Waltz Teoria Della Politica Internazionale

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TEORIA DELLA POLITICA INTERNAZIONALE – Kenneth Neal Waltz I. Leggi e teorie II. Le teorie riduzioniste III. Approcci sistemici e teorie IV. Teorie riduzioniste e teorie sistemiche V. Le strutture politiche VI. Strutture anarchiche ed equilibrio di potenza VII. Cause strutturali ed effetti economici VIII. Cause strutturali ed effetti militari IX. La direzione degli affari internazionali I. Leggi e teorie Leggi: dati empirici, di osservazione, descrittivi, risultati sperimentali che permangono – “è vera?” Teorie: processi speculativi introdotti per spiegare le leggi, che pertanto possono mutare – “sa spiegare?” La capacità di previsione di una teoria dipende dal grado di conoscenza delle regolarità delle leggi. Modello : dato che la realtà non corrisponde mai esattamente alla teoria, neppure il modello che deriverà da quest’ultima le sarà vicino. In una prima accezione il modello rappresenta la teoria, in una seconda descrive la realtà semplificandola. Più un modello è lontano dalla realtà, maggiore è il suo grado di astrazione e semplificazione più è capace di spiegare la stessa. L’uso del metodo induttivo (Kant ed Einstein) è centrale per descrivere la realtà e formulare leggi, inoltre per mettere alla prova dell’esperienza le teorie. Ma le teorie descrivono le cause e perciò non possono partire dall’induzione, ma bensì dall’isolamento cioè isolare un campo d’azione per poterlo affrontare razionalmente. L’utilità di questa sarà valutata in base alla possibilità di spiegazione e previsione. Perciò le teorie costruiscono una realtà e non la realtà. Come nasce una teoria - con creatività - per passare da spiegazioni di rapporti causali basati solo sui fatti alla formulazione degli stessi all’interno di una prospettiva teorica particolare si può procedere: (1) con isolamento (considerare solo azioni e interazioni di un numero ristretto di fattori e di forze assumendo ceteris paribus), (2) con astrazione (trascurare alcuni elementi per concentrarsi su altri), (3) con aggregazione (raggruppamento di elementi disparati secondo criteri di un piano teorico), (4) con idealizzazione (agire come se fosse raggiunta la perfezione o il limite sapendo che nessuno dei due è possibile). Se una teoria è formata da affermazioni descrittive teoriche le seconde andranno oltre i fatti spiegandoli, ma se per formarle ci serviremo del metodo deduttivo (da premesse costruisco risultati logicamente necessari) avremo teorie certe ma non nuove, mentre se adotteremo il metodo induttivo (da analisi della realtà ne do una sua interpretazione) avremo risposte nuove ma non certe. Una teoria ha utilità proprio perché supera l’approccio induttivo-deduttivo con un forte elemento di creatività. Per nostra natura siamo propensi a vedere solo ciò che cerchiamo e a cercare ciò che il nostro senso del perché delle cose ci fa ritenere significativo. A questo punto si apre la questione metodologica , una teoria cambia il significato dei termini e deve fornire le operazioni necessarie per indicare elementi e modalità di collegamento fra i termini, ovvero debbono fornire un’idea di come funzionano le cose, di quale struttura facciano parte gli aspetti studiati. Ma prima di procedere a formare indici di correlazione è necessario rispondere a tre domande: a) l’oggetto di indagine permette l’impiego del metodo analitico della fisica classica? b) È possibile applicare la statistica come si fa con numerose variabili? c) L’oggetto di studio non consente né il metodo fisico né quello statistico e quindi bisogna procedere con approccio sistemico? Con un oggetto complesso e organizzato vi sarà una risposta affermativa all’ultima domanda.

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  • TEORIA DELLA POLITICA INTERNAZIONALE Kenneth Neal Waltz

    I. Leggi e teorieII. Le teorie riduzionisteIII. Approcci sistemici e teorieIV. Teorie riduzioniste e teorie sistemicheV. Le strutture politicheVI. Strutture anarchiche ed equilibrio di potenzaVII. Cause strutturali ed effetti economiciVIII. Cause strutturali ed effetti militariIX. La direzione degli affari internazionali

    I. Leggi e teorie

    Leggi: dati empirici, di osservazione, descrittivi, risultati sperimentali che permangono vera?Teorie: processi speculativi introdotti per spiegare le leggi, che pertanto possono mutare sa spiegare?La capacit di previsione di una teoria dipende dal grado di conoscenza delle regolarit delle leggi.Modello: dato che la realt non corrisponde mai esattamente alla teoria, neppure il modello che deriver da questultima le sar vicino. In una prima accezione il modello rappresenta la teoria, in una seconda descrive la realt semplificandola. Pi un modello lontano dalla realt, maggiore il suo grado di astrazione e semplificazione pi capace di spiegare la stessa. Luso del metodo induttivo (Kant ed Einstein) centrale per descrivere la realt e formulare leggi, inoltre per mettere alla prova dellesperienza le teorie. Ma le teorie descrivono le cause e perci non possono partire dallinduzione, ma bens dallisolamento cio isolare un campo dazione per poterlo affrontare razionalmente. Lutilit di questa sar valutata in base alla possibilit di spiegazione e previsione. Perci le teorie costruiscono una realt e non la realt.

    Come nasce una teoria- con creativit- per passare da spiegazioni di rapporti causali basati solo sui fatti alla formulazione degli stessi allinterno di una prospettiva teorica particolare si pu procedere: (1) con isolamento (considerare solo azioni e interazioni di un numero ristretto di fattori e di forze assumendo ceteris paribus), (2) con astrazione (trascurare alcuni elementi per concentrarsi su altri), (3) con aggregazione (raggruppamento di elementi disparati secondo criteri di un piano teorico), (4) con idealizzazione (agire come se fosse raggiunta la perfezione o il limite sapendo che nessuno dei due possibile). Se una teoria formata da affermazioni descrittive teoriche le seconde andranno oltre i fatti spiegandoli, ma se per formarle ci serviremo del metodo deduttivo (da premesse costruisco risultati logicamente necessari) avremo teorie certe ma non nuove, mentre se adotteremo il metodo induttivo (da analisi della realt ne do una sua interpretazione) avremo risposte nuove ma non certe. Una teoria ha utilit proprio perch supera lapproccio induttivo-deduttivo con un forte elemento di creativit. Per nostra natura siamo propensi a vedere solo ci che cerchiamo e a cercare ci che il nostro senso del perch delle cose ci fa ritenere significativo.A questo punto si apre la questione metodologica, una teoria cambia il significato dei termini e deve fornire le operazioni necessarie per indicare elementi e modalit di collegamento fra i termini, ovvero debbono fornire unidea di come funzionano le cose, di quale struttura facciano parte gli aspetti studiati. Ma prima di procedere a formare indici di correlazione necessario rispondere a tre domande: a) loggetto di indagine permette limpiego del metodo analitico della fisica classica? b) possibile applicare la statistica come si fa con numerose variabili? c) Loggetto di studio non consente n il metodo fisico n quello statistico e quindi bisogna procedere con approccio sistemico? Con un oggetto complesso e organizzato vi sar una risposta affermativa allultima domanda.

  • Itinerario metodologico per verificare una teoria:1) esporre la teoria da verificare;2) dedurne ipotesi;3) sottoporre le ipotesi a prove sperimentali e di osservazione;4) nei punti 2 e 3 utilizzare le definizioni dei termini;5) eliminare o limitare le variabili di disturbo non comprese nella teoria;6) escogitare numerose prove difficili e di diverso tipo;7) se la teoria non supera una prova chiedersi se rifiutarla interamente, se richiede ritocchi e

    una nuova esposizione o se vada ristretto lambito delle sue pretese esplicative.Mai rifiutare la teoria fallita e ricordare che la sua credibilit strettamente legata alla diversit e difficolt delle prove a cui stata sottoposta. La maggiore difficolt per Waltz consiste nellenunciare le teorie con abbastanza precisione perch ne valga la pena verificarle. Se una teoria generale pu essere applicata in un panorama molto ampio non si pu pretendere che spieghi gli aspetti particolari e specifici. Una teoria degna di verifica solo se logica, coerente e verosimile.Sar quindi necessario legare concetti teorici ad un numero ristretto di variabili per potere trovare spiegazioni a cui si possano dedurre ipotesi poi verificabili.

    II. Le teorie riduzioniste

    Teorie riduzioniste: teoria della politica internazionale che si concentrano sulle cause a livello nazionale.Teorie sistemiche: teoria della politica internazionale che si concentrano sulle cause a livello internazionale.Le teorie riduzioniste si basano sullo studio delle parti di un intero per giungere alla conoscenza di questo ultimo. Spesso i riduzionisti utilizzano altre discipline per studiare un soggetto ed impossibile a priori stabilire quale livello di riduzione sia sufficiente, perch questo verr stabilito solo attraverso lesame del soggetto e losservazione dei risultati. In molti hanno cercato di spiegare la PI in termini di fattori psicologici e socio-psicologici, economici e politici di livello internazionale. Ma tali teorie non politiche hanno pi volte dimostrato la loro fragilit. Seppur lincentivo concreto alla riduzione sia quindi debole spesso stata utilizzata la riduzione da chi per esempio crede che azioni e decisioni nazionali siano alla base di avvenimenti mondiali. Nella pratica le decisioni nazionali sembrano realmente le pi importanti e ci unito allincapacit delle teorie politico-internazionali di fornire spiegazioni convincenti ha rappresentato un adeguato incentivo verso il riduzionismo.

