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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI INTERNAZIONALI DI ROMA (UNINT) FACOLTÀ DI INTERPRETARIATO E TRADUZIONE CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN INTERPRETARIATO E TRADUZIONE TESI DI LAUREA IN LINGUISTICA CINESE La storia, il mercato e le parole del vino in Cina Candidato/a Camilla Canestri Anno Accademico 2017/18 Relatore/trice Laura Cassanelli

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI INTERNAZIONALI DI ROMA (UNINT)

FACOLTÀ DI INTERPRETARIATO E TRADUZIONE

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE ININTERPRETARIATO E TRADUZIONE

TESI DI LAUREA IN LINGUISTICA CINESE

La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Candidato/aCamilla Canestri

Anno Accademico 2017/18

Sessione straordinaria di Marzo

Relatore/triceLaura Cassanelli

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Indice

Abstract……………………………………………………………………………p.3

Introduzione………………………………………………………………………p.5

1. Il vino in Cina, la storia…………………………………………………………

p.8

1.1 Le origini del consumo e della produzione di bevande alcoliche nella Cina

arcaica……………………………………………………………………p.10

1.2 Storia del vino nella Cina imperiale………………………………………p.17

1.3 L’industria vinicola cinese nel ‘900………………………………………p.33

2. Il mercato del vino d’importazione in Cina…………………………………...p.42

2.2 Il processo d’esportazione………………………………………………...p.49

2.3 I canali di distribuzione………………………………………....................p.50

2.4 I

consumatori………………………………………....................................p.52

2.5 Analisi SWOT del mercato dei vini d’importazione……………………...p.56

2.6 Il mercato cinese per i vini italiani tra grandi numeri e scarsa conoscenza p.58

3. Le esperienze degli operatori del settore………………………………………p.65

3.1I risultati delle interviste ………………………....................………………p.65

Appendice I………………………………………………………………………p.72

Appendice II - Glossari…………………………………………………………p.100

Conclusioni………………………………………………………………………p.117

Bibliografia………………………………………................................................p.119

Sitografia………………………………………....................................................p.124

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Abstract

Since ancient times, Chinese people have drunk fermented beverages obtained by cereals and fruits. Archaeological researches discovered that since the Neolithic grapes played a role in the production of such beverages, however, it was not until Han dynasty that grape wine entered China. During the first journeys to west wine and vitis vinifera were brought from Fergana valley back to the empire and later grape cultivation and wine brewing begun in nowadays Xinjiang and Gansu. In the long period dividing Han dynasty from Tang dynasty wine production did not spread in central China where only social élites had the chance to drink it and cereal-based alcoholic beverages remained the favourite ones. During Tang dynasty, grape cultivation and wine brewing developed in the western part of the empire and gradually spread inwards where grape cultivation became widely spread in the area of Taiyuan. At the time, wine arrived to China also as a tribute or as a commercial product. After years of stall, Yuan dynasty represented another peak in wine production but until the late Qing dynasty, it remained limited to western regions. During Qing dynasty thanks to western missionaries and to the overseas Chinese Zhang Bishi, wine production officially started and became an industry where foreigners introduced wine brewing techniques. After the establishment of the People Republic of China, impulse was given to the research on grapes and many vineyards were planted in the territory. However, it was not until Deng Xiaoping Reform and Opening Up policies that wine industry had a real boost. Wineries begun to spread, overall in Shandong, Hebei, Tianjin, Beijing and Xinjiang, wine started to have its own market and wine imports begun as well. Nowadays Chinese imported wine market has a great potential. Imported wine is spread in China’s main cities such as Shanghai, Beijing, Guangzhou and Shenzhen, among high middle-class consumers. However, there are still many second tie cities and many new consumers to be addressed. France, Australia, Chile, Italy and Spain are the main importer of this sector. To enter the Chinese market it is necessary to invest in communication and marketing, guarantee large amount of product and deploy many human and economic resources. Exportation process requires many documents and duties are calculated according to international agreements, Italy and China follow WTO standards. Distribution channels have two faces: big established companies for major wines and single importers for smaller wine companies. E-commerce and e-communication are two fundamental elements in this market. Consumers divide in three main groups: fashionable young socialites, businessman/functionaries and wine lovers. Italian wines still need to be widely spread but many initiatives from the public and private sector are taking place. In 2018, Italy became China’s fourth wine exporting country; however, there is still a lot to do to spread Italian wine in China.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

China represents a huge opportunity for Italian wines that has to be caught with professionalism and preparation.

自古以来中国人就用谷物和水果酿酒。考古研究发现,新石器时代中国人用葡萄酿酒,它通常是葡萄和其产品的混合酒。但是直到汉朝,葡萄酒才进入中国。那时葡萄酒和葡萄藤从费尔干纳盆地第一次被带回帝国,后来才在今天的新疆和甘肃地区种植葡萄和酿造葡萄酒。在汉朝与唐代之间的漫长时期中,葡萄酒生产并没有传播到中国中部,那时只有社会精英才有机会喝葡萄酒,谷类酒仍然是最受一般民众欢迎的。唐代时期,在帝国西部葡萄种植和葡萄酒酿造开始发展,并逐渐向内传播,葡萄种植在这里广泛传播特别是在太原地区。经过多年的停滞以后,元朝代表了葡萄酒生产和传播的又一个高峰,但直到清末,它们仍然局限于西部地区。清朝,由于西方传教士和海外华人张弼时的贡献,葡萄酒正式开始生产,而外国人在介绍葡萄酒酿造技术中发挥了关键作用。中华人民共和国成立后,对葡萄的研究更加深入,也开始种植许多葡萄品种。然而,直到邓小平实施改革开放政策,才对葡萄酒行业的发展起到了真正的推动。人们开始在山东、河北、天津、北京和新疆建立葡萄酒厂,葡萄酒开始有了自己的市场,葡萄酒也陆续从国外引进。目前中国进口葡萄酒市场潜力巨大。进口葡萄酒的中国主要城市有上海、北京、广州和深圳等,中高端消费者占绝大部分; 这些城市和新的消费者都代表着巨大的机遇。法国、澳大利亚、智利、意大利和西班牙是该领域的主要进口国。进入中国市场需要投资沟通和做好营销,保证大量生产,部署许多人力和经济资源。根据国际协议规定,出口程序需要许多文件并且承担责任,意大利和中国都要遵循 WTO的标准。分销渠道有两个:大公司和单一进口商。电子商务和电子通讯是中国进口葡萄酒市场的两个基本方式。消费者分为三大类:时尚的年轻社交名流、商人/政治官员和葡萄酒爱好者。意大利葡萄酒仍然需要在中国广泛传播,而公共和私营部门正在采取许多举措。2018年,意大利成为中国第四大葡萄酒出口国; 然而,在中国传播意大利葡萄酒还有很多工作要做。通过对该领域专业人士的采访和语言研究,我们了解到有些葡萄酒已在市场上占有一席之地。中国给意大利葡萄酒发展带来了的巨大机遇,必须具有敬业精神并为此做好准备。

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Introduzione

Il vino è una bevanda ampiamente diffusa in Italia e fa parte della nostra cultura da

sempre. È una costante quotidiana sulle nostre tavole, un elemento strettamente

legato al nostro concetto di convivialità e un protagonista delle nostre celebrazioni, di

qualsiasi genere esse siano. Per tali motivi, sapere che in Italia il consumo pro-capite

annuo di vino è di circa 36 lt e che esistono fasce di consumatori di tutte le età e di

qualunque collocazione sociale non sono dati che creano stupore. Allo stesso modo,

non è insolito che durante scavi archeologici condotti nel territorio nazionale siano

rinvenute tracce di vino tra i reperti, né è straordinario sapere che in Italia esistono

aziende vinicole con una lunghissima storia alle spalle. Tuttavia, quando queste

informazioni riguardano un Paese come la Repubblica Popolare Cinese (RPC) le

notizie richiamano grande attenzione e suscitano stupore.

La RPC non ha una tradizione vinicola sviluppata e consolidata, il vino, come lo

conosciamo noi, non fa parte della cultura culinaria locale. Nonostante ciò, durante la

lunghissima storia di civilizzazione del suo territorio, la Cina è venuta in contatto con

questo prodotto a più riprese, fino al nascere di una produzione in loco e alla

creazione di un proprio mercato vinicolo. La storia del vino in Cina è da sempre stata

legata al contatto con popolazioni straniere e, ancora oggi, il suo consumo è visto

come un’abitudine occidentale che le nuove generazioni stanno man mano facendo

proprio.

Al momento, la Cina rappresenta uno dei mercati più interessanti per il vino a livello

internazionale perché il suo consumo è in rapida crescita egli spazi di sviluppo del

settore sono ancora ampi e da esplorare. Si tratta, infatti, di un Paese con

un’estensione territoriale di oltre 9,5 milioni di km2 e con una popolazione di oltre un

miliardo e trecento milioni di persone. Nella RPC, per ora, i vini stranieri sono

diffusi per lo più nelle maggiori città e in una fascia di popolazione medio-alta. Se si

considera la grandezza del territorio e il numero di possibili consumatori, è facile

capire come le prospettive di sviluppo di questo settore siano ancora ampie e

inesplorate.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Il vino è esportato in Cina e proposto ai cinesi sia come prodotto, sia come

abitudine. Oltre a vendere tal bene sul mercato, infatti, si cerca sempre più spesso di

creare delle conoscenze e degli stili di vita che siano legati al suo consumo, proprio

per far sviluppare quell’abitudine al vino che connota Paesi come l’Italia. Dall’essere

un prodotto esotico e poco familiare, oggi, il vino sta pian piano entrando a far parte

della vita del popolo cinese, in particolare delle sue generazioni più giovani.

Lo scopo del presente lavoro è quello di raccogliere informazioni sulla presenza del

vino in Cina sia nella storia, sia oggi e di analizzare gli aspetti che compongono il

suo mercato d’importazione, prestando particolare attenzione alla situazione dei vini

italiani. Il lavoro è accompagnato da interviste ad esperti del settore dei vini italiani

in Cina e da un contributo linguistico con particolare riferimento ai vitigni italiani e

alle migliori tipologie di vino prodotte nel Paese.

Il presente progetto di tesi è così suddiviso:

Nel primo capitolo, si ripercorrere la storia del vino in Cina partendo dalle

origini, così da tracciare un quadro di riferimento sulla presenza del prodotto

nel Paese sia come bene importato che come prodotto locale;

Nel secondo capitolo, si analizza il mercato dei vini d’importazione nella

RPC. Se ne descrivono il processo d’esportazione per i fornitori esteri, i

canali di distribuzione e i suoi consumatori. Infine, se ne analizzano i punti

di forza e di debolezza, così come le opportunità e i rischi, con un

approfondimento sulla posizione italiana in tale contesto;

Nel terzo capitolo, si riportano le esperienze di operatori del settore che

lavorano o hanno esperienze relative al mercato del vino italiano in Cina;

Nelle due appendici, sono presenti le interviste integrali agli esperti del

settore e due glossari che raccolgono i termini dei vitigni coltivati in Italia e

dei migliori vini ivi prodotti. L’esperienza diretta di operatori del settore

consente di avere una prospettiva reale e concreta di quanto analizzato e un

supporto linguistico fornisce un ulteriore modo per capire come la

conoscenza dei prodotti vinicoli italiani sia ancora da potenziare.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

La Cina è un paese che per la sua grande crescita economica rappresenta enormi

opportunità in vari settori economici da ormai molti anni. Per quello vinicolo si

prospettano ampie possibilità di sviluppo, tuttavia, per affacciarsi a tale realtà è

necessario comprenderla e affrontarla con competenza e preparazione. Con

questo lavoro ci si propone di realizzare un contributo per interfacciarsi con tale

contesto mettendone in luce sia le grandi prospettive disponibili ma anche gli

aspetti più rischiosi.

Questa tesi è stata realizzata consultando fonti molto diverse tra loro. Per la

trattazione storica, mi sono affidata a testi che ripercorressero la storia cinese in

generale affiancandoli a studi archeologici e a lavori specifici sul vino in fasi

storiche diverse. Allo stesso tempo, l’utilizzo di dati statistici e fonti online

(come, ad esempio, siti internet di cantine cinesi) si sono rivelati essenziali per

ripercorrere la storia del vino fino ai giorni nostri. Per quanto riguarda l’analisi

del mercato dei vini d’importazione, ho selezionato una serie di testi e

documenti riferiti al periodo che va dal 2000 a oggi. Tra questi, ne figurano

alcuni dedicati all’analisi dei consumatori in Cina, altri dedicati al vino in

generale e al suo mercato e articoli di siti internet specializzati. In questa fase, mi

sono poi affidata a relazioni, vademecum e linee guida elaborati da vari governi e

istituzioni internazionali specificatamente pensati per la commercializzazione

dei vini d’importazione in Cina. Per la ricerca delle figure da intervistare ho

scelto di dare spazio a voci operanti nello stesso settore ma con ruoli diversi e ho

condotto le interviste via email. Alcune sono state realizzate in italiano, altre in

cinese a seconda dell’operatore intervistato. Nella fase di ricerca linguistica per

estrapolare i termini in italiano ho consultato volumi specializzati sul settore viti-

vinicolo italiano, fonti online e documenti ministeriali, per trovare i

corrispondenti in cinese ho utilizzato siti cinesi specializzati sul vino e la

navigazione online in generale.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

1.Il vino in Cina, la storia

Tradizionalmente la storia imperiale cinese viene scandita individuando delle fasi

storiche legate all’alternarsi delle famiglie regnanti ed è stata interpretata dalla

storiografia tradizionale alla luce del concetto di continuità, che si esprime a livello

istituzionale, ideologico e sociale attraverso concetti fondamentali che vi si ripetono

periodicamente, seppur evolvendosi e trasformandosi. Alla luce di questa concezione

storica, l’alternarsi delle dinastie regnanti rappresentava un cambiamento ma non

alterava l’ordine delle cose, poiché il sovrano continuava ad espletare la propria

funzione di detentore dell’ordine tra cielo e terra (Sabattini Santangelo, 2005: 8-9).

Si riteneva, infatti, che l’universo fosse regolato e pervaso da una forza armoniosa e

ordinatrice, detta Dao (道1), e che l’imperatore fosse tutore di tale ordine. Egli era il

figlio del Cielo (天子 tiānzǐ) con il quale aveva un rapporto diretto e dal quale

riceveva il mandato celeste (天命 tiānmìng) che legittimava il suo potere. Quando la

famiglia regnante si dimostrava indegna del mandato celeste, esso si trasferiva alla

successiva e per questo, nonostante periodi di difficoltà socio-politiche, si continuava

a credere nel futuro ripristino dell’equilibrio tutelato da un imperatore. Alla fine di

molti cicli dinastici, ad esempio, si riteneva che accadessero catastrofi naturali come

segno ammonitore per il malgoverno dell’imperatore, il cui mandato celeste si stava

esaurendo e stava per essere quindi trasferito ad un capo qualificato per regnare, al

quale veniva aperta la Via ( 开 道 kāidào) (Granet, 1974). La storia della Cina

imperiale va dal III secolo a.C. al Novecento e copre millenni fondamentali nello

sviluppo dell’umanità; per capire la Cina attuale e le sue dinamiche economiche,

culturali e politiche è necessario capire la sua unità imperiale (Santangelo, 2014: V).

I due elementi riportati di seguito vogliono essere un riferimento storico e

geografico per consentire al lettore di collocare nel tempo e nello spazio le

informazioni che troverà nel presente elaborato.

1 Nel presente elaborato per l’annotazione alfabetica del cinese si utilizza la trascrizione fonetica Hanyu Pinyin (汉语拼音); mentre i caratteri utilizzati sono quelli del cinese semplificato (jiǎntǐzì 简体字), in uso nella Repubblica Popolare Cinese.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Figura 1, Cartina geografica delle province cinesi, fonte: Cina Oggi, https://cinaoggi.it

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Neolitico (8000-2000 a.C.)

Xia (21 sec.-16 sec. a.C circa.)

Shang (1766-1122 a.C.)

Zhou occidentali (1122-771 a.C. )

Zhou orientali (771-256 a.C.)

Primavere e autunni (771-481 a.C.)Stati combattenti(403-221 a.C)

Qin(221-206 a.C)

Han occidentali (206 a.C.- 9 d.C.)

Han orientali(25-220)

Jin occidentali (256-316)

Jin orientali (317.420)

Sedici regni (304-420)

Dinastie meridionali e settentionali

Dinastie meridionaliSong (420-479)Qi (479-502)Liang (502-557)Chen (557-581)Dinastie settentrionaliWei settentrionali (386-534)Wei orientali (534-550)Qi settentrionali (550-577)Wei occidentali (535-557)Zhou settentrionali (557-581)

Sui (581-618) Tang (618-907) Cinque dinastie e dieci regni

Liang posteriori (907-923)Tang posteriori (923.936)Jin posteriori (936-946)Han posteriori(947-950)Zhou posteriori(951-960)Dieci regni (902-979)

Song meridionali(1127

-1279)Liao (907-1125) Xia occidentali

(1032-1227) Jin (1115-1234) Yuan 1279-1368

M ig 1368-1644

Q ing1644-1911

Repubblica di C ina 1912-1949

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

1.1 Le origini del consumo e della produzione di bevande alcoliche nella Cina

arcaica

Il periodo arcaico è il momento in cui furono poste le basi della millenaria civiltà

cinese e del suo Stato. Si ritiene che il suo territorio sia stato abitato dall’uomo da

tempi antichissimi, basti pensare che nell’area di Zhoukoudian ( 周口店 ), a Sud-

Ovest di Pechino (北京 běijīng), siano stati trovati resti di uomini primitivi risalenti a

ben 16.922 anni fa (Roberts, 2007). Il Neolitico è l’ultimo dei tre periodi che

costituiscono l’età della pietra2 e in Cina è periodizzato tra l’8000 e il 2000 a.C., vide

lo sviluppo di varie culture neolitiche di cui le più note sono: Peiligang ( 裴李岗 ),

Hemudu(河姆渡), Yangshao(仰韶), Dawenkou(大汶口) e Qingliangang (清凉岗).

In seguito all’era Neolitica, vengono convenzionalmente individuati tre regni le cui

dinastie si sarebbero susseguite al governo della Cina tra il XXII e il III secolo a.C.:

dinastia Xia ( 夏 ) (XXI-XVI sec. a.C.), dinastia Shang ( 商 ) (1766-1122 a.C.) e

dinastia Zhou ( 周 ) (1122 - 256 a.C.). Il periodo coperto da quest’ultima è poi

suddiviso in due epoche, Zhou occidentali (1122-771 a.C.) e Zhou orientali (771-256

a.C.) con un’ulteriore ripartizione di quest’ultima epoca nel periodo delle Primavere

e degli autunni ( 春秋时代 chūnqiūshídài) (771-481 a.C.) e nel periodo degli Stati

combattenti ( 战 国 时 代 zhànguó shídài) (403-221 a.C.). Fu proprio durante

quest’ultima fase dinastica che grazie a cambiamenti politici, sociali, ideologici ed

economici furono poste le basi del primo impero centralizzato cinese (Sabattini

Santangelo, 2005:23-85).

Fatta una doverosa premessa storica riguardante la Cina arcaica, affermiamo che

l’utilizzo di bevande alcoliche ottenute per fermentazione di zuccheri è una pratica

propria della maggior parte delle società umane susseguitesi nella storia pressoché ad

ogni stadio del loro sviluppo. Quest’ampia diffusione, sia a livello spaziale che

temporale, trova le sue motivazioni nelle proprietà analgesiche, disinfettanti e

2 Convenzionalmente suddivisa in Paleolitico, Mesolitico e Neolitico, è il periodo della storia dell’evoluzione umana in cui l’uomo inizia a ricavare e a utilizzare utensili da vari elementi presenti in natura e si interrompe con la protostoria quando l’uomo inizia a fondere metalli e a ricavarne oggetti.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

inebrianti di tali bevande.3 Anche la Cina ha una lunga storia legata a questo tipo di

consumo, che è nato e si è sviluppato nel suo territorio con varie finalità. Uno dei

primi utilizzi delle bevande alcoliche ottenute per fermentazione è legato all’ambito

medico. Se ne parla già nel Canone interno dell'Imperatore Giallo ( 黄帝内经huángdìnèijīng)4 , risalente al periodo degli Stati Combattenti, dove la bevanda

alcolica è considerata un medicinale liquido, in particolare un farmaco antisettico.

Dalla scuola taoista( 道 家 dàojiā)5, invece, fu utilizzata come ingrediente per la

realizzazione dell’elisir di lunga vita e il suo impiego in tal senso è legato al

precedente utilizzo sia in ambito medico che come anestetico. Un altro impiego della

bevanda alcolica era quello di offrirla in contesti di alto rilievo, infatti era sia

un’offerta votiva per dei e antenati, sia un dono di grande pregio scambiato tra re e

imperatori sin dalla dinastia Zhou. Più tardi, sotto la dinastia Han (汉 206 a.C.-220

d.C.), diventò un dono che l’imperatore solitamente porgeva al proprio popolo in

occasioni speciali, divenne un mezzo d’intrattenimento durante i banchetti degli

aristocratici ed era molto diffusa anche tra i circoli dei letterati. Sicuramente il vino è

una bevanda che nel corso della storia si è adattata a più funzioni e che ha origini

molto lontane anche in Cina6. Tuttavia, parlare di vino in tale Paese riferendosi ad un

periodo storico precedente alla dinastia Han non è corretto, o almeno crea confusione

nel lettore italiano poiché le varietà alcoliche precedenti a quell’epoca non

comprendono il vino d’uva conosciuto in Occidente. Il carattere utilizzato dai cinesi

per indicare le bevande alcoliche è jiu(酒 )ed è utilizzato per indicarne vari tipi.

Spesso è stato tradotto molto con il termine vino, seppur con esso si indicassero

3McGovern P., Zhang J., Tang J., Zhang Z., Hall G., Moreau R., Nuñez A.,. Butrym E., Richards M., Wang C., Cheng G., Zhao Z., Wang C., Bar-Yosef, O. (2004), “Fermented Beverages of Pre- and Proto-Historic China”, Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 101:17593-175984 È uno dei sette classici della medicina cinese riconosciuti prima dell’era volgare di cui, però, non ci è giunta copia tuttavia si ritiene che essi siano stati inglobati in testi successivi. 5 Scuola di pensiero che si sviluppò nel periodo degli Stati Combattenti. I pensatori taoisti elaborarono una teoria per la quale l’impegno umano non doveva essere rivolto alla ricerca di rimedi per la difficile situazione politica del tempo (animata da conflitti), ma doveva seguire il principio non agire(无为 wúwéi), ponendosi all’ascolto della melodia del Dao che anima l’universo e vi crea un ambiente neutro, in cui l’unica regola è non agire, e lasciarsi trasportare da questo principio di verità assoluta totale ed indefinita che è il Dao. (Paolillo, 2014) (Cheng, 2000:185)6 Poo, Mu-Chou (1999), The Use and Abuse of Wine in Ancient China, Journal of the Economic and Social History of the Orient, 42:123-151

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

anche le varietà alcoliche presenti in Cina prima dell’introduzione del vino d’uva,

chiamato appunto putaojiu(葡萄酒), dove putao(葡萄) significa uva.

La bevanda alcolica ottenuta per fermentazione di cereali (prevalentemente riso) e

altri frutti, a cui spesso nelle traduzioni ci si riferisce come vino, ha una lunga storia

ed è citata in molti testi antichi dove solitamente se ne narra la leggendaria

invenzione attribuendola a figure di saggi o re. Un esempio è quello del testo

Strategie degli stati combattenti ( 战国策 zhànguócè)7 in cui si narra l’invenzione

della bevanda da parte di un personaggio della corte del leggendario re Yu( 禹 ),

fondatore della dinastia Xia. Nonostante i molti tentativi di ricondurne l’ideazione a

personaggi e contesti specifici con lo scopo di elevare l’importanza dell’oggetto in

questione, la sua nascita può quasi sicuramente essere ricondotta al caso e all’odore

inebriante sprigionato dalla fermentazione del riso di scarto depositato in contenitori

di vario genere8. Già iscrizioni oracolari di epoca Shang testimoniano la presenza di

tre varietà alcoliche ottenute dalla fermentazione di frutti, erbe, riso e miglio ma la

loro produzione e il loro consumo possono essere ricondotti a molto tempo prima.

Uno degli indizi che ci porta a questa considerazione si deve alla somiglianza in

forma e stile tra i bronzi di epoca Shang utilizzati per contenere, servire e consumare

la bevanda e vari reperti in ceramica di epoca Neolitica. A confermare queste

supposizioni contribuiscono gli studi condotti sul vasellame rinvenuto nel sito

archeologico di Jiahu (賈湖), situato nella provincia di Henan (河南), nei pressi del

Fiume Giallo (黄河 huánghé). Jiahu è il sito archeologico cinese con la più vasta area

portata alla luce e il maggior numero di resti della cultura neolitica Peiligang che si

sviluppò tra il 7000 e il 5000 a.C. in quella zona. Nel sito sono stati trovati i primi

strumenti musicali cinesi, le prime testimonianze della coltivazione di riso in Cina e

delle prime forme di scrittura9. Le analisi chimiche condotte sulle tracce organiche

ritrovate nel vasellame adibito alla conservazione e al trasporto delle bevande

mostrano la presenza di elementi chimici tipicamente riconducibili a bevande 7 È un famoso testo storiografico il cui autore è sconosciuto. È stato elaborato durante il periodo degli Stati Combattenti e contiene strategie diplomatiche e politiche riferite a quel periodo storico.8 Poo, Mu-Chou (1999), The Use and Abuse of Wine in Ancient China, op. cit., p.19中国社会科 学 院考古研究所, 2014, 河南 舞 阳 贾 湖 遗 址第八次发掘 取 得 重要成果 , http://www.kaogu.cn/cn/xccz/20140123/45102.html (data di consultazione 06/12/2018)

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ottenute dalla fermentazione del riso e dell’uva. Inoltre, l’elevata presenza di

coltivazioni di riso nel sito di Jiahu contribuisce a confermare l’utilizzo del cereale.

Ciò che fa pensare all’uva è, invece, la presenza di acido tartarico (un acido

dicarbossilico cristallino e bianco che si trova in molte piante e in particolar modo

nell’uva) e il fatto che sia stato il primo frutto di cui sono stati trovati i semi nel sito

di Jiahu. Il tipo di uva a cui ci si riferisce è di natura selvatica e diversa da quella

comunemente usata oggi per la produzione del vino (vitis vinifera). La Cina conta

infatti tra le 40 e le 50 diverse specie di uve selvatiche native del territorio, oggi di

queste specie 17 crescono proprio nello Henan. Tuttavia, l’uva non è il solo frutto

dalla cui fermentazione si ottiene acido tartarico e molti studiosi affermano che il

primo utilizzo di uve per produzione vinicola sia avvenuto più tardi, con

l’introduzione della vitis vinifera in Cina, nel II secolo a.C.10. Dagli studi, infatti,

risulta che la bevanda alcolica presente a Jiahu fosse un mix di riso e frutti fermentati

a cui veniva aggiunto del miele, la quale arrivasse ad avere una gradazione alcolica

del 9/10%. Secondo le ricerche, il frutto coinvolto nella creazione di questa bevanda

può essere sia il biancospino (山楂 shānzhā), sia una qualità di uva conosciuta come

vitis amurensis. Entrambi hanno un contenuto di acido tartarico equiparabile ma non

è possibile stabilire quale dei due frutti sia stato usato o se siano stati usati in

combinazione, poiché nel sito sono stati trovati i resti di entrambi. Ciò che possiamo

affermare con certezza è che già dal 7000 a.C. questa bevanda alcolica ottenuta per

fermentazione era diffusa e usata per il consumo quotidiano, in corredi funerari e in

cerimonie religiose, si tratta della prima bevanda alcolica di cui si abbia

testimonianza chimica al mondo11.

Un’altra testimonianza importante proviene dagli studi di un team di archeologi

sino-americano che, tra il 1999 e il 2001, ha condotto degli scavi nel sito di

Liangchengzhen (两城镇 ), risalente a circa 2.600-2.200 anni fa e situato a 20 km

dalla città di Rizhao(日照), nella provincia di Shandong(山东). Il sito copre un’area

10McGovern P., Zhang J., Tang J., Zhang Z., Hall G., Moreau R., Nuñez A.,. Butrym E., Richards M., Wang C., Cheng G., Zhao Z., Wang C., Bar-Yosef, O. (2004), “Fermented Beverages of Pre- and Proto-Historic China”, Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 101:17593-1759811 McGovern, P. (2010), Uncorking the Chinese past – the archaeological and chemical discovery of the world’s oldest "wine", P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 29-36

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

totale di circa un milione di metri quadrati di cui il team sino-americano ne ha portati

alla luce1.400, ricchi di reperti, informazioni e testimonianze utili a più branche del

sapere12.Per quanto riguarda il presente studio, anche in questo caso, sono in

particolar modo rilevanti i dati riguardanti le analisi chimiche condotte sul vasellame.

I test hanno rilevato tracce di bevande ottenute per fermentazione nelle pareti interne

di 7 degli oltre 200 pezzi rivenuti nel sito. In particolare, si segnala la presenza di

acido tartarico e sale di acido tartarico13, a indicare la possibilità che nella fase tarda

del Neolitico gli uomini avessero già iniziato ad utilizzare l’uva come lievito di

fermentazione nella produzione di miscele alcoliche. Nello specifico, anche in questo

caso, si tratta di uve selvatiche locali (di cui sono stati ritrovati resti di semi) e non

della tipologia di uva euroasiatica sopra citata, che al tempo era già coltivata e

utilizzata dall’uomo nell’Asia centrale. Come già detto, l’acido tartarico e suoi

derivati possono originarsi anche dalle bacche di biancospino, tuttavia, nel sito non

ne sono state trovate tracce. Solitamente, i livelli contenuti in esse sono ben più alti

rispetto a quelli contenuti nell’uva e per questo facilmente distinguibili. Fang Hui (方辉),uno dei membri del team, sottolinea l’importanza di questi ritrovamenti per la

datazione della storia del vino in Cina, infatti nell’ambiente accademico spesso si

ritiene che la bevanda sia stata introdotta nel Paese nel II secolo a.C. ma le tracce

rinvenute sui reperti risalgono a 2000 anni prima, lasciando la porta aperta a nuovi

studi al riguardo14.Sebbene non possiamo sapere con certezza quale fosse l’origine di

queste bevande, possiamo tuttavia affermare che in Cina l’utilizzo e il consumo di

bevande ottenute per fermentazione ha una storia molto lunga.

La maggior parte degli studi conferma che nella Cina antica fosse consumata

molto spesso una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione del riso, quindi

ottenuta da cereali e non da frutta. Dall’epoca Shang in poi tale bevanda ha assunto

un ruolo molto importante a livello sociale. Allora i recipienti bronzei ad essa adibiti

erano oggetti funerari che occupavano una porzione significativa nell’insieme di tutti

12Luan, Fengshi (2005), Excavations at the Liangchengzhen Site in Rizhao, Shandong Province from 1998 through 2001, (焦天龙 trad.), Chinese Archaeology, 5:27–3213L’acido tartarico e I suoi sali si ottengono dalla fermentazione del vino.14Si, Mao(2008), 中 国 人 酿 造 葡 萄 酒 有 近 5000 年 历 史 , http://lux.hexun.com/2008-08-05/107922272.html, (data di consultazione 22/10/2018)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

gli oggetti che accompagnavano il defunto. Scavi archeologici hanno rinvenuto la

loro presenza sia nelle tombe di re e reginen sia in quelle dei più umili, a

testimonianza dell’importanza riservata a tale bevanda. Questa usanza fu poi

tramandata alla successiva dinastia Zhou che, sebbene avesse adottato misure

restrittive sul suo consumo, a cui si imputava addirittura la caduta della dinastia

Shang, continuò ad includerla nel corredo funerario dei cittadini socialmente più in

alto. Nel periodo che va dagli Stati Combattenti agli Han, nel corredo funerario sono

sempre meno presenti i bronzi e appaiono recipienti fatti di altri materiali. Altra

testimonianza dell’importanza assunta da questa bevanda è il suo utilizzo in

cerimonie religiose dall’epoca Shang in poi, quando era impiegata come offerta agli

antenati e agli dei e rivestiva un ruolo primario tra i vari sacrifici offerti. Dagli Zhou

in poi abbiamo testimonianze del suo utilizzo in cerimonie anche non religiose con la

nascita della figura di un funzionario noto come il “maestro del vino”. Nel periodo

degli Stati Combattenti, il suo consumo entrò a far parte dei rituali ( 礼 lĭ) nel

Classico dei riti ( 礼 记 lǐjì)15, e successivamente fu impiegata anche a scopo

celebrativo. Entro la dinastia Han, il consumo della bevanda era talmente diffuso che

nel 98 a.C. l’imperatore Wudi (武帝)impose il monopolio sulla sua produzione per

sanare le casse imperiali. La bevanda era quindi diventata una risorsa economica

molto importante al pari di sale e ferro. Nell’81 a.C. il monopolio statale fu abolito

ma restò comunque un bene soggetto a tassazione da parte dello Stato16.

