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Inoltre, visto il ruolo fondamentale del PKK e di organizzazioni ad esso
legate, nella lotta al califfato dell'ISIS, non mancano le iniziative per
chiedere la rimozione del PKK dalle liste del terrorismo internazionale.
Fonti: A. Ocalan – “Scritti dal carcere II Il PKK e ….– Ed. Punto Rosso –
Milano 2013; www.pane-rose.it; www.osservatorioiraq.it;
www.csiam.over-blo.com.
a cura di: Sinistra Anticapitalista Roma
Collettivo Internazionalista - Via dei Latini n. 73
da una serie di azioni e dall’occupazione di due piccole città, Eruh e
Shemdinli. Nel 1985 fu fondato il Fronte di Liberazione nazionale del
Kurdistan (ERNK) allo scopo di organizzare e guidare la lotta popolare in un
processo di liberalizzazione nazionale, e consentire così un futuro
indipendente e libero al popolo del Kurdistan occidentale. Durante il
congresso dell’ottobre 1986, il PKK fondò l’Esercito popolare di liberazione
del Kurdistan (ARGK) che intraprese varie operazioni militari contro
l’esercito turco e le forze di sicurezza. Proprio grazie a queste azioni militari,
l’ARGK, consolidò le sue basi in vaste aeree del Kurdistan nordoccidentale.
Nel 1987, grazie all’ERNK, nacquero diverse organizzazioni tra cui
l’Associazione patriottica del lavoratore del Kurdistan (YKWK), l’Associazione
delle donne libere del Kurdistan (YAJK). Nel 1998, il leader del PKK Öcalan,
che dalla Siria guidava le campagne armate, fu costretto a fuggire prima a
Mosca ed in seguito a Roma nel 1998, chiedendo asilo politico. Il governo
D'Alema prese tempo, mentre Öcalan soggiornava a Roma protetto dagli
agenti della Digos. Ciò irritò il governo turco e le forze di centrodestra
italiane, favorevoli all'espulsione di Öcalan. La vicenda si concluse col
diniego dell'asilo politico da parte delle autorità italiane e Ocalan fu
“invitato” a partire per Nairobi. Pochi giorni dopo venne catturato dagli
agenti dei Servizi segreti turchi del MIT e dalla CIA e consegnato allo Stato
turco. Da quel momento A. Ocalan, grazie al contributo del governo
D’Alema, è prigioniero in un carcere di massima sicurezza sull’isola di Imrali,
dove sconta una condanna all’ergastolo e da dove continua a dirigere il PKK.
Da allora sono in corso varie iniziative per la scarcerazione di Ocalan.
IL TEMPO 06/10/2014 Isis, bandiere nere a Kobane
... La città è da giorni teatro di violentissimi scontri tra i peshmerga (in kurdo significa combattente, guerrigliero) curdi e i miliziani islamici. …
IL MESSAGGERO 05/10 Isis, donne kamikaze curde per fermare
l'avanzata nel Kurdistan iracheno
Ben addestrate e senza paura: …pronte da sempre anche alla scelta
estrema del terrorismo kamikaze nelle file del Pkk anti turco, come oggi
in quelle dei peshmerga, ….
Questi ed altri titoli e servizi di quotidiani e telegiornali con informazioni
o parziali o totalmente errate, ci hanno indotto a redigere questo breve
sunto informativo sui combattenti a Kobane e sulla questione Kurda.
1
ROJAVA E KOBANE
Negli ultimi due anni la regione kurda siriana (Siria settentrionale) nota come
Kurdistan Rojava (Kurdistan occidentale) è stata difesa dalle YPG/YPJ – le
Unità di Difesa del Popolo, formate da uomini e donne. Sono state sotto
attacco sia da parte delle forze del regime che degli islamisti radicali e degli
jihadisti. Prima ISIS, Al-Nusra, Ahrar Sham e altri gruppi radicali combattevano
insieme. Dalla crescita di ISIS a discapito degli altri gruppi, quest’ultimo negli
ultimi 16 mesi sta conducendo da solo gli attacchi. Nel gennaio 2014, i curdi
del Rojava hanno costituito amministrazioni locali sotto forma di tre cantoni.
