file · Web viewdei singoli e del sistema. Alla crisi globale si è sovrapposta...

9
Lettera aperta a seguito dell’incontro a Villa Crespellani su riflessioni per il laboratorio di politica www.crespellani.it Metatpolitica Vogliamo partire da una frase attribuita a Giorgio Gaber: libertà e' partecipazione. Crediamo oggi questa affermazione sia più calzante che allora, quando è stata pronunciata negli anni 70. Il dibattito sui temi della nostra vita, sui nostri ideali, le nostre speranze e ambizioni di cittadini, la politica insomma, si è spostata, dalle strade e piazze, dai circoli, dai ritrovi, dalle compagnie di amici alla TV. Siamo relegati al ruolo di semplici spettatori. Il gesto civico più alto lo facciamo quando andiamo a votare. Questa e' la nostra unica forma di partecipazione alla vita democratica del nostro paese. Credo che sia nostro dovere interrogarci per capire oggi quale ruolo, quale responsabilità siamo chiamati ad assumerci nel contesto sociale, economico e ambientale in cui viviamo. Questo innanzitutto come cittadini, poi ciascuno di noi nel proprio lavoro, nella professione, nella propria famiglia e nelle relazioni sociali. Perché una tale riflessione abbia un senso, non sia la semplice constatazione di una condizione, ma possa avere una prospettiva, definisca un percorso, sia cioè la base per fare le nostre scelte, è indispensabile prima capire in che tipo di società vogliamo vivere nei prossimi venti anni. Dobbiamo condividere un progetto di società. L'idea del mondo che vogliamo, per il quale siamo disposti a lottare, senza più navigare a vista. Questo mi aspetto, capire prima dove vogliamo arrivare e poi come arrivarci, con quali scelte e quali metodi, con una visione assolutamente slegata dalle persone ma col progetto di un movimento, un partito che riesce a programmarsi aldilà delle scadenze elettorali. E' per questo che non crediamo, che non possiamo credere in un partito o un movimento fondato intorno ad una persona, per quanto rispettabilissima. Dobbiamo avere la forza di discutere e condividere le nostre idee all'interno di una comunità di persone, accettare anche di essere in minoranza, adoperarsi per sostenerle ma al tempo stesso essere disposti a metterle in discussione, accettare anche le differenze e se questo serve per il bene comune, a non dividerci, questa è democrazia. Relativamente al nostro territorio Sulla Sardegna (ma anche per gli altri territori) ci chiediamo quand'è che, anche solo come cittadini, cominceremo a interrogarci su quale sia la strada per avere un territorio in sviluppo, con un equilibrio tra produzione e consumo, 1

Transcript of file · Web viewdei singoli e del sistema. Alla crisi globale si è sovrapposta...

Page 1: file · Web viewdei singoli e del sistema. Alla crisi globale si è sovrapposta quella locale, realtà incapace di auto-sostenersi. Ora dobbiamo guardare in alto, definire una

Lettera apertaa seguito dell’incontro a Villa Crespellani su

riflessioni per il laboratorio di politicawww.crespellani.it

Metatpolitica

Vogliamo partire da una frase attribuita a Giorgio Gaber: libertà e' partecipazione.Crediamo oggi questa affermazione sia più calzante che allora, quando è stata pronunciata negli anni 70. Il dibattito sui temi della nostra vita, sui nostri ideali, le nostre speranze e ambizioni di cittadini, la politica insomma, si è spostata, dalle strade e piazze, dai circoli, dai ritrovi, dalle compagnie di amici alla TV.Siamo relegati al ruolo di semplici spettatori. Il gesto civico più alto lo facciamo quando andiamo a votare. Questa e' la nostra unica forma di partecipazione alla vita democratica del nostro paese.

Credo che sia nostro dovere interrogarci per capire oggi quale ruolo, quale responsabilità siamo chiamati ad assumerci nel contesto sociale, economico e ambientale in cui viviamo.Questo innanzitutto come cittadini, poi ciascuno di noi nel proprio lavoro, nella professione, nella propria famiglia e nelle relazioni sociali.

