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Proposte di modifica del sistema scolastico nazionale

(a cura dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e del Gruppo di Ricerca per la Scuola del Gratuito)

Negli ultimi decenni, a partire dagli anni ’70, la Scuola italiana ha assistito ad una serie notevole di riforme spesso contraddittorie. Da una parte i tentativi di apertura ad una pedagogia moderna , attenta alla persona (DPR 416 Organi Collegiali, legge 517, legge 104, Indicazioni nazionali 2012), dall’altra la visione economicistica e meritocratica della scuola (riforme Moratti, Gelmini ) . In mezzo milioni di studenti , insegnanti e genitori, alle prese con il continuo cambio di rotta e il conseguente disorientamento educativo. La scuola è divenuta sempre più terreno di conquista politica e ideologica e , come in ogni conflitto , a rimetterci sono ancora le vittime inermi, in modo particolare i giovani e le famiglie. Tale situazione non ha bisogno di risoluzioni semplicistiche e demagogiche, come da troppo tempo sta accadendo, ma di ascolto dei bisogni della base.

Il nostro è un movimento che agisce appunto dal basso, dai bisogni di insegnanti, genitori e studenti di dar vita ad un dialogo educativo gratuito, senza fini altri che non siano la crescita , lo sviluppo della persona, la liberazione delle capacità e delle intelligenze individuali, per il bene del singolo e della società intera.

Il progetto della Pedagogia e della Scuola del Gratuito nasce a metà degli anni ’90 sulla base dell’esperienza di condivisione con gli ultimi propria dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII per poi allargarsi all’esterno divenendo proposta pedagogica di riferimento per molti educatori. In questi anni ci siamo confrontati a lungo tra insegnanti, genitori e studenti sperimentando nella concretezza del quotidiano la qualità e l’efficacia delle nostre proposte nell’ambito della scuola pubblica primaria e secondaria. Un impegno difficile e spesso pagato in prima persona, per tentare di creare esperienze e buone prassi in un ambiente il più delle volte refrattario alla libertà e alla gratuità dell’ apprendimento, alla cooperazione educativa delle famiglie, alla partecipazione degli studenti. Le conoscenze acquisite in questi anni ci permettono oggi di pensare un progetto che riesca a trasferire valori pedagogici, patrimonio della cultura italiana, quali quelli espressi da Don Milani, da Maria Montessori, da Danilo Dolci e da altri, in proposte tecniche per un sistema scolastico rinnovato , al passo con i tempi e capace di incidere positivamente sul progresso e sulla felicità sociale . Non si tratta di azzerare l’attuale organizzazione scolastica per ricostruirla daccapo: numerose sono le normative prodotte negli anni che vanno nella giusta direzione. Si può e si deve ripartire da quelle, implementarle, aggiungervi strumenti indispensabili a renderle capaci di cambiamento reale.

Cinque i punti sui quali si articolano le nostre proposte:

1) Strumenti per lo sviluppo di un’educazione attiva, motivante e cooperativa2) Strumenti per la valorizzazione di tutte le diversità e per l’integrazione3) Strumenti per la cooperazione educativa con le famiglie4) Strumenti per la formazione e la motivazione degli insegnanti 5) Strumenti per la partecipazione degli studenti6) Strumenti per vivere spazi e tempi nella scuola

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Tali strumenti risultano profondamente interconnessi costituendo nel loro insieme un progetto armonizzato che ha come obiettivo fondamentale la trasformazione progressiva della scuola basata sul profitto, sulla competizione e sulla produzione in una scuola attenta esclusivamente alla persona, ai suoi bisogni e ai suoi doni.

