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T U T T O N O R M a?L E La nuova Commedia in due Atti di A n t o n e l l a A n t o n e l l i 1

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T U T T O N O R M a?L E

La nuova Commedia in due Atti

di

A n t o n e l l a A n t o n e l l i

1

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Personaggi e Interpreti

Valeria Cocci in Giorgio Antonella Antonelli

Barbara Cocci (Barbra Còccì) Maria Grazia Bordone

Monica Ferretti Barbara Mecucci

Stefano Giorgio (marito fuggitivo di Valeria non pervenuto)

Postino, sostituto portiere, barista

Salvatòre e Sebastienne Manuel Kilani

Violo De Sactis portiere e impresario figlio del portiere

Fabrizio Mischitelli

Benedetto (Benny) Cocci o Còccì Lorenzo Zaffagnini

Regiadi

M A S S I M I L I A N O M I L E SI

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A T T O P R I M OScena 1Valeria

In scena Valeria seduta in camicia da notte e pantofole. Ha una penna in mano, un foglio bianco e il quotidiano chiuso e girato di fronte a lei. Dopo un po’ comincia a leggere.

Valeria – Quando i neuroni cambiano strada, il cuore si ingarbuglia, ma …ma tu… (verso l’interno della casa) ma tu non vieni a fare colazione? Quando il pensiero diventa trasparente, il cuore s’ingarbuglia, e no! Lo avevo già detto. Stefano, posso consultare il tuo quotidiano? Il tuo quotidiano, come se non sapessi com’è, che uomo prevedibile ho sposato. Il caffè si sta freddando. Stefano…vieni? Allora?! (Si alza, va verso la porta continuando a chiamare) pussi, pussi …boh. (Rientra) E’ già uscito. E il giornale? Comunque, non ha dormito nel suo letto. Aveva ragione la mamma, ad avere stanze separate, ci si può perdere di vista.

Squilla il telefono.

Valeria – Buongiorno cara. Sì, sì, tutto normale. Certo, vieni tu? Strana? No! E’ che stavo leggendo un articolo sul giornale, e mi ha fatto girare un po’ le scatole ecco. Pare che non si vendano più libri rosa. Ma quale romanticismo, cosa c’entra! Non sono mica fenicotteri…i miei sì che si vendono per fortuna, mangio i gamberetti io! Si vede che non sai nulla di fenicotteri, informati. Ah, e poi Stefano non ha dormito nel suo letto. No, no, nel suo, nel mio ci ho dormito io, come sempre!

BUIO

Scena 2Valeria, Monica e Ottavio

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Valeria e Monica sono sedute allo stesso tavolo. Valeria è ancora in camicia da notte.

Monica – E il gatto?

Valeria – (Con tono un po’ seccata, come se le avesse già rivolto tante domande) il gatto, non è, nella cesta.

Monica – Perché?

Valeria – Semplice. Perché non ho un gatto.

Monica – Davvero? E allora cos’è quella cosa grigia di là? Sembra una padella…

Valeria – Quella è Cocò, la cavia, ma parla piano per favore che si spaventa facilmente. L’ultima, Chanel, ci ha steso letteralmente le zampe quando ho sgridato Mickey, che era salito sul telefono.

Monica – Ah! Certo… E i pesci? Dove sono i pesci?

Valeria – Nell’ampolla, dove vuoi che stiano, quelli non sono così indipendenti sai?

Monica – Lo dici tu! Stanno continuamente in giro…ahahahahah

Valeria – Che ridi? Stanlio è anche un po’ depresso.

Monica - Sì?

Valeria - Tende al suicidio.

Monica – Suicidio?

Valeria - Certo, ogni tanto prova a saltare dall’ampolla. Onlio no, sarà la pesantezza, è grassoccio hai visto? Oppure sai…l’indole.

Monica - Sììì, è l’indole.

Valeria – E’ di indole buona, gira sempre allo stesso modo, sorride…

Monica – Sorride?

Valeria – Da quando gli ho soffiato in bocca per mandargli giù un pezzo di fiocco enorme.

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Monica – Ma che schifo! Hai soffiato in bocca a un pesce rosso? Non è che gli hai sganciato le mascelle?

Valeria – Ma come ti permetti? I miei pesci mangiano il miglior mangime in commercio, e non hanno mai avuto l’alitosi cara! Magari un po’ storte.

Monica – Che cosa?

Valeria – Le mandibole, sganciate, quindi, dev’essere una specie di paresi… vuoi venire a vedere?

Monica – Ah beh, se lo dici tu posso crederci senza guardare. A proposito, perché i fenicotteri sono rosa?

Valeria – Ma perché mangiano i gamberetti.

Monica – Quindi?

Valeria – Quindi leggete più libri rosa e sarete più romantici. E’ matematica! Comunque, secondo me Stanlio lo voleva soffocare con il mangime. Lo deve aver assemblato, non so come, è molto furbo sai?

Monica – Poca memoria per fortuna, altrimenti ci avrebbe riprovato. Tre secondi mi pare, no?

Valeria – No! Questa è una stupidaggine.

Suonano alla porta.

Monica – E’ lui?

Valeria- Lui chi?

Monica – Ma Stefano no!

Valeria – Ha la chiave, lui.

Monica – E allora chi sarà?

Nuova scampanellata.

Valeria – Il portiere.

Monica – Ma non sta in guardiola a quest’ora? E poi tu che ne sai?

Valeria – E’ evidente, se sto qui con te, non posso sapere se stia o meno in guardiola, vuoi aprirgli per favore!

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Monica apre la porta è Ottavio, il portiere.

Ottavio – Buongiorno signora ai vostri ordini mi presento sono il portiere.

Monica – Sì, sì lo so.

Ottavio – Ah, e come fate a saperlo scusate, mi conoscete?

Monica – Ma sì certo, vengo spesso a trovare la mia amica.

Ottavio – Sì infatti! Anche quando non c’è ahahahah, scusate signora mi è uscito senza volerlo, ho un licantropo in corpo.

Valeria – Siete posseduto da un lupo Ottavio?

Monica – (A Valeria) credo che intendesse misantropo.

Valeria – Certamente ci odia, il misogino, ma credo che intendesse ventriloquo. Dica un po’ Ottavio, intendeva dire forse, che dentro di lei qualcuno parla prima che voi colleghiate il cervello?

Ottavio – Detto da voi pare un complimento, come siete sapiente e io (si inchina), lo accetto.

Valeria – Quindi è sì? Sì! Veniamo al dunque. Cosa vi serviva?

Ottavio – Vorrei avvisarvi che l’ascensore è rotto.

Monica – Ma che gentile, il mio mi avrebbe fatta cadere nel vuoto piuttosto che avvisarmi.

Ottavio – Lo conosco il vostro portiere ed è un vero fetente, ma mi vedo costretto a riferirgli quello che avete detto. Non io, badate, ma il licantropo che è in me.

Monica – Sì, il lupo, certo.

Ottavio – No, l’altro, quello che parla senza collegare il cervello, l’istintivo…auhhhhhhhhhh. Ma io vi ho interrotte, scusate, e dite, dite (si siede), il signorino se n’è andato poi?

Valeria – Quale signorino scusate?

Ottavio – Vostro marito, il signorino!

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Valeria – Il “signore” sta riposando, anzi se togliete la tenda forse è meglio, arrivederci!

Monica – (A parte) ma cos’è questo linguaggio da campeggiatrice? Boh!

Ottavio – Vi ricordate che venerdì c’è la riunione di condominio? I condomini hanno messo all’ordine del giorno che da casa vostra, provengono strani rumori di zampette e flatulenze varie…

Valeria – Che beccamorti, sono infastiditi dai miei animaletti, verrò siatene certo. E avvisate le ossessive compulsive che non avrò i guanti bianchi, né peli sulla lingua stavolta, va bene?

Ottavio – Io volevo solo ricordarvelo, ambasciator non paga pegno!

Monica – Già, ma la mia amica non ha la memoria di un pesce rosso come vedete.

Valeria - La memoria di un pesce può arrivare fino a cinque mesi. Accompagna Ottavio alla porta per favore.

Ottavio – Conosco la strada, grazie. Ho anch’io un poco di memoria. (Esce).

Valeria – Insomma, sono rimasta cinque mesi a controllare l’ampolla.  

Monica – Quella dei pesci? Sul serio? E perché?

Valeria – Ma perché Stanlio lo voleva soffocare col mangime no?!

Monica – Uhm, uhm…

Valeria – Hai già dimenticato tutto?

Monica – Noo, ma mi chiedo una cosa, se il pesce contiene fosforo, ed è smemorato, perché a noi ce lo fanno prendere proprio per rinforzarla? La memoria intendo.

Valeria – Sei sicura di averne preso a sufficienza? Comunque, se il loro fosforo ce lo prendiamo noi, loro la perdono, la memoria intendo, è normale, è tutto normale amica mia.

Monica – Dev’essere così. E di notte?

Valeria – Di notte cosa?7

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Monica – No, dico i pesci, Stefano, il controllo…

Valeria - Ah, certo, allora ti ricordavi vedi? Avevano preso il mio bioritmo, Stefano naturalmente lavorava e quando io smettevo di scrivere, loro dormivano. Non pensavo che i pesci rossi dormissero sai?

Valeria – Oh bella, e perché no?

Monica – Beh col fatto che non fanno niente tutto il giorno, e ignoravo del tutto che la tua vita fosse così avventurosa (tamburella sul tavolo imbarazzata). E, e la tartaruga?

Valeria – Avventurosa? (Cambia tono)... Ruga?

Monica – Perché proprio Ruga scusa, fa pensare subito a una vecchietta!

Valeria – Ma quella, è nata vecchia, mai un po’ di entusiasmo, un guizzo, un passetto più lungo.

Monica – Però questa mattina per fortuna, non ha tentato di mordermi.

Valeria – Vedi? E vero che indossi anfibi e lei ovviamente avrà un po’ di rispetto per i suoi simili, pur essendo un rettile, ma neanche un briciolo d’iniziativa?

Monica – Iniziativa di che scusa? E una tartaruga prima che porta a termine un progetto ce ne vuole.

Valeria - Che ne so, ormai ha le zampe grandi come un tronco, una casa a due piani e poi dico, tu correvi, zac, allunga una zampa e fai una cianchetta no?!

Pappagallo V.F.C. – Tutto normale, tutto normale… zac, sgam…betto.

Monica – Mi spaventa sempre il tuo pappagallo, ma di che razza è?

Valeria – Ma quante volte devo dirtelo che non si usa il termine razza per i pappagalli, ma specie. E Marilyn è una cocorita.

Monica – Sembrava che facesse dell’ironia …

Pappagallo V.F.C. – Io so quello che dico.

Monica – Oddio, ahahahah, sembrava proprio che ce l’avesse con me ora.

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Valeria – Ce l’aveva con te! La mia Marilyn parla, dice cose sensate.

Monica – Hai capito Marilyn.

Valeria - Lo sai che Marilyn aveva letto l’Ulisse di Joyce?

Monica – Cosa? Sa anche leggere? Io, io … non ce l’ho fatta, pensa.

Valeria – Non mi stupisce, ma comunque non lei, mi riferivo a Marilyn Monroe.

Monica – Beh, ma se tu cambi soggetto in continuazione è normale che uno “si perda”! Ma, (si guarda intorno), non avevate anche un cane?

Valeria – Sì, ma era di Stefano però. Sai tutto tu eh?

Monica – Ah! L’ha portato con sé?

Valeria – No, è finito sotto un camion poverino, non te l’ha detto? Stefano parlò anche in quel caso di suicidio.

Monica – Ma siete fissati col suicidio? Ma perché gli animali dovrebbero suicidarsi?

Valeria – (Si guarda intorno sospettosa e si avvicina). Esistono patologie gravi che riguardano gli animali domestici, come gli umani domestici: depressione, paura, ansia, attacchi di panico…

Monica – Comunque, non ci vuole una scienziata per capire che l’hai lasciato “andare”, spinto, sotto il camion. Forse Stefano si è risentito…

Valeria – Ma sei pazza? Io? E’ suicidio, proprio perché c’è andato da solo.

Monica – Come da solo, usciva da solo?

Valeria – Sì, certo, Cane appena maggiorenne ha cominciato ad uscire da solo, era un suo… bisogno!

Monica – E allora scusa, non poteva semplicemente andarsene di casa?