    Teoria dellimperialismo di Hobson e LeninPer Waltz sicuramente il miglior sviluppo del riduzionismo, non solo fornisce spiegazioni degli eventi internazionali ma indica anche le condizioni nelle quali possa prevalere la pace fino a spingersi a delle previsioni. Inoltre ha stimolato la nascita di contro-teorie che pretendono di spiegare gli stessi fenomeni.Se vero che le teorie contengono assunti teorici non empirici e che devono giustificare ci che sostengono, gli assunti di tale teoria saranno economici e non politici dato quel che abbiamo detto delle teorie riduzioniste (non politiche). Limperialismo dipende dalle condizioni: 1) che la teoria economica sia valida, 2) che le condizioni previste dalla teoria si verifichino nella maggior parte dei paesi imperialisti, 3) che tali paesi siano effettivamente imperialisti. Waltz parla di maggior parte dei paesi non perch voglia rendere pi semplice la prova di veridicit della teoria ma perch le eccezioni non possono invalidare la teoria se possono essere spiegate, ossia tale teoria pu essere valida anche nel caso in cui tutti i paesi a capitalismo avanzato non pratichino sempre limperialismo.Imperialismo di Hobson (1902): come Malthus, anche egli anticipa Keynes mettendo in discussione leconomia classica e la sua avversione allintervento pubblico nelleconomia, anzi ha superato Malthus in quanto ha fornito le ragioni di una possibile insufficienza della domanda, sostenendo che le imprese possono trovarsi in equilibrio anche quando leconomia si trova in disoccupazione. Infatti Hobson sosteneva che il ricco non sar mai cos intelligenze da spendere abbastanza per prevenire la sovrapproduzione in quanto la ricchezza concentrata

  • nelle mani di pochi. Perci come per Keynes le disfunzioni delleconomia sono causate da una cattiva distribuzione della ricchezza da correggere con lintervento dello stato. Il suo approccio macroeconomico, come quello di Keynes. I soggetti economici esposti a un profitto decrescente e ad una sottoutilizzazione delle risorse in patria cercano di investire allestero ove ci sono migliori opportunit trovandole spesso dove le risorse sono state meno utilizzate ossia i paesi economicamente arretrati, insomma un paese economicamente sottosviluppato ha carenza di capitali e ci produce un pi alto premio. A ci si aggiunge che i governi dei paesi capitalisti sono spinti a sostenere le rivendicazioni dei propri cittadini per un miglior trattamento nei paesi in cui operano e se ci fatto da un paese verr presto posto in essere da altri, perci la spinta di investire allestero e la competizione hanno prodotto naturali ondate imperialiste. Limperialismo perci non altro che luso dellapparato di governo per interessi privati solitamente capitalisti per assicurarsi guadagni allestero. Seppur non si negano altre determinanti, quelle economiche sono le principali. Da qui limperialismo visto come causa della maggioranza se non di tutte le guerre moderne (Lasky) in quanto nellottica imperialista la ricchezza ottenibile dalla guerra maggiore a quella ottenibile in pace. Sebbene limperialismo punti alla creazione di ricchezza le perdite per gli stati imperialisti sono maggiori dei guadagni in quanto questi ultimi vanno in quantit rilevante agli investitori mentre le spese sono sostenute dalla nazione intera, come disse James Mill limperialismo un vasto sistema di assistenza a domicilio per le classi alte. Se poi addebitiamo allimperialismo anche i costi di guerra i costi eccedono ampiamente i guadagni. Agli effetti prodotti allinterno vanno aggiunti quelli prodotti allestero, innanzitutto esportando capitale e know-how un imperialista permette ai paesi arretrati di sviluppare le proprie risorse, con ci questi paesi potranno poi essere sempre pi competitivi (qui Waltz prevede la grande crescita economica cinese). Dalla parte di Lenin vi sono solo due punti di differenza con Hobson in quanto questultimo stato per il leader bolscevico fonte di ispirazione. Se per Hobson limperialismo poteva essere eliminato con la redistribuzione, Lenin credeva che i capitalisti non avrebbero mai permesso tali politiche, perci limperialismo non era pi un orientamento dei paesi capitalisti ma diventava una politica di tutti i paesi capitalisti nella loro fase monopolista.Inoltre mentre Hobson credeva che la competizione fosse la causa dei conflitti tra paesi imperialisti, nonch la causa di continui aumenti nelle spese in armamenti, Hobson vedeva comunque con orrore la possibilit che gli stati capitalisti cooperassero tra loro per sfruttare quelli arretrati, da par suo Lenin credeva che le intese di cooperazione non avrebbero mai resistito nel tempo considerando il destino mutevole del capitalismo e le mutevoli opportunit di investimenti esteri, per lui il capitalismo produceva inevitabilmente imperialismo e questo portava alla guerra tra imperialisti. Su questo concetto si svilupper poi lidea del c.d. socialismo in un solo paese.A differenza di Hobson, Lenin vedeva con favore lo scontro fra imperialisti perch questo avrebbe portato alla fine del capitalismo indebolendo i paesi avanzati a favore delle aree arretrate. Qui Lenin si inserisce nella tradizione marxista, infatti per primi Marx ed Engel riconobbero che il capitalismo portava con se la scomparsa delle differenze, perci accanto allinterpretazione hobsoniana dellimperialismo Lenin manteneva lottimismo marxiano nel vedere nel capitalismo i semi di uno sviluppo positivo che avrebbe portato alluniformit delle condizioni di vita.Mettendo alla prova la teoria economica dellimperialismo dobbiamo per prima cosa interrogarci sulla validit della teoria economica. Innanzitutto si deve riconoscere che la spinta agli investimenti esteri, che per i due autori proveniva dal sottoconsumo nazionale, non include la necessit che per fare profitti fuori dal proprio paese sia necessario creare un impero, ossia non sempre necessaria una conquista imperialista per garantirsi profitti cosa che dipende invece dalle condizioni interne ed esterne. Perci una teoria economica non pu spiegare quali siano le condizioni interne che determinano un comportamento esterno, ma pu solo definire lapparire o meno di certi surplus. Perci tale teoria non supera la seconda e la terza prova (vedi cap.I). A ci va aggiunto che la maggioranza dei paesi imperialisti che dovremo considerare nellanalisi dovranno essere capitalisti e produrre surplus. Possiamo dire che dal 1870 in avanti alcuni stati imperialisti esportarono poco capitale nelle loro colonie e altri non furono produttori di surplus, come anche non furono neppure capitalisti. Gli imperi di fine 800 avevano tra loro una enorme diversit di condizioni esterne ed interne, per esempio: la Gb investiva met del proprio capitale nelle colonie e la maggior parte di questo negli Usa e ci dovrebbe essere sconcertante per chi segue la teoria economica dellimperialismo, la Francia

  • investiva nei propri territori e commerciava molto con loro, il Giappone in Asia e la Russia in Asia ed Europa orientale furono imperialisti ma non furono n capitalisti n produttori di surplus. Tali differenze dovrebbero essere sufficienti a confutare la teoria e per loro stessa ammissione sia Hobson che Lenin dichiaravano di volersi limitare a spiegare limperialismo in capitalismo avanzato, perci ci porta a chiederci quali condizioni precedenti siano venute meno e siano state rimpiazzate dal capitalismo nellottica dellimperialismo. Ma sicuramente limperialismo fu tutto tranne che nuovo, la teoria economica dellimperialismo non fu altro che una facile e affascinante risposta al perch gli stati a capitalismo avanzato furono violentemente imperialisti e se consideriamo che gli stati importanti durante la stesura della teoria di Hobson erano capitalisti ci rendiamo conto che lesplosione dellattivit imperialista a fine 800 non pu che essere legata ai cambiamenti economici e quindi tecnologici allinterno dei paesi capitalisti. Ma questo argomento non coglie nel segno, anche se Waltz non ha intenzione di negare il ruolo del capitalismo nellimperialismo. La critica di Waltz andr infatti a concentrarsi sulla riduzione ovvero sul considerare soltanto aspetti interni per spiegare comportamenti esterni. Considerando i 3 surplus della storia (popolazione, beni, capitali) dobbiamo fare due considerazioni. 1) Un paese imperialista deve produrre una o pi combinazioni di tali surplus, 2) il modo in cui il surplus prodotto e la forma di governo appaiono poco importanti. Se nella storia gli imperialisti hanno avuto quindi diverse forme di governo e diversi modi di produzione di uno o pi di quei surplus, parlare di imperialismo capitalista assolutamente riduttivo, sarebbe meglio considerare un imperialismo di grande potenza. Perci i paesi imperialisti sono stati tali perch capaci di produrre in modo pi efficiente tale surplus e quindi naturale che nel momento storico del capitalismo il paese che sa produrre surplus di capitale in maniera pi efficiente pu controllare meglio gli altri. Ci ci porta a spiegare semmai le condizioni per le quali una potenza non diventa imperialista piuttosto che il contrario. Insomma il fenomeno pi vecchio e pi generale della teoria offerta per spiegarlo, limperialismo di grande potenza la formula che esprime la sua origine. Dopo la IGM Lenin e i suoi seguaci ebbero lopportunit di verificare la veridicit delle loro opinioni. Secondo Trotsky gli Usa, che ormai avevano sottratto alla Gb il primato di forza capitalista, sarebbero stati i pi grandi fautori dellimperialismo e quindi le loro politiche imperialiste sarebbero coincise con le cause delle guerre. In quegli stessi anni Schumpeter forn una spiegazione dellimperialismo pre-capitalista, dove non erano gli elementi economici ma quelli militari a prevalere in quanto seppur gli apparati militari non erano pi cos utili come in passato questi continuavano a cercare prestigio attraverso la guerra appoggiati da gruppi sociali che ne condividevano lo spirito. Perci per Schumpeter tali forze ataviche erano alla base delle tendenze imperialiste arrivando ad affermare che gli Usa avrebbero potuto avere uninclinazione imperialista meno accentuata degli altri. Questa concezione militarista port Schumpeter a ritenere ben pi pericolosi degli Usa Giappone e Germania. Perci per Trotsky limperialismo non era altro che lultima espressione maligna del capitalismo, mentre per Schumpeter il capitalismo era intrinsecamente pacifista e quindi avrebbe assorbito gli elementi anacronistici della societ. Non vi dubbio che Schumpeter e con lui Veblen abbiano previsto ci che stava per succedere ma questo non sufficiente per verificare una teoria. Inoltre entrambi hanno posto il problema fondamentale per i marxisti della seconda met del 900 ossia come salvare la teoria leninista una volta che gli stati capitalisti smettono di perseguire politiche coloniali o sciolgono i loro domini coloniali. La soluzione a questo problema fu trovata nel neo-colonialismo, concetto che separa limperialismo dallesistenza degli imperi in armonia con quanto detto da Lenin che fu disposto a differenziare limperialismo dagli imperi, vedendo nel primo una condizione interna piuttosto che delle conseguenze esterne ossia limperialismo come lo stadio monopolista del capitalismo anche se per Lenin sarebbe stato inimmaginabile un imperialismo senza colonie e con politiche che richiedevano pochi sforzi. La teoria neo-colonialista sottolinea infatti la possibilit di controllare le risorse di altri paesi senza che sia necessario lintervento del governo tale era il livello degli strumenti economici privati. La seconda differenza fra vecchie e nuove teorie marxiste consiste nellinterpretazione degli effetti dellimperialismo nei pvs ossia se Marx riteneva che i capitalisti si stessero scavando la fossa con le proprie mani, i neo-colonialisti sottolineano che i paesi capitalisti abbiano tutto linteresse di mantenere arretrati i pvs. Seppur i teorici neo-colonialisti affermano di aver identificato e spiegato unaltra forma di nuovo imperialismo, lesame del loro pensiero ci porta allindividuazione di punti fondamentali della teoria politico-internazionale.