Una volta delineato il periodo storico in cui si sono originate le bevande alcoliche

in Cina e il loro utilizzo, possiamo parlare delle tipologie anticamente prodotte e

consumate. La tecnologia odierna ci consente di identificare tre tipologie di bevande

alcoliche nella protostoria e preistoria cinese: jiu(酒), li(醴)e luo(酪). Le ultime due

furono presumibilmente inventate durante il Neolitico e sul finire del periodo si

aggiunse loro anche la terza. Durante la dinastia Shang, poi, il li sostituì il luo e

15 Il testo, che contiene la descrizione di forme sociali, riti antichi e cerimonie di corte di epoca Zhou, fa parte dei cinque classici (五经 wǔjīng), ossia i testi alla base della conoscenza secondo il pensiero confuciano. In tempi molto successivi alla loro elaborazione divennero i testi su cui si doveva formare la burocrazia imperiale per il superamento degli esami per accedere a cariche pubbliche, istituiti in Cina dalla dinastia Sui (隋 581-618) nel 605. I Cinque Classici sono quindi i testi basilari della cultura tradizionale cinese.16 Poo, Mu-Chou (1999), The Use and Abuse of Wine in Ancient China, op. cit.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

durante l’epoca Zhou il jiu sostituì il li. La bevanda jiu si produceva a partire dal riso

o dal miglio che veniva saccarificato dagli enzimi di un preparato fungino detto

qu(麴)17e poi fermentato con lieviti. Il li era anch’esso ottenuto da riso o miglio ma

l’agente che ne provocava la saccarificazione era un cereale germinato noto come

nie(櫱) e la produzione di questa bevanda potrebbe essere paragonata al metodo di

produzione della comune birra occidentale. Durante la dinastia Zhou, si scoprì che si

poteva ottenere pressoché la stessa bevanda facendo terminare la fermentazione del

jiu dopo una breve incubazione e quindi senza usare il nie. Col tempo, il li divenne

un tipo di jiu ed entro la fine della dinastia Han scomparve. Il luo è la varietà più

antica tra le tre bevande ma anche quella di cui si hanno meno notizie certe. Esistono

tre teorie principali sulla sua composizione. Secondo la prima, il luo sarebbe acqua di

riso o acqua ottenuta dalla cottura del riso e poi inacidita, nota come jiang (浆). I

batteri lattici attaccano il jiang e fermentano lo zucchero in esso presente facendolo

diventare acido lattico. Questa bevanda, nota anche come miluo ( 米 酪 ), non è

alcolica e per questo è la teoria meno sostenuta tra le tre. La seconda teoria suppone

che il luo sia stato una bevanda derivata dal latte di mucca simile al latte acid. Infine,

l’ultima supposizione afferma che il luo sia stato un vino di frutta detto guoluo(果酪)

ed è l’ipotesi maggiormente accreditata per il fatto che molti frutti hanno un’alta

concentrazione di zuccheri (glucosio e fruttosio) e sono quindi facili da fermentare in

alcool grazie a lieviti. Inoltre, la loro fermentazione può avvenire spontaneamente

senza che l’azione umana si renda necessaria18. La periodizzazione di queste tre

bevande antiche potrebbe essere rappresentata come segue:

Inizi del Neolitico Tardo Neolitico Shang Zhou Han

Luo

Li

17 Si tratta di una coltura di avviamento alla fermentazione che contiene molti microorganismi e i loro enzimi, si realizza a partire da cereali o da materiali derivanti dalla lavorazione dei cereali. La maggior parte dei cibi fermentati in Cina sono realizzati usando questo qu. Chen, G. (2010), Jiuqu fermentation techniques and achievements in using microorganisms in China, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, p. 8418Huang, X. (2010), “The origin of alcoholic fermentations in ancient China”, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 41-57

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Jiu-li

Jiu

1.2 Storia del vino nella Cina imperiale

La Cina è un Paese che ha a lungo avuto uno status di supremazia e centralità in

Estremo Oriente, ove per molto tempo l’Impero cinese è stato la maggiore

formazione politica. La storia imperiale cinese si apre nel 221 a.C., con la dinastia

Qin ( 秦 221-206 a.C.) e il re Yin Zheng ( 嬴政 ) che adottò il titolo di Primo

imperatore (始皇帝 shĭhuángdì), e si concluse nel 1911, con la caduta della dinastia

Qing(清 1644-1911). La sua lunga durata è un chiaro segno della grandezza di tale

formazione politico-sociale, ancor più se si considera che periodi di divisione o

invasioni di popoli nomadi e semi-nomadi rafforzarono, alimentarono e arricchirono

il sistema imperiale (Granet, 1974). Il suo fulcro era il palazzo imperiale, dal quale si

riteneva s’irradiassero la civiltà e l’idea stessa di impero. Nei rapporti con altri popoli

o entità politiche si registrava un atteggiamento di sudditanza da parte dello straniero

verso l’impero che era connotato da uno status di centralità e universalismo. Popoli

nomadi e paesi stranieri potevano facilmente essere inclusi nel sistema imperiale:

essendo esso una struttura con ambizione universale chiunque fosse al disotto del

Cielo(天下 tiānxià) poteva essere guidato dall’imperatore che era Figlio del Cielo

stesso. Tuttavia, tali territori e popoli restavano marginali rispetto alla grandezza

dell’Impero celeste: era il sistema sociale alla cui base troviamo i contadini sedentari

a essere centrale, rispetto, ad esempio, alle popolazioni nomadi. Queste, seppur

incluse nell’impero, restavano ben lontane dal raggiungere il polo di civiltà e

grandezza rappresentato dal fulcro del sistema. La relazione con altre entità socio-

politiche si estrinsecava attraverso tributi, che avevano alto valore rituale, piuttosto

che economico, ed erano visti come un omaggio all’imperatore in quanto tutore

dell’ordine celeste. Le relazioni commerciali con altri paesi furono registrate negli

annali come tributi, proprio per marcare una relazione che si svolgeva su due piani

diversi, in cui quello centrale era naturalmente ricoperto dall’Impero cinese

(Santangelo, 2014:3). 17

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

La storia imperiale della Cina si connota per tratti che la rendono unica rispetto a

quella di altre formazioni imperiali esistite nel corso della storia. Innanzi tutto, dal III

sec. a.C. in poi la grandezza territoriale dell’impero e il suo sistema politico sono

stati preservati, nonostante la presenza di forze centrifughe che sembravano minarne

l’unità territoriale e la stabilità politica. Anche nel passaggio da sistema imperiale a

stato-nazione la popolazione cinese non ha mai dubitato di riconoscersi nel sistema

politico rappresentato dalla Cina, dove non si è mai assistito a scismi religiosi o

politici di grande risonanza come nel mondo occidentale. A differenza di

quest’ultimo, inoltre, la civiltà cinese non ha mai avuto grandi necessità

espansionistiche a livello territoriale. Fatta eccezione per alcuni episodi sporadici, la

Cina si è sempre limitata a voler mantenere la stabilità dei confini e colonizzare i

popoli a essa limitrofi, a sua volta, poi, non ha mai subito un processo di

colonizzazione tale da suscitare fenomeni come scissioni o rigetti etnici, culturali e

religiosi. Infine, le relazioni con l’estero sono state connotate da un andamento

ciclico tra fasi di chiusura e di apertura: adottando ora un atteggiamento difensivo e

conservatore, ora di maggiore predisposizione verso lo straniero (Osterhammel,

1992: 4-5).

Alla dinastia Qin seguì la dinastia Han, fondata da Liu Bang( 劉邦 ), poi diventato

l’imperatore Gaozu (高祖), e convenzionalmente suddivisa in Han occidentali (西汉206 a.C.- 9 d.C.) e Han Orientali (东汉 25-220). Sotto il loro regno si assistette ad

una riconfigurazione della Cina in termini politico-istituzionali, territoriali e di

pensiero e alla creazione di un insieme di elementi specificatamente cinesi che

costituirono la base della cultura del paese. Non a caso, ancora oggi, delle 56 etnie

presenti in Cina quella Han, che prende nome dalla dinastia, è la più numerosa e ad

essa appartiene ben il 92% della popolazione (Cheng, 2000:302). Degli Han è

ricordato in particolare l’imperatore Wudi (140-87a.C.) che intraprese campagne

militari sia a protezione dei confini imperiali, sia volte all’espansione territoriale,

perseguì una politica interna accentratrice e istituì il monopolio su moneta, sale, ferro

e alcool (Sabattini Santangelo, 2005). Sotto il suo regno, si consolidò la dottrina

confuciana e l’impero cinese divenne universale. Il punto di passaggio tra gli Han

occidentali e quelli orientali è segnato dall’usurpazione del trono d parte di Wang 18

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Mang(王莽 9-23), che fu poi sconfitto dal legittimo erede al trono Guangwu(光武).

La dinastia Han viene spesso paragonata all’impero romano, per essersi spinta ai

limiti del mondo allora conosciuto; sotto il suo regno vi fu innovazione tecnologica,

del sistema legale e amministrativo, e l’unificazione linguistica a livello scritto

(Roberts, 2007).

Figura 2, Cartina dei territori della dinastia Han, fonte: Museo d'Arte Cinese ed Etnografico, Missionari Saveriani-Parma

Fu in tale contesto che il vino entrò in Cina per la prima volta. L’uva della specie

vitis vinifera è generalmente considerata il frutto più adatto per la produzione di vino,

ha avuto origine nella zona settentrionale dell’odierno Iran e fu portata in Cina per la

prima volta dall’Asia centrale da Zhang Qian (張騫).19 Quest’ultimo fu un emissario

della dinastia Han sotto l’imperatore Wudi, che nel 138 a.C. gli affidò un’importante

missione diplomatica verso Ovest alla ricerca di alleati contro il popolo nomade degli

Xiongnu ( 匈 奴 ), che al tempo rappresentava la principale minaccia ai confini

dell’impero (Roberts, 2007). Per molti storici cinesi questa missione ha segnato

l’inizio dei rapporti diplomatici ed economici dell’impero cinese con i popoli ad

Ovest. Il punto di partenza della spedizione fu l’allora capitale Chang’an (长安 ),

l’attuale Xi’an (西安). Dopo aver affrontato numerose difficoltà, Zhang Qian riuscì

ad arrivare nell’allora regno di Dawan (大宛), situato in una grande vallata cinta da

19Huang, X. (2010), “The origin of alcoholic fermentations in ancient China”, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 41-57

19

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

monti, chiamata oggi valle del Fergana20 e corrispondente al territorio di confine tra

l’attuale Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan, come mostra la cartina seguente

(Boulnois, 2016).

Figura 3, Cartina geografica del primo viaggio ad ovest di Zhang Qian, fonte: Boulnois, 2016

Qui Zhang Qian ebbe l’opportunità di conoscere molti cibi e bevande nuovi, tra cui

appunto l’uva e il vino da essa ricavato. Nel testo Memorie di uno Storico ( 史 记shǐjì) di Sima Qian (司马迁) 21, si racconta che a Dawan esistesse una bevanda

alcolica prodotta con uva di cui gli abitanti più facoltosi avevano scorte di oltre

diecimila dan (石)22. Essa poteva, infatti, essere conservata fino a 20/30 anni senza

che si rovinasse e si dice che le persone del posto amassero il proprio vino come i

cavalli amano l’erba medica (Needham, 2000: 240). La spedizione ad Ovest si

concluse nel 126 a.C. con il ritorno di Zhang Qian a Chang’an, accolto con grande

entusiasmo da parte dell’imperatore Wudi che gli ordinò altre due spedizioni. Sarà

dalla terza missione diplomatica del 115 a.C. che dalla valle del Fergana gli inviati

dell’imperatore cinese portarono in Cina l’uva (o semi d’uva) della specie vitis

20 È un’area che si trova nella catena montuosa Tian Shan in Asia centrale, è una valle molto fertile e densamente popolata.21Memorie d’uno storico, o Shiji, è una delle più importanti opere storiografiche cinesi, nonché una delle prime; è il risultato dell’opera di compilazione di materiali preesistenti e qui raccolti a opera dello storico Sima Qian (145-86 a.C.). Lo Shiji raccoglie la storia cinese dai suoi albori al 90 a.C. circa. (Bertuccioli, 2013: 120)22 Unità di misura tradizionale corrispondente a circa 100 litri.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

vinifera (Boulnois, 2016). Il regno dell’imperatore Wudi segna convenzionalmente

l’inizio della coltivazione di viti del tipo vitis vinifera in Cina23.

Nel 60 a.C., sempre durante il regno di Wudi, gli Han occidentali presero il controllo

di Xiyu (西域)24 sottraendola al popolo degli Xiongnu. La regione si trova ad Ovest

del passo di Yumen(玉门关 yùménguān), nell’Asia centrale, e corrisponde all’incirca

ai territori dell’attuale Xinjiang. Era attraversata dalle antiche rotte della Via della

Seta (丝绸之路 sīchóuzhīlù)25e per questo fu contesa a lungo tra l’impero cinese e

altri popoli, fu solo sotto la dinastia Tang (唐) che il controllo su tali regioni venne

consolidato. Xiyu fu la prima zona della Cina ad essere interessata dalla produzione

viti-vinicola. Nel Libro degli Han (汉书 hànshū)26sono presenti riferimenti alla

coltivazione della vite e alla produzione di vino a Xiyu, nei regni di Qiemo ( 且末),

Nanzhou( 难 兜 ), Jibin( 罽 宾 ) e Dawan. In particolare, nel testo si registra la

coltivazione di uva a Qiemo, Nanzhou e Jibin mentre a Dawan avveniva anche la

loro trasformazione in vino, che la popolazione consumava abitualmente. Nel testo

Libro degli Han posteriori (后汉书 hòuhànshū)27 a questa lista si aggiungono altri

territori, tra cui il regno di Yiwu ( 伊 吾 ). Ricerche archeologiche condotte nella

seconda metà del XX secolo hanno poi rinvenuto nella zona del Xinjiang tutta una

serie di utensili legati al vino. Risalente alla dinastia Han, è stato trovato un set di

utensili tra cui contenitori bassi e schiacciati di ceramica per la fermentazione e

strumenti di legno per estrarre il succo d’uva esercitando pressione sul frutto stesso.

Sempre dello stesso periodo, sono stati trovati in tombe diverse orecchini pendenti a

23Li, D. (2013), The history of Chinese winegrowing and winemaking - part 1, Decanter China, https://www.decanterchina.com/en/columns/demeis-view-wine-communication-from-a-chinese-winemaker/the-history-of-chinese-winegrowing-and-winemaking-part-1 (data di consultazione 04/12/18)24 Con questo termine ci si riferisce ad una regione storica citata nelle cronache cinesi tra il III secolo a.C. e l’VIII secolo.25 Rotte terrestri, marittime e fluviali lungo le quali nell'antichità si erano avvenivano i commerci tra l'impero cinese e quello romano.26 Opera storiografica in 100 volumi che copre il periodo della dinastia degli Han occidentali dal 206 a.C. al 25 d.C., fu realizzata da Ban Biao(班彪)e dal figlio Ban Gu(班固).27 Opera storiografica a opera di Fan Ye ( 范晔 ) realizzata nel V secolo, copre il periodo degli Han orientali dal 25 al 220.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

forma di grappolo e affreschi raffiguranti viti28.Altre fonti affermano che la vite fosse

coltivata anche nella confinante zona del Gansu (甘肃) e più precisamente a Longxi

(陇西), Wuyuan (五原) e Dunhuang (敦煌). Tra le fonti scritte in cui si parla di

uva e vino abbiamo anche lo Shennong Bencao Jing ( 神 农 本 草经 ), un testo

compilato in epoca Han su agricoltura e piante medicinali, dove parlando dell’uva si

annota che da essa si può ottenere vino ma senza spiegare come fosse prodotto

(Needham, 2000: 240). A tal proposito, si suppone che nell’area dell’attuale Xinjiang

le tecniche per la viticoltura e la vinificazione fossero già arrivate sul finire della

dinastia Qin dalle vicine regioni dell’Asia centrale. Secondo la zimologia29, il vino si

ottiene facendo fermentare da lieviti (a cui a volte vengono aggiunti lactobacilli)

succo d’uva fresco, ottenuto esercitando pressione sul frutto o sminuzzandolo.

Essendo questa la tecnica comunemente utilizzata in Occidente si ritiene che essa

fosse diffusa nel Xinjiang già al tempo, mentre nelle aree centrali dell’impero si

utilizzavano invece cereali per produrre alcolici aggiungendo agenti fermentanti

come il nie (cfr. p. 9)30.Q Per tali ragioni, si suppone che il vino realizzato nelle aree

più centrali della Cina fosse realizzato con l’ausilio di agenti fermentanti già

impiegati nella produzione di bevande alcoliche a base di cereali (Needham, 2000).

Dalla dinastia Han in poi, inoltre, iniziarono gli scambi con i popoli occidentali lungo

la Via della Seta e tra le merci che percorrevano tale rotta commerciale vi erano sia

l’uva sia il vino31. Nel lungo periodo di tempo che separa la dinastia Han dalla

dinastia Tang, la produzione vinicola non si diffuse nelle pianure centrali dell’impero

e rimase confinata alle regioni occidentali che spesso offrivano la bevanda come

tributo all’imperatore. Le bevande alcoliche consumate erano per lo più ottenute

dalla fermentazione di cereali, il vino era presente solo sulle tavole di alti funzionari

e notabili ed era percepito come una bevanda esotica (Needham, 2000:241).

28 Wei, S. (2010), “Grape cultivation and winemaking in the Western regions of China in the pre-Tang period”, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 91-10129 Parte della biochimica che studia l'attività e la composizione degli enzimi30Chen, X. (2010), “Ancient Chinese wine culture before the two Song Dynasties”, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 128-162 31 Luo,Guoguang (2010), The influence of the development of viticulture on the history and culture of grape wine in China, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, p. 58

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Alla dinastia Han seguì un periodo di divisione politica e territoriale a cui ci si

riferisce come Periodo delle Sei Dinastie e Sedici regni (220-589), caratterizzato

dalla presenza di sei dinastie e vari regni, che si concluse con l’ascesa della dinastia

Sui(隋朝 581-618), la quale riunificò l’impero dopo due secoli e mezzo (Sabattini

Scarpari, 2010:156-166). In questo periodo, la produzione viti-vinicola proseguì

nelle regioni occidentali, iniziando pian piano a diffondersi verso le zone più centrali

della Cina, soprattutto nelle capitali dei vari regni che si erano formati. Negli Stati

più ad Ovest il vino era molto diffuso anche tra la popolazione ed era una delle

maggiori merci di scambio a livello commerciale32.

Ai Sui fece seguito la dinastia Tang (618-907), fondata da Li Yuan ( 李渊 ), poi

noto come imperatore Gaozu (高祖), e ricordata come uno degli apici di splendore

nella storia imperiale cinese. Durante il primo secolo della dinastia Tang, l’impero ha

goduto di una situazione sana e prospera, caratterizzata da un’importante influenza

esercitata su territori esterni e da una grande crescita del commercio con l’estero. La

capitale Chang’an divenne la città più popolosa al mondo, con più di un milione di

abitanti. Il declino della dinastia iniziò con la rivolta di An Lushan ( 安 禄山 ) che

avvenne tra il 755 e il 763, portando distruzione nelle pianure della Cina

settentrionale che una volta erano prospere e fertili. In seguito a questi eventi

l’impero cambiò la propria struttura politica ed economica andando verso un lento

declino (Sabattini Scarpari, 2010: 156-166).

32Chen, X. (2010), “Ancient Chinese wine culture before the two Song Dynasties”, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 128-162

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Figura 3, Cartina geografica dei territori della dinastia Tang, fonte: Museo d'Arte Cinese ed Etnografico, Missionari Saveriani-Parma

Sotto la dinastia Tang la vite e il vino divennero maggiormente conosciuti anche

nella Cina interna. La coltura della vite era, infatti, già ben sviluppata ad Ovest, in

particolare nell’area a Sud e Nord dei monti Tianshan (天山)33 , che presentavano un

ambiente naturale ottimale, così come nel Xinjiang dove la produzione vinicola era

ormai sviluppata34.Il testo Memorie di un viaggio ad Occidente (大唐西域记dàtángxīyùjì) narra il viaggio verso Ovest dal 629 al 664 del pellegrino buddista

Xuanzang ( 玄 奘 ), il quale vi si recò in cerca di scritti buddisti, e fornisce una

testimonianza della vita dei regni a Ovest dell’impero (Bertuccioli, 2013:218). In

esso, alla lista di regni presentata nel Libro degli Han se ne aggiungono molti altri in

cui si coltivava la vite e si produceva vino, tra cui i regni di Yanqi (焉耆) e Qiuzi (龟兹). Oltre a questa, molte testimonianze scritte confermano che nel periodo che va

dalla dinastia Han alla Dinastia Tang le regioni occidentali raggiunsero un apice

nella produzione viti-vinicola, in particolare nelle zone oggi a Nord-Ovest e Sud-Est

dell’Afghanistan, a Sud-Est e Nord del Pakistan e vicino al Kashmir, interessando

l’Asia centrale in generale. Di epoca Tang sono, inoltre, molte tombe ritrovate nel

Xinjiang che contengono resti d’uva, contenitori per il vino e strumenti per produrlo,

soprattutto nei pressi della città di Turpan( 吐 魯 番 ) e del bacino di Tarim. In

33 Sistema montuoso dell’asia centrale collocate nell’attuale confine tra Cina e Kirghizistan. 34 Su, Zhenxing (2010), On the exchange of ancient Chinese and Western grape and grape wine culture, op. cit.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

particolare, a giudicare da affreschi presenti nelle case e nelle tombe dove sono

raffigurate scene legate alla viticoltura e alla produzione vinicola, possiamo

affermare che nella regione di Xiyu questo fosse un aspetto comune nella vita dei

suoi abitanti a differenza di altre zone dell’impero35.Sotto il regno dell’imperatore

Taizong (太宗 626-649)36, l’uva e le tecniche di produzione vinicola dal Xinjiang

furono introdotte nelle zone interne e dopo essere arrivate nell’attuale Shaanxi(陕西)

a Chang’an, si diffusero progressivamente in molte altre zone interne, dapprima, in

quelle che sono oggi le province dello Henan e dello Shanxi(山西 ) e poi nello

Hebei(河北) e nello Shandong(山东)37.Un evento determinante per la popolarità e la

diffusione del vino nell’impero cinese fu, infatti, la conquista di Turpan nel 640,

dopo la quale, stando alle fonti scritte del tempo, la vite fu piantata nei giardini della

corte dei Tang. In particolare, vennero piantate due qualità di vite, una detta

maruputao(马乳葡萄), tipica dell’Asia centrale, e quella dell’uva comune, anche

detta perla del drago( 草 龙 珠 cǎolóngzhū) per la sua forma rotondeggiante. Dal

Xinjiang furono, inoltre, importati i metodi per la produzione del vino (Needham,

2000). La tecnica di fermentazione naturale utilizzata nel Xinjiang durante la dinastia

Han si tramandò fino alla dinastia Tang, ma a essa se ne unirono altre e furono

introdotti nuovi metodi come il trattamento termico e la disacidificazione. Si

producevano molti tipi di vino, alcuni realizzati a partire dal solo succo d’uva e

lieviti, altri mescolando uva, cereali e lieviti e altri ancora erano realizzati grazie alla

sola fermentazione naturale dell’uva38. Della bevanda erano apprezzati i colori e il

profumo e la si scambiava spesso come dono tra funzionari, permettendone così la

diffusione nella capitale. Sotto i Tang, Taiyuan(太原 ) divenne uno dei principali

centri per la produzione vinicola e qui si utilizzava per lo più l’uva maruputao. Il

vino qui prodotto ebbe un modesto successo e per la sua produzione furono usati

35Wei, S. (2010), “Grape cultivation and winemaking in the Western regions of China in the pre-Tang period”, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 91-10136 Il regno dell’imperatore Taizong è considerato l’età dell’oro della storia imperiale cinese e l’imperatore incarna il modello ideale di sovrano confuciano.37Luo,Guogang (2010), The influence of the development of viticulture on the history and culture of grape wine in China, op. cit., pp.58-5938Chen, X. (2010), “Ancient Chinese wine culture before the two Song Dynasties”, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 128-162

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

lieviti naturali che si trovano già nel frutto anziché altri agenti fermentati già noti ai

cinesi, come il qu (cfr. pag.). Nonostante ciò, per molto tempo, il vino è giunto in

Cina soprattutto come tributo o attraverso il commercio, la sua produzione locale

rimase sempre latente per due motivi principali:

Le condizioni climatiche della Cina settentrionale sono molto diverse da

quelle dell’Asia occidentale, che si affaccia sul Mediterraneo, e

dell’Europa, dove gli inverni sono lunghi e miti e le estati secche.

L’inverno è invece qui rigido e le piogge molto abbondanti in estate,

quindi la vitis vinifera potrebbe non aver espresso al meglio il proprio

potenziale in termini di qualità e raccolto, raggiungendo un certo successo

come coltivazione in alcune zone, ma non al punto da diventare un

prodotto d’importanza economica;

Il processo di fermentazione dell’uva in vino era poco sviluppato in Cina e

per ottenere un prodotto di buona qualità è necessario prestare attenzione a

molti dettagli che possono essere appresi dall’esempio altrui o

dall’esperienza. Inizialmente si aggiungeva alla fermentazione il lievito qu

che ne alterava il sapore e consumava zuccheri che altrimenti sarebbero

stati trasformati in alcool, riducendo così la resa del vino. Anche quando si

iniziò a far fermentare naturalmente l’uva, tuttavia, i risultati rimasero

modesti.

In epoca Tang, il vino iniziò quindi ad essere conosciuto e diffuso, tuttavia quello

prodotto localmente non era apprezzato quanto quello importato o ricevuto in tributo

dai regni a occidente, né quanto il vino di cereali prodotto da sempre. Per tali ragioni,

anche in questa fase il vino restò ancora un bene considerato esotico e per pochi

(Needham, 2000: 243). Al tempo,dati la difficoltà nel reperirla, il lungo viaggio che

da percorrere e per il fatto che fosse consumata tra alti funzionari e ricchi, l’uva era

definita come “il frutto prezioso d’Occidente” ( 西 域 珍 果 xīyù zhēnguǒ), a

testimonianza della sua ancora limitata diffusione. La coltivazione di uva e la

produzione vinicola si sono lentamente sviluppate nel corso di ogni dinastia e

durante la dinastia Yuan ( 元 1206-1368) si era notevolmente perfezionata

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

raggiungendo livelli molto alti39. Tuttavia, nel periodo di divisione politica che seguì

alla caduta dei Tang, fatta eccezione per la regione di Xiyu, che aveva una

produzione vinicola ben consolidata, nel resto del Paese ci fu uno stallo nella sua

produzione e consumo40.

Dopo la dinastia Tang ci fu un nuovo periodo di divisione che fu relativamente

breve perché durò solamente mezzo secolo, a prova della solidità del regno istituito

dai Tang. Dal 907 al 960, il territorio fu diviso in due parti, quella settentrionale,

dove si susseguirono cinque dinastie, e quella meridionale, suddivisa in 10 regni. Nel

960 fu instaurata la dinastia Song (宋 960-1279) che riuscì a riunificare buona parte

del territorio cinese (Roberts, 2007:110). Tuttavia, a causa della formazione di nuovi

stati sino-barbarici, dopo il 1127 i Song furono costretti a ritirarsi a Sud, in quella che

era ormai la zona più ricca e popolosa della Cina. Dal 1127 al 1279, si parla infatti

dei Song meridionali che incentivarono nel Sud della Cina una grande crescita

economica e sociale, già avviatasi sotto ai Tang. Ci fu un forte movimento di

urbanizzazione, l’aumento dell’alfabetizzazione e una crescita nel commercio

(Sabattini Scarpari, 2010). La dinastia dei Song Meridionali fu poi soppiantata dalla

dinastia Yuan, di origine mongola. Gengis Khan radunò un esercito di popolazioni

nomadi e conquistò dapprima la parte settentrionale dell’impero e poi Kublai Khan

prese la corte dei Song nel 1279, instaurando la dinastia Yuan e diventando il primo

imperatore non Han della Cina. La capitale divenne Pechino e l’impero cinese

raggiunse la più vasta espansione territoriale fino ad allora registrata. Fu intensificato

lo scambio con altri popoli lungo le Vie della Seta e l’impero fu caratterizzato da

diversità culturale. Secondo il punto di vista tradizionale della storiografia cinese, il

governo mongolo portò gravi danni all’impero e fu accusato di aver esercitato

discriminazioni razziali ed economiche contro i cinesi, di non aver sfruttato lo

sviluppo tecnologico ed economico raggiunto sotto i Song e di aver favorito lo

sviluppo del despotismo. Tuttavia, agli Yuan va attributo il merito di aver riunificato

il territorio dell’impero, non ci furono modifiche sostanziali alla civiltà cinese ma

39Luo, G. (2010), “The influence of the development of viticulture on the history and culture of grape wine in China”, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 57-69

40 Su, Z. (2010), “On the exchange of ancient Chinese and Western grape and grape wine culture”, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 163-166

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

piuttosto un continuo atteggiamento che voleva prenderne e farne propri alcuni

aspetti, seppur mantenendo le proprie caratteristiche. Infine, consentirono all’impero

di godere di un periodo di stabilità politica (Roberts, 2007).

Figura 5, Cartina geografica dei territori della dinastia Han, fonte: Museo d’Arte Cinese ed Etnografico, Missionari Saveriani - Parma

Nel periodo che separa la dinastia Tang dagli Yuan, la produzione vinicola ebbe

uno stallo nella Cina interna, ad Hangzhou( 杭 州 ), ad esempio, alla vigilia

dell’invasione mongola il vino era un bene di lusso che veniva importato insieme

all’uva secca, ma non era apprezzato come quello di riso (Gernet, 1983:154). Sotto la

dinastia Yuan, si utilizzavano vari ingredienti per realizzare bevande alcoliche come

latte di cavallo, cereali e frutti, tra cui il più importante era l’uva (Liang,2017: pp.

52-59). Sotto questa dinastia, la tradizione vinicola tornò in voga: il consumo di vino

era molto diffuso tra le élite sociali mongole in occasione di celebrazioni di vario

genere, veniva scambiato come dono ma anche offerto come sacrificio nelle

celebrazioni di corte. In particolare, dal regno di Kublai Khan, il vino fu utilizzato

come sacrificio agli dei al pari della bevanda alcolica a base di latte tipica della

cultura mongola, a testimonianza dell’importanza raggiunta. Il palazzo imperiale

degli Yuan aveva, inoltre, delle stanze addette alla conservazione della bevanda data

la sua ampia diffusione e consumo. Esistono molte testimonianze letterarie e

artistiche che dimostrano il consumo di vino e la coltivazione di viti in varie zone

dell’impero ma al tempo della dinastia Yuan le tecniche utilizzate in epoca Tang

erano andate perse e ci volle molto prima che venisse nuovamente affinata la tecnica 28

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

per realizzare la bevanda41. Inizialmente, infatti, la bevanda alcolica maggiormente

consumata era il prodotto di cereali e uva, questa veniva spezzettata e i lieviti naturali

presenti sulla buccia fermentavano il tutto (Liang,2017: pp. 52-59). Fu solo in

seguito alla completa conquista della Cina settentrionale da parte di Gengis Khan che

nello Shanxi furono recuperate le tecniche di produzione vinicola. La produzione

riprese proprio in quest’area che pagava con tale bene i sui tributi alla corte reale, il

vino veniva poi anche importato dall’Asia Centrale e dalla Persia. Sul finire della

dinastia Yuan, per volere dell’imperatore, furono piantate delle vigne in più sedi tra

cui Taiyuan e Nanchino ( 南京 nánjīng). Marco Polo fu alle dipendenze di Kublai

Khan dal 1275 al 1291e parlando di Taiyuan nella sua opera Il Milione dice:

“Quando l’uomo si parte di questa città di Giocui […] trova uno reame chiamato

Taianfu. E a capo di questa provincia […] è una città c’ha nome Taianfu, […] quivi

hae molto vino, e per tutta la provincia del Cattai non ha vino se non in questa città; e

questa ne fornisce tutte le province d’intorno.”42. Al tempo, la produzione era ancora

molto limitata a quella zona ma la coltivazione di viti aumentò progressivamente e si

diffuse in più aree. Le zone interessate furono soprattutto quelle di Hexi(河西 ), di

Longxi, dello Shanxi e dello Henan. Il controllo sulla qualità del vino veniva fatto

portando la bevanda prodotta ad alta quota al nono mese del calendario lunare per

verificare se a contatto con l’acqua congelasse o meno, nel caso in cui resistesse alle

basse temperature si aveva una prova della qualità della bevanda. In questo periodo,

inoltre, il vino iniziò ad essere prodotto anche artigianalmente, non veniva tassato

come gli altri alcolici e, anche per questo, la sua diffusione fu facilitata così come la

sua produzione a livello familiare (Liang, 2017: pp. 52-59). La dinastia Yuan

rappresenta un apice nella storia dell’apprezzamento del vino in Cina, tuttavia, sotto

le dinastie successive la produzione vinicola continuò a essere concentrata

soprattutto nelle aree occidentali dell’impero43e ci fu un declino nella sua popolarità a

differenza, invece, del consumo di uva come frutto (Needham, 2000:245). Fu il

41Liu, Y. (2010),Wine culture, production and trade in Mongol-Yuan China, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag42Polo, M. a cura di D. Ponchiroli (1974), Il Milione, Einaudi, Torino, XCI p.14043 Su, Z. (2010), “On the exchange of ancient Chinese and Western grape and grape wine culture”, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 163-166

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

liquore giallo ( 黄酒 huángjiǔ), a base di riso, la bevanda alcolica prevalentemente

diffusa tra i cinesi (Bobik, 2015).

Alla dinastia Yuan seguì la dinastia Ming (明 1368-1644), fondata dall’imperatore

Hongwu (洪武), che riportò sul trono una dinastia cinese. Sotto il suo regno e quello

di Yongle( 永 樂 ), l’impero prosperò, il periodo fu caratterizzato da una vivace

espansione commerciale e fu rivalorizzata e rinnovata l’identità culturale cinese.

L’impero si diresse poi verso un lungo declino che culminò con la dissoluzione della

dinastia nel 1644, quando calamità naturali, l’invasione mancese dei fondatori della

successiva dinastia Qing e incursioni di pirati giapponesi ne determinarono la fine

(Roberts, 2007:154).

