stato dimostrato che l’alternarsi di balli veloci e lenti accelera il metabolismo e elimina il colesterolo cattivo ed aumenta l’efficienza del sistema respiratorio e del sistema cardiovascolare a beneficio di cuore e arterie.

A secondo del tipo dei partecipanti si è sentita l’esigenza di sviluppare programmi specifici.

Eccone alcuni esempi:

zumba fitness: classica ginnastica per dimagrire, serve a smaltire i grassi, tonificare e rassodare

zumba toning: è per lo svolgimento di alcuni movimenti

zumb atomic: ideato per i bambini dai 4 ai 12 anni, utilizza come base un ritmo più lento

zumba gold: pensato per gli over ’50, con l’utilizzo di brani musicali meno ritmati e movimenti lenti e graduali

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aqua zumba: il “ party in piscina” contempla le discipline acquatiche tradizionali sicure e stimolanti, salutari per il cuore, tonificanti per il corpo e, soprattutto , divertente.

Ho scelto questo argomento perché ho frequentato i corsi di zumba e mi sono divertita molto nel farlo.

Mi è servito molto per muovermi e per snellire gambe e fianchi, ma anche per sfogarmi.

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La storia del Milan

Il Milan Foot-Ball and Cricket Club viene fondato ufficialmente il 16 dicembre 1899. La sede viene inizialmente stabilita presso la Fiaschetteria Toscana di Via Berchet a Milano.

La formazione disputa una sola partita contro il Torino alla sua prima stagione di attività ufficiale, ma nel 1900/1901 conquista già il suo primo scudetto. In breve tempo il Milan diventa la squadra più seguita in Lombardia e il secondo scudetto arriva solamente nel 1905/1906 e a questo si aggiunge subito il terzo la stagione successiva. Dopo travagliate vicissitudini societarie la presidenza passa a Pietro Pirelli, a tutt'oggi il Presidente più longevo della storia del Club. Risale a questo periodo anche l'inaugurazione dello stadio di San Siro. Nel 1963 il nome della Società cambia da Milan F.C. a Milan Associazione Sportiva e, dopo diversi avvicendamenti ai vertici societari, la presidenza passa a Umberto Trabattoni che resta in carica dal 1940 al 1954. La squadra ha alti e bassi e solo raramente si posiziona ai vertici della classifica. Con l'arrivo di Gipo Viani alla guida della squadra, il Milan vince lo scudetto nella stagione 1956/57. Alla

già competitiva rosa della squadra si aggiunge, nel 1958, José Altafini: il brasiliano conquista da subito il favore del pubblico e, insieme al "vecchio" capitano Liedholm, a Cesare Maldini e all'indimenticabile Pepe Schiaffino, vince il titolo italiano dopo un testa a testa emozionante con la Fiorentina. Mentre gli anni precedenti erano stati caratterizzati dal predominio di calciatori stranieri, questo decennio 60/70 vede come protagonisti calciatori italiani che acquisteranno anche fama a livello internazionale, a partire da Gianni Rivera. L'arrivo in panchina di

Nereo Rocco segna l'inizio di un nuovo corso, caratterizzato da successi in tutte le competizioni.

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Il più emozionante è però senza dubbio la conquista della prima Coppa dei Campioni nella stagione 1962/63: il 23 maggio 1963 Cesare Maldini solleva al cielo il trofeo conquistato grazie alla vittoria 2-1 sul Benfica in finale.

Altra stagione indimenticabile è quella del 1967/68: il Milan vince lo scudetto, partecipa alla Coppa dei Campioni la stagione successiva, vince il trofeo e conquista anche l'Intercontinentale,

