Vulture Magazine - 21 Maggio 2011

8
VULTURE MAGAZINE 1 Blog: Notizie dal VULTURE - il cuore della Basilicata Sommario 21 Maggio 2010 Amarcord Su Matera Anni Cinquanta.……………………….……….………………….. PAG.2 Alle Origini Del Primo Maggio In Basilicata……………….………………………………PAG 3 Congresso Libersind-Confsal ……………………………..…………………………….PAG. 5 Festa Patronale In Onore Di S. Andrea …………………...……...……………..…..…..PAG. 6 Marco Gai Di Venosa Stabilisce Il Nuovo Primato Regionale……………………………………PAG. 9

description

notizie dal cuore della Basilicata

Transcript of Vulture Magazine - 21 Maggio 2011

Page 1: Vulture Magazine - 21 Maggio 2011

VULTURE MAGAZINE 1

Blog: Notizie dal VULTURE - il cuore della Basilicata

Sommario 21 Maggio 2010

Amarcord Su Matera Anni Cinquanta.……………………….……….………………….. PAG.2 Alle Origini Del Primo Maggio In Basilicata……………….………………………………PAG 3 Congresso Libersind-Confsal……………………………..…………………………….PAG. 5 Festa Patronale In Onore Di S. Andrea …………………...……...……………..…..…..PAG. 6 Marco Gai Di Venosa Stabilisce Il Nuovo Primato Regionale……………………………………PAG. 9

Page 2: Vulture Magazine - 21 Maggio 2011

VULTURE MAGAZINE 2

AMARCORD SU MATERA ANNI CINQUANTA

Un interessante e pregevole volume di Vincenzo Abbatino

di Rocco Zagara

Il libro di Vincenzo Abbatino “Matera anni cinquanta”, pubblicato nel gennaio scorso per i tipi Perfecta di Matera, impreziosito dalla prefazione ampia, con acute note critiche di Giovanni Caserta, uno dei più autorevoli studiosi della storia di Matera, non solo tratta gli eventi materni del decennio 1950-60, ma esamina le situazioni e i fatti di Matera sia degli anni trenta sia del periodo successivo al predetto periodo. L’autore riporta documenti letterari, relazioni, normative varie, alcuni ricavati dagli archivi, altri inediti. Alcune pagine comprendono larghi brani del “Cristo” di Carlo levi e scritti di Francesco Saverio Nitti, ed è merito non piccolo dell’autore aver coordinato le fonti in modo che ognuna di esse contribuisca a dare una visione organica della città di Matera nella sua evoluzione. L’attenzione maggiore, naturalmente, è concentrata sui due Sassi, di cui l’autore offre una rappresentazione vivida e multiforme prima del varo della legge 619 del 17 maggio 1950. Principalmente sulla scorta della relazione Crispino si analizzano tutti i fattori caratterizzanti la vita della comunità “sassaiole” dalla condizione delle grotte adibite ad abitazione alla composizione delle famiglie alle malattie più diffuse all’indice di mortalità. L’autore riporta testimonianze altrui senza aggiungere alcun suo punto di vista, che pur sarebbe opportuno. Ad esempio, la