Il controllo delle regioni occidentali dell’impero si fece sempre più difficoltoso

sotto i Ming, influenzando la presenza di uva nell’impero e la viticoltura nelle zone

interne. Questo fattore unito alla più vasta diffusione del liquore giallo e alle

maggiori difficoltà di produzione e conservazione rispetto agli alcolici a base di

cereali comportarono un brusco rallentamento nella sua produzione e consumo. Si

ritiene, però, che fu proprio sotto la dinastia Ming che avvennero le prime

importazioni dirette di vino dalla Spagna e dal Portogallo, i cui mercanti arrivarono

in Cina agli inizi del XVI secolo44.

Alla caduta dei Ming, il trono imperiale fu preso dal clan dei Manciù, originario

della Manciuria, che, sotto la guida dell’imperatore Shunzhi( 顺 治 ), fondarono la

dinastia Qing (1644-1911). Sotto il loro dominio, ci fu espansione territoriale e

crescita nelle arti e nella letteratura, con il regno dell’imperatore Kangxi (康熙) ci fu

un grande sviluppo nelle conoscenze e nell’interesse per la cultura occidentale.

Tuttavia, la chiusura di molti mercati commerciali con l’Europa, gravi sconfitte

militari subite per mano degli europei e dei giapponesi provocarono conflitti interni,

rivolte e crisi economiche che portarono al lento sgretolamento del sistema

44Kjellgren, B. (2004), Drunken modernity: wine in China, Anthropology of Food, French National Institute for Human and Social Sciences, https://journals.openedition.org/aof/249 (ultima consultazione 23/12/2018)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

imperiale45.La supremazia di cui aveva goduto l’impero cinese, infatti, si concluse

con l’inevitabile confronto con l’Occidente che mise in luce le fragilità e l’incapacità

dell’impero di rispondere con efficacia all’aggressione europea su più fronti. Gli

eventi che sancirono l’inizio di questo confronto furono la Prima Guerra dell’Oppio

(1839-1842) e la Seconda Guerra dell’Oppio (1856-1860). La prima si concluse con

il Trattato di Nanchino del 1842, che fu il primo trattato ineguale firmato dalla Cina a

vantaggio delle potenze occidentali. Questi trattati vengono definiti ineguali perché

prevedevano grandi vantaggi per le potenze occidentali senza nessun beneficio per la

Cina. L’insieme delle imposizioni cui si dovette piegare ne metteva in crisi lo status

di centralità nelle relazioni con gli altri paesi, sia dal punto di vista pratico sia

formale, rappresentando una vera e propria umiliazione sul piano internazionale.

Tuttavia, fu solo in seguito al secondo conflitto che l’impero cinese prese coscienza

della propria debolezza: con i trattati ineguali di Tianjin ( 天 津 1858) e Pechino

(1860) le élites cinesi compresero l’inadeguatezza del proprio sistema a far fronte al

confronto con l’Occidente. Si percepirono l’esaurimento del mandato celeste e

l’inadeguatezza del sistema politico economico vigente. Inizialmente la Cina reagì al

confronto con un atteggiamento di chiusura e rifiuto verso l’Occidente, in seguito si

cercò di colmare le distanze, dapprima in ambito tecnico militare e poi politico

istituzionale, con la dissoluzione del sistema imperiale nel 1911. Il culmine di questo

processo fu un cambiamento culturale generale i cui momenti fondamentali furono

l’abolizione del sistema degli esami (uno dei simboli del confucianesimo) nel 1905 e,

più tardi, il movimento del 4 maggio 1919( 五 四 运 动 wǔsìyùndòng), che fece di

scienza e democrazia i due fondamenti su cui ricostruire la Cina dopo l’abbandono

del sistema confuciano. L’obiettivo era quello di guardare all’Occidente per

intraprendere un processo di modernizzazione tale da raggiungere un livello di

solidità economica e politica capace di contrastare la presenza straniera in Cina.

Per quanto riguarda il settore viti-vinicolo, fino alla fine del XIX secolo l’uva era

diffusa in vari territori dell’impero tra cui anche lo Shandong, Tianjin e Guangzhou,

ma la si usava prevalentemente a scopo alimentare e non per produrre vino. Gli

45Museo d’Arte Cinese ed Etnografico, Missionari Saveriani – Parma, (2018), “1644 - 1911: Dinastia Qing”, https://museocineseparma.org/it/scuole/le-dinastie-della-cina/57-1644-1911-dinastia-qing (ultima consultazione: 24/12/2018)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

occidentali presenti al tempo in Cina importavano vino dai loro luoghi d’origine. Dal

1680, si hanno testimonianze di navi della Compagnie delle Indie Orientali che

trasportavano grandi quantità di vino dalle Canarie alla Cina. Nel 1814, il consumo

del solo vino liquoroso madera nella zona delle Tredici Fabbriche di Canton46 (oggi

detta Guangzhou广州), ammontava a circa 3.360 bottiglie l’anno47. Per assistere ad

una ripresa della produzione vinicola in Cina sarà necessario aspettare la tarda epoca

Qing e darne il merito ai missionari gesuiti e al cinese d'oltremare Zhang Bishi (张弼士, 1840-1916).

Il gesuita Matteo Ricci arrivò a Pechino nel 1568 e fondò la missione gesuita nella

capitale cinese sotto l’imperatore della dinastia Ming Wanli ( 萬曆). Al tempo della

dinastia Qing, i gesuiti si erano inseriti nel territorio imperiale e grazie alle loro

conoscenze ebbero un ruolo di rilievo alla corte dell’imperatore Kangxi che li

impiegò come architetti, matematici, artisti e diplomatici. In particolare, nel 1692

dopo che ebbero curato e salvato l’imperatore, fu emanato un editto di tolleranza con

il quale si consentiva loro l’insegnamento del cristianesimo. Tuttavia, a causa di un

mancato compromesso tra la Santa Sede e la corte dei Qing, nel 1742 il Papa emise

una bolla con la quale proibiva ai cristiani di svolgere riti cinesi e il cristianesimo

venne proibito nell’impero (Roberts, 2007). Nonostante la missione gesuita si sia

conclusa così e il culto cristiano successivamente sviluppatosi fosse mediato con la

ritualità e varie scuole di pensiero cinesi, i missionari passarono molto tempo in Cina

e piantarono delle vigne per ottenere il vino utilizzato durante la celebrazione della

messa48. Molti viaggiatori europei in Cina ebbero l’occasione di provare questo vino,

il cui sapore non era apprezzato sebbene le uve da cui era ricavato fossero ritenute

molto buone. Tra il 1793 e il 1794, gli uomini della prima missione diplomatica

inglese in Cina, guidati da Macartney, provarono questo vino prodotto da uve cinesi

e osservarono come il territorio della capitale fosse adatto alla coltura della vite.

Tuttavia, notarono anche che i cinesi, spesso incuriositi e attirati dalle usanze

46 Le Tredici Fabbriche di Canton erano una piccola area dell’attuale città di Guangzhou dove tra XVII e XIX secolo vivevano e facevano affari gli occidentali.47 Godley, M. R. (1986), “Bacchus in the East”, The Business History Review, 60: 383-40948Eijkhoff, P. (2000), Wine in China its history and contemporary developments, Nederlands Wijngilde, Utrecht

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

straniere, non rispondevano con uguale interesse al vino europeo a meno che non si

trattasse di madera molto forte.

Grazie a Zhang Bishi, invece, si ebbe la nascita della prima azienda vinicola vera

e propria. Questi era un uomo d’affari originario di Meizhou (梅州), nel Guangdong

(广东), visse in Indonesia, dove fece fortuna, e fu un console del governo Qing nel

Sud-Est asiatico. Una volta rientrato in Cina, partecipò a più progetti finanziari e nel

1892 decise di fondare l’azienda vinicola Changyu (张裕 ) a Yantai ( 烟 台 ), nello

Shandong (山东 ). L’idea nacque grazie al racconto di un ufficiale dell’esercito

francese che aveva partecipato ad una spedizione nello Shandong nel 1860 e secondo

il quale quella zona aveva un territorio particolarmente favorevole per coltivare la

vite. Ai suoi inizi, l’azienda affrontò più difficoltà: trovare enologi professionisti;

reperire bottiglie di vetro a sufficienza, dato il loro elevato costo d’importazione; la

vendemmia delle uve locali non era sufficientemente affidabile per far fronte al

progetto. Sebbene fossero molto buone da mangiare, le uve cinesi, infatti, si

rivelarono poco adatte alla vinificazione49. Zhang Bishi decise allora di introdurre in

Cina più di 120 varietà di vitis vinifera europea tra cui: Welschriesling (o riesling

italico), Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, Traminer, White

riesling e Sauvignon Blanc (Robinson, 2015)50. Più del 90% delle uve da vino oggi

presenti in Cina derivano da quelle introdotte da Zhang Bishi. Dopo alcuni tentativi

sfortunati con enologi stranieri, fu assunto come viticoltore Max von Balboa, un

rappresentante dell’impero Austro-ungarico in Cina che introdusse strumenti e

tecnologie di produzione europee. Questi era un appassionato di vino e ne conosceva

le tecniche di produzione grazie ai vini realizzati dal padre in Germania. Balboa

spostò il consolato a Yantai per seguire il progetto e vi restò fino alla fine della Prima

Guerra Mondiale. Ci fu promozione del progetto anche da parte del governo,

soprattutto sulla scia delle Riforme dei cento giorni (1889 戊戌变法 wùxūbiànfǎ),

che puntavano a modernizzare la Cina e promuovere il commercio. Tuttavia,

49 Godley, M. R. (1986), “Bacchus in the East”, The Business History Review, 60: 383-40950Kjellgren, B. (2004), Drunken modernity: wine in China, Anthropology of Food, French National Institute for Human and Social Sciences, https://journals.openedition.org/aof/249 (ultima consultazione 23/12/2018)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

l’entusiasmo fu frenato dalla rivolta dei Boxer (1899-1901 义 和 团 运 动yìhétuányùndòng), scatenata da un sentimento di contrarietà all’influenza straniera in

Cina che spinse il governo a rivedere le proprie iniziative. Nonostante ciò, il progetto

continuò con grandi investimenti da parte di Zhang Bishi51. Furono prodotti 15 tipi di

vino diversi, di cui i più apprezzati furono il White Rose, Red Rose, Mixed Claret,

Merlot, Sweet Hock, e Traminer; la cantina presentò il suo primo vino nel 1914 52. A

causa della mancanza di bottiglie di vetro, inizialmente si verificò un ritardo nella

promozione e nella vendita dei prodotti e per questo la cantina si dotò di una propria

fabbrica di bottiglie. Zhang Bishi aveva grandi ambizioni per questo progetto, tanto

che partecipò alla Panama-Pacific Exposition nel 1915 per lanciare il prodotto sul

mercato internazionale53. Oltre ad essere la prima azienda a produrre vino in Cina, fu

anche pioniere nella produzione di brandy. Dopo la scomparsa di Zhang Bishi,

l’azienda affrontò un momento di crisi e ricevette il sostegno di finanziatori esterni

che presero parte alla gestione aziendale cambiandole il nome in Changyu Pioneer

Wine Company. La fabbrica restò in opera anche sotto al governo comunista che tra

il 1951 e il 1955 vi investì 750.000 dollari. Oggi è una delle aziende leader nel

settore vinicolo in Cina.

1.3 L’industria vinicola cinese nel ‘900

Alla caduta della dinastia Qing, seguì il periodo repubblicano. Il 10 ottobre 1911,

a Wuchang (武昌 ) scoppiò una rivolta a guida militare che portò alla nascita della

Repubblica di Cina (中华民国 zhōnghuámínguó) nel 1912. Sun Yat-sen (孙逸仙) ne

fu il primo presidente provvisorio e fu seguito da Yuan Shikai (袁世凯) che poi tentò

di instaurare un impero nel 1913, ma la sua morte nel 1916 lasciò un vuoto politico

che si protrasse fino al 1928. Questa fase è chiamata Periodo dei Signori della Guerra

(民国军 阀 mínguójūnfá1916-1928) e fu caratterizzata da divisione politica e

territoriale. Gli anni venti furono ricchi di eventi, nel 1921 fu fondato il Partito

51 Godley, M. R. (1986), “Bacchus in the East”, The Business History Review, 60: 383-40952Luo, G. (2010), “The influence of the development of viticulture on the history and culture of grape wine in China”, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 57-69Changyu, (2014), “Highlights in pioneering”, http://www.changyu.com.cn:8189/about/before.html (ultima consultazione 18/12/2018)53 Godley, M. R. (1986), “Bacchus in the East”, The Business History Review, 60: 383-409

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Comunista Cinese (PCC 中国共产党 zhōngguógòngchǎndǎng) che insieme al

Guomindang(国民党 guómíndǎng), il partito allora in carica, compì la Spedizione

nel Nord (国民革命军北伐 guómíngémìngjūnběifá) riunificando la Cina nel 1928.

Tuttavia, i due partiti avevano rotto la loro alleanza già nel 1927 e il Guomindang

iniziò a perseguitare e a far guerra al PCC. Nel 1931 il Giappone invase la Manciuria

ma, anziché curarsi dell’avanzata giapponese, il Guomindang decise di continuare la

guerra ai comunisti che nel 1934 iniziarono la ritirata nota come Lunga Marcia (長征chángzhēng), guidati da Mao Zedong(毛泽东 ). Nel 1936, la Cina settentrionale fu

invasa dai giapponesi e iniziò la Seconda Guerra Sino-Giapponese (中国抗日战争zhōngguókàngrìzhànzhēng 1937-1945), che costrinse i due partiti a stipulare una

tregua. Dopo aver cercato di resistere ai giapponesi, il Guomindang dovette ritirarsi a

Chongqing ( 重 庆 ), il PCC, invece, continuò a combatterli dalla propria base di

Yan’an (延安) e la guerra si concluse nel 1945 con la sconfitta del Giappone. Dal ‘45

al ‘49 PCC e Guomindang combatterono una guerra civile da cui uscì vincitore il

primo e fu fondata la Repubblica Popolare cinese (RPC 中 华 人 民 共 和 国zhōnghuárénmíngònghéguó) (Roberts, 2007).

In epoca repubblicana sulla scia delle cantine Changyu, furono aperte altre

aziende vinicole, alcune per i iniziativa cinese, altre per iniziativa straniera:

Nel 1910 i cattolici francesi avviarono una cantina per produrre il vino

utilizzato durante le funzioni religiose e successivamente richiesto anche

dalle ambasciate, disponendo la propria cella per conservare i vini in un ex

cimitero sotterraneo54. Fu assunto un enologo francese, si realizzava vino

rosso e bianco alla maniera francese e la produzione annuale ammontava a

circa 6 tonnellate. Nel 1946, la cantina divenne un’azienda, fu chiamata

Shangyi Cave de Pékin (北京上义洋酒厂 Běijīngshàngyìyángjiǔchǎng) e

iniziò a commerciare vino. Più tardi con l’istaurazione della RPC fu

54Kjellgren, B. (2004), Drunken modernity: wine in China, Anthropology of Food, French National Institute for Human and Social Sciences, https://journals.openedition.org/aof/249 (ultima consultazione 23/12/2018)

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nazionalizzata cambiando nome in Beijing winery (北京葡萄酒厂Běijīngpútáojiǔchǎng) e fu collocata alle pendici dei monti Yuquan (玉泉山), dove si trova tutt’ora55. L’azienda è tutt’oggi attiva ed è una delle più

importanti nel suo settore56;

Nel 1912, i tedeschi fondarono una cantina a Qingdao (青岛), portando in

Cina le tecniche di fermentazione tedesche. Nel 1930, l’azienda tedesca

Melcher &co investì su questa produzione e l’azienda che ne risultò fu

chiamata Meikou (美口酒厂 měikǒujiǔchǎng). Nel 1947, fu acquisita dal

Guomindang e unita alla Birreria Qingdao ( 青 岛 啤 酒 厂Qīngdǎopíjiǔchǎng). Dopo il ’49 passò sotto il controllo del governo

comunista e nel 1959 cambiò nome in Qingdao Winery (青岛葡萄酒厂Qīngdǎopútáojiǔchǎng). L’azienda raggiunse il suo apice di produzione

negli anni ’80 per poi chiudere nel 1996. Nel 2005 l’azienda è stata

rilanciata ed è tutt’ora attiva57;

Tra il 1936 e il 1937, un capitalista giapponese fondò le cantine Changbai

Mountains Wine Company ( 长 白 山 酒 业 集 团 公 司Chángbáishānjiǔyèjítuángōngsī) nel territorio da loro occupato. Dopo

l’instaurazione della RPC, il controllo sull’azienda fu preso dal consiglio

provinciale del Jilin ( 吉 林 ). L’azienda, tutt’ora attiva, si è sviluppata

anche come centro di ricerca sull’uva e il vino di montagna e raccoglie

esperti nazionali e internazionali58;

55百 度 , (2019), “北京龙 徽酿酒有限公 司 ” (Baidu, (2019), Beijing Longhui Niangjiu Limited Company)https://baike.baidu.com/item/%E5%8C%97%E4%BA%AC%E9%BE%99%E5%BE%BD%E9%85%BF%E9%85%92%E6%9C%89%E9%99%90%E5%85%AC%E5%8F%B8 (ultima consultazione: 26/12/2018)56Eijkhoff, P. (2000), Wine in China its history and contemporary developments, Nederlands Wijngilde, Utrecht, p. 4957青岛饮料集团有限公司,“青岛葡萄酒历史沿革及发展资料” , (Qingdao Beverage group Co, Ltd, Evoluzione storica a e dati di sviluppo del vino Qingdao) http://yinliaojituan.com/culture/museum/huadong (ultima consultazione 26/12/2018)58百 度 , (2019), “ 长 白 山 酒 业 集 团 公 司 (Baidu, Changbaishan Wine Group Co., Ltd.)”https://baike.baidu.com/item/%E9%95%BF%E7%99%BD%E5%B1%B1%E9%85%92%E4%B8%9A%E9%9B%86%E5%9B%A2%E5%85%AC%E5%8F%B8 (ultima consultazione 26/12/2018)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Infine, la Yi Hua Winery (益华酿酒公司 yìhuániàngjiǔgōngsī) fu fondata

nello Shanxi nel 1921 da Zhang Zhipin (张治平 ) ma non ebbe grande

successo.

Fatta eccezione per la Changyu, le prime cantine di successo in Cina furono

caratterizzate dalla presenza straniera come gestori o proprietari che portarono con sé

le proprie conoscenze e tradizioni nel settore. Da un lato questo ha fatto sì che la

cantina Changyu potesse essere motivo d’orgoglio vantando origini interamente

cinesi, non a caso uomini di stato come Sun Yat-sen ne hanno teso le lodi. Dall’altro,

la lunga esperienza occidentale nella produzione di vini è stata percepita come una

garanzia di qualità e autenticità59. Nonostante la nascita di queste aziende i continui

conflitti che afflissero la Cina nella prima metà del XX secolo limitarono la

produzione vitivinicola che rimase modesta e non ebbe sviluppi importanti.

Solamente dopo l’instaurazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, ci fu una

graduale ripresa delle attività legate alla produzione vinicola che ebbe poi uno

slancio maggiore sull’onda dello sviluppo economico cinese negli anni ’8060.

Dopo la presa del potere da parte del PCC, nella prima fase della Repubblica

Popolare Cinese Mao Zedong cercò di mettere in atto l’impegno rivoluzionario del

PCC e adottò linee politiche conosciute come: Periodo Sovietico (1952-1958),

Grande Balzo in avanti (1958-1965) e Rivoluzione culturale (1965-1976) (Roberts,

2007:327).

Nel 1953 venne adottato il primo piano quinquennale della RPC (中华人民共和国发展国民经济的第一个五年计划 zhōnghuárénmíngònghéguófāzhǎng guómín jīngjì

de dìyīgè wǔnián jìhu 1953-1957) che dettava gli obiettivi da raggiungere in ambito

economico, sia a livello di produzione che di investimenti, nell’arco di cinque anni.

In esso lo sviluppo era dettato dall’industria pesante; le zone incentivate erano quelle

della Cina centrale interna; gli obiettivi da raggiungere venivano pianificati

59Kjellgren, B. (2004), Drunken modernity: wine in China, Anthropology of Food, French National Institute for Human and Social Sciences, https://journals.openedition.org/aof/249 (ultima consultazione 23/12/2018)60Luo, G. (2010), “The influence of the development of viticulture on the history and culture of grape wine in China”, P. Kupfer, Wine in Chinese culture, Berlin, Lit Verlag, pp. 57-69

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mensilmente e annualmente; la responsabilità d’impresa era collettiva e in agricoltura

fu progressivamente introdotto il sistema della collettivizzazione delle terre

(Samarani, 2008:211-215). Nel piano era prevista la coltivazione di viti, furono

piantate vigne nel Xinjiang, Jilin, Shanxi, Shaanxi, Henan, Hebei, Anhui ( 安 徽 )e

Jiangsu (江苏)61. Nel testo del piano si legge:

Sviluppare la produzione di varietà di frutta. [...] Le aree centrali e settentrionali amplieranno soprattutto la produzione di mele, uva e pere. Per quanto riguarda tutte le varietà di frutta, si deve prestare costante attenzione al miglioramento delle varietà, prevenire e controllare le malattie delle piante e eliminare i parassiti, adattandole alle necessità del popolo e alle norme di esportazione62.

中国共产党新闻网, (2006), “中华人民共和国发展国民经济的第一个五年计划(一九五三-一九五七)"http://cpc.people.com.cn/GB/64184/64186/66660/4493004.html (ultima consultazione: 24/12/2018)

Con il sistema dell’economia pianificata, inoltre, furono condotti numerosi studi

sulle specie di viti, in particolare, dopo aver scoperto alcune piante della specie Vitis

L.63autoctone, furono istituiti due vivai statali per lo studio delle specie di vite a

Zhengzhou (鄭州)e Taigu (太谷), un vivaio specifico per lo studio della specie vitis

amurensis64a Zuojia(左家) e un vivaio per le specie selvatiche alla Northwest A&F

University ( 西 北 农 林 科 技 大 学 xīběinónglínkējìdàxué). Negli anni ’50, iniziò la

selezione e la coltivazione di uve da tavolo e da vino per trovare una specie di uva

rossa che resistesse al freddo, la specie europea vitis vinifera, infatti, essendo abituata

a climi ben più miti, non avrebbe resistito al freddo delle regioni settentrionali cinesi

senza alcuna protezione. A tal scopo, il Fruit Research Institute della Jilin Academy

of Agricultural Sciences ( 东 北 农 业 科 学 研 究 所 园 艺 系dōngběinóngyèkēxuéyánjiūsuǒ yuányìxì) creò due specie d’uva a partire dalla specie

61Kjellgren, B. (2004), Drunken modernity: wine in China, Anthropology of Food, French National Institute for Human and Social Sciences, https://journals.openedition.org/aof/249 (ultima consultazione 23/12/2018)62发展果类的生产。[...]中部、北部地区主要是扩大苹果、葡萄、梨类的生产。对于各种果类,要经常地注意改良品种,防治病虫害,适应人民需要和出口规格。63 È una specie di pianta arbustiva della famiglia delle Vitaceae a cui appartengono molto specie tra cui la vitis vinifera.64 Specie appartenente alla famiglia Vitis L. e ha origine nel continente asiatico, in particolare nella zona del fiume Amur a confine tra Cina e Russia, è una vite resistente a temperature rigide ma non tollera la siccità.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

vitis amurensis, ottenendo le varietà Gongniang 1(公酿一号) e Gongniang 2(公酿二号) nel 1952 e 1961. Successivamente dall’incrocio tra la vitis vinifera Hamburg e la

vitis amurensis sono state create le specie Beichun( 北醇 ), Beihong (北红 )e

Beimei(北玫 )dal Beijing Botanical Garden of the Institute of Botany, Chinese

Academy of Sciences (中国科 学 院植物所北京植物园 zhōngguókēxuéyuàn

zhíwùsuǒběijīng zhíwùyuán). Alla creazione di queste specie ne sono seguite molte

altre, capaci di adattarsi al clima cinese. Per quanto riguarda l’importazione di specie

straniere, dopo quelle operate da parte della Changyu winery, tra gli anni ‘50 e ‘60 la

vite fu importata solo dall’Est Europa per motivi politici, l’importazione di uve

americane, italiane e francesi riprese solo dopo gli anni’7065. Oltre all’attenzione per

le uve, anche la produzione vinicola fu inclusa nel primo piano quinquennale della

Repubblica Popolare Cinese: tra i 156 piani industriali realizzati grazie all’appoggio

dell’Unione Sovietica c’era la realizzazione di un’azienda vinicola nei pressi della

capitale, poi avvenuta nel 1956 con la Beijing East Winery66.Tuttavia, per ragioni

puramente commerciali, fino al 1979 il vino veniva mescolato con succhi di altri

frutti, acqua, coloranti e cereali fermentati, al punto da creare confusione nei

consumatori67.

Nonostante il primo piano quinquennale avesse portato ad una crescita produttiva sia

in agricoltura sia in industria, ripristinando il tessuto economico nazionale,

l’obiettivo di Mao Zedong era quello di realizzare un grande sviluppo economico che

portasse l’economia cinese ai livelli delle grandi potenze mondiali come il Regno

Unito, gli USA e l’Unione Sovietica. Nel maggio 1958, venne ufficialmente

ratificato il Grande Balzo in Avanti (1958-1960), con il quale si voleva mobilitare le

masse per promuovere la crescita economica e l’industrializzazione. Venne abolita

ogni forma di proprietà privata e furono create le comuni, unità di lavoro che si

65 Li, D. (2013), “The history of Chinese winegrowing and winemaking - part 2”, Decanter China, https://www.decanterchina.com/en/columns/demeis-view-wine-communication-from-a-chinese-winemaker/the-history-of-chinese-winegrowing-and-winemaking-part-1 (data di consultazione 04/12/18)66Kjellgren, B. (2004), Drunken modernity: wine in China, Anthropology of Food, French National Institute for Human and Social Sciences, https://journals.openedition.org/aof/249 (ultima consultazione 23/12/2018)67 Noppé, R. (2012), Rise of the Dragon: The Chinese Wine Market , Cape Town, Cape Wine Academy

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

occupavano di raggiungere gli obiettivi produttivi del governo. Fu eliminato il

mercato, collettivizzati i mezzi di produzione e annullate distinzioni sociali di

qualsiasi genere, ognuno doveva fare ciò che richiesto dalle necessità del Paese.

L’acciaio fu l'elemento che guidò la produttività nazionale e furono raggiunti i livelli

produttivi del Regno Unito. Nel 1960, seguì un secondo balzo in avanti ma entrambi

ebbero esiti rovinosi, il PIL crollò del 35 % e crebbe lo squilibrio tra agricoltura e

industria. Le campagne furono afflitte da gravi calamità naturali, causando un grave

crollo produttivo e una conseguente carestia che portò alla morte più di trenta milioni

di persone tra il 1959 e il 1960 (Samarani, 2008: 223-231). In seguito a questi eventi

ci fu uno stallo nella produzione viti-vinicola che riprese soltanto negli anni ‘70.

Mao Zedong morì il 9 settembre 1976 ponendo fine a una fase della storia cinese. Gli

anni’80 furono caratterizzati dalla guida di Deng Xiaoping (邓小平 ) che, sebbene

non fosse né segretario del PCC né premier del governo cinese, dettò le politiche

nazionali fino agli anni ’90. Dichiarò di voler perseguire le “Quattro

modernizzazioni” (四个现代化 sìgèxiàndàihuà), una strategia di sviluppo volta alla

modernizzazione in campo agricolo, industriale, tecnico-scientifico e militare. Gli

obiettivi di Deng erano: lo sviluppo, il raggiungimento della modernità per affermare

la Cina a livello internazionale e soprattutto la crescita del Paese in una prospettiva di

stabilità. A tal proposito, si osservò una progressiva apertura verso l’esterno

seguendo i principi di gradualismo e sperimentalismo. Questo programma, noto

come Riforme e Apertura ( 改 革 开 放 gǎigékāifàng), fu sviluppato tra il 1978 e il

2004 e fu avviato con l’XI Congresso nazionale del PCC (Samarani, 2008: 302-313).

In seguito al lancio delle riforme e apertura della Cina, l’industria viti-vinicola ebbe

un rapido sviluppo. Negli anni ’80 riprese innanzi tutto l’importazione di viti dai

paesi occidentali che si era interrotta nel periodo maoista. Il prodotto fu importato

principalmente dall’Europa e in quantità sempre crescenti fino agli anni ’90, quando,

a causa della comparsa del virus dell'arricciamento della vite, il governo centrale di

Pechino prese delle misure restrittive su tali importazioni. Dal punto di vista della

produzione vinicola, invece, i principali progetti del settore in questa fase furono

joint venture formate in prevalenza da aziende cinesi e francesi e grazie ad

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

investimenti provenienti da Hong Kong68. Gli investitori esteri videro nella Cina un

grande potenziale sia come mercato, sia come luogo di produzione69. Nel 1979,

nacque la Great Wall Wine Company ( 中 国 长 城 葡 萄 酒 公 司 Zhōngguó

Chángchéngpútáojiǔgōngsi) grazie ad investimenti provenienti da Hong Kong. In

quell’anno l’azienda presentò il primo vino cinese realizzato con una qualità d’uva

locale, la Longyan( 龙 眼 )70. Il gigante francese della produzione di Cognac Rémy

Martin, invece, nel 1980 partecipò alla joint-venture Dynasty Winery Ltd. (王朝酒業集團有限公司 wángcháojiǔyèjítuányǒuxiàngōngsi) a Tianjin insieme ad investitori

cinesi (Bobik, 2015:5-6). Le compagnie straniere portarono in Cina apparecchiature

avanzate per la vinificazione e team di enologi esperti, dando inizio alla produzione

di vino in stile occidentale e in questa fase le cantine si concentrarono per lo più nella

produzione di vino bianco (Bobik, 2015:6). Così come negli anni ’70, anche negli

anni ‘80, non esistendo una regolamentazione sulla produzione vinicola, il vino

prodotto era molto spesso una miscela di vino, acqua, zucchero e succhi di altri

frutti71. Nel 1987, iniziò un lento percorso di regolamentazione e il governo

incoraggiò il passaggio dalla produzione di liquori distillati ai non distillati e dalla

produzione a base di cereali ad una produzione a base di frutta72. Negli anni ’90, la

produzione vinicola fu ulteriormente incoraggiata in modo da utilizzare i cereali a

solo scopo alimentare, per far fronte ad una popolazione in grande aumento (Bobik,

2015:6). Entro la metà degli anni ’90, la Cina contava 250 cantine e il loro numero è

da allora aumentato. Dal ’90 al 2000 la produzione di vino è raddoppiata, dal punto

di vista qualitativo, però, fu determinante l’ingresso della Cina nella World Trade

Organization (WTO) nel 2001. L’industria vinicola cinese, così come gli altri settori 68 Rozelle S., Sumner D., Huang, J. (2006), Wine in China: Final Report to the California Association of Wine Growers, Davis, University of California Agricultural Issues Centre

69 Eijkhoff, P. (2000), Wine in China its history and contemporary developments, Nederlands Wijngilde, Utrecht, p. 4970Li, Demei (2013), “The history of Chinese winegrowing and winemaking - part 2”, https://www.decanterchina.com/en/columns/demeis-view-wine-communication-from-a-chinese-winemaker/the-history-of-chinese-winegrowing-and-winemaking-part-2 (data di consultazione 15/01/19)71 Li Y., Bardaji, I. (2017), “A new wine superpower? An analysis of the Chinese wine” , Cahiers Agricultures, 26: , 6500272Kjellgren, B. (2004), Drunken modernity: wine in China, Anthropology of Food, French National Institute for Human and Social Sciences, https://journals.openedition.org/aof/249 (ultima consultazione 23/12/2018)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

economici, si è dovuta adattare agli standard internazionali e nel 1994 fu dapprima

proibita la produzione di vino che contenesse meno del 50% di succo d’uva e poi nel

2004 fu proibita la produzione di vino ottenuto da miscele incoraggiando la

produzione di vini ricavati interamente da uva73. L’ingresso nella WTO ha significato

anche l’ingresso di molti vini occidentali in Cina che hanno portato con sé

concorrenza, tecnologie ed esperienza gestionale. Dagli anni ’80, si è assistito ad una

grande crescita nell’industria vinicola che si è protratta negli anni passando dagli

0.78 milioni di ettolitri l’anno del 1980 agli 11.61 del 2014, quando è diventata

l’ottavo produttore al mondo74. Le province in cui il vino è maggiormente prodotto

sono Shandong, Hebei, Tianjin, Beijing e Xinjiang e tra queste lo Shandong è il

cuore dell’industria vinicola cinese75. Nonostante la grande crescita e lo sviluppo di

questo settore, esistono ancora molti problemi come vendemmie poco abbondanti,

scarsa qualità dei prodotti e standard disomogenei, nonché l’assenza di piani di

sviluppo formali per il settore.

73 Li Y., Bardaji, I. (2017), “A new wine superpower? An analysis of the Chinese wine” , Cahiers Agricultures, 26: , 6500274Li Y., Bardaji, I. (2017), “A new wine superpower? An analysis of the Chinese wine” , Cahiers Agricultures, 26: , 6500275 Rozelle S., Sumner D., Huang, J. (2006), Wine in China: Final Report to the California Association of Wine Growers, Davis, University of California Agricultural Issues Centre

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

2. Il mercato del vino d’importazione in Cina

Nella RPC il mercato del vino si è sviluppato a partire dagli anni Ottanta con le

Politiche di Riforma e Apertura promosse da Deng Xiaoping, a cui è seguita sia una

rapida crescita della produzione vinicola interna al Paese, sia un aumento nelle

importazioni dall’estero, potenziate poi dal successivo ingresso della Cina nella

WTO alla fine del 2001. In quell’anno, in Cina76, sono stati consumati 5,2 Mio hl

(milioni di ettolitri) di vino con un consumo pro-capite di circa 0,5 lt, anche se la

bevanda ancora rappresentava appena l’1.5% del totale degli alcolici consumati. Nei

primi anni duemila, la Cina produceva circa 5 Mio hl di vino l’anno, andando a

coprire quasi l’intero consumo della popolazione e, di conseguenza, importava il

bene in quantità estremamente limitate.

