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ILPIANO DIVINO

di Geoffrey A. Barborka

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La rappresentazione sotto forma di diagramma in copertina puo`essere interpretata in più modi.Così in aggiunta alla descrizione data alle pagine 57/58 qui, il diagramma (dove è dato come rappresentazione simbolica della Scala Gerarchica della Vita) può essere visto dal punto di vista cosmico nella maniera seguente :

Il triangolo rappresenta l’emanazione dei tre Logoi e i due lati del triangolo simbolizzano l’ineffabile essenza in manifestazione, mentre la base sta per l’universo (vedi pagina 500).

Quindi i sette raggi discendenti dal globo circolare rappresentano i Sette Primordiali:

" Una stella lucente caduta dal cuore dell’eternità; il faro della speranza dai sette raggi del quale dipendono i sette mondi dell’essenza" (vedi p.516-7).

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SULL’AUTORE

L’autore è un Teosofo di seconda generazione. È stato allevato a Point Loma, California - per 40 anni un centro di attività teosofiche fino alla partenza dei teosofi dovuta alle condizioni create dalla seconda guerra mondiale. Negli anni di permanenza in carica di Katherine Tingley, sotto la direzione della quale furono istituiti la scuola di Raja-Yoga e il College, Geoffrey fu iscritto alla scuola poco dopo la sua fondazione (nel 1900) e ricevette un’educazione scolastica eccellente in quella che era conosciuta come "l’educazione classica" - Cesare, Virgilio e Cicerone, in Latino ; Platone in greco originale, con storia, letteratura e mitologia ; lingue moderne : Tedesco, Francese e Spagnolo ; così come soggetti usuali di liceo, estesi più tardi con studi individuali di Ebraico e Sanscrito per chiarificazione della Cabala e di termini teosofici così numerosi nella Dottrina Segreta, come nei geroglifici egizi.

Nel 1929, sotto la leadership del dottor Goffried de Purucker, venne dato un nuovo impulso agli studi di teosofia ancora più approfonditi, e il signor Barborka fu grato dell’opportunità offertagli di prendere parte alle attività istituite nel lavoro letterario così come nella pubblicazione di letteratura teosofica. L’ispirazione così ottenuta, così come la stretta collaborazione con il dottor Purucker, che durante la sua amministrazione ha spartito generosamente con tutti i suoi studenti la conoscenza e la saggezza acquisita in tanti anni di studi della Filosofia Esoterica, è riflessa nel presente lavoro.

L’introduzione dell’autore al grande lavoro di H.P. Blavatsky, la Dottrina Segreta, all’inizio degli anni venti avvenne in una maniera piuttosto unica. A Barborka venne dato il compito di preparare La Dottrina Segreta per la pubblicazione con il metodo della monotipia. Per coloro che non fossero familiari con questo processo di stampa si può spiegare che è l’equivalente di scrivere a macchina ogni singola lettera dei due volumi dell’edizione originale.

A proposito della redazione de Il Piano Divino: è raccontata nella prefazione di quest'opera (alla quale si può riferire il lettore). Per la pubblicazione il manoscritto è stato sottoposto a N. Sri Ram, il Presidente della Società Teosofica, durante il suo soggiorno nel quartier generale a Wheaton, Illinois, che ha consentito di ottenerne la pubblicazione dalla casa editrice teosofica di Adyar, Madras, India.

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IL PIANO DIVINOdi

Geoffrey A. Barborka

Scritto nella forma di un commento sulla Dottrina Segreta di H.P.B., espressamente a favore di coloro che desiderano leggere e ottenerne una comprensione più profonda presentando un’esposizione delle dottrine della Filosofia Esoterica e analizzando e spiegando tutti i termini utilizzati.

PER IL PRINCIPIANTE Questo testo fornisce un mezzo per leggere la Dottrina Segreta in maniera comprensibile. I termini sono spiegati mentre sono utilizzati, non è necessaria una ricerca.

PER LO STUDIOSOUna guida che mostra come può essere studiata la dottrina segreta. Desta interesse nel suo studio.

PER IL CONFERENZIEREFornisce i passaggi desiderati con parole autorevoli; e secondo il soggetto desiderato.L’autore asserisce che la Filosofia Esoterica sostiene che l’universo esiste a causa di un Piano Divino; non un singolo universo, ma innumerevoli universi.Se l’universo si manifesta a causa di leggi che lo governano, allora tutto all’interno di esso è retto da quelle leggi e prende parte a quel Piano Divino.Sono utilizzate delle Dottrine per spiegare le leggi, ognuna in un capitolo come segue :

La Dottrina del Costante Rinnovamento;La Dottrina dell’Equilibrio e dell’Armonia;La Dottrina delle Gerarchie;La dottrina dell’Identità Essenziale;La Dottrina del Continuo Cambiamento;La Legge Settenaria;La Dottrina delle Sfere;La Dottrina delle Razze;La Dottrina delle Ronde;Gli Stati del Dopomorte;La Dottrina dei Due Cammini;La Dottrina della Conoscenza Universale.

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THE DIVINE PLAN

SCRITTO NELLA FORMA DI UN COMMENTO SULLADOTTRINA SEGRETA DI H.P.BLAVATSKY.

di Geoffrey A. Barborka

Espressamente a favore di coloro che desiderano leggere e ottenere una comprensione più profonda della "Dottrina Segreta"

Viene presentata un’esposizione delle dottrine della Filosofia Esoterica analizzando e spiegando tutti i termini utilizzati .

Quest’opera

è dedicata a

HELENA PETROVNA BLAVATSKY

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PREFAZIONE

Lo scopo principale di questo libro è quello di presentare un libro guida per coloro che desiderano leggere e studiare la Dottrina Segreta. Non si tratta di fare uno studio completo dell'opera di H.P.B., quanto piuttosto di offrire un metodo per proseguirne lo studio. Inoltre è auspicato che coloro i quali seguono questo libro guida acquisiscano una comprensione più estesa degli insegnamenti della Saggezza Antica.

Siccome la dottrina segreta rappresenta il maggiore sforzo teosofico intrapreso dallo scrivente duranti molti anni, sono state acquisite delle conoscenze di prima mano riguardo ai problemi discutendo con molte persone che hanno tentato di studiare gli scritti di HPB. Ripetutamente è stato espresso il desiderio di un libro che fosse d’aiuto nello studio degli insegnamenti. Quest’opera è stata offerta al fine di soddisfare questo bisogno. Lo sforzo è stato fatto per superare le difficoltà che lo studente incontra ; da qui la maniera in cui è stato preparato. Ciò che praticamente causò la redazione di questo libro fu questo.

Allo scrivente è stato richiesto di prendere parte ad un simposio per essere presentato alla scuola estiva del 1956 che si riunì al quartier generale della sezione americana della Società Teosofica a Wheaton, Illinois. Questo fu parte dei lavori della Convenzione annuale tenutasi regolarmente in questo centro teosofico. Il simposio era intitolato: "Metodi di approccio allo studio della Dottrina Segreta." Il tema era di prominente importanza, poiché questa era la linea precisa dell’ intento portato avanti durante queste sessioni. A causa dei problemi incontrati durante le classi di studio, fu presa la decisione di presentare un approccio pratico al soggetto, enfatizzando l’aspetto di come leggere i volumi.

Fu sollecitata l’idea che la Dottrina Segreta fu scritta dal punto di vista platonico piuttosto che da quello aristotelico. Quindi primariamente è necessario cercare una prospettiva universale. Così spesso si incontrano difficoltà cercando di capire gli insegnamenti perché si cerca di vederli "dal basso", cioè dal punto di vista individuale, piuttosto che "dall’alto", da un punto di vista cosmico. Quindi si deve fare lo sforzo di guardare giù dall’alto, pensando che venga fatta una foto panoramica. Non è necessario preoccuparsi dei dettagli al primo sguardo, per un primo sforzo è necessario comprendere la dottrina. I dettagli possono essere esaminati dopo e messi nella giusta sequenza. L’esempio dei principi settenari è citato ad esempio. Troppo spesso i sette principi sono visti "dal basso". Così lo Sthūla-śarḥīra (corpo fisico) è considerato

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primo, e gli altri sei principi superposti sopra di esso. A causa di ciò, diventa difficile comprendere il significato di ātman (il Se divino) dal basso. Invece, visto dall’alto, ātman è un principio universale; è persino unito con la sua sorgente originaria. Manda la sua radiosità attraverso i sei principi emanati, che sono tutti collegati con il Se (ātman). Così l’uomo dal punto di vista della Filosofia Esoterica è un Saptaparna - una "pianta-uomo" a sette foglie che si schiude ; non un’entità che consiste di sette principi separati che possono essere "pelati" come una cipolla (come si espresse H.P.B.).

Con specifica referenza alla Dottrina Segreta : il suggerimento fu fatto che non si debba tentare di leggerla nel modo che si legge un libro ordinario. Specialmente nel caso non si abbiano conoscenze di Teosofia e non si sia al corrente dei termini utilizzati - senza menzionare i termini Ebraici o Sanscriti. Come può quindi una persona interessata cominciare a leggere l’opera ? La raccomandazione fu fatta che la Dottrina Segreta dovrebbe essere letta secondo soggetti, piuttosto che pagina per pagina, usando l’indice per annotare referenze agli argomenti scelti, per poi leggere tutte le pagine connesse con il tema. Furono considerati modi per condurre delle classi di studio, e furono indicate pagine selezionate per letture speciali.

La risposta all’assemblaggio fu molto incoraggiante. Fu mostrato così tanto entusiasmo che portò ad un’inaspettata tornata di eventi.Dopo l’incontro, alla stazione della piccola cittadina del Midwest, in attesa del treno verso casa, il gruppo di Teosofi stava silenziosamente contemplando la bellezza della sera e anche riflettendo sulle sessioni del pomeriggio. Sebbene il sole fosse tramontato e l’orizzonte dorato, una brezza balsamica faceva ondeggiare a malapena gli alti alberi nelle vicinanze. Sopra le nostre teste sparvieri stavano volteggiando languidamente avanti e indietro senz’altro rumore che il battito delle loro ali. La "rêverie" serale fu interrotta da una domanda sorprendente (a causa delle sue implicazioni) : "Perché non scrivi un libro sulle linee che hai descritto alla convenzione, sarebbe così d’aiuto per i Teosofi !"

Così nacque l’idea e l’ispirazione arrivò. Ah, ma il lavoro che ne derivava! Mia moglie realizzò a malapena cosa l’aspettava nel cercare le referenze, alla ricerca di passaggi che contenessero gli argomenti desiderati, nel setacciare l’indice per trovare elementi che non erano elencati ! Una cosa è specificare il tipo di citazione desiderata, un’altra è trovarla. Già che ci siamo si può notare che in questo tipo di lavoro, setacciare è di primaria importanza; semplici referenze (che sono fornite in gran numero) generalmente sono di poco valore, tuttavia ognuna deve essere esaminata. Ogni voce, oltre che essere appropriata al soggetto in particolare, deve inserirsi esattamente nel modello superiore. Il lavoro che ne risulta a volte è come mettere insieme un puzzle: ogni pezzo individuale deve inserirsi esattamente al posto giusto, altrimenti deve essere lasciato fuori, aspettando finché non arriva la collocazione giusta. Non c’è bisogno di dire che il compito è molto più arduo che scrivere senza citazioni.

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PREFAZIONE ix

Una cosa è avere un’idea, un’altra è formularla in maniera attuale e un’altra ancora compierla. Qui ci viene ricordato il concetto filosofico che spiega il venire in esistenza di un cosmos attraverso lo strumento dei tre Logoi. Prima c'è il Logos non manifestato che fornisce l'idea del cosmos in potenza. Il secondo stadio, il secondo Logos, veicola l’idea dal non manifestato al manifesto, facendo un ponte sul divario che separa ciò che non è manifestato dal piano della manifestazione. Il terzo stadio, il terzo Logos, quello manifestato, presiede la manifestazione dell’idea.

Ad ogni modo, il lavoro cominciò. Alcune riflessioni vennero annotate, una struttura descritta, ammucchiate memoranda, citazioni ricercate, e il capitolo Uno iniziato. Due o tre copie di ogni volume della Dottrina Segreta stavano aperte sui tavoli con quaderni di brutta copia. (Per coloro che fossero interessati nel processo o metodo impiegato : una bozza veniva buttata giù in brutta copia. Se soddisfacente veniva trascritta direttamente a macchina. Rivista molte volte a bella copia, epurata degli errori e poi dattilografata. Alcune volte era necessaria una terza o quarta revisione, specialmente se ricercando veniva alla luce una citazione più adatta.)

Mentre progrediva la scrittura, divenne evidente che le prime idee avrebbero subito delle alterazioni, un tema più ampio di stava sviluppando. Era come se lo sloka favorito del mio assistente fosse stato appena realizzato : "Io manderò loro un fuoco quando sarà cominciato il lavoro". (Parole indirizzate dal Signore dal viso scintillante al Lha della terra, libro II, Stanza I, śloka 3.)

In realtà è successo veramente qualcosa. Non c'era dubbio, era necessaria una revisione del manoscritto. Un piano completamente nuovo stava nascendo, il risultato : il presente libro.

Siccome si dichiara che questo libro guida è scritto sotto forma di un "commento sulla Dottrina Segreta di H.P. Blavatsky" non sembra necessario indicare che è ricco di citazioni. Questo metodo è stato adottato per le ragioni seguenti. Per leggere la Dottrina Segreta in maniera comprensibile è necessario conoscere : 1) per quanto riguarda il significato di un termine, nel caso del sanscrito, andare alla radice è della massima importanza ; 2) la maniera nella quale il termine è usato in relazione al passaggio; 3) il significato del passaggio intero; 4) la relazione del passaggio con la dottrina nella sua totalità ; 5) se il termine è utilizzato in senso generale o in maniera specifica ; 6) se ne è utilizzato il significato simbolico ; 7) se si può applicare più di una interpretazione. Così, avendo citazioni in posizioni desiderate, il lettore può seguire la sequenza senza doversi riferire all'originale per verifica.

Poi si dovrebbe prendere in considerazione anche questo fattore : nelle classi di studio sulla Dottrina Segreta lo scrittore è costantemente sollecitato riguardo ad affermazioni o a punti di vista espressi, sui quali è fatta richiesta di "citare pagina e linea". Quindi, fornendo le citazioni originali, coloro che volessero vedere le parole reali della Dottrina Segreta possono farlo. Possono controllare le idee

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che sono presentate con il libro sorgente. Questo proverà di essere di grande valore per lettori che vorrebbero vedere autentici passaggi repertoriati per soggetto invece che essere obbligati a frugare un indice solo per scoprire che è impossibile localizzare il passaggio desiderato. Non c'è dubbio sull'autenticità delle citazioni, poiché lo scrittore è tanto pieno di zelo quanto entusiasta di attenersi agli insegnamenti originali così come presentati da H.P. Blavatsky. Quindi la versione originale è sempre usata e citata parola per parola.

Ora un'altra difficoltà affrontando classi di studio è il problema delle differenti edizioni della Dottrina Segreta, poiché l'opera è stata pubblicata così tante volte. Questo problema è stato risolto nella seguente maniera. Le varie edizioni possono essere classificate in tre gruppi principali: 1) l'edizione originale, pubblicata in due volumi a Londra nel 1888, (intitolata La Prima Edizione); seguita dalla seconda edizione e poi dalle seguenti edizioni che aderiscono all'impaginazione originale (riprodotta sia fotostaticamente che per processo tipografico). 2) La terza edizione rivista, pubblicata in due volumi nel 1893, la revisione ne fa risultare un' altra impaginazione. Questa edizione è stata ristampata molte volte : nel 1902, 1905,1908, 1911, 1913, 1918, 1921 e 1928. 3) Le edizioni pubblicate ad Adyar, India, la prima nel 1938, intitolata la Quarta (Adyar) Edizione, seguita dalla Quinta e sesta Edizione nel 1946 e 1952 : in sei volumi, Volumi 1 e 2 di questa edizione rappresentano volume I dell'edizione originale; i volumi 3 e 4 equivalgono al volume II dell’edizione originale ; Queste edizioni riportano un ulteriore cambiamento di impaginazione. Il volume 5 di questa edizione consiste nel lavoro conosciuto come "il III volume", prima stampato nel 1897 dopo la dipartita di H.P. Blavatsky, mentre il volume 6 è solamente un indice.

Ogni citazione porta referenze a questi tre gruppi classificati nella seguente maniera : il volume e la pagina delle referenze fra parentesi dopo ogni citazione si riferiscono all'impaginazione dell'edizione originale. Oltre a questo riferimento una nota a piè pagina indica il volume e la pagina delle edizioni di Adyar, sempre riferendosi all'edizione a 6 volumi per un'identificazione più veloce. Questo è seguito dal volume e dalla pagina della terza edizione (la terza versione rivista con le susseguenti ristampe londinesi). Al quinto volume (dell'edizione di Adyar), che rappresenta il terzo volume delle edizioni londinesi, si rimanda solamente per citazioni da quel volume.

Dove è possibile, sono stati dati riferimenti a pagine dei volumi originali : questo si applica agli altri scritti di H.P. Blavatsky, la Chiave alla Teosofia, la Voce del Silenzio, Iside Svelata, Cinque Anni di Teosofia, il Glossario Teosofico e gli Atti della Loggia Blavatsky. Fu ritenuto superfluo aggiungere la Dottrina Segreta dopo ogni citazione. Le referenze fra parentesi che seguono le pagine citate, chiaramente inserite all'interno di capoversi, si riferiscono sempre a quell'opera, come anche l'abbreviazione D.S..

È uso corrente in una prefazione menzionare le opere consultate. Queste sono state specificate (paragrafo precedente), sebbene lo scopo era utilizzare la Dottrina Segreta in primis, come libro sorgente, senza riferimenti ad altri autori. Tutti gli altri scritti di H.P.B., senza riferimenti

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aggiuntivi alle Lettere dei Maestri a A. P. Sinnet, e le Lettere di H.P. Blavatsky a A.P. Sinnet, quando usate sono attentamente indicate ogni volta.

Un messaggio speciale di ringraziamento è porto agli amministratori del lascito delle Lettere dei Mahatma, presenti proprietari del diritti di stampa del volume intitolato le Lettere dei Mahatma a A.P. Sinnet, che hanno gratuitamente permesso all'autore di citare da quell’opera. Gli studenti dovrebbero essere coscienti del fatto che rivolgendosi alle Lettere dei Mahatma, viene fornita assistenza per delucidare e estendere molti passaggi nella Dottrina Segreta, come dimostrato qui. Quindi, garantendo la richiesta di citare dalle Lettere, gli amministratori hanno assistito grandemente l'autore al raggiungimento dei suoi obiettivi, in particolare quello di dimostrare come la Dottrina Segreta può essere studiata con grande beneficio. L'attenzione è diretta al fatto che le citazioni sono fatte secondo la seconda edizione rivista.

L'opera consultata per l'ortografia sanscrita e per la classificazione dei significati etimologici è stata un dizionario Sanscrito-Inglese di Sir Monier Monier-Williams. Un grande riconoscimento è dato a questo volume.

Piuttosto che adottare il sistema di pronuncia, comunque (a causa del fatto che lui segue un sistema tecnico che sarebbe foriero di confusione per coloro che non sono familiari con il Devangari, come è chiamato il sistema di scrittura sanscrito) era intenzione di impiegare lo stesso sistema di pronuncia delle parole sanscrite che era in uso al tempo in cui è stata scritta la Dottrina Segreta. Ma dopo che fu iniziata la composizione la casa editrice Edizioni Teosofiche, editrice di questa opera, comunicò che era equipaggiata con il metodo moderno di accentuazione delle parole sanscrite che sostituiva sistemi più vecchi. Per questo quindi vengono utilizzati accenti come una lineetta sopra la lettera al posto della vecchia forma di accenti circonflessi. Questo non dovrebbe causare confusione, anzi dovrebbe essere di grande assistenza al lettore, poiché richiama speciale attenzione alla pronuncia desiderata indicando un allungamento della vocale desiderata. Vocali non accentate rappresentano vocali corte. Questa scrittura sistematica è stata seguita anche nelle citazioni, poiché l'uso appropriato degli accenti è vantaggioso in molti modi. Non solo assiste nella pronuncia, ma anche fornisce un modo per distinguere e riconoscere parole sanscrite che in un qualche modo sono simili. Per esempio : Kāma (il principio del desiderio); Karma (la legge di aggiustamento) ; Brahmā (il terzo Logos o la divinità creatrice) ; Brahman (il primo Logos o il Supremo Gerarca di un Sistema) ; Manas (il principio Mentale) ; Mānasaputras (i Figli della Mente) ; Svabhāva (identità essenziale) ; Svabhavat ("Padre-Madre" o Ākāśa). Alcuni potranno stupirsi di come alcune volte Ātman è pronunciato Ātma. La forma precedente è usata in composti o quando segue un trattino. La ragione è che Ātman è la forma "del dizionario" della parola, e una regola nella grammatica sanscrita indica che quando si forma un composto la finale n della parola che si combina cade. La formula col trattino si usa al posto del metodo tecnico di riunire le parole, per aiutare il lettore ad identificare le parole componenti. (Così, per esempio, Ātma-Buddhi-Manas e usato al posto di Ātmabuddhimanas). È d’uso scrivere parole Sanscrite

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secondo la forma del dizionario (forma "cruda") piuttosto che usarne una delle forme declinate ; questo è il sistema adottato qui. Spiegazione : Ātman è la forma del dizionario : Ātma è il nominativo singolare della parola, rappresenta la forma declinata.

Le pagine che indicano la pronuncia corretta delle parole Sanscrite sono incluse immediatamente dopo questa prefazione. La pronuncia corretta delle parole Sanscrite ci aiuterà ad impararle, come ad ottenere lo svara (Che può essere reso come "il suono mistico" di una parola sanscrita). Si ritiene più utile avere queste pagine all'inizio piuttosto che alla fine del libro.

Parole di riconoscimento sono necessarie in una prefazione. Servono come mezzo di espressione di gratitudine per coloro che sono stati d'aiuto. Di conseguenza, l'autore riconosce con grande apprezzamento tutti coloro che hanno espresso interesse riguardo a questo lavoro, e ringrazia ognuno, anche se non menzionato per nome. Questo riguarda, quindi, i membri dei corsi sulla Dottrina Segreta tenutisi a Chicago, Punpkin Hollow, Boston e anche al quartiere generale della Società Teosofica a Olcott, Wheaton. Il loro entusiasmo per lo studio dei volumi di H.P.B. merita un elogio di tutto cuore. Un'espressione di gratitudine è offerta a Boris de Zirkoff, i molti anni del quale, dedicati alla compilazione di "Raccolta degli scritti di H.P. Blavatsky", meritano apprezzamento riconoscente da tutti coloro che studiano gli insegnamenti. Il suo opportuno suggerimento portò all'inclusione di una sezione di preziosa in quest'opera. Un ulteriore ringraziamento va a Helen Todd e ai signori Iverson Harris per l'assistenza nel ricerca di alcune citazioni che non si trovavano nella Dottrina Segreta.

Sarebbe una mancanza se un grande ringraziamento non fosse porto a questo punto a colui che ha reso possibile la pubblicazione di questo libro. Questa elaborata menzione non è fatta per sua richiesta, tuttavia lo scrivente rimarrà sempre grato a N. Sri Ram, Presidente Internazionale della Società Teosofica, che gentilmente ha accettato l’opera in forma manoscritta e ha gentilmente acconsentito di averla pubblicata dalla casa editrice Edizioni Teosofiche ad Adyar, Madras, India.

Inoltre nella stessa maniera a K.S. Krisnamurti, Direttore della casa editrice Teosofica, e ad ogni aiutante al centro di pubblicazioni, l'autore esprime il suo sincero apprezzamento per il loro scrupoloso sforzo nella produzione dei quest'opera.

Ed ora alcune parole dirette al lettore individuale, delineando il piano adottato in questo libro. Primo, i termini Sanscriti sono spiegati mentre utilizzati, in dettaglio. Questo dispensa dal bisogno di rivolgersi ad un glossario per cercare i significati delle parole. Enfatizza anche l'importanza del termine e spiega perché viene utilizzata una parola Sanscrita. Inoltre, riguardo alla disposizione dei capitoli. Coloro che sono familiari con la Dottrina Segreta possono considerare una mancanza che la Cosmogenesi e le tre proposizioni fondamentali non sono considerate all'inizio. Spiegazione: era ritenuto consigliabile studiare le tre proposizioni fondamentali in relazione

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alle dottrine con le quali sono associate. Quindi la seconda asserzione fondamentale appare nel primo capitolo, la terza è trattata nel capitolo V, e la prima asserzione nel capitolo finale. Una ragione per la quale così tanti trovano difficile la lettura della Dottrina Segreta è perché l'opera si apre con la prima asserzione fondamentale e con la cosmogenesi, trattando della nascita dei mondi e delle loro origini, utilizzando termini ed esprimendo idee che non sono facilmente comprensibili in prima lettura. Sarà molto presto evidente in questo libro che la Dottrina Segreta è considerata secondo argomenti o piuttosto Dottrine. In questo metodo i capitoli sono disposti in una sequenza, che porta la mente da una dottrina alla prossima secondo un modello di interconnessione. Questo dovrebbe essere di grande vantaggio per il lettore. Seguendo la sequenza suggerita, anche se a volte ci possono essere delle ripetizioni, che sono necessarie, uno svolgimento graduale delle dottrine porta all’analisi delle idee più difficili nel capitolo finale.

Il modello presentato ricorda in un certo qual modo la cantilena conosciuta come "Questa è la casa che ha costruito Jack. Attraverso ripetizioni e associazioni di idee la storia nella cantilena è sviluppata e porta ad una conclusione di successo. A discapito della sua notorietà c'è una grande quantità di saggezza nel racconto. Ad esempio : quando un cosmo viene ad esistere ci devono essere costruttori che compiono il lavoro creativo. "Jack" rappresenta i Costruttori, generalmente dipinti come singoli Dei, come Brahmā o Dio. "La casa che ha costruito Jack" è, chiaramente il cosmos, o mondo, nel quale noi ci muoviamo e abbiamo il nostro essere. Insieme al modellatore o "Creatore", c'è il potere reggente per quel cosmos. Questo è rappresentato nella religione Indu come Visnu. Nella filastrocca questo fattore rappresentativo è sintetizzato come il "malto che c'è nella casa". Ma insieme al potere reggente, tenendo il passo con lui, a volte anche prendendo il sopravvento, ci sono anche le forze attive del deterioramento. Queste sono dipinte nella storia come i topi "che odiano il malto che c'è nella casa che ha costruito Jack".

Si può notare che nell'antica cosmogonia Scandinava il "mondo" o cosmos è simboleggiato come il Yggdrasil, il frassino che germoglia in eterno. E le forze di deterioramento sono descritte come un serpente, Nidhogg, che rosicchia costantemente le radici dell'albero del mondo. Ma, notiamo che nella filastrocca un fattore "protettivo" prende il sopravvento impedendo al ratto di continuare a depredare l'albero. Il suo nemico tradizionale, il gatto, entra in scena e con un balzo piomba sul ratto inconsapevole. Qui l'attività del distruttore, Šiva, è stilizzata, completando così i tre grandi poteri che sono rappresentati nelle attività di un cosmo. Nella Trimūrti indiana sono ritratti come Brahmā, la Divinità Creatice (o terzo Logos); Visnu, la Preservatrice; Šiva, la Distruttrice o piuttosto la Rigeneratrice. Poiché disponendo di forme dismesse, possono essere costruiti nuovi e migliori rūpas (forme). Nondimeno, le forze distruttive non l'hanno totalmente vinta durante le operazioni di un cosmos. I processi di ricostruzione sono costantemente in

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XIV IL PIANO DIVINO

attività. Questi sono ritratti nella filastrocca come preoccupare il gatto, cosicché la tendenza distruttiva è in una qualche maniera controbilanciata dal cane. Ad ogni modo il cane, a suo turno, non può ottenere la supremazia, poiché viene scacciato dalla mucca dal corno mozzo, con suo grande rincrescimento. la mucca rappresenta anche l'aspetto di sostentamento e di nutrizione presente nel cosmo. Poiché ancora nella cosmogenesi Scandinava, la mucca della Creazione, Audumla, è descritta come colei che nutre, dalla quale fluiscono quattro rivi di latte per nutrire gli esseri nel mondo.

Avendo introdotto la mucca nel quadretto, è naturale aspettarsi una disgrazia all'orizzonte, che è dipinta come una domestica abbandonata che munse la mucca dal corno mozzo. Ma alla domestica non è permesso di rimanere nel suo stato di abbandono, poiché viene soccorsa dal suo compagno, la quale distinzione è quella di essere vestito di stracci (privo di qualità spirituali, al momento). Certamente la coppia rappresenta le potenze maschili e femminili in Natura, le forze complementari necessarie per la produzione di forme in un mondo durante il suo ciclo di attività. Queste sono portate al loro completamento nella filastrocca attraverso la strumentalità del prete, rasato e lindo: che sposa l'uomo vestito di stracci alla domestica abbandonata, che munse la mucca dal corno mozzo, che scalciò il cane, che molestava il gatto, che uccise il ratto, che odiava la malta che teneva insieme la casa che Jack aveva costruito.

E che cosa rappresenta il prete ? Il Regno Superiore al Regno Umano : i regni Dhyāni-choanici, che hanno un ruolo così importante nello sviluppo del Regno Umano, come sarà mostrato nel presente libro.

Così, come nella filastrocca, mentre questa opera progredisce, la comprensione degli insegnamenti di ogni Dottrina viene aiutata dalla comprensione delle dottrine precedenti, come anche da quelle che seguono nella narrazione.

Poche parole per coloro che prendono contatto con la Saggezza Antica per la prima volta. Siccome è stato fatto ogni sforzo per rendere ogni idea più chiara possibile, cosicché sia possibile arrivare alla comprensione di ogni Dottrina, tuttavia, se trovi che non capisci un passaggio, o per questo motivo molti passaggi, non disperare perché non li capisci alla prima lettura. Invece di sentirti offeso o permettere al pensiero che "questo è troppo per me" di entrare nei recessi della tua mente, semplicemente cambia il capitolo. Prova quello sulle Razze, o sulla Morte. Attraverso associazioni di idee, ciò che ha seminato perplessità può diventare chiaro. Ricorda che quando un’idea è capita bene, aiuterà a capirne un'altra, perché gli insegnamenti sono tutti interconnessi. Sono stati separati in capitoli per fini di studio. Causerebbe confusione inutile di tentare di presentare aspetti interconnessi prima di aver afferrato i punti salienti di una singola dottrina.

Deve essere tenuto a mente che il lavoro di H.P. Blavatsky contiene, come lei afferma, il corpo di insegnamenti donati al mondo occidentale da coloro che possono essere guardati come i custodi della Saggezza Antica. Non solo hanno accesso ad antichi documenti, come il libro di Dzyan e i suoi

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XV

commenti, nei quali si possono trovare quegli insegnamenti, ma cosa ancora più importante, sono abili ad esporre e spiegare le dottrine profonde e recondite sulle quali si basano gli insegnamenti. Questa Saggezza Antica, o Filosofia Esoterica, rappresenta gli insegnamenti che sono stati dati al genere umano dagli Esseri Divini che illuminarono l'umanità durante l'epoca conosciuta come Terza Razza.

In conclusione. Ques'opera è intitolata Il Piano Divino per la ragione che lo scrittore ritiene che la Dottrina Segreta testimonia l'esistenza di un Piano Divino. Ha cercato di convogliarne la conoscenza a te, lettore. È d'obbligo affermare, comunque, che l'intera e completa esposizione della Dottrina Segreta è ottenibile attraverso le "sette chiavi" alla sua comprensione. Poiché le sette chiavi non sono fornite nei volumi, l'autore dichiara di aver provato a presentare un libro guida verso la comprensione , espressamente per coloro che desiderano leggere e studiare questi insegnamenti antichi. È sua fervente speranza che questo lavoro possa dimostrarsi utile per tutti coloro che vogliano leggerlo.

Geoffrey A. Barborka

Oak Park, IllinoisLuglio 1958

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IL SIGNIFICATO DEI TERMINI SANSCRITI

Poiché lo scopo principale di questo lavoro è di essere un libro guida un'unica caratteristica è presentata all''inizio, attraverso questa sezione introduttiva. Spiega perché i termini Sanscriti sono usati in così grande abbondanza nella Dottrina Segreta. A causa di ciò, si è rivelato necessario fornire un sistema attraverso il quale lettori e studenti dei corsi potessero imparare a pronunciare il Sanscrito correttamente. C'è una ragione importante per pronunciare il sanscrito nel suo corretto svara (suono-valore). Quando è conosciuto, non ne segue soltanto un più grande apprezzamento per i termini Sanscriti, che sono usati per veicolare gli insegnamenti della Teosofia, ma uno sforzo sarà fatto per imparare le parole antiche di saggezza e per pronunciarle correttamente.

La lingua Sanscrita e specialmente i termini che spiegano gli insegnamenti della Saggezza Antica rappresentano il culmine della saggezza della Razza precedente (la Quarta Razza) passata ai più alti iniziati della razza attuale (la Quinta). Così molto spesso il termine Sanscrito contiene un pensiero-chiave che abilita ad afferrare meglio l'insegnamento che la parola esprime. Ne consegue che ricapitolando un insegnamento in una parola-chiave, quei grandi Saggi avevano in mente tre fattori : 1) il significato etimologico del termine incorpora l'idea con potente significato ; 2) lo svara - "il suono-valore mistico della parola"; 3) la Mantrika-śakti - "la forza o potere delle lettere , pronuncia, o suono". Avere la conoscenza di questi tre fattori si è abilitati a produrre ciò che si può chiamare "risultati magici". Rispetto a questi mantras:

"Il canto di un Mantra non è una preghiera, ma piuttosto una frase magica con la quale la legge di Causalità Occulta si connette, e dipende, dalla volontà e gli atti di colui che la canta. È una successione di suoni Sanscriti, e quando la sua sequenza di parole e di frasi è pronunciata in accordo con le formule magiche dell'Atharva Veda, comprese da pochi, alcuni Mantras producono un'istantaneo effetto veramente miracoloso. Nel suo senso esoterico contiene il Vāch (la pronuncia mistica), che risiede nel Mantra, o piuttosto nel suo suono, perchè ad ogni modo è solo se è in accordo con le vibrazioni dell' etere che l'effetto si produce. I "dolci cantori" erano chiamati con questo nome perché erano esperti in Mantras." (D.S., V394)

Se è vero che la Mantrika-śakti è andata persa, e molto probabilmente lo svara anche, cionondimeno l'approssimazione più vicina potrebbe essere

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fatta per ottenere i due primi fattori menzionati in connessione coi termini Sanskriti. Per questo viene fornito il seguente sistema di pronuncia delle parole Sanscrite, che rappresenta ciò che ci è stato tramandato dagli studiosi di Sanscrito.

AIUTI NELLA PRONUNCIA DI SANSCRITO

Entrambi le vocali e le consonanti sono sempre pronunciate nella stessa maniera, perché non ci sono lettere mute. Nello stesso modo, quando le consonanti vengono combinate, hanno sempre lo stesso suono. Le lettere Inglesi o "Romane" a noi familiari, sono usate per trasporre i caratteri Sanscriti, che sono scritti in Devanāgarī - una parola che significa "alfabeto della città divina". Le lettere sono pronunciate secondo il loro equivalente Inglese, come elencate nella seguente tabella di pronuncia. L'ordine delle lettere dell'alfabeto Inglese è usato per rendere facile la consultazione, siccome l'ordine delle lettere nell'alfabeto Sanscrito è totalmente differente.

TABELLA DI PRONUNCIA

PRONUNCIATO COME IN : PAROLA SANSCRITA

a parata, cascata ahamā a lunga ātmanai come si legge daivīprakritiau idem aumb idem bodhibh ingl. abhorrence bhūmich ciuccio chohanchh ingl. watch-houn chāyād dare devachandh ingl. Adherence dharmakāyadhy come sopra più y dhyānadz ingl. adze dzyane bene devanāgarīg gatto ganagh ingl. leghorn gharmah hansard hansaḥ aspirata briḥ ; braḥmāi pini pitriī sheer śarīraj giacca jīvak calma kāmakh ingl. inkhorn khecharaksh ingl. buckshot kshetrajñal locale lokam mondano manvantara

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TABELLA DI PRONUNCIA XiX

PRONUNCIATO COME IN : PAROLA SANSCRITA

n nero nidānang angolo linga-śarīrañ coniare sañjñā

o ingl. No somap povero purushaph ingl. upheavel phalar radice rūpas satire satyaś assure ślokash sciare śishtat talento talath ingl. left-handed stūla-śarīrau pulire upādhiū ingl. pool sūryav vena veday iuta yuga

In aggiunta alla precedente tabella di pronuncia si possono dare le seguenti indicazioni per mezzo di parole chiave. I segni diacritici o accenti messi sopra le lettere hanno lo scopo di indicare differenti lettere usate nella scrittura Sanscrita. Non indicano sillabe accentuate. Visto che entrambe consonanti e vocali sono pronunciate nella stessa maniera, come indicato nella tabella, diventa facile pronunciare tutte le parole una volta che la parola chiave è ben stabilita in mente. Mentre è vero che la combinazione di consonanti sembra mostrare suoni che non sono familiari con l'Inglese scritto, questi suoni sono presenti nella lingua parlata. È la vista delle lettere aspirate che in generale causa la più grande preoccupazione. In realtà queste non sono di difficile pronuncia, perché sono presenti nelle seguenti parole inglesi per esempio (mi dispiace per coloro che non parlano inglese ma non trovo esempi in Italiano) : inkhorn, leghorn, watch-houd, hedgehog, left-handed, adherence, upheaval, abhorrence. Le parole sanscrite dovrebbero essere pronunciate nella stessa maniera, senza fare pausa tra la consonante e la seguente lettera aspirata.

Pronunciando parole Sanscrite non ci sono sillabe fortemente accentuate, neppure all'inizio o alla fine della parola, tutte le sillabe hanno lo stesso valore. È usanza di indicare una breve pausa, quasi un accento, sulla sillaba che rappresenta la radice della parola. Per esempio : Parabrah-man, Mūlaprakri-ti, Norvā-na. Quando la radice di una parola non è conosciuta, tutte le sillabe dovrebbero essere pronunciate con lo stesso valore. Similmente questa breve pausa è fatta quando le parole sono congiunte in un composto. Ad esempio : manvantara (un composto di manu e antara : manvan-tara); mahātman (un composto di mahā e ātman : mahāt-man); daivīprakriti (un composto di daivī e prakriti : daivī-prakriti); devanāgarī (un composto di deva e nāgarī : deva-nāgarī).

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È bene tenere a mente che il Sanscrito, sebbene associato con l'India, non è stato sviluppato dal territorio conosciuto oggi come India; era gia perfezionato o "polito" (che il senso letterale della parola Sanskrit, da Samskrita) dagli iniziati della Quinta Razza prima che l'influsso della civilizzazione si muovesse verso l'India. Così il suo sviluppo è molto più antico che il periodo generalmente assegnatogli dagli studenti occidentali.

"I Veda, il Brahmanismo, e con questi il Sanscrito, furono importazioni in quella che noi guardiamo come India. Non sono mai stati indigeni alla sua terra."* Questo è il punto importante .

"La diretta progenitura del Sanscrito Vedico era il linguaggio sacerdotale (che ha un nome distinto fra gli iniziati). Il Vāch, il suo alter ego o il "se mistico", la pronuncia sacerdotale degli iniziati a Brāhman, divenne nel tempo la lingua misteriosa del tempio interno, studiata dagli iniziati dell'Egitto e della Caldea, dai Fenici e dagli Etruschi, dai Pelasgi e dai Palanquans, in breve di tutto il mondo. L'appellazione Devanāgarī è sinonimo di, e identico a, l' Ermetico o Ieratico Neterkhari (pronuncia divina) degli Egizi." +

Questo non dovrebbe lasciare spazio ai dubbi a proposito della necessità di padroneggiare il significato dei termini Sanscriti. Perché mentre un tentativo è stato fatto nella Dottrina Segreta, è diventato necessario usare le parole in Sanscrito mistico piuttosto che in Inglese per la ragione che è espressa in questo passaggio .

"Il tentativo di rendere in lingua Europea l'esteso panorama della Legge sempre ricorrente (impressa nelle menti plastiche della prima razza dotate della Coscienza da coloro che rifletterono la stessa dalla Mente Universale) è sfida, perché nessun linguaggio umano, salvo il Sanscrito, che è quello degli Dei, può fare cio con perfetto grado di adeguatezza. (D.S., I, 269++)

* Cinque anni di Teosofia, p179,or.ed+ Cinque anni di Teosofia, p412. I Pelasgi, o Pelasgiani, rappresentano un'antica razza

e cultura, pre-Greca, vista come "antica" negli scritti Omerici. Riguardo a Samotracia, la sede di una delle celebrate Scuole Misteriche dell'antica Grecia, la Dottrina Segreta riporta che "Samotracia fu colonizzata dai Fenici, e prima di loro dai misteriosi Pelasgiani che vennero dall'est" (II,3; III,17,6 vol. ed ; II,3,3a ed.). Le enciclopedie non danno informazioni su Palanquans. ++Vol. I, p.313,6 vol. ed.;I,290,3a ed.

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TERMINI SANSCRITI IN RELAZIONE AI MANTRAS

Può essere d'aiuto avere un paio di esempi che mostrino l'uso di termini Sanskriti messi in maniera tale che non forniscano soltanto gioielli di saggezza, ma anche attraverso sillabe sapientemente mescolate mantrika-śakti entra in gioco e un mantra è formato. Il primo esempio è specialmente appropriato al presente libro.

Ratnam ratnena samgachchhateUn gioiello arriva insieme ad un gioiello

Lo speciale significato di questa gemma di saggezza Sanscrita può essere spiegato espandendo la traduzione letterale in una parafrasi, così ne deriva : un gioiello di saggezza porta con sé un altro gioiello di saggezza. Spiegazione : le verità della Saggezza Antica sono talmente legate fra di loro che si possono trovare gioielli di saggezza cercando un significato più profondo quando le dottrine sono portate insieme. Così invece di vedere una dottrina dal suo significato ovvio, la sua interrelazione con altre dottrine irradia su tutte le dottrine considerate.

Inoltre si può citare ad esempio il motto della Società Teosofica, abbastanza familiare nella sua resa inglese, ma che aggiunge charme quando pronunciato in Sanscrito :

Satyān nāsti paro dharmaḥNon c'è religione superiore alla Verità

Senza dubbio il più celebrato esempio ha raggiunto più significati mantra, in questo è stato diffuso in tutto il Tibet. Hai provato a intonarlo dolcemente, meditativamente ?

Om mani padme humOm - il gioello del loto - Om

In verità che un significato più profondo che "il gioiello del loto" poiché all'interno del cuore di ogni germoglio di loto è incastonato l'Ātman. Come nell'insondabile profondità dello spazio infinito un "gioiello nel loto" sonnecchia, pronto a manifestarsi. H.P.B. a spiegato il significato dello Om in molti posti; * lo Hum è una sillaba mistica Tibetana di significato simile, proprio come lo è la forma familiare della sillaba - Aum.

*Una breve spiegazione è la seguente : "Una sillaba mistica, la più solenne di tutte le parole in India. È "un'invocazione, una benedizione, un'affermazione e una promessa"; ed è così sacra da essere infatti "la parola sussurrata" della massoneria primitiva. - Glossario Teosofico, p.239.

Una spiegazione più estesa e completa può essere trovata nella D.S., Vol. V, p 418 e seg.

XXii

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Un verso dai Rig-Veda (iii, 62,10) ha finito per avere il significato di un mantra (e lo è in verità) : è conosciuto come la Gāyatrī. (Questa parola Sanscrita è derivata dal verbo radicale gai, cantare, o pregare in canzone.) È anche chiamata la Sāvitrī (dal verbo radicale sū, che significa vivificare), intendendo un verso o una preghiera indirizzata al Sole.

Om bhūr bluvah svahtat savitur varenyambhargo devasya dhīmahidhiyo yo nah prachodayāt

Invece di una traduzione letterale, la parafrasi seguente è proposta .

Om ! Oh gerarca della terra,Grande Spirito della Terra, salute !Tu globo radiante di abbagliante splendore !Riempi le nostre menti con il tuo brillare !Cosicché noi possiamo percepire la nostra unità con esso e con tutto ciò che èLasciaci procedere nel nostro cammino anche attraverso i tuoi portali illuminati e avvolti nel tuo splendore !

Nella voce del silenzio un mantra di un altro tipo è dato :

Om vajarapāni humOm - il reggente del fulmine - Om

Qui, uno è chiamato a esercitare la propria intuizione, poiché il significato del composto Sanscrito vajrapāni è "tuono-tenuto" o il reggente del tuono. Chi è capace di reggere un tuono ? Solo uno che ha raggiunto la completo dominio di se stesso. Dove questo non è raggiunto, il tuono può squarciare la mano che lo tiene.

Aham eva ParabrahmaIn verità io sono colui che non ha legami

Adesso si deve permettere che al proprio pensiero di espandersi oltre i limiti ordinari e non raggiungere un limite ! Poiché chi è capace di comprendere l'infinito ? Nondimeno, il Se Divino dell'uomo, Ātman, non è possibile limitarlo o circoscriverlo. Quindi può dire veramente : sono uno con l'infinito : Om Tat Sat (Om - questa realtà senza limiti !)

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CONTENUTI

Pagina

Prefazionie viiSignificato di Termini Sanscriti XViiĀtma-gitā xxviIntroduzione :

Leggi Divine associate con le Dottrine della Saggezza Antica 1

CAPITOLO I- LA DOTTRINA DEL COSTANTE RINNOVAMENTO

La Legge di Periodicità 5La seconda asserzione fondamentale 7Lo stato della Monade in Relazione al Costante Rinnovamento 9La Relazione dei Cicli con la Dottrina del Costante Rinnovamento 12Sūtrātman - Il Filo Luminoso della Monade immortale 21Reincarnazione - una Fase della Dottrina del Costante Rinnovamento 25Nitya-Sarga e Nitya-Pralaya : incessante Creazione e Perpetua

Dissoluzione 27

CAPITOLO II - LA DOTTRINA DELL'EQUILIBRIO E DELL'ARMONIA

La legge di aggiustamento 29I Lipika - La Loro Relazione con l'Ākāśa e il Karma 32Il Karma non è Fatalismo 37Come i Greci guardavano a Nemesis (o Karma) e le Parche Triformi 39Come dovrebbe Agire l'Uomo 41

CAPITOLO III - LA DOTTRINA DELLE GERARCHIE

La Legge di Unità Essenziale 43"La Gerarchia Celeste" 47La gerarchia Cabalistica - Le Sephiroth 49Lo Schema Numerico-Gerarchico di Pitagora 51lo Schema Gerarchico dell'Universo Siriano 53La Struttura Gerarchica della Terra 55La Scala Gerarchica della Vita 57I Dhyāni-Chohans 59Le Gerarchie dei Sistemi 65La Gerarchia di Compassione 66Serie di Gerarchie Infinite 73

CAPITOLO IV - LA DOTTRINA DI IDENTITÀ ESSENZIALE

La Legge del Rivelarsi 77 Svabhāva 79Palingenesi 80Prototipi 81

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xxiv

Pagina

La Forza della Vita Una - "l'Esistenza Iniziale" 83Trasmissione del Plasma Fisico e "Plasma Spirituale" 85Le Funzioni di Jīva 88La Trasmissione degli Atomi Permanenti 91

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CAPITOLO V - LA DOTTRINA DEL CONTINUO CAMBIAMENTO

La Legge di Movimento. Il Movimento è Eterno 94Sviluppo Progressivo - La Legge di Evoluzione 98Pravritti e Nivritti - Evoluzione e Involuzione 101La Terza Asserzione Fondamentale 103Il Cerchio di Necessità 105L'Acquisizione dell'Individualità 109La Dottrina della Metempsicosi 112Concludendo la Terza Asserzione Fondamentale 114Evoluzione Umana 117I Pitri Lunari 118"L'Uomo ha Preceduto ogni Mammifero" 123Tre Schemi distinti di Evoluzione per l'Uomo 1271. Evoluzione Monadica 1282. L'Evoluzione dell'Intelletto 132I Pitri Solari 133"La Vita Una" e "Le Vite" 1363. Evoluzione Fisica 140

Prototipi - "Forme Originali" e "Forme Ideali" 143Culmine dell'Evoluzione Umana : Sviluppo dello Saptaparna 147Circa la Dottrina del Nirvana 149Lo Scopo dell'Esistenza 155

CAPITOLO VI - LA LEGGE SETTENARIA

La Legge Settenaria 158I Sette Piani 164Lokas e Talasa 169I Sette Principi-ElementiTattvas, Tanmātras, Mahābūtas o Prakritis 173I Sette Principi :Spiegazione del Saptaparna 182Collegando i Sette Principi con l'Universo 199Le Sette Vie alla Beatitudine e le Sette Verità 200

CAPITOLO VII - LA DOTTRINA DELLE SFERE

La Dottrina delle Sfere 2021. La Dottrina dei Globi 206Il Caduceo 2172. La Dottrina di Lokas e Talas 219

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xxv

3. La Dottrina dei Sette Piani Sacri 2234. La Dottrina del Sistema Solare Universale 2315. La Dottrina della Relazione dei Sistemi 2356. La Dottrina dei Soggiorni Ciclici 2417. La Dottrina della Relazione delle Monadi con il Sistema 247

CAPITOLO VIII - LA DOTTRINA DELLE RAZZE

La Dottrina delle Razze 262La Prima Apparizione dell'Uomo 266La Prima Razza Radice 271La Seconda Razza Radice 276"Le Vite di Fuoco" - La Manifestazione della Forza-Vita 279La Forma Astrale che Riveste la Monade 282La Terza Razza Radice 283I Figli dello Yoga Passivo 285Umanità Androgina 287La Separazione dei Sessi accadde 18 Milioni di anni orsono 290Il Risveglio del Principio Mentale 294Le Razze con il Terzo Occhio 306Relazione di Razze Mitologiche con il Terzo Occhio 311La Quarta Razza Radice 315La Quinta 325La Sesta 331La Settima 335

CAPITOLO IX - LA DOTTRINA DELLE RONDE

La Dottrina delle Ronde 3391. Le Ronde Interne 3402. La Relazione di Ronde e Razze 3443. La Relazione di Ronde e Sfere 3554. La Relazione di Ronde e Sorveglianti 3655. La Relazione di Ronde e Stati Dopo-Morte 3686. La Relazione di Ronde e Principi 372 Appartenenti alla Quinta Ronda 3767. Ronde Esterne 379

CAPITOLO X - GLI STATI DEL DOPO-MORTE

Gli Stati del Dopo-Morte 383Ciò che un'Uomo Desidera, Riceve 384Due Aforismi Importanti 385Che cos'è che Muore 387Il Processo del Morire 389Il Primo Stato Dopo-Morte - Kāma - Loka 393

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Xxvi

Il Secondo Stadio degli Stati del Dopo-Morte - La Seconda Morte 399Il Bardo e lo stadio della Gestazione 403Il terzo Stato Dopomorte - il Devachan 406Ronde Interne e Esterne 409Gli Skandha 416La Nascita della Personalità 422

CAPITOLO IX - LA DOTTRINA DEI DUE SENTIERI

La Dottrina dei Due Sentieri 425La Legge di Compassione 425La Scelta dei Quattro Sentieri 427Arianna e il Labirinto 431Le Sette Scale 432"Il Raggio della Scala alla Quale appartieni" 435I Quattro Gradi di Iniziazione 436I Cammini Aperti e Segreti 443Le Tre Vesti Glorificate 446La Dottrina degli Avatāra 453Gesù Cristo - un Avatāra 463L'Essere Meraviglioso 466

CAPITOLO XII - LA DOTTRINA DI CONOSCENZA UNIVERSALE

La Dottrina di Conoscenza Universale 469La Legge di Manifestazione 469Ātma-Vidyā 470La Legge di "Manifestazione" 471"Come l'Uno Diventa i Molti" 477La Prima Asserzione Fondamentale 482Una lista di Termini Equivalenti 482Sat - Essenza - il Grande Respiro 485Parabrahman - la Realtà Una 486Ādi-Buddhi o Ādi-Budha 487Mūlaprakriti - Sostanza Radice Precosmica 488Spirito e Materia : Due Aspetti dell Assoluto 490Fohat - "L'attore più Importante nella Cosmogonia Esoterica" 492Eros = Fohat 495Riassunto della Prima Asserzione Fondamentale 498Il Primo Logos - il Secondo Logos - il Terzo Logos 499Pre-Manifestazione e i Logoi nelle Stanze di Dzyan 507"La Prima Lezione nella Filosofia Esoterica" 510Il Punto Originario di un Sistema 511I Sette Primordiali 516Il Sole Spirituale Centrale 519La Voce del Silenzio 519Indice 521

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ĀTMAGĪTĀ *

Dall'Infinita Sorgente di Tutto - la vera Fonte dell'Essere - Eoni su Eoni fà arrivai,Scaturendo come una Scintilla dall'Essenza della Fiamma stessa, cosciente della gloria insignificante ma trascendente gloria. Cominciando un soggiorno ciclico che copre periodi di tempo incalcolabili, scendendo dalle regioni di luce fulgida, analoga alla loro lucentezza fiammeggiante, libera da ogni mantello di forma, potevo spaziare ovunque nelle vaste immensità dello Spazio :Attraverso sistemi solari o universi galattici, senza avere alcun senso di consapevolezza, sempre sospinta avanti e verso il basso, irresistibilmente attirata verso le regioni di maggiore densità, scendendo sempre più in basso, stadio dopo stadio, attirata dai regni della forma.Là raccolsi vestigia appartenenti ai Regni del Fuoco, Aria, Acqua e Terra.Soffermandomi un eone in ogni regno, cercando sempre una magione permanente.Alla fine emersi dai reami sottili e divenni manifesta in una forma materiale,Incastonata in una copertura cristallina, dove lo scintillio originario della Fiamma stessa era riflesso.Dopo lunghi eoni e cicli acquisii nuovi veicoli :Dove gemme durevoli e brillanti scintillanti furono scambiati per bellezza e simmetria di forma, e colore e fragranza.Dove l'incandescente luce del sole stimolò il desiderio di ritornare alla casa ancestrale, più in alto, sempre più in alto.Con il passare di ulteriori eoni entrai in un altro regno, Avendo ora il potere di muovermi di posto in posto, e ritornata capace di percorrere volando la mia via;con l'acquisizione di veicoli a sangue caldo vennero nuove sensazioni di devozione, sacrificio e amore.Col tempo mi resi conto di essere un ospite del Genere Umano, Imparando il potere di trasmutazione dell'amore pulsante in consonanza con il Piano Divino.

Adesso sotto la reggenza dei Signori Ah-hi, +Coscientemente posso sforzarmi di accelerare la mia via per ottenere conoscenza dell'Ātman :Mentre la scintilla cerca di raggiungere la Fiamma da dove scaturì.Sempre ascendendo, più in alto dei Palazzi roteanti dei Lha, ++anche fino ai Sette Figli Primevi della Luce,soli spenti e comete che lasciano la scia, galassie passate e universi-isola, finanche al Sole Spirituale centrale.Perché ho imparato a dire : Aham eva Parabrahama. §

* Ātmagitā può essere reso con : "Il Cantico della Monade".+ Ah-hi - Mānasaputras - Figli della Mente - "Coloro che risvegliano l'umanità"++ Lha planetari - Reggenti Planetari, Sorveglianti, o Logoi.§ Aham eva Parabrahma : "Io sono veramente colui che è senza legami"

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INTRODUZIONE

CONSIDERANDO la vasta portata alla quale si può estendere il proprio pensiero, in modo da visualizzare milioni e milioni di stelle, sapendo che non c'è limite all'immensità dello spazio, si deve necessariamente accogliere l'idea che legge e ordine prevalgono attraverso l'infinito, che c'è in verità un Piano Divino. Tutto partecipa di questo piano : mondi, soli, nebulose, galassie, universi isola, tutti esistono a causa del Piano Divino; sono in effetti parte di esso. L'universo esiste perché rappresenta lo svolgimento del vasto Schema. Altri universi similmente manifestano l'operazione del Piano Divino.

Il Piano Divino è una manifestazione della LEGGE Divina. Così come il sole emette innumerevoli raggi che sono della stessa essenza della loro fonte di emissione, così vengono emessi raggi dalla Legge Divina, che lo sono ugualmente; perciò questi raggi sono Legge Divina. Questo mantiene il Piano Divino.

Le Leggi Divine sono fondamentali nella loro portata; erano operative prima che l'universo arrivasse ad esistere ; esse continuano a funzionare finché l'universo rimane in manifestazione, e continueranno ad operare quando cesserà di esistere. Siccome queste leggi continuano ad operare, senza riguardo del fatto che un uomo, un pianeta, un sole o persino un universo siano in manifestazione o no, sono Leggi Divine, poiché sono al di là della portata del tempo e dello spazio (nel senso che siamo abituati a pensare al tempo e allo spazio).

Siccome l'universo venne in essenza a causa di leggi che lo governano, allora tutto all'interno di esso deve essere sotto la reggenza di quelle leggi e essere partecipe di quel Piano Divino, così come le parti devono seguire lo stesso modello che il tutto. Conseguentemente tu, il vero te stesso, sei parte del piano.

Ne dubiti ? Ti chiedi se sei parte della Divinità ? Esattamente come dicono le scritture : "Tu non sai di essere il tempio di Dio, e che lo spirito di Dio abita in te ?" *Veramente, Dio è lo stesso che il Divino, uno con lo spirito Divino, con il Piano Divino. Anche se i dubbi possono essere sostituiti da certezze quando le Leggi Divine vengono dichiarate e messe prima delle tue contemplazioni. Vedrai in che modo ti adatti nel Grande Disegno, come tu e ogni altra entità nel cosmo esisti a causa di questo Piano Divino e a causa delle Leggi Divine che presiedono su di esso.

* I Corinzi, iii, 16.

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2

Forse può sembrarti che non ci sia un Piano Divino in funzione, che il mondo è in disordine, a volte in agitazione, anche sottosopra quando impazzano conflitti armati, allora, in verità, ti sei accorto della necessità di questo libro. Poiché il suo scopo è di mostrarti che c'è un Piano Divino e che le Leggi Divine sono solidali con esso e operative in esso.

Riguardo alle imperfezioni che percepisci : queste sono dovute alle azioni di esseri imperfetti. Finché ci sono esseri imperfetti, nell'amministrazione degli affari del mondo o nella reggenza del cosmo, è fatale che si producano imperfezioni. Non si sostiene che la perfezione esista, neppure che il cosmo sia una manifestazione di perfezione. La ragione per la quale questa idea non è sostenuta è perché il cosmo stesso sta evolvendo, cercando di diventare un cosmo migliore, cercando di arrivare ad un livello più alto di armonia con il Piano Divino. È così perché il cosmo rappresenta la manifestazione di un Grande Essere, comunque di stato elevato tanto quanto può essere raggiunto. Infatti c'è un termine per un Essere così Grande, chiamato tecnicamente il Logos o "Sorvegliante" di un sistema cosmico. Il cosmo, poi, è sotto la reggenza di un Logos Cosmico, che è attorniato da esseri minori, che a loro turno amministrano le Leggi applicabili alla loro sfera di influenza. Questi esseri minori, sebbene di gran lunga superiori agli umani nel loro grado di evoluzione, sono chiamati Dhyāni-Chohans, letteralmente "I Signori in Meditazione", Intelligenze Divine.

Giacché la funzione dei Dhyāni-Chohans è di amministrare le Leggi Divine, il loro sforzo principale è di compiere il loro compito sempre più efficientemente al fine di diventare esecutori sempre più abili del Piano. Comunque non importa quanto alto possa essere lo stato dei Dhyāni-Chohans in confronto con con lo stadio di evoluzione umano, questi esseri superiori stanno loro stessi perseguendo il loro sviluppo evolutivo al fine di diventare più elevati e sperimentati, perché la loro maestria delle Leggi Divine possa essere sempre più perfetta e in consonanza col Piano Divino. Anche se stanno perseguendo il loro sviluppo evolutivo, così sono tutti gli altri esseri che vengono sotto la loro sfera operativa, senza considerare lo stato evolutivo di questi esseri minori. Ogni essere ha un'innata urgenza di tendere ad arrivare ad un'armonia più vicina con l'operazione del Piano Divino, sforzandosi di essere un esponente più abile delle sue leggi, anche attraverso apparenti cattive applicazioni delle sue abilità e a volte agendo contrariamente alle Leggi Divine. Ora, anche facendo così, una persona di questo genere si è messa sotto l'operazione di una delle sue Leggi, la funzione specifica della quale è di metterlo in riga; cosicché con il tempo imparerà a lavorare in armonia con la Grande Legge, invece di lavorare contro di essa.

Avendo affermato che le Leggi Divine esistono, il prossimo passo è di dimostrare che sono operative. Ciò è intrapreso attraverso l'esposizione di dottrine che sono state selezionate al fine di esemplificare l'operazione delle leggi. Le dottrine rappresentano insegnamenti della Saggezza Antica, o Filosofia Esoterica (Gupta-Vidyā è il termine sanscrito), come presentato nel

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lavoro intitolato la Dottrina Segreta. Ma per prima cosa, considera l'enumerazione delle Leggi e delle dottrine associate, poiché ciò darà la sequenza nella quale sono considerate, mentre nello stesso tempo darà uno sguardo all'interno della natura e portata dell'opera.

LA LEGGE DI PERIODICITÀ. Ciò è postulato nell'assioma che dice che per ogni periodo di attività c'è un conseguente intervallo di riposo, osservabile in natura come giorno e notte, il flusso e il ritirarsi delle maree, il processo di camminare e dormire, nascita e morte e così via. Una fase di questa legge si manifesta come la Legge del Costante Rinnovamento, nella quale la necessità di rinascita, o reincarnazione, è dimostrata. La dottrina esemplificante la Legge di Periodicità è quindi intitolata la Dottrina del Costante Rinnovamento.

LA LEGGE DI AGGIUSTAMENTO. Poiché l'armonia è conseguenza del naturale svolgersi del Piano Divino, ogni qualvolta è disturbata un aggiustamento deve essere fatto al fine di restaurare l'equilibrio compromesso. Una parola che spiega l'azione di questa legge è ben conosciuta, in fatti è anche chiamata la Legge del Karma. L'esposizione della Legge del Karma è data sotto la Dottrina dell'Equilibrio e Armonia.

LA LEGGE DI UNITÀ ESSENZIALE. Questa legge illustra realmente l'operazione del Piano Divino : ogni entità vive la sua vita nel campo o sfera di un essere più grande; l'essere più grande mantiene la sfera per il più piccolo. La Dottrina delle Gerarchie è il nome scelto per la Dottrina che esemplifica la Legge di Unità Essenziale. "Esseri Graduati" è la definizione intesa per la parola "Gerarchie", infinite in numero. Gli esseri che formano l'universo e che vivono in esso sono tutti uniti insieme a causa di un comune legame di origine, in mantenimento della legge.

LA LEGGE DI AUTO-REALIZZAZIONE/SVOLGIMENTO. Questo è dimostrato dall'urgenza che spinge ogni entità a cercare di esprimersi in accordo con le sue caratteristiche essenziali. La dottrina associata con questa Legge è chiamata la Dottrina di Identità Essenziale.

LA LEGGE DI MOVIVIMENTO. Tutto dimostra l'azione di questa legge, poiché nulla può rimanere isolato o statico. Qualche forza sempre lo propelle in avanti, sempre alla ricerca di uno stato più elevato. "È una legge fondamentale in Occultismo che non c'è pausa o cessazione del Movimento in Natura." Questo Movimento è applicabile non solamente durante periodi di attività ma anche durante periodi di riposo. La Dottrina del Continuo Cambiamento esemplifica la Legge del Moto Perpetuo.

LA LEGGE SETTENARIA. La prevalenza del numero sette, così familiare nei sette giorni della settimana, i sette colori dell'arcobaleno, le sette note della scala, è indicativa che una legge del genere è operativa. Speciale attenzione è data ai "sette" seguenti : i sette Piani, i sette Lokas e Talas, i sette Tattva o Elementi-Principi, i sette Principi Cosmici e la costituzione settenaria dell'uomo. La considerazione della Legge Settenaria è continuata sotto la sequenza dei tre prossimi capitoli intitolati : La Dottrina delle Sfere (che

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è suddivisa in sette sezioni); La Dottrina delle Razze; La Dottrina delle Ronde.Seguendo la Legge Settenaria un'altra fase della Legge di Periodicità è rivista sotto il

titolo "Gli Stati Dopomorte", rispondendo alla domanda "Che cosa succede all'uomo quando sopraggiunge la morte ?".

LA LEGGE DI COMPASSIONE. Sebbene presente in tutto l'universo è una fondamentale necessità nel portare avanti gli scopi del Piano Divino, ciononostante la Dottrina dei Due Sentieri illustra l'operazione della Legge in grado superlativo.

LA LEGGE DEL VENIRE IN ESSERE. Il titolo scelto per questa Legge si sforza di esprimere in parole quel mistero presente nella manifestazione della Vita che pervade ogni entità, grande o piccola. "Tutto è venuto fuori dall' Ākāśa in obbedienza ad una legge di Movimento inerente in esso e dopo una certa esistenza muore." Il nome scelto per la dottrina associata con questa Legge è intitolato la Dottrina della Conoscenza Universale. Mentre il soggetto è per ammissione generale oltre la portata dell'uomo durante il presente stadio evolutivo, finché le facoltà più elevate non sono completamente sviluppate, ciononostante alcune delle idee più elevate presentate nella Dottrina Segreta ne hanno trattato in questo capitolo conclusivo.

Presentando per la tua considerazione le dottrine associate con le Leggi Divine, sei stato messo in rapporto con un grande Contenuto di Pensiero, che rappresenta la Saggezza delle ere, l'eredità della razza umana. Che ti possa aiutare come ha aiutato quelli che l'hanno contattata e trasmessa a loro turno, cosicché la tua visione possa essere più grande, la tua comprensione più profonda, perché la tua vita possa essere più nobile, sempre arrivando in armonia più ravvicinata con il Piano Divino.

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CAPITOLO I

LA DOTTRINA DEL COSTANTE RINNOVAMENTO

LA PRIMA LEGGE DIVINA da considerare è la legge di Periodicità. Questa è posta nell'assioma che per ogni periodo di attività c'è un conseguente uguale periodo di riposo; per essere seguito da un'altra sessione di attività e un conseguente intervallo per riposare seguito da un'altra serie e così via. Questo è esemplificato mirabilmente nel modello familiare delle notti e dei giorni (determinato dalla rotazione della terra attorno al sole); un giorno è seguito da una notte, e una notte se ne va quando un'alba accompagna un'altro giorno. Poi col tramontare del sole un'altra notte si introduce alla chetichella mentre il giorno svanisce. Diciamo : ogni sorgere del sole porta un'altro giorno, un nuovo giorno ! Veramente, c'è una costante processione di nuovi giorni, come anche un conseguente numero di nuove notti. I giorni sono costantemente rinnovati; le notti offrono senza posa l'opportunità di rinnovamento.

Legata a questa idea Legge di Periodicità c'è un'idea di base, che è formulata nella Dottrina Segreta come una asserzione : la seconda di tre formule chiamate proposizioni fondamentali. Questo è così importante che l'intero sistema di pensiero presentato nei volumi si basa sulla corretta comprensione di queste proposizioni. Comunque, queste tre proposizioni fondamentali saranno considerato separatamente, nelle loro appropriate collocazioni, insieme con le dottrine che le esemplificano all'inizio di questa opera. Così separate possono essere studiate con profitto.

La Legge di Periodicità mette in rilievo la necessità di un costante rinnovamento. Senza questo rinnovamento le forze che richiedono manutenzione si consumerebbero. Quindi questo aspetto di un continuo rinfresco rappresenta un periodo di attività, tecnicamente chiamato Manvantara, letteralmente un periodo fra due Manu, dal composto Sanscrito : Manu, un grande Essere Divino (dei quali ce ne sono 14) rappresentato come Sovrano della Terra, ogni Manu essendo in carica durante un Grande Periodo, antara. Un Manvantara è rappresentato come un'espirazione del Grande Respiro, nella Filosofia Esoterica. L'Inspirazione è guardata come un periodo di riposo, tecnicamente chiamata Pralaya, letteralmente un periodo di dissoluzione : dal composto Sanscrito pra, via; laya, dal verbo radice lī, dissolversi.Comunque anche durante il periodo di riposo, il Movimento Eterno non cessa.

"L'apparire e lo sparire dell'Universo sono dipinti come un'espirazione e inspirazione del 'Grande Essere', che è

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eterno, e che, essendo Movimento, è uno dei tre aspetti dell'Assoluto; lo Spazio Astratto e la Durata sono gli altri due. Quando il 'Grande Respirò è proiettato, è chiamato il Respiro Divino, ed è guardato come il respiro della Deità Inconoscibile, l'Esistenza Una, che espira un pensiero, che diventa un cosmo. Così anche quando il Respiro Divino è inspirato di nuovo, l'Universo sparisce in seno alla 'Grande Madre', che allora dorme 'coperta nella sua veste invisibile'."(I, 43, or.ed.*)

"La Grande Madre" qui è equivalente a SPAZIO senza limiti. Kosmos (con la k) è equiparato nella Dottrina segreta all'Universo; cosmos (con la c) è usato nel significato generalmente accettato collegabile al mondo : il mondo, o ancora il sistema solare.

Giacché l'universo segue queste pulsazioni ritmiche in armonia con il Piano Divino, tutte le parti dell'universo devono alla stessa maniera osservare la stessa legge alle quali si assoggetta l'universo : come va il tutto così vanno le sue parti. Quindi l'uomo segue lo stesso modello attraverso il suo ciclo di vita. Durante il giorno si alza e mette in movimento un periodo di attività; durante la notte va a dormire e ha un periodo di riposo. Il giorno seguente svegliandosi l'uomo origina un altro periodo di attività. In seguito, la notte si ritira per un altro periodo di riposo. Periodicamente si ritira dalla vita attiva totalmente, lascia questa sfera Terrestre, entrando in un'altra sfera che non ci è visibile. Là l'uomo ha un lungo periodo di riposo. Ciononostante in armonia con il Piano Divino, presto o tardi è tenuto ad inaugurare un'altro periodo di attività. Fa questo quando ritorna sulla Terra e nasce di nuovo come bambino, per intraprendere un altro lungo periodo di attività o ciclo di vita, il quale è di nuovo marcato da brevi periodi di attività e di riposo.

L'uomo segue questa apparizione ciclica sulla terra e sparizione dal reame fisico, perché la Terra sulla quale vive osserva lo stesso modello. Non solo la terra ma tutti i pianeti del sistema solare sono governati dalla stessa legge, perché il reggente del sistema, il Sole, si conforma allo stesso ritmico ciclico sparire e riapparire : un manvantara solare seguito da un pralaya solare. Nella stessa maniera l'universo ha il suo periodo di attività e di riposo. In ogni caso, che sia uomo, pianeta, sole o universo, ognuno pulsa in ritmica armonia con l'Inspirazione e l'Espirazione del Grande Respiro, manifestando l'attività della Legge Divina, il Piano Divino.

* La Dottrina Segreta, Vol. I, pp. 115-116, 6 vol. ed.; Vol I, 74, 3a ed.

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LA SECONDA ASSERZIONE FONDAMENTALE

LA SECONDA ASSERZIONE FONDAMENTALE

Un'analisi della seconda asserzione fondamentale continua il tema della Legge di Periodicità. L' Asserzione apre con queste parole :

"Inoltre, la Dottrina Segreta afferma :"L'Eternità dell'Universo in toto come un piano illimitato ..."(I, 16*).

Leggendo la citazione è importante di non fare pausa dopo la parola "universo", ma piuttosto dopo "in toto"(intendendo nella sua interezza); la ragione è che il concetto inteso qui non è una considerazione sull'"universo"nel senso dato normalmente alla parola. Invece quello che si intende è il postulato che "l'universo in toto" è equivalente a ciò che si dice SPAZIO nella Dottrina Segreta, come il TUTTO senza limiti, frontiera nella quale innumerevoli universi hanno la loro esistenza. La prossima frase della asserzione mostra che questa interpretazione è corretta, poiché dice :

"periodicamente 'il terreno di gioco di innumerevoli Universi incessantemente si manifesta e sparisce ', chiamato 'la stella che si manifesta ' e la 'scintilla dell'Eternità'." (I, 16)

Questo processo di manifestazione e sparizione dell'universo incarna l'azione della Grande Legge. La ragione per la loro manifestazione e sparizione non è inclusa nella asserzione, ma è data molte pagine dopo, come segue :

"La Dottrina Segreta insegna il progressivo sviluppo di tutto, mondi come atomi; e questo stupendo sviluppo non ha ne concepibile inizio ne immaginabile fine. Il nostro 'Universo è solo uno di un numero infinito di Universi, tutti 'Figli di Necessità ', perché legati nella grande Catena Cosmica di Universi, ognuno in relazione di effetto rispetto al suo predecessore, ed essendo causa per i suoi successori."(I, 43*)

Considerando che porre inizio inconcepibile per lo sviluppo evoluzionistico di un mondo possa apparire impensabile per qualcuno allevato all'ovest, una considerazione di un momento dell'idea mostrerà che è molto più aderente allo stato di cose nel quale ci troviamo, vale a dire, messi su una sfera situata nel mezzo di una vasta estensione di Infinitezza. Essere sicuri che ci sia un inizio per questa Terra, proprio come ci sarà una fine per essa : questo non è il punto di arrivo. Nondimeno, prima che questa Terra venisse in essenza c'era una sfera precedente, che a suo turno era la reincarnazione di un globo precedente, e prima di questo una sfera antecedente,

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*Vol. I, p. 82, 6 vol. ed.; I,45,3a ed.+Vol. I, p. 115, 6 vol. ed.; I, 74, 3a ed.

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e così via, lo stato di questo sviluppo evoluzionistico estendendosi incommensurabilmente indietro nel tempo. Allo stesso modo possiamo prendere visione di un avanzamento evoluzionistico progressivo per questo mondo, che si eleva sempre più, infinitamente oltre la portata della nostra immaginazione per quanto attiene all'altezza di evoluzione raggiunta. Non è questo un concetto ben più grandioso che il singolo intervallo di un'esistenza planetaria, con una sola corta vita terrena per l'uomo su questo globo ?

Similarmente, così come vi è una 'catena di mondì, nel senso di una serie di mondi, ogni mondo essendo l'effetto o la risultante di un mondo precedente e stando come causa per il suo successore, così c'è una serie di apparizioni per l'uomo su questa Terra : ogni manifestazione essendo la risultante di un precedente ciclo di vita, la vita presente essendo la causa per un'esistenza futura.

La parola "piano" nella citazione antecedente merita attenzione, poiché la parola è usata in maniera estesa e andrebbe definita. Non è usata nel suo significato da dizionario, neppure nel suo significato originale latino di livello, piano, traducendo "planus" invece :

"Come usato in Occultismo, il termine denota la gamma o estensione di alcuni stati di coscienza, o il potere percettivo di un particolare insieme di sensi, o l'azione di una forza particolare, o lo stato di materia corrispondente a uno di cui sopra."*

Quindi la frase della seconda asserzione fondamentale :" L'Eternità dell'Universo in toto come piano infinito," può essere resa : Spazio Eterno esistente senza fine, per quanto la coscienza possa concepirlo senza limiti, direzioni o tempo. In questo Essere totale, innumerevoli Universi appaiono e scompaiono continuamente.

La asserzione continua riferendosi all'uomo, indicando come molto spesso nel caso della Dottrina Segreta quando si usano simboli, che un simbolo può stare per il macrocosmo come per il microcosmo, l'universo o l'uomo. È così poiché l'uomo è indissolubilmente legato all'Universo; allo stesso tempo l'attenzione è portata al fatto che la stessa Legge Divina si applica egualmente all'universo come all'uomo. La frase data nel linguaggio mistico del Libro di Dzyan :

"'L'Eternità del Pellegrinò è come un battito delle palpebre dell'Occhio dell'Esistenza del Se. 'L'apparire e sparire di Mondi è come una marea regolare di flussi e riflussì". (I, 16-17 +)

Dalla seconda frase del Libro di Dzyan si cita inoltre, ancora sollecitando la legge di Periodicità, questa volta riferendosi all'azione dei flussi nel loro ritmico ciclo di alta e bassa marea.

* Il Glossario Teosofico, di H.P: Blavatsky, p. 255.* Vol I, p. 82, ed. 6 vol. ; I, 45, 3a ed.

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LO STATO DELLA MONADE

LO STATO DELLA MONADE IN RELAZIONE AL COSTANTE RINNOVAMENTO

Una nota a piè di pagina è aggiunta dopo la parola "Pellegrino," è importante poiché stabilisce l'uso dei termini :

"'Pellegrinò è l' appellazione data alla nostra Monade (il due in uno) durante il suo ciclo di incarnazioni." (I, 16)

Il Ciclo di Incarnazioni o Circolo di Necessità (come è anche chiamato) è considerato completamente nella terza asserzione fondamentale, *poiché quello è il tema principale della asserzione. Ma si può notare all'occasione che il termine postula la reincarnazione per l'uomo, la reincarnazione essendo solamente una fase della Dottrina del Rinnovamento Costante. Poiché se ci devono essere dei cicli di incarnazioni, un grande numero, non necessariamente un numero specifico o predeterminato numero di incarnazioni, ci deve essere un principio inerente, o dei principi, nella costituzione dell'uomo che rimangono inalterati dal cambiamento quando succede, in particolare, quando vengono abbandonate le vestigia, o foderi, inferiori. A questo processo generalmente ci si riferisce come alla "morte". Poiché le vestigia inferiori vengono abbandonate, devono essere rinnovate durante il ciclo delle reincarnazioni. L'impeto per il loro rinnovamento è provvisto dai principi che rimangono inalterati durante il ciclo di vita di questo pianeta, e ai quali ci si riferisce nella citazione con il termine "Monade".

Come per la parola "Monade", un termine che fa nascere un gran quantitativo di confusione, primo, perché è usato piuttosto vagamente invece che precisamente. Una seconda ragione : è usato in due maniere differenti : (1) sta per il "Pellegrino" (come appena usato nella citazione), (2) sta per l'essenza dalla quale il pellegrino sgorga. Può essere detto che la Monade è un Raggio dall'Essenza Monadica, in un tentativo di chiarificare questo punto particolare. Una terza ragione (forse solo applicabile a coloro che sono familiari col Greco) : Monade primariamente significa un'unità, uno, ciò che è invisibile, come indicato dal significato originale della parola greca. Inoltre, la "Scintilla di Eternità", è in realtà guardata come indivisibile. Nondimeno, nel passaggio che considerato al Pellegrino ci si riferisce come a "il due in uno", quindi in apparenza una diade. Questo richiede una spiegazione.

"I due in uno" si riferisce ai due più alti principi umani (nella sua costituzione settenaria), Ātman e Buddhi. Sebbene Ātman è spesso tradotto "anima", specialmente nei composti, una migliore resa sarebbe "SE", il Divino Se. Il significato essenziale della parola Ātman può essere reso "respiro" (come suggerito da alcuni studenti, derivando la parola dalla radice verbale an, che significa respirare), che fa sorgere il pensiero mistico che Ātman sia espirato dalla Sorgente di Tutto, la fonte dell'Essere.

Ātman può essere descritto come quella parte di noi che è universale nel suo aspetto piuttosto che individualizzata; non è quella parte di noi che conosce e che dice "Io sono Io", neppure quella che dichiara "Io sono", ma piuttosto

*Vedi capitolo V, La Dottrina del Continuo Cambiamento.

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"Io sono uno con il Tutto". Comunque, questo aspetto universale non è capace di funzionare direttamente nel piani inferiori dell'essere e neppure nel mondo fisico. Può contattare i piani inferiori solo attraverso una upādhi (per usare il termine tecnico). A Upādhi è generalmente dato il significato di "base" o "veicolo", sebbene può anche essere reso come sostituto o apparenza, un travestimento dello spirito, o "velo dello spirito". Poiché la parola è un composto di upa, un prefisso preposizionale che significa in direzione di, verso, vicino, sopra; e ādhā, piazzare sopra, o anche depositare sopra. Così che, ancora, upādhi può essere reso con ciò che è depositato da Ātman, in particolare il sesto principio, Buddhi.

Buddhi, derivato dalla radice verbale budh, conoscere, illuminare, è reso variamente come l'Anima Spirituale, l'intelligenza, il potere di discernimento, intuizione. Nella Filosofia Esoterica Buddhi è l'upādhi, o "velo dello spirito", di Ātman e funziona nell'uomo come il Principio Discriminante. È questa unione dei "due in uno", Ātma-Buddhi, che costituisce la monade.

Consapevoli che una confusione può sorgere riguardo alla parola "Monade", si provvede ad una chiarificazione :

"Così può essere sbagliato in linea strettamente metafisica di chiamare Ātma-Buddhi una MONADE, poiché nella visione materialistica è duale e quindi un composto. Ma siccome la Materia è Spirito, e vice versa; e perché l'Universo e la Deità che la formano sono inpensabili separati, ciò è valido anche per Ātma-Buddhi."(I, 179*)

A volte troviamo aggettivi qualificativi usati con la Monade, come Monade Minerale, Monade Vegetale, Monade Animale, Monade Umana, che ancora porta confusione. Questo punto è stato anche trattato :

"Ora, l'Essenza Monadica, o piuttosto l'Essenza (se un tale termine è permesso) Cosmica nel minerale, vegetale e animale benché la stessa attraverso le serie di cicli dall'elementale più basso su verso il regno dei Deva, differisce ancora nella scala di progresso. Sarebbe fuorviante immaginare una Monade come entità separata che traccia la sua lenta via in un sentiero distinto attraverso i reami inferiori, e dopo una serie incalcolabile di trasformazioni vederla fiorire in un essere umano; in breve , che la Monade di un Humboldt risalga alla Monade di un atomo di un minerale. Invece di dire 'una Monade Minerale', la fraseologia più corretta in Scienza fisica, che differenzia ogni atomo, sarebbe stata certamente quella di chiamarla 'la Monade che si manifesta in quella forma di Prakriti chiamata il regno minerale.'... I Peripatetici applicavano la parola Monade a tutto il cosmo, nel senso panteistico; e gli Occultisti, mentre accettano questo pensiero per amore della convenienza, distinguono gli stati progressivi dell'evoluzione del concreto dall'astratto

* Vol. I, p. 231, 6 vol. ed.; I, 202, 3a 3d

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in periodi di cui le 'Monadi Minerali, Vegetali, Animali (etc.)', sono esempi. I periodi significano semplicemente che le onde della marea spirituale passano attraverso questo arco del circuito".(I, 178*)

Così le Monadi, passando attraverso questo arco del loro circuito che le chiama per un'esperienza di evoluzione nel Regno delle Piante, si manifestano in quella forma di Prakriti appropriata al Regno delle Piante. In maniera simile gli Ospiti Monadici che hanno bisogno esperienza nel Regno Animale hanno veicoli adatti al Regno Animale, mentre gli Ospiti di Monadi che perseguono la tappa dello sviluppo nel Regno Umano usano corpi umani. Siccome i corpi sono aggregati composti da esseri più piccoli, o cellule, che stanno continuamente subendo il loro ciclo di esperienza evolutiva, la loro attività senza posa è rinnovare continuamente il veicolo, rendendo il corpo umano un'upādhi per i principi superiori.

Quando il termine Monade è legato all'equivalente sanscrito Jīva, o Jīvatman, non c'è da confondersi. Jīva, derivato dalla radice verbal jīv, vivere, significa vita per se, il principio vitale. Come composto Jīvatman, ha referenza con lo spirito vivente associato ad un veicolo, distinto dallo Spirito Universale. Questo per dire che quando Jīvatman è associato ad un veicolo fornisce l'impeto vitale all'aggregato che costituisce un veicolo, per quanto possa essere temporaneo tale veicolo. Il vāhana (o veicolo) continua ad essere tenuto insieme per un periodo di attività lungo quanto dura l'associazione con il Jīvatman. Ma il vāhana deve disgregarsi, tutti gli aggregati devono farlo. Il Jīvatman perdura anche quando l'aggregazione cessa di manifestarsi nei regni fisici, vale a dire quando il veicolo viene abbandonato. A tempo debito l'aggregato sarà riunito di nuovo, rinnovato,attraverso l'impeto del Jīvatman. Questa è la dottrina del costante rinnovamento vista dal punto di vista del Jīvatman, o Monade.

Un'eccellente esempio di come il Jīva può essere visto, è dato nella seguente citazione. Come spiegato precedentemente, illustra la seconda utilizzazione del termine "Monade", qui equivalente dell'Essenza Monadica :

"Poiché la Monade o Jīva, in se non può neppure essere chiamata spirito, è un raggio, un respiro dell' ASSOLUTO, o l'Assolutezza piuttosto, è l'assoluta Omogeneità senza relazioni con le finitezze condizionate e relative; è incoscente nel nostro piano." (I, 247*)

Da qui la ragione per l'associazione di Ātman con la sua upādhi, Buddhi, la cui unione costituisce la Monade.

Riassumendo la considerazione della nota a piè di pagina riguardo la Monade e le sue connessioni con la seconda asserzione fondamentale, la citazione

*Vol. I pp.230-1, 6 vol.ed.;I, 201, 3a ed.*Vol. I, p.292, 6 vol. ed.; I, 267, 3a ed.

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continua il tema dell'estratto citato sopra. La frase comincia con la parola "Esso," che sta per l'Essenza Monadica :

"Esso è l'unico principio immortale e eterno in noi, essendo una parte invisibile del tutto integrale, lo Spirito Universale, dal quale emana, e nel quale è assorbito alla fine del ciclo. Quando è detto emanare dallo spirito uno, un'espressione scomoda e scorretta deve essere usata, per mancanza di parole appropriate in Italiano. I Vedantini lo chiamano Sūtrātman (Il filo dell'anima)."(I, 16-17*)

"Lo spirito universale" è equivalente a Paramātman, dal quale Ātman emana. Il significato letterale di Paramātman è Se supremo; è un composto di una parola Sanscrita, parama, primordiale o supremo; ātman, Se; è anche reso come Spirito Supremo. Questo rappresenta la più alta o suprema Sorgente di una gerarchia cosmica ed è equivalente al termine "Assoluto" o "Assolutezza" nella citazione antecedente.

Riguardo al termine Sūtrātman, una spiegazione sarà data seguendo la spiegazione della frase "assorbito alla fine del ciclo".

LA RELAZIONE DEI CICLI CON LA DOTTRINA DEL COSTANTE RINNOVAMENTO.

Siccome le idee connesse con la questione dell'assorbimento della Monade alla fine del ciclo sono di grande importanza per acquisire una più grande comprensione della Dottrina del Rinnovamento Costante, diventa necessario fare una pausa nell'esposizione della seconda asserzione fondamentale, al fine di considerare un fase differente della dottrina, che ha a che fare con il soggetto dei cicli. Perché, per quanto sia stato asserito che l'Essenza Monadica "è assorbita alla fine del ciclo", diventa necessario determinare quale ciclo si intenda.

prima di tutto, si può menzionare che la parola "ciclo" deriva dal greco kyklos, che significa un cerchio. Come cerchio rappresenta il girare, cadere e risalire, una discesa per risalire, una conclusione di una rivoluzione perché una nuova possa cominciare, di qui una serie di cicli rappresenta una serie di rinnovamenti.

Idee simili all'assorbimento sono trovate nelle antiche religioni, particolarmente in racconti Indu e Egizi. Erano probabilmente le basi per le credenze delle religioni odierne concernenti l'eternità, vista prevalentemente come dopo morte. Dovrebbe essere inteso chiaramente, comunque, che "la fine del ciclo" non si riferisce alla fine della vita umana sulla terra, ma perdura e provvede gli stimoli per portare in essenza un nuovo veicolo. La "fine di un ciclo" non appartiene neppure alla conclusione di un periodo planetario della Terra. Invece si applica alla fine del Ciclo Solare,

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riferito tecnicamente al Saurya Manvantara, un periodo Solare di attività, ossia il vero Grande Giorno. È anche chiamato l'Età di Brahmā, equivalente al periodo di vita di Brahmā, che consiste in 100 dei suoi anni, che ammontano a 311,040,000,000,000 anni. La vera Grande Notte (Mahā-Pralaya), che segue il vero Grande Giorno, è un periodo di uguale lunghezza. È anche noto secondo la frase mistica "il Grande Giorno del Sii con Noi" o ancora, come trovato negli antichi testi egizi "il Giorno del Vieni a Noi". L'assorbimento in Brahman è l'equivalente Indu. Un passaggio su questo tema può essere citato, riferendosi specificatamente alla Monade che avrà raggiunto l'obiettivo per la "fine del ciclo" :

"Se lo raggiungono, rimarranno nel petto di Parabrahman, o 'l'Oscurità Sconosciuta', che dovrà diventare per ognuno di loro Luce, durante l'intero periodo del Mahāpralaya, 'la Grande Notte', cioé 311'040'000'000'000 di anni di assorbimento in Brahman. Il giorno del 'Sii con Noì è il periodo di riposo o Paranirvāna... corrisponde al giorno dell'Ultimo Giudizio dei Cristiani, che è stato dolorosamente materializzato dalla loro religione."(I, 134*)

"Alla soglia del Paranirvāna, essa (l'Essenza Monadica) riassume la sua Essenza primordiale e diventa l'Assoluto un'altra volta." (I, 135+)

Mentre l'Essenza Monadica "riassume la sua Essenza primordiale, o resta nel ventre di Parabrahman," la materia o sostanza che compone il sole e il sistema solare ritorna allo stato di lava, una condizione nella quale la sostanza diventa omogenea ed è incapace di agire o differenziarsi. Questo perdurà durante la Grande Notte, per la lunghezza di tempo indicata. Mentre questa Età può essere vista come equivalente ad un'eternità, nondimeno arriverà ad una fine. Secondo la Legge Divina, che richiede che ci sia un riapparire del sole, o un reincarnarsi del sole, per un periodo di attività eguale in lunghezza al Mahā-Pralaya, quando il nuovo Circolo Solare ricomincia, l'Essenza Monadica diventa nuovamente associata con i mondi di forme attraverso delle upādhi ("veli di spirito").

Spiegazione dei termini usati nella citazione :Parabrahman: un termine usato specialmente nel sistema Vedico di filosofia ed

impiegato nella stessa maniera attraverso la Dottrina Segreta. Una breve spiegazione può essere data in questa maniera : mentre Brahman è definito come il Gerarca Supremo di un sistema (che questo sistema sia un cosmo o un universo), il significato filosofico del termine Parabrahman implica ciò che è oltre il Gerarca Supremo (para significa "oltre"). L'"oltre", comunque, non è ciò che è finito, neppure si riferisce ad "altri universi", in quanto siccome ogni "altro universo" ha il proprio Gerarca Cosmico,

*Vol. I, p. 192, 6 vol. ed.; I, 159, 3rd ed.*Vol. I, p. 193, 6 vol. ed.; I, 160, 3rd ed.

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ognuno ha il proprio "oltre". Così Parabrahman * significa ciò che è infinito, inconoscibile, senza limiti, L'Illimitato. Il termine Cabalistico equivalente è Ain Soph.

Paranirvāna : nella filosofia Buddista, il più alto Nirvāna (para, oltre, lontano, distante, etc. ; Nirvāna, uno stato esaltato di assoluta esistenza e assoluta coscienza). "Assoluto

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Non-Essere, che è equivalente all'Essere assoluto o ' l'essenza ', lo stato raggiunto dalla Monade umana alla fine del Grande Ciclo." +

Per coloro che sono interessati nei numeri, o numerologia, troveranno la soluzione delle cifre date dai periodi temporali del ciclo del sistema solare molto più che un interesse passeggero. Questo può essere compiuto da una serie di figure Cabalistiche : 666.++ Un metodo per decifrare le serie può essere fatto per mezzo della Gemmatria (Un metodo di impiegare i numeri usato nella Cabala) :

La prima figura 6, o 6 nella posizione decimale, da 60. Sommando due 60 si ottiene il il numero della Caldea Saros, 120.

Due chiavi dei cicli sono state fornite; sebbene la maniera nella quale i cicli Caldei venivano usati è andata persa. A causa di questo, rivolgiamoci ai cicli degli Yuga Indu, poiché la maniera di usarli è ben conosciuta. È basata sulla calcolazione che da la lunghezza del Kali Yuga. Molti sono imbarazzati circa l'epoca presente, chiamata l'età del ferro, o l'Età del vizio, poiché dovrebbe avre il nome Sanscrito dell'uno del dado da gioco, poiché il significato letterale di Kali è il nome del dado, o la faccia del dado segnata con un punto, la faccia perdente. Non vedono connessioni fra l'Età Oscura e il dado con il primo

* Per dare un estratto da Subba Row, il grande esponente della Filosofia Vedanta, che è frequentemente citato nella Dottrina Segreta : " Tutti gli scrittori Vedanta dell'antichità hanno formulato il principio che Parabrahman è l'essenza Una di praticamente tutto nel cosmo..."Questo Parabrahman che esiste prima di tutte le cose nel cosmo è l'essenza Una dalla quale parte in esistenza un centro di energia, che posso chiamare presentemente il Logos." Note sulla Bhagavad Gitā, pp. 17-18 (P.L. ed.)

H.P.B. definisce i Vedanta come segue : "Un sistema mistico di filosofia che è stato sviluppato dagli sforzi di generazioni di saggi per interpretare il significato segreto delle Upaanishad. ...Sankarāchārya, che è stato il divulgatore del sistema Vedico, e il fondatore della filosofia Advaita è a volte chiamato il fondatore delle moderne scuole dei Vedānta." - Il glossario Teosofico, p 361.

+ Il Glossario Teosofico, pp. 249-250. Equivalente nel significato al termine Paranirvāna è il termine Paranishpanna : composto di para, oltre : nis, fuori, o avanti ; panna, il participio perfetto passivo dalla radice del verbo, pad, camminare, andare; da qui letteralmente "che è andato avanti oltre", deducendo : ciò che è passato oltre il nostro sistema cosmico.

++ Nella Dottrina Segreta è data l'indicazione che 666 contiene una chiave di valore; comunque, non viene indicato il suo significato ne come può essere usato.

§ Può essere interessante notare che i Mahābahārata narrano che gli eroi di quella grande Epopea (la Pāndava e i Kuru) erano grandi giocatori di dadi. La Bhagavad-Gitā è un episodio che si svolge in una delle sezioni principali (delle quali ve ne sono 18) della Mahābhārata. Questultima parola significa "la grande (guerra) dei Bhāratas".

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numero. L'indizio per questo, ad ogni modo, è nel numero stesso, che fornisce così facendo la chiave all'uso di numeri dei cicli, attraverso i nomi degli Yuga. Il nome Yuga significa un ciclo, un'età; deriva dal verbo radicale yui, unire. Si può osservare che unendo numeri insieme risulta una sequenza di figure, che stabiliscono un periodo di tempo, o un'era.

La figura ciclica che da la lunghezza del Kali-yuga può essere determinata attraverso il Kabalistico 666 nella maniera seguente :

Il primo 6, o 6 nella posizione delle centinaia (il ciclo dei Caldei meno Naros) è 600 Il secondo 6, nella posizione delle decine è 60

La somma di questi (attraverso moltiplicazione) produce 36'000Il terzo 6, avendo il valore di 6, quando raddoppiato (6+6, o 6x2) dà 12La somme di questi due complessi di figure (per moltiplicazione) produce 432'000Moltiplichi questa figura per il valore numerico di Kali-yuga (che è 1) e il risultato da il

numero di anni del Kali-yuga 432'000 anni.L'era che prece il Kali-Yuga è conosciuta come il Dvāpara-yuga, dvāpara significa il

nome del dado o la faccia del dado con due punti. Moltiplicando il valore numerico del Dvāpara-yuga (che è 2) per il numero di anni del ciclo del Kali-yuga, il risultato fornisce la lunghezza del Dvāpara-yuga, che è 864,000 anni.

L’età che precede il Dvāpara-yuga è conosciuta come Tretā-yuga, tretā significa tre, il dado con tre punti. Tretā significa anche "tre fuochi," l'età delle triadi, anche conosciuta come l'età dell'argento. Moltiplicando il valore numerico degli anni del ciclo del Kali-yuga, la figura risultante è la lunghezza del Tretā-yuga 1,296,000 anni.

