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Prova d'esame 8

TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN SAGGIO BREVE O DI UN ARTICOLO DI GIORNALESviluppa l'argomento scelto o in forma di saggio breve o di articolo di giornale, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano e facendo riferimento alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Da' un titolo alla tua trattazione. Se scegli la forma del saggio breve, indica la destinazione editoriale. Se scegli la forma dell'articolo di giornale, indica il tipo di giornale sul quale ipotizzi la pubblicazione. Per attualizzare l'argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo). Non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo.

1. AMBITO ARTISTICO-LETTERARIO

Lo scorrere del tempo.

DOCUMENTO ICome è breve la gioia della vita! Come rapido il tempo! Ecco si resta immobili, si chiude gli occhi al sonno, si fatica, si gode; e il tempo intanto su noi miseri cade senza posa accelerando a ognuno la sua fine.Pallada, Antologia Palatina (poeta greco databile tra IV e V secolo d.C.).

DOCUMENTO IIRenditi libero a te stesso, raccogli e custodisci il tempo, che fino ad ora ti veniva tolto, o rubato, o andava perduto... gli umani passano la maggior parte della vita ad agir male, gran parte a non far nulla, tutta intera la vita a far dell’altro. Trovami qualcuno che tenga in giusta considerazione il tempo, a cui non sfugga il valore di una giornata, che si renda conto di morire ogni giorno un poco... il tempo... è l’unico bene che neppure chi voglia mostrarsi riconoscente può restituire.Seneca, Epistulae ad Lucilium I, 1, Bologna 1957.

DOCUMENTO IIIAlla sabbia del Tempo urna la mano / Era, clessidra il cor mio palpitante, / L'ombra crescente d'ogni stelo vano / Quasi ombra d'ago in tacito quadrante.Gabriele D’Annunzio, La sabbia del tempo (Alcyone, Milano 1904).

DOCUMENTO IVNon recidere, forbice, quel volto,/ solo nella memoria che si sfolla,/ non far del grande suo viso in ascolto/ la mia nebbia di sempre./ Un freddo cala... Duro il colpo svetta./ E l'acacia ferita da sé scrolla/ il guscio di cicala/ nella prima belletta di Novembre.Eugenio Montale, Non recidere, forbice, quel volto (Occasioni, Milano 1939).

DOCUMENTO VLa vecchia serva analfabeta/ e barbuta chissà dov’è sepolta/ poteva leggere il mio nome e il suo/ come ideogrammi.../ chissà perché la ricordo/ più di tutto e

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di tutti/ se entrasse ora nella mia stanza/ avrebbe centotrent’anni e griderei di spavento.Eugenio Montale, Quel che resta (se resta) (Quaderno di quattro anni, Milano 1977).

2. AMBITO SOCIO-ECONOMICO

Sicurezza e libertà, due esigenze complementari della società contemporanea.

DOCUMENTO ISi accentua nel nostro tempo una forma di insicurezza collettiva indotta dalla situazione pericolosa, violenta e incontrollabile in cui si trova una società globale allo sbando, sotto la guida di élite politiche e finanziarie in grave crisi. Da questa insicurezza, sempre più evidente, hanno origine disagi nel comportamento individuale e collettivo che vale la pena di indagare. La paura delle responsabilità della vita adulta, l'ansia di controllo sulla realtà circostante, la diffidenza verso il prossimo, i rituali ossessivi come garanzia scaramantica, l'angoscia senza apparente motivo, la rimozione della morte, gli attacchi di panico, il culto ridotto a idolatria, il distacco dagli istinti, la violenza senza movente e certe disperate fasi depressive sono solo alcuni diffusi segnali che l'inconscio ci invia per aiutarci a riconoscere la gravita della situazione collettiva. Cambiare forse si può ancora, ma per una trasformazione sociale sembra necessario tenere conto anche di che cosa vuoi dire, dal punto di vista psicologico, quello che sta succedendo a ognuno di noi e nel mondo intero.Marina Valcarenghi, L'insicurezza, Milano 2005.