narrazione messa in bocca alla sorella di Carlo Levi è evidentemente inficiata dall’odio contro il regime allora dominante, quindi tutt’altro che obiettiva. Possibile che nessun bambino sorridesse o fosse vestito decentemente. La legge di risanamento su citata ha dato una svolta “epocale” all’esistenza degli abitanti dei due “semi imbuti rovesciati”. Accurata e la rievocazione degli interventi degli uomini politici che promossero la suddetta legge; particolarmente di Palmiro Togliatti ( cui si deve la definizione dei sassi quali “ vergogna nazionale”), di Michele Bianco ( il cui intervento alla Camera per ottenere che i fondi destinati alla Difesa fossero utilizzati per sovvenire alla povera gente, resta memorabile, di Alcide De Gasperi, supportato dall’allora Commissione Friedmann, del gruppo di Comunità e dell’UNRA-Casas. La seconda parte del volume illustra la complessa e faticosa opera di applicazione della legge di mantenimento della legge di risanamento, giacché vi parteciparono, non sempre armoniosamente, l’Ente Riforma, la Cassa per il Mezzogiorno, l’UNRA-CASAS, il Comune, il Genio Civile. I problemi organizzativi e gestionali furono molti e tutti impegnativi, come risulta dall’analitico racconto dell’autore. Certo, se si considera che migliaia di famiglie furono traslocate in vari quartieri ( non solo La Martella, il più grosso, anche Venusto, Picciano, Torre spagnola) e in zone periferiche della città, ora divenute rioni ( La Nera, Serra Venerdì, Spine Bianche), e a ciascuna famiglia assegnata una fonte di sostentamento. Se si considerano i servizi sociali di cui oggi borgo e rione furono dotati, si deve riconoscere che, nonostante non poche difficoltà e non lievi errore, si compì un’opera veramente straordinaria, quale mai da millenni era stata tentata, come annotò Padre Marcello Morelli ( figura dotta e carismatica, come definita da Giovanni Caserta). Se pensa che oggi per qualsiasi opera pubblica s’impegnano decenni talvolta lasciandola incompiuta e fatiscente, si deve ammettere che Matera

Page 3: Vulture Magazine - 21 Maggio 2011

VULTURE MAGAZINE 3

meritò l’attenzione ammirata dei più autorevoli architetti, antropologi e sociologi. Abbatino a sua volta è encomiabile, e la sua rievocazione è oggettivamente una rampogna per la classe politica attuale, che non solo non produce nulla di nuovo, ma assiste impotente alla chiusura di opifici che per decenni avevano dato lavoro a tanta povera gente. L’ultima parte del libro è dedicata alle memorie domestiche dell’autore, in pagine pervase da tenera nostalgia, senza mai cadere nella retorica supponente, “ un documento di vita vissuta che evita lo scadimento nel patetico, ma piuttosto talvolta è caratterizzata da affettuosa autoironia”, commenta Giovanni Caserta. L’autore rivela un’indole mite e ha fatto esperienze umili prima di “conquistarsi” una laurea. Alla mitezza è congiunta una profonda onestà intellettuale: come non ammirare il fatto che nel libro non c’è alcuna polemica aspra? Gli stessi accenni al Fascismo, che pure qualcosa fece per lo sviluppo di Matera sono esenti sia da elogi inutili sia da derisioni. Lo spirito di obiettività, dunque, è uno dei meriti salienti di Abbatino, la cui opera non è semplicemente “utile per qualcosa e per qualcuno”, come egli dice con esemplare modestia, bensì deve arricchire le biblioteche non solo dei materni di ogni età e condizione, ma anche del mondo accademico, specialmente degli studiosi di sociologia, antropologia, storia nel senso più ampio ed elevato.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