  • Teorie che si auto-verificanoTeorie che sono ideate sulla scia di avvenimenti accaduti e che mancano della capacit di anticipare i fatti. Per mantenere intatta la teoria leninista infatti i neo-colonialisti hanno adattato la vecchia definizione alle nuove attivit, perci dallidea originaria che un impero sia fondato sulla costruzione fisica dello stesso allidea che un paese sia in grado di operare allestero senza costruirlo. Inoltre il fatto che il neo-colonialismo non abbia pi bisogno della forza militare porta a sostenere che limperialismo mantenga la sua caratteristica di base, ossia linfluenza dei ricchi sui poveri cosa che il primo passo per salvare la teoria leninista, perci sostenere che qualunque attivit di capitalista allestero imperialismo, come i neo-colonialisti fanno nel loro attacco al libero scambio, aiuta a trasformare la teoria dellimperialismo in una che si auto-verifica. Non si fatto altro che ridefinire il comportamento degli stati capitalisti per adattare la definizione delloggetto della teoria ad avvenimenti gi accaduti.

    Strutture senza comportamento o scomparsa della funzioneGaltung nella sua teoria strutturale dellimperialismo vede limperialismo come una relazione tra stati ricchi economicamente in equilibrio e stati poveri in squilibrio pertanto fa confusione tra elementi sistemici, ossia la distribuzione delle potenzialit, e attributi nazionali, perci pone in essere una riduzione e questo comporta una perdita di utilit del concetto di struttura che utile solo se visto nella capacit di influenzare il funzionamento del sistema e il modo in cui le funzioni sono svolte. Definire la struttura in termini di attributi nazionali porta lidentificazione di questi con i risultati che si cerca di spiegare. La costruzione di Galtung porta a identificare nellaumento del divario delle condizioni di vita tra paesi ricchi e poveri la condizione per limperialismo e quindi nello sfruttamento verticale tra paesi il motivo principale dellimperialismo. Ma tali congetture sono vanificate dalla realt, infatti diversi paesi fornitori di materie prime hanno avuto periodi di fertilit economica, perci non solo Galtung descrive e non spiega ma le descrizioni sono anche errate. Per Galtung tutto si riduce in una relazione tra sfruttati e sfruttatori dove paesi in squilibrio interno vengono sfruttati da paesi in equilibrio interno. Non solo Galtung non spiega il perch ma inoltre sbaglia a descrivere la situazione in modo cos semplicistico. Inoltre Waltz critica Galtung perch non si rende conto che senza lintervento dei paesi avanzati le economie arretrate sarebbero state destinate ad una situazione ancor peggiore di quella attuale. Infatti per Waltz le cause della ricchezza come quelle della povert devono essere viste allinterno dei confini nazionali.Il credo per cui i paesi ricchi si arricchiscono a spese dei poveri diventato permanente per i neo-colonialisti e non pi condizione temporanea come era nelle prime analisi marxiste per i motivi seguenti.

    Eccesso di spiegazione e problema del cambiamentoPer salvare le tesi leniniane i neo-colonialisti hanno fatto entrare nella definizione di imperialismo qualunque tipo di relazione ineguale. Per esempio i neo-colonialisti hanno sostenuto che i guadagni provenienti da investimenti allestero, ben pi alti degli stessi investimenti, venivano assorbiti dalle spese militari (improduttive) per evitare la stagnazione economica. Ma questa spiegazione non si applica a diverse economie importanti come quella tedesca o giapponese. Perci anche altri tipi di investimenti pubblici e privati possono svolgere la stessa funzione della spesa militare. Quindi linvestimento estero degli stati non pi considerato come sistema di compensazione del sottoconsumo interno, come anche provato che i pvs non promuovano pi la crescita interna con il capitale straniero. Se i pvs non acquisiscono capacit di resistere allinvasione del capitale straniero, lo squilibrio a favore dei paesi ricchi sar sempre pi grande e perci lunico mezzo per combattere limperialismo quello di ridistribuire a livello internazionale il reddito, per esempio attraverso lunione dei paesi poveri (Galtung) anche se dallunione di poveri difficile che nasca una forza vera e propria.Lenin, Hobson e i neo-colonialisti offrono spiegazioni economiche del comportamento esterno degli stati con differenze pi accentuate tra i neo-colonialisti e Lenin piuttosto che tra Lenin e Hobson. Questi ultimi vedevano nel capitalismo la causa dellimperialismo e quindi nella sua eliminazione o regolamentazione la soluzione del problema. I neo-colonialisti adattando una vecchia teoria a nuovi scenari commettono errori meno perdonabili perch non offrono spiegazioni ma ridefinizioni. Ovviamente lapproccio riduzionista fa di una teoria che pretende

  • di essere generale una teoria parziale. Ci aiuta ad analizzare alcune politiche imperialiste ma non considera che le cause economiche non sono le sole e tanto meno le pi importanti, non considera gli imperialismi passati non capitalisti e che linfluenza negativa del forte sul debole vi sia solo quando il primo capitalista. Sostengono che cambiando le caratteristiche degli stati la guerra non sar pi necessaria, ma dimenticano che stati non imperialisti e non capitalisti hanno fatto tra loro guerre. Le stesse cause producono spesso effetti diversi ed effetti diversi possono essere prodotti da cause identiche, perci necessario un approccio sistemico anche se il fallimento dellapproccio riduzionista non spiega il possibile successo degli altri approcci. Oltre a trovare una teoria sistemica pi convincente di quelle riduzioniste sar quindi necessario esaminare le ragioni del fallimento di queste ultime.

    III. Approcci sistemici e teorie

    Innanzitutto va chiarita la distinzione tra la riduzione e la spiegazione dei risultati politici attraverso sistemi differenti. Se Marx spiegava la politica degli stati in funzione delle loro economie, Wallerstein cerca di spiegare le politiche statali in funzione delleconomia capitalista mondiale intesa come unico sistema mondiale tra il IX e il XX secolo, ma tale modello viene confuso con la realt. Per Waltz lobbiettivo di una teoria della politica internazionale quello di spiegare i risultati di questa e solo poi fornire informazioni sulle politiche estere degli stati e altro. Non detto che se una teoria politica pu dire qualcosa sulleconomia questa possa essere sostituita da una teoria economica. Perci seguendo anche il contributo di Wallerstein nel sottolineare le interazioni tra sistemi nazionali ed internazionali che coesistono Waltz ritiene necessaria una teoria sistemica.Una teoria sistemica potr essere tale solo se individuer parte della spiegazione degli effetti a livello politico internazionale.

    Approcci sistemiciMettendo a confronto gli approcci analitici con quelli sistemici possiamo vedere che il metodo analitico richiede la riduzione delle entit alle sue parti distinte e lesame delle propriet e delle relazioni di tali parti. Lintero compreso attraverso lo studio dei suoi elementi e le relazioni esistenti fra ogni coppia di variabili vengono studiate separatamente. Una volta fatto ci i fattori sono combinati in unequazione in cui le coppie di variabili appaiono come le variabili della legge causale. Tale metodo funziona dove vi sono relazioni tra parecchi fattori e inoltre rende la procedura molto pi semplice ma spesso produce analisi non sufficienti, infatti potr essere accettata solo laddove gli effetti sistemici sono assenti o deboli. Il metodo sistemico definito come insieme di unit interagenti, considera un primo livello ossia la struttura che consente di pensare alle unit come formanti un insieme distinto dalla semplice somma delle parti e un secondo livello dove il sistema formato da unit interagenti. Lo scopo spiegare come questi due livelli operano ed interagiscono pertanto necessario separarli in quanto un approccio sistemico deve essere in grado di mostrare un livello strutturale separato dal livello delle unit interagenti, insomma nelle definizioni delle strutture devono essere trascurati gli attributi e le relazioni delle unit. Lo scopo di tale teoria, per alcuni, non solo quello di definire le condizioni di equilibrio ma anche definire come possono essere mantenute, per altri deve mostrare come i sistemi determinino il comportamento delle unit e le loro interazioni come se le cause operassero soltanto verso il basso. Waltz ritiene che sia sbagliato limitare le teorie sistemiche a questi soli due obiettivi, ritiene che per primo una teoria debba individuare la prevedibile evoluzione delle strutture e la loro capacit di durata e di mantenimento della pace, secondariamente devono mostrare come la struttura influenzi le unit e viceversa. Ma passare da un approccio ad una teoria sistemica necessit di alcuni ulteriori approfondimenti. Bisogner indicare il peso relativo delle cause sistemiche e sottosistemiche e il modo in cui tali forze ed effetti cambiano da un sistema allaltro.

    Analisi di tre importanti teorie1) RosecranceLa struttura costituita da 4 elementi: una fonte disgregante o imput, un elemento regolatore, un insieme di costrizioni ambientali che modificano gli imput e il regolatore e dai risultati.Gli stati sono il fattore disgregante seppur con diverse gradazioni (da stati rivoluzionari a stati conservatori). Lelemento regolatore sono le istituzioni internazionali, lambiente linsieme