I principali attori di questa produzione sono state per lo più aziende in cui hanno

partecipato in vario modo occidentali, con aziende a totale investimento straniero,

joint venture, aziende a partecipazione azionaria congiunta e cooperazioni tecniche, a

testimoniare come il settore sia stato caratterizzato in tutta la sua storia dal contatto

con l’estero. Nel 2001, la Cina ha introdotto un’imposta del 65% sulle importazioni

di vino, che è andata a sommarsi alla tassa di consumo (10%) e all’ IVA (17%),

portando ad un notevole incremento del prezzo del bene. Successivamente,

all’ingresso del Paese nella WTO, l’imposta è scesa dal 65% al 14%, facilitando le

esportazioni da parte dei produttori esteri. (Anderson, 2004:307-314). Grazie ad un

generale miglioramento e cambiamento nella qualità dei consumi, portato dalla

rapida crescita della classe media cinese e dall’arrivo di importazioni occidentali, nel

decennio 2000-2010 questo mercato ha avuto un tasso di sviluppo estremamente

rapido e ha triplicato le sue cifre.

Nel 2010 il vino rappresentava il 5% del consumo totale di alcolici di quell’anno, con

un consumo pro-capite di circa 0,8 lt77. Nel 2011 sono stati consumati un totale di

16,3 Mio hl di vino, crescendo rispetto ai 14,9 del 200978. Da questi dati è possibile 76 Nel presente lavoro con Cina ci si riferisce alla Repubblica Popolare Cinese77Redfern Associates, (2010), “China Wine Report 2010”, New Zealand's international business development agency, https://www.securitytechnologyalliance.com/nz-trade-and-enterprise (data di consultazione 16/02/2019)78Statista, (2017), “Wine consumption volume in China from 2000 to 2017” https://www.statista.com/statistics/425098/china-wine-consumption/ (data di consultazione

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

desumere come nell’arco di un decennio il settore abbia avuto un grande impulso e

come il suo tasso di sviluppo abbia attirato l’interesse di molti attori nello scenario

internazionale.

Il consumo di vino in generale, e specialmente quello importato, si concentra

soprattutto nei grandi centri economici come, ad esempio, il delta del Fiume Azzurro

(长江 chángjiāng), Shanghai, le vicine città del Jiangsu e del Zhejiang, Pechino e le

città circostanti, città costiere come Dalian, Guangzhou e Shenzhen. A oggi, il

mercato dei vini pregiati è dominato quasi esclusivamente dalle importazioni e le

città dove si concentra il loro consumo sono Shanghai, Pechino, Guangzhou e

Shenzhen. Qui, i vini importati sono venduti attraverso distributori locali già inseriti

nel tessuto economico del luogo che rivendono i prodotti a hotel, ristoranti e negozi

(cfr. pag. 48)79. Queste città sono caratterizzate da un grande numero di stranieri

residenti, di giovani professionisti che hanno ricevuto un’istruzione occidentale e di

consumatori che prediligono la bevanda, tanto da richiedere più del 50% del totale di

vino importato in Cina80. Ancora oggi, le esportazioni nel Paese sono soggette alle

stesse tassazioni di inizio secolo, con dazi del 14/20% (cfr. pag. 8), IVA al 17% e

tassa di consumo al 10%. Il consumo pro-capite resta basso, se paragonato agli altri

paesi che fanno da padroni su questo mercato, tuttavia, nel 2016 il consumo pro-

capite si è attestato a 1.4 lt, triplicando la cifra di inizio secolo. Nello stesso anno

sono stati importati in Cina 638Mio lt di vino, di cui 481Mio lt imbottigliato e

144Mio lt sfuso per un valore economico di 2,366,730 $81. A oggi, la Cina

rappresenta il 9% dei consumi mondiali di vino, è il quinto mercato al mondo per

questo bene e il primo in Asia82.

16/02/2019)79Redfern Associates, (2010), “China Wine Report 2010”, New Zealand's international business development agency, https://www.securitytechnologyalliance.com/nz-trade-and-enterprise (data di consultazione 16/02/2019)80Acheson, J. (2016), “The Wine Market In China”, Agriculture and Agri-Food Canada, http://www.agr.gc.ca/eng/industry-markets-and-trade/international-agri-food-market-intelligence/reports/sector-trend-analysis-the-wine-market-in-china/?id=1476298378101 (data di consultazione 16/02/2019)81Agenzia ICE, (2017), “Guida Export Vino 2017”, http://www.infomercatiesteri.it/highlights.php?id_paesi=122 (data di consultazione 14/02/2019)82Agenzia per la Cina, 2016, Vinitaly 2016 http://ugivi.org/vinitaly-2016/ (data di consultazione 16/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Stando ai dati del Centro UE per le PMI, in Cina83nel 2017 il valore totale del

mercato dei vini d’importazione ha raggiunto i 2,5 miliardi di Euro; il 90% delle

importazioni provengono da Francia, Australia, Cile, Spagna e Italia. Sono i brand

con i nomi più famosi e affermati a dominare la scena, poiché inizialmente è stato un

mercato orientato al prezzo e guidato dalla concezione che più un vino fosse costoso

migliore fosse la sua qualità84.

Nel 2017, le percentuali delle importazioni di vino nel Paese sono cresciute del

17.4% in volume e del 18.3% in valore rispetto al 2016. Tuttavia, queste percentuali,

così come gli attori principali del mercato, variano se si prendono in considerazione

alcune sostanziali differenze interne al settore, come quella tra vini sfusi e

imbottigliati o tra vini fermi e vini frizzanti85. 83Nel novembre 2010 la Commissione europea ha aperto un centro per le PMI in Cina a Pechino, che fornisce informazioni, consulenza, formazione e opportunità di stabilire rapporti d'affari alle PMI europee che vogliono esportare o investire nel mercato asiatico. Commissione Europea, (2011), “Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento e al Comitato delle Regioni, Riesame dello "Small Business Act" per l’Europa” https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52011DC0078&from=GA (data di consultazione 12/02/2019)84China Wines Information Website, (2010), “10 Tips to Marketing Wine in China”, http://en.winesinfo.com/html/2013/2/228-49729.html (data di consultazione 18/02/2019)85 EU SME Centre, (2018), “The Imported Wine Market in China 2018”, http://www.eusmecentre.org.cn/sites/default/files/files/event/The%20Imported%20Wine%20Market%20in%20China_2018.pdf (data di consultazione 18/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

La Cina importa dall’estero sia vino sfuso che imbottigliato. Il vino sfuso è

impiegato soprattutto nella produzione dei vini cinesi, in parte mescolato con vini

locali e in parte solo imbottigliato86. Nel 2017, questo mercato è cresciuto sia in

quantità, con un aumento del 25,5%, che in valore del 40,8%. Il Cile, l’Australia e la

Spagna sono i tre maggiori fornitori del settore e detengono il 90% delle

importazioni, tuttavia, anche la Francia sta cercando di ottenere una fetta sempre più

importante di tale mercato87. Le destinazioni di questo tipo di importazioni sono

soprattutto l’area di Yantai, nello Shandong, e Shacheng (沙城 ), nello Hebei, che

non a caso sono le aree in cui si concentra la produzione vinicola cinese (cfr.

pag.37)88.

La bottiglia media importata in Cina, invece, è di solito un vino rosso giovane

invecchiato tre mesi. I cinesi prediligono il vino rosso, spesso dagli aromi fruttati o

con caratteristiche legnose e vi ricercano acidità piuttosto che astringenza (Tang,

2009). Nel 2017 il mercato del vino imbottigliato è cresciuto del 15% sia in volume

che in valore e i principali fornitori del settore sono la Francia, l’Australia, il Cile, la

Spagna e l’Italia. I vini frizzanti hanno una crescita moderata in quantità (meno del

5%) ma il loro valore cresce esponenzialmente, toccando la percentuale del 33%

rispetto all’anno precedente. Il mercato del vino imbottigliato è dominato quasi

esclusivamente da Francia, Italia e Spagna. Il prezzo CIF89 di una bottiglia da 75 cl di

vino frizzante si aggira intorno ai 4 € e quello dei vini fermi intorno ai 3 € (il costo

per il consumatore finale sarà di circa 100 RMB/13 €).

Il mercato del vino d’importazione in Cina continua a registrare una rapida crescita e

presenta sia opportunità che sfide: il consumo pro-capite è ancora basso ma con una

86Redfern Associates, (2010), “China Wine Report 2010”, New Zealand's international business development agency, https://www.securitytechnologyalliance.com/nz-trade-and-enterprise (data di consultazione 16/02/2019)87 EU SME Centre, (2018), “The Imported Wine Market in China 2018”, http://www.eusmecentre.org.cn/sites/default/files/files/event/The%20Imported%20Wine%20Market%20in%20China_2018.pdf (data di consultazione 18/02/2019)88 EU SME Centre , (2017), “Knowing Your Competitors: Who Are Leading Wine Exports to China”http://www.eusmecentre.org.cn/article/exporting-wine-china-market-insights-and-business-advice (data di consultazione 12/02/2018)89 CIF sta per Cost, Insurance and Freight (costo, assicurazione e nolo) è una delle clausole contrattuali nelle compravendite internazionali per definire i diritti e i doveri delle parti in causa, definendo anche la suddivisione dei costi di trasporto, assicurativi e doganali tra venditore e acquirente.

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popolazione di oltre 1 miliardo e 300 milioni di abitanti, il cui potere d’acquisto

cresce, c’è una generazione di consumatori in continua evoluzione che rende la Cina

uno dei paesi più attraenti per il vino90. Ci si aspetta, infatti, che diventi il secondo

consumatore di vino al mondo in termini di valore dopo gli Stati Uniti entro il 202191.

Al momento, gli USA sono il maggior consumatore mondiale con 32,6 Mio hl

l’anno, la Cina si stima abbia avuto un consumo totale di 18 Mio hl nel 2017, con

una crescita del 3,5%, inoltre è in quarta posizione per le importazioni in termini di

valore come mostrano le tabelle seguenti.

Tabella 2, Principali paesi consumatori di Vino, fonte: OIV (Organizzazione internazionale del vino e della vigna)

90Agenzia ICE, (2017), “Guida Export Vino 2017”, http://www.infomercatiesteri.it/highlights.php?id_paesi=122 (data di consultazione 14/02/2019)91 EU SME Centre, (2018), “The Imported Wine Market in China 2018”, http://www.eusmecentre.org.cn/sites/default/files/files/event/The%20Imported%20Wine%20Market%20in%20China_2018.pdf (data di consultazione 18/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Tabella 1 Tabella 3, Principali importatori di vino (esclusi mosti), fonte: OIV

92

Per esportare vino in Cina è necessario apprendere le leggi di accesso al mercato,

registrare il proprio marchio, conoscere le fasce di prezzo dei vini e i canali di

vendita, con particolare attenzione a quello informatico. Nel fare marketing, è

necessario considerare sia il tipo di consumatore che i social media cinesi.

2.1 Entrare nel mercato del vino cinese

Stando alle indicazioni del vademecum a cura del Consolato Generale d’Italia a

Shanghai, Vendere vino italiano in Cina, entrare nel mercato del vino cinese è un

processo che può risultare complesso. Le aziende che si affacciano a questo mercato

devono innanzitutto poter garantire grandi volumi, impegno finanziario e risorse

umane dedicate a lungo termine. Il popolo cinese ha un forte senso di fedeltà verso i

marchi che sceglie, una volta che un brand si afferma nel settore, tutto ciò che vi è

legato rappresenta una garanzia per i consumatori (Tang, 2009). Elemento

fondamentale è, quindi, investire progressivamente per far conoscere e affermare la

propria etichetta e il proprio brand nel tempo, evitando la vendita su base spot che

risulterà sfavorevole nel lungo periodo.

Una piattaforma comunicativa in lingua cinese, che comprenda materiali, etichetta,

note e sito online è un punto di partenza per inserirsi nel mercato. In particolare,

nell’etichetta il nome tradotto in cinese dovrà essere accattivante e comprensibile. La 92OIV, (2018), “I dati della Congiuntura mondiale Aprile 2018”, http://www.oiv.int/public/medias/5959/i-dati-della-congiuntura-mondiale-oiv-aprile-2018.pdf (data di consultazione 18/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

maggior parte della popolazione non conosce una seconda lingua, pertanto questa

traduzione è necessaria per rendere accessibile e significativo il proprio marchio ai

consumatori cinesi. Essere presenti sulle piattaforme online è altrettanto

fondamentale, l’e-commerce è ormai un settore imprescindibile, così come lo sono le

informazioni online che il consumatore ricerca prima di acquistare un vino anche in

negozio o al ristorante93.I cinesi ricercano articoli su siti internet specializzati e su

forum, per leggere i commenti di altri consumatori, molto spesso, infatti, i siti addetti

alle vendite forniscono poche informazioni dettagliate, quindi una buona reputazione

online è un elemento chiave. Oltre a questi, esistono altri canali di comunicazione del

brand: alcune aziende, ad esempio, utilizzano i codici QR sul retro delle bottiglie per

trasmettere informazioni di vario genere al consumatore e che rappresentano un

mezzo efficace e molto utilizzato. La comunicazione del proprio brand passa poi

anche per canali più tradizionali come riviste e quotidiani, che aiutano a costruire

l’immagine del marchio per il pubblico. In tal caso, individuare i così detti opinion

leader e avvicinarli al proprio prodotto è una scelta strategica e spesso di grande

successo.

Il marketing dovrebbe sicuramente orientarsi su un pubblico specifico, prediligere la

comunicazione visiva impiegando sottotitoli in cinese e utilizzare i canali digitali

come Wechat (微信 wēixìn) e Weibo (微博), avvalendosi anche di sponsorizzazioni

di blogger popolari94.

Oltre all’aspetto marketing, è necessario curare la distribuzione: la Cina ha

un’estensione territoriale che rende necessario ripartirla geograficamente, esistono

solo pochi grandi gruppi in grado di garantire in esclusiva la distribuzione su tutto il

territorio (cfr. pag. 48.). Gli importatori cinesi professionisti solitamente ricercano

marchi che rivestano una posizione di leadership nella categoria in cui operano.

L’intento è quello di proporre ai consumatori cinesi non solo il prodotto ma anche la

sua storia. Alle aziende più piccole per le quali un investimento a lungo termine

93Consolato Generale d’Italia a Shanghai, (2016), “Vendere vino italiano in Cina”, http://www.infomercatiesteri.it/highlights_dettagli.php?id_highlights=8774 (data di consultazione 18/02/2019)94 China Wines Information Website, (2010), “10 Tips to Marketing Wine in China”, http://en.winesinfo.com/html/2013/2/228-49729.html (data di consultazione 18/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

potrebbe rappresentare una notevole difficoltà è consigliato di unirsi in consorzio per

rivolgersi a questo mercato.95Molti produttori ritengono che una buona strategia sia

offrire buon vino ad un prezzo accessibile e rivolgersi ad agenti locali che lo

apprezzino, tuttavia non è scontato né facile trovare esperti del settore ed esistono

anche delle altre difficoltà da tenere in considerazione. Innanzitutto, in proporzione il

numero di consumatori di vino importato è ristretto e sono diffusi su un territorio

vasto. Per questo, il mercato dipende da agenti che oltre a non essere molti in

numero, tendono ad operare una selezione molto rigida e accurata dei vini da

rappresentare, dati i grandi rischi e costi di promozione nella fase di introduzione nel

mercato. Altra difficoltà è rappresentata dalla mancanza di commercianti

all’ingrosso, che costringe gli agenti a creare da soli i propri canali di distribuzione,

rivolgendosi ad agenti di rivendita diversi di regione in regione. Molti agenti inoltre

richiedono che i costi di promozione iniziale siano sostenuti dal produttore per

ridurre i propri rischi e questo crea uno scoglio notevole per le aziende con minore

liquidità. Infine, molti esportatori stranieri vedono nelle fiere una buona opportunità

per assumere importatori locali, tra le principali fiere dedicate al vino in Cina ci

sono: International Food & Beverage fair, China International Wine Exhibition and

Guangzhou Wine Festival, Interwine China, Prowine China, FHC China, Shanghai

International Wine & Spirits Fair (SIWSF), Guangzhou China International Food and

Beverage Exhibition, SIAL China, Top Wine China, Vinitaly international China. La

chiave di accesso a questo mercato è scegliere importatori di vino professionisti

costruendo un rapporto di fiducia e sostegno reciproco (Tang, 2009).

2.2 Il processo d’esportazione

Per esportare vino in Cina è necessario innanzitutto rivolgersi ad un importatore

locale dotato di licenza, il primo controllo viene effettuato sull’etichetta dalla

China’s General Administration of Customs(海关总署 hǎiguānzǒngshǔ) che, dopo

averla accuratamente esaminata, provvederà alla sua registrazione alla prima

importazione. Tutti gli alimenti importati in Cina sono ispezionati dalla

95Consolato Generale d’Italia a Shanghai, (2016), “Vendere vino italiano in Cina”, http://www.infomercatiesteri.it/highlights_dettagli.php?id_highlights=8774 (data di consultazione 18/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine (中华人民共和国国家质量监督检验检疫总局 zhōnghuárénmíngònghéguó guójiā zhìliàng jiāndū

jiǎnyàn jiǎnyì zǒngjú) che è responsabile della loro qualità, della protezione delle

indicazioni di origine dei prodotti e del rilascio di un certificato del prodotto affinché

si possa procedere oltre. Il vino è regolamentato da standard nazionali obbligatori,

noti come guobiao (国标). La licenza e la registrazione di importatori di vino verso

la Cina è rilasciata dagli Inspection and Quarantine Bureau; l’importatore deve

registrarsi nella lista degli importatori approvati della Administration of Quality

Supervision, Inspection and Quarantine, ricevendo un numero identificativo, e anche

l’esportatore si deve registrare sullo stesso sito, ricevendo un numero e indicando il

proprio partner commerciale cinese96.

I documenti richiesti per l’esportazione di vino in Cina sono: la fattura export; i

certificati di origine e analisi(rilasciati l’uno dalla Camera di Commercio, l’altro da

un Laboratorio autorizzato nel paese d’origine ); il contratto di vendita o la conferma

d’ordine; la fattura; la packing list; il cargo manifest; la polizza di carico (Bill of

Lading); l’avviso di spedizione (dallo spedizioniere all’importatore); un campione

dell’etichetta conforme alla normativa cinese; copie di campione dell’etichetta

tradotte in cinese. Gli imballaggi vanno realizzati in cartone, in caso di imballaggi in

legno è necessario un certificato Fitosanitario. L’etichetta deve contenere:

denominazione del prodotto, ingredienti, proporzione degli ingredienti, data di

produzione, durata del prodotto, requisiti per la conservazione, peso netto, nome e

informazione di contatto del produttore, numero della licenza per la produzione,

nome e indirizzo dell’importatore e distributore, data e istruzioni di magazzinaggio,

codice dello standard del prodotto, grado di qualità97.

Le tasse d’importazione differiscono da vino sfuso e imbottigliato (si considera sfuso

il vino in contenitori da più di due litri); nel primo caso i dazi ammontano al 20%,

nel secondo al 14%, a questi i aggiungono la tassa di valore aggiunto del 17% e la

tassa di consumo del 10%. I dazi variano in base agli accordi commerciali stipulati 96Castelli, A. (2015), “Vino per la Cina”, Imbottigliamento http://www.imbottigliamento.it/2015/10/23/vino-per-la-cina-2/(data di consultazione 14/02/2019)97 Agenzia ICE, (2017), “Guida Export Vino 2017”, http://www.infomercatiesteri.it/highlights.php?id_paesi=122 (data di consultazione 14/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

con i paesi e le organizzazioni internazionali. I rapporti tra l’Italia e la Cina, ad

esempio, sono regolati dalla WTO, Nuova Zelanda e Cile, invece, sono esenti da dazi

perché legate da accordi di libero scambio con la RPC98.

2.3 I canali di distribuzione

Una volta adempito alle pratiche burocratiche sopra descritte, la merce viene

consegnata ad agenti addetti all’importazione e distribuzione del vino che si

occuperanno dell’arrivo del prodotto al consumatore finale. Esistono due tipi di

operatori in questo settore.

Grandi aziende specializzate nel settore, come Montrose Fine Wines( 梦 图 丝mèngtúsī), ASC Fine Wines (ASC精品酒业 jīngpǐnjiǔyè), Aussino Wines (富隆酒业fùlóngjiǔyè) e Summergate ( 美 夏 měixià). Esse hanno sedi nelle maggiori città

cinesi per il consumo di vino, come Pechino, Shanghai e Guangzhou, e solitamente

rappresentano in esclusiva grandi aziende vinicole affermate e famose a livello

internazionale.

Esistono poi uffici di rappresentanza di importatori più piccoli che sono la soluzione

migliore per le aziende di dimensioni modeste che vogliono accedere a questo

mercato (Tang, 2009). Le grandi aziende hanno solitamente una rete di distribuzione

ben strutturata che parte da uffici aziendali delocalizzati nelle maggiori città cinesi.

Questi sviluppano una rete di distribuzione nel mercato regionale tramite

subappaltatori in grado di raggiungere il consumatore finale, anche nei luoghi più

periferici, ai subappaltatori viene indicato un target specifico di consumatori da

raggiungere così come un’area a cui rivolgersi per inserirsi nei canali di

distribuzione, che possono essere il commercio al dettaglio o gli hotel, ristoranti e

locali. Quest’organizzazione divisa per livelli consente di coprire quanto più

territorio e consumatori finali possibile, la maggior parte delle vendite realizzate da

questi operatori avviene nel canale dei ristoranti, hotel e locali99. 98 Castelli, A. (2015), “Vino per la Cina”, Imbottigliamento http://www.imbottigliamento.it/2015/10/23/vino-per-la-cina-2/(data di consultazione 14/02/2019)99 Chan, K. (2012), “Marketing U.S. Wine in China”, Agricultural Trade Office (ATO) of the U.S. Consulate General in Shanghai https://gain.fas.usda.gov/Recent%20GAIN%20Publications/Marketing%20U.S.%20Wine%20in%20China_Shanghai%20ATO_China%20-%20Peoples%20Republic%20of_4-19-2012.pdf (data di consultazione 18/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Tra i luoghi di distribuzione, nei supermercati e nei negozi cinesi, il vino

d’importazione è raramente presente, diversamente dai grandi supermercati stranieri.

In questi ultimi, sono presenti quasi esclusivamente vini d’importazione e i

consumatori tendono ad acquistarli qui grazie ad un senso di maggiore fiducia nella

qualità e nella garanzia che siano vini originali e non contraffatti100. Un altro canale

di vendita in crescita per i vini importati è quello dei negozi specializzati sul vino,

che spesso sono anche dotati di piattaforme online. Questi negozi presentano

numerosi vantaggi come una maggiore diversificazione di marchi e tipi di vino, una

maggiore garanzia sulla qualità e un servizio professionale di presentazione,

selezione e tasting. Tali esercizi commerciali hanno un’immagine esclusiva e sono

orientati alla sola vendita di vino. Questi spazi offrono servizi superiori ai

consumatori nel settore della vendita al dettaglio rispetto ai supermercati101.Un altro

canale di vendita di preminente importanza è l’e-commerce. In Cina è possibile

avvalersi di piattaforme online come Taobao (淘宝网), TMall(天猫) o Alibaba (阿里巴巴), a investitori stranieri, infatti, non è permesso creare un proprio sito online

sulla rete cinese. Esiste poi una varia gamma di piattaforme specializzate sul vino

come: winehoo, wines-info.com; yesmywine.com; winekee.com; buyswine.com e

Fancycellar102.

2.4 I consumatori

La maggior parte del vino consumato in Cina è prodotto localmente e ha un costo

contenuto, tuttavia i vini cinesi hanno una qualità inferiore rispetto a quelli

occidentali, che detengono la restante fetta del mercato e hanno costi molto più

elevati. Il mercato del vino in generale ha quindi due facce distinte in Cina: quella

100 Acheson, J. (2016), “The Wine Market In China”, Agriculture and Agri-Food Canada, http://www.agr.gc.ca/eng/industry-markets-and-trade/international-agri-food-market-intelligence/reports/sector-trend-analysis-the-wine-market-in-china/?id=1476298378101 (data di consultazione 16/02/2019)101 Chan, K. (2012), “Marketing U.S. Wine in China”, Agricultural Trade Office (ATO) of the U.S. Consulate General in Shanghai https://gain.fas.usda.gov/Recent%20GAIN%20Publications/Marketing%20U.S.%20Wine%20in%20China_Shanghai%20ATO_China%20-%20Peoples%20Republic%20of_4-19-2012.pdf (data di consultazione 18/02/2019)102 The EU SME Centre ,2011, Wine market in China, http://ccilc.pt/wp-content/uploads/2017/07/mercado_do_vinho_en_eusmecenter.pdf (data di consultazione 18/02/2019)China Wines Information Website, (2010), “10 Tips to Marketing Wine in China”, http://en.winesinfo.com/html/2013/2/228-49729.html (data di consultazione 18/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

dei vini di basso livello dominata dai produttori cinesi e quella dei vini di alto livello,

dominata dalla Francia (in particolare dal Bordeaux), con un livello qualitativo e

prezzi estremamente alti103. A queste due facce del mercato corrispondono due

tipologie di consumatori diverse che si distinguono per possibilità economiche,

istruzione, residenza e stili di vita.

Date le tendenze osservate nei consumatori cinesi, i cui redditi crescono rapidamente

insieme all’esigenza per nuovi beni e servizi, ci si aspetta che nei prossimi anni la

fetta di mercato occupata dai vini d’importazione cresca notevolmente. Negli anni,

infatti, al boom economico cinese si è accompagnata una rivoluzione negli stili di

vita. In mezzo secolo, la Cina è passata dall’isolamento mondiale e dalla mancanza

di scelta per il consumatore all’essere una delle economie con il più alto tasso di

crescita al mondo. È nata e si è sviluppata una classe media sempre più ampia e

diversificata, alla ricerca di nuovi beni e servizi per soddisfare le proprie esigenze. In

essa vanno considerate delle figure chiave che guidano le tendenze dei consumi

odierni e sono: le donne, i nuovi ricchi, che hanno cavalcato l’onda dello sviluppo

economico e tutti i “piccoli imperatori” nati dalla politica del figlio unico.

I consumatori cinesi e le loro esigenze sono in rapido aumento e rappresentano un

mercato dalle grandi opportunità ma per chi vi si affaccia è di estrema importanza

considerare gli aspetti socio-culturali che influenzano le scelte di questo popolo. Nel

tempo la cultura cinese si è formata a partire dal Confucianesimo, dal Taoismo e dal

Buddismo. Seppur diversissime tra loro, ognuna di queste dottrine ha influenzato il

pensiero cinese e di conseguenza anche gli aspetti della personalità e delle abitudini

del popolo. Esistono attitudini e comportamenti tipicamente rintracciabili nella

società cinese e nel comportamento dei consumatori a cui è fondamentale prestare

attenzione. Primo fra tutti il senso di appartenenza ad un gruppo è un elemento

tipicamente cinese, l’individuo si realizza per la sua appartenenza ad un insieme di

altri in cui le relazioni instaurate corrispondono a standard etici e morali che regolano

l’interazione tra i membri. Altro concetto fondamentale è proprio quello di guanxi

(关系), con il quale ci si riferisce alle connessioni e relazioni personali instaurate dal

103 Zhongguo Wine, (2010), “The Wine Market in China”, http://www.zhongguo-wine.com/wine-in-china/ (data di consultazione 08/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

singolo con gli altri. Avere delle buone guanxi è un elemento fondamentale per il

successo personale sia negli affari , sia socialmente. A questo si lega il concetto di

faccia (面子 miànzi) che regola le interazioni interpersonali in base al rispetto degli

altri e di se stessi, nel relazionarsi è importante, infatti, non ledere né la propria

faccia né quella dell’altro e rispettare il proprio status comportandosi in base ad esso.

In fine, approcciandosi al consumatore cinese è importante ricordare che il popolo

cinese spesso osserva delle superstizioni a prescindere dal livello d’istruzione dei

singoli, queste riguardano ad esempio numeri e colori ed è importante prestarvi

attenzione soprattutto quando si adottano delle scelte indirizzate al mercato cinese.

Un altro fattore determinante nell’analizzare il popolo cinese come gruppo di

consumatori è ricordare sempre che non si tratta di un mercato unico ma di gruppi

che si distinguono sotto più aspetti. L’età, ad esempio, divide i consumatori per

esperienze economiche, storiche e politiche molto diverse. Si ritiene che i nati prima

del ’45 abbiano consumi più austeri, mentre i nati tra il ‘45 e il ‘60 (la lost

generation) abbiano faticato a evolversi nella Cina di Deng, avendo subito gli

influssi della Rivoluzione Culturale. Soltanto dalla generazione nata negli anni ’60 i

cinesi sono stati inseriti in una cultura e in una società consumista. Attualmente, più

le generazioni progrediscono, più i gusti dei consumatori si affinano e crescono le

loro esigenze (L. Tang, 2009). I consumatori del mercato vinicolo appartengono per

lo più a questa nuova classe media consumista e giovane, associano il vino ad un

abitudine occidentale, alla moda e sofisticata. Sono consumatori dal reddito medio-

alto e coprono una fascia d’età che va dai 20 ai 50 anni e, se dapprima era un mercato

per lo più al maschile, esso sta diventando sempre più orientato al femminile104.

Dai suoi primi sviluppi, il mercato del vino si è sviluppato nelle grandi città, dove il

consumo è tutt’ora più diffuso (a differenza delle aree rurali dove ancora hanno

maggiore diffusione baijiu e birra). Inizialmente, il vino, tanto locale che importato,

era percepito dai consumatori cinesi come un’alternativa più salutare ed economica,

almeno nel caso dei vini locali, ai liquori. Molti cinesi hanno iniziato a consumare

vino rosso perché molti medici lo ritengono benefico per il cuore, se consumato 104Redfern Associates, (2010), “China Wine Report 2010”, New Zealand's international business development agency, https://www.securitytechnologyalliance.com/nz-trade-and-enterprise (data di consultazione 16/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

moderatamente (Lee Tang, 2009). Tutt’oggi, associare il vino ai suoi benefici in

termini di salute è una strategia di marketing sempre più utilizzata, soprattutto nel

proporlo come sostituto al baijiu105. Inizialmente, le abitudini di consumo si

discostavano ampiamente da quelle occidentali, spesso alla bevanda erano aggiunti

elementi che la addolcissero oppure veniva ingerita in un solo sorso e non degustata

lentamente106.Il cambiamento a queste usanze è arrivato dagli hotel, ristoranti e locali

e da un maggior contatto con gli occidentali in tali ambienti, che hanno determinato

un’evoluzione nella conoscenza e nell’apprezzamento del prodotto. C’è stato un

avvicinamento alle usanze occidentali, seppur inserendolo nel sistema di abitudini e

comportamenti locali. Per i cinesi, ad esempio, l’alcool e cibo sono elementi di

convivialità e parte integrante nel fare affari e amicizia, ossia nello stabilire le

proprie guanxi. Spesso il primo contatto con il vino dei giovani adulti avviene

durante cene di lavoro o a casa di amici. In tali occasioni, dimostrare familiarità con

l’argomento è segno di sofisticatezza, spesso sono proprio le cene di lavoro a

motivare il desiderio di conoscenza del vino, per accrescere la propria mianzi nel

gruppo sociale di cui si fa parte. Il prodotto, poi, è spesso acquistato come regalo o

in occasione di cene o feste, in questi casi l’acquisto è guidato dal prezzo e dal

consiglio di amici. Questo atteggiamento rivela una scarsa conoscenza del prodotto

ma al contempo una sua considerazione alta come mezzo per omaggiare le proprie

guanxi (L. Tang, 2009). Riferendoci poi alle credenze e superstizioni cinesi, il vino

rosso, in particolare, è apprezzato come regalo di buon auspicio durante il capodanno

cinese, in occasione di riunioni familiari. In questo caso il colore rosso per la cultura

cinese ha un significato positivo, legato alla fortuna e alle celebrazioni, è quindi il

colore a rendere il vino particolarmente adatto all’occasione. L’acquisto di vini è

spesso influenzato dal consiglio di conoscenti, da recensioni nei giornali o online e

da assaggi nei negozi. Si registra una sempre maggiore volontà di accrescere le

proprie conoscenze sul prodotto, in particolare conoscerne l’etichetta, poterne

disquisire e magari essere in grado di abbinarlo ai cibi, sono tutti un modo per

105China Wines Information Website, (2010), “10 Tips to Marketing Wine in China”, http://en.winesinfo.com/html/2013/2/228-49729.html (data di consultazione 18/02/2019)106 L’abitudine tradizionale cinese nel consumo di alcolici prevede che essi vengano bevuti tutti d’un sorso, il tradizionale brindisi cinese 干杯(gānbēi) è un invito a bere da una coppa tutto d’un fiato.

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accrescere il proprio status le proprie conoscenze (al pari del praticare golf, ad

esempio).

Si stima che l’80% delle vendite interessi i rossi, tuttavia ci sono differenze regionali

come nello Shandong dove il vino bianco è il favorito. La presenza di un numero

sempre crescente di donne tra i consumatori influenza un aumento nell’acquisto di

bianchi, spesso consigliati dagli esperti come la miglior tipologia per accompagnare

la cucina locale107.