Valeria – Credo fosse masochista sai? A volte, mi dimenticavo di dargli da mangiare, lo tenevo per ore con il muso sul bidet del bagno in fondo al corridoio e non lo coccolavo mai.

Monica – E perché restava lì?

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Valeria – Qui vorrai dire, me lo sono chiesto anch’io.

Monica – No, lì, con il muso sul bidet, non capisco.

Valeria - Ah! Lo avevo abituato a bere e poi aspettare che lo asciugassi sotto il muso, ma mi dimenticavo.

Monica – E Stefano?

Valeria – Beh, lui lavorava giorno e notte, sai, i turni in ospedale… e insomma, credo che Cane, non ce la facesse più a vivere.

Monica - Ma tu saresti da denuncia, ti rendi conto? E poi perché lo chiami “Cane”?

Valeria – Sì, hai ragione, ma, non ho mai avuto il tempo per pensare ad un nome per lui, ci crederesti?

Monica – Anche questo è normale no?

Pappagallo V.F.C. – Normale, tutto normale!

Monica – Beh, concentriamoci sul problema vero, vuoi?

Valeria – Sì, sì certo… quindi, pensi che il Mangiaparole verrà qui, o devo arrivare fino a Roma Furio Camillo?

Monica – E’ mai venuto a trovarti?

Valeria – Nut a! No!

Monica – E tu, sei mai andat a! A trovarla?

Valeria – No!

Monica – E allora? Continuerete a fare tutto via mail.

Monica – Ma, secondo te, il “problema”, è proprio questo? E poi perché sei ancora in camicia da notte?

Valeria – Ma per dirmi cosa? Io il libro l’ho già finito, devo solo inviarlo, cosa vuole da me? (Cambia tono di voce) non ho fatto in tempo a cambiarmi, sei arrivata troppo in fretta e Ruga non ha iniziativa purtroppo.

Suonano alla porta. E di nuovo Ottavio, il portiere.

Monica – Che faccio, apro?10

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Valeria – Certo, altrimenti suona di nuovo.

Ottavio – Buongiorno signora mi presento sono Ottavio, il portiere, ai vostri ordini.

Monica – Vi siete già presentato, non vi ricordate?

Ottavio – Di cosa scusate?

Monica – No, dico, vi siete già presentato prima.

Ottavio – Oh bella, prima quando? State pazziando signora?

Valeria – Lascia stare Monica dai.

Ottavio – E no, (a Valeria) signora bella, ora voglio vederci chiaro. La signora dice che mi sono già presentato, ma quando mai che io non mi stacco dalla guardiola, sono appiccicato come una calcomania, guardate (mostra la guancia destra).

Valeria – Cosa dovrei vedere scusate?

Ottavio – Ma la guancia schiacciata per gli anni passati a rispondere come una sfinge alle domande dei condomini, guardate, guardate meglio.

Monica – Sì, sì, in effetti la guancia è schiacciata, e poi, mi sa che mi sono sbagliata.

Ottavio – Ah, quand’è così, vista la vostra disponibilità e buona creanza, io vi dico che mi sono già presentato, avete ragione.

Monica – Ah, grazie, siete davvero gentile.

Ottavio – (Si inchina due volte). Ero venuto per ricordarvi che l’ascensore è rotto e per avere notizie del Signorino, è tornato?

Valeria – Vi ho già detto che sta riposando, arrivederci e …grazie! (Lo accompagna alla porta) che razza di invadente!

Monica – Valeria, guardami. (Le prende il viso, si avvicina alla bocca tenendola per le mandibole) abbiamo un problema più serio credo. (Annusa, e la lascia disgustata) mio dio che puzza di erba, hai ricominciato a fare l’hennè?

Valeria – L’odore che senti è dell’erba di Cocò. Sarebbe?11

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Monica – Stefano!

Valeria – Stèfano vorrai dire… (Al pubblico, ma più a se stessa) sembrava che volesse soffiarmi in bocca e sganciarmi le mandibole.

Monica – Ma dai! Sì, insomma, lui, non ha dormito a casa. Potrebbe essergli successo qualcosa. Dovrai fare una denuncia.

Valeria – Che denuncia?

Monica – Di smarrimento credo.

Valeria – Smarrimento? Ma se era sempre smarrito e non ho mai dovuto denunciarlo, cosa è cambiato ora?

Monica – Che è scomparso.

Valeria – Scomparso…, ha solo dormito fuori, sicura che non abbia dormito da te? Scherzo! Lo sai che è un eterno adolescente, magari ha preso il sacco a pelo. Ma poi dico, sei un’amica o no?

Monica – Certo che lo sono. Credo…

Valeria – Ma se Ottavio ha detto che venivi a trovarmi anche quando non c’ero, più amica di così! E allora, perché vuoi mettermi in ansia?

Monica – Valeria, stai negando il problema lo capisci?

Valeria – Non sto negando proprio niente, sei tu, che l’hai presa troppo a cuore… ma, sarai mica innamorata di Stefano?

Monica – Ma che ti salta in mente? Io? Figurati, hai già visto nell’armadio?

Valeria – Ma che dici? Quello spilungone non c’entra nell’armadio.

Monica – Ma no! Se ci sono ancora le sue cose, nell’armadio, Valeria? sveglia! E poi scusa, neppure un messaggio?

Valeria – Sai bene che aborro questa abnorme modernità.

Monica – Ma quale abnorme! E comunque è un bell’uomo e sa essere anche divertente!

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Valeria – Davvero? Questa sì che è una notizia. Comunque no, non ho il suo numero di cellulare, magari, invece ce l’hai tu.

Monica – Forse, da qualche parte, un numero, ma non me lo ricordo sai?

Valeria – Non lo sai a memoria?

Monica – No!?

Valeria – Stai mentendo… 333…

Monica – 666 9999. E’ semplice, tutto qui. Ma non risponde.

Valeria – Ma come facevamo prima, senza il cellulare eh? I mariti si smarrivano allo stesso modo, sempre con le amiche delle mogli, è lui che è complicato, con te sarebbe stato ancora tutto normale.

Monica - Dici davvero che se n’è andato?

Valeria – Dico? Che dico!? Non lo vedi da te? Il vetro si è rotto, c’è rimasto solo lo zoo.

Monica – Appunto! Vai a vedere cara.

Valeria – Cosa?

Monica – L’armadio!

Valeria – (Esce ma rientra quasi subito, sospira) tutto qui, sì, tutte le sue cose. Sono tutte qui.

Monica – Meno male, allora o è in ospedale o ha utilizzato un altro letto, è chiaro.

Valeria – Non il tuo…? Ma dai, te l’ho già detto che scherzo… sei proprio nevrotica, o bianco o nero, o letto qui o letto là, lupo ululà e castello ululì!

Monica – Che?

Valeria – Ci sono altre interpretazioni Frau Blucher, ad esempio, e detesto ripetermi, il sacco a pelo.

Monica – Bene, quindi, non manca niente. A parte lui e il suo sacco a pelo? Possiamo stare tranquille allora!

Valeria - Mancherebbero veramente solo le valigie, proprio non capisco. 13

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Monica – E che cosa ci ha messo scusa se nel suo armadio ci sono i vestiti? A parte il sacco a pelo…

Valeria – Dove?

Monica – Ma nelle sue valigie.

Valeria – Noo, sono le mie che mancano. Erano così belle, tutte tigrate, si sentiva perfino un ruggito quando le aprivo, vedessi che scene in aeroporto.

Monica – Bruito.

Valeria – Bruito? No a Ciampino veramente.

Monica – Il verso della tigre, il ruggito lo fa il leone.

Valeria – Tu vedi troppi documentari.

Monica – Ma se hai casa piena di bestie?

Valeria – Cosa? I miei sono animali domestici, Domus, ti ricorda qualcosa?

Monica – Domus? No, non lo conosco, dovrei?

Valeria – Lascia stare.

Monica – Comunque ottime, le valigie intendo, ottime per un attentato.

Valeria – Perché? Mica mordevano.

Monica – No, dico, quando una vuole passare inosservata … come se andassi in Africa con un trolley col manico d’avorio.

Suonano di nuovo alla porta, è Ottavio.

Monica – Ancora voi?

Ottavio – Volevo solo avvisarvi che l’ascensore ora funziona ma un po’ a singhiozzo, insomma non ci conterei troppo. Tutto qui, tolgo il disturbo.

Valeria – Ottavio, ditemi la verità, voi, avete mica visto mio marito passare con due valigie tigrate?

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Ottavio – (Piangendo) no, è questo che mi rende inquieto, mi ha fregato! E’ la prima volta che succede e non riesco a farmene una ragione, ma parlate di quelle vostre, che vi aveva regalato vostra sorella Barbra?

Valeria – Sì, proprio quelle Ottavio.

Ottavio – Che pezzo di fetente disgraziato, non si fa, non si fa, non si fa…erano tanto belle… (esce continuando a ripetere non si fa).

Monica – Ma, non staranno nella tua stanza?

Valeria – No, erano nella sua, ne sono certa, le teneva sotto il letto.

Monica – Non è un po’ sospetta questa cosa?

Valeria – (Scappa verso la camera e da fuori) Monica, puoi venire? Succede una strana cosa sai?

Monica – Sarebbe? (Si volta e comincia a gridare) Oddio, oddio, aiuto…aiutooooo

Pappagallo V.F.C. – Tutto normale.

Monica – (Sale sulla sedia) che schifo…aiuto, c’è un topo in soggiorno! E mi guarda, aiutami! Prendi la scopa!

Suonano alla porta, Monica grida, Ottavio entra con il passepartout, ha una scopa in mano e la brandisce verso il povero Michey…

Ottavio - Vedete a non avere un gatto? Che ci fate con la cavia dico io, le insegnate a scrivere, a far di conto? Fategli fare un poco di moto piuttosto!

Valeria – Ma stai calma è il piccolo Mickey, il criceto e se continui a gridare così, fai morire Cocò di crepacuore. Oddio, Ottavio posate quella scopa per carità! Comunque, non riesco a vedere niente nel mio armadio.

Ottavio – Ah, è Michey!

Monica - Cosa stai dicendo? (Alla Arnold).

Valeria – E’ vuoto. I miei vestiti, sono spariti.

Monica – Cosa stai dicendo? (Alla Arnold).

Valeria – Quello che ho detto!

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Ottavio – Cosa state dicendo?(Alla Arnold).

Valeria – Chi? Cosa!? Io…

Pappagallo V.F.C. – Cosa stai dicendo? Chi? Cosa? Io? (Alla Arnold).

Monica - E che cosa ci avrebbe fatto scusa con i tuoi abiti? Zitta, zitta, zitta, potremmo ipotizzare che abbia un’amante della tua taglia. Bastardo!

Ottavio – (Poggiato alla scopa) io non ho visto niente…scusate (piange), ero tanto bravo, che delusione… Le cose ce le abbiamo sotto gli occhi a volte, e non le vediamo (piange forte).

Valeria – Non posso crederci, si è portato via tutti i miei vestiti, a parte la camicia da notte.

Monica – Avrebbe dovuto strappartela di dosso.

Ottavio – E non mi sembrava il tipo!

Valeria – Sarebbe stata una vera novità infatti, una follia da tigrotto. Ma voi come siete entrato?

Ottavio – Oh bella! Ho il passepartout!

Monica – Da leone! Magari con quell’altra baldracca lo fa.

Valeria – (Si blocca e guarda verso Monica) e chi sarebbe quell’altra?

Ottavio – (A Monica) è! Chi sarebbe?

Monica – Quella con i tuoi vestiti e tuo marito.

Valeria – No, hai detto quell’altra e questo ne presuppone già una, sarei io forse?

Monica – Ma no figurati.

Valeria – Figurati nel senso che non lo sono, o figurati se tu sapresti esserlo? Rispondi!

Ottavio si volta da una parte e dall’altra.

Ottavio – (A Monica) Risponda!

Monica – Ho solo sbagliato, un lapsus. Chissà come si sta comode eh…con i tuoi vestiti, sempre elegante tu!

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Ottavio – Anche questo è vero.

Valeria – Come sarebbe a dire “anche”?

Ottavio – No, no, per carità, ho sbagliato…un lapsus, ma dite, dite, non vorrei interrompervi.

Valeria - Non immagini quanto invece ci si stia strette dentro i miei vestiti e le mie scarpe, insomma, nei miei panni!