  • delle costrizioni fisiche che influenzano la politica. In questo caso non esiste nessun concetto di sistema che influenzi il comportamento e le relazioni degli stati, perci Rosecrance ha descritto una struttura non elaborato una teoria e inoltre la struttura fatta in modo tale da determinare la conclusione. Sia la sua opinione riguardo linsicurezza interna delle lite che tenderebbe ad essere correlata con linstabilit internazionale, sia gli stati visti come elementi di disturbo sono punti di vista limitati. Successivamente Rosecrance cerca di spiegare i mutamenti internazionali attraverso i mutamenti nelle componenti della sua analisi, ma ci porta questa a divenire empirica ed analitica ma non sistematica in quanto le componenti sono giudicate in grado di produrre le trasformazioni e nessuna di esse a livello sistemico, il sistema per Rosecrance non ha alcuna influenza sulle azioni degli stati e sulle interazioni tra essi, pone a livello sistemico i risultati e a livello sub-sistemico le cause e perci un approccio riduzionista.2) HoffmannPer lui il sistema internazionale un modello di relazioni fra unit di base della politica mondiale ma la struttura vista in questo modo cos globale e vaga che perde il suo significato e ci la conseguenza necessaria dei metodi e degli obiettivi di Hoffmann. Innanzitutto per Waltz Hoffmann ha una visione del sistema come schema analitico o costruzione intellettuale, ossia un modo per organizzare i dati e come postulato, ossia lesistenza di modelli di relazioni distinguibili e variabili chiave distinguibili. Pertanto i sistemi sono anche delle realt, egli crede allesistenza certa dei sistemi nazionali mentre considera ipotetica quella dei sistemi internazionali. Il suo obiettivo la ricerca della realt, di relazioni regolari fra unit che raggiungono un certo grado di intensit distinguendo la componente internazionale dagli affari interni delle unit studiate come parzialmente consapevoli delle loro interdipendenze. In Hoffmann non evidente la ragione per cui si dovrebbe postulare lesistenza reale dei sistemi internazionali, perci necessario studiare lintero attraverso le sue parti, qui che Hoffmann elogia Aron. La confusione che Hoffmann fa tra unit e struttura chiarisce il motivo del fallimento di tale teoria, non distingue fra mutamenti derivati dalle parti e mutamenti derivati dal passaggio di sistema. Hoffmann ritiene perci che lunico modo per comprendere un mutamento di sistema sia la comparazione storica e che ogni cambiamento importante sia cambiamento di sistema, perci qualunque cambiamento di grande portata negli stati diventa un cambiamento della struttura, di sistema. Hoffmann parla di rivoluzione fondamentale quando confonde il cambiamento nel sistema con un cambiamento di sistema, facendo diventare il sistema la descrizione esaustiva di ogni elemento che serva a definirlo, ci potrebbe portare alla convivenza possibile tra diversi sistemi in uno stesso momento. Hoffmann include tutto nella struttura, le cause si confondono e seppur definisca la struttura in parte come disposizione delle parti, ossia struttura del potere, e in parte secondo le loro caratteristiche, ossia omogeneit ed eterogeneit degli stati, arriva per ad inserire le caratteristiche concrete di questi dentro la definizione di struttura definendola come un insieme di sistemi e confondendo cos cause ed effetti. Inoltre parlare di struttura di potere e di eterogeneit ed omogeneit degli stati per Waltz significa combinare diversi livelli di astrazione e dato che la definizione di struttura di Hoffmann descrittiva ci abbassa molto lastrazione. Combinare differenti livelli vuol dire rendere impossibile una risposta. Anche Hoffmann come Rosecrance descrive. La confusione di tale modello permette ad Hoffmann, per sua stessa ammissione di determinare gli effetti in modo arbitrario, ma importante invece analizzare come Hoffmann evoca i sistemi. Come Aron Hoffmann ritiene che gli attori principali determinano il sistema pi di quanto questo non abbia fatto sui primi, da qui Hoffmann prende in considerazione la possibilit di rileggere le opere rousseauiane, che ponevano laccento sulla considerazione del contesto pi che degli attributi delle unit, in funzione dello studio di stati ideali che producano la pace senza bisogno della c.d. lega mondiale di Kant. Il vero punto di vista di Russeau era invece quello di considerare la pace tra gli stati possibile solo con uno scarso livello di relazioni tra loro. Anche la previsione fatta da Hoffmann nel 1970 che il sistema bipolare si sarebbe trasformato in sistema fatto da 5 potenze si rivel presto frutto della confusione di elementi strutturali diversi. Tale cambiamento ipotizzato da Hoffmann era figlio della convinzione che le politiche degli stati possano definire la struttura del sistema, perci anche in questo caso si tratta di riduzione. Gli approcci sistemici analizzati fino ad ora interrompono le analisi delle cause a livello sistemico, ma sostenere una teoria sistemica non vuol dire che il sistema determini i comportamenti e gli attributi degli stati ma significa tenere aperta la questione di quale sia il peso relativo dei fattori di livello unitario e sistemico. Lanalisi

  • di Hoffmann definita da Waltz tolemaica perch come il sistema tolemaico proiettava i movimenti terrestri sui corpi celesti, anche la teoria di Hoffmann proietta il comportamento degli stati come unico determinante del sistema ed per questo che ogni volta che vi un mutamento interno egli obbligato a parlare di mutamento internazionale, di una nuova struttura. Ma i meriti di Hoffmann sono il fatto di ritenere il sistema come struttura di relazioni e globale che influenzano il comportamento degli stati da cui la struttura formata. Ma di certo basare lanalisi solo ed esclusivamente sullo studio della storia riduttivo.3) KaplanSe Hoffmann e Rosecrance trovano a livello di unit le cause per i mutamenti di sistema, Kaplan pone al centro della sua teoria un sistema di azione basato su principi organizzativi e su configurazioni di potere. Diverse furono le critiche che autori come Lieber e Hoffmann muovono a Kaplan in quanto questultimo opera semplificazioni per costruire una teoria e dal punto di vista di Waltz questo un assoluto pregio. Seppur le pretese di Kaplan siano straordinarie necessario analizzare i 6 sistemi che considera:

    - di equilibrio, - bipolare elastico, - bipolare rigido, - di unit-veto, - universale - gerarchico.

    Le 5 variabili sufficienti a descriverli sono: - le regole fondamentali del sistema, - le regole della trasformazione, - le variabili classificatorie degli attori, - le variabili risorse - le variabili informazione.

    Data la mancanza di un modello di interazione tra le variabili quella di Kaplan non pu essere definita una teoria, seppur la variabile regole fondamentali del sistema sembra essere maggiormente importante.Il sistema dellequilibrio quello a cui Kaplan ha dedicato maggiore attenzione, definendolo come composto da 5 attori principali. Le regole di tale sistema sono:

    - agire per incrementare le proprie risorse ma negoziare piuttosto che combattere, - combattere piuttosto che rinunciare ad unopportunit, - cessare di combattere piuttosto di eliminare un attore essenziale, - opporsi ad ogni coalizione o singolo attore che tenti di assumere una posizione di

    predominio del sistema, - opporsi agli attori che sottoscrivono i principi dellorganizzazione sopranazionale, - permettere allattore internazionale sconfitto o in difficolt di rientrare nel sistema come

    partecipante accettabile - agire per portare a questo livello un attore prima non essenziale, ossia trattare tutti gli

    attori essenziali come partner accettabili. Come sottolineato anche da Riker spesso queste regole possono rivelarsi contradditorie, perci la riscrittura nel seguente modo potr renderle pi chiare: - agire nel modo pi economico possibile per aumentare le proprie risorse (1 e 2), - proteggersi dagli altri attori secondo i principi della regola a (4 e 5), - agire per mantenere il numero di unit essenziali del sistema (3 e 6). Come rivela Kaplan la regola a egoistica, la b razionale mentre la c basata sulla socializzazione ossia sulladozione da parte degli stati di prescrizioni del sistema come programma per le loro attivit. In altri termini le regole a e b sono il corrispettivo della teoria microeconomica mentre la regola c in termini economici suonerebbe come non portare nessuno al fallimento. Il fatto che gli stati producano un determinato risultato solo se motivati a farlo porta lanalisi di Kaplan pi lontana dalla teoria sistemica pur senza fornire una ragione di tale opinione. Kaplan non riuscito ad individuare i concetti che gli avrebbero permesso di mettere sotto controllo la politica internazionale. Kaplan non definisce n il sistema e lambiente in cui questo si colloca, n la struttura del sistema in modo che la sua identit sia distinguibile dalle variabili interne e dalle loro interazioni. Dalle definizioni di Kaplan pare che tutti gli elementi importanti per un sistema si trovino al suo interno ma poi comincia a considerare dei c.d. elementi di disturbo esterno pur non

  • definendoli. Le variabili sistemiche di Kaplan sono le regole fondamentali e quelle di trasformazione, seguendo queste il sistema rimarr in equilibrio in quanto Kaplan ha equiparato le motivazioni ed il comportamento degli attori ai risultati delle loro azioni. Le regole di trasformazione entrano in gioco solo quando le condizioni ambientali siano tali da indurre mutamenti nel comportamento tipico, cio nelle regole fondamentali, perci non vi sar nessun mutamento se gli attori continueranno a seguire tali regole. Perci se i cambiamenti avvengono solo per mutamenti dei comportamenti degli stati questi coincidono con lambiente e ci porta a una impossibilit di cambiamento. Kaplan definisce gli stati come sottosistema dellambiente, perci questi diventano sia ambiente che sottosistema. Infine, parla di sottosistema come mercato oligopolistico ma tale tipo di mercato la negazione di un approccio sistemico perch quello in cui appare indeterminata linfluenza delle aziende sul mercato e viceversa. Kaplan non definisce lambiente come diverso dalla comunit di stati e non spiega come sistemi e sottosistemi si influenzino. Kaplan incapace di stabilire unentit del sistema distinta dal suo ambiente e dalle parti perci limitato nel distinguere tra realt e modelli finisce col dare peso solo allinfluenza degli stati sul sistema e non viceversa e ci in contraddizione con la teoria che ha intenzione di formulare. Perci Kaplan non riesce a distinguere tra linterazione delle unit e la loro disposizione pur dichiarando che i suoi sistemi sono validi con qualunque tipo di stato, questo spiegato in modo talmente vago da offrire scarse spiegazioni del comportamento degli stati fino al punto che tutto finisce col dipendere dalle caratteristiche degli stati e ci comporta un approccio riduzionista. Kaplan analizza funzioni e processi soffermandosi sul comportamento e interazioni tra stati e ci porta la sua analisi ad un livello riduzionista. Kaplan elabora un metodo sullesame del carattere delle interazioni delle variabili e dallinsieme di queste preso come rappresentazione del sistema. Questo ultimo punto pu essere spiegato nel modo seguente. Prendendo il concetto di feedback, considerato come un qualcosa che opera solo allinterno di un organizzazione senza significato tecnico distinto al di fuori di un ordine gerarchico, per esempio Kaplan utilizza lesempio del termostato regolatore di una fornace: strumento controllore e uno controllato che produce un determinato risultato, ma Kaplan usa il termine feedback senza preoccuparsi della sua adeguatezza formale ossia il fatto che indichi solo che in certe condizioni alcuni stati cambieranno con certe probabilit le loro politiche in risposta alle mosse di altri stati i quali a loro volta saranno influenzati dai mutamenti altrui, ma in questo caso no vi nessuna distinzione tra attore controllato e controllore.

    In definitiva 3 sono le difficolt maggiori nel lavoro di Kaplan: 1) dimentica che lequilibrio trova applicazione in qualsiasi situazione ove due o pi unit coesistono in un sistema fondato sullautodifesa, ossia in anarchia. 2) Un approccio sistemico dovrebbe considerare le cause a livello di sistema accantonando gli attributi degli stati, invece Kaplan nega che gli attributi abbiano un posto nella struttura ma li inserisce clandestinamente attraverso le regole da lui ideate, cosa che da a Kaplan parte della responsabilit riguardante labitudine di includere le configurazioni di alleanze nelle strutture di sistemi. 3) Un approccio sistemico necessario solo quando la struttura e le unit si influenzano reciprocamente. Una struttura pu essere predominante sugli attributi o sulle interazioni tra attori, ma lungi dallessere predominante una struttura sistemica agisce come limite delle unit del sistema imponendo comportamenti che perpetuano il sistema. Questo limite evidente nel momento in cui Kaplan definisce il sistema internazionale come sottosistemi dominanti ma questi ultimi non sono un sistema e anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un approccio riduzionista. Tra chi utilizza il termine sistema o struttura come parole in voga nel gergo e chi struttura il suo lavoro sul modello generale dei sistemi vi grossa differenza. Dato che il sistema un organizzazione completa ordinata gerarchicamente e con parti differenziate che svolgono funzioni specifiche assolutamente difficile definire il sistema internazionale come tale. La politica internazionale manca di quellordine gerarchico che renderebbe appropriato un approccio sistemico.