I consumatori cinesi spesso acquistano vini di brand già conosciuti per fama o se

provati in precedenza. Spesso si tratta di grandi marchi internazionali che, avendo un

ruolo e un nome prominente nel mercato internazionale, sono i più richiesti per il

loro status e sono anche quelli a cui restano più fedeli i consumatori cinesi. È molto

difficile stabilirsi su questo mercato senza avere alle spalle un marchio storico o una

storia di successo, tuttavia, una volta fidelizzato, il cliente cinese tende a ripetere

l’acquisto di uno stesso marchio. Come già detto, un’altra tendenza molto importante

è quella degli acquisti e della ricerca d’informazioni online; prima di acquistare un

vino i consumatori cinesi svolgono una ricerca per saperne di più e spesso la metà di

chi compie la ricerca acquista vini direttamente on line. Pertanto l’attività di

promozione su internet e sui social media cinesi è molto importante108.

Possiamo individuare tre grandi categorie di consumatori di vini d’importazione: i

giovani ricchi attenti alla moda, gli uomini d’affari o i funzionari di governo e gli

intenditori che, seppur in numero limitato, stanno crescendo rapidamente. I primi

usano il vino come status symbol, hanno tra i 25 e i 30 anni, acquistano vino per

prestigio piuttosto che per passione, preferiscono grandi nomi americani o francesi

che richiamino la cultura occidentale, prestano grande attenzione al packaging e al

design. I secondi hanno una fascia d’età che va dai 35 ai 55 anni, consumano vino in

occasione di banchetti o cene d’affari e anche in questo caso, ad esempio,

l’associazione al colore rosso rende il vino una bevanda ideale per i brindisi di buon

107Redfern Associates, (2010), “China Wine Report 2010”, New Zealand's international business development agency, https://www.securitytechnologyalliance.com/nz-trade-and-enterprise (data di consultazione 16/02/2019)108 INS, (n.d.), “How to Enter the Wine Market in China”, https://ins-globalconsulting.com/enter-wine-market-china-2/ (data di consultazione 6/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

auspicio che concludono questi incontri. Tuttavia, le recenti politiche di austerità nei

consumi durante incontri ufficiali promosse dal presidente Xi Jinping(习近平) hanno

parzialmente colpito questa parte di mercato. Nonostante ciò, essi restano una parte

molto significativa tra i consumatori con un peso economico notevole, seppur non si

tratti di intenditori i cui acquisti sono guidati da una conoscenza consolidata. Il vino è

infatti entrato a far parte di quei contesti che si legano al mondo degli affari, al pari

del golf praticato da molti cinesi solo per la finalità di incontrare in questo setting

persone con cui stringere relazioni di lavoro. Gli ultimi sono un gruppo in espansione

di amanti del vino, in genere sono consumatori ricchi tra i 30 e i 40 anni, spesso

hanno alle spalle una cultura di tea-tasting e per loro il vino è un hobby, s’intendono

di tipologie, vitigni e così via e sono appassionati di vini di altissima qualità109.

2.5 Analisi SWOT del mercato dei vini d’importazione

L'analisi SWOT è uno strumento che valuta i punti di forza (Strengths), le debolezze

(Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) di un settore

preso in analisi. Questa tecnica è attribuita a Albert Humphrey, un docente

all’Università di Stanford che fra gli anni '60 e '70 ha condotto questa analisi sulle

Fortune 500.

Strengths. Primi fra tutti i punti di forza dei vini d’importazione, vanno menzionati

qualità e sapore. Nei paesi dalla lunga tradizione vinicola e con un mercato

consolidato e sviluppato, esistono rigidi standard di produzione che ne garantiscono

la qualità. Tali vini sono poi sottoposti ad un secondo controllo qualitativo da parte

del governo cinese che rafforza ulteriormente questo aspetto. I consumatori cinesi

prestano grande attenzione alla sicurezza alimentare a causa di numerose

problematiche in materia spesso riportate dai media, i prodotti stranieri sono

percepiti come più sicuri e affidabili da questo punto di vista. Altro punto di forza è

rappresentato dalla crescita del PIL pro-capite e del reddito disponibile della

popolazione, dalla crescita della classe media e dallo sviluppo di gusti sempre più

sofisticati da parte dei consumatori. Inoltre, essendo il mercato cinese in una fase di

109Zhongguo Wine, (2014),“Who is the Chinese Wine drinker”, http://www.zhongguo-wine.com/2014/11/25/who-is-the-chinese-wine-drinker/ (data di consultazione 11/02/2018)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

sviluppo ed espansione al suo interno si consolidano aziende e professionisti del

settore che si radicano in Cina in modo da rappresentare un contatto diretto tra le

aziende vinicole straniere e il tessuto di consumatori cinesi. I professionisti del

mercato locali sono sempre più numerosi così come le loro conoscenze e la loro

expertise.

Weaknesses. A differenza della cultura occidentale in cui il vino è sempre stato una

costante sulle tavole dei cittadini, in Cina manca una radicata conoscenza della

cultura del vino poiché il consumo alcolico è sempre stato dominato da liquori e poi

dalla birra, manca qui l’abitudine a bere vino durante i pasti e la capacità diffusa di

apprezzare un buon vino. Altra difficoltà è rappresentata dalla promozione del

brand, esistono infatti poche aziende che possano sostenere i grandi costi di

promozione richiesti dal mercato cinese. Altra debolezza è anche l’elevato costo di

vendita finale dei vini d’importazione, soggetti a tasse alte e alla concorrenza dei

brand cinesi più economici. Esistono poi standard diversi tra vini importati e vini

locali, non c’è omogeneità e spesso circolano vini falsi e imitazioni di brand

stranieri. Questo blocca lo sviluppo del mercato.

Opportunities. Il miglioramento costante delle condizioni di vita del popolo cinese e

la crescita della classe media vedono il vino tra quegli indici di un cambiamento di

stili di vita che ne incentiva le vendite enormemente. Attualmente il vino importato è

consumato soprattutto nelle principali città cinesi ma esistono molte città di seconda

fascia che rappresentano un ampio mercato ancora non penetrato dal vino importato.

Nella distribuzione ci sono opportunità rappresentate dai distributori che stanno

sviluppando la propria presenza online offrendo nuovi spazi di mercato e dai negozi

specializzati che sono sempre più diffusi. In fine, l’apprezzamento progressivo del

RMB rende il prezzo del vino importato sempre più competitivo.

Threats. Molte aziende locali stanno aumentando i propri standard produttivi per

entrare nel mercato di alto livello, dominato dai vini stranieri. Inoltre, esiste in Cina

un sistema di contraffazione dei vini d’importazione che porta a una diminuzione dei

prezzi e a danni d’immagine ai brand stranieri110.

110Acheson, J. (2016), “The Wine Market In China”, Agriculture and Agri-Food Canada, http://www.agr.gc.ca/eng/industry-markets-and-trade/international-agri-food-market-intelligence/

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

2.6 Il mercato cinese per i vini italiani tra grandi numeri e scarsa conoscenza

La storia delle relazioni sino-italiane risale a tempi antichissimi, per secoli abbiamo

detenuto un primato tra i popoli occidentali nelle relazioni con la Cina ma

dall’Ottocento questo ruolo è passato ad altri attori come Regno Unito, Francia e

Germania e più tardi agli Stati Uniti d’America. Nel Novecento, specie in seguito

alla Seconda Guerra Mondiale, l’Italia perse il suo peso a livello internazionale e

diminuì l’importanza della storia di rapporti millenari intrattenuti con la Cina. Nel

1970, i due Paesi hanno instaurato i rapporti diplomatici e da allora è ripartita la loro

collaborazione in più settori (Pini, 2011:10-12). Nel 1975, la Cina ha poi allacciato le

proprie relazioni con la Comunità Economica Europea, instaurando rapporti di

cooperazione economica, tecnologica e più tardi anche politica. Negli anni ’80,

furono poi stabilite relazioni tra l’Assemblea Nazionale del popolo (全国人民代表大会 Quánguó Rénmín Dàibiǎo Dàhuì) e il Parlamento Europeo, tuttavia, i rapporti

non divennero attivi fino agli anni ’90 che furono caratterizzati da numerose dispute

a livello commerciale e di diritti umani, poi appianate sul finire del millennio. Da

allora, le relazioni bilaterali Pechino-Bruxelles si sono sviluppate positivamente.

L’azione dell’Italia in tale contesto è stata positiva nei confronti della RPC ma i

rapporti per molto tempo sono stati caratterizzati da discontinuità e da una politica di

basso profilo (Samarani, 2008:358-361).

La Cina cresce ad un tasso medio del 10 % annuo ormai dagli anni ‘90 e rappresenta

enormi opportunità per il nostro Paese. Dal punto di vista commerciale l’UE è

fondamentale per l’Italia perché è la Commissione Europea a stipulare accordi

commerciali internazionali per gli Stati membri. L’aspetto del commercio estero ha

dati positivi e negativi che dipendono soprattutto dai disavanzi commerciali, l’Italia

in questo settore vede una grande attività delle proprie PMI111.Stando agli ultimi dati

reports/sector-trend-analysis-the-wine-market-in-china/?id=1476298378101(data di consultazione 16/02/2019)Chan, K. (2012), “Marketing U.S. Wine in China”, Agricultural Trade Office (ATO) of the U.S. Consulate General in Shanghai https://gain.fas.usda.gov/Recent%20GAIN%20Publications/Marketing%20U.S.%20Wine%20in%20China_Shanghai%20ATO_China%20-%20Peoples%20Republic%20of_4-19-2012.pdf (data di consultazione 18/02/2019)Wang, Z. (2013), Market analyses and marketing strategies for imported wine in China market, Université de Strasbourg111 Bradanini, A. (2010), I rapporti Cina Italia-Cina nel quadro del più ampio scenario Cina-Europa e Cina-resto del mondo, C. Meneguzzi Rostagni, La Cina Luci e Ombre, Milano Angeli, pp. 77-85

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Istat, le esportazioni italiane in Cina nel 2018 hanno registrato un valore totale pari a

13.513,86 milioni di euro con una crescita del 22,2% e l’interscambio tra i due paesi

nel 2017 ammontava a circa 42 miliardi di Euro. Il deficit commerciale si sta

riducendo e ammonta a 14,9 miliardi mentre le importazioni dalla Cina in Italia

raggiungono i 28,4 miliardi. L’Italia è al quarto posto in Europa sia tra i paesi

esportatori sia tra quelli importatori dalla Cina112.I rapporti bilaterali vanno

rafforzandosi in tutti i settori, oltre a visite istituzionali dei rispettivi rappresentanti, i

governi di Italia e Cina collaborano attraverso varie forme e strumenti come il

Comitato Intergovernativo Italia-Cina in ambito politico, il Business Forum Italia

Cina in ambito economico-finanziario e il Forum culturale per la collaborazione

culturale-turistica. Il Business Forum è stato creato nel 2014 e rappresenta un foro

permanente che si affianca al dialogo intergovernativo per imprenditori italiani e

cinesi. Esso consente di facilitare scambi d’informazioni, conoscenze, proposte

industriali e d’investimento, partnership strategiche, anche in mercati terzi113. Dal

punto di vista commerciale, durante la nona riunione del Comitato Governativo

Italia-Cina, tenutasi a Roma il 25 gennaio 2019, i rispettivi ministri degli esteri Wang

Yi e Enzo Moavero Milanesi hanno ribadito l’impegno reciproco in ambito

economico-commerciale e come si legge nel Comunicato Congiunto che è seguito

alla riunione:

[…] I due Ministri hanno riaffermato l’impegno a favore di un’economia mondiale aperta, contro il protezionismo e l’unilateralismo per realizzare una globalizzazione inclusiva, sostenibile, equa e vantaggiosa per tutti. I due Ministri hanno ribadito il sostegno ad un sistema commerciale multilaterale basato sulle regole, trasparente, inclusivo, non discriminatorio, con l’OMC al suo centro.[…] Essi hanno ribadito il ruolo positivo della Commissione Mista […] e l’obiettivo di promuovere una solida ed equilibrata crescita dell’interscambio di beni e servizi e del flusso di investimenti, promuovendo la leale competizione tra le imprese e un effettivo mutuo beneficio, anche attraverso un’efficace tutela della proprietà intellettuale e il rafforzamento della lotta alla contraffazione incluso nell’ambito del commercio elettronico e dell’import-export, sia nel quadro delle relazioni bilaterali sia nel contesto multilaterale. I due Ministri hanno concordato sulla necessità di un più ampio e facile accesso ai rispettivi mercati e ritengono al riguardo che sia necessario eliminare gradualmente le barriere non tariffarie che creano ingiustificati ostacoli al commercio, cooperando per il reciproco avvicinamento degli standard tecnici e delle misure sanitarie e fitosanitarie.

112 Italian Trade &Investments Agency, (n.d.), “Cina”, https://www.ice.it/it/mercati/cina (data di consultazione 11/02/2019)113 Ambasciata d'Italia Pechino, (2019), “Cooperazione economica e commerciale”, https://ambpechino.esteri.it/ambasciata_pechino/it/i_rapporti_bilaterali/cooperazione_economica (data di consultazione 10/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Ministero Affari esteri, (2019), “Comunicato Congiunto della 9a Riunione Congiunta del Comitato Governativo Cina-Italia”https://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/comunicato-congiunto.html (data di consultazione 10/02/2019)

Per quanto riguarda il settore vinicolo, le vendite del vino in Cina sono incoraggiate

dal nostro governo, nel sito del Ministero degli Affari Esteri all’approfondimento sul

mercato Cinese alla sezione “cosa vendere” si legge:

L'Italia rappresenta il 29mo fornitore del mercato cinese del settore agroalimentare ma il primo fornitore di cioccolato e pasta, il secondo di olio d'oliva, acque minerali e vini frizzanti, il terzo per vini imbottigliati e caffè. Nonostante i volumi tuttora modesti, il mercato ha grande potenziale di sviluppo. Le principali criticità riguardano le procedure di importazione e la catena distributiva spesso molto articolata su base provinciale e municipale. Gli stili di vita e le abitudini alimentari orientano attualmente i consumatori cinesi più verso il vino e i prodotti a base di cioccolato, snack e merendine. Tuttavia nel paese è diffuso un “Italian dream” che identifica il buon vivere e la buona alimentazione nella cucina mediterranea e nel life style italiano ed anche se i produttori cinesi sono bravi nell’associare dette sensazioni a prodotti che non hanno nulla di italiano, con un’adeguata campagna di comunicazione si potrebbero recuperare straordinarie capacità di penetrazione da parte delle nostre aziende.E’ importante che l’approccio al mercato cinese non sia improvvisato affidandosi ad un importatore conosciuto quasi casualmente ma occorre una strategia consapevole che sappia fare leva su un’opportuna comunicazione delle caratteristiche di qualità e di food safety delle produzioni italiane.

Info Mercati Esteri, (2015) “Cosa Vendere”http://www.infomercatiesteri.it/dove_vendere.php?id_paesi=122#info_mercati_esteri_2 (10/02/2019)

Nel 2017, il vino italiano venduto in Cina ha raggiunto la cifra complessiva di 130

milioni di euro con un aumento del 29,9% rispetto all’anno precedente, raggiungendo

un picco storico. Nel primo trimestre del 2018, l’Italia ha registrato un incremento

nell’export enologico del 62,82% posizionandosi al quarto posto tra i paesi che

esportano vino in Cina dopo Francia, Australia e Cile e sorpassando la Spagna. Nel

corso del 2018 la quantità di vino italiano esportato è aumentata del 14,2% e il suo

valore del 21,76%. Questo successo lo si deve alla fascia di consumatori cinesi con

un reddito alto in cui si collocano collezionisti di vino e consumatori di vini

esclusivi114.

114 China Wines Information Website, (2018), “Italian wine exports to China up 21%”, http://en.winesinfo.com/html/2018/10/189-78851.html (data di consultazione 16/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

I tipi di vino italiano più conosciuti in Cina sono il Barolo, il Chianti e l’Amarone e

le regioni italiane a cui è associato prevalentemente questo prodotto sono il Piemonte

e la Toscana115. Di queste due regioni sono nello specifico apprezzati Barbaresco,

Barolo, Chianti e Brunello di Montalcino, tutti vini rossi corposi, aromatici all’olfatto

ma facili da bere. Oltre ad apprezzare questi prodotti di per sé, i consumatori cinesi

ne apprezzano la storia e le tradizioni che hanno alle spalle e sono particolarmente

interessati a questi aspetti.116.

Un caso particolare è rappresentato dalle denominazioni Valpolicella e Amarone che

sono conosciute molto bene dal 18% dei consumatori di vini importati e in termini di

consumi è soprattutto Shanghai la città che maggiormente apprezza queste tipologie,

seguita da Pechino117. In particolare, pare che le maggiori acquirenti di questo vino

siano le donne tra i 25 e i 29 anni. Secondo una ricerca condotta da Wine

Intelligence, Vinitrac, per il Consorzio di Tutela Veneto, queste consumatrici

associano il prodotto per stile e prezzo ai prodotti americani e ne apprezzano la

buona qualità, la grande diversità e l’elevata acidità. Tra i vini della Valpolicella è il

Valpolicella Ripasso doc ad avere maggior successo tra tutti. L’Amarone, invece, è

più costoso ed è apprezzato per il suo metodo di produzione e per la morbidezza del

gusto, non tipica dei vini italiani. I consumatori cinesi percepiscono in questi vini lo

stile e il fascino italiano, fatto di storia e tradizioni118 .

Tra le difficoltà del mercato cinese per i vini italiani, oltre quelle già descritte nei

paragrafi precedenti, notiamo come i consumatori cinesi non siano abituati ai vini del

Paese quanto lo sono, ad esempio, ai vini francesi, con i quali hanno più

dimestichezza, essendo entrati prima nel mercato. Manca una sostanziale conoscenza

115 Federvini, (2018), “Ecco i tre vini italiani più conosciuti in Cina. L'indagine di Business Strategies”Source: https://www.federvini.it/studi-e-ricerche-cat/749-per-i-cinesi-il-vino-e-solo-francese-l-indagine-di-business-strategieshttps://www.federvini.it/studi-e-ricerche-cat/749-per-i-cinesi-il-vino-e-solo-francese-l-indagine-di-business-strategies (data di consultazione 16/02/2019)116Capei Chiaromanni, 2018, Il vino italiano e il mercato cinese, http://www.rivistadiagraria.org/articoli/anno-2017/vino-italiano-mercato-cinese/ (data di consultazione 16/02/2019)117 China Wines Information Website, (2018), “Italian wine exports to China up 21%”, http://en.winesinfo.com/html/2018/10/189-78851.html (data di consultazione 16/02/2019)118Ansa& Consorzio per la tutela dei vini Valpolicella, (2018), “Vini Valpolicella Doc in Cina piacciono alle donne under 29”, http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/postit/valpolicella/2018/11/09/vini-valpolicella-doc-in-cina-piacciono-alle-donne-under-29_04a5b541-91b1-429d-97ca-2b386b0fb13b.html (data di consultazione 16/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

diffusa e una familiarità con i vini italiani. Per rispondere a questa lacuna, vari attori

del settore hanno adottato iniziative diverse che sono volte sia alla diffusione che alla

conoscenza del prodotto.

Nel 2013 il Ministero dello Sviluppo economico ha finanziato e promosso il progetto

Vini italiani in Cina attraverso una convezione con Federvini e Unione Italiana Vini.

Il progetto, della durata di un anno, ha promosso il vino italiano nel mercato cinese e

è stato realizzato dall’Ente Autonomo Mostra Mercato e da Enoteca Italiana.

L’obiettivo è stato quello di promuovere la conoscenza delle principali

denominazioni enologiche italiane. L’evento inaugurale ha coinvolto operatori di

settore, stampa specializzata e generalista, leader d’opinione, istituzioni cinesi e

italiane e è stato accompagnato da degustazioni. La seconda fase del progetto

prevedeva un tour degli operatori di settore, stampa specializzata, leader d’opinione e

stampa generalista in Italia suddiviso tra Nord, Sud e Centro. La chiusura del

progetto è stata una conferenza stampa nell’Auditorium dell’Italian Center di

Shanghai, seguita da un workshop e da incontri B2B119.Si è trattato di un anno

dedicato alla diffusione di una conoscenza generale attraverso vari canali, dal 2013 a

oggi questo tipo di attività si è intensificata, portando risultati sempre più positivi.

Nel 2018 Agenzia Ice, Federvini, Uiv e Federdoc hanno lanciato un nuovo progetto

di promozione mediatica dei vini italiani in Cina, finanziato dal Ministero dello

Sviluppo economico. L'Italia è presentata come il primo paese produttore di vino,

con la più importante e vasta offerta di varietà quantitativamente e qualitativamente

rilevante. Il progetto ha raggiunto numerosi contatti e l'obiettivo è quello di

raggiungere in un anno almeno 230 milioni di ragazzi cinesi, fra millennials e wine

lovers. Alla campagna mediatica si associano iniziative come la formazione di oltre

500 esperti cinesi di vino italiano in quattordici città. In secondo luogo è molto

importante anche l'attività di promozione delle vendite, attuata tramite l'accordo con

la catena Cofco (中国粮油食品 zhōngguó liángyóu shípǐn) per lo sviluppo di 150

stores fisici e sulle relative piattaforme e-commerce su Tmall e Jd.com120. Il governo

italiano ha infatti da qualche anno stipulato un accordo con Alibaba per la 119Unione Italiana Vini, (2017), “Al via il progetto “Vini italiani in Cina”” https://www.unioneitalianavini.it/al-via-il-progetto-vini-italiani-in-cina/ (data di consultazione 17/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

promozione e la tutela dell’agroalimentare italiano sulla piattaforma che si propone

di combattere le contraffazioni e promuovere i prodotti del Made in Italy, in modo da

sfruttare le grandi potenzialità del settore in sicurezza121.

Per promuovere la conoscenza del vino italiano in Cina un attore fondamentale è

Vinitaly International. Si tratta della più grande fiera internazionale di vini e distillati

che porta nel mondo i vini italiani. In Cina l’associazione organizza fiere ed eventi ad

esse connessi nelle città di Hong Kong, Chengdu e Shanghai. Nella sua forma

Vinitaly China Road show si propone di lanciare il vino italiano in zone della Cina

dove ancora non è presente, come le città di seconda fascia. Uno strumento di

promozione strategico e incentrato sulla formazione dei consumatori è poi la Vinitaly

International Academy, che offre corsi di alto profilo tenuti da esperti del settore,

strutturati per livelli progressivi e con programmi standardizzati per fornire una

solida conoscenza sul vino italiano. L’obiettivo finale della Academy è di creare una

rete di professionisti del vino italiani che possa promuovere questo aspetto del Made

in Italy a livello internazionale. I titoli rilasciati sono quello di Italian Wine

Ambassador o Italian wine Expert122.

Altro attore recentemente radicatosi in Cina è Taste Italy!. Questo progetto è nato nel

2013 per sostenere l’accesso delle aziende italiane del settore agroalimentare e il loro

mantenimento sul mercato cinese. Nel 2014 è stata poi fondata la Taste Italy!Wine

Academy un corso per i consumatori cinesi che entrano in contatto col vino italiano

per la prima volta, il corso è organizzato su tre livelli e si tiene a Shanghai, Pechino e

in alcune città di seconda fascia123.

In fine, nel 2018 è nata anche la Chianti Wine Academy promossa dal Consorzio

vino chianti che è dedicata nello specifico ai vini toscani, si tratta di un accademia

120 Lorenzo Pelliconi, (2018), “Vino, vola la promozione del made in Italy in Cina”, Agronotizie https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2018/10/24/vino-vola-la-promozione-del-made-in-italy-in-cina/60539 (data di consultazione 17/02/2019)121Presidenza del consiglio dei ministri, (2016), “Accordo Governo Italiano - Alibaba per la tutela e la promozione dell'agroalimentare sulla piattaforma cinese” http://www.governo.it/articolo/accordo-governo-italiano-alibaba-la-tutela-e-la-promozione-dellagroalimentare-sulla (data di consultazione 17/02/2019)122Vinitaly International, (n.d.) https://www.vinitalyinternational.com/?lang=it (data di consultazione 17/02/2019)123 Taste Italy!, (2019) https://www.bsnstrategies.com/it/taste-italy/ (data di consultazione 17/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

itinerante che ha iniziato il suo tour a Shenzhen e poi si è diretta verso Guangzhou,

Shanghai e Pechino. Il titolo di Chianti Wine Expert si raggiunge in seguito a quattro

moduli di lezione e ad un esame finale124.

Una sempre maggiore conoscenza e familiarità con i vini italiani e strategie

comunicative che promuovano lo stile di vita italiano e il Made in Italy sono

elementi chiave per il vino italiano in Cina. L’Italia è arrivata in ritardo rispetto ad

altri attori internazionali ma come primo produttore a livello mondiale e data la

grande qualità del settore ci si aspetta un ruolo sempre più importante nel settore

come dimostrano i numeri in crescita degli ultimi anni.

124 Consorzio Vino Chianti, (2018), “Nasce la prima ‘Chianti Academy’”, http://www.consorziovinochianti.it/2018/notizia/nasce-la-prima-chianti-academy/(data di consultazione 17/02/2019)

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

3. Le esperienze degli operatori del settore

3.1 I risultati delle interviste

Per concludere il presente lavoro sono state condotte sei interviste a professionisti

che operano nel mondo del vino italiano in Cina, con l’obiettivo di verificare e

arricchire quanto riportato nel capitolo precedente. Gli intervistati selezionati sono

figure professionali, sia cinesi sia italiane, con esperienze diverse l’uno dall’altro e

che possono contribuire a creare una visione d’insieme sulla presenza dei vini italiani

in Cina. Gli intervistati sono stati selezionati e contattati dopo aver concluso la

ricerca sul mercato dei vini d’importazione in base alla professione di ognuno. Le sei

interviste sono state condotte via email attraverso questionari pensati

specificatamente per l’esperienza di ogni intervistato, cercando di ottenere da ognuno

gli aspetti più interessanti del settore in cui opera. Il testo integrale delle interviste è

presente in appendice (cfr. p.72).

Per realizzare questo lavoro, sono stati scelti sia professionisti cinesi che italiani per

poter cogliere le impressioni sia di chi si interfaccia con il gigante asiatico sia di chi,

invece, opera con i nostri vini. Gli intervistati consentono di mettere insieme

l’esperienza di cantine italiane in Cina, di importatori cinesi e di organizzazioni di

promozione del vino italiano consolidate. Con il questionario miro a scoprire le

debolezze e le potenzialità dei nostri vini nella RPC, per capire dove occorre

migliorarsi e rafforzarsi affinché questo segmento importantissimo del Made in Italy

possa avere il giusto riconoscimento nel mercato cinese al pari di altre eccellenze

italiane.

Il primo intervistato è Livio Mazzanti che occupa la posizione di resident area

manager in Cina per la cantina toscana Marchesi Mazzei, la quale ha una storia di

quasi 600 anni alle spalle e si trova nel Chianti Classico. Oltre a essersi formato

come esperto nel mondo del vino, Livio Mazzanti conosce e ha studiato la lingua del

Paese ed è cinese da parte di madre. Come manager per la Cina l’intervistato si

occupa di gestire le varie attività della cantina in loco. È attivo nel settore dal 2015

quando, dopo essersi laureato con una tesi dal titolo I vini italiani affrontano una

rivoluzione in Cina: ostacoli ed opportunità presso l’Università La Sapienza, è

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

partito per Pechino per lavorare nel settore e ha poi conseguito un master in

Food&Wine Business all’università LUISS Guido Carli di Roma. Nel 2018, Livio ha

poi fondato anche una società di import-export a Pechino chiamata Mazzanti Trading

ltd, con lo scopo di importare in Cina vini selezionati personalmente e provenienti

soprattutto dal centro-Sud Italia (Toscana, Umbria, Lazio, Basilicata, Calabria), per

diffondere altre realtà del vino italiano che i cinesi ancora non conoscono. La sua

posizione mi ha consentito di conoscere l’esperienza di un marchio consolidato sia in

Cina sia a livello internazionale, ma anche quella di chi cerca di fare da pioniere nel

settore divenendo ambasciatore di prodotti eccellenti del Made in Italy.

La seconda intervista è stata rilasciata dalla rappresentante in Cina della cantina

veneta Sartori, la signora Jing Cheng che si occupa delle esportazioni verso il Paese e

svolge questa professione da tre anni. Sartori è una cantina veneta situata in

Valpolicella dalla storia di oltre cento anni e che produce una grande varietà di vini,

tra cui anche l’Amarone, molto apprezzato in Cina. L’intervista a Jing Cheng ha

consentito di ottenere le impressioni, le considerazioni e valutazioni sulla situazione

italiana da parte di una cittadina cinese che conosce molto bene i nostri vini e riesce a

creare una sintesi tra una conoscenza approfondita e le criticità percepite dal

pubblico cinese.

Il terzo intervistato è Roberto Ruscito che lavora come export manager per

Castiglion Del Bosco, seguendo l’export nel modo dei vini dell’azienda. Anche in

questo caso, l’intervistato lavora per una cantina italiana ma con una storia

particolare: se da una parte la tenuta e le vigne dell’azienda hanno una storia

lunghissima, l’attuale proprietario, Massimo Ferragamo, la possiede da poco più di

vent’anni. In questo caso, è interessante conoscere l’esperienza di una cantina che è

entrata nel mercato cinese avendo alle spalle l’esperienza di un brand del Made in

Italy già affermato in Cina e che quindi ha seguito strategie ben precise e mirate per

accedervi. Inoltre, con questo contributo è possibile conoscere l’esperienza di una

cantina meno famosa dei grandi nomi a livello internazionale e capire quali sono le

criticità dell’accesso al mercato cinese per i loro vini. L’intervistato, essendo export

manager, può contribuire anche a capire le differenze tra l’esperienza dei nostri vini

in Cina e in altri contesti internazionali. 68

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

L’intervistato seguente è Wang Zhihong (Massimo Wang), il manager di un’azienda

cinese che vende all’ingrosso vino e birra d’importazione, con sede a Chongqing.

L’azienda commercializza vino italiano dal 2011, con questo contributo è stato

possibile guardare al settore da un punto di vista cinese con consolidata esperienza e

conoscenza dei vini d’importazione. L’intervista ha reso possibile capire come

vengono selezionate le cantine italiane, quali sono i problemi dei nostri vini se

paragonati agli altri, soprattutto per chi deve lavorarci. Questo contributo è stato

fondamentale per capire a pieno la situazione italiana e cogliere delle criticità

specifiche, come quella linguistica.

Il quinto intervistato è Jun Cui, un importatore e grossista di vino che si è

specializzato esclusivamente sul vino rosso italiano da ormai 7 anni, dopo aver

lavorato con i vini francesi per molto tempo. Jun Cui commercia vino italiano

all’ingrosso in tutta la Cina e, a Dalian, si occupa anche di vendite al dettaglio. Dalla

sua esperienza è possibile conoscere la realtà dei nostri vini in Cina come con

l’intervistato precedente, tuttavia, in questo caso è presente anche la realtà di piccole

cantine italiane perché Jin Cui importa esclusivamente vino italiano e spesso sceglie

piccole cantine che producono vino di ottima qualità a prezzi contenuti. La sua

conoscenza, essendo specificatamente legata al vino italiano, ci consente di avere

un’angolazione ben dettagliata della situazione in Cina.

L’ultimo intervistato è Simone Incontro, general manager di Veronafiere in Cina, il

quale, prima di questo incarico, ha collaborato per 4 anni con Vinitaly International.

Veronafiere ha più di venti anni d’esperienza nella promozione del sistema Italia in

Cina e Vinitaly international è l’organo di marketing del vino italiano nel mondo per

Vinitaly, che promuove il vino in correlazione alla cultura italiana e in particolare a

quella del Made in Italy. L’esperienza di Simone Incontro ci consente di avere un

quadro generale sull’evoluzione della promozione dei nostri vini in Cina andando a

capire in modo chiaro e dettagliato quali sono i nostri punti di forza e le nostre

debolezze. La sua esperienza consente di capire anche l’azione governativa italiana

in merito e l’interesse dell’Italia per la Cina in questo ambito. Il suo contributo è

stato prezioso per capire quelle che saranno le necessità future e gli approcci da

mettere in campo. 69

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Dall’analisi fin qui descritta, risulta che negli ultimi anni tutti gli intervistati hanno

assistito ad una crescita in volume delle vendite di vino italiano in Cina. Questo ha

stimolato i produttori a investire sempre di più nella promozione del proprio brand,

gli importatori ad avvicinarsi sempre di più al prodotto italiano e il governo italiano a

promuovere più concretamente il nostro vino nel Paese asiatico. Le aree in cui esso è

maggiormente diffuso sono le aree sviluppate a Sud e le città di prima fascia, ossia

Pechino, Shanghai, Hong Kong, Shenzhen, e Guangzhou ma sono presenti anche

alcune città di seconda fascia come Chengdu, Wenzhou e Tianjin. Le maggiori

aziende italiane che esportano in Cina si affidano ad importatori professionisti, che

poi si occupano della ridistribuzione. I nostri vini vengono venduti in tutti i canali di

distribuzione (Ho.Re.Ca.125, retail, vendita a privati) ma soprattutto nel canale

Ho.Re.Ca. perché i vini italiani più conosciuti e diffusi in Cina sono anche i più

costosi e vengono consumati in location specifiche da un pubblico medio-alto.

I consumatori cinesi apprezzano sempre di più i vini italiani ma i loro limiti sono

ancora tanti. Si registra una generale mancanza di conoscenza del vino in generale e

di quello italiano in particolare. Difronte a questa mancanza di conoscenze l’acquisto

del consumatore è guidato da fattori quali: la storia aziendale, che più è longeva più

conferisce un’immagine di affidabilità al brand, il prezzo, il design e la notorietà

delle cantine. I principali consumatori di vini italiani hanno un’età tra i 25 e i 50

anni, viaggiano all’estero, in molti casi conoscono l’inglese, hanno occupazioni dal

reddito medio-alto e tra questi figurano molti “colletti bianchi”. Tuttavia, essi variano

molto in base alle aree geografiche. Nelle città di prima fascia si tratta soprattutto

donne sotto i 30 anni, la generazione nata dopo il 1997 e le persone della classe

media cinese che viaggiano all’estero e che lavorano per compagnie straniere. Nelle

città di seconda e terza fascia giocano un ruolo importante i distributori, i sotto-

distributori e i manager (quasi sempre uomini) che utilizzano il vino nelle cene e nei

regali aziendali.