la prima della sua storia. In conclusione di decennio Gianni Rivera conquista, primo italiano nella storia del calcio, il Pallone d'Oro, il più prestigioso riconoscimento a livello personale per un calciatore. Il periodo 70/85 è uno dei più bui della storia del Club e lascia al Milan solo poche soddisfazioni: in cima a tutte la conquista della Stella nel 1979, a testimonianza dei dieci titoli nazionali vinti. Dopo ciò Gianni Rivera lascia il calcio giocato, ma rimane in seno alla Società con la carica di Vice Presidente. I primi anni Ottanta sono da dimenticare per i tifosi milanisti (due campionati di Serie B), ma vedono anche l'esordio in rossonero di una delle bandiere del Milan di oggi, Paolo Maldini. Nel 1986 Silvio Berlusconi viene nominato 21° Presidente del Milan. Il Presidente decide di rifondare la squadra e si rivolge con decisione al mercato, tanto che già nel 1987 arriva la stagione della riscossa. Arriva in panchina Arrigo Sacchi, profeta della zona, del calcio totale, del pressing e della velocità e, con lui, gli olandesi Van Basten e Gullit. In campionato il Milan, dopo mesi di testa a testa col Napoli, conquista il suo 11° Scudetto proprio nello scontro diretto del primo maggio al San Paolo. Dopo Gullit e Van Basten, un altro olandese, Frank Rijkaard, si aggiunge alla squadra dando vita all'indimenticabile trio. La stagione 1988/89 è dedicata all'Europa: in Coppa dei Campioni il Milan trionfa a Barcellona davanti a un pubblico quasi totalmente rossonero. Sacchi porta poi il Milan a trionfare anche a livello mondiale, conquistando per ben due volte la Coppa Intercontinentale. Nel 1992/93 Sacchi lascia la panchina a Fabio Capello e il Club di Via Turati si dedica ai successi nazionali. La squadra conquista infatti quattro scudetti (di cui tre consecutivi), tre Supercoppe di Lega, una Champions League e una Supercoppa Europea. La fine degli anni Novanta non è però all'altezza dell'inizio: il Milan, sulla cui panchina si succedono diversi tecnici, ridimensiona il proprio peso in Italia e in Europa ed è solo con Alberto Zaccheroni che, nel 1999, conquista il 16° Scudetto, proprio nell'anno in cui ricorreva il centenario della Società. L'arrivo di Carlo Ancelotti alla guida della squadra ha aperto per i rossoneri un nuovo ciclo vincente in Italia e in Europa, con la conquista, fra gli altri trofei, del 17° Scudetto e di due UEFA Champions League, l'ultima delle quali vinta durante la stagione 2006/07. Nella stagione 2009/10, al super titolato Mister Ancelotti è subentrato Leonardo, che per un anno ha ricoperto il ruolo di allenatore, dopo 13 anni già passati nel mondo Milan, prima da calciatore, poi da dirigente. Il dopo Leonardo, vede guidare la formazione rossonera da Massimiliano Allegri, che per la stagione 2010/2011 avrà a disposizione un attacco stellare: Pato, Ronaldinho e i nuovi acquisti, fortemente voluti dal Presidente Berlusconi, Ibahimovic e Robinho. Nella prima stagione di Allegri il Milan torna al successo in campionato dopo 7 anni; al termine della seconda stagione con il livornese in panchina, in cui il Diavolo conquista la sua sesta Supercoppa italiana, lasciano il club diversi giocatori protagonisti dei successi targati Ancelotti. La stagione 2011-2012 inizia con la vittoria, ad agosto, della sesta Supercoppa italiana conquistata a Pechino battendo 2-1 l’Inter in rimonta. Il Milan dopo questo trionfo ritorna ad essere la squadra detentrice del record di successi in tale competizione. Le principali operazioni della sessione estiva di mercato riguardano l’ingaggio del difensori Philippe Mexès l’attaccante diciannovenne Stephan El Shaarawy e i centrocampista Alberto Aquilani ( in prestito) e Antonio Nocerino.

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Nel mercato di gennaio arrivano Mario Balotelli, dal Manchester City, e Alessandro Matri. Nel mese di gennaio del 2014 Allegri viene sostituito sulla panchina dall’ex giocatore Clarence Seedorf.

Colori Durante tutta la sua storia il Milan ha avuto come colori distintivi il rosso e il nero. Tali colori furono scelti,come disse Kilpin per rappresentare il fuoco dei diavoli milanisti ( rosso) e la paura degli avversari nell’affrontarli (nero). I giocatori indossano una maglia a strisce rosse e nere, motivo per il quale fu dato loro il soprannome di rossoneri, pantaloncini bianchi e calzettoni neri. La divisa in trasferta è sempre stata di colore bianco

Simboli ufficiali

Per diversi anni il logo del Milan fu semplicemente la bandiera di Milano. Un altro soprannome che deriva dai colori della società è Il Diavolo e di conseguenza come logo della società fu usata anche l’immagine di un diavolo rosso alla destra di una stella.

[Stemma del Diavolo negli anni venti]

Logo del Milan in uso dal 1994 Lo stemma riporta i colori sociali rosso e nero a sinistra e la bandiera del Comune di Milano sulla destra, con l’acronimo ACM sopra e l’anno della fondazione ( 1899) sotto.

Logo del centenario rossonero del 1999

Mascotte del Milan dal 2006

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Strutture

Stadio

Nei primi anni dopo la sua nascita il Milan giocò le partite casalinghe in diversi campi. Dal 1926 il Milan gioca le partite casalinghe nello stadio Giuseppe Meazza, noto soprattutto come San Siro.

Centro di allenamento

Il campo di allenamento del Milan è il centro sportivo di Milanello, situato in provincia di Varese.

Società

L’Associazione Calcio Milan è anche uno dei membri fondatori dell’Associazione dei Club Europei, organizzazione internazionale composta dai principali Club calcistici.

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Forno a microonde Whirlpool: siamo lieti di presentarvi il nostro nuovo forno a microonde. Si chiama Liverpool e cuoce 11 polli in 7 minuti… Dopo Liverpool – Milan E la cocente delusione di Istanbul e i 3 gol da polli incassati in 7 minuti, Carlo Ancelotti è stato esonerato. Il Milan ha già trovato il nuovo allenatore: Francesco Amadori.

Sotto la bandana Berlusconi continua a sollecitare il mister Ancelotti perché impieghi le due punte nel Milan. Strani i casi della vita: è l’unico calvo col problema delle doppie punte!

Prima pagina La Gazzetta dello Sport “ il Milan spinge per Kakà”.

La creazione Al sesto giorno Dio crea gli uomini e i diversi popoli. Quando arriva ai milanesi, decreta: “ gli abitanti di Milano avranno tre doni: l’onestà, l’intelligenza e la fede milanista”. Più tardi, quando ha davanti a sé i primi milanesi, Dio si rende conto di essere stato eccessivamente liberale con questo popolo. Perciò, per equità verso gli altri, introduce una ulteriore norma: “ ciascun milanese potrà avere solo due dei tre doni elargiti al suo popolo”. Ecco spiegato perché ci sono solo milanisti intelligenti ma non onesti e persone intelligenti e oneste ma non milaniste! Ho scelto, di parlare del Milan perché è la mia squadra preferita del cuore.