La prima nella serie dei quattro yuga, che rappresenta l'età dell'oro, è chiamata Krita-yuga. Krita, il participio passato della radice verbale kri, fare, ha la connotazione di ben fatto, buono. Lo yuga è anche conosciuto come lo Satya-yuga, saty significa verità, onestà, l'Età dove la verità regna suprema. Seguendo la sequenza numerica di altri yuga, moltiplicando il numero del ciclo del Kali-yuga si produce la lunghezza del Krita-yuga 1,728,000 anni.

La somma dei quattro yuga fornisce la lunghezza del Mahā-yuga (letteralmente una "Grande Età") ed è equivalente a 4,320,000 anni.

Questa stessa figura può essere ottenuta attraverso i cicli Caldei, nella maniera seguente :Moltiplicando il Less Naros per il Saros : il risultato è 72,000 : 600x120=72,000.Moltiplicando il risultato dei due cicli Caldei (72,000) per il "secondo 6" della serie 666;

che è 60, e la figura risultante è la lunghezza dell'età di un Mahā-yuga : 72,000x60=4,3200,000.

Riassumendo i periodi ciclici Braminici : nella Bhagavad-Gitā* la lunghezza di un giorno di Brahmā è data come 1,000 rivoluzioni degli yuga (Mahā-yuga), o l'equivalente di 4,320,000,000 anni. Il significato di questa figura - la lunghezza di un giorno di Brahmā - è ciò che rappresenta il periodo di tempo del regno dei 14 Manus (994 Mahā-yuga più sandhis o "inter-regno") che è l'equivalente di un Kalpa, o il periodo di tempo di un Manvantara Planetario. Il periodo planetario di attività è poi seguito da un periodo planetario di riposo, il pralaya planetario, della stessa durata, in accordo con la Legge

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Divina. Il pralaya planetario sarà seguito da un riapparire planetario, o reincarnazione planetaria. Alla conclusione di questo periodo di attività planetario un'altro pralaya planetario seguirà. Le serie di manvantara planetari e pralaya si susseguirà finché perdura il ciclo Solare. Come espresso nella Bhagavad-Gitā : +

"Tutti i mondi fino a quello di Brahman sono soggetti alla rinascita sempre e sempre ancora. All'arrivo di un Giorno di Brahmā tutte le cose passano dall'immanifesto alla manifestazione. Quando la Notte di Brāhma si avvicina tutto si fonde di nuovo nell'immanifesto. Ma vi è cio che durante la dissoluzione di tutte le altre cose non è distrutto; è invisibile, indistruttibile, e di un'altra natura rispetto al visibile."

La lunghezza del Ciclo Solare può essere calcolata dalle 666 serie nella seguente maniera :

* Capitolo viii.* Capitolo viii, secondo la recensione di W.Q. Judge

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Moltiplica il grande Naros (600,000) per il Saros : 600,000x120 : il risultato è 72,000,000 - che è la lunghezza del Ciclo Solare, o la durata di vita del sistema solare - il Manvantara Solare, in Mahā-yuga.

Completando il calcolo : equiparando Mahā-yuga in "anni terrestri" : 72,000,000x4,320,000 = 311,040,000,000,000 di anni, o un Kalpa Solare. Nel sistema Brāhmanico questo periodo è conosciuto come l'Età di Brahmā, o la vita di Brahmā. I mezzi per calcolare la durata della vita di Brahmā sono forniti dalla Mahābhārata in questa maniera, basandosi sul calcolo di un Kalpa (o il giorno di Brahmā) : 30 di questi kalpa sono pari ad un mese di Brahmā, il quale anno consiste di 12 mesi; la sua vita consiste di 100 di questi anni.

Il mese di Brahmā è ottenuto aggiungendo i giorni e le notti e moltiplicando per 30. Quando questo risultato è moltiplicato per 12 fornisce il periodo dell'anno di Brahmā. La lunghezza della vita di Brahmā è ottenuta moltiplicando il periodo temporale di questo anno per 100. Espresso numericamente :

4,320,000,000x2x30x12x100=311,040,000,000,000 di anni.

Siccome il calcolo dei vari cicli culmina nel periodo temporale del Ciclo Solare, è lo stesso che vengano usate figure Caldee o serie di numeri Indu, non sembra estremamente necessario sottolineare che entrambi i sistemi sono inequivocabilmente derivati dalla stessa sorgente : La Dottrina Segreta delle Ere.

Come già indicato, il culmine di questo lungo periodo di anni contenuto nel Ciclo Solare non è che la conclusione di un Manvantara Solare. Sebbene causerà la Grande Notte, che durerà per un equivalente numero di anni, quando questo periodo di tempo è esaurito un nuovo sistema solare riemergerà , si reincarnerà, essendo il risultato del sistema precedente, in accordo con la Dottrina del Costante Rinnovamento.

"L'occultismo dice... con così tanta sicurezza come non mai : "LA MATERIA È ETERNA, diventando atomica (il suo aspetto) solo periodicamente." Questo è tanto sicuro quanto l'altra asserzione, che è accettata quasi unanimemente da astronomi e fisici, cioé che l'usura e il lacerarsi del corpo dell'Universo sta incessantemente progredendo, e che porterà alla fine all'estinzione dei fuochi Solari e alla distruzione dell'Universo. Ciò è erroneo nelle linee tracciate da Uomini di Scienza. Ci saranno, come c'è sempre stato nel tempo e nell'eternità, periodiche dissoluzioni dell'Universo Manifesto, ma (a) un parziale pralaya dopo ogni "Giorno di Brahmā" ; e (b) un pralaya Universale, il Mahā-Pralaya, solo dopo il corso di ogni Era di Brahmā." (I, 552*)

La differenza fra i due Pralaya è grande : (a) si riferisce alla dissoluzione di una catena planetaria, alla chiusura di un Giorno di Brahmā , un periodo di 1'000 Mahā-yuga; (b) si riferisce alla dissoluzione del

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* Vol. II, p.275, 6 vol. ed.; I, 602-3, 3a ed.

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sistema solare alla chiusura di un'Età di Brahmā, un periodo di 72'000'000 Mahā-yuga.Deve essere tenuto a mente che la Dottrina del Costante Rinnovamento fa riferimento ai

veicoli inferiori o rivestimenti esterni che sono manifesti sul piano fisico, mentre il principio basico indivisibile, interno e spirituale, che è chiamato Essenza Monadica, perdura dal pralaya al manvantara, così come dal periodo di attività al periodo di riposo. Questo per dire che l'Essenza Monadica perdura al periodo di dissoluzione ed è responsabile per l'ulteriore processo di rivestimento o manifestazione che ha luogo quando il periodo di riposo è concluso e un nuovo ciclo di attività comincia. Il principio è lo stesso, che si consideri un sistema solare, un pianeta o un uomo. Questo è indicato nella formulazione "dal di dentro al di fuori" espressa nel passaggio seguente :

" quando la cosiddetta "Creazione", o formazione di un pianeta, è compiuta da quella forza che è designata dagli Occultisti Vita e dalla Scienza "energia", allora il processo ha luogo dal di dentro al di fuori, poiché si dice che ogni atomo contiene in sé energia creativa dell'Alito Divino." (I, 11-2 *) Sia ricordato che il Respiro Divino è una proiezione, per così dire, del Grande Respiro, che è eterno (come è stato sostenuto nell'apertura di questo capitolo). Nel Catechismo Occulto, dato sotto forma di domanda e risposta, questo è espresso nella maniera seguente :

"Che cosa è che sempre viene e va ?Il Grande Respiro." (I,11+)

Il "venire" rappresenta la contrazione, o Inspirazione del Grande Respiro, equivalente a Pralaya. L'"andare" sta per l'espansione o Espirazione del Grande Respiro, Manvantara.

La ragione per la quale il processo dell'emanazione o svolgimento, chiamato "creazione" nella citazione antecedente, può avere luogo è dovuta ad una concrezione, per così dire, dello spirito Divino in un "centro". Questo centro agisce come un fuoco per le forze energizzanti che procedono dal di dentro al di fuori dovute al alle potenze espansive rilasciate attraverso questo vortice.

Nel caso della reincarnazione dell'uomo, la Monade agisce nella natura di un centro di energia per il rilascio delle potenze dell'Essenza Monadica. Manda fuori un Raggio che agisce come la sua upādhi ++ nella sfera materiale. Quando questo Raggio è legato con un fuoco, rappresentato da un "seme della vita", le potenze energizzanti cominciano a lavorare da di dentro al verso l'esterno, prima attirando verso il Corpo Modello e poi più tardi verso il veicolo esterno (il Corpo Fisico), questi elementi formativi sono usati per la costruzione

*Vol. I, p77,6 vol. ed.; I, 40, 3a ed.+Vol. I, p77,6 vol. ed.; I, 39, 3a ed. ++ Questo venne spiegato nella sezione intitolata "Lo stato della Monade in Relazione

al Costante Rinnovamento", vedi pagina 9. Spiegazione ulteriore è data nella prossima sezione : Sūtrātman, il filo luminoso della monade immortale.

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delle vesti inferiori o rivestimenti. Questo è cio che è indicato nella citazione seguente come "la formazione dei principi umani". Questo significa i quattro principi inferiori nell'umana costituzione settenaria, correntemente chiamato il quaternario inferiore. I tre principi immortali del settenario, la Monade ( Ātma-Buddhi) e Manas (il Principio Mentale), non sono chiaramente "nuovi". Sarebbe bene chiarificare il tema a questo punto chiamando i "principi che sono disintegrati" e poi raggruppati insieme di nuovo per una nuova incarnazione, cioé : Kāma (il Principio dei Desideri); Prāna (il Principio Vitale); Linga-śarīra (il Corpo Modello, che è il veicolo di Prāna); lo Sthūla-śarīra, il corpo fisico.* La disintegrazione dei principi inferiori è chiaramente una fase temporanea.

"Diventa così apparente come sia perfetta l'analogia fra il processo di Natura nel Cosmo e nell'uomo individuale. Quest’ ultimo vive il suo ciclo di vita e muore. Il suo "principio più elevato", corrispondente nello sviluppo di una catena planetaria alla monade ciclica, passa in Devachan, che corrisponde al "Nirvana" e allo stato di riposo che interviene fra due catene. I principi inferiori dell'uomo sono disintegrati nel tempo e sono usati dalla Natura di nuovo per la formazione di nuovi principi umani, e lo stesso processo ha luogo nella disintegrazione e formazione dei Mondi. L'Analogia è così la guida più sicura alla comprensione degli insegnamenti Occulti." I, 173 +)

La corrispondenza che esiste nei processi del Cosmo e nell'uomo è un'indicazione che Una Legge pervade l'Universo. Dimostra il funzionamento del Piano Divino.

La spiegazione riguardante il ciclo delle Monadi, e il passaggio in Devachan sono soggetti trattati in capitoli speciali. ++

Riguardo allo "stato di riposo che interviene fra due catene" : questo è conosciuto, tecnicamente, come "lo Stato Laya", e dura durante il ciclo di inattività in occasione di un Pralaya Planetario, il quale succede al Giorno di Brahmā (o Manvantara). Una "catena" consiste in una serie di sette globi, che compone un sistema planetario durante il Manvantara Planetario. La reincarnazione di un sistema planetario, o una "catena planetaria", consisterà in sette globi, quando un nuovo Manvantara verrà introdotto all'attività.

*Il soggetto è considerato nel Capitolo VI - "La legge Settenaria" e nel Capitolo X - "Gli Stati del Dopo-Morte".+ Vol. I,p.226, 6 vol. ed.; I, 196, 3a ed.++ Il ciclo della Monade è spiegato nel Capitolo IX - "La Dottrina delle Ronde". Il soggetto del Devachan è riservato per "Gli Stati del Dopo-Morte" - Capitolo X.

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UNA RAPPRESENTAZIONE DIAGRAMMATICA DEL SŪTRĀTMAN E DEGLI EGO EVANESCENTI

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SŪTRĀTMAN - IL FILO LUMINOSO

SŪTRĀTMAN - IL FILO LUMINOSO DELLA MONADE IMMORTALE

L'analisi della seconda asserzione fondamentale è riassunta ora. Il tema è continuato riferendosi e spiegando il termine Vedico Sūtrātman, che è stato menzionato essere equivalente nel significato alla Monade. Si vedrà che si fa uso della stessa idea che è affermata nella seconda asserzione fondamentale : cioè, che periodi di attività sono seguiti da periodi di riposo. Questi periodi sono chiamati "cicli attivi e passivi" nella citazione.

"In ognuno di noi quel filo d'oro di vita continua , periodicamente interrotta in cicli attivi e passivi di esistenza sensibile sulla terra, e sovrasensibile nel Devachan. È così dall'inizio della nostra apparizione su questa terra. È il Sūtrātman, il filo luminoso della monade immortale e impersonale, sul quale le nostre vite terrene o Ego i evanescenti sono infilate come altrettante perle, in accordo alla bella espressione della filosofia Vedica." (II, 513*)

Il devachan è lo stato di beatitudine chiamato sovrasensoriale, nel quale la triade superiore imperitura entra dopo la morte per un ciclo passivo. Quando il periodo di riposo è concluso la triade immortale riemerge dallo stato di beatitudine per un altra reincarnazione sulla terra. Il verbo È maiuscolo esprime la continuità del filo-se attraverso il ciclo delle esistenze. Le personalità mortali sono qui chiamate "gli Ego evanescenti".

Sūtrātman è un composto Sanscrito usato specialmente nella filosofia Vedica : sūtra, filo; ātman, se. Il filo-se può essere descritto come la corda d'oro che rende possibile il manifestarsi sulla terra, legando il Se immortale con il veicolo impermanente. Il legame rimane durante tutti gli innumerevoli cicli attivi e passivi che occorrono durante il periodo di una vita. Un ciclo attivo consiste nel periodo di attività durante il giorno, mentre il ciclo passivo è il periodo di riposo durante la notte. Attraverso questi cicli attivi e passivi uno non è cosciente di nessun cambiamento, perché non ne è avvenuto nessuno per quanto riguarda il filo-se. Quando si entra nel lungo ciclo passivo, visto come "morte", non c'è ancora cambiamento per il Sūtrātman durante questo periodo di riposo prolungato. Poiché è sempre presente, inerente al Se duraturo che non muore quando il veicolo fisico è abbandonato. La personalità, o ego evanescente, che esistette sulla terra, è abbandonata come una perla sul filo, sebbene il suo veicolo esterno o legame con il mondo fisico, rappresentato dal corpo, è abbandonato nella sfera materiale.

Una rappresentazione diagrammatica può essere usata per spiegare meglio l'idea. Una sfera più grande, nella porzione superiore del diagramma, è intesa

* vol. IV, p. 82, 6 vol. ed.; II, 540, 3a ed.* Bisogna dire che nell'esposizione sarà seguita la spiegazione della Dottrina Segreta piuttosto che quella Vedica, poiché H.P.B. commenta che "la loro spiegazione differisce in qualche modo da quella dell'occultismo; spiegare quale differenza è lasciato ai Vedanta stessi."(I, 17; I, 82,6 vol. ed.; I, 45,3a ed.)

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rappresentare una sfera d'oro; questo simbolizza l'Essenza Monadica. Quando l'uomo sta per entrare in un periodo di attività per sperimentare un ciclo di vita sulla terra, un raggio viene espulso o scagliato dall'Essenza Monadica nei regni materiali, e attraverso il meraviglioso processo di gestazione un bambino nasce nel mondo fisico. Mentre il bambino cresce e diventa un giovane, il giovane adulto, una personalità è sviluppata. Questa personalità, o ego, è legata alla propria sorgente originaria, il Jīvātman o l'Essenza Monadica, attraverso un filo d'oro, il Sūtrātman. Quando la morte sopraggiunge, questa personalità, rappresentata come una piccola sfera, è lasciata come una perla sul Filo-Se. Quindi sopraggiunge un ciclo di passività. Alla conclusione di questo periodo di passività, un'altro raggio è inviato nel mondo materiale ed un'altra personalità è portata in essenza manifestandosi nel mondo per un altro periodo di attività. Questo a turno è seguito da un altro periodo di riposo, ed un'altra personalità è lasciata sul filo. Il processo è continuo attraverso il Manvantara.

Nel diagramma ogni sfera pendente sul filo rappresenta un'incarnazione e la formazione di una personalità durante un periodo di attività sulla terra. Ogni personalità è abbandonata come una perla sul filo, o un gioiello di una collana. La sfera inferiore rappresenta la personalità presente : è più larga di tutte le altre poiché è predominante e una persona è sempre cosciente di essa. L'ego è così preso dalle sue attività e esperienze sulla terra che non ha conoscenza di nessuna delle personalità precedenti, o perle sul filo. Anch'essa verrà lasciata come un'altra perla quando la morte arriverà. Il fattore più importante, comunque, è che ogni personalità può essere modellata in una bella perla, o lasciata come una imperfetta.

Le perle sono collocate come pendenti, una sotto l'altra, in una serie discendente, invece che in forma di collana, in modo da enfatizzare il punto seguente. Ogni sfera rappresentando una personalità o ego evanescente, sebbene chiamata fugace e impermanente, è effimera finché si prende in considerazione la sua relazione con il mondo materiale. È vista come una perla lasciata sul Sūtrātman, poiché permette la base per modellare la personalità che sarà prodotta nella prossima rinascita o reincarnazione sulla terra. Ovviamente quando ha luogo una nascita nel mondo fisico, viene prodotto un nuovo corpo, nato da genitori nuovi, e la personalità conseguente sviluppata sarà una nuova personalità, che "cresce" come una fenice dalle ceneri (o perla) dell'ego formatore. Questo è così perché la "perla" lasciata sul Sūtrātman fornisce il calco o modello per il nuovo ego, che è quindi risultante della vecchia personalità. Così l'ego evanescente non è in realtà "perso", è presente nella nuova individualità vivente sulla terra, legata al Se permanente attraverso il Filo-Se.

Inoltre (tornando al diagramma), la più grande delle sfere pendenti, che rappresenta la personalità attuale sulla terra, non è solo la risultante della sfera che la precede immediatamente, ma rappresenta il raccolto di tutte le sfere precedenti (o personalità), combinate o fuse, per così dire, nell'ego presente. Allo stesso tempo, vivendo nel mondo,

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creando costantemente un nuovo modello di pensiero così come creando nuove cause la personalità è costantemente modificata. Così l'uomo si rinnova sempre e allo stesso tempo rappresenta la somma di tutte le vite che l'hanno formato, poiché il Sūtrātman "è dall'inizio della nostra apparizione sulla terra."

Concludendo questa spiegazione del diagramma di rappresentazione del Sūtrātman, si può notare che in realtà anche la sfera sulla sommità che rappresenta l'Essenza Monadica, è unita alla sua Sorgente originaria, Paramātman, ma siccome non c'è modo di rappresentare questa unione, è lasciata all'immaginazione del lettore.

La stessa idea associata con il Sūtrātman è presente nelle Stanze di Dzyan. Il simbolo è egualmente tanto bello, se non più elevato, perchè si fa uso di una Fiamma che simbolizza l'Essenza Monadica, mentre quello che rappresenta l'ego evanescente è ritratto come una scintilla, che pende dalla fiamma dal filo di Fohat, che significa il filo della vita, equivalente al Sūtrātman. Una scintilla scaturisce da una fiamma e sparisce; nondimeno la fiamma rimane, senza riguardo al numero di scintille che procedono dalla Sorgente. Ecco le parole dello śloka (o verso), che è seguito da una domanda con la conseguente risposta :

"La scintilla è appesa alla Fiamma tramite un fine filo di Fohat."(Stanza VII, śloka 5)"Cos'è questa "Scintilla" che "è sospesa alla Fiamma"? È Jīva, la Monade in congiunzione con Manas, o piuttosto il suo aroma, ciò che rimane di ogni personalità, quando ne vale la pena, ed è appesa ad Ātma-Buddhi, la Fiamma, col filo della vita," (I,238*)

È Manas, il principio Mentale, che permette alla Monade di proiettare il suo "Filo di vita" verso il veicolo inferiore, poiché il Manas Superiore (tecnicamente Manas-Taijasī, che è, Manas con la luce di Buddhi, qui paragonato all"aroma di Manas") che è chiamato l'Ego Reicarnante, fornisce l'impulso motivante per mettere insieme il principio inferiore di nuovo per un'altra reincarnazione sulla terra. Inoltre, è attraverso il principio di Manas che è fatto il legame fra la personalità e il Se permanente.

Il tema è continuato nello śloka seguente (verso 6) :

"Dal primo-nato il filo fra l'Osservatore Silente e la sua ombra diventa più forte e radiante ad ogni cambiamento."

(Stanza VII, śloka 6)

Il "primo-nato" significa il "primitivo, o il primo uomo", colui che comincia il Ciclo di Necessità, risultante in innumerevoli serie di incarnazioni sulla terra. Il "filo" è ancora il filo di vita, il filo di Fohat, Sūtrātman. L'"Osservatore Silente", sta per il Jīvātman, o la Monade, più tardi chiamata il Prototipo Divino. È vista come Osservatore Silente perché non è capace di maniferstarsi in sfere materiali

*Vol.I,p.284,6 vol.ed.;I259,3a ed.

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e quindi è un osservatore piuttosto che un partecipante nell'incarnazione sulla terra. L'"ombra" è la personalità o l'ego evanescente, sebbene legato con l'Osservatore Silente. "Ogni cambiamento" significa ogni reincarnazione.

"...l''Osservatore' e la sua 'Ombra', quest'ultima nel numero di quante reincarnazioni ci sono per la monade, sono uno. L'Osservatore, o il prototipo divino, è sul piolo più alto della scala dell'essere; l'ombra sul più basso... È Primario, lo Spirito (Ātman) è uno, certamente, con Paramātman (lo Spirio Universale Uno)... 'Mio Padre, che è in Cielo, e Io, siamo unò, dice la Scrittura Cristiana; in questo, ad ogni costo, c'è l'eco piena di speranza del principio esoterico." (I, 265*)

Mentre l'uomo impara come diventare illuminato attraverso il suo Se divino (suo "Padre in Cielo), ogni reincarnazione diventa più "radiante". Il glorioso raggiungimento finale, quando l'uomo diventa pienamente illuminato, significato dal termine Buddha, è un bel ritratto in queste parole dello śloka :

"La luce del mattino è cambiata in gloria di mezzogiorno."(Stanza VII, śloka 6)

Uno dei più squisiti passaggi dipinti nei volumi può essere aggiunto adesso in maniera calzante. È dato per illustrare la continuità dell'immortalità, del Se permanente in contrapposizione distintiva alle personalità passeggere :

"Proprio come miliardi di scintille brillanti danzano sulle acque di un oceano sopra il quale una sola luna scintilla, così le nostre personalità evanescenti, i gusci illusori dell'immortale Monade-Ego, brillano e danzano sulle acque di Māyā. Durano e appaiono, come le mille scintille prodotte dai raggi della luna, finché la Regina della Notte irradia il suo bagliore sull'acqua corrente della vita : il periodo di un Manvantara; e poi spariscono, i raggi, simbolo dei nostri eterni Egoi Spirituali, che soli sopravvivono, nuovamente fusi e Uno con con la Madre-Sorgente." (I, 237+)

La "Sorgente-Madre", ciò con cui l'Essenza Monadica è unita, è Paramātman, lo Spirito Universale Uno. Māyā è un termina Sanscrito che può essere reso come il mondo illusorio. Il mondo, Māyā, è derivato dalla radice verbale mā, misurare; quindi cio che è misurato. In verità cio che può essere misurato è finito e transitorio quindi soggetto a cambiamenti continui e rinnovamenti. Solo la Realtà, che non è soggetta a cambiamento, è oltre la presa di Māyā. ++

*Vol.I, p.308; 6 vol. ed.; I,285-6,3a ed.+Vol.I, p.283; 6 vol. ed.; I,258,3a ed. ++"Nella filosofia Induista solo cio che è immutabile ed eterno è chiamato realtà; tutto

quello che soggetto al cambiamento attraverso il decadimento e differenziazione e che ha quindi inizio e fine è visto come māyā, illusione." Il Glossario Teosofico, p 211.

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La presentazione della seconda asserzione fondamentale, alla quale ci si riferisce qui sotto come "a questa seconda asserzione", è conclusa attraverso questo riassunto generale.

"Questa seconda asserzione della Dottrina Segreta è l'assoluta universalità della legge di periodicità, o flusso e riflusso, alta e bassa marea, che la scienza fisica ha osservato e registrato in ogni dipartimento della natura. Un'alternanza come quella del Giorno e la notte, Vita e Morte, Sonno e Veglia, è un fatto così comune, così perfettamente universale e senza eccezione, che è facile comprendere che in esso vediamo una delle leggi fondamentali dell'universo." (I, 17*)

Per questo è chiamata Legge Divina.

REINCARNAZIONE - UNA FASE DELLA DOTTRINA DEL COSTANTE RINNOVAMENTO

Fin qui l'aspetto causale della Dottrina del Costante Rinnovamento è stata sollecitata. La ragione dovrebbe essere chiara : una volta che l'idea è compresa questo rinnovamento di forme, o corpi, è una necessità (essendo parte di un processo cosmico sotto il governo della Legge Divina) e sarà compreso che la procedura è quella di rimanere con il lavoro armonioso delle Leggi Divine che è un processo naturale come lo è quello delle stelle e della luna di brillare. La legge che cerca di preservare la Grande Armonia nella legge del Karma.

Nel caso dell'essere umano, la necessità di prendere un nuovo corpo, o il processo di rinascita, è chiamato Reincarnazione, poiché la fase presente dell'evoluzione umana sulla terra richiede che sperimenti un ciclo di vita in un corpo di carne. Il significato letterale della parola latina Reincarnazione è "riprendere un corpo di carne ed ossa".

In maniera specifica applicata all'uomo, poi, la Dottrina del Costante Rinnovamento implica la dottrina della Reincarnazione, la necessità dell'uomo di apparire sulla terra ripetutamente per sperimentare cicli attivi di esistenza. Quando un ciclo di vita è portato alla fine attraverso la morte del corpo, ne segue uno passivo. Comunque, a suo turno il ciclo passivo sarà terminato e sarà seguito da un altro ciclo di vita, quando l'uomo rinasce sulla terra.

La dottrina della Reincarnazione è ammirabilmente esposta in questa citazione :

"Intimamente, o piuttosto indissolubilmente, connessa con il Karma, poi, c'è la legge della rinascita, o della reincarnazione della stessa individualità spirituale in una lunga, quasi interminabile, serie di personalità. Quest'ultime sono come i vari costumi e personaggi recitati dallo stesso attore, con ognuna delle quali l'attore si identifica ed è identificato dal pubblico, per lo spazio di poche ore.

*Vol.I, p.82, 6 vol. ed.; I, 45, 3a ed.

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L'uomo interiore, o uomo reale, che impersona questi personaggi, sa che per tutto il tempo che è Amleto lo è per il breve spazio di pochi atti, che rappresentano, comunque, sul piano dell'illusione umana tutta la vita di Amleto. E sa che era, la notte prima, re Lear, la trasformazione a suo turno dell'Otello di una notte ancora precedente; ma il personaggio esteriore, visibile è supposto ignorare i fatti. Nella vita attuale questa ignoranza è sfortunatamente fin troppo reale. Nondimeno, la personalità permanente è completamente consapevole del fatto, sebbene, a causa dell'atrofia dell'occhio spirituale nel corpo fisico, questa conoscenza non riesce ad imprimersi nella coscienza della falsa personalità." (II, 306*)

L'"atrofia dell'occhio spirituale" si riferisce al non funzionamento di quest'organo nel corpo. Il suo uso attiverebbe nell'uomo l'intuizione di conoscenze spirituali come anche la realizzazione del Se permanente. L'"Occhio Spirituale" è chiamato con vari nomi : l'occhio di Dagma, il Devāksha, l'occhio di Šiva, il terzo occhio. Sebbene atrofizzato, per quanto riguarda il suo uso spirituale, l'organo fisico conosciuto come ghiandola pineale, nondimeno, ha un ruolo dominante nel corpo fisico.

L'importanza della dottrina cardinale della Reincarnazione è indicata chiaramente :

"Gli occultisti devono insegnare di reincarnazioni cicliche che portano evoluzione : questo tipo di rinascite, misteriose e ancora incomprensibili a molti che ancora ignorano la storia del mondo, che è stata cautamente menzionata nell'Iside Svelata. Una rinascita generica per ogni individuo con intermezzo di Kāma-loka e Devachan, e una reincarnazione ciclica e consapevole con un grandioso e divino oggetto per pochi."( V, 357)

Kāma-loka e Devachan sono due stati post morte. Il primo stato rappresenta la condizione immediatamente successiva alla morte, nella quale l'entità disincarnata dopo un certo periodo sottostà alla separazione del principio mortale rimanente dalla triade superiore immortale. Questa separazione è riportata dagli antichi come la "seconda morte". Quando questo è stato compiuto l'entità allora sperimenta il secondo stato, quello del Devachan, piendo di benedizione, condizione di riposo simile al sogno, un ciclo passivo. +

* Vol. III, p. 307, 6 vol. ed.; II, 320, 3a ed.+ Il soggetto è completamente trattato nel capitolo X, "Gli Stati del Dopomorte". Il

"grandioso e divino oggetto per i pochi" è considerato nei capitoli successivi di questo libro, specialmente nel Capitolo XI, "la Dottrina dei due Sentieri".

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NITYA-SARGA E NITYA-PRALAYA : INCESSANTE CREAZIONE E PERPETUA DISSOLUZIONE

C'è un altro aspetto della Dottrina del Costante Rinnovamento che è specialmente applicabile a tutte le aggregazioni di veicoli, usualmente chiamati "corpi" come il corpo fisico dell'uomo. Questo è compendiato nelle parole Nitya-Sarga e Nitya-Pralaya. Nitya è un nome Sanscrito che significa continuo, perpetuo, eterno; sarga, dalla radice verbale srj, significa emissione o creazione di materia; pralaya, dissoluzione. Questi termini si applicano al processo di incessante ricostruzione e perpetua distruzione, che continua costantemente nei corpi aggregati, che sia il corpo dell'uomo o il corpo di un pianeta dove vive l'uomo, la Terra; o il corpo di un sole, o anche il corpo di un universo. Perché in ogni caso il "corpo" è un'aggregazione di vite, per piccole che siano e solo visibili al microscopio. Ogni vita microscopica sta seguendo il modello ritmico di costante rinnovamento di se stessa. Così nel corpo umano queste minuscole vite sono le cellule, che continuamente si dividono e si rinnovano attraverso il meraviglioso processo della divisione cellulare. L'operazione è senza posa, anche se il corpo da l'impressione di essere un veicolo che non si modifica. Eventualmente il processo di distruzione prende il sopravvento su quello di costruzione e il corpo muore. Nitya-Pralaya si riferisce a

"il cambiamento che ha luogo impercettibilmente in tutto questo Universo dal globo fino all'atomo, senza posa. È crescita e decadimento (vita e morte)." (I, 371*)

Dovrebbe essere tenuto a mente che ci sono molti tipi di pralaya, la chiave del significato specifico è fornita dall'aggettivo. Così ce ne sono tre più importanti :

"Il primo è chiamato Naimittika ovvero "occasionale" o "incidentale", causato da intervalli fra i "Giorni di Brahmā"; è la distruzione di creature, di tutto quello che ha vita e ha forma, ma non della sostanza che rimane nello status quo fino ad un'altra alba in quella 'Notte'".(cioé la Notte di Brahmā). (I, 370 +)

Il secondo è chiamato Prākritika, la forma aggettivale di Prakriti, che vuol dire materia o natura; da qui il Pralaya della Natura, equivalente alla totale dissoluzione :

"e succede alla fine dell'Età o vita di Brahmā, quando tutto quello che esiste è risolto nell'elemento primario, per essere rimodellato alla fine di quella lunghissima notte. Ma il terzo, Ātyantika, non concerne i Mondi o gli Universi, ma solo le individualità di alcune persone; è così questo Pralaya individuale o NIRVĀNA; dopo aver raggiunto il quale non ci sono più future esistenze

*Vol. II,p.87, 6 vol. ed.; I 398, 3a ed. +Vol. II,p.86, 6 vol. ed.; I, 397-8, 3a ed.

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possibili, nessuna rinascita fino al Mahā-Pralaya. L'ultima notte che dura 311,040,000,000,000 anni." (I, 371*)

Ātyantika è un aggettivo Sanscrito che significa "al di la della morte particolare o limite"; eccessivo, senza fine. Si riferisce specificatamente ai Nirvānīs (coloro che hanno raggiunto e sono entrati nel Nirvāna). Osserva, comunque, la frase "fino dopo al Mahā-Pralaya," che significa che anche i Nirvānīs seguiranno la stessa legge dopo un periodo eonico.

"Perché è detto negli Šloka Sacri :""il filo di irraggiamento che è imperituro e si dissolve solo nel Nirvāna, riemerge da esso

nella sua integrità nel giorno quando la Grande Legge chiama tutte le cose di nuovo all'azione."" (II, 80 +)

Mentre la monade fu descritta riassumere "la sua Essenza Primeva" sulla soglia del Paranirvāna e "diventa l'Assoluto una volta ancora" (I, 135++), in riferimento al "grande giorno del Sii-Con-Noi", che è equivalente alla Grande Notte o Mahā-Pralaya, e poiché il riemergere di un Nirvānī capita alla conclusione della Grande Notte, dovrebbe essere chiaro che in tale maniera la Monade riemergerà da quel lungo periodo di Riposo che è chiamato Paranirvāna.

Altri periodi di riposo (pralaya) e altri periodi di attività (manvantara) possono essere descritti come segue : Paurusha-Pralaya e Paurushataras possono essere applicati all'uomo stesso, significando la morte e la vita di un individuo (paurusha è la forma aggettivale di purusha, uomo). Bhaumika-Pralaya e Bhaumika-Manvantara, la dissoluzione della terra e il periodo di attività della terra (bhaumika è la forma aggettivale di bhūmi, la Terra). Saurya-Pralaya e Saurya-Manvantara, la dissoluzione del sole (da qui anche il sistema solare) e il periodo di attività del Sole (saurya è la forma aggettivale di sūrya, il sole).

Senza riguardo per il tipo di pralaya, quando il suo periodo di tempo è scaduto, senza riguardo per la lunghezza del tempo coinvolto, in accordo con la pulsazione ritmica che periodi di attività devono seguire periodi di riposo, un nuovo manvantara arriverà in essenza, in armonia ritmica con l'Espirazione del Grande Respiro, in consonanza con il Piano Divino, manifestando ancora una volta un aspetto dello sviluppo del Piano Divino.

*Vol. II,p.86, 6 vol. ed.; I 398, 3a ed. +Vol. III,p.89, 6 vol. ed.; II, 83-4, 3a ed. ++Vol.I,p.193, 6 vol. ed.; I 160, 3a ed.

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CAPITOLO II

LA DOTTRINA DELL'EQUILIBRIO E DELL'ARMONIA

È stato stabilito che c'è una fondamentale legge di Ritmo, che è un aspetto del Moto Eterno. Questa legge si manifesta nella modalità di cicliche pulsazioni che sono l'alternanza di periodi di manifestazione e dissoluzione. Così ogni periodo di attività (Manvantara o Manifestazione) richiede una sequenza ritmica in una direzione opposta, vale a dire un periodo di riposo (Pralaya o Dissoluzione). Quindi possiamo dedurre che l'Armonia o Ritmo è un aspetto fondamentale del Piano Divino. Accettato questo dato di fatto, se questa armonia dovesse essere disturbata, sia da forze esterne o energie interne, ci deve essere per necessità un'inerente urgenza che tende a restaurare l'armonia disturbata. La Saggezza Antica postula che questa urgenza è la manifestazione di una legge fondamentale e eterna come quella del Moto stesso, che opera verso la restaurazione dell'armonia ogni qualvolta è disgregata, così da mantenere l'equilibrio. Questa legge primaria può essere chiamata la Legge di Aggiustamento, sebbene è stata familiarizzata con il nome Sanscrito che è discretamente conosciuto all'Ovest come la Legge del Karma.

Il Karma è stato descritto come la legge di causalità etica, o legge di causa ed effetto. Dovrebbe essere tenuto a mente, comunque, che il significato essenziale della parola Sanscrita è azione, poiché karman è derivato dalla radice verbale kr, che significa fare, agire. Quando un'azione è compiuta una sequenza di eventi è tenuta ad accadere, a dipendenza del tipo di azione e alla forza con la quale l'azione è compiuta. Allo stesso modo la reazione, o effetto, è governato dalla forza motivante : se debole, la reazione sarà debole; se forte ci sarà una reazione forte, finché l'equilibrio è restaurato e l'armonia regna nuovamente.

Nel capitolo di apertura è stato dato risalto allo schema universale, mostrando che il processo di costante rinnovamento governa l'universo e tutte le sue parti, questo aspetto sarà continuato adesso. Riferendosi di nuovo ai periodi di attività, seguiti da periodi di riposo : durante la sua formazione l'universo viene alla manifestazione per un periodo di attività; durante il seguente entra in un periodo passivo. Dovrebbe essere ovvio che delle cause vennero generate durante il ciclo di esistenza che non era completamente risolto, o completamente messo a punto, quando l'universo entrò nella passività; conseguentemente tutto ciò rimase incompiuto. È questo "lavoro non finito" (per usare parole chiaramente comprensibili) che agisce come potente legame che domanda compimento. Quindi questo agisce come un fattore pieno di forza che riporta un'altra riemergenza, affinché un'altro periodo di attività possa offrire un'opportunità per finire "l'affare cominciato", come anche per fare i necessari aggiustamenti.

Facciamo una pausa per un momento per fare un paragone nel ciclo dell'essere umano. Lo stesso fattore è coinvolto. Una persona passa attraverso questo mondo prima di completare il suo vero scopo, lasciando dietro di se desideri e brame insoddisfatti. Questi agiscono come potenti fattori che riportano la persona indietro alla scena che ha formato il risultato, in modo che possa elaborare ciò che ha desiderato fare. Si può pensare che queste brame siano assorbite o "obliterate", durante l'intervallo della morte e che quindi si dissolveranno fuori dall'atmosfera terrestre, ma questo non è il caso. Perché la

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registrazione fatta al momento che il pensiero o atto fu iniziato è indelebile, essendo stata impressionata l'imperitura sostanza-principio conosciuta come Ākāśa. Poiché anche 30

durante i periodi di Riposo, il Movimento "pulsa e freme attraverso ogni atomo dormiente" come un commento delle Stanze di Dzyan lo spiega.(I,116*)

Ākāśa è un termine che necessita spiegazione, poiché è usato frequentemente nella Dottrina Segreta e con vari significati; quindi è difficile darne una precisa definizione. Il significato originario può essere d'aiuto per darne un'idea : è derivato dalla radice verbale kāś, risplendere; da qui letteralmente "la sostanza luccicante". Esotericamente significa la Luce primordiale che si manifesta attraverso Divina Ideazione. Si da questa spiegazione :

"Nell'Assoluto o Divino Pensiero tutto esiste e non c'è stato tempo in cui non esistette; ma la Divina Ideazione è limitata dai Manvantara Universali. Il regno di Ākāśa è lo spazio indifferenziato e noumenico che sarà occupato da Chidākāśa, il campo o coscienza primordiale. Ha diversi gradi, comunque, in filosofia Occulta; in realtà, 'sette campì."+

Da qui la ragione per la variazione di significato, poiché Ākāśa può essere divisa in vari stadi, o piani, o campi di manifestazione. Così nei suoi più alti campi d'azione corrisponde alla definizione di Radice di Tutto, come usata nel Buddhismo del Sud, dal quale tutto nell'universo arriva ad essere, in obbedienza ad una legge di movimento inerente ad esso. In questo aspetto Ākāśa è sinonimo del termine Tibetano Tho-og, Spazio, che è reso come Aditi nelle scritture Indu. Ancora Ākāśa è equivalente ad Ādi-Buddhi nella terminologia del Buddhismo del Nord, come Alaya; o Svabhavat nelle Stanze di Dzyan, reso con "Madre-Padre"; a volte è tradotto "Etere Primordiale". Un'altro termine usato con grande frequenza

*Vol.I, p. 176, 6 vol. ed.; I, 142, 3a ed+ Traduzione dalle Logge di Blavatsky, pp. 74-5. Chidākāśa : composto di Chit,

coscienza astratta (diventa Chid nei composti) e Ākāśa; da qui il campo di coscienza primordiale.

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e simile nel significato è Mūlaprakriti (Sostanza-Radice pre-cosmica) dei Vedantini, in ciò è la base per le sette Prakriti che compongono il mondo materiale. Nello schema Brāhmanico la parole equivalente è Pradhāna. Anima Mundi non dovrebbe essere omessa in questa delineazione. Queste due parole Latine, significano letteralmente "Anima del Mondo" sono anche usate con un grande grado di ampiezza; più frequentemente nella stessa maniera che la Luce Astrale è impiegata in due modi :(I) La Luce Universale Astrale; (2) la Luce Astrale della Terra, che rappresenta il più basso raggiungimento di Ākāśa e significa in questo aspetto, tecnicamente, il Linga-śarira della Terra.

"La luce astrale sta nella stessa relazione ad Ākāśa e ad Anima Mundi, che Satana alla Deità. Sono la stessa cosa vista da due aspetti : lo spirituale e lo psichico, il super-etereo o legame di connessione fra la materia e il puro spirito, e il psichico." (I, 197*)

In ancora un'altro aspetto, Ākāśa è enumerato come uno dei Principi Cosmici (Tattvas), il Quinto Principio Cosmico, che è reso come Etere.

Il particolare aspetto di Ākāśa che si desidera evidenziare qui è quello della permanente registrazione e la sua relazione con la Dottrina dell'Equilibrio. Questa registrazione può essere descritta come l'archivio cosmico o galleria, poiché ogni azione e pensiero sia sul piano fisico che astrale vi viene indelebilmente registrata. Questo aspetto è prominente in religioni, specialmente in quelle Indu e Egizia, in connessione con il giudizio che prende luogo dopo la morte. Il tema è presente all'Ovest, anche, nell'idea dell'Angelo che tiene nota, che senza dubbio ha la sua origine nella Kabala, nella descrizione di quattro Angeli che Registrano, uno connesso con ogni punto cardinale. Quindi c'è il resoconto nel Libro della Rivelazione, del libro della vita e del giudizio:

"E Io vidi il morto, grande o piccolo, in piedi di fronte a Dio; e il libro fu aperto : e un'altro libro fu aperto, che è il libro della vita : e il morto era giudicato sulla base di quelle cose che erano scritte nei libri, secondo le loro opere."(ch. xx, v. 12)

Che ogni cosa partecipi al Piano Divino ed è registrata nei sempre presenti registri Ākāścici può essere indicato in un altro passaggio familiare nel Nuovo Testamento. Questo per dire che l'idea è presente anche se le parole che esprimono il pensiero sono allegoriche. Questo è in connessione con l'affermare che nemmeno un passero è dimenticato da Dio e che "anche i capelli che hai in testa sono numerati". (Luca, xii, 6-7)

Dovrebbe essere ovvio che se uno passero non è dimenticato da Dio, è perché la presenza del passero è stata registrata nell'indelebile registro, l'Ākāśa.

* Vol. I, p.247, 6 vol. ed.; I, 219, 3a ed

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I LIPIKAS, LA RELAZIONE ALL'ĀKĀŠA E AL KARMA

Poiché il processo in connessione con l'Ākāśa va avanti in continuazione, ci devono essere delle entità o esseri associati con il processo. Nella Dottrina Segreta questi esseri sono chiamati Lipikas, a volte chiamati "Signori del Karma". Per quanto riguarda il fatto di trasmettere l'idea, il termine è abbastanza soddisfacente, eccetto che si dovrebbe ricordare che la connotazione usuale di giudizio associata con "signori" non dever essere ritenuta, poiché il processo di registrazione è automatico. È molto simile al prendere una fotografia con una macchina fotografica, tutto ciò che viene esposto alle lenti è catturato sul film, automaticamente, senza riguardo a cosa possa essere la foto o possa raffigurare e senza nessun giudizio che vi si applichi. Certamente, una persona tiene la macchina fotografica, mette a fuoco e scatta la foto. Il Lipikas si può dire che forniscano l'Ākāśa specifico per registrare i pensieri e atti. Un termine migliore che signori del Karma sarebbe Scriba Kārmici, poiché ciò da il significato letterale del termine Lipika, che è derivato dalla radice verbale Sanskrita, lip - scrivere.

"Misticamente, questi Esseri Divini sono connessi con il Karma, la legge di Ridistribuzione, poiché sono gli Archivisti o Annalisti che imprimono sulle tavolette a noi invisibili la Luce Astrale, "la grande galleria fotografica dell'eternità, una registrazione fedele di ogni atto, e anche pensiero, di uomo, di tutto ciò che fù, è, o sempre sarà, nell'Universo Fenomenico. Come detto nell'Iside, la tela Divina e non vista è il LIBRO DELLA VITA." (I, 104*)

Questi Esseri Divini sono poi connessi con le deità delle religioni nel passaggio seguente :

"I quaranta 'Assessori che stanno nella regione di Amenti come accusatori dell'Anima prima di Osiride, appartengono alla stessa classe di deità che i Lipika, e potrebbero esservi paragonati, se gli Dei egizi non fossero così poco compresi nel loro significato esoterico. La Chitra-Gupta Indu che legge il resoconto della vita di ogni anima dal suo registro, chiamata Agra-Sandhāni; gli "Assessori" che leggono i loro dal cuore del defunto, che diventa un libro aperto, o anche di Yama, Minosse, Osiride, o il Karma stesso, sono copie e varianti dei Lipika e dei loro Registri Astrali. Nondimeno, i Lipika non sono deità connesse con la morte, ma con la Vita Eterna." (I, 104-5+)

Poiché il Piano Divino è eterno i Lipikas continuamente registrano fasi di esso, in modo che la Legge Divina di Armonia sia soddisfatta.

In connessione con la citazione precedente : senza dubbio la più drammatica delle presentazioni religiose riguardo ad azioni umane e alle condizioni del dopo-morte che l'accompagnano sono state ritratte dagli Egizi. Durante la vita di ogni individuo si è ritenuto di compilare una registrazione dei suoi atti, sia buoni che cattivi. Quando la morte sopraggiunge sarà giudicato secondo la sua registrazione. I defunto è portato alla Porta della Verità da Anubi, la deità dalla testa di Sciacallo, Signore della Silenziosa Terra dell' Ovest, la terra della Morte, preparatore della via verso l'altro mondo. Prima che il conclave degli Dei riunito, in numero di quarantadue (chiamati Assessori nella citazione superiore), egli è fatto salire al trono di Osiride, il grande Giudice dei Morti, ritratto con il suo scettro a forma d'uncino e frusta. Il cuore del deceduto è piazzato in uno dei piatti della bilancia e pesato, gli atti buoni contro i cattivi. Il risultato è registrato dallo scriba divino, Thoth, che è raffigurato con tavoletta e stilo. Il deceduto è rappresentato come uno che supplica Osiride per avere il permesso di restare con le stelle che non tramontano mai. Questo sarà il destino alla fine del Grande Ciclo. Per i mortali il risultato dell'essere stati pesati sulla bilancia consisterebbe nel passare attraverso il purgatorio di Amenti e dopo una sufficiente

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depurazione entrare nei campi di Aanroo. Là il trapassato seminerebbero e raccoglierebbero grano, cinque o sei cubiti. Quelli che avrebbero spigolato grano nella misura di tre piedi ritornerebbero nei regni della purificazione. Quelli che avrebbero spigolato gli steli più alti entrerebbero nel regno della gioia, e dopo un periodo di tremila anni ritornerebbero sulla terra per nascere di nuovo, cercando di bilanciare le misure.

Nella storia Indu, Yama è il Dio dei morti ed è rappresentato seduto sul trono del giudizio (chiamato Vichārabhū)* nel suo palazzo, Kalīchī. Quando una persona muore, la sua anima entra nella regione dei morti, conosciuta come Yamapura (il regno di Yama), e trova la sua strada per il palazzo di Yama. Laggiù davanti al seggio del giudizio, il divino scriba, Chiragupta (letteralmente "l'eminente nascosto") legge la sua registrazione dal grande registro, l'Agra-sandhānī, + secondo il quale Yama da il suo giudizio. Se colpevole deve andare attraverso uno dei 21 inferni, secondo il grado della sua colpevolezza, sennò è assegnato alla dimora dei Pitri (equivalente al Devachan). Eventualmente è mandato a rinascere ancora sulla terra.

Nel racconto Greco Minosse è visto come uno dei giudici dell'Ade (il mondo inferiore) governato dal Plutone.

Anche racconti popolari di religioni antiche (poiché gli insegnamenti segreti non venivano mai scritti) corrispondono agli insegnamenti presentati nella Dottrina Segreta, se uno segue l'indizio dato per l'interpretazione e comprensione delle religioni antiche.

Continuando il tema dei Lipika. Poiché la registrazione permanente è stata fatta, registrata dai Lipikas sulle tavolette eterne del Libro della Vita, diventa quindi obbligatorio che questo conto venga bilanciato. Le circostanze attraverso le quali si è passati attraverso al fine di fornire i

*Vichārabhū : derivato dalla radice verbale Vicharati, muovere qui e là, quindi se applicato alla mente : ponderare, considerare; quindi "il seggio del giudizio".

+Agra-sandhāni : agra, preminente, capo; sandhāni, congiunzione, assemblaggio; da qui "il grande assemblaggio di atti".

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necessari aggiustamenti diventano il "karma", sia che si tratti dell'universo o dell'uomo. Osserviamo il processo riguardo all'universo :

"Così com'è il Lipika che proietta nell'oggettività dalla passiva Mente Universale il piano ideale dell'universo, sul quale i "Costruttori" ricostruiscono il Cosmo dopo ogni Pralaya, sono coloro che stanno paralleli ai Sette Angeli della Presenza, nei quali i Cristiani riconoscono i sette "Spiriti Planetari" o gli "Spiriti delle Stelle"; poiché essi sono gli eterni amanuensi dell'Ideazione Eterna, o, com'è chiamata da Platone, il "Pensiero Divino". La Registrazione Eterna non è un sogno fantastico..."(I, 104*)

Così per il processo riguardo all'uomo :

"Connessi come sono i Lipika con il destino di ogni uomo e la nascita di ogni bambino, la vita dei quali è già tracciata nella Luce Astrale, non fantasticamente, ma solo perché il futuro, come il passato, è sempre vivo nel presente, si può anche dire che esercitino un'influenza sulla scienza dell'Oroscopo." (I, 105+)

Sono i pensieri e atti dell'uomo a fornire il modello per la sua vita sia nell'immediato presente che nel futuro. L'uomo è essenzialmente un pensatore : pensa costantemente dei pensieri. Alcuni dei suoi pensieri li imbeve e dota di potenza, alcuni li porta fuori sotto forma di atti. Così la sua vita mentale col tempo diventa il suo modello dominante; questo è stato creato dall'uomo stesso. Mentre continua a vivere la sua vita giorno dopo giorno porta avanti il processo di dare forma e modellare questo modello. È questo modello che proietta nella Luce Astrale e diventerà il suo modello dominante da essere quando ritorna per la prossima rinascita. Quindi traccerà il modello della sua vita, perché è la sua stessa creatura.

Una spiegazione è data di come il processo di registrazione reagisce sull'umanità, attraverso l'agire dei Lokapālas e Mahārājas, entrambi possono essere guardati come aspetti popolarizzati dei Lipikas in guisa di deità. La citazione apre, comunque, alludendo a entrambe le citazioni precedenti , e poi porta l'attenzione ai Lokapālas :

"Gli Spiriti Planetari sono gli spiriti che formano le Stelle in generale, e i Pianeti specialmente. Governano i destini degli uomini che sono tutti nati sotto una o l'altra delle loro costellazioni; il secondo e terzo gruppo pertinenti ad altri sistemi hanno le stesse funzioni, e tutti governano vari dipartimenti in Natura. Nel Panteon exoterico Indu sono le deità guardiane che presiedono agli otto punti del compasso, i quattro cardinali e i quattro intermedi, e sono chiamati Loka-pālas,

*Vol I, p.165, 6 vol. ed.; I, 130, 3a ed.+Vol I, p.166, 6 vol. ed.; I, 131, 3a ed.

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'Sostenitori o guardiani del Mondò (nel nostro Cosmo visibile), del quale Indra (Est), Yama (Ovest), e Kuvera (Nord) sono i capi; i loro elefanti e le le loro consorti sono relativi a rappresentazioni immaginarie, sebbene ognuna di esse ha un significato occulto.

"I Lipika... sono gli spiriti dell'Universo, mentre i Costruttori sono solo divinità planetarie. Il formatore appartiene alla porzione più occulta della Cosmogenesi, che non può essere rivelata in questa sede... Del più alto grado una cosa sola è pensata; i Lipika sono connessi con il Karma, essendo i suoi Cancellieri diretti." (I, 128*)

I quattro Mahārājas, ai quattro punti cardinali sono gli stessi Lokapālas, appena nominati. Le quattro regole dei punti intermedi sono : Agni al Sud-Est, Sūrya al sud overst. Soma o Chandra al Nord-Ovest (secondo le leggi dei Manu).

Uno śloka (o verso) dalle Stanze di Dzyan apre il prossimo passaggio. Da notare la similarità nella visione di Ezechiele, capitolo i: "Io guardavo ed ecco un turbine di fuoco venne dal nord, splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare. Dalla bruma venne fuori la sembianza di quattro esseri viventi... e ognuno di essi aveva quattro facce e quattro ali... Ora mentre io miravo quegli esseri vedo una ruota sulla terra accanto alle creature viventi, con le sue quattro facce... e la loro apparenza e il loro lavorio era come fosse una ruota nel mezzo di una ruota." (versi 4-16)

"Quattro 'ruote alate ad ogni angolo... per i quattro santi e le loro schiere (ospiti)'... Questi sono i 'quattro Mahārājas' o grandi Re dei Dhyān-Chohans, i Deva che presiedono, ognununo uno dei quattro punti cardinali. Sono i Reggenti o Angeli che governano sulle Forze Cosmiche del Nord, Sud, Est e ovest, Forze ognuna di esse avente una proprietà occulta differente. Questi ESSERI sono anche connessi con il Karma, e siccome ha bisogno di agenti fisici e materiali per manifestare i suoi decreti, come per i quattro tipi di venti, per esempio, professatamente ammesso dalla Scienza che abbiano le loro rispetive buone e cattive influenze sulla salute dell'uomo e di ogni creatura. C'è filosofia occulta in quella dottrina Romana Cattolica che riconduce le varie calamità pubbliche, come epidemie, guerre, e così via, agli invisibili 'messaggeri dal Nord e dall'Est. 'La gloria di Dio viene dalla via dell'Est' dice Ezechiele;......

"La credenza nei 'Quattro Mahārājas', i Reggenti dei Quattro punti cardinali, era universale ed è adesso quella dei Cristiani, che li chiamano, secondo St. Agostino, 'Virtù Angeliche', e 'Spiriti..."Non sono i 'Rettorì o 'Mahārājas' che puniscono o ricompensano, con o senza il permesso o l'ordine di 'Dio, ma l'uomo stesso, i suoi atti o Karma, che attrae individualmente o collettivamente (come

*Vol. I,pp. 186-7, 6 vol. ed.; I, 153, 3a ed.

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nel caso di nazioni intere a volte), ogni tipo di male e calamità. Produciamo CAUSE, e queste risvegliano i poteri corrispondenti nel mondo siderale; questi poteri sono magneticamente e irresistibilmente attratti da, e reagiscono su, coloro che hanno prodotto quelle cause; sia che quel tipo di persone facciano praticamente del male o che siano semplicemente Pensatori nei quali si annida la malizia." (I, 122-4*)

Uno dei passaggi citati prima riferito alla "Costellazione" sotto la quale una persona è nata. Questo tema è menzionato nella seguente citazione e spiegato in seguito. Oggi giorno la "Costellazione" è usualmente riferita ad un Segno dello Zodiaco, uno per ogni mese dell'anno. Osserva l'interpretazione data al termine Sanscrito Māyā (letteralmente "il misurato", derivato dalla radice verbale mā, misurare; quindi ciò che può essere misurato, definito, limitato, quando applicato al mondo materiale, o universo materiale, che dal punto di vista della Realtà è un mondo illusorio, quindi un'illusione):

"Secondo gli insegnamenti, Māyā, o l'apparenza illusoria dell'ordinamento di eventi e azioni su questa terra, cambia, variando con nazioni e luoghi. Ma le caratteristiche principali della vita di uno sono sempre in accordo con la 'Costellazione' sotto la quale è nato, o, dovremmo dire, con le caratteristiche del principio che la anima o la deità che la presiede, sia che lo chiamiamo Dhyān-Chohan, come in Asia, o Arcangelo, come le chiese Greche e Latine...

"Si; 'il nostro destino è scritto nelle stelle!' perché l'uomo ha fissato i modelli per quel destino attraverso la sua vita precedente. Un aiuto seguendo quel modello è creato dall'uomo stesso entrando attraverso la porta della vita (su questa terra) attraverso una porta particolare, essendoci dodici porte, una per ogni mese dell'anno, in un giorno particolare del mese. La frase "più stretta è l'unione fra il riflesso mortale Uomo e il suo Prototipo celeste" può essere chiarificata in questa maniera : l'oggetto dello scopo umano, su questa Terra, è di raggiungere l'Unione (o Yoga). In breve, è unificare la sua personalità con la sua sorgente originaria divina. La personalità è qui espressa come "il riflesso mortale, uomo" poiché muore con la morte del corpo fisico : non ritorna alla vita terrena. Ma è la parte immortale, tecnicamente, l'Ego Reincarnante, che si reincarna, e diventa uno dei raggi della sorgente originaria, l'Essenza Monadica, o "Prototipo Celeste".

*Vol. I, pp. 181-2, 6 vol. ed; I, 147-9, 3a ed.+Vol. II, pp. 363-4, 6 vol. ed.; I,699-700, 3a ed.

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Come la frase "reincarnazione che nemmeno i Buddha o i Cristi possono evitare" (osserva la forma plurale!): questo è sconcertante, provoca reazioni di pensiero, è il minimo che si possa dire, e può essere capito solamente quando si è ottenuta la piena conoscenza della dottrina delle Sfere, così come la Dottrina delle Ronde e Razze e i "misteri del Buddha" (come H.P.B. si espresse altrove). È sufficiente dire qui, *in una spiegazione suggerita che deve essere breve, che un Buddha è uno che ha raggiunto l'Unione, l'obiettivo per quanto riguarda questa terra : e che un Christo è un essere superiore a questa terra. Comunque, in sfere più alte e sistemi, il raggiungimento in quei reami superiori è raggiunto nella stessa maniera che su questa terra, cioè, attraverso la Dottrina del Costante Rinnovamento, o attraverso ripetute reincarnazioni "alle quali neppure i Buddha o i Cristi possono sottrarsi" in quei reami superiori.

IL KARMA NON È FATALISMO

Osservando la Legge di Aggiustamento dal punto di vista personale, invece che da quello cosmico, uno può essere condotto a concludere che finché uno ha messo in moto cause che reagiranno su di lui stesso come effetti, questo sembrerebbe renderlo incline a vedere la sua vita presente in maniera fatalistica, poiché il destino che è stato tracciato per ognuno è ineluttabile. Quindi si deve portare particolare attenzione a ciò che è scritto riguardo al Fatalismo. È una continuazione della citazione precedente :

"Questa non è superstizione, e per nulla Fatalismo. Quest’ ultimo implica una ricerca cieca di poteri ancora più ciechi, e l'uomo è un agente libero durante il suo soggiorno sulla terra. Non può sfuggire al suo Destino regolatore, ma ha la scelta di due cammini, che lo portano in quella direzione, e può raggiungere il risultato di miseria, se questo gli viene decretato, o anche la veste candida del martire, o gli abiti insudiciati di un volontario nella ricerca iniqua; poiché ci sono condizioni esterne e interne che condizionano la determinazione della nostra volontà sulle azioni, ed è in nostro potere seguire ognuna delle due." (I, 639+)

Che scritti inimitabili! I critici che guardano il Karma come fatalismo hanno una buona risposta qui : è chiaramente messo in evidenza che "l'uomo è un agente libero durante il suo soggiorno sulla terra.". È vero che è anche affermato che l'uomo non può sfuggire al suo destino regolatore, poiché lui stesso è lui stesso ad averlo creato. Poiché lui solo ha messo in moto le cause e deve seguire le reazioni o risultati. Nondimeno, a discapito di ciò, ha ancora la scelta di due cammini. Nessuno salvo l'individuo stesso decreterà quale dei due sentieri seguirà, poiché ha il potere di scelta. Non è tanto il fatto che deve seguire il proprio destino regolatore, per così dire, per soddisfare certe condizioni del suo proprio agire, ma è importante come reagirà alle condizioni nella sua

* Il soggetto è trattato con maggiore profondità nel Capitolo XI - "La Dottrina Dei due Sentieri".

+ Vol. II,p.364, 6vol.ed; I,700,3a ed.

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vita presente. Poiché può alterare il corso che stà prendendo; anche può creare un nuovo modello per la sua vita futura. Questo non è fatalismo.

La citazione continua con un altro esempio della maniera illuminante nella quale H.P.B. maneggiò la penna, è una delle celebrate citazioni dalla Dottrina Segreta :

"Coloro i quali credono nel Karma devono credere nel destino, il quale, dalla nascita alla morte, ogni uomo tesse filo dopo filo attorno a se stesso come un ragno tesse la sua tela; e questo destino è guidato sia dalla voce celestiale del prototipo invisibile fuori da noi, o dal nostro più intimo o interno uomo astrale che è troppo spesso il genio cattivo dell'entità incarnata chiamata uomo. Entrambi guidano l'uomo esteriore, ma uno dei due deve prevalere; e dall'inizio della baruffa invisibile la rigida e implacabile legge di compensazione ha inizio e prende il suo corso, fedelmente seguendo le fluttuazioni. Quando l'ultimo capo è tessuto, e l'uomo è apparentemente intrappolato nella tela di suo proprio agire, allora si trova completamente sotto l'impero di questo destino che si è autogenerato. Esso poi lo fissa come la conchiglia inerte alla roccia irremovibile, o lo porta via come piuma in un vortice sollevato dalle sue proprie azioni, e questo è Karma." (I, 639*)

Il "prototipo" celeste è gia stato descritto. Nota che questo è affermato essere "fuori di noi", poiché non si incarna realmente nell'uomo. Per fare uso di un'idea trovata nella Cabala, risiede nell'ovoide che circonda l'uomo. Come per il "più intimo, o interno uomo astrale" questo è tecnicamente Manas inferiore, o Kāma-Manas, il principio mentale in congiunzione con il principio del desiderio, che può essere descritto generalizzando come la personalità.

Un altro passaggio celebrato sul Karma deve essere dato. È in un qualche modo piu estesamente, ma così chiaramente presente nella Dottrina dell'Equilibrio, che è pienamente degno di considerazione; il tema è così importante.

"Nell'Ovest, poiché la Saggezza Pagana è stata ripudiata poiché è cresciuta ed è stata sviluppata dalle forze oscure supposte essere in guerra costante e in opposizione con il piccolo e tribale Jehovah, il pieno e terribile significato del Greco Nemesi (o Karma) è stato interamente dimenticato." (I, 642+)

*Vol. II, p. 364,6 vol. ed.; I, 700-1, 3a ed.*Vol. II, p. 367,6 vol. ed.; I, 704, 3a ed.

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COME VEDEVANO I GRECI NEMESI (O IL KARMA) E IL FATO TRIFORME

Riguardo alla Dea Greca Nemesi, pochissimo è giunto ai giorni nostri. È menzionata in Esiodo (il padre della poesia Greca e il primo a riportare mitologia Greca) come una Dea vendicativa, rappresentante la giusta ira degli Dei per l'agire ingiusto. Da qui Nemesis è responsabile per le punizioni assegnate ai malfattori, i quali non sono in grado di sfuggirle in maniera alcuna. Nella prossima frase (dalla citazione) il vero concetto riguardo a Nemesi è spiegato, che si può anche applicare alla corretta comprensione di Karma. Non è il Karma che ci punisce : abbiamo messo in movimento cause attraverso le nostre azioni e queste cause reagiscono su di noi come effetti. Per continuare :

"In altri modi i Cristiani avrebbero capito meglio la profonda verità che è Nemesi senza attributi; che la temuta Dea è assoluta e immutabile come Principio, siamo noi stessi, nazioni e individui, che la spingiamo all'azione e diamo l'impulso alla sua direzione. Karma-Nemesi è il creatore di nazioni e di mortali, ma una volta creati, sono essi stessi che ne fanno una furia o un angelo di ricompense. Si,

'Saggi coloro che adorano Nemesì -come dice il coro a Prometeo."

Il verso è della traduzione di Swanwick de "il limite di Prometeo" di Eschilo, linea 957; il coro (del antico dramma Greco) agisce nel ruolo di commentatore. Una nota a pié di pagina è aggiunta dicendo che sarebbe stato meglio tradurre il verso : "saggi sono coloro che temono Karma-Nemesi". E il passaggio continua :

"E poco saggi coloro che credettero che la dea potesse essere propiziata con qualsiasi sacrificio e preghiera, o la sua ruota essere deviata dal cammino intrapreso allora. 'Il fato triforme e le Furie sempre memori sono i suoi attributi solo sulla terra e generati da noi stessi. Non c'è ritorno dal sentiero sul quale passa; così quei sentieri sono del nostro stesso agire, poiché siamo noi stessi collettivamente o individualmente che li prepariamo." (I, 642-3*)

I Greci non erano gli unici a raffigurare le Parche come tre dee. Le antiche Edde scandinave rappresentano tre divinità che presiedono i destini degli uomini, dipinte come tre donne anziane chiamate Norn, che tessono o filano il destino dell'uomo. Il nome della prima Norn era Urd, che significa il Passato; Werdanti, la seconda, significava il Presente; e la terza, Skuld, il Futuro "che è sia ricco di speranza che oscuro di lacrime", come l'ebbe raffigurato Edda. Le Norn risiedono accanto al grande Yggradrasil, l'Albero del Mondo, e alla fontana di Urd, e ne sono le custodi. Sebbene Urd era conosciuta come la Sorgente del Fato, era anche

* Vol.II, p. 367, 6 vol. ed.; I, 704, 3a ed.

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l'acqua della Saggezza, o l'acqua della vita e della morte. Yggdrasil è mantenuto sempre fresco e verde grazie all'acqua della fontana datagli quotidianamente dalle Norn ; sarà sempre così, finché dura il mondo.

Le "Tre Parche" dell'antica Grecia erano conosciute come Moire, figlie di Notte, incarnando così l'idea che precedono il Giorno (o attività di Manvantara) proprio come fanno i Lipika, poiché essi "proiettano nell'oggettività dalla Mente Universale passiva il piano ideale dell'universo". Le dee erano anche chiamate Klote, che significa coloro che tessono. La prima tessitrice è propriamente chiamata Klotho, che significa colei che tesse, la dea che comincia il filo della vita umana. Qui ancora troviamo la vita dell'uomo paragonata ad un filo, analogamente al Sanscrito Sūtrātman, il filo del Se. Kloto passa il filo alla seconda dea, Lachesi, un nome che sta` per "il lotto", poiché era sua funzione di misurare il destino secondo il filo dell'uomo. A suo turno Kloto passa il filo ad Atropo, "l'inflessibile", colei che determina quando il filo è da tagliare, così determinando la vita dell'uomo.

Un'altro nome per queste deità era quello di Parche, associandole così con le deesse della nascita, perché il termine latino parere, che significa generare, nascere, è la radice verbale dalla quale Parche è derivato. Porta con se la stessa idea presente nelle favole, dove le fate presiedono alla nascita di un bambino e ripartiscono il destino. Quest'idea era prevalente in tarda epoca Latina (cfr. il "De Anima" di Tertulliano, p37) nel nome della Fata Scribunda, che può essere resa "la fata che scrive", qui ancora indicando l'idea degli scrittori o archivisti degli Archivi Kārmici, i Lipikas.

Come per le temibili Furie (dipinte con serpenti al posto dei capelli), sono deità sussidiarie che compiono i decreti di Nemesi punendo i malfattori, da qui chiamate le deità vendicative, poiché non permettono ad un crimine di restare impunito. Erano trasformate dal grande drammaturgo Greco Eschilo in Eumenidi, "quelle di buon auspicio", o angeli della ricompensa, così portando ad un climax la più grande delle sue trilogie.

Ma per continuare l'esposizione di Karma-Nemesis :

"Karma-Nemesis è il sinonimo di Dea della Provvidenza e di ogni altro attributo finito o qualificazione, anche non filosoficamente attributa a quest'ultima. Un'occultista o un filosofo non parlerà della bontà o crudeltà della Provvidenza; ma, identificandola con Karma-Nemesi, insegnerà che nondimeno essa sorveglia il bene e vegli su di loro in questa e nelle vite future; e che punisce il malfattore anche fino alla settima rinascita. Così a lungo, in breve, finché l'effetto dell'aver messo in perturbazione anche il più piccolo atomo nell'infinita armonia del Mondo non sara finalmente riequilibrato. Poiché l'unico decreto del Karma, un decreto eterno e immutabile, è Armonia assoluta nel mondo della materia come è nel mondo dello spirito. Non è dunque il Karma che ricompensa o punisce, ma siamo noi che ci ricompensiamo o puniamo secondo che lavoriamo con, attraverso e insieme alla natura, tenendo fede alle leggi dal quale questa armonia dipende, o infrangendole." (I,643*)

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Le frasi "mondo di materia" e "mondo dello Spirito" potrebbero descrivere il mondo visibile e quello invisibile, o per usare il concetto di Platone, il mondo fenomenico e noumenico. Le nostre azioni sono portate avanti nel mondo fenomenico, per essere sicuri, così la loro impronta è registrata nel noumenico. Quindi quando una persona diparte dal mondo fenomenico o fisico prima che l'aggiustamento della sua azione sia completato, la registrazione rimane nel noumenico e non è obliterata dal "mondo dello Spirito", rimanendo là finché non è compiuto l'aggiustamento anche se deve aspettare per sette rinascite (come menzionato nella citazione).

COME DOVREBBE AGIRE L'UOMO

La chiave di come dovrebbe agire è ora fornita :

"le vie del Karma non sarebbero imperscrutabili se gli uomini lavorassero in unione e armonia, invece che disuniti e in conflitto. Perché nostra ignoranza di quelle vie (che una porzione dell'umanità chiama le vie della Provvidenza, oscure e intricate; mentre un'altra vede in esse l'azione di cieco Fatalismo, e una terza semplice fortuna, senza ne bene ne male per guidarla) sparirebbe se le attribuissimo tutte alle cause corrette. Con retta conoscenza, o ad ogni prezzo con una convinzione fiduciosa che i nostri vicini non lavorerebbo più per farci del male se non pensassimo di nuocere loro, i due terzi del male del mondo sparirebbe nell'aria. Se l'uomo non facesse del male al suo fratello , Karma-Nemesi non dovrebbe lavorare ne avrebbe armi attraverso le quali agire. È la costante presenza nella nostra foschia di ogni elemento di conflitto e opposizione, e la divisione in razze, nazioni, tribu, società e individui in Caini e Abeli, lupi e agnelli, che è la causa chiave delle 'Vie della Provvidenza'. Ci cuciamo su misura queste numerose tortuosità nei nostri destini quotidianamente con le nostre mani, mentre immaginiamo che stiamo perseguendo una pista nella via regale della rispettabilità e servizio, e poi ci lamentiamo se quelle strade sono così intricate e oscure."

Ora segue una vera gemma. Si suggerisce di leggerla lentamente e poi ancora e memorizzarla :

"Rimaniamo sconcertati di fronte al mistero del nostro stesso agire, e gli indovinelli della vita che non risolveremo, e poi accuseremo la grande Sfinge di divorarci. Ma in verità non vi è incidente nella nostra vita, nessun giorno deforme, o sfortuna, che non potrebbe essere ricondotta al nostro agire in questa o in un'altra vita."

*Vol. II, pp. 367-8, 6 vol. ed.; I, 704-5, 3a ed.

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H.P.B. da una spiegazione più corta di Karma-Nemesis che è molto utile; ma prima di fare così rivela un'astuzia così caratteristica della sua facile penna :

"Quindi, se qualcuno è indifeso di fronte a queste leggi immutabili, non siamo noi stessi a costruire in nostro destino, ma piuttosto quegli angeli, i guardiani dell'armonia. Karma-Nemesi non è nient’altro che l'effetto (spirituale) dinamico di cause prodotte e forze risvegliate all'attività dalle nostre azioni."

Ora segue un passaggio che vale la pena di ricordare quando non si fa progresso apparente nel "mondo della materia", o piano fisico, e da l'idea dove dovremmo centrare i nostri sforzi. Seguendo questo, vengono date indicazioni molto pratiche :

"È una legge di dinamica occulta che 'un dato quantitativo di energia spesa nel piano spirituale o astrale produce un risultato di gran lunga più grande che lo stesso quantitativo speso nel piano oggettivo dell'esistenza.'

"Questo stato durerà finché le intuizioni spirituali dell'uomo sono completamente aperte, cosa che non accadrà finché non scarteremo equamente i nostri spessi strati di materia; finché non cominceremo ad agire dall'interno, invece di sempre seguire impulsi dall'interno; vale a dire quelli prodotti dai nostri sensi fisici e dal nostro corpo egoista. Poiché l'unico palliativo ai mali della vita è l'unione e l'armonia, una fratellanza IN ACTU, e l'altruismo non semplicemente in parola. La soppressione di una singola causa cattiva sopprimerà non una, ma una varietà di cattivi effetti."

La prossima citazione include un distico di Dryden :

"La conoscenza del Karma da la convinzione che se -'... la virtù in difficoltà, e il vizio in trionfo rendono atea l'umanità,'

è solo perché questa umanità ha sempre chiuso gli occhi alla grande verità che l'uomo è lui stesso il proprio salvatore e distruttore." (I, 643-4*)

*Vol. II, pp. 368-9, 6 vol ed.; I, 705-6,3a ed.

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LA DOTTRINA DELLE GERARCHIE

La legge di UNITÀ ESSENZIALE è selezionata per associazione con la terza dottrina da considerare, la Dottrina delle Gerarchie. Questa legge è applicabile a tutti i mondi come a tutti gli esseri che usano i mondi come loro casa. Mentre a prima vista può apparire strano guardare l'unità essenziale come una legge fondamentale, solo facendo questo saranno compresi i concetti base della Dottrina delle Gerarchie. Poiché l'unità essenziale è il modello base nell'universo, anche se l'apparenza esteriore sembra il contrario. Quest'idea di base illustra il funzionamento del Piano Divino, proprio come è stato dimostrato che la legge di Aggiustamento, mantenendo il ritmo cercando di restaurare l'equilibrio disturbato, manifesta il funzionamento del Piano Divino.

Questa legge fondamentale è introdotta nella Dottrina Segreta da un passaggio sublime. La bellezza del suo linguaggio e il tema ispiratore mettono la mente in un'attitudine ricettiva per l'accettazione della legge. Il passaggio è in realtà una citazione, poiché è un Catechismo Occulto nel quale allo studente (Lanoo) viene insegnata l'essenziale unita di Tutto, dal suo Insegnante (Gurudeva). Il tema è di quelli elevati, eminentemente appropriato per cominciare lo studio della Dottrina delle Gerarchie :

"Nel catechismo, il Maestro domanda allo studente :"Alza la testa, o Lanoo; non vedi una o infinite luci sopra di te, che brucia/no nell'oscuro

cielo di mezzanotte.""Sento una Fiamma, O Gurudeva, vedo innumerevoli e inseparate scintille che

luccicano in esso.""Hai detto bene. E adesso guarda attorno a te. Quella luce che brucia dentro di te, la

senti differente in qualche maniera dalla luce che brilla nei tuoi fratelli ?""Non è in nessuna maniera differente, sebbene il prigioniero è tenuto dai legami del

Karma, e sebbene gli indumenti esterni illudano l'ignorante facendogli dire, "Quell'anima è la mia Anima." (I, 120*)

La legge è vista come fondamentale in Occultismo, che se ne prenda nota :

*Vol. I, p. 179, 6 vol. ed.; I, 145, 3a ed.

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"La radicale* unità dell'essenza basilare di ogni parte costituente di composti in Natura, dalla Stella all' Atomo minerale, dal più alto Dhyān Chohan al più piccolo infusore, nella più piena accettazione del termine. E che si applichi al mondo spirituale, intellettuale, o fisico, questa è la legge fondamentale nella Scienza Occulta. 'La Deità è sconfinata e in infinita espansione,' dice un assioma Occulto..." (I, 120 +)

Questa legge è esemplificata nel modello dello schema gerarchico, sotto il quale funziona un cosmo, in particolare, ogni entità vive la sua vita nel campo, o sfera, di un essere più grande che gli fornisce la casa. Dovrebbe essere enfatizzato che l'unità si applica non solo al mondo spirituale e intellettuale (come ci si potrebbe attendere) ma anche a quello fisico, come è indicato nella citazione seguente :

"La dottrina di un'origine comune per tutti i corpi celesti e i pianeti, era, come vediamo, inculcata dagli astronomi Arcaici, prima di Keplero, Newton, Leibnitz, Kant, Herschel e Laplace. Il Calore (il Respiro), attrazione e repulsione, i tre grandi fattori del Movimento, sono le condizioni sotto le quali tutti i membri di queste famiglie primitive sono nati, si sono sviluppati, e muoiono, per rinascere dopo una 'Notte di Brahamā', durante la quale la materia eterna si ritrae periodicalmente nel suo stato primario indifferenziato." (I, 103++)

Una notte di Brahmā è equivalente ad un Pralaya Pianetario, che è equivalente in lunghezza al periodo di tempo di un giorno di Brahmā, o Manvantara, 4'320'000'000 di anni di lunghezza.

I termini "materia eterna" non sono usati inavvertitamente, poiché questo rappresenta un assioma fondamentale nella Filosofia Esoterica, enunciata in termini non incerti :

"La Materia è Eterna. È l'Upādhi (la base fisica) per la Mente infinita Universale Una nella quale costruire le proprie creazioni. Quindi, gli Esoteristi asseriscono che non esiste materia inorganica o morta nella natura, la distinzione fra le due è fatta dalla Scienza essendo così infondata come arbitraria e priva di ragione. Che cosa possa mai pensare la Scienza, ad ogni modo una scienza esatta è una Dama di terracotta, come tutti noi sappiamo per esperienza; l'Occultismo sa e insegna differentemente, da tempi immemorabili." (I, 280-I §)

Altrove, il significato collegato al termine Attrazione e Repulsione, o alle forze centrifuga e centripeta (come usate in Occultismo), è

*per coloro che non sono per caso familiari con il significato aggettivato della parola "radicale" (dovuto al suo eccessivo uso come nome), sarà di aiuto indicare che significa "radice" o "fondamento".

+ Vol. I, p. 179, 6 vol. ed.; I, 145, 3a ed.++ Vol. I, p. 164-5, 6 vol. ed.; I, 129, 3a ed.§ Vol. I, p. 323, 6 vol. ed.; I, 301, 3a ed.

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spiegato in questa maniera, sebbene ci si riferisca come alle due forze contrarie :

"Il Potere attivo, il 'moto Perpetuo del grande Respirò risveglia solo il cosmo all'alba di ogni nuovo Periodo, mettendolo in movimento attraverso due Forze contrarie, la forza centripeta e centrifuga, che sono maschio e femmina, positivo e negativo, fisico e spirituale, i due essendo la forza Primordiale, e così facendo in modo che esso (il cosmo) diventi oggettivo sul piano dell'Illusione. In altre parole, questo moto duale trasferisce il Cosmo dal piano dell'Ideale Eterno nella manifestazione finita, o dal piano Noumenico a quello fenomenico." (I, 282*)

I due capitoli precedenti, presentando la Dottrina del Costante Rinnovamento e la Dottrina dell'Equilibrio, si potrebbe dire che abbiano trattato del "perché" e "come" delle cose, considerando la dottrina da un punto di vista generale, senza essere troppo specifici sui dettagli. Il capitolo presente, allora, tratterà del "cosa" delle cose : di cosa è composto l'universo, con cosa è costruito.

All'inizio si dovrebbe capire chiaramente che la Saggezza Antica non guarda l'universo nella maniera di un vasto container con delle cose in esso (per usare un detto popolare, che sebbene espressivo sia in qualche modo indefinito). Invece, l'universo è il risultato della manifestazione di esseri, che lo costruiscono e lo guidano. Quindi si asserisce che :

"È sulle gerarchie e numeri corretti di questi Esseri Invisibili (a noi) salvo occasioni molto rare, che il mistero dell'intero universo è costruito." (I, 89+)

"...la Dottrina Segreta... insegna che l'intero universo è dominato da Forze e Poteri intelligenti e semi-intelligenti." (I, 287++)

I Poteri sono le tre grandi Classi o Gerarchie, conosciute sotto il termine generale di Dhyāni-Chohans, che dirigono e guidano le "Forze semi-intelligenti" anche chiamate con un termine generale : la tre classi o Regni degli Elementali. Più avanti, riguardo alla costruzione del mondo, generalmente verrà espressa come "creazione" di un "Creatore" :

"Nella filosofia Esoterica il Demiurgo o il logos, visto come il CREATORE, è semplicemente un termine astratto, un'idea, come 'esercitò. Come quest'ultimo è il termine omnicomprensivo per un corpo di forze attive o unità di lavoro, soldati, così il Demiurgo è il composto qualitativo di una moltitudine di Creatori e Costruttori." (I, 380 §)

*Vol. I, p.324,6 vol. ed .; I,302-3, 3a ed.+Vol. I, p.153,6 vol. ed .; I,116, 3a ed.++Vol. I, p.328,6 vol. ed .; I,307, 3a ed.§Vol. I, p.95,6 vol. ed .; I,408, 3a ed.

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Ulteriore chiarificazione del termine logos e Demiurgo è fornita qui :

"La Dottrina Segreta... ammette un Logos o un 'Creatore' collettivo dell'Universo; un Demi-urgo, nel senso denotato quando uno parla di un 'Architettò come 'Creatore' di un edificio, anche se questo Architetto non ha mai toccato una pietra dello stesso, ma, fornendo in piano, lascia tutti i lavori manuali ai muratori; nel nostro caso il piano era fornito dal concepimento dell'Universo, e il lavoro costruttivo lasciato agli Ospiti di Poteri e Forze intelligenti. Ma questo Demiurgo non è una deità personale, cioè un perfetto dio extra-cosmico, ma solo l'aggregato dei Dhyan-Chohans e altre forze." (I, 279-80*)

Sebbene questo tema tratti primariamente col venire in esistenza di mondi, nondimeno, come anche indica lo schema gerarchico presente nelle fasi di apertura di un cosmo, la presente citazione può essere aggiunta, per il fatto che spiega come i Dhyāni-Chohans percepiscono il modello necessario per la costruzione del mondo :

"Appena l'OSCURITÀ... è sparita nel suo stesso regno di eterna Luce, lasciando dietro di sé solo la sua divina Concezione manifestata, i Logoi creativi hanno aperto il loro intendimento e vedono nel mondo ideale (fin qui celato nel pensiero divino) le forme archetipe di tutto, e procedono a copiare e costruire o foggiare seguendo queste forme modello evanescenti e trascendenti."(I, 380 +)

Riguardo alla creazione di forme :

"Ci sono gerarchie di 'Costruttori di forme ', e serie di forme e gradi, dal più alto al più basso. Mentre i primi (i più elevati) sono foggiati sotto la guida dei 'Costruttorì gli dei 'Cosmocratori", i secondi (inferiori) sono modellati dagli Elementali o Spiriti di Natura. Per un esempio di cio, guarda agli strani insetti e ad alcuni rettili e creature invertebrate, che sono imitate così precisamente, non solo nei loro colori ma anche nella loro forma esterna, da foglie, fiori, rami coperti di muschio e altre cose cosiddette inanimate."++

Come per le "forme" stesse :

"Ogni forma, ci viene detto, è costruita in accordo con il modello tracciato per essa nell'Eternità ed è riflessa nella Forma Divina." §

La Mente Divina è equivalente alla Concezione Divina, che riflette un aspetto del Piano Divino. Dovrebbe essere tenuto a mente, comunque, che

*Vol. I, p. 322, 6 vol. ed.; I, 300, 3a ed.+Vol. II, p.95, 6 vol. ed.; I, 407, 3a ed.++ Transazioni della Loggia Blavatsky, p. 98.§ Nello stesso luogo, p. 98

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la Mente Divina o la Divina Concezione nella filosofia esoterica, non è sinononimo di Pensiero Divino o Ādi-Buddhi, perché :

"Nell'Assoluto o Divino Pensiero tutto esiste e non c'è stato tempo quando non è esistito; ma la Concezione Divina è limitata dal Manvantara Universale."*

Ma per tornare al tema delle Gerarchie. Il termine Gerarchia deve essere spiegato in dettaglio, poiché è utilizzato con grande frequenza nella letteratura teosofica. È un composto di due parole greche : hieros, sacro; archon da archein, governare; da qui autorità o governo nelle cose sacre. La parola è familiare nell'utilizzazione della chiesa, dove è impiegata per designare il corpo governante della chiesa con i vari dignitari capeggiati da un leader. Nella scienza il termine è utilizzato per designare una serie di classi consecutive o gruppi. In zoologia, per esempio, la serie è costituita di regno, ordine, sotto-ordine, famiglia, genere e specie. Nella classificazione della piante, si applica la stessa cosa. Una serie graduata di esseri, quindi, è il significato collegato al termine Gerarchia com'è utilizzato nella Dottrina Segreta. Gli esseri sono "graduati" a causa del loro stato evoluzionistico, non a causa di un qualunque fattore inerente determinante. La sommità della gerarchia è chiamata Hyparxis, che significa capo o testa del sistema, non nel senso di un capo o detentore di potere, ma piuttosto come l'essere più evoluto della gerarchia. A questo Grande Essere ci si riferisce misticamente come all'Osservatore Silente (come anche attraverso altri termini che saranno considerati nei capitoli seguenti).

"LA GERARCHIA CELESTIALE"

Anche se la parola è generalmente impiegata con riferimento al governo temporale della chiesa, nondimeno l'idea di una serie di esseri, o una gerarchia, responsabile per la struttura del cosmo, per così dire, è un'idea che è presente nella letteratura di chiesa ed è anche trovata nella Bibbia. È basata su di un sistema originato negli scritti di una persona nota come Dionisio l'Areopagita, che si pensa essere stato uno dei primi convertiti di Paolo quando predicò nel Campo Marzio (l'Areopago) ad Atene, secondo la storia cristiana. Questi scritti sono chiamati "la Gerarchia Celestiale" e sono attribuiti a Dionisio, quindi visti come Cristiani, sebbene discendano da fonti Neoplatoniche. Poiché due parole ebraiche sono usate nella classificazione della gerarchia, possiamo concludere che le idee erano correnti durante la compilazione e furono ritenute da molte scuole di pensiero. Hanno avuto un profondo effetto sulla teologia Cristiana sia nei primi secoli che durante il Medioevo.

"La Gerarchia Celeste" ritiene che Dio sia infinito in potere, sebbene questo potere è trasmesso in parte direttamente e in parte indirettamente da divinità minori. Così la Sorgente Divina è rappresentata mentre sparge la sua trascendente divinità attraverso esseri superiori, così che tutti i membri sono

*Ip. cit.pp.74-5.

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sostenuti dalla Sorgente Divina e sono quindi intimamente connessi con essa. La sorgente trascendentale, che è anche l'immanenza universale, è descritta come il Dio Trino. Le tre serie di triadi sono responsabili nel trasmettere la Sorgente Divina al genere umano : la prima serie di tre, essendo più vicina a Dio, è capace di rispecchiare la Sorgente Divina e trasmetterla alla seconda classe o serie di triadi, che a turno la passano alla terza classe, che la trasferisce al genere umano. Il termine Angelo è applicato a queste tre classi di trasmettitori triadici, che agiscono come vettori di messaggi (che è il significato della parola greca angelos, angelo, che implica un trasmettitore dai regni celestiali al mondo dell'uomo).

La gerarchia celestiale è enumerata come segue, consistendo di nove classi, in scala discendente, in tre gruppi di triadi.

1a Triade : SeraphiniCherubiniTroni

2a Triade : DominiVirtuPotenze

3a Triade : PrincipalitàArcangeliAngeli

Con l'inclusione dell'Hyparxis, o sommità, "Dio", la gerarchia consiste di dieci classi

comprendenti uno schema decuplo.Paragona questo con la stanza IV, śloka 5 (delle Stanze di Dzyan) :

"La voce del Mondo, Svabhavat, i Numeri, poiché lui è Uno e Nove."Viene aggiunta una breve spiegazione :"Ciò che fa dieci, o il numero perfetto applicato al 'Creatore', il nome dato alla totalità dei

Creatori fusi dai Monoteisti in Uno." (I, 98*)vale a dire, riassunti nella parola "Dio".

Nella Stanza la parola "Svabhavat" è un termine Buddhista del nord, che può essere tradotto letteralmente come "Autorealizzazione". È equivalente al termine mistico "Padre-Madre" delle stanze, ed è definito come "L'Essenza mistica, la radice plastica di Natura fisica."*

Riguardo all'Uno e al Nove, l'idea può essere espressa nella maniera seguente : la prima manifestazione o emanazione dalla Sorgente Divina di TUTTO è l'UNO, dal quale procede il Nove in scala discendente, e questo forma il dieci : "La Decade che contiene in se stessa tutto l'universo": (I, 99+)

*Vol. I, p. 160, 6 vol. ed.;I, 125, 3a ed+Vol. I, p. 161, 6 vol. ed.;I, 126, 3a ed

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LA GERARCHIA KABBALISTICA - LE SEPHIROTH

Nella Cabala la manifestazione dell'Uno e Nove equivalenti a Dieci è chiaramente mostrata nello schema conosciuto come l'Albero delle Sephiroth. Poiché il soggetto è costantemente riferito alla Dottrina Segreta (sebbene il tema non viene elaborato all'interno di essa), verrà adesso delineato siccome anch'esso spiega la Dottrina delle Gerarchie.

Nelle sconfinate vastità dell'Infinito - il termine nella Cabala è Ain Soph, anche scritto En Soph, Eyn Sūf, etc., letteralmente "Nessun limite", niente fine, da qui Sconfinato - appare una focalizzazione di Luce, Ain Soph Aur, letteralmente la "Luce senza limiti". Da questa concrezione sorge uno Splendore - Sephira,*radiante come una gloria incoronata, Kether.

"Quando venne il tempo per un periodo attivo, allora fu prodotta una espansione naturale di questa Divina essenza dall'interno all'esterno, secondo la legge eterna e immutabile; e da questa eterna e infinita luce (che per noi è oscurità) fu emessa una sostanza spirituale."+

Cominciando da sepher, che è, per numerare o svelare la sua potenza, la prima Sefira, Kether, che produsse la seconda Sephira Chokmah, saggezza. Continuando lo spiegamento delle sue potenze, la diade, la prima e la seconda Sephiroth, emanarono la terza, Binah, intelligenza, anche resa come Comprensione. La triade (prima, seconda e terza) produssero la quarta sephira, Chesed, Pietà, anche resa come Amore o Grandezza. Il quaternario (la prima, seconda, terza e quarta) emanò la quinta Sephira, Geburah, Potere, anche resa Giustizia. Il quinario generò la sesta Sefira, Tiphereth, Bellezza. Il senario produsse la settima Sephira, Netzah, fermezza, anche resa Vittoria. Dal setterario ebbe origine l'ottava Sephira, Hod, Splendore. Poi l'ottava generò la nona Sefira, Jesod, Fondazione. Finalmente la nona Sephira, più le potenze dalla prima alla nona emanarono la sefira finale, Malkuth, il Regno. ++

* I cabalisti non sono d'accordo sul significato della parola Sefira (o Sefirāh); alcuni riconducono la sua origine alla radice verbale spr, contare o considerare. Si suggerisce che Sefira possa essere reso come "potenza dei numeri", la "potenza" significando l'Uno e il Nove=10, e l'abilità di emanare il nove dall'uno, completando il dieci. Sephiroth è la forma plurale della parola "Sephira".

+ Idra Zutah, ii (Zohar), citata da Iside Svelata, II, 213.++ Il Sistema della discesa della Sefiroth, per usare la frase cabalistica, sebbene l'idea

è più correttamente espressa attraverso le parole "sfoderamento in emanazione di ogni Sefira", è stato dato in dettaglio per la ragione che presenta così bene uno dei principi cardinali della struttura della Filosofia Esoterica, quello della emergenza dell'emanazione. Provvede una chiave per la comprensione dello svolgimento dei sette Principi-Elementi, il sette Loka-Tala, così come il sette Principi dell'Uomo, che formano il tema del Capitolo VI.

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A volte l'Albero delle Sephiroth è rappresentato come tre pilastri, consistenti di tre triadi ognuno, con a capo la prima Sephira, la Corona (Kether) nel tabulato seguente :

Kether (Corona)

Il pilastro di destra : Il pilastro di centro : Il pilastro di destra :Il pilastro del giudizio Il pilastro della pietà

Binah - Intelligenza Tiphereth - Bellezza Chochmah -SaggezzaGeburah - Potere Jesod - Fondazione Chesed - PietàHod - Splendore Malkuth - Reame Netzah - Fermezza

Non sono i nomi stessi o i significati, che ovviamente rappresentano qualità superiori, che sono importanti, ma essi incarnano poteri e potenze che sono responsabili di portare l'universo in manifestazione per un periodo di attività.

"L'Albero delle Sephiroth è l'Universo, e Adam Kadmon lo rappresenta all'Ovest come Brahmā lo rappresenta in India." (I, 352*)

I Kabbalisti occidentali guardano Adam Kadmon come uomo Archetipo o l'"Uomo Angelico" e ripartiscono le dieci Sephiroth in vari punti del corpo dell'uomo. Comunque, un concetto più in sintonia con la Kabbala orientale sarebbe quello di guardare Adam Kadmon nella natura del Terzo Logos, che è l'idea associata con Brahmā nello schema Indu, come menzionato nella citazione qui sopra.

Inoltre, tenendo a mente l'idea che tutte le Sephiroth sono legate insieme a causa della loro emergenza emanazionale, c'è una conscia, costante interazione fra di loro, così tipicizzando l'interazione presente fra tutti i gradi di esseri nell'universo manifestato.

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LO SCHEMA NUMERICO GERARCHICO PITAGORICO

Rivolgiamo la nostra attenzione ad un altro schema, che tratta anche di numeri, riassunto nella Tetraktys, il "Sacro Quattro" dei Pitagorici, da essi considerato così elevato da essere incarnato nel loro più alto giuramento. La Scuola Pitagorica rappresentò una delle scuole di pensiero più mistiche prodotta dagli antichi Greci. Il loro sacro giuramento lo dimostra, e contiene anche l'indizio per il significato interiore della Tetraktys : "Si, dalla Tetraktys, che ha fornito alla nostra anima la fontana che contiene le radici di ogni natura che sempre fluisce." La risultante della sacra Tetraktys produce la Decade mistica : prima il punto, poi la linea, poi le superfici, poi il solido o il quadrato : 1+2+3+4=10. Questo può essere dimostrato nella maniera nella quale la Tetraktys era rappresentata, specialmente significando quando piazzata all'interno del triangolo : prima il punto solo dell'apice del triangolo che significa Uno, la Monade; seguita dalla diade (la linea), due punti separati; poi la triade (le superfici) in tre punti separati; concludendo con la tetrade, quattro punti separati : 1+2+3+4=10. La radice della natura sempre fluente rappresenta il venire in manifestazione dell'universo.

Il Tetragrammaton (la parola sacra di quattro lettere per Deità fra i cababalisti) era rappresentata in una maniera simile : al posto del punto fu usata la lettera "sacra" jod. La Tetraktys

"simboleggia l'Universo nella famosa Decade Pitagorica. Il punto superiore è la Monade, e rappresenta un Punto-Unità, che è l'unità dalla quale tutto procede, e tutto è della stessa essenza con essa. I dieci punti all'interno del triangolo rappresentano il mondo fenomenico, le tre facce del triangolo equilatero che includono la piramide di punti sono le barriere della Materia noumenica, o Sostanza, che la separano dal mondo del Pensiero."(I, 616*)

È vero che il pieno significato del sistema Pitagorico non è apparente, neppure la soluzione fu data pubblicamente. La ragione per ciò, ha anche il significato del numero 10, dato in questa frase :

"Il 10, essendo il sacro numero dell'universo, era segreto e esoterico." (I,360+)

La stessa cosa può essere detta dello schema cabalistico, che era presentato qui prima di quello Pitagorico . solo la forma esteriore, le emanazioni delle Sephiroth e i loro nomi erano registrate per presentazioni esterne.