DOCUMENTO IIFino a che punto la libertà può essere limitata a vantaggio della sicurezza personale? Partendo dal presupposto che la sicurezza è la base di un’esistenza libera bisogna però concentrarsi sulla percezione del "limite alla libertà", che è tanto maggiore quanto più questo limite ci coinvolge da vicino. «Se ai fini di tutelare la nostra sicurezza poniamo un limite alla libertà di qualcuno che percepiamo diverso da noi – esordisce il ministro Amato –, consideriamo quel limite meno restrittivo. Ma se esso riguarda noi stessi lo avvertiamo. Un esempio plausibile è dato dalla disputa in corso tra Usa e Ue sulle norme di controllo volute dal governo americano nei confronti di chi entra negli Stati Uniti. Per gli europei sono limitazioni eccessive ai diritti della persona». «Non sempre capiamo quello che la metà degli imam predicano. In qualità di giudice posso espellere dal Paese coloro che sono considerati artefici di disegni terroristici futuri. Ma l’espulso può ricorrere alla Corte europea di Strasburgo se nel Paese di destinazione c’è violazione dei diritti umani». Insomma, ci troviamo a un bivio. «Da una parte ci sono i diritti umani dell’espulso. Dall’altro, invece, una questione: che cosa succederebbe se non decretassi l’espulsione?». C’è la presa di coscienza, allora, che esiste un profilo della sicurezza che porta a misure che possono mettere a repentaglio diritti che noi consideriamo non tangibili. Una via a senso unico, dunque. Giuliano Amato, Libertà e sicurezza nell'Europa che cambia - lezione presso l'Università Cattolica di Milano, 22-5- 2007

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DOCUMENTO III«Ai giorni nostri il problema sicurezza si è decisamente complicato - prosegue il ministro -: il terrorismo internazionale, il post 11 settembre, il fenomeno dell'immigrazione, la facilità di una comunicazione internazionale capace di creare reti. In questo scenario la semplice distinzione noi-altro è diventata illusoria». Di conseguenza nasce spontaneo domandarsi cosa sia ragionevole chiedere a tutti, a "noi" e agli "altri", ai fini di prevenire il terrorismo, essendo quest’ultimo un fenomeno completamente nuovo per il nostro paese. «Il terrorismo ha introdotto in Europa una minaccia, non esterna come quella alla quale eravamo abituati si tratta di gruppi privati dal potenziale illimitato che possono disporre di arsenali, chimici o nucleari, in grado di provocare stragi di massa»Giuliano Amato, Libertà e sicurezza nell'Europa che cambia - lezione presso l'Università Cattolica di Milano, 22-5- 2007

DOCUMENTO IVL’Unione europea si fonda sul rispetto dei diritti dell’uomo, delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto. La Carta dei diritti fondamentali sancisce tutti i diritti - personali, civili, politici, economici e sociali - dei cittadini dell’Unione. L'Agenzia europea per i diritti fondamentali aiuta i politici a elaborare la normativa in questo campo e a sensibilizzare l'opinione pubblica ai diritti fondamentali. Il cosiddetto "accordo di Schengen" garantisce il diritto di spostarsi liberamente da un paese all’altro. Oggi, dunque, i cittadini europei non devono più esibire il passaporto o la carta d’identità quando si recano in un altro paese dell'UE. Importanti diritti sono riconosciuti anche ai cinque milioni di cittadini di paesi terzi che attualmente lavorano nell'Unione europea. Sono state elaborate procedure comuni per agevolare, per esempio, il ricongiungimento familiare o l'integrazione dei nuovi arrivati. Mentre sempre più persone tentano di raggiungere l’Unione europea per sfuggire a guerre, persecuzioni e catastrofi naturali o semplicemente nella speranza di una vita migliore, gli Stati membri cercano soluzioni comuni a sfide comuni. In particolare, stanno elaborando norme minime e procedure per i richiedenti asilo, che determinino le modalità per presentare la domanda di asilo e le autorità competenti per esaminarla, lo status del beneficiario e il ruolo delle autorità nazionali nell’assolvere queste responsabilità.Nel 2008 i leader dell'UE hanno siglato un patto europeo sull'immigrazione che fissa i principi alla base di diverse normative europee. L'obiettivo è gestire l'immigrazione regolare in maniera tale da tener conto delle priorità e delle esigenze dei singoli paesi europei e da promuovere l'integrazione. I controlli alle frontiere esterne dell'UE saranno resi più efficaci. L'UE punta anche a creare partenariati con i paesi di origine e di transito al fine di migliorare le condizioni di vita in tali paesi. L’Unione europea è anche determinata a dare un giro di vite all’immigrazione clandestina. Nel 2005 ha istituito l’agenzia Frontex, con il compito di organizzare la collaborazione operativa tra gli Stati membri nel campo della sicurezza delle frontiere esterne. La libera circolazione all’interno dell’UE è possibile soltanto se sono in atto controlli efficaci ed efficienti in tutti i punti d’ingresso.testo tratto da Europa, portale dell'UE.