FORZA MAGICO MILAN

Barzellette sul

Milan

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La PaLLacanestro

La pallacanestro, conosciuta anche come basket fu creata dal dottor James Naismith. È uno sport di squadra in cui due formazioni di cinque giocatori ciascuna si affrontano per segnare con un pallone nel canestro avversario. Dalla fine del XIX secolo, il basket si è diffuso in tutto il mondo grazie alla Federazione Internazionale Pallacanestro ed è uno sport olimpico dalla XI Olimpiade. Ispirato al gioco canadese duck-on-a-rock, regolato da tredici norme, il 21 dicembre 1891 fu disputata la prima partita della storia della pallacanestro. All’inizio come canestro usavano un cesto di vimini e quando la palla entrava si usava una scala per riprenderla. Lo sport divenne popolare negli Stati Uniti in brevissimo tempo, cominciando subito dopo a diffondersi in tutto il mondo. Attraverso la rete degli ostelli YMCA, nel 1946 nacque negli USA la National Basketball Association (NBA) con lo scopo di organizzare le squadre professionistiche e rendere lo sport più popolare. Le partite di pallacanestro vengono giocate al coperto in impianti detti palazzetti dello sport, il campo di gioco è un rettangolo largo 15 metri e lungo 28 con il pavimento in legno (obbligatorio per le competizioni più importanti), gomma o sintetico delimitato da linee. Per il gioco , sono necessari due tabelloni e due canestri posti all’interno del campo di gioco sorretti da sostegni che rimangano all’esterno delle linee del campo.

La palla del basket, detta palla a spicchi, è di materiale sintetico per facilitare la presa dei giocatori. Dalla stagione 2004/2005 la FIBA ha adottato un pallone disegnato da Giugiaro con delle strisce chiare accanto al classico arancione per migliorarne la visibilità. Sono necessarie altre attrezzature come il cronometro di gara collegato ad un tabellone luminoso per segnare anche il risultato, apparecchio dei 24 secondi , tempo massimo di un’azione di gioco; altro cronometro è quello per le sospensioni. Oltre a ciò si usano le palette per indicare il numero dei falli e per il bonus.

Il gioco

La gara viene disputata da due squadre composte da cinque giocatori ciascuna .ogni squadra dispone di un numero di riserve che può variare da 5 a 7che possono sostituire, senza limitazioni, giocatori titolari ed essere al loro volta sostituite.

La partita

Lo scopo è quello di realizzare punti facendo passare la palla all’interno dell’anello del canestro avversario e di impedire ai giocatori dell’altra squadra di fare altrettanto ( fase difensiva).

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Ogni partita dura 40 minuti suddivisi in 4 periodi di 10 minuti ciascuno, tra il 2° e 3° tempo viene effettuato un intervallo di 10 15 minuti. La squadra vincente è quella che ha realizzato il maggior numero di punti alla fine del 4° periodo di gioco; in caso di parità la gara si prolunga di altri 5 minuti, procedendo con ulteriori tempi supplementari ad oltranza. La gara viene interrotta prima dei 40 minuti se una delle due squadre non può schierare due giocatori perché gli altri sono stati espulsi per aver commesso 5 falli.

Punti

Il conteggio dei punti è così suddiviso:

• 1 punto ogni canestro fatto eseguendo un tiro dalla linea dei tiri liberi.

• 2 punti per ogni canestro fatto eseguendo un tiro all’interno dell’area delimitata della linea dei 3 punti

• 3 punti per ogni canestro fatto eseguendo un tiro all’esterno dell’area dei 3 punti

Se un giocatore subisce il fallo durante un tiro e lo segna comunque, i due o tre punti sono validi e si aggiunge un tiro libero. Nel caso il giocatore non segnasse, viene assegnato un numero di tiri liberi pari al valore del canestro non segnato.

Infrazioni

Quando un giocatore di pallacanestro infrange il regolamento, gli arbitri devono fischiare un fallo o una violazione.

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LA PALLACANESTRO IN ITALIA

Nel 1919 si ebbe il primo incontro nei giardini della Villa Reale di Monza.

Al 1921 risale la fondazione della Federazione Italiana pallacanestro.

Una diffusione più capillare dello sport si ebbe però solo dopo la seconda guerra mondiale in seguito all’arrivo delle truppe di liberazione.

La squadra più titolata è l’Olimpia Milano, vincitrice di 25 scudetti, davanti alla Virtus Bologna vincitrice di 15 titoli e alla Pallacanestro Varese con 10.

I RUOLI

Dagli anni 80 le posizioni dei giocatori in campo si sono evolute, diversificando ognuno dei 5 giocatori in campo:

Playmaker: è chi chiama gli schemi offensivi della squadra. Le caratteristiche di questo ruolo sono la grande visione di gioco e la capacità di servire i compagni con passaggi smarcanti .

Guardia tiratrice : è il giocatore dotato del miglior tiro della squadra. Spesso i compagni fanno blocchi per permettergli di tirare più libero

Ala piccola è un ruolo ricoperto da un giocatore molto dotato fisicamente, in grado di marcare sia avversari piccoli e veloci che alti e pesanti. In attacco viene definito “giocatore a due dimensioni” perchè in grado di giocare lontano dal canestro sfruttando il suo tiro dalla distanza , sia di prendere posizione vicino al ferro se marcato da avversari più piccoli .