*Vol. II, p 341, 6 vol.ed.; I,675, 3a ed+Vol. II, p. 76, 6 vol.ed.; I,386, 3a ed

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Per quanto riguarda il significato interno, che rimane ancora nascosta e segreta conoscenza. Nondimeno, il profilo ha ritenuto aspetti reconditi delle tradizioni Caldee.

Dovrebbe essere apparente, allora, che la posta in gioco per quanto riguarda questi due sistemi è più alta di quando non appaia in superficie, anche se ogni schema riguarda il modello gerarchico dell'universo da un punto di vista differente. Un'altra citazione mostrerà che c'è ancora un'altra maniera di vedere la Tetraktys Pitagorica che quella gia’presentata:

"Dal vero inizio degli Eoni, nel tempo e nello spazio nella nostra Ronda o Globo, i Misteri della Natura (ad ogni modo, quelli che le nostre razze è lecito che conoscano) furono registrati dagli allievi di quegli oggi invisibili 'uomini del cielo, in figure geometriche e simboli. Le chiavi passarono da una generazione di "uomini saggi" all'altra. Alcuni dei simboli, così passarono dall'est all'ovest, furono portati da laggiù da Pitagora, che non fu l'inventore del suo famoso 'Triangolò. Questa figura, come il cubo e il cerchio, sono descrizioni più eloquenti e scientifiche dell'ordine dell'evoluzione dell'Universo, spirituale come anche psichico, che volumi di Cosmogonie descrittive e 'Genesi rivelate. I dieci punti iscritti all'interno del 'Triangolo Pitagorico valgono tutte le teogonie e angelologie mai emanate da cervelli teologici. Poiché colui che li interpreta, nel loro vero aspetto e nell'ordine dato, troverà in questi diciassette punti (i sette Punti Matematici nascosti) la serie ininterrotta di genealogie dal primo uomo Celeste a quello Terrestre. E, siccome danno l'ordine degli Esseri, rivelano l'ordine nel quale evolse il Cosmo, la nostra terra, e gli elementi primordiali attraverso i quali quest'ultima fu generata. Generata nella Profondità invisibile, e nell'utero della stessa 'Madre' come i suoi globi-discepoli, colui che dominerà i misteri della nostra Terra, avrà dominato quelli di tutte le altre." (I, 612-3*)

Siccome non è dato l'indizio per risolvere il completo mistero del sistema gerarchico compendiato nella Tetraktys, forse lo schema Siriano dell'universo, in forma gerarchica, sarà più comprensibile.

*Vol. II, pp. 337-8, 6 vol.; I, 671-2, 3a ed.

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LO SCHEMA GERARCHICO SIRIANO DELL'UNIVERSO

Siccome la forma tabulare è stata usata nel descrivere il sistema precedente, sarà dato ora un altro metodo, che cercherà di ritrarre pensieri che vengono espandendo la vista dei paradisi, allargando sempre otre, mentre si fissa il cielo notturno. Nello stesso tempo l'idea è nata sul fatto che ci sono miliardi di stelle che vi risplendono in quell'espansione smisurata, quindi ognuna deve pulsare in ritmo armonico con lo Scopo Globale, ed ognuna dimostra il funzionamento del Piano Divino.

Raffigurato quindi lo schema siriano delle gerarchie come sfere concentriche, che si allargano sempre di più nello spazio, la Terra è situata come sfera centrale, poiché, naturalmente, i cieli sono visti da questo globo. Attorno alla sfera terrestre ce n'è un'altra, chiamata Luna, la quale è sorvegliata dagli Angeli, per usare il termine gerarchico equivalente cristiano (già definito). Attorno alla sfera lunare c'è quella di Mercurio, dominata dagli Arcangeli. La terza sfera, Venere è sotto il dominio delle Principalità. Nella quarta, chiamata Sole, sono collocati gli dei più potenti del sistema, gli dei solari di tutte le nazioni. La quinta, Marte, è governata dalle Virtù. La sesta, Giove è governata dai Dominii; la settima, Saturno, dai Troni. Attorno alla sfera di Saturno, l'ottava, chiamata la sfera di 1122 Stelle, è situato il campo dei Cherubini. Il nono cerchio chiamato le "Stelle che Camminano" e " Stelle senza numero", che può essere reso le Comete e le Nebule, è il regno dei Serafini. La decima sfera, "la Stella Invisibile" è rappresentata dalla Via Lattea.

In questa rappresentazione a mo di diagramma dello schema siriano, visto dal punto di vista di sfere concentriche, abbiamo cominciato dal nostro mondo visibile e permesso ai nostri pensieri di veleggiare nei vasti reami dell'invisibile. Ma questa non è la "fine", poiché anche gli stessi piani siriani affermavano che oltre le Stelle Invisibili cominciava l'incomprensibile Oceano dell'Infinito, senza legami o fine. Le stelle invisibili segnano l'inizio di questo universo.

Al fine di guardare questo piano dell'universo come funzionante per un periodo di attività (o Manvantara, o periodo di manifestazione) dovremmo guardare lo schema come ad una discendenza delle gerarchie in questa maniera : la Divina potenza comincia col manifestare l'Essenza Primordiale come "Stella invisibile" nella Via Lattea, la quale emana le Nebule e Comete (le "Stelle che Camminano"), dalle quali emanano le "1122 Stelle Fisse", questi tre stadi rappresentano le sfere senza forma (o piani). Discendendo dalle sfere senza forma il flusso di emanazione raggiunge le sfere della forma, all'interno delle quali si manifesta il sistema solare. Il concetto di un universo non è confinato ad un singolo sistema solare. Il nostro sistema solare è solo uno di molti ed è solo usato come modello per descrivere altri sistemi, ognuno di essi contenente i propri sistemi planetari, nel nostro caso enumerati in

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sette regioni planetarie, ogni regione rappresentata da una sfera equivalente ad uno dei Sette Pianeti Sacri degli antichi.

La "discesa" dell'efflusso divino sul sistema solare, ed a turno ad ognuno dei pianeti del sistema, è la causa per la manifestazione del cosmo e di tutti i pianeti, la nostra terra inclusa.

LA STRUTTURA GERARCHICA DELLA TERRA

Consideriamo ora la struttura gerarchica del nostro mondo, prima richiamando il sistema descritto dai Greci, esposto nella Scuola Platonica e dopo dai Pitagorici e Neo-Platonici (quest'ultimi spesso usavano nomi da loro inventati, sebbene rappresentando la stessa idea). L'hyparixis (significa l'apice o sommità della gerarchia) fu chiamata il Divino e rappresenta il primo stadio più elevato; il secondo, in scala discendente, fu chiamato gli Dei, lo Spirituale; terzo, Semidei, anche chiamati gli Eroi Divini; quarto, Eroi (uomini di qualità superiori, esempi di umanità fuori dal comune); quinto, Uomini - la razza umana; sesto, gli animali o bestie; settimo, il mondo delle piante; ottavo, il mondo minerale; nono, Hades - che possiamo chiamare il mondo Elementale. Osserviamo che in questa enumerazione la famiglia umana è stazionata al punto medio dello schema gerarchico, così rappresentando l'equilibrio fra spirito e materia. Si noterà che sono enumerati solo nove stadi o gradi; la ragione per questo può essere spiegata in questa maniera. I nove stadi furono visti come formare un ciondolo appeso alla gerarchia superiore a questo sistema, attraverso i gradi più bassi di questa gerarchia superiore; ora, questo stadio più basso, sebbene più alto che i più elevati gradini del sistema inferiore, forma il legame di congiunzione fra le due gerarchie. Questo stadio Iper-Celestiale o Super-Divino completa lo schema decenario di questa gerarchia. Questo legame di una gerarchia con la prossima, e della prossima con quella superiore ancora, fornisce un'infinita serie di gerarchie, che si può applicare sia in scala ascendente che discendente. Quindi anche ogni gradino o stadio nello schema è legato sia al suo gradino immediatamente superiore come a quello inferiore. Poiché ognuno di questi è legato in maniera simile, ognuno è legato insieme agli altri.

Da questo punto di vista non c'è porzione dell'universo che è distinta e separata in se stessa da sola; tutto vive e si muove e ha il suo essere nella vita di qualche essere più grande. Questo è il concetto fondamentale che sottolinea la Dottrina delle Gerarchie.

Un esempio aiuterà a rendere il significato di questa affermazione più chiaro. Il corpo umano, dal punto di vista esoterico, è composto di ospiti di Jīvānus ("atomi di vita"), ognuno di essi persegue la sua vita individuale ed anche è un membro della gerarchia che usa il "campo" del corpo umano come sua "casa". Ogni essere umano è un membro della gerarchia del Regno Umano, che utilizza il "Campo" della Terra come la sua casa. Il Regno Umano è solo una delle dieci classi o regni, ognuno

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RAPPRESENTAZIONE DIAGRAMMATICA DELLA SCALA DELLA VITA

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di essi è membro di una Grande Gerarchia che utilizza il campo del Pianeta Terra (la Catena Planetaria della Terra) come la sua "casa". Il Pianeta Terra è un membro della grande gerarchia di Pianeti che usano il campo del Sistema Solare come la loro casa. Il Sole è un membro del gruppo gerarchico di Soli (dodici in numero) che hanno la loro casa nel Sistema Solare Universale. Il Sistema Solare Universale appartiene al gruppo gerarchico dei sistemi solari universali che usano il campo di un Sole Rāja come loro casa. E la serie delle gerarchie non finisce qui, ma può continuare ancora.

SPIEGAZIONE DELLA RAPPRESENTAZIONE DIAGRAMMATICA DELLA SCALA DELLA VITA

In questo diagramma è si fatto uno sforzo per chiarificare il concetto dell'ascesa delle Monadi sulla Scala della Vita. Prima che una Monade possa cominciare ad ascendere la Scala, comunque, deve averne compiuto la discesa da una sorgente divina originaria. La discesa porta al raggiungimento inferiore della gerarchia, al piolo più basso della Scala della Vita.

La Scala della Vita è ritratta nella forma di un triangolo, con dieci pioli. Ogni piolo sta per un grado evoluzionistico di raggiungimento. Questo grado di raggiungimento è caratterizzato da un Ospite o Classe di Monadi, che rappresenta un gruppo gerarchico, o un reame della Natura. La Scala triangolare è scelta per focalizzare l'attenzione al punto o apice, che ritrae il livello più alto raggiungibile per la completa Gerarchia, tecnicamente chiamata l'Hyparxis, che significa il capo o sommo della gerarchia. Questo Grande Essere è chiamato il Logo Planetario, o il Silente Sorvegliante Planetario. Dovrebbe essere tenuto a mente che c'è un tale Sorvegliante per ognuno dei Globi che compongono una catena planetaria.

Sopra la Scala della Vita c'è una sfera, intesa a rappresentare un globo d'oro, la Fonte o Sorgente dell'Essere. Può essere chiamata Paramātman (l'Ātman Universale Primordiale), poiché cio stà per la Sorgente di Ātman, il settimo principio, uno con lo Spirito Universale.

"Esso (Ātman) è quella scintilla omogenea che irradia in milioni di raggi dai 'Sette' primordiali… È la scintilla EMANANTE dal Raggio INCREATO, un mistero." (I, 571*)

O, espresso in raffigurazione mistica, in maniera allegorica citata dal Chun-Tsiu :

"Una notte le stelle cessarono di brillare nell'oscurità, e la disertarono, cadendo come pioggia sulla terra, dove sono oggi nascoste. Queste stelle sono le Monadi." (II, 486+)

La discesa della Monade è raffigurata attraverso i "raggi cadenti".

* Vol. II, p. 294, 6 vol. ed.; I, 624, 3a ed+ Vol. IV, p.55, 6 vol. ed.; II, 511, 3a ed

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Essendo scese sulla terra le Monadi cominciano il loro ciclo, seguendo il grande viaggio evoluzionistico conosciuto come il Cerchio di Necessità. Il loro scopo è quello di raggiungere una esistenza indipendente auto-cosciente (come delineato nella terza asserzione fondamentale, da considerare nel capitolo V).Il viaggio di evoluzione consiste nel salire la scala della vita fino alla sua sommità.

Il gradino più basso della Scala della Vita rappresenta lo stadio più basso della Gerarchia e sta per il Terzo Regno Elementale, terzo come punto di discesa non come punto di origine. La Classe di esseri situati sul secondo gradino, continuando dal basso, è conosciuta come il Secondo Regno Elementale; mentre il terzo raggio della Scala è il grado raggiunto dal Primo Regno Elementale. Queste tre Classi, sebbene invisibili a noi e chiamate, per questo, i Regni Immanifesti della Natura, nondimendo sono più bassi in stato evoluzionistico che il primo dei Regni Manifestati, il Regno Minerale, situato sul quarto gradino della scala.

È nella prossima Classe Superiore che

"L'Essenza Monadica comincia impercettibilmente a differenziarsi verso coscienza individuale nei Regni Vegetali. " (I, 179*)

Il processo continua sul prossimo piolo della Scala, rappresentato dal Regno Animale. Piena coscienza individuale è raggiunta nel regno animale, sul settimo piolo della Scala della Vita. I tre gradini superiori rappresentano i tre regni Dhyāni-Chohanici.

LA SCALA GERARCHICA DELLA VITA

Ritornando sulla Terra : lo schema gerarchico del nostro mondo come presentato nella Dottrina Segreta è composto di dieci Classi o Regni. Queste dieci Classi formano una Scala della Vita, o una Scala dell'Essere. Ogni Regno rappresenta un passo o stadio su questa Scala di Vita e dovrebbe essere visto come a fornire i mezzi sui quali gli esseri stazionati su un particolare piolo della Scala della Vita possono ottenere le esperienze necessarie per quello stadio di sviluppo. È un idea fallace guardare gli esseri situati in ognuno dei tre Regni come inerentemente appartenente a quello stadio della Scala della Vita, + o essendo stato piazzato là da un "Dio Onnipotente". Gli esseri sono stazionati su uno specifico chiodo della Scala perché hanno raggiunto lo status evolutivo che permette loro di manifestare i loro poteri e potenze a quello stadio della Scala della Vita.

Le dieci Classi o Regni sono come segue (cominciando l'enumerazione con il più elevato, e continuando in grado discendente) :

*Vol. I, p. 231, 6 vol. ed.; I, 201, 3a ed.+Confronta questo passaggio nelle Lettere dei Mahatma a A. P. Sinnet : "Non c'è ordine

separato e eternamente costituito di Spiriti Planetari," p. 44. Lo status in ogni piolo della Scala della Vita è raggiunto attraverso svolgimento evolutivo. Vedi Capitolo IX.

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1. Classe I del Regno Dhyāni-Chohanico2. Classe II del Regno Dhyāni-Chohanico3. Classe III del Regno Dhyāni-Chohanico4. Il Regno Umano5. Il Regno Animale6. Il Regno Vegetale7. Il Regno Minerale8. Classe I del Regno Elementale9. Classe II del Regno Elementale10. Classe III del Regno Elementale

Le classi 4, 5, 6 e 7 di questa gerarchia rappresentano l'umano, l'animale, la pianta e gli stadi minierali dell'evoluzione sulla Scala della Vita, e enumerano i Regni familiari della Natura che si manifestano sul piano fisico. Le altre sei Classi, comunque, sebbene generalmente invisibili ai nostri sensi fisici sono attive sui loro rispettivi piani. Così le Classi 8, 9, e 10 funzionano su piani inferiori al nostro piano fisico, il quinto, sesto e settimo piano della nostra sfera terrestre.* Le tre Classi più elevate, i Regni Dhyāni-Chohanici, operano su piani superiori al nostro piano fisico.

I Dhyāni-Chohan

Il termine "Dhyāni-Chohan" richiede una spiegazione, poiché è usato in maniera così estesa. È un composto Sanscrito-Tibetano e spesso abbreviato in Dhyān-Chohan (con o senza un trattino) e anche in Dhyāni. La parte Sanscrita è derivata dalla radice verbale dhyai, meditare; il nome, dhyāna, che significa meditazione religiosa profonda e astratta. La parola Tibetana chohan significa "signore"; quindi "Signori di Meditazione". Questo porta con se una bella idea, che può essere espressa in questa maniera : significa lo stato di esseri elevati devoti alla contemplazione del Piano Divino e ai significati di svolgerlo e soddisfarlo. Così invece di "dei" possono essere visti come i consci, intelligenti poteri della Natura. Di fatto sono "Divine intelligenze incaricate della supervisione del Cosmo." + Il termine, comunque, non è usato in un senso specifico, ma piuttosto in una maniera generalizzante; così è applicato ad ogni essere celestiale ("celestiale" nel senso di essere in uno stadio sulla Scala della Vita superiore al Regno Umano, perché è evoluto attraverso lo stadio umano in passati eoni). Non sarebbe scorretto di paragonare il termine Dhyāni-Chohan a Spiriti Planetari, salvo che esotericamente uno Spirito Planetario designa un grado specifico o uno stadio di un Dhyāni-Chohan, quello di un Rettore, o Reggente, di un Pianeta (Catena Planetaria). Dovrebbe essere tenuto a mente che sebbene per scopi di studio i Dhyāni-Chohan possono essere divisi in tre Classi maggiori o Regni, e inoltre che ogni classe

*Cfr. il Glossario Teosofico, p. 112.+Ibid. p. 101

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può essere suddivisa in sette sottoclassi o gruppi, così essi sono parte di una grande Gerarchia e ogni sottoclasse ha una specifica funzione da compiere.

"La stanza procede con una classificazione minuta degli Ordini della Gerarchia Angelica. Dal gruppo di Quattro e Sette emanano il gruppo 'nati-dalla mente' di Dieci, di Dodici, di Ventuno, etc., tutti questi divisi ancora in sottogruppi di settenari, novenari, duodecinari, e così via, finché la mente è persa in questa interminabile numerazione di ospiti divini e Esseri, ognuno avendo il suo compito distinto nel reggimento del Cosmo visibile durante la sua esistenza." (I, 129*)

Sarebbe futile tentare di dare termini equivalenti a quelli usati nella Dottrina Segreta, per la ragione che seppure viene utilizzato un gran numero di equivalenti, invariabilmente questi hanno un significato specifico, riferentesi ad un particolare grado o funzione. Per esempio, Pitri Solari e Pitri Lunari : entrambi sono classi di Dhyāni-Chohan; l'aggettivo qualificativo fornisce l'indizio al grado e funzione. Probabilmente il termine equivalente più vicino, usato nello senso generalizzante, è il tibetano Lhas, sebbene come menzionato da H.P.B. nel suo Glossario, era sua intenzione usare Lhas riferendosi a "spiriti delle alte sfere". Alcune citazioni, poi, dimostreranno il ruolo che questi Grandi Esseri giocano nel dramma dell'universo, e nel portare alla realizzazione i disegni del Piano Divino. Ci sono coloro che supervisionano e quelli che portano in essenza l'universo : come tali i Dhyāni-Chohan sono i "Respiri cha non riposano mai".

Prima, comunque, un'illustrazione aiuterà a chiarificare il tema, usando un'esempio pratico. Quando un appaltatore desidera erigere una casa, prima ottiene un progetto da un architetto. Poi assume i suoi operai (carpentieri, muratori, elettricisti, idraulici, decoratori, etc., etc.,), che eseguiranno i piani. Nondimeno mantiene sempre la posizione di supervisore dell'intero progetto.

"Gli AH-HI (Dhyāni-Chohan) sono gli ospiti collettivi di esseri spirituali, gli Ospiti Angelici della Cristianità, lo Elohim e 'Messaggerò degli Ebrei, che sono i veicoli per la manifestazione di pensiero e volontà divini e universali. Sono le forze Intelligenti che danno alla natura le sue leggi e le attualizzano, mentre essi stessi agiscono secondo leggi loro imposte in maniera simile da Poteri ancora più alti; ma non sono la 'personificazione' dei poteri della Natura , come erroneamente pensato. Questa gerarchia di Esseri Spirituali attraverso i quali la Mente Universale entra in azione, è come un armata, un 'Ospite', veramente, attraverso il quale il potere di una nazione si manifesta, e che è composto di corpi armati, divisioni, brigate, reggimenti e così via, ognuno con la sua separata individualità o vita, e la sua limitata libertà di azione e limitata responsabilità; ognuno contenuto in una

* Vol. I, p.187, vol. ed.; I,154, 3a ed. La Stanza di Dzyan al quale si riferisce è la V, śloka 6.

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Individualità più grande, alla quale i sui interessi personali sono sacrificati, ed ognuno contenente meno individualità in se stesso." (I, 38*)

Oppure, come espresso precedentemente, ogni cosa vive e si muove ha il suo essere nella vita di qualche essere più grande. La precedente citazione illustra non solo cosa fanno i Dhyāni-Chohan, ma da un'eccellente illustrazione del funzionamento della gerarchia in maniera pratica : quello di un'armata. Nel mondo del commercio, anche, il modello gerarchico si trova ad essere molto efficiente nella produzione di risultati tangibili.

Come sottolineato nella citazione, i Dhyāni-Chohan rappresentano la "parte intelligente" della Natura, essendo amministratori delle Leggi Divine. La messa in atto di queste Leggi è fatta da ciò che è comunemente chiamato le forze della Natura, che rappresenta l'aspetto manifesto della Natura, o la "parte-materiale". Le "Forze" sono spiegate ulteriormente nella maniera seguente :

"Sono duali nel carattere; essendo composte di (a) energia bruta e irrazionale, inerente alla materia, e (b) l'anima intelligente o coscienza cosmica, che dirige e guida questa energia, e che è il pensiero Dhyāni-Chohanico che riflette l'Ideazione della Mente Universale. Questo risulta in una serie perpetua di manifestazioni fisiche ed effetti morali sulla Terra, durante periodi manvantarici, l'intero essere susserviente al Karma." (I, 280+)

È chiesta particolare attenzione per la frase che è stata messa in corsivo nell'estratto precedente. È stato stabilito che la Mente Universale sempre è, mentre è l'Ideazione Cosmica che riflette le impressioni della Mente Universale attraverso il manvantara. Allora il pensiero degli Ospiti Dhyāni-Chohanici rispecchia la riflessione dell'Ideazione Cosmica e agisce come il potere guida sugli Esseri Inferiori, che noi siamo, abituati a chiamarli Leggi e Forze di Natura. Queste Forze a turno si manifestano come risultati nel mondo fenomenico, o mondo visibile, così rappresentando il funzionamento della Legge di Aggiustamento, o Karma.

Come per gli effetti morali portati in azione sulla Terra : senza dubbio questi sono i risultati di sequenze incomplete di energie prodotte in un sistema pianetario formatore (la Catena Lunare, della quale la Catena Terrestre è la reincarnazione), che si estrinsecano come Karma sulla Terra.

Riguardo a fenomeni terrestri sulla Terra, spesso manifestantesi in vie sfavorevoli risultanti in perdite di vita e proprietà, rappresentano, di fatto, fasi della Legge di Aggiustamento : sono prodotti attraverso l'interazione degli Esseri che rappresentano la parte intelligente, gli amministratori delle Leggi, e le Forze duali, che abbiamo spiegato qui sopra. Gli uomini ne subiscono le conseguenze poiché sono legati con tutti i Regni di Natura. Dovrebbe essere ricordato, anche, che questi regni sono allo stesso modo colpiti da fenomeni terrestri. Ulteriore delucidazione è

* Vol. I, p. 111-2, 6 vol. ed.; I, 70, 3a ed+ Vol. I, p. 322, 6 vol. ed.; I, 300, 3a ed.

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fornita considerando le due cause che maggiormente attivano l'esistenza (dal punto di vista della filosofia esoterica) vale a dire, le Forze di Attrazione e Repulsione, anche chiamate forza centripeta e centrifuga. A queste ci si riferisce nella seguente citazione come "Forze opposte" :

"Così gli Occultisiti… vedono, oltre a ciò, in queste Forze opposte solo due aspetti dell'unità universale, chiamata "Mente che si manifesta"; nei quali aspetti, l'Occultismo, attraverso i suoi grandi Veggenti, percepisce un Ospite di innumerevoli Esseri operativi : Dhyāni-Chohan cosmici, Entità, la quale essenza, nella propria natura duale, è la Causa dei fenomeni terrestri. Poiché questa essenza è co-sostanziale, con l'Oceano universale Elettrico, che è VITA; ed essendo duale, come detto - positivo e negativo - è l'emanazione di questa dualità che agisce sulla terra sotto il nome di 'modalità di movimentò; anche Forza diventato ormai obiettabile come nome, per paura che possa portare qualcuno, anche solo nel pensiero, a separarla dalla materia ! È, come dice l'occultismo, l'effetto duale di quella essenza duale, che è stata chiamata ora forze centrifuga e centripeta, poli negativo e positivo, caldo e freddo, luce e oscurità, etc." (I, 604*)

Il fattore più significante nella Dottrina delle Gerarchie è che in realtà tutti gli esseri sono legati insieme, formando un legame inseparabile, poiché sono tutti radicati nella Vita Una. Gli stadi sulla Scala della Vita comprendenti i regni della Natura rappresentano i gradi raggiunti nel Grande Ciclo dell'Evoluzione. L'interrelazione fra tutti i regni, che dimostra la Legge di Unità Essenziale, è stata ammirevolmente espressa in un corto paragrafo :

"Da Dio all'uomo, dai Mondi agli atomi, da una stella ad un lumicino; dal Sole al calore vitale dell'essere più infimo, il mondo della Forma e dell'Esistenza è una catena immensa, le maglie della quale sono tutte connesse. La legge di Analogia è la prima chiave al problema del mondo, e questi legami sono stati studiati coordinatamente nelle loro relazioni occulte ad ognuno." (I, 604+)

I legami nella catena immensa, alla quale ci si riferisce, sono in realtà gli esseri che formano la Scala Gerarchica della Vita, come già enumerato. L'importanza di afferrare questa fase dell'insegnamento riguardo alla Dottrina delle Gerarchie deve essere messa in evidenza ancora e ancora.

Così come è responsabile di creare delle cause che si manifestano sulla Terra come effetti in vari modi, la Terra stessa e allo stesso modo tutti i pianeti, così come i globi compresi nelle catene planetarie, sono sotto la guida di un Rettore, o Reggente, o Osservatore, chiamato Logos Planetario, o Osservatore Planetario, o ancora lo Spirito Planetario o Dhyāni. Ogni pianeta ha la sua particolare "Ronda" o periodo di attività, un Manvantara Planetario, e completa il suo ciclo in sette Ronde.

* Vol.II, p. 328, 6 vol. ed.; I, 661, 3a ed.+ Vol.II, p. 328, 6 vol. ed.; I, 662, 3a ed.

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"Ancora, deve essere spiegato e ricordato che, siccome il lavoro di ogni Ronda è detto essere ripartito ad un gruppo diverso di cosiddetti 'Creatori o 'Architetti, così è per ogni globo; vale a dire che è sotto la supervisione e guida di 'Costruttori speciali e 'Osservatori, o vari Dhyān-Chohans." (I, 233*)Inoltre, ci sono Esseri ancora più elevati :

"Ci sono Entità di mondi più elevati nella gerarchia di Esseri, così smisuratamente alti che, per noi, devono apparire come Dei, e collettivamente, Dio." (I, 133+)Scendendo nella scala dell'evoluzione, non solo le Ronde e Globi ma anche le Razze hanno i loro Reggenti, infatti :

"Ogni popolo e nazione, come detto prima, ha il suo Sorvegliante diretto, Guardiano, e Padre in Cielo, uno Spirito Planetario." (I, 576++)

C'è una connessione ancora più importante fra i Dhyāni-Chohans e la Razza Umana, ma il soggetto è uno di quelli troppo lunghi e verrà ripreso nei capitoli successivi. Comunque si può riferire di una relazione, visto che riguarda direttamente il tema preso in considerazione. Riferendosi a mondi superiori alla Terra, e così ad Esseri appartenenti a questi elevati :

"Ai più elevati, pensiamo, appartengono i sette ordini di Spiriti puramente divini; ai sei inferiori appartengono gerarchie che possono occasionalmente essere viste e sentite dagli uomini, e che comunicano con la loro progenitura sulla Terra; la quale è indissolubilmente legata ad essi avendo ogni principio nell'uomo la sua sorgente diretta nella natura di quei grandi Esseri, che lo riforniscono dei rispettivi elementi invisibili che lo compongono." (I, 133§). (nota del traduttore : in altre parole "le parti invisibili che ci compongono vengono fornite dalla progenie di questi grandi esseri".)

Così, grazie alla collaborazione con esseri superiori, l'uomo può funzionare sulla terra. Avendo aiutato l'evoluzione umana durante la sua era più critica in questa Ronda, questa grande Gerarchia ancora fornisce la sua assistenza, fornendone costantemente e in una maniera che è totalmente insospettata : danno aiuto a coloro che lasciano la sfera della vita. "I Dhyān Chohans che non hanno influenza nella guida dell'Ego umano vivente, proteggono la vittima indifesa quando viene violentemente strappata dal suo elemento verso uno nuovo, prima che sia matura e preparata per esso. Ti diciamo quello che sappiamo perché siamo fatti per impararlo attraverso l'esperienza personale." II

Per essere certi, gli altri regni di Natura similmente ricevono assistenza dai Dhyāni-Chohans. Nel caso dei tre regni più bassi, anche

* Vol. I, p. 278-9, 6 vol. ed.; I,253, 3a ed+ Vol. I, p.190, 6 vol. ed.; I, 157, 3a ed.++ Vol. II, p.300, 6 vol. ed.; I, 630, 3a ed§ Vol. I, p.191, 6 vol. ed.; I, 158, 3a edII Le Lettere dei Mahatma a A.P. Sinnet, p. 131.

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invisibili ai nostri occhi, c'è una definita interazione, poiché gli Elementali diventano le cause secondarie per produrre fenomeni terrestri attraverso l'intelligenza guida dei Dhyāni-Chohans. La citazione seguente spiega ciò così chiaramente che è data nella sua interezza, sebbene un pò lunga, in modo che i lavori "interni" della Scala Gerarchica possano essere presentati. Inoltre, il passaggio offre una spiegazione di ciò che nessun concetto scientifico spiega, in particolare del funzionamento dell'universo.

"Il lettore deve tenere a mente che, secondo il nostro insegnamento che guarda a questo Universo fenomenico come ad una grande illusione, più un corpo è vicino alla SOSTANZA SCONOSCIUTA, più si avvicina alla realtà, essendo stato portato più lontano da questo mondo di Māyā. Quindi, sebbene la costituzione molecolare dei corpi non è deducibile dalle loro manifestazioni su questo piano di consapevolezza, essi nondimeno (dal punto di vista dell'Occultista adepto) posseggono una distintiva e oggettiva struttura, se non una struttura materiale, nell'Universo relativamente noumenico, come opposto a quello fenomenico. Uomini di scienza posso chiamarli Forza o Forze generate dalla materia, o "modalità del suo movimento", se vogliono; L'Occultismo vede negli effetti, forze 'Elementali (forze), e, nelle dirette cause che li producono, intelligenti OPERAI DIVINI. L'intima connessione di quegli Elementali (guidati dalle infallibili mani dei Governatori) - la loro correlazione, come possiamo chiamarla - con gli elementi di Materia pura, risultato dei nostri fenomeni terresti, come luce, calore, magnetismo, etc., etc. Certamente non potremmo mai essere d'accordo con i Sostanzialisti americani che chiamano ogni Forza e Energia - che sia Luce, Calore, Elettricità, o Coesione - un' ENTITÀ; poiché questo sarebbe equivalente a chiamare il rumore prodotto dal girare delle ruote di un veicolo un'Entità - così confondendo e identificando questo 'rumore' con il guidatore fuori e l'intelligenza Dominante dentro il veicolo. Ma diamo certamente quel nome ai 'guidatori e a queste Intelligenze guida - i sovrani Dhyā Chohans, come dimostrato. Gli 'Elementalì, le Forze-Natura, sono l'agire, anche se invisibile, o piuttosto impercettibile, Cause secondarie e in se stessi gli effetti di cause primarie dietro il Velo di tutti i fenomeni terrestri. Elettricità, luce, calore, etc., sono stati chiamati 'Fantasmi o Ombre di Materia in Movimento,' vale a dire, stati supersensoriali della materia gli effetti dei quali soltanto siamo capaci di concepire. Per estendere, allora, la similitudine fatta più sopra. La sensazione di luce è come il suono delle ruote che girano - un effetto puramente fenomenico, che non ha nessuna esistenza al di fuori dell'osservatore; l'immediata causa eccitante della sensazione è comparabile al guidatore - un extrasensoriale stato della materia in movimento, una Forza-Natura o Elementale. Ma dietro a cio, stanno - proprio come il proprietario della vettura dirige il guidatore dal di dentro - le più alte cause noumeniche, le Intelligenze

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dall'essenza delle quali irradiano questi Stati della "Madre", generando gli innumerevoli miliardi di Elementali o Spiriti di Natura psichici, propro come ogni goccia di acqua genera i suoi Infusori infinitesimali."(I, 145-7*)

Il soggetto dei Dhyāni-Chohans è senz'altro concluso. Nondimeno è stato presentato sufficiente materiale per dimostrare che il Regno superiore agli ospiti Umani ha una posizione importante, anzi vitale nella Scala gerarchica dell'Esistenza.

I GERARCHI DEL SISTEMA

È stato stabilito che ogni gerarchia è sotto la guida di un Gerarca. Molti termini sono utilizzati per l'Essere a capo di un sistema : Sorvegliante, Guardiano, Rettore, Spirito Planetario, Logos, il sanscrito Dhyāni, o ancora, il Manu, il tibetano Lha e il greco Hyparxis. Il Grande Essere fornisce la casa per innumerevoli esseri e la radianza del Gerarca pervade l'intero sistema sul quale la sua sorveglianza è estesa. Nondimeno, in ogni caso, per quanto elevata possa essere la sorveglianza un Essere ancora più Grande racchiude un'estensione ancora più vasta. In illustrazione del tema : dall'Osservatore Silente della Razza, chiamato tecnicamente un Bodhisattva Super-terrestre, si può elevare la consapevolezza per contemplare l'Osservatore Silente del nostro Globo. Siccome il Piano Divino prevede il venire in essenza di Sette Razze, ci sono, certamente, sette Boddhisattva Super-Terrestri, uno per ogni Razza. Siccome una catena planetaria consiste di sette globi - nel caso della nostra Terra, Globo D e i suoi sei compagni - ci sono sette Dhyāni-Bodhisattvas, ognuno dei quali sorveglia un Globo della Catena terrestre.

Dall'Osservatore Silente del Globo, la coscienza può essere elevata all'Osservatore Silente della Ronda (un Dhyāni-Buddha). Siccome sono richieste sette Ronde per completare lo svolgimento del piano divino della Terra, ci sono sette Dhyāni-Buddha, uno che sorveglia ogni Ronda. Così il Quarto Dhyāni-Buddha sta al momento estendendo il suo periodo di sorveglianza sulla Ronda presente. Il Manu della Quarta Ronda è conosciuto come Vaisvata-Manu.

Per esserne certi, ogni Catena Planetaria ha il suo Sorvegliante - uno per ognuna : per quanto riguarda la Terra c'è un significato speciale collegato ai Sette Pianeti Sacri e i loro Dhyāni.

Dai Logoi Planetari la coscienza può ascendere al Sorvegliante del Sistema Solare e ai sette Logoi Solari. E ancora più in alto, ai Dhyāni del Sole-Rāja. poi al di là di questi Grandi Sistemi all'Osservatore del Sole Centrale - e ancora oltre e oltre, senza fine…

* Vol. I, pp. 201-2, 6 vol. ed.; I, 169-70, 3a ed.

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UN DIAGRAMMA RAPPRESENTATIVO DELLA GERARCHIA DI COMPASSIONE

Questo diagramma, basato sulla descrizione fornita nella Dottrina Segreta (I, 572), è inteso a raffigurare la Gerarchia di Compassione in discesa emanazionale, proveniente dalla Fonte dell'Essere - o l'Immutabile Principio, al quale ci si è riferiti nella prima asserzione fondamentale come alla Radice senza Radice. Si deve tenere a mente che questa rappresentazione tratta della "parte dell'Intelligenza" di un universo e non considera la "parte della forma". In altre parole rappresenta cio che viene chiamato la "parte dello spirito" piuttosto che la "parte della materia" di un universo.

Nella porzione superiore del diagramma, nella posizione centrale, è piazzato un cerchio incompleto. Questo cerchio incompleto non è inteso rappresentare Ādi-Buddhi, poiché la Saggezza Primordiale o Pensiero Divino sempre è, e non è quindi da circoscrivere da un cerchio completo. Un cerchio completo, certamente, rappresenterebbe finitezza, anche se questa finitezza può stare per un universo di inconcepibile magnitudine. Invece, il cerchio aperto è inteso rappresentare Mahā-Buddhi, o Mahat - equivalente alla Mente Divina o Mente Universale. Il cerchio è lasciato aperto poiché Mahat è pervasa da Ādi-Buddhi. Inoltre, il cerchio incompleto può anche stare per ciò che è chiamato il Primo Logos, sebbene il Primo Logos (dovrebbe essere ricordato) non è manifesto, ma è rappresentato come il Logo Immanifesto.

Nel passaggio descrittivo fu detto che la Monade Ādi-Buddhica - che è Ādi-Buddhi rappresentata nella fase di manifestazione di un sistema - si manifesta come Mahā-Buddhi (l'equivalente di Mahat). E Mahā-Buddhi fu definita come come la radice spirituale, onnisciente e onnipotente radice di divina intelligenza. Questa Intelligenza Divina non rimane "contenuta", ma continua la fase di manifestazione scendendo come una Fiamma. Nel diagramma questa discesa è rappresentata come un raggio d'oro proiettato da Mahā-Buddhi. Il termine tecnico per questa Fiamma sempre-presente è Daivī-prakriti - che è inamovibile, senza aumento o diminuzione, finché perdura il ciclo di vita del sistema. Daivī - la luce divina che emana dal Logos - richiama alla mente la frase Biblica : "Let there be Light !" Mentre continua la sua discesa verso le regioni di manifestazione, dalla forza inerente, o Movimento, all'interno di se stessa, diventa Fohat nei piani di manifestazione - Vita Universale nei piani mondani. A questo punto della sua discesa il periodo delle "sette eternità" delle stanze di Dzyan è concluso e tutte le potenze e energie della Vita Universale sono pronte ad esplodere fuori nell'essere.

Da questo piano di Vita consapevole sono sparate fuori come sette lingue di fuoco, i Figli della Luce - rappresentati nel diagramma come sette raggi - raggi del colore di fiamma. Questi sono i Sette Primari, delle Stanze, "I Sette Primordiali, i primi Sette Respiri del Dragone della Conoscenza" (Stanza V, sloka I).

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UN DIAGRAMMA DI RAPPRESENTAZIONE DELLA GERARCHIA DI COMPASSIONE

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LA GERARCHIA DI COMPASSIONE

Così il diagramma, seguendo la citazione, è applicabile ad ogni sistema - universo, sistema solare, o sistema planetario. Con la manifestazione dei Sette Primevi, il resto della citazione, così come il diagramma, è applicabile solamente al sistema planetario, finché un Dhyāni-Buddha rappresenta l'Hyparxis di un sistema planetario.

Dai sette Primari, i sette Figli della Luce, sono emanati i Dhyāni-Buddhas (i "Buddha della Meditazione") le forme concrete dei loro Padri senza forma. Questi sono rappresentati come Stelle nel diagramma, legate alle Sette Fiamme Primordiali. I Dhyāni-Buddha hanno governo sulle Ronde. Siccome ci sono sette Ronde, ci sono sette Dhyāni-Buddha, un Osservatore per ogni Ronda.

Dai Dhyāni-Buddha sono "emanati i loro chāyās" - che significa l'emanazione dei loro Fratelli, i Dhyāni-Bodhisattvas, chiamati Bodhisattvas dei Regni Celesti, poiché hanno governo sui Globi di una catena Planetaria. Nel diagramma sono rappresentati sette globi, ogni globo essendo osservato dai un Dhyāni-Bodhisattva.

Siccome i Dhyāni-Bodhisattvas sono prototipi dei Bodhisattva Super-Terrestri, questo significa che i Bodhisattva Super-Terrestri controllano le Sette Razze che governano il circuito dei Globi.

Il quarto globo dei sette nel diagramma sta per la nostra Terra, Globo D. È suddiviso in sette porzioni, indicanti le sette Sotto-Razze che devono essere sviluppate nel Globo. La Quinta Razza sta ancora progredendo nello sviluppo. Altre due razze devono essere sviluppate su questo Globo.

LA GERARCHIA DI COMPASSIONE

Avendo elevato la nostra coscienza, possiamo procedere nella discesa, spiegando la Gerarchia di Compassione come la "parte-intelligenza" dell'Essere. Poiché due aspetti sono rappresentati nella formazione di un sistema : (I) la "parte-intelligenza". Ai fini di una facile comprensione questi Grandi Esseri possono essere visti come gli Architetti, coloro che istituiscono le leggi che pervadono il sistema, i produttori dei protocolli che devono essere seguiti dai Lavoratori. (2) La "parte-forma" rappresentata dai Costruttori, che portano avanti gli aspetti creativi o formativi di costruzione del sistema, estrinsecando i piani o modelli forniti dagli Architetti. La Gerarchia è descritta in un passaggio rimarchevole :

"La monade divina puramente Ādi-Buddhica si manifesta come Buddhi universale (la Mahā-Buddhi o Mahat nelle filosofie Indu) la radice spirituale, onnisciente e onnipotente di intelligenza divina, la più alta anima mundi o il Logos. Questa, discesa come una fiamma che sgorga dal Fuoco eterno, inamovibile, senza aumento o diminuzione, sempre la stessa fino alla fine del ciclo di esistenza, diventa vita universale sul Piano Mondano. Da questo piano di Vita consapevole scaturiscono, come sette lingue di fuoco, i Figli della Luce (i logoi di Vita); poi i Dhyāni-Buddhas di contemplazione : le forme concrete dei loro

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Padri senza forma - i Sette Figli della Luce, ancora loro stessi, ai quali si può applicare la frase mistica Brāhmanica : 'Voi siete "QUELLO"- Brahm.' È da questi Dhyāni-Buddha che

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emana il loro chhāyās (Ombre), i Bodhisattva dei regni celesti, i prototipi dei super-terrestri Bodhisattva, e dei Buddha terrestri, e finalmente dell'uomo." (I, 572*)

La Gerarchia di Compassione può essere elencata in ordine di diagramma discendente così :

1. Ādi-Buddhi2. Buddhi Universale (Mahā-Buddhi o Mahat)3. Luce Universale o Vita (Daivīprakriti)4. Sette Figli di Luce (Sette Logoi di Luce)5. Dhyāni-Buddha6. Dhyāni-Bodhisattva7. Bodhisattva Super-Terrrestri8. Buddha Terrestri (Mānushya-Buddha)9. Uomo

Spiegazione dei termini utilizzati :

(1) Ādi-Buddhi - "Saggezza Primordiale," letteralmente, o "Mente Universale Primordiale" - un composto Sanscrito : ādi, primordiale, primo, originario; Buddhi, in un senso cosmico Mente Universale o Anima Universale. È un termine Buddhista del Nord, anche

"un'appellazione data dai primi Āriani alla Deità sconosciuta; la parola "Brahma' non trovata nei Veda e nei primi lavori. Significa la Saggezza assoluta." (I, p. xix +)

Si richiama attenzione sul fatto che il termine usato nella citazione è Monade Ādi-Buddhica. Evidentemente era desiderio di H.P.B. di convogliare nel macrocosmo un idea che si trova nel microcosmo-uomo. Vale a dire, che nell'uomo Ātman non è in grado di manifestarsi su questo piano senza la sua upādhi, che è Buddhi. Così tecnicamente, la Monade (nell'uomo) significa Ātma-Buddhi. Similmente a livello macrocosmico : Ādi-Buddhi, che può essere resa Pensiero Divino, o Saggezza Divina Primordiale, sempre è. Ai fini della manifestazione le sue potenze emanano come Ideazione Cosmica, che rappresenta la Monade Ādi-Buddhica o il primo stadio di manifestazione. In cambio questo si manifesta come Mahā-Buddhi.

(2) Mahā-Buddhi - letteralmente "Grande Saggezza" o "Grande Mente Universale," un termine Buddhista del Nord, equivalente a Mahat (nella filosofia Indu significa letteralmente "il grande uno") : la spirituale, onnisciente e onnipotente radice di intelligenza divina. Alaya, un altro termine Buddhista, è equivalente a "Anima Universale, il Manvantarico aspetto del quale è Mahat." (D.S., V, 499)

* Vol. II, p. 296, 6 vol. ed.; I, I 625, 3a ed.+Vol. I, p. 43, 6 vol. ed.; I, 3,3a ed.

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LA GERARCHIA DI COMPASSIONE

"L'ANIMA UNIVERSALE non è la Causa inerte di Creazione o (Para) Brahman, ma semplicemente ciò che chiamiamo il sesto principio intellettuale del Cosmo, sul piano manifesto dell'essere. È Mahat o Mahā-Buddhi, la grande Anima, il veicolo dello Spirito, la riflessione primaria della Causa senza forma, e ciò che è ancora oltre lo Spirito." (I, 420*)

(3) Daivīprakriti - Luce Universale : un termine sanscrito composto, daivī, da div, da risplendere, da qui luce, e prakriti, sostanza originante. Generalmente resa con la Luce del Logo Immanifesto (il Primo Logos); nella sua differenziazione diventa Fohat.

"Nell'Esoterismo dei Vedāntini, Daivīprakriti, la Luce manifestata attraverso Iśvara, il Logos, è al contempo la Madre e anche la Figlia del Logos o Verbo di Parabrahman; mentre in quello degli insegnamenti Trans-Himalaiani è - nella gerarchia della teogonia allegorica e metafisica - ' la Madre' or madre astratta, ideale, Mūlaprakriti, la Radice della Natura; - dal punto di vista metafisico, una correlazione di Ādi-Bhūta, manifestato nel Logos, Avalokiteśvara; - e dal Fohat puramente occulto e Cosmico, il 'Figlio del Figlio, l'energia androgina, che risulta da questa 'Luce del Logos', e che si manifesta nel piano dell'Universo oggettivo come l'Elettricità nascosta quanto rivelata, che è vita. " (I, 136-7+)

La citazione seguente, non così tecnica, può essere meglio compresa :

"l'emanazione diretta della Mente Universale [vale a dire, Mahā-Buddhi], la Daivīprakriti (la luce divina che emana dal Logos) [la quale 'Luce' chiamiamo Fohat] che formò i nuclei di tutti i globi semoventi nel Cosmo. È il potere formativo, sempre presente, che mette in moto e principio di vita, l'anima vitale dei soli, lune, pianeti, e persino della nostra Terra." (I, 602++)

(4) Figli della Luce, i Logoi di Vita, emanati dal piano della vita consapevole, come sette lingue di Fiamma. I Figli della Luce sono chiamati nelle Stanze di Dzyan :

"I Sette Primordiali, i primi Sette Respiri del Dragone di Saggezza, producono a loro turno dai loro sacri respiri rotanti i Turbini infuocati." (St. V, śloka I)

A cio si aggiunge questa nota significativa :

"Questa è, forse, la cosa più difficile da spiegare di tutte le Stanze. Il suo linguaggio è comprensibile solo a colui che è profondamente

* Vol. II, p. 138, 6 vol. ed.; I, 453, 3a ed.+ Vol. I, pp. 193-4, 6 vol. ed.; I, 161, 3a ed.++ Vol. II, p. 326, 6 vol. ed.; I, 659, 3a ed.

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versato nella allegoria orientale e nella sua fraseologia volutamente oscura."(I, 106*)

Siccome il termine "Respiro" spesso si riferisce a ciò che risulta come un periodo di attività, o manvantara, specialmente in connessione con le Stanze, i Sette Respiri rappresentano i Sette Primordiali che sono stati emanati dal Drago di Saggezza, che è Saggezza ora nella sua "forma manifestata". I "Respiri Rotanti" si riferiscono a ciò che è prodotto dai Sette Primordiali, vale a dire i Dhyāni-Buddha. Un'idea è fornita per il significato dei "Turbini di Fuoco".

"È solo la polvere Cosmica incandescente che segue magneticamente, come la limatura di ferro segue la calamita, la direzione del pensiero delle 'Forze Creative'. Ora però, la polvere cosmica è qualcosa di più; poiché ogni atomo nell'Universo ha la potenzialità di autoconoscenza in esso, come le Monadi di Leibniz, un universo in se stesso, e per se stesso. È un atomo e un angelo." (I, 107+)

Che pensiero sublime ! E questo è così poiché ogni atomo è pervaso dalla Vita Una ed è radicato nella Sorgente Originaria. Di qui ogni atomo condivide la Legge di Unità Essenziale.

Il prossimo śloka di Stanza V anche è legato ai Sette Primordiali e ai Dhyāni-Buddhas in questa maniera : (la prima parola, "essi," riferendosi ai Sette Primordiali) :

"Essi fanno di lui il Messaggero della loro Volontà. Lo Dzyu diventa Fohat… ." (St. V, śloka 2)

"Questo mostra che i 'Sette Primordialì usano per i loro Vāhana (veicoli, o il soggetto manifestato che diventa il simbolo del Potere che lo dirige), Fohat, chiamato di conseguenza, il "Messaggero della loro volontà ' - i turbini infuocati."Dzyu diventa Fohat, l'espressione stessa lo dimostra… . In questo caso, Dzyu è l'espressione della Saggezza collettiva dei Dhyāni-Buddhas." (I, 108++)

(5) Dhyāni-Buddhas, letteralmente "Buddha di Meditazione" : anche chiamati Buddha Celesti e Buddha di Contemplazione. Ci sono sette Dhyāni-Buddha, come ci sono sette Figli Primordiali della Luce, ognuno avente il governo di una Ronda. Essi sono equivalenti al "Manu di Ronda".

"Essi sono, per così dire, i prototipi eterni dei Buddha [Mānushya-Buddhas] che appaiono su questa terra, ognuno dei quali ha il suo particolare prototipo divino. Così, ad esempio, Amitābha, è il Dhyāni-Budda di Gautama Šākyamuni, che manifesta attraverso di esso

* Vol. I, p. 166, 6 vol. ed.; I, 131, 3a ed.+ Vol. I, p. 167, 6 vol. ed.; I, 132, 3a ed.++ Vol. I, p. 168, 6 vol. ed.; I, 133, 3a ed.

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ogni qualvolta questa grande anima si incarna sulla terra come fece nello Tzon-kha-pa." (I, 108*)

(6) Dhyāni-Bodhisattvas : letteralmente I Meditativi le essenze dei quali (sattva) sono diventate intelligenza (bodhi), un composto sanscrito. Ci sono anche sette Bodhisattva Celestiali, emanati dai Dhyāni-Buddha, da qui chiamati tecnicamente Chhāyā, una parola che significa Ombre. Ogni Dhyāni-Bodhisattva ha governo su uno dei sette globi comprendenti una catena planetaria.

(7) Bodhisattva Super-Terrestri, emanati a loro turno dai Bodhisattva Celestiali, ragione per la quale quest'ultimi sono chiamati "prototipi". Ancora una serie di sette, ogni Bodhisattva Super-Terrestre si occupa di una delle Sette Razze (o Razze-Radicali) comprendenti una Ronda nel cerchi di Necessità.

(8) Buddha Terrestri. Il Rappresentante sulla terra della Gerarchia di Compassione, che è stata considerata in ordine discendente, è chiamato tecnicamente un Mānushi-Buddha o Mānushya-Buddha. Le parole Sanscrite mānushi e mānushya sono forme derivate dal nome manusha, che significa umano. Questo distingue il tipo di Buddha se Celestiale o Dhyāni-Buddha. Proprio come ci sono "Manu di Ronda" e "Manu di Razza", così anche il Mānushya-Buddha prevale per il periodo di tempo di una Razza. Nella sezione intitolata "Il Mistero del Buddha" questo è spiegato nella maniera seguente :

"Il Dhyāni-Buddha, quando il mondo ha bisogno un Buddha umano, 'crea' attraverso il potere di Dhyāna (meditazione, devozione onnipotente), un figlio nato dalla mente, un Bodhisattva, missione del quale è dopo la morte fisica del suo umano, o Mānushya-Buddha, di continuare il suo lavoro sulla terra fino all'apparire del Buddha seguente. Il significato esoterico di questo insegnamento è chiaro. Nel caso di un semplice mortale, i principi in esso sono più o meno chiare riflessioni dei sette Principi cosmici e celestiali, la gerarchia di Esseri sovrasensibili. Nel caso di un Buddha, essi sono almeno i principi in esse essi stessi. Il Bodhisattva rimpiazza in esso il Kārana-Šarīra, il principio Egoico, e il resto corrispondentemente; ed è in questa maniera che la Filosofia Esoterica spiega il significato della frase che 'per virtù di Dyāna [o meditazione astratta] il Dhyāni-Buddha [lo Spirito o Monade del Buddha] crea un Bodhisattva,' o l'Ego astralmente rivestito all'interno del Mānushya-Buddha. Così, mentre il Buddha si rifonde nel Nirvāna da dove procedette, il Bodhisattva rimane indietro per continuare il lavoro del Buddha sulla terra." (D.S., V, 365-6)

* Vol.I, pp. 168-9, 6 vol. ed.; I, 133-4, 3a ed.

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H.P.B. aggiunse una nota, spiegando il passaggio che si riferisce ai principi del Buddha, come segue :

"Che significa che ogni principio nel Buddha era il più alto che poteva essere evoluto su questa terra; mentre nel caso di altri uomini che raggiungono il Nirvana questo non è necessariamente il caso. Mentre come mero umano (Mānushya) Buddha, Gautama era un modello per tutti gli uomini. Ma i suoi Arhat non erano necessariamente così."(D.S., V, 368)

(9) Gli uomini sono elencati a formare il gruppo di chiusura della Gerarchia, o la prima ronda della scala evolutiva. Questo può apparire strano, a prima vista, ma due ragioni importanti possono essere menzionate per questa inclusione :(a) C'è una connessione diretta tra fra i Sette Primordiali e gli Uomini;(b) Lo stadio umano deve essere esperito e la perfezione raggiunta in modo che gli stadi più elevati della Gerarchia possano essere raggiunti. Entrambi i fattori sono importanti considerazioni, che indicano la verità basica enunciata nella Dottrina delle Gerarchie, in particolare, la Legge di Unità Essenziale, così come i legami fra i membri della gerarchia.

(a) Siccome il tema non è illuminato completamente, potrebbe essere messo a fuoco in questo illuminante messaggio che appare in una delle Stanze di Dzyan :

"Impara ciò che noi che discendiamo dai Sette Primordiali, che siamo nati dalla Fiamma Primordiale, abbiamo imparato dai nostri Padri." (Stanza IV, śloka 2)

Nel primo śloka della Stanza i Sette Primordiali erano chiamati "Figli del Fuoco"; e una spiegazione fu aggiunta :

"Ascolta, voi Figli della Terra, per i vostri istruttori, i Figli del Fuoco." (St. IV, śl. I)"'I figli del Fuocò- poiché sono i primi Esseri (nella Dottrina Segreta sono chiamati

'Mentì), evolute dal Fuoco Primordiale." (I, 87*)

Non sembra necessario menzionare che la Fiamma Primordiale, o Fuoco Primordiale, non è lo stesso "fuoco" che è presente nel nostro globo. La chiave del significato della Fiamma Primordiale è data in questo passaggio :

"ci sono 2 'Fuochi e una distinzione è fatta fra di essi negli insegnamenti Occulti. Il primo fuoco, o quello puramente Senza Forma e invisibile, celato nel Sole Centrale Spirituale, è detto essere parte di una triade (metafisicamente); mentre il Fuoco del Cosmo manifestato è settenario, attraverso sia l'Universo e il nostro Sistema Solare. 'Il fuoco o conoscenza brucia tutte le azioni sul piano delle illusioni,' dice il commento. 'Quindi, coloro che l'hanno acquisito e sono emancipati, sono chiamati "Fuochi"." (I, 87 +)

*Vol. I, p. 151, 6 vol. ed.; I, 114, 3a ed.+ Vol. I, p. 151, 6 vol. ed.; I, 115-6, 3a ed.

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(b) L'importanza di sperimentare la fase umana di evoluzione in modo che gli stadi superiori della gerarchia possano essere raggiunti è sottolineato ancora e ancora nella Dottrina Segreta. È un fattore di base nella terza asserzione fondamentale,* e quindi richiede reiterazione :

"La Dottrina insegna che per diventare divino, dio completamente consapevole, sì, anche le più elevate Intelligenze Spirituali originarie devono passare attraverso lo stadio umano. E quando diciamo umano, questo non si applica meramente alla nostra umanità terrestre, ma ai mortali che abitano ogni mondo, vale a dire, a quelle Intelligenze che hanno raggiunto l'equilibrio appropriato fra materia e spirito, come abbiamo adesso, da quando è passato il punto medio della Quarta Razza Radicale della Quarta Ronda. Ogni entità deve aver vinto per se stessa il diritto di diventare divina, attraverso esperienza propria." (I, 106+)

Attenzione è chiesta alla frase che dice che lo stadio umano deve essere sperimentato. Questo non implica che la fase deve essere compiuta sulla terra. Espressa tecnicamente diventa questo : Manas (il quinto principio umano) deve essere risvegliato, e l'uomo deve imparare come funzionare secondo la volontà nel suo sesto principio, Buddhi. Prima di questo però comunque deve aver imparato come funzionare consapevolmente nel Suo Manas Superiore (che è Manas con la luce di Buddhi). In altre parole, la fase umana presente dell'evoluzione sottolinea la personalità, che è così apparente nella vita ordinaria quotidiana. Questo rappresenta la parte Kāma-Manas della costituzione umana, nella quale Kāma (il principio Desiderio) domina Manas (il principio mentale), anche chiamato manas inferiore. Manas con la luce di Buddhi era chiamato Kārana-śarira (nel paragrafo citato dai "Misteri del Buddha"). Esistenza continua implica vivere in questa parte della costituzione umana. Questo significa il "diritto di diventare divini, attraverso l'esperienza personale".

"INFINITA SERIE DI GERARCHIE"

Passando dalla Gerarchia di Compassione al "lato-forma" dell'esistenza, non è da notare maggiore diversità. Questo è solo in manifestazione esteriore, comunque, poiché fondamentalmente tutti gli esseri scaturirono dalla stessa Sorgente e partecipano della Vita Una. Il soggetto è espresso molto bene nella citazione seguente, e forma una conclusione ad hoc per Dottrina delle Gerarchie :

"L'intero Cosmo è guidato, controllato , e animato da almeno una serie infinita di Gerarchie di Esseri senzienti, ognuno avente una missione da compiere, e che, sia che diamo loro un

* La terza asserzione fondamentale è considerata pienamente nel Capitolo V, "La Dottrina del cambiamento continuo.".+ Vol. I, p. 167, 6 vol. ed.; I, 132, 3a ed.

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nome o un altro, e chiamiamoli Dhyān-Chohans o Angeli, sono 'messaggeri solo nel senso che sono agenti di Leggi Karmiche e Cosmiche. Variano infinitamente nei loro rispettivi gradi di consapevolezza e intelligenza; e chiamarli puri Spiriti senza nessuno svilimento terreno 'che il tempo deprederà' è solo indulgere a fantasia poetica. Poiché ognuno di questi Esseri era, o si prepara a diventare, un uomo, se non nel ciclo presente, in uno passato o futuro (Manvantara)." (I, 274-5*)

La frase "ognuno di questi Esseri sia era … un uomo, " si applica ai tre Regni Dyāni-Chohanici, che sono "graduati" attraverso l'evoluzione da e attraverso il Regno Umano. Avendo così raggiunto corpi umani "perfezionati" continuano il loro viaggio evolutivo ciclico raggiungendo ronde ancora più elevate sulla Scala della Vita, indicate nella Gerarchia di Compassione.

La frase "ognuno di questi Esseri … si prepara a diventare un uomo" si riferisce ai reami al di sotto del Regno Umano, sulla stessa Scala di Vita. Come lo esprime così chiaramente un assioma cabalistico : il respiro diventa una pietra; una pietra diventa una pianta; una pianta una bestia; una bestia un uomo; un uomo uno spirito; e lo spirito un Dio.

La referenza ai Dhyāni-Chohans come "messaggeri di Leggi Cosmiche" porta in avanti il commento che il significato originale della parola Greca "angelo" significava un "messaggero". La citazione continua :

"Essi sono uomini perfezionati, se non incipienti; e differiscono moralmente dall'essere umano terrestre nei loro sfere più alte (meno materiali), solamente che sono privi del sentimento di personalità e della natura emozionale umana, due caratteristiche puramente umane. Il formatore, o il "perfezionato", sono diventati liberi da quei sentimenti, perché (a) non hanno più corpi di carne, un peso che sempre intorpidisce l'Anima; e (b) l'elemento puramente spirituale non ostacolato e più libero, essi sono meno influenzati da māyā che l'uomo possa mai essere, finché egli è un adepto che mantiene le sue due personalità, la spirituale e la fisica, completamente separate. Le monadi incipienti, non avendo mai avuto corpi terrestri, non possono avere senso di personalità o Ego-ismo." (I, 275 +)

La frase "monadi incipienti, che non hanno mai avuto corpi terrestri" si riferisce alle monadi che non sono finora arrivate alla manifestazione fisica in veicoli terrestri, così riferendosi ai tre Reami Elementali, che appartengono ai primi stadi sulla Scala della Vita. Seguendo un desiderio inerente, nondimeno, il loro sforzo è quello di apparire in manifestazione fisicizzata in veicoli terrestri, nella serie indicata nell'assioma cabalistico menzionata precedentemente. È interessante notare che neppure un senso di individualità ne un senso di personalità è presente nelle "monade incipienti". Questo è

* Vol. I, p. 318, 6 vol. ed.; I, 295, 3a ed.+ Vol. I, p. 318, 6 vol. ed.; I, 295-6, 3a ed.

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"INFINITA SERIE DI GERARCHIE"

anche applicabile ai Reami Minerale, Vegetale, e Animale. Poiché il senso di Egoismo, o la "facoltà dell'Io agente", equivalente a Ahamkāra, è generata attraverso il principio Kāmico in congiunzione con il principio Manasico, escludendo Buddhi. Il principio Manasico non cominciò a funzionare nel Regno Umano fino l'ultima porzione della Terza Razza durante la Quarta Ronda.

La referza con l'adepto che è capace di mantenere le sue due personalità interamente separate, quella spirituale e quella fisica, si riferisce ancora al Kārana-śarira (la controparte spirituale umana), mentre lo Sthūla- śarira è la personalità fisica dell'uomo. Continuando la citazione :

Ciò che è inteso con 'personalità' è una limitazione e una relazione, oppure, come definita da Coleridge, 'individualità esistente in se stessa ma con una natura come di terreno. ll termine personalità non può certamente essere applicato ad entità non umane; ma, come hanno asserito generazioni di Veggenti, nessuno di questi Esseri, elevati o no, hanno ne individualità, ne personalità come Entità separate, vale a dire che non hanno individualità nel senso nel quale un uomo possa intenderlo : 'io sono me stesso e nessun altrò; in altre parole, essi non sono consci di una tale separatività distinta, come uomini e cose hanno sulla terra. L'individualità è la caratteristica delle loro rispettive gerarchie, non delle loro unità; e queste caratteristiche variano solamente con il grado del piano al quale queste gerarchie appartengono : più vicino alla regione di Omogeneità e all'Uno Divino, più pura e meno accentuata è questa individualità nella Gerarchia. Essi sono finiti, sotto tutti i punti di vista, con l'eccezione dei loro principi più elevati, le scintille immortali che riflettono la fiamma divina universale, individualizzata e separata solo sulle sfere di Illusione da una differenziazione illusoria come il resto. Essi sono 'Unità Viventi, perché essi sono le correnti proiettate sullo schermo Cosmico d'illusione dalla Vita Assoluta; esseri nei quali la vita non può diventare estinta, prima che il fuoco dell'ignoranza sia estinto in coloro che sentono queste 'Vite'. Essendo saltate nell'esistenza sotto l'influenza acceleratrice del raggio increato, la riflessione del grande Sole Centrale che irradia sulle spiagge del fiume della Vita, il principio interno in esse che appartiene alle acque dell'immortalità, mentre il suo vestimento differenziato è perituro come il corpo umano." (I, 275-6*)

Tutti gli esseri sulla Scala Gerarchica della Vita hanno la loro origine nella Vita Assoluta, espresso così bene nell'estratto qui sopra. Si evince quindi che questa unità essenziale include ogni entità all'interno dello schema gerarchico. Ognuno di essi è indissolubilmente legato alla Sorgente; da qui il significato della frase "fratellanza universale".

Non potrà essere ripetuto troppo spesso che il principio interno degli esseri è essenzialmente divino, scaturendo dalla Sorgente Universale dell'Essere.

* Vol. I, pp. 318-9, 6 vol. ed.; I, 296, 3a ed

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Questi principi interni sono chiamati la monade, da qui le frasi "monadi incipienti" e "monadi perfezionate". La monade raccoglie per se stessa, o si riveste con i veicoli necessari per la manifestazione su un particolare scalino della Scala della Vita. Ma il veicolo non è l'essere, non più che il vestito di qualcuno sia l'essere umano. L'essere raccoglie un nuovo veicolo, o un nuovo rūpa, o forma, or "rivestimento differenziato", mentre sale ogni gradino della Scala della Vita. Tutto ciò mentre ogni entità vive la sua vita nella sfera, o campo, di un grande Essere.

" 'L'uomo non può ne propiziare ne comandare i Deva', è detto. Ma, paralizzando la sua personalità inferiore, e arrivando da lì alla piena conoscenza della non separazione del suo Se superiore dal Se Uno Assoluto, l'uomo può, anche durante la sua vita terrestre, diventare come "Uno di Noi". Così, è mangiando il frutto della conoscenza che dissipa l'ignoranza, che l'uomo diventa come uno degli Elohim o dei Dhyāni; e una volta sul loro piano lo Spirito di Solidarietà e perfetta Armonia, che regna in ogni Gerarchia, deve estendersi su di lui e proteggerlo in ogni particolare."(I, 276*)

L'uomo vorrà poi dimostrare la Legge di Armonia così come la Legge di Unità Essenziale.

* Vol. I, p. 319, 6 vol.; I, 297, a ed.

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CAPITOLO IVLA DOTTRINA DI IDENTITÀ ESSENZIALE

Alla Legge legata alla Dottrina di Identità essenziale è stato dato il nome di Sviluppo di Sè. Potrebbe essere egualmente intitolata Divenire se stessi, il quale ultimo termine traduce esattamente la parola Sanscrita per questa dottrina, vale a dire Svabhāva.* Entrambi questi termini possono essere applicati all'idea radice veicolata dal termine Evoluzione (dal punto di vista della filosofia occulta, piuttosto che dai concetti generalmente accettati che si rifanno alle teorie connesse con l'Evoluzione). Nondimeno, sebbene la Dottrina di Identità essenziale è in stretto rapporto con la Dottrina di Cambiamento Continuo (il titolo del Capitolo V), ognuna rappresenta una speciale dottrina ed è quindi considerata separatamente.

Naturalmente la Legge di Sviluppo di Sè veicola l'idea che la Vita è già presente all'interno dell'essere, permettendogli di svilupparsi, altrimenti non sarebbe possibile nessuno svolgimento. È questa Vita, o Jīva, che è il grande mistero. È vista in Filosofia Occulta come l'energia eterna increata. Questo è cio che spinge ogni entità ad esprimersi attraverso l'auto-sviluppo. Per questo può essere ben guardata come una "legge".

"TUTTO È VITA, e ogni atomo, anche quello di polvere minerale è una VITA, sebbene al di là della nostra comprensione e percezione, poiché è al di fuori della portata delle leggi conosciute da coloro che rigettano l'occultismo."(I, 248-9 +)

"Il 'Jīva', o principio vitale che anima uomo, bestia, pianta o persino un minerale, certamente è 'una forma di forza indistruttibile', poiché questa forza è la vita una, o anima mundi, l'anima universale vivente, e che le svariate modalità nelle quali le cose obiettive ci appaiono in natura nelle loro aggregazioni atomiche, come per esempio i minerali, le piante, gli animali, etc., sono tutte forme differenti o stati nei quali questa forza si manifesta. Dovesse diventare, non diremo assente, è impossibile poiché è onnipresente, ma per un singolo istante inattiva, per esempio in una pietra, le particelle di quest'ultima perderebbero istantaneamente la loro proprietà coesiva e si disintegrerebbero così, immediatamente, sebbene la forza rimarrebbe in ognuna delle sue particelle, ma in uno

* Anche chiamato Swabhāva, poiché alcuni Sanscritisti ritengono che v, quando si trova fra una consonante e una vocale, è pronunciata come la w inglese, sebbene scritta v in Devanagāgari. La parola è spiegata ora.

+ Vol. I, p. 293, 6 vol. ed.; I, 269, 3a ed.

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stato dormiente. Così il prosequio della frase, che afferma che, quando questa forza indistruttibile è disconnessa da un gruppo di atomi, diventa attratta immediatamente da altri non implica che abbandona interamente il primo gruppo, ma solamente che trasferisce la sua forza viva o potere vivente, l'energia del movimento, ad un altro gruppo. Ma poiché si manifesta nel prossimo gruppo come ciò che è chiamata Energia Cinetica, non ne consegue che il primo gruppo ne è privato di essa tutto insieme; poiché essa vi permane, come energia potenziale, o vita latente. Questa è una verità cardinale di base dell'occultismo, sulla perfetta conoscenza della quale dipende la produzione di ogni fenomeno." *

Forse l'idea non è chiara alla prima lettura, poiché si fa riferimento a due gruppi di atomi di vita (o Jīvānus). La frase seguente può aiutare nella comprensione della citazione :

Quando occorre la morte, gli atomi di vita che compongono il corpo umano non sono tenuti più a freno, per così dire, dal potere dominante che li tiene insieme; quindi sono liberati. La forza indistruttibile è allora disconnessa con un gruppo di Jīvānus. Sin'ora la forza di vita, o Jīva, è sempre all'interno di ogni Jīvānus. Quindi l'atomo di vita è direttamente attratto dagli altri e trasferisce la sua energia ad un nuovo gruppo di aiutando la composizione di un altro individuo, là per continuare a formare il nuovo gruppo finché rilasciato a suo turno. +

La razionalità nella produzione del fenomeno dipende da questo fattore : finché tutti gli oggetti sono tenuti insieme a causa "della forza coesiva" inerente agli "atomi dormienti", uno che sà come portare allo scioglimento di questa coerenza, temporaneamente, e poi è capace di rimettere insieme "gli atomi dormienti", avrà dimostrato la "produzione di un fenomeno".

È Jīva, la Forza Una, o Vita, che dà l'impulso ad ogni entità ad esprimere se stessa; e l'essere fa così a causa di un rivestimento o rūpa. Si potrebbe porre la domanda : perchè un'entità esprime se stessa nella maniera in cui lo fa ? O in maniera più specifica : perchè un essere umano è un essere umano? Perchè un animale è un animale; un albero, un albero; o una pietra, una pietra ? O prendendo un respiro più ampio : perchè un pianeta, un pianeta; o un sole, un sole ? Non ci sono domande fruttuose che possono essere liquidate con una mera risposta che un animale è animale perchè appartiene al Regno Animale, o un umano è un membro della famiglia umana.

Dal punto di vista della Filosofia Esoterica c'è una risposta definita a queste questioni. La risposta è stata fornita nella Dottrina delle Gerarchie. Eccola : il Regno della Natura rappresenta lo stadio o grado di evoluzione raggiunto dagli esseri che stanno avanzando sulla Scala Gerarchica della Vita. Un umano ha raggiunto lo stadio di sviluppo che permette all'essere umano di manifestarsi sul gradino della Scala della Vita chiamato regno Umano. In maniera simile un minerale

* Citato da un articolo intitolato "La Trasmigrazione degli Atomi di Vita" (ristampato in cinque anni di Teosofia, pp. 533-9) al quale si riferisce la Dottrina Segreta, II, 672-3. Anche pubblicato da H.P. Blavatsky nella collezione di scritti, 1883, pp 112-3.

+ Il soggetto è considerato più oltre nella sezione conclusiva di questo capitolo.

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rappresenta lo stadio di avanzamento che gli permette di manifestarsi sul gradino della Scala della Vita nel Regno Minerale. Un albero significa che lo stadio del Regno delle Piante è stato raggiunto; e un animale è entrato sul gradino della Scala della Vita rappresentato dal Regno Animale. Nel cosmos : un pianeta ha raggiunto lo stadio di sviluppo di un pianeta e si manifesta come pianeta. Un sole ha raggiunto lo stadio di un sole e irradia il suo splendore solare.

La Dottrina di Identità Essenziale spinge l'idea ancora oltre : anch'essa può essere espressa nella forma di una domanda : perchè il discendente produce le stesse caratteristiche dei suoi genitori ? Siccome la questione riguarda ogni Regno sulla Scala Gerarchica, può essere espansa nella maniera seguente : Perchè il seme di umani è sempre umano ? Poi estendendo la domanda per prendere coscienza del punto di vista cosmico : perchè il prodotto di un pianeta è un pianeta, e il prodotto di un sole , un sole ?

La risposta completa alla domanda è trovata attraverso le dottrine interrelazionali della Filosofia Esoterica, che culmina con Atma-Vidyā (Conoscenza Universale), poiché ogni dottrina è legata ad ogni altro insegnamento. Tutte le dottrine insieme formano un'unità di presentazione che non è solamente una sintesi armonica di idee, ma una necessaria interrelazione di tutte le fasi degli insegnamenti. Comunque, a fini di studio è necessario considerare una dottrina alla volta invece che la presentazione globale. La risposta iniziale alla domanda, comunque , può essere abbozzata affermando che il discendente rappresenta le caratteristiche che sono state trasmesse ad esso dai suoi genitori, perché il genitore ha raggiunto un certo grado di sviluppo evolutivo sulla Scala della Vita. Il genitore non è capace di trasmettere un tipo che non è stato portato allo sviluppo sino ad ora.

SVABHĀVA

La nota chiave specifica all'insegnamento della Dottrina di Identità Essenziale è contenuta all'interno della parola chiave Svabhāva, che è un composto Sanscrito di sva, che significa se, o proprio; e bhāva, essere, o diventare, dalla radice verbale bhū, diventare. Le definizioni del dizionario riferite al termine aiutano ad ottenere una comprensione più chiara, perché sono date come : condizione propria, o proprio stato di essere; disposizione innata; spontaneità inerente; natura inerente; impulso innato. Tutti questi esprimono l'idea che c'è un'urgenza inerente dell'entità di esprimere se stessa nelle sue proprie caratteristiche, da qui la sua identità essenziale. Ovviamente questo implica che c'è una potenza inerente o sorgente inerente di energia che trasmette l'impulso all'entità di perseguire questo diventare se stessa, dimostrando una speciale caratteristica, la forma o il rivestimento essendo solamente i mezzi per convogliare la modalità d'espressione di questa identità caratteristica.

Così il bocciolo di una rosa mostra le caratteristiche di una rosa e non di una violetta; il bocciolo di una violetta mostra le caratteristiche di una violetta e non di una rosa. Il rūpa di una rosa (che è il vestito che mostra l'arbusto di rose) è capace di produrre "semi" che manifesteranno le caratteristiche della rosa; proprio come il rūpa della violetta è capace di fare la stessa cosa per la violetta. In maniera simile la quercia produce ghiande, ogni ghianda ha la possibilità di crescere come una quercia. All'interno di ogni seme è stata

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trasmessa una potenza che le permette di riprodurre se stessa nella stessa maniera che i suoi genitori, quando tre condizioni sono presenti. Queste tre condizioni sono : giusto luogo o spazio fornito dal terreno; giusta temperatura; e giusta umidità. Abbiamo dimostrato questo fatto per noi stessi attraverso ripetute osservazioni. Non esprimiamo più nessuna meraviglia ai suoi riguardi; lo prendiamo come garantito, dichiarando che le varie specie dimostrano il funzionamento delle leggi di nautura. Esattamente così. Ma nel capitolo precedente l'idea è stata espressa che queste "leggi di natura" sono i risultati delle operazioni di esseri che hanno messo queste leggi in movimento, dimostrando così che legge e ordine non sono altro che la manifestazione del funzionamento del Piano Divino.

La trasmissione di potenze o caratteristiche è connessa in maniera così ravvvicinata con il soggetto della Palingenesi, che potrebbe essere considerato ora, anche se la palingenesi è solo un aspetto della Dottrina del Costante Rinnovamnento, o Reincarnazione.

PALINGENESI

Palingenesi è un composto di un parola greca, che significa esattamente "diventare ancora" : palin, di nuovo; genesis, diventare o generazione. La parola è a volte resa "nuova nascita" ed è così usata dai poeti, a volte letteralmente e spesso in un senso metaforico, specialmente quando significa un cambio da uno stato ad un altro. Il termine è usato ora in biologia in una maniera tecnica, come un equivalente di ontogenesi, che significa che l'influenza ereditaria ha controllato lo sviluppo della germinazione, e non è stato influenzato dall'ambiente o dall'adattabilità. Ma in entomologia (lo studio degli insetti), il termine porta molto più che il suo senso originario poiché è usato in connessione con il completo cambiamento attraverso il quale passa un insetto, come nel caso di un bruco che diventa un bozzolo e in seguito emerge come farfalla. Ogni stadio rappresnta una palingenesi, un nuovo "diventare".

Fra i Pitagorici il termine era usato in una maniera simile a quella di Metempsicosi, nel suo senso allargato che significa che l'anima non muore con il corpo ma muta, rinasce. In aggiunta a questo aspetto, Palingenesi copre ciò che può essere chiamato la trasmissione di caratteristiche da genitore ai suoi discendenti. Così, nel caso di un albero, il suo modello di vita è trasmesso ai suoi semi, che piantati producono un albero simile nel rispetto dell'albero genitore. In realtà questa stessa idea è presente nella teoria della trasmissione di

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caratteristiche attraverso cromosomi e geni, che formano il concetto di base di correnti teorie di eredità, in uno sforzo di spiegare i meccanismi di certi tratti che sono passati dai genitori o nonni ai loro figli. Il soggetto è piuttosto tecnico e non è necessario addentrarci ora. È sufficiente dire, comunque, che la parola palingenesi non è usata in connessione con la frase del soggetto.

In riferimento specialmente alla nostra questione principale, qui ricordata : " perchè una ghianda diventa sempre una quercia ?" - noi rispondiamo : una ghianda diventa una quercia perchè l'essenza vitale che pervade l'albero di quercia è stato trasmessa attraverso il suo plasma germinale nel frutto della quercia, che è formato dal germoglio , e rimane inerente nel seme della quercia (la ghianda) finché le condizione adatte gli sono fornite. Quando questo sono fornite una nuova quercia viene ad essere seguendo la legge del divenire se stessa o autorealizzazione attraverso la potenza trasmessa dall'albero di quercia al suo seme. Nella stessa maniera il plasma germinale dell'arbusto di rose è trasmesso al seme della rosa, o la violetta al suo seme. Anche se ci può sembrare ovvio che un seme sempre produce lo stesso tipo di pianta dal quale è originato, nondimeno questo rappresenta uno dei misteri dell'essere. È una causa di meraviglia che un piccole seme possa avere una tale potenza racchiusa nel suo rivestimento.

Il seguente passaggio è appropriato :"Possiamo comparare l'Ākāśa alla Luce Astrale, in riguardo a questi prototipi, al

germe nella ghianda. Quest'ultima, oltre a contenere in se stessa la forma astrale per la futura quercia, concepisce il germe da quale cresce un albero che contiene milioni di forme. Queste forme sono contenute nella ghianda potenzialmente, lo sviluppo di ogni particolare ghianda dipende da circostanze estranee, forza fisica, etc." *

PROTOTIPI

Riguardo ai prototipi: "I prototipi di idee o cose esistono prima nel piano di Divina Eterna Coscienza e poi diventano riflessi e riversati nella Luce Astrale, che anche riflette nel suo piano più basso la vita della nostra Terra, registrando sulle sue 'tavolette'.”. * l'Ākāśa è "l'eterna divina coscienza che non può essere differenziata, avere qualità o agire; l'azione appartiene a ciò che è riflesso o specchiato da essa, " cioè, la Luce Astrale. Continuando il tema della ghianda e della quercia:

"Dalla ghianda crescerà una quercia e questa quercia, come albero, può avere migliaia di forme, ognuna di esse varia dalle altre. Tutte queste forme sono contenute all'interno della ghianda, e sebbene la forma che l'albero prenderà dipende da circostanze estranee, che Aristotele chiama la "privazione della materia" esiste

*Questo estratto e la citazione seguente sono presi dall'opera intitolata "Transazioni della loggia Blavatsky della Società Teosofica," sono appunti presi durante incontri ai quali H.P.B. rispondeva a domande sulla Dottrina Segreta quando veniva studiata nella Loggia di Londra nel 1889. Pagine 75-6

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precedentemente nelle onde Astrali. Ma il germe noumenico della Quercia esiste al di là del piano della Luce Astrale; è solamente l'immagine soggettiva di esso che esiste già nella luce astrale, e lo sviluppo della quercia è il risultato del prototipo nella luce Astrale, il lo sviluppo del quale procede da piani alti verso piani inferiori, finché nei piani più bassi ha la sua consolidazione e sviluppo della forma. E qui c'è la spiegazione del curioso fatto in accordo con l'asserzione Vedica che ogni pianta ha il suo Karma e che la sua crescita è il risultato del Karma. Questo Karma procede dai Dhyān-Chohans che delineano e pianificano la crescita dell'albero."

Usando l'analogia del seme, possiamo dire che questo illustra ciò che succede quando un universo arriva in essenza, sebbene naturalmente i processi sono su una scala più vasta. Un universo arriva in essenza attraverso processi di trasformazione di se stesso, attraverso autorealizzazione, commisurata con i poteri e potenze impiantate nel suo Hiranyagarba. Questo termine esprime al meglio l'idea di un "seme dell'universo"; letteralmente "uovo dorato" o " utero dorato". Da questo "seme della vita" un universo arriva ad essere come una quercia da una ghianda, o un bambino dal suo "Hiranyagarbha".

"... per il seguace della vera Saggezza antica orientale, per colui che non adora in spirito nulla al di fuori dell'Unità Assoluta, questo Cuore eternamente pulsante che batte ovunque, come in ogni atomo della natura, ogni atomo di questo tipo contiene il germe dal quale può crescere l'albero della conoscenza, i frutti del quale danno la vita eterna e non la vita fisica solamente. Per lui la Croce e il Cerchio, l'Albero o il Tau, sono, dopo ogni simbolo che è in relazione a quelli ai quali è stato applicato, e letto uno dopo l'altro, sempre in un profondo mistero nel loro Passato, ed è a questo Passato solo che egli dirige il suo sguardo fisso. Si preoccupa poco se è il seme dal quale cresce l'albero genealogico dell'Essere, chiamato l'Universo. Neppure è il tre in uno, il triplo aspetto del seme, la sua forma, colore e sostanza, che lo interessa, ma piuttosto la Forza che dirige la sua crescita, sempre misteriosa e sempre sconosciuta. Poiché questa forza vitale, che fa germinare il seme, si schiude e butta fuori colpi, poi forma il tronco e i rami, che a loro turno, curvati come i rami dell' Aśvattha, il sacro Albero di Bodhi, buttano fuori i loro semi, prendono radice e procreano altri alberi, questa è la sola Forza che ha realtà per lui, poiché è il mai morente respiro di vita."(II, 588-9*)

Una nota a piè di pagina aggiunge che "la Croce e l'Albero sono identici e sinonimi nel loro simbolismo."

* Vol. 4, p. 160, 6 vol.; ed.; II, 622, 3a ed.

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LA FORZA UNA, "L'ESISTENZA INIZIALE"

Ciò che è chiamato Forza nella citazione precedente è anche riferito altrove alla Vita Una . Mentre sino ad ora abbiamo considerato specificatamente il Regno delle Piante fino all' illustrazione della Dottrina di Identità Essenziale, la stessa potenza è attiva in tutte le gerarchie, con i cambiamenti appropriati applicabili agli esseri su una ronda particolare della Scala della Vita. La citazione seguente fornisce i cambiamenti appropriati così come continua il tema della Forza Vitale. Essa si riferisce ad aforismi occulti di un commento fino ad ora segreto, e inizia con ciò che è chiamato "l'Esistenza Iniziale" (che può essere equiparata alla Vita Una). Essa è ciò che fornisce la potenza che fa in modo che svabhāva diventi operativa. Sebbene espressi in frasi mistiche, questi aforismi occulti valgono la pena di essere ponderati:

"(xvii) L'esistenza Iniziale al crepuscolo del Mahā-Manvantara (dopo il Mahā-Pralaya che segue ogni età di Brahmā) è una Qualità spirituale consapevole..."(xxvii) Il formatore, l'esistenza iniziale, come può essere chiamato mentre è in questo stato del suo essere, la Vita Una, è, come spiegato, una pellicola per fini creativi o formativi. Si manifesta in sette stadi, che, con la loro separazione settenaria, sono i Quarantanove Fuochi menzionati nei testi sacri..."(xxix) La prima è la ... "Madre" (prima MATERIA). Che si separa nei suoi sette stati

primari, procede verso il basso ciclicamente; mentre, essendosi consolidata nel suo ultimo principio come MATERIA GROSSOLANA, ruota attorno al suo centro che prende forma, con la settima emanazione dell'ultimo, il primo è l'elemento più basso... In una gerarchia, in ordine di essenza, la settima emanazione del suo ultimo principio:

"(a) Nel minerale, la scintilla che risiede latente in esso, ed è chiamata dal suo essere evanescente dal Positivo risveglio il Negativo (e così via) ...

"(b) Nella pianta è quella forza vitale e intelligente che forma il seme e lo sviluppa nel filo d'erba, o la radice e l'alberello. È il germe che diventa l'Upādhi dei sette principi della cosa nella quale risiede, buttandoli fuori, quando quest'ultima cresce e si sviluppa.

"(c) In ogni animale fa lo stesso. È il principio di vita e il potere vitale; i suoi istinti e qualità; le sue caratteristiche e idiosincrasie speciali...

"(d) All'uomo dà tutto ciò che concede a tutto il resto delle unità manifestate; ma sviluppa, inoltre, la riflessione di tutti i suoi Quarantanove Fuochi in se stesso. Ognuno dei sette principi è anch'esso un erede in toto, e un partecipante dei sette principi della 'Grande Madre'." (I, 289-91*)

*Vol. I, pp. 330-2, 6 vol. ed.; I, 309-11, 3a ed.

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Ecco perchè nella filosofia Esoterica l'uomo è chiamato "Saptaparna" - una "pianta con sette petali" - (il senso letterale del composto sanscrito ), o un loto dai sette petali.

"Il Loto, o Padma, è in più un simbolo molto antico e prediletto per il Cosmo stesso, e anche per l'uomo. Le ragioni popolari addotte sono che in primis il fatto che il Seme del Loto contiene all'interno una perfetta miniatura della pianta futura, che esemplifica il fatto che i prototipi spirituali di tutte le cose esistono nel mondo immateriale prima che quelle cose diventino materiali sulla Terra. Secondo, il fatto che la pianta del Loto cresce attraverso l'acqua, avendo le sue radici nel fango e diffonda i suoi fiori nell'aria superiore. Il Loto così esemplifica la vita dell'uomo poiché gli elementi di entrambi sono gli stessi e che entrambi si stanno sviluppando nella stessa direzione. Che la radice del Loto affondi nel fango rappresenta la vita materiale, lo stelo che passa attraverso l'acqua galleggiando sull'acqua e aprendosi al cielo è emblematico dell'essere spirituale.”. (I, 57-8*)

Ritornando all'idea che la "Vita Una" o la Forza Una, che è quella motivante, che imprime potenza operante attraverso i vari reami, un breve estratto la descrive eccellentemente, anche se è introdotto da un altro termine, e cioè "Nous di materia-movente". Nous è un termine usualmente associato con il pensiero Platonico, mentre significa il Mentale Superiore, in contraddistinzione a Psiche, il Mentale inferiore Anima. Altri Greci, Anaxagora per esempio, e in tempi più recenti li Gnostici anche, designavano il Nous - secondo il Nout Egiziano - come lo Spirito Supremo, e così equivalente al terzo Logos o Mahat.***

"Il Nous materia-movente, l'anima vivificante, immanente in ogni atomo, manifestata, nell'uomo, latente nel sasso, ha differenti gradi di potere; e questa idea panteistica di un un'Anima-Spirito che pervade tutta la Natura è la più vecchia di tutte le nozioni filosofiche."(I, 51 +)

Il punto principale da notare è che c'è la potenza - chiamatela con qualsiasi nome desiderato: Vita Una, Forza, Spirito-Anima, Jīva, o anche "Nous di materia movente" - che, irrispettoso della forma esteriore, o veicolo, o rivestimento, permette ad ogni entità di manifestare il proprio svabhāva (o inerente spontaneità), e inoltre che questo è trasmesso da genitore a discendente e dal discendente a turno ad un altro discendente, sia attraverso germinazione, cellula germinale, plasma germinale, o geni e cromosomi (per usare i termini correnti in connessione con le teorie accettate oggi della trasmissione che non erano state ancora formulate quando la Dottrina Segreta è stata scritta).

*Vol. I, pp. 127-8, 6 vol.; I, 88, 3a ed.+Vol. I, p. 123, 6 vol. ed.; I, 82, 3a ed.

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TRASMISSIONE DEL PLASMA FISICO E DEL "PLASMA SPIRITUALE"

Senza riferirsi alla terminologia, l'idea che governa la trasmissione rispetto all'uomo, fu presentata nel passaggio seguente :

"Quel germe diventerà la potenza spirituale nella cellula fisica che guida lo sviluppo dell'embrione, e che è causa di trasmissione ereditaria di facoltà, e tutte le qualità inerenti all'uomo. La teoria Darwinista, comunque, della trasmissione delle facoltà acquisite, non è né pensata né accettata nell'occultismo. L'evoluzione, in essa, procede per altre linee; la fisica, in accordo con gli insegnamenti esoterici, che evolve gradualmente da quella spirituale, mentale e psichica. Questa anima interna della cellula fisica, questo plasma spirituale ' che domina il plasma germinale, è la chiave che deve aprire un giorno il portale della terra incognita del biologo, oggi chiamato l'oscuro mistero dell'Embriologia."(I, 219*)

In embriologia :

"le due difficoltà primarie della scienza dell'embriologia, cioè quali sono le forze al lavoro nella formazione del feto, e la causa della 'trasmissione ereditaria ' di somiglianza, fisica, morale o mentale, non sono state mai state propriamente spiegate; e neppure saranno mai risolte finché non verrà il giorno in cui gli scienziati accondiscenderanno ad accettare le teorie Occulte. Ma se i fenomeni fisici non sorprendono nessuno, finché collima con le teorie degli embriologisti, perchè la nostra crescita intellettuale e interiore, l'evoluzione dell'umano-spirituale al Divino-Spirituale dovrebbe essere guardata o vista come più impossibile di altre? " (I, 223-4 +)

Questa questione non fu considerata oltre. Ad ogni modo, fu fatto riferimento alle teorie avanzate dal biologo tedesco August Weismann (1834-1914), che avanzò la teoria del plasma germe dell'eredità, così come allo stesso tempo negò la trasmissione dei caratteri acquisiti, una teoria che era invisaai Darwinisti in Inghilterra. Il particolare aspetto della teoria di Weismann che era considerato da H.P. Blavatsky trattava della trasmissione del plasma germe attraverso la cellula germinale. Weismann considerava che il corpo fosse un risultato delle cellule germinali ancestrali, che era stato trasmesso dai genitori ai loro discendenti, questo germe ancestrale messo da parte, per così dire, e non modificato dalle cellule del corpo del discendente. Per citare:

"I materialisti e gli evoluzionisti della scuola Darwinista sarebbero incauti ad accettare le teorie elaborate recentemente del

* Vol. I, p. 265, 6 vol. ed.; I, 239, 3a ed.+ Vol. I, p. 269, 6 vol. ed.; I, 244, 3a ed.

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Professor Weissmann, l'autore di "Contributi all'insegnamento della discendenza", riguardo ad uno dei due misteri dell'Embriologia, come specificato sopra, che egli sembra aver risolto, secondo ciò che pensa lui. Poiché, quando sarà risolta, la Scienza avrà fatto il passo nel regno del veramente occulto, e sarà per sempre uscita dal regno della trasformazione, come pensato da Darwin. Le due sono inconciliabili, dal punto di vista del materialismo. Il punto di vista degli Occultisti, risolve tutti questi misteri. Coloro che non sono al corrente delle nuove scoperte del Professor Weismann, da un lato fervente Darwinista, che desidera affrettare il colmare della lacuna. Gli embriologisti tedeschi, mostra il filosofo, passando così sopra le teste dei greci Hippocrate e Aristotele, diritto indietro nell'insegnamento dei vecchi Ariani, una cellula infinitesimale, fra milioni di altre al lavoro nella formazione di un organismo, determina da sola e senza aiuto, attraverso costante segmentazione e moltiplicazione, l'immagine corretta dell'uomo futuro (o dell'animale) nella sue caratteristiche fisiche, mentali e psichiche. È quella cellula che imprime sulla faccia e sulla forma del nuovo individuo le caratteristiche dei genitori o di antenati distanti; è quella cellula ancora che trasmette ad esso le idiosincrasie intellettuali e mentali dei suoi antenati, e così via. Questo Plasma è la porzione immortale dei nostri corpi, semplicemente attraverso il processo di assimilazioni successive. La teoria di Darwin, che vede la cellula embriologica come un'essenza o l'estratto di tutte le altre cellule, come è messo in evidenza; non è capace di prendere in considerazione la trasmissione ereditaria. Ci sono però due modi di spiegare il mistero dell'eredità : sia la sostanza della cellula germinale è dotata della facoltà di attraversare l'intero ciclo delle trasformazioni che portano alla costruzione di un organismo separato e poi alla riproduzione di identiche cellule germinali; o, quelle cellule germinali non hanno la loro genesi per nulla nel corpo dell'individuo, ma procedono direttamente dalla cellula germinale ancestrale passata di padre in figlio da molte generazioni. È questa ultima ipotesi che accettò Weisman e sulla quale ha lavorato; ed è su questa cellula che ha tracciato la porzione immortale dell'uomo. Fin qui tutto bene, e se questa teoria quasi giusta è accettata, come spiegheranno i Biologi la prima apparizione di questa cellula immortale. Finché l'uomo "crebbe" come "il Topsy immortale", e non era nato ma caduto dalle nuvole, come poté nascere questa cellula embriologica.”. (I, 223*)

Sebbene lasciando la domanda senza risposta, a questo scintillante pezzo di intelligenza, H.P.B. aggiunse un'affermazione molto significativa :

"Completa il plasma fisico, menzionato nell'ultima nota a piè di pagina, la "cellula Germinale" dell'uomo con tutte le sue potenzialità materiali, con il "plasma spirituale", per così dire, o il fluido che contiene i

* Vol. I, p. 270, 6.; I, 243-4, 3a ed.

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cinque principi inferiori dei Dhyāni dai sei principi, e hai il segreto, se sei spirituale abbastanza per capirlo." (I, 224*)

Sfidati da questa affermazione, vediamo se può essere gettata luce addizionale su questo passaggio, per fare ciò, comunque, dobbiamo attingere ad altri insegnamenti che non sono stati considerati sino ad ora. Prima di tutto c'è il "plasma fisico". Questo è equivalente alla Cellula Germinale ed è il convettore delle potenzialità fisiche, o delle "potenzialità materiali" dell'individuo in potenza. Weissmann considerò che questa Cellula Germinale non fosse prodotta nel corpo dei genitori ma era passata direttamente da padre in figlio dalla Cellula Ancestrale Germinale. Comunque, il punto essenziale del passaggio qui sopra è che la Cellula Germinale o "Plasma Fisico" non è sufficiente da sola a produrre l"uomo". Qualcos’ altro è necessario, ed è chiamato "plasma spirituale", perchè non è prodotto da mezzi fisici. Questo è conferito da esseri elevati, da esseri che sono evoluti e hanno superato il regno umano in eoni lontani. (Questo è il tema principale del Volume II della Dottrina Segreta, intitolato Antropogenesi. +) Se non fosse stato per l'assistenza di queste classi di esseri superiori, l'uomo no sarebbe restato che un animale superiore (per usare parole comprensibili). Nell'estratto questi esseri superiori sono chiamati Dhyān (la forma abbreviata del termine " Dhyāni-Chohans", considerata nel capitolo che tratta della Dottrina delle Gerarchie).