DOCUMENTO V

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Garantire la sicurezza dei cittadini è una delle priorità assolute dell’Unione. Ciò significa servirsi di strumenti pratici e giuridici per impedire che le organizzazioni criminali – baroni della droga, trafficanti di esseri umani, riciclatori di denaro sporco, terroristi - approfittino delle libertà garantite nell’Unione. All’atto pratico, cresce la cooperazione fra le forze di polizia nazionali, specie nel quadro dell’Europol. Un’apposita legislazione è stata adottata per lottare contro il riciclaggio. Essa permette di confiscare i proventi di reati e fa obbligo agli istituti creditizi e finanziari e a determinate categorie professionali, come avvocati, contabili e case da gioco, di dichiarare le operazioni di valore pari o superiore a 15 000 euro.testo tratto da Europa, portale dell'UE.

DOCUMENTO VII ministri dell'interno dei Paesi UE, non hanno le idee chiare sulla conservazione dei dati del traffico telefonico e telematico. Ma il nostro Ministro dell'interno Pisanu non ha manifestato incertezze e ha detto semplicemente che il signor Rossi deve accettare qualche limitazione della sua privacy per avere maggiore sicurezza. Tutto qui?Se il problema fosse solo questo non ci sarebbe nulla da ridire: la difesa dal terrorismo vale bene una limitata compressione del diritto alla riservatezza. In realtà i problemi sono molti e molto seri. Esiste una cornice allarmante: quella della "autorizzazione di polizia" per svolgere l'attività, con il corredo delle ispezioni e dell'acquisizione dei dati da parte delle forze dell'ordine. Il che comporta la possibilità che i dati acquisiti con la finalità di combattere il terrorismo vengano usati anche per procedimenti per la presunta commissione di altri reati.Inoltre si deve valutare il fatto, non secondario, che la presenza di una sterminata quantità di archivi di dati personali, nelle mani di titolari che non possono essere tutti onesti, rigorosi e preparati, costituisce un rischio per la riservatezza degli utenti. Ma c'è di più. Le attività di cui stiamo parlando costituiscono il motore stesso della società dell'informazione: fornitura e acquisizione di servizi per via telematica, scambio di corrispondenza, ricerca di informazioni. Sottoporre queste attività ad una "autorizzazione di polizia" è intollerabile in una società che si dice libera e democratica. Contravvenire all'obbligo della richiesta di autorizzazione è un illecito punibile. "Autorizzazione di polizia" significa che "Gli ufficiali e gli agenti di pubblica sicurezza hanno facoltà di accedere in qualunque ora nei locali destinati all'esercizio di attività soggette ad autorizzazione di polizia" (art. 16 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza). Assoggettare a restrizioni di questo genere attività ormai quotidiane nella nostra società è tipico dei Paesi dove non c'è una democrazia compiuta (la Cina, per esempio). E' vero che il terrorismo internazionale è una minaccia gravissima, incombente. Per combatterlo si deve arrivare a misure di questa gravità? Perché, nella sostanza, queste norme impongono pesanti limitazioni al nostro essere cittadini nella società dell'informazione. Basta riflettere sul fatto che i dati delle nostre "navigazioni" possono rivelare le nostre idee politiche, le nostre tendenze sessuali, le nostre convinzioni religiose il nostro stato di salute. Se si aggiungono gli header delle nostre e-mail, si aggiunge la

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possibilità di ottenere la "mappa" completa dei nostri rapporti personali e di lavoro: è il caso di dire "privacy addio".Manlio Cammarata, Libertà e sicurezza, INTERLEX, DIRITTO, TECNOLOGIA, INFORMAZIONE, 12-09-2005

3. AMBITO STORICO-POLITICO

L'11 settembre

DOCUMENTO IAbituati come siete al doppio gioco, accecati come siete dalla miopia, non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione. Voluta e dichiarata da una frangia di quella religione, forse, comunque una guerra di religione. Una guerra che essi chiamano Jihad. Guerra Santa. Una guerra che non mira alla conquista del nostro territorio, forse, ma che certamente mira alla conquista delle nostre anime. Alla scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà. All'annientamento del nostro modo di vivere e di morire, del nostro modo di pregare o non pregare, del nostro modo di mangiare e bere e vestirci e divertirci e informarci. Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po' più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto. E con quello distruggerà la nostra cultura, la nostra arte, la nostra scienza, la nostra morale, i nostri valori, i nostri piaceri.Oriana Fallaci, La rabbia e l'orgoglio, Corriere della Sera 29 settembre 2001.

