Volume II Italian disabilità

138

description

coordinazione sviluppo 2000 2008

Transcript of Volume II Italian disabilità

Page 1: Volume II Italian disabilità
Page 2: Volume II Italian disabilità

DISABILITÀ, COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E SVILUPPO

L’ESPERIENZA DELLA COOPERAZIONE ITALIANA 2000-2008

Mina Lomuscio, Maria Chiara Venier e Maura Viezzoli

Giugno 2010

Page 3: Volume II Italian disabilità

Questo rapporto è stato curato da Mina Lomuscio e Maria Chiara Venier, dell’Unità Tecnica Centrale della Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del Ministero degli Affari Esteri Italiano e da Maura Viezzoli, consulente.

Le opinioni e le valutazioni espresse in questa pubblicazione non riflettono necessariamente il punto di vista del Ministero degli Affari Esteri Italiano o della Banca Mondiale.

Page 4: Volume II Italian disabilità

INDICE

PREFAZIONE.............................................................................................................................................. i

RINGRAZIAMENTI...................................................................................................................................iii

ACRONIMI E ABBREVIAZIONI..................................................................................................................v

SINTESI...................................................................................................................................................vii

PARTE A: IL CONTESTO............................................................................................................................1

CAPITOLO 1: LA DISABILITÀ NEL QUADRO INTERNAZIONALE.............................................................3

CAPITOLO 2: L’IMPEGNO DELL’ITALIA PER LA PROMOZIONE E PROTEZIONE DEI DIRITTI DELLE

PERSONE CON DISABILITÀ...................................................................................................................15

PARTE B: L’ESPERIENZA DELLA COOPERAZIONE ITALIANA.............................................................23

CAPITOLO 3: LA MAPPATURA DELLE INIZIATIVE PER LA PROMOZIONE DEI DIRITTI DELLE

PERSONE CON DISABILITÀ 2000-2008.................................................................................................25

ALLEGATO A: SCHEDA DI RILEVAZIONE...............................................................................................53

ALLEGATO B: LINEE-GUIDA DELLA COOPERAZIONE ITALIANA SULLA TEMATICA DELL’HANDICAP

(2002)......................................................................................................................................................57

ALLEGATO C: MAPPATURA DEI PROGETTI DELLA COOPERAZIONE ITALIANA PER LA PROMOZIONE E

PROTEZIONE DEI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ 2000-2008.................................................71

ALLEGATO D: TABELLA FINANZIAMENTI E COFINANZIAMENTI PER PAESE NEL SETTORE DELLA

DISABILITÀ 2000-2008...........................................................................................................................77

ALLEGATO E: CENSIMENTO ENTI ESECUTORI E PARTNER LOCALI...................................................78

BIBLIOGRAFIA........................................................................................................................................84

RIQUADRI

RIQUADRO 1: LA DISABILITÀ NELL’AMBITO DEI PROGRAMMI DI SVILUPPO UMANO DELLA

COOPERAZIONE ITALIANA.....................................................................................................................26

RIQUADRO 2: CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ............................39

RIQUADRO 3: BUONA PRATICA.............................................................................................................43

RIQUADRO 4: PROGETTI DERIVATI.....................................................................................................46

Page 5: Volume II Italian disabilità

RIQUADRO 5: DURATA DEI PROGETTI.................................................................................................49

GRAFICI

GRAFICO 1: DISTRIBUZIONE RISORSE DELIBERATE DALLA DGCS....................................................32

GRAFICO 2: DISTRIBUZIONE DEI FONDI PER SOGGETTI FINANZIATORI.............................................32

GRAFICO 3: RIPARTIZIONE GEOGRAFICA DEI FINANZIAMENTI DELIBERATI DALLA DGCS PER LE

INIZIATIVE DISABILITÀ 2000-2008........................................................................................................33

GRAFICO 4: DISTRIBUZIONE DEI FINANZIAMENTI PER TIPOLOGIA DI INIZIATIVA (ORDINARIA O DI

EMERGENZA)..........................................................................................................................................35

GRAFICO 6: TIPOLOGIA DI PARTNER LOCALI COINVOLTI NEI PROGETTI........................................39

GRAFICO 7: TIPOLOGIA DI ATTIVITÀ DEI PROGETTI..........................................................................40

GRAFICO 8: ELEMENTI QUALIFICANTI DEI PROGETTI MAPPATI........................................................44

GRAFICO 9: PROGETTI CON COMPONENTE DI RICERCA.....................................................................45

GRAFICO 10: TIPOLOGIA BENEFICIARI DEI PROGETTI.......................................................................46

GRAFICO 11: RAPPORTI DI VALUTAZIONE...........................................................................................48

GRAFICO 12: DURATA IN ANNI DEI PROGETTI.....................................................................................48

GRAFICO 13: SETTORI OCSE-DAC.....................................................................................................50

TABELLE

TABELLA 1: RAPPORTO TRA FINANZIAMENTI A DONO E FINANZIAMENTI PER LE INIZIATIVE

DISABILITÀ..............................................................................................................................................31

TABELLA 2: RIPARTIZIONE PER PAESE DEI FINANZIAMENTI APPROVATI DALLA DGCS PER LA

DISABILITÀ..............................................................................................................................................34

TABELLA 3: RIPARTIZIONE DEI PROGETTI PER MODALITÀ DI ESECUZIONE, ESCLUSI I

COFINANZIAMENTI..................................................................................................................................36

Page 6: Volume II Italian disabilità

PREFAZIONE

Elisabetta BelloniDirettore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri

Le persone con disabilità nel mondo sono circa il 10 – 12% della popolazione mondiale. Si stima che la maggior parte di esse viva nei paesi in via di sviluppo.

Le persone disabili rappresentano dunque una porzione significativa della popolazione e hanno più probabilità di vivere in condizioni di povertà rispetto ai loro pari senza disabilità. In molti casi la condizione di disabilità può costituire una causa di povertà impedendo la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita economica e sociale delle loro comunità, specialmente se non sono disponibili infrastrutture e servizi adeguati.

Nel panorama internazionale la “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, introducendo un nuovo standard internazionale legale e culturale, rappresenta un importante strumento per la promozione dei diritti umani e per il riconoscimento dei diritti di pari opportunità per tutti.

La Convenzione non riconosce “nuovi” diritti alle persone con disabilità, ma ha ridefinito i diritti e i principi nel quadro dei diritti umani.

La Cooperazione Italiana, da sempre impegnata nella lotta all’esclusione sociale, rafforza il suo ruolo attraverso il mandato affidatole dalla Convenzione stessa (art. 32):

“Gli Stati Parti riconoscono l’importanza della cooperazione internazionale e della sua promozione, a sostegno degli sforzi dispiegati a livello nazionale per la realizzazione degli scopi e degli obiettivi della presente Convenzione, e intraprendono appropriate ed efficaci misure in questo senso, nei rapporti reciproci e al proprio interno e, ove sia appropriato, in partenariato con le organizzazioni internazionali e regionali competenti e con la società civile, in particolare con organizzazioni di persone con disabilità”.