Perché una tale riflessione abbia un senso, non sia la semplice constatazione di una condizione, ma possa avere una prospettiva, definisca un percorso, sia cioè la base per fare le nostre scelte, è indispensabile prima capire in che tipo di società vogliamo vivere nei prossimi venti anni. Dobbiamo condividere un progetto di società. L'idea del mondo che vogliamo, per il quale siamo disposti a lottare, senza più navigare a vista.

Questo mi aspetto, capire prima dove vogliamo arrivare e poi come arrivarci, con quali scelte e quali metodi, con una visione assolutamente slegata dalle persone ma col progetto di un movimento, un partito che riesce a programmarsi aldilà delle scadenze elettorali.

E' per questo che non crediamo, che non possiamo credere in un partito o un movimento fondato intorno ad una persona, per quanto rispettabilissima. Dobbiamo avere la forza di discutere e condividere le nostre idee all'interno di una comunità di persone, accettare anche di essere in minoranza, adoperarsi per sostenerle ma al tempo stesso essere disposti a metterle in discussione, accettare anche le differenze e se questo serve per il bene comune, a non dividerci, questa è democrazia.

Relativamente al nostro territorio

Sulla Sardegna (ma anche per gli altri territori) ci chiediamo quand'è che, anche solo come cittadini, cominceremo a interrogarci su quale sia la strada per avere un territorio in sviluppo, con un equilibrio tra produzione e consumo, anche con la bilancia dei pagamenti più equilibrata, e che metta a sistema le nostre risorse limitando la dipendenza da quelle di cui non disponiamo, di come sia possibile valorizzare le produzioni locali, fermare l'abbandono delle campagne, creare sistemi che, per quanto possibile si auto-sostengano, confrontarci su un piano economico ma anche energetico regionale. Altre regioni han dimostrato che si può puntare su un’economia verde, anche, soprattutto al sud. Questo può aiutarci a capire dove indirizzare il lavoro, l’occupazione , le risorse da attrarre e quelle da sviluppare all’interno.

Siamo travolti dall'emergenza, disoccupazione, corruzione, lassismo, inefficienze nella PA, lobby, favoritismi e altro ancora. Questo è il modo con cui è stato gestito il potere e che irrimediabilmente porta all’impoverimento

1

Page 2: file · Web viewdei singoli e del sistema. Alla crisi globale si è sovrapposta quella locale, realtà incapace di auto-sostenersi. Ora dobbiamo guardare in alto, definire una

dei singoli e del sistema. Alla crisi globale si è sovrapposta quella locale, realtà incapace di auto-sostenersi. Ora dobbiamo guardare in alto, definire una visione per poi mettere in fila i problemi in ordine di importanza e non nella successione con cui li stiamo subendo ora.

Abbiamo una tradizione millenaria, rappresentata da una società localmente autosufficiente con limiti di sviluppo, ma solidi in valori come la dignità, il rispetto, l’onore e la fedeltà ai principi anche se oggi vengono annacquati dai mass media. Il successo veloce, il potere come fine, l’assenza di senso di responsabilità, il proprio benessere concepito solo a scapito degli altri, calpestando il senso di solidarietà, sono modi di essere a cui non vogliamo riferirci. Abbiamo la fortuna di poter vivere in equilibrio con l’ambiente che rischiamo di compromettere; oggi abbiamo gli strumenti per trovare una soluzione di equilibrio tra innovazione e tradizione.

La globalizzazione ci ha travolto, ne abbiamo colto solo poche opportunità e abbiamo subìto molti limiti. Ha deprezzato le nostre risorse, ma non le ha cancellate, fortunatamente queste risorse ci sono ancora, sta a noi riscoprirle e valorizzarle; di questo dobbiamo essere consapevoli. Quelle ambientali e paesaggistiche, come quelle culturali, scientifiche e storiche, architettoniche e archeologiche, agroalimentari e enogastronomiche.