Osserva che i Dhyāni-Chohans sono qui chiamati esseri "dai sei principi". Questo indicherebbe che non hanno uno sthūhla-śarīra o corpo fisico, il principio più basso. E inoltre che il "plasma spirituale" può essere paragonato ad un fluido contenente i "cinque principi inferiori". Questi possono essere enumerati (in scala discendente) come segue: Buddhi, Manas, Kāma, Prāna, e Linga-śarīra. È il "plasma spirituale" che tiene insieme l'uomo, insieme al plasma fisico, più il suo settimo principio che completa l'uomo. L'idea è in un qualche modo analoga al passaggio menzionato nella Bibbia quando dopo che l'uomo è stato formato dalla polvere del suolo, la traduzione Inglese ha dal "Signore Iddio" al posto di Elohim, poi l'Elohim "soffia nella sua narice l'alito della vita; e l'uomo diventa un'anima vivente" (Genesis ii : 7).

Immediatamente dopo la frase significativa che abbiamo studiato arriva una citazione dall’"Anthropos", che è reputato un "lavoro in embriologia occulta", la fraseologia mistica del quale lo dimostra.

"Quando il seme dell'animale umano è gettato nel terreno dell'animale donna, questo seme non può germinare finché non è stato fruttificato dalle cinque virtù (il fluido o l'emanazione dai principi) dell'uomo celestiale dalla costituzione senaria. Dove il Microcosmo

* Vol.I, p.270, 6 vol. ed.; I, 244. 3a ed.+ Volume III e IV dell'edizione a 6 volumi

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è rappresentato come un Pentagono, all'interno della Stella Esagonale, il 'Macrocosmo." (I, 224*)

Con l'indizio fornito, il passaggio qui sopra dovrebbe essere chiaro, ma i termini cabalistici posso essere spiegati ulteriormente. Ovviamente la referenza all' "animale uomo" e "animale donna" è ai loro corpi fisici, che senza la "luce della mente" sarebbero come descritti : meri animali. Le "cinque virtù" sono equivalenti al "plasma spirituale" menzionato qui come " l'emanazione dai principi dell'uomo dalla costituzione senaria". "Uomo Celestiale" è un termine cabalistico familiare, usualmente dato come l'equivalente di Adam Kadmon, fatto sinonimo con i Dhyāni-Chohans senari. Il Microcosmo sta per l'uomo, simbolo del quale è un pentagono o una stella a cinque punte. Una ragione per la quale la stella a cinque punte simboleggia l'uomo è perchè egli è fruttificato attraverso le cinque virtù (dell'Uomo Universale). La stella a 6 punte simboleggia il Macrocosmo, l'universo. La stella a 6 punte può essere fatta interponendo 2 triangoli, come viene fatto nell'emblema della Società Teosofica. Il triangolo colorato chiaro con il suo vertice verso l'alto simboleggia lo spirito. Il triangolo scuro con il vertice verso il basso rappresenta la materia. Quando i due sono legati insieme, come nell'Universo Manifestato, la dualità pervade. I due sono legati per mezzo del fohat. Ma per continuare con l'estratto, che ora appare nella terminologia dei Commenti (sulle stanze di Dzyan), piuttosto che nelle frasi criptiche di "Anthropos" :

LE FUNZIONI DI JĪVA

"Le funzioni di Jīva su questa Terra sono di carattere quinario."(I, 224*)

Il termine Jīva necessita di una spiegazione. Siccome la parola è derivata dalla radice verbale Sanscrita jīv, che significa vivere, il suo significato letterale è vita, specialmente nel senso gia menzionato in relazione alla VITA UNA o FORZA. È persino usato come sinonimo della Deità Assoluta e Inconoscibile (V, 471). Sebbene Prāna e Jīva sono spesso usati come sinonimi, poiché entrambi veicolano il significato di "Vita" o il "principio della vita" (sebbene Prāna viene da una radice verbale che significa respirare), una differenza può essere notata nell'Occultismo. Jīva sta per la Vita-Una che è omnipervasiva durante il periodo di attività, o il Manvantara; mentre Prāna non è "vita assoluta, ma il suo aspetto in un mondo di delusione". (V, 471). Così Prāna è equivalente al Pricipio-Vita nell'uomo durante la sua permanenza sulla terra, e come il Principio-Vita per la Terra stessa. Quando occorre la morte Prāna può essere detto ritornare alla sua sorgente, la sua origine, che è Jīva.

Dovrebbe anche essere sottolineato che spesso Jīva è usato come equivalente per la "Monade" (tecnicamente Ātman e Buddhi congiunte);

* Vol. I, p. 271, 6 vol. ed.; I, 244, 3a ed.

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sebbene più correttamente quando usato in questa maniera il termine dovrebbe essere Jīvātman.

L'estratto che cominciato qui sopra continua specificando le funzioni di Jīva nei quattro Reami manifestati. Si dovrebbe notare che l'enumerazione che è stata fatta, si riferisce alle cinque virtù dell'uomo Celeste (Dhyāni-Chohans) e non è applicabile ai numeri usuali dati alla classificazione settenaria dell'uomo. Questa distinzione è importante, altrimenti risulterebbe della confusione. Per chiarezza, una tabulazione sarà fatta dei numeri e delle corrispondenti cinque virtù (o principi) indicando la funzione di Jīva (per quanto attiene a questa citazione) :

1- Linga-śarīra (il Modello-Corpo)2- Prāna (il principio-Vita)3- Kāma (il principio desiderio)4- Manas (il principio mentale)5- Buddhi (il principio discriminante)

"Le funzioni di Jīva su questa Terra sono di carattere quinario. Nell'atomo minerale è connesso con i principi inferiori degli Spiriti della Terra (i Dhyānis senari); nelle particelle vegetali, con il loro secondo- il Prāna (vita); nell'animale, con tutti questi più il terzo e il quarto";

Il terzo e quarto qui essendo Kāma e Manas; ma è solo "mente istintuale" che è attiva nel Regno Animale, non nella facoltà raziocinante, e certamente non nelle più elevate facoltà intellettuali o spirituali che funzionano nel Regno Umano. La citazione rileva ciò che succede all'uomo quando questi principi non sono messi a frutto.

" ... nell'uomo, il germe deve ricevere la fruizione di tutti e cinque. Altrimenti non sarebbe nato più in alto che animale; vale a dire un idiota congenito. Così nell'uomo solo Jīva è completo. Come per il suo settimo principio (Ātma), non è che uno dei Raggi del Sole universale. Ogni creatura razionale riceve solo il prestito temporaneo di ciò che deve ritornare alla sua sorgente; mentre il suo corpo fisico è formato dalle vite terrestri inferiori, attraverso l'evoluzione fisica, chimica e fisiologica." (I, 224 *)

"Da solo, il Raggio Divino (l'Ātman) procede direttamente dall'Uno." (I, 222+)

Mentre potrebbe sembrare che questa delucidazione parziale della costituzione settenaria dell'uomo ci ha portato lontano dal tema della Dottrina di Identità Essenziale, non è il caso. Poiché ora questa esposizione permette di fornire la risposta completa alla questione originaria che forma la base per lo studio di questa dottrina, vale a dire : Perchè l'erede dell'uomo è sempre umano ? A questo si può rispondere come segue, primo i termini mistici

* Vol. I, p. 271, 6 vol. ed.; I. 244-5, 3a ed.+ Vol. I, p. 269, 6 vol. ed.; I, 242, 3a ed. Il soggetto sarà trattato in un capitolo seguente

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dell'opera che abbiamo studiato : Poiché la potenza delle cinque virtù dell'uomo Celestiale che mettono a frutto l'umanità esercitano dominanza maggiore di ciò che fa il seme dell'uomo animale. Adesso per usare altri termini : è perchè il "plasma spirituale" che fu "saldato" nella costituzione dell'uomo dai Dhyāni-Chohans a predominanza sul plasma del germe fisico; quindi l'identità essenziale dell'umanità ottiene maestria sul modello animale. Non solo questo "plasma spirituale" è responsabile per il mantenimento del modello fisico con le sue uniche qualità umane durante la vita dell'uomo sulla terra, ma anche è la ragione principale che l'identità essenziale dell'umanità sia trasmessa insieme al plasma del germe fisico dai genitori ai bambini. Inoltre è anche a causa di questa "saldatura" di questo plasma spirituale che ogni individuo umano deve necessariamente rimanere sul gradino della Scala della Vita appropriata al Genere Umano, così mostrando caratteristiche umane, e imponendo ad ogni "Pellegrino" di sottomettersi ad un'evoluzione ciclica su questa stazione di Vita, finché ha guadagnato il diritto di congedarsi dal Regno Umano e piazzarsi sul gradino superiore della Scala della Vita. Proprio come in Kalpa precedenti (eoni ciclici di tempo) il Pellegrino ottenne il diritto di avanzare dallo stadio del Regno Animale nello stadio del Regno Umano.

Le stesse "leggi di natura" (cioè operazioni di esseri) si applicano ai gradini inferiori della Scala della Vita. Ci basti citare il gradino inferiore al Regno Umano, che è quello del Regno Animale. A causa del "Plasma Spirituale" operando in una maniera appropriata dal Regno Dhyāni-Chohanico per gli esseri stazionati su quel gradino della Scala della Vita, questo predomina anche sullo stretto "plasma del germe fisico animale". Così l'identità essenziale degli esseri del Regno Animale è ritenuta in ogni caso particolare insieme all'ereditarietà del plasma germinale dal genitore animale verso la sua discendenza.

Come per il Regno Vegetale, parcheggiato sul gradino inferiore a quello del Regno Animale : il "plasma spirituale" fornito dal Regno Dhyāni-Chohanico, filtrando in maniera appropriata attraverso il Regno delle Piante, mantiene il suo dominio sull'esatto "plasma germinale della pianta fisica" ed è trasmesso insieme con il plasma germinale della pianta al germoglio della quercia (citato ad esempio) e per il germoglio al seme e diventa incapsulato all'interno della ghianda. E così in maniera simile funziona in tutte le altre specie del Regno delle Piante: l'arbusto di rosa al frutto e così via nel seme della rosa; la violetta al seme della violetta, e così via, ogni pianta particolare convogliando la sua caratteristica essenziale al suo seme. Quindi quando il seme è seminato, cresce e matura, una volta ancora l'identità essenziale dei suoi parenti è manifestata.

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TRASMISSIONE DELL'ATOMO DI VITA 91

Riferendosi di nuovo alla trasmissione delle caratteristiche dai genitori ai loro discendenti, c'è ancora un altro aspetto da considerare presentato dalla filosofia Esoterica. Questo si riferisce al soggetto della trasmissione degli atomi di vita (tecnicamente Jīvānus, che significa elemento essenziale di vita associato ad un atomo, o la scintilla permanente che vitalizza un atomo) con riferimento speciale al Prāna o principio di vita nella costituzione dell'uomo.

Inoltre, in aggiunta alla trasmissione di alcuni dei Jīvānus Prānici c'è una riassociazione di atomi di vita che compongono la costituzione dei sette principi umani, applicabili entrambi a ciò che è chiamato la Triade Imperitura (i tre principi superiori) così come per, e specialmente così, per quanto concerne il Quaternario inferiore. Citando:

"Quest'ultimo (l'Occultismo) insegna che - (a) gli atomi di vita del nostro (Prāna) principio di vita non sono mai interamente persi quando un uomo muore. Che gli atomi meglio impregnati con il principio di vita (indipendente, eterno, fattore conscio) sono parzialmente trasmessi di padre in figlio attraverso l'eredità, e parzialmente sono attratti una volta ancora insieme e diventano il principio animatore del nuovo corpo in ogni nuova incarnazione della Monade. Perchè (b), siccome l'Anima individuale è sempre la stessa, così sono gli atomi dei principi inferiori (corpo, il suo astrale, o doppio vitale, etc.), attratti come sono per affinità e leggi Kārmiche sempre alla stessa individualità in una serie di vari corpi, etc., etc." (II, 671-2*)

L'affermazione (a) nella citazione verrà commentata secondo le seguenti inclusioni della nota a piè di pagina a questo passaggio. Nell'affermazione (b) : "l'anima individuale" qui significa tecnicamente l'Ego che si Reincarna, Manas Superiore più la radianza della Monade (Ātma-Buddhi); parlando generalmente, la Triade Imperitura, riferita da vicino alla chiusura dell'affermazione come per "la stessa individualità". I "principi inferiori" significa il Quaternario Inferiore : "corpo," Sthūla-śarīra; "il suo astrale, o doppio vitale," Linga-śarīra; l' "etc.", sta per : (1) il principio-Vita, Prāna, menzionato nella citazione (a); (2) il principio-Desiderio, Kāma; (3) la Personalità, Kāma-Manas

Nella nota a piè di pagina seguente alla citazione qui sopra, il termine Anima Mundi letteralmente significando "Anima del Mondo", è reso qui come "l'anima del nostro piccolo universo". Il termine è usato come equivalente per Ākāśa, con vari significati, dal momento che anch'esso è applicabile all'essenza dei sette piani di coscienza. Nel suo aspetto più elevato Anima Mundi è equivalente al Nirvana, nel suo aspetto inferiore alla Luce Astrale.

"L'aggregazione collettiva di questi atomi forma l'Anima Mundi del nostro Sistema Solare, l'anima del nostro piccolo universo, ogni atomo del quale è certamente un'anima, una monade, un piccolo universo dotato di coscienza, quindi memoria.”. (II, 672 *)

*Vol. IV, p. 241, 6 vol. ed.; II, 709, 3a ed

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È di primordiale importanza che il significato di questo insegnamento venga afferrato e fatto parte del sistema di pensiero. Darà un nuovo valore alla vita di ogni giorno, perchè la potenza dei pensieri dell'uomo e gli atti saranno riconosciuti. Non solo l'uomo sta tessendo il modello che plasma la presente e futura esistenza, ma sta stampando tratti indelebili nella fabbrica del suo essere. Questa fabbrica è composta dagli atomi di vita che formano la sua costituzione settenaria. Sono questi atomi di vita che saranno raggruppati nuovamente per formare il futuro nuovo corpo quando rinascerà nella prossima incarnazione. Certamente i Jīvānus saranno impressionati dai i tratti e le caratteristiche che l'individuo ha stampato su di essi attraverso le sua attività quotidiane e pensieri di vita.

Per essere sicuri, i genitori trasmettono certi atomi di vita ai figli che agiscono come nuclei per il processo di raggruppamento prima e dopo la nascita del bambino. Ma questi atomi di vita trasmessi diventano sottomessi al Jīvānus dominante raggruppato, che appartengono all'individuo stesso, e sono attratti verso la persona con cotanta forza come la limatura di ferro al magnete. Sono raggruppati da tutti i Regni della Natura- dall'Elementale, Minerale, Piante, Animale, e persino dal Regno Umano, nei quali gli atomi di vita si sono dispersi quando la morte dello Sthūhla-śarīra (il veicolo fisico) li ha rilasciati.

Il Jīvānus segue il loro svabhāva (inerente spontaneità) di viaggiare verso i loro appropriati Reami. Così essi trasmigrano da un Reame all'altro e continuano le loro attività cicliche.

Questo insegnamento è senza dubbio la base per le idee erronee che si ricollegano alla dottrina della Trasmigrazione così come la dottrina Pitagorica della Metempsicosi. È l'atomo di vita che trasmigra nei Regni inferiori della Natura - mai l'anima dell'uomo in corpi di animali.

"Ora gli Occultisti, che riconducono ogni atomo nell'universo, che sia un aggregato o un singolo, ad Una Unita, o Vita Universale; che non riconoscono che nulla nella Natura possa essere inorganico; che sanno che non esiste nessuna materia morta - gli Occultisti sono in accordo con la loro dottrina di Spirito e Anima quando parlano di memoria in ogni atomo, di volontà e sensazione. ... Sappiamo e parliamo di 'atomi di vita ‘ - e di 'atomi dormienti poiché guardiamo queste due forme di energia - la cinetica e quella potenziale - come prodotte da una forza una e sempre identica o Vita Una, e guardiamo quest'ultima come sorgente e forza motrice di tutto." (II, 672*)

Il termine "atomi dormienti" é spiegato nell'articolo di riferimento, come :

" Ciò che si intende per’atomo di vita che va attraverso infinite migrazioni è semplicemente questo: guardiamo e chiamiamo nella nostra fraseologia occulta quegli atomi che sono mossi da energia Cinetica come 'atomi di vita ', poiché quelli che sono per il momento passivi, ma contenenti energia invisibile, li chiamiamo 'atomi dormienti, guardando nello

*Vol, IV, pp. 241-2, 6 vol. ed.; II, 709-10, 3a ed.

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LA TRASMISSIONE DEGI ATOMI DI VITA 93

stesso tempo queste due forme di energia come prodotte dall'una e sola forza o vita." *

Con la spiegazione della trasmigrazione degli atomi di vita, il tema che ha aperto il capitolo è stato ripetuto, quello della Vita Universale, anche riferito alla Vita Una, Forza Una. Mentre questa chiarificazione delle dottrine di Trasmigrazione e Metempsicosi sono aspetti degli insegnamenti concernenti la Rinascita, o la Dottrina del costante Rinnovamento, finché uno non capisce la Dottrina delle Gerarchie, così come la Dottrina dell'Identità Essenziale e i Sette Principi dell'uomo, troverebbe difficile spiegare i concetti erronei che prevalgono nel concetto occidentale della reincarnazione. Questo spiega chiaramente l'interrelazione degli insegnamenti della dottrina segreta, ma aiuta nella comprensione di un'altra dottrina, mentre delucida l'intero corpo dell'insegnamento.

__________________

Con ciò che è stato presentato così finora riguardo al soggetto della dottrina di Identità Essenziale uno dovrebbe avere una comprensione più chiara del significato del concetto di base della dottrina delle Gerarchie, in particolare, che ogni entità vive la sua vita nella sfera di un essere più grande, e inoltre che ogni membro della gerarchia, il che significa ogni essere, o ogni entità nel gruppo gerarchico e da qui la gerarchia intera, o ogni entità, quindi, è parte del Piano Divino. Qui abbiamo l'idea fondamentale riguardo la fratellanza universale. Nelle parole della Dottrina Segreta :

"L'unità radicale dell'essenza ultima di ogni parte costituente di composti in Natura, dalla Stella all'Atomo di minerale, dal più elevato Dhyān-Chohan al più piccolo infusore, nella più piena accettazione del termine, e che venga applicato a mondi spirituali, intellettuali, o fisici - questa è la legge fondamentale nella Scienza Occulta." (I, 120 +)

L'assistenza provvista dai regni Dhyāni-Chohanici è stata dimostrata essere una necessità vitale, esistendo come potere stabilizzante e pervadente ogni gruppo gerarchico nel mondo manifesto. Non è necessario dire che è presente nei tre regni più bassi così come, anche se questi regni non ci sono visibili e da qui chiamati non manifesti.

Questa presentazione dovrebbe anche dimostrare come la Dottrina dell'identità Essenziale è legata al tema della Dottrina delle Gerarchie così come guida alla dottrina del Continuo Cambiamento, dottrina la quale aiuterà nella comprensione del soggetto presente in aggiunta a tutte le altre dottrine che sono state formulate sinora.

* "Trasmigrazione degli Atomi di Vita," pubblicato nel "TheTeosophist", e poi più tardi in "Cinque anni di Teosofia", pp. 533-9; come anche in "Raccolta di Scritti di H.P. Blavatsky, anno 1883, pp. 109-117.

+ Vol. I, p. 179, 6 vol. ed.; I, 145, 3a 3d.

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capitolo v

LA DOTTRINA DEL CONTINUO CAMBIAMENTO

ETERNO MOVIMENTO - la legge accoppiata con la Quinta Dottrina - è in effetti la stessa del titolo di questo capitolo, poiché continui cambiamenti implicano Movimento senza sosta. Invece di usare il termine "Evoluzione", per la ragione che sono connesse così tante incomprensioni con l'uso di questa parola, "Continuo Cambiamento" è stata selezionata per il titolo di questa dottrina. Adesso entrambi i termini convogliano la stessa idea che il movimento : attività senza posa, un'urgenza che cerca costantemente espressione, della quale ognuno è consapevole, che sia nelle sue attività quotidiane o a riposo, quando i pensieri sono più elevati in momenti riflessivi.

Così una volta ancora l'idea fondamentale che aprì questo lavoro è messa in evidenza. Non può essere ripetuto abbastanza spesso, poiché questo è un pensiero illuminante : c'è un movimento eterno, senza posa, che attraversa i confini senza limite dell'infinito. Quando fissiamo nella notte il cielo e osservando le stelle sentiamo che c'è un movimento ritmico che tiene le sfere scintillanti nelle loro traiettorie, che mantiene la terra nel suo solito circuito, e il sole sta viaggiando attraverso i cieli.

IL MOVIMENTO È ETERNO

IL MOVIMENTO È ETERNO. È così durante i periodi di riposo (Pralaya) così come durante i periodi di attività (Manvantara). Poiché il movimento è uno dei tre aspetti dell'assoluto (usato nel senso dell'Ultima Essenza Totale), essendo gli altri due Spazio e Durata. La parola "Movimento" è usata poiché facilmente comprensibile. Il termine mistico è "Respiro" o il "Grande Respiro", espresso nelle parole che elevano delle stanze :

"Nulla era... Nulla eccetto il respiro eterno senza posa che non conosce se stesso." (Stanze di Dzyan, I, śloka 6, e II, śloka 2)

"Movimento" è aggiunto fra parentesi dopo la parola "Respiro," e viene data la seguente spiegazione :

"Il 'Respirò dell'Esistenza Una è usato nella sua applicazione solo per gli aspetti spirituali della Cosmogonia dall'esoterismo Arcaico; altrimenti, è rimpiazzato dal suo equivalente nel piano materiale, Movimento. L'Elemento Uno Eterno, o elemento/veicolo contenente è lo spazio, senza dimensioni in ogni senso; co-esistente con ciò che è,

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durata senza fine, materia primordiale (quindi indistruttibile), e movimento - assoluto "movimento perpetuo" che è il "respiro" dell'Elemento "UNO". Questo respiro, come visto, non può cessare mai, neppure durante le eternità del Pralaya." (I, 55*)

I termini usati più spesso per convogliare le idee associate con questi tre aspetti dell' "Assoluto" possono essere dati come : (I) durata infinita : Parabrahman (o il kabalistico Ain-Soph, ciò che è senza legami, cioè, Spazio Senza Legami); (2) materia primordiale : Mūlaprakriti (Sostanza Radice precosmica, che significa lo stesso che la Materia Primordiale); (3) movimento : Fohat ("energia vitale", cioè Movimento senza posa). Questi tre possono essere chiamati la grande triade della Dottrina Segreta nella cosmogenesi. La comprensione di questa triade diventa un processo che si allarga costantemente continuando lo studio dell'opera. Allora, anche, c'è un'espansione crescente di idee quando uno cerca di acquisire la figura totale, così necessaria per vedere lo schema intero di pensiero presentato dalla Filosofia Esoterica. A questo punto potrebbe essere bene listare la grande triade di termini che veicolano le idee che riguardano l'Antropogenesi : i Pitri Lunari (o Barhishad); i Pitri Solari (o Mānasaputras); e gli "Angeli Caduti" (che rappresentano la separazione dei sessi).

Per essere sicuri, il termine Fohat non è l'equivalente esatto del termine esoterico "Grande Respiro"; comunque, la descrizione dei due insiemi di triadi è al fine di presentare le idee di base trovate nei volumi piuttosto che studiare i termini tecnici. +Sia come sia, il termine occulto tibetano Fohat certamente veicola l'idea di movimento senza posa, che è un'urgenza sempre presente negli stadi della pre-manifestazione, come il risveglio cosmico è realizzato attraverso le Stanze di Dzyan, e le attività di questa Presenza ubiqua sono descritte nel portare un "sistema" in ordine funzionante, sia che il sistema sia un sistema planetario, un sistema solare, o un universo. Questo è chiaramente indicato nella seguente citazione, che rimanda al tema della Vita Una (trattato nel presente capitolo):

"Fohat è in relazione stretta con la 'Vita Una '... Fohat funzionando accanto ai sette principi di ĀKĀŠĀ, agisce sulla sostanza manifestata o l'Elemento Uno, ... e differenziandosi in vari centri di Energia, mette in movimento la legge di Evoluzione Cosmica, che in obbedienza all'ideazione della Mente Universale, porta in esistenza tutti i vari stati dell'essere nel Sistema Solare manifestato." (I, 110++)

Dopo tutto, quando si parla di Movimento senza posa ci deve essere una qualche forza, o potere, o potenza per mantenere questo Movimento "in moto" (nell'originale viene utilizzato un giro di frase irlandese). Fohat compendia questa potenza.

* Vol. I, p. 125, 6 vol. ed.; I, 85, 3a ed.+ I termini tecnici sono, invece, trattati dopo mentre si studia il soggetto, vedi capitolo

XII. Passando si può dire che, quando questi due insiemi di triadi sono completamente padroneggiati, uno è bene sulla strada per capire i punti principali che vengono trattati nel volume.

++Vol. I. p. 170, 6 vol. ed.: I, 135, 3a ed.

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Siccome il movimento è eterno e prevale durante il Pralaya, è ovvio che deve essere presente durante i Manvantara, e si trova l'affermazione :

" ' Il Movimento è eterno nell'immanifesto, e periodico nel manifesto,' dice un insegnamento Occulto." (I, 97*)

Qui il termine "immanifesto" è equivalente a "pralaya" e "manifesto" a "manvantara". Così per il significato della parola "periodico" in connessione con un manvantara : questo significa che ci sono periodi alternati di riposo e di sonno e intervalli di veglia. Secondo questo argomento un sistema planetario viene in manifestazione e esce dalla manifestazione durante la Grande Età, o vita del sistema solare, osserva la stessa legge in un ciclo più grande. Similmente a suo turno l'uomo segue lo stesso modello nel suo ciclo di nascite e morti.

Ogni essere, ogni entità, è inseparabilmente collegata insieme nel modello gerarchico e deve per necessità assoggettarsi alla fluttuazione delle leggi della Grande Gerarchia, e quindi deve seguire le sue leggi in accordo con l'operazione del piano Divino. Inerentemente ogni entità sente l'urgenza di compiacere il divino mandato e conseguentemente partecipare all'attività di continuo cambiamento, prima associando se stessa o avviluppandosi in una forma per lo scopo di manifestazione, e poi lasciando la forma per un periodo di riposo, tenendo presente che la forma stessa è composta di entità meno evolute (quantunque possano essere infinitesimali) che anche devono seguire la stessa legge poiché anch'esse sono governale dalla legge di costante cambiamento.

Questa particolare fase del soggetto è succintamente espressa attraverso i termini, Nitya Sarga e Nitya Pralaya. Sebbene questi termini erano considerati sotto la dottrina del Costante Rinnovamento, sopporteranno una ripetizione qui poiché il tema è importanza primaria. Nitya Sarga significa lo stato di costante creazione o evoluzione, sebbene il cambiamento possa essere impercettibile. Questo si applica al globo così come a tutti gli esseri che abitano il loka (mondo, o globo). Tutti questi sono costantemente ricostruiti per mezzo delle forze costruttrici, finché questo processo è finalmente portato a compimento dal dominio di una legge più potente che domanda un riposo temporaneo o periodico. Sebbene la forma possa temporaneamente cessare di esistere come unità, nondimeno le parti componenti continuano la loro attività senza posa.

Questo è esemplificato così bene nella vita di un essere umano. Il continuo processo di costruzione delle cellule va avanti incessantemente, senza nessun apparente cambiamento della forma del corpo come insieme, ciononostante in molti anni l'intero corpo è cambiato. Nondimeno, Nitya Pralaya, che significa il continuo processo di distruzione, è andato avanti senza rallentare, a pari passo con le forze costruttive. Occasionalmente il processo di decadimento prenderà il sopravvento e il grande cambiamento accadrà. Le

*Vol. I, p. 160, 6 vol. ed.; I, 124, 3a ed.

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IL MOVIMENTO È ETERNO 97

piccole vite che compongono l'unione che riconosciamo come corpo umano saranno rilasciate, poichè non saranno più sotto il dominio del loro maestro, l'Ego, che è la loro hyparxis (capo supremo), e ritorneranno ai loro reami appropriati dai quali vennero raccolte, sempre continuando la loro incessante attività, che consiste in continui cicli di attività e riposo. Nitya Sarga, e Nitya Pralaya così rappresentano la Dottrina di Continuo Cambiamento che è sempre presente durante un periodo di attività (manvantara).

"È una legge fondamentale nell'Occultismo, che non c'è riposo o cessazione del movimento in Natura. Ciò che sembra riposo è solo il cambiamento di una forma in un'altra: il cambiamento di sostanza che va a braccetto con quello della forma, come si dice in fisica occulta." (I, 97*)

Una nota molto interessante era aggiunta alla chiusura della frase precedente, sebbene non abbia rapporto con il soggetto preso in considerazione. Nondimeno, siccome fornisce un'indizio alla spiegazione di qualcosa che fa scervellare ogni interessato d'Occultismo, cioè come sono effettuati i fenomeni, e siccome fornisce una spiegazione di come le "Lettere dei Mahatma" sono state ricevute, l'includerla qui sarà d'aiuto :

"È la conoscenza di questa legge che permette e aiuta l'Arhat a compiere i suoi Siddhis, o vari fenomeni, come la disintegrazione della materia, il trasporto di oggetti da un posto all'altro ." (I, 97*)

Il termine Siddhis, com'è usato qui, significa l'abilità di esercitare poteri fenomenici, che è il significato generale della parola, sebbene letteralmente il termine significa raggiungere, poichè è derivato dalla radice verbale sidh, un significato del quale vuol dire diventare perfetto, raggiungere la beatitudine. In Sanscrito si enumerano 8 scritti sui Siddhis : Añiman - il potere superumano di diventare piccolo come un atomo; Laghiman - la facoltà sovrannaturale di assumere leggerezza eccessiva a comando; Prāpti - il potere di ottenere tutto secondo la volontà; Prākāmya - il potere di volontà irresistibile (come quelllo del divino fiat); Mahiman - il potere magico di ingrandirsi; Iśitva - il potere di supremazia; vasāyitva -il potere di sopprimere il desiderio. Si può aggiungere la nota di H.P.B. :

"Ci sono due tipi di Siddhi. Un gruppo che abbraccia le energie inferiori, il dozzinali, psichiche e mentali; l'altro è uno che esige il più alto allenamento di poteri Spirituali. Krishna dice nel Šrimad-Bhāgavad : "Colui che è impegnato nello yoga, che ha soggiogato i suoi sensi e che ha concentrato la sua

* Vol. I, p. 160, 6 vol. ed. ; I, 124, 3a ed.

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la sua mente in me (Krishna), a questo yogi tutti i Siddhi sono pronti a servirlo'." *

Siccome è una legge fondamentale che il movimento è incessabile, sarebbe assiomatico affermare che non c'è quiescenza, neppure cessazione di attività durante un periodo della manifestazione. Quindi è ugualmente assiomatico affermare che un essere non ha l'abilità di rimanere nello stesso stato per ogni durata stimabile. Poichè è quasi apparente che un entità non rimane stazionaria, quindi ci sono due andamenti possibili : (1) un essere deve sia progredire, che significa svilupparsi in qualcosa di migliore, (2) oppure retrocedere, che significa ricadere in qualcosa di peggiore. Sarebbe futile considerare quest'ultima affermazione, poichè ogni individuo ha un sentimento intrinseco che non è così. Non è necessario dire che ciò è contrario al Piano Divino. Non è sorprendente allora trovare l'affermazione :

"La Dottrina Segreta insegna che il progressivo sviluppo di ogni cosa, mondi come atomi; e il loro stupendo sviluppo non hanno ne inizio concepibile ne fine

immaginabile." (I, 43+)

SVILUPPO PROGRESSIVO - LA LEGGE DI EVOLUZIONE

Siccome si insegna lo sviluppo progressivo di ogni cosa, ANCHE DEGLI ATOMI, la Legge di Evolzione deve essere un assioma fondamentale della Saggezza Antica - evoluzione, che è, nel significato originale della parola. Sfortunatamente, la parola ha perso il suo significato primario ++ ed è diventata così associata con la "parte della forma" di esseri o del "aspetto veicolo" che il Jīvātman (o Monade) deve compiere per manifestarsi in questa sfera, che la parola "evoluzione" non esprime più l' espressione delle potenzialità dell'intrinseca individualità di un essere. "Evoluzione" viene dal Latino e, "fuori", volvere, "girare", o "ruotare", quindi svolgere, volgere all'esterno, in altre parole sfoderare, come in un germoglio sbocciano le potenzialità racchiuse nella gemma. Questa definizione si trova certamente

* La voce del Silenzio, p. 73, o ed. Srīmad-Bhāgavat : un titolo applicato alla Bhagavad-Gitā, che può essere resa, "la bella canzone del Signore", poichè l'aggettivo śrimad significa bello, illustre, splendido.

+ Vol. I, p. 115, 6 vol. ed.; I, 74, 3a ed.

++ Anche l'uso delle parole dimostra l'idea di un continuo cambiamento. Ad irritare lo scrittore, si trova che un deterioramento ha luogo quando una parola viene usata male nella lingua di tutti i giorni. Un esempio dovrebbe essere sufficiente per chiarificare il punto. La parola "perfetto" che significa somma eccellenza, privo di difetti, in uso comune ha perso il suo significato originario, specialmente quando usata avverbialmente. Abbiamo sentito dire : "È perfettamente chiaro," quando c'è un ombra di dubbio nella voce (frase idiomatica inglese, non funziona per l'italiano). Quante parole hanno avuto un cambiamento nel loro significato dai tempi di Shakespeare ! (Dante o Petrarca nel nostro caso). Si, le lingue nascono, hanno la loro giovinezza e poi tramontano : testimoni i Greci e i Latini. La ragione per cui la lingua inglese abbia subito così pochi cambiamenti nei secoli presenti rispetto ad epoche precedenti, a dispetto di incongruenze di ortografia e pronuncia, è dovuta ad un fattore spesso poco considerato, vale a dire la scoperta della stampa. La parola stampata ha come effetto notevole la stabilizzazione del linguaggio, fissando forme che sarebbero cambiate se ci fosse stata solo la lingua parlata.

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nei dizionari, ma le teorie sull'evolzione hanno aggiunto altri significati al termine. La materia era ben spiegata nei seguenti passaggi :

"Che cosa è l'Evolzione ? Se si chiedesse di definire il completo e pieno significato del termine ne Huxley ne Haeckel sarebbero capaci di fare meglio di Webster : ' l'atto di sbocciare; il processo di crescita, di sviluppo; come l'evolzione di un fiore da un bocciolo, o di un animale da un uovo.' Così il germoglio deve essere ricondotto alla pianta genitore attraverso il seme, e l'uovo all'animale o uccello che l'ha deposto; o ad ogni costo al corpuscolo di protoplasma dal quale si è espanso ed è cresciuto. Ed entrambi il seme ed il corpuscolo devono avere le potenzialità latenti in termini di riproduzione e di sviluppo graduale, lo sbocciare di mille e una forme o fasi di evolzione, attraverso le quali devono passare prima che il fiore o l'animale sia completamente sviluppato. Da qui, il piano futuro, se non il DISEGNO, deve esserci. " (II, 653*)

Questo è il punto essenziale. Dove non fosse presente disegno non ci sarebbe modello guida da seguire dalla forma. E perchè l'urgenza di produrre forme sempre migliori, come asseriscono gli evoluzionisti essere il caso. La saggezza antica è d'accordo con l'asserzione, basata, comunque, su ragioni differenti da quelle offerte, come la lotta per l'esistenza o la sopravvivenza del più forte. Testimonia qui di seguito :

"L'intero ordine di natura evince una marcia progressiva verso una vita più elevata. C'è disegno nell'azione delle forze che sembrano le più cieche. L'intero processo di evolzione con i suoi infiniti adattamenti è una prova di questo. Le leggi immutabili che sradicano le specie deboli e fragili, per fare spazio al forte, che assicura la sopravvivenza del più "sano", sebbene così crudele nella loro immediata azione, stanno tutte lavorando verso un fine grandioso. Il fatto proprio che abbia luogo l'adattamento che il più sano sopravvive nella lotta per l'esistenza, mostra che ciò che è chiamata 'Natura inconscia' è in realtà un aggregato di forze manipolate da esseri semi intelligenti (Elementali) guidati da Spiriti Planetari Elevati, (Dhyān Chohans), l'aggregato collettivo dei quali forma il verbo manifestato del Logo immanifesto, e costituisce nello stesso tempo la Mente dell'Universo e la sua Legge immutabile." (I, 277-8 +)

Qui abbiamo di nuovo l'idea di base già considerata nei Capitoli terzo e quarto : le forze conducenti di esseri Elevati, i Regni Dhyāni-Chohanici. Come per la frase "il verbum manifestato del Logos immanifesto", il passaggio può essere spiegato nella maniera seguente. La filosofia occulta presenta il concetto che il dischiudersi primario di un universo dal Pralaya, vale a dire l'universo in una condizione di non manifestazione (o più accuratamente reso come in uno stato in esse

*Vol. IV, p. 223, 6 vol. ed.; II, 689-90, 3a ed.+Vol. I, p. 320, 6 vol. ed.; I, 298, 3a ed.

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piuttosto che di Esistenza) prima ha luogo nell'aspetto immanifesto; quindi l'emanazione primaria è anche immaniferta. Questo è chiamato il Logo non Manifesto (o Primo Logos)*. Tutte le potenzialità per la manifestazione sono sintetizzate in questo Logo Immanifesto, e la manifestazione prende piede a causa dell'emanazione potenziata di questo primo Logos, attraverso il suo legame o ponte con il processo di manifestazione, chiamato il secondo Logos (o Logos Manifesto) che è rappresentato come responsabile per il procedere verso l'esistenza, o l'aspetto creativo del Logos. Èd è così che questo Piano Divino è presente per l'intero periodo della manifestazione (Manvantara) nel Logos Immanifesto e "costituisce per una e sola volta la Mente dell'Universo e le sue Leggi Immutabili". Ogni entità segue inerentemente questa legge Immutabile, e dimostra che è in accordo con la Legge seguendo le sue attività cicliche e continui cambiamenti.

Si può aggiungere la seguente spiegazione riguardo al Logos :

"Il significato esoterico della parola Logos (parola orale o scritta, Verbum) è la rappresentazione in un espressione oggettiva, come in una fotografia, del pensiero celato. Il Logos è lo specchio che riflette la MENTE DIVINA, e l'universo è lo specchio del Logos, sebbene quest'ultimo è l'ESSERE di quest'universo. Come il Logos riflette tutto nell'Universo del Pleroma, così l'uomo riflette in se stesso tutto quello che vede e trova nel suo Universo, la Terra... 'Ogni Universo, (mondo o pianeta) ha il suo proprio Logos, 'dice la dottrina." (II, 25+)

Così ogni Logos mantiene la patenza per il suo sistema. La parola esse (nella citazione) è il verbo Latino "essere" , che veicola la stessa idea. La parola Pleroma è una parola greca che significa "pienezza". È anche un termine Gnostico equivalente a Anima Divina. Mentre il Logos (o qualsiasi sistema in considerazione) è responsabile per la venuta in essere di un sistema e "veglia" su di esso, nondimeno dovrebbe essere tenuto a mente che :

"La prima lezione insegnata in filosofia Esoterica è, che la causa inconoscibile non spinge L'evolzione, ne consciamente ne inconsciamente, ma solo esibisce periodicamente differenti aspetti di se stessa alla percezione di Menti finite. Ora la mente collettiva, l'Universale, composta di vari e innumerevoli Ospiti di Poteri Creativi, comunque infiniti in Tempo manifestato, è ancora

* Questo può essere reso "la parora potenziata" del Piano Divino. Logos è la Parola Greca; similmente Verbum è quella Latina.

+ Vol. III, p. 38, 6 vol. ed.; II, 28, 3a ed.Il soggetto dei tre Logoi sarà considerato piu pienamente presentando la prima

asserzione fondamentale della Dottrina Segreta, nel Capitolo XXII. Anche le idee associate con il termine Essenza. La ragione per l'inclusione del tema a questo punto è di richiamare l'attenzione agli insegnamenti che persino il Logos di un sistema è soggetto alla stessa legge, la legge di Moto, alla stessa maniera che "Esseri Inferiori" del sistema sono soggetti ad esso. La prossima citazione tratta questi aspetti.

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PRAVRITI E NIVRITTI - EVOLUZIONE E INVOLUZIONE 101

finita se messa in contrasto con lo Spazio innato e senza decadimento nel suo aspetto supremo e essenziale. Ciò che è finito non può essere perfetto. Quindi ci sono esseri Inferiori fra questi Ospiti ..." (II, 487*)

Il processo di arrivare ad essere (si intende manifestarsi, passare dallo stadio in potenza a quello in atto) riguardo alla "parte forma" o aspetto materiale, in contraddistinzione alla "parte spirituale" , è raggiunto attraverso una graduale discesa da appropriate sfere e piani di spiritualità in sfere e piani di concrezione o materialità. Questo rappresenta lo svolgersi di potenze che servono ad esprimere la parte forma. Tutto ciò é chiamato evoluzione. Allo stesso tempo che il processo di sviluppo della parte materia va avanti, c'è un una graduale decrescita concorrente dell'espressione della parte spirito; in questa le potenze della spiritualità sono inprigionate o involute, mentre la materia si stà evolvendo. Quando il punto più basso della discesa critica è raggiunto, allora è cominciato un ciclo di ritorno verso una più grande espressione della parte spirituale, in ciò viene raggiunta sempre di più attività verso lo sviluppo della spiritualità viene raggiunto, mentre allo stesso tempo c'è una graduale recessione della materialità. Un involversi delle potenze della materia sta prendendo piede. Questo rappresenta l'evoluzione dello spirito e l'involuzione della materia.

PRAVRITTI E NIVRITTI - EVOLUZIONE E INVOLUZIONE

Le parole Sanscrite usate in connessione con questa Dottrina, vale a dire Pravritti e Nivritti, convogliano l'idea identica. Pravritti è un composto formato da pra, un prefisso preposizionale che significa "avanti" o "innanzi" e vriti, dalla radice verbale vrit- girare, rotare; da qui ciò che ruota in avanti verso la manifestazione : come nel caso di un universo che giunge ad esistere, rappresentando la manifestazione della parte forma o materia dell'universo nel suo aspetto di produzione di forme.

Nivritti è un composto che significa l'opposto di Pravriti; ni, un prefisso preposizionale che significa "fuori da", "via da", quindi indietro nel senso di una direzione inversa; e vriti da vrit, girare : involvere o girare verso l'interno. Così Nivritti presenta il processo inverso di quello della manifestazione : ruotare all'indietro dall'aspetto della manifestazione a quello della non manifestazione.

Pravritti designa ciò che è chiamato l'Arco Discendente, la discesa dello spirito nella materia. È anche chiamato Arco di Adombramento, poichè la materia gradualmente eclissa lo spirito sempre più finchè lo spirito è "adombrato". Quando il punto medio del Grande Ciclo è concluso, vale a dire quando il punto più basso nell'arco della discesa è raggiunto e la materia è stata evoluta alla sua più grande capacità, comincia l'arrampicata. Nivritti comincia a diventare più operativa che Pravriti, un girare all'indietro o processo reversivo si manifesta in più grande misura, nel quale la materia involve

* Vol. IV, p. 55, 6 vol. ed.; II, 511, 3a ed.

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e lo spirito evolve. Nivritti è così equivalente all'Arco Discendente, che è anche chiamato l'Arco Luminoso, per gli stadi successivi del Grande Ciclo della materia che virtualmente diventa luminosa.

In entrambi gli Archi Ascendenti e Discendenti nessuno dei due processi prende interamente il sopravvento. Nell'Arco ascendente c'è una graduale diminuzione delle attività della materia finchè lo spirito domina. Lo stesso processo occorre nell'Arco Discendente : la materia non sbatte fuori completamente lo spirito, sebbene domini sempre di più allorquando la discesa giù dall'arco acquista momento.

La storia razziale dell'umanità (com'è data nella Dottrina Segreta) segue la stessa legge che governa i processi di Pravritti e Nivritti, Evoluzione e Involuzione. L'uomo ha cominciato in questo Kalpa (Ronda) come essere con veicolo etereo e più spirituale che materiale. Mentre l'Arco discendente progrediva il suo veicolo diventava sempre più materiale finché venne raggiunto il punto più basso dell'arco, culminando nel più grande sviluppo materiale. Quando l'Arco ascendente progredirà, le forme fisiche umane saranno corrispondentemente più eteree e meno materiali mentre l'ascesa verso lo spirito continua, lavorando in consonanza con la legge fondamentale di continuo cambiamento rispetto al suo veicolo, il corpo fisico. La nostra presente Razza, la Quinta Razza Radice ha

"come Razza Radice, superato la linea equatoriale e progredisce nel suo ciclo verso la parte spirituale; ma alcune delle nostre sottorazze ancora trovano se stesse nell'arco discendente di adombramento dei loro rispettivi cilcli nazionali; mentre altri ancora, i più vecchi, avendo superato il loro punto cruciale, che da solo decide se una razza, una nazione, o una tribù vivrà o perirà, sono all'apice dello sviluppo spirituale come sottorazze." (II, 301*)

L'importanza del soggetto di Pravritti e Nivritti (l'evoluzione concorrente della materia e involuzione dello Spirito sull'Arco Discendente, la susseguente involuzione della materia e evoluzione dello spirito sull'Arco Ascendente) può non essere subito realizzata; a causa di questo, quindi, si richiama attenzione a quest'affermazione significativa :

"È dalla giusta comprensione dell'Evoluzione Primordiale di Spirito-Materia e la sua reale essenza che lo studente deve dipendere per l'ulteriore delucidazione nella sua mente della Cosmologia Occulta, e per il solo indizio sicuro che può guidare i suoi studi susseguenti."(I, 277+)

Una ragione per questa importanza può essere suggerita. Il Regno Umano rappresenta l'equilibrare di entrambe le potenze dello spirito e della materia. Gli esseri superiori al Regno Umano (i Regni Dhyāni-Chohanici) hanno vinto questa battaglia, poiché sono passati attraverso e

* Vol. III, p. 302, 6 vol. ed.; II, 315, 3a ed.+ Vol. I, pp. 319-20, 6 vol. ed.; I, 297, 3a ed.

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LA TERZA ASSERZIONE FONDAMENTALE 103

oltre il Regno Umano. Gli esseri sugli scalini inferiori della Scala della Vita devono ora fare esperienza di questo stadio. L'uomo ha la scelta nelle sue mani di avere successo e quindi continuare l'ascesa, oppure scoccombere alle tendenze della materia.

LA TERZA ASSERZIONE FONDAMENTALE

La ragione per questo è affermata chiaramente nella terza asserzione fondamentale della Dottrina Segreta. Un punto appropriato è stato raggiunto per questa considerazione, siccome il tema principale della asserzione della Dottrina di Continuo Cambiamento, o Evoluzione, anche se l'idea di apertura accentua l'essenziale unità di tutta la vita, che formò il pensiero di chiusura della dottrina di Identità Essenziale.

La seconda asserzione fondamentale conclude con l'asserzione che la Legge di Periodicità era "una delle leggi assolutamente fondamentali dell'universo". La terza asserzione apre con le seguenti parole :

"Inoltre, la Dottrina Segreta insegna :

"La fondamentale identità di tutte le Anime con la Sovra-Anima Universale, quest'ultima essendo essa stessa un aspetto della Radice Sconosciuta; e il pellegrinaggio obbligatorio di ogni Anima, scintilla del formatore, attraverso il Ciclo di Incarnazione (o 'Necessità') in accordo con la legge Ciclica o Kārmica, durante il periodo totale." (I, 17*)

Prima una chiarificazione di termini. "Anima" come usato qui, rappresenta una delle traduzioni di Ātma, il settimo principio dell'uomo, il suo legame con l'universo, piuttosto che un principio separato, individualizzato. "Sovr-anima" una resa del termine Paratmān. Questo è corroborato dalla frase aggiunta dopo Sovr-anima, "quest'ultima essendo essa stessa un aspetto della Radice Sconosciuta" o la Radice senza Radice, la sorgente di tutti gli Esseri (il concetto della prima asserzione fondamentale, verrà considerato nel capitolo XII). Paramātman è una parola composta Sanscrita : parama, primordiale o supremo; ātman, il se o spirito; di qui il Supremo o Se dell'Universo. Sarà di interesse notare una definizione del dizionario di Sovr-anima : "l'elemento spirituale dell'universo che è infinito e dal quale anime finite traggo la loro esistenza e supporto; un termine usato da Emerson per una concezione filosofica della Deità simile a ciò che è conosciuto in teologia come lo Spirito Santo." Nella Bhagavad-Gitā Paramātman è reso Spirito Supremo. Essendo cominciato con l'uso della parola "Anima", comunque, questo termine è continuato attraverso il passaggio, sebbene è il pellegrino o la "Monade", per usare il termine preciso, o ancora meglio Jīvātman, che persegue il pellegrinaggio, come stabilito nella seconda asserzione fondamentale. +

Riguardo alle parole "pellegrinaggio obbligatorio" : non è come pensato un comando derivato da una deità che impone un arduo viaggio ad

*Vol. I, p. 82, 6 vol. ed.; I, 45, 3a ed.

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+See Capitolo I.

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un pellegrino che è riluttante a seguirlo. Se questo fosse il caso dove entrerebbe in gioco il libero arbitrio umano ? Comunque visto che il è in causa il suo libero arbitrio, l'uomo ha il potere di fare una scelta, poiché ha tre vie aperte davanti a se :(I) L'uomo può decidere se compiere il pellegrinaggio o all'interno dello specifico periodo assegnatogli, il manvantara planetario; (2) o scegliere di raggiungere una fine del pellegrinaggio più presto di questo periodo specifico coperto dal Cerchio di Necessità; (3) o determina di prolungare il suo pellegrinaggio anche del doppio rispetto alla lunghezza del periodo specifico. Quindi il suo libero arbitrio non è impedito poichè ha il potere di fare la propria scelta. Qualsiasi corso l'uomo decida di seguire, egli stesso è responsabile per il risultato delle sue decisioni.

Il pellegrinaggio obbligatorio prende origine dalla sorgente originale della provenienza dell'uomo, poichè Atman è una Scintilla di Paramātman (o l'anima è una Scintilla della Sovr-anima). Al momento dello scaturire della Scintilla dalla sua sorgente venne originata una divina urgenza che le dà l'impulso di "ritornarvi", o di essere una sola cosa con la sua Sorgente, non come una Scintilla ma come la vera Fiamma stessa. È questo che agisce come l'inestinguibile, forza propellente che necessita "l'obbligatorio pellegrinaggio", che continuerà finchè questa urgenza originaria non sarà raggiunta. Finchè si considera il pellegrinaggio c'è l'obiettivo definitivo (appena menzionato), che è molto al di là della destinazione indicata più tardi in questa asserzione, quella di raggiungere un'indipendente esistenza autocosciente. Anche questa sublima destinazione è lontanamente superiore all'obiettivo immediato per il regno umano. Il presente sforzo consiste nello salire la Scala della Vita o il prossimo scalino nell'ascesa gerarchica, che anch'essa è un'impresa del più importante significato. Per essere sicuri, tutte le religioni e filosofie cercano di definire un obiettivo per il pellegrino. Che sia l'offerta del paradiso come ricompensa, Nirvāna, Moksha, o qualsivoglia concetto possa essere, è stato stabilito (nel Capitolo I) che il Nirvāna, e similmente tutti gli stati simili al Paradiso, non sono che pause temporanee, poichè l'impulso originario del pellegrinaggio non è stato raggiunto. Quindi il riemergere dalla pausa temporanea è imperativo, senza curarsi di quanto sia lungo il periodo di tempo in questione, anche se fosse per un manvantara, perchè possa essere continuato il pellegrinaggio obbligatorio.

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IL CERCHIO DI NECESSITÀ

Dopo il ciclo di Incarnazione, una frase grafica che può essere spiegata ulteriormente; alla quale ci si riferisce come al Ciclo di Necessità o Cerchio di Necessità. Questo si riferisce al grande Pellegrinaggio che ogni entità deve fare dal tempo della sua prima emersione finché non raggiunge lo stato comparabile alla sua Sorgente : un viaggio di periodi di tempo incommensurabili che possono essere a malapena afferrati dalla mente. Questo può essere chiamato il Super-Super-Ciclo. Il più piccolo Ciclo di Necessità, vasto abbastanza nelle sue proporzioni, tratta della rivoluzione della catena planetaria. O ancora, un concetto ancora più profondo coprirebbe il ciclo del sistema solare. Il Ciclo di Necessità per una catena planetaria occupa molti milioni di anni. Era la messa scena drammatica di certe porzioni del Ciclo dell'Incarnazione che era di enorme importanza nell'osservazione dei riti associati con gli Antichi Misteri. Nell'antica Grecia questo era chiamatao il Kuklos Anagkes, che significa il Cerchio di Necessità o il ciclo inevitabile. Su questo tema HPB scrisse :

"Delle numerose catacombe in Egytto e in Caldea le più celebri erano le cripte sotteranee di Tebe a Memphis. Il narratore iniziò nella parte Ovest del Nilo che si estende verso il deserto Libico, ed erano conosciute come le catacombe dei serpenti (Adetti Iniziati). Era là che si celebravano i misteri del Kuklos Anagkes , e il candidato veniva a conoscenza con le leggi inesorabili tracciate per ogni anima disincarnata dall'inizio dei tempi. Queste leggi sanciscono che ogni Entità Reincarnata, liberatasi dal suo corpo dovrebbe passare da questa vita sulla terra in un'altra su un piano più soggettivo, uno stato di beatitudine, finchè i sensi della personalità non siano portati ad una separazione completa dei 'principi' superiori da quelli inferiori; che il 'cerchio di necessità o l'inevitabile ciclo debba durare un periodo dato (da mille fino a tremila anni in pochi casi), e che quando concluso l'Entità debba ritornare alla sua mummia, cioè ad una nuova incarnazione. Gli insegnamenti Egizi e Caldei erano quelli della 'Dottrina Segreta' del Thesophist. I Messicani avevano la stessa. Il loro semi-dio, Votan, è fatto per descrivere in Popol Vuh (vedi il lavoro di Bourbourg) l'agujero de culebra (il buco del serpente, glossario teosofico, pp. 181-2 vers. ingl.) che identico alle 'Catacombe del Serpente', o passaggio, aggiungendo che corse sottoterra e 'finì alle radici del paradiso', nel quale 'buco del serpernte' Votan fu ammesso perchè era egli stesso 'un figlio dei Serpenti', o un Drago di Saggezza, cioè un iniziato. La parola con la quale i sacerdoti adepti chiamano se stessi 'Figli del Dragone' e 'Figli del Dio-Serpente'."

Con un vena un po' drammatica HPB scrive sul Ciclo di Necessità, comprimendo in una sentenza l'intero Ciclo Presente su questo

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Globo, vale a dire, "dalla Prima (Razza) giù fino all'ultima, la Settima" :

"Per compiere il ciclo di necessità... spiega la Dottrina; per progredire nei loro compiti di evoluzione, dai quali nessuno di noi può essere esonerato, ne dalla morte o dal suicidio, poiché ognuno di noi deve passare attraverso la 'Valle di Thorns' prima che emerga sui piani della luce divina e del riposo. E per questo l'uomo continuerà a rinascere in nuovi corpi 'finché saranno sufficientemente puri da entrare in una più elevata forma di esistenza.'

"Questo vuol dire solo che il Genere Umano, dalla prima giù fino alla settima Razza, è composto di una stessa compagnia di attori, che sono scesi da sfere più elevate per compiere il loro tour artistico su questo pianeta Terra. Partendo come puri spiriti nel loro viaggio verso il basso attorno al mondo (veramente!) con la conoscenza della verità, oggi flebilmente echeggiata nella Dottrina Occulta, inerente in noi, leggi cicliche ci portano giù all'apice inverso della materia, che è perso qui giù sulla terra e il culmine del quale è stato già urtato; e allora, la stessa legge di gravità spirituale ci farà lentamente ascendere a sfere sempre più elevate e pure che quelle dalle quali siamo partiti.

"... Il nostro macrocosmo e il suo piccolo microcosmo, l'uomo, ripetono entrambi lo stesso gioco di eventi universali e individuali ad ogni stazione, come in ogni stadio nel quale il Karma li porta a rappresentare i loro rispettivi drammi di vita." (D.S. Vol. V, p. 300)

Nel passaggio ciclico qui sopra ci si riferisce sia a leggi cicliche che karmiche. Riguardo alla frase "durante l'intero periodo", questo può essere applicabile come segue : come mostrato nell'estratto citato, per quanto attiene al nostro presente globo, coprendo la Prima Razza fino alla settima; o ad un circuito dei sette globi della catena planetaria, che sarebbe equivalente ad una Ronda; o al circuito completo di una catena planetaria, equivalente a sette ronde; o ancora al circuito di un sistema solare; e ad un più vasto ciclo fino al completo pellegrinaggio obbligatorio.

La asserzione continua con queste parole :

" In altre parole, nessun Buddha puramente spirituale (Anima divina) può avere un'esistenza indipendente (conscia) prima che la scintilla che derivò dalla pura Essenza dei Sei principi Universali, o Anima Superiore, sia (a) passata attraverso ogni forma elementale dei mondi fenomenici del Manvantara." (I, 17*)

Prima di tutto spieghiamo i termini : Manvantara, come usato qui si applica al periodo di attività di una catena planetaria (completata alla fine di un ciclo di sette Ronde). Buddhi, il sesto principio nella classificazione umana settenaria

Vol.I, p. 82, 6 vol. ed.; I, 45, 3a ed.

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è qui equiparato all' "anima divina", proprio come il sesto principio Universale è Mahā-Buddhi, descritto come "il veicolo dello spirito", la riflessione primordiale della Causa senza forma, e ciò che è addirittura oltre lo Spirito." (I, 420*) È l' onniscente e onnipotente radice spirituale dell'intelligenza divina, resa con il termine Sovr'Anima, ed equivalente ad Alaya e Shabbhavat (come usato nelle Stanze).

Indiscutibilmente lo scopo di intraprendere il Ciclo di Incarnazione è dato nell'estratto dalla terza asserzione, sopra : è di poter funzionare consapevolmente nel principio di Buddhi costantemente, e di raggiungere lo stato di esistenza indipendente.

Il pieno significato di questa frase può non essere ben inteso, per la semplice ragione che lo stato non è stato descritto nella Dottrina Segreta altrimenti che con questo vago passaggio :

"Fra le Entità Spirituali molte sono quelle che si sono incarnate nel corpo di uomo dalla sua apparizione, e che per tutto ciò esistono indipendentemente come lo fecero prima, nell'infinità degli Spazi...

"Per metterla più chiaramente : l'Entità invisibile può essere presente nel corpo sulla terra senza abbandonare, comunque, il suo stato e funzioni nelle regioni sovrasensoriali. Se questo necessita spiegazione, non possiamo fare meglio che ricordare al lettore di simili casi nello spiritualismo, sebbene simili casi siano molto rari." (I, 233+)

Pensando che sarebbe di aiuto avere questo stato chiarificato, specialmente se desse uno scopo tangibile nello sforzarsi di raggiungere un obiettivo veramente valido degli sforzi intrapresi, come anche mirasse ad un fine nel subire il Ciclo di Incarnazione (in vista delle prove e delusioni che arrivano durante la vita sulla terra), il seguente passaggio ispirato è citato dalle Lettere dei Mahatma a A.P. Sinnet :

"Alla tua domanda... ' puo` uno Spirito Planetario essersi incarnato in un corpo umano ? 'Direi primo che non ci può essere Spirito Planetario che non è stato materiale o cio che tu chiami umano. Quando il nostro grande Buddha, il capo di tutti gli adepti, il riformatore e codificatore del sistema occulto, raggiunse il primo Nirvāna sulla terra, divenne uno 'Spirito Planetario'; vale a dire, il suo spirito poté allo stesso tempo solcare gli spazi interstellari in piena consapevolezza , e continuare a volontà sulla Terra nel suo corpo originale e individuale. Poiché il Sé divino si è così completamente emancipato dalla materia che potrebbe creare a volontà un sostituto interno per se stesso, e lasciandolo nella forma umana per giorni, settimane, a volte anni, affetto in nessun modo da cambiamento del principio vitale o della mente fisica del suo corpo. Ad ogni modo questa è la forma più alta di adeptato che l'uomo possa sperare per il nostro pianeta. Ma è così rara che i Buddha stessi, l'ultimo Khobilgan che la raggiunse essendo

* Vol. II, p. 138, 6 vol ed.; I, 453, 3a ed.* Vol. I, p. 279, 6 vol. ed.; I, 254, 3a ed.

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Sang-Ko-Pa di Kokonor (XV), riformatore del Lamanismo esoterico e volgare. ... Lo spirito planetario di quel tipo (Come il Buddha) può passare a volontà in altri corpi, di materia più o meno eterializzata, risiedendo in altre regioni dell'universo. Ci sono molti altri gradi e ordini, ma non c'è un ordine di Spiriti Planetari separato e eternamente costituito." (pagine 43-4)

E le ultime tre linee sulla pagina dovrebbero anche essere aggiunte :

"Tu sei giusto; ...'ogni diamante, ogni cristallo, ogni pianta e stella ha la sua anima individuale, accanto all'uomo e all'animale' e, 'c'è una gerarchia di anime dalle forme più basse di materia su fino all'Anima del Mondo'; ... "

Riassumendo la considerazione della terza asserzione fondamentale, specificatamente alla clausola marcata con (a) seguendo la referenza della Sovr-anima, la frase ha molto più significato che una lettura di un corso possa implicare, citando : "passata attraverso ogni forma elementale del mondo fenomenico di questo Manvantara". Chiarificando : il mondo fenomenico significa il mondo della forma, del piano fisico. Gli esseri che si manifestano nel mondo fisico e stazionati sul più basso scalino della Scala Gerarchica della Vita sono le entità che comprendono il Regno Minerale. Essi richiedono di passare sette Ronde di fasi di sviluppo prima di ascendere alla Ronda più alta della Scala Evolutiva, rappresentata dal Regno delle Piante. Nella stessa maniera le entità del Regno delle Piante richiedono sette fasi di esperienza evolutiva prima di salire allo stadio del Regno Animale. Finché concerne lo sviluppo dell'individualità, che è il punto di sbocco, come messo in evidenza nella clausola (b) della citazione, le forme concernenti i Regni Minerale, Vegetale, e Animale rappresentano "forme elementali", poichè nessuna di esse sperimenta individualità nel senso raggiunto nel Regno Elementale. Questo è per dire che sono forme preliminari o iniziali nel mondo fisico.

Per essere sicuro, il termine "elementale" usualmente significa un entità, o essere, che persegue le sue esperienze evolutive prima di assumere una forma fisicizzata e materiale. Ogni elementale di questo tipo è, come menzionato nella citazione, una Scintilla che deriva dalla pura Essenza, e deve continuare il Ciclo di Esistenza salendo la scala Gerarchica delle Vita. Ogni Scintilla di questo tipo rappresenta una Monade che passa attraverso gli stadi dei Regni Preliminari. Questo per dire, prima di entrare nel Regno Minerale per manifestazione fisica, un'entità deve perseguire la sua evoluzione in tre regni che precedono il primo regno manifestato. Questi regni preliminari sono chiamati il primo, il secondo e il terzo Regno Elementale. In ognuno dei tre Regni c'è un'esperienza evolutiva settenaria. Si può raggiungere un po' di comprensione dello status degli esseri elementali considerando le sette classi di elementali, quattro delle quali furono listate dai Kabbalisti sotto il nome di Salamandre, Silfidi, Ondine, Gnomi, esseri rappresentanti degli elementi del Fuoco, Aria, Acqua e Terra. Le altre tre classi non furono nominate.

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L'ACQUISIZIONE DELL'INIDIVIDUALITÀ

La clausola (b) della terza asserzione fondamentale sviluppa il tema fino al culmine riferendosi alla sommità della Scala Gerarchica della Vita, un Dhyāni-Buddha. Così gli stadi menzionati nella clausola (a) non sono fattori davvero necessari nel salire la Scala, come lo sono gli stadi menzionati nella clausola (b). Ripetendo il pertinente passaggio che si applica alla clausola (b) :

"Nessun Buddha spirituale può avere un'esistenza indipendente prima che la scintilla abbia :

"(b) acquisito individualità, primo per impulso naturale, e poi sforzi indotti e concepiti autonomamente (controllati dal suo Karma), così ascendendo attraverso tutti i gradi di intelligenza, dal più basso al più alto Manas, dal minerale e pianta su fino al più santo arcangelo (Dhyāni-Buddha)." (I, 17*)

L'individualità è acquisita quando la Monade che stà soggiornando attraverso il Ciclo di Necessità, salendo i gradini della Scala Gerarchica della Vita assumendo a turno le vestigia appropriate per ogni reame, finalmente entra nel Regno Umano. Prima della sua entrata nello stadio umano, il suo ciclo di esistenza è portato attraverso impulso naturale, in questo la Monade segue l'evoluzione graduale, molto lenta attraverso tutti i gradi dell'intelligenza dal minerale e pianta fino all'animale e umano, gli stadi dell'ascesa essendo marcati dalle caratteristiche pertinenti ad ogni Reame. Così nel primo dei Reami Manifestati il colore e il brillio di gemme sono sfoggiati nel Regno Minerale. Questo tipo di intelligenza è sorpassato nel prossimo piolo della Scala dalla bellezza della forma, tinta e fragranza di germogli nel Regno delle Piante. Altri fattori sono dimostrati nel Regno Animale : le qualità di amore e devozione nell'educazione dei giovani, e segni di intelligenza sono chiaramente discernibili. Ora tutte queste caratteristiche possono essere dette da raggiungere attraverso impulso naturale. Questo è succintamente citato in un Commentario sulle stanze di Dzyan :

"Ogni forma sulla terra, e ogni specie (atomo) nello Spazio combatte nei suoi sforzi verso la formazione di se stesso per seguire il modello messo per lui nell'Uomo Celestiale. ... È l'involuzione (dell'atomo) e l'evoluzione, la sua crescita e sviluppo interna ed esterna e il suo sviluppo, hanno tutti un solo oggetto, l'uomo; l'uomo, come la più elevata e progredita forma su questa terra, la Monade, nella sua assoluta totalità e condizioni elevate, come il culmine della divina incarnazione sulla Terra." (I, 183+)

* Vol. I, p. 82, 6 vol. ed.; I, 45, 3a ed.+Vol. I, p. 235, 6 vol. ed.; I, 205-6, 3a ed.

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L'Uomo stesso si sta sforzando di raggiungere lo stadio di Uomo Celestiale - che rappresenta il culmine del tipo raggiungibile dal regno umano al completamento del Manvantara planetario. Non c'è bisogno di dire, che lo stadio presente dell'evoluzione umana è sempre così lontano dal raggiungimento dell'obiettivo. Nondimeno, questo fattore così importante deve essere ora considerato. Quando viene raggiunto il Regno Umano, un nuovo fattore entra nel viaggio del Cerchio di Necessità. Non c'è più vantaggio attraverso gli impulsi naturali. Invece la Mondade può continuare la sua ascesa attraverso sforzi autoindotti e concepiti autonomamente. L'individualità è stata acquisita. Da qui in avanti può essere compiuto un rapido avanzamento sulla scala evolutiva, eccetto per un impedimento. È menzionato nella asserzione da quattro piccole parole che sono messe in parentesi. Forse avrebbero dovuto essere capitalizzate poichè sono così spesso dimenticate : "CONTROLLATO DAL SUO KARMA". Questo significa, certamente, che l'avanzamento di una persona è impedito attraverso azioni che sono commesse dalla persona stessa. Perchè sempre quando si compiono delle azioni, producono reazioni sull'inidividuo che le ha inaugurate, così producendo ostacoli nel raggiungimento dell'obiettivo desirato. Ora questo agire non si riferisce solamente ad atti compiuti sul piano fisico, o al mondo manifesto. Gli atti sono generalmente il risultato di pensieri che, quindi, possono avere origini su piani più alti che quello fisico, raggiungendo il piano spirituale, ma principalmente sul piano mentale, che è il reame dei pensieri. Ma, allora, questo mondo dei pensieri include lo psichico o l'emozionale, che è il mondo dei desideri. Il Karma è generato su tutti questi piani e non è prodotto solamente sul fisico, dove il risultato delle azioni può essere visto prontamente. Sono le cause ad essere state messe in movimento che reagiscono sull'iniziatore, senza riguardo al piano nel quale sono state originate. Ogni essere umano, quindi, ha il potere di plasmare il suo proprio destino, sia con atti che con pensieri. L'obiettivo è raggiunto quando la condizione risvegliata della Monade è raggiunta. Il raggiungimento segna lo stato di un Buddha.

Un paio di parole a proposito di Manas sono appropriate qui, poichè è stato menzionato in clasusola (b) della citazione precedente. Manas è il quinto principio dell'uomo, nella classificazione settenaria. La parola è derivata dalla radice Sanscrita man, pensare, cogitare, riflettere, quindi la parte pensante di un uomo, il principio Mentale. Questo è il principio cardine nell'uomo, e agisce in una capacità duale. Potrebbe cercare di raggiungere il sesto principio, Buddhi, o può tendere verso l'aspetto più basso della natura umana, il principio del desiderio Kāma. Un esempio simbolico dell'abilità umana di ascendere alla sua parte più elevata, o discendere alla più bassa, può essere dato riferendosi al simbolo familiare Cristiano dell'uomo legato alla croce. L'uomo può guadagnarsi la libertà cercando unione con suo Padre all'interno (non in paradiso), del suo più elevato; oppure può rimanere legato alla croce, incatenato dai suoi desideri ed emozioni.

L'importanza dello stadio umano nella Scala della Vita non può esser sovrenfatizzata. È ripetuto sempre ancora nella Dottrina Segreta. Questo passaggio testimonia :

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"La Dottrina insegna che per diventare una divinità pienamente cosciente, anche le intelligente antichissime e spirituali più elevate, devono passare attraverso lo stadio umano. E quando diciamo umano, questo non si applica meramente alla nostra umanità terrestre, ma ai mortali che abitano ogni mondo, vale a dire quelle intelligenze che hanno raggiunto l'equilibrio appropriato fra materia e spirito, come noi l'abbiamo ora, da quando il punto medio della quarta Razza Radice della quarta Ronda fu superato. Ogni entità deve aver vinto per se stessa il diritto di diventare divina, attraverso esperienza propria... questo è anche il significato segreto della frase dei Purāna circa Brahmā perennemente 'mosso dal desiderio di creare'. Questo spiega anche il significato kabalistico nascosto del detto : "il Respiro diventa pietra; la pietra, una pianta; la pianta, un animale; l'animale, un uomo; l'uomo, uno spirito; e lo spirito, un dio.' I figli nati dalla Mente (Mānasaputra), i Rishi, i Costruttori, etc., erano tutti uomini, di qualsiasi forma fossero, in altri mondi e nei Manvantara precedenti.

"Questo soggetto, essendo così mistico, è per questo il più difficile da spiegare in tutti i suoi dettagli e relazioni; poiché l'intero mistero della creazione evolutiva è contenuto in esso." (I, 106-7*)

Riassumendo l'affermazione della terza asserzione fondamentale attraverso la prossima frase della citazione :

"La dottrina cardine della filosofia Esoterica non ammette privilegi o doni speciali nell'uomo, salvo quelli acquisiti dallo stesso Ego attraverso sforzo personale e merito attraverso una lunga serie di metempsicosi e reincarnazioni." (I, 17+)

Dovrebbe essere abbastanza chiaro, in vista dell'esposizione che è stata presentata, che il progresso sull'ascesa della Scala della Vita, una volta entrati nel Regno Umano, è fatto autonomamente da ogni uomo. Ogni stato individuale è determinato attraverso lo sforzo personale di vita in vita e non dovuto a "privilegi e doni speciali".

* Vol. I, p. 167, 6 vol. ed.; I, 132, 3a ed+ Vol. I, p. 83, 6 vol.; I, 45, 3a ed.

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LA DOTTRINA DELLA METEMPSICOSI

Siccome la parola Metempsicosi è menzionata nella frase, sarebbe appropriata una breve considerazione della dottrina, anche se si applica ad una specifica fase di cio che è generalmente compreso nella Dottrina della Reincarnazione. Le parole, come usate nella citazione, non sono sinonime; hanno significati distinti. Inoltre, è necessaria una spiegazione, perché la parola stessa, come si trova nei dizionari, non convoglia il pieno significato della dottrina, mentre le idee connesse con essa sono state tristemente malintese. Ci sono tre pricipali ragioni per ciò :

(I) Il termine era uno dei molti usati nelle scuole misteriche dell'antica Grecia e di conseguenza gli insegnamenti esoterici connessi con esso non venivano mai impartiti pubblicamente. "Metempsicosis" è un composto Greco, la principale porzione del quale è agilmente riconosciuta come la parola familiare psyche, che vuol dire anima; meta significa "oltre," mentre il composto empsychoun significa "mettere un'anima in"; da qui la parola tradotta "il passare di un anima di corpo in corpo dopo la morte". Non avendo conoscenze del significato esoterico connesso con il termine, i lessicografici affermano che la metempsicosi significa che l'anima dopo la morte passa di corpo in corpo e questo implica l'entrata in corpi animali. La parola trasmigrazione è aggiunta come se fosse un sinonimo. Da qui idee erronee sono associate con la metempsicosi poichè il vero significato non venne mai dato fuori dai templi. Inoltre, la metempsicosi e la trasmigrazione * non sono termini sinonimi : ognuno tratta di una specifica fase della Dottrina della Reincarnazione.

(2) Gli insegnamenti pubblici connessi con la Metempsicosi vennero dati in maniere allegoriche, non intesi da prendere letteralmente. Così "animali" erano usati simbologicamente per indicare che gli atomi di vita (Jīvāñus) che compongono il corpo fisico dell'uomo, quando rilasciati dalla morte passano nel mondo animale. Gli atomi rilasciati entrano nei corpi di animali in accordo alle caratteristiche che vi sono impresse sopra durante la vita di un uomo. Atomi di vita impressionati con tendenze viziose cercherebbero quindi un veicolo animale appropriato, mentre Jīvāñus impressionati con tratti gentili entrerebbero in una forma che mostra caratteristiche gentili. Ovviamente gli atomi di vita non sono l'anima (o Monade) di un uomo.

In ogni caso, gli antichi scrittori spesso ripetono gli insegnamenti pubblici connessi con la Metempsicosi, implicando che questi erano gli insegnamenti dei Pythagorici, o altri gruppi connessi con le Scuole Misteriche. In supporto a questo insegnamento, testimonianze che Erodoto scrisse sugli aspetti esoterici della Metempsicosi :

"Gli Egizi erano i primi a affrontare le opinioni che l'anima umana è immortale, e ciò, quando il corpo muore, essa entra nella forma di un animale che è nato al momento, e da qui avanzando

* Vedi la porzione conclusiva del Capitolo IV riguardo agli insegnamenti esoterici concernenti la Trasmigrazione.

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da un animale all'altro, finchè è girata attraverso le forme di tutte le creature che abitando la terra, l'acqua, e l'aria, dopo di ché entrano ancora nella costituzione fisica umana, ed è nuovamente nata. Il periodo completo della trasmigrazione è (dicono) di tremila anni... Ci sono scrittori Greci, alcuni di antico, altri di tardo periodo che hanno preso a prestito questa dottrina dagli Egizi, e la propongono come loro." *

(3) Più tardi scrittori classici scrissero della Metempsicosi nella stessa maniera di Erodoto, da qui gli scolari Occidentali asseriscono che questi scrittori stavano dando idee greche accettate riguardo alla Metempsycosi. Ad esempio, il poeta latino Ovidio (43 a.c. - 17 d.c) scrisse :

"Le anime non possono morire. Esse lasciano la precedente casa, e permangono in nuovi corpi, e da essi vagano.Nulla può perire, tutte le cose cambiano,poiché gli spiriti possono andare e venire attraverso tutte le forme.Buone bestie si elevino a forme umane, e uomini,Se cattive, che tornino indietro a bestie di nuovo.Così, attraverso mille forme, l'anima può andareE così compiere il suo destino." +

Ma questo non è l'insegnamento interno dei Pitagorici, come può essere mostrato citando Hierocle (A.D. 430), un Neo-Platonista, che scrivendo dell'argomento ha richiamato i versi di Pitagora :

"Se attraverso un'ignoranza piena di vergogna dell'immortalità pertinente alla nostra anima, un uomo si dovesse persuadere che la sua anima muoia con il suo corpo, si aspetterebbe ciò che non potrà mai avvenire; in maniera simile colui che si aspetta che dopo la sua morte egli possa entrare nel corpo di una bestia, e diventare un animale senza ragione, a causa dei suoi vizi, o una pianta a causa della sua ottusità e stupidità, un tale uomo, dico, agendo contrariamente a coloro che trasformano l'essenza dell'uomo in una di quelle degli esseri superiori, è infinitamente deluso, e assolutamente ignorante della forma essenziale dell'anima, che non può mai cambiare; poichè essendo e continuando sempre uomo, si dice che diventa Dio o Bestia per virtù o vizio, sebbene non possa essere sia l'uno che l'altro.

"Possiamo solo curare le nostre tendenze verso il basso con il potere che porta verso l'alto, con una pronta sottomisione a Dio, con una totale conversione alla legge divina. La fine della dottrina Pitagorica è di essere tutta ali per la ricezione del Dio divino, che quando arriva il tempo della morte lascia dietro di noi sulla terra il corpo mortale ed è già pronta per il nostro viaggio in paradiso. Poichè siamo ripristinati nel nostro stato primitivo. Questa è la fine più bella."++

* Librio II, Euterpo, ch. 123+ Traduzione di Dryden++ Dalla "Vita di Pitagora" di Dacier, con i suoi Simboli e Versi D'Oro, insieme alla vita di Ierocle, e i suoi commenti sui Versi," p. 335; publ. Londra, 1721.

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Ieroclo ha dato l'idea al significato interno di Metempsicosi : dopo la morte l'anima persegue un viaggio celestiale - l'anima (Monade) prendendo corpo dopo corpo in sfere paradisiache e dopo tremila anni ritorna sulla terrra assumendo forma umana nuovamente.

Così nella parole della terza asserzione, la metempsicosi si riferisce al viaggio celestiale intrapreso dalla Monade, mentre le reincarnazioni rappresentano il prendere "corpi di carne" sulla terra.

CONCLUDENDO LA TERZA ASSERZIONE FONDAMENTALE

Verso la fine della prima asserzione del Volume I c'è un passaggio che dà una sintesi delle idee trattate nella stessa. Questo dovrebbe essere letto in connessione con la terza asserzione fondamentale :

"Così procedono i cicli dell'evoluzione settenaria, in natura Settenaria; lo Spirituale o Divino, il psichico o semi-divino; l'intellettuale; il passionale; l'istintuale, o cognizionale; il semicorporeo e il puramente materiale o la natura fisica. Tutti questi evolvono e progrediscono ciclicamente, passando da l'uno all'altro, in una doppia via, centrifuga e centripeta, uno nella loro essenza ultima, sette nei loro aspetti. Il più basso, certamente, è quello che dipende ed è susserviente ai nostri cinque sensi fisici. Così lontano, per individui, umani, senzienti, animali e vita vegetale, ognuno il microcosmo del suo più elvato macrocosmo. Lo stesso vale per l'universo, che si manifesta, periodicamente, per scopi di progresso collettivo delle vite senza fine, l'espirazione di della Vita Una; poichè attraverso il Perenne Divenire, ogni atomo cosmico in questo Universo Infinito, passando attraverso il senza forma e l'intangibil, attraverso le nature miste dei semi terrestri, giù nella materia in piena generazione, e poi di nuovo indietro di nuovo, riascendendo in ogni nuovo periodo sempre più in alto e più vicino allo scopo finale; che ogni atomo, diciamo, possa raggiungere attraverso meriti individuali e sforzi quel piano al quale appartiene il Tutto incondizionato. Ma fra l'Alfa e l'Omega c'è la "Strada" affaticata costellata di spine, che 'scende prima, e poi -

'Serpeggia verso l'alto in ogni modo, Sì, verso il traguardo...'

"Partendo verso il lungo viaggio immacolato; discendendo sempre di più nella materia peccaminosa, ed essondosi connesso con ogni atomo nello Spazio manifesto- il Pellegrino, avendovi combattuto attraverso e sofferto in ogni forma di vita e essere, è solo ai piedi della valle di materia, e a metà del suo ciclo, quando ha identificato se stesso con l'Umanità collettiva. Questo, l'ha fatto a sua somiglianza. Al fine di progredire verso l'alto e verso casa, il 'Dio' deve ora ascendere il faticoso cammino in salita del Golgota della Vita. È il Martirio dell'esistenza consapevole. Come

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Viśvakarman deve sacrificare se stesso a se stesso per redimere tutte le creature, per risorgere dai molti alla Vita Una. Poi egli ascende al cielo davvero; dove, tuffato nell'Essere assoluto imcomprensibile e nella Benedizione del Paranirvāna, regna incondizionatamente, e quando ridiscenderà alla prossima venuta, che una porzione dell'umanità si aspetta nel suo senso morto al secondo avvento, e l'altra come l'ultimo 'Kalki Avatāra'." (I, 267-8*)

Questo è il significato della terza asserzione fondamentale. La referenza a Viśvakarman è a una leggenda nei Purāna che narra del "Tutto-Creatore" (il composto sanscrito viśa-karman significa letteralmente "fattore di tutto") facendo un sacrificio di se stesso per il bene di tutto e ascendendo al cielo. Nei Veda Viśvakarman è equivalente a Prajāpati, o di nuovo Brahmā, il creatore di tutte le cose e l'architetto dell'universo.

Come per il Kalki-Avatāra : questa dovrebbe essere la decima manifestazione avatārica di Vishnu, che è rappresentata nel Mahābhārata arrivare alla fine del Kali-yuga (l'ultimo dei quattro youga). Monterà un cavallo bianco e brandirà una spada, nelle parole della Bhagavad-Gitā "per la distruzione del malvagio e lo stabilimento della giustizia". (ch. iv)

Allora il termine Paranirvāna : è equivalente in significato alla parola Paransihpanna, un composto sanscrito di para, "al di là"; nis, "fuori", "avanti"; panna, il participio passato di della radice verbale pad, camminare, andare; da qui "lo stato di uno che ha camminato in avanti oltre", lo stato nel quale la Monade entrerà eventualmente :

"La 'Monade', nata dalla natura e essenza dei 'Sette' (è il principio più elvato che diventa immediatamente racchiusa nei sette Elementi Cosmici), deve compiere la sua escursione attraverso il Ciclo di Esseri e forme, dal più elevato al più infimo; e poi ancora da uomo a Dio. Alla soglia del Paranirvāna riassume la sua Essenza primeva e diventa l'Assoluto una volta ancora." (I, 135+)

Ma è una cosa entrare nel Paranirvāna nella coscienza di un Dhyāni-Buddha, che ha la conoscenza di Paramārtha- la realtà suprema o Assoluta Verità (letteralmente "l'obiettivo più elevato : parama, il più elevato; artha, scopo, obiettivo) - e un'atra entrare negli stati più elevati con lo status di un viaggiatore su Circolo della Necessità.

"Paranishpanna, ricorda, è il summum bonum, l'Assoluto, da qui il termine Paranirvāna. Accanto all'essere nello stato finale c'è questa condizione di soggettività che non ha relazione con nulla se non con l'assoluta verità (Paramārtha-satya) sul suo piano. È questo

* Vol. I, pp. 310-1, 6 vol. ed.; I, 288-9, 3a ed.+ Vol. I, pp. 192-3, 6 vol. ed.; I, 160, 3a ed.

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stato che porta ad apprezzare correttamente il pieno significato del Non-essere, che, come spiegato, è Essere assoluto. Presto o tardi, tutto ciò che apparentemente esiste, sarà in realtà e in atto nello stato del Paranishpanna. Ma c'è una grande differenza fra 'entità' conscia ed inconscia. La condizione di Paranishpanna, senza Paramārtha, la coscienza Autoanalitica (Svasamvedana), non è benedizione, ma semplicemente estinzione (per Sette Eternità)." (I, 53-4*)

Come per lo stato di un Dhyāni-Buddha, piazzato nella proposizione come essere sul pinnacolo dello sviluppo, sarà ricoradato che il termine era equiparato all' "archangelo più elevato". In teologia un arcangelo è definito come un angelo dell'ordine più elevato. La parola Greca archon significa capo, primo, primario; da qui Dhyāni-Buddha può essere reso bene Buddha primario - anche se sebene il significato letterale della parola Dhyāna in Sanscrito è meditazione, contemplazione - o Buddha di Contemplazione. Spesso reso come Buddha Celestiale, specialmente nella letteratura buddhista, dovrebbe essere tenuto a mente che la funzione di un Dhyāni-Buddha è di lavorare con con la "parte spirito" di una Catena planetaria e non con la "parte forma". Gli Spiriti Planetari avendo il governo della "parte forma" sono chiamati Cosmocratori o Costruttori di Mondi. Un Dhyāni-Buddha ha il governo su una Ronda di una Catena planetaria. Siccome vi sono sette Buddha Primari, c'è un solo Dhyāni-Buddha per ogni Ronda.

Questa considerazione della terza asserzione fondamentale della Dottrina Segreta, sebbene copra uno schema così vasto, non deve essere guardata come una presentazione del piano completo di evoluzione, poiché dovrebbe essere ricordato che lo stupendo sviluppo che la Dottrina insegna "non ha concepibile inizio ne fine immaginabile". (I, 43+) Neppure il completo sviluppo o realizzazione dell'uomo è presentato. Inoltre, viene dato un'indizio appena accennato al prossimo stadio di sviluppo, che sarebbe equivalente a cui ci si riferisce come Sesta Razza. Nondimeno quando è raggiunto questo stadio ci sarà un grande avanzamento, anche se può sembrare insignificante in paragone al futuro glorioso che aspetta la razza umana. Comunque, un resoconto della storia passata registrata della razza umana è fornito attraverso una serie di śloka dalle stanze di Dzyan. È di natura talmente allarmante che è assolutamente insospettato dai seguaci delle scienze ortodosse ed è atto ad essere visto come fantastico. Certamente è che questo acconto, come dato nelle Stanze, dimostra la legge di movimento operativa come continui cambiamenti sulla forma, o veicolo dell'uomo. Continuerà ad essere operativa finché la razza umana continua a manifestarsi su questo globo.

*Vol. I, p. 124, 6 vol. ed.; I, 84, 3a ed.+Vol. I, p. 115, 6 vol. ed.; I, 74, 3a ed.

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EVOLUZIONE UMANA

Poiché il soggetto dell'Evoluzione Umana riceve attenzione speciale nella Dottrina Segreta- di fatto praticamente il secondo volume intero * è dedicato a questo tema, insieme con una serie speciale di ślokas dalle Stanze di Dzyan, una considerazione del soggetto di Evoluzione come presentato nella Dottrina di Continuo Cambiamento sarebbe incompleta se l'Evoluzione Umana fosse omessa. Comunque, il soggetto è di lunga troppo complesso per essere trattato completamente; lo scopo sarà quello di presentare solo i concetti di base. Questo può essere fatto da una considerazione di due insiemi delle tre asserzioni fondamentali riguardo l'evoluzione umana. Il primo insieme delle tre si trova nella pagina di apertura del secondo volume : +

"Riguardo all'evoluzione del genere umano, la Dottrina Segreta postula tre nuove proposizioni, che stanno in diretto antagonismo alla scienza moderna così come ai correnti dogmi religiosi : insegna (a) l'evoluzione simultanea di sette gruppi umani su sette differenti porzioni del nostro globo; (b) la nascita del corpo astrale, prima che il fisico : il formatore essendo un modello per quest'ultimo; e (c) che l'uomo, in questa Ronda, precedette ogni mammifero - antropoidi inclusi - nel regno animale." (II, i ++)

È ovvi oche i seguaci delle scienze non accettino ancora queste affermazioni. La ragione per questo fu ben specificata :

"È quasi certo che l'apparente supernaturalismo di questi insegnamenti, sebbene allegorico, è così diametralmente opposto alle affermazioni a lettera morta della Bibbia così come le ultime ipotesi della scienza, che evocheranno appassionato diniego. Gli Occultisti, comunque, sanno che le tradizioni della Filosofia Esoterica devono essere quelle giuste, semplicemente perchè sono le più logiche e riconciliano ogni difficoltà." (II, 3§)

Ognuna delle tre clausole dell'affermazione sarà considerata separatamente.

"(a) l'evoluzione simultanea di sette gruppi umani in sette porzioni differenti del nostro globo."

La completa spiegazione di questo passaggio non è disponibile, ma è basata sullo śloka 13 della Stanza III (delle Stanze di Dzyan) :

"Essi (gli dei della Luna) vennero, ognuno sulla sua terra assegnata : sette di essi, ognuo nel suo lotto."

Spiegazione :

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"Gli insegnamenti segreti mostrano i Progenitori divini creatori dell'uomo in sette porzioni del globo 'ognuno nel suo lotto' - vale a dire, ognuno una razza differente di uomini internamente es esternamente, e in diverse zone." (II, 77*)

A ciò può venir aggiunto un commento :

"Ai primordi della vita umana, l'unica terra asciutta era alla fine di destra (cioé Polo Nord) della sfera, dov'é senza movimento (il globo). L'intera terra era nel vasto deserto d'acqua, e le acque erano tiepide... Là l'uomo è nato nelle sette zone dell'immortale, l'indistruttibile del Manvantara. C'erano fonti eterne nell'oscurità. (Ma) ciò che è oscurità per l'uomo di oggi, era luce per l'uomo ai suoi primordi. Là, si riposarono gli Dei... (II, 400+)

Chi erano questi dei ? C'erano gli dei della Luna, o coloro che sono chiamati i Divini Progenitori. Erano essi a aver portato all'essenza gli uomini su sette porzioni del globo.

I PITRI LUNARI

Gli dei della Luna, o Pitri lunari, sono chiamati con così tanti nomi nella Dottrina Segreta che questi dovrebbero essere elencati :

Padri Dei della LunaProgenitori Figli di Soma (la Luna)Ancestrali Figli della LunaProgenitori Divini PitriUomini Celestiali PitarasAncestrali Celestiali Pitri Devatā Padri lunari BarhishadProgenitori lunari Pitri BarhishadFigli lunari Le quattro classi di Pitri inferioriDei lunari Pitri corporaliSpiriti lunari DhyāniMonadi lunari Figli della LunaPitri lunari

Questo spiegamento è piuttosto formidabile ed è certo causare confusione nella mente di un principiante, comunque ogni termine ha la sua sfumatura di significato, sebbene si riferisca alla stessa Classe di esseri ! Poiché i Pitri, senza o con una designazione aggiuntiva, forniscono l'indizio per la comprensione del soggetto dell'evoluzione umana come presentata nella Dottrina Segreta, ci si 1 119

dovrebbe impratichire di questa lista. Primo, riguardo alle parole in Sanscrito nelle serie. La parolo Pitris rappresenta la forna da dizionario, papale papale, che significa "Padre". Il suo nominativo plurale è pitaras. La parola devatās significa un essere simile a dio, o divinità,

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aggiunta a Pitris enfatizza l'ordine superiore di esseri -supreriore, cioè, allo status del Regno Umano. Barhishad : un composto Sanskrito, composto di barhis, che può essere reso sia "erba sacra" o "fuoco", e sad, sedere; da qui "coloro che siedono presso il fuoco". Il significato letterale difficilmente convoglia il significato esoterico, che in questo caso è in qualche modo oscuro. Si suggerisce che i Pitri lunari sono rappresentati "sedere presso il Fuoco Sacro" (significa il fuoco di Manas, o il principio della Mente), perché non hanno raggiunto il grado di potenza di esseri in grado di risvegliare i "fuochi della mente" nella nascente umanità. La loro funzione era di fornire i rūpas o veicoli - che verranno descritti adesso. Nondimeno, la parola sanscrita enfatizza il grado o Classe di Pitris, facilmente distinguibile dalle altre grandi Classi di Esseri - i Pitri Solari. Dovrebbe essere tenuto a mente che quantunque le parole "Pitris" o "Dhyānis" sono usate (senza un aggettivo) una classificazione dovrebbe essere immediatamente fatta per quanto vengono designati Pitri Lunari o Solari (o Dhyānis). (I Pitri solari saranno considerati più tardi).

"La prima razza-radice, cioé, il primo 'uomo' sulla terra (senza riguardo alla forma) era la progenitura dell'uomo 'celestiale,' chiamato giustamente in filosofia indiana gli 'Antenati Lunari' o i Pitri, dei quali ci sono sette classi o Gerarchie." (I, 160*)

Tecnicamente, i Pitri Lunari rappresentano gli esseri che raggiunsero il fine. In altre parole, essi sono gli esseri che stavano ascendendo il Cerchio di Necessità o ascendendo la Scala gerarchica della Vita sulla Luna e che furono promossi dallo status della Razza Umana quando completarono Sette Ronde sulla Catena Lunare. Da qui sono chiamati gli Dei Lunari, o figli di Soma. Con il completamento di Sette Ronde su sette globi della Catena Lunare, l'intera catena di globi si addormentò nel pralaya planetario.

"Quando muore un pianeta, i principi che con costituisco sono trasferiti in un laya o centro dormiente, con energie potenziali ma latenti in esso, che è così risvegliato alla vita e inizia a formarsi in un nuovo corpo siderale..." (I, 147 +)

- quando il periodo di tempo del pralaya planetario è concluso, equivalente in lunghezza al periodo di tempo del manvantara del pianeta formatore : in questo caso il periodo di attività della Catena Lunare. Così i suoi principi formatori o principi interni divennero reincarnati come Catena Terrestre.

"È Fohat che guida il trasferimento dei principi da un pianeta all'altro, da una stella ad un'altra - una stella bambina." (I, 147+)

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Con la rinascita della Catena Terrena le Dieci Classi o Reami comprendenti la Scala della Vita sulla Catena Lunare rinascono sulla Catena Terrestre, al fine di continuare la loro evoluzione, in accordo con la legge di Movimento, o di Continuo Cambiamento.

Da quando nuovi rūpa (veicoli) sono richiesti per l'umanità nella Quarta Ronda del ciclo settenario, sul più materiale dei globi durante il l'Arco di Discesa, ai Pitri Lunari venne ingiunto di diventare i modellatori delle forme per la razza umana.

"I grandi Chohans chiamarono i Signori della Luna, dai corpi di aria. 'generate uomini, uomini della vostra natura. Date loro le loro forme all'interno.' " (Stanza III, śloka 12)

Compiono ciò proiettando i loro chāyās (letteralmente "ombre"), vale a dire i loro doppi astrali o Linga-śarira su sette zone.

"I Pitri buttano fuori dai loro corpi eterici, ancora molto più eterici e simili a nuvole con le loro fattezze, o ciò che dovremmo chiamare 'doppi', o 'forme astrali', a loro somiglianza. Questo fornisce la Monade della sua prima dimora (nella Quarta Ronda sul Globo D, la nostra terra), e materia cieca con un modello attorno e sul quale costruire d'ora in poi." (I, 248*)

La seconda clausola del postulato sull'evoluzione umana dichiara :

"(b) la nascita dell'astrale prima del corpo fisico : il primo essendo un modello per il secondo."

La parola "astrale" è atta a causare confusione per alcune persone. "Eterico" è stato suggerito essere una parola preferibile, ed è usato al posto di "astrale" da molti scrittori. Ma la parola "eterico" non chiarifica il punto per nulla, poichè significa "di aria". Inoltre, il suo significato greco originale è "di fuoco", da verbo aitho, bruciare. Veramente, un'altro significato è sottile, così che "corpo eterico" può esser ben reso con "corpo più fine". D'altra parte astrale significa "stellare", quindi che ha l'apparenza di una stella. comunque, anche la parola "eterico" non convoglia pieno significato fornito dal Termine sanscrito Linga-śarīra, vale a dire "il veicolo modello". La difficoltà incontrata nell'uso delle parole inglesi può essere evitata utilizzando i termini tecnici sanscriti, poiché le parole " corpo astrale" possono essere applicate al seguente : (1) Māyāvi-rūpa; (2) Kāma-rūpa; (3) Linga-śarīra. Questi tre composti sanscriti significano :

(I) Māyāvi-rūpa : il "veicolo della proiezione", letteralmente il "veicolo illusorio", poiché māyāvi, una forma aggettivale di māyā - che deriva dalla radice verbale ma, misurare - ha la connotazione di "illusione"; rūpa, forma, veicolo. Il Māyāvi-rūpa è il veicolo nel quale un adepto può apparire quando proietta gli aspetti più elevati di se stesso a qualsiasi distanza desirata,

āḥīñśū

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ĀĦĪŠŪ

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concretizzando la sostanza "astrale" dallo spazio attorno al quale l"apparizione" ha luogo, così foggiando una replica illusoria di se stesso.