Nel periodo 2000 – 2008 la Cooperazione Italiana ha realizzato iniziative per la promozione dei diritti delle persone con disabilità in 25 paesi  (Albania, Angola, Bosnia Erzegovina, Camerun, Cina, Cuba, Ecuador, El Salvador, Etiopia, Giordania, Italia, Kenya, Kosovo, Libano, Libia, Marocco, Montenegro, Repubblica Centro Africana, Serbia, Sudan, West Bank and Gaza, Tunisia, Vietnam, Yemen,  Zambia).

Questo volume rappresenta un primo passo verso il rispetto degli enunciati della Convenzione e intende fornire una panoramica delle iniziative finanziate dalla Cooperazione Italiana per la promozione e protezione dei diritti delle persone con disabilità.

L’auspicio è che questo volume rappresenti la base documentale per aprire un dibattito costruttivo sugli impegni futuri della Cooperazione Italiana nel rimodellare le proprie procedure, favorendo l’inclusione delle persone con disabilità nei programmi di sviluppo e meccanismi di collaborazione attraverso lo scambio e la condivisione di informazioni ed esperienze.

Page 7: Volume II Italian disabilità

RINGRAZIAMENTI

Molte persone hanno contribuito a questo rapporto. La stesura di questo rapporto non sarebbe stata possibile senza tutti coloro che hanno collaborato alla raccolta di dati ed informazioni ed alla compilazione e verifica delle schede di rilevazione sui progetti finanziati dalla DGCS per la promozione dei diritti delle persone con disabilità e, in particolare:

Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo (DGCS)

Domenico Bruzzone, Paola Campostrini, Maurizio Canfora, Manfredo Capozza, Luciano Carrino, Carlo Cibò, Raimondo Cocco, Chiara Coletti, Antonello De Riu, Stefania Fantuz, Massimo Ghirelli, Mauro Ghirotti, Guglielmo Giordano, Flavio Lovisolo, Francesco Maraghini, Fabio Melloni, Fabrizio Nava, Sergio Palladini, Giancarlo Palma, Maria Grazia Piazzolla, Alessandra Piermattei, Gianandrea Sandri, Andrea Senatori

Unità Tecniche Locali della DGCS

UTL Bosnia Erzegovina (Stefania Fantuz), UTL Bolivia (Marco Gaspari), UTL Libano (Chiara Coletti, Elena Zambelli, Giorgia Depaoli), UTL Marocco (Fabio Minniti), UTL Mozambico (Roberta Pegoraro), UTL West Bank and Gaza (Maurizio Barbieri), UTL Tunisia (Pietro Samperi), UTL Vietnam (Iride Boffardi)

Consulenti esterni della DGCS per iniziative disabilità

Paola Baumgartner, Fabrizio Brutti, Estella Guerrera

Enti esecutori responsabili dell’esecuzione delle iniziative finanziate dalla DGCS sulle tematiche della disabilità

Istituto Superiore di Sanità (ISS) (Alice Fauci, Ranieri Guerra), ONG ACRA (Angela Melodia, Giorgia Carloni), ONG AIFO (Cinzia Cullice, Francesca Ortali, Pierdomenico Lorenzo), ONG AISPO (Giuliano Brumat, Renato Corrado), ONG AVSI (Chiara Spampinato), ONG CCM (Marilena Bestini), ONG CFI (Francesca Petroni, Rodolpho Da Silva, Vittorio Bossa), ONG CIca (Antonio Scrivo, Bepina Sima, Riccardo Sollini), ONG CICSENE (Gianfranco Cattai, Paola Giani), ONG CMT (Claudio Grassi, Letizia Ragonesi), ONG COOPI (Ennio Miccoli), ONG COSV (Katia Oppo). ONG CTM (Alberto De Nicola, Enrico Azzone, Pasquale Sabatino), ONG CUAMM (Don Luigi Mazzuccato, Elena Ostanel, Fabio Manenti, Massimo Maroli), ONG DISVI (Anna Ferrero, Vincenzo D’Amore), ONG DOKITA (Mario Grieco), ONG EDUCAID (Giacomo Anastasi), ONG GVC (Dina Taddia, Donatella Oldrini, Erika Beuzer, Silvia Angemi), ONG INTERSOS (Andrea Mussi, Stefano Cordella, Valentina Stivanello), ONG L’AFRICA CHIAMA (Raffaella Nannini), ONG MAGIS (Giuseppe Mazzini), ONG MONSERRATE (Delia Oliveto), ONG MOVIMONDO (Pietro Del Sette), ONG OVCI (Cristina Paro, Mauro Borin, William Strango), ONG RC (Arturo Parolini, Ciro D’Acunzo, Emira Sghaier), ONG RTM (Mario Pelloni), ONG TDH (Leonor Crisostomo, Anna Nava, Piera Redaelli), Regione Emilia Romagna (Gisella Brkovic, Luca De Pietri, Rossana Preus), Progetto Sviluppo Liguria (Roberto Caristi) Università Tor Vergata (Cartesio Favalli)

Page 8: Volume II Italian disabilità

Gruppo di lavoro per la revisione del rapporto

Romolo de Camillis, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Dirigente Ufficio di Gabinetto, Giampiero Griffo, Membro dell'Esecutivo Mondiale di “Disabled Peoples’ International”, Isabella Menichini, Direttore Generale dell’Istituto Affari Sociali, Marco Nicoli, del “Disability and Development Team” della Banca Mondiale, Antonio Organtini, Esperto in Legislazione Sociale e Maura Viezzoli, Consulente della Banca Mondiale e della DGCS

Valentina Agosta, Jacopo Branchesi, Chiara Brunetti, Antonella Cimino, Anna Condemi, Gabriele Confaloni, Enza Minniti, Francesca Poverini (Stagisti presso l’Unità Tecnica Centrale della DGCS) per l’attività di raccolta e realizzazione grafica e tabellare dei dati, ed Estella Guerrera per il contributo alla grafica.

Il Ministro Plenipotenziario Filippo Scammacca del Murgo e dell’Agnone, Capo dell’Ufficio della Cooperazione Finanziaria della DGCS ed il Ministro Plenipotenziario Pier Francesco Zazo, Capo dell’Unità Tecnica Centrale della DGCS per la guida ed il sostegno forniti nella realizzazione del presente Rapporto.

I colleghi della Banca Mondiale, Aleksandra Posarac, Lead Human Development Economist e Leader del Disability & Development Team e Marco Nicoli, Senior Knowledge Management Officer, per i preziosi commenti e suggerimenti forniti agli autori del presente Rapporto.