DOCUMENTO II Proprio New York in cui hai scelto di vivere, è la città più multietnica che esista al mondo. Nei grattacieli, lo sai, sono morti 400 musulmani. Schiacciati, soffocati o bruciati vivi, per mano di alcuni criminali. Le tante ragazze sgozzate in Algeria per la semplice ragione che frequentavano una scuola, i tanti contadini che avevano la sola colpa di coltivare la terra e pretendere di vendere i loro prodotti in un mercato misto; le tante donne che in Afghanistan sono state lapidate perché scoperte a camminare con un burqa non abbastanza lungo o non abbastanza fitto davanti agli occhi. Il dolore non ha una bandiera: ciò a cui aspira la maggioranza delle persone è una convivenza pacifica fra individui di diversa cultura e diversa fede. Proprio le torri di Manhattan visibilmente ci dicono una cosa sacrosanta: che la civiltà oggi è fatta di un crogiolo di culture diverse. In quelle torri ferite a morte convivevano civilmente persone di quaranta nazionalità. L’America non sarebbe quella che è se non avesse accolto nel suo seno i neri d’Africa, i musulmani d’oriente, i cinesi, i giapponesi, gli irlandesi, eccetera. Dacia Maraini, Ma il dolore non ha una bandiera, Corriere della Sera 5 ottobre 2001.

DOCUMENTO III ''Sto per morire, vero?'' dice con la voce incrinata dal panico Melissa Doi, 32 anni, in una delle più terribili telefonate ai soccorritori registrate a New York il giorno dell'attentato dell'11 settembre. ''Santa Maria, Madre di Dio - dice parlando con un'operatrice del 911, il numero per il soccorso -. Non si può

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respirare, fa molto caldo''. Nei minuti successivi l'operatrice la consola, dicendole di stare calma, ma la giovane appare sempre più spaventata. ''Sto per morire, vero?'', chiede al telefono. ''No, no'', la conforta l'operatrice. ''Sì, sto per morire'', replica la Doi. ''Signora, non morirà. Preghi. Se la sta cavando bene. Verremo ad aiutarla'', risponde il 911. ''Oh mio Dio, è così caldo, brucio'', dice la donna intrappolata. Poco dopo la Doi smette di parlare, ma l'operatrice continua a cercare di sostenerla chiamandola per nome fino a quando venti minuti dopo cade la linea. La sua voce, insieme a quella di tanti altri che non ci sono più, è contenuta in una delle 1.613 registrazioni di chiamate d'emergenza dalle Torri Gemelle che sono state rese note per la prima volta in seguito a un'azione legale intentata dal "New York Times" e da un gruppo di parenti delle vittime, per capire meglio la confusione e le difficoltà nei soccorsi. Le telefonate includono anche 19 voci dei 343 pompieri che sono corsi nelle Torri Gemelle e sono rimasti uccisi. "Siamo nella confusione", diceva il capo della squadra di soccorso Dennis Devlin, "non abbiamo campo con i cellulari. Mandate altre ricetrasmittenti". Anche molti pompieri fuori servizio o in pensione, hanno chiamato per mettersi a disposizione come volontari. "Noi siamo disponibili per il World Trade Center", ha detto il Vigile del Fuoco Timothy Higgins all'operatore prima di mettersi in viaggio per Manhattan. Lui e i cinque compagni della sua squadra sono morti sotto le macerie delle Torri. E' giusto divulgare le registrazioni delle ultime chiamate di quel terribile giorno? Cosa è cambiato dall'11 settembre 2001?redazionale, www.giovani.it, 11 settembre 2006: 5 anni fa cambiò il mondo.