1) Strumenti per lo sviluppo di un’educazione attiva, motivante e cooperativa

- Abolizione del voto numerico per la valutazione in itinere e sommativa nel primo ciclo scolastico.Il voto rappresenta per gli studenti la causa di ansietà maggiore che ne riduce la capacità di performance. Dai nostri studi e dalla letteratura pedagogica si ricava che laddove al posto del voto (numeri o lettere o altro equivalente) si instaurino forme di valutazione dialogica il rendimento nell’apprendimento migliora in percentuali notevoli. Nazioni come la Norvegia e la Finlandia hanno già adottato possibilità diverse dal voto e la Francia si sta avviando sulla stessa strada.Secondo la nostra esperienza, risulta efficace e motivante valutare sia le prove di verifica che il percorso periodico con uno scritto in forma di lettera ( Caro Mario……) in cui siano evidenziati i punti di forza e i punti deboli e il lavoro da fare per migliorare. Un tale modo di valutare appare molto più stimolante in quanto non pone l’attenzione dei ragazzi sul “quanto sono stato bravo o somaro” ma sul processo di sviluppo risultando quindi più incoraggiante e meno legato alla competizione tra pari. Il desiderio di correggere i propri errori cresce perché lo studente non si sente più pressato dalle medie e dalla finalizzazione di tutto il suo studio alla promozione ma al piacere di migliorare e di crescere in relazione alle sue capacità e alla sua personalità. L’attenzione si sposta dal “prodotto” al “processo” così come raccomandato dall’influente pensiero di Maria Montessori.Anche le forme di verifica degli apprendimenti dovranno pertanto essere meno legate alla schematicità funzionale al voto ( test, domande a risposta chiusa…. ) ma impostate in forma dialogica, colloquiale, espositiva.

- Didattica di tipo laboratoriale Come già previsto dalle “Indicazioni nazionali per curricolo della scuola del primo ciclo” ( 4.09.2012) gli apprendimenti devono essere sollecitati attraverso un lavoro basato sulla laboratorialità e la ricerca in tutte le discipline. La stessa normativa invita gli insegnanti e la scuola a rendere “più attraente “ l’apprendimento attraverso una “didattica attiva” in modo che “si facciano delle cose e non si parli soltanto”. E’ necessario pertanto che la attuale metodologia impostata ancora sui vecchi modelli dell’apprendimento mnemonico sia superata a favore di una didattica che coinvolga gli studenti in esperienze, ricerche sperimentali, misurazioni, confronti, discussioni, uscite frequenti nella realtà esterna, inviti alle realtà esterne a confrontarsi con la scuola. Ciò che si impara per l’interrogazione e il voto viene subito dimenticato perché c’è solo la preoccupazione di riferire ciò che si crede l’insegnante voglia sapere. Se si apprende coinvolgendo tutte le dimensioni personali, l’interesse, tutti i sensi (il contatto , la vista, gli odori…), le emozioni, lo spirito, il movimento e l’espressione corporea,

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l’apprendimento mette radici molto più profonde. L’apprendimento scolastico odierno si accontenta di far ricordare le cose, l’apprendimento attivo e laboratoriale si propone invece di farle interiorizzare che significa la capacità di usarle in contesti diversi e di renderle utili alla crescita del pensiero e delle scelte personali (le tanto citate “competenze”, allo stato attuale spesso disattese e banalizzate).Occorre quindi espandere la normativa a tutto il percorso scolastico , del primo e del secondo ciclo, e dargli forza attraverso una formazione specifica degli insegnanti.