Ci sono elementi ricorrenti che sono ritenuti fondamentali nella comunicazione dei

vini italiani in Cina. Innanzi tutto, occorre comunicare il brand in modo efficace

legandolo alla sua storia aziendale per creare un senso di fiducia nel consumatore.

125 Hotel, restaurant and café70

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Legare la comunicazione del vino in generale alla gamma di prodotti che

compongono le eccellenze del Made in Italy è altresì una strategia ritenuta prioritaria.

Tra i leader d’opinione a cui prestare attenzione gli intervistati elencano Gambero

Rosso, James Suckling, Robert Parker, Antonio Galloni, Wine Spectator, Wine

Advocate e La Revue du vin de France. L’attività di promozione a livello fieristico è

altresì importante e da molti è considerata fondamentale. Tra le maggiori fiere di

settore organizzate in Cina ci sono la Chengdu Spring Fair, Prowine China, Vinexpo,

Vinitaly China Road Show, Interwine e la Food and Hotel China fair a Shanghai.

L’e-commerce e la promozione online sono fondamentali e in crescita, le piattaforme

principali per la vendita di vino sono Taobao e Jingdong ma anche le piattaforme

delle singole aziende sono molto importanti. A livello di comunicazione Wechat,

Weibo, e Tuk Tuk per i video sono mezzi di comunicazione fondamentali per

raggiungere il pubblico locale. In qualsiasi canale si agisca, tener conto della cultura

cinese e delle grandi differenze rispetto alla nostra sono elementi fondamentali nella

promozione e nella comunicazione dei nostri vini che non vanno mai dimenticati e

trascurati.

L’esempio di Castiglion del Bosco e della sua linea Zodiaco ci mostra come

avvicinarsi alla cultura locale con una strategia di marketing ben pensata sia un

elemento di successo. Dal 2013 l’azienda realizza un’edizione limitata di Brunello di

Montalcino dal nome Zodiaco, in cui ogni annata ha un’etichetta personalizzata

dedicata al segno corrispondente dello zodiaco cinese e realizzata da rinomati artisti

asiatici. Il brand Castiglion del Bosco è stato lanciato in Cina proprio attraverso il

progetto Zodiaco, legando sempre le attività ad iniziative benefiche in partnership

con enti locali. In questo caso specifico è poi chiara anche l’importanza di portare un

prodotto in Cina legandolo ad altre eccellenze del Made in Italy, proprio come

suggerisce anche Simone Incontro (cfr. p. 96). In conclusione, però, il miglio mezzo

per comunicare il proprio vino restano sempre le degustazioni essendo il nostro

punto di forza maggiore la qualità.

Dal punto di vista linguistico, la traduzione in cinese del nome del vino è

fondamentale e prioritaria rispetto a tutte le altre scelte comunicative per far

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

stabilizzare un brand nel mercato. È necessario scegliere un nome semplice e facile

da ricordare, sconsigliando nomi lunghi, incoraggiando la scelta di caratteri dal

significato positivo e non prestando esclusiva attenzione all’aspetto fonetico. Esempi

di successo sono Lafite francese e Le Penne australiano: 拉菲(lāfēi) e奔富(bēnfù).

Non solo nomi, ma anche il materiale promozionale deve essere tradotto in cinese e

deve avere appeal sul pubblico. A tal proposito, nell’appendice del seguente lavoro è

presente un glossario che mostra la grande confusione presente in cinese in merito

alle nostre denominazioni e ai nostri vitigni (cfr. p.).

Parlando di gusti, i vini più apprezzati dai cinesi sono i rossi abboccati, dolci,

semplici da bere, equilibrati, dallo stile bordolese, con sentori legnosi, forte struttura

e colore intenso, spesso rosso porpora. I gusti tuttavia variano di area in area e se a

Nord vanno per la maggiore i rossi dell’Italia settentrionale, in aree come Chongqing

sono i vini pugliesi ad essere i più apprezzati. Stando agli intervistati, le

denominazioni più apprezzate sono: Amarone, Primitivo, Merlot, Barolo, Chianti e

Nero d’Avola. Le regioni italiane con più successo sono Veneto, Piemonte, Toscana,

Puglia e Sicilia.

Le problematiche italiane che limitano lo sviluppo dei nostri vini in Cina riscontate

nelle interviste sono pressoché le stesse per tutti gli operatori. I dazi doganali pesano

sul prezzo finale e rappresentano un limite economico importante per il consumatore

finale. Gli investimenti in promozione e marketing sono scarsi e le strategie adottate

a livello nazionale sono divise e frammentate. A livello nazionale, in particolare,

manca una strategia globale a lungo termine. Paesi come Francia e Cile hanno

stabilizzato la propria posizione nel settore investendo in strategie lungimiranti e di

successo, soprattutto la Francia è riuscita a inserirsi nel mercato cinese come

sinonimo di qualità ed eccellenza vinicola dominando di fatti il settore. Tra le

difficoltà riscontrate soprattutto dagli operatori cinesi figura il numero troppo alto di

varietà vinicole prodotte così come le troppe aree di produzione che creano

confusione per il consumatore cinese. Tuttavia, questa che al momento è una

difficoltà, se comunicata nel modo giusto si ritiene possa essere resa un punto di

forza per il nostro Paese. Anche le etichette riflettono questa complessità e sono mal

comunicate, spesso vengono lasciate in italiano, raramente si trovano in inglese e 72

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

ancor meno in cinese, rendendo ancora più difficile per il consumatore capirne la

provenienza e le caratteristiche. Altra difficoltà è poi rappresentata dalle

caratteristiche dei nostri vini, spesso caratterizzati da alta acidità che il palato cinese

ancora non è pronto ad apprezzare. La presenza di vini falsi, invece, è percepita

diversamente dai due importatori intervistati, se l’uno la considera una minaccia

l’altro ci vede una possibilità per il vino italiano di distinguersi e far esaltare le sue

capacità. In fine, per molti anni l’azione governativa italiana nel paese è stata

lacunosa e scarsa e non ha inserito il vino tra le eccellenze del Made in Italy ma lo ha

proposto come semplice prodotto agricolo. “In molte aree della Cina non si sa

nemmeno che l’Italia produce vino e il distributore cinese medio non si è ancora

innamorato del vino italiano”. (cfr. p.99)

Parlando di prospettive future, tutti gli intervistati vedono nelle città di seconda e

terza fascia un target a cui mirare perché qui il prodotto è ancora poco presente e in

alcuni casi manca del tutto, ma c’è una classe media crescente con stili di vita sempre

più sofisticati. Le nuove generazioni di consumatori saranno sempre più vicine al

vino con maggiori conoscenze e capacità degustative che consentiranno loro di

scegliere i vini in base al gusto e non a fattori aggiuntivi come storia aziendale,

design e fama. In futuro sarà sempre più necessario formare le nuove generazioni

cinesi al vino così che possano apprezzare a pieno il prodotto. Agire come sistema-

paese e investire sull’incoming turistico legato ai vini, sfruttando la buona immagine

di cui gode il nostro Paese in Cina sono strategie fondamentali per determinare il

futuro del vino italiano nella RPC.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Appendice I

Interviste

Nome e Cognome: Livio Mazzanti

1. Descriva la sua occupazione e l’azienda per cui lavora indicando da quanto tempo

svolge questa professione.

Attualmente sono Resident Area Manager in Cina per Marchesi Mazzei, cantina

storica ed una delle più importanti della regione Toscana situata a Fonterutoli, nel

Chianti Classico, che vanta quasi 600 anni di storia e che ha avuto sempre una

conduzione familiare. Ho iniziato a lavorare con loro a partire da Dicembre 2017

fino ad oggi e mi occupo di: consolidamento e sviluppo del business di Mazzei con

importatori già clienti, con partecipazione agli eventi promozionali organizzati da

quest’ultimi; visita dei clienti e, per supportare la vendita di prodotti, formazione al

personale degli importatori/sales e dei loro clienti anche con wine dinner a base

Mazzei; sviluppo del mercato cinese non attualmente servito dai Marchesi; supporto

alla cantina per la pianificazione commerciale breve-medio periodo per l’area

Mainland China con particolare attenzione alla definizione del posizionamento e

all’immagine dei marchi aziendali; partecipazioni a fiere ed eventi relativo al

mercato cinese e non.

2. Qual è la sua esperienza nel mercato del vino cinese e da quanto tempo vi è attivo?

Nel mercato del vino in Cina sono attivo dal 2015; dopo aver conseguito la mia

laurea triennale presso La Sapienza con la tesi I vini italiani affrontano una

rivoluzione in Cina: ostacoli ed opportunità sono partito per Pechino dove ho avuto

la possibilità di lavorare all’interno di un ristorante/enoteca italiano per 8 mesi come

Junior Manager per poi tornare in Italia a conseguire il Master in Food&Wine

Business presso la Luiss (il nome del ristorante è “Barolo”). Durante quella

esperienza lavorativa, dove aiutavo il proprietario nella gestione e pianificazione

della carta dei vini, menù a delle wine dinner, ho avuto modo di capire molte cose,

soprattutto il potenziale che poteva avere il vino italiano in un mercato così grande e

ancora da “scoprire”. Nel 2018 ho fondato anche una società a Pechino di import-

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

export, insieme a mio fratello, la Mazzanti Trading ltd, dove importiamo, vini italiani

selezionati da noi; soprattutto vini del centro-sud Italia (Toscana, Umbria, Lazio,

Basilicata, Calabria). La scelta di queste regioni è stata semplice (a parte la Toscana)

sono tutte regioni che i cinesi non conoscono, o per meglio dire non le conoscono per

la produzione di vino. Quindi abbiamo pensato di portare alcune cantine, selezionate

da me e mio fratello, per farle conoscere di più ai cinesi come sorta di promozione

regionale. Non veniamo pagati per questo ovviamente, lo facciamo perché ci

sentiamo in dovere di contribuire alla promozione di queste regioni che producono

dei vini eccezionali.

3. Può descrivere il processo di distribuzione che segue la sua azienda? Quali sono i

luoghi (città, province) e i canali in cui viene venduto maggiormente (canale

HoReCa, supermercati, enoteche)?

Il canale di distribuzione attuato dai Marchesi Mazzei è semplice: vendono

direttamente agli importatori e sono quest’ultimi a decidere il loro canale. Tuttavia

essendo i vini dei Mazzei molto costosi i canali di distribuzione attuati dai nostri

importatori sono hotel e ristoranti di lusso in prevalenza, una piccola parte viene

venduta a privati/collezionisti. Le città più importanti dove sono presenti i nostri vini

sono: Pechino, Shanghai, Hong Kong, Shenzhen, Guangzhou, Wenzhou, Tianjin.

Tutte città sviluppate con presenza occidentale o dove ci sono cinesi che hanno

vissuto in Italia per molti anni (Wenzhou ad esempio).

4. Quali tendenze osserva nei consumatori cinesi in merito ai vini italiani? Ad

esempio, quali sono le tipologie di vino con maggiore successo e le caratteristiche

più ricercate? Quali sono i fattori che guidano alla scelta di un vino? La provenienza

regionale dei vini italiani è rilevante per i consumatori cinesi?

I consumatori cinesi iniziano ad apprezzare sempre più i vini italiani, perché

finalmente anche l’Italia si è “svegliata” ed ha iniziato a muoversi nel mercato cinese

con più entusiasmo e serietà. I vini più apprezzati dal consumatore cinese sono i vini

rossi abboccati, semplici da bere e non particolarmente complessi. Tra i bianchi è

certamente il Moscato Frizzante quello che viene più gradito, soprattutto dal sesso

femminile, dolce e semplice da bere, molto rinfrescante dovute alle sue bollicine.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Inoltre anche i vini italiani in stile bordolese sono estremamente stimati, vini con

sentori legnosi, forte struttura, colore rosso porpora, questo è dovuto però dal fatto

che i cinesi sono stati abituati fino dagli anni novanta a bere vini di questo stile

dovuti alla presenza francese. Per citare un vino rosso molto apprezzato è

indubbiamente l’Amarone, aggiungerei anche il Primitivo e Merlot. I fattori che

guidano alla scelta di un vino sono molteplici e dipende molto da soggetto a

soggetto, per la mia esperienza posso affermare che indubbiamente la scelta di un

vino viene guidata dalla fama del vino, se è un vino famoso o no (Sassicaia,

Tignanello, Masseto, Ornellaia). Altro fattore rilevante è la storia della cantina, più

ha storia e più viene apprezzato, molti consumatori non sono molto esperti di vino, di

conseguenza ancora non hanno affinato un palato per poterlo giudicare e quindi

vengono spinti a comprare anche dalla storia del vino e/o della cantina. Quando si

dice “anche l’occhio vuole la sua parte”, non c’è affermazione più vera per il vino in

Cina, l’etichetta conta molto nella scelta del vino da parte di un cinese, i colori e

l’immagine della etichetta non vanno mai sottovalutati. Anche i premi che ha

ottenuto un vino facilita molto la sua vendita, in Cina è molto importante il giudizio

del “Gambero Rosso”, “James Suckling”, “Robert Parker” ed infine “Wine

Spectator”. La provenienza regionale sicuramente può aiutare, ma non è così

rilevante. Se il vino ha una storia interessante, un buon punteggio, ha una bella

etichetta, la provenienza regionale viene praticamente annullata.

5. Da quanto tempo l’azienda per cui lavora è attiva nel mercato cinese? Quali sono i

suoi vini più apprezzati e consumati dal pubblico cinese? L’azienda per cui lavora ha

una storia molto lunga, quanto è importante la comunicazione del brand e del suo

passato nelle strategie comunicative? La storia aziendale può essere considerata un

punto di forza strategico?

I Mazzei sono presenti nel territorio cinese ormai da 20 anni, ma solo negli ultimi

anni si è impegnata con maggior interesse proprio perché il mercato è più maturo, il

cinese ha acquistato più competenza gustativa. Come accennato alla domanda della

distribuzione, i nostri vini sono vini molto costosi (il nostro vino entry-level si aggira

sui 15€, il top è il SIEPI un supertuscan dal valore in cantina di 100€ a bottiglia);

importare vini costosi per un paese che non lo avrebbe apprezzato a pieno sarebbe 77

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

stato molto rischioso e faticoso per la società. Ora, grazie alla maturità del

consumatore, i nostri vini sono apprezzati, soprattutto il SIEPI, i nostri CHIANTI

CLASSICO, Tenuta Belguardo (vino stile bordolese con lo stesso blend del

Sassicaia), e Zisola (nero d’avola in purezza proveniente dalla cantina di proprietà in

Sicilia, Noto).Sempre come accennato alla domanda precedente, la storia della

cantina è fondamentale per una strategia comunicativa efficace ed efficiente, ciò

darebbe più fiducia al consumatore e la cantina avrebbe più credibilità. Se sai

raccontare la storia della cantina in un modo curioso e divertente ma allo stesso

tempo professionale, hai un’arma a tuo favore per la vendita. Quindi la mia risposta è

assolutamente sì, la storia aziendale è il punto di forza strategico. Ripeto: il

consumatore medio cinese ancora capisce poco di vino e di tutte le sue sfaccettature,

per quale motivo dovrebbe comprare un vino per un altro? Il vino è ancora oggi

considerato uno status symbol in Cina, ancora vige la regola del ganbei, più hai un

vino da una lunga storia, magari con un bel punteggio, più sarai stimato.

6. Quanto è importante l’aspetto di una comunicazione linguistica efficace, in

particolare quando si parla di traduzione dei nomi? Cosa è importante sapere della

cultura cinese per entrare nel mercato cinese?

Il nome del vino tradotto deve sicuramente avere un nome da un bel significato in

cinese e non sempre traducendo foneticamente si può raggiungere questo. Molti vini

infatti non seguono una traduzione fonetica. Soprattutto i vini con un nome lungo. Il

cinese deve avere la possibilità di ricordarsi il nome del vino in modo semplice. Più

il vino ha un nome lungo (tradotto) più un cinese medio farà fatica a ricordarselo e

questo non è segno positivo. Per questo aspetto è sicuramente importante consultare

un esperto del settore linguistico.

7. L’Italia è il maggior produttore di vino al mondo, tuttavia, nel mercato cinese si

trova in quarta posizione come esportatore, quali pensa siano i problemi legati al

vino italiano in Cina? Quali debolezze hanno, ad esempio, rispetto ai vini francesi?

Problemi come contraffazione e prezzi alti minano significativamente al settore?

L’Italia si posiziona in quarta posizione dopo Francia, Australia e Cile. Bisogna

innanzitutto affermare che Cile e Australia hanno dei patti bilaterali con la Cina, il

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Cile ha il dazio al 0% per l’export di vino, mentre l’Australia nel 2018 era al 2,8%,

l’Italia? 48%. Sono i numeri che parlano. Il problema principale è il dazio. Inutile

parlare di differenze culturali, sociali ecc. Il vero problema è il dazio doganale. Ti

incollo qui un estratto della mia tesi, nonostante sono passati 5 anni sono sempre

convinto del mio punto di vista. Per quanto riguarda le difficoltà burocratiche e

politiche dobbiamo tener conto di moltissimi aspetti di grande rilievo. Oggigiorno, le

strategie utilizzate dalle compagnie vinicole italiane per approcciare il mercato

cinese sono sotto molti aspetti inadeguate. La maggior parte delle compagnie italiane

non investono in promozioni e marketing del prodotto e mancano di utilizzare

strategie a lungo termine. “Agli italiani non importa molto cosa succede dopo la

vendita del prodotto. Una volta avvenuta la transazione niente importa più”. La

Francia e l’Australia sono stati i primi paesi che hanno adottato strategie a lungo

termine, utilizzando approcci “pacifici” nel mercato cinese del vino: sostenendo la

produzione vinicola locale, senza timore di trasferire le loro tecniche e conoscenze.

Ed è stata questa la chiave del successo dei due paesi suddetti, i quali occupano

rispettivamente il primo ed il secondo posto nel mercato cinese per quanto riguarda

la vendita dei vini. Nel 1980, il governo cinese promosse diverse riforme, lanciando

nuovi investimenti ed introducendo nuove tecnologie. Molte compagnie occidentali

videro un enorme potenziale per quanto riguardava la produzione, vendita e consumo

di vini in una Cina emergente. Venticinque anni fa, durante l’inizio delle aperture

all’Occidente, molte Joint venture, soprattutto sino-francesi, hanno investito e gettato

le basi per la loro industria attuale nel mondo cinese, ottenendo collaborazioni con

importanti società come la Beijing Agriculture e Commerce United General

Corporation. Tra le prime Joint Venture ricordiamo la sino-francese Joint Venture

Wine Co.Ltd, con sede a Tianjin, fondata nel 1980. L'entrata in campo dell'Italia del

vino nel mercato cinese, rispetto agli altri competitor, è avvenuta tardivamente. La

politica italiana non ha adottato un’ottica lungimirante, non ha investito in Joint

venture, le quali hanno rappresentato un ottimo grimaldello per il vino francese in

Cina. Fino a quindici anni fa non vi era nemmeno l’ombra di una collaborazione

italo-cinese rilevante in grado di poter gettare le basi per l’ingresso del mercato di

una economia in crescita come la Cina, un errore che oggi l’Italia fa fatica a riparare

per la grande concorrenza. Questo è uno dei fattori per cui la potenzialità del vino 79

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

italiano rimane ombreggiata dai prodotti di chi, prima dell'Italia ha creduto che il

proprio vino potesse sfondare in Cina. Questo spiega il motivo per cui i vini

provenienti dalla Francia possiedono un’immagine decisamente superiore rispetto a

quella italiana; oltre a godere della posizione di vantaggio data dal ruolo pioneristico

delle compagnie francesi, le quali con più di vent'anni di esperienza, sono riuscite a

far giungere il loro prodotto sulle tavole dei cinesi grazie a delle strategie che

tenessero in considerazioni anche gli aspetti culturali. La collaborazione con i

produttori locali, insieme alle numerose joint-venture sino-francesi presenti sul

territorio cinese, hanno permesso ai produttori ed agli imprenditori d'oltralpe di farsi

conoscere ed apprezzare agli occhi dei cinesi come i migliori esperti e produttori di

vino al mondo, allo stesso tempo hanno avuto modo di comprendere più

approfonditamente i gusti del consumatore cinese e le strategie per conquistarlo. Le

compagnie francesi hanno creato dei vini leggermente più dolciastri rispetto ai

tradizionali, questo perché il gusto cinese predilige un sapore più zuccherato, i vini

troppo forti non sono graditi ed apprezzati da tutti. Questo è uno dei motivi per cui il

vino francese gode di un’immagine migliore a quello italiano. “Il problema della

contraffazione non saprei risponderti in quanto da quando sono attivo nel settore non

ne ho mai avuto a che fare.

8. Prospettive future: quali pensa siano gli spazi di mercato futuri? Ritiene che le

città di seconda fascia possano rappresentare un’opportunità per i vini italiani? Quali

saranno i nuovi consumatori e le loro caratteristiche?

Come ha già preannunciato dalla domanda di spazi di mercato futuri saranno le città

di seconda e terza fascia. Ogni mercato arriverà ad un fase di saturità dove non avrà

più una crescita ma bensì una decrescita. Così accadrà nelle città di prima fascia per

quanto riguarda il mercato del vino. Le città emergenti come Chengdu, Tianjin,

Tsingtao, Dalian saranno le nuove realtà dove il mercato del vino avrà potenziale di

crescita. Questo dovuto al fatto che nei prossimi anni il loro potere di acquisto sarà

paragonabile a quello delle città di prima fascia. I Millennials a parer mio avranno

delle caratteristiche completamente diverse al consumatore tipo di oggi, non guarderà

più la notorietà della cantina o del vino, non si soffermerà più alla storia e

all’etichetta. Andrà alla ricerca del nuovo, della particolarità, dell’innovazione. 80

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Comprerà e berrà il vino che gli piacerà di più senza tener conto dello status symbol.

Segno di un paese che cresce e che si sente più appartenente alla cultura del vino.

9. Quali sono i principali mezzi utilizzati dalla sua azienda per promuovere il vino in

Cina? Quali sono le piattaforme online più utilizzate e a quali fiere partecipa

l’azienda?

I mezzi di promozione del vino della mia azienda sono la partecipazione alle fiere

internazionali e non (italiane e cinesi), come ad esempio Vinitaly, James Suckling,

Vinexpo, Chianti Collection, Prowein, Gambero Rosso Tre Bicchieri, e varie fiere in

Cina (Chengdu, Changsha). Le piattaforme più utilizzate sono Tmall, Taobao, e

Alibaba e ultimamente c’è il trend di WeChat Shop.

10. Cosa pensa dei corsi di formazione sul vino italiano promossi da enti come

Vinitaly o Consorzio Vino Chianti?

Non saprei rispondere in quanto non ho mai avuto modo di interfacciarmi con questi

corsi di formazione.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Nome e cognome: Jing Cheng 姓名:陈晶1.Descriva brevemente la sua occupazione e l’azienda per cui lavora indicando da quanto tempo è in questo settore. Quali differenze e sviluppi ha osservato nel mercato e nei suoi consumatori da quando ha iniziato ad oggi?

简要描述您的职业和您工作的公司 . 您在这葡萄酒领域工作多久了?自您开始以来,市场及其消费者有了哪些发展和差异?

Sono la responsabile per la Cina della cantina Sartori e mi occupo delle attività di esportazione nel paese. Svolgo questo lavoro da tre anni e mezzo. Il vino in Cina ha un grande potenziale di sviluppo, da quando ho iniziato il volume delle esportazioni di vino della nostra cantina ha avuto una grande crescita.

我是 Sartori酒庄中国区负责人,负责酒庄在中国的出口业务。工作三年半。葡萄酒在中国很有发展潜力。自我开始以来,我们酒庄意大利酒在中国的出口量有很大增长。

2.Descriva l’area geografica d’azione e il processo di distribuzione che segue la sua azienda in Cina. Quali sono i luoghi in cui il vino viene venduto maggiormente? A quale fascia di consumatori cinesi si rivolge l’azienda?

描述贵公司在中国的活动范围以及您的销售渠道。在中国哪个是葡萄酒销售最多的地方?您的消费者是哪种客户?

Al momento siamo attivi in tutto il paese, i nostri canali di distribuzione comprendono fornitori, la ristorazione, clienti privati e il settore retail. I nostri consumatori sono sia giovani che anziani, la fascia principale è rappresentata da consumatori di mezza età e ci sono anche molti amanti del vino.

目前在中国的活动为全国。我们的销售渠道有经销商,餐饮及私人客户,零售等。年龄从年轻人到老年,中年为主流。还有很多葡萄酒爱好者。

3.Quali sono i vini dell’azienda che rappresenta più apprezzati e consumati dal pubblico cinese? Quali sono le caratteristiche più apprezzate dei vostri vini (colore, tipo, qualità? Qual è il vino con più successo in questo mercato? I vini biologici e lo spumante quanto spazio hanno in questo mercato?

哪些是中国公众最喜欢和消费的贵公司的葡萄酒?中国消费者最喜欢的葡萄酒特色是什么(颜色,类型,质量等)?在这种市场中,最成功的葡萄酒是什么?有机葡萄酒和香槟酒在这个市场上有多少空间?

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

I vini della nostra cantina sono apprezzati da tutte le età, ai consumatori piacciono vini equilibrati, dal colore carico e dal sapore intenso. Al momento hanno molto successo i vini francesi, australiani e cileni. In proporzione ci sono pochissimi spumanti e vini biologici.

各个年龄层段都有喜欢我们酒庄的葡萄酒,他们比较喜欢颜色深,口感浓郁,平衡的葡萄酒。目前非常成功的是法国酒和澳洲,智利的葡萄酒。有机和香槟的比例非常的少。

4.Quali sono le strategie per far entrare e affermare un brand nel mercato cinese? Quali sono le città e le aree in cui il mercato è più sviluppate?

一让一个品牌进入中国市场并稳固的最佳方式和策略是什么?市场最发达的城市和地区是什么?

Entrare nel mercato cinese è un percorso lungo, è necessario aiutare i clienti di ciascun canale con sostegni diversi. Al momento il mercato è più sviluppato nelle aree più avanzate a sud e nelle città di prima fascia.

进入中国市场是一个长期的过程,要辅助各个渠道的客户做不同支持。目前最发达的区域还是在南方,一线城市。

5.Quali sono secondo lei le principali problematiche per i vini italiani nel mercato cinese? A contrario, quali sono i fattori di successo?

意大利葡萄酒在中国市场的主要问题是什么?相反,成功的要素是什么?

I problemi principali stanno nelle molte varietà, nel dare priorità ai vini locali è difficile contrastare le varietà internazionali, gli elementi chiave sono la diversificazione e la complessità.

主要的问题是品种多,都是以本土为主,很难跟国际品种对比。成功的要素是多样性,复杂性。

6.Quali sono le vostre prospettive future? Dove pensa che possa allargarsi il vostro mercato? A quali nuovi consumatori può rivolgersi e quali canali di vendita saranno i più importanti in futuro?

贵公司在中国葡萄酒市场的未来前景如何?您认为它仍然可以在哪里发展?可以开发哪些新消费者?哪些销售渠道将来是最重要的?

I vini italiani avranno un grande sviluppo in Cina. Molte città di seconda e terza fascia rappresentano un’occasione da cogliere.

意大利酒在中国会有很大的发展。很多二线三线城市需要开拓。

7.Quanto è importante l’aspetto di una comunicazione linguistica efficace, in particolare quando si parla di traduzione dei nomi?

您认为有效的语言交流有多重要,特别是在名称翻译方面?

Si deve tradurre con nomi facili da capire.

要以简单易懂名字来翻译。8.Quali sono i principali mezzi di comunicazione per pubblicizzare il vino in Cina? Su internet quali sono le piattaforme di comunicazione più

在中国宣传葡萄酒的主要方式是什么?互联网上最重要的通信平台是什么?哪些是该领域最有影响力的人物

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

importanti? Quali sono le personalità più influenti nel settore (blogger, giornalisti, ecc.)? Quali sono le fiere più importanti nel settore vinicolo?

(博主,记者等)?葡萄酒行业最重要的展会有哪些?

Si tratta soprattutto di partecipare a fiere, organizzare cene dedicate, formazione al vino e altre attività. Su internet al momento i siti principali sono Taobao e Jingdong e non ci sono molte personalità influenti sul web, ogni azienda beneficia delle proprie piattaforme online gestite indipendentemente. Per quanto riguarda le fiere, in Cina la principale è la Chengdu Spring Fair, a livello internazionale vinexpo, vinitaly, prowine

主要是参加酒展,做晚宴,培训等活动。互联网目前有淘宝,京东等为主。互联网有影响力的人不多,都是各个公司利于平台自己独立运营。关于展会,中国国内的最大的是成都糖酒会。国际的有:vinexpo, vinitaly, prowine 等

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Nome e cognome: Roberto Ruscito

1. Descriva brevemente la sua occupazione e l’azienda per cui lavora indicando da quanto tempo svolge questa professione.

Da circa nove anni lavoro presso Castiglion del Bosco seguendo l’export nel mondo dei nostri vini, nella posizione di Export Manager.

2. Nel mercato cinese quale processo di distribuzione segue la sua azienda (agenti, aziende di distribuzione, luoghi di vendita come supermercati o canale Ho.Re.Ca)? Geograficamente quali sono i luoghi in cui il vino viene venduto maggiormente? A quale fascia di consumatori cinesi si rivolge l’azienda? Può fornire il profilo del consumatore cinese medio per i vostri vini (lavoro, età, conoscenza del vino ecc.)?

Come nella maggior parte degli stati del mondo in cui esportiamo, i nostri vini vengono venduti ad un unico importatore che si occupa della distribuzione nel territorio attraverso subdistributori e uffici regionali. In Cina le grandi città rappresentano i poli dove avvengono le vendite maggiori di vino e quindi tendenzialmente (in questo ordine): Shanghai, Beijing, Guangzhou, Chengdu. Essendo Castiglion del Bosco un produttore di Brunello di Montalcino, i nostri vini sono sicuramente di fascia alta. Il nostro cliente target ideale ha tra i 25 ed i 50 anni, viaggia all’estero ed è appassionato di vino non limitandosi ai brand più conosciuti ma ha volontà di apprendere e scoprire.

3.Da quando l’azienda è presente nel mercato cinese e quali sono i vini dell’azienda che rappresenta più apprezzati e consumati dal pubblico cinese? Quali sono le caratteristiche più apprezzate dei vostri vini? Quali sono state le strategie per far entrare e affermare un brand nel mercato cinese?

Distribuiamo con continuità i nostri vini in Cina da circa 6 anni. Abbiamo lanciato il nostro brand attraverso il progetto Zodiaco, con il quale abbiamo dedicato una nostra riserva di brunello allo zodiaco cinese, legando sempre le attività ad iniziative benefiche in partnership con enti locali.

4.Dal 2013 la vostra azienda realizza un’edizione limitata di Brunello di Montalcino dal nome Zodiaco in cui ogni annata ha un’etichetta personalizzata dedicata al segno corrispondente dello zodiaco cinese e realizzata da rinomati artisti asiatici. Quali

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

sono stati i motivi che hanno portato a dedicare un aspetto così importante al mercato cinese? Può parlarci di questa produzione nello specifico approfondendone la risposta data dal mercato cinese e le prospettive future?

Come espresso sopra, si tratta di una produzione molto limitata che mira ad invogliare i potenziali clienti a conoscere meglio i nostri vini. In altre parole, creare visibilità attraverso un vino iconico per poi introdurre in dettaglio l’intera gamma che presenta anche prezzi più accessibili rispetto allo Zodiaco.

5.Quali sono secondo lei le principali problematiche per i vini italiani nel mercato cinese?

Le appellazioni italiane sono sicuramente complicate e già di per sé meno conosciute di quelle francesi. I consumatori sono soliti affidarsi ai brand più grandi e conosciuti e possono essere diffidenti verso cantine che non sono loro già note. Inoltre alcune grandi denominazioni italiane (barolo e brunello ad esempio) utilizzano uve dalla elevata acidità che il palato di un consumatore medio cinese spesso non è ancora in grado di apprezzare.

6.In Cina dove pensa che possa allargarsi il vostro mercato? A quali nuovi consumatori può rivolgersi e quali canali di vendita saranno i più importanti in futuro?

Bisogna formare i giovani della classe medio/alta della popolazione. Che parlano bene inglese e hanno voglia di apprendere con umiltà e viaggiare all’estero.

7.Quanto è importante l’aspetto di una comunicazione linguistica e culturale efficace operata da professionisti del settore?

Al momento è fondamentale, perché di fatto c’è ancora una forte barriera linguistica. Ritengo fondamentale che lo staff degli importatori (e a cascata quello di distributori, enoteche e ristoranti) sia formato opportunamente e sappia spiegare le caratteristiche dei vini in maniera semplice, chiara e corretta ai consumatori locali.

8.Quali sono i principali mezzi di comunicazione per pubblicizzare il vostro vino in Cina? Su internet quali sono le piattaforme di comunicazione più importanti? Quali sono le personalità più influenti nel settore (blogger, giornalisti, ecc.)? Quali sono le fiere più importanti nel settore vinicolo?

Come piattaforme di comunicazione Wechat senza dubbio. Per quanto riguarda gli opinion leader sono sempre molto rispettate le testate internazionali specialistiche (oltre a wine spectator e wine advocate sicuramente anche James Suckling ed Antonio Galloni che sono molto attivi in Asia). Ma anche la RVF è un magazine con un buon seguito e che ha pubblicazioni in mandarino. Come fiere, la più grande è quella di Chengdu, ma sicuramente Prowein ha un pubblico ed espositori più selezionati.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

9.Cosa è importante sapere della cultura cinese per entrare nel mercato cinese?