Oltre ai kurdi ci sono anche arabi, assiri, armeni e turcomanni. Tra questi
gruppi ci sono diverse fedi tra cui musulmani, cristiani, yezidi, aleviti. Tutti
questi gruppi diversi prendono parte all’amministrazione.
Uno dei tre cantoni costituiti è Kobane con una popolazione di circa 500.000
abitanti, compresi gli sfollati. Il confine turco è a nord di Kobane e tutti gli altri
lati sono circondati da territori controllati da ISIS. Negli ultimi mesi ISIS ha
tagliato i rifornimenti di acqua ed elettricità verso Kobane. Allo stesso tempo
la Turchia sta mettendo in atto un embargo contro tutto il Rojava. Di contro, i
valichi di frontiera della Turchia verso i territori di ISIS sono tutti aperti come
sempre, dando così sostegno a ISIS. Fin dall’inizio le forze che attaccano il
Rojava sono state organizzate, armate e inviate nel Rojava da parte della
Turchia. Questo sostegno continua, uno degli obiettivi della Turchia è quello
di liberare Kobanê dai kurdi, rompendo così l’effetto positivo della
Rivoluzione del Rojava sul Nord del Kurdistan.”
grazie all’aiuto di spie …. . Per cui la strategia fu quella di trasformare in
spie le forze che aveva imprigionato e di fiaccare le strutture del PKK
all’estero. ...”. In questa attività di spionaggio dall’interno ebbe un ruolo
importante Kesire Yildirim, una donna turca apparentemente vicina e
sostenitrice della causa kurda, che riuscì ad ingannare lo stesso Ocalan
facendosi sposare e tentando di disgregare l’organizzazione del PKK
all’estero. Si rivelò una spia turca. Lo spionaggio interno ha avuto un ruolo
primario nel tentare di spezzare e distruggere l’organizzazione del PKK;
anche per l’assassinio di Palme (politico svedese) per un momento si parlò
di “Pista curda” a causa proprio di una rete ben intrecciata di tradimenti
avvenuti a danno del PKK, ben manovrata e sostenuta dalle le forze
occidentali: “… Qui è chiaro il ruolo della Germania che si è sempre
preoccupata di costruire la propria influenza storica in Medio Oriente …. .
Anche gli USA e la Gran Bretagna lavorarono per una linea kurda da loro
dipendente ….”. La situazione degenerò e portò, tra le altre cose, ad una
rivolta dei prigionieri nella prigione di Diyarbakir, “….. lo spirito di
Diyarbakir del digiunare sino alla morte ebbe un influsso decisivo
sull’offensiva del 15 agosto 1984 che diede avvio alla lotta armata. … . Il 15
agosto fu il simbolo dell’ostinazione della libera volontà. …. Il movimento
di liberazione kurdo rimase in piedi sulle proprie gambe come espressione
della libera volontà del suo popolo. …”. Da quel momento il PKK ha iniziato
la sua lotta armata contro il potere centrale. Nel 1984, sotto la guida del
PKK, furono fondate le Unità di Liberazione del Kurdistan (HRK) e prese
vita la lotta contro il colonialismo turco. Evento segnato
morte di Karer, Ocalan fondò il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e il
“Manifesto” fu adottato come base programmatica nel primo congresso del
nuovo partito. Il programma rivendicava “libertà, democrazia e unità” per il
Kurdistan: “La rivoluzione ha due aspetti, è nazionale e democratica. La
rivoluzione nazionale insedierà un nuovo potere politico, militare e culturale.