    IV. Teorie riduzioniste e teorie sistemiche

  • Le teorie sono riduzioniste o sistemiche a seconda dellordine che danno al materiale che c a disposizione. Quelle riduzioniste spiegano i risultati internazionali attraverso elementi e combinazioni di elementi di livello nazionale e sub-nazionale. Intendono spiegare quindi le conseguenze esterne attraverso cause interne, perci il sistema internazionale non altro che una semplice conseguenza. Le teorie riduzioniste non sono altro che teorie sul comportamento delle parti. Per esempio, le teorie dellimperialismo (cap. 2) vedono le conseguenze internazionali come somma dei risultati prodotti da stati separati i cui comportamenti vengono spiegati solo attraverso le caratteristiche interne. Hobson basa la sua analisi sulle caratteristiche delle economie nazionali come causa del sistema internazionale. Abbiamo appurato che ci non necessariamente vero. Durante tutto il XIX secolo fino allorientamento tradizionale o moderno della scienza politica vi stata una tendenza alla reificazione dei sistemi riducendoli alle parti interagenti, seppur i tradizionalisti erano pi orientati allo studio della storia e i modernisti si attengono ad un approccio scientifico non deve sembrarci strano il fatto di accomunarli in questo caso. La struttura interna differente da quella internazionale per i tradizionalisti in quanto nella prima vi organizzazione, un governo, nella seconda vi anarchia. I modernisti invece non sottolineano tale differenza in quanto se la differenza di contesto trascurata o negata la differenza qualitativa tra politica internazionale ed interna viene meno. Ma ci non deve farci perdere di vista la sostanziale identit metodologica che porta Waltz a definire modernisti e tradizionalisti come dei riduzionisti. Sia tradizionalisti che modernisti, pur partendo da considerazioni differenti arrivano a sostenere che il pericolo maggiore per la instabilit internazionale sta nella presenza di stati rivoluzionari, portatori di una morale che si contrappone a quella della comunit degli stati. Morgenthau Kissinger (questultimo solo in qualit di politologo e non di segretario di stato) ritengono che un ordine internazionale legittimo sia quello accettato da tutte le maggiori potenze mentre quello rivoluzionario rifiutato da una o pi potenze, perci quello legittimo tende alla stabilit e alla pace mentre quello rivoluzionario tende alla guerra e allinstabilit. Da qui la necessit di intervenire allinterno degli stati per fare in modo di creare una morale comune, cosa che per Kissinger non fece una volta giunto alla segreteria di stato Usa. Levy sostiene che ci siano delle societ da modernizzare per portare stabilit nel mondo. Insomma, in questo modo abbiamo provato che seppur da punti di vista diversi gran parte della dottrina considera linstabilit come conseguenza della presenza di stati rivoluzionari e quindi bellicosi, ma a volte stati rivoluzionari hanno avuto interesse alla stabilit cos come stati non rivoluzionari hanno avuto interesse allinstabilit. Perci Veblen e Schumpeter spiegano limperialismo con lo sviluppo sociale interno, Hobson con la struttura economica interna, Levy crede che sia la stabilit nazionale a determinare quella internazionale, Kaplan parla di politica internazionale come sottosistema dominante, per Aron le caratteristiche dei poli del sistema sono pi importanti del numero di questi, e per Kissinger e Morgenthau necessario intervenire negli affari interni per assicurare la stabilit internazionale, infine Rosecrance considera il sistema internazionale come causa ed effetto trasformando lanalisi della politica internazionale in una correlazione tra condizioni interne e risultati internazionali.Per Waltz non sufficiente lo studio delle caratteristiche interne in quanto non possibile da ci trarre alcuna generalizzazione, continueremmo a descrivere ma non a comprendere. Tutto ci che non viene compreso a livello di sistema viene sostituito da nuovi attributi delle unit, ci comporta una creazione infinita di variabili e di indici di correlazioni che sono solo fuorvianti. Non si pu dire con certezza che tutti gli effetti prodotti dal sistema possano essere attribuiti alle unit. Se attribuiamo il mutamento agli attori, a chi attribuire allora la continuit, ovvero la politica internazionale vista spesso come regno del caso ma bench abbondino i mutamenti le continuit sono ugualmente e anche pi impressionanti.Per esempio, il primo libro apocrifo dei Maccabei pu essere visto in continuit con la IGM, Tucidide viene considerato nelle analisi di Hobbes e addirittura Halle lo ritiene rilevante nellera delle superpotenze. Lo stesso carattere anarchico della politica internazionale una continuit nei millenni, le relazioni si modificano raramente per qualit o tipo. Dato che tale continuit accettata dalla maggior parte degli studiosi ci si chiede perch lapproccio riduzionista abbia avuto tanto successo. Tali approcci sono pi figli degli errori degli studiosi piuttosto che vere e proprie teorie internazionali, per esempio come potremmo spiegare il comune destino di Usa e Urss se non attraverso motivazioni sistemiche dato che le interazioni tra i due soggetti sono scarse. Inoltre continuit e ripetizione mostrano anche il fallimento della c.d. formula del

  • rovesciamento. Per esempio, gli studiosi che hanno stabilito le cause delle guerre in funzione delle forme di stato o delle ideologie di stato dovrebbero spiegare il perch la guerra si sviluppa anche in presenza di condizioni differenti. Dato che alcune cause interne spesso non corrispondono agli effetti osservati a livello internazionale vi necessit di un approccio sistemico. Le cause di livello internazionale ed interno interagiscono tra loro. Waltz a questo punto comincia a spiegare come si costruisce una teoria sistemica.Innanzitutto la necessit di astrarre dalla realt, ossia cercare la semplicit, trascurare ci che vediamo e la nostra esperienza utilizzare un numero limitato di variabili, limitare lambito del nostro interesse, organizzarlo e semplificare i materiali, concentrasi sulle tendenze centrali e scegliere le forze propulsive pi importanti.Innanzitutto una teoria sistemica spiega la regolarit di comportamento, creando aspettative sui risultati prodotti dalle unit interagenti entro campi di variazione. Ovviamente il comportamento degli stati indeterminabile e questa la questione irrisolta. Lapproccio comportamentista procede elaborando proposizioni su comportamento, strategie ed interazioni ma tali proposizioni sono a livello delle unit e non sistemiche. Perci fondamentale spiegare le ragioni per cui i risultati attesi variano entro determinati limiti, spiegare le ragioni del ricorrere di certi modelli di comportamento e di certi eventi inclusi quelli voluti da pochi attori o nessuno. La struttura agisce come limite e forza ordinatrice. Una teoria sistemica deve spiegare e prevedere le continuit e deve avere capacit esplicative e predittive senza dimenticare la c.d. eleganza ossia una validit generale delle spiegazioni e delle predizioni. Una teoria potr fornire spiegazioni sul ricorrere delle guerre ma non potr predire lo scoppio di guerre particolari. La trascuratezza dello studio delle strutture dovuta al fatto che il perdurare di queste le ha fatte percepire come statiche, quasi come un concetto vuoto. Ma le strutture possono cambiare improvvisamente, infatti una teoria spiega il cambiamento da un sistema allaltro. Gli stati europei passarono dal multipolarismo al bipolarismo e proprio grazie a questo minore peso dei paesi europei questi hanno potuto immaginare una maggiore cooperazione tra loro. Una teoria in definitiva spiega le trasformazioni da un sistema allaltro, descrive e comprende in modo strutturale le pressioni al modo in cui sono soggetti gli stati ma non pu prevedere le loro azioni. Sarebbe poco utile negare lesistenza di importanti discontinuit, infatti una teoria sistemica deve spiegarle. Inoltre una teoria deve considerare le forze in gioco a livello internazionale non a livello nazionale. Significa costruire una teoria della politica internazionale senza costruire una teoria delle politiche estere. come il mercato che viene inteso come forza ordinatrice senza necessariamente conoscere le politiche delle singole imprese. necessario quindi spiegare la politica internazionale considerando la posizione degli stati, la distribuzione del potere, considerando le politiche estere soltanto per spiegare alcuni aspetti. Senza dubbio una teoria scritta nei termini di grande potenza di unepoca, ma senza dubbio il destino degli stati pi influenzato dagli stati maggiori piuttosto che i piccoli anche se concentrarsi sui grandi non vuol dire considerare i piccoli. La struttura una causa perci pu essere intesa sia (1) per designare un dispositivo che opera per produrre ununiformit di effetti a dispetto della variet degli input, sia (2) come insieme di condizioni e costrizioni. Nel primo caso Waltz utilizza il termine agente o organizzazione nel secondo caso struttura. La struttura influenza il comportamento degli agenti e quindi il risultato perci non bastano i comportamenti e le intenzioni per analizzare i risultati, non producono gli effetti direttamente e quindi non operano come agenti. Questi ultimi infatti operano in modo diverso ma sono influenzati dalla struttura. Due sono i modi attraverso i quali si producono effetti per influenza della struttura: a) la socializzazione degli attori, b) competizione tra gli attori.

    Socializzazione: per esempio il comportamento di una coppia pu essere considerato solo analizzando il comportamento di entrambi e non un comportamento unilaterale, ciascun soggetto gioca una partita allinterno della partita. Il fatto che la struttura ci influenzi non significa cessare di essere noi stessi ma diveniamo noi stessi e qualcosa daltro nello stesso tempo, ci trasformiamo ma non possiamo attribuire la causa ad un agente. La socializzazione porta dunque i membri di un gruppo ad agire in conformit con le sue norme, alcuni membri

  • agiranno in modo deviato perch riterranno repressive quelle norme e verranno ridicolizzati dagli altri e ci potr sia rimetterli in linea che escluderli dal gruppo ma comunque si manterr lordine.

    Competizione: se la socializzazione avviene allinterno dei singoli segmenti la competizione ha luogo fra i seguenti di una societ, anche se entrambe incoraggiano le similarit di attributi e comportamento, la competizione genera ordine a cui le unit si adeguano. Per esempio Smith nel 1776 crea una teoria in cui sono le costrizioni strutturali a dettare il comportamento degli attori, partendo da alcuni assunti come la massimizzazione del profitto e anche quando qualcuno non vorr massimizzare il profitto la razionalit della struttura del sistema (qualcuno pi efficiente di un altro nelloffrire un bene o servizio) porter tutti a emuler il pi efficiente. La regolarit va ricercata nei risultati e non negli input.Socializzazione e competizione sono processi di riduzione della variet dei comportamenti, lordine pu essere mantenuto grazie a reciproci adattamenti in assenza di un aggiustatore. In definitiva strutture differenti possono produrre gli stessi risultati anche quando unit e interazioni variano, per esempio concorrenza perfetta, collusione perfetta e controllo assoluto producono gli stessi risultati. Cause differenti possono produrre effetti differenti e viceversa. Un sistema che indipendente dalle condizioni iniziali si dice che mostri equi-finalit, perci il sistema la migliore spiegazione di s stesso. La struttura va studiata di per s, necessario mostrare il modo in cui i livelli di sistema e unit possono essere distintamente definiti e quindi va marcata tale differenza, ed quello che Waltz fa nel capitolo V.