Più se ne conosce e meglio è. Bisogna avere rispetto delle loro usanze che spesso differiscono molto da quello europee. Soprattutto bisogna lavorare sul mercato con umiltà e con professionalità; con la consapevolezza che c’è ancora molto da fare prima che i vini italiani siano capiti a fondo e quindi apprezzati per la loro qualità e per l’ottimo rapporto qualità/prezzo.

10.L’azienda per cui lavora ha una storia molto lunga che si lega a nomi di eccellenze del Made in Italy molto famose in Cina, nel proporre i vostri vini nel mercato cinese quanto è importante la comunicazione del brand e del suo passato? Può considerare questo un punto di forza strategico?

Soprattutto in Cina possiamo considerarlo un punto di forza, perché spesso il potenziale consumatore ha necessità di associare un brand che ancora non conosce ad un punto di riferimento che significhi qualità e storia e sicuramente in questo la proprietà di Castiglion del Bosco rappresenta una solida base da poter comunicare. Ma allo stesso tempo cerchiamo di non comunicare eccessivamente questo legame perché i nostri vini hanno un elevato valore intrinseco per cui vogliamo che vengano apprezzati in primis per la loro qualità ed eleganza. D’altronde per alcuni sommelier, il fatto che l’azienda sia di proprietà di un importante uomo della moda potrebbe in realtà rappresentare un ostacolo laddove molti sommelier sono ora alla ricerca di piccoli produttori in cui il proprietario è anche il vero vigneron della tenuta, che di fatto non è il caso di Castiglion del bosco.

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Nome e cognome: Zhihong Wang 姓名:王志宏1. Descriva brevemente la sua occupazione e l’azienda per cui lavora indicando da quanto tempo lavora nel settore vinicolo. Quali differenze e sviluppi ha osservato nel mercato e nei suoi consumatori da quando ha iniziato ad oggi?

简要描述您的职业和您工作的公司. 您在这葡萄酒领域工作多久了?自您开始以来,市场及其消费者有了哪些发展和差异?

Il nome della mia azienda è: Chongqing Lin Jisen Meike Trade DevelopmentLtd. È registrata nella citta di Chongqing ed è stata avviata nel 2007. L’azienda si occupa prevalentemente della vendita all’ingrosso di birra e vino importati e il suo ambito d’azione è soprattutto Chongqing. L’azienda ha iniziato a importare vino italiano dal 2011. Io sono il manager aziendale. A partire dal 2011, ogni anno il volume delle nostre vendite di vino sta aumentando, nel 2018 ne abbiamo venduto circa 1000 casse.

我公司全称:重庆林吉森美科贸发展有限公司,注册于:中国重庆,于2007年成立,主要从事进口啤酒、葡萄酒的批发销售业务,业务范围以重庆为主。我公司从 2011年开始进口意大利葡萄酒。我是公司总经理。从2011年开始,每年我们的葡萄酒销量都在上升,2018年我们大概销售有1000多箱

2. Descriva la sua area geografica d’azione in Cina e il processo di distribuzione che segue (quali sono i luoghi in cui il vino viene venduto maggiormente). Con quale tipo di aziende italiane lavora prevalentemente e a quale fascia di consumatori si rivolge. Può fornire il profilo del consumatore medio (lavoro, età, conoscenza del vino ecc.) Come sceglie i suoi partner commerciali italiani?

描述您在中国的活动范围以及您的销售渠道(哪些是葡萄酒最畅销的地方)。您主要跟什么样的意大利公司工作?您的消费者是哪种客户?可以提供普通消费者的概况(工作,年龄,葡萄酒知识等)。

L’area geografica d’azione principale della nostra azienda riguarda soprattutto Chongqing, alcuni vini li vendiamo anche nel Sichuan, Guizhou, Yunnan e altri luoghi. Noi vendiamo direttamente ai consumatori che sono per lo più colletti bianchi tra i trenta e i cinquanta anni, hanno qualche conoscenza sul

我公司主要活动范围在重庆为主,有些酒也销售到四川、贵州、云南等地。我们都是直接销售给用户的,用户的主要构成为 30-50岁之间白领人士,他们对葡萄酒有些了解、但不全面,消费时也是靠我们的引导。我们从意大利的一些酒庄和酒厂进货,这

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vino seppur non approfondita e si affidano alla nostra guida.

Compriamo da alcune cantine e aziende vinicole italiane che si trovano in Toscana, Veneto, Puglia e altre regioni.

些酒庄和酒厂在托斯卡那、威内托、普里亚等大区。

3. Come è percepito il vino italiano dai consumatori cinesi? Nella sua esperienza quali sono i vini più apprezzati e consumati dal pubblico cinese? Quali sono i vini italiani di maggior successo nel mercato in cui opera? Può fornire una descrizione del tipo di vino (colore, tipologia, qualità più apprezzate ecc.) che il consumatore cinese preferisce acquistare?

中国消费者如何看待意大利葡萄酒?根据您的经验,中国人/市场最喜欢和消费的意大葡萄酒是什么?在这种市场中,最成功的意大利葡萄酒是什么?您能否描述一下中国消费者喜欢购买的葡萄酒类型(颜色,类型,质量等)?

I consumatori cinesi non hanno una conoscenza dei vini italiani come dei vini francesi o australiani, ma ogni anno ci sono molte persone che iniziano ad apprezzare i vini italiani. Visto che il territorio cinese è vasto, ci sono grandi differenze nelle abitudini alimentari tra nord e sud e lo sviluppo economico è diverso tra est e ovest, quindi ci sono anche grandi differenze nei consumi di vino. La situazione economica a est e a sud è piuttosto buona e l’aspetto dei contatti qui è ampio, qui ai consumatori piacciono vini di livello piuttosto alto a differenza del nord e dell’ovest dove i consumi sono di livello inferiore. Ad esempio, a Pechino i consumatori preferiscono l’amarone, il barolo e altri vini dell’Italia settentrionale, a Chongqing le persone preferiscono i vini del sud Italia come quelli pugliesi. In Cina non è chiaro quale sia il vino italiano le cui vendite sono migliori, poiché le varietà italiane sono troppe e le etichette piuttosto complesse le persone non ricordano facilmente questi nomi per tanto i consumatori non hanno

中国消费者对意大利葡萄酒了解程度不如法国、澳大利亚,但每年有许多人开始接受意大利葡萄酒了。因为中国地域辽阔、南北方人生活饮食习惯的差别也较大,东边和西边经济发展也不一样,所以对葡萄酒的消费差别也很大,东边和南边经济情况较好,接触面也大。所以他们比较喜欢消费价格较高的葡萄酒,西边和北边人消费要低很多。比如北京,消费者更喜欢阿玛罗尼、巴洛洛等意大利北边的酒,在重庆人们更喜欢意大利南部的酒,如普里亚的酒,在中国没有明确的概念哪款意大利的酒销售的最好,因为意大利酒品种太多,酒标也较复杂,人们不太容易记住这些名字,所以消费时没有明确的目标,基本上以价格的方式进行购买。在重庆人们更喜欢普里亚的半干白葡萄酒,因为这些酒有点甜,颜色宝石红,闻起来有花香或果香,酒体较轻、喝时要求也不复杂,质量为一般餐酒就可以了,但酒瓶中国消费者更

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un target chiaro, generalmente acquistano in base al prezzo. A Chongqing le persone preferiscono i vini bianchi semisecchi pugliesi, poiché questi vini sono leggermente dolci, sono apprezzati anche quelli dal colore rosso rubino e floreali o fruttati all’olfatto, dal corpo leggero. I consumatori qui non vogliono vini complessi ma dalla qualità di un normale vino da pasto, per quanto riguarda le bottiglie i consumatori cinesi preferiscono bottiglie pesanti.

喜欢重瓶。

5. Qual è il miglior modo e le migliori strategie per far entrare e affermare un brand nel mercato cinese? Cosa consiglierebbe ad un’azienda che si affaccia al mercato cinese? Come seleziona i suoi partner commerciali italiani? Ha qualche consiglio specifico per le aziende italiane?

让一个品牌进入中国市场并稳固的最佳方式和策略是什么?对于和中国市场做生意的公司,您会推荐什么?您如何选择您在意大利的的贸易伙伴?您对意大利公司有任何具体建议吗?

I consumatori cinesi non conoscono molto il vino in generale, quindi le loro conoscenze su quello italiano sono ancora minori per questo se un vino italiano vuole entrare nel mercato cinese, io direi che è preferibile scegliere un partner commerciale cinese (un agente commerciale) e partecipare a varie fiere insieme ad un’azienda cinese. Un esempio sono le fiere annue a Chengdu, Interwine a Guangzhou e a alla Food and Hotel China fair a Shanghai.

Quando scegliamo aziende vinicole italiane lo facciamo su raccomandazione delle istituzioni del governo italiano in Cina, altre le selezioniamo su raccomandazione di amici italiani e a volte quando andiamo in Italia a fare un’indagine sul posto scegliamo vini italiani che incontrano i

因为中国消费者对葡萄酒了解不太多,对意大利的了解就更少了,所以如果一个意大利葡萄酒想要进入中国市场,我个人建议最好选择一家中国的贸易伙伴(代理商)并和中国公司一起参加中国的各种酒展。比如每年的成都春季糖酒会、上海的 FHC展、广州的 Interwine展。我们选择意大利酒商时,是通过意大利政府驻华机构的推荐,有些也是通过意大利朋友个人的推荐而选择的,有些时候也是去意大利考察时选择合适本地消费者喜欢的意大利葡萄酒。

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gusti dei consumatori locali.

6. L’Italia è il maggior produttore di vino al mondo, tuttavia, nel mercato cinese si trova in quarta posizione come esportatore, quali pensa siano i problemi legati al vino italiano in Cina? In generale il costo elevato dei vini e la contraffazione rappresentano minacce per i vini italiani? Se sì come potrebbe essere risolto il problema?

意大利是世界上最大的葡萄酒生产国,然而,在中国市场进口国排名第四,您认为意大利葡萄酒在中国市场的问题是什么?葡萄酒和假冒葡萄酒的高成本是意大利葡萄酒的威胁吗?如果是这样,问题应怎么解决?

Le problematiche principali dei vini italiani in Cina sono: i troppi luoghi di produzione e i troppi vini; le etichette sono complesse, le persone non ricordano i nomi né utilizzano facilmente l’italiano. In pochi usano l’inglese e molti tra i consumatori alla fine non capiscono chiaramente dove venga realizzato in vino a differenza, ad esempio, dei vini francesi che hanno il nome della regione di produzione nell’etichetta e hanno poche aree di produzione concentrate così che i consumatori cinesi le ricordano facilmente (come Bordeaux e Borgogna). Nel mercato cinese ci sono molti vini falsi o di scarsa qualità e queste non sono minacce solo per i vini italiani ma per tutti, è fortemente consigliato apporre nell’etichetta il sito internet della cantina o dell’azienda vinicola in questo modo i consumatori con una ricerca online potranno sapere se si tratta di un vero prodotto dell’azienda o meno.

意大利葡萄酒在中国的最大问题是:1:酒太多、产地也多,2:酒标复杂,人们不好记住并且用的意大利文,用英文的很少,中国消费者很多人都不清楚这瓶酒到底是意大利哪里产的,不像法国酒,他们会标上产区名,并且他们的产区好像比较少、也集中,中国消费者很容易记住,比如波尔多、勃根地等。在中国市场有很多假葡萄酒或低质葡萄酒,这不光是对意大利葡萄酒的威胁,也是对整个葡萄酒的威胁,强烈建议在酒标上印上酒庄或酒厂的网址,这样消费者通过上网查询就会知道这酒是否是该厂的正规产品了

7. Secondo lei quali sono le prospettive future del mercato del vino in Cina? Dove pensa che possa ancora avere un grande sviluppo? A quali nuovi consumatori può rivolgersi e quali canali di vendita saranno i più importanti in futuro?

您认为中国葡萄酒市场的未来前景如何?您认为它仍然可以在哪里发展?可以开发哪些新消费者?哪些销售渠道将来是最重要的?

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Certamente il mercato del vino cinese è vasto e cresce ogni anno proprio come i nostri clienti che seguendo la nostra guida hanno consumi di vino in costante crescita. Nel mercato cinese ci si deve ancora espandere nelle aree sviluppate o nelle grandi città e le città provinciali ad ovest son un target da sfruttare. Se una cantina italiana investe capitali piuttosto ingenti nella pubblicità è possibile unirsi con famose piattaforme e-commerce o grandi aziende cinesi (come il gruppo COFCO) così le vendite saranno più veloci. Se i capitali non sono sufficienti, consiglierei di scegliere partner di cooperazione commerciale cinesi (agenti commerciali) per operare vendite offline, in questo modo, seppur lento, i clienti resteranno piuttosto fedeli e sarà possibile svilupparsi nel lungo termine

中国的葡萄酒市场肯定是很大的,并且每年都在增长,就像我的客户一样,他们在我们的引导下葡萄酒消费在不停的上升,在中国市场还是要开发经济发达的地区或者大城市,西部的省会城市也是开发的对象,如果一个意大利酒厂,广告资金投入较大的话,可以和中国的知名电商或大企业联合(比如中粮集团等)这样销售更快。如果资金不足。建议选择中国的贸易合作伙伴(代理商)进行线下销售,这种方式虽然慢但客户较忠诚,可长期发展。

8. Quanto è importante l’aspetto di una comunicazione linguistica efficace, in particolare quando si parla di traduzione dei nomi? Può citare qualche esempio di successo e fallimenti nella comunicazione in cinese di aziende straniere?

您认为有效的语言交流有多重要,特别是在名称翻译方面?您能举一些外国公司在中国交流中成功和失败的例子吗?

La comunicazione linguistica è molto importante, tuttavia pochissimi consumatori cinesi capiscono l’italiano per tanto io personalmente ho consigliato di fornire una versione in inglese dell’etichetta. I vini italiani hanno un problema letale: l’etichetta è troppo complessa, anche per un’azienda specializzata nei vini italiani come la nostra nel prendere una bottiglia italiana ci vuole molto tempo per capirla, per tanto diamo direttamente un nome cinese a questi vini. Un vino che va piuttosto bene in Cina è ad esempio il francese Lafite o l’australiano Penne

语言交流是很重要的,但中国消费者很少人懂意大利语,所以我个人在前面建议是否可印上英文,这样可能会好一些,意大利酒有个致命的问题,就是在酒标上太复杂,像我们这样专业做意大利酒的公司,拿到一瓶意大利酒也会花很长时间才能看明白,但也不知道这酒名该叫什么,所以我们会直接给这些酒取个中文名。在中国做得较好的酒、比如法国的拉菲、澳大利亚的奔富,简单易记。

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

che hanno nomi facili da ricordare.

9. Quali sono i principali mezzi di comunicazione per pubblicizzare il vino in Cina? Su internet quali sono le piattaforme di comunicazione più importanti? Quali sono le personalità più influenti nel settore (blogger, giornalisti, ecc.)? Quali sono le fiere più importanti nel settore vinicolo?

在中国宣传葡萄酒的主要方式是什么?互联网上最重要的通信平台是什么?哪些是该领域最有影响力的人物(博主,记者等)?葡萄酒行业最重要的展会有哪些?

I principali mezzi per pubblicizzare il vino in Cina sono i seguenti:

1Comunicazione tradizionale sui media come ad esempio la TV e la pubblicità all’esterno;

2 La promozione in rete;

3 Creare varie occasioni di degustazione;

4 Partecipare a varie fiere su larga scala;

5 Trovare un’azienda di pianificazione pubblicitaria e il sostegno da parte di celebrità;

6 Sponsorizzare varie attività commerciali, competizioni sportive ecc.;

7 Le fiere più importanti sono la Chengdu Spring Fair, Shanghai FHC Exhibition, Guangzhou Interwine Exhibition.

在中国宣传葡萄酒的方式主要有以下几条:

1、 传统的媒体广告:比如电视、户外广告等

2、 网络宣传3、 开各种的品酒会4、 参加各种大型酒展5、 找广告策划公司,找明星名人

代言6、 赞助各种商业活动、体育电赛

等7、 成都春季糖酒会、上海的 FHC

展、广州的 Interwine 展

10. Per un’azienda italiana quanto è importante la conoscenza del cinese o avvalersi di interpreti professionisti per entrare nel mercato cinese?

对于意大利公司来说,了解中文或利用专业口译员进入中国市场有多重要?

La conoscenza del cinese o avere interpreti professionisti sono fattori positivi, ma non sono necessari purché sia possibile comunicare chiaramente

能了解中文或者有专业口译人员,是很好的,但不是非要不可,只要和中国的贸易伙伴能沟通明白就行了。

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

con i partner commerciali cinesi.

Nome e cognome: Jun Cui 姓名:崔俊1. Descriva brevemente la sua occupazione e l’azienda per cui lavora indicando da quanto tempo svolge questa professione. Quali differenze e sviluppi ha osservato nel mercato e nei suoi consumatori da quando ha iniziato ad oggi?

简要描述您的职业和您工作的公司 . 您在这葡萄酒领域工作多久了?自您开始以来,市场及其消费者有了哪些发展和差异?

Sono un importatore e grossista di vino specializzato sul vino rosso italiano da 7 anni. Ho iniziato con i vini francesi, al tempo i consumatori riconoscevano solo il vino francese, ma ora hanno una scelta diversificata.

我是专业的意大利红酒进口商及批发商。7年。我是从法国酒做起,那时候消费者只认可法国酒 ,但现在消费者有了多元化的选择。

2. Descriva la sua area geografica d’azione in Cina e il processo di distribuzione che segue (quali sono i luoghi in cui il vino viene venduto maggiormente). Con quale tipo di aziende italiane lavora prevalentemente e a quale fascia di consumatori si rivolge. Può fornire il profilo del consumatore medio (lavoro, età, conoscenza del vino ecc.) Come sceglie i suoi partner commerciali italiani?

描述您在中国的活动范围以及您的销售渠道(哪些是葡萄酒最畅销的地方)。您主要跟什么样的意大利公司工作?您的消费者是哪种客户?可以提供普通消费者的概况(工作,年龄,葡萄酒知识等)。

Commercializzo vino all’ingrosso in tutta la Cina, nella mia città che è Dalian mi occupo anche di vendita al dettaglio. Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen sono i luoghi in cui il vino è maggiormente venduto. Il mio collaboratore più stretto è Casa Vinicola Botter (il cui volume delle vendite nel 2017 l’ha portato al settimo posto tra gli esportatori italiani). La maggior parte dei consumatori sono i distributori di ogni città. A livello locale, invece, sono principalmente i

在中国全国范围内招商批发,在我自己的城市大连零售。北上广深一定是葡萄酒最畅销的地方。跟我合作最紧密的是 CASA VINICOLA Botter(他2017年销售额达到意大利第七主要做出口)。消费者大部分是各个城市的经销商。在本地主要是企业客户。银行投资公司个人等等。年龄 35-65

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

clienti dell’azienda come persone che lavorano in società d'investimento banche, ecc. la cui età va dai 35 ai 65 anni.3. Come è percepito il vino italiano dai consumatori cinesi? Nella sua esperienza quali sono i vini più apprezzati e consumati dal pubblico cinese? Quali sono i vini italiani di maggior successo nel mercato in cui opera? Può fornire una descrizione del tipo di vino (colore, tipologia, qualità più apprezzate ecc.) che il consumatore cinese preferisce acquistare?

中国消费者如何看待意大利葡萄酒?根据您的经验,中国人 /市场最喜欢和消费的意大葡萄酒是什么?在这种市场中,最成功的意大利葡萄酒是什么?您能否描述一下中国消费者喜欢购买的葡萄酒类型(颜色,类型,质量等)?

La maggior parte dei consumatori non comprende affatto il vino italiano. Gli esperti, invece, hanno una profonda comprensione e apprezzamento per il vino italiano. I vini rossi ottenuti da uve sottoposte a processi di appassimento sono molto popolari in Cina. Al momento i vini pugliesi e il nero d’Avola siciliano stanno crescendo molto velocemente

大多数消费者对意大利葡萄酒根本不了解。专业人士对意大利酒已经有了很深的认识和喜爱。目前利用了风干工艺的红葡萄酒在中国很畅销( passito appassimento )。目前 Puglia地区的西西里地区的 nero d'avola 上升得很快

4. Qual è il miglior modo e le migliori strategie per far entrare e affermare un brand nel mercato cinese? Cosa consiglierebbe ad un’azienda che si affaccia al mercato cinese? Come seleziona i suoi partner commerciali? Ha qualche consiglio specifico per le aziende italiane?

让一个品牌进入中国市场并稳固的最佳方式和策略是什么?对于和中国市场做生意的公司,您会推荐什么?您如何选择您在意大利的的贸易伙伴?您对意大利公司有任何具体建议吗?

Il modo migliore e più sicuro è quello di scegliere il proprio rappresentante in Cina per operare vendite esplorative a basso costo prima di trovare un agente di importazione particolarmente specializzato, con molti contatti e d’esperienza. Esistono diverse raccomandazioni per le grandi aziende e le piccole cantine. Ma alla fine, dovremmo prestare attenzione ai prezzi in parti diverse della Cina. In Cina è facile creare confusione sul il prezzo, quando esso è caotico e il marchio muore. Attualmente sono incline a scegliere piccole aziende vinicole-

最稳固最妥当的方式是在没有找到一个特别合适特别有实力的特别专业的进口商代理之前先自己在中国选一个代表低成本的试探性销售别急于上两。对于大公司和小酒庄会有不同的建议。但最终应该注意的是中国不同地方的价格。在中国价格很容易做乱,价格乱了品牌就死掉了。我目前倾向于选择小的精品酒庄。因为这种酒庄产量小质量好,我很容易取得在中国的独家代理权。

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boutique. Poiché la loro quantità di produzione è bassa ma la qualità buona e posso facilmente ottenere i diritti come agente in esclusiva in Cina. 5. L’Italia è il maggior produttore di vino al mondo, tuttavia, nel mercato cinese si trova in quarta posizione come esportatore, quali pensa siano i problemi legati al vino italiano in Cina? In generale il costo elevato dei vini e la contraffazione rappresentano minacce per i vini italiani? Se sì come potrebbe essere risolto il problema?

意大利是世界上最大的葡萄酒生产国,然而,在中国市场进口国排名第四,您认为意大利葡萄酒在中国市场的问题是什么?葡萄酒和假冒葡萄酒的高成本是意大利葡萄酒的威胁吗?如果是这样,问题应怎么解决?

Il vino contraffatto non è una minaccia perché più vini finti ci sono, migliore risulterà il vino autentico messo in commercio. Più contrasto c’è, meglio è, inoltre ci sono ancora pochi vini italiani falsi nel mercato cinese che è anche un buon elemento di promozione. Il motivo per cui i vini rossi italiani non si classificano tra i primi per vendite in Cina è ancora legato a molte ragioni storiche: 1 Le persone conoscono approfonditamente i vini francesi che percepiscono come i soli di grande pregio; 2. Il ministero dell'Agricoltura italiano e gli altri ministeri non hanno fatto un buon lavoro nel campo della promozione in precedenza. Hanno preso solo denaro senza sfruttare appieno il vantaggio complessivo rappresentato dal marchio-paese made in Italy.Troppo a lungo il vino è stato considerato solamente un prodotto agricolo, in realtà il vino in Cina è ritenuto una prodotto esclusivo e per tanto se il vino italiano vuole avere un salto di qualità in Cina si consiglia di collaborare con altri marchi famosi del made in Italy anche in altri settori e portare avanti una promozione integrata del marchio-paese. Ad esempio (Gucci, Prada, Ferrari, Lamborghini, ecc.).

假冒葡萄酒不是威胁。因为越存在假冒葡萄酒越能衬托出真葡萄酒的好。越有对比越好。而且目前中国市场还很少有假冒的意大利酒。这也是一个好的宣传点。意大利红酒在中国销售排名之所以不靠前,还是很多历史原因造成的:1 人们对法国葡萄酒根深蒂固的认同认为只有法国葡萄酒才是高贵的。2. 意大利国家农业部等部门前些年没有做好推广工作,只拿钱不呗办事,没有充分利用好意大利的整体国家品牌优势(MADE IN ITALY)。过于把葡萄酒当做是农产品,实际上在中国葡萄酒还是被认为是高大上的东西,所以建议意大利葡萄酒如果在中国要有一个质的飞跃,必须寻求与意大利其它领域的名牌产品合作进行国家品牌形象层面上的整合营销。比如 说 ( Gucci Prada Ferrari Lamborghini 等等等等太多太多).

6. Secondo lei quali sono le prospettive 您认为中国葡萄酒市场的未来前景如96

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future del mercato del vino in Cina? Dove pensa che possa ancora avere un grande sviluppo? A quali nuovi consumatori può rivolgersi e quali canali di vendita saranno i più importanti in futuro?

何?您认为它仍然可以在哪里发展?可以开发哪些新消费者?哪些销售渠道将来是最重要的?

Le prospettive di sviluppo sono ampie e ora è solo all'inizio, forse appena il 10% dei cinesi beve vino. Un grande potenziale! Ai canali di distribuzione si consiglia specializzarsi e avere un particolare gradimento per i vini e la cultura italiana e apprezzare gli importatori italiani. Come me ad esempio!

发展前景太广阔了现在才是刚刚开始可能百分之 10的中国人喝葡萄酒的都没有。潜力很大!渠道建议大力发展非常专业并对意大利文化葡萄酒情有独钟并热爱意大利的进口商。比如说我!

7. Quanto è importante l’aspetto di una comunicazione linguistica efficace, in particolare quando si parla di traduzione dei nomi? Può citare qualche esempio di successo e fallimenti nella comunicazione in cinese di aziende straniere?

您认为有效的语言交流有多重要,特别是在名称翻译方面?您能举一些外国公司在中国交流中成功和失败的例子吗?

La lingua è particolarmente importante! Prendiamo ad esempio la traduzione dell'etichetta di un vino, la traduzione in cinese dell’etichetta del vino importato di maggior successo in Cina deve essere breve, i cinesi la devono pronunciare e ricordare facilmente. Ad esempio: la Penfold australiana (richiama anche alla ricchezza) Lafite francese. Quindi questo aspetto non può essere ignorato! Mi considero un esperto nella traduzione di etichette di vini.

语言特别的重要!已酒标翻译为例,在中国最成功的进口酒酒标翻译成中文后一定是简短中国人容易发音容易记住的。比如:澳大利亚的 Penfold 奔富(奔向富裕)法国的 Lafite 拉菲所以这方面真的不能忽视了!本人自认为是酒标翻译的专家

8.Quali sono i principali mezzi di comunicazione per pubblicizzare il vino in Cina? Su internet quali sono le piattaforme di comunicazione più importanti? Quali sono le personalità più influenti nel settore (blogger, giornalisti, ecc.)? Quali sono le fiere più importanti nel settore vinicolo?

在中国宣传葡萄酒的主要方式是什么?互联网上最重要的通信平台是什么?哪些是该领域最有影响力的人物(博主,记者等)?葡萄酒行业最重要的展会有哪些?

La Cina al momento è davvero in una fase di boom di informazioni, i canali di pubblicitari sono complessi e in rapida evoluzione! Questo problema è il più difficile ma anche il più utile per la

在中国目前真的是出乎一个信息大爆炸的阶段宣传渠道错综复杂而且瞬息万变!这个问题是目前最难也是最值得去探讨研究的问题!太多新鲜事

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

questione della ricerca! Troppe cose nuove!

物!9. Per un’azienda italiana quanto è importante la conoscenza del cinese o avvalersi di interpreti professionisti per entrare nel mercato cinese?

对于意大利公司来说,了解中文或利用专业口译员进入中国市场有多重要?

Ci sono molte traduzioni, ma sono pochissime le traduzioni di vini italiani comprensibili. Traduzioni diverse hanno un effetto diverso.

翻译很多,但懂得葡萄酒懂得意大利葡萄酒的翻译就很少了。两种翻译翻译出的东西得到的效果是不一样的。

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Nome e Cognome: Simone Incontro

1.Può descrivere la sua occupazione e l’azienda per cui lavora indicando da quanto tempo svolge questa professione?

Mi chiamo Simone Incontro. Da un anno e mezzo sono General Manager di Veronafiere in Cina. Prima ho collaborato per 4 anni con Vinitaly International.

2.In base alla sua esperienza, come descriverebbe il mercato cinese per i vini italiani? Quali sono i punti di forza e le debolezze di questo settore?

I cinesi ancora oggi non conoscono tutte le potenzialità del vino italiano. In molte aree del Paese non si sa nemmeno che l’Italia produce vino. Si può comunque affermare che il distributore cinese medio non si è ancora innamorato del vino italiano. Il nostro Paese arriva sempre come scelta solo dopo Francia, Australia e Cile e, in certi casi, Spagna.

Punti deboli: promozione, comunicazione e formazione vino italiano divise e frammentate. Non abbiamo nomi cinesi per i vini italiani o denominazioni. Non abbiamo materiale foto, video e contenuto di testo in cinese che abbia appeal. Siamo quasi assenti sui social media cinesi. Non abbiamo ancora stretto i nostri rapporti come Italia con i maggiori importatori e distributori di vino in Cina. La Cina va in una direzione, noi in un’altra. La Cina comunica in un modo e noi in un altro. Non investiamo abbastanza come Sistema Paese. Italia come Paese del Vino. Questo messaggio continua a latitare. Continuiamo a non fare attività di incoming in Italia.

Punti di forza: varietà (ma deve essere comunicata bene) e qualità-prezzo. Abbiamo ottimi vini bianchi e ottimi vini naturali. Abbiamo vini straordinari del Sud (Primitivo e Vini della Sicilia) e alcuni vini (come Barolo e Amarone) che possono diventare grandi protagonisti del mercato cinese. Abbiamo la fortuna di poter attirare turisti cinesi (sia in termini b2b che in termini b2c). L’Italia ha tuttora un’immagine positiva come Paese.

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3.Quali sono i vini più apprezzati e quali le caratteristiche maggiormente richieste dai consumatori cinesi? Quali sono, dal suo punto di vista, le strategie di marketing e comunicazione vincenti per inserire un vino italiano nel mercato cinese?

Moscato, Amarone, Barolo, Brunello, Barbaresco, Chianti, Primitivo e Sicilia come se fosse un brand. Sta cominciando ad emergere anche il Prosecco ma siamo ancora lontani dai numeri che conosciamo in Europa.

Dobbiamo comunicare via WeChat e via Weibo. Via Video con TukTuk. Dobbiamo svolgere campagne unitarie (Ice + Vinitaly), come Roadshow in città di prima e seconda fascia e continuare con eventi come Chengdu. Ma non bastano più eventi di un giorno, due o tre. Serve continuità. Occorre investire nel Paese e lavorare con i migliori professionisti cinesi. Non dobbiamo dimenticare attività di formazione e di incoming.

4.Quali sono le figure professionali fondamentali nel processo di importazione e promozione dei vini italiani in Cina?

Proprietario di cantina e importatore. Poi per mantenere i rapporti tra queste due figure o il brand ambassador e/o l’export manager. Importante anche trovare compagnie di spedizione vino/logistico serie che aiutino in modo professionale allo sdoganamento del prodotto.

5.Può descrivere quali sono i gruppi di consumatori cinesi che maggiormente apprezzano i vini d’importazione e in particolare italiani? Quali ritiene siano le strategie di comunicazione più efficienti per raggiungerli?

Nelle città di prima fascia le donne sotto i 30 anni. Quella generazione nata dopo il 1997 (anno in cui Hong Kong ritorna alla Cina). Le persone della classe media cinese che viaggiano all’estero e che lavorano per compagnie straniere. Nelle città di seconda e terza fascia giocano un ruolo importante i distributori, i sotto-distributori e manager (quasi sempre uomini) che utilizzano il vino nelle cene aziendali e nei regali aziendali. A questi due tipi di consumatori occorre una diversa forma di comunicazione. Di sicuro una cosa vince sempre come medium: il bicchiere di vino. Il consumatore deve avere la chance di assaggiare il vino.

6.In Cina c’è un gruppo sempre più numeroso di consumatori interessato ad accrescere le proprie conoscenze sul settore, quest’esigenza ha trovato risposta in varie accademie nate appositamente per formare esperti di vini italiani come la Vinitaly International Academy. Cosa ritiene sia necessario comunicare durante questi corsi e quali ritiene siano le difficoltà in relazione al pubblico cinese?

Prima cosa occorre comunicare in lingua cinese. Rendere il difficile semplice. Si deve inoltre associare il vino al territorio, all’Italia e a quello che il nostro Paese

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rappresenta. Vinitaly International Academy è riuscita ad affermarsi come il corso più difficile sul vino italiano e quindi per molti operatori qualificati è il punto di riferimento, perché sinonimo di qualità. Ian D’Agata ha rappresentato una delle figure chiavi del vino italiano, capace di attrarre il top degli operatori cinesi nelle prime tre edizioni a Verona.

7.Come descriverebbe il gruppo di professionisti cinesi legati al vino come agenti, distributori e settore HORECA in termini di preparazione e professionalità? Quali sono gli aspetti positivi e negativi nell’interazione tra questi e le aziende italiane rappresentate?

Se si esce dalle città di prima fascia, si rimane sconcertati dall’assenza di operatori qualificati. Le faccio un esempio. Nella nostra prima edizione di Vinitaly China Roadshow, nei due hotel 5 stelle di città di seconda fascia (Changsha e Wuhan) le carte dei vini erano piene di errori e la presenza del vino italiano pari a 0. Il giorno dopo il Roadshow, nel capoluogo di Sanya, Haikou, altro hotel 5 stelle, nessun sommelier e vino in generale pressoché assente. Innegabile nelle città di Shanghai e di Pechino ci sono ottimi operatori. Stanno crescendo molto bene operatori in città come Guangzhou, Shenzhen e Chengdu. Ma siamo ancora molto lontani. Parlando con la responsabile dell’associazione dei sommelier cinesi, Sunny Zhang, mi ricordava che al momento in Cina ci sono circa 200 sommelier professionali tra full time e part-time. Numeri ancora molto bassi, come potete immaginare.