ALLE ORIGINI DEL PRIMO MAGGIO IN BASILICATA di Michele Strazza

A proclamare il primo maggio festa mondiale del lavoro era stato il congresso di Parigi della Seconda Internazionale nel 1889. In Basilicata sono i primi nuclei socialisti che si fanno portavoce, alla fine del diciannovesimo secolo, di tale ricorrenza. Già durante i moti popolari del 1898, quando la disoccupazione ed il rincaro del pane avevano spinto le masse a rivoltarsi, infatti, si ha notizia di manifestazioni a Potenza, tendenti a festeggiare il primo maggio, poi puntualmente interrotte dalla forza pubblica. In tale periodo, del resto, nel capoluogo sono attivi i primi gruppi del socialismo potentino. Alla fine del secolo, infatti, dopo Matera ed Irsina, anche a Potenza erano sorti i primi circoli socialisti intorno ad esponenti del ceto borghese: gli avvocati Ernesto Ciccotti e Francesco Magaldi, il professore D’Errico, il medico Gavioli, il ragioniere Errico Poppi, lo studente universitario Raffaele Pignatari, quello liceale Fittipaldi, il parrucchiere Vincenzo Satriani. Ed erano stati proprio i socialisti potentini che avevano tentato il salto di qualità fondando, nel 1898, il giornale “L’Alba”definito “Giornale socialista dell’Italia meridionale”. Con l’allargarsi del movimento socialista lucano, specialmente dopo il primo Congresso Regionale del novembre del 1902, al quale avevano preso parte 23 delegati in rappresentanza di 12 circoli, 9 leghe ed una cooperativa di consumo, anche la ricorrenza del primo maggio si espande sul territorio regionale, inizialmente con una partecipazione non proprio numerosa ma poi sempre con maggiore coinvolgimento. La stampa socialista,“La Squilla lucana” ed “Il Lavoratore”, infatti, danno notizia delle varie feste celebrate in moltissimi centri della regione, da Potenza a Matera,

Page 4: Vulture Magazine - 21 Maggio 2011

VULTURE MAGAZINE 4

da Melfi a Viggiano, mentre anche paesi più piccoli, come Barile, Atella, Ripacandida non vogliono mancare alle celebrazioni con cortei imponenti, bicchierate, balli e fuochi pirotecnici. Ma la diffusione è ancora tutt’altro che capillare, concentrandosi, in realtà, nei due centri urbani (Potenza e Matera), nel Melfese, roccaforte della corrente “intransigente” del Partito guidata da Attilio Di Napoli, e in tutti quei Comuni dove l’amministrazione è in mani socialiste (Irsina, Viggiano, Palazzo S. Gervasio, etc.). E tuttavia, a scorrere le cronache dell’epoca, l’imponenza di alcune manifestazioni colpiscono per l’alta partecipazione popolare, favorita da cooperative e leghe contadine, e per le modalità dei festeggiamenti. Così nel 1911 circa 3.000 persone festeggiano a Melfi dove l’amministrazione comunale socialista, dopo aver illuminato a il Municipio, decreta la chiusura di scuole ed uffici. Tre anni dopo sono 4.000 i partecipanti al primo maggio potentino arricchito da comizi, balli e merende nella villa di S. Maria, senza dimenticare i consueti fuochi d’artificio. Alla festa non mancava, poi, la partecipazione della banda musicale che, per l’occasione, suonava l’inno del socialismo lucano composto nel 1907, così come non mancavano le cosiddette “bicchierate”, tenute, tuttavia, attentamente sottocontrollo per evitare che la festa potesse degenerare con conseguente intervento della forza pubblica. Tutte le organizzazioni di partito e le associazioni dei lavoratori erano direttamente impegnate per la buona riuscita dei festeggiamenti che, naturalmente, rappresentavano l’occasione per veicolare messaggi di propaganda e di pedagogia politica, oltre che per pubblicizzare i cavalli di battaglia del socialismo come la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore ed il suffragio universale.