A questo succederà la seconda fase: la rivoluzione democratica, che punterà a
superare le contraddizioni derivanti dal passato feudale:sfruttamento feudale,
struttura per clan, settarismo religioso, dipendenza semischiavistica della
donna. E’ compito della rivoluzione mettere fine a tutte le forme di dominio
del colonialismo turco, avviare un’economia nazionale e puntare all’unità del
Kurdistan.” Il PKK fu immediatamente sostenuto dai lavoratori, dai contadini
e da tutte le diverse classi e ceti sociali.
A Marash, nel 1978, dopo un sanguinoso scontro fra turchi e kurdi, scatenato
dall’uccisione di due militanti di estrema destra, lo stato istituì la legge
marziale nella maggior parte delle province kurde. Ocalan, nel 1979, si spostò
nel Libano per preparare la lotta partigiana. Dopo un colpo di stato (1980)
l’esercitò prese il potere. Finalità principale era la repressione del movimento
di liberazione kurdo. Il governo turco non ha mai accettato di considerare il
PKK come un movimento popolare, ma semplicemente come
un'organizzazione terroristica che opera con intimidazioni, coercizione e
violenza. Nonostante la violenta repressione e le centinaia di arresti la
struttura del PKK reggeva e ciò indusse lo stato turco a cambiare strategia,
“…. Il PKK doveva essere battuto dal suo interno e tenuto sotto controllo
Per meglio comprendere ciò che sta succedendo in quella regione abbiamo
cercato di ricostruire brevemente la sua storia degli ultimi 50 anni.
La guerra civile siriana è nata da una rivolta popolare contro il regime di
Bashar al-Assad nel marzo 2011, ed è una parte delle rivolte della primavera
araba in Medio Oriente. La risposta brutale delle forze di sicurezza contro le
proteste inizialmente pacifiche che chiedevano riforme democratiche e la fine
della repressione, hanno innescato una reazione violenta.
Una ribellione armata al regime ha presto preso piede in tutta la Siria,
trascinando il paese in una guerra civile su vasta scala. Alla radice del conflitto
vi era la rabbia per la disoccupazione, per decenni di dittatura, corruzione e
violenza di Stato sotto uno dei regimi più repressivi del Medio Oriente. In
questa realtà ha un ruolo importante il Partito di Unione Democratica (Partiya
Yekitiya Demokrat - PYD). Il PYD è stato fondato nel 2003 come organizzazione
illegale, centinaia di suoi membri sono stati arrestati e molti dei suoi leader
giustiziati dal regime Baath siriano. Il partito ha guidato la rivolta kurda nel
2004 e circa 2000 dei suoi membri sono stati arrestati. Intorno al 2011 il PYD è
diventato il più grande partito kurdo ed è sostenuto dalla maggior parte dei
kurdi in Siria. Il PYD non è a favore del regime di Assad né dell'opposizione che
è completamente priva di caratteristiche democratiche e di liberazione. Il PYD
si è definito il partito della terza via.
La posizione geografica della Siria al centro del Levante ne fa un paese
chiave nella parte orientale del mondo arabo. L’importanza strategica
della Siria ha trasformato la guerra civile in un concorso internazionale
per l'influenza regionale, con entrambe le parti che traggono sostegno
diplomatico e militare da vari sponsor stranieri. Russia, Iran, il gruppo sciita libanese
Hezbollah, e in misura minore Iraq e Cina, sono i principali alleati del regime siriano.
I governi regionali preoccupati per l'influenza regionale dell'Iran invece sostengono
l'opposizione, in particolare Turchia, Qatar e Arabia Saudita, UE e USA.
La regione kurda è ricca di acqua, petrolio e gas. Pozzi di petrolio e gas sono
concentrati nella regione di Jazeera (Cantone del Cezire). Ma i kurdi non
hanno potuto approfittare di queste risorse a causa della politica
discriminatoria del regime Baath per decenni. La regione manca anche di
fabbriche, raffinerie e di università, che hanno spinto i kurdi all'emigrazione
di massa nel contesto della politica di attuazione della "Cintura Araba" nel
1962 che intendeva espellere l'intera popolazione kurda dalla regione del
Jazeera (Cezire in kurdo) lungo il confine turco e sostituirla con popolazioni
arabe. Rimelan (Cantone del Cezire) ha pozzi di petrolio con una capacità
produttiva di circa 440.000 barili al giorno e il regime siriano esporta oltre
100.000 barili al giorno verso i mercati mondiali dopo la raffinazione del
greggio nelle raffinerie di Homs e Banias nelle regioni arabe della Siria.