    V. Le strutture politiche

    Waltz propone prima lanalisi della struttura sociale per poi definirla in senso politico, sia a livello nazionale che internazionale. Un sistema composto da una struttura e da unit interagenti. La struttura lunit estesa a tutto il sistema che rende possibile pensare al sistema come un intero. Sar necessario quindi distinguere, astrarre tale definizione dalle caratteristiche delle unit, dal loro comportamento e dalle loro interazioni per arrivare a concetti teoricamente utili. Inoltre sar utile trascurare tutto ci che non rilevante teoricamente e a questo punto finisce la fase negativa.Esclusi pertanto attributi e interazioni, ci che rimane come ricorda Nadel il doppio significato di relazione, utilizzato sia per indicare le relazioni delle unit che le posizioni che esse occupano luna nei confronti delle altre. Il primo significato linterazione, perci dovremo considerare solo il secondo significato, perci il modo in cui le unit si combinano propriet del sistema e non delle unit stesse.Tre saranno le conseguenze di ci: 1) le strutture possono resistere anche quando variano le caratteristiche delle unit; 2) una definizione di struttura pu essere applicata a diverse parti purch lordine sia simile; 3) le teorie sviluppate per un settore potranno rivelarsi utili anche per gli altri.Una struttura quindi definita dallordine delle sue parti, solo i cambiamenti di tale ordine sono strutturali e struttura e parti interagenti compongono il sistema. Essendo entit astratta non pu essere definita attraverso caratteristiche materiali del sistema ma solo attraverso lordine e i suoi principi regolatori.Unit combinate e contrapposte in modo differente si comportano diversamente producendo risultati diversi. La struttura della politica interna la prima analizzata da Waltz che comincia a studiarla ponendosi una domanda, ovvero qual il principio ordinatore delle parti. Considerando che la struttura definisce lordine o la disposizione delle parti e quindi non costituita dalle istituzioni ma sulla loro disposizione.La politica interna ordinata in modo gerarchico, gli attori politici differenziati in base allautorit attraverso funzioni specifiche, in funzione di una posizione che muta al mutare del potere relativo. Pertanto la struttura politica interna definita: 1) attraverso il principio ordinatore, 2) secondo la specificazione delle funzioni di unit formalmente differenziate, 3) attraverso la distribuzione del potere fra le unit.Qualunque altro elemento trascurabile dato che dobbiamo dare la possibilit al nostro modello di individuare effetti prevedibili.

  • A questo punto Waltz inizia una disamina riguardante la figura del pm di Gb e il presidente Usa e del loro rapporto con i rispettivi poteri legislativi, Camera dei Comuni e partito di maggioranza, Congresso.In Gb stato il rapporto tra partito e leader a modificare radicalmente la figura del pm, seppur questa non abbia subito rilevanti modifiche formali. Il metodo di reclutamento del leader tale da permettergli una volta arrivato alla dirigenza del partito una garanzia di stabilit ma non un forte potere sulla maggioranza parlamentare. Il presidente Usa invece spesso figlio di settori non propriamente politici in quanto non vi relazione tra una carriera al Congresso e lelezione a presidente Usa. Riassumendo il presidente pu governare ma a problemi ad essere seguito dal suo partito mentre il pm ha il sostegno garantito ma in una situazione di minore autonomia dal partito. Un pm potr ben guidare la maggioranza parlamentare e quindi questa potr sembrarci pi docile ma non detto che sia cos, la necessit di mantenere insieme il ruolo di pm e di capo del partito limita lautonomia del leader, per esempio non permettendogli di crearsi di volta in volta maggioranze variabili. Per il presidente vale la stessa cosa che per il pm, ovvero il sistema a definire le caratteristiche della leadership. Data la sua indipendenza dal legislativo egli pu chiedere al Congresso di approvare diversi suoi progetti di legge, ma non detto che gli ottenga, a differenza del pm pu chiedere di pi di quanto non riesca ad ottenere mentre questo ultimo pu ottenere tutto purch sia considerato accettabile dal partito. Mentre in Gb lattenzione concentrata sul pm, negli Usa lo spettacolo offerto dal Congresso spesso sottrae attenzione verso il presidente. Non un caso che leadership in Usa sia identificata con luomo forte alla presidenza mentre in Gb con lauspicio che la volont del pm si trasformi in legge. Inoltre le condizioni ambientali sono spesso fondamentali nella decisione di quale sia il leader pi forte (es. vedi Churchill scelto come leader dei Tories durante la IIGM).

    Le strutture internazionaliI principi ordinatoriLa questione di carattere strutturale concerne lordine delle parti. Se nel sistema interno vi relazione di superiorit-subordinazione perci diritto di comando e dovere di obbedienza, li abbiamo definiti gerarchici e centralizzati. Le parti internazionali sono invece sottoposte a coordinazione, formale uguaglianza e quindi definiremo la posizione di tali parti come anarchica e decentrata ossia senza governo, in cui agenti sopranazionali possono assurgere a certi livelli di autorit ma sempre debole. La struttura quindi concetto organizzativo, ma in questo caso manca ordine e dunque organizzazione. Pertanto si evidenzia il problema di come definire lordine senza un ordinatore, in anarchia.Waltz prende di nuovo a prestito la teoria microeconomica di Smith. La costruzione di una microteoria, non significa che micro sia aggettivo dimensionale ma relativo a come la teoria costruita. La microeconomia si fonda su concetti quali quello di unit economiche di mercato, assumendo come scopo la massimizzazione del profitto, ma postulando concetti che necessariamente sono astratti. Dopo un primo concetto di homo oeconomicus, definiamo il concetto di mercato che seppur creato dai soggetti diventa limite per lazione degli stessi, ossia viene postulato che legoismo sommato degli attori possa produrre buoni risultati (laissez-faire). Il bene comune della societ si realizza attraverso le meschine ambizioni dei suoi membri. Il mercato diventa quindi causa strutturale, seleziona i comportamenti attraverso i loro risultati, premiandone alcuni e condannandone altri. In quanto teoria la microeconomia basata su proposizioni precedute e seguite dalle parole se e allora. Pertanto il livello di generalit, le idealizzazioni ci permettono di vedere i fenomeni in via generale. Il sistema politico internazionale somiglia a quello economico ma a differenza di questo il principio di autodifesa si applica senza limiti imposti in quanto vi assenza di governo. Si assume che lobiettivo degli stati sia assicurarsi la sopravvivenza, considerata come terreno dazione ossia il prerequisito per gli altri obiettivi ma non per forza lobiettivo perseguito da qualsiasi azione dello stato. Ma non necessario che tutti gli stati perseguano sempre questo obiettivo ma sufficiente che la maggioranza degli stati lo faccia. Anche il sistema internazionale premia o punisce chi si conforma o meno alle sue esigenze, perci la struttura seleziona.Il carattere delle unitGli stati possono modificare il loro comportamento a causa della struttura che emerge dallinterazione ma per capirlo necessario definire alcuni punti. Innanzitutto gli stati non sono contraddistinti da funzioni diverse, lanarchia comporta uguaglianza formale e di funzione e

  • finche perdura resistono solo unit uguali. Le strutture variano solo attraverso un mutamento del principio organizzativo ossia il potere delle unit.Chi critica lidentificazione degli stati come unit lo fa in quanto (1) gli stati non sono il solo attore importante, (2) limportanza di questi in declino in favore degli altri attori. Per Waltz comunque necessario definire le unit fondamentali per definire la struttura, per esempio il mercato definito dal numero di imprese in concorrenza, limportanza di altri attori ovvia ma ironico ritenere che gli stati siano in declino. Facendo analogia con le imprese vediamo che il numero di imprese fondamentale per comprendere il sistema, pertanto sar cos anche per il sistema internazionale che inoltre va considerato come luogo in cui non sempre gli stati sono subordinati ai poteri economici, talvolta anche i pi piccoli riescono ad essere soggetti autonomi dalleconomia, non fosse altro per il fatto che gli stati regolano leconomia. Chi pretende di spiegare il declino degli stati attraverso la presenza di multinazionali lo fa innanzitutto in assenza di teorie e se non vi sono queste non sufficiente provare che certi poteri economici hanno influenzato moltissimi piccoli stati ma bisognerebbe provare che ci successo anche per i grandi stati. Parlare di movimenti transnazionali ignorando gli stati o ritenendoli in declino si ritorce contro lo studio stesso di tali movimenti.Waltz propone inoltre di considerare che il tasso di mortalit degli stati ben pi basso di quello delle imprese anche multinazionali.Intendere gli stati come unit uguali vuol dire ritenerli unit politiche autonome ossia sovrane. Secondo lantropologo Smith in un sistema di stati sovrani nessuno sovrano, ma lerrore sta nel fatto di credere che la sovranit voglia dire potere assoluto, in assenza di influenza altrui. Sovranit e dipendenza non sono condizioni contraddittorie.La sovranit la possibilit di decidere come affrontare problemi interni ed esterni considerando che gli stati sono influenzati dallesistenza di altri stati. Seppur due soggetti non sono identici le loro funzioni sono simili e ci li rende comparabili. Quando si parla di uguaglianza non si tratta di questioni fisiche, economiche o di potere ma semplicemente delle funzioni che gli stati svolgono, tutti gli stati eccetto i pi piccoli svolgono pi funzioni allinterno che allesterno, perci lapalissiana lesistenza di stati che imitano reciprocamente lattivit degli altri.La distribuzione delle potenzialitIn un sistema anarchico le unit sono funzionalmente indifferenziate ma vengono distinte principalmente per la loro diversa capacit di svolgere funzioni simili, questa la differenza tra una grande, una media e una piccola potenza. Gli studiosi della politica internazionale definiscono i sistemi in funzione del numero delle grandi potenze e dalla distribuzione della potenzialit allinterno di tali potenze. Va quindi riconosciuto che alcuni stati svolgono talvolta funzioni differenti. Si aprono a questo punto due problemi relativi alla potenzialit: a) il fatto che ci ci dica qualcosa a proposito delle unit, seppur questo non il massimo grado di astrazione e Waltz riconosca che ci va contro una visione particolarmente ortodossa delle sue premesse ritiene comunque fondamentale considerare il potere degli stati comparando le potenzialit di un certo numero di unit, pertanto il mutamento avverr in funzione del cambiamento di potere relativo; b) necessario considerare inoltre che lalleanza tra potenti non ne riduce il numero, solo la concentrazione o dispersione di potere in mano a minori o maggiori unit diminuir o aumenter il numero delle potenze e quindi modificher il sistema. Pertanto nellanalisi di Waltz tutto si astrae fuorch il potere.La struttura del sistema e le unit interagenti sono quindi i due elementi essenziali del sistema. Va quindi considerato che il sistema influenza sia linterazione tra gli stati che le loro caratteristiche. Gli stati si limitano a vicenda e quindi utilizziamo la condizione preistituzionale di Ashby in cui lorganizzazione una costrizione e la struttura il concetto che rende possibile prevedere gli effetti organizzativi e il tipo di relazione di influenza reciproca fra la struttura stessa e le unit. Ci permette di separare i mutamenti delle unit da quelle del sistema.Le strutture saranno definite come segue: 1) in base al principio attraverso cui ordinato il sistema, 2) dalla specificazione delle funzioni delle singole unit, 3) dalla distribuzioni delle potenzialit delle unit.Gli antipodi saranno quindi il sistema gerarchico e anarchico.