Infine i revisori Prof. Angelo Miglietta della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Ricardo Rocha Silveira della Banca Mondiale, e Deepti Samant della Global Partnership for Disability & Development.

Page 9: Volume II Italian disabilità

ACRONIMI E ABBREVIAZIONI

AAPD Acquisition & Assistance Policy DirectiveACP Africa, Caraibi e PacificoAPPI Anti-Poverty Partnership InitiativeBM Banca MondialeCBR Community Based RehabilitationCEPAL Comisiòn Economica para America Latina y el Caribe CILSS Comité Permanent Inter-Etats de Lutte contre la Sécheresse dans le Sahel DAC Development Assistance CommitteeDGCS Direzione Generale Cooperazione allo SviluppoDPI Disabled Peoples International ECOSOC Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite FAO Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura FMI Fondo Monetario InternazionaleGBS General Budget SupportGPDD Global Partnership on Disability and DevelopmentHDR Rapporto sullo Sviluppo Umano ICD International Classification of DiseasesICF International Classification of Functioning, Disability and HealthICIDH International Classification of Impairment, Disabilities, and HandicapsICT Information and Communication Technologies IFAD Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo IGAD Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo IsIAO Istituto Italiano per l’Africa e l’OrienteISS Istituto Superiore SanitàMAE Ministero degli Affari Esteri MDGs Obiettivi di Sviluppo del Millennio MEF Ministero dell’Economia e delle FinanzeOECD Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo EconomicoOHCHR Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti UmaniOIM Organizzazione Internazionale per le MigrazioniOMS Organizzazione Mondiale della SanitàONG Organizzazione Non GovernativaONU Organizzazione Nazioni UniteOSCE Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in EuropaPAM Programma Alimentare MondialePCD Persone con disabilitàPDHL Programa de Desarrollo Humano LocalPRSP Poverty Reduction Strategy PapersPVS Paesi in via di SviluppoRBC Riabilitazione su base comunitariaSADC Southern African Development Community SIC Sistema Informatico CentraleUE Unione EuropeaUNDESA Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali UNDP Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo

Page 10: Volume II Italian disabilità

UNESCO Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura UNICEF Fondo delle Nazioni Unite per l’InfanziaUNICRI Istituto Internazionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la

Giustizia UNIDO Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale UNIFEM Fondo delle Nazioni Unite per le Donne USAID United States Agency for International Development UTC Unità Tecnica Centrale UTL Unità Tecnica Locale

Page 11: Volume II Italian disabilità

SINTESI

Il presente Rapporto: (i) analizza le dimensioni e caratteristiche dell’investimento della Cooperazione Italiana sul tema disabilità dal 2000 al 2008; (ii) presenta la tipologia dei progetti realizzati; (iii) identifica le buone prassi e le lezioni apprese da valorizzare ai fini di un percorso di mainstreaming1

sulla disabilità nella Cooperazione allo Sviluppo Italiana.

Dall’analisi effettuata emerge la tipologia delle iniziative finanziate dalla Cooperazione Italiana che consiste in azioni mirate direttamente alle tematiche della disabilità o in iniziative di tipo multisettoriale dove il tema disabilità è affrontato in maniera trasversale e la disabilità, in taluni casi, è mainstreamed nelle diverse azioni realizzate.

I progetti che sono stati presi in esame sono riconducibili a cinque aree: (i) salute e riabilitazione, (ii) accessibilità, (iii) promozione dei diritti, partecipazione ed empowerment delle persone con disabilità e delle loro associazioni, (iv) cambiamento culturale e (v) azioni e temi trasversali (impatto sul quadro legislativo - istituzionale, inclusione sociale, formazione).

Il Rapporto mette in evidenza l’impegno che da sempre la Cooperazione Italiana ha avuto nella promozione dei diritti delle persone con disabilità e che rispecchia la forte tradizione italiana nel promuovere iniziative che valorizzano un approccio di tipo partecipativo.

Tale approccio emerge dal coinvolgimento delle organizzazioni della società civile, istituzioni nazionali, municipalità, enti pubblici, università, istituzioni e associazioni religiose nei diversi progetti.

Prosegue e si consolida inoltre l’impegno della Cooperazione Italiana nel rafforzamento del cosiddetto “Sistema Italia” attraverso la cooperazione orizzontale, decentrata, le associazioni economiche di categoria e l’importanza che la Cooperazione Italiana attribuisce alla costruzione di partenariati interistituzionali. Questo ultimo elemento, risulta fondamentale per assicurare la sostenibilità nel lungo periodo di iniziative di aiuto allo sviluppo.

1 Secondo la definizione utilizzata in questo documento, per mainstreaming si intende: l’integrazione della prospettiva della disabilità in ogni fase delle politiche e delle pratiche dello sviluppo: disegno, attuazione, monitoraggio e valutazione con un’ ottica di promozione delle uguali opportunità per le persone con disabilità in ogni aspetto della vita sociale, economica, culturale. (Cfr. Commissione Europea. Pari opportunità per le persone con disabilità: un Piano d’azione europeo. Comunicazione della Commissione al Consiglio, il Parlamento Europeo, il Comitato economico e sociale europeo e il Comitato delle Regioni. Bruxelles, 30 ottobre 2003. com (2003) 650 finale).

Page 12: Volume II Italian disabilità
Page 13: Volume II Italian disabilità

PARTE A: IL CONTESTO

1

Page 14: Volume II Italian disabilità

CAPITOLO 1: LA DISABILITÀ2 NEL QUADRO INTERNAZIONALE

1.1. Di chi parliamo quando parliamo di persone con disabilità3

Disporre di una valutazione certa e condivisa tra tutti gli attori internazionali circa il numero di persone con disabilità nel mondo non è esercizio semplice. Questo, infatti, implicherebbe la presenza di una definizione di disabilità concordata e comunemente utilizzata, di un set di indicatori condiviso, oltre a sforzi sistematici per raccogliere informazioni statistiche basate su metodologie condivise e uniformi. Attualmente si stima che circa il 10 della popolazione mondiale presenti qualche forma di disabilità.4

Nel maggio del 2001 l’OMS ha pubblicato la "Classificazione internazionale del funzionamento, della salute e della disabilità", l’ICF,5 riconosciuto da 191 Paesi come il nuovo strumento per descrivere e misurare la salute e la disabilità delle popolazioni. La Classificazione ICF rappresenta un’autentica rivoluzione nella definizione e quindi nella percezione di salute e disabilità. I nuovi principi evidenziano l’importanza di un approccio integrato, che tiene conto dei fattori ambientali, classificandoli in maniera sistematica. L'ICF riconosce che ogni essere umano può avere un problema di salute e chiarisce il ruolo fondamentale dell'ambiente nel determinare la disabilità. La condizione di disabilità è un'esperienza che ogni essere umano può vivere nell'arco della sua vita.