Se sapremo pesare le nostre scelte facendo attenzione non solo agli aspetti strettamente economici ma anche alla qualità della vita, al benessere sociale, all'identità, potremo essere una società autonoma (indipendente) ma al tempo stesso equa ed aperta: solo così potremmo essere proattivi nel cambiamento, sapendo che i problemi economici che ci attanagliano non si risolvono solamente con misure finanziarie necessarie ma certamente non sufficienti.Ciascuno di noi può cambiare, tutti insieme possiamo cambiare le nostre abitudini, (anche rinunciando a privilegi) solo così possiamo contribuire a cambiare il mondo. Dobbiamo cominciare da noi, e con l'esempio trascinare gli altri nel cambiamento. Abbattere il dilagante conformismo e la logica di chiedere e ricevere “favori” anche se ne abbiamo bisogno. Bisogna probabilmente spezzare le logiche dei favori ad personam o di lobby quando queste sfavoriscono ingiustamente altri e considerare invece la solidarietà come un fenomeno sociale che va perseguito nel senso più ampio.

Comunità e gruppi di interesse

Con la stessa logica il cambiamento e il superamento della logica di lobby va perseguito non solo come singoli, ma anche come associazioni, gruppi sociali come categorie professionali o sindacali. Ad esempio come professionisti, come ordine degli ingegneri, qui presenti a diversi livelli, dobbiamo interrogarci e discutere non solo sulla condizione attuale, ma anche sull’abbattimento di alcuni privilegi (pensiamo ad altre categorie borboniche con privilegi di casta) e su come dare valore aggiunto alla società. La liberalizzazione delle professioni deve combinarsi armonicamente con la valorizzazione degli albi nel senso di dare garanzia alle istituzioni e alla collettività, quindi all’utenza, che dai professionisti hanno il supporto professionale necessario nel rapporto con l’amministrazione pubblica e la garanzia di qualità nei progetti e nell’esecuzione dei lavori. Il territorio ha sempre maggiore necessità di interventi e gestione strategica, non sempre garantita da visioni miopi legate ai cicli temporali della politica quotidiana. Ma soprattutto è necessaria una collocazione di questi organismi nel progetto di società che vorremmo contribuire a creare e che troveremo tra 5, 10, 20 anni, sul ruolo e la forma con cui esercitare al meglio la propria funzione, nel rispetto delle attribuzioni riconosciutegli dalla costituzione, con l'ambizione di essere attori del cambiamento, cominciando ovviamente a cambiare al nostro interno. Questo dibattito non può essere avulso dalle questioni cui facevo riferimento. Ecco alcuni numeri utili a capire la questione.

2

Page 3: file · Web viewdei singoli e del sistema. Alla crisi globale si è sovrapposta quella locale, realtà incapace di auto-sostenersi. Ora dobbiamo guardare in alto, definire una

Situazione dei professionisti ingegneri

In Italia abbiamo il numero medio di laureati più basso tra i paesi europei, in Sardegna tra i più bassi in Italia. Nella sola provincia di Cagliari gli ingegneri iscritti all'albo sono circa 6.500, tolti i dipendenti pubblici rimangono circa 4.000 liberi professionisti su una popolazione di circa 800.000 abitanti. Sono praticamente 4.000 in gran parte in profonda crisi e oramai disoccupati, eppure abbiamo un tasso medio di laureati bassissimo, non c'è mercato per i nostri laureati, la nostra conoscenza non produce economia.