8.Il mercato cinese rappresenta per i vini italiani una grande opportunità da cogliere, quali ritiene siano le prospettive future del settore?

Sono buone. Stiamo conoscendo una crescita stabile. Di certo non entusiasmante. Le possibilità di successo ci sono ma dobbiamo cambiare molte cose. Importante è che ogni attore eserciti bene il proprio ruolo. Senza voler strafare o snaturare il suo ruolo. Occorre lavorare insieme, forti del Sistema Paese. I turisti cinesi saranno probabilmente i migliori alleati per l’affermazione del vino italiano in Cina. Dobbiamo comunicare con i mezzi con cui comunicano i cinesi in cinese. Dobbiamo lavorare con i migliori professionisti del settore e dobbiamo fare attività di cross marketing. La nostra operazione con Design Shanghai (vino + design) ad esempio può funzionare se fatta in modo continuo e costante. E infine, ripeto ancora una volta, seria attività di incoming. Senza di questa non andiamo da nessuna parte. Lo insegnano il Cile e l’Australia, oltre la solita Francia.

9.Come è nata l’iniziativa Vinitaly China Road Show? Quali frutti ha portato e quali considerazioni ha potuto trarre da questo evento? Quali ritiene saranno le possibilità del vino italiano nelle città di seconda fascia?

E’ stato un importante test. E’ nato seguendo le best practice dei Paesi leader del vino. Abbiamo lavorato fianco a fianco con il nostro partner cinese e, insieme,

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

abbiamo scelto le città in base ad alcuni criteri (alcuni di questi ad esempio numero di followers del nostro account WeChat, report Wine Intelligence e ICEX per le città emergenti, tasso di innovazione delle città e provenienza visitatori cinesi a Verona e visualizzazione sia sulla App Vinitaly che contatti dal sito di Vinitaly in lingua cinese). Poi abbiamo lavorato in una seconda fase in piena sinergia e collaborazione con Ice che non ci ha fatto mancare nemmeno per un momento il sostegno. Il Roadshow funziona come Sistema Italia. Gli espositori hanno lavorato insieme e incessantemente. Hanno dato una forte immagine di Italia Paese del Vino.

10. Quali ritiene siano le strategie che l’Italia debba mettere in campo in questa fase?

Non ci sono ricette magiche. Dobbiamo continuare a lavorare con i fuoriclasse, dobbiamo comunicare in modo unitario e autorevole Italia come Paese del Vino. Dobbiamo farlo in cinese e con i mezzi che i cinesi usano. Non dobbiamo inventare troppo. Dobbiamo seguire le best practice e agire in modo smart. Pensare fuori dal coro anche e pensare che alcuni vini, ad esempio il Soave, possono diventare vini protagonisti del mercato del vino in Cina. Dobbiamo muoverci in modo serio e autorevole. Con umiltà, visione e passione. Si vince solo se il Sistema Italia investe e si mette in gioco veramente, senza inseguire in modo cieco l’online e i grandi nomi solo per fare annunci che poi finiscono nel dimenticatoio e che portano a trasmettere l’Italia come un Paese di serie B. Noi dobbiamo giocare da squadra di champions, con autorevolezza, passione. Dobbiamo mostrare ai distributori e ai consumatori cinesi che l’Italia è un Paese di passione, bello, e che il vino è parte integrante del nostro DNA e del nostro modo di essere.

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Appendice II

Glossari

Per realizzare il glossario seguente sono stati selezionati i principali vitigni autoctoni

italiani e i vitigni stranieri più diffusi e utilizzati in Italia e i termini in italiano sono

stati estrapolati dai testi: Nozioni sui vini, vitigni e zone vinicole d’Italia; Tutto vino:

guida completa ai vini d’Italia; Per un sublessico vitivinicolo. Successivamente i

corrispondenti cinesi sono stati rintracciati nei seguenti siti specializzati sul vino:

www.decanterchina.com; www.winesinfo.com; www.wineita.com ewww.wine-

world.com. Il glossario è suddiviso tra vitigni a bacca rossa (riportati per primi) e

vitigni a bacca bianca, il termine cinese più ricorrente è riportato separatamente dalle

altre occorrenze trovate, disposte in ordine di ricorrenza dall’alto verso il basso. Per

individuare la ricorrenza del termine ho utilizzato gli strumenti di ricerca online.

Ogni termine cinese è accompagnato dalla trascrizione in pinyin.

Italiano Cinese

Forma prevalente

Pinyin Altre forme in

ordine di

ricorrenza

Pinyin

Aglianico 阿里安尼科 Ālǐānníkē 艾格尼科阿里亚尼考亚里亚尼可阿利亚尼可

Àigéníkē

Ālǐyǎníkǎo

Yàlǐyǎníkě

Ālìyǎníkě

Aleatico 阿利蒂克 Ālìdìkè 埃丽提科 Āilìtíkē

Ancellotta 安塞罗塔 Ānsāiluōtǎ

Barbera 巴贝拉 Bābèilā 芭贝拉 Bābèilā

Bombino nero 黑博比诺 Hēi bó bǐ nuò 黑贝比 Hēibèibǐ

Bonarda 伯纳达 Bónàdá 勃纳达 Bó nà dá

Brachetto 布拉凯多 Bùlākǎiduō 布拉切多 Bùlāqièduō

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Cabernet Franc 品丽珠 Pǐnlìzhū 卡本内•弗朗 Kǎ běn nèi•fú lǎng

Cabernet

Sauvignon赤霞珠 Chìxiázhū 卡本内•苏维翁 Kǎběnnèi•sūwéi

wēng

Cagnulari 卡纽拉里 Kǎniǔlālǐ

Canaiolo 卡内奥罗 Kǎnèiàoluō 卡耐奥罗 Kǎnàiàoluō

Cannonau 歌海娜 Gēhǎinà 格那希卡诺娜格连纳什歌丽酿

Génàxī

Kǎnuònà

Géliánnàshén

Gēlìniàng

Carignano 卡里纳罗 Kǎlǐnàluō

Carmenere 佳美娜 Jiāměinà 卡门 Kǎmén

Casetta 卡塞塔 Kǎsāitǎ

Cesanese 切塞尼 Qièsāiní 切萨内赛 Qiēsànèisài

Ciliegiolo 塞立吉洛 Sāilìjíluò

Colorino 科罗里诺 Kēluólǐnuò

Corvina 科维纳 Kēwéinà

Corvinone 科维诺内 Kēwéinuònèi

Croatina 克罗阿迪纳 Kěluòādínà 科罗蒂娜 Kēluódìnà

Dolcetto 多姿桃 Duōzītáo 多切托多赛托

Duōqi tuō

Duōsàituō

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

多切朵 Duōqièduǒ

Fortana 富丽雅 Fùlìyǎ

Frappato 弗莱帕托 Fúláipàtuō

Freisa 弗雷伊萨 Fúléiyīsà 弗莱伊萨 Fúláiyīsà

Fumin 芙敏 Fúmǐn

Gaglioppo 佳琉璞 Jiāliúpú 佳丽奥波 Jiālìàobō

Gewurztraminer 琼瑶浆 Qióngyáojiāng

Girò 吉洛 Jíluò

Greco Nero 黑格雷克 Hēi géléikè

Grignolino 格丽尼奥里诺 Gélìníàolǐ nuò

Groppello 格罗佩洛 Gélu pè luò

Lacrima 拉奎马 Lākuímǎ 莉玛 Lìmǎ

Lagrein 拉格林 Lāgélín

Lambrusco 蓝布鲁斯科 Lánbùlǔsīkē 朗布鲁斯蓝沐斯兰波斯科

Lǎngbùlǔsī

Lánmùsī

Lánbōsīkē

Magliocco

canino麦格罗科卡尼诺 Màigéluókē

kǎnínuò玛格丽卡蜜诺 Mǎgélì kǎmìnuò

Magliocco dolce 麦格罗科多切 Màigéluókē duōqiè

Malvasia 玛尔维萨 Mǎěrwéisà

Mammolo 玛墨兰 Mǎmòlán

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Marzemino 玛泽米诺 Mǎzémǐnuò

Merlot 美乐 Měiyuè 梅洛梅乐梅鹿辄

Méiluò

Méiluò

Méilè

Méilùzhé

Molinara 莫利纳拉 Mòlìnàlā

Monica 莫尼卡 Mòníkǎ

Montepulciano 蒙特布查诺 Méngtè bùchánuò

蒙特普尔恰诺蒙帕塞诺蒙蒂普尔查诺蒙特普恰诺蒙特比洽

Méngtè

pǔ'ěrqiànuò

Méngpàsāinuò

Méngdì

pǔ'ěrchánuò

Méngtè pǔqiànuò

Méngtè bǐqià

Nebbiolo 纳比奥罗 Nàbǐàoluō 内比奥罗内比奥洛

Nèibǐàoluō

Nèibǐàoluò

Negrara 聂格劳拉 Niègéláolā

Negroamaro 内曼罗 Nèimànluō

Nerello

Mascalese马斯卡斯奈莱洛 Mǎsīkǎsī

nàiláiluò

Nero d’Avola 黑珍珠 Hēi zhēnzhū 黑达沃拉 Hēidáwòlā

Nieddera 尼德拉 Nídélā

Nocera 诺塞拉 Nuòsèlā

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Notardomenico 多米尼科诺塔 Duōmǐníkēnuòtǎ

Perricone 派瑞科恩 Pàiruìkē'ēn

Piedirosso 派迪洛索 Pàidíluòsuǒ

Pignolo 皮诺罗 Pí nuò luō

Pinot nero 黑皮诺 Hēi pí nuò 黑比诺黑品诺

Hēi bǐ nuò

Hēi pǐn nuò

Primitivo 普里米蒂沃 Pǔ lǐ mǐ dì wò 普里蜜提弗普利米迪沃普瑞米特沃皮里迷帝

Pǔ lǐ mì tí fú

Pǔ lì mǐ dí wò

Pǔ ruì mǐ tè wò

Pí lǐ mí dì

Raboso 拉波索 Lā bō suǒ 拉宝索 Lābǎosuǒ

Rebo 瑞博 Ruì bó

Refosco dal

peduncolo rosso红梗莱弗斯科 Hóng gěng lái fú

sī kē红柄莱弗斯科红来佛斯科•派顿科罗红•来佛思考•达白顿考罗

Hóng bǐng lái fú

sī kē

Hóng lái fó sī

kē•pài dùn kē luō

Hóng lái fó

sīkǎo•dá bái dùn

kǎo luō

Rondinella 罗迪内拉 Luō dí nèi lā 罗蒂内拉罗蒂妮拉龙帝内拉

Luō dì nèi lā

Luō dì nī lā

Lóng dì nèi lā

Rossese 罗塞斯 Luō sāi sī

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Rossignola 罗西诺拉 Luō xī nuò lā

Ruché 露诗 Lùshī 露克 Lùkè

Sagrantino 萨格兰提诺 Sà gé lán tí nuò 萨格兰蒂诺塞格兰蒂诺圣格兰蒂诺

Sà gé lán dì nuò

Sāi gé lán dì nuò

Shèng gé lán dì

nuò

Sangiovese 桑娇维塞 Sāng jiāo wéi sāi 桑吉奥维斯圣祖维斯

Sāng jí ào wéi sī

Shèng zǔ wéi sī

Schiava 司棋亚娃 Sī qí yà wá

Schioppettino 司棋派蒂诺 Sī qí pài dì nuò 斯奇派蒂诺 Sīqípàidìnuò

Sciascinoso 萨西诺索 Sà xī nuò suǒ

Susumaniello 苏曼尼洛 Sū màn ní luò

Syrah 西拉 Xī lā 西拉子切拉子穗乐仙席拉思

Xī lā zǐ

Qiè lā zǐ

Suì lè xiān

Xí lā sī

Teroldego 泰罗德格 Tài luō dé gé 特罗德高 Tèluódégāo

Tintilia 汀特丽雅 Tīng tè lì yǎ

Tocai rosso 红托凯 Hóng tuō kǎi

Uva di Troia 托雅 Tuō yǎ

Uva Longanesi 朗格内西 Lǎng gé nèi xī

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Uva Rara 茹拉 Rú lā

Vernaccia Nera 黑维纳恰 Hēi wéi nà qià 黑维奈西卡 Hēiwéinàixīkǎ

Vespolina 维斯珀丽娜 Wéi sī pò lì nà

Vien de Nus 维恩努斯 Wéi ēn nǔ sī

Italiano Cinese

Forma prevalente

Pinyin Altre forme in

ordine di

ricorrenza

Pinyin

Albana 阿尔巴纳 Āěrbānà 阿巴娜阿尔巴娜

Ābānà

Āěrbānà

Ansonica 安索妮卡 Ānsuǒnīkǎ

Arneis 阿内斯 Ānèisī

Bellone Bianco 白贝朗尼 Báibèilǎngní 贝罗讷 Bèiluónè

Biancame 比安卡乐 Bǐānkǎlè

Bianchello 比安卡乐 Bǐānkǎlè

Bianco

d’Alessano白阿丽莎诺 Bái ā lì shā nuò

Biancolella 白克莱纳 Bái kè lái nà

Bombino bianco 白博比诺 Bái bó bǐ nuò 贝比白 Zé bǐ bō

Bosco 博斯克 Bó sīkè

Carricante 卡利坎特 Kǎ lì kǎn tè

Catalanesca 卡利坎特 Kǎ lì kǎn tè

Catarratto 卡塔拉托 Kǎ tǎ lā tuō

Chardonnay 霞多丽 Xiá duō lì 莎当妮 Shādāngnī

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Cividino 赛维迪诺 Sài wéi dí nuò

Cococciola 可可秀拉 Kěkě xiù lā

Coda di volpe 狐狸尾 Húlí wěi 沃尔佩的阔达 Wòěrpèidekuòdá

Cortese 科特斯 Kē tè sī 柯蒂斯 Kēdìsī

Durella 达莱洛 Dá lái luò

Erbaluce 额巴鲁斯 É bā lǔ sī 厄尔巴鲁澈 Èěrbālǔchè

Falanghina 法兰吉娜 Fǎ lán jí nà

Fiano 菲亚诺 Fēi yà nuò 菲娅诺 Fēiyànuò

Forastera 弗拉斯塔 Fú lā sī tǎ

Francavilla 弗兰卡维拉 Fú lán kǎ wéi lā

Friulano 弗留利 Fú liú lì 富莱诺弗留拉诺

Fù lái nuò

Fú liú lā nuò

Garganega 卡尔卡耐卡 Kǎ’ěr kǎ nài kǎ 加格奈拉加格奈加佳纳佳

Jiā gé nài lā

Jiā gé nàijiā

Jiā nà jiā

Glera 格雷拉 Géléi lā 歌蕾拉 Gēlěilā

Grechetto 格莱切多 Gé lái qiè duō 格莱凯多格雷切托格来凯多

Gé lái kǎi duō

Géléi qiè tuō

Gé lái kǎi duō

Greco 格雷克 Géléi kè 格勒可 Gé lè kě

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Grillo 格利罗 Gé lì luō 格里洛 Gé lǐ luò

Impigno 胭皮诺 Yān pí nuò

Inzolia 尹卓莉亚 Yǐnzhuōlì yà 银早娅 Yínzǎoyà

Kerner 科纳 Kē nà

Lumassina 露玛希娜 Lù mǎ xī nà

Malvasia 玛尔维萨 Mǎ ěr wéi sà

Manzoni bianco 白曼佐尼 Bái màn zuǒ ní

Montonico

bianco白曼特尼克 Bái màn tè níkè

Moscato 莫斯卡托 Mò sī kǎ tuō 麝香 Shèxiāng

Muller Turgau 米勒图高 Mǐ lēi tú gāo

Nasco 纳斯科 Nà sī kē

Nosiola 诺西奥拉 Nuòxī ào lā 诺早拉诺谢拉

Nuò zǎo lā

Nuò xiè lā

Nuragus 努拉古斯 Nǔ lā gǔ sī

Ortrugo 奥图戈 Ào tú gē

Pampanuto 潘帕 Pān pà

Passerina 帕斯琳娜 Pà sī lín nà 帕瑟丽娜 Pàsèlìnà

Pecorino 帕可尼诺 Pà kě ní nuò 派科琳诺佩哥里诺佩阔利诺

Pài kē lín nuò

Pèi gē lǐ nuò

Pèi kuò lì nuò

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Pepella 皮帕拉 Pí pà lā

Picolit 皮赫丽 Pí hè lì

Pignoletto 匹诺莱托 Pǐ nuò lái tuō

Pinot bianco 白皮诺 Bái pí nuò 白品乐白比诺

Báipǐnlè

Bái bǐ nuò

Pinot grigio 灰皮诺 Huī pí nuò 灰比诺 Huībǐnuò

Prié Blanc 白皮 Bái pí

Prosecco 普罗塞克 Pǔluō sāi kè 普洛赛克普西哥普罗赛柯

Pǔ luò sài kè

Pǔ xī gē

Pǔluō sài kē

Ribolla Gialla 丽波拉盖拉 Lì bō lā gài lā 黄丽波拉Riesling italico 雷司令 Léi sīlìng 丽丝玲

贵人香薏丝琳威士莲薏思林

Lì sī líng

Guìrén xiāng

Yì sī lín

Wēi shì lián

Yì sī lín

Sauvignon 长相思 Zhǎng xiàng sī

Semidano 赛蜜达诺 Sài mì dá nuò

Sylvaner 西万尼 Xī wàn ní

Torbato 托巴多 Tuō bā duō

Traminer 塔明娜 Tǎ míng nà 脱米糯 Tuōmǐnuò

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Trebbiano 棠比内洛特雷比奥罗扎比安奴棠比内洛,

特雷比亚诺特来比亚诺

Táng bǐnèi luò

Tè léi bǐ ào luō

Zhā bǐ ān nú

Táng bǐnèi luò,

Tè léi bǐ yǎ nuò

Tè lái bǐ yǎ nuò

Verdeca 维黛卡 Wéi dài kǎ

Verdicchio 维蒂奇诺 Wéi dì jī nuò

Verdiso 维蒂索 Wéi dì suǒ 维尔蒂索 Wéiěrdìsuǒ

Verduzzo 维杜索富莱诺维多佐

Wéi dù suǒ

Fù lái nuò wéi

duō zuǒ

Vermentino 维蒙蒂诺 Wéi méng dì nuò 韦尔芒提诺 Wéiěrmángtínuò

Vernaccia 维纳恰 Wéi nà qià 维尔纳恰 Wéiěrnàqià

Vespaiola 维斯派拉 Wéi sī pài lā

Viognier 维欧尼 Wéi ōu ní

Vitovska 维托斯卡维多斯卡

Wéi tuō sī kǎ

Wéi duō sī kǎ

Zibibbo 泽比波 Zé bǐ bō

Il seguente glossario riporta i vini DOCG (Denominazione di origine controllata e

garantita) italiani.Questi vini sono già stati riconosciuti a denominazione di origine

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

controllata (DOC) da almeno dieci anni e sono i vini sottoposti a più rigidi standard

produttivi in Italia, seguendo un determinato disciplinare. Nella grande quantità di

varietà prodotte in Italia, si è scelto di proporre questa lista perché si stratta dei vini

che meglio rappresentano la produzione italiana. I termini in italiano sono stati

reperiti dal sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che

disciplina la denominazione DOCG e da siti specializzati sul vino. I corrispondenti

cinesi sono stati rintracciati attraverso una ricerca online sul web in generale

attingendo a siti come: www.decanterchina.com; www.winesinfo.com;

www.wineita.com e www.wine-world.com ma anche a siti web di cantine italiane e

di rivenditori. Il glossario è suddiviso tra vini rossi e bianchi, essendo minori i casi di

sovrapposizione tra traduzioni, il termine cinese più ricorrente è riportato per primo e

seguono (dall’alto verso il basso) le altre occorrenze. Per individuare la ricorrenza

del termine ho utilizzato gli strumenti di ricerca online. Ogni termine cinese è

accompagnato dalla trascrizione in pinyin.

Italiano Cinese Pinyin

Aglianico del Taburno 塔布尔诺艾格尼科塔布诺艾格尼科

Tǎ bù'ěr nuò àigé ní kē

Tǎ bù nuò àigé ní kē

Aglianico del Vulture

Superiore孚图艾格尼科超级乌尔图雷艾格尼科孚图的阿里安尼科

Fú tú àigé ní kē

Chāojí wū ěr tú léi àigé ní kē

Fú tú de ālǐ ān ní kē

Amarone della Valpolicella 阿玛罗耐阿玛罗尼瓦坡里切拉阿玛瑞恩•瓦尔波利切拉

Ā mǎ luō nài

Ā mǎ luō ní wǎ pō lǐ qiè lā

Ā mǎ ruì ēn•wǎ'ěr bō lì qiè lā

Bagnoli Friularo/ Friularo Bagnoli

Mancante

Barbaresco 巴巴莱斯科 Bābā lái sī kē

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

巴巴拉斯高巴芭罗斯克

Bā bā lā sī gāo

Bābā luósī kè

Barbera d’Asti 阿斯蒂巴贝拉 Ā sī dì de bā bèi lā

Barbera del Monferrato

Superiore蒙菲拉多的超级巴贝拉 Méng fēi lā duō de chāojí bā

bèi lā

Bardolino Superiore 经典巴多利诺顶级 Jīngdiǎn bā duōlì nuò dǐngjí

Barolo 巴罗洛巴洛洛

Bā luō luò

Bā luò luò

Brachetto d’Acqui/ Acqui 阿奎依的布拉凯多/阿奎依 Ā kuí yī de bù lā kǎi duō/ā kuí

Brunello di Montalcino 蒙塔奇诺的布鲁奈罗蒙塔希诺布鲁奈罗布鲁耐罗

Méng tǎ jī nuò de bù lǔ nài luō

Méng tǎ xī nuò bù lǔ nài luō

pútáojiǔ

Bù lǔ nài luō

Carmignano 卡米亚诺 Kǎ mǐ yà nuò

Castel del Monte Bombino Nero

蒙特堡黑博比诺 Méngtè bǎo hēi bó bǐ nuò

Castel del Monte Nero di Troia riserva

蒙特堡黑托雅存酿 Méngtè bǎo hēi tuō yǎ cún niàng

Castel del Monte Rosso Riserva

蒙特堡红葡萄酒存酿 Méngtè bǎo hóng pútáojiǔ cún niàng

Cerasuolo di Vittoria 瑟拉索罗-维多利亚 Sè lā suǒ luó-wéiduōlìyǎ

Cesanese del Piglio/ Piglio 皮里奥切萨内赛皮格里奥塞桑纳斯

Pílǐàoqiēsànèisài

Pígélǐàosāisāngnàsī

Chianti 基安蒂 Jīāndì

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

坎蒂奇安蒂

Kǎn dì

Qí āndì

Chianti Classico 古典基安蒂古典奇安帝

Gǔdiǎn jī'ān dì

Gǔdiǎn qí ān dì

Colli di Conegliano Mancante

Cònero 贡雷诺 Gòng léinuò

Dogliani 多耶阿尼多里阿尼

Duō yé ā ní

Duō lǐ ā ní

Dolcetto di Diano d'Alba/

Diano d'Alba阿尔巴地区迪阿诺的多姿桃/

阿尔巴的迪阿诺Ā'ěr bā dìqū dí ā nuò de duō zī

táo/ā'ěr bā de dí ā nuò

Dolcetto di Ovada superiore/ Ovada

奥瓦达的超级多姿桃/奥瓦达 Ào wǎ dá de chāojí duō zī

táo/ào wǎ dá

Elba Aleatico Passito/Aleatico Passito dell'Elba

Mancante

Gattinara 戛迪娜拉 Jiá dí nà lā

Ghemme 盖麦 Gài mài

Montecucco Sangiovese 蒙特丘科桑娇维塞 Méngtè qiū kē sāng jiāo wéi sāi

Montefalco Sagrantino 蒙特法克萨格兰蒂诺 Méngtè fǎ kè sà gé lán dì nuò

Montello Rosso/ Montello 蒙泰罗红/蒙泰罗蒙特洛

Méng tài luō hóng/ méng tài

luō

Méngtè luò

Montepulciano d’Abruzzo 蒙特布查诺 Méngtè bù chá nuò

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

阿布鲁佐的蒙特布查诺 Ābù lǔ zuǒ de méngtè bù chá

nuò

Morellino di Scansano 斯堪萨诺的莫雷利诺 Sī kān sà nuò de mò léi lì nuò

Nizza 尼扎 Ní zhā

Offida 奥菲达 Ào fēi dá

Piave Malanotte / Malanotte del Piave

那皮亚韦-马兰诺特 Nà pí yà wéi-mǎlán nuò tè

Primitivo di Manduria dolce naturale

曼杜里亚的普里米蒂沃自然甜酒

Màn dù lǐ yǎ de pǔ lǐ mǐ dì wò zìrán tián jiǔ

Recioto della Valpolicella 瓦坡里切拉雷乔托 Wǎ pō lǐ qiè lā léi qiáo tuō

Roero 罗艾洛 Luō ài luò

Ruchè di Castagnole

Monferrato 蒙菲拉多的露盖 Méng fēi lā duō de lù gài

Suvereto 苏韦雷托 Sū wéi léi tuō

Taurasi 陶乐西 Táo lè xī

Torgiano Rosso Riserva 托及亚罗珍藏葡萄酒 Tuō jí yà luō zhēncáng pútáojiǔ

Val di Cornia Rosso/ Rosso di Val di Cornia

Mancante

Valtellina Superiore 超级瓦尔特林 Chāojí wǎ'ěr tè lín

Vino Nobile di Montepulciano 贵族酒 Guìzújiǔ

Italiano Cinese Pinyin

Alta Langa 上朗格保证法定产区朗格高地

Shàng lǎng gé bǎozhèng fǎdìng

chǎn qū

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Lǎng gé gāodì

Asti 阿斯蒂阿斯提

Ā sī dì

Ā sī tí

Cannellino di Frascati 弗拉斯卡蒂卡内里诺 Fú lā sī kǎ dì kǎ nèi lǐ nuò

Castelli di Jesi Verdicchio

Riserva 杰西堡的维迪奇存酿 Jié xī bǎo de wéi dí qí cún

niàng

Colli asolani-Prosecco/Asolo -

Prosecco 阿索罗超级普洛塞克阿索洛超级普洛塞克

Ā suǒ luó chāojí pǔ luò sāi kè

Ā suǒ luò chāojí pǔ luò sāi kè

Colli Bolognesi Classico

Pignoletto

Mancante

Colli Euganei Fior d'Arancio / Fior d’Arancio Colli Euganei

Mancante

Colli Orientali del Friuli

Picolit

Mancante

Conegliano Valdobbiadene - Prosecco Superiore

科内利亚诺.瓦多比亚德内超级普洛塞克

Kē nèi lì yǎ nuò. Wǎ duō bǐ yǎ dé nèi chāojí pǔ luò sāi kè

Erbaluce di Caluso/ Caluso 卡露索的艾芭露/卡露索 Kǎ lù suǒ de ài bālù/kǎ lù suǒ

Fiano di Avellino 阿维利诺菲亚诺 Ā wéi lì nuò fēi yà nuò

Franciacorta 弗朗齐亚柯达弗朗恰柯塔

Fú lǎng qià kē tǎ

Frascati Superiore 超级弗拉斯卡蒂 Chāojí fú lā sī kǎ dì

Gavi/ Cortese di Gavi 嘉维/或者嘉维的高特塞 Jiā wéi/huòzhě jiā wéi de gāo tè sāi

Greco di Tufo 图福格雷克 Tú fú géléi kè

Lison 丽松 Lì sōng

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Offida 奥菲达 Ào fēi dá

Oltrepò Pavese 奥特莱-帕韦斯 Ào tè lái-pà wéi sī

Ramandolo 拉曼多罗 Lā màn duō luō

Recioto di Gambellara 甘柏拉拉的乐巧多 Gān bó lā lā de lè qiǎo duō

Recioto di Soave 雷乔多苏瓦韦索阿维的乐巧多

Léi qiáo duō sū wǎ wéi

Suǒ ā wéi de lè qiǎo duō

Romagna Albana 罗马涅大区的阿尔巴纳 Luómǎ niè dà qū de ā'ěr bā nà

Rosazzo 罗萨泽奥 Luō sà zé ào

Scanzo o Moscato di Scanzo 坎佐莫斯卡托斯坎佐莫斯卡托

Kǎn zuǒ mò sī kǎ tuō

Sī kǎn zuǒ mò sī kǎ tuō

Sforzato di Valtellina o Sfursat

di Valtellina色富莎 Sèfùshā

Soave Superiore 超级索阿维 Chāojí suǒ ā wéi

Verdicchio di Matelica riserva 马黛丽卡的维迪奇存酿 Mǎdàilì kǎ de wéi dí qí cún niàng

Vermentino di Gallura 加卢拉维蒙蒂诺 Jiā lú lā wéi méng dì nuò

Vernaccia di San Gimignano 圣吉米尼亚诺的维娜恰圣吉米格纳诺维奈西卡

Shèng jímǐ ní yǎ nuò de wéi nà

qià

Shèng jímǐ gé nà nuò wéi nài

xī kǎ

Vernaccia di Serrapetrona 制特罗纳维尔纳恰制特罗纳维奈西卡

Zhì tè luō nà wéi'ěr nà qià

Zhì tè luō nà wéi nài xī kǎ

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

Conclusioni

Dagli anni Ottanta in poi la Cina ha realizzato un vero e proprio miracolo economico

portando il paese a rappresentare uno dei maggiori attori a livello internazionale. La

grande crescita e lo sviluppo hanno significato opportunità inedite sia per il popolo

cinese sia per chi si interfaccia con la sua realtà. Il settore vinicolo non è escluso

dalle ampie prospettive offerte dalla RPC dove sta avendo un rapido sviluppo e dove

detiene un potenziale ancora enorme per il futuro. Nell’interfacciarsi alla realtà

cinese, però, non si può prescindere dal considerare come essa sia per molti aspetti

diversa dalla nostra e nulla può essere dato per scontato. Studiare, conoscere e capire

la Cina e il suo popolo sono elementi necessari per interfacciarsi ad una realtà dalla

storia millenaria e cogliere le grandi opportunità che offre in maniera positiva e

soprattutto duratura.

Questo lavoro è nato con l’intento di capire il legame della Cina con il vino e in

particolare con quello italiano per comprendere cosa il paese possa offrire al settore

vinicolo italiano e come meglio agire. I risultati del lavoro di ricerca mostrano come 120

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

nella storia il vino come bevanda alcolica non sia mai stato un prodotto familiare ai

cinesi e che la sua presenza in Cina sia sempre stata determinata dal contatto con

altre popolazioni. Tutt’ora il vino è associato ad uno stile di vita occidentale e non a

caso i maggiori consumatori sono i più giovani e abbienti, spesso influenzati dai

modelli stranieri. A causa di questa assenza del vino nella cultura gastronomica

cinese è necessario esportare in Cina sia il prodotto ma anche l’abitudine e la cultura

del vino per creare un mercato duraturo e non occasionale. Il vino è poi considerato

un prodotto raffinato e speciale per questo esportare il meglio che la nostra

produzione ha da offrire ci consentirebbe di creare un’immagine di autenticità e

qualità necessaria per la fidelizzazione del consumatore al prodotto italiano.

Comunicare ai consumatori cinesi con efficienza e professionalità sono elementi

chiave per il successo, in questo il mondo del web rappresenta un mezzo

importantissimo e sempre più in voga. Altra osservazione a cui si è giunti è che la

promozione e l’azione governativa sono fondamentali per sostenere chi in vario

modo vuole interfacciarsi al gigante asiatico nel settore vinicolo. Sebbene l’Italia sia

arrivata in ritardo rispetto a paesi produttori come la Francia, attualmente sta

cercando di recuperare il tempo perduto attraverso iniziative di vario genere. In

questo la collaborazione tra settore pubblico e privato sta portando alla promozione

attiva del vino italiano in termini sia di vendite che di conoscenze con iniziative di

formazione che promuovono la conoscenza del vino italiano e la sua diffusione in

aree sempre più estese del territorio cinese. Non a caso nel 2018 l’Italia ha sorpassato

la Spagna nella classifica dei primi cinque esportatori di vino in Cina. L’esperienza

di operatori del settore ci dimostra come una comunicazione efficiente, la

conoscenza della lingua e cultura cinese e un impegno profuso siano elementi

necessari. L’aspetto linguistico legato al vino italiano mostra come ancora il lavoro

da fare sia molto in termini di promozione e diffusione. Una comunicazione

efficiente in cinese è una chiave di successo e occorre puntare su nomi semplici e

facili da ricordare, possibilmente con un bel significato. Esistono numerose

sovrapposizioni di traduzioni di singoli termini riferiti a vini o vitigni italiani, frutto

di una comunicazione in cinese che è lacunosa e poco efficiente. In particolare

andando a ricercare i migliori vini italiani notiamo come la loro conoscenza riguardi

solo alcuni tipi e soprattutto come essi provengano da sole tre regioni italiane che 121

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La storia, il mercato e le parole del vino in Cina

sono la Toscana il Veneto e il Piemonte. È necessario quindi andare a agire in

maniera più completa e rappresentativa di tutto il territorio adoperandosi con

maggiore efficienza, conoscenza e impegno. L’Italia ha difronte una grande

possibilità per il settore vinicolo e l’azione dei prossimi anni sarà necessaria per

affermare la presenza dei nostri vini in Cina.

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