È da tempo accettato che le percezioni e definizioni di disabilità variano a seconda dei contesti sociale e culturale.6 Nel preambolo della Convenzione ONU viene ribadito che la disabilità è un concetto in evoluzione che rappresenta il risultato dell’interazione tra persone con limitazioni funzionali e barriere comportamentali e ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri. Questo spiega anche la difficoltà di avere definizioni di disabilità acquisite ed univoche.

L’OMS7 rileva come il rapporto tra il numero di persone con disabilità e la totalità della popolazione mondiale stia cambiando. Le cause sono complesse e molteplici. Tra esse vi sono le malattie, i disastri naturali, il deterioramento dell’ambiente ed i conflitti.8 Anche fattori positivi, come la maggiore aspettativa di vita e/o i progressi della medicina, che contribuiscono alla crescita della popolazione mondiale, possono incidere sull’incremento delle situazioni di disabilità.

2 Cfr. <http://www.un.org/disabilities>3 Sulla terminologia da utilizzare rispetto alla disabilità, esiste un dibattito internazionale ancora in corso: il presente Rapporto utilizza sia “persone disabili” che “persone con disabilità”. Per una disamina dell’utilizzo di questo termine vedi “Le buone prassi nell’uso delle parole: le parole sono pietre” in Le idee vincenti. Esempi di buone prassi nello sviluppo della cultura imprenditoriale e dell’accoglienza. Pesaro, progetto Equal Albergo via dei matti numero zero, 2005.

4 L’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di 650 milioni di persone. Cfr. WHO. World Report on Disability and Rehabilitation. 13/14 novembre 2008. www.who.int/disabilities/en

5 Cfr. in < http://www.who.int/classifications/icf/en/>6 Cfr. Banca Mondiale 20077 Cfr.<http://www.who.int/disabilities/publications/dar_action_plan_2006to2011.pdf>8 Secondo l’OMS, in alcuni paesi fino a un quarto delle disabilità è conseguenza di ferite e violenze di diverso tipo. Cfr. WHO and Liverpool John Moores University launch Violence prevention: the evidence. Sept. 2009.

3

Page 15: Volume II Italian disabilità

Sono diversi gli approcci a cui fare riferimento per guardare alla disabilità.

L’approccio sanitario, prevalente fino agli anni ‘60, tratta la disabilità in termini prettamente medici. Secondo questo modello la persona con disabilità è considerata essenzialmente un paziente che va messo in condizioni di poter superare la propria menomazione. È essa, infatti, la causa della sua esclusione dalla società. L’approccio è soprattutto focalizzato sull’individuo come “oggetto” di cure ed interventi. L’accento degli interventi pianificati da decisori politici è sulla cura, sulla fornitura di servizi di riabilitazione, sulla fornitura di ausili e di tecnologia. Il modello prevede la presenza di istituzioni separate dove prendersi cura delle persone con disabilità, come scuole speciali o ricoveri.

L’approccio caritatevole guarda alle persone con disabilità come a vittime del proprio stato, persone bisognose di cura e di protezione. Si basa sul senso di compassione e pietismo che le limitazioni funzionali della persona ispirano nelle persone e nelle istituzioni caritatevoli. L’attenzione è centrata sul bisogno della persona con disabilità e sulla benevolenza di chi lo soddisfa. Tradizionalmente le politiche basate su questo approccio prevedono istituzioni speciali dedicate alle persone con disabilità (come istituti e scuole speciali). Il modello è stato alla base delle prime politiche sociali per le persone con disabilità, integrandosi fortemente con azioni caritative basate su fondi privati.

L’approccio sociale che emerge dalla fine degli anni ’80 inizi degli anni ‘90, pone l’accento sulla risposta che la società offre alla persona con disabilità. Secondo questo approccio la disabilità è il prodotto di un ambiente sociale che non è disponibile ad adattarsi alle diversità dei singoli. Obiettivo degli interventi ispirati da questo modello, è l’inclusione sociale, il porre la persona con disabilità all’interno della società attraverso la formazione, la scuola, il lavoro. Il modello sociale chiede alla società di adattarsi alle diversità delle persone con disabilità, riconoscendo che lo svantaggio di cui soffre dipende dalla discriminazione a cui è sottoposto.

Tale discriminazione assume diverse forme: legislativa e istituzionale, ad esempio quando non sono previste leggi inclusive delle persone con disabilità nelle scuole; una discriminazione data dalla non accessibilità delle strutture con la presenza delle barriere fisiche e sensoriali; una discriminazione di tipo culturale, fatta di stigma e pregiudizi.

L’approccio basato sui diritti umani, nato alla fine degli anni ’90, è fortemente radicato all’interno degli standard internazionali sui diritti umani e considera le persone con disabilità come “soggetti” di diritto. L’accento è posto sulla valorizzazione e inclusione delle persone con disabilità affinché possano partecipare pienamente alla vita sociale, economica, politica e culturale, nell’ambito di una società che accoglie e rispetta le loro differenze. L’approccio alla disabilità basato sui diritti umani enfatizza il tema della partecipazione delle persone disabili e delle loro famiglie, il ruolo delle associazioni di disabili, nella formulazione e attuazione di politiche finalizzate alla loro piena partecipazione alla vita sociale.

L’approccio fondato sulle capacità ( capabilities) 9, che si afferma come quadro concettuale negli anni 2000, considera fondamentale dare alla persona con disabilità la possibilità di esercitare la propria capacità, di scegliere la propria vita e di sviluppare le proprie potenzialità. Al centro del modello/approccio sono le aspirazioni e le potenzialità delle persone, e non i loro limiti. L’approccio delle capacità considera il benessere, la partecipazione e la libertà fondamentali nel perseguimento degli obiettivi economici e sociali.

Le politiche sociali per la disabilità che ne derivano, saranno conseguenti e dirette non solo a provvedere servizi per compensare lo svantaggio, ma saranno orientate anche e soprattutto a sostenere la capacità delle persone di poter scegliere. Tali scelte hanno a che fare con i diritti fondamentali di base come la salute, l’educazione, l’alimentazione, ma anche con la libertà di esercitare il proprio

9 Cfr. <http://www.capabilityapproach.com>

4

Page 16: Volume II Italian disabilità

diritto di avere una vita sociale, comunitaria, economica, affettiva.10 Il modello dei diritti umani e l’approccio delle capabilities sono spesso coniugati assieme.

I modelli menzionati rappresentano una schematizzazione del modo di intendere la disabilità e le persone con disabilità dagli anni ’50 ad oggi. A questo proposito, Kishor Bhanushali uno studioso indiano,11 parlando del suo Paese e commentando sul tema degli approcci alla disabilità, sottolinea:

“The policies and schemes of government are guided by medical model rather than human rights model. Major efforts on the part of government are limited to physical rehabilitation in the form of preventive action, provision for aids and appliances etc. Efforts in the direction of human rights model remain on paper (..)”.