L’azienda britannico/danese Shell ha iniziato l'estrazione di petrolio da
Rimelan nel 1960. Il Medio Oriente è la regione più scarsa di acqua al mondo,
con solo l'1% delle riserve di acqua dolce rinnovabili del mondo e il 5% della
popolazione mondiale, e del Rojava fanno parte la regione del Cezire (Al
Jaazira) che può utilizzare l’acqua dal Tigri e la regione del Kobane che è
attraversata dal fiume Eufrate. Per motivi di migrazione forzata dei kurdi il
regime siriano ha preso il controllo
nell’intraprendere una lotta per l’indipendenza e l’autodeterminazione, che
per la sua grande capacità organizzativa e il sostegno della società kurda.
Nel 1975, Ocalan, dopo essere stato arrestato e torturato per aver militato
nel movimento studentesco ad Ankara, insieme con un gruppo di compagni
pubblicò un opuscolo dal titolo “Il Manifesto”, che analizzava i compiti e le
prospettive della rivoluzione nel Kurdistan. Il 18 maggio 1978 uno dei
fondatori del movimento, Haki Karer di origine turca, fu assassinato in un
complotto ad Antep da agenti turchi. E’ importante sottolineare che
nell’assassino sia di Karer che, successivamente, di Halil Cavgun, un altro
dirigente del movimento, fu decisivo il ruolo delle forze reazionarie kurde, e
del “banditismo dei circoli reazionari locali ... .
Queste bande locali, fasciste di destra o social scioviniste di sinistra,
lottarono a lungo contro il PKK. Lo stato (Turco, ndr) non era ancora apparso
sulla scena politica. Il collaborazionismo locale … per il mantenimento del
predominio sulla popolazione passava per la lotta contro il PKK”. La congiura
e le intimidazioni erano le armi principali con cui le forze collaborazioniste
combattevano i movimenti rivoluzionari patriottici, ma se non ci fosse stato
questo assassinio “forse il gruppo non sarebbe passato subito al radicalismo
(della lotta ndr). Il programma ed il nome del PKK furono formulati e decisi
come diretta conseguenza del testamento di Haki Karer. Quando Haki Karer
era ancora in vita non erano mai apparsi all’ordine del giorno la necessità di
un programma, la fondazione di un partito.... Il lavoro politico era
caratterizzato dalla spontaneità.” Nello stesso anno della
LA NASCITA E LO SVILUPPO DEL PKK
Il PKK può essere descritto come la corrente pratico-politica che
intraprende un’analisi delle caratteristiche peculiari dell’epoca
capitalistica che ha contraddistinto il XX secolo, e della situazione
concreta in Kurdistan, sulla base del socialismo scientifico”;
Chiaramente queste due pagine non possono essere esaustive della
storia del PKK, ma vogliono cercare di offrire degli spunti sulla sua
nascita ed evoluzione attraverso l’esperienza diretta di uno dei suoi
fondatori, Abdullah Ocalan di cui riportiamo, virgolettati, alcuni passi
tratti dal suo libro “Il PKK e la questione Kurda nel XXI secolo”.