Monica – Perché sembri gelosa? Ihhh, lo sei, sei gelosa anche tu!

Valeria – Anche? E chi è l’altra, tu? E poi figurati, io gelosa.

Ottavio – L’altra? Ce n’è un’altra e io non mi sono accorto di niente.

Valeria – E’ che sono elasticizzati, puzzano…e poi sono tutti due taglie in meno, - pensavo di dimagrire -, e se lei ha davvero la mia taglia, posso assicurarti che ci soffrirà mo o lto ad entrarci dentro.

Monica – Ma perché ti compri cose strette dico io?

Ottavio – Eh, dico anch’io, perché vi comprate gli abiti stretti? Dite, dite…

Valeria – Ma per dimagrire, è ovvio!

Ottavio – E le scarpe? Il piede non dimagrisce mica?

Valeria – Ma si sgonfia, avete mai visto dei cotechini in un decoltè?

Ottavio - Forse sì… e allora?

Valeria – Sono i piedi di donne che poi dimagriranno.

Monica – Sì ma la lunghezza è…

Valeria – E basta! Che ci fa poi, con una uguale a me?

Ottavio – Magari è semplicemente più giovane.

Valeria – Ottavio, andate per favore che la guardiola è senza controllo e non vorrei che vi perdiate qualche altra cosa interessante.

Ottavio – Vado allora, (si volta) non mi trattenete!

Monica – Andate, andate…

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Ottavio esce a testa bassa.

Valeria – Più giovane, o anche con una come te! Ma come ti è venuto in mente di interessarti ad un uomo così noioso? E’ mio marito Monica!

Monica – Perdonami.

Valeria – Ma figurati, solo che bastava che chiedessi e ti avrei spiegato com’era veramente. Conoscendoti penso che sia stata solo una tua infatuazione. Devo dirlo ad Ottavio, per rassicurarlo.

Monica – Lo sa già. Hai ragione, ma era così bello pensare a lui, e ora a chi penso?

Valeria – Leggiti un libro…rosa!

Monica - Gli mandavo i messaggini di buongiorno e buonanotte…

Valeria – Cretina!

Monica - Per me erano come un’unica sigaretta al giorno da fumare quando hai smesso. Indispensabile.

Valeria – O forse è più vecchia, i miei vestiti non sono certo da giovinetta, non trovi?

Rientra Ottavio col passepartout.

Ottavio – Ah no, no, anzi.

Valeria – A parte quelli di capodanno… Avrebbe potuto prendere solo quelli, tra l’altro hanno tolto i cassonetti per gli abiti usati…

Ottavio – Confermo, un disastro! Una disgrazia, una rovina.

Valeria – (Guarda Ottavio per farlo tacere) e li tenevo solo perché non sapevo dove buttarli.

Ottavio – Sapete che possono multarvi se…

Monica – Zitto, zitto, zitto, e come ha fatto a portarsi via tutto senza che tu te ne accorgessi, e senza, soprattutto, che se ne accorgesse Ottavio?

Ottavio – Così mi fate piangere! Che imbarazzo!

Monica - Magari stava già preparando questa fuga ai Caraibi. 18

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Valeria – Ai Caraibi? Perché ai Caraibi? Ti ha parlato forse dei Caraibi?

Monica - (Terrorizzata) no! A me no. Altrimenti…

Ottavio – Neanche a me…purtroppo!

Valeria – Altrimenti non saresti mica stata qui! Certo!

Ottavio – Io sì, io sarei stato qui a raccontarvi tutto!

Monica – E’ che, semplicemente, dove vuoi che vada una coppia novella e clandestina, per di più con gli abiti usati della moglie, a Carsoli? Ih! Sarà mica una clandestina?

Valeria - Sai che hai ragione? Chissà da quanto tempo è andato via, io mica te lo saprei dire con certezza, magari sì…una russa, gli piacevano tanto le slavate.

Monica – Slave, vorrai dire.

Valeria – No, no, slavate: pallide, cadaveriche, senza colore, scialbe e inespressive! Madame Morte! Comunque, ci frequentavamo poco ultimamente.

Monica – Certo, tutto normale uhm uhm… Sai che ti dico? Non te lo meritavi un uomo così. Io, lo avrei reso felice.

Valeria – Francamente non mi pare! E poi, era diventato così noioso, ma così noioso che io in effetti non me ne accorgevo se era in casa oppure no.

Ottavio – E nemmeno io signora, nemmeno io! Questa è la mia colpa.

Valeria - Gli parlavo per abitudine, sai un po’ come si fa agli animali domestici… da lontano, mi capite?

Monica – Eh!? Comunque, meglio dire…mi spiego.

Valeria – E allora spiegati!

Monica – Cosa?

Valeria – Hai detto tu “mi spiego”.

Ottavio – E sì lo avete detto voi mi spiego, quindi tocca a voi spiegare. Quello che è giusto è giusto.

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Monica - Sì, sì, capisco, mi capisco e mi spiego da sola, è normale, è tutto normale.

Valeria – Egoista.

Ottavio – Molto egoista.

Valeria - Caffè…freddo?

Monica – No grazie, preferirei un bicchierino del tuo Cherry.

Pappagallo V.F.C. – Cherry, cherry, cherry.

Ottavio – Posso averlo anch’io un bicchierino del tuo, Cherrì?

Valeria – Mi spiace, ma è mattino. Troppo mattino.

Monica – Beh? E che mattino, no!

Valeria – Non si può bere al mattino. Questo è lo Cherry della regina, si beve di pomeriggio.

Ottavio – Perdonate l’intrusione, io non sono nessuno e non so niente ma, tutti sanno che la regina, il pomeriggio, prende il tè.

Valeria – E poi è invecchiato dodici anni!

Monica – Non vorrai farlo invecchiare ancora?!

Valeria – Solo un goccino però, da un po’ alla testa.

Ottavio – E’ quello che ci serve.

Valeria – (Si abbassa, apre uno stipetto e cerca) ihhhh! Bastardo! Si è portato lo Cherry ai Caraibi. Non lo perdonerò mai per questo! Ci sono gli squali ai Caraibi?

Monica – No, o per lo meno non sono pericolosi.

Ottavio – Peccato.

Monica - Però, i Carib erano animisti e praticavano il "caribelismo".

Valeria – E’ pericoloso?

Monica – Solo per un nemico, sai, aprivano il cranio per mangiare il cervello e impossessarsi della loro conoscenza e coraggio.

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Valeria – Bene, allora non sarà mai in pericolo.

Ottavio – No! Peccato!

Monica – No! …Zitti, zitti, zitti… ho trovato. Dovrà tornare a riprendere i suoi vestiti no?

Valeria – Non saprei, magari ai Caraibi non ti porti giacca e cravatta.

Monica - Beh, non glieli daremo se non ci riporterà lo Cherry, eh? O preferiresti una spiegazione?

Valeria – Ma figurati, quale spiegazione, ti sembro una inquisitrice?

Ottavio – Dalla guardiola non passa, questo è certo!

Monica – Sì, (ironica) possiamo stare proprio tranquille. Ma scusa, non vuoi provare a chiamarlo?

Valeria – Pensi davvero che un fedifrago impenitente mi risponderebbe?

Monica – No! Ma che vuol dire fedigrafo?

Valeria – Fedigrafo? Niente! Il termine giusto è fedi – frago infatti…infran…gere…

Ottavio – Come siete saccente signora, forse per questo vi ha lasciata, si sentiva infran - to. Poverino.

Monica – Ah, ecco… io pensavo che fosse il nome di quelli che incidono le fedi…fedi – grafo…

Valeria – Sì!... Poteva portarsi via Ruga, sono certa che noioso com’è, le avrebbe fatto provare il letargo. Mi sento così in colpa, povera Ruga…

Ottavio – Ma perché? E’ così grande e ben nutrita, sembra una vacca incastrata in una borsa col manico tartarugato.

Valeria – Avete problemi con i manici voi? E’ che in inverno l’ho sempre tenuta al caldo, in casa, mi faceva compagnia, solo per egoismo, insomma, e le ho impedito di avere un letargo poverina.

Monica – Allora? Ha vissuto più intensamente ti pare?

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Valeria – E’ solo cresciuta più velocemente, ed invecchiata prima, quando metto le foto su fb uso photoshop.

Ottavio – Tutti “voi” vi siete invecchiati, forse anche “voi” avreste bisogno di un po’ di letargo… e di fotoshop…

Monica – Beh, arrivederci Ottavio. (Lo accompagna alla porta, poi rivolta a Valeria) perché non vai un po’ a riposare?

Valeria – Si scrive col ph.

Monica – Cosa?

Valeria - Photoshop, è p h o

Monica – Ah! Lo so.

Valeria – No, non lo sai.

Monica – E tu come lo sai che io non lo so?

Valeria – L’ho letto nella tua testa che fingi di sapere di saperlo.

Monica – Ih! Come hai fatto?

Valeria – Vado a riposare, sono in uno stato alterato di conoscenza! E tu, sei trasparente come una medusa. (Esce)

Monica – Ah sì? (avvinandosi alla porta, ma senza varcarla) beh comunque, è solo colpa tua se Ruga è invecchiata e depressa, e anche se Stefano è andato a dormire in un sacco a pelo… con una tua sosia sbiadita che ama lo Cherry, e…e …se Cane si è gettato sotto un camion, e soprattutto…, se i libri rosa non si vendono più!

Valeria – (Da fuori, con voce stridula e concitata) Vuoi farmi venire i sensi di colpa? (Torna calma) e comunque fino a poche ore fa qui, era tutto normale!

Monica - Ah, e i fenicotteri se la tirano troppo!

BUIO

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Scena 3Monica, Salvatore, Valeria.

Monica – Vieni, vieni. Dai pure a me.

Salvatore – No, mi scusi, mi scusi ma, non è per lei.

Monica – Lo so, lo so, ma la signora ha incaricato me, di ritirare la raccomandata. E’ dalla casa Editrice vede? Ecco, leggo: Edizioni Progetto Cultura e…

Salvatore – La signora non è, non è in casa?

Monica – Sì, sì è in casa ma in deshabillié.

Salvatore – Sì, sì! Uhmmm. Uhmmmmm (cammina).

Monica - Forse sono un po’ antica, antica e uso termini obsoleti.

Salvatore – Obsoleti, obsoleti.

Monica - E lei, così giovane, può non sapere cosa voglia dire… ma, mi sta facendo il verso?

Pappagallo V.F.C. – Mi sta facendo il verso?

Salvatore - Ma cosa crede che sia, una cocorita? Ciao Marilyn.

Pappagallo V.F.C. - Salvatore, salva tutti, salva…

Salvatore – (A Marilyn) Schhhhhh! E poi, solo perché mi chiamo Salvatore e faccio il postino, credete che io non abbia una cultura, un’anima, un’intelligenza…? Credete per caso, che non possa avere anch’io delle velleità?

Monica – Crediamo? (Si guarda intorno) Chi? Intende io e Marilyn? Ma no, scherziamo? Ahahahah…(a mani giunte) siamo tutti uguali per nostro signore.

Salvatore – Non credo! Vede, la vita è soggettiva e io, nella mia, sogno. Sogno ad occhi chiusi e aperti. Dovunque sogno, sogno, qualsiasi cosa faccia sogno… la mia mente proietta situazioni inconsistenti che mi rendono, felice, nel sogno.

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Monica – Scusi, sogno nel senso “sono” siciliano…oppure…? No, vabbè, per capire… Beh lei, è un ragazzo fortunato sa? Senza dubbio.

Salvatore – Fortunato? Senza dubbio? Ho dovuto sdoppiare la mia esistenza da quando avevo cinque ore. Un distacco e puff… sono rimasto solo.

Monica – Zitto, zitto, zitto…no, mi scusi, abbia pazienza io non intendevo affatto… (Rivolta al pubblico) Uffff… acqua davanti e ventu darrè!

Salvatore - Mi sono costruito un immaginario incredibilmente bello sa? Nel mio mondo non c’è spazio per l’ignoranza… Deshabillé? In veste da camera madame! In libertà, se preferite. Siciliana?

Monica – No.

Salvatore – Peccato. Ah, ingiustizia! Ah, crudeltà! Nel mio mondo si sta bene sa, venite da me quando siete tristi, prigionieri, io, non ho bisogno di niente. Se è vero che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, io “sogno” l’archetipo del sogno.