DOCUMENTO IV Cosa rimane, dunque, di questi sei anni di crociata occidentale contro il terrore? Quali risultati ha prodotto la strategia della “guerra preventiva”, brillantemente esposta dal neoeletto presidente George W. Bush e dalla sua amministrazione all’indomani degli attentati? Il mondo non è più sicuro oggi di quanto non fosse prima, mentre semmai è vero il contrario. Le grandi opportunità rese possibili dalla crescente mobilità delle genti, il villaggio globale e interculturale che ci si prospetta sempre più concreto non destano meraviglia, bensì timore. Guardiamo con sospetto chi ci sta accanto, chi è diverso da noi ci spaventa ben più di quanto non facesse in passato. E per contrastare il senso di insicurezza con cui ci siamo rassegnati a convivere accettiamo passivamente qualunque contrazione delle nostre libertà ci venga proposta. Quasi tremila persone persero la vita, l’11 settembre 2001, e ancora oggi non si riesce a fare luce su cosa successe esattamente quel giorno. Secondo la ricostruzione ufficiale dei fatti, non vennero usati mezzi militari convenzionali per compiere gli attentati, ma quattro aerei di linea dirottati. Il carburante presente nei serbatoi degli aerei li trasformò in missili incendiari. Due di questi furono fatti collidere contro le due Torri Gemelle del World Trade Center, a New York, mentre un terzo fu lanciato contro il Pentagono, sede del ministero della Difesa americano, ad Arlington, in Virginia. L’ultimo aereo precipitò invece in un campo della Pennsylvania, presso la città di Shanksville: secondo i dati ufficiali, l’intenzione dei dirottatori era di farlo precipitare sulla Casa bianca, ma la rivolta dei passeggeri del velivolo ha prodotto risultati diversi da quelli preventivati dai kamikaze. Alla spiegazione offerta dalle autorità, in questi anni, si sono affiancate varie ipotesi alternative, che avanzano ombre su presunte o

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documentate connivenze da parte della stessa amministrazione statunitense. Ipotesi che il nostro giornale non ha mancato di raccontare e che non hanno mai trovato una smentita definitiva, a rimarcare i numerosi “buchi” che la versione ufficiale non è riuscita a riempire. Dal mistero della terza torre del World Trade Center, crollata motu proprio senza essere stata colpita da alcunché, fino al foro prodotto dall’aereo schiantatosi sul Pentagono, delle dimensioni stranamente prossime a quelle di un missile, i punti interrogativi restano molti. Mentre ancora oggi, a sei anni di distanza, le 2.986 vittime di quell’11 settembre 2001 restano in attesa di una risposta.Vittorio Strampelli, dal sito aprileonline, "11/09 Il giorno che cambiò la storia".

4. AMBITO TECNICO-SCIENTIFICO

Uso delle biotecnologie nell'industria alimentare e sanitaria.

DOCUMENTO IGli Organismi Geneticamente Modificati sono, praticamente, organismi che contengono nel proprio materiale genetico (DNA) geni che in natura appartengono al DNA di altri organismi; queste manipolazioni, al giorno d’oggi, sono di semplice fattura per un qualsiasi laboratorio sufficientemente attrezzato ed oramai, anche a causa di una rapida evoluzione dell’ingegneria genetica, è possibile creare dal nulla organismi viventi inesistenti (noto a molti l’esempio della fragola modificata con un gene di un pesce artico, per renderla più resistente al freddo). Le multinazionali, principali produttrici di OGM, creano questi organismi per brevettarli, diventarne proprietarie e, successivamente, venderli a chi vuole coltivarli, aumentando così di molto i loro profitti e cercando di assumere il monopolio mondiale della produzione. Il rischio per quei produttori che non sono disposti ad usare questi semi modificati, è quello di rimanere tagliati fuori dal mercato o di rimanere indietro con le quantità prodotte, visto che questi OGM aiutano ad aumentare la produttività e la fertilità del terreno. In questo modo, si verrebbe a creare uno squilibrio netto sul mercato mondiale. Anche sul fronte dei consumatori esistono potenziali rischi; infatti, gli alimenti che contengono OGM, posso causare allergie difficili da diagnosticare, possono provocare all’organismo umano anomale e rischiose resistenze ad antibiotici, ma, soprattutto, la manipolazione di geni potrebbe alterare le caratteristiche della pianta, con il rischio che questa inizi a produrre delle sostanze altamente tossiche. Inoltre, gli OGM, minacciano anche la biodiversità, ossia tutta la varietà di specie animali e vegetali presenti sulla terra, e, quindi, il serbatoio genetico che permette il mantenimento della vita sul nostro pianeta. Produrre un solo tipo di piante o di animali metterebbe in pericolo la loro sopravvivenza e l’equilibrio del sistema ambientale. I consumatori possono fare ben poco, non esistono delle precise leggi che vietino la modificazione dei geni, e molti produttori non specificano sulle etichette delle confezioni se gli alimenti contenuti sono stati prodotti con sostanze geneticamente modificate, anche se dovrebbero farlo. L’unica arma a nostra difesa è la sensibilizzazione, la gente deve essere informata sui pericoli che corre, deve essere convinta a non fidarsi ciecamente dei prodotti acquistati al supermercato, come fa l’associazione SUM (Stati Uniti del Mondo), che dal 1990 si trova a