Il comparto dell’edilizia è profondamente in crisi e avrà un’immensa trasformazione, con ancora irrisolti i problemi di abusivismo da una parte e di burocrazia dall’altra. Problemi correlati tra loro. Non si persegue e non è riconosciuta la qualità, di progetto intendiamo, e abbiamo demonizzato il piano paesaggistico perché ha fermato l'edilizia. La riqualificazione del patrimonio edilizio, soprattutto dal punto di visita energetico, è una opportunità non solo di eco compatibilità, ma anche di sviluppo. Non abbiamo azioni strutturali per valorizzare l’economia verde, in Italia esistono eccellenze ma non basta e in Sardegna siamo il fanalino di coda, clamorosamente indietro. Sembra che siamo appesi alle storie infinite e drammatiche della Carbosulcis, di Portotorres, stiamo irrimediabilmente perdendo non solo il patrimonio di conoscenze del settore industriale ma anche la capacità di indirizzare la riconversione in un'ottica di sistema regionale. Lo si accenna solo in prossimità di appuntamenti elettorali. Sulle energie rinnovabili (come anche sull’efficienza energetica e le innovazioni per la sostenibilità ambientale) non ci siamo dati una reale strategia, non abbiamo adeguato i nostri strumenti urbanistici. Non solo nel comparto privato. Basta andare nei Comuni e negli ospedali, nelle scuole, nel territorio spesso non in sicurezza idrogeologica e ambientale, per vedere criticità, inefficienze strutturali e obsolescenza diffusa. La pubblica amministrazione, quella locale è spesso indietro nell’organizzazione ed efficienza, con risorse e competenze sempre più ridotte e al tempo stesso senza una strategia di sistemi informativi che siano orientati all’opendata, all’apertura e alla trasparenza. Non abbiamo, insomma, la capacità di mettere a frutto le nostre risorse professionali interne o esterne alle amministrazioni, non siamo competitivi nella sfida sul piano della conoscenza. L'innovazione, le nuove idee, l’intraprendenza e l’impegno non sono premianti.Allo stesso modo le opportunità nell’ambito dell’innovazione tecnologica, soprattutto della comunicazione e dell’informazione e della gestione della conoscenza in cui la Sardegna ha storicamente creduto, vanno sostenute e focalizzate. Opportunità messe in campo come il progetto di scuola digitale, nel suo spirito innovativo e strutturale sono rimaste bloccate perdendo le opportunità di rinnovamento del sistema dell’istruzione e delle ricadute sul sistema produttivo (centinaia di posti di lavoro su un ambito di grande potenzialità).

Su questi temi, le categorie professionali come la nostra, ma anche le associazioni imprenditoriali, l'università e il sistema dell’istruzione e della formazione, ovviamente come anche il sistema politico, devono assumersi le proprie responsabilità e anche fare autocritica, chiedersi quale testimonianza di rigore e di impegno siamo chiamati a dare per statuto, chiedendosi se sia possibile svolgere un ruolo attivo nella formulazione di proposte di sviluppo, essere un riferimento per la politica di governo del territorio. Avere, insomma, un ruolo nel processo di indirizzo e poi decisionale, in modo che la nostra voce non sia solo sterili lamentele ma reali proposte perseguibili. Insieme.

3

Page 4: file · Web viewdei singoli e del sistema. Alla crisi globale si è sovrapposta quella locale, realtà incapace di auto-sostenersi. Ora dobbiamo guardare in alto, definire una

ALLEGATI

http://www.edilportale.com/news/2013/01/professione/le-proposte-degli-ingegneri-al-governo-che-verr%C3%A0_31389_33.html

25/01/2013 - Sicurezza, ambiente e risparmio energetico, semplificazione amministrativa attraverso gli open data. Sono queste le parole chiave per costruire una via italiana alla crescita, proposte dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) al mondo della politica e alle categorie economiche.I temi sono stati illustrati mercoledì scorso nell’incontro “Al Governo che verrà. Sicurezza, ambiente, open data… Gli Ingegneri per il futuro dell’Italia”, un talk evento che si è articolato in tre forum programmatici con protagonisti, oltre agli ingegneri, autorevoli relatori che si sono rivolti a professionisti, esperti, amministratori, rappresentanti delle categorie economiche, oltre che a quei candidati che tra poche settimane siederanno nel rinnovato Parlamento.

 In rappresentanza delle forze politiche erano presenti, tra gli altri, Stefano Fassina del PD, Giampiero Samorì del PDL, Mario Baldassarri di FLI, Franco Gidoni della Lega Nord. Di seguito la sintesi dei temi trattati durante i tre forum tematici:

 Sicurezza. Alcuni dati in ordine sparso possono far comprendere meglio la portata del fenomeno: negli ultimi 50 anni si sono verificati 5 terremoti a carattere distruttivo ogni cinque anni (negli ultimi 40 i danni provocati ammontano a 147 miliardi di euro). Serve ora intervenire su 12 milioni di immobili, stimando per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo italiano risorse complessive per circa 93 miliardi (5,5 subito per le aree di zona 1).