  • VI. Strutture anarchiche ed equilibrio di potenza

    Il compito che Waltz svolge in questo capitolo lesamina le caratteristiche dei sistemi anarchici e ci che da essi occorre attenderci. Invece, lesame dei modi in cui i possibili risultati variano col variare del sistema ossia col variare della distribuzione di risorse tra gli stati, verr svolto nei successivi capitoli.Violenza interna e internazionaleFra gli stati, lo stato di natura uno stato di guerra ossia chiunque pu usare la forza perci tutti devono essere pronti a difendersi. La minaccia della violenza e luso ricorrente della forza sono gli elementi distintivi dellambiente internazionale da quello nazionale. La violenza c anche a livello nazionale e luso della forza proprio sia dellordine internazionale che interno. Non vi differenza nelloggetto ma nel modo in cui la si impiega, allinterno non accettabile lautodifesa mentre a livello internazionale la forza corrisponde allautodifesa.

    Interdipendenza e integrazioneIn un settore organizzato formalmente le unit sono libere di organizzarsi e perseguire i propri interessi perci il costo sar alto se qualcuno intender cessare questa interdipendenza, mentre in abiti anarchici le unit uguali agiscono in modo congiunto, puntano allindipendenza fino allautarchia, mentre un sistema formalmente organizzato le unit accrescono la differenziazione per linterdipendenza. Il sistema interno agli stati viene definito da Waltz come integrazione mentre quello tra gli stati lo definisce come interdipendenza data lampia differenza di potenzialit seppur le funzioni siano uguali. Questo permette di legare pi elasticamente i concetti di specificazione e potenzialit e di giustificare la divisione del lavoro tra gli stati. Ma ovvio che Waltz sottolinea ci che limita la cooperazione tra gli stati.Innanzitutto lautodifesa che si lega in modo evidente allo stato di insicurezza, fino a ci che gli stati pi si domandano quando iniziano una cooperazione, ossia chi guadagna di pi da tale cooperazione non in senso assoluto ma in senso relativo. Se qualcuno guadagna di pi di qualcun altro ci mette in discussione la sopravvivenza di chi a guadagnato meno. La forza relativa ci che preoccupa le nazioni, non il vantaggio assoluto, la paura di favorire gli altri pi di noi stessi. Da qui si evidenzia il secondo limite alla cooperazione, ossia la preoccupazione riguardo la dipendenza che nasce dalla cooperazione. Se per gli stati piccoli i costi dellindipendenza sono eccessivamente alti, per gli stati grandi e possibile sia una spinta imperialista sia un impegno autarchico. Se in una realt organizzata limperativo la specializzazione, in anarchia provvedi a te stesso.Lautodifesa subordina quindi il guadagno economico allinteresse politico, le spese per la difesa pur essendo improduttive sono inevitabili. Questa la seconda grande differenza tra sistemi politici internazionali e sistemi economici.

    Strutture e strategieA questo punto evidente che motivazioni e risultati possono essere disgiunti, spesso le strategie non riescono ad ottenere i risultati voluti per alcune ragioni che Waltz mostra. Il nostro comportamento produce risultati non voluti in quanto come dice Kahn gli uomini sono vittime della tirannia delle piccole decisioni ovvero, per esempio se 100 consumatori scelgono x, e quindi il mercato prende la decisione X, non necessariamente gli stessi opterebbero per il risultato che consegue alla loro scelta se sottoposto a esplicito giudizio. Per evitare tale problema si pu portare le unit dei produttori allo stesso livello di quelle dei consumatori. Perci necessario, per evitare di essere schiavi delle piccole decisioni, modificare la struttura e ci pu essere fatto solo cambiando la distribuzione delle potenzialit tra le unit. Altrimenti si potrebbe imporre una serie di prescrizioni collettive laddove prima vi erano decisioni individuali. A livello politico-internazionale fondamentale linteresse fondamentale, ma la scena internazionale dominata da decisioni nazionali, pertanto non possibile occuparsi del sistema se ciascuno si occupa del proprio stato. La necessit di un attore o ente globale per la soluzione dei problemi internazionali non crea la possibilit di farlo e ci porta spesso i grandi stati a farsi carico della sopravvivenza del mondo contemporaneamente al principale obiettivo,

  • la conservazione di se stessi. La struttura richiede di porre gli interessi internazionali sopra quelli nazionali e anche lelaborazione di una macro teoria avrebbe scarsa utilit perch non esiste unagenzia che possa muovere gli aggregati economici e non solo a livello mondiale come invece succede a livello nazionale con la presenza di un governo. Comunque anche se tale teoria ci fosse sarebbero i governi gli attori principali e quindi ci sarebbe sempre un contrasto tra interessi nazionali e internazionali. Ancora una volta un forte rimedio ai problemi strutturali un forte mutamento della struttura.

    I pregi dellanarchiaWaltz ha detto che lautodifesa il principio necessario dellazione in anarchia, ci comporta sicuramente alti rischi ma bassi costi mentre i costi di una ipotetica organizzazione internazionale regolamentatrice sarebbero molto alti. Tali organizzazioni hanno fondamentalmente due scopi: svolgere le proprie funzioni e conservare se stessi. Ma il secondo obiettivo preponderante perch per prendere decisioni politiche il primo obiettivo assicurare continuit allorganizzazione.I rischi della guerra sono insopportabilmente alti e si crede possano essere ridotti attraverso unorganizzazione centralizzata, ma questo significa portare un conflitto fra i diversi istinti di conservazione e quindi potenzialmente a defezioni allinterno di tale organizzazione e disgregazione di questa agenzia mondiale, col risultato che un governo mondiale come un invito alla guerra civile mondiale. Gli stati affiderebbero poteri ad organi centrali solo se tali organi fossero capaci di proteggere i propri membri, perci maggiore la potenza dei membri pi grande la minaccia per gli altri e pi forte deve essere il potere centrale. Ma pi forte il potere centrale pi alto lincentivo ad iniziare un conflitto per averne il controllo. Come sempre stato nella storia il rapporto tra libert e sicurezza inversamente proporzionale. Un organismo che interviene per innalzare dallo stato di natura gli stati e per imporre il diritto, pi riesce a controllare pi sar oggetto dellinteresse dei singoli stati mentre gli stati in anarchia possono decidere di non avere rapporti tra loro, fino ad un accordo minimo che permetta la loro esistenza, ovviamente se la forza a decidere al posto del diritto possono essere evitate lotte sanguinose. In anarchia non vi nessun regime da rovesciare, la forza a livello internazionale usata solo per i propri interessi. Esclusa la spinta verso una posizione egemonica difficile che la forza minacci il sistema ma al massimo i suoi membri. I forti possono essere deterrente contro eccessive pretese dei deboli, mentre i deboli possono godere di un vantaggio in quanto pi piccoli si meno si pu infastidire i grandi stati e quindi si pi liberi di agire, perch la crescita di un attore debole non vista come un pericolo.Se a livello nazionale le decisioni vengono prese dallalto a livello internazionale sono prese dalla parte pi bassa e difficilmente esistono altri livelli. La competizione tra stati ha unintensit che dipende dal livello di desiderio e di abilit delle parti che sono al tempo stesso separate e interagenti, con o senza forza ogni stato segue il corso che meglio serve i propri interessi. Se uno stato user la forza potr senza dubbio aspettarsi una reazione violenta. Se in politica la forza ultima ratio, a livello internazionale prima e ultima e costante. Tale costante limita gli interventi e modera le domande e serve come incentivo per la risoluzione delle dispute.

    Anarchia e gerarchiaPer molti scienziati politici il sistema internazionale anarchia puntellata di particelle di governo e di comunitarismo. Chi vede il mondo come anarchia modificata lo fa per due ragioni: 1) lanarchia non solo assenza di governo ma anche presenza di disordine e caos, ma tali visioni confondono la struttura con il processo; 2) gerarchia e anarchia sono insoddisfacenti data la variet sociale. Per Waltz non esistono sistemi totalmente anarchici e totalmente gerarchici, in quanto in anarchia le unit non sono perfettamente uguali e in gerarchia le unit non sono tutte perfettamente specializzate. Ma ritenerle esistenti fondamentale per creare una teoria. Un sistema a due concetti permette maggiore astrazione e quindi maggiore capacit di spiegare. I casi limite, ossia quelli non totalmente gerarchici e non totalmente anarchici, non fanno parte di un terzo sistema. Nella realt elementi gerarchici a livello internazionale ed elementi anarchici a livello nazionale frenano sovranit da una parte e controllo dallaltra. Dato che le eccezioni non fanno un terzo sistema sono sufficienti e necessari due modelli.