Monica – Bene, Valeria mi aveva detto che sei, siete un ragazzo intelligente, ma aveva osservato, poco loquace, invece vedo che…, ma torniamo alla querelle.

Salvatore – La prego, non mi spieghi pure questa.

Monica - No, no per carità, ma anche voi però non mi spiegate tutto quello che non vedo, mi piace l’essere abbastanza cieca da guardare solo i miei…casi (pronuncia la esse quasi fosse una zeta).

Salvatore – Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi. Avete letto “Il piccolo principe”?

Monica – Quello del rospo?

Salvatore – No, l’aviatore e il…

Monica – Ah, certo, l’aviatore che da rospo diventa principe!

Salvatore – Parbleau.

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Monica – No!? Valeria, devi venire a firmare. (A Salvatore) con permesso, abbiamo avuto un risveglio piuttosto movimentato…tanti animali da accudire, e poi Domus che non si sa chi sia, e Stefano…

Salvatore – Prego.

Valeria – (Vestita da uomo e di nero) Eccomi. Dove devo firmare caro?

Salvatore – Qui.

Valeria – Fatto. Au revoir mon gentil garcon.

Salvatore – (Baciamano) Au revoir madame Claudine.

Salvatore esce.

Monica – Claudine? Gli hai dato un nome falso? Hai fatto bene, mi sembra un po’ stravagante, però, sulla raccomandata c’era scritto Valeria Giorgio, avrà capito l’arcano!

Valeria – Ma no, Claudine è la protagonista dei romanzi di Colette.

Monica – Colette?

Valeria – Sì, Colette, la scrittrice e attrice francese, pensa che fu la prima donna a ricevere funerali di stato.

Monica – Io non vado ai funerali, e poi, tu vuoi funerali di stato?

Valeria – Io non voglio morire, per lo meno non ora e non vestita da uomo.

Monica – Tutto sommato stai meglio sai?

Valeria – Lo considero un complimento?! Uh! Che idea! Che ne pensi se mi compri un coso?

Monica – Coso?

Valeria – E dai, quello dove ci si infilano le cose…

Monica – Cose?!

Valeria - Sai quelle che si accendono col coso e poi si fumano con la cosa…

Monica – Io? 25

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Valeria – “Io” cosa ne penso, o “io” perché tu o “io” perché cosa?

Monica – Zitta, zitta, zitta, stavo solo chiedendo: perché devo comprartelo io questo coso che serve con la cosa, cos’è?

Valeria – Vuoi che esca vestita a lutto? (Fissa lo sguardo nel vuoto).

Monica – No, no, figurati, allora, andrò io. (Le passa una mano davanti agli occhi, Valeria non batte ciglio) che c’è ora? Tutto bene? Ti sei spenta?

Valeria – Non so se sono catatonica o se sento ansia da disturbo post traumatico da stress.

Monica – Ah! Ecco, ora è tutto più chiaro.

Valeria – Credo di essere posizionata tra lo zen, il training autogeno e il rescue remedy alcoolico.

Monica – Pensa, sembrava “solo” che fissassi nel vuoto!

Valeria – Già, come i gatti. Perché non ho un gatto? Comunque un po’ di incantamento è “solo” una conseguenza naturale, ma sono vigile.

Monica – “Solo”, dove vado? Dove lo trovo un coso … così?

Valeria – Ma che ne so io, usa la fantasia scusa… oh, il rescue remedy, funziona davvero (ride)! E poi, io, non ho mai fumato, tu sì!

Monica – Non si direbbe! Ma credo che fare due passi mi farà bene, sicuramente ci tranquillizzeremo entrambe. Mi chiami se ci sono novità?

Valeria – E con che? Io non ho il cellulare.

Monica – Ma dal fisso.

Valeria – Io dal fisso chiamo i fissi.

Monica – Sì! …Allora ti chiamo io se ho novità, o qualche dubbio sul coso della cosa così, va bene?

Valeria – Il mio fisso non accetta chiamate da cellulari cara.

Monica – E come fa scusa?

Valeria – Semplice, non risponde.26

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Monica – Ma sei tu che non rispondi!

Valeria – E allora?

Monica – E’ tutto normale…tutto normale …. tutto normale (continua come se fosse un mantra finché esce).

B U I O

S I P A R I O

A T T O S E C O N D O

Scena 1Valeria è seduta allo stesso tavolo e c’è un foglio stracciato a piccoli pezzettini davanti a lei.

Valeria – Ahhh Colette, mia cara, dolce, passionale Colette. E’ finita. Quando il mondo non ti vuole, fatti da parte. Una raccomandata, una semplice lettera, senza la minima abnorme modernità per dirmi che i libri rosa…caput! (Campanello) Ma si accomodi Ottavio.

Ottavio – Come ha fatto ad uscire senza che me ne accorgessi?

Valeria – Ma la smetta di tormentarsi.

Ottavio – Ho i miei motivi.

Valeria – Sarà sceso dalla scala antincendio.

Ottavio – (Si getta ai suoi piedi) Sì! Sì… sììì, questa può essere una soluzione plausibile, grazia signora, grazie.

Valeria – Si alzi per favore Ottavio, non lasci la guardiola incustodita.

Ottavio – No, no, certo… vado. (Esce).

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Valeria - Però…i libri rosa, ma ci sono tante sfumature nella letteratura, basti pensare al grigio. (Campanello). Avessi avuto almeno il mio Cherry a cui agrapparmi!...(Continua a parlare mentre apre leggermente la porta e torna a sedere.) Cosa c’è ancora Ottavio?

Barbara – (Entra e va diretta verso Valeria) Ebbene, sorellina cara, eccomi!

Valeria – (Si alza) Eccoti?! Ti chiami Ottavio? Ti aspettavo?

Barbara - Benny, posa pure le valigie e saluta tua zia. (A Valeria che li guarda a bocca aperta) ma perché sei vestita a lutto? Certo che ci aspettavi, sono quasi dieci anni che non ci vediamo, e statisticamente, giorno più, giorno meno, avresti potuto prevedere una visitina.

Valeria – Ci sarà una ragione no?

Barbara – Beh, credo sia una ragione statistica.

Valeria – No, dicevo, se non ci vediamo da dieci anni, ci sarà pure un motivo, è ovvio che non volevamo vederci. Hai agganciato la lanterna alla botte.

Barbara – Magica?

Valeria – Cosa?

Barbara – Dico, la lanterna magica?

Valeria – Ma no, mi riferivo a Diogene.

Barbara – Conosci il mio panettiere? Benny, la zia conosce…

Valeria – No, sei tu che non conosci il mio filosofo!

Barbara – Ah, appunto, mi sembrava strano, è bravo eh, ma non credo che la sua fama sia giunta fino a voi…nonostante faccia miracoli, pensa che fa un pane senza lievito chimico, senza grassi aggiunti e senza farina raffinata che è di una leggerezza…

Valeria – Ti credo: non ci metterà niente a parte 98 ore di lievitazione, conosco quei pani tutti bucati, quando ci metti la marmellata devi fare la scarpetta nel piatto…sembrano groviera e li paghi come lingotti.

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Barbara – Non sei cambiata sorellina. Pausina?

Valeria - Ti prego non cominciare a sminuire le parole, aborro questo modo di storpiare il lignaggio del linguaggio.

Barbara – Sì! Niente pausina allora. E poi siamo o non siamo la tua famiglia?

Valeria – Ah, meno male allora che siete arrivati. Perché ne ho appena persa la metà, la “mia” metà. Ma perché sei qui invece? (Solo a lei, sottovoce) e chi è quel Toy Boy che sta portando dentro le tue valigie?

Barbara – Ma come ti permetti? Quello stacchetto di ragazzo… è tuo nipote!

Valeria – (Guardando al cielo come se si rivolgesse a dio) cos’è signore, la raccomandata era solo l’antipasto? C’è ancora posta per me? Insomma! (Si alza) e da quando i nipoti nascono uomini?

Barbara – Tutto qui il tuo “ziismo”’ il tuo desiderio di ziità? Tutto qui il tuo stupore? Benny è figlio a me! (Si batte il petto) e lo è da quando è nato.

Valeria – Avrei dovuto coltivarlo il mio desiderio di ziità, ti pare? Ora i giochi sono fatti e io non lo riconosco affatto come mio nipote! Non lo voglio!

Barbara – Scccccch! (A Valeria) perché vuoi riaprire la sua ferita? Sei terribilmente insensibile! Benny, vieni, abbraccia tua zia Elsa.

Benny – Ma non mi avevi detto che si chiamava Valeria?

Barbara – Quando non interpreta Mister Hide! Ecco a voi, direttamente dal regno di ghiaccio: Elsa -Valeria! Forte, abbracciala forte, non aver paura, ha perso i suoi poteri, non ti gelerà. Che senta la tua presenza!

Valeria – Aiah! Mi fa male, la smetta!

Benny – Ma zia Elsa…

Valeria – Valeria, senti…

Benny – Benny, mi chiamo Benny.

Valeria – Valeria, io mi chiamo Valeria.

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Benny – Sì, lo so, ma io mi chiamo Benny non Valeria ed Elsa è solo la tua ombra no?

Valeria - E sia, fermiamoci qui! Senti io non ti conosco, perciò, datti una calmata. Credo che sia normale la mia reazione, no?

Benny – Ma certo zia, tutto normale. Sono qui proprio per imparare a conoscerti.

Valeria – Che sta succedendo? Mi spieghi per favore!

Barbara – Ma niente tesoro. Benny è venuto a cercarmi, io sono la sua mamma (piagnucolando e accarezzando Benny) e (cambiando tono) siccome non ho più un posto dove dormire, ho pensato che sarebbe stato bello ricongiungere la famiglia.

Valeria – (Alla Arnold) Cosa stai dicendo? Non capisco.

Barbara – Ricongiungere o famiglia?

Valeria – Entrambe! E poi potevi per lo meno avvisarmi ti pare?

Barbara – E come? Non hai il cellulare e non ricordavo il numero di casa, Stefano poi si ostina a non rispondermi al telefono…

Valeria – Non darti tutta quest’importanza, a me non risponde neanche se lo chiamo a voce se è per questo “Stefano…” visto?

Barbara – Che cafone, lo è sempre stato. Ma è tutto normale no? Benny, racconta alla zia quali sono i nostri programmi.

Valeria – Si ecco, rendetemi partecipe.

Benny – Sì, certo, staremo un po’ insieme io, la mamma, tu e lo zio così ci conosceremo meglio. Cercavo la mia famiglia e ora eccola! (Sospira).

Valeria – Ma quanti anni ha il piccolo “cercafamiglia”?

Benny – Trenta, quasi trenta.

Barbara – Ero giovane, erano 'e tre dopo mezzanotte, p' 'a strada cammenavo io sola. Era 'a primma vota! E che ffaccio? A chi 'o ddico? 'E figlie so' figglie…

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Valeria – Ti prego lascia in pace la bonanima di Filumena, eravamo in una tragedia ben prima del vostro arrivo!

Barbara – Beh, mi ha trovata e ora pretendo che stia con me.

Valeria – Sì, ma che c’entro io con la caccia al tesoro? E perché dovrei stare ‘io’, con lui.

Barbara – Sei sua zia! E poi questa è anche casa mia o l’hai dimenticato?

Valeria – Forse, l’hai dimenticato tu, ti pare?

Barbara - Ma, è successo qualcosa? Cos’è questo odore, (odora intorno) di erba, fieno… campagna.

Benny – Zia Valeria, ma hai un sacco di animali domestici, che bello, quel criceto è libero di girare o è il cibo di qualche belva che hai di là?

Valeria – No, niente belve, e Mickey conosce la strada.

Barbara – Non sei cambiata affatto sorellina.

Valeria – L’hai già detto… neanche tu. Non sarebbe cambiato nulla, è tutto normale, a parte voi due e Stefano. Voi siete comparsi e lui, invece è scomparso. Scomparso, con i miei vestiti.

Benny – Lo zio è sparito?

Barbara – No, che cosa orribile, quel pazzo si è portato via i tuoi abiti. Ma è uno psicopatico. Io ne sarei morta. Morta!

Benny – Ah! Che bello, siamo proprio una strana famiglia, non trovate? Dove posso poggiare le mie cose?

Valeria – Vedi tu, ci sono diverse stanze, attento però, ti potresti perdere come tuo zio.

Barbara – (Sottovoce) magari!

Benny – Mamma ti dispiace se vi lascio sole?