Ala grande o forte : generalmente è un giocatore di alta statura e con discreta velocità di piede . Oggi nella pallacanestro si tende ad avere ali forti con eccellente tiro da fuori al contrario del passato dove si puntava su forti rimbalzisti e giocatori d’area .

Centro o pivot è il giocatore più alto e pesante della squadra che gioca nel cuore dell’area. I suoi movimenti palla in mano sono ”spalle a canestro“. Sfruttando la sua mole deve prendere la maggior parte dei rimbalzi, cercare di stoppare gli avversari e portare blocchi per liberare i propri compagni .

FONDAMENTALI ED ALTRI MOVIMENTI IMPORTANTI

Alcuni movimenti fondamentali sono: palleggio , passaggio ,tiro e i movimenti difensivi

Il palleggio è il fondamentale di base . Il giocatore che porta avanti la palla deve necessariamente palleggiare. A partire dal momento nel quale compie il primo passo e va fatto con una sola mano.

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Il passaggio della palla a un compagno è estremamente importante, infatti la difesa avversaria cercherà di intercettare la palla anticipando gli avversari per evitare o rendere difficile la ricezione di un passaggio.

I VARI TIPI DI PASSAGGI:

• I passaggi a due mani: sono in genere più diretti e semplici da effettuare e ricevere ma anche più facili da intercettare per la difesa .

• Il passaggi a una mano: sono certamente rapidi e quindi è necessaria una maggiore abilità e tecnica per effettuarli.

• No Look: si può fare a una o due mani ed è un passaggio molto spettacolare. Consiste nel passare la palla a un compagno guardando da un’altra parte, per confondere la difesa.

• Il passaggio consegnato: è un tipo particolare di passaggio che avviene con un giocatore che prende la palla direttamente dalle mani del compagno.

I VARI TIPI DI TIRI:

• Tiro in sospensione: È il tiro fondamentale d’ attacco . A volte si tira saltando e lasciando la palla quando si è in aria evitando così l’interferenza di un avversario . La forza del tiro non proviene dalle braccia ma , bensì, dal polso e dalle gambe che hanno un ruolo importante nella possibile realizzazione di un canestro, la mano che non tira va tenuta di fianco al pallone.

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• Terzo tempo: È un tiro in corsa ed è la tecnica che permette di effettuare un tiro in avvicinamento al canestro avversario. L’esecuzione consiste di due appoggi di piede e di un salto “terzo tempo” dove si appoggia al tabellone o si tira direttamente a canestro la palla, è l’unico caso dove è permesso di compiere più di un passo senza palleggiare .

• Schiacciata: È la conclusione più spettacolare della pallacanestro . dopo la schiacciata il giocatore non può rimanere appeso al ferro, salvo per non cadere addosso ad un altro giocatore , altrimenti il giocatore viene sanzionato con un fallo tecnico.

• Alley- oop: È una giocata che necessita di una buona coordinazione, doti atletiche e affiatamento tra due compagni. Un giocatore effettua un passaggio alto, normalmente non teso, verso il ferro (senza tirare), mentre un compagno salta, afferra la palla al volo e la schiaccia o appoggia al canestro.

• Rimbalzo: è un fondamentale importante tanto in difesa, dove dà l’opportunità di ripartire in contropiede, quanto in attacco, dove offre una seconda possibilità di tiro. Consiste nell’afferrare la palla dopo un tiro sbagliato.

• Tap-in: se un giocatore salta a rimbalzo e, mentre è ancora in aria, corregge la palla a canestro. Questa azione può essere fatta apposta per fare un passaggio e tiro o un assist.

• Tap-out: movimento simile al tap-in nel quale la palla, dopo essere rimbalzata nel ferro, viene spinta fuori dall’anello da un giocatore saltato a rimbalzo. Un giocatore evita che la palla entri nel canestro togliendola da esso: se questo gesto viene compiuto prima che la palla tocchi il ferro il canestro verrà considerato valido.

• Stoppata: La stoppata è una giocata difensiva che consiste nel fermare un tiro avversario solo dopo che il giocatore ha già lasciato la palla (se la palla viene stoppata sulla mano dell’avversario si verifica un fallo.

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IL BLOCCO

In molti schemi della pallacanestro si sfruttano i blocchi: un compagno di squadra si mette davanti all’avversario che vi sta marcando, dandovi la possibilità di sfruttare il blocco e lasciare sul posto il diretto avversario. Se si cerca di ostacolare il difensore muovendosi è un fallo.

IL TAGLIO

Il taglio è il movimento compiuto da un giocatore senza la palla verso il canestro, al fine di ricevere un assist ed andare facilmente a segnare.

ATTACCO

L’attacco nella pallacanestro non si basa su giocatori di ruolo specifici, ma anche quello è di squadra. Solitamente ogni squadra ha determinati schemi per attaccare che per difendere.

DIFESA

La difesa nel basket è un mezzo tecnico fondamentale per vincere le partite. Esistono tre tipi di difesa: sul portatore di palla, sul giocatore senza palla e le la difesa basata sulla conquista dei rimbalzi.

• Difesa a uomo: nella difesa a uomo, ogni giocatore al compito di fronteggiare direttamente un avversario specifico, e di seguirlo per tutta la durata dell’azione.