- Valutazione della qualità educativa e formativa della scuola Il sistema di valutazione attuale della scuola basato sui test INVALSI riceve aspre critiche dall’interno del mondo scolastico e della ricerca pedagogica.Le principali: un sistema che misura performance istantanee e non su lungo periodo non può essere attendibile; un sistema quindi che ha supponenza scientifica di oggettività ma che tale non è; un sistema che misura solo alcune abilità legate perlopiù a conoscenze di programmi ben definiti; un sistema pertanto che serve a controllare i programmi svolti e quindi gli insegnanti; un sistema che spinge gli insegnanti ad insegnare nel modo che vuole l’INVALSI; un sistema che esclude il parere dei soggetti interessati, insegnanti studenti e genitori; un sistema in antitesi ai nuovi curricoli del primo ciclo, che demotiva i ragazzi e li spinge alla competizione.Un tale sistema di valutazione della qualità scolastica ignora profondamente i progressi dei singoli allievi, le difficoltà personali, l’ambiente sociale, l’integrazione degli allievi svantaggiati. Una scuola di una città X risulta migliore di una scuola di una città Y perché i ragazzi imparano di più ma non dice in che condizioni personali, famigliari e sociali imparano gli studenti delle due città. Fatti i dovuti confronti potrebbe risultare migliore la scuola della città Y dove gli insegnanti si fanno in quattro per far almeno venire a scuola i ragazzi. E’ necessario allora che la valutazione della qualità scolastica tenga conto di numerosi fattori e del lavoro che viene svolto .Proponiamo quindi un nuovo sistema di valutazione che coinvolga tutti i soggetti interessati, insegnanti, studenti e famiglie, diviso in due momenti:-Valutazione interna come confronto –dialogo tra le i soggetti scolastici dell’istituto sulla base di alcuni parametri valoriali. Insegnanti, studenti e genitori si confrontano sulle capacità motivanti delle strategie didattiche adottate, sui progetti e attività realizzati, sulla disponibilità degli insegnanti al dialogo e a mettersi in gioco, sul livello di cooperazione e dialogo tra i soggetti stessi, sull’integrazione e sull’accoglienza delle diversità, sulla democrazia interna, sulle strutture tecniche e gli ausili .- Valutazione esterna a carico di personale incaricato regionale o ministeriale sulla base di parametri valoriali precisi quali le metodologie didattiche innovative e la ricerca sviluppate , i progetti realizzati in risposta particolarmente alle situazioni ambientali e sociali in cui è calato l’istituto, integrazione e strategie relative messe in atto, livello di cooperazione e di democrazia interna.Solo un tale sistema “aperto” può essere adatto alla valutazione di processi educativi e formativi della persona in quanto capaci di integrare aspetti globali come i bisogni, le situazioni ,le diversità, le possibilità, per lo sviluppo e la crescita .

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2) Strumenti per la valorizzazione di tutte le diversità e per l’integrazioneL’italia è uno dei pochi paesi al mondo ad aver sviluppato leggi avanzate sull’integrazione scolastica. Nelle nostre scuole ragazzi “disabili” e “normodotati” siedono nelle stesse aule e ricevono attenzioni proporzionate ai bisogni individuali. Tuttavia accade ancora spesso che i primi siano considerati un peso ed un ostacolo per lo svolgimento dei programmi e l’apprendimento dei secondi. L’integrazione rischia così di divenire un fatto formale, una presenza solo topografica di alcuni accanto ad altri. I ragazzi con problemi vengono facilmente affidati agli insegnanti di sostegno perché quelli curricolari possano dedicarsi più liberamente ai “normodotati” dimostrando con questo che la cultura scolastica non è riuscita a cambiare sintonicamente alle leggi. Spesso sono gli stessi organi direttivi della scuola a contraddire la normativa ponendo il valore dell’integrazione in secondo piano rispetto al rendiconto finanziario per cui si danno ore di sostegno insufficienti, si formano classi con “disabili” eccessivamente numerose , non si concedono fondi per gli strumenti . In realtà l’apparente risparmio economico si trasforma nel tempo in un costo aggiuntivo per la società che si trova a dover fronteggiare situazioni di disagio consolidate e pericolose che avrebbe potuto prevenire. Occorre allora partire dalle classi dove si formano i futuri cittadini e dove i princìpi possano esser trasformati in prassi. A garanzia di ciò la scuola ha bisogno di dotarsi di strumenti normativi più specifici.Strutturazione di ore dedicate all’integrazione e alla valorizzazione delle diversità.Prevedere nel monte ore di insegnamento, dalla primaria alla secondaria di 2° grado, alcune spazi (mensili o settimanali) da dedicare al confronto nel gruppo classe per discutere problematiche, situazioni relative alla vita in comune, alla diversità, al rispetto, all’integrazione, con particolare attenzione alla valorizzazione dei compagni più in difficoltà. Educare la cittadinanza democratica, pacifica e responsabile rientra infatti nei compiti istituzionali della scuola ma solo l’affrontare concreto, non teorico, delle situazioni di convivenza, di diversità e anche di conflitto che si presentano risulta determinante nella crescita di maturi cittadini. L’integrazione e la valorizzazione delle diversità deve pertanto divenire un laboratorio costante all’interno della scuola, allo stesso livello delle discipline curriculari.Personalizzazione dei percorsi indipendentemente dalle certificazioniIl processo intrapreso dai legislatori ha portato a prevedere oggi percorsi personalizzati per una discreta parte di studenti in classe tra Bisogni educativi speciali, Disturbi specifici di apprendimento e Disabilità. Tale processo va completato, almeno a livello di primo ciclo, in modo da coinvolgere l’insieme classe con l’adozione di percorsi specifici per ogni ragazzo indipendentemente dalle certificazioni psico-mediche . Prevedere tempi, modi e contenuti differenti per ciascuno significa evitare la medicalizzazione e la classificazione dei bambini e dei ragazzi sulla base dei loro limiti a favore del riconoscimento della persona come portatrice di doni e di diversità comunque positiva.