(2) Kāma-rūpa, letteralmente il "veicolo desiderio". Il veicolo del dopomorte che esiste nel Kāma-loka (il mondo-Desiderio) finché la Seconda Morte ha luogo, accompagnando quindi nel Devachan (lo stato di beatitudine). Il Kāma-rūpa è descritto correttamente come l'eidolon, l'ombra, lo spettro, il fantasma, o ancora il bhūta.

(3) Linga-śarīra, il "veicolo modello", letteralmente il "modello che si butta via". Il "gettarlo via", comunque, avviene solo dopo la morte del corpo fisico. Normalmente non visibile agli occhi fisici, il Linga-śarira è il modello o campione per la costruzione del corpo fisico; è descritto come "il veicolo inerte o forma sulla quale il corpo è modellato".(II, 593*) Attualmente la nascita del Linga-sārira avviene prima dello Sthūla-śarīra (il corpo fisico), ogni volta che un bambino è nato, per quanto la scienza medica non ne sospetti nulla.

È ovvio che i composti sanscriti (I) e (2) non sono adatti; ma il terzo sì. Comunque, la citazione aggiunge che il corpo astrale è un modello per per il fisico - il vero significato del composto Sanscrito. Sempre scrivendo H.P.B. usò il termine "corpo astrale" come un equivalente per Linga-śarīra.

Il punto (b) della citazione tratta della storia arcaica della razza umana, che afferma che in epoche lontane la forma del corpo umano era proprio eterica, e che divenne concreta e fisicalizzata attraverso il passare delle epoche. Piuttosto che una "creazione" come la parola è usualmente intesa, il primo uomo (o piuttosto la Prima Razza di umani) fu prodotto... ma lasciamo che lo sloka 14 (della stanza IV) lo dica nella sua maniera unica :

"I Sette Ospiti, i Signori della 'Volontà (o Mente)-Nata', propulsi dallo Spirito del Dar-Vita (Fohat), separano gli uomini da loro stessi, ognuno nella sua propria Zona.

"Essi gettarono fuori le loro 'ombre' (chhāyās) o corpi astali - se si può supporre che un essere eterico come uno 'Spirito lunare' si bei in un corpo astrale, accanto ad un duramente tangibile. In un'altro commentario è detto che gli "Antenati" respirarono fuori il primo uomo... in un terzo è detto che essi, gli uomini appena creati, 'erano le ombre delle Ombre."

"Riguardo a questa frase - 'Erano le ombre delle Ombre' - in poche parole può essere detto... per colui fra i quali hanno assistito al fenomeno del materializzare forma trasudando dai pori di un medium o, in altri tempi, dalla sua parte sinistra, può stentare a credere alla possibilità, di una siffatta nascita ? ... La filosofica Occulta ... insegna che la prima stirpe umana fu proiettata da esseri più elevati e semi-divini dalla loro essenza. Se quest'ultimo processo è da considerare come anormale o anche inconcepibile

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-perchè obsoleto in Natura a questo punto dell'evoluzione- è provato ora possibile sulla base dell'autorità di certi Fatti 'spiritualistici'. (II, 86, 7*)

Fin qui la citazione ha coperto il punto specifico della proposizione, vale a dire che la nascita dell'astrale precedette il fisico. Il prossimo passaggio, comunque, tratta degli aspetti causali dell'evoluzione umana, che da punto di vista della Filosofia Occulta sono anche più importanti poiché sono i risultati che hanno luogo. Per essere sicuri, le cause hanno più significato, poichè sono responsabili per gli effetti che sono occorsi e che sono stati registrati nella storia arcaica. Similmente queste cause produrranno cambiamenti che avranno luogo in età future. Questo prossimo passaggio dovrebbe essere letto attentamente, e dopo una pausa dovrebbe essere letto ancora, per la ragione che se il suo contenuto viene afferrato completamente si ha la chiave per la comprensione lo schema base dell'evoluzione umana come presentato nella Dottrina Segreta. Si richiama l'attenzione alla "legge una assoluta, sempre agente, che non sbablia mai e che procede sulle stesse linee da un'eternità all'altra." Potrebbero essere delle parole più enfatiche di queste ? Un uomo evolve, l'intera umanità evolve, il regno animale, il regno vegetale, il regno minerale, i tre regni elementali, e allo stesso modo i tre Regni Dhyāni-Chohanici, poichè ogni individuo nella gerarchia, così come tutte le gerarchie, sono parte del cosmo, sono la fibra dell'universo - e l'universo stesso agisce in osservanza con la LEGGE Una assoluta ed immutabile.

"Ora, come mostrato, raccogliamo da quest'ultimi (gli insegnamenti occulti) che l'uomo non fu "creato" come l'essere completo che è ora, comunque rimanendo sempre imperfetto. C'è stata un'evoluzione spirituale, una psichica, una intellettuale e un'evoluzione animale, dal più elevato al più basso, così come uno sviluppo fisico, dal semplice e omogeneo, su al più complesso e eterogeneo; sebbene non proprio sulle linee tracciate per noi dagli evoluzionisti moderni. Questa doppia evoluzione in due direzioni contrarie, richiedette varie età, di diverse nature e gradi di spiritualità e intellettualità, per fabbricare l'essere ora conosciuto come uomo. Inoltre, la legge una, assoluta, sempre agente che non sbaglia mai, procede sulle stesse linee da un'eternità (o Manvantara) all'altro, sempre fornendo una scala ascendente per il manifestato, o per ciò che chiamiamo la grande Illusione (Mahā-Māyā), ma tuffando lo Spirito sempre più profondamente nella materialità da una parte, e poi redimendolo attraverso la carne e liberandolo, questa legge, diciamo, usa a questi fini gli Esseri da altri e più elevati piani, uomini, o Menti (Manus), in accordo con le loro esigenze Kārmiche." (II, 87-8 +)

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"L'UOMO PRECEDE OGNI MAMMIFERO" 123

La "doppia evoluzione in due direzioni contrarie" significa il processo di Pravritti e Nivritti* - l'involvere dello spirito e l'evolvere della materia nell'arco discendente, e l'evolvere dello spirito e l'involvere della materia sull'Arco Ascendente. L'Uomo seguì la stessa legge nel suo ciclico viaggiare : cominciando come spirituale, sebbene essere non consapevole di se, sempre via via concretizzando e fisicalizzando la sua forma mentre seguiva l'Arco della Discesa fino a che raggiunse l'acme della materialità. Quando fu raggiunto il punto più basso cominciò a salire l'Arco dell'Ascesa, nell'arrampicata del quale è adesso ingaggiato. Gli esseri da altri e più elevati piani che assistono l'uomo nella sua evoluzione sono due classi di Pitri : prima i Pitri lunari; poi, più tardi, i Pitri Solari.

"L'UOMO PRECEDE OGNI MAMMIFERO"

Il terzio postulato del primo set di asserzioni è senza dubbio il più comprensibile, anche se il suo linguaggio chiaro e schietto non sottoscrive le teorie degli evoluzionisti. Infatti è anche ammesso che il suo insegnamento "è diametralmente opposto alle teorie di evoluzione generalmente accettate ora e il discendere dell'uomo da animali ancestrali" (II, 168), vale a dire :

"(c) che l'uomo, in questa Ronda, precedette ogni mammifero -antropoidi inclusi- nel regno animale."

Ovviamente se l'uomo venne prima di tutti i mammiferi oggi sulla terra non dovrebbe essere messo come l'ultimo essere da evolvere nella supposta linea singola dell'evoluzione. Le parole importanti da ricordare in questo postulato sono "in questa Ronda" intendendo la Ronda presente, che è la Quarta Ronda, e che l'uomo apparve prima dei mammiferi del Regno Animale. La ragione per questa asserzione della Filosofia Occulta è spiegata nella maniera seguente - usando l'analogia che l'uomo è un microcosmo ("piccolo universo") del macrocosmo ("universo largo") :

"Riguardo a questa ... questione, della priorità dell'uomo nei confronti degli animali nell'ordine di evoluzione, la risposta è data prontamente. Se l'uomo è realmente il Microcosmo del Macrocosmo, allora l'insegnamento non ha in sé nulla di impossibile, e non è altro che logico. Poiché l'uomo diventa quel Macrocosmo per i tre Reami inferiori a lui. Facendo una deduzione da un punto di vista fisico, tutti i regni inferiori, eccetto il minerale- che è luce esso stesso cristallizzata e resa metallo- dalle piante alle creature che precedettero i primi mammiferi, tutti sono stati consolidati nelle loro strutture fisiche attraverso il "lancio di polvere" di quei minerali, e dagli scarti della materia umana, sia da corpi viventi che morti, dai quali si nutrirono e a cui dettero i loro corpi. A questo turno, l'uomo crebbe più fisico,

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riassorbendo nel suo sistema ciò che buttò fuori, e che si trasformò nell'animale vivente crogiolo attraverso il quale esso è passato a causa delle trasmutazioni alchemiche della Nautura. C'erano animali in quegli anni dei quali i nostri moderni naturalisti non hanno mai sognato; e il più forte divenne uomo fisico materiale, i giganti di quei tempi, tanto più forti erano le loro emanazioni. Una volta separata in sessi l''umanità' Androgina, trasformata dalla Natura in motori che procreano figli, cessa di procreare i suoi simili attraverso gocce di energia vitale che sorgano fuori dal corpo. Ma mentre l'uomo ancora ignorante dei suoi poteri procreativi sul piano umano, (prima della sua Caduta, come direbbe uno che Crede in Adamo), tutta questa energia vitale, disseminata lontano e su una vasta superficie, era usata dalla Natura per la produzione delle prime forme di mammifero. L'Evoluzione è un eterno ciclo del divenire, abbiamo imparato; e la natura non lascia mai un atomo inutilizzato. Inoltre, dall'inizio della Ronda, tutto in Natura tende a diventare Uomo. Tutti gli impulsi delle Forze duali, centripeta e e centrifuga sono diretti verso un punto - l'Uomo." (II, 169-70*)

A causa del fatto che L'uomo compendia l'equilibrazione dello spirito e della materia rappresenta la posizione nel ciclico viaggio sul Cerchio di Necessità dove può procedere consapevole di se sul cammino evolutivo. Le forze centripete e centrifughe alle quali ci si riferisce sono quelle di Sprito e Materia; sull'Arco discendente l'azione essendo centripeta per la materia e centrifuga per lo spirito. Sull'arco Ascendente il processo sarà invertito (come già spiegato). La frase "rifiuto di materia umana" si riferisce a materia utilizzata dall'uomo nella Ronda precedente (la Terza Ronda), vista da qui come "rifiuto", ed essendo stata usata e "finita" per quanto concerne i processi evolutivi. Questo fornisce la spiegazione per capire uno śloka nelle Stanze di Dzyan che narra come i primi animali di questa Ronda furono prodotti. Dice :

"Dalle gocce di sudore; dai residui della sostanza; materia da corpi morti e animali della ruota prima (precedente Terza Catena); e da polvere espulsa; i primi animali (di questa Ronda) furono prodotti." (II, 180 +)

La citazione precedente spiega anche come l'uomo divenne sempre più fisicizzato nel corso delle età cicliche, che è, riguardo ai suoi veicoli originali, "riassorbendo nel suo sistema ciò che è stato dato fuori". Per essere sicuri lo stesso processo sta andando fuori a tutt'oggi : attraverso il cibo che viene mangiato, l'acqua che viene bevuta e l'aria che è respirata. A causa di questa questione il processo continuerà sempre, sebbene l'enfasi ora non è "in modalità materiale" , ma piuttosto "spirituale", poichè stiamo perseguendo adesso l'Arco Ascendente del viaggio, mentre allora (nel

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periodo menzionato nella citazione) la porzione di chiusura dell'Arco Discendente, il trend era veramente marcato verso la materia. Viene richiamata l'attenzione alla frase "le trasmutazioni alchemiche della Natura". Il processo era descritto nel capitolo precedente sotto il tema del trasferimento di atomi di vita.*

Continuando la spiegazione della terza proposizione riguardo all'uomo che precedette i mammiferi : il passaggio seguente dà la visione d'insieme e anche ricollega ad un'ulteriore esposizione della terza proposizione fondamentale (già descritta). Ci si riferisce alla durata di vita, o periodo di vita della terra, come consistente nel "Grande Ciclo Manvantarico di Sette Ronde". Il punto mezzo di questo grande periodo, menzionato come "punto medio" di evoluzione", sarebbe al segno di metà strada di tre ronde e mezzo e tre razze e mezzo. Questo marcò più grande cambiamento nell'evoluzione della razza umana che si "separò" in due sessi (che si è "separata" da un essere androgino). Questo evento occorse 18 milioni di anni fà - il definito periodo di tempo stabilito nella Dottrina Segreta. Il punto più basso nell'Arco di Discesa occorse durante un ciclo posteriore : tecnicamente espresso, durante la Quarta Ronda (la nostra Ronda), durante la quarta Sottorazza della Quarta Razza (chiamata Razza Atlantidea). Adesso la citazione :

"La dottrina Occulta mantiene che, in questa Ronda, i mammiferi erano un lavoro evolutivo avvenuto più tardi dell'uomo. L'Evoluzione procede a cicli. Il grande ciclo Manvantarico di Sette Ronde, iniziando nella Prima Ronda con minerali, vegetali, e animali, porta il suo lavoro evolutivo nell'arco discendente fino ad un punto morto nel mezzo della Quarta Razza, alla chiusura della prima metà della Quarta Ronda. È sulla nostra Terra, allora, (la quarta sfera e la più bassa) e nella Ronda presente, che questo punto medio è stato raggiunto. E da quando la Monade è passata, dopo la sua 'prima metallizazione' sul Globo A, attraverso i mondi minerali, vegetali, e animali in ogni grado del terzo stato (o solido), che è raggiunto solo nel 'punto mediano dell'Evoluzione', è però logico e naturale che all'inizio della Quarta Ronda sul Globo D, L'Uomo dovrebbe essere il primo ad apparire, e anche che il suo corpo dovrebbe essere della materia più tenue che sia compatibile con l'oggettività. Per rendere il concetto ancora più chiaro : se la Monade inizia il suo ciclo di incarnazioni attraverso i tre regni oggettivi nella curva discendente, deve necessariamente entrare nella curva risalente della sfera anche come uomo. Nell'arco discendente è lo spirituale che è gradualmente trasformato nel materiale. Nella linea media della base, Spirito e Materia sono equilibrati nell'Uomo. Nell'arco ascendente, lo Spirito e la Materia sono equilibrati nell'uomo. Nell'arco ascendente, lo Spirito sta lentamente riaffermando se stesso a spese del fisico, o materia, in modo che, alla chiusura della settima Razza della Settima Ronda,

* Vedi Capitolo IV, sotto la Sezione "La Trasmissione di Atomi di Vita".

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La monade si troverà libera dalla materia e da tutte le sue qualità come lo era all'inizio; avendo guadagnato in aggiunta l'esperieinza e la saggezza, la fruizione di tutte le sue vite personali, senza le sue tentazioni cattive. (II, 180-1*)

Affermando che l'evoluzione sul corpo fisico della razza umana è stata il risultato di cambiamenti graduali che occupano molti milioni di anni, culminanti nella forma presente di due sessi, nondimeno questo rūpa (per utilizzare il termine tecnico) non è lo sviluppo finale del veicolo umano, siccome ci sono molti cambiamenti ancora in serbo. Questi avranno luogo di ciclo in ciclo.

Dovrebbe anche essere chiarito che la dottrina Occulta non ha il punto di vista che è stato messo in avanti da seguaci della teoria dell'evoluzione che ritiene che l'uomo abbia cominiciato la sua carriera nel limo oceanico, che è ritenuto essere la prima sorgente di "vita" su questo pianeta. Neppure concorre nella teoria che c'è una graduale progressione di forme dalla prima creatura che appare nel limo oceanico seguendo una scala ascendente attraverso il regno degli insetti e su fino al regno animale culminando nell'uomo.

"Nessun Occultista può accettare la proposizione irragionevole che tutte le forme esistenti oggi, 'dall'Ameba senza struttura all'uomo,' sono i diretti discendenti lineari di organismi che vissero milioni e milioni di anni prima della nascita dell'uomo, i epoche pre-Siluriane, nel mare o mel fango terrestre. Gli occultisit credono nella legge inerente di progressivo sviluppo." (II, 259-60+)

"Fra l'evolzione di natura spirituale dell'uomo dalle sopracitate Anime di Amebe, e il dichiarato sviluppo di questa struttura fisica dall'abitante protoplasmatico nel fango Oceanico, c'è un abisso che non può essere facilmente colmato da ogni uomo i piena possessione delle sue facoltà intellettuali." (II, 650++)

"Coloro che credono nella Legge di Evoluzione e graduale progressivo sviluppo da una cellula (che da vitale è diventata morfologica, fino al suo risveglio in protoplasma puro e semplice)- questi possono sicuramente mai limitare il loro credo ad una linea evolutiva. I tipi di vita sono innumerevoli; e il progresso di evoluzione, oltremodo, non va allo stesso passo in ogni tipo di specie. La costituzione di materia primordiale nell'età Siluriana, intendiamo 'primordiale' materia di scienza, è la stessa in ogni particolare essenza, salvo il suo grado di presente grossolanità, come la materia vivente primordiale di oggi. Neppure troviamo che cio che dovrebbe essere trovato, se l'ora ortodossa teoria dell'evouzione fosse quasi corretta, vale a dire, un costante, sempre fluente progresso in ogni specie di essere. Invece di ciò, cosa si vede ? Mentre i gruppi intermedi di animali tendono tutti verso tipi più elevati, e mentre le specializzazioni, ora

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di un tipo ora dell'altro, sviluppano attraverso le età geologiche, cambiano forme, assumono nuove fattezze, appaiono e spariscono con una rapidità caledoscopica nella descrizione dei paleontologi da un periodo all'altro, le due solitarie eccezioni alla regola generale sono quelle ai due poli opposti della vita e tipo, vale a dire l'Uomo e i gli esseri di genere più basso!" (II, 256*)

TRE DISTINTI SCHEMI DI EVOLUZIONE PER L'UOMO

Fin qui concerne lo sviluppo il graduale sviluppo evolutivo per il modello fisico dell'uomo, ma questo è uno dei tre aspetti dello schema evoluzionario postulato per lo sviluppo dell'uomo, gli altri due aspetti non sono considerati in connessione con le teorie evoluzionistiche degli scienziati. Di conseguenza è che la Dottrina Segreta postula tre schemi distinti di evoluzione per l'uomo. Mentre queste tre linee di sviluppo possono essere separate per scopi di studio, in realtà non sono perseguite in tre schemi separabili, finchè i tre processi avanzano concorrentemente. Questo triplo schema evolutivo forma il secondo set di tre proposizioni che costituisce il nostro studio dell'Evoluzione Umana : Le serie di proposizioni ha come prefazione questo paragrafo preliminare :

"Diventa ora chiaro che esiste in Natura uno schema evolutivo triplice, poichè la formazione di tre Upādhi periodici; o piuttosto tre schemi separati di evoluzione, che nel nosto sistema sono inestricabilmente intessuti insieme e fusi in ogni punto. Queste sono la Monadica (o spirituale), l'intellettuale, e l'evoluzione fisica. Questi tre sono gli aspetti finiti delle riflessioni sul campo dell'Illusione Cosmica di Ātman, il settimo, la Realtà Una." (I, 181+)

Ogni schema sarà considerato separatamente. Così per quanto riguarda il significato di Upādhi : questo è un termine usato nella filosofia Indu con una varietà di significati. Il significato radicale della parola sanscrita fornisce la chiave, poichè la radice verbale composta di upā e dhā significa "mettere su", di qui ciò che è messo al posto di un'altra cosa, un sostituto; quindi un'apparenza, un travestimento, specialmente come applicato a certe forme o proprietà viste a come travestimenti dello spirito. Così che mentre la parola è usualmente resa come base o basis, o ancora veicolo, può ugualmente bene essere data come "velo di spirito", specialmente in connessione con la classificazione quaternaria dei principi umani come espressa nel sistema Tāraka Rāja-Yoga delle tre Upādhi sovrastate da Ātman. Allo stesso modo nella divisione settenaria dei principi dell'uomo, Buddhi agisce come un upādhi per Ātman.

L'idea può essere espressa in questo modo. Finchè Ātman è "la Realtà Una", non è in grado di manifestarsi direttamente nella sfera fisica, che è il campo "dell'illusione cosmica". Deve essere quindi "supposto"

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ciò che agisce come un sostituto- un upādhi -per esso in questo campo. Sebbene la radianza di Ātman permea questo sostituto, nondimeno questo strato o veste sostituto agisce come un "velo" per la manifestazione della radianza.

È certamente ovvio che non ci si riferisca ai tre upādhis del sistema Tāraka nella citazione in oggetto, nondimeno il termine suggerito "veli di spirito" è appropriato in quest'istanza. Ancora l'upādhi agisce come un mezzo per abbassare di livello la radianza.

Un'illustrazione dal campo di scienza applicata in pratica per entrambi gli affari e la casa che- fornendo elettricità- aiuterà a chiarificare il significato. L'Elettricità è generata nella centrale attraverso delle dinamo, e la corrente così ottenuta è mandata lungo linee ad alta tensione. Se questo alto potere fosse fornito direttamente alla casa, comunque, sarebbe disastroso, poichè l'alta tensione manderebbe in corto circuito o brucerebbe ogni elettrodomestico. L'elettricità è quindi abbassata di tensione attraverso trasformatori, così la corrente possa essere usata senza rischio a casa. La stessa corrente elettrica è presente sia nelle linee ad alto voltaggio e nei circuiti a casa, sebbene quest'ultima sia stata abbassata di intensità attraverso un trasformatore.

Ātman è visto come la Realtà Una per la ragione che sebbene classificato come il settimo e più elevato principio umano, è in realtà un principio universale piuttosto che uno individualizzato. Sebbene identificato come una scintilla di Paramātman, nondimeno rimane legato con questa Realtà Una attraverso il ciclo vitale.

1. EVOLUZIONE MONADICA

È importante capire il corretto significato del termine "evoluzione Monadica" - il primo dei tre schemi menzionati nella citazione. Da qui è necessario rivedere la definizione di "Monade". L'upādhi di Ātman è Buddhi, e l'unione di questi è chiamata la Monade, il Jīvātman. Ma neppure la "Monade" è in grado di manifestarsi sul piano fisico, finché quest'unione non partecipa di aspetti finiti o vestigia. Nondimeno attraverso appropriati aspetti "abbassati di tensione" attraverso i vari piani dell'essere, il vestito più basso si manifesta su questa sfera fisica in guisa di corpo fisico. In questo strato inferiore che viene sotto l'oscillazione delle leggi concernenti i mondi fisici, come la legge di continuo cambiamento e l'accellerazione senza posa di periodi di attività e periodi di riposo. Comunque, la Monade è governata dalle leggi concernono il suo piano. Quindi riguardo all'evolzione monadica :

"I. Il Monadico , come implica il nome, concerne la crescita e sviliuppo in fasi più elevate di attività della Monade in congiunzione con l'evoluzione Intellettuale (I, 181*).

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Durante il tempo di una vita sulla terra, la porzione Monadica della costituzione umana è associata con o legata a lo Sthūla-śarīra (corpo fisico), poichè non è propriamente incarnata nel corpo, ma lo usa come un fodero. Così il corpo fisico è il veicolo attraverso il quale i membri del Regno Umano si manifestano per un periodo sulla terra- poichè la Terra è solo una delle residenze della vita. Un periodo di vita rappresenta il vestirsi di un abito su questa sfera. Durante gli stati del dopomorte altre esperienze sono raccolte. L'obiettivo dell'evoluzione umana è raggiunto quando viene conseguito il diploma del Regno Umano. Quindi l'evoluzione Monadica continuerà su ronde più elevate della scala della vita.

Attualmente l'evoluzione Monadica è seguita da ognuna delle Dieci Classi comprese nella Scala della Vita. Le Monadi utilizzano le vestigia o foderi pertinenti ad ogni Classe o Reame al fine di manifestazione sulla ronda della Scala di Vita sul globo sul quale stanno intraprendendo la loro evoluzione. Il fine di ogni Classe è quello di licenziarsi dal suo Reame, avanzando così al prossimo gradino superiore, la per utilizzare vestigia appropriate a quella ronda. L'Evoluzione Monadica è eccellentemente descritta nello śloka 5 della Stanza VII (delle Stanze di Dzyan) :

"La scintilla pende dalla fiamma dal più fine filo di Fohat. Soggiorna attraverso i Sette Mondi di Māyā. Si ferma nel primo (Reame), ed è un metallo o una pietra; passa nel secondo (Reame), e diventa una pianta; la pianta turbina attraverso sette forme e diventa un animale sacro; (la prima ombra dell'uomo fisico)." (I, 238*)

"Che cosa è questa 'Scintilla' che 'è sospesa dalla fiamma' ? È Jīva, la Monade in congiunzione con Manas, o piuttosto il suo aroma, ciò che rimane da ogni personalità, quando ha un valore, e sta sospeso fra Ātma-Buddhi, la Fiamma, dal filo di vita. In qualsivoglia via venga interpretato, può essere facilmente mostrato che questa dottrina è supportata da tutte le antiche religioni, dai Vedici agli Egizi, dagli Zoroastriani agli Ebrei. Nel caso degli ultimi menzionati, le parole Kabbalistiche offrono prove abbondanti di quest'affermazione." (I, 238-9*)

"La frase 'attraverso i sette Mondi di Māyā' si riferisce qui ai sette globi della catena planetaria e alle sette ronde, o alle 49 stazioni dell'esistenza attiva che sono prima della 'Scintilla' o Monade, all'inizio di ogni 'Grande Ciclo Vitale' o Manvantara. Il 'filo di Fohat' è il filo di vita al quale ci si riferiva prima.

"Questo testimonia il grande problema della filosofia, la natura fisica e sostanziale della vita, la natura indipendente di ciò che è negato dalla scienza moderna perchè questa scienza non è in grado di comprenderla. I reincarnazionisti e credenti nel Karma da solo

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percepiscono in maniera fioca che tutto il segreto della Vita è nell'interrotta serie di manifestazioni; sia dentro che separatamente dal corpo fisico. Perchè se -

La vita, come un duomo di molteplici vetri colorati,tinge la bianca radianza dell'Eternità -

è comunque essa stessa parte e parcella di questa Eternità; poichè solo la vita può capire la vita." (I, 238*)

Si richiede speciale attenzione da questa frase : "L'intero segreto della Vita è la serie ininterrotta di manifestazioni : sia nel, che separate dal corpo fisico," perchè l'Evoluzione Monadica è continua "sia nel, che separata, dal corpo fisico" ! Ci si è gia riferiti all'assioma Kabbalistico che si legge in una delle stanze di Dzyan, e che mostra che è parte e parcella della Saggezza Antica. Riceve ulteriore delucidazione nella seguente citazione, mentre si prosegue sul tema dell'Evoluzione Monadica. Osserva la definizione data alla Monade, inclusa più tardi nell'estratto :

"Il ben noto aforisma Kabbalistico dice : 'Una pietra diventa una pianta; una pianta, una bestia; una bestia, un uomo; un uomo, uno spirito; e uno spirito, un Dio.' La 'scintilla' anima tutti i reami a turno prima di entrare e dare forma all'uomo divino, nel mezzo del quale e di tutti i suoi predecessori, uomini animali, c'è tutta la differenza del mondo...La Monade o Jīva, ... è, primo di tutto, gettata verso il basso dalla legge di Evoluzione nella più bassa forma di materia, il minerale. Dopo una peregrinazione settenaria incastonata nella pietra (o ciò che diventerà minerale e pietra nella Quarta Ronda), si trascina fuori da lì come un lichene. Passando quindi, attraverso tutte le forme della materia vegetale, in ciò che è chiamata materia animale, ha raggiunto ora il punto nel quale è diventata il germe, per così dire, dell'animale, che diventerà l'uomo fisico. Tutto questo, su fino alla terza Ronda, è senza forma, come materia, e senza sensi, come coscienza. Perché la Monade Jīva per se non può neppure essere chiamato spirito : è un raggio, un respiro dell'Assoluto, o l'assolutezza piuttosto, e l'Assoluta Omogeneità, che non ha relazioni con la finitezza condizionata e relativa, è inconsapevole sul nostro piano. Quindi, accanto al materiale che sarà necessario per la sua futura forma umana, la monade richiede (a) un modello spirituale, o prototipo, per darsi la forma di quel materiale; e (b) un'intelligenza consapevolezza per guidare la sua evoluzione e progresso, nessuno dei quali è posseduto dalla monade omogenea, o da materia insensibile sebbene vivente." (I, 246-7 +)

Dovrebbe essere chiaro che non è lo strato fisico della pietra che si trasforma in pianta, neppure la pianta vivente si metamorfizza

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in un animale, ma piuttosto è la Monade che utilizza le vestigia riguardandi ogni Reame al fine di guadagnare esperienza evolutiva in ogni classe. Sebbene la monade prima appaia nella sfera fisica nel Regno Minerale e sottostia a sette giri (giri a spirale ascendenti sulle ronde), comparabili a, e equivalenti, al periodo di tempo richiesto dalle Sette Razze seguendo le Sette Ronde nel Regno Umano. Essa poi sale di classe usando e ricoprendosi di strati rigidi ed e capace di assumere riverstimenti di natura flessibile, sebbene provvisoriamente, come nel Regno delle Piante. Nel prossimo Grande Periodo Ciclico seguente la Monade sarà capace di usare le vestigia appropriate al Regno Animale.

Prima di apparire nel mondo manifesto, comunque, sono richiesti sette giri in ognuno dei regni non manifesti, chiamati classe I, II e III dei Reami Elementali. L'obiettivo di queste tre classi sotto il Regno Minerale (in stato evolutivo) è quello di raggiungere manifestazione fisica e poi di continuare il ciclo ascendente.

Come per le Monadi che adesso utilizzano i veicoli del Regno Umano : coloro che passano la classe, dopo aver proseguito nei sette Grandi Cicli (o Sette Ronde) saranno capaci di continuare la loro Evoluzione Monadica nei Regni Dhyān-Chohanici.

"Sono tutti soggetti al Karma, e devono scontarlo attraverso ogni ciclo. Poichè, come insegna la dottrina, non ci sono esseri privilegiati nell'universo, sia nel nostro che in altri sistemi, nei mondi esterni o in quelli interni, come gli angeli della Religione Occidentale e Judaica. Un Dhyān Chohan deve diventarlo; non può nascere o apparire improvvisamente sul piano della vita come angelo pienamente sbocciato. La Gerarchia Celeste del Manvantara presente si troverà trasferita nel prossimo ciclo di vita in mondi più elevati, superiori, e farà spazio per una nuova gerarchia, composta da eletti della nostra umanità. Essere è un ciclo senza fine all'interno dell'eternità assoluta, nella quale muovono innumerevoli cicli interni finiti e condizionati. Gli Dei, creati già così, non avrebbero nessun merito personale nell'essere Dei. Una classe di tali esseri, perfetti solo per la virtù della natura specialmente immacolata inerente in essi, di fronte alla struggente e sofferente umanità, e persino di fronte alla creazione inferiore, sarebbero il simbolo di un'ingiustizia eterna, di carattere quasi satanico, un crimine onnipresente. È un'anomalia e un'impossibilità in Natura." (I, 221-2*)

Parole enfatiche, vere, ma molto necessarie in vista di idee religiose che si raggruppano ad angeli e dei ! Niente classi speciali, non due linee di evoluzione ! Un'altra citazione rende ciò molto chiaro.

"In sobria verità come appena mostrato, ogni 'Spirito' chiamato così è sia un uomo disincarnato o futuro. Poichè dal più elevato Arcangelo (Dhyān Chohan) giù fino all'ultimo 'Costruttore' consapevole (la classe inferiore di

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Entità Spirituali), tutti sono uomini, avendo vissuto eoni fà, in altri Manvantara, in questa o altre Sfere; così gli Elementali inferiori, semi-intelligenti e non intelligenti, sono tutti uomini futuri. Questo fatto da solo, che uno spirito è dotato di intelligenza, è una prova per l'Occultista che questo Essere deve essere stato un uomo, e che ha acquisito la sua conoscenza e intelligenza attraverso il ciclo umano. C'è un'indivisibile e assoluta Onniscienza e Intelligenza nell'Universo, e questo fremere attraverso ogni atomo e punto infinitesimale dell'intero Cosmo finito che non ha legami, e che le persone chiamano Spazio, considerato indipendentemente da ogni cosa contenuta in esso." I, 277*)

A questo punto è appropriato richiamare l'attenzione ad un'affermazione piena di forza fatta riguardo a "Spiriti Planetari," che è un termine equivalente in significato a Dhyāni-Chohas :

"Ci sono molti altri gradi o ordini, ma non c'è ordine separato e eternamente costituito di Spiriti Planetari." +

È importante che debba venir fatta una chiara distinzione fra l'evoluzione della forma e della scintilla che utilizza questa forma. È per questa ragione che il soggetto è stato presentato così pienamente. L'evoluzione della Scintilla, o Monade, la parola tecnica è Jīva o Jīvatman, rappresenta il primo schema, chiamato l'Evoluzione Monadica. In contraddistinzione, l'evoluzione della forma - la parola tecnica è rūpa, spesso tradotta corpo - è designata come l'Evoluzione Fisica.

2. L'EVOLUZIONE DELL'INTELLETTO

Abbordando il soggetto del secondo schema, viene considerata un'altra fase dell'evoluzione : l'aspetto più significativo dello sviluppo umano. È chiamato l'evoluzione dell'intelletto, il termine tecnico è Manas, il principio mentale, ed è definito come :

" 2. L'intellettuale, rappresentato dai Mānasa-Dhyānis (i Deva Solari, o i Pitri Agnisvatta) i "latori di intelligenza e coscienza 'all'uomo'". (I, 181 ++)

Con "intellettuale" s'intende il funzionamento del principio Mente, Manas, il suo risveglio, e il conseguente spronare dell'evoluzione umana, senza il quale l'uomo avrebbe continuato in sonnolenza per età innumerevoli. È a causa di questo fattore che l'uomo è capace di affrettare o ritardare il suo avanzamento evolutivo. La scelta sta all'uomo solamente, sebbene sia legato nel seguire il Cerchio della Necessità.

Si porti attenzione al fatto che per questo secondo schema dell'evoluzione umana, gli Esseri sono rappresentati come responsabili di "dare intelligenza

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e consapevolezza" all'uomo. Poiché la frase è messa tra virgolette è evidente che si tratta solo di una figura retorica. In realtà, non è un dono nel senso ordinario del termine quello di donare o fornire qualcosa che l'uomo non possiede. Questo dovrebbe essere chiaramente compreso. Poiché è quasi ovvio che l'intelligenza (di un tipo) è presente nel Regno Animale, sebbene l'intelligenza sia in relazione più con l'istinto che con l'intelletto; neppure porta alcuna realizzazione di autoconsapevolezza. Espresso tecnicamente, significa che mentre Manas - il principio mentale - è presente nel Regno Animale, rimane latente o dormiente, che significa, non funzionante. Similmente, nelle prime due Razze dell'umanità, Manas era presente ma non funzionante, per questo le prime due Razze sono chiamate tecnicamente Amānasa (le Razze senza Mente).

Il secono schema di evoluzione, occupandosi di illuminazione mentale per la razza umana, rappresenta il giro di boa per l'intero schema della carriera umana sulla terra. Senza alcun dubbio, è il fattore più importante riguardante lo sviluppo umano su questo globo. Per mancanza di questa chiave le teorie scentifiche non sono in grado di sondare il problema di dare un resoconto dell'apparire e dello svilupparsi dell'uomo sulla terra.

I PITRI SOLARI

Sarà ricordato che l'impeto iniziale dato all'evoluzione umana su questo globo in questa Quarta Ronda fu dovuto all'assistenza fornita dai Pitri Lunari (come già spiegato). Nondimeno, nonostante l'aiuto dato dai Padri Lunari, i progressi dell'evoluzione umana durante la prima e seconda Razza Radice continuarono molto lentamente. Infatti era portato avanti alla stessa maniera come nei Reami inferiori sulla scala gerarchica della Vita, mentre sottostavano al loro ciclo di evoluzione, vale a dire "secondo impulso naturale". Mancava qualcosa. Le parole delle Stanze di Dzyan descrivono graficamente la situazione :

"L'uomo rimaneva un Bhūta vuoto e senza sensi." (Staza IV, śloka 17)

Questo stato di esistenza come un Bhūta, che significa fantasma, dovuto al non funzionamento del principio-Manas, sarebbe continuato per cicli dopo cicli ma grazie all'assistenza fornita da esseri elevati sulla scala gerarchica della vita, ancora più elevati degli Dei lunari. Per il fatto di aver sviluppato essi stessi la facoltà della Mente in Manvantara precedenti, così come l'abilità di usarla in piena consapevolezza, essi furono in grado di risvegliare la facoltà dormiente di Manas durante al Terza Razza, così che l'uomo fù capace di funzionare intellettualmente a sua volta. Questi esseri elevati sono quindi chiamati i Signori della Fiamma, o figli di Mente, Mānasputras, o ancora Dei Solari. In effetti sono chiamati in così tanti nomi differenti nella Dottrina Segreta che una lista si dimostra vantaggiosa :

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Padri Solari Figli del FuocoAncestri Solari Figli della SaggezzaAngeli Solari Figli di SaggezzaDeva Solari Signori della FiammaPitri Solari AgnishvāttasManasaputras Pitri AgnishvāttasMānasa 3 Classi di Pitri più elevateMānasas Pitri incorporeiMānasvin VairājasMānasa DhyānisDhyānis KumārasDhyāni Spirituali Yogīs SantiDhyāni del Fuoco Asceti SantiFigli di Manas Nati dalla Santa VergineFigli nati dalla Mente Vergini AsceticheFigli della Mente Lhas (il termine equivalente Tibetano)

Lhas Solari

La domanda è sicuro che va fatta : Perché vengono usati così tanti nomi per questa classe di esseri ? Si può applicare La stessa risposta che venne data alla domanda concernente i Pitri Lunari. Ogni nome ha una particolare sfumatura di significato, che enfatizza un particolare aspetto dell'insegnamento. Questo si può notare particolarmente riguardo ai termini sanscriti, che possono essere suddivisi in tre categorie come segue : (I) l'aspetto Manas; (2) l'aspetto Agnisvatta; (3) l'aspetto Kumāra. Per spiegare (senza andare nei dettagli) :

(1) L'aspetto Manas sottolinea la fase del risveglio del principio Mente, allo stesso tempo richiamando l'attenzione al fatto che i Mānasaputras (i "Figli della Mente") riguardano essenzialmente il principio Manas : quindi sono Signori della Fiamma sotto ogni aspetto.

(2) L'aspetto Agnishvātta sottolinea la fase evoluzionale, con speciale complemento allo sviluppo di Manas, quindi sono completamente Pitri sviluppati, Pitri Solari.

(3) L'aspetto Kumāra rappresenta la fase di illuminazione attraverso assistenza diretta, nella quale la Gioventù Santa (traduzione letterale della parola Kumāra) attualmente incarnata in una porzione della razza umana. I Kumāra

"possono in realtà marcare una creazione "speciale" o extra, siccome sono loro che, incarnandosi nei veicoli delle due prime Razze, e in grande parte nella Terza Razza radice, creano, per così dire, una nuova razza : quella dell'uomo pensante, autoconsapevole e divino." (I,457*)

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In queste tre categorie (come spiegato qui sopra) non viene fatta alcuna referenza ai resoconti esoterici riguardo ai Pitri Solari, per la ragione che porterebbe il soggetto troppo lontano rispetto al punto specifico, quindi solo la fase esoterica è considerata qui. Dopo tutto, il soggetto è uno di quelli tanto vasti che ci vorrebbe un intero volume per trattarlo tutto nei suoi intrecci.

Nella citazione che delinea il secondo schema dell'evoluzione umana, vengono usati tre termini Sanscriti nel chiamare questa grande classe di Esseri. Queste parole saranno spiegate in dettaglio, almeno per quanto la loro delucidazione aiuterà a chiarire il tema. I primi, Mānasa Dhyānis, ha specifica referenza al principio Mentale, poiché la parola sanscrita Mānasa è la forma aggettivale della parola Manas, che è derivata dalla radice verbale man, pensare; da qui anche la parola inglese uomo può essere tradotta, l'essere che pensa, il pensatore. Tecnicamente, Manas, il quinto principio nella divisione settenaria della costituzione dell'uomo, è l'upādhi ("velo di spirito") di Buddhi. Questa congiunzione o unione di Manas con Buddhi permette alla Monade di continuare la sua crescita e sviluppo, come specificato nel primo dei tre schemi di evoluzione. Dhyānis : la parola è il termine familiare Dhyānichohans nella sua forma abbreviata, e si riferisce al grande Regno superiore in avanzamento rispetto al regno umano. Come H.P.B. fa notare essi sono "le Intelligenze Divine incaricate della supervisione del Kosmos". * Mānasa Dhyānis può essere reso "Gli Esseri-Mente meditabondi".

Il secondo termine composto "Deva Solari" dovrebbe essere abbastanza chiaro, poichè parte di esso è l'aggettivo inglese che significa pertinenti al Sole, in tal modo sottolineando l'aspetto divino di questa Classe di Esseri. Come per la seconda parola, Deva, può essere indicato che sebbene la la parola è generalmente tradotta "dei", la parola è derivata dalla radice verbale div, che significa risplendere; da qui "gli splendenti", "i risplendenti". La parola può essere egualmente tradotta "esseri celesti". Comunque, deva è usato piuttosto liberamente, spesso anche applicabile a esseri nel mondo Elementale, che possono essere classificati come "esseri celestiali", poiché anch'essi, sebbene al presente non sviluppati, originati (come fece l'uomo) da reami celestiali. Nel cuore l'uomo c'è un "essere splendente", un deva, e un giorno risplenderà come tale in realtà- quando il Saptaparna (l'uomo settenario) si svilupperà interamente; oggi è solo parzialmente sviluppato. Il termine composto, Deva Solari, richiamando l'attenzione sul Sole, sottolinea "la parte Spirito", specificatamente l'aspetto spirituale-intellettuale dell'evoluzione, in contraddistinzione ai Pitri Lunari, che vennero dalla Luna e che rappresentano la parte Forma dell'evoluzione.

Il terzo composto Sanscrito, Pitri Agnishvātta, rinvia ad un altro aspetto della dottrina. Agnishvātta è esso stesso un composto, formato da agni, fuoco, o essenza interna, applicato figurativamente alla mente, da qui "il fuoco della mente"; svātta, il participio passato della radice verbale svad che significa dare sapore o addolcire. Il termine può essere spiegato in due maniere : (1) applicato a quegli Esseri che hanno assaporato il fuoco della mente e sono stati stimolati a raggiungere e concludere il loro ciclo di evoluzione

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per passare un una Classe Superiore; (2) quegli Esseri che sono stati ingentiliti dal fuoco della sofferenza e dell'esperienza necessitato per compiere il Ciclo dell'Esistenza, o il Cerchio di Necessità, e hanno raggiunto la promozione. Pitri è la parola Sanscrita per Padri o Progenitori, riferendosi particolarmente alla grande Classi di Esseri che aiutano l'evoluzione umana risvegliando il dormiente "fuoco della mente" così dando intelligenza e consapevolezza all'uomo. Il soggetto è troppo vasto per essere seguito completamente in questa sede. Nondimeno può essere dato un estratto che illustra la dottrina; è una continuazione dello śloka 5 della Stanza VII*:

"Dagli attributi combinati di questi, Manu (man), il pensatore è formato."Chi lo forma ? Le sette vite; e la vita una."Chi lo completa ? Il Lha dalle quinario." (I, 238+)

"LA VITA UNA" E "LE VITE"

Viene data una spiegazione in forma di domanda e risposta come segue :

"Chi forma il Manu (l'uomo) e chi forma il suo corpo ? La Vita e le Vite. Sin (l'equivalente Caldeo per la luna) e la Luna.' Qui Manu sta per l'uomo spirituale, celestiale, l'Ego reale e non perituro in noi, che è emanazione diretta della "Vita Una" e la deità assoluta. Come per quanto riguarda l'esterno dei nostri corpi fisici, la casa del tabernacolo dell'Anima, la Dottrina insegna una strana lezione; così strana che finché non verrà spiegata completamente e compresa correttamente, sarà solo la Scienza esatta del futuro ad essere destinata a rivendicare la teoria pienamente." (I, 248++)

La "Strana Lezione" che insegna la dottrina fornisce un indizio all'origine della Vita, il vero mistero dell'Essere, e spiega anche cosa si intende con la "Vita Una". Il nocciolo essenziale della "lezione" sarà presentato in sequenza attraverso estratti, perché il completo svolgimento è troppo lungo e copre troppi campi per essere dato qui interamente. Il primo estratto viene da un Commento sulle Stanze di Dzyan. La seconda citazione tratta dell'origine della vita sulla Terra e nella Prima Ronda; due estratti dal Libro di Dzyan seguono. L'ultima citazione, che appare sotto l'intestazione "Chimica Occulta", è uno dei passaggio più importanti nella Dottrina Segreta. Sebbene già da tempo dovrebbe essere introdotta in un lavoro di questa natura. È data senza interruzione cosicchè la sequenza di idee può esser seguita senza interruzionie.

"'I Mondi, per il profano', dice un commento, 'sono costruiti da Elementi Conosciuti'. Per la concezione di un Arhat, questi Elementi sono essi stessi collettivamente una Vita divina; distribuita, sul

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piano delle manifestazioni, con le innumerevoli vite. Il fuoco da solo è Uno, sul piano della Realtà Una : sul quello del manifestato, quindi illusorio, essendo le sue particelle vite infuocate che vivono e ottengono la loro esitenza a spese di ogni altra vita che consumano. Quindi sono chiamati "I Divoratori"... "ogni cosa visibile in questo universo venne costruita da questo tipo di Vite, dai mondi consapevoli e dall'uomo divino e primordiale giù fino agli agenti inconsapevoli che costruiscono la materia' ... ' Dalla Vita Una senza forma e increata, procedono gli Universi di Vita.'" (I, 249-50*)

"Senza entrare lungamente sulla descrizione data delle Vite più elevate, dobbiamo dirigere la nostra attenzione ora semplicemente agli esseri terrestri e alla terra stessa. Quest'ultima, ci viene detto, è costruita per la Prima Ronda dai 'Divoratori' che disintegrano e differenziano i germi di altre vite negli Elementi; similmente, si suppone, a quello che fanno gli aerobi, quando minando e liberando la struttura chimica in un organismo, trasformano materia animale e generano sostanze che variano nelle loro costituzioni. Così l'Occultismo dispone della così detta Età Azoica della Scienza, poiché dimostra che non c'è mai stato un tempo nel quale la Terra era senza vita su di essa. Ovunque ci sia un atomo di materia, un particella o una molecola, anche se nella sua condizione più gassosa, c'è vita in essa, anche se latente e inconscia.

""Ciò che comunque lascia lo stato Laya, diventa vita attiva; è portato nel vortice del Movimento (il solvente alchemico della Vita); Spirto e Materia sono i due Stati dell'Uno, che, non è ne Spirito ne Materia, entrambi essendo la vita assoluta, latente'. (Libro di Dzyan, Comm. III, par. 18)

"Lo Spirito è la prima differenziazione dello (e nello) Spazio; e la Materia la prima differenziazione dello Spirito. Ciò, che non è ne Spirito ne Materia, è Esso, la Causa senza Causa dello Spirito e della Materia, che sono la Causa del Cosmo. È CIÒ che chiamiamo la Vita Una o il Respiro Intra-Cosmico'.

"Una volta ancora diremo, il simle deve produrre il simile. La vita assoluta non può produrre un atomo inorganico sia singolo o complesso, e c'è vita persino nel laya proprio come un uomo in uno stato di profonda catalessi, in tutta apparenza un corpo, è sempre un essere vivente.

"... quando i 'Divoratori' diciamo, hanno differenziato 'gli atomi di fuoco' attraverso un peculiare processo di segmentazione, quest'ultimi diventano germi di vita, che si aggregano seguendo le leggi di coesione e affinità. Poi i germi di vita producono vite di un altro tipo, che lavorano sulla struttura dei nostri globi.

"Così, nella prima Ronda, il globo, essendo stato costruito dalle vite-di-fuoco primitive, cioè formate in una sfera, non ebbe soliditià, ne qualificazioni, salvo una fredda luminescienza, ne forma, ne colore...

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"È attraverso e dalle radiazioni dei sette corpi dei sette ordini di Dhyānis, che le sette quantità discrete (gli Elementi), il movimento delle quali e l'armonica unione produce l'universo Manifestato della Materia, sono nate.' (commento) (I, 258-9*) "Così l'idea che il tabernacolo umano è costruito da innumerevoli vite, proprio nella stessa maniera che la crosta terrestre della nostra Terra, non ha niente di repulsivo in essa per il vero mistico. Neppure la Scienza si oppone agli insegnamenti occulti, poichè non è perchè il microscopio fallirà sempre nell'individuare l'ultimo atomo di vita, che può rigettare la dottrina.

"La Scienza ci insegna che il vivente così come l'organismo morto di entrambi l'uomo e l'animale sono infestati da batteri di centinaia di tipi; senza pensare che siamo confrontati con l'invasione di microbi ad ogni respiro, e dall'interno da leucociti, aerobi, anaerobi, e quant'altro. Ma la scienza non andò mai così lontano da asserire con la dottina occulta che i nostri corpi, così come quelli di animali, piante, e sassi, sono essi stessi costruiti di questi esseri; che, eccetto specie più vaste, nessun microscopio può vedere. Fin quì, per quanto riguarda la parte puramente animale e materiale dell'uomo, la Scienza è sulla sua via verso scoperte che andranno lontano nel corroborare questa teoria. La chimica e la fisiologia sono i due grandi maghi del futuro, che sono destinati ad aprire gli occhi del genere umano alle grandi verità fisiche. Ogni giorno, l'identità fra l'animale e l'uomo fisico, fra la pianta e l'uomo e anche fra il rettile e il suo nido, la roccia, e l'uomo, è spiegata sempre meglio. I costituenti fisici e chimici di tutti gli esseri sono stati trovati essere identici, la scienza chimica può ben dire che non c'è differenza fra la materia che compone il bue e l'uomo. Ma la dottrina occulta è molto più esplicita. Dice : non solo i composti chimici sono gli stessi, ma le stesse infinite vite compongono gli atomi dei corpi della montagna e della pecora, dell'uomo e della formica, dell'elefante, e dell'albero che lo ripara dal sole. Ogni particella, che la si chiami organica o inorganica, è una vita. Ogni atomo e molecola nell'universo è sia elargitore di vita che di morte a quella forma, così come la costruisce attraverso aggregazioni di universi e di veicoli effimeri pronti per ricevere l'anima che trasmigra, così come eternamente distrugge e cambia le forme e espelle quelle anime dai loro lidi temporanei. Crea e uccide; è autogenerata e autodistruttiva; porta in esistenza e annichila quel mistero dei misteri, il corpo umano vivente, dell'animale, o della pianta, ogni secondo nello spazio e nel tempo; e genera egualmente vita e morte, bellezza e bruttezza, buono e maligno, e anche le sensazioni sgradevoli e il gradevoli, benefiche e malefiche. È questa Vita misteriosa, rappresentata

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collettivamente da innumerevoli miriadi di vite, che seguono nella sua via sporadica, la sino ad ora incomprensibile legge dell'Atavismo; che copia somiglianze familiari così come quelle che trova impresse nell'aura di generatori di ogni essere umano futuro, un mistero, in breve...

"Si può supporre che queste 'vite infuocate' e i microbi della scienza siano identici. Questo non è vero. Le 'vite infuocate' sono le sette e più alte divisioni del piano della materia, e corrispondono nell'individuo con la Vita Una dell'Universo, attraverso solo quel piano. I Microbi della scienza sono la prima e più bassa suddivisione sul secondo piano- quello del prāna materiale (o vita). Il corpo fisico dell'uomo sottostà ad un completo cambio di struttura ogni sette anni, e la sua distruzione e preservazione sono dovute alle funzioni alternate delle loro vite di fuoco come 'distruttori' e 'costuttori'. Essi sono 'costruttori' sacrificando se stessi nella forma di vitalità atta a restringere l'influenza distruttiva dei microbi, e, fornendo ai microbi ciò che è necessario, li costringono sotto questa restrizione di costruire il corpo materiale e le sue cellule. Essi sono 'distruttori' anche quando questa costrizione è rimossa e i microbi, non riforniti con energia vitale costuttiva, sono lasciati a correre selvaggi come agenti distruttivi. Così, durante la prima metà di una vita umana (i primi cinque periodi di sette anni ognuno) le 'vite di fuoco' sono indirettamente implicate nel processo di costruire il corpo materiale umano; la vita è sulla scala ascendente, e la forza è per costruire e accrescere. Passato questo periodo comincia l'età della retrocessione, e, il lavoro delle 'vite di fuoco' esaurendo la loro forza, il lavoro di distruzione e decadimento comincia.

"Un'analogia fra eventi cosmici nella discesa dello spirito nella materia per la prima parte di un manvantara (planetario come umano) e la sua ascesa alle spese della materia nella seconda parte, può essere quì tracciata." (I, 260-3*)

Così tanto per la "strana lezione", che racconta dell'origine del modello umano, così come gli altri Reami di Natura, e il mistero della Vita Una contenuto nello śloka e la risposta alla questione proposta approposito dell'uomo : "Chi lo forma ?" La risposta è stata data : "Le Sette vite e la Vita Una".

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Riguardo alle "sette vite", una spiegazione di questa porzione della domanda porta nella fase del soggetto che tratta del terzo schema dell'evoluzione, che è definito come :

"3. La ronda fisica (rappresentata dai Chhāyās dei Pitri Lunari, che ha concretizzato la natura nel corpo fisico. Questo corpo serve come veicolo per la "crescita" (per utilizzare una parola fuorviante) e la trasformazione attraverso Manas e, a causa dell'accumulazione di esperienze, del finito in Inifinito, del transitorio in Eterno e Assoluto." (I, 181*)

Questa fase della dottrina è stata adeguatamente coperta in precedenza sotto il soggetto dei Pitri Lunari e delle loro attività. È sufficiente dire qui che Chhāyās è una parola sanscrita che significa "Ombre", applicabile ai Linga-śarīras che furono trasudati dai Pitri Lunari, e che formarono la Prima Razza di umani. Le "sette vite" può essere interpretato in due modi : (I) "l'evoluzione simultanea di sette gruppi umani su sette porzioni differenti del nostro globo" (di cui si è trattato sotto la prima categoria del primo set di proposizioni riguardanti l'Evoluzione Umana); (2) Sette Classi di esseri che realmente condensano il corpo umano - tecnicamente lo Sthūla-śarira - attorno all'espulso Linga-śarira dei Pitri Lunari. A questa Settima Classe ci si riferisce nella citazione seguente come a spiriti o elementali terrestri, di pertinenza del Regno Elementale :

" Il gruppo della gerarchia che ha ricevuto l'incarico di 'creare' (parola non corretta) l'uomo è un gruppo speciale, poiché ha fatto evolvere ancora nell'ombra l'uomo in questo ciclo proprio come un gruppo ancora più spirituale ed elevato l'ha fatto evolvere nella Terza Ronda. Ma siccome è il Sesto - nella scala discendente della Spiritualità - essendo l'ultimo e settimo il gruppo degli Spiriti terrestri (elementali) che gradualmente formano, costruiscono, e condensano il suo corpo fisico - questo Sesto gruppo fa evolvere non più che la forma adombrata dell'uomo futuro, una copia di se stessi nebulosa, difficile da vedere e trasparente. (I, 233+)

Come per la seconda questione dello śloka 5 : "Chi lo completa ?" la risposta è data : "i Lha quinari." Una risposta corta e diretta, vera, ma che racchiude un mistero. Lha è la parola Tibetana equivalente in significato a Dhyānis, quindi riferentesi ai Pitri Solari. Perchè quinari ? Si può dare un suggerimento : perché i Lhas Solari risvegliano il quinto principio dell'uomo. Ancora, una citazione ci dice che :

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"Diventa il compito della quinta Gerarchia - i misteriosi esseri che presiedono la costellazione del Capricorno, Makara, o 'Coccodrillo' in India come in Egitto - dare forma alla forma animale vuota e eterea e farne l'uomo Razionale. Questo è uno di quei soggetti sui quali si può dire veramente poco al pubblico generale. È un mistero, veramente..." (I, 233*)

Il passaggio che tratta dei tre schemi di evoluzione conclude con una breve sintesi che dimostra come è ravvicinato il legame fra il Regno Umano e i Regni Superiori sulla scala della vita. E per enfatizzare il punto, è seguito da un altro estratto che illustra la sorveglianza che è una delle funzioni degli Esseri Superiori della gerarchia.

"Ognuno dei tre sistemi ha le sue leggi, ed è dominato e guidato da gruppi di Dhyāni o 'Logoi'. Ognuno è rappresentato nella costituzione dell'uomo, il Microcosmo del Grande Macrocosmo; ed è l'unione di queste tre correnti in lui che fa di lui l'essere complesso che è oggi." (I, 181 +)

"Di nuovo, si deve spiegare e ricordare che il lavoro di ogni Ronda è detto essere diviso in diversi gruppi di cosiddetti 'Creatori' o 'Architetti' così come per ogni globo; vale a dire che è sotto la supervisione e la guida di speciali 'Costruttori' e 'Osservatori', i vari Dhyān-Chohans." (I, 233++)

Lasciateci fare una pausa un momento per ripetere l'insegnamento chiave della Dottrina del Continuo Cambiamento. C'è un motivo sottostante che viaggia attraverso le fasi dell'evoluzione umana, e per questo motivo l'evoluzione di tutte le forme, sia minerale, pianta, o animale. Questo causa cambiamenti nella forma e porta sviluppo di facoltà spirituali nel regno umano. Queste modificazioni non sono dovute al fatto che c'è una lotta per l'esistenza. Avvengono delle alterazioni perchè è una legge fondamentale dell'universo alla quale tutto di deve sottoporre a continui cambiamenti : il Movimento è eterno e senza posa. §

++ Mettendo in rilievo che ogni Classe o Regno ha i suoi Guardiani o Sorveglianti, il seguente passaggio dalle Lettere dei Maestri a P. Sinnet è apposito e si riferisce in particolare ai regni delle Piante e Animali :

"E perché non dovrebbero queste entità infantili e fetali. Essi sono come noi stessi generati dell'elemento uno. Così come abbiamo i nostri Dhyān Chohans così loro hanno nei loro molteplici regni guardiani elementali che se ne prendono altrettanta cura globalmente. L'elemento uno non solamente riempie lo spazio ed è lo spazio, ma interpenetra ogni atomo di materia cosmica." (p.97)

"L'elemento Uno" é Ākāśa, sempre attivo, sempre in moto continuo :

"non riconosciamo in natura che un elemento Uno in Natura (sia spirituale che fisico) al di fuori del quale non ci può essere Natura perché é la Natura stessa, e il quale mentre Ākāśa pervade il nostro sistema solare, ogni atomo essendo parte di esso stesso pervade attraverso lo spazio ed é lo spazio di fatto, che pulsa come in un sonno profondo durante i pralaya e il Proteo universale, la natura sempre attiva durante i Manvantara." (pagina 63)

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§ Compara questo passaggio : "Il Movimento é eterno perché lo spirito é eterno." (Lettere dei Mahatma a A. P. Sinnet, p. 142)

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In osservanza con questa legge la Terra sta subendo dei cambiamenti. Con esso gli Elementi, che sono propensi ad essere visti come inalterabili, sono anche soggetti al cambiamento. Con elementi si intende i Principi-Elementi chiamati Fuoco, Aria, Acqua, Terra. I loro nomi Sanskriti, in sequenza corrispondente, sono : Tejas-tattva, Fuoco, Vāyu-tattva, Aria; Apas-tattva, Acqua; Prithivī-tattva, Terra. La filosofia occulta chiama altri tre Elementi-Principi : Ākāśa-tattva, il Principio Etere; Andupādaka-tattva, il Principio senza Parentela o Principio Spirituale; Ādi-tattva, il Principio Originale.* Un Elemento-Principio è sviluppato durante ogni Ronda.

"Gli elementi, sia semplici che composti, non possono essere rimasti gli stessi sin dall'inizio dell'evoluzione della nostra catena. Tutto nell'universo progredisce regolarmente nel Grande Ciclo, mentre incessantemente va su e giù nel ciclo minore. La Natura non é mai stazionaria durante il manvantara, e siccome è sempre in divenire, non é semplicemente in essenza; minerali, vegetali, e vita umana stanno sempre adattando i loro organismi agli Elementi regnanti, e per questo quegli Elementi furono adattati per loro, così come loro lo sono adesso per la vita dell'umanità presente. Sarà solo nella prossima, o quinta ronda, che il quinto Elemento, Etere - il corpo grossolano di Ākāśa, in caso possa essere chiamato così, sarà diventato un fatto di natura familiare per tutti gli uomini, come l'aria è familiare a noi oggi, non è ipotetica al presente, è "un agente" per tante cose. E solo durante questa Ronda quei sensi elevati, la crescita e lo sviluppo dei quali Ākāśa supporta, saranno suscettibili di un'espansione completa." (I, 257-8+)

In vero, ci sono molti cambiamenti pronti per l'uomo, sia per quel che riguarda la sua cornice fisica e forma, che la crescita in facoltà e spiritualità.

* Il soggetto è spiegato ulteriormente nel Capitolo VI sotto la sezione "I Sette Elementi - Principi," e poi più oltre nel Capitolo IX, sezione 3, intitolata "La Relazione di Ronde e Sfere." Riguardo alla parola Sanscrita Anupādaka : c'erano varianti nella forma di questa parola. H.P. Blavatzky stessa ne elenca tre : "Anupādaka, Anupapādaka, e Aupapāduka; 'senza parentela', 'auto-esistente', nato senza genitori o progenitori... " Il Glossario Teosofica, p. 25. L'ortografia del composto è come segue : an, la forma negativa della radice verbale pad, cadere, andare giù. Quindi, "non andare giù secondo il modo (che altri hanno, riguardo alla paternità), quindi generalmente reso "senza genitori".

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PROTOTIPI - "FORME ORIGINALI" E "FORME IDEALI" 143

C'è ora un'altra fase dell'evoluzione umana da considerare. Tratta della forma o modello della struttura umana. Può essere riassunta in questa domanda : perché il corpo umano ha la forma e le caratteristiche che ha ? Perché non un'altra forma ? Anche se questa può apparire come una domanda buffa, per la quale non c'`é risposta apparente, nondimeno la filosofia occulta non formisce una risposta. La risposta è applicabile, anche, sia che si tratti della forma di uomo, pianta o animale, sia che sia stato disegnato come una forma "originale" o una dovuta al prodotto di evoluzioni progressive :

"L'Occultismo insegna che nessuna forma può essere data a nulla, sia per natura o attraverso l'uomo, il cui tipo ideale non esista già nel piano soggettivo. Inoltre è detto che nessuna forma o figura può possibilmente entrare nella coscienza umana, o evolvere in questa immaginazione, che non esiste in prototipo, almeno come approsimazione." (I, 282*)

"Tutto ciò che è, era, e sarà, eteramente È, anche le innumerevoli forme che sono finite e caduche solo nella loro forma oggettiva e non in quella ideale. Esse esistono come Idee, nell'eternità, e, quando trapassano, esisteranno come riflessi." (I, 282*)

Il concetto filosofico che sottostà a questa affermazione è contenuto in questo passaggio :

"Il potere attrattivo, il "moto Perpetuo del grande Respiro", risveglia il Kosmo all'alba di ogni nuovo Periodo, mettendolo in movimento attraverso le due forze contrarie (vale a dire la centripeta e la centrifuga, che sono maschio e femmina, positivo e negativo, fisico e spirituale, le due essendo la forza primordiale una) e così facendolo divenire oggettivo nel piano delle illusioni. In altre parole, quel moto duale trasferisce il Kosmo dal piano dell'eterno Ideale in quello della manifestazione finita, o dal Noumeno a piano fenomenico." (I, 282*)

La ragione che le forme ideali esistano in eternità è data dal fatto che i prototipi, o idee delle cose, esistono prima nel piano della Coscienza Eterna e Divina, il regno di Ākāśa, e da quì diventano riflesse nella "Luce Astrale", che è l'aspetto inferiore di Ākāśa che circonda la terra. Tutto esiste nel pensiero Assoluto e Divino, e non c'è stato tempo quando non è esitito. Ma una distinzione è fatta fra l'Assoluto o Divino Pensiero e la Divina Ideazione : il formatore sarà sempre, mentre la Divina Ideazione è pertinente al Manvantara Universale. +

+Compara 'Traduzioni sulla Loggia Blavatsky' p. 74-5, anche in questo passaggio : "L'Ākāśa è l'eterna coscienza Divina che non può differenziarsi, avere qualità o agire." (ibid.) Ākāśa, Mūlaprakriti, Pradhāna sono termini equivalenti. Ākāśa è il termine usato nella Dottrina Segreta, e anche nei Veda; Mūlaprakriti è l'equivalente Vedāntino, letteral-mente pre-cosmica "materia-radice"; Pradhāna, è il termine Brāhmanico.

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Il Loto, usato come simbolo nelle Stanze, è preso come esempio di una forma prototipale :

"La pianta Loto esiste non solo come miniatura embrionale nel suo seme (una caratteristica fisica), ma il suo prototipo è presente in una forma ideale nella Luce Astrale dall' "Alba" alla "Notte" durante il periodo Manvantarico, come ogni altra cosa, come dato di fatto, in questo universo oggettivo; dall'uomo giù fino alla termite, dall'albero gigante giù fino ai più fini fili d'erba.

"Tutto questo, insegna la Scienza Antica, non è che la riflessione temporanea, l'ombra dell'eterno prototipo ideale nel Pensiero Divino; la parola "Etereo", nota bene ancora, che sta qui solo nel senso di 'Eone', siccome dura attraverso l'apparentemente, ma sempre limitato ciclo di attività, chiamato da noi Manvantara." (I, 63*)

Continuando il tema del prototipo, con riferimento speciale alla forma prototipale dell'uomo:

"Né la forma dell'uomo, né quella di ogni animale, pianta o sasso è mai stata creata, ed è solo su questo nostro piano che ha cominciato a 'diventare', vale a dire, oggettivizzandosi nella sua materialità presente, o espandendosi dal di dentro verso l'esterno, dall'essenza più sublimata e supersensibile nella sua apparenza più grezza. Quindi le nostre forme umane sono esistite nell'Eternità come prototipi astrali o eterei; in accordo ai modelli i quali, gli Esseri Spirituali (o Dei) (il dovere dei quali era quello di portarli in essenza oggettiva e vita terrestre) evolvettero le forme protoplasmiche degli Ego futuri dalle loro essenze. Dopo di ché quando questa Upādhi, o stampo di base, fu pronta, le Forze terrestri iniziarono a lavorare su quegli stampi sovrasensibili che contenevano in essi, accando ai loro stessi, gli elementi di tutte le forme vegetali passate e animali future di questo globo. Quindi, la conchiglia esterna dell'uomo passò attraverso ogni corpo ani-male e vegetale prima di assumere la forma umana." (I, 282+)

Si può avere un'indizio sul significato di questo passaggio da ciò che segue :

"Quando nasce alla mente che tutte le forme che ora popolano la terra, sono così tante variazioni dei tipi base originariamente abbozzate dall'Uomo della Terza e Quarta Ronda, un argomento così evoluzionista come quello che insiste sull' 'unità di piano strut-turale' che caratterizza tutti i vertebrati, perde di consistenza. I tipi base ai quali ci si riferisce sono molto pochi in numero comparativamente con la moltitudine di organismi ai quali essi in ultima ananlisi dettero origine; ma una unità generale di tipi è stata nondimeno preservata attraverso le ere. L'

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economia della Natura non sanziona la coesistenza di molti 'piani di base' estremamente opposti di evoluzione organica su un pianeta...

"Il fatto è che, come affermato precedentemente, il tipo umano è il repertorio di tutte le forme potenzialmente organiche, e il punto centrale dal quale quest'ultime irradiano. In questo postulato troviamo una vera "Evoluzione" o "sviluppo" - un senso che si può dire appartenere alla teoria meccanica di selezione naturale." (II, 683*)

Questo è un punto estremamente importante e dovrebbe essere sempre tenuto a mente, così come disporre dell'argomento portato avanti da coloro i quali dichiarano che l'uomo apparve dopo i mammiferi perché certe parti del tratto digestivo sono molto simili a quelle di certi animali, come il tratto digestivo della lepre e del coniglio, la struttura cranica di certi arthropoidi, etc. Comunque, la citazione si riferisce all'uomo prototipale, non all'uomo di oggi (o per usare il termine tecnico, il presente "Uomo della Quinta Razza"). Quindi, anche, tutti i tipi di mammiferi apparvero più tardi che l'uomo, essendo strettamente prodotti della "Quarta Razza" e rintracciabili nell'era della Seconda Razza. Precedenti forme animali terrestri erano la risultante di emanazioni della Terza Ronda. Il seguente estratto lo rende chiaro :

"Per quanto riguarda la nostra Quarta Ronda terrestre, la sola fauna dei mammiferi è da guardare come rintracciabile da prototipi emanati dall'Uomo. Gli anfibi, gli uccelli, i rettili, i pesci, etc., sono le risultanti della Terza Ronda, forme di fossili astrali immagazzinati nell'involucro aurico della Terrae proiettati nell'oggettività fisica dopo alla deposizione delle rocce Laurenziane..

"I mammiferi, le prime tracce dei quali sono scoperte nei marsupiali delle Rocce Triassiche del periodo secondario, furono evolute da genitori puramente astrali contemporaneamente con la Seconda Razza. Essi sono così post-Umani, e, conseguentemente, è facile mettere in conto per la generale somiglianza fra i loro stati embrionali e quelli dell'Uomo, che necessariamente abbraccia in se stesso e riassume nel suo sviluppo le caratteristiche del gruppo che ha originato." (II, 684 +)

Riguardo a certi stati evolutivi del feto umano che sembrerebbe non avessero rilevanza sulla struttura successiva dello stock umano- un'apparenza spongiforme (nello stadio primitivo) e percettibili fenditure branchiali in un particolare stadio (per menzionare solamente due casi), questo è spiegato dal seguente passaggio :

"Il processo della crescita fetale non fa da sommario solamente alle caratteristche generali della Quarta, ma anche della Terza ronda di vita terrestre. Il diapason de tipo è attraversato in breve.

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Gli occultisti sono di conseguenza a tutti i costi per considerare la nascita di bambini con un'attuale appendice caudale, o per il fatto che la coda nel feto umano è, ad un periodo, doppia rispetto alla lunghezza delle nascenti gambe. La potenzialità di ogni organo utlie per la vita umana è racchiusa nell'Uomo, il Microcosmo nel Macrocosmo..." (II, 685*)

Alla domanda : le forme ideali, come sono arrivate ad essere nel piano soggettivo fungendo da prototivi ideali ? La risposta può essere data : dal Manvantara precedente. Questo, certamente, reitera il concetto fondamentale della seconda proposizione, che ritiene che l'universo arriva in essenza per un periodo di attività (Manvantara) solo per passare dal piano manifestato a un periodo di riposo (Pralaya). Così, sebbene le forme fisiche scompaiono dalla sfera della manifestazione durante il Pralaya, i tipi ideali rimangono "fissati" nel piano soggettivo, e quindi diventano oggettivizzati durante il Manvantara che segue il Pralaya.

Nel caso di un pianeta, naturalmente la scala non è così vasta come lo è nel caso di un universo, nondimeno la stessa analogia rimane vera come nel caso della nostra Terra, dove tutte le forme prototipali sono rimaste come potenze, e risultanti da tutti i raggiungimenti ottenuti nelle precedenti catene di globi. La catena precedente era la Catena Lunare.

"Limitando l'insegnamento strettamente a questo, la nostra terra, può essere mostrato che, come le forme eteree dei primi Uomini sono prima proiettate su sette zone da sette centri di Forze Dhyān-Chohanici, così ci sono centri di potere creativo per ogni Radice di spece genitore dell'ospite di forme di vegetali e vita animale. Questo è, ancora, non 'creazione speciale', neppure c'è un "disegno", eccetto nel generale 'piano di base' elaborato dalla legge universale. Ma ci sono certamente 'disegnatori', sebbene questi non sono né onnipotenti ne onniscienti nel senso assoluto del termine. Essi sono semplice-mente Costruttori, o muratori, che lavorano sotto gli impulsi dati loro dal per sempre sconosciuto (sul nostro piano) Maestro Muratore, la Legge e Vita Una. Appartenendo a questa, non hanno autonomia o possibilità di lavorare in altre sfere durante questo Man-vantara, ad ogni modo. Che lavorino a cicli e in scala di progressione strettamente geomet-rica e matematica è ciò che le estinte specie animali ampiamente dimostrano; che agis-cano secondo disegno nei dettagli di vite minori (generazione di animali non principali, etc.) è ciò che la storia naturale evidenzia sufficientemente. Nella creazione di nuove specie, che si differenziano a volte ampiamente dal ceppo Parentale, come nella grande varietà del genere Felis - come la lince, la tigre, il gatto, etc. - sono i 'designers' che dirigono la nuova evoluzione aggiungedo o privando le specie di certe appendici, sia necessarie che diventate inutili nei nuovi ambienti. Così, quando diciamo che la Natura fornisce per ogni animale e pianta, sia molto che poco, parliamo correttamente. Poiché, sono quegli spiriti di Natura terrestri, che formano la Natura

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aggreagata; la quale, se fallisce occasionalmente nei suoi piani, non è neppure da consid-erarsi cieca, neppure deve essere tacciata del fallimento; poiché, appartenendo ad una somma differenziata di qualità e attributi, è in virtù di ciò soltanto condizionata e imperfetta.

"Come spiegare le scoperte della zoologia e geologia, senza cicli evolutivi, un eterna progresso a spirale nella materia con un proporzionale oscuramento dello spirito, sebbene i due sono uno, seguito da un'ascensione inversa nello spirito e la sconfitta della materia, attivi e passivi a turno ?" (II, 732*)

Qui ancora si svolge il sempre ricorrente tema della VITA UNA e Legge. È la Vita Una ad essere il Capomastro, disegnato come sempre sconosciuto nel nostro piano. I Costruttori o Murattori che estrinsecano la Legge Una sono i Dhyāni-Chohans. A lavorare sotto la loro guida sono gli spiriti terrestri o elementali. Dovrebbe essere notato che i i Dhyāni-Chohans lavorano "a cicli e in scala di progressione strettamente geometrica e matematica". Questo porta alla mente la famosa frase di Platone che dice che Dio ge-ometrizza.

CULMINE DELL'EVOLUZIONE UMANA :SVILUPPO DEL SAPTAPARNA

Per concludere il tema dell'Evoluzione Umana. La presente fase dell'evoluzione umana è quella che descritta nella citazione come condizione dell' "ascesa verso lo spirito e la disfatta della materia". Questo significa lo stato di progresso che è necessario sull'Arco Ascendente, durante il quale un'evoluzione graduale dello spirito prende posto, così come, concorrentemente, un'impercettibile involuzione della materia. Concerne alla filosofia oc-culta l'evoluzione delle facoltà spirituali dell'uomo e potenze che lo sviluppo del quadro fisico. La materia può essere chiaramente riassunda in una breve frase : visto che l'uomo è un Sptaparna, e si sviluppau un Parna per Ronda, egli è oggi impegnato nello sviluppo del suo schaturparna, e continuerà questo sviluppo per eoni a venire.

Per spiegare questa frase. Saptaparna è un composto Sanscrito usato nelle Stanze di Dzyan : sapta significa sette; parna, foglia; quindi la "pianta umana a sette foglie". Il ter-mine convoglia l'idea che l'uomo sta evolvendo le sue potenzialità e poteri dall'interno del suo nucleo interno, o essere essenziale, o Se essenziale, proprio come una pianta con-tiene le sue potenzialità all'interno dei semi. Quando sono date le tre condizioni adatte, di suolo, calore e nutrimento, il seme sguscia fuori dalla sua capsula e comincia ad svilup-parsi come pianta, dalle potenzialità depositate nel suo interno, sviluppando il suo sistema radicale, fogliare, il suo germoglio e finalmente il suo seme in accordo con i poteri che sono stati trasmessi al seme dai genitori della pianta. Così allo stesso modo fa l'uomo. Egli sviluppa le sue parnas, una alla volta. Ogni parna è un "principio", uno dei sette principi dei quali è composto.

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Ogni parna, comunque, è un gruppo di sette, e quando pienamente schiuso risulterà in una fiore - il parna sarà pienamente sviluppato. Ci vuole un completo Circolo dei Sette com-prendenti il Cerchio di Necessità per sviluppare una fioritura da un parna : il circolo com-pleto constiste in sette cicli di sette anelli ognuno. Poiché la razza umana sta passando nel quinto anello del quarto ciclo del quarto Cerchio, l'uomo è al presente impeganto nello sviluppo del suo chatuparna, il suo quarto grappolo, e la quinta foglia del grappolo. Questo per dire che la razza umana è la quinta Razza della quarta Ronda del quarto Globo. (questo tema sarà sviluppato più interamente in un capitolo successivo.)

Alla chiusura di questo Manvantara Planetario (concludendo il ciclo di Necessità pre-sente) l'umanità sarà veramente una Saptaparna. Come sarà il prossimo Manvantara plan-etario ? Un'altro Cerchio di Necessità :

"Nei futuri manvantara essi (i Regni Dhyāni-Chohanici) saranno assurti a sistemi più elevati che il nostro mondo planetario; ed il meglio della nostra Umanità , i Pionieri sul duro e difficile cammino del Progresso, prenderanno i posti dei loro predecessori. Il prossimo grande Manvantara vedrà gli uomini del nostro stesso ciclo vitale diventare gli istruttori e le guide di un genere umano le cui monadi sono finora imprigionate , semi cosci-enti, nel più intellettuale dei regni animali, mentre i loro principi inferiorii animeranno, forse, i più elevati tipi del mondo Vegetale.

"Così procede il ciclo dell'evoluzione settenaria, in natura Settennale; lo Spirituale o divino; lo psichico, o semi divino; l'intellettuale, il passionale, l'istintuale, o cognizionale; il semicorporeo e il puramente materiale o natura fisica. Tutti questi evolvono e progredis-cono ciclicamente, passando da una all'altra, in una modalità doppia, centrifuga e cen-tripeta, una nella loro essenza ultima, sette nei loro aspetti." (I, 267-8*)

La "modalità doppia, centrifuga e centripeta" ha riferimento al duale ciclico processo di evoluzione e involuzione durante l'Arco Discendente e quello Ascendente; l'evoluzione della materia sull'arco Discendente e l'evoluzione dello spirito sul ramo ascendente, il tutto mentre si manifestano parecchie e differenti fasi, così come varie vesti esterne sui cicli settenari.

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RIGUARDO ALLA DOTTRINA DEL NIRVĀNA 149

C'è ancora una fase della Dottrina del Continuo Cambiamento da considerare. Si tratta del soggetto dell'arresto di attività senza posa - per lo meno così appare a coloro che accettano la dottrina del Nirvāna e che vedono entrare in Moksa (l'equivalente Brāhmanico per Nirvāna) come termine di esistenza individuale. Quindi coloro che guardano al Nirvāna come alla culminazione dell'esistenza umana, e similmente gli occidentali che credono nei dogmi riguardanti il Paradiso, saranno pronti a sollevare un obiezione all'idea esposta riguardo alla Legge di Costante Movimento. Poiché essi considerano che guadagnare il Nirvāna pone colui che ha raggiunto tale stato, chiamato il Nirvāni o Nirvānin - o l'entrata colui che entra in Paradiso - oltre la portata della legge di Movimento. Mentre questo soggetto tratta della fase degli insegnamenti considerati nel capitolo IX, intitolato la Dottrina dei due Sentieri, nondimeno questo problema specifico può essere considerato immediata-mente.

Primo, per coloro che possono non essere familiari con la versione esoterica riguardo al Nirvāna, i bei versi di Sir Edwin Arnold dal poema chiamato La Luce dell'Asia possono essere usati per descrivere la condizione esaltata di colui che entra nel Nirvāna :

"Non c'è più bisogno di viveve quella che sino ad ora è stata chiamata vita,quella che cominciò in lui quando cominciò è finita : ha compiuto lo scopo che l'ha fatto uomo.

"Che i desideri non lo torturino più, ne i peccatilo macchino, ne i dolori di gioie terrene e le brameInvadano la sua pace eterna e sicura; ne la mortee la vita ricorrano. Egli va

"Nel Nirvana. Egli è uno con la Vitama ora non vive. È benedetto, cessa di essere.Om, mani padme, Om ! La rugiada scivolanel mare splendente !" *

Ugualmete bene è descritto il Nirvāna nella Voce del Silenzio :

"Quando al Permanente è sacrificato al Mutevole, il premio è tuo : la goccia ritorna da dove è venuta. Il Cammino Aperto porta al cambiamento senza cambiamento, Nirvāna, il glo-rioso stato di Assolutezza, la beatitudine dopo il pensiero umano...

"Non appena ha raggiunto il suo obiettivo 'la Via Aperta' li porterà a rifiutare il corpo Boddhisattvico e li farà entrare nel triplice glorioso stato di Dharmakāya che è oblio del mondo e degli uomini per sempre." +

* Libro Ottavo+Pagine 41-2(o ed.) Ma vedi Capitolo IX, "La Dottrina dei due Sentieri," dove i termini "Boddhisattva," "Dharmakāya" e il "cammino Aperto", così come il "Cammino Segreto" sono pienamente spiegati.

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Così asseriscono i Buddhisti; come i Vedāntini. Persino un passaggio dalla Dottrina Segreta può essere citato con lo stesso effetto :

"La 'Monade', nata dalla natura e dall'Essenza dei 'Sette' (il suo principio più elevato diventa immediatamente racchiuso nei Sette Elementi Cosmici), deve compiere il suo ciclo settenario attraverso il Ciclo dell'Essere e delle forme, dalla più alta alla più bassa; e poi ancora dall'uomo a Dio. Alla soglia del Paranirvāna riassume l'Essenza primeva e diventa l'assoluto una volta ancora." (I, 135*)

Ma pausa un momento : questa non è LA FINE : c'è ancora un verso.

"Poichè è detto nei Sacri Šloka :

"Il Filo di Radianza, anche chiamato Filo di Fohat, è nuovamente chiamato Filo della Vita. È imperituro, come appena affermato, e perdura nel Nirvāna. Lega l'essenziale Se (l'Ātma) con la sua Sorgente Genitrice (Paramātman). È il Filo di Radianza che permette alla "Scintilla di ridiventare la Fiamma" - un poetico simile ugualmente espressivo e equiva-lente nel significato a "la goccia di rugiada scivola nel mare luccicante." Un'extrusione dal Se essenziale dell'uomo (attraverso upādhi, come già spiegato) porta ad essere la person-alità, che è anche unita con il Se da un "Filo", quindi collegando "l'ombra" con la sorgente genitrice. Come le parole ispirate di una delle Stanze veicolano il messaggio :

"Dal Primogenito (primitivo, o il primo uomo) il filo attraverso l'osservatore silenzioso e la sua ombra diventa meno forte e radiante con ogni cambiamento (reincarnazione). La luce del sole del mattino è cambiata in gloria di mezzogiorno...." (I, 264-5++)

La Stanza fu lasciata inconclusa. Forse ci possiamo permettere di aggiungere : Quando il pellegrino ha concluso, poiché la scintilla è ridiventata la Fiamma - che è diven-tata più brillante a causa di questa unione. H.P.B. ha aggiunto un paragrafo nella sua spie-gazione che è luccicante nella sua radiosità :

"Questa la frase . 'Il filo fra l'osservatore silenzioso e la sua ombra (l'uomo) diventa più forte' - con ogni reincarnazione - è un'altro mistero psicologico... al presente sarà suffi-ciente dire che l' 'Osservatore' e le sue 'Ombre' - quest'ultime tante

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CONCER-NENTE LA DOTTRINA DEL NIRVĀNA 151

quante sono le reincarnazioni per la Monade - sono uno. L'Osservatore (the Watcher), o il divino prototipo, è allo scalino più alto della scala dell'essere, l'ombra al più basso. Inoltre, la Monade di ogni essere vivente, finché la sua turpitudine morale rompe la connessione e corre sciolta e "si perde nel cammino lunare" * - per usare l'espressione Occulta - è un Dhyān Chohan individuale, distinto dagl'altri, un tipo di individualità spirituale a sé, durante un Manvantara speciale. La sua cosa di primaria importanza, lo Spirito (Ātman) è uno, certamente, con Paramātman (lo Spirito Universale uno), ma il veicolo (Vāhana) nel quale è racchiuso, il Buddhi, è parte e parcella di quella Essenza Dhyāni-Chohanica; ed è in questa che risiede il mistero di tale ubiquità... 'Mio Padre, che è nei Cieli, ed io, siamo uno' dicono le Scritture Cristiane; in ciò, ad ogni costo, è l'eco pieno di fede del canone eso-terico." (I, 265 +)

È a causa di questa unica individualità, che ha sorgente nel principio Buddhi, che an-che se la "goccia scivola nel mare luccicante" (secondo la frase del Buddha), la goccia non è "persa". Inoltre, anche se lo stato Nirvānico è penetrato da tutte Monadi alla conclusione del Manvantara Solare, nondimeno ogni Monade mantiene la conoscenza della sua indi-vidualità. Un Manvantara Solare è chiamato Mahāmanvantara, ed è equivalente in signifi-cato a

"il 'Giorno sii con noi'. Allora tutto diventa uno, tutte le individualità sono fuse in una, allora ognuno conosce se stesso, un insegnamento misterioso. Ma allora, ciò che per noi ora è inconscio o l'inconscio, sarà allora l'assoluta consapevolezza." ++

Al fine di concludere l'argomento, sia fatta menzione del fatto che la stessa idea, che mette l'accento sulla libertà dalla rinascita e unione con il Supremo, ricorre nelle Scrittura Brāhmaniche. I termini usualmente impiegati sono Moksa o Mukti, e Jīvamukta - nelle Up-anishad, le Leggi di Manu e il Mahābhārata (del quale la Bhagavad-Gitā è un episodio). Quindi la Bhagavad-Gitā usa le parole "Nirvāna" (nell'originale Sanscrito), poiché il capitolo due chiude con questo verso :

"Sii, colui che, sbarazzandosi del giogo della carne Vive come da signore, non da servo delle sue passioni; liberatoDall'orgoglio, dalla passione, dal peccato del 'Se'Tocca la tranquillità ! O Figlio di Prithā !Questo è lo stato di Brahm ! Là non rimane più timoreQuando l'ultimo passo è stato compiuto ! Vivere dove desidera,Morire quando può, questo è passato da tutti i piani, Per raggiungere il Nirvāna benedetto, con gli Dei." §

* Per una spiegazione vedi il capitolo XI§ Traduzione metrica di Sir Edwin Arnold, chiamata la Canzone Celestiale.

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I termini Moksa e Mukti significano libertà, poiché il significato radice di entrambe le parole (moksh e much) significa liberare, emancipare; da qui libertà, emancipazione. Jīva-mukta è tradotto (nei dizionari) come liberato da esistenza terrestre o trasmigrazioni; emancipazione finale o eterna, poichè una traduzione letterale del composto Sanscrito è "liberato durante l'esistenza" il significato radicale è jīv : vivere. Colui che raggiunge la Lib-ertà è chiamato Jīvanmuktin, che può essere reso Monade Liberata. L'interpretazione eso-terica è che Jīva è liberato dalla sua coltre o veste esterna e grazie a questa emanci-pazione è in grado di raggiungere l'unione con il Supremo - fuso in Brahma. Ci si può riferire alle parole di una delle Stanze dove si dice "Fiamma, o Ātman, dice (in forma di una conversazione) alle sue vesti : "Mi sono vestito di te." Ma lasciamo che lo śloka lo dica nella suo modo veramente espressivo :

"Questa è la ruota presente - dice la Fiamma alla Scintilla. Tu sei me stessa, la mia immagine, la mia ombra. Mi sono rivestita di te, e tu sei il mio vāhana (veicolo) per il giorno, 'Sii con Noi', mentre tu dovrai ridiventare me e altri, te e me."(I, 265*)

La "ruota presente" significa i globi che formano la Catena-Terrestre, un "raggio della ruota" è un singolo Globo. Il vāhana è Buddhi, il veicolo di Ātman. Il "Giorno sii con noi" è equivalente in significato a Paranirvāna - quest'ultimo denotando il raggiungimento più ele-vato del Nirvāna. Un breve paragriafo è stato aggiunto in spiegazione di questo śloka, seguendo il quale c'è un lungo paragrafo, dipindo con un po`di veemenza contro la con-cezione sbagliata concernente il Nirvāna, specialmente da quelli che guardano questo stato esaltato come equivalente ad annichilimento. Non c'è dubbio, comunque, per quanto riguarda il concetto esoterico riguardo al Paranirvāna :

"Il giorno che 'la scintilla ridiventerà la Fiamma (l'uomo si fonderà nel suo Dhyān Chohan) io ed altri, tu stesso ed io,' come lo dice nella Stanza intendendo : Nel Paranirvāna, quando Pralaya avrà ridotto al loro principio originale non solo i corpi materiali e fisici, ma anche l'/gli Ego(i) spirituale/i, la Passata, Presente e anche Future umanità, come tutte le cose, saranno una e la stessa. Tutto sarà rientrato nel grande respiro. In altre parole, tutto sarà 'fuso in Brahma' o la divina unità. "È questo annullamento come pen-sano alcuni ? O Ateismo, come altri criticano - gli adoratori di una Divinità personale e cre-denti in un paradiso non filosofico - sono inclini a supporlo ? Niente affatto. È peggio che inutile ritornare alla questione di implicato ateismo in quella che è spiritualità del carattere più raffinato. Per vedere nel Nirvāna annullamento è necessario dire di un uomo spro-fondato in un sonoro sonno senza sogni - uno che non lascia impressioni sulla memoria fisica e

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sul cervello, poiché il Se superiore del dormiente è nel suo originale stato di assoluta in-consapevolezza durante quelle ore - che egli, anche, è annichilito. Le ultime simili risposte solo ad una parte della domanda - la più materiale; poichè il ri-assorbimento non è per niente come un "sogno senza sogni", ma al contrario, esistenza assoluta, unità incon-dizionata, o uno stato, per descrivere il quale il linguaggio umano è assolutamente e senza speranza inadeguato. Il solo approccio a qualcosa di simile ad una concezione comprensi-bile di ciò può essere raggiunta solamente nelle visioni panoramiche dell'anima, attraverso le ideazioni spirituali della monade divina. Neppure è l'individualità - neanche l'essenza della personalità, se ne viene lasciata indietro una, persa, perchè riassorbita. Poichè da un punto di vista umano, comunque limitato, lo stato paranirvānico, ha comunque un limite nell'Eternità. Una volta raggiunto, la stessa monade riemergerà da là, come un essere più elevato, su di un piano più elevato, per ricominciare il suo ciclo di attvità perfettibile. La mente umana non può nel suo stadio di sviluppo presente trascendere, minimamente rag-giungere questo piano di pensiero. Vacilla quì, sull'orlo di una incomprensibile Assolutezza e Eternità." (I, 265-6*)

Come per lo stato di quegli Esseri esaltati che, essendo entrati nello stato glorioso dell'Assolutezza, ri-emergono dalla Sublimità radiante della Gloria di Mezzogiorno, risplen-dente a causa della loro unione con il Supremo, che missione hanno nel nuovo Manvan-tara nel quale sono entrati ? Poichè non sono al di là della portata della Legge di Movi-mento, rientrano i Nirvāni sotto il dominio della Legge di Continuo Cambiamento dopo la loro riemersione ? Si, certo. Sebbene esenti durante il resto del Manvantara nel quale rag-giunsero la Gloria, l'urgenza dormiente di elevarsi ritorna alla ribalta con la vitalità domi-nante del nuovo periodo, e una volta ancora essi potranno ritornare al compito che hanno lasciato indietro. Diventeranno gli illuminatori per giovani pellegrini sul sentiero. Perché, nota bene :

"Se fosse detto al lettore, come nelle allegorie semi-esoteriche, che questi Esseri sarebbero ritornati come Nirvāni, dai precedenti Mahā-Manvantara - ere di incalcolabile du-rata che si sono svolte nell'Eternità, in un passato incalcolabile - egli (il lettore) capirebbe a fatica il testo correttamente. (II, 79-80++)

Deve essere capito chiaramente che è la Monade che entra nel Nirvāna, liberata dai suoi rivestimenti esterni, e poi riemerge da quello stato super esaltato nel nuovo Manvan-tara. Quindi, l'idea degli Orientalisti che vedono il Nirvāna come annullamento, si applica solamente alle vesti inferiori. Gli upādhi inferiori possono essere definiti come "spazzati via"

+Coloro che seguono la "Via Aperta" fino al suo culminamento e entrano nel Nirvāna sono chiamati Nirvāni.

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- che dopo tutto, è la traduzione letterale del termine; vāna è il participio passato del verbo-radice vā, che significa "soffiare", e nir significa "fuori". Le vesti inferiori svaniscono quando la Monade entra nello stato Nirvānico, perchè gli aggregati che compongono gli strati esterni, consistenti di "fini fogli" (o Jīvāñus) ritornano ai loro rispettivi regni.

Poichè la monade, o piuttosto l'Essenza Monadica, risulta dal cuore dell'Essere (l'Ātman da Paramātman), deve essere quindi affine alla Sorgente ultima dalla quale è sgorgata. Quindi è pervasa con la vera Essenza della Legge Divina. Quando un Manvan-tara comincia la Legge Divina é riflessa nelle Leggi che governano quel periodo di attività. Quindi l'Essenza Monadica è essenzialmente legata con il Movimento Eterno, che si mani-festa durante un Manvantara come la Legge di Attività Costante, risultante in Continuo Cambiamento. È

"difficile comprendere, finché uno non è ben avvezzo con la metafisica filosofica di una serie senza inizio ne fine di Rinascite-Cosmiche; e si stupisce e diventa familiare con quella legge di Natura che è il Moto Eterno, ciclico e spirale, quindi progressivo anche nella sua retrocessione apparente." (II, 80*)

Ovviamente gli strati o vesti della Monade devono anche partecipare della sua es-senza e devono anche essere conformi alla Legge di Costante Attività. Specialmente in questo caso con le vesti inferiori - lo Sthūla-śarīra o corpo fisico - che si manifesta nel mondo come un aggregato. A causa del fatto che è composto da fini strati che sono sotto-posti a continui cambiamenti durante la coerenza del corpo fisico come veicolo composito, sotto il dominio dell'Ego Umano, o Ego reincarnante. Si deve notare, comunque, che lo Sthūla-śarīra non è completamente sotto il controllo della personalità, perché il sistema in-volontario all'interno del corpo mantiene le sue funzioni senza rigurardo di come una per-sona viva la sua vita sulla terra.

Inoltre di base c'è un'urgenza per qualcosa di migliore che si fa sentire anche durante la vita quotidiana. Ci si può riferire a questo come al "divino scontento", poichè rimane sot-tostante attraverso un vita intera, anche se dà l'urgenza di raggiungere qualcosa di migliore, qualcosa di grande, qualcosa di nobile.