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• Difesa a zona: nella difesa a zona, ogni giocatore ha il compito di sorvegliare e difendere una zona di competenza, qualunque avversario vi si trovi.

LA MIA ESPERIENZA PERSONALE

Il primo sport che ho praticato è stato il nuoto, che ho svolto per anni da quando ero piccolo. Un giorno i miei genitori mi proposero di provare a cambiare sport, in particolare il basket.

È stato amore a prima vista. Mi sono appassionato da subito e da lì non riesco più a smettere. Le sensazioni che mi trasmette la pallacanestro sono uniche. Quando ho la palla in mano, quando tiro a canestro, quando palleggio o quando segno sentendo il suono della retina frusciare mi sento in un’altra realtà dove tutto è bellissimo e sono davvero felice.

Ho la fortuna di giocare nella Sesamo Basket , la mia squadra. Ci alleniamo a Mazzo di Rho ( in provincia di Milano ) una volta alla settimana ( il giovedì ) e abbiamo la partita solitamente la domenica. I miei compagni di squadra sono fantastici e mi trovo bene con loro. C’è una forte chimica di squadra tra di noi e infatti

siamo primi in classifica. Insieme abbiamo vinto molte coppe e medaglie. In questo periodo ci stiamo allenando in vista di un torneo a Monza. Speriamo di vincere anche questo.

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Il basket ha cambiato molto la mia vita, ovviamente in modo positivo. Non so come sarebbe senza la pallacanestro e sinceramente non ci voglio nemmeno pensare . Va benissimo così.

Fatemi l’in bocca al lupo per il torneo e non dimenticate di tifare sempre per la Sesamo Basket! Un abbraccione a tutti quantiii!!!

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I CINQUE SENSI

Per poterci muovere nell’ambiente abbiamo bisogno di conoscerlo e questo ci è possibile grazie agli organi di senso: vista, udito, tatto, gusto e olfatto. Essi sono degli apparati in grado di trasformare le informazioni esterne in impulsi nervosi e quindi comunicarle direttamente al sistema nervoso centrale. Gli organi di senso sono costituiti da cellule nervose specializzate, che vengono eccitate da stimoli adeguati: nel caso della vista la luce, per il tatto la pressione meccanica, per l’udito le vibrazioni dell’aria, per il gusto e l’olfatto particolari molecole chimiche.

L’oCChIo

La vista è sicuramente l‘apparato più complesso fra i cinque sensi ed è costituito dall’occhio che può essere paragonato a una camera oscura che proietta su una sorta di schermo, la retina, le immagini provenienti dall’esterno. La retina poi è in grado di trasformare queste immagini in impulsi nervosi che attraverso il nervo ottico giungono al cervello. Per mezzo dell’occhio e grazie alla luce si percepiscono numerosi aspetti del mondo circostante e precisamente :

la forma delle cose. l’intensità della luce riflessa dagli oggetti, per cui ne percepiamo le ombre, i chiaroscuri e i

particolari. i colori dell’iride.

la grandezza degli oggetti la distanza degli oggetti.

Gli occhi sono organi contenuti in due cavità del cranio, le orbite oculari poste, ai lati della radice del naso simmetricamente rispetto alla linea mediana del corpo.

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Lo sviluppo della vista Gli occhi di un bambino sono sensibili alla luce quando ancora si trova all’interno del grembo materno. Lo dimostra il fatto che al settimo mese di gravidanza, se si punta una luce forte (ad esempio una torcia) sull’addome della mamma durante un’ecografia, si può osservare che il feto reagisce alla luce socchiudendo le palpebre. Quando il bambino nasce la sua retina (quella parte dell’occhio che cattura le immagini e le trasmette, attraverso il nervo ottico, al cervello) è già in grado di funzionare permettendogli di cogliere la differenza tra zone chiare e zone d’ombra (ad esempio le sopracciglia ed i capelli della mamma). Il piccolo non è ancora capace di controllare i movimenti degli occhi e non riesce a mettere a fuoco le cose che vede: non è in grado di aumentare o diminuire la curvatura del cristallino, cioè del processo di messa a fuoco delle immagini. E’ solamente dopo due settimane di vita che il piccolo inizia in parte a coordinare i muscoli oculari riuscendo a mettere a fuoco oggetti situati a 20-25 cm dai suoi occhi, alla distanza in cui si trova il volto della mamma quando viene allattato: è come se lo sguardo del neonato si focalizzasse su quello che è veramente importante per lui, vale a dire la fonte principale del nutrimento e dell’affetto. Tutto ciò che si trova ad una distanza maggiore appare sfuocato e il bambino vede solo forme imprecise, in diverse tonalità di grigio perché non è ancora in grado di distinguere i colori. Il bambino distingue molto bene la luce dal buio e reagisce al chiarore chiudendo le palpebre. Dopo il mese di vita il piccolo diventa capace di soffermare il suo sguardo su un oggetto preciso. Inoltre è in grado, per pochi attimi, di seguire il lento spostamento di uno oggetto posto a 20 cm dagli occhi. Spesso il bambino appare strabico, cioè non mantiene dritti gli occhi, che possono incrociarsi o deviare verso l’esterno; il piccolo è capace di cogliere i contorni del viso e sorride a qualsiasi volto. Verso i tre mesi il bambino osserva, con più attenzione, l’ambiente che lo circonda girando il capo, riconosce il volto della mamma e inizia a scoprire i colori; affascinato dalle tinte forti e dalla luce, verso i quattro mesi di età è capace di distinguere il rosso, il verde e il blu. A cinque mesi la vista del bambino riesce ad arrivare ad alcuni metri intorno a sé, anche se fa un po’ di fatica a mettere a fuoco oggetti in movimento. L’attenzione del bimbo è richiamata anche dagli oggetti piccoli e vi è una discreta coordinazione tra occhi e mani. A sei mesi compiuti i movimenti degli occhi sono ben coordinati e non è più riscontrabile lo strabismo; tra i 7 ed i 9 mesi il bambino ha un’acutezza visiva cioè ha la capacità di vedere i dettagli delle immagini come se avesse 5 decimi,per questo il bambino preferisce guardare le cose da vicino. All’età di 10-12 mesi viene raggiunta la visione tridimensionale: il piccolo acquisisce il senso della profondità e se vede un oggetto, cerca di prenderlo. Fino ad allora ha visto immagini piatte, ma ora tutto appare in rilievo. E’ in grado di riconoscere un familiare anche a distanza e la sua vista raggiunge i 6 decimi. Verso l’anno di vita, sa distinguere tutti i colori. Con il passare del tempo controlla i movimenti degli occhi e affina i processi della convergenza e dell’accomodazione , anche se la visione perfetta compare solo verso i cinque anni di vita. Le malattie degli occhi sono classificate in base alla parte dell’organo colpita e sono quindi suddivise in malattie delle palpebre, della cornea, della retina, dell’apparato lacrimale, della congiuntiva, dell’iride, del cristallino. .