Tutte le nascite hanno un periodo di gestazione, seguito da un processo
che si sviluppa sino al momento del “parto”. Così anche la nascita del PKK
(Partito dei lavoratori Kurdi) è preceduta da una serie di eventi e di
attività politiche che vanno dal 1970 a 1978. Periodo durante il quale,
vari gruppi attivisti kurdi, si organizzarono e si unirono per lottare contro
la secolare oppressione del proprio popolo. Fra questi gruppi andò
delineandosi un movimento di ispirazione rivoluzionaria e marxista, di cui
facevano parte Abdullah Ocalan e Haki Karer. Il movimento di ribellione
Kurdo in Turchia si è sviluppato in due direzioni. L'ala nazionalista,
rappresentata dal Partito democratico del Kurdistan che chiedeva
l'autonomia, mentre l'ala più estremista, di ispirazione socialista,
rivendicava l'indipendenza e l'autodeterminazione. E' in questi anni che
si struttura il PKK e il movimento da cui avrà origine si configurava come
uno dei più gravi pericoli per lo Stato turco, sia per la sua determinazione
di entrambi i fiumi. Con il regolamento dei fiumi, il regime taglia l'acqua ai
villaggi curdi per ostacolare l'agricoltura. Come risultato delle sue politiche
di arabizzazione durante gli anni 1960 e 1970, il regime Ba'th ha creato la
cosiddetta Cintura-Araba dalla regione Jazeera nel nord-est della Siria alla
città kurda settentrionale di Kobani nel tentativo di spezzare la continuità
della regione kurda. Dal 1963 i regimi successivi sono stati interamente
impegnati alla realizzazione di questo progetto razzista che mira
all’arabizzazione delle regioni kurde, allo spostamento della comunità kurda
e allo scioglimento della società kurda nel calderone del nazionalismo arabo.
Fonti: Documento di Informazione, Maggio 2014 Congresso Nazionale Kurdo (KNK); Kurdistan National Congress (KNK) - DOSSIER III 2014/09/23
LA QUESTIONE KURDA: UN SECOLO DI BATTAGLIE PER L’AUTONOMIA E L’INDIPENDENZA.
Il Kurdistan è un regione popolata da circa 80 milioni di persone che si
estende su un vasto territorio che coinvolge sei Stati dell’area
mediorientale ed asiatica: Turchia (sudest), Iraq (nordest), Siria (nordest),
Iran (ovest), Armenia (sud) e Azerbaijan (sudovest). Su questo territorio
vive da almeno 4.000 anni, una popolazione di stirpe indoeuropea, di
religione originariamente zoroastriana convertitasi all'Islam dopo la
conquista araba. I sultani selciudi, che utilizzavano la lingua persica, furono
i primi ad utilizzare la parola Kurdistan, “la terra dei Kurdi”. Non potendo
qui analizzare 4.000 anni di storia, ci soffermeremo sugli avvenimenti
storici che partono dal 1900.
Le aspirazioni del popolo kurdo a uno stato indipendente risalgono alla fine
della prima guerra mondiale, quando l’impero ottomano fu diviso negli
stati che compongono oggi il Medio Oriente: nel 1920, gli accordi di pace
successivi alla fine della prima guerra mondiale, in particolare il trattato di
Sevres, riconobbero il diritto della popolazione kurda ad avere un proprio
“Stato”. Tuttavia il trattato internazionale successivo, quello di Losanna,
negoziato nel 1923 dal nuovo presidente della neonata repubblica turca,
Mustafa Kemal Ataturk, con la compiacenza delle stesse potenze
occidentali, rinnegò il precedente accordo, impedendo la formazione di
uno stato indipendente kurdo nell’area e gettando le basi per le successive
politiche di discriminazione politica, economica e culturale della
popolazione kurda, da quel momento, formalmente “sparpagliata” nei
governi, spesso con aiuti economici ai vari regimi, nascondendo così le
consuete dinamiche dell'imperialismo dietro un intervento indiretto ma
ugualmente efficace. A partire dal 2008, il leader kurdo successore di
Öcalan, Murat Karayilan, ha invitato sia il governo di Ankara che gli stessi
movimenti kurdi alla cessazione delle ostilità. In Iraq i kurdi hanno
sostenuto il rovesciamento del regime di Saddam Hussein nel 2003, che
ha permesso la nascita della prima regione autonoma. In Siria, dopo lo
scoppio delle rivolte contro il regime di Bashar al Assad, hanno
approfittato del ritiro delle truppe governative dalle aree vicino al confine
con la Turchia per istituire un’amministrazione autonoma, simile a quella
irachena. L’avanzata dell’Isis ha messo tutto in discussione: i profughi
kurdi si sono ammassati al confine con la Turchia. Molti sono stati fatti
passare ma le autorità turche hanno impedito ai volontari kurdi iracheni
di andare a combattere contro i jihadisti. Ankara, che fino a quel
momento aveva tollerato l’esistenza del Kurdistan iracheno (con cui
faceva affari), ha cambiato politica e ricominciato a contrastare ogni
mossa che possa favorire l’indipendenza kurda.