Il bisogno di identificazione era supportato da segni distintivi come il fiore rosso all’occhiello, la bandiera, la cravatta anch’essa rigorosamente rossa: tutto diventava importante per distinguere il militante dal semplice spettatore. Ma il rosso non era il solo colore ammesso. Affianco al rosso “fiammante” delle bandiere dei Circoli e delle Avanguardie socialiste vi era il verde di quelle di alcune leghe di contadini: tutte erano orgogliosamente ostentate negli imponenti cortei che sfilavano lungo le vie cittadine per, poi, concentrarsi negli spiazzi deputati allo svolgimento della festa. Naturalmente le feste dei lavoratori spesso non erano ben viste dal “padronato” locale che, come ad esempio nel Melfese, tentava di boicottare l’iniziativa offrendo, proprio in quel momento, giornate di lavoro ai braccianti da lungo tempo disoccupati. Così come non sempre la festa sarà al riparo da scontri e violenze che la coinvolgeranno in momenti particolari della nostra vita nazionale come la guerra in Libia. L’avversione socialista alla politica bellica, ad esempio, verrà presa a pretesto dai nazionalisti, nel 1912, per rovinare il clima del primo maggio a Potenza e Melfi dove si registreranno scontri con alcuni feriti. Il tema della pace sarà un punto fermo nelle manifestazioni della festa dei lavoratori, a puntualizzare l’enorme distanza dal ceto borghese e dai suoi valori. Così nei festeggiamenti del 1914 la propaganda politica contro la guerra costituirà il tema centrale della riflessione politica, contribuendo ancora di più ad accrescere l’ostilità dei padroni. Un’ultima annotazione. Nel 1913 il primo maggio incomincia ad essere festeggiato anche dalle forze cattoliche lucane, con una caratterizzazione religiosa ed il coinvolgimento delle strutture parrocchiali, anche se la festa continua ad essere, per qualità e quantità, ancora predominio dei socialisti.

Page 5: Vulture Magazine - 21 Maggio 2011

VULTURE MAGAZINE 5

In definitiva, dunque, la celebrazione del primo maggio in Basilicata, nella sua duplice accezione di festa popolare e veicolo di propaganda politica, rappresentò, a cavallo di due secoli, una delle prime occasioni in cui i lavoratori festeggiavano se stessi, il proprio presente e la speranza in un futuro migliore, mostrandosi fieri delle proprie peculiarità e della propria identità.

:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

CONGRESSO

LIBERSIND-CONFSAL

Ci è gradito informarvi che il nostro sindacato Libersind, il sindacato libero e autonomo, quest’anno compie trent’anni di vita e di attività profusa senza risparmio di energie nella rappresentanza sindacale a tutela dei lavoratori della nostra azienda e a tutela della nostra azienda stessa in quanto bene indivisibile e sostanziale per i lavoratori. Per festeggiare adeguatamente questa felice ricorrenza il 27 e 28 maggio prossimo venturo, verrà celebrato, presso la sala convegni dell’Hotel Capannelle in Roma, il Congresso Nazionale Libersind Confsal. A questo evento parteciperanno oltre 100 delegati provenienti dai vari territori italiani ed è prevista la

partecipazione di numerosi invitati sia nazionali che internazionali, sia di parte datoriale che di parte sindacale i quali, attraverso i loro interventi, sommati a quelli dei tanti delegati sindacali, contribuiranno al dibattito che si svilupperà in questi due giorni sui temi dell’azione e della rappresentanza sindacale, in un mondo del lavoro che sta cambiando velocemente e radicalmente, nel nostro Paese, in Europa e nel mondo. Crediamo sia importante in questa occasione, riferirci ancora una volta, rileggendole, alle nostre origini, al pensiero dei fondatori del Libersind espresso ad aprile del 1981, per verificare quanto questo pensiero, questa filosofia di impegno solidale e sociale, sia ancora oggi decisamente attuale ed anzi, un faro da seguire ed al quale avvicinarsi con fiducia per combattere l’atomizzazione della società, il naufragio dei rapporti e della partecipazione, affinché nessuno si senta isolato. Questo quindi il “manifesto fondativo” del Libersind contenuto nella lettera aperta ai lavoratori dell’aprile del 1981: Con il LIBERO SINDACATO DEI LAVORATORI DELLA RADIO, DELLA TELEVISIONE E DELLO SPETTACOLO, i firmatari del presente documento vogliono dare vita ad una organizzazione realmente libera: · Che si misuri con tenace impegno con i datori di lavoro pubblici e privati. · Che sia autogestita dai lavoratori attraverso congressi non soffocati dai centri di potere · Che sia aperta a tutti i lavoratori, nel rispetto di ogni convinzione politica o religiosa. · Che sia sensibile ad un reale spirito di unità sui fatti concreti · Che non sia racchiusa nella custodia di interessi particolari ma aperta ai