“..the attitudes and perspectives of non-disabled people toward people with disabilities can, and do, have a profound impact on our daily lives. Even for a disabled person who has never before heard the phrase “moral model” or “human rights model,” the descriptions of the real-world attitudes upon which these phrases are based are intimately familiar and highly relevant to our lives. They are familiar because we confront them, for better or for worse, in the people we meet–including in our families. And they are relevant because when certain attitudes are pervasive throughout all society, they directly and pragmatically affect what services or human rights are–or are not–available to us.

“Whether or not you knew it, you are already operating from the perspectives and attitudes described in at least one of the existing “disability models”.

Da quanto sopra, emerge quanto sia importante definire il quadro concettuale di riferimento in quanto il modello utilizzato influisce anche sulla definizione delle politiche per la disabilità ed i conseguenti interventi.

1.2. Il “ mainstreaming” della disabilità nell’Agenda di Sviluppo

Comprendere in cosa consista il mainstreaming della disabilità e quali siano gli strumenti da mettere in campo per attuarlo è condizione indispensabile per ogni istituzione, governativa o intergovernativa, che intenda promuovere i diritti delle persone con disabilità nelle politiche, strategie e attività della Cooperazione Internazionale.

È stimato che circa l’80% delle persone con disabilità vive nei paesi in via di sviluppo, ossia, circa 500 milioni di persone di cui molte sono povere o a rischio di povertà.12 È proprio perché la disabilità, nelle sue varie forme è così diffusa nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS) che la Comunità Internazionale è ormai concorde nel ritenere che anche le persone con disabilità debbano essere inserite, al pari di altri soggetti a rischio di esclusione, tra i gruppi destinatari di strategie di sviluppo inclusivo.

Sono vari i documenti prodotti a livello internazionale che negli ultimi quindici anni hanno evidenziato la necessità di introdurre il tema della disabilità nell’ambito del dibattito sullo sviluppo. Già a Copenhagen13 nel 1995 a conclusione del Summit Sociale Mondiale, il Documento finale

10 Cfr. Amartya Sen. 2000. Lo sviluppo è libertà. Arnoldo Mondadori Editore, Milano 11 Kishor-Bhanushali, 2007, Changing Face of Disability Movement from charity to empowerment, ICFAI

Business School, Ahmedabad.12 Per un approfondimento sui dati esistenti rispetto al rapporto tra povertà e disabilità nei paesi in via di

sviluppo, Cfr.J. Braithwaite and D. Mont.. WB. SP Discussion Paper n.0805. Disability and Poverty. A Survey of World Bank Poverty Assessments and Implications. February 2008

5

Page 17: Volume II Italian disabilità

individuava nel “mainstreaming disability in the development agenda” uno dei tre temi emergenti su cui lavorare.

Il mainstreaming della disabilità nella Agenda dello Sviluppo segue, fin dall’inizio, il percorso tracciato dal mainstreaming di genere.14

Si tratta infatti, come per il genere, di promuovere una strategia finalizzata al raggiungimento di pari opportunità per le persone con disabilità.

Il dibattito, però, è ancora aperto su quali siano le modalità per realizzarlo effettivamente. Le esperienze già realizzate per quanto riguarda il genere e l’AIDS suggeriscono l’opportunità di attivare processi:15

- di carattere politico-istituzionale nel quale i diritti delle persone con disabilità siano considerati e integrati nella pianificazione e attuazione delle politiche generali e settoriali;

- di carattere partecipativo che prevedano il pieno coinvolgimento delle persone con disabilità e delle associazioni che li rappresentano nella pianificazione delle politiche, dei servizi e nei processi decisionali;

- di carattere tecnico, che da una parte includano trasversalmente le tematiche relative alla disabilità in tutti i livelli della pianificazione; ma dall’altra siano in grado di valutare che le persone con disabilità non costituiscono un insieme omogeneo, che presentano diversità e diverse esigenze;

- di carattere culturale, che pongano il riconoscimento di uguali diritti per le persone con disabilità al centro dell’agenda e del dibattito culturale.

Sul mainstreaming della disabilità non ci sono definizioni condivise, in questo Rapporto viene utilizzata la seguente definizione:16 integrazione della prospettiva della disabilità in ogni fase delle politiche e delle pratiche dello sviluppo: disegno, attuazione, monitoraggio e valutazione con una ottica di promozione delle uguali opportunità per le persone con disabilità in ogni aspetto della vita sociale, economica, culturale.

La strategia di mainstreaming implica il coinvolgimento, la responsabilizzazione, il raccordo e l’integrazione di tutti gli attori interessati attraverso un approccio di tipo partecipativo. La Cooperazione Italiana, dovrà anch’essa seguire questo approccio.

1.3. La disabilità e gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs)

13 Nel 1995 a Copenhagen si è svolto il Word Summit for Social Development, che ha riconosciuto l’esistenza di una questione sociale mondiale che coinvolge sia i paesi del Sud del mondo che i paesi del Nord.

14 C. Miller and B. Albert. Disability KaR, Knowledge and Research. Mainstreaming disability in

development: lessons from gender mainstreaming, 2005.15 Cfr. United Nation Economic and Social Council. 2007. Mainstreaming disability in development agenda. Note by the Secretariat. Commission for Social Development Forty-Sixth session 6-15/2/2008.

16 Ibidem Cfr. Commissione Europea. Pari opportunità per le persone con disabilità: un Piano d’azione europeo[…] (2003).

6

Page 18: Volume II Italian disabilità

Nel settembre 2000, i 191 Capi di Stato e di Governo, del Nord e del Sud del mondo hanno sottoscritto la Dichiarazione del Millennio che ha individuato otto grandi obiettivi da raggiungere per rispondere ai bisogni delle persone più povere nel mondo e delle popolazioni più marginali.

Gli Otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs)

1. Eliminare l'estrema povertà e la fame. 2. Garantire la formazione scolastica di base .3. Promuovere la parità tra i sessi e l'empowerment femminile. 4. Ridurre la mortalità infantile. 5. Migliorare la salute delle madri. 6. Combattere l'HIV/AIDS, la malaria e le altre malattie . 7. Garantire un ambiente sostenibile. 8. Sviluppo di una partnership mondiale per lo sviluppo.

Gli MDGs non considerano esplicitamente la condizione di disabilità nonostante essa rappresenti un elemento importante per l’analisi dell’esclusione sociale e per il raggiungimento degli obiettivi stessi.