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Anno 6 Numero 2 Pagina 24 Il colore degli occhi Iride rossa

Iride marronemolto scuro Iride marrone scuro Iride marrone medio Iride nocciola

Il colore degli occhi di un neonato alla nascita è destinato a cambiare nei primi mesi e diventa definitivo tra gli otto mesi e il primo anno di vita.

iride grigia In realtà i colori sono una caratteristica genetica in cui il marrone Iride azzurra è dominante sull’azzurro che ha un carattere recessivo. Una forte produzione di melanina produrrà negli occhi del neonato una pigmentazione più scura, viceversa una produzione modesta darà vita a pigmenti chiari come l’azzurro e il verde: quest’ultimo è il colore più raro.

Iride verde Il colore dell’occhio umano è determinato dalla quantità di melanina presente Iride ambra nel tessuto epiteliale (particolare tessuto che ricopre le cellule della retina) dell’iride; gli occhi scuri hanno un’iride molto ricca di questo pigmento, che assorbendo la luce, li fa apparire di colore marrone. Negli occhi più chiari c’è invece meno melanina e la luce è libera di attraversare lo strato superficiale dell’iride; il colore azzurro è prodotto dai fenomeni di riflessione e diffusione ottica operati dagli strati più interni dell’iride: lo stesso fenomeno che ci fa percepire il cielo come azzurro. Il colore più diffuso nel mondo è il marrone, di fatto, gli occhi azzurri sono presenti quasi esclusivamente in Europa, in particolare nel Nord, e il motivo è molto semplice: la mutazione genetica che ha prodotto gli occhi azzurri sarebbe avvenuta nei pressi del Mar Nero, tra i 6mila e i 10mila anni fa. E’ stato solo allora che sono apparsi i primi uomini con gli occhi azzurri, che da quel momento hanno cominciato a popolare il nostro continente. Gli studiosi si sono chiesti come questa mutazione abbia potuto diffondersi così tanto in Europa. La risposta è disarmante nella sua semplicità: gli individui con gli occhi azzurri erano considerati più attraenti.

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Anno 6 Numero 2 Pagina 25 Malattie dell’occhio Le malattie degli occhi sono classificate in base alla parte dell’organo colpita e sono quindi suddivise in malattie delle palpebre, della cornea, della retina, dell’apparato lacrimale, della congiuntiva, dell’iride, del cristallino. Molto frequenti sono le malattie della congiuntiva: le congiuntiviti sono le più comuni infiammazioni che interessano l’occhio. Le congiuntiviti possono essere di natura batterica, virale o allergica, i sintomi sono occhi arrossati e iniettati di sangue, secrezioni lacrimali, offuscamento della pupilla. Il glaucoma è un’affezione del nervo ottico. Quando l’occhio è colpito da glaucoma alcune cellule nervose muoiono: la vista sarà disturbata da macchie scure che aumentano fino alla quasi totale cecità; il glaucoma può essere tenuto sotto controllo. L’età avanzata, la miopia, il diabete e l’ereditarietà sono fra le cause più frequenti del manifestarsi di questa malattia. La cataratta avviene quando il cristallino diventa opaco e porta alla progressiva perdita della vista; è più frequente con l’avanzare dell’età, ma ci sono anche casi di cataratta in età più giovane. La vista è offuscata perché il cristallino non riesce a filtrare bene la luce, che non raggiunge uniformemente la retina. Le malattie delle palpebre sono svariate, una delle più comuni è l’orzaiolo, un ascesso che nasce sul bordo interno o esterno delle palpebre, causato da infezioni delle ghiandole circostanti e curabile con impacchi, colliri, pomate e, nei casi più gravi, con una piccola incisione. L’orzaiolo è un’infiammazione, piuttosto fastidiosa ma leggera, che colpisce le ghiandole sebacee delle palpebre dell’occhio, situate alla base delle ciglia; è causato da un’infezione batterica provocata dallo stafilococco, che attacca la palpebra e, ostruendo il dotto escretore (il canale da cui normalmente esce il sebo), dà vita all’infezione. L’orzaiolo si manifesta con un rigonfiamento e un arrossamento della palpebra, spesso accompagnato da dolore localizzato nella zona colpita. Fra i sintomi possono verificarsi anche senso di bruciore, lacrimazione eccessiva e fastidio quando l’occhio è esposto alla luce. Al centro dell’orzaiolo può comparire una piccola pustola dal colore giallastro, contenente pus, che si rompe spontaneamente riducendo il dolore e il gonfiore. Se l’infezione non viene curata, c’è il rischio che essa si espanda infettando l’intera palpebra. Se l’infezione è esterna, spesso l’orzaiolo guarisce spontaneamente. L’orzaiolo non deve essere strizzato, perché in questo modo l’infezione potrebbe espandersi a tutto l’occhio; sono utili impacchi di camomilla per lenire il dolore . Se l’orzaiolo si presenta frequentemente, è possibile ricorrere a pomate antibiotiche che ostacolano la diffusione dell’infezione. A volte può rendersi necessario incidere o asportare chirurgicamente l’orzaiolo per facilitare l’espulsione del pus ed eliminare l’infezione.