Barbara – No, no. (Scuote la testa, appena Benny si allontana cambia modo di fare) Valeria sono disperata. E’ venuto a suonarmi alla porta. Io li avevo dati in adozione

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Valeria – “Li” chi?

Barbara – Ho detto “li”?

Valeria – Sì.

Barbara – (Indica un punto della stanza) Lì!

Valeria – Lì cosa?

Barbara – Lì è… lì, e praticamente mi ero dimenticata di lui, capirai con tutte le cose che avevo da fare, è appiccicoso, molesto, ma non posso abbandonarlo di nuovo. Però è servizievole sai? Ed è un grande imitatore.

Valeria – Ah! Ma questo cambia tutto.

Barbara – Dici? Non ci avevo pensato sai?

Valeria – Voi siete fuori di testa. Questo tizio viene a suonare alla tua porta a trent’anni “suonati”? Ma poi perché suonate alla mia vorrei sapere. Tu sei sempre stata suonata, ma lui, che vuole?

Barbara – Una vera famiglia Valeria, e conoscermi, solo conoscermi, ma io non ho una casa, non ho una lira e neppure una scrittura.

Valeria – Neppure io. La mia scrittura non è più esportabile.

Barbara – In effetti hai sempre scritto male, mi spiace dirtelo ora, ma la lista della spesa, quando ti degnavi di farla tu, era incomprensibile, perfino la mamma lo diceva sempre.

Valeria – Comunque, anch’io sono senza lavoro.

Barbara – Non ci credo. Lo dici apposta perché vuoi che me ne vada, ma io non lascerò questa casa, è anche mia non dimenticartelo!

Valeria – Invece è vero.

Barbara – Certo! Cosa?

Valeria – Che non ho più un lavoro.

Barbara – Lo vedi che non ti ricordi?

Valeria – Cosa?

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Barbara – Che questa casa … Uff! Ho un bambino, e tuuu, non mi metterai in strada per soddisfare il tuo sadismo. Sei sempre stata invidiosa, invidiosa (batte i piedi) della mia bellezza, della mia libertà.

Valeria – Ma per favore sei proprio un’attrice. Brava. Brava, davvero, bella interpretazione!!!

Barbara – (Si inchina) Grazie, grazie… sorellina dobbiamo aiutarci, Stefano non è mai stato un buon marito, e poi quale mente diabolica lascia sua moglie e la deruba in questo modo ignobile, ignobile, ma noi ti staremo vicini, io e il piccolo Benny ti troveremo un nuovo uomo, uno virile, macho, nuovo! Nuovo di zecca.

Valeria – Sì! Un uomo zecchino! Ma tu…, ti sei dimenticata di dirmi che avevi avuto un figlio, la sua a confronto è una bagattella.

Barbara – Ma come puoi parlare così dell’uomo che ti ha lasciata da sola nell’arca di Noè? E soprattutto… cosa vuol dire bagattella?

Valeria – Ci eravamo lasciati da tanto tempo e io sto cercando di reagire! Era un amico, un caro amico per me. Stupidaggine.

Barbara – Ah! La chiami stupidaggine?

Valeria – Bagattella, vuol dire stupidaggine.

Barbara – E perché non dire stupidaggine allora, hai sempre parlato incomprensibile!

Valeria – Anche tu veramente.

Barbara – Trovi davvero che parli forbito?

Valeria – No! Incomprensibile.

Barbara – (Molto seccata) Sono certa che Stefano avrà pure provato a spiegarti il suo disagio, ma figurati, tu gli avrai detto “ma cos’è questa bagattella?” Ha ragione il portiere, lo hai in-franto!

Valeria – A proposito di onde, per lui, ero soltanto uno “scoglio” alla sua felicità. Scoglio va bene? E poi tu che sai di in-franto?

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Barbara – Rende il senso, anche perché su uno scoglio ti ci puoi accozzare e fermarti, da sicurezza. Me lo ha raccontato Ottavio. Era così contento, lui! Di rivedermi.

Valeria – Sì. Peccato tuttavia che Stefano non abbia capito che poteva contare sempre sulla mia comprensione. Ancora potrebbe, veramente.

Barbara – Ecco, ora mi commuovi. Sei sempre stata migliore di me.

Valeria – Ma che dici? Perché migliore poi?

Barbara - Perché io l’avrei solo preso a calci in…

Valeria – Schhhh, buona, ora c’è un bambino in casa. Lo avresti comunque dovuto trovare, prima! E poi, ciascuno di noi è fatto a suo modo Barbara e ognuno va bene per come è.

Barbara – Ecco, ora mi commuovi.

Valeria – Tu no! E poi lo hai già detto.

Barbara – Anche tu! Io non vado bene? E' questo che vuoi dire?

Valeria – Cosa? Tu no!

Barbara – Lo hai già detto.

Valeria – Cosa? Scherzo! (La abbraccia)

Barbara - Perché non vuoi il mio aiuto allora? E perché non me ne dai un po’ del tuo? Perché? Benny, Benny caro, tua zia…

Valeria – E va bene, puoi stare qui, ma fai silenzio. Ti prego.

Benny – Zia, hai mal di testa? Posso aiutarti, sono un sensitivo, guarda le mani!

Valeria – (Le guarda) Viste! Allora? Che ci devo fare?

Benny – Sentile, dai prendile, penso io a voi.

Valeria – Ma tu, lavori?

Benny – Io? No, ancora non ho trovato il lavoro giusto per me, sono affamato di lavoro e sono così folle da cercarlo ogni giorno.

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Valeria – Ma è qui il segreto sai? Trovare un lavoro che ti piaccia così tanto, da farti stare bene mentre lo fai. Vedi? (Indica i pezzetti di carta). Io ho appena perso il mio. E guarda che facevo un ottimo lavoro, proprio perché amavo quello che facevo.

Benny – Uhhhh, che meraviglia zia, facevi i coriandoli? Che famiglia incantevole e piena di fantasia!

Valeria – Ssì!

Benny – E perché non vogliono più che tu li faccia?

Valeria – Cosa?

Benny – I coriandoli?

Valeria – Pare che non si leggano più. I giovani ormai preferiscono stare in chat, piuttosto che leggere romanticherie superate.

Benny – Non si finisce mai d’imparare, pensa che io ero convinto che i coriandoli fossero solo pezzetti di carta colorata, non sapevo che si leggessero. Un po’ come i Tarocchi forse? O, i fondi di caffè!

Valeria – Sì, i fondi di caffè. (Poggia la testa sul tavolo) si spargono i coriandoli sulla tazzina e si leggono quelli che ci cadono dentro. Sembrava tutto normale.

Benny – Ma è tutto normale zia. E poi ci sono io ora. Guarda le mani!

Valeria – Sì. Le mani. (Campanello) ti prego, con quelle stesse mani, puoi aprire la porta?

Benny – Sì. Preferisci che lo faccia da qui con la telecinesi, o che vada fino all’uscio?

Valeria – Prenditi tempo ti prego, vai lentamente fino all’uscio, con calma.

Benny – E non spinga così, ma come si permette? Zia, scusa, non si è fatto annunciare.

Violo – Dov’è?

Valeria – Dov’è chi scusi?

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Violo – Il “signor” Giorgio Stefano?

Barbara – Stefano Giorgio vorrà dire.

Violo – Lei chi è mi scusi, la moglie?

Barbara – Ma per carità, io?

Violo – E allora di che s’impiccia?

Benny – Ma come si permette? La signora è mia madre! E si impiccia quanto le pare e piace in questa casa che è anche sua.

Violo – Ah beh, allora!

Barbara – Lei piuttosto chi è?

Valeria – Sono io la moglie.

Violo – Della signora?

Benny – Ma che dice, la signora è la sorella?

Violo – La sorella di sua madre?

Benny – Certo, la sorella di mia madre, quella che ho conosciuto da poco s’intende.

Violo – Come “quella” …, ne ha conosciute altre di sue madri?

Benny – Certo, quella che mi ha cresciuto.

Violo – E chi l’ha cresciuta scusi?

Benny – Oh bella, mia madre.

Violo – Mi scusi signora, (A Valeria) è lei la madre?

Valeria – Noo, io sono la moglie.

Violo – Del ragazzo? Ah io non amo giudicare, ma potrebbe sembrare suo figlio mi creda. Comunque, complimenti.

Benny – Ma cosa sta dicendo, la signora è mia zia, ed è lei la moglie.

Violo – E di chi?

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Benny - Come di chi, ma di mio zio, il signor Stefano Giorgio, che ancora non ho incontrato perché, per ora, è sparito ed è solo per questo che io non l’ho conosciuto. E lei invece, lo conosce o l’ha incontrato? O entrambe le cose? Ma prego, dica, dica…

Violo – Beh sappia signora che io avevo un contratto con suo marito. E non l’ha rispettato.

Barbara – Anche lei? Che contratto?

Violo – Ah, mi scusi, non avevo capito prima, quindi è lei la moglie?

Barbara – No, non sono io.

Violo – Ma insomma, allora la smetta di immischiarsi!

Benny – Ma insomma, la smetta lei di trattare male mamma!

Violo – Bene, allora la mamma è lei, i miei rispetti. (A Valeria) Signora?

Valeria – Il mio era finché morte non vi separi, il suo? Ma lo sa che lei somiglia moltissimo al portiere?

Violo – Che genere di portiere?

Valeria – Portiere da guardiola naturalmente.

Violo – Ah, pensavo portiere genere portiere tra i pali.

Valeria – Quali pali scusi? Innocenti?

Violo – Siamo tutti innocenti signora in questo gioco.

Barbara – Ma smettetela, e poi figurati, dovevi saperlo che l’erba cattiva non muore mai!

Violo – Ma di che cosa sta parlando, non capisco, taccia per favore e mi lasci spiegare!

Valeria – L’erba…ce ne vorrebbe un po’ ora!

Benny – Lasci parlare mia madre altrimenti…

Violo – (A Valeria) Ah, allora “lei” è la madre?

Valeria – Noo! Io non ho figli! Insomma, tacete tutti.

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Cinque secondi di silenzio.

Valeria – Allora?

Violo – Posso parlare?

Valeria – E cosa aspetta?

Violo – Guardi, preferisco mostrarle il contratto, è più esauriente. Guardi lei stessa. Vede? Ha firmato e poi, è sparito, io devo assolutamente trovarlo, o per il mio locale sarà un disastro. La stagione è già partita e gli aficionados, vogliono lei.

Barbara, Benny e Valeria – Lei?

Valeria – Ma allora si sta sbagliando scusi.

Violo – No, non direi.

Barbara – (Sorridendo ironica) allora lei non conosce la grammatica italiana, è chiaro!

Violo – Certo che la conosco invece signora.

Benny – Guardi le mani, ora le spiego, mia zia, quella… è una lei, mia madre, quell’ altra è una lei, mio zio, anche se non c’è è un lui, chiaro? E del resto lei, che non è lei ma lui, ha parlato di lui che non è una lei, chiamandolo marito, mi spiego?

Valeria – Perché il “lei”?

Barbara – Perché mi rifiuto comunque di dare del tu a un uomo che non conosce le basi della lingua madre!

Valeria – Ma non dicevo a te. Dicevo a lui.

Barbara – Anch’io dicevo a lui se è per questo!

Violo – A chi devo rispondere scusate?

Barbara e Valeria insieme – A me naturalmente!

Violo – Comunque mia madre era di Boston.

Barbara – Questa non è una giustificazione, ed ho i miei motivi, signore, per affermarlo, le assicuro.

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Valeria – A me! Parli a me.

Violo – Ma allora lei… (si inginocchia) mi crede!?

Valeria – Non c’è bisogno di credere, sono agnostica, vorrei solo una spiegazione plausibile signor Violo.

Violo – Oddio, potrei avere un bicchiere di acqua, oppure qualcosa di alcolico, sarebbe meglio.

Valeria – C’è il Rescue Remedy, è abbastanza alcoolico e funziona davvero. Lo Cherry… è scomparso!

Violo – Va bene, va benissimo, grazie. (Benny prende il flacone di Rescue Remedy e Violo lo apre e lo beve tutto).

Valeria – Allora? Si è calmato un po’?

Violo - Sì! Stefanie era la più brava delle mie drug.

Valeria – Ah, tutto qui? Non si agiti per nulla, immagino semplicemente che ci sia un equivoco. Mio marito era, è, finché non deciderò di strozzarlo, uno stimato chirurgo.