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combattere attivamente contro i soprusi delle multinazionali ed a promuovere un’agricoltura puramente biologica.Giorgio Bozzetti, http://www.controcorrente.info/Dossier/OGM.htm, 2 luglio 2004.

DOCUMENTO IIMai la coltivazione di un tubero fu attesa così a lungo. Ed è giusto rallegrarsi se, dopo oltre 12 anni di estenuanti stop and go, analisi, controanalisi, riunioni di comitati scientifici e politici, la Commissione europea ha dato ieri via libera alla coltivazione della patata geneticamente modificata Amflora della tedesca Basf. Si è interrotta così la lunga moratoria sulla coltivazione di prodotti transgenici nel Vecchio continente. Una scelta che fa uscire da un tunnel di oscurantismo la ricerca agrobiotecnologica europea, fortemente penalizzata per anni rispetto all'industria americana. Non si inquietino i puristi del made in Italy e gli ambientalisti oltranzisti: la tecno-patata non finirà mai sui nostri piatti. Amflora verrà coltivata per usi industriali, cioè per la produzione di amido, utilizzato per carta, calcestruzzo e adesivi. Ma anche se presto Bruxelles riprenderà ad autorizzare Ogm per l'alimentazione i motivi di preoccupazione non sussistono. Che i prodotti transgenici non abbiano effetti negativi sulla salute umana è provato dai decenni di consumo negli Stati Uniti e in tante altre parti del mondo. Ma anche dalla presenza sui nostri mercati di altri 34 Ogm la cui vendita fu autorizzata in passato, soprattutto mais, oltre che dal 90% della soia importata in Europa per mangimi, che contribuisce alla produzione di latte e carne, da cui derivano tanti prodotti tipici nostrani. Ricorda Francesco Sala, luminare a Milano di botanica e autore di «Gli Ogm sono davvero pericolosi?», che i prodotti tipici sono già frutto di incroci e mutagenesi sui semi: dalla vite del Nero d'Avola alla cipolla rossa di Tropea. E nelle mutazioni genetiche possono trovare un'àncora di salvezza, non la minaccia. Il 25% del raccolto di riso Carnaroli viene distrutto da un fungo, ma potrebbe essere salvato inserendo un gene che gli conferisca resistenza – osserva Sala – e allo stesso modo si potrebbe combattere il virus che ha abbattuto la produzione del pomodoro San Marzano. Buoni motivi per sperare che l'Italia segua Spagna, Portogallo, Repubblica ceca, Romania e Slovacchia sulla strada delle coltivazioni Ogm. E che, garantendo adeguate regole sulla coesistenza della colture e sull'informazione dei consumatori, cessi il populismo delle campagne horror sul cibo frankenstein.Enrico Brivio, Perché non si deve temere la patata Ogm, Il Sole 24ore, 3 marzo 2010.

DOCUMENTO IIIResta il fatto che gli Ogm in Italia sono fermi, al contrario di quanto sembra accadere in Europa. «Resta il fatto che l’agricoltura italiana è al completo collasso. E agricoltura vuol dire turismo, occupazione, difesa idrogeologica. Diciamolo: finora Zaia è stato un disastro. Si cura soltanto di prendere il posto di Giancarlo Galan. Non si è minimamente occupato di aiutare le aziende agricole». Come, come? «Senta, l’unica cosa che ha fatto è stato aumentare le quote latte, facendo un favore ai suoi leghisti». Questo non è aiutare le aziende?