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Anno 6 Numero 2 Pagina 26 DIFFETTI DELLA VISTA Fino al 40° anno di età il cristallino presente nell’occhio è in grado di regolarsi in modo tale da consentirci una visione distinta sia da vicino che da lontano. Questo processo è noto come accomodazione. Nell’accomodazione il cristallino modifica un po’ la sua posizione all’interno dell’occhio, inoltre aumenta la sua curvatura. In questo modo anche gli oggetti a distanza ravvicinata possono essere messi a fuoco. Il processo dell’accomodazione inizia da un’immagine inizialmente sfuocata, della quale il cervello non è soddisfatto. Il processo è veloce quanto lo consente la velocità di trasmissione di informazione delle cellule nervose. Tutto avviene involontariamente. IPERMETROPIA Cinque milioni di italiani sono affetti da ipermetropia e sono obbligati all’uso di occhiali o di lenti a contatto per vedere bene e svolgere le comuni attività quotidiane in maniera confortevole almeno dal punto di vista visivo. L’occhio ipermetrope è troppo corto. I raggi si incontrano in un punto dietro la retina, e qui si forma l’immagine, che viene percepita come annebbiata. L’ipermetrope vede male da vicino (e anche da lontano) ma, entro certi limiti. Fino ad una certa età, compresa fra 35 e 40 anni, è spesso possibile continuare a vedere bene, poiché il cristallino è ancora capace di adattarsi. MIOPIA La miopia è il difetto visivo più frequente nella nostra penisola così come in tutto il mondo occidentale; circa un abitante su quattro ha difficoltà di visione da lontano. Gli oggetti distanti appaiono tanto più annebbiati quanto maggiore è il difetto. La miopia si misura in diottrie. Si tratta in generale di una condizione dovuta ad un’aumentata lunghezza dell'occhio. I raggi si incontrano in un punto davanti alla retina, dove viene a formarsi l’immagine. Dato che l’immagine non raggiunge la retina, viene percepita un’immagine più o meno annebbiata. ASTIGMATISMO In Italia gli astigmatici sono circa tre milioni; molti di questi sono contemporaneamente anche miopi o ipermetropi. L’occhio astigmatico non è né troppo lungo, né troppo corto. Nell’astigmatismo la cornea, la parte più anteriore dell’occhio, invece di avere una conformazione di tipo sferico ha la forma di un uovo, cioè più curva in alcuni settori e meno in altri. L’immagine si forma contemporaneamente davanti e dietro la retina e non solo risulta sfuocata, ma anche deformata, ad esempio in altezza o in larghezza. PRESBIOPIA A partire dai 40 anni, il cristallino, che è la lente naturale all’interno dell’occhio, perde la sua elasticità. La capacità di vedere da vicino diminuisce e nei gesti quotidiani come leggere, cucire, radersi ………non si riesce più a mettere a fuoco, può unirsi ad altri difetti visivi. Si può correggere con la lente progressiva, la cui funzione si potrebbe accostare a quella dello zoom di una macchina fotografica. Le lenti progressive mettono a fuoco immagini lontane, vicine con un solo paio di occhiali, la parte superiore per vedere lontano, la parte inferiore per vedere vicino. Si possono usare le lenti solo per la lettura.

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CECITA’ Quando la vista è ridottissima o nulla, vi è la cecità. Può essere congenita, può derivare da gravi infezioni oppure da un trauma. La prima causa di cecità è la cataratta, un’altra causa di cecità è il glaucoma . Nei Paesi poveri, la cataratta è il problema principale perché non ci sono mezzi economici sufficienti per curarla. Non vengono corretti i vizi visivi perché gli occhiali non sono disponibili e mancano gli oculisti. Un’altra causa di cecità è la trombosi. Questa patologia è un ictus che causa lo strozzamento della vena della retina causando la mancanza di sangue. La retina muore e siccome le cellule non si riproducono, il danno alla retina è permanente. Anche il diabete è causa di cecità. Il diabete colpisce tutti e due gli occhi. Prevenire la cecità è possibile nell’85% dei casi. Vi sono programmi per ridurre la perdita della vista. Gli interventi consistono nella distribuzione di vitamina A e operazioni di cataratta che mirano ad eliminare la cecità. Con la mancanza della vista un cieco affina altri sensi come il tatto. Una persona priva della vista è in grado di usare il codice Braille leggendo con le dita dei puntini in rilievo su carta o su cartoncino.