 Il CNI, ritenendo necessario utilizzare risorse pubbliche capaci di spingere ad adeguare fabbricati residenziali e non, propone pertanto misure di defiscalizzazione in grado di riattivare investimenti diretti ed indotti in tutta la filiera del mercato delle costruzioni, ridando impulso all’occupazione e rilanciando la crescita economica. Si tratta di risorse che potranno generare maggiori entrate per le casse dello stato in termini di introiti da Irpef, Iva ed Irap-Ires, i quali tagliano il costo netto per le casse pubbliche di questa tipologia di incentivi.

 Green Economy. Una nuova “politica verde” passa necessariamente per l’efficienza energetica e una gestione sostenibile dei rifiuti. L’Italia potrebbe contare su 10 miliardi di euro a disposizione per riprogettare i suoi finanziamenti: l’equivalente dei contributi pubblici forniti alle imprese e stimati dalla Commissione Giavazzi. Tali contributi tuttavia, per ammissione della stessa Commissione, sono erogati attraverso una pletora di provvedimenti, assoggettati a procedure di bando (senza automatismi) e sottoposti a pratiche che favoriscono lobby e comportamenti “opachi”. Un “tesoretto”, secondo il CNI, da utilizzare per orientare la spesa verso investimenti produttivi, capace di premiare lavori qualificati e settori emergenti anche della Green Economy (nei comparti energia e mobilità sostenibile è attesa una domanda aggiuntiva di occupati pari a 800mila addetti con elevata richiesta di profili qualificati e possibilità di nuova occupazione per chi ha perso il lavoro a causa della crisi

4

Page 5: file · Web viewdei singoli e del sistema. Alla crisi globale si è sovrapposta quella locale, realtà incapace di auto-sostenersi. Ora dobbiamo guardare in alto, definire una

finanziaria). Gli ingegneri propongono pertanto di continuare a sostenere le scelte compiute in passato garantendo, per i prossimi anni, il rifinanziamento dei crediti d’imposta, misure di incentivo che recentemente, per i vincoli di bilancio, sono sottoposti a continua riduzione. E nella cassaforte dello Stato resta, potenzialmente, quel tesoretto da 10 miliardi. Open data. L’apertura dei dati pubblici non sta determinando solo effetti importanti in merito alla semplificazione di processi e risparmio di tempi, ma sta anche producendo rilevanti impatti sull’economia complessiva. Le stime internazionali, infatti, segnalano vantaggi rilevanti anche sul sistema economico imprenditoriale per l’utilizzo di dati cartografici sui trasporti, beni culturali, demografici ed occupazionali. La Commissione Ue ha definito l’impatto economico sui dati pubblici, tra effetti diretti ed indiretti, di circa 140 miliardi di euro annui (in Italia 17 miliardi). I costi per l’apertura dei dati e la loro condivisione, secondo il CNI, facendo da volano a servizi a valore aggiunto, sarebbero certamente in grado di generare introiti fiscali maggiori rispetto a molte tariffe finalizzate a fare semplicemente cassa.

 “Abbiamo voluto promuovere questo evento - ha affermato il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Armando Zambrano (nella foto) - perché vogliamo fornire il nostro contributo, proponendo al futuro Esecutivo una nostra Agenda programmatica, convinti che la messa in sicurezza del nostro territorio, la green economy e l’innovazione tecnologica possano essere veri e propri ‘propulsori’ per rilanciare l’economia italiana”.

 “Solo costruendo percorsi progettuali seri, affidabili, concretamente realizzabili - ha ribadito ilVice Presidente Vicario CNI, Fabio Bonfà - gli ingegneri italiani potranno rappresentare un soggetto sempre più autorevole nei confronti del mondo politico e potranno dirsi sempre più prossimi alla società stessa e ai suoi cittadini”.

Green economy, le proposte di Aper al nuovo GovernoAll’attenzione delle forze politiche un documento per l’efficienza energetica

di Paola Mammarella

vedi aggiornamento del 07/02/2013

Letto 674 volte

04/02/2013 - Green Economy centrale tra gli impegni del nuovo Governo. È la richiesta avanzata da Aper, Associazione produttori energia rinnovabile, alle forze politiche che si presenteranno alle elezioni del 24-25 febbraio.