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LO SCOPO DELL'ESISTENZA 155

Dopo tutto, qual'è lo scopo dell'esistenza ? Questa è la domanda spesso ripetuta, esternata sia dagli scoraggiati o i reietti, che dai vincenti. Anche lo studente perplesso, che ha colto alcuni concetti base della Saggezza Antica, da voce al suo smarrimento in un qualche modo secondo questa linea :

Poichè la monade è universale, senza legami e senza partito, così come non composta e invisibile, nulla può essere aggiunto ad essa durante un periodo di manifestazione fino al tempo in cui entra nell'Assoluto - per il periodo del Mahā-Pralaya. Qual'è dunque il proposito di tutto, se nulla è aggiunto ad essa e la Monade rientra nello stato o condizione dalla quale è scaturita ? Neppure la Monade stessa è capace di mani-ferstarsi nelle sfere inferiori, ma deve farlo attraverso un Raggio ? Allora, anche, sembr-erebbe, apparentemente, incapace di avere effetto sul corso del raggio inferiore ? Anche se presumibilmente queste sono una serie di domande semplici, la risposta è afferrata so-lamente quando i concetti fondamentali presentati nella Dottrina Segreta sono completa-mente compresi. Lo scopo di quest'opera è quello di fornire alcune delle idee che portano alla comprensione delle idee di base. In primo luogo si dovrebbe ricordare che la de-scrizione data alla Monade nella serie di domande precedenti è veramente applicabile all'Essenza Monadica - che rappresenta la Sorgente del nostro essere, l'Ātman o Se - piuttosto che Ātma-Buddhi, che è tecnicamente la Monade. La congiunzione di Buddhi con Atman rappresenta il primo aspetto della Monade. Poiché la prima upādhi, o "velo di spir-ito" è stata emanata da Ātman, o Se - piuttosto che Ātma-Buddhi, che è tecnicamente la Monade. Il congiungimento di Buddhi con Atman rappresenta il primo aspetto della Monade. Poichè la prima upādhi, o "velo di spirito" è stata emanata da Ātman come Raggio. Anche se finora il primo aspetto non è capace di manifestarsi sul piano fisico, così che una seconda upādhi è richiesta. Il secondo "velo di spirito" è stato emanato. A questo ci si riferisce tecnicamente come a Manas Superiore , o l'Ego Reincarnante. A suo turno l'Ego reincarnante ha bisogno di un veicolo per contattare il piano fisico. Questo è fornito dal suo raggio, la personalità. Comunque, la personalità è un composto. È composta dal corpo fisico (Sthūla-śarīra) con il suo attendente Corpo Modello (Linga-śarīra), più il princi-pio vitalizzante (Prāna), insieme con il Principio-Desiderio, Kāma, in congiunzione con l'as-petto inferiore del principio-Mente, Manas.

È quasi vero che nei reami inferiori all'umano, la Monade non è capace di influenzare il corso del raggio inferiore - per la ragione che non è stata raggiunta l'autoconsapev-olezza. Comunque, quando il principio-Manas è stato risvegliato - il risveglio del quale ha luogo durante lo stadio umano dell'evoluzione - c'è allora la possibilità che la Monade possa essere capace di influenzare il corso del suo Raggio, quando la personalità è fatta ricettiva all'illuminazione. Qui è dove "sforzi auto indotti e mirati" della terza proposizione fondamentale entrano in gioco.

Il pellegrinaggio sul Cerchio di Necessità è intrapreso non per lo scopo di "aggiun-gere" nulla all'Essenza Monadica, poichè il concetto fondamentale dello schema evolutivo non è per lo scopo di raccogliere sostanze o proprietà addizionali, ma piuttosto per far sbocciare

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potenzialità o capacità inerenti. Il girare che è stato intrapreso dal Pellegrino - o Monade - abilita l'Essenza Monadica ad allargare la sua sfera di influenza, in modo che possa includ-ere tutti i Regni così come tutti i globi della catena planetaria con i quali viene a contatto, attraverso esperienze dirette ottenute con i suoi Raggi. Allo stesso tempo le vesti o strati che sono stati manifestati sono in grado di conseguire...

conseguire che cosa ?Conseguire esperienze a loro turno. Sicuramente non c'è bisogno di dubitare dell'af-

fermazione che la personalità (il raggio inferiore) guadagna esperienze durante la vita ter-restre. Attraverso esperienze ripetute la personalità raggiungerà lo stato di diventare uno strumento ricettivo per il suo Raggio superiore (l'Ego reincarnate), su questo globo (Globo D). A suo turno l'Ego Reincarnante (più correttamente l'Ego reincorporante) raggiungerà il potere di funzionare coscientemente su tutti i globi della Catena Terrestre. Quindi, anche, a tempo debito il Raggio superiore raggiungerà il potere di esistere autoconsapevolmente, che è l'oggetto del pellegrinaggio sul Cerchio di Necessità (come asserito nella terza proposizione fondamentale). Questo è per dire, che il Raggio, Buddhi, raggiungerà il potere di esistere senza la necessità di un raggio sul piano fisico, fornito dalla personalità. Allo stesso tempo Buddhi raggiungerà l'espiazione con la sua Essenza Monadica. Avendo così raggiunto lo scopo, l'Essenza Monadica e il suo Raggio saranno capaci di perdurare at-traverso un Manvantara Planetario senza strati inferiori o vesti, così come durante un paragonabile periodo di non-manifestazione (un Pralaya Planetario).

Lo scopo dell'Essenza Monadica e del suo Raggio è, allora, di funzionare in sfere an-cora più estese di influenza, il dominio su ogni area estesa è raggiunto attraverso la super-visione in quel regno o sfera.

Si può fare un'analogia, allo scopo di rendere il punto chiaro, descrivendo lo status dell'osservatore del Globo, tecnicamente chiamato il "Lha che fa girare il Quarto Raggio" (anche chiamato il Rettore Planetario o Logos Planetario sul quarto Globo). Ovviamente questo Grande Essere non potrebbe possibilmente supervisionare ogni incarnazione di ogni singolo essere umano sul quarto Globo, neppure per quanto riguarda ognuno dei Regni Inferiori sulla scala della Vita. Finora l'Osservatore fornisce la "casa" per innu-merevoli gerarchie di esseri, che mantengono il governo sulle sue "sfere di influenza". Du-rante il periodo completo che la sua "casa" è mantenuta per tutti gli esseri sulla Scala della Vita - questo per dire durante un Manvantara Planetario - il Lha partecipa delle sue espe-rienze evolutive su altri reami, senza riguardo alla maniera nella quale gli individui sul Globo compiono i loro ciclici sviluppi, cosicché una sfera più vasta di influenza può essere raggiunta dal Rettore.

In riferimento alla questione riguardante lo scopo di entrare in Paranirvāna : fornisce all'Essenza Monadica un'opportunità di diventare libero dai rivestimenti o vesti - per un pe-riodo estremamente lungo. Questo capita alla consunzione di un Manvantara Solare*. Si-curamente, quando il

* Per un calcolo sul periodi di tempo che stabiliscono la durata del Manvantara Solare e del Pralaya Solare, vedi capitolo I, p. 17.

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periodo Solare di manifestazione è cessato, il Pralaya Solare prevale. Quindi, in quei cosmi non ci sono globi manifestati sui quali la Monade possa funzionare. Dopo l'entrata nel Paranirvāna, il Raggio diventa fuso con altri raggi, la "goccia di rugiada scivola nel mare scintillante". Inoltre il Raggio, Buddhi, mantiene ancora cognizione della sua individualità, mentre l'Essenza Monadica - Ātman - diventa uno con Paramātman, la Scintilla diventa la Fiamma (delle parole delle Stanze di Dzyan). Questo è così, perché Ātman è legato con Paramātman, come è sempre, anche durante la vita terrestre.

"Ātman, il 'Se Superiore', non né il tuo Spirito ne il mio, ma come la luce del sole splende su tutti noi. È l'universalmente diffuso "principio divino", ed è inseparabile dall'uno e assoluto Met-Spirito, come il raggio di sole è inseparabile dalla luce del sole."*

Fondendosi nell'Essenza Una, Ātman diventa "la vera vita stessa". (I, 130+)

In conclusione. Poiché il Movimento Senza Posa È per sempre, può essere visto come la Legge Primaria. Sembrerebbe, quindi, che l'oggetto o scopo dell'esistenza è di raggiungere lo stato del Grande Respiro, nel quale la condizione è la stessa durante periodi di manifestazione come durante intervalli di non manifestazione, che è durante Manvantara e Pralayas. Tentando una descrizione : è quella condizione quando cio che È, è equivalente a cio che NON È. In altre parole, rappresenta la condizione di Essenza piuttosto che di essere. (BE-NESS rather than BEING)

Ancora un'altro sforzo nella spiegazione : forse piò essere espresso in questa maniera. Lo scopo dell'esistenza è di raggiungere lo stato di coscienza superdivina, comparabile alla effluenza primaria da Ādi-Buddhi. ++

++ Ādi-Buddhi : L'Originale (o Primeva) Saggezza Divina che è sempre esistente. "L'omnipervadente intelligenza suprema e assoluta. (Dalle Lettere dei Mahatma a A. P. Sinnet, p. 90).

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Capitolo VILA LEGGE SETTENARIA

Al fine di comprendere le dottrine che seguono in questo capitolo, così come capire molti degli insegnamenti connessi con l'uomo e la sua evoluzione, è di monumentale importanza che lo schema del seguente capitolo sia colto interamente. Il significato della Legge Settenaria nei suoi aspetti generali può essere determinato all'inizio guardando i seguenti commenti sulle stanze di Dzyan :

"La Genesi Universale parte dall'uno, rompe nel tre, poi nel cinque, e finalmente culmina nel sette, per ritornare nel quattro, tre, e uno." (II, 160*)

Se qualcuno fosse in grado di esporre questo passaggio pienamente e in tutti i suoi significati, allora sarebbe indubitabilmente capace di spiegare i misteri connessi con la genesi universale. Siccome non è il caso possono essere offerte alcuni suggerimenti. Il significato di Uno si rifà all'UNO, sarebbe quello del "Punto nel Cerchio".+ Il "rompere in tre" potrebbe essere applicato all'emanazione dei tre Logoi. Ma una continuazione dell'esposizione dei "numeri" non fu intrapresa nella Dottrina Segreta, poichè venne fatta la seguente affermazione :

"I numeri con i quali questi esseri Celestiali sono connessi sono estremamente difficili da spiegare, siccome ogni numero si riferisce a diversi gruppi di idee distinte, in accordo con il particolare gruppo di 'Angeli' che sono intesi rappresentare. Qui dentro risiede il nodo nello studio della simbologia..." (I, 119++)

Riguardo al "culminare in sette" un'interpretazione può essere suggerita nei seguenti versi dalla stanza V :

"Fohat traccia linee a spirale per unire il sesto al settimo - la corona." (Stanze di Dzyan, śloka 4)

Una spiegazione di questo śloka venne data come segue. Si richiama attenzione al simbolismo allegorico del riunire insieme del sesto e settimo

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principio nell'uomo - Buddhi e Ātman. Ques'unione forma il punto essenziale nell'evoluzione dell'uomo e i suoi principi, la considerazione dei quali forma un prominente aspetto in questo capitolo.

"Questo tracciare di 'Linee a Spirale' si riferisce all'evoluzione dell'uomo così come ai principi della Natura : un'evoluzione che ha luogo gradualmente, come fa ogni altra cosa in natura. Il Sesto principio nell'uomo (Buddhi, l'Anima Divina) sebbene un mero respiro, nelle nostre concezioni, è sempre qualcosa di materiale quando comparato con il divino 'Spirito' (Ātman) del quale è il portatore o veicolo. Fohat, nella sua capacità di Amore Divino (Eros), il Potere elettrico di affinità e simpatia, è mostrato allegoricamente mentre cerca di portare il puro spirito, il Raggio inseparabile dall'uno assoluto, in unione con l'Anima, i due costituenti nell'Uomo la monade, e in Natura il primo legame fra il sempre incondizionato e il manifesto."

Il sistema solare anche, consiste in sette principi, "come ogni altra cosa in questi centri. Questo è l'insegnamento Esoterico trans-Himālayano. + È stato portato in esistenza attraverso le attività di Fohat lungo i sette principi di Ākāśa, agendo su sustanza manifes-tata o l'Elemento Uno

"e differenziandosi in vari centri di Energia, mette in moto la legge di Evoluzione Cos-mica, che, in obbidienza all'Ideazione della Mente universale, porta in esistenza tutti i vari stati di essere nel Sistema Solare."

In questa connnessione, uno dei postulati della filosofia Esoterica deve essere tenuto a mente :

"Tutto nell'universo metafisico come in quello fisico è settenario."

A questo postulato dovrebbero essere aggiunti tre paragrafi dal primo commentario. Deve essere fatta chiarezza che è nei Commenti, insieme con le Stanze di Dzyan, che for-mano la fondazione strutturale sulla quale il sistema della Filosofia Esoterica è costruito.

"(xxiii) 'È basandosi sulla sua natura settenaria che il Sole è descritto dagli antichi come essere trainato da sette cavalli eguali ai metri dei Veda; o, ancora, che sebbene è identificato con i sette "Gana" (classi di esseri) nel suo globo, è distinto da loro, come lo è in realtà; e anche che ha Sette Raggi, come in realtà ha.

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"(XXV) 'I Sette Esseri nel Sole sono i Sette Sacri, Auto-nati dal potere inerente alla matrice della Sostanza Madre. Sono loro che spediscono le Sette Forze Principali, chia-mate raggi, che all'inizio del Pralaya si centreranno in sette nuovi Soli per il prossimo Man-vantara. L'energia dalla quale essi scaturiscono all'esistenza cosciente in ogni Sole, è ciò che alcune persone chiamano Vishu, che è il Respiro dell'Assolutezza.'"

"'Lo chiamiamo la vita Una Manifestata - essa stessa una riflessione dell'Assoluto."' (I, 290*)

"(XX) 'La Materia o Sostanza è settenaria all'interno del nostro Mondo, come lo è oltre ad esso. Inoltre, ognuno dei suoi stati o principi è graduato in sette gradi di densità. Sūrya (il Sole) nella sua riflessione visibile, esibisce il primo, o più basso stato dei sette, lo stato più alto della Preessenza Universale, il puro dei puri, il primo Respiro manifestato dei sette Sat Immanifesti (Essenze). Tutti i Soli Centrali o oggettivi sono nella loro sostanza gli stati più bassi del primo Principio del Respiro. Neppure uno di questi è più che la Riflessinione delle Loro Primarie che sono concepite dallo sguardo fisso di tutto se non dai Dhyān Chohans, la sostanza Corporale appartiene alla quinta divisione dei sette Principi della sostanza Madre, ed è, quindi, quattro gradi più alta che la sostanza solare riflessa. Sic-come ci sono sette Dhātu (sostanze principali nel corpo umano) così ci sono sette Forze nell'Uomo e nella Natura.'" (I, 289-90+)

Queste sette Forze sono distribuite da Sette Raggi Solari, che sono chiamati :

"Sushumma, Harikeśa, Viśvakarman, Viśvatryarchas, Sannaddha, Sarvavasu e Svarāj - sono tutte mistiche, e ognuna ha la sua distinta applicazione in un distinto stato di coscienza, per fini occulti. La Sushumma, che, come detto nel Nirukta (II,6), è solo per illu-minare la luna, è il raggio nondimeno preferito dagli iniziati Yogi. La totalità dei Sette Raggi emanata attraverso il Sistema Solare costituisce, per così dire, l'Upādhi (basis) physica dell'Ether della Scienza; nel quale Upādhi, luce, calore, elettricità, etc., etc.- le forze della scienza ortodossa - correlate per produrre i loro effetti terrestri. Come effetti psichici e spiri-tuali, emano da, e hanno la loro origine nella Upādhi supra-solare, nell'ethere degli Oc-cultisti-o Ākāśa." (I, 515++)

Quindi, per quanto concerne fin qui il sistema solare, la legge settenaria è basica e applicabile a tutti i suoi membri. La Terra è rappresentativa del settenario sfoderamento dello schema a sette guaine

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LA LEGGE SETTENARIA 161

Il numero sette è prominente nei più antichi scritti Indu, i Rig-Veda. Un esempio sarà sufficiente :

"I sette saggi " significa sette raggi di saggezza, sette Dhyāni : generalmente questo verso

"È interpretato solamente secondo l'aspetto astronomico e cosmico", nondimeno è

"uno dei più pregnanti di significato occulto. Il 'cammino' può significare linee (maryādāh), ma essi sono primariamente raggi di luce cadenti sul cammino che porta alla saggezza... Significa 'vie' o cammini. Essi sono, brevemente, i sette Raggi che cadono liberi dal centro macrocosmico, i sette principi nella metafisica , le sette Razze nel senso fisico. Tutto dipende dalla chiave utilizzata." (II, 191*)

Molto similmente l'affermazione più significante riguardo al numero sette è la seguente, poiché la sua brevità ne fa la più lucida : Sette è "il numero perfetto e sacro di questo Mahā-Manvantara nostro." (II, 602++)

Dovrebbe essere ricordato che la dottrina esoterica ha più di una chiave per leggere le sue linee :

"fu interpretato e i suoi misteri decriptati, come già affermato, con sette, non due, all'estremo, tre chiavi; perciò le cause e i loro effetti lavorarono in natura invisibile e mist-ica, così come psichicha e furono riferibili alla metafisica e alla psicologia così come alla fi -siologia." (II, 632§)

Non c'è bisogno di seguire tutti gli esempi della legge settenaria che sono presentati, poiché una larga sezione di uno dei volumi è votata a questo

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tema sotto il titolo "I Misteri della Settimanale". (?)* Comunque, al fine di mostrare che molti degli insegnamenti della Filosofia Esoterica possono essere tracciati in letteratura ancora esistente saranno dati alcuni esempi.

"Il Rig-Veda, il più antico dei tutti gli antichi scritti, può essere visto per corroborare gli insegnamenti occulti sotto quasi ogni punto di vista. I suoi inni-resoconti scritti dai primi In-iziati della Quinta (la nostra razza) concernenti gli insegnamenti primordiali- parlano delle Sette Razze (due ancora da venire) allegorizzandole con le 'sette correnti' (I, 35, 8); e delle cinque Razze ('pāncha krishtāyah') che hanno già abitato questo mondo nelle cinque re-gioni 'pāncha pradiśah,' (IX, 86, 29) così come dei tre continenti che furono.

"Tre continenti sommersi o in altri termini distrutti... gli Iniziati che compilarono i Veda- o i Rishi della nostra Quinta Razza- scrissero ad un tempo quando Atlantide era già spro-fondata. Atlantide è il quarto continente che apparve, ma il terzo che sparì." (II, 606+)

I sette Raggi del Sole, come dato nel Rig-Veda, sono gia stati enumerati. Un'altra in-terpretazione per il loro significato è data ora, introdotta da una referenza al carattere degli inni stessi :

"sebbene interamente allegorici, gli inni Rig-Vedici non sono nondimeno suggestivi. I sei raggi di Sūrya (il sole) sono fatti quindi paralleli ai Sette Mondi (di ogni catena plane-taria), ai sette fiumi del cielo e della terra, i precedenti essendo i setti Ospiti creativi, e gli ultimi i sette Uomini, o gruppi umani primitivi. I sette Rishi antichi - i progenitori di tutto ciò che vive e respira sulla terra - sono i sette amici di Agni, i suoi sette 'cavalli', o sette 'Teste'. " (II, 605++)

Agni era uno dei più importanti degli dei Vedici. Un'altra delle grandi deità Vediche era Varuña . È lui che

"regola tutti i fenomeni naturali, che fa un cammino per il sole, per seguirlo'. I sette fi-umi del cielo (gli dei creativi discendenti) e i sette fiumi della terra (le sette umanità creative discendenti) e i sette fiumi della terra (le sette umanità primitive) sono sotto il suo con-trollo... " (II, 606++)

Un'altro dei quattro Veda, l'Athara-Veda, anche illustra la prevalenza dei sette :

"Il Tempo (ci) riporta, un destriero, con sette raggi, mille occhi, imperituri, pieno di fe-condità. Su di lui montano saggi intelligenti; le sue ruote sono tutti i mondi.

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LA LEGGE SETTENARIA 163

"Siccome il Tempo si muove su sette ruote; ha sette mozzi; l'immortalità è il suo asse. Egli è al presente tutti questi mondi. Il tempo sollecita in avanti il primo Dio...' (Inno xix, 53)

"Ora aggiungi a questo i verso seguente dai volumi esoterici : "Lo spazio e il Tempo sono uno. Spazio e Tempo sono senza nome, poichè essi sono l'inconoscibile QUELLO, che può essere sentito solo attraverso i suoi sette raggi - che sono le Sette Creazioni, i Sette Mondi, le sette Leggi,' etc.

"Quindi, dalle Sette Creazioni, sette Rishi, Zone, Continenti, Principi, etc., etc., nelle Scritture Āriane, il numero è passato attraverso il pensiero mistico Indiano, Egiziano, Caldeo, Greco, Ebraico, Romano, e finalmente Cristiano, finchè atterrò e rimase impresso indelebilmente in ogni teologia esoterica. I sette libri antichi rubati dall'arca di Noe da Ham, e dati a Cush, suo figlio, e le sette colonne di ottone di Ham e Cheiron, sono una riflessione e una rimembranza dei sette misteri primordiali istituiti secondo le 'Sette segrete emanazioni', i 'Sette Suoni', e i sette raggi- i modelli spirituali e siderali delle sette mila volte sette copie loro in eoni futuri." (II, 612-3*)

Adesso un'altro degli insegnamenti della Filosofia Esoterica, quello dei sei globi compagni alla Terra (i sette globi comprendono una catena planetaria)

"si può trovare nella più antica e riverita delle Scritture Indu, il Rig-Veda. È fatta menzione all'interno di sei mondi, accanto alla terra : i sei rajāmsi al di sopra di prithivī - la terra - o 'questo' (idam) come opposto a quello che è quello là (cioé, i sei globi sugli altri tre piani o mondi.)"

"... I Magi o Mazdei credevano solo in ciò che altre persone che credevano; vale a dire, in sette 'mondi' o globi della nostra catena planetaria, di cui solo uno è accessibile all'uomo (al nostro tempo presente), la Terra; e nella successiva emergenza e distruzione di sette continenti o terre nel nostro globo, ogni continente essendo diviso, in commemo-razione dei sette globi (uno visibile, sei invisibili), in sette isole o continenti, 'sette climi', etc., etc. Questo era un credo comune in quei giorni quando la Dottrina Segreta era aperta a tutti." (II, 607-8+)

Così come i sette continenti e i sette climi, sette sfere o azioni erano anche associate con la Terra. Questo soggetto è introdotto attraverso una referenza alla conoscienza che gli antichi ebbero dei periodi di tempo che imperano sulla terra Terra.

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"È la conoscienza delle leggi di natura che fa del sette il numero radicale della natura, per così dire, nel mondo manifestato - ad ogni multiplo nel nostro presente ciclo di vita ter -restre, e la magnifica comprensione dei suoi meccanismi, che svelarono agli antichi così tanti dei misteri della natura. In queste sette leggi, di nuovo, e i loro processi nei piani siderali, terrestri, e morali, che abilitano i vecchi astronomi a calcolare correttamente la du-rata dei cicli e i loro rispettivi effetti sulla marcia degli eventi; per annotare in anticipo (si dice profetizzare) l'influenza che essi dovranno avere sul corso e sviluppo delle razze umane. Il Sole, la luna, e i pianeti essendo i misuratori del tempo eternamente corretti, le quali potenzialità e periodicitià erano molto conosciute, divennero così il grande Legislatore e i legislatori del nostro piccolo sistema in tutti i soui sette domini, o 'sfere di azione'.

"Le sfere di azione delle Forze combinate di Evoluzione e Karma sono (1) il Super-spirituale o noumenale; (2) lo Spirituale; (3) lo Psichico; (4) l'Astro-eterico; (5) il Sub-as-trale; (6) il Vitale; e (7) le sfere puramente fisiche." (II, 621*)

I SETTE PIANI

La Filosofia Esoterica postula che l'Universo comprende sette piani. I tre superiori di questi piani sono visti come il Mondo Divino e senza forma dello spirito; i quattro più bassi sono i piani della della Coscienza Cosmica. Il soggetto dei sette piani è uno che non viene capito facilmente. Una ragione per questo è che in Occidente, il mondo fisico o piano, è di interesse predominante. Inoltre, i nostri sensi fisici sono innestati per funzionare nel mondo fisico, o nel piano materiale, e conseguentemente ricevono grande attenzione, forse anche per l'esclusione dei sensi più fini. In conclusione sarebbe bello rivedere la definizione di H.P.B. di un piano :

"PIANO. Dal latino planus (livello, piatto) un estensione di spazio o qualcosa in esso, sia fisico che metafisico, vale a dire, un 'piano di coscienza'. Come usato nell'Occultismo, il termine denota l'intervallo o l'estensione di alcuni stati di coscienza, o del potere percettivo di un particolare gruppo di sensi, o l'azione di una forza particolare, o lo stato della materia che corrisponde ad ognuno di cui sopra." +

È abituale rappresentare i sette piani nella maniera diagrammatica attraverso sette li-nee orizzontali (appropriatamente spaziate) suvrapposte una sopra l'altra. Questo è neces-sario per fare una rappresentazione su carta (una "superfice piana"). Un metodo migliore sarebbe di considerare i sette piani come sette cerchi concentrici, i più elevati o più

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I SETTE PIANI 165

PIANO 7

PIANO 6

PIANO 5

PIANO 5

PIANO 4

PIANO 3

PIANO 2

PIANO 1

DIAGRAMMA DI RAPPRESENTAZIONE DEI SETTE PIANI

Sette circoli concentrici sono usati per rappresentare i piani, ogni piano essendo situato all'interno del campo della sfera. Il piano più basso (Piano 5) è rappresentato come il cerchio più interno; il cerchio più esterno, designato Piano VII, è il più materiale dei piani. La nostra terra è situata all'interno del piano VII. Ogni piano ha il suo proprio "campo di forza".

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166 IL PIANO DIVINO

divino rappresenta il cerchio più interno delle serie, il più materiale o il più denso dei sette piani che sta' per la sfera più esterna. Mentre questa rappresentazione diagrammatica non può essere così chiara come il diagramma familiare, nondimeno non veicola l'idea che ogni piano è un "mondo" a sè. Quindi, essendo funzionanti in ognuno delle sette sfere o mondi sono quasi indipendente dagli altri mondi, e sono in grado di funzionare senza interferenza dalle altre sfere. Comunque c'é una differenza o distinzione da notare : gli esseri del mondo interno, a causa del loro status elevato, sono in grado di penetrare le sfere più esterne, mentre quelli dei mondi più esterni non sono in grado di contattare nessuno dei piani interni e funzionano solamente nel loro proprio mondo.

Questo è uno dei significati dell'"anello da qui non si passa"- termine mistico usato nelle stanze di Dzyan :

"È l'anello chiamato "Non si passa", per quelli che discendono e ascendono..." (Stanza V, śloka 6)

Sebbene ci sia una "barriera", per così dire, fra ogni piano che impedisce un'ascesa in un piano superiore. Una spiegazione fu aggiunta allo śloka superiore :

"I Lipika separano i mondi (o piani) del puro spirito da quello della materia. Quelli che 'discendono e ascendono' - le Monadi che si incarnano, e gli uomini che si sforzano verso la purificazione e 'ascendenti', ma che non hanno ancora proprio raggiunto l'obiettivo - pos-sono varcare il 'cerchio' del 'Non si passa', solo nel giorno 'Sii-Con-Noi' ; quel giorno quando l'uomo, liberatosi dai travagli dell'ignoranza, e riconoscendo pienamente la non-separatezza dell'Ego all'interno della personalità - erroneamente vista come sua - dall'Ego Universale (Anima Supra-Mundi), si fonde quindi nell'Essenza Una per diventare non solo uno 'con noi' (le vite universali manifestate che sono 'Una' Vita), ma quella vera vita stessa." (I, 130-I*)

Nella Kabbala i quattro piani inferiori dei sette erano dipinti come quattro "Olams" o "Mondi", emananti dalle sette Sephiroth inferiori. Ad ogni Olam veniva dato un nome speci-fico. L'Emanazione dei quattro Olams avvenne nella seguente maniera come quella della Sefirot : la più alta portò avanti la prossima successiva ad una di livello inferiore; la prima e seconda Olams portaro avanti la terza; la prima, seconda e terza a turno emanarono la quarta. Questi quattro Mondi sono chiamati :

1. Olam Azīlūth (o) il mondo Atzilatico - Il Mondo Archetipo2. Olam Berīāh il mondo Briatico - Il Mondo Creativo3. Olam Yetzīrah il mondo Jeziratico- Il Mondo Formativo4. Olam Qelippoth o Kliphoth anche Olam Asīah il mondo Asiatico- Il Mondo Fisico

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I SETTE PIANI 167

1o piano Il mondo immanifesto Piano I

2o piano Piano II

3o piano Piano III

1o piano Il mondo manifestato Il mondo archetipo Olam Atzīlūth Piano IV

2o piano Il mondo intellettuale Olam Berīāh Piano Vo mondo creativo

3o piano Il mondo sostanziale Olam Yetzīrah Piano VIo mondo formativo

4o piano Il mondo fisico Olam Qelippoth Piano VIImateriale

DIAGRAMMA DI RAPPRESENTAZIONE DEI SETTE PIANI

Basato sul diagramma della dottrina segreta (I, 200). Sulla parte sinistra del diagramma i piani sono numerati in accordo ai "Mondi non Manifestati" e "Mondi Manifestati". Nella porzione centrale sono rappre-sentate le quattro Olams, o "Mondi" come descritti nella Kabbala Caldea, primo nei termini equivalenti In-glesi, seguiti dal termine Caldeo. Nella parte destra i sette piani sono enumerati in ordine discendente .

È di interesse notare che il mondo Inferiore è diviso in sette abitazioni chiamate "Sheba Haichaloth", che sarebbe equivalente alle sette zone della nostra terra.

Nel presentare una rappresentazione diagrammatica dei sette piani nella Dottrina Segreta, visto che i tre piani più elevati sono chiamati arūpa, che significa "senza forma", un triangolo fu piazzato per racchiudere questi primi tre piani. Sui quattro piani successivi una sfera fu piazzata e il termine equivalente Inglese per i quattro "Mondi" Kabbalistici fu usato dando nomi a questi quattro piani, indicando che la stessa idea si applica alla Filosofia Esoterica. Le spiegazioni seguenti furono date :

"I tre Piani più elevati del Kosmo Settenario, il Mondo Divino e senza Forma dello Spirito - l'Arūpa o 'senza Forma', là dove la forma cessa di esistere, sul piano oggettivo."

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Riguardo al quarto piano, che è chiamato il "Mondo archetipale" :

"La parola 'Archetipale' non deve essere presa quì nel senso che i Platonisti le dettero, vale a dire, il mondo che esisteva nella Mente della Deità; ma in quello di un mondo fatto come un primo modello, che va seguito e migliorato via via dai mondi che lo succedono fisicamente - sebbene deteriorandosi in purezza."I quattro inferiori sono i piani della Coscienza Cosmica, i tre piani elevati sono inaccessibili all'intelletto umano allo sviluppo attuale. I sette stati della coscienza umana sono pertinenti ad un'altra questione." (I, 2000*)

L'enumerazione dei sette piani fornisce una base per la considerazione di un numero di "setti (sette al plurale)" che hanno stretta relazione con il soggetto dei piani. Prima di passare a loro, comunque, si richiama l'attenzione al fatto che ognuno dei sette piani è divisibile in sette sottopiani. Questo è un punto importante da ricordare, quando si può aver immaginato di entrare in un "piano più elevato", laddove il piano nel quale si è entrati è solo una suddivisione più elevata del piano oggettivo più basso. Ad esempio di questa divisione settenaria, il più basso dei sette piani - il piano nel quale l'umanità funziona nel mondo oggettivo, che può essere chiamato il Piano Terrestre o Prākritico - è suddiviso nella maniera seguente + (piazzando più elevata delle suddivisioni in accordo con la sequenza di emanazione, piuttosto che in sequenza numerica; così il numero sette é piazzato per primo, mentre la suddivisione più bassa è in fondo - chiamata "uno") :

Il PIANO PIÙ BASSO O SETTIMO___________________________

7 Para- Ego o Ātmic____________________________

6 Ego-Interno o Buddhico____________________________

5 Io-manas (Mentale superiore)____________________________ Il piano Terrestre

4 Kāma-Manas (Manas inferiore) o____________________________

3 Prānico Kāma o Psychico Il piano Prākritico____________________________

2 Astrale____________________________

1 Oggettivo____________________________

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LOKAS E TALAS 169

Direttamente connessa con il soggetto dei sette piani c'è la considerazione dei Loka e dei Tala, poiché nella letteratura teosofica la parola loka é generalmente vista come equiv-alente ad un piano. Letteralmente, la parola sanscrita significa posto o località, da qui la parola resa con mondo, sfera o piano.

Nella letteratura esoterica Indu la parola loca è etremamente usata, specialmente nei Purāna, dove sono menzionati quattordici loca : sette superiori sono chiamati sette para-disi, mentre i sette inferiori sono fatti equivalenti a sette inferni. Classi di esseri celestiali sono viste come abitanti i sette mondi più elevati. Poiché nella Dottrina Segreta appaiono frequenti citazioni dai Vishnu-Purāna riferentesi a vari loca, sarebbe d'aiuto elencare i loca, dando il significato dei nomi, così come i gana (classi di esseri celestiali) che risiedono in ogni loca. L'enumerazione comincia con il loca inferiore, visti come il settimo :

7. Bhūr-loka - il nostro mondo, la Terra - Globo D, generalmente parlando la casadei mortali.

6. Bhuvar-loca - (bhuwas, diventa bhuwar quando è combinato con loca - "il mondo dell'aria", letteralmente "il mondo del divenire") designato come lo spazio fra la Terra e il Sole - abitato da Munis e Siddas (asceti e una classe di esseri semi divini).

5. Svar-loka - (svah, diventa svar quando combinato con loca - spazio chiaro o cielo, da qui paradiso) - la regione al di sopra del Sole o fra il sole e la Stella Polare - la regione di Indra da quì anche chiamata Indra-loca.

4. Mahar-loka - "il grande mondo" (mahā, grande, diventa mahar quando è combinato con loka) - la regione sopra la Stella Polare, abitata da Bhrigu e altri Rishis che "sopravvivono alla distruzione dei tre mondi inferiori" (nella letteratura popolare). Anche i Pitri superiori dopo aver compiuto la loro missione di aiuto all'umanità.

3. Janar-loka - "il mondo della nascita", cioé nascita spirituale (da ja, nascere). La dimora del

figlio di Braahmā, Sanat-Kumāra; anche di Kumāras, Agnishvāttas e Mānasaputras.2. Tapar-loka - "il mondo di Meditazione" (tapas, osservanza religiosa, devozione,

meditazione, che diventa tapar quando è combinato con loka). La dimora di Vairājas; "nella filosofia esoterica essi sono chiamati Nirmānakayas, Tapar-loka essendo sul sesto piano (salendo)" (Gloss. Teos. p. 358)-

1. Satya-loka - "il mondo della verità" o realtà - la dimora di Brahmā, da qui chiamato Brahmā-loka. Coloro che raggiungono questo loka sono liberi dai legami di nascita come Jīvamuktas o Nīrvānins.

Riguardo ai sette loka inferiori, essi sono popolarmente chiamati "inferni", sebbene il termine corretto è tala. Tala è una parola sanscrita che significa una superficie, un posto livellato, anche la parte inferiore o la base di una cosa - che è il significato di del termine quando applicato a loka. Un modo di descrivere i Talas in congiunzione con i lokas, è

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quello di guradare il loka come la "parte-spirito" del mondo o piano e i talas come la "parte-materia" dello stesso mondo o piano. Sette tala sono enumerati, un tala agisce come base o piuttosto parte per ogni loca (come spiegato or ora). Essi sono chiamati come segue - enumerandoli in ordine discendente, cominciando dal tala superiore.

1. Atala - letteralmente significa "non un tala" (cioe , "ne una base o un posto) veicola l'idea che questi più alto tala non ha molta materialità dalla "parte-materia" del suo corrispondente loka - Satya-loka.

2. Vitala - poiché il prefisso vi significa divisione, distinzione o anche opposizione, la parola suggerisce che la materia sta diventando più divisa (dallo spirito) nella sua discesa.

3. Sutala - un misto di su, buono, e tala, da qui letteralmente un buon posto. 4. Rasātala - questo composto sanscrito di rasa, gusto e tala, posto,

letteralmente il "posto del gusto" significa che in questo tala gli organi del senso diventeranno predominanti sulle facoltà dell'uomo, se è permesso di fare così.

5.Talātala - composto di tala e atala, letteralmente "un posto che non è un posto", veicola con la parola stessa che la fase più bassa della "parte-materia" non è ancora raggiunta, quindi un posto ancora più materiale che ognuno dei tala superiori. Alcune scuole di pensiero usano la parola Karatala al posto di Talātala, che può essere resa come "il posto del toccare", poiché kara significa mano.

6. Mahātala - letteralmente "il grande posto" - mahā, grande; tala, posto; significando che la materia è veramente densa in questo posto.

7. Pātāla - un composto di pāta, precipitato o caduto, e tala, posto : il posto caduto, il più basso dei tala; visto come la dimora dei Nāga (serpenti) e demoni.

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Così tanto per l'enumerazione e la descrizione generale. Per quanto concerne la filosofia esoterica , i loka e i tala hanno un significato molto più grande che mere località o dimore di ganas (classi di esseri celesti). Esse possono essere comparate a stati di co-scienza, nei quali un uomo può entrare, i loka rappresentando l'aspetto spirituale, i tala, l'aspetto materiale.

Sarebbe un concetto falsato di vedere i loka come paradisi e i tala come inferni: e an-cora molto più erroneo dividere i loka e i tala così da fare quattordici mondi - invece che sette loka-tala. Al fine di chiarire questo punto, la seguente illustrazione può essere pre-sentata. Guardiamo sette monete : un penny (IC.), un nickel (5C.), una dima (10C.), un quarto (25C.), un mezzo dollaro (50C.), un dollaro ($ 10.00). Ogni moneta ha due lati, co-munemente chiamati testa e croce. Ma questi due lati sono inseparabili e costituiscono la moneta. Similmente un loka-tala è un unità ed é separabile solo per fini di considerazione filosofica. Comunque, il punto più importante di questa illustrazione arriva ora. Proprio come il valore di ognuno delle sette monete numerate genera un distinto stato di sentire , chiaramente associato con ogni moneta e distinguibile - la differenza più marcata, per es-sere sicuri, è quella fra l'aquila e il penny - cosi anche ogni loka-tala ha il suo distintivo stato di coscienza, che può essere distinguibile dagli esseri che entrano lo stato di co-scienza applicabile ad un particolare loka-tala. Il loka è rappresentativo dell'evoluzione dello spirito durante l'Arco Ascendente, mentre il tala rappresenta l'evoluzione della mate-ria sull'Arco Discendente.

Associando ogni paio di loka-tala con un piano, i sette loka-tala

"sono piani dal senza all'interno, e (i sette) gli Stati Divini di Coscienza attraverso i quali l'uomo può passare - e deve passare, una volta che è determinato ad andare at-traverso i sette cammini e portali di Dhyāna; non è necessario essere disincarnati per questo, e tutto questo viene raggiunto sulla terra, e in una delle molte incarnazioni.

"Guarda l'ordine : i quattro inferiori... sono rūpa; vale a dire sono fatti dall'Uomo In-terno con la piena concorrenza delle porzioni più divine, o elementi, del Manas inferiore, e coscientemente dall'uomo personale. I tre stati più elevati non possono essere raggiunti e ricordati da quest'ultimo, finché non si é Adepti iniziati. Un Hata Yogi non passerà mai oltre Maharloka, fisicamente, e il Talātala (doppio o posto duale) , psycomentale. Per diventare uno Rāja Yogi, uno deve ascendere fino al settimo portale, il Satya-loka. Per ciò, il Maestro Yogi ci dice, è la fruizione di Yajña, o sacrificio. Quando il Bhūr, Bhuvar e Svar (stati) sono una volta superati, e la cosceinza dello Yogi centrata in Maharloka, è negli ultimi piani e stati fra l'intera identificazione del Personale e più Elevato Manas." (S.D., V, 542)

Si può elencare ora la corrispondenza tala-loka (in ordine discendente) :

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1. Satya-loka 1. Atala2. Tapar-loka 2. Vitala3. Janar-loka 3. Sutala4. Mahar-loka 4. Rasātala5. Svar-loka 5.Talātala6. Bhuvar-loca 6. Mahātala7. Bhūr-loka 7. Pātāla

Il prossim stadio nella spiegazione del soggetto può essere dato guardando i sette loka-talas come equivalente dei sette Principi del Kosmo- un principio per ogni piano. In questa corrispondenza i loda rappresentano il principio parte, mentre i tala rappresentano il principio elemento.

Allora c'è un aspetto emanazionale dei loka-tala. Proprio come nell'emanazione delle Sephiroth e nello svolgimento dei sette Elementi-Principi, i loka-tala seguono la stessa pro-cedura. Il primo loka-tala (Satya-loka-Atala) emana il secondo; dal primo e dal secondo loka-tala (Tapar-loka-Vitala) la terza coppia è emanata; dalla prima, seconda e terza serie (Janar-loka-Sutala) la quarta è sfoderata; dalla prima... e quarta (Mahar-loka-Rasātala) viene in essere la quinta e così via...A causa di questo dovrebbe essere apparente che la radianza o essenza dal primo loka-tala penetra ogni paio fino al settimo - così come il secondo, terzo, quarto, quinto e sesto loka-tala. A causa di questo sfoderamento emanazionale, tutti i loka sono inseparabilmente interlegati, e inoltre ogni loka-tala gemello può essere considerato come composto di un loka-tala settiforme, i sette nella loro totalità contengono così 49.

Un'altra illustrazione riguardo all'aspetto duale dei loka-talas puo`essere data con-siderando l'aspetto bipolare di ogni parte. Ogni sfera ha un polo nord e un polo sud : il loka rappresenta il polo nord, mentre il tala stà per il polo sud.

Nel campo della scienza un esempio può essere citato. In elettricità due poli sono sempre presenti, chiamati il positivo e il negativo; il loka è rappresentativo del polo positivo, il tala, il negativo.

Siccome la coscienza ha bisogno "un campo" nel quale funzionare, i loka-tala pos-sono essere visti nella natura di un "campo"; i loka rappresentano l'aspetto spirituale della coscienza, i tala l'aspetto materiale. Illustrando il punto : la coscienza di una persona che esperisce lo stato di Turīya-Samādhi sarebbe in un loka superiore, mentre la coscienza di uno che sta patendo il delirium tremens sarebbe in un tala*.

* Il soggetto dei Loka e Tala è esposto ulteriormente nel Capitolo VII, sezione 2, inti-tolato "La Dottrina dei Loka e dei Tala".

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I SETTE PRINCIPI-ELEMENTI 173

(Tattva, Tanmātra, Mahābhūtas o Prakriti)

Strettamente associati con i sette piani ci sono i sette Tattvas, Tanmātras e Mahāb-hūtas. Mentre ognuno di questi termini, come usato nella Filosofia Esoterica, veicola uno speciale significato, le idee associate con questa triade sono generalmente riferite alla Dot-trina Segreta sotto il semplice termine "Elementi", per la ragione che la parola "elemento" è usata per tradurre ognuna delle parole sanscrite. Ovviamente nessun singolo termine ital-iano può rendere il significato della parola originaria Sanscrita, e non ci sono termini precisi nelle lingue moderne per renderne l'idea. Al fine di suggerire che c'è un altro significato in-teso rispetto a quello usualmente associato con la parola, viene utilizzato l'ifenato " Princi-pio-Elemento".

Incominciamo con la descrizione delle idee associate con i termini e continuiamo con il loro significato etimologico : tattva convoglia l'idea che c'è una "parte-forza" o "parte-spir-ito" degli elementi, o Principi-Elementi, che sono enumerati come sette, sebbene i lavori esoterici ne citino solo cinque. È la forza, o "parte-spirito" di un elemento che gli permette di "cambiare" , che vuol dire, svilupparsi o svolgersi, mentre il periodo ciclico progredisce. Ogni era richiede un aspetto differente - perché i vari piani - nei quali i Principi-Elementi de-vono manifestarsi al fine di compiere il loro avanzamento o svolgimento. In altre parole, il Principio-Elemento che si manifesta per primo sul globo A nella Prima Ronda è consider-abilmente alterato quando quel Principio-Elmento si manifesta nella quarta Ronda sul globo D. La sua prima manifestazione emanazionale (nella Prima Ronda sul Globo A) nel suo aspetto veicolare o "parte-materia" è rappresentata dal termine Tanmātra, che significa il Rudimentale o Elemento Originario. Da qui Tanmātra è spesso reso come Elemento Rudimentale, anche Elemento Sottile. Mentre i cicli girano, lo sviluppo evolutivo dei Tan-mātra (Principi-elementi rudimentali) procede passo dopo passo con la condizione mutev-ole del mondo, e questo stadio evolutivo, o svolgimento, è chiamato il Mahābūhta (Princi-pio-Elemento grossolano). In altri termini, l'aspetto veicolare o "parte-materia" deigli Ele-menti-Pricipi originari (il Tanmātra) si è sviluppato o è diventato l'elemento grossolano (Mahābhūta) che è presente nel Globo D (la nostra Terrra) nella quarta ronda.

Continuando l'idea fino alla sua logica conclusione : mentre i cicli progrediscono ogni Elemento-Principio contina il suo sviluppo evolutivo e svolgimento in un aspetto-Mahāb-hūta piu`evoluto, a causa del potere interente dell'aspetto Tattva.

Comunque, si deve notare che la fase più "grossolana", dell'aspetto più materiale del Mahābhūta è gia avvenuta, poiché il punto più denso è capitato al culmine dell'Arco Dis-cendente, o al punto più basso dell'Arco Ombroso. Questo ebbe luogo durante il ciclo della Quarta

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Razza in questa Quarta Ronda. Le fasi di sviluppo del Mahābhūta continueranno su linee eteree, piuttosto che materiali, e sarà il caso anche per la terra stessa, così come per l'umanità, poiché l'Onda di Vita Umana è ora nella Quinta Razza sull'Arco Ascendente.

Come per l'etimologia del termine Tattva è una parola sanscrita che è generalmente resa "realtà", sebbene il significato letterale della parola è "quellezza" (sostantivazione in-ventata di quello) poiché è derivata dalla particella pronominale tat con il suffisso tva. Può anche essere resa "elemento", nel senso della realtà sottostante dietro l'apparenza esterna o manifestazione fisica. Questo è espresso bene in un'esposizione dei Tattva :

"L'universo venne dal Tattva (o dai Tattva); va avanti attraverso la strumentalità dei Tattva; sparisce nei Tattva; attraverso i Tattva è conosciuta la natura dell'Universo." (S.D., V, 469)

"I Tattva essendo semplicemente il substrato delle sette forze della Natura... Ci sono sette forme di Prakriti, come Kapila's Sānkhya, il Vishnu-Purāna, e altre parole tecniche. Prakriti è la Natura, Materia (primordiale e elementale); quindi la logica domanda che i Tattva anche debbano essere sette... sono entrambi Sostanza e Forza, o Materia atomica e Spirito che lo anima." (S.D., V, 469)

Mahābhūta : un composto di mahā, grande, e bhūta, il participio passato della radice verbale bhū, essere, reso "elemento grossolano". In alcune scuole di filosofia Indu le Prakriti (quando la parola è quindi usata in questa forma plurale) sono equivalenti ai Mahābhūta, e viste come gli otto produttori di essenza primaria che evolve l'intero mondo visibile. Queste otto sono enumerate come : Avyakta, Buddhi o Mahat, Ahamkara, e i cinque Tanmātra. Il significato di questi termini Sanskriti, come usati nella filosofia Sānkya, è come segue : Avyakta, letteralmete "involuto", l'elemento primordiale o principio produt-tivo mentre tutti i fenomeni del mondo materiale sono sviluppati. Mahat, letteralmente "il grande", il principio intellettuale e la sorgente di di Ahamkāra. Ahamkāra, letteralemente, "la facoltà che costruisce l'Io", la concezione dell'indivualiltà, la concezione di se. Dovrebbe essere aggiunto che quando la parola Prakriti è usata nella sua forma singolare, ha il signi-ficato di sostanza originale o primaria. Le Prakriti sorgono da questa Sostanza Originale, o Prakriti. I Mahābhūta o "elementi grossolani" o principi-elementi (come gia`spiegato) sono i risultanti dei Tanmātra sviluppati o evoluti (Rudimentali Elementi-Principi) : Etere, Fuoco, Aria, Acqua, Terra.

Tanmātra : un composto di tat, quello; mātra, inezia; anche un'unità di misura. La parola è generalmente tradotta "elemento sottile", sebbene elemento rudimentale o ele-mento originante esprime l'idea meglio (come già spiegato). In uno dei loro aspetti i cinque Tanmātra sono equiparate ai cinque sensi, che sono corre-late ai principi-elementi nella maniera seguente :

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TANMĀTRA Senso del : Sviluppato nella : Equiparato all'elemento :

Šabda Suono Prima Razza EtereSparśa Tatto Seconda Razza AriaRūpa Vista Terza Razza FuocoRasa Gusto Quarta Razza AquaGandha Odorato Quinta Razza Terra

"I Tanmātra sono letteralmente i tipi o rudimenti di un elemento privi di qualità; ma es-otericamente, essi sono i noumeni primordiali di ciò che diventa nel progresso dell'evoluzione un elemento Cosmico nel senso dato al termine nell'antichità, non in quello della fisica. Essi sono i logoi, le sette emanazioni o raggi del Logos." (I, 572*)

Ritornando ai Tattva. I quattro inferiori dei sette Tattva sono conosciuti sotto gli ele-menti fuoco, aria, acqua, terra. Dovrebbe essere chiaramente compreso, comunque, che nella filosofia esoterica gli elementi appena enunciati sono piuttosto l"espressione fisica" di ciò che gli elementi sono diventati in manifestazione sui piani più bassi, piuttosto che gli el -ementi essenziali dai quali la manifestazione esterna ebbe origine.

La numerazione dei Tattva fornisce altri tre Elementi che sono sinora sconosciuti e che saranno sviluppati nella loro pienezza in età future, poiché la filosofia esoterica ritiene che ci voglia una Ronda per il completo svolgimento e sviluppo di un Principio Elemento (Tattva). Siccome l'umanità stà progredendo nella Quarta Ronda, l'Elemento Principio che si stà sviluppando in completo svolgimento è quello del Tattva più "basso" o denso, che corrisponde con la Quarta Ronda, la terra. Allo stesso modo ogni Tattva ha una predomi-nante corrispondenza con ogn'uno dei seguenti "sette" : con le Sette Ronde; con le sette Razze-Radici; con i Sette Globi (della catena planetaria); con i sette Principi Cosmici; con i sette Principi Umani; e con i sette sensi dell'uomo. Ma questa corrispondenza si applica ai basici Tattva o Elementi Principi Originanti piuttosto che ai prodotti familiari sviluppati su questo piano.

Un'altro punto da osservare : ogni Tattva si sviluppa da, o ha le sue origini nel Princi-pio Elemento Primordiale - Ādi-Tattva - in un uno sviluppo di emanazione. Sebbene il secondo, Anupapādaka-Tattva, sorge dal primo;

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il terzo, Ākāsā-Tattva, ha la sua origine nel secondo e nel primo; il quarto, Taijasa-Tattva, sorge dal terzo, secondo e primo Tattva; il sesto, Āpas-Tattva, origina dal quinto, quarto, terzo, secondo, e primo Tattva; il settimo, Prithivī-Tattva, sorge dal sesto ... in sequenza di emanazione, come descritto nell'emanazione delle Sephiroth.

Elencate in sequenza di emanazione discendente, con gli equivalenti Inglesi :

1. Ādi-Tattva Forza Primordiale Primordiale2. Anupapādaka-Tattva Spirito3. Ākāśa-Tattva Etere4. Taijasa-Tattva Fuoco5. Vāyu-Tattva Aria6. Āpas-Tattva Acqua7. Prithivī-Tattva Terra

Nella filosofia esoerica, Ādi-Tattva è visto come la forza che proviene dal Primo Logos Immanifesto, e fornisce ciò che racchiude Brahmā nel suo Uovo - il Sarva-mandala, anche conosciuto come il Hirañyagarbha ("uovo d'oro"). Il secondo Tattva è chiamato Anupādaka, un termine composto che significa "senza parentela", non dal punto di vista dell'emanazione, ma riguardo all'individualizzazione, siccome questa è la prima manifes-tazione verso l'esterno di un Elemento-Principio. L' Anupapādaka-Tattva è visto come procedente dal Secondo Logo; mentre Ākāśa-Tattva, la Forza Creativa che appare in un universo già manifestato è la Forza del Terzo Logos.*

Si può citare un passaggio che spieghi il significato degli Elementi-Principi e indica che ogni Tattva varia in secondo i Principi-Elementi e indica che ogni Tattva varia secondo il globo sul quale funziona. Sebbene lungamente, le sue inclusioni a questo punto saranno di grande vantaggio. Si può notare che a questo secondo Tattva (in discesa emanazionale) ci si riferisce come a Purusha Šakti, che può essere reso come "Spirito Forza" - al quale ci si riferisce sopra come procedente dal Secondo Logos. Si richiama l'attenzione alle due prime frasi.

"... non c'è che un elemento ed è impossibile comprendere il nostro sistema prima che una sua corretta concezione non sia fermamente fissata nella mente ... finché questo grande fatto primario non è fermamente afferrato il resto apparirà inintelleggibile. Questo elemento allora è il - per parlare metafisicamente - substrato o causa permanente di tutte le manifestazioni nell'universo fenomenale. Gli antichi parlano di cinque elementi concepibili etere, aria, acqua, fuoco, terra e di un inconcepibile elemento (per i non iniziati) il sesto principio dell'universo, chiamato Purusha Šakti, mentre parlare del settimo fuori dal santuario era punibile con la morte. Ma questi cinque sono solo gli aspetti indifferenziati dell'uno. Siccome l'uomo è un essere settenario così è l'universo, il settenario microcosmo essendo al settenario macrocosmo come la goccia di pioggia è per la nuvola dalla quale è caduta e alla quale nel corso del tempo ritornerà. In esso (l'uomo credo) sono incluse così tante tendenze per l'evoluzione

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di acqua, aria, fuoco, etc., (dalla loro condizione puramente astratta a quella concreta) e quando quest'ultimi sono chiamati elementi è per indicare le loro potenzialità produttive per numerosi cambiamenti di forma o evoluzioni dell'essere. Rappresentiamo la quantità sconosciuta con X, questa quantità è un principio eterno immutabile - e A, B, C, D, E, cinque dei sei principi minori o componenti dello stesso, vale a dire, i principi della terra, acqua, aria, fuoco, e etere (ākāśa) seguendo l'ordine della loro spiritualità e iniziando dal più basso. C'è un sesto principio che risponde al sesto principio Buddhi, nell'uomo (per evitare la confusione ricorda che guardando la questione dalla parte della scala discen-dente il Tutto astratto o eterno principio sarebbe numericamente designato come il primo, e l'universo fenomenale come il settimo, e a dipendenza appartenendo all'uomo o all'uni-verso- visti dall'altra parte l'ordine numerico sarebbe esattamente invertito) ma non ci è permesso di chiamarlo eccetto che fra iniziati. Si può suggerire però che è connesso con il processo della più alta intelligenza. Chiamiamolo N. E accanto a questi, c'è sotto tutte le attvità dell'universo fenomenale un impulso emergente da X, chiamiamo questo Y. Affer-mato in maniera algebrica, la nostra equazione si dovrebbe quindi leggere A+B+C+D+E+Y=X. Ognuna di queste sei lettere rappresenta, per così dire, lo spirito di as-trazione di ciò che voi chiamate elementi (il nostro "magro" italiano non dà altra parola). Questo spirito controlla l'intera linea di evoluzione, attorno all'intero ciclo manvantarico nel suo proprio dipartimento. La causa che da forma, vivifica, da impulso, che evolve dietro le innumerevoli manifestazioni fenomenali in questo dipartimento della Natura. Elaboriamo l'idea con un singolo esempio. Prendiamo il fuoco. D - il primitivo principio igneo residente in X - è la causa ultima di ogni manifestazione di fuoco in tutti i globi della catena. Le cause più vicine sono gli evoluti agenti ignei evouluti che controllano in grande moltitudine con-trollano le sette discese del fuoco in ogni pianeta.* Ogni elemento che ha i suoi sette prin-cipi e ogni principio i suoi sette sotto-principi e queste secondarie agenzie prima di fare così, hanno a turno diventate cause primarie. D è un composto settenario del quale la più alta frazione è puro spirito. Come lo vediamo nel nostro globo è nella più densa, più materi-ale condizione, quanto grosso nella sua via come nell'uomo nel suo inquadramento fisico. Nel prossimo globo rispetto al nostro il fuoco sarà meno grossolano che quì : in quello prima ancora meno. E così il corpo di fuoco era sempre più puro e spirituale, sempre meno grossolano e materiale che su ogni pianeta antecedente.* Sulla prima delle catene man-vantariche, apparve come un luccichio abbastanza puro, il Mahā-Buddhi, sesto principio della luce eterna. Il nostro globo essendo al culmine dell'arco

* Qui ogni pianeta significa ogni globo o sfera (delle sette) della Catena Terrestre. Dovrebbe anche notarsi che "ogni elemento ha i suoi sette principi". Anche che "ogni prin-cipio i suoi sette sotto-principi". Questo sarà spiegato ulteriormente in altre sezioni.

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dove la materia esibisce se stessa nella sua forma più grossolana insieme allo spirito - quando l'elemento fuoco si manifesta sul prossimo globo successivo al nostro nell'arco as-cendente sarà meno denso di quello che vediamo. La sua qualità spirituale sarà identica di quella che il fuoco aveva avuto sul globo che precedeva il nostro nella scala discendente; il secondo globo della scala ascendende corrisponderà in qualità con quello del secondo globo anteriore al nostro nella scala discendente, etc. In ogni globo della catena ci sono sette manifestazioni del fuoco del quale la prima in ordine va comparata per quanto riguarda qualità spirituale con l'ultima manifestazione sul prossimo (preceding) pianeta : il processo va invertito, come potreste supporre, con l'arco opposto. La miriade di manifes-tazioni specifiche di questi sei elementi universali sono a loro turno solo dei germogli, rami o rametti di un singolo primordiale "Albero della Vita"." *

Ciò che è stato detto rispetto all'elemento-Principio igneo - generalmente riferito come Elemento di Fuoco - è applicabile ad ognuno degli Elementi-Principi che sono in manifes-tazione : all'Aria, all'Acqua e alla Terra. Sarà anche applicabile ai tre altri Principi-Elementi dei sette Tattva quando diventano manifesti a loro turno, vale a dire nella Quinta Ronda, la sesta Ronda e la Settima Ronda, rispettivamente. +

I SETT PRINCIPI

Indubbiamente la dottrina reciproca che permette di afferrare il significato della legge settenaria, esemplificato attraverso le istanze già conferite, tratta della costituzione sette-naria dell'uomo. L'idea è fondamentale ed è un tema sempre ricorrente. Mentre la frase "costituzione settenaria dell'uomo" a finito per essere usata in maniera estesa, insieme con "i sette principi", il suo significato dovrebbe essere sufficientemente familiare. Nondimeno, dovrebbe essere tenuto a mente che la definizione del dizionario di "costituzione" sotto-linea l'idea intesa. Veicola il significato di "struttura e connessione delle parti", da qui parti componenti, nel senso di ciò che va nella composizione della costituizione dell'uomo. In quest'uomo classificato come essere a sette principi, l'intento non è di spiegare come fun-ziona l'uomo durante la vita sulla terra attraverso i suoi principi, ma piuttosto di indicare come è costruito sul piano settiforme. Sebbene le sette "parti componenti" possono essere viste alla luce di "blocci da costruzione", o "mattoni", che compongono non solo l'uomo, ma anche l'universo. Comunque, questi sette principi non devono essere visti come sette "mat-toni" separati, ma piuttosto come costituenti interrelati di una struttura e connessione di parti "settenaria".

+Il soggetto della manifestazione e l'evoluzione dei Principi-Elementi (Tattva) è spie-gata più in là nel capitolo IX, sotto la sezione 3, intitolata "la Relazione di Ronde e Sfere".

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Mentre l'enumerazione dei sette principi è abbastanza semplice e i nomi Sanskriti possono essere imparati in fretta, la dottrina che concerne la costituzione settenaria dell'uomo ha un più grande significato di quello apparente nell'aspetto exoterico. Una citazione chiaramente indica ciò :

"... studia bene i Principi di entrambi Kosmo e noi stessi, dividendo il gruppo in permanenti e impermanenti, gli elevati e immortali e gli inferiori e mortali, poiché possiamo dominare solamente, all'inizio l'inferiore e cosmico, poi l'elevato cosmico e impersonale." (S.D., V, 489)

Seguendo questo consiglio, allora, come primo sarà data la divisione dell'immortale e dei componenti mortali della composizione settenaria. Come secondo, la relazione fra principi umani e cosmici; mentre la spiegazione completa dei termini Sanskriti sarà considerata più tardi nella sezione, mentre si svolge l'esposizione della dottrina.

La Triade Superiore - I Costituenti Immortali

ĀTMAN - La scintilla Divina (l'Essenza Monadica)BUDDHI - Il Principio DiscriminanteMANAS - Il Principio Mentale

Il Quaternario Inferiore - I Costituenti Mortali

KĀMA - Il Principio Desiderio in relazione con Šakti Universale (Volontà-Forza)

PRĀNA - Il Principio Vita in relazione con Fohat (Forza Vitale Universale)LINGA-ŠARĪRA - Il Modello Corpo

in relazione con Ākāśā (l'Essenza Spirituale omnipervadente)STHŪLA-ŠARĪRA - Il Corpo Fisico in relazione con tutti i Reami della Natura

In questa divisione il Nome Sanscrito è seguito dall'equivalente Inglese, a turno seguito dalla relazione del microcosmo (Uomo) al macrocosmo (il Kosmo). Una ragione per la quale i principi componenti il Quaternario Inferiore, sono visti come "mortali" è il fatto che visto che l'uomo è un composto, le sue vestigia inferiori sono fatte di "essenza cosmica", la risultante della quale diventa i suoi "principi" durante la manifestazione sulla terra (questo per dire durante la sua vita sulla terra). Appena lascia la vita terrestre le aggregazioni si dissociano. Ognuno dei componenti "mortali" allora ritorna alla sua sorgente cosmica - come è indicato nella colonna destra dell'enumerazione. Così, alla morte il KĀMA ritorna alla sua sorgente, riunendosi alla Šakti Universale, la Forza-Volontà Cosmica. PRĀNA ritorna alla sua sorgente, che è Fohat, l'universale propellente Forza Vitale. Senza la sua vitalità che lo sostiene, LINGA-ŠARĪRA presto si disperde (il significato letterale di ŠARĪRA, derivato dalla radice verbale śri, disperdersi) e

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ritorna alla sua sorgente, Ākāśa, * l'Essenza Spirituale omnipervadente, l'aspetto più basso della quale è la Luce Astrale. Con la partenza dei sei principi, la veste inferiore o strato, lo STHŪLA-ŠARĪRA, è lasciato nella sfera fisica. Essendo composti di tutti i Regni Manifestati della Natura, i suoi componenti come parti ritornano al regni appropriati dai quali furono raccolti. Ciò al quale ci si riferisce qui non sono solo i materiali costituenti, o sostanze fisiche, ma anche gli atomi di vita animati. Con la partenza della forza coerente che tiene insieme gli atomi di vita in una rūpa (o corpo), il Jīvañus (atomi di vita animati) anche ritornano ai loro regni appropriati.+

"Siccome l'uomo è un essere settenario così è l'universo - il settenario microcosmo essendo al settenario macrocosmo come la goccia di pioccia è alla nuvola dalla quale cadde e a lei nel corso del tempo ritornerà."++

A turno, i sette principi che formano le parti componenti di un universo possono es-sere enumerate nella maniera seguente, usando i termini Sanscriti familiari per i sette prin-cipi, applicabili in un senso cosmico. Comunque, in questo caso le parole usate per la lista non dovrebbero essere prese troppo letteralmente (specialmente no. 6 e 5, poiché varie scuole di pensiero usano questi termini Sanscriti con significati differenti) :

7. Paramātman6. Mahā-Buddhi o Alaya5. Mahat4. Kāma Cosmico5. Jīva Cosmico2. Linga-śarīra o Luce Astrale1. Sthūra-śarīra

Le figure (7 fino a 1) sono usate in sequenza discendente per associare i principi cosmici con la divisione settenaria applicabile all'uomo, sebbene, abbastanza ovviamente, in una sequenza discendente il primo in una scala discendente sarebbe numerato 1, al posto di 7. Ancora, dal punto di vista di ordine di emanazione - che è la maniera esoterica di guardare i principi - tutti i principi emanano dal primo elencato, proprio come nella sequenza sette-naria applicabile all'uomo.

Paramātman : un composto di parama, primario, il più eccellente, supremo, e ātman, se, spirito : lo Spirito Supremo; la radice o sorgente di Ātman (principio unversale umano).

Mahā-Buddhi : un composto di mahā, grande; e buddhi, il principio discriminante. "Buddhi è un raggio dell'anima Universale Spirituale (Alaya)." (S.D. V, 471)

* Cf. Le Lettere dei Mahatma a A. P. Sinnet, pp. 71-2.+Questo era spiegato nel Capitolo IV - La Dottrina dell'unità essenziale.++ Cf. Le Lettere dei Mahatma a A. P. Sinnet, p. 91.

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"C'è un sesto principio che risponde al sesto principio Buddhi, nell'uomo, ma non ci è per-messo nominarlo eccetto fra iniziati." *

Mahat : letteralmente il "grande" principio, Mente Universale. "Manas (l'Ego Superiore) pro-cede da Mahat, il primo prodotto o emanazione di Pradhāna, che contiene potenzialmente tutti i Guñas (attributi). Mahat è l'intelligenza cosmica, chiamata il "Grande Principio". (S.D., V, 471)

"La Mente Cosmica è Mahat, o creazione divina in operazione attiva (creativa), e sebbene solo la periodica manifestazione nel tempo e in actu della Mente Eterna e Univer-sale - in potentia."+

Kāma Cosmico : la Šakti - la Forza-Volontà, energia universale.

"Kāma è il primo consapevole, desiderio che tutto abbraccia per il bene, l'amore uni-versale, e per tutto ciò che vive e sente, ha bisogno di aiuto e gentilezza, il primo senti-mento di infinita tenerezza e compassione e pietà che sorge nella consapevolezza della Forza creativa Una, appena arriva alla vita ed essendo come un raggio dall'Assoluto."++

Jīva-Cosmico : Vita Cosmica, Vitalità Cosmica. Prāña (il principio vita nella costituzione umana) può essere visto come l'aspetto individualizzato, durante la vita umana sulla terra, o Jīva.

"Alla morte di un essere umano, Prāña ridiventa Jīva. Prāña, sulla terra ad ogni costo, è solamente una modalità di vita, un costante movimento ciclico dal di dentro al di fuori e indietro ancora, un espirazione e inspirazione della Vita Una, o Jīva, il sinonimo dell'asso-luta e inconoscibile Deità." (S.D., V, 471)

Linga-śarira cosmico - comunemente visto come Luce Astrale.

Quest'ultimo termine è definito come segue :

"La regione invisibile che circonda il nostro globo, come fa ogni altra, e corrispon-dente al secondo Principio del Cosmo (il terzo essendo la Vita, del quale è il veicolo) per il Linga-śarira o Doppio Astrale nell'uomo. Un'Essenza sottile visibile solo ad un occhio chiaroveggente, e il più basso ma uno (viz., la terra), dei Sette Principi Ākāśici o Cosmici." §

Sthūra-śarira : l'universo manifesto; lo "strato" fisico o veicolo per tutti i principi.

Riguardo all'uomo. Il termine applicato all'uomo nella Filosofia Esoterica è indicativo della sua natura settenaria, sebbene la parola sia una mistica.

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Adesso nel suo vero significato un'indizio per capire l'evoluzione umana, non solamente in questa sfera, ma su tutti i sette globi che comprendono l'unità vista come una catena plan-etaria. Nello stesso tempo il termine dà la ragione del perché l'uomo dovrebbe essere guardato come un essere di sette principi. Testimone la prima referenza all'uomo nelle ar-caiche Stanze di Dzyan :

"Quando l'uno diventa due - il "triplice" appare. I tre sono (legati in) uno; ed è il nostro filo/legaccio, O Lanoo, il cuore della pianta uomo, chiamata Saptaparna." (Stanza VII, śloka 3 - Vol. I)

SPIEGAZIONE DI UNA RAPPRESENTAZIONE DEL SAPTAPARNA

Questa rappresentazione del Saptaparna, in forma diagrammatica, è modellata sul un ritratto simbolico di un germoglio di loto. Ogni parna è rappresentato da due petali. H.P.B. rende la parola sanscrita "la pianta uomo dalle sette foglie"; sapta, sette; parna, foglia. Cominciando dalla spiegazione dal di fuori del germoglio; primo, nella parte interna ci sono i sepali. Durante lo stato formativo di un fiore prima appare la gemma ed è completamente protetta dai sepali. Quando si apre il germoglio le coperture esterne sono sfoderate per prime. Esse sono rappresentate così, formanti la copertura esterna del germoglio dalle sette foglie - lo Sthūla-śarira, il corpo fisico. I larghi petali sono intesi rappresentare ciò che è in realtà il modello per lo Sthūla-śarira, di fatto cio`sul quale è formato il corpo fisico. Quindi è chiamato il corpo modello, Linga-śarira (la rappresetazione a colori di questi petali è violetta). I prossimi petali, che convogliano il principio-vita per Saptaparna, stanno per Prāna (rappresentazione a colori arancione). All'interno dei petali arancio, direttamente connessi con il principio della vita, e provvedento lo stimolo energetico del germoglio, risiede Kāma, il principio-desiderio che da la spinta (rappresentazione di colore rosso). Il prossimo parna, così completamente avviluppato dal Kāma che c'e`appena una divisione discernibile (perché il principio del desiderio generalmente domina i poteri mentali), é Manas, il principio mentale. Così strettamente legati insieme sono Kāma e Manas che ap-parentemente funzionano come un principio separato, e controllano la vita dell'uomo (la rappresentazione a colori del Manas Inferiore, verde; per il Manas Superiore, azzurro). I due petali più interni del germoglio, dipinti come i piu`scuri, sono i più importanti, poiché avviluppano il bacello-seme, che è nel cuore di ogni fioritura e, naturalmente, rimane quando i petali cadono. Essi rappresentano i principi per eccellenza, Buddhi, il principio discriminante (rappresentazione di colore viola).

All'interno di ogni loto vi è incastonato un gioiello, il messaggio del bel Mantra "Om, mani padme hum!" In verità, un gioiello vi è all'interno del cuore del loto - Ātman (dipinto come seme-bacello) . Ogni gioiello nasce da una sorgente che è rappresentata come un triangolo all'interno di un un globo dorato, il tre in uno all'interno del cerchio, la Trinità. In verità, Ātman, il principio universale, è legato sempre con la sua Sorgente Originaria, Paramātman. I raggi che provengono dalla sorgente di emanazione sono intesi

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SPIEGAZIONE DI UNA RAPPRESENTAZIONE DI SAPTAPARNA 183

rappresentare le Monadi che discendono in sfere di manifestazione. Qui il simbolo è uni-versale in carattere, pretendendo di veicolare l'idea che ogni Monade è legata alla sua Sor-gente Originaria.

Siccome ogni loto ha la sua radice ancorata nel fango, una simbolica rappresen-tazione di un sistema radice è intesa a rappresentare il legame del Saptaparna con la ger-archia sottostante, così come Ātman lo collega con la grande Sorgente di tutto. Da qui, un'altro mantra può essere recitato : "Aham eva Parabrahma" (Io sono persino l'Ilimitato).

Saptaparna è un composto Sanscrito : sapta, sette; parna, foglia; da qui "l'essere dalle sette foglie," l'entità dai sette principi. Così come alcune piante crescono foglia dopo foglia, così l'uomo evolve foglia dopo foglia, che significa un principio alla volta. L'uomo non è per nulla, a questo stadio di evoluzione, pienamente sviluppato o un essere dai sette principi completamente evoluti. È solo nel quarto stadio di sviluppo, da qui la quarta "foglia" o principio si sta aprendo, poiché questa é la quarta ronda. Ci vuole un'intera Ronda, un girare in tutti i sette globi della catena planetaria, al fine di sviluppare un principio nella sua pienezza.

La Stanza che ha introdotto la Saptaparna continua :

"È la radice che non muore mai, la fiamma dalle tre lingue dei quattro stoppini. Gli stoppini sono le scintille che fanno scaturire dalle fiamme trilingui (le loro triadi superiori) sparate fuori dai sette, le loro fiame." (stanza VII, śloka 4)

Le tre fiamme che non muoiono mai sono l'inestinguibile triade -

Ātman Spirito, principio universale dell'uomoBuddhi il principio discriminanteManas il principio della mente

Le tre lingue sono le scintille che si esauriscono; sono il quaternario mortale -

Kāma Il principio del desiderioPrāna il principio della vitaLinga-śarīra il modello del corpoSthūla-śarīra il veicolo fisico

È significativo che un verso dei Rituali Egizi della Morte usino gli stessi termini :

"Io sono la Fiamma dai tre stoppini e i miei stoppini sono immortali,' dice il defunto. " (I, 237*)

Lo śloka usa il simbolismo della fiamma e delle scintille per convogliare l'idea dello svolgi-mento emanazionale dei principi nella maniera seguente. Ātman proviene dalla sua sorgente originaria per primo e rimane "immanifesto" attraverso i cicli. Gli altri sei principi sono originari

Libro dei Morti, ch. i, 7; Vol. I, p. 282, 6 vol. ed.; I, 257, 3a ed.

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o emanano, o si sviluppano come foglie sviluppate per mezzo di un processo interiore. Così da Ātman viene emanata Buddhi, la sua inseparabile Upadhi. Da Ātma-Buddhi si srotola Manas; da Ātma-Buddhi-Manas sorge Kāma; da Ātma-Buddhi-Manas-Kāma sgorga Prāna; da Ātma-Buddhi-Manas-Kāma-Prāna si sviluppa Linga-śarīra. Lo stesso sviluppo emanazionale condusse i Tattva o Principi-Elementi; i Lokas e Talas; le Sephiroth.

Un commento delle stanze di Dzyan riferentesi allo svolgimento emanazionale dei sette principi, ai quali ci si riferisce come ai "sette stati" dell'Essere, che prendono origine dall' "esistenza iniziale," spiega cio che accade :

"L'esistenza iniziale, che può essere nominata mentre in questo stato di esistenza la Vita Una, è, come spiegato, un FILM per scopi creativi o formativi. Si manifesta in sette stati, che, con le loro suddivisioni settenarie, sono i Quarantanove Fuochi menzionati nei libri sacri.

" Il primo è la .... "Madre" (prima materia). Separando se stessa nei suoi sette stadi primari, procede verso il basso ciclicamente; quando, essendosi consolidata nel suo ultimo principio come materia grossolana, comincia a roteare e prende forma, con la settima em-anazione dell'ultimo, del primo e del più basso elemento (il Serpente che morde la sua stessa coda). In una gerarchia, al fine di essere, la settima emanazione del suo ultimo prin-cipio e`:

"(a) Nel minerale, la scintilla che giace latente in esso, ed è chiamata al suo essere evanescente dal Positivo che risveglia il Negativo (e così via)...

"(b) Nella pianta è quella Forza vitale e intelligente che da forma al seme e sviluppa il filo d'erba, o la radice e l'alberello. È il germe che diventa l'Upādhi dei sette principi della cosa nella quale risiede, sparandoli fuori quando quest'ultima cresce e si sviluppa.

"(c) In ogni animale fa lo stesso. È il suo principio vitale e potere vitale; il suo istinto e qualità; le sue caratteristiche e speciali idiosincrasie...

"(d) Per l'uomo, da tutto quello che lo rende migliore rispetto a tutte le unità nella natura; ma sviluppa, inoltre, la riflessione di tutti i quarantanove Fuochi in lui. Ognuno dei suoi sette principi è un erede in toto di, e condivide, i sette principi della 'grande Madre'. Il respiro del suo primo principio nel suo spirito (Ātman)."(I, 290-I*)

Il simbolo del serpente che si morde la coda, rappresentato nell'Emblema della Società Teosofica, è di nuovo usato, questa volta aggiungendo un'altro significato a quelli già dati. La "grande Madre" è, come detto, la Vita Una o Prima Materia (la "Sostanza Originante"). La spiegazione dei

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quarantanove Fuochi è data in linguaggio mistico, quando si afferma che "ognuno dei sette principi è un erede in toto anche dei, e condivide i sette principi " : 7x7=49. Questo è così a causa del sviluppo emanazionale dei principi, come sottolineato, poichè Atman interpenetra ognuno e tutti i sei principi "non srotolati". Allo stesso modo ognuno degli altri sei principi ne interpenetra un'altro. Questo può essere indicato diagrammaticamente, usando Ātman come un esempio, nella maniera seguente :

ĀtmanBuddhi

ĀTMAN è "un partecipante" Manasdi ognuno dei Kāmaprincipi Prāna

Linga-śarīraSthūla-śarīra

Ognuno dei sei altri principi può essere indicato similmente, la somma totale dei "sei all'interno dei sette" producendo i Quarantanove Fuochi. L'obiettivo del soggiorno ciclico delle sette Ronde è di completare il pieno sviluppo dei sette principi in tutti i loro aspetti, così "illuminando" tutti i quarantanove Fuochi.* Siccome siamo solo nella nostra Quarta Ronda del soggiorno ciclico settenario, molti dei Fuochi rimangono ancora "non accesi".

Riferendosi di nuovo agli śloka citati (prima del commento) : nello śloka 4 "la radice che non muore mai" indica che Ātman è radicato nella sua Sorgente originaria, chiamata la Vita Una nel Commento. Allora la seconda sentenza nello śloka 3, "i tre che sono legati in uno," Ātma-Buddhi-Manas, che formano "il nostro filo" nel cuore del Saptaparna, è spiegato nella maniera seguente :

"La frase conclusiva dello śloka mostra come arcaica è la credenza e la dottrina che l'uomo sia settenario nella sua costituzione. Il filo di essere che anima l'uomo e passa at-traverso tutte le sue personalità, o rinascite su questa Terra (un'allusione al Sūtrātman), il filo sul quale inoltre tutti i suoi "Spiriti" sono legati è filato dall'essenza del ternario, del qua-ternario e pentenario; che contiene tutti i precedenti." (I, 236+)

Riguardo alla prima sentenza dello śloka 3, vale a dire "Quando l'uno diventa due, il 'ternario' appare," che era interpretato attraverso la chiave cosmica, quindi non applicabile ai principi ai principi dell'uomo. La spiegazione riguardo ai principi umani è fornita in un commentario :

"Nei mondi più elevati, i tre sono uno, sulla Terra (all'inizio) l'uno diventa due. Essi sono come le due linee (lati) di un triangolo

* Il soggetto è trattato ancora, in un aspetto differente, nella sezione 6 del capitolo IX, "La Dottrina delle Ronde".

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che ha perso la sua linea finale, che è il terzo fuoco.' (Catechismo, Libro III, sec. 9)" (II, 57)*

"L'uno diventa due" quando Buddhi è emanato da Ātman, che due in seguito viene designata "La monade". Ma senza il "terzo fuoco", Manas, essi sono "come le due linee di un triangolo che ha perso la sua linea inferiore" - il triangolo è incompleto. Il completamento del triangolo è fatto quando il principio- Manas è risvegliato. Questo non capita, comunque, fin nella Terza Razza nella Quarta Ronda. Sebbene questo si riferisca all'"apparenza" del "ternario", la piena illuminazione di ciò che è chiamato il "terzo fuoco" (nel commentario qui sopra) non sarà consumata fino alla conclusione della Quinta Ronda. I "Mondi più Elevati" dove "i tre sono uno", possono essere visti come "mondi arūpa" - i "mondi senza forma" superiori alle sette sfere materiali - prima che siano necessarie vesti-gia materiali. La discesa nei "mondi rūpa" - i mondi della forma - richiede lo stabilirsi di un veicolo (upādhi) con vestigia inferiori.

Prima del risveglio del principio mentale, le vestigia inferiori sono state preparate, in accordo con la legge settenaria. Questo fu espresso in un Commento in maniera simbol-ica:

"Quando il Tre e il Quattro si baciano, il Quaternario congiunge la sua natura mediana con quella del Triangolo,' (o Triade, vale a dire la faccia di una delle sue superfici piane che diventano la faccia media dell'altra),' e diventa un cubo; solo allora lo sviluppo del cubo diventa il veicolo e numero della Vita, il Sette Madre-Padre.'" (II, 593+)

In spiegazione : il Tre rappresenta Ātma-Buddhi-Manas, il ∆ - la Triade Superiore. Le due linee superiori formano l'unione di Ātman e Buddhi, mentre la linea di base, Manas, completa il triangolo. Il Quattro, consistente di Kāma, Prāna, Linga-śarira e Sthūla-śarira, poiché il ◻, il Quaternario Inferiore. Kāma rappresenta la linea superiore del quadrato, che quando è portato alla linea inferiore del triangolo "bacia" la linea di base, formando la di-ade, Kāma-Manas. Questa diade, più le vestigia inferiori, formano la personalità umana.

Come per il "cubo svolto". Un cubo è definito come un solido liminato da sei quadrati uguali e aventi tutti i suoi angoli retti. Rappresentando sei quadrati uguali su una superficie piana (come un foglio di carta) otteniamo il diagramma seguente : contando i tre quadrati orizzontali mostrati nel diagramma, e i quattro verticali, ne sono enumerati sette. Vero, un quadrato è contato due volte; questo rappresenta il "baciare" del triangolo e del quadrato : "la faccia di uno delle sue superfici piane diventa la faccia mediana dell'altro."

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Entrambi il Cubo - o numero 6 - e il cubo svolto - numero 7 - furono usati dagli antichi per rappresentare l'uomo. L'idea di questo aspetto dell'uso di numeri può essere trovato in questa spiegazione :

"Ora, il numero sei è stato visto negli antichi misteri come un emblema della natura fisica. Poiché sei è la rappresentazione delle sei dimensioni di tutti i corpi; le sei linee che compongono la loro forma, vale a dire, le quattro linee che si estendono ai quattro punti cardinali, Nord, Sud, Est, e Ovest, e le due linee di altezza e larghezza che rispondono allo Zenith e al Nadir. Quindi, mentre il senario fu applicato dai saggi all'uomo fisico, il sette-nario fu per essi il simbolo di quest'uomo più la sua anima immortale." (II, 591*)

È ben risaputo che i Pitagorici usavano numeri come mezzo per simboleggiare i loro inseg-namenti. Questo è rivelato nel passaggio seguente :

"Ma il numero sette, o eptagono, i Pitagorici lo consideravano un numero religioso perfetto. Era chiamato 'Telesforos', perché attraverso di lui tutto l'universo e il genere umano è por-tato a suo compimento, vale a dire il suo culmine." (II, 602+)

C'è una parola di cautela da dire su come i sette principi umani dovrebbero essere visti. Questo era ammirabilmente espresso in linguaggio chiaro :

"Dividiamo l'uomo in sette principi, ma questo non significa che lui ha, come fu, sette pelli, o entità o anime. Questi principi sono tutti aspetti di un principio, o anche questo prin-cipio non è che un temporaneo e periodico raggio della Fiamma o Fuoco infinito ed eterno." ++

Questo reitera l'idea espressa in precedenza, che Ātman è radicato nella propria sorgente originaria, la vita Una.

Una spiegazione del significato Originario delle parole sanscrite per i sette principi fornirà una chiave per una migliore comprensione della costituzione settenaria dell'uomo :

ĀTMAN - generalmente tradotto il Se, anche anima; spirito. Il significato radicale della parola Sanscrita è incerto, sebbene si creda essere derivato dalla radice verbale che significa respirare. Questo è strettamente relazionato come il significato radicale della parola "spirito" dal latino spire, respirare -come nella parola "inspirare".

"... Ātman solo riscalda l'umo interno; vale a dire, lo illumina con il raggio della vita divina e da solo è in grado di impartire all'uomo interno o Ego reincarnate, la sua immortalità." (II, 110§)

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"Atman, il 'Sè superiore', non è ne il tuo spirito ne il mio, ma come la luce del sole splende su tutti. È l'universalmente diffuso "principio divino", e inseparabile dal suo uno e inseparabile Meta-Spirito, come il raggio di sole è inseparabile dalla luce del sole." *

BUDDHI - il principio discriminante. La parola sanscrita è derivata dalla radice verbale, budh, conoscere, illuminare; anche percepire, risvegliale. L'uso della parola è ben spiegato nel passaggio seguente :

"Bodha significa l'innata possessione dell'intelletto divino o 'comprensione'; Buddha', l'acquisizione di essa attraverso sforzi personali e meriti; mentre Buddhi è la facoltà conoscere il canale attraverso il quale la conoscenza divina raggiunge 'l'Ego', il discernimento del bene e del male, 'divina conoscenza', anche; e 'Anima Spirituale', che è il veicolo di Àtman." (I, p. xix +)

"Il Sesto principio nell'Uomo (Buddhi, l'Anima Divina) sebbene un mero respiro, nelle nostre concezioni, è sempre qualcosa di materiale quando viene comparato con lo 'Spirito' divino (Ātman) del quale è il portatore o veicolo... i due costituenti nell'Uomo la Monade." (I, 119++)

MANAS - il Principio Mentale. La parola sanscrita è derivata dalla radice verbale uomo, che significa pensare, da quì, la mente; o uomo, il pensatore. Rappresenta l'aspetto intellettuale dell'uomo, la facoltà pensante. Manas è

"la facoltà mentale che fa di un uomo un essere intelligente e morale, e lo distingue dal mero animale."11-§

"Fra l'uomo e l'animale - le mondadi (o Jīva) dei quali sono fondamentalmente identiche - c'è un inattraversabile abisso di Mentalità e di autoconsapevolezza. Che cosa è la mente umana nel suo aspetto superiore, da dove arriva, se non è una porzione dell'essenza - e, in alcuni rari casi di incarnazione, la vera essenza di un Essere Superiore: uno da un piano più elevato e divino ?" (II, 8I II)

KĀMA - il Principio Desiderio. La parola letteralmente significa desiderio, siccome è derivato dalla radice verbale kam, desiderare. Kāma in se stesso non è cattivo, neppure lo è il desiderio. È solo il cattivo uso della facoltà mentale umana in associazione con il desiderio che lo rende cattivo; specialmente quando è diretto a fini egoistici. Kāma in se stesso è senza desiderio; può essere diretto per fini spirituali o egoisti. In associazione con i principi più elevati Kāma può diventare un fattore benevolo, poiché il nostro desiderio di aiutare gli altri è nobile; così anche il nostro di desiderio di avanzare e acquisire conoscenze, ammesso che non ci siano motivi ambiziosi o tendenze a danneggiare gli altri nel processo.

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"Kāma è preminentemente il desiderio divino di creare felicità e amore; ed è solo ere dopo che, quando il genere umano iniziò a materializzare per antropomorfizzazione i suoi grandiosi ideali in tronchi e dogmi rinsecchiti, che Kāma divenne il potere che gratifica il desiderio sul piano animale." *

Per capire il pieno significato del Principio-Desiderio, dovrebbe essere studiato in connes-sione con Manas, il principio Mentale. PRĀNA - il Principio-Vita. Nell'esposizione della filosofia esoterica, Prāna è usato in un senso generale, a volte quivalente nel significato di Jīva, che significa Vita nel senso di Es-senza-Vita che emana dal supremo. Nelle antiche scritture sanscrite la parola Prāna, co-munque, è usata in un senso specifico. È derivata dalla radice verbale an che significa res-pirare, soffiare, vivere; e il prefisso pra significa prima. Quindi in questi scritti il termine è generalmente tradotto "arie vitali" o "venti vitali", sebbene una resa più fedele nella sua ap-plicazione al corpo fisico può essere "correnti vitali" o "fluidi vitali", cinque prāna essendo genericamente enumerati. La Anu-Gitā classifica sette prāna, dando lo specifico significato di respiro "espirazionale" alla parola prāna.

Come usato nella Dottrina Segreta, Prāna significa vitalità, il principio vitale, univer-salmente pervasivo - cosicché il corpo fisico ne è pervaso, così come la terra stessa è per-meata dal Prāna. È la vita, "il potere attivo che produce tutti i fenomeni vitali." (II, 593+)

"Il principio-vitale, o energia vitale, che è onnipresente, eterno, indistruttibile, è una forza e un Principio..." (II, 672-3++)

"Prāna, o 'Vita', è, strettamente parlando, la forza radiante o l'Energia o Ātman - mentre la Vita Universale e il Se Uno, il suo aspetto più basso o piuttosto (nei suoi effetti) più fisici, perché in manifestazione. Prāna o Vita permea l'intero essere dell'Universo Oggettivo; ed è chiamato un 'principio' solo perché è un fattore indispensabile e il deux ex machina dell'essere vivente."§

"Kama dipende dal Prāna, senza il quale non ci sarebbe Kāma. Prāna risveglia i germi Kāmici alla vita; rende vitali e viventi tutti i desideri." (S. D., V, 523)

Alla morte del Corpo fisico Prāna ritorna alla sorgente da dove venne. Cosa succede quando Prāna lascia il corpo come descritto in questo passaggio :

"Quando un corpo muore passa nella stessa polarità che la sua energia maschile e respinge quindi il suo agente attivo, che, perdendo presa sul tutto, accellera le parti o

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molecole, questa azione chiamata chimica. Vishnu, il Preservatore, trasforma se stesso in Rudrs-Šiva, il Distruttore - una correlazione quasi sconosciuta alla Scienza." (I, 526*)

Nella filosofia Esoterica il corpo fisico (Sthūla-śarīra) è visto come costistente di polar-ità opposte a quella della terra. Quando la morte arriva, il corpo prende la stessa polarità della Terra, da qui Prāna è respinto dal corpo. A causa del suo ritiro il processo della sepa-razione e il conseguente deterioramento si svogle velocemente. Comunque, Prāna è iner-ente agli atomi-vita che continuano le loro trasmigrazioni, passando da reame a reame dai quali sono stati raccolti per formare il corpo fisico durante la vita sulla terra, quando lo Sthūla-śarīra venne impreganto di Prāna.

"L'Occultismo insegna che - (a) gli atomi-vita del nostro (Prāna) principio-vitale non sono mai persi completamente quando un uomo muore. Che gli atomi meglio impregnati con il principio vita (un fattore indipendente, eterno, consapevole) sono parzialmente trasmessi di padre in figlio attraverso l'eredità, e parzialmente sono tirati insieme una volta ancora e diventano il principio che anima il nuovo corpo in ogni nuova incarnazione delle Monadi. Perché (b), mentre l'anima individuale è sempre la stessa, così sono gli atomi dei principi inferiori (corpo, il suo astrale, o il doppio vitale, etc.), portati come sono per affinità e leggi Kārmiche sempre verso la stessa individualità in una serie di vari corpi, etc, etc.

"... l'aggregazione collettiva di questi atomi forma così l'Anima Mundi del nostro sis-tema Solare, l'anima del nostro piccolo universo, ogni atomo del quale è certamente un'an-ima, una monade, un piccolo universo ricoperto di consapevolezza, quindi di memoria." (II, 671-2 +)

Anima Mundi - parole Latine che significano letteralmente "Anima del Mondo" usata a largo spettro : a volte equivalente alla Luce Astrale; ancora con lo stesso significato di Ākāśa, come indicato nel passaggio seguente :

"la stessa che Alaya dei Buddisti del Nord; l'essenza divina che permea, anima e in-forma tutto, dall'atomo piu`piccolo di materia all'uomo e dio. È in un senso la "madre dalle sette pelli" delle stanze di Dzyan nella Dottrina Segreta, l'essenza dei sette piani di sen-zienza, coscienza, e differenziazione, morale e fisica. Nel suo aspetto più elevato è Nir-vana, nel suo aspetto più basso Luce Astrale... di natura ignea, etera e spirituale nel mondo oggettivo della forma (e quindi etere), e divino e spirituale nei suoi tre piani più alti. Quando è detto che ogni anima umana nacque staccandosi dall'Anima Mundi, significa, esotericamente,

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che i nostri Ego Superiori, sono di un essenza identica con Esso, che è una radiazione del sempre inconosciuto Assoluto Universale."*

LINGA-ŠARĪRA - Il composto sanscrito da la corretta interpretazione del termine, che gli equivalenti italiani, Corpo Astrale o Veicolo Eterico, non esprimono. Linga - un emblema o modello; śarīra - corpo; quindi : il corpo-modello. È il

"veicolo inerte o forma sulla quale il corpo è modulato; il veicolo della Vita (Prāna)." (III, 593 +)

Come il corpo fisico è composto da materia fisica e sostanza ed è sostenuto da mezzi fisici, in maniera simile il Linga-śarira è sostenuto da e ha la sua base nell'Anima Mundi - comunemente conosciuta come Luce Astrale, che è l'aspetto più basso di Ākāśa. Il Corpo-Modello non è soggetto a costante cambiamento, come il corpo fisico, ma rimane più o meno permanente durante un'incarnazione. È di una grande forza di tensione e molto elas-tico, e rimane sempre vicino al corpo fisico. Il suo materiale si può dire essere di natura elettrica, o anche magnetico in essenza. Proprio come il corpo fisico ha il suo sistema ner-voso, che si estende attraverso tutta la forma che si dirama in fibre nervose, così il Corpo Modello ha il suo sistema nervoso, così come un sistema arterioso per la trasmissione della sostanza più fine di cui è composto.

Ognuno è certamente familiare con gli organi di senso con i quali il corpo fisico è equipaggiato : gli occhi per vedere, le orecchie per sentire, il naso per annusare, le papille gustative sulla lingua per gustare, il tessuto sensibile che risponde al tatto - specialmente sensibile al tocco delle dita; ma gli organi reali per queste percezioni sensoriali sono cen-trate nel Linga-śarīra, e sono trasmesse, per così dire, al corpo fisico.

Così come il corpo fisico è prodotto molecola per molecola sul modello presentato dal Linga-śarira, e`ovvio che il Corpo Modello precede il il corpo fisico. Ma anche sopravvive alla morte del corpo, sfumando e gradualmente morendo a suo turno.

A causa della confusione di termini riguardo al Linga-śarira e al Kāma-rūpa++ (en-trambi chiamati "corpo astrale") si dovrebbe chiaramente capire che

"il Linga-śarīra proprio non può mai lasciare li corpo fino alla morte; quello che appare è un corpo astrale, che riflette il corpo fisico e serve da veicolo per l'anima umana, o intelli-genza."(S.D., V, 208)

++ La spiegazione completa riguardo al Kāma-rūpa è data nel Capitolo X - "Gli stati del dopomorte". Alcuni scritti chiamano il Linga-śarira il Veicolo Eterico o Doppio; il Kāma-rūpa il "corpo astrale". L'uso di termini Sanscriti impedisce la confusione.

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STHŪLA-ŠARĪRA - Un pensiero chiave è dato nel composto Sanscrito. Prima la parola śarīra. È derivato dalla radice verbale śri, significando che cio che è facilmente dis-solto o gettato via, di qui significa qualcosa di impermanente; così il termine può essere reso un corpo impermanente. Sthūla ha un numero di parole associate ad esso, come grosso, grande, voluminoso etc. Se qualcuno associasse al termine l'idea che è un largo conduttore per innumerevoli piccole "vite" - che, certamente, le cellule del corpo attual-mente sono - uno avrebbe il concetto che è presentato nella saggezza antica. "La forma voluminosa che scompare" sarebbe una buona definizione del composto.

Si dovrebbe tenere a mente che lo Sthūla è il veicolo per tutti gli altri "principi" durante la vita dell'uomo sulla terra; che per così dire, forma la base per l'integrazione degli altri sei principi. Senza di esso, al nostro stadio di evoluzione, l'uomo sarebbe incapace di fun-zionare sulla terra. Quindi in verità dovrebbe essere visto come il tempio dell'anima. At-traverso l'uso delle facoltà umane più elevate può essere modellato e raffinato così da es-sere una espressione adatta per i suoi scopi e fini nella vita. Inoltre, i risultati del modo in cui l'uomo vive la sua vita quotidiana saranno eventualmente registrati nel corpo fisico.

En passant, può essere annotato, che è fornita un'eccellente risposta alla domanda spesso fatta : "A che scopo studiare gli insegnamenti della Dottrina Segreta ? O che valore hanno nella vita di tutti i giorni ?" Per essere sicuri, queste dottrine sono di valore nella vita quotidiana. I risultati dell'applicazione questi insegnamenti hanno un'impatto su come qual-cuno vive la sua vita quotidiana. A tempo debito i risultati possono essere visti nel veicolo fisico o vestigia di qualcuno. La buona salute non è accidentale, neppure è acquisizione della fortuna. Dimostra che l'individuo che ha salute radiante ha lavorato per essa. Questo è compiuto attraverso l'interazione dei sette principi. Anche il corpo fisico è formato at-traverso l'interazione dei principi superiori.