COME VEDONO GLI ANIMALI Tutti gli animali hanno occhi per vedere il mondo a modo loro. Anche gli insetti più piccoli, persino le meduse che sono composte da acqua, hanno cellule sensibili alla luce che servono da occhi. Il nostro modo di vedere è unico, condiviso solo dalle scimmie. Gatto Il suo campo visivo è più esteso di quello dell’uomo (5 gradi in più ), ma sui bordi l’animale perde i dettagli. A questo difetto della vista, che peraltro permette di mettere a fuoco meglio le prede, supplisce però il cervello: elabora i dati che vengono forniti dagli occhi, integrandoli e completandoli. Infatti anche nell’uomo la visione laterale è meno definita, ma le informazioni mancanti vengono lette dal cervello. I gatti sono daltonici: distinguono blu, verde e giallo ( ma non il rosso) e riconoscono numerosi tipi di grigio. Cane I cani e i lupi non hanno occhi in grado di distinguere i colori, ma vedono molto bene nelle penombre e alla luce del crepuscolo. Durante il giorno vedono meno gli oggetti, soprattutto quelli fermi. Api Le api come tutti gli insetti hanno occhi composti, ciascuno è formato da migliaia di piccoli occhi. Ognuno di questi ha le sue lenti e punta in direzione diversa. Il cervello raccoglie tutte le informazioni e le compone in un'unica immagine. Le api hanno una visione tonda e deformata rispetto all’umano e riconoscono anche raggi infrarossi e ultravioletti. Pesci I pesci vedono a colori e non hanno bisogno di palpebre perché vivono in un ambiente umido. I loro occhi, posti sui lati, permettono una buona visione periferica, ma anche una buona vista frontale. Di notte, a grandi profondità, i pesci riescono ad identificare gli oggetti perché vedono anche in infrarosso.

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Anno 6 Numero 2 Pagina 28 Aquila L’occhio dell’aquila è in grado nella parte centrale di ingrandire le immagini di 2,5volte. I rapaci vedono meglio in piena luce e sono sensibili a una gamma di colori più vasta rispetto all’umano. Asino L ’occhio dell’asino assomiglia ad un occhiale bifocale: il cervello infatti seleziona la parte inferiore della retina per vedere da lontano e quella superiore per vedere gli oggetti vicini. Questo spiega il perché dei continui movimenti della testa dell’animale: servono per “mettere a fuoco”. L’asino possiede il più lungo campo visuale: 146° per ogni occhio la sua visione è quindi monoculare. La pupilla favorisce la visione orizzontale, ma rallenta la qualità di quella verticale. Una mano sollevata velocemente spaventa gli asini. Squalo Forse pochi animali vedono meglio degli squali. Hanno una forte sensibilità alla luce (10 volte superiore a quella dell’uomo) e vedono molto bene da lontano, meno da vicino. Gli squali riconoscono i colori e preferiscono quelli luminosi e scintillanti.

GLI INGANNI DELLA PERCEZIONE Non sempre vediamo quello che abbiamo davanti agli occhi, ma quello che il nostro cervello vuole vedere. DUE VISI O UNA COPPA? Quando osserviamo un’immagine automaticamente cerchiamo di distinguere una figura dal suo sfondo. Percepiamo l’oggetto che sta in primo piano come figura principale e ciò che sta dietro come sfondo. Se gli indizi sono ambigui la nostra mente non riesce a decidere a quale forma attribuire il significato di figura e a quale quello di sfondo. Cosa si vede in questo disegno? Due visi o una coppa?

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Anno 6 Numero 2 Pagina 29 L’ILLUSIONE DEL BINARIO Quando si accostino dei segmenti paralleli a delle linee oblique si assiste all’illusione del binario, definita anche illusione dei segmenti. Nel disegno, il primo segmento sembra più corto di quello che sta sopra mentre sono perfettamente uguali. I nostri occhi interpretano la figura in prospettiva per via delle due rette oblique laterali. Allora vediamo i due segmenti come se stessero su due piani differenti: quello in basso vicino a noi e l’altro più lontano, e più grande. TRIANGOLO DI KANIZSA Il triangolo di kanizsa è una delle illusioni più famose: tre dischi neri a cui manca una piccola parte sono messi in corrispondenza di un triangolo equilatero. Sembra che il triangolo bianco ci sia veramente, quando esiste solo nella nostra testa. A volte vediamo più di quello che percepiamo. QUALE DELLE DUE FRECCE E LA PIU’ LUNGA? Sembra che la prima freccia (A) sia più lunga della seconda (B): in realtà le due lunghezze sono uguali. Appaiono diverse a causa delle alette presenti nell’immagine. A B Nella prima freccia, le alette divergono verso l’esterno dando un’illusione di maggior lunghezza. Ho scelto di parlare della vista (uno dei 5 sensi) in quanto ero incuriosita dall’argomento, e da tutto ciò che riguarda l’occhio.