Ad esempio, l’eradicazione della fame e l’eliminazione dell’estrema povertà (MDG 1) dovrà tenere conto che spesso persone con disabilità sono affette da povertà. Cosi pure bambini con disabilità tendono ad avere un più basso tasso di iscrizione scolastica rispetto a bambini non disabili.17

Sulla base di un’analisi di 14 indagini sulle famiglie, Deon Filmer 18 rileva che “l’analisi di 14 indagini sulle famiglie realizzate in 13 paesi in via di sviluppo suggerisce che l’1-2% della popolazione è affetta da disabilità. Adulti con disabilità generalmente vivono in famiglie più povere della media: disabilità è associata con circa il 10% maggiore probabilità di posizionarsi nei due quinti più bassi della scala di povertà. Molta di questa associazione appare riflettere il più basso grado di istruzione raggiunto fra adulti con disabilità. Persone con disabilità nella fascia di età da 6 a 17 anni non risultano vivere sistematicamente in famiglie più ricche o più povere degli altri coetanei non disabili, sebbene in tutti i paesi oggetto d’indagine essi hanno significativamente meno possibilità di iniziare o essere iscritti a scuola al momento dell’indagine. L’ordine di grandezza della minore partecipazione scolastica associata con la disabilità – che è fino al 50% in 3 dei 13 paesi – è spesso maggiore del deficit riscontrato per altre caratteristiche quali il genere, la residenza rurale, o il differenziale di status economico. I risultati suggeriscono un preoccupante circolo vizioso di bassa partecipazione scolastica e conseguente povertà fra persone con disabilità in paesi in via di sviluppo.

Anche altri Obiettivi del Millennio sono collegati alla disabilità. Donne con disabilità spesso soffrono di una doppia discriminazione basata sul loro genere e sulla loro disabilità (MDG3). Seppure l’evidenza empirica è limitata, l’evidenza aneddotica suggerisce che le donne sono più suscettibili di essere vittime di violenza ed abuso, incluso quello all’interno della famiglia. Le bambine disabili in molti paesi vengono considerate inutili anche perché non sono sempre in grado di occuparsi, come molte loro coetanee, della vita domestica.

È possibile sottolineare, inoltre, come anche per le donne non disabili, vi sia un forte impatto della disabilità sulla loro vita in forza del ruolo che esse esercitano tradizionalmente, e specialmente nei paesi in via di sviluppo, nella famiglia e nella società. È alle donne che viene delegato il cosiddetto “lavoro di cura”. Di conseguenza, in presenza di una persona con disabilità in casa, sono le donne che se ne fanno carico, soprattutto in assenza di un sostegno pubblico adeguato.

17 Cfr. D. Filmer 200818 Idem (D. Filmer. Disability, Poverty, and Schooling in Developing Countries: Results from 14 Household

Surveys in The World Bank Economic review, vol. 22 n.1 pp. 141–163, 2008).

7

Page 19: Volume II Italian disabilità

La mortalità infantile (MDG 4) è spesso conseguenza, nei PVS, di scarso o nessun accesso ai servizi sanitari.19 Per i bambini e gli adolescenti con disabilità l’accesso ai servizi sanitari è particolarmente essenziale.20

La salute delle madri è obiettivo imprescindibile, ogni anno milioni di donne nei PVS, dove molte delle nascite avviene nelle abitazioni e non sono seguite da professionisti, si trovano in condizione di disabilità e soffrono di complicazioni a lungo termine a causa della gravidanza e/o del parto.21 La grande maggioranza delle strutture sanitarie per la maternità esistenti nei PVS mancano di strutture specifiche e di personale preparato per fornire assistenza a parti con complicazioni. Un gran numero di casi di bambini disabili sono dovuti a complicazioni alla nascita (MDG 5).22

Assicurare la sostenibilità ambientale, quali l’accesso all’acqua e a condizioni igieniche e di sicurezza, è essenziale per la prevenzione di vari tipi di disabilità. Molte forme di disabilità’ visiva ad esempio sono provocate dalla degenerazione di malattie dovute alla qualità dell’acqua.

Nell’aprile 2009 a Ginevra il “Segretariato per la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità” del “Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali” (UNDESA), in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha organizzato l’“Expert Group Meeting on Mainstreaming Disability in MDG Policies, Processes and Mechanisms: Development for All”.23

Nel corso dell’incontro, è emerso che:24

- Gli MDGs non possono essere raggiunti senza l’inclusione piena e reale delle persone con disabilità e la loro partecipazione a tutte le fasi che porteranno al raggiungimento degli Obiettivi;

- Il quadro attuale degli MDGs, gli strumenti e i meccanismi esistenti forniscono già diverse opportunità per il mainstreaming della disabilità negli MDGs;

- Una delle sfide principali e dei limiti maggiori, nel quadro degli MDGs, rimane la scarsità di statistiche sulla situazione delle persone con disabilità;

- Iniziative per l’inclusione delle persone con disabilità possono essere prese a diversi livelli, globale, regionale, nazionale, con una visione a breve, medio e lungo termine. Tali iniziative dovrebbero garantire un impatto sulla Sessione di Revisione degli MDGs nel 2010, per il restante periodo fino al 2015 e anche oltre il 2015;

- A livello globale due aree principali di azione strategica a breve termine, sono state individuate nel Rapporto del Segretario Generale sulla situazione delle persone disabili (64^ Sessione della Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2009) e nel Rapporto 2009 sugli MDGs;

- Le azioni strategiche di medio termine dovrebbero includere: la disabilità nelle Linee Guida per il Reporting degli Obiettivi e dati disaggregati sulla disabilità nel Manuale contenente gli indicatori degli Obiettivi.

19 Cfr. Res. WHO A58.23 2005. Disability, including prevention, management and rehabilitation.20 Cfr. UNICEF 200521 Cfr.<http://www.making-prsp-inclusive.org>22 Cfr. Disease control priorities project. Dec. 2008. Controlling Birth Defects: Reducing the Hidden Toll of

Dying and Disabled Children in Low Income Countries... in http://www.dcp2.org/file/230/dcpp-twpcongenitaldefects_web.pdf

23 Cfr. <http://www.un.org/disabilities>24 Cfr. UNDESA 2009

8

Page 20: Volume II Italian disabilità

- Le azioni con un impatto a lungo termine dovrebbero includere il mainstreaming della disabilità nei processi preparatori degli appuntamenti successivi al 2015.25

I risultati del lavoro dell’ “Expert Group Meeting on Mainstreaming Disability” hanno fornito elementi per la redazione del Rapporto del Segretario Generale “Realizing the Millennium Development Goals for persons with disabilities through the implementation of the World programme of Action concerning Disabled Persons and the Convention on the Rights of Persons with Disabilities”26 presentato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tenutasi nel Settembre 2009. Una risoluzione è stata proposta all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.27

1.4. Le politiche delle Nazioni Unite e la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 stabilisce che “tutti gli esseri umani nascono liberi in dignità e diritti” (art. 1) e che “ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella Dichiarazione senza distinzione alcuna, ... di nascita o di altra condizione”.28

Nei primi stadi di sviluppo del diritto internazionale dei diritti umani non vi sono però disposizioni specificamente rivolte alla tutela dei diritti delle persone con disabilità, né a livello internazionale né a livello di singole normative nazionali. Solo a partire dagli anni ’70 assistiamo a un cambiamento di prospettiva, che porta allo sviluppo di un susseguirsi di iniziative e all’elaborazione di nuovi strumenti del diritto internazionale incentrati esplicitamente sul riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. Nel tratteggiare i passaggi più importanti di questo percorso, citiamo alcuni tra i più significativi: nel 1975 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta la Dichiarazione sui diritti delle persone con disabilità;29 il 1981 viene proclamato dalle Nazioni Unite Anno Internazionale delle Persone Disabili; nel dicembre del 1982 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta il Programma Mondiale di Azione per le Persone Disabili,30 che delinea per la prima volta una strategia organica di promozione dell’uguaglianza e della piena partecipazione delle persone con disabilità alla società.