Negli ultimi anni, le popolazioni kurde hanno cercato asilo soprattutto in
Gran Bretagna, in particolar modo nella città di Dewsbury, causando
tensioni con gli altri immigrati musulmani. Nel Nord America, la presenza
kurda non è altrettanto massiccia, "solo" 100.000 negli Stati Uniti e
50.000 in Canada.
progetto provocò non solo la distruzione e l’evacuazione della popolazione
dei villaggi kurdi dell’area, ma anche danni socio-climatici quali il netto
peggioramento della qualità dell’acqua con i conseguenti problemi igienici
che ne sono derivati (ad esempio la comparsa di alcune malattie, come la
malaria, la schistosomiasi e la leishmaniosi). Le conseguenze di tale
progetto furono talmente disastrose, che la stessa Banca Mondiale,
inizialmente coinvolta, decise infine di sospendere i finanziamenti al
progetto. Le comunità kurde delle grandi città turche come Istanbul vivono
quindi generalmente in condizioni economiche e sanitarie
precarie,completamente isolate dal resto della popolazione cittadina che
spesso ignora non solo le condizioni di vita di queste ultime, ma addirittura
la loro stessa esistenza. Questo isolamento geografico, sociale ed
economico impedisce un reale scambio ed una vera interazione con la
comunità turca locale. E la presenza dei kurdi viene il più delle volte
percepita come una sorta di “occupazione”: percezione che non lascia
spazio alla comprensione dei reali motivi, alla base dell’insediamento di
queste persone negli slum periferici delle grandi città.
Le situazioni di profondo disagio economico e l’esigenza di poter
mantenere le proprie radici socio/culturali hanno indotto i kurdi alla lotta
politica e militare per affermare il loro diritto ad esistere come popolo e
Paesi lontani dal Kurdistan, ma presenti sulla scena
internazionale, formalmente approvano e sostengono l'indipendenza dei
kurdi, ma in sostanza, appoggiano la politica repressiva dei singoli
diversi stati. Inizia così la lotta -prima politico/culturale poi anche militare - di
rivendicazione dei diritti delle differenti minoranze kurde nei rispettivi Paesi di
appartenenza.
Situazione passata e attuale nei diversi paesi
In Armenia la presenza Kurda è molto esigua.
Nelle restanti nazioni le tensioni con i kurdi sono state molto forti (in
particolare in Iraq e Turchia), e, comunque nessuno, in passato, ha ceduto
alle richieste di indipendenza delle popolazioni kurde, anche perché le zone
geografiche in questione sono ricche di risorse naturali (soprattutto più
petrolio nella zona irachena).
In Siria raggiunge il 9% della popolazione e solo in alcuni casi è mai entrata in
aperto conflitto con il governo di Damasco.
In Iraq durante gli anni di Saddam Hussein la popolazione Kurda subì la più
dura repressione della sua storia. L'episodio più (tristemente) emblematico fu
l'attacco alla città di Halabja. Nel 1988, durante il conflitto con l'Iran, Saddam
Hussein attaccò con armi chimiche la città kurda, uccidendo 5.000 persone,
ree di non aver opposto sufficiente resistenza all'invasione nemica. L'attacco
faceva parte di un'operazione che prendeva il nome di Anfal ("i resti della
guerra") che portò alla morte di circa 100.000 Kurdi: in questo modo, il
governo di Baghdad pose fine all'opposizione interna.