Violo – Ah! Questo non lo sapevo, diceva di svenire alla vista del sangue.

Valeria – Del suo! …Credo, ma non ne ho ancora la certezza, che sia andato a fare una passeggiata ai Caraibi con la sua amante, i miei vestiti e il mio Cherry invecchiato dodici anni, ma tornerà presto vedrà! Mentre non conosco affatto, questa Stefanie di cui parla.

Violo – Credo, anzi, purtroppo ne ho l’assoluta certezza, che lei si sbagli e che Stefanie abbia dormito nella sua camera da letto per diversi anni! Altro che chirurgo!

Valeria – Sono certa che in quanto a questo, sia lei, caro… Trombo?

Violo – Violo signora, Violo.

Valeria – Violo va bene, se la mette così!

Violo – Non la metto così scusi, mi chiamo Violo.

Benny – Se lo dice lei, non dobbiamo che crederle.

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Barbara, Valeria insieme – Già!

Valeria – Comunque, credo sia sempre lei a sbagliare, perché anche con il chirurgo, che mi ha rifatto il naso per altro e magnificamente (si tiene la punta del naso e si volta verso destra e verso sinistra), dormivamo in stanze separate!

Barbara - Ma per favore, un omofobico drug queen? Non ci credo. Lei sta dicendo solo delle stupidaggini. Chi la paga? La sua amante?

Violo – Non è affatto un omofobico. Credetemi.

Benny – E chi lo dice, lei? Pensa di essere credibile?

Violo – Sì, penso di esserlo, per lo meno quanto lei lo è come figlio e come nipote.

Benny – Oh! Chi le ha detto chi sono?

Violo – Papà, il portiere.

Benny – Ecco vedete…papà, ha detto papà…

Barbara – Ma mi faccia il piacere, l’ho sentito io esprimersi in maniera assolutamente inequivocabile.

Benny – Ha detto papà avete sentito?

Violo – Fingeva!

Benny – Chi fingeva? Lei? Suo padre? O…mia zio?

Barbara – E che bisogno c’era di fingere? Siamo una famiglia di artisti, avremmo capito qualsiasi cosa, non ha avuto fiducia in noi! E poi il lavoro è lavoro, no?

Benny – Sì, mamma. Sagge parole. Comunque ha detto “papà” … e non fingeva!

Valeria – Senta Batterìo si spieghi in maniera meno criptica per favore!

Violo – Batterìo?

Valeria – Mi scusi, ho pensato a uno strumento e mi è venuta in mente la batteria.

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Violo – Come fa a sapere che mia madre mi ha dato questo nome perché suonava la viola?

Valeria – Ah, ma io, non lo sapevo.

Violo – Come sarebbe che non lo sapeva? Nessuno glielo ha detto?

Valeria – Ma sì, sì, certo. Me lo ha detto il portiere.

Violo – Papà? Bene, allora guardate!

Benny – Ha detto “papà”, lo avete sentito?

Barbara e Valeria – oooooooohhhhh.

Valeria – Ma è il mio abito da sera.

Barbara - Le sta d’incanto!

Benny – Devo dire che lo zio è bellissima.

Barbara – Ma era brava davvero?

Violo – Ahhhh! La migliore.

Valeria – Posso sentirmi male?

Violo – Non è ancora il momento giusto.

Benny – Mia zia si sente male quando lo decide lei!

Barbara – Ci mancherebbe altro, vuole dettar legge in casa d’altri? Chi le ha insegnato l’educazione, il portiere?

Violo – Certo, è mio padre, ma sono stato allevato… in India, da mia madre. Signora si sieda.

Benny – Ma non era di Boston?

Violo – Che c’entra, amava suonare la viola per le strade di Bombay.

Benny - Con quel traffico? Comunque mia zia non prende ordini da lei! Zia, siediti!

Valeria – Mi siedo quando lo decido io! (Si siede) tuo padre? Ottavio ha un figlio? Sei il suo bambino?

Barbara – Mi siedo anch’io, posso?41

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Benny – Sediamoci tutti, credo che abbiamo il diritto di essere stanchi!

Violo – Ottavio sì, è mio padre, e suo marito…era il mio amante!

Benny – Ora zia, se vuoi, credo che tu possa sentirti male.

Valeria – Ah, credevo peggio. Da come erano iniziate le cose stamani, credevo davvero peggio. Beh, quello che conta è l’oggetto d’amore e se era innamorato di lei, per me va bene, del resto noi eravamo diventati due vicini senza neppure una tazzina di sale da scambiare.

Violo – Perché?

Valeria – Era iperteso.

Violo – Lo so e me ne dispiace.

Valeria – Spero che almeno questo non glielo abbia detto …

Benny – Zia, ci penso io! E come fa a saperlo scusi, anche questo gliel’ha detto il portiere? O dovrei dire…suo padre!

Violo – No, Stefanie; comunque le voleva molto bene, e non capisco questa fuga, eravamo così felici in tre.

Valeria – Infatti, e quindi rimane un quesito irrisolto: dov’è? E con chi? Quindi due! Anzi tre: Ottavio sapeva? E un enorme problema…

Violo – Ottavio aveva qualche dubbio…sì.

Benny, Violo e Barbara tutti insieme – Quale problema?

Valeria – Chi glielo dice ora a Monica che Stefano era Stefanie e che era l’amante del figlio del portiere? A proposito da quanto Ottavio è suo padre?

Violo – Da sempre.

Benny – Ah! E da quanto era il suo amante?

Violo – Sette anni.

Benny – Ahhhh, ma allora è normale, si tratta della crisi del settimo anno no? E’ normale, è tutto normale.

Violo – E chi sarebbe mi scusi, Monica?42

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Valeria – La sua amante virtuale.

Violo – Ah, virtuale.

Valeria – Sì ma non si faccia illusioni, è una donna.

Violo – Un’altra?

Benny – Mio zio ha bisogno di emozioni.

Violo – Potrebbe gentilmente controllare se tra le sue cose c’è un contratto, qualcosa che ci dia una risposta. Io mi sento affranto, stanco, esausto.

Valeria – Stia tranquillo, è il rescue remedy, funziona davvero! (Solo a Violo) la lascio con mia sorella, mi consenta questa piccola vendetta. (A tutti) vado a controllare tra le sue carte di semi tedeschi. (Esce).

Violo – Tedeschi?

Valeria – Sì! Ghiande, foglie, fiori, campanelli.

Violo – Ahhhhh, campanelli, sì!

Valeria esce e Barbara prende Violo a braccetto.

Barbara – Non ci siamo presentati comunque, sono Barbra, Barbra Coccì. Cantante e attrice. Ma la mia specialistica è il burlesque.

Violo – Ah! Lei ha la specialistica.

Barbara – A me sa, non mi sconvolge e non mi interessa se lei era l’amante di mio cognato, forse solo un po’ il fatto che sia il figlio di Ottavio.

Violo – Ma sono cresciuto con …mammà!

Barbara – Ah! Mio cognato poi, che cattivo gusto, prendersi lo cherry tutto per sé. Avremmo potuto berne un goccettino ora, le pare?

Violo – Uhm uhm. Sono così stanco, credevo di portare un po’ di confusione, ma voi siete assolutamente fuori controllo. Pensavo di essere strano, grazie.

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Barbara – Senta, parliamoci chiaro, capisco i vostri sentimenti feriti, ma ormai è acqua passata si va avanti non crede?

Violo – Ma sì, certo….

Barbara – E qual’è la cosa che ci deve stare più a cuore? Eh? Eh? Ehhhh? Vabbè, lo dico io: The show must go one! Posso sostituirlo io. Ta,ta…E poi lei è un imprenditore e…

Violo – Zitta, zitta, zitta mi lasci riflettere per favore. Ho un tale sonno.

Barbara – Rifletta, rifletta pure, ma io sono, al momento, la cosa giusta al coso giusto, giusto? Oh,…coso?

Violo – Cosa?

Barbara – Io, posso essere lui, sulla scena, capisce?

Violo – Ma lui era unica, unica e insostituibile.

Barbara – Nessuno è indispensabile, altrimenti la vita stessa sarebbe finita e io so come reinventarmi, mi lasci provare, non se ne pentirà.

Violo – Che cosa sta dicendo, sono già pentito. Lei non potrà mai sembrare un uomo, figuriamoci… E poi io gli volevo bene…e lui mi ha tradito.

Barbara – Ma per favore non stia a lamentarsi, la vita continua, un pezzo d’uomo come lei non può farsi abbattere da uno stoccafisso come lui. Coraggio!

Violo – Pezzo d’uomo? Mah! E’ che voi siete una famiglia, io sono rimasto solo con papà (piange rumorosamente).

Barbara – Se è una famiglia che cerca, beh, l’ha trovata.

(Suonano alla porta) è Salvatore vestito da portiere.

Salvatore – Buongiorno, sono il sostituto del portiere, mi hanno detto che c’è un po’ di frastuono in quest’appartamento. (A Violo) Lei chi è?

Violo – Dice a me?

Salvatore - Dico proprio a lei, lei… con quella faccia da Ottavio.

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Violo – Io sono un impresario.

Salvatore – E’ morto qualcuno?

Benny – (Rientrando) E’ morto lo zio?

Barbara – Magari!

Violo – Impresario di spettacolo e non di pompe funebri.

Salvatore – Le grandi imprese non si compiono da sobri.

Benny – (Si avvicina a Salvatore) Yamamoto Tsunetomo!

Salvatore – (Guardando Benny negli occhi) Jocho, samurai della prefettura di Saga… nella provincia di Hizen!

Barbara – Ma di cosa parlano?

Violo – Sembra una escape room… vediamo come ne escono…

Barbara – Ahhhh, una droga sintetica?

Violo – Ma no, un gioco …

Benny - Serviva Mitsushige Nabeshima.

Salvatore - Era entrato al suo servizio all’età di soli 9 anni… (A Violo) Ci vorrebbe dello Cherry, dia retta a me. (A Benny) Ganbarimasho (agli altri), mettiamocela tutta.

Benny – Ganbarimas (agli altri) farò del mio meglio.

Salvatore esce dall’ingresso. Benny esce dalla stanza.

Violo – Parlano un loro linguaggio, visto? Sembrano gemelli.

Barbara – (A Violo). Ma se sono diversi!

Violo – Infatti, due gemelli diversi, come me e mia sorella Viola.

Barbara – Hai una sorella con la faccia di tuo padre?

Violo – No! Infatti siamo diversi.

Barbara – Ahhhh! Stavamo dicendo? Ah, sì, ora rammento.

Violo – Gli ho anche dato un anticipo.

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Barbara – In denaro?

Violo – E che in natura?

Barbara – Beh, sarebbe stato più difficile da accettare mi creda sapesse quanti anticipi ho dovuto dare per poi restare con contratti rescissi…

Violo – Non stento a crederlo signora. E ne sarei contrito ma non riesco a sentirmi in colpa visto che sono stato io stesso, come dire…gabbato.

Barbara – Ma ora, insieme, come una vera famiglia, potremmo riparare al dolo.

Violo – E come?

Barbara – Ma gliel’ho già detto.

Violo – Come?

Barbara – Come, come? Con me!

Violo – E i danni? Se non li avrò da lei, li avrò da lei (indicando Valeria che rientra).

Valeria – Da me? Mi ha appena chiamata la banca, si è portato via tutto, i soldi, i miei vestiti e il mio Cherry. E sì, aveva un contratto con un locale a Londra, con il nome di Stefanie Giorgiò. Prego, scelga una carta…

Violo – Bastarda! Mai fidarsi delle donne!

Valeria – Già, soprattutto se le hai in casa travestite da uomo. (Si guarda). Però, ora che ci penso…la casa reale, la pioggia, le cabine telefoniche, il cielo plumbeo, l’inglese, Piccadilly Circus, i beatles, shakespeare…

Violo, Barbara insieme – Siiiiii?

Valeria – Lo o la…

Violo e Barbara insieme – Lo o la?

Valeria – Deprimono. Tornerà, tornerà presto.

Barbara – Zitta, zitta, zitta… pensiamo a fare progetti, siamo una grande famiglia.

Entra Benny.46

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Benny – Penso di aver ritrovato Sebastienne, il mio fratello gemello dizigote.

Barbara – Ah, e chi sarebbe scusa?

Benny – Salvatore.