Particolare importanza assume il Decennio delle Nazioni Unite per le Persone Disabili (1983-1992), che si conclude con la decisione di dedicare il 3 dicembre di ogni anno alla Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità.31 Successivamente, nel 1994, vengono approvate e adottate le Standard Rules on the Equalization of Opportunities for Persons with Disabilities.32 Nonostante si tratti di norme non obbligatorie, che possono, però, divenire consuetudini riconosciute nel momento in cui gli Stati Membri si impegnino a rispettarle come regola di diritto internazionale, esse rappresentano, per le persone con disabilità, uno strumento per prendere decisioni e intraprendere azioni. Tale documento stabiliva 22 criteri per l’elaborazione di politiche, per la valorizzazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie come soggetti attivi e responsabili delle proprie scelte. L’applicazione delle Regole Standard viene monitorata da un Relatore Speciale sulla Disabilità (Special Rapporteur)

25 Cfr. <http://www.un.org/disabilities>.26 UN, 23/7/09, documento preparato per la 64° sessione, item 63 dell’agenda provvisoria, “Social development,

including questions relating to the world social situation and the youth, ageing, disabled persons and the family”.

27 Inclusion of persons with disabilities in realizing the Millennium Development Goals (A/C.3/64/L.5).28 Cfr. La “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, <http://www.un.org>.29 Ris. 34/47 della Assemblea Generale ONU del 9/12/197530 Ris. 37/52 Assemblea Generale ONU.31 Cfr. Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità http//www.un.org/disabilities/defaul32 Ris. 48/96 dell’Assemblea Generale, ONU 20/12/1993.

9

Page 21: Volume II Italian disabilità

che, a partire dal 1994 ha inviato una serie di rapporti alla Commissione per lo Sviluppo Sociale del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC).

Nel 2001 l’Assemblea Generale,33 ha istituito un Comitato ad hoc con il compito di elaborare un progetto per una “Convenzione Globale per la Promozione e la Protezione dei Diritti e della Dignità delle Persone Disabili”.34

I lavori del Comitato ad hoc sono cominciati a New York nell’agosto del 2002 e si sono conclusi, dopo quattro anni di negoziato, il 13 dicembre 2006, con l’approvazione della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità da parte della Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Allo stato attuale35 la Convenzione, entrata in vigore il 3 maggio 2007, è stata firmata da 145 Paesi e ratificata da 87, mentre il relativo Protocollo Opzionale è stato firmato da 89 Paesi e ratificato da 54.36

La Convenzione è unica, nel senso che, per la prima volta nella storia delle Nazioni Unite una Convenzione è stata negoziata anche con l’attiva partecipazione delle associazioni e organizzazioni della società civile.

Dal 26 novembre 2009 la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone Disabili è legge della UE. Il Consiglio dell'Unione Europea ha infatti ratificato il documento, un'azione che obbliga gli Stati membri a tenere conto dei diritti sanciti nella Carta ONU dal punto di vista non solo legislativo ma anche fattuale.

Questi sono gli otto principi generali della Convenzione:

1. Il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte, e l’indipendenza delle persone;

2. La non discriminazione;3. La piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società; 4. Il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità come parte della

diversità umana e dell’umanità stessa;5. La parità di opportunità;6. L’accessibilità;7. La parità tra uomini e donne; 8. Il rispetto dello sviluppo delle capacità dei minori con disabilità e il rispetto del diritto dei

minori con disabilità a preservare la propria identità.  

In estrema istanza, la Convenzione formalizza il fatto che le persone con disabilità sono “portatrici di diritti” e “soggetti di diritto”. Essa chiede un indispensabile cambiamento di atteggiamento da parte della società intera nei confronti delle persone con disabilità. Tale mutamento culturale è un prerequisito atto a garantire alle persone con disabilità il raggiungimento della loro piena parità. Il vero valore aggiunto della Convenzione e del Protocollo Opzionale è il suo valore legale vincolante. Inoltre essa stabilisce lo standard internazionale di riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità che possono essere rivendicati anche individualmente.

Diritti umani e sviluppo umano

33 Ris.56/168 dell’Assemblea Generale, 19/12/2001 ha stabilito un “Ad hoc Committee on a Comprehensive and Integral International Convention on the Protection and Promotion of the Rights and Dignity of Persons with Disabilities”.

34 Nel 1987 alla 42a Sessione della Assemblea Generale l’Italia aveva già sollevato la questione sulla necessità di una Convenzione sulla disabilità.

35 Dati aggiornati al 3 giugno 2010 36 Cfr. <http://www.un.org/disabilities>

10

Page 22: Volume II Italian disabilità

Nel documento Mainstreaming disability in the development agenda37 preparato nel 2007 dal Segretariato dell’ECOSOC, viene sottolineato come fino all’adozione della Convenzione, gli strumenti internazionali sui diritti umani si attuassero in maniera separata rispetto agli strumenti relativi alla dimensione dello sviluppo.

Sia i diritti umani che lo sviluppo pongono al centro del proprio interesse la persona, la sua dignità, la sua libertà e il suo benessere, ma, a causa della guerra fredda, dagli anni ’50 in poi le rispettive “agende” si erano evolute, sia da un punto di vista concettuale che pratico, seguendo percorsi paralleli e tendenzialmente polarizzati.38 Nel momento in cui diritti umani e sviluppo convergono in un’unica dimensione, essi possono rinforzarsi a vicenda: i diritti umani creano il contesto che legittima un cittadino a reclamare le proprie libertà, mettono a punto gli standard internazionali, stabiliscono regole e percorsi di riconoscimento di questi diritti; lo sviluppo umano mette in atto il processo concreto di acquisizione di opportunità e capacità che porta ogni persona a vivere una vita piena.

Oggi c’è un crescente consenso internazionale a supporto di questa integrazione, di cui la Convenzione è un segno concreto.

1.5. Il Consiglio d’Europa e le politiche dell’Unione Europea sulla disabilità

1.5.1 Il Piano d’azione sulla disabilità 2006-2015 del Consiglio d’Europa

L’approccio europeo alla disabilità è sempre stato orientato all’ambito dei diritti umani al fine di favorire il pieno riconoscimento e la tutela dei diritti delle persone con disabilità.