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«Bell’aiuto. Così anche i Paesi europei hanno preteso di aumentarle e ora più che mai c’è un dramma italiano, perché la concorrenza produce a minor costo. Infatti in Italia si stanno chiudendo stalle a più non posso. Me lo ha detto Zaia quando è venuto a trovarmi, con due auto blu e la scorta della Forestale. Lui è molto gentile, simpatico, un conoscitore dell’arte. Ma mi pare che i politici non si rendano conto della situazione». È davvero arrabbiata. «Sento delle cose che non vanno bene. Anche Pier Luigi Bersani dice: va bene la sperimentazione sugli Ogm, ma con prudenza. Con prudenza? E che cosa vuol dire? Se il mio vicino ha il mais geneticamente modificato, come posso impedire che la mia coltura venga inquinata dal polline? Lo sa che il polline viene portato dai venti? Che con il polline si arriva a contaminare anche le erbe selvatiche della stessa famiglia, diminuendo la biodiversità? E che in questo modo viene impoverito anche l’ambiente? ». Se le cose stanno così, non è strano che un luminare come Umberto Veronesi abbia dichiarato che gli Ogm «miglioreranno l’umanità»? «Miglioreranno l’umanità? Intanto sappiamo che in Argentina grandissime superfici coltivate con gli Ogm sono diventate sterili. E che la Food and drugs administration statunitense ha dato un giudizio negativo. Per quanto riguarda Veronesi, ha detto davanti a me che con gli Ogm si può fare agricoltura biologica, dimenticando che se così si eliminano certi insetti come la piralide, poi ci vogliono anche i diserbanti, i concimi, gli anticrittogamici... » Ma l’uomo? Che prove esistono che facciano male alla nostra salute? «Per saperlo con esattezza ci vorranno trenta o quarant’anni, ne ho parlato con gli esperti. Per il momento si privatizza un bene comune, perché il contadino che vuole utilizzare le sementi Ogm deve pagare una royalty a chi le produce, cioè le grandi multinazionali. Anni fa in India ci sono stati molti suicidi di contadini falliti perché si erano indebitati per questo e poi la siccità aveva compromesso i raccolti. Il contadino diventa dipendente delle potenti multinazionali, questo è il dramma ». Veronesi, ma anche Rita Levi Montalcini. C’è chi sostiene che battaglie come la sua sono contro il progresso. Molte scoperte mediche e scientifiche sono avvenute forzando la natura. «Non la insospettisce che anche la Chiesa stia aprendo agli Ogm organizzando convegni?» Dovrebbe?«Senta qua. E Dio disse: la terra produca germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie». Cos’è? «La Genesi. Edizione critica ufficiale a cura di Civiltà cattolica presentata da Carlo Maria Martini. Ora, gli Ogm che cosa sono, se non la negazione di quel principio "secondo la propria specie", che la Genesi attribuisce a Dio? Non so se tutti hanno chiaro che si uniscono specie diverse: specie vegetali con specie animali, insetti. È una cosa completamente diversa dai cosiddetti ibridi. Si manipola la natura, e alla lunga la natura si ribella». Ma allora perché la Chiesa sarebbe favorevole agli Ogm? «Dice che contribuisce a risolvere il problema della fame nel mondo». Non lo dice soltanto la Chiesa. «Mi pare una tesi un po’ fasulla. Per ora gli Ogm fanno prosperare soltanto le multinazionali. Alcuni anni fa la scienziata ambientalista indiana Vandana

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Shiva ci ha raccontato come le multinazionali sono riuscite a imporre il brevetto sul golden rice, che era il loro cibo. La conseguenza è che tutti adesso devono pagare le royalty. Si stanno appropriando di brevetti in tutto il mondo ».Sergio Rizzo, «Pericolosi e dannosi Perché è stato deciso lo stop sugli Ogm» Crespi: al governo il dossier sugli effetti per gli animali, Corriere della Sera, 27 gennaio 2010.