Il documento, articolato in dieci schede, contiene le azioni che il prossimo Esecutivo dovrebbe intraprendere nei suoi primi dodici mesi di attività per raggiungere gli obiettivi del SEN, Strategia energetica nazionale, e dell’Energy Roadmap dell’Unione Europea.

 Per queste ragioni secondo l’Aper durante la prossima legislatura l’Italia dovrebbe:

- Assumere un ruolo di leadership nella redazione del nuovo Pacchetto Clima-Energia,

5

Page 6: file · Web viewdei singoli e del sistema. Alla crisi globale si è sovrapposta quella locale, realtà incapace di auto-sostenersi. Ora dobbiamo guardare in alto, definire una

individuando, per ognuno dei settori coinvolti, i seguenti obiettivi vincolanti al 2030: 35% di energia da fonti rinnovabili e, per il segmento delle rinnovabili elettriche, il 50% sul totale dei consumi, aumento del 35% nell’efficienza energetica, riduzione del 35% nelle emissioni di gas climalteranti;

- Confermare l’obiettivo del 38% per le rinnovabili elettriche sui consumi finali al 2020;

- Predisporre una nuova disciplina normativa che consenta realmente di raggiungere l’obiettivo del 38%;

- Sostenere lo sviluppo della filiera del biometano predisponendo una specifica disciplina normativa;

- Varare una politica industriale che privilegi e sostenga la filiera delle rinnovabili quale strumento di rilancio della manifattura italiana e l’esportazione;

- Incrementare gli investimenti pubblici nella ricerca e nello sviluppo sperimentale;- Promuovere gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo sperimentale delle

aziende private;- Costituire una cabina di regia nazionale;- Incentivare una collaborazione con le istituzioni comunitarie e nazionali coinvolte

nell’adozione di bandi finalizzati al finanziamento di progetti innovativi e di sviluppo delle fonti rinnovabili

- Sostenere il processo di internazionalizzazione della filiera rinnovabili;- Costruire un nuovo sistema per la promozione delle imprese italiane all’estero;- Rivedere i meccanismi di sostegno della produzione di energia elettrica da fonti

rinnovabili, basandoli su modelli di accesso diretto e certo, eventualmente con tariffe differenziate per fonte soggette a riduzioni automatiche progressive all’aumentare della potenza nazionale installata;

- Riallocare, per le future aste/registri, i contingenti non richiesti (eolico off-shore, grande idro) verso le tecnologie con maggior disponibilità di progetti (eolico onshore e piccolo idro);

- Prevedere regole chiare e durature e favorire l’adozione di norme regionali omogenee;

- Semplificare e accelerare i procedimenti autorizzativi;- Ampliare l’uso di strumenti quali il silenzio-assenso;- Prevedere poteri sostitutivi e sanzionatori nei confronti delle amministrazioni

territoriali;- Rendere trasparente e meno pesante la bolletta elettrica;- Adeguare gli attuali meccanismi di sostegno per raggiungere gli obiettivi europei al

2030 e favorire la transizione post-incentivi;- Estendere l’applicabilità del meccanismo di scambio sul posto agli impianti di

potenza fino a 5 MW:- Sollecitare l’AEEG affinché adotti la regolamentazione dei Sistemi Efficienti di

Utenza;- Introdurre contratti bilaterali di lungo periodo;- Integrare le fonti rinnovabili nel mercato;- Introdurre forme di agevolazione fiscale per l’acquisto di auto elettriche, pompe di

calore, cucine a induzione;- Rivedere la struttura di prezzo dell’energia elettrica;

6

Page 7: file · Web viewdei singoli e del sistema. Alla crisi globale si è sovrapposta quella locale, realtà incapace di auto-sostenersi. Ora dobbiamo guardare in alto, definire una

- Favorire gli investimenti che portano ad un risparmio energetico e, nel caso della Pubblica Amministrazione prevedere un plafond di investimento in deroga al Patto di Stabilità per gli interventi con payback breve (entro 5 anni)

- Aper ha chiesto ai partiti di sottoscrivere il documento entro il 7 febbraio, condividendolo anche solo parzialmente. Dall’8 febbraio sul sito dell’associazione partirà un ritardo metro, che segnalerà i giorni di ritardo nell’invio delle risposte.

7