Page 6: Vulture Magazine - 21 Maggio 2011

VULTURE MAGAZINE 6

problemi di tutti i lavoratori del settore e del Paese. · Vogliamo una organizzazione soprattutto efficiente e realmente controllata dalla base degli iscritti. Ebbene carissimi colleghi, il LIBERSIND è davvero tutto questo, un organizzazione sindacale pronta ad accogliervi e soprattutto ad ascoltarvi. Coloro i quali non saranno presenti fisicamente in sala, potranno comunque seguire i lavori del VIº Congresso Libersind, tramite rete internet poiché verranno trasmessi in diretta streaming sul nostro sito www.libersind.it Cordialità Segreteria Nazionale Libersind Confsal Segreteria Basilicata LIBERSIND-CONFSAL :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

La foto ritrae la statua di S.Andrea di Atella.

SANT’ANDREA DI ATELLA. 21 E 22 MAGGIO 2011.

FESTA PATRONALE IN ONORE DI S.ANDREA.

PREVISTA LA PARTECIPAZIONE DEL TRIO COMICO DI POTENZA,

LA RICOTTA. S Andrea di Atella. L’Associazione “Cavalieri del Vulture” grazie al sostegno del Comune di Atella (PZ) e grazie,soprattutto, ai cittadini e a tutti coloro che hanno contribuito economicamente alla manifestazione, sono lieti di annunciare i festeggiamenti in onore del Santo Patrono S. Andrea che si terranno a Sant’Andrea di Atella (PZ) il 21 e il 22 Maggio. La manifestazione, che vede un ricco programma contenente musica, tradizione, cultura e folklore, seguirà questo programma: Programma Religioso: SABATO 21 ore 20:30 Fiaccolata e Processione con il Santo Patrono DOMENICA 22 ore 10:30 Santa Messa - A seguire verrà consegnata una targa ricordo a Padre Bernardino e Antonio Sabato ore 11 Processione con il Santo Patrono S. Andrea per le vie della frazione. Programma civile: SABATO 21 ore 15 Caccia al tesoro, gara di tressette, torneo di calcetto ore 16 Giocolandia con gonfiabili, pop corn, truccabambini in compagnia de "Le Muse" ore 21 Spettacolo di intrattenimento ore 22 Pennette per tutti offerte dal comitato DOMENICA 22 ore 8 giro delle contrade nella frazione con il complesso bandistico "G. Orsomando" di Rionero in Vulture

Page 7: Vulture Magazine - 21 Maggio 2011

VULTURE MAGAZINE 7

ore 12:30 Fuochi pirotecnici ore 13 Aperitivo offerto dal comitato ore 16 Giochi tradizionali vari in compagnia della "Fanfara dei Bersaglieri" di Altamura (BA) ore 18 Esibizione della Fanfara ore 20:30 Esibizione della scuola di ballo "Rosario Free Dance" di Atella ore 21 Estrazione dei premi della lotteria ore 21:30 Esibizione del noto gruppo di cabaret LA RICOTTA ore 23 Fuochi pirotecnici di chiusura Nel ringraziare chi parteciparà, l’Associazione Cavalieri del vulture, ringrazia chi parteciperà a questa festa. Lorenzo Zolfo

:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

Bob Dylan, 70 anni di giovinezza, nel segno di Sant’Agostino

Compie settant’anni il 24 maggio quel poeta menestrello del Minnesota, Robert Zimmermann, che abbiamo amato col