Barbara – Beh, figlio mio, te lo dice il nome stesso che non può essere tuo fratello Sebastienne.

Benny – Mamma non dividerci ancora, sento che è lui. E tu, non senti niente?

Barbara – Sì. Sento le tue parole, ma come se fossero lontane e confuse.

Benny – Voglio che tu lo riconosca. E voglio restare con te zia e con mio fratello.

Valeria – E pensare che fino a questa mattina era tutto normale e vivevo praticamente da sola.

Benny – Non si sta bene soli zia.

Valeria - “La solitudine è indipendenza: l’ho desiderata e l’ho conquistata. E’ fredda, ma è meravigliosamente silenziosa…”. Il lupo della steppa. Hermann Hesse.

Benny – “Nessuno che abbia degli amici sa cosa sia la vera solitudine, avesse pure attorno a sé come suo avversario il mondo intero”. Schopenhauer come educatore.  Friedrich Nietzsche. 

Valeria – Sembri Salvatore. (Si gira, poi si volta di nuovo) sei proprio il suo gemello (esce).

Barbara prende Violo per un braccio e lo porta sul proscenio.

Barbara - E così crede davvero che io, non potrei fingermi uomo?

Violo – Mi sembra di crederlo, ma ormai non sono più sicuro di niente.

Barbara – Posso darti del tu?

Violo – Sì.

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Barbara - Perché pensavo di entrare, vestita da uomo e poi cambiarmi e fare finta di essere una donna. Ho bisogno di lavorare. Certo, ancora di più di essere protagonista, ma non è mica solo per questo, non ho soldi e un figlio a carico, oddio, forse due, speriamo che Sebastienne non mi voglia. La prego mi faccia travestire… e poi mia sorella ora è disoccupata e senza un soldo.

Violo – Mio dio, cos’è “Le miserable”? Mi state facendo sentire in colpa. Cavolo sembra di essere entrati al residence Bastogi. Ma cos’è (annusa l’aria) odore di curry?

Barbara – Si dice Cherry, ma per carità non nomini lo Cherry che era l’unica cosa a cui tenesse veramente mia sorella.

Violo – Ah, capito. Barbara…

Barbara – Barbra!

Violo – Barbra, mi sei simpatica, ma il mio è un locale serio.

Barbara - Ma no ascolta, lo so che il tuo è un locale serio, sono io che non lo sono, stai tranquillo.

Violo – Beh sì, in effetti ora posso esserlo.

Barbara - La mia sarà solo una sorta di doppia copertura, ti prego, nessuno saprà mai che sono una donna. “Sono” poi, che parolona! Chi siamo in fondo? E chi lo sa, no? Senti, mi taglio tutti i capelli, va bene, cortissimi, alla garconne.

Violo – Ma con quel seno…per carità!

Barbara - (Si guarda il seno) non posso tagliarlo! Pensa invece come risulterà vero, quando potrò sembrare proprio una donna!

Violo – Ma per favore.

Barbara - No?! Per favore Violo, io sono certa di poter fare bene la donna.

Violo – Non ho dubbi su questo.

Barbara – Invece io ne ho. Perché ti sembrerà strano, ma io stessa non ne sono certa.

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Violo – Di che?

Barbara - Come di che? Di essere donna no? Dimmi di sì, dai…

Violo – Zitta, zitta, zitta, va bene, proviamo. Però come drugking. (Si siede e lentamente si addormenta con la testa sul tavolo).

Barbara - Cosa? Davvero? Non sapevo che ci fossero anche le dragking, allora sarò la sua star. Bennyyyy…

Violo inizia a danzare e loro parlano a voce bassissima per circa tre minuti, poi Violo torna al tavolo, si riveste, e si riaddormenta.

Benny – Posso invitare Sebastienne a pranzo allora?

Barbara – Tesoro, ma si, allarghiamo, allarghiamo la famiglia…Valeria, non c’è dello champagne in casa cara?

Valeria – (Rientra) Se è per questo c’era dell’ottimo Cherry, ma ha preso il volo.

Suona il campanello, è Monica.

Benny – Chi devo annunciare?

Monica – Ma chi sei?

Benny – Il nipote.

Monica – Di chi? Ho sbagliato piano mi scusi.

Valeria – Monica, vieni, è tutto normale.

Barbara – Perché qualcuno non va a comprare una bottiglia di Champagne?

Monica – Io no per favore, sono appena tornata e l’ascensore è bloccato al secondo piano. E ho girato tanto. Al punto che non mi ricordavo che cosa dovessi prendere.

Valeria – Non l’hai trovata allora?

Monica – Credo di no.

Valeria – Meglio, non mi ricordo neppure io cosa fosse, è passata tanta vita da allora.

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Benny – Anche un prosecco potrebbe andar bene no?

Violo – (Si sveglia, parla mentre si riveste) ho sognato di danzare, andrà tutto bene, e il rescue remedy, funziona davvero! Ma certo, facciamoci un prosecchino.

Monica – Alle undici di mattina?

Valeria – Beh, se non ricordo male, tu volevi bere il mio Cherry involato.

Monica – Inviolato non direi, te ne eri già fatta mezza bottiglia.

Valeria – Non ho detto inviolato, ho detto involato, ma sì, a che serve parlare? Guardati intorno…

Violo – Un aperipranzo. Due pizzettine e un po’ di dududadada.

Benny – Le noccioline e le patatine per favore.

Barbara – E anche due olivette, sì. Brindiamo.

Monica – Ma chi sono questi?

I personaggi restano tutti frizzati tranne Monica e Valeria che girano loro intorno.

Valeria – Lui è mio nipote Benny

Monica - Nipote?

Valeria – Mia sorella Barbra la riconosci? Ti ho mostrato le foto.

Monica – E’ un po’ cambiata.

Barbara – (Parla rimanendo bloccata). Non direi, sono tale e quale a vent’anni fa.

Valeria – E quello è Violo, si aggiunge alla nostra famiglia, in quanto amante riconosciuto e poi abbandonato dal mio adorabile marito e figlio di Ottavio.

Monica – Ehhhh? Il portiere ha un figlio?

Valeria – Sì!

Monica – Ma è terribile, il portiere ha un figlio identico a lui. E perché Stefano non si è innamorato di lui, non sarebbe stato più comodo?

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Valeria – Dai, non essere cinica.

Monica - E, questo coso è il suo amante? Ah,ahahahah, e io che pensavo di non essere attraente, non dipende da me vero?

Valeria – No! Ma non è il suo amante, era.

Monica – Era.

I personaggi tornano a muoversi.

Violo – Ma brindiamo allora?

Valeria – Ma a cosa brindiamo? E poi con cosa? Ho solo la cosa, la… come si chiama? L’acqua.

Benny – Gasata?

Valeria – No, quella del coso.

Violo – E va bene, va bene, ho capito, ma guardate che lo faccio solo per Valeria! (Le fa l’occhiolino).

Esce per fare una telefonata. Gli altri chiacchierano tutti insieme.

Violo – Fatto! Un quarto d’ora e ci portano tutto, certo a piedi, all’ottavo piano, prepariamo un po’ di mancia per quel poverino? Avete qualcosa di spiccio?

Fanno tutti i vaghi, si voltano dicono di no.

Violo – Di sano?

Fanno tutti i vaghi, si voltano dicono di no.

Violo - Che famiglia di buontemponi.

BUIO

Suonano alla porta. E’ Salvatore con il cappello da barista.

Salvatore – Salve, sono il barman del bar all’angolo.

Benny – Sebastienne!? Tu, sei il vecchio Sebastien!

Monica – E’ un tuo compagno di scuola?

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Benny – Sì, ci siamo ritrovati su facebook, abbiamo viaggiato nove mesi in due sacchi diversi.

Valeria – Sai che anche tua zio, no, tuo zia…Stefanie adora il sacco a pelo?

Monica - Ma, ma Valeria, Sebastienne, non somiglia a Salvatore?

Valeria – Non ricordo, era una vita fa. Comunque vedi che ho ragione? Gli uomini adorano dormire in sacco a pelo.

Monica – Sarà per il pelo?

Valeria – Ma che dici, sarà per le stelle.

BUIO

Monica e Barbara in scena parlano di Valeria.

Monica – Anche per me è come una sorella!

Barbara – Ma è mia, sorella però!

Monica – Non grazie a te!

Barbara – E invece ho chiesto io ai miei di farmi una sorella!

Monica - E poi guarda che noi, siamo cresciute insieme.

Barbara – Beh, ti stupirà saperlo, ma anche “noi”!

Monica – Noi abbiamo fatto lo steso percorso nella vita. E io ho amato suo marito!

Barbara – Te lo concedo, ma questa è casa mia, quindi questo percorso parte e porta a quella porta se non sbaglio!

Monica – Sì, lo ammetto, però ora dovremmo seppellire, (si punge con una attache) ahi!, mi sono punta, l’ascia …

Barbara – Ma lascia tu, sei insistente da mo…

Monica – L’ascia di guerra intendevo.

Barbara – Ah! Ma resti insistente e puntigliosa.

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Monica – Insomma, dobbiamo aiutarla a sopravvivere, insegnarle…

Valeria - Ma cosa state dicendo? Vorreste insegnare a me la sopravvivenza? Io conosco bene le regole. Anzi, benissimo. La povera Valeria, ma figuriamoci! Io lasciavo fare, con tutti gli impegni che avevo con i miei figli.

Benny – Figli? Anche tu hai dei figli dimenticati?

Valeria – Ma parlo dei miei libri, ti prego, non essere banale.

Barbara - Voi non ne avete avuti mi pare? Né tu, né tanto meno tu!

Monica – Perché “tanto meno”?

Barbara – Ecco, una ragione ci sarà. E poi, sei sempre stata puntigliosa e ostinata!

Monica – Ma che ne sai, io fino a questa mattina, neppure ti conoscevo.

Barbara - Per crescere dei figli, bisogna dimenticarsi delle proprie esigenze, cancellare il sano egoismo che ci accompagna, o quanto meno metterlo da parte, e saper aspettare che la vita, ci renda di nuovo libere da impegni amorevoli e in tutta franchezza, castranti.

Monica – Ma che stai farfugliando, sei una cialtrona, hai lasciato tuo figlio a una famiglia di avvocati!

Barbara – E tu che ne sai?

Benny – Glielo ha detto il portiere.

Barbara - Beh, comunque cos’hai contro gli avvocati?

Valeria - Infatti io, ora, sono libera, capite? Libera. I ragazzi sono fuori dalla mia testa e c’è tanto spazio e silenzio.

Monica – Niente figurati, stavo per sposarne uno, ma forse Benny, sarebbe stato meglio affidarlo ad un circo visto come è venuto fuori.

Valeria - Io rivoglio indietro il mio lavoro.

Benny - Perché, ti sembro un saltimbanco?

Valeria – Ma mi state ascoltando?

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Monica – No, un acrobata. Un sognatore.

Valeria – Potrebbe essere il protagonista di uno dei miei racconti. Anche il fratello, non trovate?

Monica – Perché, ha un fratello.

Benny – Sì, Salvatore in realtà è Sebastienne, il mio gemello dizigote.

Monica – E a chi hai lasciato Sebastienne?

Barbara - Taci per favore non è di me, che stiamo parlando ora.

Monica – No, di Sebastienne. A chi lo hai lasciato?

Barbara – E' evidente che lo hanno cresciuto un po’ il portiere, un po’ il padrone del bar e un po’ il postino. Ahhhhh….voglio così bene a questi due mascalzoni, li amo. Dopo quasi trent’anni di solitudine e una bigamia solerte.

Benny – Bigamia? Ma non sei mai stata sposata!

Barbara – Bigamia d’amore, schizofrenia affettiva…

Monica – Ma di che parla?

Barbara – Un po’ come la margherita: l’amo, non l’amo, l’amo, non l’amo, e poi li ho amati entrambi.

Monica – Ma chi?

Barbara – Ma i loro padri.

Valeria – I loro padri?

Barbara - Shhhhh, c’è Benny!

Benny – Questa sera inizio a lavorare nel locale di Violo. Guardate. (Foto cellulare).

Barbara – Bravo Benny! Benny Hill?

Benny – Lo vedevo sempre quando ero piccolo con mammina. Mi ricordo tutte le sue battute a memoria.

Valeria – Ma quanto sei antico. Benny Hill? Quello del The Benny Hill show?