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Numero di alunni nelle classiE’ chiaro che un tale lavoro di personalizzazione educativa e didattica comporta la necessità di un numero contenuto di allievi in classe soprattutto in presenza di ragazzi con situazioni problematiche. Occorre una norma più decisa che stabilisca, in tali casi, i 18 alunni per classe come limite inderogabile, al di sopra di ogni valutazione di spesa per la pubblica amministrazione.

Insegnanti di sostegno e curriculariLa figura dell’insegnante di sostegno come insegnante della classe e non del singolo allievo va potenziata. Oggi troppo spesso i ragazzi con situazioni problematiche si separano dalla classe e dai compagni per andare a lavorare con il “proprio insegnante” in modo che la lezione possa svolgersi senza disturbi o interferenze. Occorre definire meglio la funzione di tale insegnante come specialista di integrazione, colui che aiuta, attraverso la sua esperienza e la sua preparazione specifica, i colleghi curriculari e gli stessi compagni ad integrare nel percorso scolastico di classe chiunque rischi di rimanere escluso. Importante per tale funzione è stabilire garanzie più vincolanti per la continuità e la possibilità di avere insegnanti specializzati secondo i bisogni specifici di integrazione che la classe richiede. Ad esempio se nella classe è inserito un allievo con sindrome di iperattività, o un allievo non vedente è necessario che l’insegnante di sostegno sia competente su queste e non su altre problematiche, in modo da curarne in modo appropriato l’integrazione e una volta assegnato rimanga per tutto il percorso della classe. Spesso la difficoltà degli insegnanti curriculari a prendersi cura di un allievo “più diverso” degli altri è dovuta alla mancanza di esperienza e di conoscenza delle problematiche e delle ricchezze legate alla diversità . Per tale ragione la preparazione all’insegnamento dovrebbe contemplare un periodo di tirocinio anche in strutture che accolgono giovani o bambini in difficoltà quali case famiglia, scuole in ospedale, carceri minorili, comunità terapeutiche, campi nomadi etc.. Fare esperienza educativa con gli ultimi è una scuola di pedagogia pratica eccezionale ed aiuta a capire come poter gestire una classe in modo integrante e valorizzante mettendo al centro le persone degli allievi prima del programma e della burocrazia scolastica.

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3) Strumenti per la cooperazione educativa con le famiglieI decreti delegati DPR 416 del 31/5/1974 rappresentano per la democrazia scolastica un punto di svolta ed un cardine essenziale. Per la prima volta nella storia della scuola italiana la partecipazione attiva delle famiglie al processo educativo scolastico diviene norma. Alla scuola viene riconosciuto “ il carattere di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica” (art.1). Vengono così istituiti il Consiglio scolastico distrettuale, quello provinciale, il Consiglio di Istituto, il Collegio dei docenti e il Consiglio di classe e interclasse. Negli anni, però, ciò che doveva rappresentare una rivoluzione di sistema, si è rivelata in gran parte una delusione. Soprattutto in quegli organi più interessati all’agone educativo come i consigli di classe e interclasse la partecipazione dei genitori è andata scemando e la loro presenza è divenuta sempre più formale e insignificante. Si è così progressivamente ingenerata la tendenza a ritenere che gli organi collegiali siano strutture ormai superate aprendo al rischio di una involuzione antidemocratica del governo delle scuole. Al contrario gli organi collegiali vanno invece potenziati e forniti dei migliori strumenti necessari ad una partecipazione realmente attiva e democratica. La causa della progressiva rinuncia delle famiglie, infatti , non va tanto attribuita alla mancanza di desiderio partecipativo delle stesse quanto all’avvenuto svuotamento del loro ruolo. Rilanciare la partecipazione delle famiglie significa allora incrementare la presenza delle stesse nella scuola con strumenti normativi più stringenti e specifici, capaci di annullare il divario di potere tra i soggetti scolastici e garantire una reale e non formale cooperazione educativa.Si individuano pertanto alcune possibili linee di intervento:

- Ridare forza alla presenza dei genitori nei CdC : i pochi minuti annuali concessi ai rappresentanti degli stessi nel Consiglio di Classe non possono assicurare una partecipazione attiva e propositiva ma solo di ascolto degli insegnanti. Occorre prevedere normativamente tempi più ampi per loro nei CdC e almeno un Consiglio interamente dedicato alle loro proposte, osservazioni e valutazioni ( a partire dalla secondaria di 2° aperto anche agli studenti).

- Stabilire che ogni scuola metta a disposizione delle famiglie uno spazio dedicato per incontrarsi quando e come vogliono al fine di creare consuetudine al dialogo e confronto tra le stesse. La stessa scuola dovrebbe anche curare la convocazione obbligatoria delle assemblee dei genitori prima di ogni CdC in modo da fornire assistenza e supporto ai rappresentanti degli stessi

- Prevedere normativamente almeno due assemblee annue di tutti gli insegnanti con i genitori della scuola e nelle secondarie di 2° anche con gli studenti per discutere progetti , valutare e proporre linee generali, risolvere insieme problemi, individuare carenze e punti di forza anche in relazione al territorio, al fine di contribuire al miglioramento dell’azione educativa.

- La stesura del Piano dell’Offerta Formativa deve vedere seduti al tavolo insegnanti e genitori e nelle scuole secondarie di 2° anche gli studenti.

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- Obbligo di formare commissioni di lavoro su aspetti educativi miste insegnanti- genitori in modo da arricchirle di contributi culturali e operativi preziosi. Nelle commissioni delle scuole Superiori di 2° delegati di genitori e insegnanti lavorano insieme a quelli degli studenti.

- Ogni scuola, all’inizio del percorso pluriennale, invita i genitori a narrare agli insegnanti di classe i propri figli in modo da migliorare la propria azione educativa in base alle diversità e alle capacità specifiche dei singoli allievi che solo i genitori possono conoscere e trasmettere in modo positivo e costruttivo. La narrazione dei genitori costituisce per gli insegnanti uno strumento educativo fondamentale permettendo loro di personalizzare l’azione educativa stessa. Essa permette anche l’istaurarsi immediato di un buon rapporto tra famiglie e scuola dichiarando da subito la disponibilità di questa nei loro confronti e predisponendo un clima di collaborazione costruttiva. Tale disponibilità prosegue, a livello di scuola primaria, in momenti bimensili di concertazione tra gli insegnanti e i genitori dei singoli bambini al fine di creare relazioni di sostegno e di aiuto agli stessi e una programmazione educativa e didattica continua e personalizzata.

- Nella formazione degli insegnanti va prevista lo sviluppo di temi inerenti la cooperazione con le famiglie e la corretta interpretazione degli organi collegiali.

4) Strumenti per la formazione e la motivazione degli insegnanti

Gli insegnanti sono sempre stati, e lo sono ancora, il cuore propulsivo della scuola. Nonostante i tagli di mezzi e finanze essi sono riusciti a mantenere la scuola ad un livello accettabile spendendosi spesso gratuitamente anche in ruoli non propriamente specifici, sostituendo in parte famiglie e servizi assenti, sopperendo con proprie risorse alle mancanze dell’amministrazione , sopportando il peso di una burocrazia sempre più invadente. Il rischio palpabile tuttavia è quello di una progressiva e lenta demotivazione generata dalla presa di coscienza dell’ indifferenza politica , condita a volte dal sapore della diffidenza, nel fornire gli strumenti utili al proprio lavoro.