nome di Bob Dylan. Ha interpretato a suo modo e forse più di altri il canto di speranza di quelle generazioni che hanno sognato un mondo più giusto e più libero. Del poeta controverso ed inquieto si è scritto e si scriverà ancora molto: di certo ha lasciato una traccia inestinguibile nella cultura e nel mondo giovanile del secolo scorso, in ogni dimensione umana e collettiva. Celebrare la sua immensa opera sarebbe un po’ “conforme” rispetto a quanto si dirà e si scriverà di questo cantautore-poeta-musicista, l’artista ed intellettuale smanioso e scomodo. Letteratura, cronaca e spettacolo non mancheranno di ricordarlo. Il cinema ne ha fatto una originale epopea (nel 2007 presentato a Venezia) con il film di Todd Heyness “Io non sono qui” dove persino la bellissima Cate Blanchett ne veste i panni e le movenze con vistosi occhiali scuri. Vorremmo rispolverare un’analisi piuttosto mistica di Bob Dylan, nella sua costante ricerca di verità. Esaltare la sua poetica con una canzone che il poeta dedica ad uno dei Padri della Chiesa, a sant’Agostino, nell’album “John Wesley Harding”. Era il 1968, l’anno della svolta nella storia di quello che viene definito il secolo breve. Inizia così la canzone “I dreamed I saw saint Augustine” e che ha il suo apice nella ripresa successiva: sogna di vedere sant’Agostino “in carne e ossa che correva nei nostri quartieri in estrema povertà… e cercava anime che già erano state vendute, gridando forte: Alzatevi, alzatevi! Venite fuori e ascoltate….” Ed ancora, Dylan confessa: “Ho sognato di vedere sant’Agostino, vivo di un respiro di fuoco” per aggiungere in conclusione un apocrifo martirio del santo, in realtà solo un incubo onirico: “Ho sognato di essere tra coloro che lo misero a morte! Oh, mi sono svegliato adirato, solo e terrorizzato…, ho abbassato la testa e ho pianto”. La menzione non poteva che venire da un moderno intellettuale come mons. Gianfranco Ravasi, il quale ricorda: “Non

Page 8: Vulture Magazine - 21 Maggio 2011

VULTURE MAGAZINE 8

è che i temi spirituali siano stati alieni a questo personaggio che aveva respirato non solo folk, rock e blues ma anche echi degli spiritual afro-americani…” Ed ancora: “In fondo, aveva ragione Dylan: nel vescovo di Ippona, si incrocia un fiery breath, un ardente respiro di amore, con un alito fresco che proviene dai cieli cristallini della teologia, nella ferma convinzione che la natura umana manca di unitarietà e la può trovare solo alla luce dell’unitarietà di Dio”. Una disquisizione elevata quella di Ravasi, che spesso nei suoi interventi ripropone autori di qualsiasi fede, in un argomentare ecumenico che avvolge la cultura e il pensiero contemporaneo. Quindi, Bob Dylan si inscrive a pieno titolo fra coloro che scrutano il tempo nel quale viviamo, che affida al suo talento artistico la “manutenzione” della nostra interiorità, travalicando ogni inibizione dettata dal conformismo e dall’appiattimento dei sensi. Rimarranno per sempre le sue canzoni, le sue ballate, le sue proteste. E le sue preghiere. Una di esse è “Knockin' On Heaven's Door” (Bussando alle porte del Paradiso) che Bob Dylan inserisce nella colonna sonora di un film ormai cult: “Pat Garret e Bill the Kidd”, che Sam Peckinpak gira nel 1973. Si muove anche lui, mestamente, in quel western crepuscolare, il cantore di strada dallo sguardo lungo e penetrante, che cerca risposte “in un soffio di vento”. Armando Lostaglio

PRODUZIONI VIDEO, COMUNICAZIONE,

EVENTI…

WWW.SIDERURGIKATV.TK

Web-Tv di Video, Filmati, Eventi, Informazioni, Notizie dall’Italia e dal Vulture…

con quattro redazioni da tutta Italia (450.000 contatti)

SiderurgikaTv più di 30 rubriche tra cui

Vulture Magazine notizie dal cuore della Basilicata con 90.000 lettori e una redazione di

sei giornalisti locali

Contatti ed Informazioni: e-mail: [email protected]

Tel.349.6711604