"La Materia grossolana del corpo, la sostanza formata e modellata sul Linga-śarīra (Chhāyā) dall'azione di Prāna." (II, 593*)

Questo processo comincia all'interno dell'utero della madre prima della nascita fisica. Con-tinua mentre il figlio cresce, e va avanti durante la vita sulla terra.

Si dovrebbe reiterare che la divisione dell'uomo in sette principi è per il fine di indicare come l'uomo è costruito; come si inserisce nel Piano Divino in accordo con la legge sette-naria, che è operativa per quanto dura il Mahā-Manvantara. Comunque, questa divisione non è intesa ad apportare come l'uomo funziona durante la vita terrestre. Per questa con-siderazione diventa necessario dividere l'uomo in una maniera differente. Questo conta per i numerosi sistemi o metodi nei quali l'uomo è diviso, nei quali un fattore o l'altro è sottolin-eato. Il punto cruciale del problema risiede nel principio mente che, durante la manifes-tazione (per così dire, durante la vita dell'uomo sulla terra)

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funziona in capacità duale. Questo è usualmente indicato riferendosi alla sua azione duale come ai due aspetti di manas : Manas superiore e Manas inferiore. Ma il soggetto può es-sere seguito ancora oltre sottolineando che c'è un collegamento dei principi durante la manifestazione (durante la vita sulla terra), che può essere spiegato in maniera diagram-matica. Allo stesso tempo una classificazione può essere data del sistema Vedānta di kosās (che divide l'uomo in cinque kosās-Pañchakośas) "sovra-illuminato" da Ātman; anche indicando il sistema Brāmanico della classificazione quaternaria essendo tre upādhi "sovra illuminate da Ātman. (Vedere il diagramma nella pagina seguente).

Presentando il diagramma dei sette principi dal punto di vista del funzionamento, si deve notare che in ogni caso (eccetto il più elevato e il più basso) sono richiesti due principi per dimostrare un aspetto funzionale :

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CLASSIFICAZIONE DEI PRINCIPI IN RELAZIONE ALLA LORO FUNZIONE NELL'UOMO

Classificazione settenaria Il Vedānta Il Tākara Rāja-YogaEstesa Classificazione Systema

Il divino Ātman-L'essenza Monadica Ātman ĀtmanCon la Radiazione :Hiranyagarbha-L'essenza Radiante

Lo Ātma-Buddhi-La Monadespirituale Buddhi-Manas (equilavente a Ānandamaya-kośa Kāranopādhi

Manas-Taijasi in Devachan) (la "custodia della (il "corpo Causale")benedizione")

L' Manas-manas Vijñānamaya-kośaIntellettuale (l'aspetto intelligenza) (La custodia dell'o intelligenza) SūkshmopādhiMentale Kāma-Manas-Manas inferiore Manomaya-kośa (il "Veicolo Sottile")

(La "custodia della Mente Inferiore")

Risulta nel Kāma-rūpadopo la morte

L' Prāna-Linga-śarira Prānamaya-kośaAstrale (il principio-Vita e il suo veicolo) (il "guscio della vita

Kāma-Prāna-Sthūla-śarira Sthūlopādhirisultante nel sangue (il veicolo fisico)

Il FisicoPrāna-Linga-śarīra-Sthūla-śarira Annamaya-kośa(la sostanza del corpo formata (il guscio costruito di cibo")in base al modello Corpo dall'azione del Principio-Vita)

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Sulla parte sinistra della rappresentazione diagrammatica, o prima colonna, sono usati termini inglesi per dividere l'uomo in cinque categorie : Il Divino, lo Spirituale, l'Intellettuale, l'Astrale, il Fisico. Al presente l'uomo funziona nelle tre categorie inferiori; a volte nella Spirituale. Le parentesi sono utilizzate per indicare che queste categorie sono legate insieme, parte del superiore è necessaria nella categoria inferiore. Questo può anche indicare l'interpretazione di sette principi - che sono divisi in questa maniera solamente per fini di studio. La seconda colonna lista la classificazione Vedānta, che se-guita dal sistemaTāraka Rāja-Yoga, rappresentativo della classificazione Brāmanica.

Ātman, legato a Buddhi, indica la Monade, così come anche Ātman non è in grado di manifestarsi sul piano fisico senza la sua upādhi, Buddhi. Il secondo elemento della cate-goria "spirituale" è listato come Buddhi-Manas, equivalente a Manas-Taijasī nel Devachan. Tecnicamente parlando potrebbe non essere strettamente accurato far equivalere l'Ānandamaya-kośa ("il fodero della Beatitudine") a Buddhi-Manas, poiché questo kośa rappresenta Buddhi, nondimeno dal punto di vista del funzionamento (che è lo scopo di questa rappresentazione in forma di diagramma) Buddhi ha bisogno una upādhi per fun-zionare durante la vita terrestre. Questa upādhi è fornita da Manas. Circa il termine "Corpo Causale" impiegato come una traduzione del Sanscrito Kāranopādhi (che potrebbe anche essere reso "Velo Causale di Spirito", o "Veicolo Causale") il seguente è degno di nota :

"Corpo Causale. Questo 'corpo', che non è corpo nè oggettivo, nè soggettivo, ma Buddhi, l'anima spirituale, è chiamato così perché è la causa diretta della condizione di Sushupti, che porta allo stato di Turīya, lo stato più elevato di Samādhi. È chiamato Kāronopādhi, 'la base della Causa', dagli Yoghi Tāraka Rāja; e nel sistema Vedānta cor-risponde a entrambi i Vijñānamaya e Ānandamaya-kośa, l'ultima viene dopo Ātman, e quindi è il veicolo dello Spirito universale. Buddhi da sola non può essere chiamata un 'Corpo Causale', ma diventa così in congiunzione con Manas, l'entità incarnante o Ego". *

Da parte alla categoria intellettuale è piazzato il termine "Manas-manas", usato per sottolineare l'aspetto di manas del principio-Mente senza la luce di Buddhi, - una distinzione fatta nel sistema Vedānta, nel termine Vijnānamaya-kośa, anche se questo è spesso visto come la Mente Superiore. Si può indicare che Vijnāna significa intellezione,

* Il Glossario Teosofico, p. 74. Turīya è il quarto dei Avasthās - stati o condizioni - nei quali l'uomo funziona, gli altri tre Avasthās sono dati nella citazione che segue. Turīya, o come è anche conosciuta, Turīya-Samādhi è raggiunta attraverso il principio Buddhi nel quale il Samādhi è sperimentato : "Quasi uno stato Nirvānico in Samādhi, che è esso stesso uno stato beatifico dello Yoga contemplativo oltre a questo piano. Una con-dizione della triade superiore, piuttosto distinta (sebbene ancora inseparabile) dalle condizioni di Jāgrat (che si sveglia), Svapna (sognante), e Sushupti (dormiente)." - Op. cit., pp. 345-6.

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comprensione; in alcune scuole di pensiero indu è visto come in opposizione a Jñāna, "conoscenza vera". Sia come sia, una distinzione può essere prontamente fatta dividendo "conoscenza" in tre categorie come segue : (1) "Conoscenza illuminata", Buddhi-Manas; (2) intellezione o "conoscenza-libresca" Manas-manas; (3) conoscenza in congiunzione con il desiderio, Manomaya-kośa, la volizione e sentimenti, etc., Manas Inferiore. È Manas Inferiore in congiunzione con l'Astrale e il Fisico che da forma alla Personalità - l'individuo che vive sulla terra.

Nel sistema Tāraka l'intellettuale e l'astrale sono classificati in una upādhi, la Šukshmopādhi, il "Veicolo Sottile", equivalente al Vijñānamaya e Manomaya kośas della classificazione Vedāntica; mentre la Sthūlopādhi include il Prānamaya e Annamaya kośas.

In ulteriori spiegazioni dell'aspetto funzionale del principi di mezzo potrà venir ag-giunto un commento dalle Stanze di Dzyan, con la sua esposizione :

"Prima, il respiro, poi Buddhi, e poi il figlio dell'ombra (il Corpo) furono creati." (II, 241*)

"Creati" messo fra virgolette, significa portato in sviluppo evolutivo - come è quasi ovvio dal commento che segue, poiché la questione riguardante il principio di mezzo (Manas) non convoglia l'idea che il principio mentale è mancante, ma piuttosto non funzionante. Il "respiro" stà per Ātman. Nella continuazione della citazione Ātman è citato come compatto, che significa il principio che non è separabile; la sua upādhi, Buddhi, è chiamata Vāhana - veicolo o vettore.

"Ma dove era il perno (il principio di Mezzo, Manas) ? L'uomo è condannato. Quando solo, il Compatto (Elemento indifferenziato) e il Vāhana (Buddhi) - la causa dei senza causa - va in pezzi dalla vita manifestata se non è cementato e tenuto insieme dal principio di mezzo, il veicolo della conoscenza personale di Jīva" ; spiega il commento. In altre pa-role, i due principi più elevati non possono avere individualità qui sulla terra, non possono essere man, finché non c'è (a) la Mente, il Manas-Ego, per conoscere se stesso, e (b) la personalità terrestre falsa, o il corpo dei desideri egoistici e volontà personale, per ce-mentare il tutto, come attorno ad un perno (veramente !), alla forma umana dell'uomo." (II, 241*)

Esprimendo il passaggio in un'altro modo : Ātman, il principio universale, divino umano, non può funzionare su altri piani che il suo. Per poter funzionare o manifestarsi su livelli più bassi deve farlo attraverso una upādhi (letteralmente, "stando al poso di " ; un sostituto; anche equivalente ad un "velo dello spirito"). L'upādhi che Ātma svolge per essere in grado di manifestarsi su un piano inferiore è Buddhi. Similmente Buddhi non può funzionare da sola. Richiede in modo simile una upādhi per poter funzionare su piani più bassi. L'upādhi che svolge Buddhi è Manas. Buddhi in congiunzione con

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Manas forma il Manas Superiore - il Kāranopādhi, il veicolo causale, quello che causa rein-carnazione o Ego reincarnante (espresso nella prossima citazione come l"Ego reale, im-mortale"). Comunque, anche il Mentale Superiore non può funzionare sul piano terrestre senza la sua upādhi. Il vāhana che è effettuato attraverso lo svolgimento di Manas è il prin -cipio Kāma. Kāma unendosi con Manas forma il Mentale Inferiore, il perno, il quale in con-giunzione con i rivestimenti astrali e fisici forma la personalità - chiamata la falsa personal -ità finché oscura l'Ego Reincarnante durante la vita sulla terra, e dura solo per una singola vita sulla terra. Nondimeno, la Radiante Presenza non è mai assente, poiché le due (la "reale" e la "falsa") sono legate insieme e sono inseparabili durante un'incarnazione sulla terra. Il passaggio continua :

"Sono il quinto e il quarto principio - Manas e Kāma - a contenere la personalità duale : l'Ego reale e immortale (se è assimilato ai due superiori) e la falsa e transitoria personal -ità, il corpo māyavi o astrale, così chiamato, o l'anima animale-umana, i due dovendo es-sere così strettamente fuse allo scopo di una piena incarnazione terrestre. Incarna la Mon-ade Spirituale di un Newton innestato su quella del più grande santo sulla terra, in un corpo fisico il più perfetto che tu possa pensare, vale a dire in un corpo da due o anche tre prin-cipi composto da i suoi Sthūla-śarira, Prāna (principio vita), e Linga-śarīra - e, se gli manca il suo quinto, il principio di mezzo, avrai creato un idiota, al meglio un bella apparenza, senz'anima, vuota e inconsapevole. "Cogito-ergo sum" non può trovare spazion nel cervello di una tale creatura, non su questo piano, ad ogni costo."(II, 241-2*)

La frase latina "Cogito, ergo sum" significa : " Penso, quindi sono". Questa è la carat-teristica distintiva di un essere umano : pensare, ragionare. Aggiunta a questa facoltà c'è l'abilità creativa e il potere dell'immaginazione : per pianificare e estrinsecare lavori di grandezza e bellezza. Grandi pensieri possono essere questi, ancora più grandi raggiungi-menti sono in serbo per la razza umana. Questi più grandi raggiungimenti avverranno quando lo sviluppo dei tre principi superiori saranno sviluppati, prendendo posto rispettiva-mente nel nei cicli della Quinta, Sesta e Settima Ronda. Infine alla conclusione della Set-tima Ronda, tutti i sette principi saranno sviluppati completamente. L'uomo avrà allora rag-giunto lo scopo della Legge Settenaria applicabile al Regno Umano. Sarà pronto per es-sere promosso nel prossimo regno superiore.

Dovrebbe essere apparente, allora, che c'è un significato molto più grande per l'in-segnamento della costituzione settenaria dell'uomo che la mera enumerazione di sette principi, o che segue il modello della Legge Settenaria. Questa significativa affermazione può essere anche riferita a :

"Tutto il problema è di capire correttamente questo altro mistero : quello circa il fatto reale, così astruso e trascendentale a prima vista,

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dei "Sette Principi" nell'uomo, la riflessione nell'uomo dei sette poteri nella Natura, fisica-mente, e delle sette Gerarchie di Esseri, intellettualmente e spiritualmente. Se un uomo, materiale, eterico, e spirituale, è per più chiara comprensione della sua triplice natura (par-lando per esteso) diviso in gruppi secondo uno o l'altro sistema, il fondamento e l'apice di quella divisione sarà sempre la stessa. Ci sono tre Upādhi (basi) nell'uomo, ogni numero di Kośa (falde, fogli) e i loro aspetti può essere costruito su questi senza distruggere l'armo-nia del tutto. Così, mentre il sistema esoterico accetta la divisione settenaria, la classifi-cazione vedantica da cinque Kośa, e il Tāranka Rāja-Yoga li semplifica in quattro - i tre Up-ādhi sintetizzati dal principio più alto, Ātman." (D. S., V.361)

La classificazione Vedantina dei kośa (Pañchakośas) e la classificazione Tāraka Rāja-Yoga delle upādhi (Tryupādhi) era data nella rappresentazione diagrammatica.* In aggiunta a cio che era stato affermato più sopra, si potrebbe notare che uno dei punti ai "misteri del Buddha" + è fornito dalla comprensione della razionale delle tre upādhi. Una chiave venne data in questo passaggio :

"' Sebbene ci siano sette principi nell'uomo, ci sono però tre uphadi (basi) distinte, in ognune delle quali Ātma può lavorare indipendentemente dal resto. Queste tre Upādhi pos-sono essere separate da ogni Adepto senza uccidersi. Non può separare i sette principi fra di loro senza distruggere la sua costituzione. '"

La domanda sorge : Com'è possibile ? Ma lasciamo H.P.B. concludere la frase, poiché ella stessa fornisce la risposta :

"' Come può una personiltà spirituale (o semi-spirituale) condurre una vita tripla o persino duale, trasferendo il rispettivo "Se Superiore" a volontà, ed essere ancora la Mon-ade eterna nell'infinità di un Manvantara?' La risposta a questo è seplice per il vero Oc-cultista, mentre per il non iniziato profano deve apparire assurda. I 'Sette Principi' sono, certamente, la manifestazione di uno Spirito Indivisibile, ma solo alla fine del Manvantara, e quando arrivano ad essere riuniti sul piano della Realtà Una l'unità appare; durante il vi-aggio del 'Pellegrino' le riflessioni di questa indivisibile Fiamma Una, gli aspetti di uno Spir-ito eterno, hanno ognuno il potere di azione su uno dei piani manifestati dell'esistenza - la differenziazione graduale dal piano uno non manifestato - su questo piano cioé al quale propriamente appartiene. La nostra terra permette ogni codizione Māyāvica, ne consegue che il Principio Egoistico purificato,

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il Se (Self) astrale e personale di un Adepto, sebbene formando in realtà un tutto integrale con il suo Se Superiore (Ātma e Buddhi) può, nondimeno, per fini di pietà universale e benevolenza, separarsi dalla sua Monade divina come per condurre su questo piano di illusione e essenza temporanea una indipendente e distinta vita conscia indipendente sotto una forma prestata e illusoria..."

COLLLEGANDO I SETTE PRINCIPI ALL'UNIVERSO

C'è adesso un altro aspetto della legge settenaria : quello che lega i sette principi e la divisione del Macrocosmo (l'universo) in sette, così come il Microcosmo (uomo) era così diviso. È espresso in questa maniera :

"Il cosmo Eterno, il Macrocosmo, è diviso nella Dottrina Segreta come l'uomo, il Microcosmo, in tre Principi e quattro Veicoli, che nella loro collettività sono sette Principi.

"I tre principi radicali sono, exotericamente : Uomo, Anima, e Spirito (intendendo per 'uomo' la personalità intelligente), e esotericamente : Vita, Anima e Spirito." (S.D., V, 208)

Collegando i termini soprastanti con i termini sanscriti, i principi-radicali sono : (exotericamente) Uomo-Kāma-Manas più gli strati astrale e fisico, che formano la Person-alità; Anima-Manas; Spirito-Ātman. Esotericamente : Vita-Jīva, che diventa Prāna quando funziona nell'uomo (come uno dei sette principi); Anima-Manas; Spirito-Ātman. Nella enumerazione dei quattro veicoli, i termini Sanscriti sono forniti - mentre la citazione continua :

"I quattro veicoli sono Corpo, doppio Astrale, Anima Animale (o umana), e Anima Divina (Sthūla-śarīra, Linga-śarīra, Kāma e Buddhi, il vehicolo di Ātman o Spirito). Ora, per farla ancora più chiara : (I) il Settimo Principio ha per suo veicolo il Sesto (Buddhi); (2) il veicolo di Manas è Kāma; (3) quello di Jīva o Prāna (vita) è il Linga-śarīra (il 'doppio' dell'uomo); il Linga-śarīra proprio non può mai lasciare il corpo fino alla morte; quello che appare è un corpo astrale, che riflette il corpo fisico e serve come veicolo per l'anima umana, o intelligenza; e (4) il Corpo, il veicolo fisico di tutti quelli soprastanti collettiva-mente. L'occultista riconosce lo stesso ordine come esistente per la totalità cosmica, l'uni -verso psyco-cosmico.

"Nella Kabalah Caldea o Ebraica, il Kosmos è diviso in sette mondi : l'Originale, l'In-tellegibile, il Celestiale, l'Elementare, L'Inferiore (Astrale), l'Infernale (Kāma-loka o Hades), e il Temporale (dell'uomo). Nel sistema caldeo è nel mondo Intelleggibile, il secondo, che appaiono i 'Sete Angeli della Presenza', o le Sephiroth (i tre esseri elevati, in

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fatti, uno, e anche la somma totale di tutti). Essi sono anche i 'Costruttori' della Dottrina dell'Est : ed è solo nel terzo, il mondo celestiale, che i sette pianeti e il nostro sistema so -lare sono costruiti da sette Angeli Planetari, i pianeti diventando i loro corpi visibili. Quindi - come affermato correttamente - se l'universo come un tutto è formato fuori dalla sostanza Una o Essenza, non è questa Essenza eterna, la Deita assoluta, che la costruisce in forma; questo è fatto dai primi Raggi, gli Angeli o Dhyān Chohans, che emanano dall'Ele -mento Uno, che diventa periodicamente Luce e Oscurità, rimane eternamente, nel suo Principio-Radice, l'una sconosciuta ma sempre esistente Realtà."

Riguardo alle dieci Sephiroth : le prime tre -Kether, Chochmah e Binah - formano una tri -ade. Sono viste nello Zohar "immanazioni" , "qualcosa inerente a e coevo con il soggetto postulato, o in altre parole, 'Energie'." Le sette Sephiroth, chiamate Chesed, Geburah, Tiphereth, Netzah, Hod, Jesod, Malkuth sono "emanazioni" che vengono fuori dal Tre-in-uno, la somma totale di tutto.

Come per i "Primi Raggi", o i "Sette Primevi" : questi sono i Sette Figli dell Luce, an-che chiamate Stelle, che sono le emanazioni primeve dalla Daivīprakriti. Questo composto sanscrito, da div, rilucere, e prakriti, materia originale o sostanza, significa la sostanza orig-inale o primeva. Questa prima materia è la direttaemanazione divina e intelligente della Mente Universale - la luce divina che emana dal Logos.

"che formò i nuclei di tutte le orbite 'se-moventi' nel Kosmo. È il potere informante, sempre presente potere movente e principio-vita, l'anima vitale dei soli, lune, pianeti e an-che la nostra terra."

I SETTE MODI DELLA BENEDIZIONE E LE SETTE VERITÀ

Prima di concludere questo capitolo, deve essere fatto riferimento a due set di Sette ai quali molto raramente si allude, poiché rappresentano un aspetto della Legge Settenaria ancora da completare. Questi sono i Sette Modi della Benedizione in riferimento a certe fa-coltà "delle quali lo studente conoscerà di più quando va in profondità nell'occultismo." Così come per le Sette Verità :

" Al di fuori delle Sette Verità e Rivelazioni, o piuttosto segreti rivelati, quattro soli ci sono stati trasmessi, siccome siamo ancora nella Quarta Ronda...

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"Fino a qui 'Ci sono solo Quattro Verità, e Quattro Veda' - dicono gli Indu e i Buddhisti. Per una ragione simile Ireneo insistette sulla necessità di quattro Gospels. Ma come ogni nuova razza-Radicale alla testa di una ronda deve avere la sua rivelazione e i suoi rivela-tori, la prossima Ronda porterà la Quinta, la seguente la Sesta, e così via."

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LA DOTTRINA DELLE SFERE

La dottrina delle sfere apre una delle più affascinanti strade di pensiero presentate dalla Saggezza Antica. Proprio come il microscopio portò agli zoologi nuovi campi di studio, e il telescopio fece lo stesso per gli astronomi, la Dottrina delle Sfere apre nuove visuali allo studente di Filosofia Esoterica. Comunque, come è il caso per molti degli insegnamenti, questa Dottrina non è data nella sua completezza. Nondimeno, anche ciò che è presentato abilita a realizzare che c'è un campo di conoscenza sempre più vasto, che si apre allo stu-dente che desidera proseguire lo studio dei misteri dell'Essere. Ma è imperativo che i con-cetti base siano capiti a fondo. Se no lo sono, si possono creare malintesi, a causa della natura intricata della Dottrina.

Al fine di presentare la Dottrina delle Sfere il più chiaramente possibile, questo capi-tolo sarà diviso in sette sezioni, ognuna delle quali tratta di un particolare fase o aspetto della dottrina. In realtà queste sette fasi sono interrelate e nella loro integrità formano una grande Dottrina, sono suddivise semplicemente al fine di studio e per convenienza di pre-sentazione. Le sezioni sono intitolate :

1. La dottrina dei Globi2. La Dottrina dei Lokas e dei Talas3. La Dottrina dei Sette Piani Sacri4. La Dottrina del Sistema Solare Universale5. La Dottrina della Relazione del Sistema6. La Dottrina dei Soggiorni Ciclici.7. La Dottrina della Relazione delle Monadi con il Sistema

A questo punto può essere bene ricordare cio :

"È stato dichiarato dalla prima ed è stato ripetutamente asserito da allora, che (1o) nessun Teosofo, neppure un chela accettato, lasciando stare studenti laici, può aspettarsi di rice-vere insegnamenti approfonditi e completi, prima di essersi irrevocabilmente consacrato alla Fratellanza e essere passato attraverso ad almeno una iniziazione, perché non si pos-sono dare figure e numeri al

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pubblico, poiché figure e numeri sono la chiave per il sistema esoterico. (2o) Che ciò che fu rivelato era meramente l'allineamento esoterico di ciò che è contenuto in quasi tutte le Scritture exoteriche delle religioni mondiali - preminentemente nei Brāhmana, e le Upan-ishad dei Veda e anche nei Purāna."

In congiunzione con il passaggio qui sopra, comunque, si deve leggere cio che segue :

"Conduci la vita necessaria per l'acquisizione di tale conoscenza e poteri, e la Saggezza verrà da te naturalmente. Nel caso tu sia in grado di accordare la tua coscienza con ognuna delle sette corde della "Coscienza Universale" quelle corde de corrono sulla tavola armonica del Cosmo, che vibrano da un Eternità all'altra; quando avrai studiato completamente "la musica delle Sfere" solo allora diventerai libero di condividere la tua conoscenza con coloro i quali è sicuro farlo." (I, 167+)

Per tracciare una linea generale quindi.Innanzitutto è stata presentata una legge in particolare con ogni dottrina in ogni capitolo, ma ora la procedura differisce. Non c'è una sola legge in particolare da associare alla Dott-rina delle Sfere; al contrario tutte le leggi considerate sin qui sono applicabili. La ragione di ciò supporta uno dei principali capisaldi della della Dottrina delle Sfere, vale a dire che mondi o globi o sfere non sono semplicemente "posti" (lokas) occupati da abitanti su di essi. Invece, i mondi sono esseri viventi, pulsanti, e quindi devono per necessità seguire le Leggi Divine inerenti al Piano Divino, proprio come tutte le entità sui globi sono obbligate a fare lo stesso. Questo è così perché le sfere, così come le le entità su di loro, sono tutte membri del Piano Divino ed esistono perseguendo la Legge Divina che mantiene il Piano Dvino in operazione.

"Nella Kabala, i mondi sono comparati a scintille che scaturiscono dal martello del grande Architetto - LEGGE, la legge che governa tutti i Creatori più piccoli." (I, 199++)

Se questa idea sembra originale, allora guardate questa, tirata fuori così leggermente da una penna dotata :

"'Milioni e miliardi di mondi sono prodotti in ogni Manvantara' - è detto." (I, 143§)

La frase "è detto" si riferisce molto similmente ad uno dei Commenti sulle Stanze di Dzyan. Quando si guarda una fotografia presa attraverso i telescopi giganti e guardando i grappoli di stelle che costellano ogni pollice della piastra impressionata e realizzando che la loro luce sola è stata

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il mezzo per portarle nella fotografia, uno dovrebbe essere pronto ad accettare le as-serzioni degli occultisti. Ma per ritornare alla nostra sfera, la Terra.

Il globo fisico o mondo non è meramente composto di sostanza o materia per l'uso di entità che abitano la sfera, ma è in realtà costruito e composto di esseri di vari gradi e classi sulla Scala gerarchica della Vita - alcuni anche invisibili ai nostri occhi - che si stanno sottoponendo al loro pellegrinaggio ciclico nel campo di questo grande essere, così come gli abitanti stanno soggiornando sul globo. Il globo visibile rappresenta la coltre esterna, la Casa di Vita, o "Palazzo" (per usare le parole delle Stanze) per lo Spirito Planetario, Osser-vatore, Rettore, o Lha (la parola Tibetana delle Stanze; il termine sanscrito è Dhyāni). Nel caso del Sole, un Lha Solare o Logos Solare. Nelle parole di un commento :

"Le intelligenze che danno la forma, che animano questi vari centri di Essenza, sono chiamate indiscriminatamente dagli uomini oltre al grande limite come Manus, i Rishi, i Pitri, le Prajāpati e così via; e come Dhyāni-Buddha, i Chohans, Melhas (Dei del Fuoco), Boddhisattva, e altri da questa parte. Il vero ignorante li chiama dei; il profano erudito, il Dio uno; e il saggio, gli iniziati, onorano in loro solo le manifestazioni Manvantariche di ciò che nè i nostri Creatori (I Dhyān Chohans) nè le loro creature potranno mai discutere o conoscere alcunché. L'Assoluto non deve essere definito, e nessun mortale o immortale l'ha mai visto o compreso durante il periodo di Esistenza. Il mutevole non può conoscere l'Immutabile, neppure può ciò che vive percepire la Vita Assoluta.'

"Quindi, l'uomo non può conoscere esserei più elevati che i suoi propri 'progenitori'. 'Neppure dovrebbe idolatrarli,' ma dovrebbe imparare come venne al mondo." (II, 34*)

Il termine specifico per Osservatore o Reggente di un globo è Dhyāni-Boddhisattva; un Dhyāni-Buddha è l'osservatore di una Ronda. Il resto dei termini sanscriti sono generici piuttosto che specifici; questo è per dire, un aggettivo qualificativo è richiesto per designare la classe o funzione degli Esseri specifici.

Illustrando ora come le Sfere (come esempi di Esseri) entrano sotto la giurisdizione delle Leggi Divine che sono state considerate :

Le Sfere funzionano secondo la legge di Periodicità secondo la quale vengono in es-sere per un certo periodo di tempo di attività (Manvantara), che è seguito da un intervallo uguale di pausa (Pralaya), al fine di recuperare per un altro Manvantara. Questo è seguito da un altro Pralaya. Questa sequenza continua, ogni apparizione significa un ciclo di evoluzione e una reincarnazione della sfera.

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Le sfere soggiacciono alla Legge di Aggiustamento nella quale ogni reincarnazione sarà lungo i modelli messi in moto durante un manvantara.

Le Sfere sono parte della legge di Unità Essenziale : perseguono la loro attività nel campo di un essere più Grande. Nel caso di pianeti vengono sotto la "sorveglianza" di un Lha Solare; un Lha Solare sotto la sorveglianza di un Lha Solare Universale. La sequenza non si ferma neppure qui ma è portata avanti sempre oltre.

La legge di Autorealizzazione : ogni sfera si esprime in accordo con le sue caratteris-tiche essenziali, che sia un pianeta o un sole. Le parole di un commento lo esprimono chiaramente :

"Le Sfere di Essenza, o Centri di Vita, che sono nuclei isolati che allevano i loro uo-mini e i loro animali, sono innumerevoli; nessuno di questi ha somiglianza con la sua sorella-compagna o con ogni altro nella sua progenie speciale.'

"Tutti hanno un natura doppia fisica e spirituale." (II, 33*)Le sfere osservano tutte la legge di Movimento. Questo è ovvio abbastanza nella ro-

tazione della "mansione della vita," ma il Lha, a suo turno, sta cercando di raggiungere uno stao evolutivo più elevato ad ogni incarnazione. Sette fondamentali trasformazioni sono in-dicate come processi nell' "evoluzione" di sfere :

"Le sette fondamentali trasformazioni dei globi in sfere celesti, o piuttosto delle loro particelle costituenti di materia, sono descritte come segue : (1) omogeneo, (2) aeriforme e radiante (gassoso); (3) come latte cagliato (nebuloso); (4) Atomico, Etereo (inizio del moto, da qui della differenziazione); (5) Germinale, infuocato (differenziato, ma composto dei germi solo degli Elementi, nei loro stati primitivi, aventi sette stati quando completamente sviluppati sulla nostra terra); (6) A quattro guaine, vaporoso (la futura Terra); (7) Freddo e dipendente (dal sole per vita e luce)." (I, 205-6+)

Le Sfere semplificano la legge Settenaria : ogni sfera è un essere a sette principi, così come un unità settenaria, in altre parole, ogni sfera è accompagnata da sei globi com-pagni.

Come per le due leggi che devono essere ancora presentate, va a dire, la legge di Compassione e la legge del venire in Essenza : entrambi sono applicabili alle sfere come lo sono agli esseri che abitano i mondi.

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1. LA DOTTRINA DEI GLOBI

Il primo aspetto della Dottrina delle Sfere riguarda i Globi stessi. I suoi insegnamenti principali sono portati avanti da due postulati :

"1. Tutto nell'universo fisico come in quello metafisico è settenario. Da qui ogni corpo siderale, ogni pianeta, sia visibile che invisibile, è accreditato con sei globi compagni. L'evoluzione della vita procede su questi sei globi o corpi dal primo al settimo in Sette Ronde o Sette Cicli." (I, 158-9*)

Ogni simile serie settenaria è chiamata una "Catena di Globi". Così un pianeta con i suoi sei pianeti compagni, una Catena Solare. Similmente la luna con i suoi sei globi com-pagni è chiamata una catena Lunare. Nel caso della terra, i sette globi comprendenti le sette "Residenze della Vita" sono chiamate la Catena Terra (similmente Catena Terrena). Similmente ognuno degli altri pianeti che costituiscono il sistema solare ha la sua serie di sei globi compagni, così che ogni pianeta ha la sua catena di sette globi. Mercurio, il pi-aneta visibile più vicino al Sole, ha sei globi compagni che formano la catena di Mercurio; Venere con i suoi sei compagni forma la Catena di Venere; Marte e i suoi sei globi com-pagni forma la catena di Marte, Giove più le sue sei sfere fa la Catena di Giove ; e Saturno insieme con sei globi compone la Catena di Saturno.

È uso designare ognuno dei sette globi che compongono una catena attraverso le prime sette lettere dell'alfabeto, così : Globo A, Globo B, Globo C, Globo D, Globo E, Globo F, Globo G. Mentre questa enumerazione indicherebbe che i primo globo ad ap-parire o a diventare manifesto sarebbe il Globo A, e che il settimo, Globo G, sarebbe l'ul-timo a entrare in manifestazione, sarebbe una supposizione erronea ritenere che il settimo globo, sebbene l'ultimo ad apparire sulla scena sia quindi il più basso ad arrivare alla mani-festazione. Per chiarificare questo punto è necessario riferirsi di nuovo all'insegnamento concernente i Sette Piani (delineato nel capitolo precedente), poiché questa dottrina si lega strettamente a quella della Dottrina delle Sfere. Comunque, non significa che un globo è assegnato ad ognuno dei sette piani. Invece, i sette globi di una catena sono situati sui Quattro Piani Cosmici più bassi nella maniera seguente : Globo A e G sono situati sul quarto Piano Cosmico (numerando i piani in ordine discendente, così che il settimo piano è il più basso e più materiale della serie); Globo B e F sono situati sul quinto Piano Cosmico; Globo C e Globo F funzionano sul sesto Piano Cosmico; mentre il Globo D (la nostra terra) è da sola situata sul settimo o Piano Cosmico più basso, il più materiale della serie. Al fine di mostrare la posizione dei globi sui loro rispettivi piani, è uso indicarli a mezzo di un diagramma, che rappresenta i

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globi come cerchi e i piani con linee orizzontali. Questa rappresentazione diagrammatica è eccellente al fine di mostrare che il Globo D - che è il nostro mondo e il più materiale dei sette è situato sul piano più basso. Per questa ragione il Globo D è l'unico globo della serie che è visibile a noi - poiché l'umanità è congegnata per funzionare su questo settimo Piano Cosmico. Nondimeno si potrebbe avere un'impressione sbagliata a causa di questo dia-gramma. I piani non sono necessariamente situati uno sopra l'altro. Invece, illustriamo i globi e i piani attraverso un altro diagramma, usando cerchi concentrici.

Cominciando dal cerchio esterno del diagramma, il Globo D è piazzato all'interno dell'area formata dai due cerchi esterni e quindi rappresenta il piano esterno - piano VII, il Piano Materiale o Fisico. Questo indica che il "campo di influenza" che il Globo D è capace di esercitare è confinato solamente al Piano VII, il piano fisico. Per questa ragione gli es-seri manifestati sul Globo D non sono incapaci di contattare gli esseri su altri globi superiori della Catena Terrestre, essendo impediti nel farlo dall"Anello Non-Si-Passa" formato da questo piano (come indicato dal cerchio). Nell'area formata dal prossimo cerchio concen-trico, che rappresenta il piano VI, sono stazionati due Globi della catena settenaria - Globo C e Globo E. Ogni globo ha il suo ciclo di evoluzione da compiere, sebbene i due globi sono stazionati sullo stesso piano. Dirigendo l'attenzione al prossimo piano - Piano V - vi ci sono situati due globi : Globo B e Globo F. Quindi sul Piano IV, Globi A e G completano l'attribuzione delle serie settenarie sulla catena terrestre.

Il vantaggio di questa rappresentazione diagrammatica dei piani attraverso cerchi concentrici rende chiara l'idea che più spirituale è il piano, più grande è la sua sfera di in-fluenza, in ciò il suo efflusso di emanazione può pervadere attraverso tutti i piani, incluso quello più esterno, mentre più materiale è il piano minore è il suo campo di azione.

Continuando il tema del primo postulato, con riferimento alla formazione dei sette globi della catena planetaria, questo avviene a causa della legge fondamentale che gov-erna la venuta in essere dei mondi, che è espressa nella seguente maniera :

"è inutile di dire che "le leggi si manifestano quando le Divinità si preparano a Creare,' perché (a) le leggi o meglio la LEGGE è eterna e non creata; e (b) quella Divinità è legge, e vice versa. Inoltre, la LEGGE una ed eterna esplica tutto nella Natura (che deve essere) manifestata seguendo un principio settenario, fra l'altro, le innumerevoli catene circolari di mondi, composte di sette globi, graduate sui quattro piani inferiori del mondo in formazione (i tre altri appartenendo all'Universo Archetipo). Al di fuori di questi sette solo uno, il più basso e più materiale di questi globi, è all'interno del nostro piano o campo di percezione, gli altri sei cadono al di fuori di esso essendo quindi invisibili ad occhi terrestri. Ogni tale catena di mondi è la progenie

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e creazione di un'altra, più bassa, e morta catena - la sua reincarnazione per così dire." (I, 152)

Per quanto riguarda la forma esterna, o "Dimora di vita", essa è costruita su un cuore interno o Centro dell'Essere che è imperituro. Questo cuore interno, tecnicamente chiam-ato Jīvātman, o di nuovo Pratyagātman, è descritto come un "nucleolo" nel commento, mentre alla forma esterna in questa descrizione è dato il nome di "nucleo". Come per i ter -mini Sanscriti nel Commento : sebbene Jivātman è spesso "l'anima individuale", questo termine può essere reso come "l'essenza ātmica della vita", poiché Jīva, dalla radice ver-bale jiv, vivere, significa vita. Pratyagātman, anche tradotto "anima individuale", letteral-mente ha il significato di ciò che si rivolge all'interno verso ātman, o se, poiché pratyañch, significa "girato verso". Paramātman significa Spirito Universale, la sorgente di Ātman. Il termine usato per Lhas nella citazione è "Signori dell'Essere" - le loro forme sono, certamente, i globi o Dimore di Vita.

"I nucleoli sono eterni e di infinita durata; i nuclei periodici e finiti. I nucleoli formano parte dell'assoluto. Essi sono la feritoia di quella fortezza nera e impenetrabile, che è per sempre celata agli occhi degli uomini e finanche Dhyānici. I nuclei sono la luce dell'eternità che sfugge da lì."

""È questa luce che condensa nelle forme dei "Signori dell'Essenza" - i primi e i più alti dei quali sono, collettivamente, Jīvātman o Pratyagātman (che è detto figurativamente per-venire da Paramātman. È il Logos dei filosofi Greci - che appare all'inizio di ogni nuovo Manvantara.) Da questi verso il basso - formati dalle onde perennemente consolidantesi di quella luce, che diviene sul piano oggettivo materia grossolana - procedono le numerose gerarchie delle Forze Creatrici, alcune senza forma, altre aventi le loro forme distintive, al-tre, ancora, gli elementali più bassi, non aventi forma in se stessi, ma assumendo ogni forma secondo le condizioni circostanti."

""Quindi c'è una sola e Assoluta Upādhi (base) nel senso spirituale, da cui, sulla quale e nella quale sono costruiti per fini Manvantarici gli innumerevoli centri basici sui quali procede l'Evoluzione Universale, ciclica e individuale durante il periodo di attvità.'" (II, 33-4+)

La spiegazione sul primo postulato riguardo i sette globi comprendenti una catena ha portato avanti necessariamente una considerazione del soggetto affermato nel secondo postulato, che tratta del tema del processo della formazione di sette globi, sebbene in una fase leggermente differente. Quindi il secondo postulato può essere ora introdotto :

"2. Questi globi sono formati da un processo che gli Occultisti chiamano 'rinascita di una catena planetaria(o anelli)'. Quando la settima

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e ultima Ronda di uno di questi anelli è entrata nel primo globo 'A', il più elevato, seguito da tutti gli altri giù fino all'ultimo, invece di entrare dopo un certo periodo di riposo - o 'oscura-mento' , come nelle Ronde precedenti - comincia a morire. La dissoluzione 'planetaria' (pralaya) è a portata di mano e la sua ora è suonata; ogni globo deve trasferire la sua vita e la sua energia ad un altro pianeta." (I, 159*)

Questo postulato fu spiegato ulteriormente attraverso un diagramma, + nel quale i sette globi della catena Lunare erano usati per rappresentare una catena nel processo del morire e del trasferimento delle sue energie alla catena di sette globi che si reincarna (la nostra Terra). Quando si stabiliscono gli stadi di chiusura della Settima Ronda un'altra fase nel progresso ciclico della catena di globi si compie. Ciò accade quando l'ultima classe di Monadi completano il loro ciclo settenario di evoluzione sul Globo A, e poi passano sul Globo B (al fine di perseguire il loro ciclo settenario sul secondo globo). Questa classe di Monadi sono l'ultima delle Onde di Vita comprendenti gli Ospiti Monadici che perseguono il ciclico peregrinaggio sui sette globi di una catena. Il Globo A invece di passare attraverso lo stato dormiente (che è stato ben descritto come un periodo di oscuramento) si prepara a passare in un'altra condizione - nello stato di pralaya. Questo è compiuto attraverso il trasferimento delle energie vitali e dei principi interni costituenti il Globo A in un centro laya o punto laya - questo è uno stato dove l'omogeneità prende luogo, nel quale la sostanza non è in grado di agire o differenziarsi. Là in uno stato laya, aspettando un un periodo di tempo definito, i principi interni di un globo rimangono in uno stato affine al Nirvāna. La situazione è comparabile a ciò che capita in caso di morte di un uomo. I principi inferiori sono lasciati da parte, smessi, così dov'erano in Kāma-loka, mentre la triade superiore (i principi interiori) rimangono in Devachan mentre il periodo ciclico di tempo arriva per un ri -torno ad incarnarsi sulla terra. Mentre il trasferimento è completo il pralaya (periodo di ri-poso) del Globo A sarà cominciato.

Lo stesso processo capita per il Globo B. Mentre l'ultma classe di Monadi lascia il il Globo B ed è entrata nel Globo C, per un ciclo settenario sul terzo globo, i principi interni e le energie vitali che ha costruito il Globo B sono trasferite ad un altro centro laya, là per as-pettare "il suono del mondo" (la chiamata del logos) che porta il globo B in remanifes-tazione - e a seguire la reincarnazione del Globo A.

Quando l'ultima Classe delle Gerarchie che compongono la Scala della Vita lascia il Globo C per fare l'ultimo circuito sul Globo D, il terzo globo trasferirà i suoi principi interni ad un terzo centro laya in preparazione per il pralaya del Globo C. A suo turno il Globo D fa altrettanto. Il Globo E passa attraverso gli stessi stadi. Il Globo F passa attraverso l'identica sequenza. Finalmente il Globo G persegue il modello che tutti i globi precedenti hanno de-lineato. I sette Globi sulla catena planetaria hanno compiuto il loro scopo. Il Manvantara si è concluso. Un giorno di Brahma si è chiuso; una notte di

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Brhamā regna. Prende piede un pralaya planetario per tutti i sette Globi. Mentre questo rappresenta un pralaya totale per quanto concerne una catena plane-

taria di sette globi, non dovrebbe essere chiamato Prākrita Pralaya, poiché questo tipo di pralya capita alla chiusura di un Età di vita di Brahmā. Il termine corretto è Naimitta Pralaya, che significa Pralaya "occasionale" o "incidentale", poiché il sole continua nel suo Manvantara, come fanno gli altri pianeti del sistema solare. Nondimeno i sette globi che sono entrati in Naimittka Pralaya rimangono sempre sulla scena, anche se i principi interni e le energie vitali che costituiscono ogni globo non funzionano più sui globi morenti. I sette globi rimangono come una Catena Lunare e continueranno come satelliti lunari, uno per ognuno dei sette globi della nuova catena, anche dopo la reincarnazione dei sette globi, in -troducendo una nuova catena di sette globi in manifestazione. La nuova catena di globi costituisce un nuovo sistema planetario.

Il satellite della Terra è un esempio di una precedente catena di globi. Abbastanza vero, è l'unico dei globi della catena che è visibile a noi. Rappresenta il quarto globo, Globo D, della catena Lunare, e come tale agisce come la Luna del globo D, la nostra Terra.

Un terzo postulato può essere aggiunto. Mentre ha specifico riferimento alla nostra Terra, piuttosto che alla Dottrina Generale delle Sfere, nondimeno per analogia il postulato è applicabile alla catena di sette globi, sebbene specialmente così ad ogni quarto globo della serie settenaria - così com'è per la nostra terra.

" 3. La nostra Terra, come rappresentante visibile dei suoi superiori globi compagni, i suoi 'signori' o 'principi' ... deve vivere, come fanno gli altri per sette Ronde. Durante le prime tre, si forma e si consolida; durante la quarta si stabilizza e indurisce; durante le ul-time tre gradualmente ritorna alla propria forma eterea : si spiritualizza, per così dire." (I, 59*)La nostra terra, il quarto globo di una serie di sette, Globo D, rappresenta la più materiale delle sfere. Passa attraverso la fase del ciclo di evoluzione e involuzione, nel quale fa l'es -perienza di scendere nella materia, durante il periodo dell'Arco Discendente, nel quale la materia evolve. L'aspetto più materiale è raggiunto nel mezzo del periodo della quarta Ronda. Poi la materia comincia a involvere e lo spirito ad evolvere sull'arco Ascendente per raggiungere il massimo dell'eterealità.

La frase "rappresentanti visibili" tocca la questione del perché non si sia capaci di vedere i sei globi compagni della catena Terrestre, poiché ogni globo delle serie di neces-sità passa attraverso la stessa fase di diventare il più materiale durante la Quarta Ronda (la presente Ronda). Mentre il postulato è applicabile ad ogni globo dei sette che compren-dono una catena, in quello l'acme di materialità è raggiunto durante il periodo di mezzo della

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Quarta Ronda, nondimeno questo grado di materialità al massimo di grossolanità per i globi superiori é di un grado differente, perché essendo su un piano differente e quindi non comparabile ai gradi di materialità raggiunti sui più bassi dei sette piani cosmici, sui quali la Terra è situata. Inoltre, la materialità di un piano superiore è un altro grado di "sostanza" che la materia del nostro piano-Terra, quindi differente da quella della Terra. In questa con-nessione si dovrebbe tenere a mente una frase della Dottrina Segreta (se non se ne se-leziona un'altra), poiché é una chiave per padroneggiare gli insegnamenti reconditi riguardo alla Dottrina delle Sfere. La frase si riferisce ai sei compagni globi superiori della Catena Terrestre :

"come Globi, essi sono in Co-Ad-unione (uniti in una massa) ma non in Cosostanza (non sono fatti della stessa sostanza) con la nostra Terra e quindi si riferiscono ad un altro stato di coscienza." (I, 166*)

I due Paroloni sembrano causare confusione ad alcuni, ma non ce n'è bisogno poiché convogliano il significato così eccellentemente che nessun'altre parole potrebbero essere più espressive. Co-ad unione : questo è un composto latino, il participio passato del verbo coadunare, che significa unire insieme. Le parti componenti consistono in : co, insieme; ad, a; unus, uno; da qui legati insieme come uno. Sebbene i sette globi siano legati insieme come uno, d'altra parte non sono in "cosostanzialità". (in inglese "consubstantility"). Questo secondo composto latino è basato sul composto "consubstantiate" : con, insieme a sub-stantia, sostanza; da qui "unire in una stessa sostanza", sebbene tutte le sfere siano legate insieme in un'unità essenziale.L'intero passaggio nel quale appare questa citazione è degno di studio, poiché le parole sono quelle del maestro di H.P.B. Le parole di apertura "il nostro globo" si riferisce alla Terra (Globo D): "Il nostro Globo, come detto sin dall'inizio, è il culmine dell'arco discendente, dove la mate-ria delle nostre percezioni esibisce se stessa nella forma più grossolana. ... Da si deduce che i globi che adombrano la nostra Terra devono essere di piani differenti e superiori. In breve, come Globi, sono in Co-aggiunzione non in consostanzialità con la nostra Terra e così sono relativi ad un altro stato di consapevolezza. Il nostro pianeta (come tutti quelli che vediamo) è adattato allo stato peculiare del suo stock umano, il quale stato che ci rende capaci di vedere con i nostri occhi i corpi siderali che sono co-essenziali con il nostro piano terreno e sostanza, proprio come i loro rispettivi abitanti, i Gioviani o Marziani e altri possono vedre i loro piccolo mondo : perché i nostri piani o coscienze, differiscono in grado ma sono uguali per tipo, sono sullo stesso strato di materia differenziata.... Ciò che ho scritto

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"il Pralaya minore concerne solo le nostre STRINGHE DI GLOBI." * (Abbiamo chiamato "Stringhe" le catene in quei giorni di confusione verbale.)..."A quel tipo di Stringhe appartiene la nostra Terra." Questo deve essere mostrato chiara-mente che gli altri pianeti erano anche "stringhe" o CATENE..."(I, 166+)

A questo venne aggiunto :

"Diventa chiaro perché non possiamo percepire, anche con l'aiuto dei nostri migliori tele-scopi terrestri, ciò che è fuori dal nostro mondo della materia. Solo coloro, che chiamiamo adpti, che sanno come dirigere la visione mentale e trasferire la loro consapevolezza, fisica e psichica, ad altri piani di essenza, sono in grado di parlare con autorità su tali soggetti." (I, 166-7) "La scienza fisica può fornire prove aggiuntive, sebbene sempre molto incerte, ma solo riguardo a corpi celesti sullo stesso piano di materialità del nostro universo oggettivo. Marte e Mercurio, Venere e Giove, come ogni piano scoperto fin quì (o quelli che devono ancora essere scoperti), sono tutti, di per sè, i rappresentanti sui nostri piani di queste cosiddette catene ." (I, 164§).

Mostrando che anche quando si condiderano punti di rilievo nell'insegnamento un tocco di Humor può servire a svelare una verità, un'estratto dalle lettere dei Maestri contiene questo germe :

" Di nuovo, entrambi (Marte e Mercurio) sono catene settenarie, essendo indipendenti dai signori siderali della Terrra e superiori come tu sei indipendente dai principi di Däumling (Tom Thumb)- che erano forse i suoi sei fratelli, con o senza cappello da notte..." (I, 165II)

La frase "Signori siderali della Terra e superiori" si riferisce agli esseri più elevati nello schema gerarchico terrestre. In lavori Hindu sono citati come Manu, nel Buddhismo come Dhyāni-Buddhas, nelle Stanze come Lhas. Sono anche chiamati Sorveglianti, Rettori, e Signori di Esseri. Ogni

* Questa frase può essere trovata nella risposta alle lettere No. XV nelle Lettere dei Mahatma a A.P.Sinnet, p. 93. Si riferisce al seguente :

"Ci sono tre tipi di pralaya e manvantara :"1. Quello universale o Mahà pralaya e Manvantara."2. Quelli solari"3. Quelli minori."

No. 1 è chiamato l'Ātyantika-pralaya - il pralaya ininterrotto e infinito; No. 2. Prākritika-pralaya - il "pralaya di materia" - il pralaya solare; No. 3 : Naimittika-Pralaya-il pralaya "oc -casionale", il pralaya di un sistema planetario. La citazione continua :"Quando il pralaya n. 1 è finito inizia il Manvantara universale. Poi l'intero universo deve essere re-evoluto de novo. Quando il pralaya di un sistema solare arriva tocca quel solo sistema solare. Un pralaya solare equivale a 7 pralaya minori. I pralaya minori del N. 3

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concernono una sola stringa di globi, sia che siano popolati da uomini o no. La nostra terra appartiene ad una di queste stringhe. 214

uno dei sette Globi ha il suo Sorvegliante o Lha. Il termine specifico per il rettore di ogni sfera è Dhyāni-Bodhisattva.

Uno dei lavori antichi che è arrivato fino ai nostri giorni, conosciuto come la Vendīdād, un frammento dal ciclo di opere chiamate Avesta- generalmente "Zend Avesta." sebbene la parola Zend semplicemente significa l'antico linguaggio dei Mazdeani, o antichi Persiani. Nel Vendīdād la nostra Terra è citata come Būmi Haptaiti,* che la forma Zend del sanscrito Sapta Bhūmi, che significa la terra settemplice (sapta, sette; bhūmi la terra). Bhūmi è diviso in sette Karshvars e ogni Karshvar è separato da un "oceano", cosicché è impossibile passare da un Karshvar ad un altro.

"L' 'Oceano' è spazio, naturalmente, per cui quest'ultimo fu chiamato 'Acque di Spazio' prima conosciuto come Etere." (II, 758+)

Seguendo questo consiglio, i sette Kashvars possono essere considerati equivalenti ai sette globi della catena terrestre. Inoltre, i sette Karshvars hanno ognuno nomi definiti, cosicché per qualcuno familiare con la dottrinai dei sette globi, la seguente citazione dai Vendīdād diventa molto chiara :

"due, Vrubareśti e Vouruzareśti giace nel Nord; due, Vidadhafshu e Fradadhasfshu, nel Sud; Savahé e Arzahé nell'Est e Ovest." (II, 758++)

Sono stati enumerati sei "globi", il settimo è chiamato Hvaniratha (o usando la forma Pahlavi della parola, come è fatto nella Dottrina Segreta, Qaniratha) che è la nostra Terra, Globo D. È visto come il centro, che i sei compagni circondano nelle quattro direzioni del compasso. Piazzando i globi in questo diagramma, viene fornita un'altra maniera di guardare le sfere. È basata sull'idea di avere la nostra Terra nel centro - non che fosse necessariamente considerata così nel Vendìdād, ma come mezzo per guardare i sei globi compagni dal punto di vista della Terra, senza considerare i "piani" in questa rappresen-tazione.

C'è adesso un'altro aspetto della dottrina dei sei globi in connessione con il tema prin-cipale della dottrina delle sfere che deve essere ora considerato. Questa fase del soggetto ha a che fare con l'interpretazione delle sfere. Nel caso dei sei globi di una catena non è una questione di materia o sostanza dei globi stessi, ma piuttosto il mescolarsi delle forze vitali della catena presa come un tutto, così come l'interpenetrazione di ciò che può essere chiamato "Luce Astrale" (o aura) di ognuno dei globi. Perché, come già segnalato, ognuno dei sette globi ha il suo set di sette principi, e la "Luce Astrale" di un globo può essere vista come il "secondo principio" di un globo

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equivalente al secondo principio della costituzione settenaria dell'uomo, tecnicamente il Linga-śarīra. Questo aspetto, poi, si appoggia direttamente a ciò che è chiamato Ruota In-terna delle Sfere - un soggetto da considerarsi in un altro capitolo. Ma ciò che è appropri-ato al tema presente è l'interpenetrazione di altre sfere - sfere di altri sistemi. Poiché la Filosofia Esoterica postula che ci sono innumerevoli sfere studiando il Kosmos, alcune delle quali interpenetrano la nostra terra, sebbene non sia necessario dire che non siamo coscienti di questa interpenetrazione. Questo è molto chiaramente espresso in un passag-gio, che sebbene un po' lunghetto vale la pena di riportarlo interamente :

"Quando, quindi, la Dottrina Segreta - (postulando questo spazio condizionato o limi-tato non ha reale essenza eccetto in questo mondo di illusioni, o, in altre parole, nelle nos-tre facoltà percettive) - insegna che ognuno dei mondi elevati, così come gli inferiori, è in-terpenetrato con il nostro mondo oggettivo; che milioni di cose e esseri sono, in punti di lo -calizzazione, attorno in noi, come noi siamo intorno, con e in loro; non è figura metafisica o discorso, ma un sobrio fatto in Natura, comunque incomprensibile ai nostri sensi.

"Ma nessuno deve comprendere la fraseologia dell'Occultismo prima di criticare quanto asserisce. Per esempio, la Dottrina rifiuta (come la scienza in un certo senso) per usare le parole 'sopra' e 'sotto' , 'più elevato' e 'inferiore' in riferimento a sfere invisibili come essendo senza significato. Anche i termini 'Est' e 'Ovest' sono meramente conven-zionali, necessari solo ad aiutare le percezioni umane. Poiché, sebbene la Terra non ha punti fissi nei poli, Nord e Sud, adesso anche Est e Ovest sono variabili relativamente alla nostra propria posizione sulla superficie della Terra, e in conseguenza della sua rotazione dall'Ovest all'Est. Quindi, quando 'altri mondi' sono menzionati (sia migliori che peggiori, più spirituali o ancora più materiali, sebbene entrambi invisibili), l'Occultista non posiziona queste sfere ne fouri o dentro la nostra Terra, come i teologi e i poeti fanno, poiché la loro posizione è in nessun luogo nello spazio conosciuto e concepito dal profano. Essi sono, come era già, mescolati con il nostro mondo, interpenetrando e interpenetrati da esso. Ci sono milioni e milioni di mondi e cieli visibili a noi; ci sono ancora numeri più grandi oltre a quelli visibili dai telescopi, e molti di quest'ultimo tipo non appartengono alla nostra sfera oggettiva di esistenza. Sebbene così invisibile come se fossero milioni di miglia oltre il nos-tro sistema solare, sono adesso con noi, vicini a noi, dentro il nostro mondo, obiettivi e ma-teriali per i loro rispettivi abitanti come i nostri per noi. Ma di nuovo, la relazione di questi mondi al nostro non è quella di una serie di scatole a forma di uovo racchiuse una nell'al -tra, come le scatole cinesi, ognuna è interamente sotto la sua speciale legge e condizione, non avendo nessuna relazione diretta con la nostra sfera. Gli abitanti di queste, come già detto, possono, per

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quello che ne sappiamo o sentiamo, passare attraverso e attorno a noi come attraverso lo spazio vuoto, le loro case e paesi essendo interpenetrati ai nostri, sebbene non distur-bando la nostra visione, perché fino ad ora non abbiamo le facoltà necessarie per discern-erli. Ora, per mezzo della sua vista spirituale gli Adepti, e anche qualche veggente e sensi -tivo, sono sempre capaci di discernere, seppure in maggiore o minore grado, la presenza e la prossimità di esseri che appartengono a diverse Sfere di vita. Quelli di mondi (spiritual-mente) più elevati, comunicano solo con i terrestri mortali che, con sforzi individuali, si ele-vano a loro, sui piani più elevati che occupano...

"Il figlio di Bhūmi (Terra) guardano i Figli di Deva-Lokas (Sfere Angeliche) come i loro dei; e i Figli di reami inferiori guardano sù agli uomini di Bhūmi, come ai loro deva (dei); gli uomini rimanendo inconsapevoli di essi nella loro ignoranza...'

"Nondimeno, mondi invisibili di quel tipo esistono; abitati così densamente come il nostro, sono sparpagliati attraverso apparente spazio in numeri immensi; alcuni molto più materiali del nostro mondo, altri gradualmente eterealizzandosi gradualmente finché diven-tano senza forma e sono come 'Respiri'. Che i nostri occhi spirituali non li vedano, non è una buona ragione di non credergli; gli studiosi di fisica non possono vedere neppure i loro etere, atomi, ne 'modi di movimento', o Forze. Eppure le accettano e le insegnano.

"Se troviamo, persino nel mondo naturale con il quale siamo familiarizzati, materia che può permettere una parziale analogia nella difficile concezione di tali mondi invisibili, sembra una piccola difficoltà riconoscere la possibilità di tale presenza. La coda di una cometa, che, sebbene attragga la nostra attenzione in virtù della sua luminosità, non dis-turba o impedisce la nostra visione di oggetti, che noi percepiamo attraverso o oltre essa, permette di posare la prima pietra nell'edificare la prova a suffragio dell'esistenza della stessa (cometa). La coda di una cometa passa rapidamente sul nostro orizzonte, e noi non dovremmo ne sentirla, ne essere consapevoli del suo passaggio, ma a causa delle corrus-cazioni brillanti, spesso percepite solo da pochi interessati nel fenomeno, mentre tutti gli al-tri rimangono ignari della sua presenza e passaggio attraverso, o sopra, una porzione del nostro globo."

La questione che ci si deve porre è stata formulata e la risposta anche fornita :"Ora quali sono le prove riguardo a ciò ? Eccetto evidenze inferenziali e ragionamenti

logici, non ce ne sono per il profano. Per gli Occultisti, che credono nella conoscenza ac-quisita da innumerevoli generazioni di Veggenti e Iniziati, i dati offerti nei Libri Segreti sono tutti autosufficienti."

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"Ci è stato insegnato che i più elevati Dhyān Chohans, o Spiriti Planetari (oltre la conoscenza della legge di analogia), sono ignoranti di cio che stà oltre il visibile sistema planetario, poiché la loro essenza non può assimilarsi a quella di mondi oltre il nostro sis-tema solare. Quando raggiungono uno stadio di evoluzione più elevato questi altri universi saranno aperti ad essi; nel frattempo hanno completa conoscenza di tutti i mondi all'interno dei limiti del nostro sistema solare.

DIAGRAMMA DI RAPPRESENTAZIONE DEL CADUECEO NELLA SUA FORMA ORIGI-NALE

Il caduceo nella sua forma moderna è rappresentato come due serpenti avvolti attorno ad un bastone sotto due ali spiegate. Il simbolo è ben conosciuto da quando è stato adottato dalla professione medica. Dottori mostrano il caduceo sulle loro automobili, ed è usato dalle forze armate degli U.S.A. come un emblema, significando che una persona è nel reparto medico del servizio. Per essere sicuri, il caduceo era un simbolo nella mitologia Grece e Romana, associato specialmente con Hermes, o Mercurio, nel suo aspetto di messaggero degli Dei. È la rappresentazione Greca che è stata seguita nella moderna de-scrizione del simbolo.

C'è un profondo messaggio legato alla rappresentazione originale del caduceo. L'at-tenzione è dapprima diretta alle ali. Un'indizio è rappresentato in questo śloka :

"Cavalcate l'Uccello della Vita, se volete sapere."

L'Uccello della Vita è equivalente a Kala-hansa, un terminie applicato a Brahman, lo Spirito Supremo. (Etimologicamente, hansa significa oca o cigno; kala è usualmente tradotto melodioso; ma un significato della radice verbale kal è per annuciare il tempo; da qui il ter -mine può essere reso il Cigno che annuncia un ciclo di tempo.) H.P. Blavatsky da il signifi -cato di Kalahasa : il Cigno dentro e fuori dal tempo. Il significato di questa frase è il seguente : il "Cigno nel tempo" stà per il periodo di un Manvantara; il "Cigno fuori dal tempo" per un Pralaya; l'Uccello della Vita rimane, che sia un periodo di attività o un peri-odo di riposo. Questo è messo in evidenza dal passaggio :

"Sì, dolce è il rimanere fra le ali di ciò che non è nato, ne muore, ma è lo AUM at -traverso età eterne."

Quando è l'ora per un periodo di manifestazione, il Grande Serpente comincia a agi-tarsi. Il Serpente rappresenta anche l'inizio e la fine di

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un Manvantara, specialmente quando è ritratto nella forma di un cerchio con la coda nella bocca del serpente - come nell'emblema della Società Teosofica. Poi la "discesa" in mani-festazione prende luogo, rappresentata dal serpente intrecciato. È espresso bene nelle pa-role mistiche di un Commento, che anche da il significato simbolico del caduceo originale :

"Il tronco di Aśvatta (l'Albero della Vita e dell'Essere. La Verga del caduceo) cresce, e scende ad ogni Inizio (ogni nuovo manvantara) dalle due oscure ali del Cigno (Hansa) della Vita. I due Serpenti, l'immortale e le sue illusioni (Spirito e Materia) le cui due teste crescono dalla singola testa fra le ali, scendono lungo il tronco, arrotolati in uno stretto ab-braccio. Le due code si congiungono nella terra (il magnifico Universo) e questa è la grande illusione, O Lanoo!".

Nella cosmologia Scandinava Yggdrasil (il Frassino del mondo), come l'Aśvatta sta per un Manvantara, dato che fiorisce attraverso un periodo di attività. I due serpenti ab-bracciati attorno all'Aśvatta (originariamente), ora rimpiazzato da una verga, rappresentano gli Archi Discendenti e Ascendenti nel grande Ciclo di Vita e Essenza durante un Manvan-tara. Il serpente scuro sulla sinistra rappresenza l'arco Discendente, quello chiaro sulla sin-istra, l'arco di Risalita.

In aggiunta all'interpretazione data qui sopra, c'è ora un'altro significato da derivare dal caduceo, che è applicabile specialmente alla Dottrina dei Globi. È arrivato piazzando una sfera al punto dove i serpenti si incontrano (in entrambi i casi), cominciando col piaz-zare una sfera sull'estremità della testa (poichè le due teste "crescono da quella fra le ali", come esprime il commento). Poi, una sfera al congiungimento delle due teste, così come una piazzata ad ogni intersezione dei serpenti scuro e chiaro, concludendo all'incontro delle code. In questa maniera saranno mostrati sette globi, indicando un indizio alla Dott-rina dei sette Globi di una catena. La sfera più bassa, chiaramente, rappresenta la nostra Terra, Globo D, che è il punto più basso nell'Arco di Discesa. Rappresenta anche l'inizio dell'arco di Ascesa, poiché è nel Globo D che lo spirito e la materia sono "equilibrate" o, come lo spiega il commento : "le due code si congiungono a terra." Quindi è detto, "questa è la grande illusione, O Lanoo !"

Nella cosmogonia Scandinava Yggdrasil (l'albergo del Mondo), come l'Aśvatta sta per un manvantara, siccome fiorisce alla fine di un periodi attività. I due serpenti arrotolati at-torno all'Aśvatta (originariamente), oggi rimpiazzati da una bacchetta, rappresentano gli archi ascendenti e discendenti del grande Circolo della Vita e dell'Essere durante un man-vantara. Il serpente scuro sulla sinistra significa l'arco di Discesa, il serpente chiaro sulla destra, l'arco di Ascesa.

In aggiunta all'interpretazione data quì sopra, c'è un'altro significato che deve essere derivato dal caduceo, che è specialmente applicabile alla dottrina dei globi. Si raggiunge piazzando una sfera al punto dove i due serpenti si incontrano (in entrambi i casi), comin-ciando col piazzare una sfera sulla sommità della testa del serpente (poiché le due teste "crescono dalla testa singola in mezzo alle ali" come viene espresso dal commento). Poi, una sfera alla congiunzione delle due teste, così come una piazzata ad ogni intersezione dei serpenti scuro e chiaro, concludedosi all'incontro delle due code. In questa maniera vengono mostrati sette globi, indicando un indizio alla dottrina dei Sette Globi di un catena. La sfera più bassa, certamente, rappresenta la nostra Terra, Globo D, che è al punto più basso dell'Arco di Discesa. Rappresenta anche l'inizio dell'Arco di Risalita, poiché è sul Globo D che lo spirito e la materia sono "equilibrate", o come dice il commento: "le due code si uniscono sulla terra." Quindi è detto "questa è la grande illusione."

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2. LA DOTTRINA DEI LOKAA E TALA

Passando al soggetto elencato come secondo aspetto della Dottrina delle Sfere, si può constatare che la presentazione del tema è già stata data sotto la legge settenaria. Vengono ora considerate delle fasi aggiuntive.

Un simbolo molto interessante è usato per rappresentare i Loka-Talas. Consiste in due triangoli, uno che punta verso l'alto, l'altro verso il basso, così sovrapposti da formare una stella a sei punte. In India questo è conosciuto come il sigillo di Vishnu. All'ovest è conosciuto come il sigillo di Salomone e normalmente ha un cerchio che circonda i due tri-angoli. I Teosofi sono familiari con il simbolo a tal punto che ne fu fatto parte integrale del simbolo della Società Teosofica. Il triangolo che punta verso l'alto, rappresentato in bianco, sta per il loka - la "parte spirito" di un mondo; il triangolo scuro verso il basso significa il tala - la "parte materia" di un mondo. Insieme, i triangoli sovrapposti rappresentano il loka-tala inseparabile. Il più profondo significato del simbolo è senza dubbio non compreso poiché è implicito piuttosto che reso manifesto. È così poiché si mostra una figura a sei punte; in re-altà si intende un simbolo settenario. Il simbolo completo è fatto piazzando un punto nel centro, così da formare sette punti. Mentre è vero che il sigillo della Società Teosofica ha il Tau Egizio o croce ansata piazzata nel centro, che può essere visto come il dare il desider-ato simbolo a sette punte, nondimeno, poiché l'ankh, o croce cerchiata, ha il suo significato speciale non da lo stesso significato che il punto nel cerchio. + In Egitto l'ankh rappresen-tava il simbolo della vita ed era sempre piazzato in mano di un dio o una dea. Poiché la sp-iegazione del simbolo della Società Teosofica fu dato dall'insegnante di H.P. Blavatsky al Signor A. P. Sinnet, e include il significato del simbolo del Loka-Tala, l'intero passaggio (sebbene prolisso) è aggiunto quì :

+Il pieno significato del punto dentro il cerchio è dato nel capitolo conclusivo. - ch. xii.

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" Il suo B. T. S. conosce il significato dei triangoli bianco e nero sovrapposti nel logo della Società Teosofica ? Posso spiegare ? - il doppio triangolo visto dai cabalisti Ebrei come il sigillo di Salomone è, come molti di voi senza dubbio sanno lo Sri-antara del tempio ar-chaico Ariano, il 'mistero dei Misteri', una sintesi geometrica dell'intera dottrina occulta. I due triangoli sovrapposti sono i "Buddhamgums" della creazione. Contengono la "quadratura del cerchio", "la pietra filosofale", il grande problema della "vita e della morte" e il "Mistero del Male". Il chela che può spiegare il segno da ognuno dei suoi aspetti, è vir -tualmente una adepto... Certamente sai che il doppio triangolo, lo Satkiri Chakram di Vishnu, o la stella a sei punte, è il perfetto sette. In tutte le antiche opere sanscrite, Vediche e Tantriche, trovi menzionato il numero 6 più spesso che il 7, quest'ultima figura, il punto centrale essendo implicato, poiché è il germe del sei e loro matrice... il punto cen-trale stando per settimo, e il cerchio, il Mahākāśa, spazio infinito, per i sette Principi Univer-sali. In un senso, entrambi sono visti come Avalokiteśvara, * poiché sono rispettivamente il macrocosmo e il microcosmo. I triangoli sovrapposti, quello che punta verso l'alto, è Saggezza concepita, e quello che punta verso il basso è saggezza rivelata (nel mondo fenomenico). Il cerchio + indica il confine, che circoscrive la qualità del Tutto, il Principio Universale che, da ogni punto dato si espande così da abbracciare tutte le cose, incar-nando la potenzialità di ogni azione nel Cosmo. Quindi il punto allora è il centro attorno al quale è tracciato il cerchio, sono identici e uno, e sebbene dal punto di vista di Maya e Avidya (illusione e ignoranza), uno si separa dagli altri dal triangolo manifestato, le tre parti di ciò che rappresentano i i tre guna, attributi infiniti. Nella simbologia del punto centrale è Jivatma (il settimo principio), e quindi Avalokitesvara, lo Kwan-Shai-yin, la "Voce" manifes-tata (o Logos), il punto germinale di attività manifestata; da qui nella fraseologia dei Kabal -isti Cristiani "il Figlio del padre e madre" e secondo la nostra "il Se manifestato in Se", Yih-sin, la "forma di esistenza una", il figlio di Dharmakaya (l'Essenza universalmente diffusa), entrambi maschile e femminile. Parabrahm o "Adi-Buddha" mentre agisce attraverso quel punto germinale verso l'esterno come una forza attiva, reagisce dalla circonferenza verso l'interno come la Potenza Suprema ma latente. Il doppio triangolo simbolizza

* Avalokitesvara "la Divinità manifestata periodicamente" equivalente al Terzo Logos (vedi capitolo conclusivo).+ Nell'emblema della Società Teosofica il cerchio è rappresentato dal Serpente, conosciuto come Ananta-Seba - che simboleggia il cerchio di infinità così come il tempo infinito. Allora anche : "Il principio attivo è attratto da quello passivo e il grande Nag, il serpente emblema dell'eternità, attira la sua coda alla sua bocca formando quindi un cerchio (cerchi nell'eter-nità) in questa incessante ricerca del negativo dal positivo." ++ I tre gunas sono descritti pienamente nella Bhagavad-Gita come le tre qualità di sattva, rajas e tamas : le qualità di luce o verità, passione o desiderio, e indifferenza o oscurità.

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LA DOTTRINA DEI LOKAA E TALA 221

Il Grande Passivo e il Grande Attivo; il maschio e la femmina; Purisha e Prakriti.* Ogni tri -angolo è una trinità poiché presenta un triplo aspetto. Il bianco rappresenta nelle sue linee diritte : Jnaña (il conoscitore); e Jñeya (ciò che è conosciuto). Il nero come forma, colore e sostanza, vale a dire forze creativa, preservativa e destruttiva sono mutualmente correlate, etc, etc." +

Per il simbolo del cerchio stesso :

"Lo spirito della Vita e dell'Immortalità era simboleggiato ovunque da un cerchio; da qui il serpente che morde la sua coda, rappresenta il cerchio della Saggezza nell'infinito; come fa la croce astronomica, la croce dentro al cerchio, e il globo, con due ali aggiunte."

Il simbolo del cerchio anche rappresentava il globo o la sfera, per essere sicuri, ma dal punto di vista dello Jerofante di Saggezza rappresentava lo Spirito Planeatario o Rettore piuttosto che il globo visibile o "Magione di Vita".

"Le intelligenze incorporee (gli Spiriti Planetari o Poteri Creativi) erano sempre rapp-resentati sotto la forma di cerchi. Nella filosofia primitiva degli Ierofanti questi cerchi invisi -bili erano le cause prototipali e i costruttori di tutti i globi celestiali, che erano i loro corpi vis-ibili o coperture, e dei quali erano le anime."

"La visione del Profeta Ezechiele ricorda per forza questo misticismo del cerchio, quando brandì un uragano dal quale venne fuori "una ruota sopra la terra" il lavoro della quale "era come se fosse una ruota nel mezzo di una ruota" ... "poiché lo Spirito della creatura vivente era nelle ruote.'"

Questo è quanto per la rappresentazione simbolica dei lokas e dei talas. A questo punto i Loka-Talas sono elencati in scala discendente - il settimo è il più basso e il più ma-teriale fra le paia di loka-tala. Anche aggiunto è l'Elemento-Principio al quale ogni loka-tala specialmente corrisponde.

Lokas Talas corrispondente all'Elemento-Principio

Satya-loka 1 Atala Ādi-Tattva PrimordialeTapar-loka 2 Vitala Anupapādaka-Tattva "Senza genitori"Janar-loka 3 Sutala Ākāśa-Tattva EtereMahar-loka 4 Rasātala Tajasa-Tattva AriaBhuvar-loka 6 Mahātala Apas-Tattva AcquaBhūr-loka 7 Pātāla Prithivī-Tattva Terra

*Purusha significa Spirito, precedentemente riferito a la "parte-spirito" o loka; Prakriti, ma-teria, la parte materia o tala.+ Le Lettere dei Mahatma a A. P. Sinnet, pp. 345-6. Le tre forze, creativa, preservativa e distruttiva sono rappresentate nella Trimurti Brāhmanica come Brahmā, Vishnu e Shiva.

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Si dovrebbe tenere a mente che questo elenco non significa che il loka-tala si mani-festa ma che il singolo Principio-Elemento chiamato riceve il suo pieno stato di sviluppo sul loka-tala menzionato. Tutti i sei Elementi-Principi sono presenti su ogni loka-tala.

La connessione speciale dei loka-tala con la Dottrina delle Sfere, in aggiunta a ciò che è stato appena descritto, è che tutti i sette pai di loka-tala non sono applicabili alla nos-tra sfera (Globo D), ma sono allo stesso modo da considerarsi in connessione con ognuno dei sette globi della catena. Così su qualunque dei sette globi della catena un essere stazioni, c'è una serie di Loka-Tala che l'accompagna attraversando la gamma elencata in precedenza.

Riguardo ai sette Piani Cosmici e la relazione coi Loka-Tala : da quando la nostra Terra, Globo D, è sul piano più basso (il settimo) ed è la sfera più densa della catena, con-seguentemente il più basso dei Loka-Tala - visto dal punto di vista materiale - è predomi-nante a questo punto nella nostra evoluzione. Questa coppia di loka-tala è chiamata Bhūr-loka-Pātāla. Questo rappresenta il punto di vista quando è guardato per mezzo degli ele-menti cosmici - il Prithivī-Tattva. Comunque, a causa del fatto che l'onda di vita sta funzio-nando sul Quarto Globo della Catena Settenaria ed è anche alla Quarta Ronda, ne con-segue che Mahar-Loka-Rasātala è la coppia di loka-tala che viene messa in evidenza, così come questo è il quarto maggior sviluppo delle coppie di loka-tala. Lo sviluppo dei loka-tala rispetto alle Ronde avviene nella seguente maniera :

Prima Ronda sviluppato Satya-loka AtalaSecoda Ronda "" Tapar-loka VitalaTerza Ronda "" Janar-loka SutalaQuarta Ronda "" Mahar-loka Rasātala

Certamente mentre lo svilluppo della Ronda continua, ogni Ronda sviluppa il paio di loka-tala in ordine discendente (come enumerati), aggiungendo la coppia allo stadio di sviluppo, allo stesso tempo preservando le potenzialità di coloro che sono già stati svilup-pati.

"Con ogni Ronda venne un passo in giù, nella Spiritualità Spirituale, e un passo più in alto nella Spiritualità Materiale. È un movimento doppio centripeto e centrifugo, per così dire."*

Correlando ora una seria settenaria di loka-tala per ognuno dei Sette Piani Cosmici, allora in maniera simile ogni suddivisione settenaria di ognuno dei sette piani può essere consid-erata come avente la sua serie settenaria di loka-tala. Questo fornisce il punto per l'aspetto duale menzionato nel paragrafo precedente.

Questa fase del soggetto è applicabile specialmente agli stadi evolutivi attraversati dall'evoluzione delle Razze nel loro viaggio ciclico attraverso i sette globi della catena nelle seguenti sette Ronde.

* Le lettere di H.P. Blavatzky a A. P. Sinnet, p. 255

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Ognuna delle Razze (cosiderando ogni Razza nella sua interezza) è sviluppata attraverso il 49 aspetti dei Loka-Talas. Il tema quando considerato in questa maniera diventa molto in-tricato. Piuttosto che perseguire oltre il soggetto in questo modello complesso, la seguente breve citazione può aiutare a capire il punto in considerazione. Poiché l'onda di Vita Umana sta procedendo attraverso la Quarta Ronda ed è sul Quarto Globo della catena, l'aspetto Mahar-loka-Rasātala (dei loka-talas settenari) è messo predominantemente in ev-idenza. Comunque, mentre l'Onda di Vita Umana sta attraversando la stadio di sviluppo della Quinta Razza, lo Svar-loka-Tatāla riceve anche un modico accento.

3. LA DOTTRINA DEI SETTE PIANETI SACRI

Il terzo aspetto della Dottrina delle Sfere può essere aperto con una citazione significativa :

"Essendo sotto la regola dei sette pianeti sacri, la dottrina delle Sfere mostra, dalla Lemuria a Pitagora, i sette poteri di natura terrestre e sublunare, così come le sette grandi Forze dell'Universo, procedento ed evolvendo in sette toni, che sono sette note della scala musicale." (II, 602*)

Un numero di idee sono espresse in questa frase. Primo di tutto i sette pianeti sacri - il principale tema da sviluppare in questa sezione. Le parole "dalla Lemuria a Pytagora" indi-cano che già nella Terza Razza sul terzo continente (chiamato 'Lemuria' invece che sec-ondo il suo nome esoterico) coloro che codificarono le leggi divine e la Dottrina Segreta er -ano completamente consapevoli del significato dei sette pianeti sacri, così come la Musica delle Sfere, che in seguito ricevette la sua fama ben meritata a causa degli insegnamenti di Pitagora e la sua relazione con i toni della scala musicale.

"È sul numero sette che Pitagora compose la sua dottrina sull'Armonia e la Musica delle Sfere, chiamando 'un tono ' la distanza fra la luna e la terra; dalla Luna a Mercurio mezzo tono, da lì a Venere un tono; da Venere al Sole ½ tono; dal sole a Marte un tono; da lì a Giove ½ tono ; da Giove a Saturno ½ tono; e da lì allo Zodiaco un tono; così facendo sette toni - l'armonia del diapason. Tutta la melodia della natura è nei suoi sette toni, e quindi è chiamata 'la voce della natura'." (II, 601 +)

"I sette poteri di terrestre natura" possono essere interpretati a significare i sette Dhyāni-Bodhisattvas, che sono i Sorveglianti (o Dhyāni, o ancora Lhas) dei sette globi della Catena Terrestre (un Osservatore su ogni globo in particolare), riportati dai sette globi della Catena Lunare.

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"Le sette grandi Forze dell'Universo" possono essere riferite a le grandi forze rilasciate dei primitivi Sette Raggi all'inizio di un Manvantara, o di nuovo possono essere legate coi sette "raggi distinti" che irradiano dal Sole Spirituale Centrale (menzionato nel Vol. I, 574*).

H.P.B. aggiunse subito che il significato che si ricollega ai Sette Pianeti Sacri ha più significato che non semplicemente l'enumerazione di sette pianeti visibili :

"I sette pianeti non sono limitati al loro numero perché gli antichi non ne conoscevano altri, ma semplicemente perché erano le primitive e primordiali case dei sette Logoi. Ci possono essere nove e novantanove altri pianeti scoperti - questo non altera il fatto che questi sette soli sono sacri." (II, 602+)

In altre parole i sette erano visti come sacri poiché le "Case" dei sette Logoi erano le "riflessioni" (per così dire) o focalizzazioni delle sette Grandi Forze dell'Universo - alle quali ci si riferisce nella prima citazione.

"Nelle parole più chiare del Commento :"Il Globo, spinto verso l'esterno dallo Spirito della Terra e dai sui sei assistenti,

prende tutta la sua forza vitale, vita, e poteri attraverso il mezzo dei "sette Dhyani planetari" dallo Spirito del Sole. Questi sono i suoi messaggeri di Luce e di Vita."

Gli "Spiriti del Sole" stanno al logo Solare; "il Globo" significa Globo D della Catena Terrestre. I Sette Osservatori della Catena Terrestre sono riferiti agli "Spiriti della Terra e i suoi assistenti" - i sette Dhyāni-Bodhisattva. I Logoi Planetari dei sette pianeti sacri sono chiamati "sette Dhyāni planetari". In questa maniera gli Osservatori (o "Spiriti") sono distinti dalle loro "Case" (i pianeti visibili).

"Quali sono i nomi dei sette pianeti sacri?" è una questione che è spesso chiesta, specialmente dalla scoperta del Pianeta Plutone, nel 1930, da un'enumerazione di nove pi -aneti in astronomia. Ne Plutone, Nettuno, Urano, e neppure la Terra appartenevano al gruppo dei sette pianeti sacri. I sette erano chiamati - ma lasciamo H.P.B. dirlo nella sua maniera unica :

"Sono poi i 'Sette Figli della Luce' - chiamati secondo i pianeti e (dalla plebaglia) spesso identificati con loro - particolarmente Saturno, Giove, Mercurio, Marte, Venere, e - presumibilmente per la critica moderna, che non va più a fondo della superficie di vecchie religioni - il sole e la luna, che sono in accordo con gli insegnamenti Occulti, i nostri Geni -tori celesti, nostro "Padre" sinteticamente." (I, 575 §).

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Che non si guardi per un momento che il Sole e la Luna sono stati considerati pianeti in questo gruppo di sette. Sono stati utilizzati come nomi sostitutivi per due pianeti segreti per vicinanza generale con questi due orbi, come si vede chiaramente affermato nella nota a pié di pagina :

"Questi sono pianeti accettati per scopi di astrologia legale solamente. La divisione astro-teogonica differì da questa. Il sole, essendo una stella centrale e non un pianeta, sta in una più occulta e misteriosa relazione con i suoi sette pianeti del nostro globo che sia generalmente risaputo. Il sole era quindi considerato il grande Padre di tutti i sette "Padri", che conta per le variazioni trovate fra sette e otto grandi Dei dei Caldei e di altri paesi. Né la terra, né la luna, i suoi satelliti, neppure le stelle, per un altra ragione, non erano nient'al -tro che sostituti per motivi esoterici. Ora, anche con il sole e la luna eliminati dal calcolo, gli antichi sembrano aver conoscenza di sette pianeti. Quanti altri ci sono conosciuti, fino a ora, se escludiamo la terra e la luna ? Sette, e non di più : Sette primari o pianeti principali, il resto planetoidi piuttosto che pianeti." (I, 575*)

Continuando con la citazione sui sette pianeti sacri :

"Saturno, Giove, Mercurio, e Venere, i quattro pianeti esoterici, e i tre altri che devono rimanere innominati, dove i corpi sottili in comunicazione astrale e psichica con la terra, le sue Guide, e Osservatori, moralmente e fisicamente; i globi visibili che forniscono la nostra Umanità con le sue caratteristiche esterne e interne, e i loro 'Reggenti' o Rettori con le nos-tre monadi e facoltà spirituali. Per evitare di creare nuovi errori concettuali, iniziamo dal fatto che fra i globi segreti (o angeli-stella) non sono entrati ne Urano ne Nettuno; non solo perché erano sconosciuti sotto questi nomi agli antichi Saggi, ma perché, per quanti ce ne fossero, sono gli dei e guardiani di altre catene settenarie di globi del nostro sistema.

"... Ci sono dettagli che, tenendo conto della loro grande astrazione metafisca, non possono essere penetrati. Da quì, possiamo affermare solamente che sette dei nostri pi-aneti sono intimamente in relazione con il nostro globo, come il Sole per tutti i corpi gli è soggetto nel suo sistema. Di questi corpi il piccolo numero di pianeti primari e secondari conosciuti in astrologia, sembra abbastanza sproporzionato in verità. Quindi è logico che c'è un gran numero di pianeti, piccoli o grandi, che non sono ancora stati scoperti, ma dell'esistenza dei quali gli astronomi, tutti coloro i quali sono stati iniziati adepti, devono es-serne certamenti consapevoli. Ma, siccome la loro relazione con gli dei fù

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sacra, deve rimanere arcana, così come i nomi di vari altri pianeti e stelle." (I, 575-6*)Origene, il padre Cristiano, può essere citato come l'autorità per dare l'enumerazione

dei Sette Sacri fatta dagli Gnostici : Adonai, equivalente al genio del Sole, Iao, della Luna; Eloi di Giove; Sabao, di Marte; Orai, di Venere; Astaphai, di Mercurio; Ildabaoth, di Sat-urno. +

Poiché la cosa concerne gli antichi, c'era molto più da trattare per il soggetto in quanto tale che per la faccenda dell'enumerazione di sette pianeti. Ma siccome la spie-gazione rimase nascosta fra i santuari del tempio, nulla venne esposto pubblicamente. In-dicazioni su come i Sacri Sette venissero dimostrati in realtà a candidati certi sono arrivati fino ai nostri giorni. Testimonianza di ciò qui di seguito :

" Tutti gli autori classici e filosofi che hanno trattato il soggetto ripetono, con Hermes Trismenegisto, che i sette Rettori - i pianeti includendo il sole - erano gli associati, o i col-laboratori, del Tutto sconosciuto rappresentato dal Demiurgos, incaricato di contenere il Cosmos - il nostro mondo pianetario - all'interno di sette circoli. Plutarco li mostra rappre-sentando 'il circolo dei mondi celestiali'. Di nuovo, Denys di Tracia e il dotto Clemente di Alessandria entrambi descrivono che i Rettori vengono mostrati nei templi Egiziani nella forma di ruote misteriose o sfere sempre in movimento, che hanno fatto affermare agli in-iziati che il problema del moto perpetuo è stato risolto dalle ruote celestiali nel luogo adito (dove non si può entrare) dell'iniziazione. Questa dottrina di Hermes era quella di Pitagora e di Orfeo prima di lui. È chiamata da Proclo la Dottrina 'donata da Dio'. Giamblico parla di essa con la più grande reverenza. Filostrato dice ai suoi lettori che tutta la corte siderale dei cieli di Babilonia era rappresentata nei templi, 'nei globi fatti zaffiri che sostengono le immagini dei rispettivi dei.'

"I templi di Persia erano specialmente famosi per queste rappresentazioni. Se possi-amo dar credito a Cedreno 'l'imperatore Eraclio nella sua entrata della città di Bazeo fu col-pito da ammirazioe e stupore di fronte all'immensa macchina fabbricata per il Ré Cosroe, che rappresentava il cielo stellato con i pianeti e tutte le loro rivoluzioni, con gli angeli che presiedono su di loro'. (Cedreno, p. 338.) Che siano prodotte da meccanismi a carica o magicamente, questi tipi di macchinari con sfere celesti e pianeti rotanti, furono trovate nei Santuari, e alcune esistono ancora ai giorni nostri in Giappone, in un tempio segreto e sot-terraneo dei vecchi Mikado, così come in 2 altri posti."

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I Caldei nominarono i sette pianeti, e gli Assiri e Babilonesi usarono la stessa enu-merazione, come segue :

Samas - SoleMarduk - GioveIshtar - VenereNinib - SaturnoNebo - MercurioNergal - MarteSin - Luna (sostituto di un pianeta)

L'ordine dato alla numerazione sopracitata indica la relazione dei Dhyāni planetari con un globo particolare sulla catena planetaria della Terra (è così per i suoi sette Globi). Il punto nei confronti di questo ordine è dato in un commento sulle sette stanze di Dzyan. È un esempio eccellente del metodo utilizzato nelle Stanze di Dzyan e nei loro commentari. Usando una delle sette chiavi, si ottiene un'interpretazione; avvalendosi di un'altra chiave, si ottiene un'altro squarcio, appropriato ad un 'altro insegnamento. Ma ecco la citazione che spiega il punto specifico :

"Siccome ci sono sette chiavi di interpretazione per ogni simbolo e allegoria, le quali non corrisponderebbero ad un significato, ne dall'aspetto psicologico ne da quello astro-nomico, ma che verrebbero trovati quasi corretti dal punto di vista fisico o metafisico." (II, 22*)

Il commento che è citato è specialmente pertinente alle Razze Radice. Un'altra chi-ave lo rende applicabile ai globi della catena terrestre :

"' Come ognuna delle sette regioni della Terra, ognuna delle sette Primigenie (i gruppi umani primordiali) riceve la sua luce e vita dal suo Dhyan speciale, spiritualmente, e dal palazzo (casa, il pianeta) di quel Dhyan fisicamente; così con le sette grandi Razze che de-vono nascere in esso. La prima è nata sotto il Sole; la seconda sotto Brihasapati (Giove); la terza sotto Lohitānga (la Venere dal 'corpo di fuoco' o Šukra); la quarta, sotto Soma (la Luna, il nostro Globo anche, la quarta sfera nata sotto e dalla Luna) e Šani, Saturno, il Krūra-lochana (dagli occhi maligni) e l'Asita (l'oscuro); la quinta, sotto Budha (Mercurio).'"

Indicando ora i Dhyāni dei Sette Pianeti Sacri che è l'Osservatore di un particolare globo delle sette sfere della catena Terrestre in ordine seriale : primo il termine Sanscrito, seguito dal nome familiare del pianeta (o la casa del Dhyān), poi il simbolo astronomico secondo il particolare globo sul quale è reggente :

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Sūrya Sole Globo ABrihasapati Giove Globo BUśanas-Šukra Venere Globo C(o Lohitānga)Šani Saturno Globo DBudha Mercurio Globo EAngāraka Marte Globo FSoma Luna (sostituto di un pianeta) Globo G

Si dovrebbe tenere a mente che ognuno di questi Sette Sacri Pianeti è una catena planetaria, cioè che ogni catena planetaria consiste in sette globi. Questo punto venne en-fatizzato nella seguente frase :

"I sette pianeti sono i sette pianeti sacri dell'antichità, e sono tutti settenari." (I, 167*)

Molti sono confusi sul fatto che la Terra non è elencata come uno dei Sette Pianeti Sacri. Questa mistificazione è dovuta più al fatto che c'è una confusione nella mente riguardo allo scopo dell'enumerazione. Anche , il pieno significato del significato dei Sette Pianeti Sacri non è compreso. Non è una questione di enumerare i pianeti riconosciuti. Neppure è questione di di enumerare i pianeti che sono susservienti al Sole. (o per usare il termine esoterico : i Lha Solari o Logos Solari). È piuttosto un modo per indicare i Lha Planetari che sono specialmente legati alla Terra. Questo significa che i pianeti che hanno assistito o che sono responsabili la costruzione della Catena Terrestre- un pianeta dei Sette avendo speciale sorveglianza su uno dei sette globi della Catena Terrestre, così come un pianeta "sorvegliante di" una delle Sette Razze della nostra Terra (Globo D).

Questo tema esplicita un'esemplificazione della terza legge (considerata nel capitolo III), la Legge di Unità Essenziale, nella sua operazione sul livello cosmico. Proprio come era indicato che questa legge illustrava l'operazione del Piano Divino nel modello gerar-chico degli esseri di un globo, nel quale ogni entità vive la sua vita nel campo o sfera di un essere più grande, e che ogni membro nella gerarchia è strettamente legato insieme con tutti gli altri membri nella gerarchia, questa interrelazione degli Esseri Planetari (Lhas) è chiaramente indicata in questo aspetto della dottrina delle Sfere intitolata i Sette Pianeti Sacri. Poiché questo insegnamento spiega che non solo c'è un legame attuale nell'assis-tenza alla costruzione dei Palazzi dei Lha (i globi della catena), ma un interesse negli es-seri circa la residenza di Vita che sta perseguendo il suo pellegrinaggio evolutivo ciclico sui globi della Catena. Ma il legame è ancora più stretto che un "Osservatore" delle Razze. C'è un legame fra le Monadi, così come le vesti o "principi" che utilizzano le essenze monadiche che verrà mostrato nel settimo aspetto della Dottrina delle Sfere.

*Vol, I, p. 221, 6 vol. ed.; I, 191, 3a ed.

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Comunque, la confusione che avviene in riguardo al fatto di non nominare la Terra come dei sette Pianeti Sacri porta ad un'altra via di pensiero, che potrebbe essere seguita con vantaggio quì. La Catena Terrestre (o sette globi) agisce nella capacità di un Pianeta Sacro, insieme con sei altre Catene Planetarie di sette globi ciascuna, assistendo nella costruzione di un ALTRO SISTEMA DI SETTE GLOBI, che comprende un'altro sistema planetario (o catena planetaria). Se ci venisse richiesto di nominare queste serie non tro-veremmo una risposta plausibile ? Sì, Terra, Marte, Mercurio, A, B, Y, Z, questi sette com-prendenti un SISTEMA DI MONDI. *

Ci si deve affrettare ad aggiungere, comunque, che questo non minimizza in nessun modo l'importanza del Sole e la sua relazione con tutti i sistemi di mondi dei quali è Sig-nore : assolutamente. Questo è spiegato chiaramente in una Stanza :

"Il Lha che fa girare il quarto (Globo, o la nostra Terra) è servo dei Lhas di Sette (gli Spiriti planetari), quelli che fanno girare, guidando i loro carri attorno al loro Signore, l'oc -chio uno (Loka-Chakshus) del nostro mondo." (Stanza I, śloka I, 2e serie)

Una spiegazione di questo śloka viene data come segue :

"Questa espressione mostra in linguaggio semplice che lo spirito Guardiano del nos-tro mondo, che è il quarto nella catena, è subordinato allo spirito capo (o Dio) dei Sette Genii Planetari o Spiriti. Come già spiegato, gli antichi hanno, nel loro Kyriel di dei, sette misteriosi dei capi, il capo dei quali era, exotericamente, il sole visibile, o l'ottavo, e, eso-tericamente il secondo Logos, il Demiurgo. I sette (che sono diventati ora i 'Sette Occhi del Signore' nella religione cristiana) erano i reggenti dei sette pianeti rettori; ma questi non er -ano considerati secondo una enumerazione adottata più tardi da gente che ha dimenticato, o che ha un'indadeguata nozione dei Misteri reali, e non include ne il sole, ne la luna, e neppure la terra. Il sole era il capo, esotericamente, dei dodici grandi dei, o costellazioni zodiacali; e esotericamente, il Messia, il Cristo (il soggetto consacrato dal Grande Respiro, o l'UNO) circondato dai dodici subordinati poteri, anch'essi subordinati a loro turn, ad og-nuno dei sette 'dei-Mistero' dei pianeti.

"I sette più alti fanno sì che i Sette Lha creino il mondo," afferma un Commento; che significa che la nostra Terra, tralasciando il resto, fu creata o modellata da spiriti terrestri, i 'Reggenti' essendo semplicemente i supervisori. Questo è il primo germe, il seme di quello che crebbe successivamente nell'Albero dell'Astrologia e Astrolatria. I più elevati erano i Cosmocratori, i fabbricatori del nostro sistema solare." (II, 22-3++)

+ Il significato letterale delle due parole Sanscrite nello Šloka, Loka-Chakshus, è "occhio del mondo".