DOCUMENTO IVManipolare geneticamente un organismo vuol dire passare ad esso una molecola di DNA che gli permette di produrre una proteina che prima non era in grado di fabbricare. Noi ci nutriamo da sempre di proteine, ma esse, come talvolta altre sostanze, possono essere "rifiutate" dal nostro organismo. Quando veniamo in contatto con certe molecole infatti, il nostro organismo reagisce in modo talvolta violento con quella che chiamiamo "reazione allergica" o allergia. I fautori degli alimenti GM sostengono che l’introduzione di cibi manipolati nella nostra dieta non può causare rischi di nuove allergie, e citano l’esempio dell'introduzione del gene di banana nel pomodoro, omettendo di precisare che – in questo caso - si tratta di cibi abitualmente consumati. L’ingegneria genetica, però, riguarda spesso geni, e dunque proteine, che non fanno parte del consumo alimentare tradizionale: i rischi non sono prevedibili se il gene "trapiantato", ad esempio nel grano con cui facciamo pane, pasta ecc., proviene da uno scorpione o da una petunia o da altri organismi finora mai utilizzati nell’alimentazione. Le multinazionali del settore hanno a lungo rassicurato sui rischi sostenendo che non si può creare possibilità di risposta allergica trapiantando un unico gene. Purtroppo, malgrado il carattere recente di questi studi, questa teoria è già stata contraddetta dai fatti. La società Pioneer, prima compagnia mondiale nella produzione di semi, ha prodotto una soia più ricca di metionina (amminoacido essenziale che il nostro organismo non sa produrre) grazie ad un gene proveniente dalla noce brasiliana. Gli esperimenti di laboratorio, finalizzati proprio a valutare la possibile insorgenza di nuove allergie, avevano tutti dato esito negativo. L’inaffidabilità di queste procedure è stata svelata da un test semplice e poco costoso, che evidentemente la Pioneer, che ha investito miliardi nel progetto, non voleva fare. Infatti, la noce brasiliana è nota per la sua forte potenzialità allergenica, che significa che molte persone sono allergiche alla noce brasiliana. Non è poi difficile raccogliere una collezione di campioni di sangue di questi soggetti, estrarne il siero e farci un test allergologico con la soia manipolata da Pioneer. In breve, ci si è accorti che persone allergiche alla noce brasiliana, ma non alla soia normale, erano allergiche anche alla soia manipolata della Pioneer, la cui commercializzazione è stata bloccata per un pelo. Senza questi esperimenti, abbiamo tutti rischiato di mangiare qualcosa di pericoloso. Questo esempio non solo dimostra che i test indiretti sono inaffidabili, ma fa sorgere un problema non risolvibile sulle procedure di valutazione del rischio allergico degli alimenti GM. Infatti, non abbiamo il siero di persone allergiche allo scarafaggio, allo scorpione, alla petunia o alle meduse: nessuno mangia questi organismi e tanti altri di quelli di cui fa uso l’ingegneria genetica. Con la noce brasiliana è andata bene. Ma che fare con tutto il resto? La maggior parte degli organismi geneticamente manipolati non può che essere sottoposta che a test di tipo indiretto, che già sappiamo non funzionare. Come possiamo

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allora essere sicuri dell’affidabilità degli alimenti GM? Come possiamo escludere che essi non possano causare un certo numero di allergie? Semplicemente, non possiamo. Noi tutti saremo, nostro malgrado, la cavia di un esperimento i cui risultati sono imprevedibili e probabilmente irreversibili. Anzi, lo siamo già, visto che gli alimenti GM sono già tra noi. Eppure, ogni giorno si scoprono nuove allergie a nuovi prodotti e si conosce relativamente poco di queste patologie e delle cause scatenanti. Sarebbe, quindi, opportuno non aumentare inutilmente i rischi. Julie A. Nordlee et al., Identification of a brazil-nut allergen in transgenic soybeans, The New England Journal of Medicine, vol. 334, 1996, pp. 688-692.

TIPOLOGIA C - TEMA DI ARGOMENTO STORICOPer anni di piombo si intende in Italia quel periodo, che comprende gli anni settanta e il principio degli anni '80, in cui si verificò un'estremizzazione della dialettica politica che si tradusse in violenze di piazza, in lotta armata e terrorismo. Il termine anni di piombo deriva dal titolo omonimo di un film di Margarethe Von Trotta uscito nel 1981 che trattava l'esperienza storica analoga e contemporanea vissuta dalla Germania occidentale. Delinea gli eventi che hanno contrassegnato questo periodo, soffermandoti su alcuni degli episodi più drammatici della nostra storia, come il sequestro di Aldo Moro.

TIPOLOGIA D - TEMA DI ORDINE GENERALEInternet: un gioco, una necessità, una comodità o una mania? Svolgi un ragionamento che analizzi il fenomeno informatico del nuovo millennio, la cui crescita esponenziale ha scatenato - come spesso avviene - i commenti e le analisi dei sociologi e dei mass-mediologi, ma che è destinato ad avere un'indiscutibile ripercussione sull'esistenza di noi tutti nei prossimi anni.

Durata massima della prova: 6 oreE' consentito soltanto l'uso del dizionario italiano