Una nuova scuola, all’altezza di questa società complessa, non può fare a meno di insegnanti ben motivati a svolgere il loro lavoro formativo ed educativo. Non si intende qui alludere alla retribuzione che pure deve essere giusta e ben proporzionata ai carichi di lavoro e neppure alla tanto enfatizzata meritocrazia. Noi crediamo che la monetizzazione dello slancio educativo non migliori la motivazione degli insegnanti ma anzi la peggiori e la distrugga perché introduce uno stimolo individualistico in un ambiente, quello educativo, per sua natura non individualistico ma comunitario. Crediamo invece che la motivazione degli insegnanti possa crescere in misura della soddisfazione, del piacere di svolgere un ruolo nella crescita e nella maturazione dei giovani, nel desiderio di migliorarsi professionalmente, nella realizzazione di una comunità educante che dialoga . Sulla base di quanto detto indichiamo alcuni passi per noi necessari affinché ciò avvenga:

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Creare la possibilità per gli insegnanti di svolgere ricerca di base in contatto e in collaborazione con ambienti accademici universitari secondo la metodologia della ricerca-azione. L’effetto motivante per gli stessi e la ricaduta didattica ed educativa sugli studenti è notevole:

- Il contatto con l’ambiente della ricerca accademica è stimolante e migliora la professionalità.

- Possibilità di pubblicazione e di scambio di esperienze tra insegnanti.- Flessibilità della didattica, capacità di adattarla a specifici gruppi classe e scuole.- Apertura delle classi ad esperienze diverse e promozione del lavoro di equipe tra

insegnanti.- Osservazione e formazione reciproca degli stessi .- Il ritorno dei benefici in classe e il miglioramento della qualità del lavoro fa crescere il gusto

di insegnare.- L’insegnante riesce ad autovalutare il proprio lavoro su basi oggettive, scientifiche.

Corsi di formazione per gli insegnanti a spese dell’amministrazione e di alto livello , con dispensa dal servizio. Se l’insegnante svolge ricerca-azione può essere dispensato dal servizio come relatore in convegni o periodi di collaborazione con l’Università o altri enti di ricerca anche all’estero (periodi sabbatici), nei limiti che non nuocciano all’attività educativa e didattica in classe.

Prevedere in orario di servizio momenti settimanali di programmazione e scambio tra insegnanti allo stato attuale presenti solo a livello di scuola primaria ma necessari anche più nella scuola secondaria dove le problematiche legate alla crescita dei ragazzi possono acuirsi e creare nodi educativi da risolvere insieme contestualmente al loro nascere. Lo scopo è quello di passare da un insieme di insegnanti che si trovano a spiegare le proprie discipline in una stessa classe ad un’equipe pedagogica che cerca di costruire una comunità educante.

Alleggerire la responsabilità civile degli insegnanti sugli allievi particolarmente nel primo ciclo perché siano indotti a praticare una didattica più attiva e interessante maggiormente basata sui laboratori, sul contatto con l’esterno, a creare un rapporto di fiducia e responsabilità con gli stessi e aiutarli a crescere più sicuri e autonomi. La “pedagogia dello stai fermo e stai zitto” non invoglia i ragazzi alla scuola e al sapere ma è l’unica, con le attuali norme, che permette agli insegnanti di tenere sotto controllo le classi riducendo il proprio rischio professionale.

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5)Strumenti per la partecipazione degli studenti

L’organizzazione della scuola attuale è interamente in mano ai soggetti adulti. Dalle scelte didattiche a quelle educative, a quelle funzionali ed economiche tutto fa capo ad insegnanti, personale, dirigenti e in misura minore ai genitori. Gli allievi occupano ruoli sostanzialmente passivi o subordinati e ciò produce il fenomeno della scarsa responsabilizzazione degli stessi nel rapporto con le cose e le persone . Studenti responsabili oggi significa avere cittadini responsabili domani ma per avere studenti responsabili occorre una scuola che dia loro fiducia. Se ciò avviene raramente è in parte per un radicato pregiudizio che vuole che più gli studenti vengono lasciati liberi di iniziativa maggiormente difficile diventi la loro gestione ma anche perché una scuola gestita dall’alto conviene di più allo “status quo” del sistema. Le nostre ricerche ed esperienze ma ancor più gli studi di tanti pedagogisti dicono che la responsabilità cresce in misura della fiducia attribuita. Se si vogliono far comprendere ai giovani certi valori non servono ore di lezione ma il loro coinvolgimento attivo. Se si vuole educare alla democrazia o alla cooperazione occorre educare nella democrazia e nella cooperazione. Non servono lezioni di democrazia ne lezioni di cooperazione, la democrazia e la cooperazione vanno costruite nella vita di classe e di istituto e ciò non si può fare senza coinvolgere attivamente i giovani stessi. Per realizzare ciò è necessaria a nostro avviso la strutturazione di alcuni momenti scolastici istituzionali:

- Costituzione di un’assemblea generale di studenti e insegnanti da svolgersi ogni due mesi sin dalla primaria in forme adattabili al grado scolastico (diverse modalità di gestione e di direzione dell’assemblea, diverso livello negli ordini del giorno e nelle scelte…. ) per discutere l’andamento della scuola , i problemi da risolvere, proporre regole, attività, uscite e visite, adozione testi , formazione commissioni, possibili cambiamenti.

- Avviamento in ogni plesso di commissioni miste di studenti ed insegnant i al fine di ideare e organizzare progetti educativi . Nella scuola primaria e secondaria di primo grado esse saranno composte da rappresentanti nel rapporto di 5 studenti per 1 insegnante e si occuperanno di tematiche di più spiccato interesse giovanile ( ad esempio l’ambiente, la pace, le visite di istruzione, i giochi e le attività sportive, le feste etc….). Tali commissioni verranno costituite nell’assemblea generale e saranno diverse da quelle a cui partecipano i genitori in modo che bambini e ragazzi non vengano influenzati nella loro libertà di ideazione e di espressione. Nelle scuole secondarie di secondo grado tutte le commissioni saranno invece rappresentate in modo paritario da insegnanti, studenti e genitori.

- Indizione di assemblee di classe ogni mese sin dalla primaria per affrontare i problemi che nascono nel gruppo classe, stabilire regole ritenute necessarie, dividere incarichi organizzativi, concordare la disposizione e l’arredo della stanza (per cui l’amministrazione dovrà fornire e/o concedere i materiali richiesti, ad esempio tavoli al posto di banchi e cattedra, mensole, armadietti, computer, disposizione di piante etc..) decidere attività e progetti a cui partecipare, proporre la visita di istruzione etc….

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- Possibilità per ogni studente di incontrare individualmente i propri insegnanti con frequenza di un’ora bimensile allo scopo di creare relazioni di aiuto, occasioni di chiarimento e programmazione concordata del percorso didattico personale.

- Costituzione di una segreteria studenti a partire dalla scuola secondaria gestita interamente da studenti eletti annualmente nell’assemblea generale in numero congruo ai compiti affidati che potranno consistere nelle informazioni agli studenti che si iscrivono, nella risoluzione di semplici problemi organizzativi per i nuovi delle prime classi, nella distribuzione di moduli per la partecipazione a progetti ,nel segnalare ai riferimenti adulti o all’assemblea situazioni o problemi particolari di studenti e altri incarichi a seconda del grado scolastico interessato. Tale segreteria potrà gestire un fondo assegnato dal consiglio di Istituto per spese inerenti la propria funzione. A livello di scuola primaria sarà prevista la realizzazione di un progetto di tutoring nei confronti delle classi prime. In tale progetto saranno coinvolti direttamente gli studenti delle classi quinte allo scopo di aiutare i compagni più piccoli ad orientarsi nei tempi e negli spazi ( ricreazione, orari delle lezioni, avvisi….) nell’uso delle strutture (sistemazione della classe, uso dei laboratori, biblioteca…..), nei rapporti con gli insegnanti, il personale e i compagni (comportamento durante le uscite, risoluzione di conflitti…..).

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6)Strumenti per vivere spazi e tempi nella scuola

Nelle nostre scuole c’è un problema di spazi e di tempi che assume una seria rilevanza pedagogica. Bambini e ragazzi anche di 19 anni in 1,8-1,9 mq a testa per norma, ma in realtà anche meno. La maggior parte delle nostre aule sono dimensionate per classi al massimo di 20 allievi a lezione frontale ma in un sistema scolastico attivo e partecipativo dimensionate neppure per 15 . I tempi poi sono quelli scanditi da programmi che spesso sono solo residui culturali di una scuola basata ancora sulla trasmissione delle nozioni . Laddove i programmi non esistono più (scuola del primo ciclo) essi comunque continuano a permanere nelle menti degli insegnanti e si trasformano inevitabilmente in ritmi serrati per i loro studenti. Spazi ristretti e tempi accelerati creano nei giovani il senso di soffocamento legato all’apprendimento e inducono bambini e ragazzi all’evasione dall’aula, reale o virtuale che sia, che comporta sempre e inevitabilmente un disaffezionamento al sapere e alla scuola.