  • I comportamenti dei soggetti internazionali spiegati dalla struttura ci si attende siano guidati da concorrenza e forza, strettamente legati alla visione di realpolitik i cui elementi sono: linteresse dei governanti e dello stato fonte dazione, le necessit della politica derivano dalla concorrenza senza regole fra gli stati, il calcolo basato sulle necessit individua le politiche che servono gli interessi degli stati. Il successo vi in funzione del risultato che deve essere innanzitutto la conservazione dello stato. La realpolitik d i metodi per la politica estera e il suo fondamento mentre una teoria dellequilibrio dovrebbe spiegare il risultato di tali metodi. Diversi studiosi tra cui Hass, Wight e Morghentau hanno cercato e trovato diversi significati della parola equilibrio sulla quale non vi accordo.Se qualcuno vede lequilibrio di potenza come trasposizione dello stato di natura, altri ne danno una definizione fondamentalmente violenta, alcuni lo considerano guida per gli uomini di stato altri maschera per limperialismo, alcuni lo ritengono fonte di sicurezza altri fonti di guerra.Waltz cerca di superare tali divisioni: una teoria contiene almeno un assunto teorico che deve essere utile non vero, le teorie devono essere valutate per ci che possono spiegare, la teoria non pu spiegare le particolarit. Una teoria dellequilibrio considera gli assunti sugli stati: obiettivo minimo di conservazione e obiettivo massimo di dominio universale, successivamente vengono decisi i mezzi con cui operare che possono essere di due categorie: sforzi interni e sforzi esterni (crescita del potere economico, allargare le proprie alleanze). La politica di equilibrio continua anche in una situazione bipolare, non necessariamente ci vogliono pi di due stati, inoltre mancanze su un tipo di mezzi vengono compensate con laltro tipo. A tali assunti aggiungiamo la c.d. condizione di operativit ossia lassenza di organizzazioni internazionali che limitino i mezzi per raggiungere i loro scopi. Tale teoria non richiede n razionalit n costanza agli attori, ma solo che questi agiscano per il loro interesse e che la struttura proprio come nella microeconomia premi i pi efficienti. Ovviamente non necessario assumere che tutti gli stati siano interessati alla conservazione oppure che debbano usare la forza, infatti la teoria contiene assunti teorici non empirici. Ovviamente il risultato che cerchiamo di spiegare con tale teoria non necessariamente deve corrispondere alle intenzioni, lequilibrio tende a formarsi anche quando gli stati non lo vogliono. Sostenere come Hium che gli stati siano interessati allequilibrio, non significa che gli stessi agiranno in modo cosciente rispetto a questo interesse, insomma non bisogna confondersi, non bisogna tanto meno deificare un concetto perch distorce la teoria, fa di un effetto la causa. Perci se lequilibrio la conseguenza dellegoismo degli stati non si pu dire che ci si realizza solo quando questi lo vogliono. fondamentale perci la differenza tra intenzioni e risultati. Un atteggiamento analitico porter a considerare tante condizioni che non servono agli obiettivi di una teoria. Lequilibrio prevale ovunque basta soddisfare due esigenze: che lordine sia anarchico e che le unit agiscano come scopo primario per la propria sopravvivenza. Perci la teoria non pu spiegare ci che fuoriesce dalla generalit e la teoria della politica internazionale non teoria della politica estera. La percezione delle costrizioni ci aiuta a prevedere le reazioni ma non a spiegarle, la teoria spiega perch ci si attende un certo comportamento tra stati posizionati in modo simile, come anche una teoria della politica estera non deve prevedere il contenuto dettagliato della politica ma condurre ad aspettative differenti a seconda dei paesi.A questo punto Waltz prima di perfezionare la teoria esamina la sua validit. Innanzitutto la questione della coerenza interna: seguendo lidea popperiana che le teorie vanno provate falsificandole Waltz rigetta le conferme alla sua teoria. Le teorie strutturali sono plausibili quando si osservano similarit nei comportamenti seppur in differenze sostanziali. Il tentativo di falsificazione fatto da Waltz comincia chiedendosi se le aspettative nate dalla sua teoria, ossia lequilibrio ricorrente e il fatto che gli stati emulino le politiche di successo altrui, possano essere falsificate e si rende conto della difficolt nel farlo, in quanto le predizioni dellequilibrio sono indeterminate e vi sono condizioni interne che influenzano. Se osserviamo i risultati che la teoria induce ad attenderci e vediamo che molte forze tendono a lavorare contro questa potremmo ritenerla credibile. Waltz porta ad esempio lalleanza Francia-Russia del 1894, come caso di alleanza in cui la teoria offre diverse ragioni contro tale cooperazione. Tale esempio si riveler poco utile e sostituito dal rapporto Usa-Urss dopo la IIGM. Questi esempi forniscono la verifica della teoria in quanto tali stati volenti o nolenti hanno formato equilibri di potere. Come ovvio non ragionevole attendersi da una teoria la spiegazione dei tempi e dei modi ma solo la previsione di un comportamento. La collaborazione e non la formazione di equilibri diventa un comportamento tipico.

  • I modelli di comportamento politico a livello interno e internazionale sono in forte contrasto, nel primo vi possono essere vantaggi anche per i perdenti mentre nel secondo no. Addirittura a livello internazionale per le coalizioni dopo la vittoria usuale disintegrarsi in quanto nessuna vuole che laltra diventi egemone.In anarchia la sicurezza il fine pi alto e solo attraverso la sopravvivenza si potranno pensare altri obiettivi, il potere un mezzo non un fine e perci gli stati forti preferiscono coalizzarsi con i deboli e non ad alleanze forti, per combattere i loro competitor. Non si pu permettere che il potere diventi il fine perch la prima necessit quella di conservare la propria posizione nel sistema. La sicurezza, non legemonia, il primo fine degli stati e il comportamento di questi basato sulla loro posizione nel sistema (es. Tucidide nel raccontare la guerra del Peloponneso dice che le citt greche vedevano la forte Atene come tiranno e la debole Sparta come liberatore, ma non escluse come disse Jaeger che cambiati gli equilibri di potere sarebbero cambiate le posizioni delle citt greche).La teoria descrive la politica internazionale come realt competitiva, vengono imitate le innovazioni militari dei pi forti, ma la competizione non solo militare. Ma in competizione una parte pu avere bisogno dellaltra ed escludersi dal gioco politico vuol dire rischiare la propria distruzione (es. Russia alla Conferenza di Genova del 1922). La contrapposizione degli stati promuove la loro uniformit attraverso gli svantaggi derivati dallincapacit a conformarsi alle pratiche di successo. E tale conformit consiste proprio nel uniformare il comportamento e quindi anche i governanti si conformano, che siano o no rivoluzionari perch anche questi secondi sono allinterno di un processo di socializzazione. La teoria produce molte aspettative sul comportamento e i risultati, gli equilibri si formano continuamente. In quanto basata sulla competizione prevedr che gli stati si conformino. Sar compito dei prossimi capitoli mostrare altre proposizioni probabili.

    VII. Cause strutturali ed effetti economici

    Questo capitolo analizza i motivi per cui sia preferibile, pi o meno numerosa, la presenza di grandi potenze. Prima sviluppando ulteriormente la teoria e poi passando alla pratica.

    Numero dei poli e misurazione del potereIn quale modo bisogna calcolare le potenze: tutti sono daccordo che lattuale sistema sia bipolare, solo pochi lo mettono in discussione data la loro affezione verso il mondo in equilibrio. Lequilibrio di Metternich e Bismarck fu quello di 5 grandi potenze definite in funzione del loro potenziale. Oggi invece gli studiosi guardano ad altre condizioni, labilit o lincapacit degli stati di risolvere problemi visto come elemento capace di modificare le posizioni, le relazioni possono essere considerate al posto delle potenzialit e poich queste sono multilaterali cos sar anche per taluni il mondo. Da qui alcuni studiosi ritengono che lipotetica dissoluzione dei blocchi possa porre fine al bipolarismo, ma tale sistema esiste in funzione di due grandi potenze non di due blocchi. Durante la sua segreteria di stato Kissinger sottoline che dal punto di vista economico non vi erano solo due potenze ma almeno cinque, sicuramente il potere non pi omogeneo, ma la proiezione di ci questione che riguarda il futuro non il presente, lo stesso Nixon fece lerrore secondo Waltz di trattare la Cina come superpotenza, in quanto influenzato dalla politica estera americana verso la Cina, non capendo che un paese pu anche diventare superpotenza se lo si tratta come tale. Insomma non si possono calcolare le potenze in funzione di ci che potrebbero essere nel futuro. Ancora una volta Waltz sottolinea che non bisogna confondere struttura e processi in quanto la prima la distribuzione del potere fra le unit e gli stati non raggiungono posizioni di vertice per una singola caratteristica positiva ma c bisogno di essere potenti in tutti gli ambiti. Tuttavia il problema per Waltz empirico e perci pu essere risolto col senso comune. Mentre Waltz scriveva gli stati erano circa 150 ma da Westfalia in avanti solo 8 avevano tentato di raggiungere la supremazia.

    I caratteri dellineguaglianzaPochi paesi al vertice significa un grande gap tra loro e la maggior parte del mondo. Lo squilibrio di potere pu rappresentare la tentazione ad intraprendere avventure pericolose, perci la sicurezza pare dipendere dal mantenimento di equilibrio tra gli stati. Se luguaglianza

  • la possibilit di provvedere a s stessi, vista come moralmente desiderabile mentre lineguaglianza viola il senso di giustizia perci da un certo punto di vista sarebbe preferibile un sistema con un gran numero di potenze ma non dimentichiamo che lineguaglianza caratteristica intrinseca del sistema internazionale, solo pochi stati uguali possono coesistere.Le virt dellineguaglianza possono essere viste in contrapposizione agli aspetti negativi dellineguaglianza, innanzitutto lestrema uguaglianza porta instabilit, mentre lineguaglianza rende possibili almeno la stabilit e la pace.

    Il carattere dei sistemi di piccolo numeroUsando unanalogia economica Waltz ci propone di analizzare la concorrenza e il duopolio, in cui le strutture di mercato sono uguali data lorigine individualista, la generazione spontanea e la composizione omogenea. La variazione di struttura prodotta dal differenziale di potere relativo pertanto il numero di imprese cos importante per spiegare. In concorrenza perfetta il produttore libero da costrizioni tattiche ed soggetto solo a quelle strategiche, mentre nei sistemi a minor numero egli sottoposto ad entrambe. In sistemi ristretti gli attori non hanno la libert di stabilire il loro assetto interno in quanto devono considerare le conseguenze sugli altri, seppur qualunque impresa comunque alla ricerca del proprio interesse. Pertanto il modello dazione dipende solo dalla struttura del mercato nella quale si colloca limpresa. Lo stesso vale per gli stati seppure questi abbiano come primo interesse la loro sopravvivenza e come in un mercato oligopolistico il risultato di azioni e reazioni indeterminato. In tutto questo non deve sfuggirci limportanza dei guadagni relativi. La sicurezza degli stati come necessit fondamentale va programmata in funzione della situazione.

    Il numero delle grandi potenze quindi sempre piccolo ma quale preferibile?Perch piccolissimo pi bello che piccoloLa stabilit economica aumenta col diminuire dei settori oligopolistici. La diminuzione del numero dei concorrenti avviene per 9 principali ragioni che nascono da ci: minore il numero delle parti meglio si controlla e quindi collusione e contrattazione diventano pi facili (proposizione principale).1) Le imprese grandi sono pi capaci di sopravvivere,2) poche imprese vuol dire imprese grandi e quindi alte barriere allentrata, 3) maggiore il numero delle parti maggiori sono i costi di contrattazione {[(n-1)n]/2}, 4) pi alto il numero delle parti minore linteresse a sostenere i costi della contrattazione, 5) minore il numero delle parti maggiore linteresse alla conservazione del sistema, 6) maggiore la prevedibilit dei costi per gli accordi e la raccolta dei guadagni quando vi sono grandi gruppi, 7) pi vi diversit tra le parti pi difficile contrattare, 8) pi alto il numero delle parti maggiore dovr essere la sorveglianza reciproca, 9) maggiore il numero delle parti pi difficile predire gli accordi tra gli altri. Questi nove punti