In Iran, la situazione della popolazione Kurda non è stata di certo
migliore anche se i Kurdi possono esprimere la propria cultura e
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le proprie tradizioni liberamente. Nel corso degli anni, Teheran ha represso
duramente ogni timida rivendicazione da parte dei Kurdi. L'ultima
rappresaglia del governo iraniano nelle regioni kurde risale al 2005. In
seguito all'uccisione dell'attivista Shivan Qaderi, membro del Partito
Democratico dei Kurdi Iraniani, scoppiarono una serie proteste che
durarono ben sei settimane, senza riuscire a scalfire il governo di Teheran
che, con le armi, mise a tacere ogni rivendicazione.
Per quello che riguarda la Turchia , già nel 1924 il Governo decretò
l’interdizione della lingua kurda e di tutte le espressioni culturali del popolo
kurdo. Furono chiusi giornali, associazioni e scuole, l’Assemblea nazionale
dove risiedevano 75 deputati kurdi fu sciolta e questi ultimi interdetti dalle
loro funzioni. Il 5 maggio 1932 il Governo avviò per legge il cosiddetto
processo di “turchizzazzione”,ossia lo smembramento e lo spostamento
delle comunità kurde in ambito urbano, in modo che essi perdessero i loro
tradizionali legami e costumi ed il loro stile di vita contadino e comunitario,
avviando di fatto un processo di assimilazione. La regione kurda della
Turchia fu tenuta sotto legge marziale fino al 1946 e vietata agli stranieri
fino al 1965 ed i kurdi furono in seguito ufficialmente ribattezzati "turchi
delle montagne"; un ulteriore modo per negare l’identità e le loro
espressioni culturali. Innumerevoli furono negli anni le azioni di
rastrellamento e repressione nei santuari kurdi, terra d’azione di una
frangia estremista dei kurdi, il Partito dei Lavoratori Kurdi (Pkk). La svolta
importante negli scontri tra kurdi e governo turco si ebbe il 13 marzo del
1990, giorno in cui l’esercito turco, durante uno scontro armato con il Pkk,
uccise tredici guerriglieri, provocando un’autentica insurrezione popolare da
parte dei kurdi. Il governo turco prese quindi la decisione di affidare al
superprefetto dei territori sudorientali poteri “straordinari”, che
comportarono la distruzione sistematica di quasi 4.000 villaggi. Si è trattato di
un fenomeno di enormi dimensioni che ha ridisegnato la mappa politica e
sociale dell’intera Turchia e che ha visto almeno 4 milioni di persone
abbandonare i propri villaggi d’origine, nelle province orientali e sud orientali
del Paese, per raggiungere e sistemarsi nei grandi centri urbani dell’Ovest.
Intere comunità furono costrette in questo modo ad insediarsi
permanentemente nelle baraccopoli o Gecekondu (letteralmente “nate in
una notte”) , sorte nelle periferie delle grandi città turche, come Diyarbakir,
Adana, Izmir e Istanbul, e funzionali alla loro sistemazione “provvisoria”. Oltre
a questo, la libertà di stampa fu totalmente soppressa, fu ribadito
ulteriormente il divieto all’uso del kurdo, alla stampa di libri in lingua kurda e
in generale alla diffusione della cultura kurda in tutta la Turchia. Un’altro
importante fattore di scontro -che dal 1984 alimentò la guerra civile fra le
autorità turche e i guerriglieri kurdi del Pkk -fu negli stessi anni la
realizzazione nelle province sudorientali della Turchia del cosiddetto
programma GAP (Güneydo ğu Anadolu Projesi), che prevedeva la costruzione
di 22 dighe e 19 centrali idroelettriche sui fiumi Tigri ed Eufrate. Tale