La Pedagogia del Gratuito attenta ai bisogni della persona e alla libertà di apprendimento crede che gli spazi e i tempi debbano essere commisurati ai bisogni degli allievi e propone soluzioni che vanno in tal senso :

Spazi- Ciascuna classe va formata con non più di 20 allievi.- Le aule devono essere ampie e illuminate da luce naturale, non inferiori a 50 mq e

attrezzabili in angoli di lavoro ( vedere punto 5 “assemblee di classe”)- Gli spazi adiacenti ad esse (atri, corridoi, stanze attigue….) devono essere organizzati in

modo da permettere l’ampliamento dell’aula stessa per attività varie di gruppo o individuali in autonomia con controllo indiretto (vedere modifica normativa sulla responsabilità

civile punto 4) a distanza da parte dell’insegnante.- Per gli allievi della scuola secondaria possibilità di spostarsi autonomamente verso

laboratori o altre aule dove li attenda l’insegnante.- Possibilità di uscita dalla scuola con un singolo insegnante nell’ambito territoriale

circostante e in orario di lezione entro la mezza giornata senza aggravio di responsabilità per lo stesso(vedere didattica attiva punto 1 e responsabilità civile punto 4)

Tempi - Personalizzazione dei ritmi sostituendo al programma della classe quello di ogni ragazzo. A

partire dalla scuola primaria tale programma viene progressivamente costruito dagli insegnanti con i singoli allievi (vedere punto 5 “ partecipazione degli studenti”), con la possibilità di modificarlo in itinere secondo gli sviluppi della personalità e delle capacità (area di sviluppo prossimale del bambino secondo Vygotskij). Fino al compimento del 1° ciclo , per una migliore individuazione del programma personalizzato vengono ascoltati a livello consultivo anche i genitori (vedere punto 3 “cooperazione con le famiglie- narrazione dei genitori”).

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Precisazioni finali

La presente proposta di modifica del sistema scolastico nazionale è frutto del lavoro degli insegnanti e dei genitori della Scuola del Gratuito. Si è partiti con l’idea di suggerire al mondo politico idee innovative e attendibili in quanto sostenute da studi ed esperienze scientifiche che fanno riferimento a nomi importanti nazionali e internazionali della psicopedagogia del passato e del presente. Allo stato attuale, tuttavia, non si è intravista l’opportunità di presentarla ad una politica che dimostra di essere completamente sorda a cambiamenti quali quelli da noi auspicati. Il suo linguaggio e la sua articolazione non sono stati pertanto adattati allo stile normativo ma mantengo quelli più consoni alla pedagogia e alla comprensione di chi vive ogni giorno la realtà della scuola. Abbiamo pensato che essa potesse comunque essere il mezzo per dare forma a idee ed esperienze che hanno già dimostrato la loro validità in fase sperimentale, immaginando una nuova realtà realizzabile a partire da quella che c’è, la scuola pubblica, quella in cui i nostri insegnanti e genitori si impegnano quotidianamente. Per riuscire a cambiare occorre immaginare e progettare un modello nuovo capace di utilizzare quanto di buono c’è in quello esistente senza demolirlo completamente, una scuola verosimile e possibile per la nostra realtà sociale. La nostra proposta è un documento aperto, un progetto in divenire offerto all’attenzione e al contributo di ogni insegnante, genitore e studente che si riconosca nei principi della Scuola e della Pedagogia del Gratuito e che voglia aiutarci a costruire, a partire dalla base, un futuro migliore per il sistema educativo e formativo del nostro Paese. Le difficoltà di affrontare un sistema scolastico che sta procedendo in direzione opposta sono grandi ma non devono indurci a rinunciare; è importante , aldilà dei risultati immediati, conservare in seme ciò che nel futuro prossimo potrà germogliare. La forza delle idee è lenta ma produce cambiamenti profondi e impensabili al momento. Vale la pena di scommetterci.