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Le parole dello śloka continuano per mostrare il grande significato del Sole :

"Il suo alito da vita ai sette (da vita ai pianeti). Dette vita al primo (Stanza I, śloka I, 2a serie)

Spiegando questo verso, si ottiene un'intuizione riguardo al metodo di interpretazione di queste profonde Stanze. C'è un significato ovvio, sicuramente; ma nota come la visione si espande attraverso il profondo significato che si ottiene con la duplice interpretazione che viene presentata :

'Il suo respiro dette vita ai sette,' si riferisce sia al sole, che dette vita ai Pianeti, sia all' 'Ele-vato Uno' il sole spirituale, che da vita all'intero Cosmo. Le chiavi astronomica e astrologica che aprono i portali che portano ai misteri della Teogonia possono essere trovati solo in glossari posteriori, che accompagnano le Stanze.

"Nelle Šloka apocalittiche dei Registri Arcaici, il linguaggio è simbolico, se non mistico, che nei Purāna. Senza l'aiuto dei commentari seguenti, compilati da generazioni di Adepti, sarebbe impossibile capire il significato correttamente. Nelle antiche Cosmogonie, i mondi visibili e invisibile sono la doppi legami di una sola catena. Così come l'invisibile Lo-gos, con le sue sette gerarchie (rappresentate o personificate ognuna dal suo angelo capo o rettore), forma un Potere, l'interno e l'invisibile; così, nel mondo delle Forme, il Sole e i sette capi Pianeta costituiscono la visibile e attiva potenza; l'ultima 'Gerarchia' essendo, per così dire, il Logos visibile e oggettivo degl'invisibili e (eccetto nei gradi inferiori) sempre soggettivi angeli." (II, 23*)

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4. LA DOTTRINA DEL SISTEMA SOLARE UNIVERSALE

Dovrebbe essere chiaro a chi ha seguito la sequenza di idee che sono state presen-tate fin quì nella Dottrina delle Sfere, che ci sono più pianeti all'interno del Sistema Solare che i Sette Pianeti Sacri. C'è, naturalmente la Terra. Poi comuni conoscenze astronomiche ne enumerano altri 3 : Urano, Nettuno, Plutone. Non c'è dubbio sulla relazione della Terra con il Sole, questo è già stato sottolineato sufficientemente. Ma sicuramente ci deve es-serer un mezzo perché i tre pianeti esterni, che sono visti come membri del nostro sistema solare dal punto di vista della scienza astronomica, non sono visti nella stessa categoria dalla Filosofia Esoterica. C'è comunque una spiegazione. Si riallaccia alla dottrina enfatiz-zata nel terzo capitolo; che ogni entità vive la sua vita, o esercita la sua influenza, nella sfera di un essere più grande. Proprio come il nostro globo e il suo Osservatore sono susservienti di un essere più grande, che in ciò il "Lha che spetta al quarto globo (Globo D) è al servizio del Lha dei sette." (Quando la stanza lo menziona) il Lha dei sette esseri, il Grande Osservatore di tutta la catena planetaria, così questo grande Lha planetario è sot-toservente al grande Lha Solare. A suo turno il Lha Solare, o logos universale, è sottoser-vente ad un più grande Essere Solare, che in mancanza di un'appropriata espressione ital -iana può essere chiamato un Lha Solare "Universale", sotto la reggenza del quale funzio-nano molti Sistemi Solari (diciamo dodici ?).

Quindi, mentre i tre pianeti esterni, Urano, Nettuno e Plutone, possono essere nella "sfera di influenza" del nostro Sole e sembra che dimostrino questo (per la soddisfazione degli astronomi), illustrano il loro lavoro armonioso perché membri del Sistema Solare Uni-versale, così come lo è il nostro sole. La citazione seguente è apposita :

"Quando parliamo di Nettuno non è come da Occultista ma come da Europeo. Il vero Occultista orientale manterrà questo, mentre ci sono molti altri pianeti non scoperti nel nos-tro sistema, Nettuno non gli appartiene, nonostante la sua apparente connessione con il nostro sole e l'influenza di quest'ultimo su Nettuno. Questa connessione è māyāvica di -cono." (I, 102*)

Ad un Essere come il grande Universale Lha Solare è stato dato il nome di "Imperatore So-lare" - un Sole Raja o una Stella Raja - in questo passaggio maestoso, indicando che il nostro sistema solare, così come gli altri, sono realmente nell'orbita di un Essere più Grande :

"La globalità del nostro sistema sta impercettibilimente mutando la sua posizione nello spazio. La distanza relativa fra i pianeti rimane sempre la stessa, non essendo in nes-sun modo contagiata dallo spostamento di tutto il sistema; e la distanza fra quest'ultimo e le stelle e altri soli essendo così incommensurabile da produrre un piccolo se non im-percettibile cambiamento per secoli e millenni a venire,

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nessun astronomo la percepirà telescopicamente, finché Giove e altri pianeti, i quali, piccoli puntini luminosi si nascondono alla nostra vista fra milioni e milioni di stelle (tutte ma all'in -circa 5000 o 6000) ci faranno improvvisamente avere uno scorcio sui pochi Dei-Soli-Rāja che stanno ora nascondendo. C'è una stella Reale proprio dietro a Giove, che nessun oc-chio mortale fisico ha mai visto durante questa Ronda. Anche se fosse osservata at-traverso il miglior telescopio, con un potere di moltiplicazione del suo diametro di 10'000 volte, apparirebbe ancora un piccolo punto senza dimensione, gettata nell'ombra dal brillìo di tutti gli altri pianeti ; nondimeno - questo mondo è mille volte più grande di Giove. Il vio-lento disturbo della sua atmosfera e anche il suo punto rosso che intriga la scienza ultima-mente, sono dovuti a questo slittamento e all'influenza di questa Stella-Raja." *

Nella Kabbala (che è originaria dell'antica Caldea, da dove è stata esportata in altre nazioni), un sole centrale è visto come la Sorgente Primaria dell'Essere, con tre soli secon-dariin ogni sistema solare, incluso il nostro sistema solare. Uno scrittore contemporaneo, sintetizzando le sue visioni sulla cabbala cita :

"' Il sole centrale ... era per loro (così come per gli Ariani) il centro della quiete; il centro al quale si riferisce in ultima analisi ogni movimento. Attorno a questo sole centrale ... "il primo di tre soli sistemici ... che girano attorno un piano polare ... il secondo, attorno ad un piano equatoriale" ... e il terzo solamente era il nostro sole visibile. Questi quattro corpi so -lari erano "gli organi dall'azione dei quali dipende ciò che l'uomo chiama la creazione, l'evoluzione della vita sul pianeta terra. " I cabalisti considerano elettrici i canali attraverso i quali l'influenza di questi corpi fù convogliata verso la terra ... l'energia radiante che fluisce dal sole centrale chiamò in esistenza la Terra come un globo acquoso, (la cui tendenza) come nucleo di un corpo pianetario, era quella di accorrere verso il sole centrale ... all'in-terno della sfera dell'attrazione del cuale è stata creata ... ma la l'energia radiante, simil-mente elettrificando entrambi, allontanò l'uno dall'altra, e così cambiò movimento verso in movimento attorno al centro di attrazione, il quale il pianeta rotante (la terra) così cercò di raggiungere.'"Questa visione Cabalistica è citata quì, per mostrare la sua perfetta identità in spirito con la dottrina orientale. Spiega o completa l'insegnamento dei Sette Soli con i sette sistemi di plani di essere dei quali i "Soli" sono i corpi centrali, e hai i sette piani angelici, gli "Ospiti" dei quali sono dei quindi collettivamente."

*The Mahatma Letters to A. P. Sinnet, p. 167

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LA DOTTRINA DEL SISTEMA SOLARE UNIVERSALE 223

In ulteriore elaborazione del tema fu aggiunta questa spiegazione :"Questo sole centrale degli Occultisti, che anche la scienza è obbligata ad accettare astro-nomicamente, perché non può negare la presenza nello Spazio siderale di un corpo cen-trale nella via Lattea, un punto non visto e misterioso, il sempre nascosto centro di at-trazione del nostro Sole e sistema, questo 'Sole' è visto diversamente dagli Occultisti dell'Est. Mentre gli occidentali e i Cabalisti ebrei (e anche qualche moderno astronomo pio) esclamano che in questo sole la divinità è specialmente presente, riferendo ad esso gli atti volitivi di Dio, gli iniziati orientali mantengono che, siccome l'Essenza supra-divina dell'As-soluto sconsciuto è ugualmente in ogni dominio e luogo, il 'Sole Centrale' è semplicemente il centro della Vita-Elettricità Universale; il serbatoio nel quale quella divina radianza, già differenziata all'inizio di ogni creazione, è focalizzata. Anche se ancora in un laya, o con-dizione neutrale, è nondimeno il centro vitale attrattivo e sempre emittente." (II, 240*)

In antiche religioni il nostro sole è visto come l'espressione fisica del Sole Centrale Spiri -tuale, e mentre veniva apparentemente data venerazione al sole fisico (da alcuni adora-tori), questo non era che il mezzo per focalizzare attenzione su ciò che divenne nascosto a causa dell'accecante brillantezza della manifestazione visibile. In nessun altra invocazione è reso così esplicito come nel parafrasare un antico Gāyatrī - uno degl'inni dei Rig-Veda :

"Svela, o tu che dai sostegno all'Universo, da cui tutto procede, al quale tutto deve ri-tornare, quella faccia del Vero Sole ora nascosta da un vaso di luce dorata; che noi possi-amo vedere la Verità e che possiamo compiere il nostro completo dovere nel nostro viag-gio verso il sacro seggio." +

Siccome i "Soli Manifestati", coniando un termine per distinguerli dai "Soli Immanifesti" vengono in esistenza, hanno ognuno il loro periodo di attività (chiamato un Mahā-Kalpa o Manvantara Saurya),

*Vol. III, pp. 242-3, 6 vol. ed. ; II, 250, 3a ed.+Questa sublime parafrasi del celebrato Gāyatri, così noto ai Teosofi, fu pubblicato ne "Il Sentiero" di Wiliam Q. Judge, Vol. VII, gennaio 1893, pp. 301, con un articolo intitolato "Un commento al Gāyatri" di "un oscuro bramino"... quando è recitato come Mantra, perché è visto così, e con suprema reverenza dagli Indu, è preceduto dalla Parola Sacra e questo saluto : "Om ! bhūr, bhuvah, svah" indirizzandosi alla gerarchia di questo mondo (Bhūr-loka) e "mondi superiori" (Bhuvar-loka e Svar-loka, spesso equiparati al Globo E e F della Catena Terrestre) , ...

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il loro più grande periodo di splendore, calano e infine svaniscono nel Pralaya (per un peri -odo di Grande Riposo, un Mahā-Pralaya), ovviamente ci deve essere una Sorgente dalla quale sorgono. La loro origine può essere identificata nel Sole Centrale Spirituale.

"La Scienza Occulta ... dice che è il sole, e tutti i soli ... che emanano all'alba Man-vantarica dal sole centrale." (I, 527*)

Non solo i soli, ma anche l'Universo è emesso dalla stessa Sorgente Primeva :

"l'Universo evolvendosi dal sole centrale, il PUNTO, il germe celato per sempre." (I, 379+)

Poiché persino i Manvantara Solari e i Pralaya Solari vengono e vanno, l'Essere Su-per-Solare pulsa la sua radianza in gloria incessante, perseguendo il ritmo del Piano Di -vino.

Nella citazione che segue, il termine Sandhyās è usato come equivalente a Pralya, come è espresso nella citazione stessa. La parola Sandhyā significa "la congiunzione fra notte e giorno," essendo derivata dalla radice verbale sandha, giungere, unire. Da quì sig-nifica sia alba o tramonto. È applicabile al periodo che precede uno yuga, e per estensione di significato può anche essere applicato al periodo che precede un manvantara. La frase "Ebdomadica scala di Essere" (anche nella citazione) può essere applicata ai sette Piani Cosmici.

"La filosofia Esoterica sostiene che durante i Sandhyā (il perodo che segue il ciclo di vita sul Globo) , il 'Sole Centrale' emette luce creativa, passivamente per così dire. La Causalità è latente. È solo durante i periodi attivi di esistenza che fa crescere una corrente di incessante energia, le cui correnti vibranti acquisiscono più attività e potenza con ogni piolo della scala settenaria di Essenza che scendono. Da quì diventa comprensibile come il processo di creare, o piuttosto di modellare l'Universo Organico, con tutte le sue unità dei sette regni, necessita esseri intelligenti, che diventarono collettivamente un Essere o Dio creativo, differenziato già dall'Unità una assoluta, senza rapporto così come quest'ultima lo è con la creazione condizionata. 'Creazione', da sostanza eterna preesistente, o materia, chiaramente, la quale sostanza secondo i nostri insegnamenti è senza legami, spazio sem-pre esistente". (II, 239++)

Quanti stadi evoluzionari possono essere coinvolti nell'avanzamento di un solo verso lo stadio di Sistema Solare Universale, e dallo stadio di Sole Centrale Spirituale, è un soggetto elevato sul quale si piò meditare infinitamente. È bene lasciare il soggetto ir-risolto.

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235 LA DOTTRINA DELLA RELAZIONE DEL SISTEMA

"Inoltre i Maestri dicono apertamente che neppure i più elevati Dhyāni-Chohans hanno penetrato i misteri oltre questi legami che separano i miliardi di Sistemi Solari dal 'Sole Centrale', come viene chiamato." (I, 13*)

5. LA DOTTRINA DELLA RELAZIONE DEL SISTEMA

In aggiunta alla relazione dei Sette Pianeti Sacri con la Terra (come già descritta), c'è ora un'altro legame di unione che merita una categoria speciale, in ciò non arriva sotto nessuno degli aspetti già considerati, neppure sotto i temi ancora da presentare. Sebbene il soggetto non è stato elaborato completamente e possa apparire in qualche modo vago e oscuro, la ragione per questo dovrebbe dovrebbe essere apparente, visto che questo as-petto della Dottrina delle Sfere s'incardina su misteri che non sono stati ancora divulgati. La relazione da considerare è ancora più vicina di quel nodo che lega tutti le parti compo-nenti di un sistema, come quello considerato nella Dottrina delle Gerarchie, nel quale fu di -mostrato che tutti i membri sono parti integrali del sistema che quindi unite; sebbene questo aspetto prevale fra le sfere cosmiche così come fra gli esseri che abitano le sfere.

Un frammento di questo insegnamento è arrivato fino ai nostri giorni, perché è capi-tato che fu scolpito nella pietra e quindi ha resistito al passaggio del tempo. Questa is -crizione si può trovare fra i molteplici decreti intagliati nella roccia dal Re Aśoka.+ Sebbene apparentemente oscurato a causa della preponderanza di pretesti Buddhisti e massime re-ligiose, ancora oggi scintilla questa gemma : "La Venere Scintillante trema di lontano, il Se superiore della Terra, ma con un solo dito ci tocca tutti."

Il punto del significato di questo bello śloka può essere trovato in un passaggio pieno di forza contenuto in uno dei commenti sulle stanze di Dzyan :

"Ogni mondo ha la sua stella genitrice e pianeta fratello. Così la Terra è il bimbo adot-tato e il fratello minore di Venere, ma i suoi abitanti sono del loro proprio tipo ..." (II, 33++)

La relazione trattata ulteriormente con una delle allegorie cosmiche :

"Siccome Venere non ha satelliti, è affermato allegoricamente, che " Āsphujit' (questo "pianeta") adottò la Terra, la progenie della Luna, 'che

+ Aśoka, conosciuto come il re buddhista dell'India, regnò dal 264 al 288 o 227 a.c. Era il nipote di Chandragupta, il fondatore della dinastia Maury. Fu Chandragupta a liberare le province Indiane dai Seleuchi, che hanno accompagnato Alessandro il Grande nella sua marcia contro gli Indu. Dopo la morte di Alessandro, Selecus riprese la reggenza delle terre catturate ad Est. Trentacinque delle iscrizioni di Aśoka esistono ancora, tagliate in una roccia, su pilastri e in caverne - in tutto ammontano a 5000 parole. La prima iscrizione iscrizione fu tagliata nel tredicesimo anno del regno del monarca.

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ricoprì il suo genitore e dette molti problemi" una referenza alla connessione occulta fra i due. Il reggente (del pianeta) Šukra amò il suo figlio adottivo così tanto che si incarnò come Uśana e gli diete leggi perfette, che furono malviste e rigettate in epoche successive. Un'altra allegoria, in Harivanśa, è che Šukra venne da Šiva chiedendogli di proteggere i suoi pupilli, i Daityas e Asura, dagli dei battaglieri: e che al fine di raggiungere il suo obiettivo compi un rito Yoga 'tenendosi a testa in giù nel fumo della paglia per 1000 anni.'Questo si riferisce alla grande inclinazione dell'asse di Venere (ammonta a 50 gradi), e al suo essere avviluppata in nubi eterne. Ma riguarda solo la costituzione fisica del pianeta. È con i suoi Reggenti, coloro che danno la forma, i Dhyān Chohan, che il misticismo occulto deve avere a che fare." (II,32*)

Mentre l'allegoria sembra essere così tanto fantasiosa, c'è sempre un significato esoterico, parte del quale fu dato nella sentenza conclusiva della citazione. In più, in aggiunta a questa allegoria, quì viene dato un'altro corto estratto dal Commento, che è introdotto da una referenza alle parole di Pitagora su Venere, seguita da una menzione della Kabala e un elemento mitologico Indu. En passant si può menzionare che nel Brāhmanismo eso-terico, Šukra, o Uśana-Šukra, è dipinto come deità maschile che guida il suo carro con otto cavalli. Un'interpretazione degli otto cavalli può essere suggerita - denota i sette Pianeti Sacri, e l'addizione della Terra forma l' "Ogdoad" (otto membri).

"Pythagora chiama Šukra - Venere l'alter Sole (come alter ego) , 'l'altro Sole'. Dei 'sette palazzi del Sole' quello di Lucifero/Venere è il terzo nella Cabala Cristiana e Ebrea, lo Zohar ne fà la dimora di Samaele. Secondo la Dottrina Occulta, questo pianeta il prototipo primario e spirituale della Terra. Da quì, il carro di Šukra (di Venere/Lucifero) è detto essere tirato da un ottetto di cavalli nati dalla Terra, mentre i destrieri degli altri carri degli altri pianeti sono differenti.

"' Ogni peccato commesso sulla Terra è sentito da Uśana-Šukra. Il Guru dei Daitya è lo spirito Guardiano della Terra e degli Uomini. Ogni cambiamento in Šukra è risentito e riflesso dalla Terra.' "Šucra, o Venere, è quindi rappresentato come il precettore dei Daitya, i giganti della Quarta Razza, che nell'allegoria Hindu, ottennero una volta la sovranità su tutta la Terra e sconfissero gli dei minori. I Titani dell'allegoria Occidentale sono strettamente connessi con Venere/Lucifero, identificati dai tardo Cristiani con Satana ... è dovuto all'interpretazione fantasiosa della tradizione arcaica, che afferma che Venere cambia simultaneamente (geologicamente) con la Terra; che qualsiasi cosa succeda sull'una capita anche sull'altra ; e che molteplici e grandi sono stati i loro cambiamenti

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comuni, è per queste ragioni che S. Agostino lo ripete, applicando gli innumerevoli cambiamenti di configurazione, colore, e anche dei cammini orbitali, a quel carattere tessuto teologicamente di Venere/Lucifero.

Siano come siano, le parole di un Commento in particolare sono molto precise per quanto riguarda la relazione fra Terra e Venere :

"La luce passa attraverso Šukra (Venere), che riceve un triplo rifornimento, e da un terzo di esso alla Terra. Quindi i due sono chiamati "Sorelle gemelle", ma lo spirito della Terra è susserviente al signore di Šukra. I nostri uomini saggi rappresentano i due Globi, uno sopra, l'altro sotto il doppio Segno (la Svastica primeva priva delle quattro braccia, o la croce +).'""Il doppio segno è, come ogni studente di Occultismo sà, il simbolo dei principi maschile e femminile in Natura, del positivo e negativo, poiché la Svastica è tutto ciò e molto di più. Tutta l'antichità, da sempre dalla nascita dell'Astronomia - impartì alla Quarta Razza da parte di uno dei re divini della Divina Dinastia, e anche per quanto riguarda l'astrologia, rappresenta Venere nelle sue tavole astrologiche come un globo posato su una croce, e la Terra come una croce su un globo. Il significato esoterico di questo è : 'La terra caduta in generazione, o nella produzione delle sue specie attraverso unione sessuale.'"

Il segno astronomico per Venere è ... e per la Terra ....

C'è ora un'altro tipo di relazione che si può indicare :

"Come Marte, Mercurio e 'i quattro altri pianeti' hanno una relazione con la Terra della quale nessun Maestro o alto Occultista parlerà mai, ancora meno spiega la natura."

Ad ogni buon conto, c'è ora il legame addizionale comune di origine - "comune" in entrambe i pianeti e soli originati dalla stessa sostanza primordiale. Ora queste parole non significano che la Filosofia Esoterica insegna che i pianeti siano derivati dal nostro sole visibile : è molto chiara su questo punto, come sarà mostrato seguendo le parole di un commento :

"Il Sole Centrale causa che (ordina a?) Fohat raccolga (di raccogliere) polvere primaria in forma di una palla, di imprimergli un movimento in linee convergenti e finalmente di avvicinarsi ognuna come aggregati. (Libro di Dzyan)." (I, 201§)

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" Avvicinarsi e aggregarsi" in modo da formare, così, il sistema solare.

"La dottrina occulta rifiuta l'ipotesi nata dalla Teoria Nebulare, che i (sette) grandi pianeti sono evoluti dalla massa del Sole centrale, non da questo nostro visibile Sole, ad ogni costo. La prima condensazione di materia Cosmica certamente ebbe luogo attorno ad un nucleo centrale, il suo Sole genitore; ma solamente che il nostro sole, è stato detto, essersi staccato prima di tutti gli altri, mentre la massa rotante si contraeva, ed è quindi il loro fratello maggiore, non il loro padre. Gli otto Āditya, 'gli dei', sono tutti formati dalla sostanza eterna (materia di Coumete - la Madre) o la "Cosa del Mondo" che è sia il quindo che il sesto Principio Cosmico, l'Upādhi o base dell'Anima Universale, così come nell'Uomo, il Microcosmo, Manas è l'Upādhi di Buddhi." (I; 101*)

Una nota a piè di pagina spiega il significato delle parole "materia di comete" :

"Questa Essenza di materia di Comete, insegna la Scienza Occulta, è totalmente dif-ferente da ognuna delle caratteristiche fisiche o chimiche con le quali la scienza moderna è avvezza. È omogenea nella sua forma primitiva al di là del Sistema Solare, e si differenzia interamente una volta che supera i confini della nostra regione Terrestre, viziata dalle at-mosfere dei pianeti e dalle materie già compatte di roba interplanetaria, eterogenea solo nel nostro mondo manifesto." (I, 101+)

Riguardo al termine Ādhitya : usato come quì significa "figli di Aditi", che è il significato letterale della parola sanscrita, piuttosto che il significato usuale mitologico. Così gli otto Āditya sono "figli dello Spazio", Aditi. C'è un significato duale per gli otto Āditya : (I) sette pianeti e il Sole : poiché uno dei molti nomi del Sole, accanto a Sūrya e Mārttanda, è Āditya - un figlio di Aditi; (2) l'usuale significato dell'Ogoad, che è i Sette Pianeti Sacri e la Terra.

Da quando gli otto Āditya sono formati dalla Primordiale Materia Sostanza o "materia cometa", questo implicherebbe che queste sfere passate attraverso uno stato di cometa prima di diventare pianeti in un'orbita fissa attorno al Sole. Anche questi soli, hanno sperimentato lo stato di comete.

"L'asserzione che tutti i mondi (Stelle, pianeti, etc.) - appena un nucleo di sostanza primordiale nello stato laya (indiferenziato) viene formato dai principi liberati di un corpo siderale appena decaduto - diventano prima cometa, e poi Sole per raffreddarsi a pianeta abitabile, è un insegnamento vecchio come Rishi." (I, 203++)

"L''alito' di tutti i 'sette' è detto essere Bhāsakara (creatore di luce), perché essi (i pi-aneti) erano comete e soli nella

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LA DOTTRINA DELLA RELAZIONE DEL SISTEMA 239

loro origine. Essi evolvono in vite Manvantariche dal Caos primordiale (ora il noumeno di nebbia indissolvibile) per aggregazione e accumulazione delle differenziazioni primarie della materia eterna, secondo la bella espressione nel Commento, 'Così i Soli di Luce si vestirono nella fabbrica dell'Oscurità.' Sono chiamati allegoricamente 'le Lumache Celesti' dalla loro Intelligenza senza forma (per noi) che abita non vista le loro case stellate e plan-etarie, e, per così dire, le portano in giro come fanno le lumache nelle loro rivoluzioni. (I, 103*)

La "Fabbrica di Oscurità" con la quale i Figli della Luce si vestono è così chiamata perché stà per diventare materia, nel senso che la riconosciamo, sebbene nei suoi stati primari, e persino sul Globo A nella prima Ronda la "Veste" sarebbe una di "luce" paragonata alla fabbrica della nostra sfera. Per quanto riguarda le "Intelligenze", è la loro supervisione os-servatrice che mantiene le sfere funzionanti in armonia.

Ma sorge una questione : Se tutte le sfere sono state una volta comete e soli, perché alcune sfere diventano pianeti, mentre altre rimangono soli ? L'indizio si trova in una frase nelle due citazioni soprastanti : "formate dai principi liberati di un corpo siderale appena decaduto." Quando un sistema entra in Pralaya (lo stato di assoluta quiete), tutta la mate-ria diventa omogenea e i principi più elevati di un sistema - che il sistema sia un sole o un pianeta - sono trasferiti dal corpo decaduto ad un centro laya, per rimanere come Skanda (per usare il termine tecnico). Gli Skanda di un sole produrranno un sole, così come gli Skanda di un pianeta produrranno un pianeta, poiché gli Skanda non sono per un solo pi-ano ma per tutti e sette i piani dell'essere. Quando risvegliati alla vita da Fohat (come de-scritto sopra nel Commento), i principi superiori che sono appartenuti ad un sole prece-dente, diventano legati con un "mondo germe" e cominciano il processo di aggregazione e formazione di un nuovo centro, così come mettono in moto le potenze che si manifester-anno eventualmente come un nuovo sole. Allo stesso modo, i principi superiori di un pi-aneta decaduto sono trasferiti in un centro laya. Quando risvegliati da Fohat diventano legati con un "mondo germe" che mette in moto le potenze che si attiveranno nel venir in essere di un pianeta, dopo essere passato per lo stadio cometario.

Seguendo la legge di analogia, lo stesso processo avviene durante la morte di un es-sere umano. Dopo essere passato attraverso lo stato preliminare del dopo-morte, i principi superiori di un esser umano sono ritirati in ciò che è simile ad un centro laya, detto Hi-ranyagarba (letteralmente un "uovo d'oro" equivalente all'Uovo Aurico) dove persistono allo stesso modo gli Skanda. Quando arriva il momento di rinascere, i principi superiori che sono appartenuti ad una persona precendente (morta), diventano legati ad un "germe umano" ... e in tempo debito un bambino è nato.

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"'Venendo disseminati nello Spazio, senza ordine o sistema, i germi mondo giungono a fre-quenti collisioni finché la loro aggregazione finale, dopo la quale diventano pellegrini (Comete).'" (Commento nel Libro di Dzyan) (I, 201*)

Sono chiamati "Pellegrini" perché le Comete non si sono assestate in un'orbita regolare at-torno ad un sole. Durante il corso del loro peregrinare cercano di portare nella loro orbita, e così nel loro "corpo" i loro precedenti "atomi di vita" che vennero liberati quando entrarono nel Pralaya.

Il venire in esistenza di mondi è presentato in una maniera allegorica, così come molti degli insegnamenti della Saggezza Antica. Poiché simboli e allegorie sono usati spesso per risvegliare l'intuizione. Sebbene la nascita di mondi formerebbe una fase iniziale nella presentazione della Dottrina delle Sfere, portando avanti l'insegnamento a questo punto dovrebbe essersi fatto più comprensibile, viste le molte sfaccettature della dottrina che sono state descritte. L'allegoria è resa squisitamente :

"La nascita di corpi celesti nello Spazio è paragonata ad una folla o moltitudine di 'pellegrini' al festival dei 'Fuochi'. Appaiono sette Asceti sulla soglia del tempio con sette bastoncini di incenso accesi. Alla luce di questi la prima fila di pellegrini accende il suo bas-toncino. Dopo di ciò ogni asceta inizia a ruotare il prioprio bastoncino attorno alla testa nello spazio, e fornisce al resto degli asceti il fuoco. Così con i corpi celesti. Un centro laya è acceso e risvegliato alla vita dai fuochi di un altro "pellegrino" dopo il quale il nuovo 'cen-tro' si scaglia nello spazio e diventa una cometa. È solo dopo aver perso la sua velocità, e de qui la sua fiera coda, che il 'Fiero Dragone' si acquieta nella sua vita tranquilla e stabile come un regolare e rispettabile cittadino della famiglia siderale. Quindi è detto :

"Nato nell'insondabile profondità dello Spazio, fuori dall'omogeneo Elemento chiam-ato Anima Mondo, ogni nucleo di materia Cosmica, improvvisamente lanciato in essere, in-izia la vita nelle più ostili circostanze. Attraverso una serie innumerevoli di età, deve con-quistare per se stesso un posto nell'infinito. Ruota sempre attorno fra corpi più densi e già fissi, muovendosi a scatti, e tirando verso alcuni punti o centri che l'attraggono, cercando di evitare, come una nave attraverso un canale cosparso di scogliere e roccie sommerse, altri corpi che lo attirano e respingono a turno; alcuni periscono, la loro massa disintegrandosi su masse più grosse, e, quando nati in un sistema, principalmente all'interno degli stomai insaziabili di vari Soli. Coloro i quali si muovono più piano e sono spinti in un orbita ellittica sono destinati all'annichilazione presto

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o tardi. Altri che si muovono su curve paraboliche generalmente sfuggono alla distruzione, questo è dovuto alla loro velocità." (I, 203-4*)

Comunque, anche prima che i membri di un sistema solare siano assoggettati al dominio del loro Governatore, il grande Essere Solare (il Sole), sono soggetti alle leggi predomi-nanti, tre delle quali vengono menzionate come attrazione, repulsione e calore.

"La dottrina di un origine comune per tutti i corpi celesti e pianeti, era, come vediamo, in-culcata dagli astronomi Arcaici. ... Calore (il Respiro), attrazione e repulsione, i tre grandi fattori di Movimento, sono le condizioni sotto le quali tutti i membri di tutte le famiglie primi-tive sono nati, sviluppati e muoiono, per rinascere dopo una ' Notte di Brāhmā,' durante la quale materia eterna ricade periodicamente nel suo stato primario indifferenziato. I gas più attenuati non possono dare idea della sua natura ai fisici moderni. Centri di Forza all'inizio, le scintille invisibili di atomi primordiali si differeziano in molecole e diventano Soli, pas-sando gradualmente nell'oggettività, gassosi, radianti, cosmici, il Vortice Uno (o mozione "universale" ndr.) dando infine l'impulso alla forma, e la mozione iniziale, regolato e sostenuto dal Respiro infinito, i Dhyān-Chohans." (I, 103+)

La Notte di Brahmā è equivalente al Pralaya Pianetario, un periodo di riposo completo (per un pianeta). Durante il Manvantara Solare le sfere planetarie continuano a compiere i loro cicli ritmici, manvantara segue pralaya in sequenza ordinata, durante il periodo di vita dell'Essere Solare.

6. LA DOTTRINA DEI VIAGGI CICLICI

Il sesto aspetto della Dottrina delle Sfere focalizza l'attenzione sul concetto fonda-mentale dell'Unità di tutta la vita, sottolineando di nuovo la Divina Legge di Unità essen-ziale, che è stata considerata specialmente nel capitolo III - La Dottrina delle Gerarchie. La Dottrina dei Viaggi Ciclici è applicabile a tutti gli esseri sui globi così come all'essenza in-trinseca dei mondi stessi. Per essere sicuri che ci sia un'interrelazione fra tutti gli esseri e le sfere sui quali risiedono; comunque, questo aspetto non sarà trattato per ora; il tema principale sarà la circolazione della Forza-Vita attraverso le sfere. In quanto agli esseri, che sono le monadi, hanno ricevuto la loro essenza (i loro principi superiori) dalle sfere, esse stesse partecipano alla Forza-Vita.

Siccome è stato stabilito che le sfere divine sono state tutte formate da Materia-Sostanza Primordiale (o "materia delle comete"), dovrebbe seguire come deduzione natu-rale che qualsiasi forma assuma questa sostanza primordiale nei suoi cambiamenti evolu-tivi durante il processo di insediamento sui diversi globi del sistema, inerentemente, o nella loso essenza intrinseca, le

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sfere sono fondamentalmente Una in origine. Poiché l'essenza intrinseca, o la Sostanza-Madre Primordiale di tutte le sfere è di base la stessa. Questa sostanza divina essenziale, che può essere chiamata la "settima essenza", è il nocciolo interno, per così dire, attorno al quale la sostanza esterna o materia compresa in un globo si concreta. Attraverso le sue coperture esterne o strati, visti comunemente come la sostanza o materia che forma un globo, i pianeti dimostra lo stato evolutivo che hanno raggiunto. Nel caso di un sole questa divina Sostanza-Madre rimane come un nocciolo interno, o centro, nascosto all'interno o dentro la gloria ardente che riconosciamo come l'orbe solare.

È questa "settima essenza" che agisce come l'Essenza-Vita o la Forza-Vita Una. Seguendo la divina urgenza della Legge di Mozione di essere sempre attiva, ne con-seguono viaggi ciclici. È spinta avanti a pulsazioni ritmiche dal cuore solare attraverso le arterie del sistema e ritorna attraverso le vene (come il sangue che circola nel corpo umano). Le arterie e vene sono le sfere che formano le Catene Planetarie di Globi sotto la reggenza del Logo Solare. Proprio come nel corpo umano, il sangue che è ritornato at-traverso le vene deve essere purificato per essere usato di nuovo, anche la forza-vita dopo che è stata usata dai pianeti, deve essere rivitalizzata alla sua fonte o sorgente. Questo è compiuto quando ritorna e passa attraverso il cuore solare.

Siccome il Sole e i pianeti sono originati dalla stessa Sorgente, la Forza di Vita che ir-radia attraverso il sistema solare appartiene ad ogni dei componenti parti del sistema. Quindi la "settima essenza" che nutre le parti del sistema è mantenuta mediante il cuore pulsante solare.

Di nuovo, come nella sezione precendente, un commento sulle Stanze di Dzyan for-nisce la cocetto chiave per il tema :

"(xxi) 'La sostanza reale del sole celato (Sole) è un nucleo della sostanza Madre. (O il 'sogno della Scienza', la materia primeva realmente omogenea, che nessun mortale può fare oggettiva in questa Razza o Ronda.) È il cuore e matrice di tutte Forze viventi e es -istenti nel nostro universo solare. È il Nocciolo dal quale procedono per diffondersi nei loro peregrinaggi ciclici tutti i Poteri che mettono in azione gli atomi nei loro doveri funzionali, e il fuoco all'interno del quale essi ancora incontrano la loro Essenza settima ogni undices-imo anno. A colui che vi dice di aver visto il sole, ridetegli in faccia, come se avesse detto che il sole si muove veramente avanti su questo sentiero diurno... "

"(xxiii) È in conto a questa natura settenaria che il Sole è detto dagli Antichi come uno che è guidato dai sette cavalli uguali alle metriche dei Veda; o ancora, che sebbene è iden-tificato con i Sette "Gana" (classi di esseri) nel suo globo, è distinto da essi, com'è davvero ; così come anche ha Sette Raggi in realtà ...

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"(XXV) ' I Sette Esseri nel Sole sono i Sette Sacri, autogenerati dal potere inerente nella matrice della sostanza Madre. Sono loro che mandano le Sette Forze Principali, chia-mate raggi, che all'inizio del Pralaya si centreranno in sette nuovi Soli per il prossimo Man-vantara. L'energia dalla quale sgorgano nell'esistenza cosciente in ogni Sole, è ciò che al-cuni chiamano Vishnu, che è il Respiro dell' Assolutezza.

"Lo chiamiamo la Vita Una Manifesta, essa stessa una riflessione dell'Assoluto." (I, 290*)

Un passaggio dai Vishnu-Purāna sulla energia solare è aggiungo in spiegazione della frase che precede la conclusiva :

"'Vishnu nella forma di energia Solare attiva, non sorge mai ne tramonta, ed è in una volta sola, il sole settenario e distinto da esso.'" (I, 290*)

La Forza di Vita Una, che è certamente l'Essenza Vita che sostiene soli e pianeti, non è stazionata sul globo solare ma è focalizzata attraverso e per mezzo del sole. È così abili -tato a compiere il suo peregrinaggio ciclico come sottolineato nella citazione seguente :

"... l'origine dell'Essenza Vita, l'Occultismo la localizza nello stesso centro come il nu-cleo di prima materia (perché sono uno) del nostro Sistema Solare.

"'Il Sole è il cuore del sel Mondo Solare (Sistema) è il suo cervello è nascosto dietro il sole (visibile). Da lì , la sensazione è irradiata in ogni centro nervoso del grande corpo, e le onde dell'essenza di vita fluiscono in ogni arteria e vena ... i pianeti sono i suoi arti e pul -sazioni ... ' (commento)" (I, 540-I +)

Il viaggio ciclico costituisce i mezzi attraverso i quali l'essenza di vita circola per le membra e pulsazioni minori (i pianeti). Ogni globo di ogni catena planetaria è fornito con l'essenza di vita, allo stesso tempo agendo come convettore della forza di vita per la circolazione all'interno di ogni sistema planetario. Quindi per la forza vitale c'é un flusso verso l'interno così come verso l'esterno. Gli scrittori Greci antichi seguendo Omero esprimettero l'idea riferendosi a due cancelli di passaggio, un cancello di corno e uno d'avorio. Per coloro che sono familiari con Omero può essere di interesse richiamare alla memoria questo passag-gio. La prima referenza arriva viene fatta menzione di una caverna piacevole, situata ad Itaca, e vista come casa dei Naiads. "Il poeta Greco continua la descrizione in questa maniera :"

"Ci sono grandi telai di pietra, dove le ninfe tessono vestiti di color porpora, una mer-aviglia da ammirare e dentro ci sono fontane che zampillano. Due cancelli ci sono per la caverna, uno va verso il vento del Nord attraverso il quali gli uomini possono andare giù, ma il

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portale verso Sud è piuttosto per gli dei, attraverso il quale gli uomini non possono entrare; è la via degli immortali." *

Nella seconda referenza il poeta usa un significato ancora più fancy per parlare dei due portali :

"veramente i sogni sono difficili, e difficili da discernere; e neppure sono tutte le cose esaudite per gli uomini. Due sono i cancelli o sogni ombrosi, l'uno è fatto di corno e uno di avorio. Tali sogni come passano attraverso i portali di avorio intagliato sono ingannevoli, e portano legami che sono incompiuti. Ma i sogni che vengono attraverso i cancelli di corno levigato portano vere questioni, qualunque mortale le colga."

Sia come sia, ci sono passaggi di flusso e reflusso di forza vitale, o essenza vita. Persino nel corpo umano si può notare la stessa cosa. La circolazione del sangue attraverso tutta la cornice è così ben conosciuta che può servire da eccellente esempio per illustrare la convezione della forza di vita attraverso un cosmo. Attraverso il battere del cuore il sangue è mandato avanti e irradia attraverso il corpo per mezzo delle arterie. In cambio c'è anche un canale per il ritorno del sangue : il canale è fornito dalle vene. Questo è spiegato nella citazione che segue al Commento citato sopra; e che da la vera natura del Sole :

"La filosofia occulta nega che il Sole è un globo in combustione, ma lo definisce sem-plicemente come mondo, una sfera incandescente, il Sole reale essendo nascosto dietro, quello visibile solo sua riflessione, la sua conchiglia. Le foglie del salice Nasmyth, prese er-roneamente da Sir W. Herschel per 'abitanti solari' , sono i serbatoi di energia vitale solare, 'l'elettricità vitale che nutre l'intero sistema ... Il Sole di nascosto essendo quindi la dis -pensa di tutto il nostro piccolo Cosmo, autogenerando il suo flusso vitale, e sempre ricevendo tanto quanto emette, e il Sole visibile solo una finestra aperta nel palazzo solare e presenza, che riflette, comunque fedelmente il lavoro interiore.

"Così, c'è una circolazione regolare del fluido vitale attraverso il nostro sistema del quale il Sole è il cuore - la stessa che la circolazione del sangue nel corpo umano - durante il periodo manvantarico solare di vita, il Sole contraendosi ritmicamente ad suo ogni ritorno come fa il cuore umano. Solamente, invece che compiere il giro in un secondo o così, al sangue solare ci vogliono dieci dei (suoi) nostri anni, e un anno completo per passare at -traverso i suoi atri e ventricoli prima che lavi i polmoni e passi quindi alle grandi vene e ar-terie del sistema.

"Questo, la Scienza non lo negherà, dacché l'Astronomia conosce il ciclo fisso di undici anni quando il numero di macchie solari aumenta,

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LA DOTTRINA DEI VIAGGI CICLICI 245

che è dovuto alla contrazione del cuore solare. L'universo (il nostro mondo in questo caso) respira, proprio come un uomo e ogni creatura vivente, pianta o ogni minerale fa sulla terra; e come il nostro globo stesso respira ogni 24 ore." (I, 541*)

Riguardo all'affermazione che ogni pianta e minerale "respira", il seguente passaggio aggiungerà luce addizionale :

"La pianta e l'animale si lasciano dietro le loro carcasse quando la vita è estinta. Così fà il minerale solo a intervalli più lunghi, siccome il suo corpo roccioso dura di più. Muore alla fine di ogni ciclo manvantarico, o alla chiusura di una 'Ronda' ..."

E allora in risposta alla questione :"Ha ogni molecola separata del minerale una monade?" la risposta è data :

"Ogni molecola è una parte della Vita Universale."

Ogni entità, ogni essere, così come tutte le sfere prendono parte dell'essenza vitale nei suoi viaggi ciclici. Mentre questo costante inspirare e espirare di forza vitale ha luogo, ogni sfera ha il suo speciale modo di fornire il suo proprio adattamento alla vita essenza che cir -cola attraverso di esso.

"Ora che le condizioni e leggi che reggono il nostro sistema solare sono pienamente sviluppate, e che l'atmosfera della nostra terra, come per ogni altro globo, è diventata, per così dire, un crogiolo a se stante, la Scienza Occulta insegna che c'è uno scambio per -petuo che ha luogo nello spazio delle molecole, o di atomi piuttosto, correlando e quindi cambiando i loro equivalenti combinanti su ogni pianeta. Alcuni uomini di Scienza, e quelli fra i più grandi fisici e chimici, iniziano a sospettare questo fatto che è conosciuto da tantis -simo dagli Occultisti. Lo spettroscopio mostra solo la probabile similarità (in esterna evi-denza) di sostanza terrestre e siderale; non è in grado di andare oltre, o di mostrare se gli atomi gravitino uno verso l'altro nello stesso modo e secondo le stesse condizioni di come si suppone facciano nel nostro pianeta, fisicamente e chimicamente. La scala di temper-atura, dal più alto grado al più basso che possa essere concepito, immaginato essere es-sere uno e lo stesso in e per tutto l'Universo; nondimeno, le sue proprietà, altre che quelle di dissociazione e riassociazione, differiscono in ogni pianeta; e così gli atomi entrano in nuove forme di esistenza, di cui non si sogna nemmeno e inimmaginabili per la scienza fisica. Come già espresso in Cinque Anni di Teosofia (p. 241-2), l'essenza di Materia di Cometa, per esempio, 'è totalmente da ogni caratteristica chimica o fisica con la quale sono familiari i grandi chimici o fisici della terra .' E persino questa materia, durante il rapido passaggio attraverso la nostra atmosfera, sottostà a un certo cambiamento nella sua

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natura. Così non solo gli elementi dei nostri pianeti, ma persino quelli di tutte le loro sorelle nel sistema solare, differiscono largamente ognuno dall'altro nelle loro combinazioni, come dagli elementi cosmici al di là dei nostri limiti solari. Quindi, non possono essere presi come uno standard di paragone con gli stessi in altri mondi." (I, 142-3*)

Nondimeno, il soggiorno ciclico si applica non solo alla Forza di Vita Una, ma agli esseri, come già affermato. Persino gli atomi seguono il continuo pellegrinaggio, impartito dalla legge di costante movimento. Ma prima di sviluppare questo tema, capiamo il significato del termine "atomo", come usato nella filosofia esoterica. Questo è definito in un com-mento:"Le mondati (Jivas) sono Anime degli Atomi, entrambi sono le strutture nelle quali i Chohanas (Dhyāni, dei) si rivestono quando è necessaria una forma." (Catechismo Eso-terico). ""Ogni atomo diventa un complessa unità visibile (una molecola), e dopo essere attratta nella sfera dell'attività terrestre, l'Essenza Mondadica, passando attraverso i regni min-erale, vegetale, e animale, diventa un uomo." (Catechismo Esoterico) Di nuovo, "Dio, Mon-ade, e Atomo sono le corrispondenze di Spirito, Mente e Corpo (Ātma, Manas e Stūhla-śarīra) nell'uomo." (Catechismo Esoterico)." (I, 619+)

Testimonia il soggiorno ciclico degli atomi :

"Racchiuso nel suo stato vergine, originario nel seno della grande Eterna Madre, ogni atomo nato oltre la soglia del suo regno è condannato a incessanti differenziazioni. " La Madre dorme, anzi respira eternamente." E ogni respiro manda fuori nel piano della mani-festazione i suoi prodotti Mutevoli, i quali, portati innanzi dall'onda dell'efflusso, sono dis -persi da Fohat, e portati avanti e oltre questa o un'altra atmosfera planetaria. Una volta cat-turati da quest'ultima, l'atomo è perso; la sua purezza originaria è persa per sempre, finché il Fato lo dissocia portandolo in una 'corrente di Efflusso' (un termine occulto che significa un processo piuttosto differente da quello che si intende con il termine ordinario); quando può essere portato ancora al confine dove è perito, e prendendo il volo, non nello Spazio sopra ma nello Spazio all'interno, viene portato in un stato di equilibrio differenziale e fe-licemente riassorbito." (I, 143++)

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7. LA DOTTRINA DELLA RELAZIONE DELLE MONADI COL SISTEMA

La relazione delle parti componenti del Sistema Solare è stata dimostrata. La ragione pri-maria per questo è dovuta alla loro origine comune e essenziale unità. Questo fu enfatiz-zato maggiormente a causa dell'interscambio della Forza di Vita vitalizzante, che costante-mente compie soggiorni ciclici da e verso il il cuore centrale del Sistema attraverso il Sole. Dovrebbe seguire, allora, come sequenza naturale che le Monadi che compiono la loro evoluzione sulle sfere dovrebbero avere una relazione col sistema solare della più grande importanza che meramente avere un temporaneo status residenziale in una sfera. Co-munque, la relazione si estende su più vaste proporzioni, a causa degli stretti legami che le Monadi intrattengono con fuochi di vita ancora più potenti. Questi "fuochi di Vita" rappre-sentano focalizzazioni di Forze di Vita radianti da Sfere Galattiche comunemente noti come segni dello Zodiaco. La relazione alla quale ci si riferisce in questa sezione può essere divisa in due categorie, per scopi di studio, al fine di chiarificare l'insegnamento : (1) La relazione delle monadi stesse; (2) la relazione dei veicoli che hanno bisogno le monadi per risiedere in una sfera. Si dobrebbe tenere a mente che che quando usiamo il termine "Monadi" in questo senso, il senso tecnico che si intende è il seguente : gli esseri che si manifestano un quella fase e forma di Prakriti chiamato il Regno Umano (poiché qui verrà considerato solo il Regno Umano).*

Considerando inizialmente l'idea espressa nella seconda categoria : (2) gli abiti che le Monadi richiedono per la loro residenza su una sfera. Questi abiti/veicoli sono gli "abbiglia-menti" appropriati al globo (o sfera) sulla quale le Monadi stazionano. Così durante il suo soggiorno sulla Terra, gli abiti rappresentano i "principi" dei quali l'uomo è costituito. Nel caso del Globo Terra sul quale la Monade è temporaneamente stazionata durante la vita terrestre, i "principi" sono stati trasmessi alla Terra tramite i Dhyāni Planetari che hanno su-pervisione sui Sette Pianeti Sacri. Chiaramente lo status delle Monadi sul Globo Terrestre rappresenta ciò che sono state in grado di svolgere o di portare in sviluppo durante il sog -giorno evolutivo sulla sfera. Proprio come i Dhyāni dei Sette Pianeti Sacri sono "Osserva-tori" sui sette globi della Catena Terrestre, un Dhyāno che ha particolare sorveglianza sui Sette Pianeti Sacri agisce come "primario" sui sette principi dell'uomo, un Dhyāno Plane-tario per ogni principio. Nelle parole di un Commento :

* La relazione delle Monadi al sistema può essere applicata a tutte le Classi o Regni della scala gerarchica della Vita, ma non c'è scopo nel riferirsi ai regni inferiori a quello Umano. Per illustrare il punto : quando si tratta di costituzione settenaria dell'uomo, nessun altro regno oltre a quello Umano è considerato per la semplice ragione che nei regni inferiori il Saptaparna (la pianta con sette foglie) è "chiuso". Sebbene le "sette foglie" sono presenti non sono in grado di diventare sviluppate o "aperte" in questo manvantara planetario.

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"Come ognuna delle sette regioni della Terra, ognuno dei sette Primigeni (i gruppi umani primordiali) riceve la sua luce e vita dal suo speciale Dhyāno, spiritualmente, e dal palazzo (casa, il pianeta) di quel Dhyāno, fisicamente ...

"Così anche con l'uomo e ogni "uomo" nell'uomo (ogni principio). Ognuno riceve la sua specifica qualità dal suo primario (lo spirito planetario), quindi ogni uomo è un sette -nato (o combinazione di principi, ognuno avendo la sua origine in una qualità di quel Dhyāno speciale)."(II, 29*)

Riguardo alla prima categoria, la relazione delle Monadi stesse :

"L'umanità, considerata fisicamente, è divisa in vari gruppi, ognuno dei quali è con-nesso con uno dei gruppi Dhyānici che inizialmente formarono l'uomo psichico." (I, 599+)

La relazione, comunque, non deve essere catalogata così semplicemente. Poiché é bene ricordarlo, non sono le vestigia ad essere considerate, ma le monadi stesse, e la relazione è da tracciare molto più lontano nel passato che nel sistema planetario e deve essere ricer-cata perfino nelle origini della vita senziente. Un idea é data in una delle antiche Stanze di Dzyan. Comunque, il suo contenuto è così astruso che se non fosse per le note esplicative aggiunte per delucidare lo śloka mistico, sarebbe verosimilmente inintellegibile. Le lettere a fino a g, piazzate fra parentesi, rappresentano l'interpretazione e sono aggiunge sequen-zialmente, sebbene molto condensate quì. Il soggetto è uno molto profondo e meritorio di profonda e ripetuta riflessione :

"Considerato attentamente l'inizio della vita senziente senza forma (a)."Primo, il veicolo divino (b), quello dallo Spirito-Madre (Ātman); poi lo Spirituale

(Ātma-Buddhi, anima-Spirito - questo si relaziona con il principio Cosmico) (c); (di nuovo) i tre formano l'uno (d), i quattro formano l'uno (e), e i cinque (f), dai quali i tre, i cinque e i sette (g) - questi sono i ternari e i quaternari verso il basso; i figli "Nati dalla Mente" del primo Signore (Avalokiteśvara) i Sette Risplendenti (i 'Costruttori') (h). Sono loro che sono voi, me, lui, O Lanoo; coloro che vegliano su di voi e vostra Madre, Bhūmi (la Terra)." Stanza VII, śloka I.

"(a) La gerarchia di Poteri Creativi é divisa in sette (o 4 e 3) esoterici, all'interno dei dodici grandi Ordini, ricordati nei dodici segni dello Zodiaco; i sette della scala che si manifesta essendo connessa, inoltre con i Sette Pianete. Tutto questo è suddiviso in innumerevoli grouppi di Esseri Spirituali, semi-Spirituali e eterei.

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"Le Gerarchie Principali fra queste sono indicate nel grande Quaternario, o 'i quattro corpi e le tre facoltà' di Brahmā esotericamente, e il Pañchāsyam, i cinque Brahmā, o i cinque Dhyāni-Buddha nel sistema buddhista. "Il più alto gruppo è composto dalle Fiamme Divine, così chiamate, anche dette "i Leoni di Fuoco" e i "Leoni di Vita", l'esotericismo dei quali è sicuramente nascosto nel segno zodia-cale del Leone. È il nucleolo del mondo superiore divino. Essi sono gli aliti di fuoco senza forma, identici in un aspetto con la Triade Superiore Sephirotica, che è sitata dai Cabalisti nel 'Mondo Archetipo'". (I, 213*)"(b) Nello Zohar ... questo 'Veicolo' divino non appare più come lo faceva nel "Libro Caldeo dei Numeri". Abbastanza vero, Ain-Soph, l'Assoluto Nulla Senza Fine, usa anche la forma dell'UNO, il manifestato 'uomo Celestiale' (la Causa Prima) come suo carro (Mercabah, in Ebreo; Vāhana, in Sanscrito) o veicolo per scendere, e manifestarsi attraverso, nel mondo fenomenico ... Nel "Libro dei Numeri" è spiegato che EN (o Ain, Aior) è l'unico auto-es -istente, mentre la sua 'Profondità' (Bytos or Buthon degli Gnostici, chiamato Propator) è solo periodica. L'ultimo è Brahma come differenziato da Brahman o Parabrahman. È la profondità, la sorgente di Luce, o Propator, che è il Logos immanifesto + o l'Idea astratta , e non Ain-Soph, il cui raggio usa Adam-Kadmon o il Logos manifesto (l'universo oggettivo) 'maschio e femmina' - come carro attraverso il quale manifestrarsi ..." ... da questa Fiamma Divina, l' 'Uno', sono accesi i tre gruppi discendenti. Avendo i loro esseri potenziali nei gruppi superiori, essi diventano ora distinte e separate entità. Queste sono chiamate le 'Vergini di Vita', la 'Grande Illusione', etc. etc. e collettivamente la 'Stella a sei punte' ... La stella a sei punte si riferisce alle sei Forze o Poteri di Natura, i sei piani, principi, etc.etc., tutti sintetizzati dal settimo, il punto centrale nella Stella.++ Tutti questi, le gerarchie superiori e quelle inferiori incluse, emanano dalla 'Vergine Celestiale o Paradisi-aca' la grande madre in tutte le religioni, l'Androgino, la Sephira-Adam-Kadmon. Nella sua Unità, primordiale luce nel settimo, più alto principio. Daivīprakriti, la luce dei Logoi immani-festati. Ma nella sua differenziazione diventa Fohat, o i 'Sette Figli'. Quest'ultimo è sim-bolizzato dal punto centrale nel doppio Triangolo; l'ultimo dall'esagono stesso, o i 'sei limbi' del Microprosopus ...

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A questo punto uno dei Commenti sulle Stanze di Dzyan è aggiunto, sebbene la sua eluci-dazione non è presentata. Dovrebbe essere sottolineato, comunque, che la referenza al Fuoco, Etere, Acqua e Terra non sono agli Elementi, ma piuttosto alle gerarchie causative che portano in esistenza i rispettivi Elementi-Principii che alla fine risultano negli Elementi. Si richiama l'attenzione al Secondo Ordine, quello del Fuoco e dell'Etere - la Mente o Gruppo Coscienza, per descrivere sotto interpretazione (c). Come per il Primo Ordine di Esseri Gerarchici rappresentanti la Vita - il cuore e il polso dell'Universo : è per questa ra-gione che il peregrinaggio ciclico descritto nella sezione precedente è imbevuto con così tanta potenza, scorrendo da e verso la Vera Centrale della Vita. Come detto nel commento :

"Il primo dopo l'Uno è Fuoco divino; il Secondo, Fuoco e Acqua; il Terzo è composto di Fuoco, Etere e Acqua; il quarto di Fuoco, Etere, Acqua e Aria." All'Uno non riguardano i mondi popolati da Uomini, ma con le Sfere interne e Invisibili. 'I Primogeniti' sono la Vita, il cuore e il battito dell'Universo; i Secondi sono le sue Menti di Coscienza. (Questa 'Co-scienza' non ha relazione con la nostra coscienza. La coscienza del 'Uno manifestato', se non assoluta, è ancora incondizionata.)" (I, 216*)

"(c) Il secondo Ordine di Esseri Celestiali, quelli di Fuoco e Etere (corrispondenti allo Spir-ito e Anima, o l'Ātma-Buddhi) i nomi dei quali sono moltissimo, sono ancora senza forma, ma più definitamente 'sostanziali'. Essi sono le infinite differenziazioni nell'Evoluzione Secondaria o 'Creazione' - una parola ingannevole. Come lo mostrano i nomi, essi sono i prototipi dei Jīva che si incarnano o Monadi, e sono composte dagli spiriti di vita infuocati. È attraverso di essi che passa, come un puro raggio solare, il raggio che è fornito da essi con il futuro veicolo, l'Anima Divina, Buddhi. Questi sono direttamente connessi con gli Os-piti dei mondi superiori del nostro sistema. Da queste doppie unità emana la triplice.". (I, 216+)

"(d) Il terzo ordine corrisponde all' Ātma-Buddhi-Manas : Spirito, Anima e Intelletto, ed è chiamato le "Triadi".

"(e) Il Quarto sono Entità sostanziali. Questo è il gruppo più alto fra Rūpas (Forme Atomiche). Questo è il vivaio delle Anime umane, consapevoli e spirituali. Sono chiamate i "Jīva imperituri" e costituiscono, attraverso l'ordine sottostante il loro proprio, il primo gruppo del primo ospite settenario - il grande mistero dell'Essere. Siccome gli ultimi sono i campi dove vengono concepito nella sua privazione il germe che discenderà in gener-azioni. Questo germe diventerà la potenza spirituale nella cellula fisica che guida lo sviluppo dell'embrione, e

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251 DOTTRINA DI RELAZIONE DELLE MONADI AL SISTEMA

che è la causa della trasmissione ereditaria di facoltà e tutte le inerenti qualità nell'uomo. (I, 218-9*)

In connessione con le parole "Rupa (Forme Atomiche)" nella citazione soprastante, viene aggiunta una nota che da un importante indizio ad una domanda che lascia perplessi, che si ripete di continuo e che può essere espressa in questa maniera : si afferma che la Mon-ade, che stà perseguendo il suo viaggio di evoluzione prendendo veicoli o vestigia appro-priate al Regno Animale non è atta a funzionare autocoscientemente perché il legame la sua auto-consapevolezza non è stato fatto, il che equivale a dire che il principio Manas non è risvegliato e non funzionante. Questo fattore determina anche la linea di demarcazione fra il Regno Animale e quello Umano. Ma ad ogni buon conto e fine lo stesso status prevale negli stadi iniziali del Regno Umano, che attraversa la Ronda Uno, Due, Tre e an -che nelle Razze Uno e Due della presente Quarta Ronda. Cosa dire delle Monadi che perseguono la loro evoluzione nel Regno Umano prima del risveglio del Principio Mente durante la Terza Razza : sembrerebbe che non ci sia differenza fra Regno Animale e il Regno Umano ? E cosa stava facendo la Monade ?

Una delle funzioni della Monade in queste Ronde iniziali è quella di essere la base per lo stabilimento di un "veicolo utilizzabile" sulla Catena Terrestre; "utilizzabile" nel senso di formare un veicolo in preparazione per il tempo quando il Principio-Mente, o Manas, sarà in grado di funzionare. La Monade è il punto focale per il convergere degli "abiti" nei quali, o meglio attraverso i quali, la Monade è abilitata a lavorare o a sviluppare le sue guaine. Poiché gli "abiti" sono stati raccolti, o acquisiti, per mezzo di sfere, i Sette Pianeti Sacri (come spiegato nella prima categoria di questa sezione). Così la Monade stava abili-tando il "Saptaparna" (la pianta-Uomo dalle sette foglie) a sviluppare o "aprire" i suoi petali uno alla volta, un petalo per ogni Ronda. Il pieno sviluppo o piena fioritura del quinto petalo - il Principio Mentale - comunque, non avverrà prima della quinta Ronda.

Ciononostante, c'è una differenza persino nel veicolo fisico fra il Regno Animale e quello umano, causata per mezzo dalla direzione o influenza della Monade nelle Ronde in-iziali prima del risveglio del Principio-Mente, come chiarifica questo passaggio :

"In Filosofia Esoterica, ogni particella fisica corrisponde e dipende dal suo Noumeno più elevato, l'Essere all'essenza del quale appartiene; e come sopra così sotto, lo Spiri-tuale evolve dal Divino, lo psico-mentale dallo spirituale, colorato dal suo piano inferiore dall'astrale - tutta la Natura animata e (apparentemente) inanimata evolve su linee paral-lele, e disegnando i suoi attributi dall'alto così come dal basso." (I, 218+)

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Mentre questo passaggio può essere visto come un'affermazione generalizzata, nondi-meno può essere applicata ovunque appropriatamente, visto che ogni insegnamento è in-terlacciato e correlato con ogni altra dottrina. Conseguentemente è ben adatto al tema specifico in considerazione, che è il soggetto della Monade, come può essere chiarito. In primo luogo la parola noumeno : un termine ben conosciuto nella filosofia Platonica, che significa la realtà sottostante piuttosto che l'apparenza esterna o fenomeno. È senza dub-bio applicabile alla Monade. Poiché non si può ripetere abbastanza spesso, che la Monade non si manifesta direttamente su sfere fisiche, fa così attraverso una upādhi (un veicolo, o "velo dello spirito"). - abcds1 - Espresso tecnicamente, la Monade è Ātma-Buddhi, e contatta il piano fisico attraverso la sua upādhi, Manas, sebbene indirettamente; siccome Manas a suo turno contatta il piano fisico attraverso la sua upādhi, la personalità, com-posta dall'apparato psico-mentale, Kāma-Manas (l'Ego Inferiore) più il Linga-sārira e Sthūla-śārira (il Modello del Corpo, e il Corpo Fisico). Nella citazione Manas viene riferito come lo Spirituale - che può essere visto come Raggio estrinsecato dalla Monade, Ātma-Buddhi, "evolvente dal Divino". Lo "psico-mentale" che è evoluto dallo Spirituale, è equivalente a Manas Inferiore e Kāma, visto come "colorato dal suo piano inferiore dall'as-trale," poiché l'Ego Inferiore (Manas più Kāma) è stimolato all'attività attraverso il cervello fisico e le sue correlazioni entrambe nel fisico e astrale - attraverso il Linga-śarīra (chiam-ato il "corpo astrale" nella Dottrina Segreta) e sono trasmesse al corpo fisico (Sthūla-śarīra).

Riguardo al punto specifico in considerazione, vale a dire che esiste una differenza fra i veicoli fisici pertinenti ai regni Animali e Umani. Ovviamente c'è una ben più grande differenza fra i veicoli fisici dopo il funzionamento consapevole del Principio Mentale (Manas) - che occorse nella Terza Razza della presente Quarta Ronda - che prima nelle Ronde precedenti. Nondimeno c'era una differenza persino nelle Ronde iniziali come con-fermato dalla citazione nella quale gli "attributi" sono portati "dall'alto", vale a dire at -traverso associazione con la Monade, anche se la Monade non è incarnata nel corpo fisico. Per quanto riguarda la localizzazione della Monade :

"La forma astrale che riveste la Monade era circondata, come lo è ancora, dalla sfera ovale dell'aura, che quì corrisponde alla sostanza della cellula germinale o ovum. La forma astrale stessa è il nucleo, ora, come allora, predisposto con il principio di vita." (II, 117*)

Come già indicato "la forma astrale" è qui equivalente al Linga-śarīra; il periodo di tempo al quale ci si riferisce era l'era della Seconda Razza; le parole "COME SEMPRE È", in maiuscolo per enfatizzare, hanno referenza alla presente era, quella della Quinta Razza. Le parole "ora"

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e "allora" nella frase di chiusura designano la Quinta Razza e la Seconda Razza; le ultime quattro parole "il principio di vita" significano Prāna. (valendo così per tutti i "sette principi").

Dovrebbe essere chiaro che anche persino l'evoluzione della forma fisica (rūpa, o vei-colo) pertinente al Regno Animale ricava di più per quanto riguarda gli attributi dalla Mon-ade di quanto non faccia la forma fisica riguardo al Regno Animale, poiché il processo in atto concerne la preparazione di un veicolo nel quale la Monade sarà in grado eventual -mente di funzionare (nella settima Ronda). Ma prima che ciò accada deve essere preparato il veicolo nel quale Manas (il principio mentale) può funzionare, e questo veicolo non era pronto nelle Ronde precedenti. Nemmeno era pronto nella Quarta Ronda sui Globi A, B e C; e neppure nelle Razze precenti sul Globo D. Questo è indicato chiaramente nelle Stanze di Dzyan (Stanza VIII) dove è indicato che i veicoli "non sono pronti". Nel caso del Regno Animale i veicoli non sono pronti e non saranno pronti durante questo manvantara planetario. Questo costituisce il grande gap fra il regno Animale e quello umano. Da ciò "ogni particella fisica corrisponde e dipende da il suo noumeno superiore" la Monade, "L'essere al quale la sua essenza apparitiene".

In aggiunta a questa distinzione riguardo allo sviluppo di un rūpa sano (veicolo o forma) per il funzionamento del principio-Mente, si più indicare un'altro fattore. Tratta speci-ficamente con ciò che è chiamato il "germe primitivo" - usando le parole di uno scrittore di scienza contemporaneo alla redazione della Dottrina Segreta. Forse le parole "modello pri-mordiale" renderebbero l'idea più chiara (in vista del contesto della citazione che segue), indicando che c'è un "modello primordiale" per l'uomo che è distinto dal "modello primor-diale" appropriato al regno animale e a quello vegetale. Questo concetto, mantenuto dalla filosofia esoterica, va in conflitto con la radice della teoria propugnata da coloro che as-seriscono che l'uomo discende da un animale antenato, o siccome la teoria è stata modifi-cata : da un antenato comune sia all'uomo che alla scimmia. In altre parole, il rūpa, o forma dell'uomo non è una proiezione dal regno animale, è distinta da esso. Si dovrebbe ricor-dare anche, che l'uomo precede ogni forma mammifera in questa Quarta Ronda. La citazione comincia così :

" La filosofia esoterica non ammette più della Scienza un design o 'creazione speciale'. Ri -fiuta ogni pretesa al 'miracoloso', e non accetta nulla fuori dalla immutabile e uniforme legge di Natura. Ma insegna una legge ciclica, una doppia corrente di forza (o spirito) e di materia, che, partendo dal centro naturale dell'Essere, si sviluppa nel suo progresso ciclico e in incessanti trasformazioni. Il germe primitivo dal quale tutta la vita vertebrata si è svilup-pata attraverso le ere, essendo distinta dal germe primitivo dal quale la vita vegetale e ani-male si è evoluta, ci sono leggi laterali il lavoro delle quali è determinato dalle condizioni nelle quali i materiali

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sui quali lavorare sono trovati da esse, e delle quali la Scienza, la fisiologia e l'antropologia specialmente, sembrano esse poco consapevoli. I suoi appassionati parlano di quel 'germe primitivo', e sostengono che è dimostrato al di là di ogni dubbio che il 'design' e i 'designer', se ce ne sono, nel caso dell'uomo, con la magnifica struttura delle sue membra, e le sue mani in particolare, 'deve essere situato prima, e che il design è, in realtà, involuto nel germe primitivo, 'dal quale non solo tutta la vita vertebrata, ma, 'probabilmente tutta la vita, animale e vegetale, è stata lentamente sviluppata.'" (II, 731*)

Questo passaggio fu citato da un lavoro di Laing intitolato Scienza Moderna e Pensiero Moderno, p. 94. Ma notate il commento che viene fatto riguardo questo "germe primitivo" e specialmente la frase conclusiva :

"Questo è tanto vero per il 'germe primitivo' come falso che il 'germe' è solo 'molto più remoto' dell'uomo; poichè è ad un'incommensurabile e inconcepibile distanza (nel tempo, sebbene non nello spazio) dalle origini persino del nostro sistema solare." (II, 732+)

L'importanza di questa affermazione non può essere sotto-stimata. Ci si dovrebbe ri-flettere ancora e ancora. Poiché dimostra in maniera incontrovertibile che c'è un Piano Di-vino datato ancor prima della nascita del Sistema Solare. Inoltre, indica che c'è un 'modello primordiale' per l'uomo datato prima della nascita dei mondi. Per cui dovrebbe essere chiaro che i pianeti e il sole, così come l'uomo, seguono un ritmo sequenziale. Inoltre, gli esseri del nostro mondo sono il risultato di modelli che sono parte e parcella del Piano Di-vino.

Riassumendo il tema riguardo alla connessione della Monade con evoluzione, un'al -tra citazione chiaramente indica che la Mondate è direttamente responsabile di questo fat-tore :

"Ciò che propelle in avanti e forza l'evoluzione, vale a dire, causa la crescita e lo sviluppo dell'Uomo verso la perfezione, è (a) la Monade, o ciò che agisce in essa incon-sapevolmente attraverso una forza inerente in se stessa; e (b) il corpo astrale inferiore o il se personale. La prima, sia imprigionata in un vegetale che in un corpo animale, è dotata di, o meglio, è lei stessa quella forza. A causa della sua identità con la Forza-Tutto, che, come detto, è inerente nella Monade, è onnnipotente sull'Arūpa, o piano senza forma. Sul nostro piano, la sua essenza essendo troppo pura, rimane onnipotenziale, ma individual-mente diventa inattiva ... " (II, 109-10++)

Potrebbero esserci parole più chiare ? La Monade propelle in avanti e forza l'evoluzione a causa di una forza inerente a se stessa, tale forza legata alla Forza-Tutto, che è equiva-lente a Forza Divina. Questa è

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la Forza che porta l'universo ad esistere. Mandato avanti dalla sua Sublime Sorgente, la Monade cerca di diventare equivalente in status alla sua Sorgente Superna - partendo da un'esistenza non autoconsapevole alla continua ricerca del raggiungimento di Superco-scienza (o raggiungimento della "Realtà"). Per fare uso di una analogia : la scintilla cerca di diventare il Tutto-Fiamma essa stessa, invece di essere una scintilla staccata dalla Fi-amma; poiché la Fiamma è la sua sorgente. Nella ricerca di compiere questo, diventa nec-essario per la Monade di stabilirsi temporaneamente in Residenze di Vita attraverso veicoli sussidiari o vestigia - queste vestigia essendo fornite dai regni attraverso i quali la monade passa durante il suo ritorno verso la Sorgente. Comunque, il suo legame e attrazione con la sua Sorgente rimane intatto, nonostante temporanei domicilii fatti nelle Residenze di Vita - i " domicilii " rappresentano incarnazioni sulle Sfere (o Residenze). Durante intervalli sulle Sfere (per esempio fra vite terrestri) la Monade è abilitata a ritornare alla Sorgente Parentale. Quì, a grandi linee, è una descrizione della relazione della Monade con le Sfere.

Ritornando alla considerazione della Stanza VII, śloka I, e alla spiegazione numerata paragrafo (e) che tratta del Quarto Gruppo (nella relazione delle Monadi), specificamente alla quarta frase del paragrafo (e) :

"Sono chiamati i 'Jīva Imperituri', e costituiscono, attraverso l'ordine sotto il loro stesso, il primo gruppo del primo ospite settenario - il grande mistero della coscienza umana e Essenza Intellettuale."

Il "grande mistero" ha referenza con i Mānasaputra, e un paio di parole vennero ag-giunte a guisa di spiegazione come segue :

"Il numero sette non implica solo sette Entità, ma sette gruppi di Ospiti, come spie-gato prima. Il gruppo più elevato, i nati Asura nel primo corpo di Brahmā - che sono diven-tati 'Notte' - sono settenari, vale a dire divisi come i Pitri i sette classi, tre delle quali sono arūpa (senza corpo) e quattro con i corpi. Sono infatti più veramente i nostri Pitri (ancestri) che i Pitri che proiettarono il primo uomo fisico." (I, 218-9*)

Questo passaggio è destinato ad essere sbalorditivo per tre ragioni : (1) gli Asura sono generalmente visti come "demoni" e oppositori degli dei; (2) le parole usate nella frase "gli Asura nati nel corpo di Brahmā che diventarono Notte"; (nota personale : io credo si riferisca alla catena II chiamata della Notte) (3) il gioco sulla parola Pitris, "più veramente i nostri Pitri che i Pitri."

(1) Mentre è vero che il termine Asura è generalmente reso "demoni", l'antico uso della parola, come trovato nel Rig-Veda, significa un essere spirituale (un "dio" non uno spirito maligno). Per esempio la parola è applicata a Varuna, uno degli dei Vedici. Qui è uti-lizzata nel suo significato originario.

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(2) Questo ha riferimento ad un'allegoria riguardo il popolamento del mondo come dato nei Purāna. Dopo che il mondo è stato "creato" da Brahmā, il grande dio si ricordò di popolare il mondo, che procedette costruendo progenie attraverso la sua volontà, assumendo quat-tro corpi al fine : i corpi della Notte (Rātri), del Giorno (Ahan), Crepuscolo (Sandhyā) e Alba (Jyotsnā), dando nascita a quattro grandi gruppi di esseri. Questi gruppi sono : gli Asura, gli Dei, i Pitri e gli Uomini. Il primo gruppo fu mandato avanti in questa maniera - come rac -contano i Vishnu-Purāna :

"Avendo concentrato la sua mente in se stesso e la qualità di oscurità pervadendo il corpo assunto da Brahmā, gli Asura, provenienti dalla sua coscia, vennero prima prodotti; dopo di che, abbandonando questo corpo, fu trasformato in Notte."*

I Purāna guardano gli Asura nel tardo significato della parola, quindi associando i "de-moni" con l'oscurità. Comunque c'è un'interpretazione esoterica che può essere data come segue. Gli Asura precedono gli Dei perché le deità della Notte arrivano sempre prima delle divinità del Giorno. È così praticamente in tutte le teogonie. Gli dei della "Notte" rappresen-tano deità di un'era precedente, mentre le divinità del "Giorno" rappresentano gli esseri di-vini del Kalpa presente (era). Prendiamo le familiari Divinità Greche : Zeus e le sue undici divinità maggiori rappresentano gli dei e le dee del Kalpa presente; Cronos e i Titani, che furono deposti da Zeus, rappresentano le divinità di un precendente ciclo. Da qui gli Asura, nati dal corpo di Notte, precedono gli Dei che sono nati in questo giorno. Notiamo anche che i Pitri, che sono chiamati "Figli del Crepuscolo" nelle stanze di Dzyan, sono prodotti quando Brahmā assume il corpo del Crepuscolo. Quindi essi precedono gli Uomini, che sono nati nel Corpo dell'Alba, poiché i Pitri sono il prodotto di un kalpa precedente, la catena lunare.

(3) Il significato letterale della parola pitri significa padre, progenitore/prototipo; così che può essere usato in riferimento a progenitori in senso spirituale così come in senso fisico. Così i Pitri Lunari sono i progenitori dell' "uomo fisico", gli Asura (quì) sono "padri" della parte spirituale-intellettuale dell'uomo. Le connessioni degli Asura con l'umanità risale a ben prima di questo ciclo presente, ad un kalpa ancora precedente, quindi sono ancora più veramente i nostri Pitri (progenitori)" che i progenitori presenti, i Pitri Lunari (o Barhishads).

Un'altro indizio è dato nelle parole "senza corpi" e "con corpi" : le tre classi di arūpa o Pitri "senza corpo" (incorporei) sono i Lha Solari o Mānasaputra, che risvegliano il Princi-pio-Mentale dormiente degli umani durante la Terza Razza della Quarta Ronda. Le quattro classi "con corpi" (corporee) sono i Pitri Lunari, o Pitri Barhishad, che proiettano i loro Chhāya ("doppi") stabilendo così la

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Prima Razza. La connessione è continuata nel paragrafo (g) (che segue dopo il paragrafo f, nell'interpretazione della Stanza VII, śloka I).

"(f) il Quinto gruppo è uno molto misterioso, siccome è connesso con il Pentagono Mi-crocosmico, la stella a cinque punte che rappresenta l'uomo. In India e Egitto questi Dhyāni erano connessi con il Coccodrillo, e la loro dimora è nel Capricorno. Questi sono termini convertibili nell'astrologia Indiana, siccome questo decimo segno dello Zodiaco è chiamato Makara, tradotto coccodrillo. (I, 219*)

"... il quinto gruppo di Esseri celestiali è supposto contenere in se stesso l'attributo duale di entrambi gli aspetti spirituali e fisici dell'Universo; i due poli, per così dire, di Mahat l'Intelligenza Universale, e la natura duale dell'uomo, lo spirituale e il fisico. Da qui il nu -mero Cinque, moltiplicato e fatto dieci, connesso con Makara, il decimo segno dello Zodi-aco. (I, 221+).Il paragrafo di chiusura nella sequenza di interpretazione di questa Stanza tratta con il sesto e settimo gruppo e porta le relazioni dritte al Regno Umano, poiché c'è una connes-sione prossima fra i gruppi, specialmente così riguardo alle vesti, coloro che sono descritti come i "cinque principi umani mediani." Poiché il sesto e il settimo gruppo sono i Dhyāni-Chohans. È sottolineato che l'entrata in quella gerarchia è raggiunta attraverso il raggiungi-mento del picco dello sviluppo nel regno umano e il congedarsi da questo. Il passaggio è di quelli importanti ed è dato qui interamente :

"(g) Il sesto e settimo gruppo prende parte alle qualità inferiori del Quaternario. Essi sono consapevoli, Entità Eteree, invisibili come l'Etere, che vengono fuori come i rami di un albero dal primo gruppo centrale dei quattro, e creano a loro volta innumerevoli gruppi lat -erali, i bassi dei quali sono gli spiriti di natura, o Elementali di tipi e varietà innumerevoli; dagli informali e insostanziali- i pensieri ideali dei loro creatori - giù verso gli Atomici, sebbene organismi invisibili, per la percezione umana. Quest'ultimi sono considerati come gli "Spiriti di Atomi" poiché sono la prima rimozione (indietro) dall'Atomo fisico - senziente, se non creature intelligenti. Sono tutti soggetti al Karma, e devono lavorarlo attraverso ogni ciclo. Poiché, come insegna la dottrina, non ci sono esseri privilegiati nell'universo, che sia nel nostro che in altri sistemi, nei mondi esterni o interni, come gli angeli della religione Oc-cidentale o Giudea. Un Dhyān Chohan deve diventare tale; non può nascere o apparire im-provvisamente sul piano della vita come angelo completamente sviluppato. La Gerarchia Celestiale del Manvantara presente si troverà ad essere trasferita nel prossimo ciclo di vita in

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mondi più elevati, superiori, e faranno spazio per una nuova gerarchia, composta dagli eletti della nostra umanità. Essere è un ciclo senza fine all'interno dell'eternità una e asso-luta, dove si muovono cicli innumerevoli finiti e incondizionati. Dei, creati in quanto tali, non evincerebbero nessun merito personale nell'essere dei. Una tale classe di esseri, perfetti solo in virtù della speciale natura immacolata inerente ad essi, rispetto all'umanità soffer-ente e in difficoltà, e anche proveniente dalla creazione inferiore, sarebbe il sibolo di un in-giustizia eterna, quasi Satanica nel carattere, un crimine sempre presente. È un'anomalia e impossibile in Natura. Quindi il 'Quattro' e il 'Tre' si devono incarnare come tutti gli altri es-seri lo devono. Questi sei gruppi, inontre, rimangono praticamente inseparabili dall'uomo, che trae da esso tutto tranne i suoi più elevato e più basso principio, o il suo spirito e corpo, i cinque principii umani mediani essendo la vera essenza di questi Dhyāni. Da solo, il Raggio Divino (l'Ātman) procede direttamente dall'Uno. Quando si chiede come cio possa accadere ? Come si possa concepire che quegli 'dei', o angeli, possano essere allo stesso tempo la loro stessa emanazione e i loro stessi se personali ? È nello stesso senso nel mondo materiale, dove il figlio (in un certo modo) è suo padre, essendo il suo sangue, ossa delle sue ossa e carne della sua carne ? A questo il maestro risponde, 'Veramente è così.' Ma bisogna andare in profondità nel mistero dell'Essere prima di comprenderne la sua verità." (I, 221-2*)

Infatti, si può concorrere accoratamente con questa frase. Mentre le interpretazioni della Stanza sono state lungamente e indubbiamente difficili di comprensione, è stato creduto meglio fornire le citazioni al fine di indicare la relazione che esiste fra le Monadi e la sfera galattica, le quali focalizzazioni o influenze trovano espressione nei dodici segni dello Zodiaco, due dei quali vennero specificamente menzionati nel corso dell'interpretazione della Stanza.

Mentre la relazione della Monade al Sistema non è sempre indicata chiaramente, si può affermare che spesso l'insegnamento è presentato con indicazioni o allusioni, piuttosto che con parole chiaramente indicate, lo scopo essendo quello di evocare l'intuizione, permettendo di fare il balzo in avanti in modo da afferrare il significato invece che con il metodo della lenta deduzione analitica. Osserva il significato del passaggio che descrive la Monade (l'essenza Monadica o il raggio Divino) che procede direttamente dall'Uno. Dovrebbe essere ripetuto quì come lo esprime il Commento : "All'Uno non concernono i Globi che portano l'uomo, ma le Sfere interiori, invisibili." Questa relazione con le Sfere interne e invisibili è inerente e perdura a discapito di ciò che avviene nelle Sfere esterne, visibili, dove le vesti esterne delle Monadi appartengono e dalle quali vennero raccolte al fine di fornire un veicolo alle Monadi, sebbene il loro ancoraggio sia nelle Sfere interne, invisibili.

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Il fine ultimo della Monade è di essere pienamente un essere pensante come la sorgente dalla quale è sgorgata, più tutte le vesti arricchite, nobilitate e coscientemente funzionanti. Poiché persino le "vesti" stesse consistono di esseri che sono stati acquisiti durante il pellegrinaggio lungo eoni innnumerevoli che è stato intrapreso dalla provenienza della Monade come Scintilla in uno stato di non auto-conoscenza. Così gli esseri che formano le vesti della Monade sono portate con essa durante il suo pellegrinaggio durante il suo viaggio verso il suo raggiungimento glorificato super-conscio.

Continuando la relazione della Monade - più precisamente l'Essenza Monadica o il Raggio Divino :

"Oh, uomo saggio, rimuovi la concezione che il non-Spirito è Spirito' dice Šankarāchārya. Ātma è non-Spirito nel suo stato finale Parabrahmico, Iśvara o Logos è Spirito; o, come spiega l'Occultismo, è un composto unità di Spiriti viventi manifestati, la sorgente genitrice e balia di tutte le monadi terrestri e mondane, più il loro riflesso divino, che emana da, e ritorna nel Logos, ognuna al culminare del suo tempo ... la monade, al-lora, vista come Uno, è al di sopra del settimo principio (nel Cosmo e nell'Uomo) e come triade è la progenie diretta radiante del suddetto composto Unità, non il respiro (e speciale creazione dal nulla ex nihilo) di 'Dio', come viene chiamata quella unità; poiché una tale idea è piuttosto non-filosofica, e degrada la Deità, trascinandola ad una condizione finita e attributiva. Espresso così bene dal traduttore della 'Punta di Diamante della Saggezza" - sebbena Isvara è 'Dio' immutato nelle più infime profondità del pralaya e nelle più intense attività dei manvantara' ... , ancora 'oltre' (lui) c'è "Ātman", attorno al padiglione del qualeè l'oscurità di Māyā eterna. Le 'Triadi' nate dallo stesso Pianeta-genitore, o piuttosto le radi-azioni di uno e stesso Spirito Planetario (Dhyāni-Buddha) sono, in tutte le loro vite succes-sive e rinascite, sorelle, o 'anime gemelle' su questa Terra. (È la stessa idea, solo molto più metafisca della Trinità Cristiana - 'Tre in uno' - vale a dire lo 'spirito superno' Universale che si manifesta nei due piani superiori, quelli di Buddhi e Mahat; e queste sono le ipostasi, metafische, ma mai personali.)"

"Questo era consciuto ad ogni alto inizioato in ogni età e in ogni paese : 'Io e mio Padre siamo Uno', disse Gesù. (Giovanni, X,30). L'identità, e allo stesso tempo l'illusoria differenziazione delle Monadi Angelo e Monadi Umane è mostrata dalla frase seguente : 'Mio Padre è più grande di me' (Giovanni, XIV, 28); 'Glorifica tuo Padre che è in cielo' (Mat -teo V, 16) ... " (I, 573-4*)

La distinzione fra la Monade-Angelo e la Monade-Uomo è chiaramente indicata : la Mon-ade-Angelo significa l'Essenza Monadica o il Raggio Divino, mentre la Monade-Uomo è rappresentata nella costituzione umana da Ātma-Buddhi, il pellegrino. Questa distinzione aiuterà nella

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comprensione della relazione fra la Monade e il sistema e la sua sorgente, che è data nella citazione seguente :

"Ogni studente di occultismo sa che i corpi celestiali sono in stretta relazione durante ogni Manvantara con l'umanità di quel ciclo particolare; e ci sono alcuni che credono che ogni grande carattere nato durante quel periodo ha - come ogni altro mortale - solo in grado molto più forte - il suo destino designato all'interno della sua propria costellazione o stella, tracciato come auto-profezia, e biografia anticipata, dallo spirito immanente di quella particolare stella. La Monade umana al suo inizio è quello Spirito, o l'anima di una stella (pianeta) stesso. Così come il nostro sole irradia la sua luce e raggi su ogni corpo nello spazio all'interno dei confini del suo sistema, così il Reggente di ogni stella-Pianeta, la monade genitrice, spara fuori da se stessa la Monade di ogni 'pellegrino' Anima nata sotto la sua casa all'interno del suo gruppo. I Reggenti sono esotericamente sette, anche se nelle Sephiroth gli 'Angeli della Presenza' , i Rishi, o le Amshaspends. 'L'Uno è non numero' vien detto in tutti i lavori Esoterici." (S.D., V, 333)

La referenza ai Rishi offre il posto appropriato per portare in avanti la nozione finale nella Stanza VII, elemento (h), che fu aggiunto come una spiegazione alle parole "i Sette Splendenti" :

"I sette Rishi creativi ora connessi con la costellazione del Grande Orso." (I, 213*)

Questi sette Rishi o Saptarishi sono fatti equivalenti ai persiani Amshaspends, o Amesha Spentas, o ancora i Sette Raggi primordiali, o i sette capigruppo delle gerarchie di Dhyāni-Chohans, come indicato nel passaggio seguente. Osserva, anche, la definizione della relazione delle Monadi con il Sistema :

"Ci sono sette capi gruppo, i Dhyān-Chohans, i gruppi dei quali vengono ritrovati e ri-conosciuti in ogni religione, poiché sono i Sette Raggi Primordiali. L'Umanità, ci insegna l'occultismo, è divisa in sette gruppi distinti e le loro sottodivisioni, mentale, spirituale e fisica. Da qui i sette pianeti capi, le sfere degli irrequieti sette spiriti, sotto ognuno dei quali è nato uno dei gruppi umani che è guidato e influenzato di conseguenza. Ci sono solo sette pianeti (specialmente connessi con la Terra), e dodici case, ma la possibile combi -nazione dei loro aspetti è senza fine. Siccome ogni pianeta può essere nei confronti degli in dodici diversi aspetti, la combinazione deve, quindi essere quasi finita : come infinite, in fatti, le capacità spirituali, psichiche, mentali e psichiche nelle innumerevoli varità del genere homo, ognuna

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di quelle varietà nate sotto uno dei sette pianeti e una delle suddette innumerevoli combi-nazioni planetarie. (I, 573*)

In aggiunta ai sette capogruppi c'è adesso un'altra relazione - un link individuale, che è an-cora più potente. In questa relazione c'è da fare un'altra distinzione; fra la personalità, che significa una persona che vive la sua vita giorno dopo giorno sulla terra, e l'individualità, che continua di vita in vita sulla terra, facendo da tramite fra le personalità insieme come le perle sono legate insieme in una collana da un filo.

"La stella sotto la quale un'Entità umana è nata, dice un'insegnamento occulto, ri-marrà per sempre una stella, attraverso tutto il ciclo delle sue incarnazioni in un Manvan-tara. Ma questa non è la sua stella astrologica. Quest'ultima concerne ed è connessa con la personalità, la prima con l'individualità. L'Angelo di questa stella, o il Dhyāni-Buddha sarà sia l'Angelo che quida o semplicemente che presiede per così dire, in ogni nuova ri -nascita della monade, che è parte della sua stessa essenza, sebbene il suo veicolo, l'uomo, possa rimanere per sempre ignorante di questo fatto. " (I, 572-3+).

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CAPITOLO VIIILA DOTTRINA DELLE RAZZE

Questo capitolo è, in realtà, un'estensione del soggetto considerato nel capitolo V, intitolato la Dottrina del Continuo Cambiamento, sebbene tratti di una specifica fase dello stesso tema. Quindi arriva sotto l'operazione della stessa legge, la legge di Eterno Movimento. Dato che il particolare aspetto concerne la manifestazione di continui cambiamenti, o, come può anche essere parafrasato, come l'evoluzione è compiuta, si può devolvere un capitolo al tema specifico.

Leggendo il titolo, è fatto suggerimento che l'enfasi dovrebbe essere piazzata sulla parola dottrina piuttosto che sulla parola razze. La ragione per questo è che "Razza" è us-ata in un senso specifico e non veicola il significato usuale, come : i discendenti di un ca-postipite comune; una linea genealogica o un lignaggio/stirpe o famiglia; una classe di per-sone che hanno in comune interessi; una grande divisione dell'umanità fatta di tribù e nazioni; una branchia di una tale divisione; esseri umani come classe o genere umano in generale, tutte queste sono definizioni da dizionario. L'ultima si applicherebbe abbastanza bene al termine "Regno Umano", ma come utilizzata nella filosofia esoterica la parola "Razza" indica uno specifico tipo o sviluppo evolutivo, non solo riguardo allo sviluppo fisico e caratteristiche esterne, ma anche include include uno specifico intellettuale così come status di sviluppo spirituale.

In uno sforzo di veicolare un significato distinto, il termine Razza-Radice è stato usato insieme con quello di Razza, intercambiabilmente, e l'idea di radice, usata figurativamente in connessione con razza, veicola il significato di una base dalla quale le razze derivano nella loro orgine così come la loro crescita, vita e vigore, anche se questo termine non es-prima adeguatamente l'idea desiderata, dato che, anche questo termine quando una razza radice viene in esistenza e svanisce, fa posto ad un'altra razza radice. La difficoltà in con-nessione con la parola "razza" nasce da questo fattore : l'idea generale connessa con il termine suggerisce un gruppo o una divisione di esseri umani che si stabilisce in un paese, forma una nazione, ha il suo periodo di crescita, raggionge il picco di influenza e poi de-clina. Il suo posto è preso da un'altra razza che è composta da un altro set di individui. Ma l'idea che la filosofia esoterica cerca di veicolare è questa : sebbene gli individui o person-alità che abitano una razza radice possono essere nuovi, queste personalità non sono altro che le manifestazioni veicolari esterne delle stesse Monadi che hanno usato le vecchie personalità per un periodo di manifestazione.

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Il veicolo si è dissolto, vero, proprio come le caratteristiche della vecchia razza radice sono scomparse. A tempo debito queste stesse Monadi riprenderanno i veicoli di ancora più grande variazione, che saranno certamente "nuovi", al fine di continuare il loro ciclo di evoluzione in altre terre, e sotto altre condizioni, formando un'altra razza radice intera-mente differente dalla vecchia razza radice.

Il termine "Monade" com'è usato quì, significa il "Pellegrino" che è passare attraverso il Ciclo di Necessità (vivere vita dopo vita sul Globo Terrestre), usando veicoli, o un veicolo, appropriato al regno umano. Tecnicamente la Monade è Ātma-Buddhi, la quale attraverso il Manas Superiore permette al Pellegrino immortale di manifestarsi sulla terra ancora e ancora, utilizzando il corpo umano come un veicolo per un periodo di manifestazione - l'equivalente di una vita sulla terra.

Da quando la legge di Movimento prevale allo stesso modo sulle sfere manifestate (che sono sfere di cause) così come sulle sfere non manifestate (che possono essere viste come sfere di effetti), le razze sono obbligate ad andare e venire. Ora il regno umano continua sul globo. Il Regno Umano è composto da Monadi che stanno facendo il loro ciclo di evoluzione su globi che portano esseri umani. Allo stesso modo la legge di periodicità richiede che periodi di attività siano seguiti da periodi di riposo. Quindi le razze devono seguire lo stesso modello.

Il suggerimento è fatto che un'idea più chiara possa essere ottenuta dagli insegnamenti di base connessi con la Dottrina delle Razze, guardando ad una "Razza" (o "Razza Radice") come a uno stadio di sviluppo maggiore dell'evoluzione. Con ciò tenuto a mente, la Dottrina delle Razze più essere espressa attraverso sette postulati nella maniera seguente :

(1) Un periodo di attività (manvantara planetario) è al fine di dare un'opportunità agli esseri che sono preposti nella scala della vita ad ascendere o ad ottenere uno stato evolutivo più rarefatto. La scala della vita consiste di dieci Gerarchie, o classi di Esseri, composte da Monadi che usano queste Gerarchie per fini di sviluppo evolutivo. Un pieno periodo ciclico è richiesto per questi esseri per salire da una ronda alle seguente raggio (asta, raggio della ronda) sulla Scala della Vita. Un pieno periodo ciclico è equivalente a Sette Ronde, o a un Manvantara Planetario.

(2) L'Evoluzione Ciclica è compiuta attraverso le dieci Gerarchie che compiono un circuito sulle sfere consistenti in una Catena. Una catena comprende sette Globi. Il circuito è fatto in ordine seriale, cominciando con il primo dei sette Globi, Globo A, - che è stazionato su un piano spirituale ed è un globo spirituale - che discende alla seconda Sfera, globo B, poi alla terza, Globo D, che è il più materiale dei globi. Il circuito continua con l'ascesa dai Globi più materiali, così come dai piani, alla quinta delle sfere, Globo E, dalla quinta alla sesta, Globo F, dalla sesta alla settima, Globo G - che è un globo comparabile in spiritualità al primo della serie. Un circuito su e attraverso ognuno dei sette globi componenti una Catena, in ordine seriale, compone un Ronda.

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(3) Il ciclo di evoluzione è compiuto da dieci Gerarchie che avanzano mediante sette stage su ogni globo della Catena, comparabili a sette “onde di sforzo”. Così come le onde sulla battigia si susseguono una dopo l’altra, ognuna raggiungendo il suo apice e rompendosi, così le “onde di sforzo” sono spronate da gli Ospiti degli Esseri, o Monadi, comprendenti ogni classe. Comunque Invece che rompersi ogni “onda di sforzo”, è assorbita nell’onda seguente, così che quando la settima onda raggiunge il suo picco, contiene l’accumulo di sforzi di tutte le sette onde e sorge sul prossimo globo, per compiere le necessarie sette onde di sforzo. Queste sette onde di sforzo sono equivalenti a sette stages di maggiore sviluppo di raggiungimento evolutivo. Nel caso del Regno Umano, questi sette stadi maggiori di sviluppo sono chiamati le Sette Razze o le Sette Razze Radice, ognuna delle quali è uno stadio necessario nello sviluppo del Piano Divino. Tutti gli Ospiti di Monadi comprendenti il Regno Umano devono passare attraverso i sette stadi maggiori di sviluppo, ogni stadio dura milioni di anni.

(4) L’ ospite delle Monadi nel Regno Umano sta ora attraversando il ciclo di evoluzione nel quarto globo della Catena Terrestre, Globo D, ed è nel processo di sviluppare il quinto stage maggiore di sviluppo evolutivo. Da qui l’umanità è descritta essere nella Quinta Razza Radice.

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