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Benny – Sì, quello, Violo trova che ci somigliamo e comunque era geniale. E…(parte la musica: zan, zan, zan, zan! Benny rivolto alla cabina regia) Non l’ho ancora detto! Era mio padre. (Zan,zan,zan, zan!)

Barbara – Ma che dici?

Benny – E' vero! Tu non mi capisci, come potresti del resto, non mi conosci! Non sai come sappia imitare Benny di Benny Hill del The Benny Hill Show! Ce l’ho nel sangue!

Barbara – Ma come, io volevo partire con te, fare il giro del mondo, andare ai Caraibi.

Benny – Solo perché volevi recuperare lo Cherry della zia!

Barbara – Ma no. Figurati, a me piace la birra! E tuo zio, è a Londra.

Benny - Non ci credo! Non è possibile, tu stai mentendo. Comunque io mi sento un attore, comico, cantante e inglese! Era lui mio padre, si o no?

Barbara - Sei solo innamorato di un’altra? Ho capito sai?! Si ricomincia, ma stavolta dovrai fare tutto da solo.

Benny – Ma che fai, stai cercando di cambiare discorso?

Monica e Valeria – Già, era lui suo padre?

Barbara – Ma che dici! E non venire a raccontarmi le tue delusioni e le tue cappellate amorose, non sono più, sai…la spalla su cui piangere. Vado sola a fare il giro del mondo!

Monica e Valeria – Allora, si può sapere se era lui suo padre?

Barbara – Il loro padre… erano due.

Benny – Allora Sebastienne “è” mio fratello, vero?

Barbara – Sì. Sì, sì!

Benny – Vado a dirglielo. Ah, non m’importa più di sapere chi fosse mio padre.

Barbara – E invece voglio dirtelo!

Benny – E io non voglio saperlo (Mani sulle orecchie) Lalalalalalalal…

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(esce).

Valeria e Monica – (Si siedono accanto a Barbara) Allora?

Barbara – Si, era Alfred.

Valeria e Monica – Alfred chi?

Barbara – Ma Alfred Hill, del The Benny Hill show.

Valeria – Lui? Questo vuol dire che hai partorito a Londra?

Barbara – Si.

Monica – E l’altro? Il padre di Sebastienne?

Barbara – Era Marcel.

Valeria – Marcel chi?

Barbara – Marcel Marceau. 

Monica – Lui? Questo vuol dire che hai partorito a Parigi? Ahahahah, ma per favore, dai!

Valeria – “Certe volte ho creduto fino a sei cose impossibili prima di colazione”. E comunque è quasi ora di cena.

Monica – Sei preparata allora!

Valeria – Lewis Carroll lo era.

Monica – Chi è, il padre di qualcun’altro?

Valeria – Sì, è il padre di Alice. Alice Monica, il bianconiglio, il paese delle meraviglie…

Monica – Ah! Ecco che vengono fuori altri padri eh!

Valeria – Cosa ne facciamo dei gemelli? Sarebbe bello farli crescere insieme.

Monica – Ma hanno trent’anni!

Valeria – E allora? La vita è lunga, io voglio adottare Sebastienne!

Barbara – Che bello, sì, tanto io ho il mio Benny, invecchieranno insieme e non avranno bisogno di una badante.

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Monica – Potrei adottare Alice!

Barbara e Valeria cercano di picchiarla per scherzo mentre lei dice:

Monica – Perché io no? Perché? Solo perché non sono vostra sorella? Non posso esserlo? Adottate anche me? Per favoreeeee adottatemiiii…

Suonano alla porta. Benny apre a Sebastienne e vanno nel retro. Dopo un po’ Sebastienne riesce.

Valeria – Insomma ho pensato che potrei scrivere un altro genere di libri, i rosa non vanno più? Passo ai saggi! Scriverò un trattato sulla famiglia allargata.

Barbara – (Si lima le unghie) Dovresti essere saggia.

Valeria – Lo sono, ho imparato ad esserlo ti pare?

Barbara - Scusa perché non un noir che sfina e sta bene su tutto? Puoi poggiarlo sul comodino o sul tavolo e fa sempre la sua porca figura!

Valeria – Potrei ucciderti e poi scrivere un saggio noir in effetti!

Barbara - Già. Sei sempre stata tu la barbara tra noi!

Scampanellata, secca. E' Sebastienne, Monica va ad aprire.

Entra Sebastienne (Salvatore) e porge una busta a Valeria.

Sebastienne (Salvatore) – E’ del patrigno. Che volgare idiozia fece a lasciarvi madre!

Valeria – Sebastienne, smetti di parlare come un conte figlio mio, e sii più indulgente…le persone a volte si perdono. Un matrimonio può essere lungo, lunghissimo e ci si abitua al punto di voler cercare nuove emozioni. Non giudicate vostro padre!

Sebastienne – Sì, forse hai ragione, il cambiamento, la ricerca, sono sempre una benedizione.

Valeria - (Apre la lettera). Ecco, visto? Vuole solo tornare a casa, gli manco, gli manca il silenzio, la tranquillità di questa casa, i suoi spazi e il sole, il cielo azzurro, e il romanaccio. Ah, dice che lo Cherry è nello stipetto a destra Sebastienne, lo aveva nascosto.

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Sebastienne – E io? Io, gli manco madre? (Valeria guarda in aria fingendo di non aver sentito). Sì, controllo?

Valeria – Non ce n’è bisogno Sebastienne, sappi che Stefano, il tuo patrigno acquisito, è un uomo sincero quando non mente.

Sebastienne – Meglio controllare. Chi glielo ha detto che cercavi lo Cherry?

Valeria – Ma il portiere naturalmente.

Sebastienne – A me hanno detto che voleva firmare un contratto a Londra, ma è arrivato solo a Fiumicino. Povero padre: solo, in un mondo che non la capisce, con i tacchi, le calze di nylon, il tanga, la parrucca…

Valeria – E chi te lo ha detto?

Sebastienne – Violo.

Valeria – Ah, pensavo che il portiere avesse spie anche all’aeroporto.

Sebastienne - Ma perché ti ha scritto mamma, non poteva telefonare?

Valeria – Vedi Sebastienne, credo che non abbia trovato un telefono fisso.

Sebastienne – Lo so, quando ti serve una cabina devi arrivare fino a Londra infatti, e lui, non ha avuto il coraggio.

Valeria – Chi te lo ha detto?

Sebastienne – Ma il portiere, è ovvio.

Valeria – Certo, a Londra c’è sua figlia Viola. Dovresti inviare un piccione viaggiatore a Fiumicino così tuo padre avrà la nostra risposta.

Sebastienne - Però, ora che ci penso, è venerdì e c’è lo sciopero dei mezzi, a meno che non riesca anche a cavalcarlo, come farà a tornare?

Si avvicina Monica incuriosita.

Valeria – Va bene. Puoi prendere il dirigibile.

Monica – Hai un dirigibile?

Valeria – Ma sì, certo, in cantina. Era quello del nonno di mio padre.

Monica – E lui lo sa guidare?58

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Valeria – Da quando era bambino. Gliel’ho insegnato io.

Monica – Ma allora, è cresciuto anche un po’ con te? Oltre che col postino, il portiere e il barista.

Valeria – (Valeria sorride), ebbene, sì!

Sebastienne torna indietro.

Sebastienne – Glielo lascio al parcheggio con la scritta illuminata?

Valeria – Sì, anche lui lo sa guidare e tu, non sei certo il suo autista, e poi voglio vedere se stavolta, riesce ad essere puntuale per cena.

Sebastienne – Certo che no! Certo che sì! Ma, come torno?

Valeria – Ma col monopattino è ovvio.

Sebastienne – Ma sono più di venti chilometri!?

Valeria – Non vorrai diventare come quel mollaccione di tuo fratello?

(A Monica) Un po’ di sana e robusta competizione…

Sebastienne – No, no. (Si avvia poi torna indietro). Ah, ma cosa scrivo sulla fiancata?

Valeria – Ma la risposta, è ovvio.

Sebastienne – Solo “sì”?

Valeria – “Solo Sì Solo” direi, è visivamente più armonico non trovi? E denota una certa forma di rispetto, mi raccomando però le tre esse, che siano tutte maiuscole.

Sebastienne – E come fa ad essere puntuale se non gli scrivo l’orario?

Valeria – Siamo in otto, si cena alle otto, è elementale Sebastienne, e tuo padre è molto elementale.

Sebastienne – Folletto, gnomo o silfide?

Valeria – Scegli tu.

Sebastienne - Vado, l’Elio ci impiega un po’ di tempo a riempire le celle.

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B U I OSuona il campanello.

Valeria apre la porta ed entra Violo. In scena ci sono tutti: Monica, Barbara, Benny, Sebastienne. Parlano sottovoce, si sentono solo le voci di Violo e Valeria che stanno sul proscenio.

Violo – Scusa l’invadenza Valeria, ma mi è successo un vero guaio in casa e non so come fare…

Valeria – Cos’è successo?

Violo - Si è inquinato il parquet, un disastro, gli specchi e i libri sono pieni di microparticelle di plastica, sono disperato, si respira diossina e l’ozono ha bucato il letto!

Valeria – Sacco a pelo?

Violo – No! Non l’ho mai avuto.

Valeria – Immaginavo.

Violo – Come?

Valeria – No, no, niente, è solo la conferma a una vecchia teoria del neo - zotico…

Violo - Ho la valigia fuori, fammi stare insieme a voi.

Valeria – E tuo padre cosa dirà?

Violo – “Ah, sei qui?” (Voce del portiere).

Valeria – Solo?

Violo – “Ah, sei qui solo?”, anche se non ha senso siamo in otto!

Valeria – Capisco. Ma certo. Sai che è strano…

Violo – Cosa?

Valeria –Vivevo in questa casa enorme praticamente da sola. E mi sembrava di stare bene nel silenzio vuoto di giornate mute. So bene che Stefano passava più tempo con te…

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Violo – Mi spiace di averti fatta soffrire.

Valeria – Ma figurati, io ti sono grata invece, (tutti frizzati) finalmente c’è fermento: ho un figlio e un nipote, mia sorella è tornata a vivere qui, la mia amica più cara è l’amante virtuale di mio marito, e ho un amico gay che mio marito non odia, cosa potrei avere di più dalla vita? Guardate! Il dirigibile… il dirigibile… guardate…

Si precipitano tutti verso la finestra.

Violo – E’ lei!

Monica – E’ lui!

Barbara – E’ Stefanie.

Valeria – E’ Stefano.

Barbara – Ma che c’è scritto?

Valeria – Ih! si solo si.

Monica – Ih! Con le tre esse minuscole…?

Valeria – Sebastienne? Avevo detto “maiuscole”! Sebastienne, non rispondi?

Monica – Non rimproverarlo dai.

Valeria – Tanto ci sei tu che lo vizi! (A Monica sottovoce) E’ normale, è tutto normale, sta solo cercando di sminuire la figura paterna.

Monica – Ih! (Si mette una mano sulla bocca) Dici? Nooo!

Valeria – E’ in piena fase Edipica.

Monica - Stefano troverà una bella gatta da pelare.

Valeria – Mica solo una… magari, verrà a vivere da te.

Monica – Ah no, questo mai, magari vengo io, a vivere da voi.

Valeria – Devi chiederlo a lei (indica Barbara), la stanza più grande è la sua.

Monica – Credi che potremmo dormire insieme?

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Barbara – Non lo so.

Benny e Sebastienne – E invece… dove dormirà ora (contemporaneamente) zio-papà?

Valeria – Ma nel mio letto è ovvio!

Barbara – Ah, ma allora torna tutto norma?le?

Valeria – (A Barbara) Ma “è già” tutto norma?le! Eccolo, sta salendo dalla scala antincendio, che uomo prevedibile ho sposato!

A questo punto tutti i personaggi sono spalle al pubblico e guardano verso la scala.

Valeria - Povero Ottavio, gli prenderà un altro attacco d’angoscia. Ti aiuto a portare le valigie?

Stefano (V.F.C.) – No, non serve, i tuoi abiti sono leggeri.

Valeria – Ci sono ospiti!

Stefano (V.F.C.) - Devo cambiarmi?

Valeria – No, siamo a teatro.

Stefano – Ah, ma allora è “Tutto norm?ale!”.

Si voltano tutti verso il pubblico gridando a braccia alzate e sorridendo.

Tutti – TUTTO NORM?aLE!

BUIO

S I P A R I O

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