Ne costituisce un fondamento l’articolo 13 del Trattato di Amsterdam,39 che già nel 1997 ha dotato l’Unione Europea di strumenti efficaci per combattere la discriminazione. L’Articolo 13 risponde alla crescente esigenza di assicurare un approccio coerente ed integrato per combattere la discriminazione e assicura l’adozione di misure politiche, giuridiche comuni. Tale articolo ha un riferimento anche alla disabilità.

Successivamente la Commissione Europea ha adottato la Direttiva 7840 del 2000, con la quale ha stabilito un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro. Tale direttiva si riferisce anche alle persone con disabilità. La Direttiva 78/2000 si fonda

37 Cfr. Note by the Secretariat, Commission for Social development Forty-sixth session; 6-15/2/ 2008; “Follow up to the World Summit for Social Development and the twenty-fourth special session of the General Assembly: emerging issues: mainstreaming disability in the development agenda” Item 3 of the provisional agenda.

38 Cfr. UNDP. HDR, 2000, “Human rights and human development”, “The rhetoric of human rights was reduced to a weapon in the propaganda for geopolitical interests. The West emphasized civil and political rights, pointing the finger at socialist countries for denying these rights. The socialist (and many developing) countries emphasized economic and social rights, criticizing the richest Western countries for their failure to secure these rights for all citizens. In the 1960s this led to two separate covenants, one for civil and political rights, and the other for economic, social and cultural rights”.

39 Il trattato di Amsterdam è stato adottato dal Consiglio Europeo nel giugno 1997 ed è entrato in vigore il 1° maggio 1999, ratificato da tutti gli Stati membri. Esso da un lato permette di consolidare i meccanismi posti in essere dal trattato di Maastricht e dall'altro definisce una serie di orientamenti sociali prioritari a livello comunitario, in particolare in materia di lavoro. L’articolo 13, (Fatte salve le altre disposizioni del presente trattato e nell'ambito delle competenze da esso conferite alla Comunità, il Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali)

40 Direttiva 2000/78/CE

11

Page 23: Volume II Italian disabilità

sulla precedente normativa della Comunità Economica Europea (CEE) in materia di parità fra uomini e donne. Molte delle definizioni e dei concetti giuridici utilizzati nella direttiva sono stati ispirati dalla legislazione sull’uguaglianza dei sessi e/o dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea nello stesso ambito. La Direttiva mira a “stabilire un quadro general e per la lotta alle discriminazioni fondate sulla religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali, per quanto concerne l'occupazione e le condizioni di lavoro al fine di rendere effettivo negli Stati membri il principio della parità di trattamento”.

In questo quadro la Direttiva sostiene il concetto di “reasonable accommodation” ossia l’opportunità di prevedere misure appropriate, efficaci e pratiche destinate ad organizzare il luogo di lavoro in funzione delle esigenze delle persone con disabilità adattandone, per esempio, i locali, le attrezzature, i ritmi di lavoro, la ripartizione dei compiti o fornendo mezzi di formazione o di inquadramento.

Tra tante misure adottate, vale la pena ricordare alcuni altri passaggi nel cammino intrapreso a livello comunitario in materia anche di mobilità e accessibilità.

Il Regolamento (CE) n. 1107/2006, per la tutela e l’assistenza delle persone con disabilità e delle persone con mobilità ridotta nel trasporto aereo, fondate sul principio di non discriminazione e garanzia della loro assistenza. È il primo testo normativo europeo che pone su un piano di parità le persone con disabilità e le persone non disabili, ed impone alle autorità aeroportuali di prevedere assistenza e strutture gratuite e di garantire l'accessibilità alle persone con disabilità. Obblighi simili sono stati stabiliti nel settore dei trasporti ferroviari internazionali.

Non meno rilevante lo sforzo intrapreso a livello comunitario per diffondere la cultura della progettazione universale e - nel quadro della Strategia di Lisbona (e post-Lisbona) - per promuovere l’accessibilità informatica, obiettivo primario nella lotta all'esclusione sociale, e ridurre quindi il “digital divide” nell’era dell'informazione e della conoscenza per le categorie maggiormente vulnerabili.

Nel 2006 il Consiglio d’Europa ha adottato un “Piano d’azione per le persone disabili 2006-2015”.41

Lo spirito del Piano viene bene sintetizzato dal Segretario Generale del Consiglio d’Europa, Terry Davis:

“Sotto diversi aspetti, il grado di disabilità non è determinato dalle condizioni fisiche di qualcuno, ma piuttosto dalla misura in cui l’ambiente si adatta al fine di garantire pari opportunità a tutti. Ciò che è in gioco è la libertà di scelta, la qualità della vita e la partecipazione attiva nella società. Questa è la filosofia sottesa al Piano d’azione sulla disabilità del Consiglio d’Europa”.

Il Piano è, dunque, pienamente coerente con l’approccio basato sui diritti umani della Convenzione, ma rappresenta uno strumento complementare rispetto ad essa. Esso nasce infatti come uno strumento più operativo, utile a chi prende le decisioni e a chi deve disegnare programmi e strategie. Esso ha individuato le aree più rilevanti per la vita di una persona con disabilità: la salute, la riabilitazione, la partecipazione alla vita politica e pubblica, l’informazione e la comunicazione, la vita comunitaria, l’educazione, la partecipazione alla vita culturale, il lavoro, la formazione professionale, l’accessibilità degli edifici e dei trasporti, la protezione sociale, la protezione giuridica, la sensibilizzazione, la protezione contro la violenza e l’abuso ed infine, la ricerca e lo sviluppo. Rispetto alle suddette aree, il Piano traccia delle linee d’azione con 40 obiettivi e 160 azioni specifiche che i 46 Paesi Membri del Consiglio sono invitati ad attuare.

41 Cfr.<http://www.coe.int/t/e/social_cohesion/socsp/integration/02_council_of_europe_disability_action_plan/Council_of_Europe_Disability_Action_Plan.asp>

12

Page 24: Volume II Italian disabilità

Proprio la concretezza rende il Piano uno strumento utile per il monitoraggio dell’implementazione dalla Convenzione.

1.5.2 Le politiche dell’Unione Europea sulla disabilità

Nel 2000, l’articolo 26 della Carta Europea dei Diritti Fondamentali42 riconosceva alle persone con disabilità il diritto di “beneficiare di misure intese a garantirne l’autonomia, l’inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita collettiva”. L’Unione Europea individuava infatti nella disabilità una causa fondamentale di discriminazione e di esclusione sociale e riconosceva la necessità e l’urgenza di ampliare i confini della società per consentire il completo accesso a tutti i cittadini, incluse le persone con disabilità.

L’azione della UE si concretizza attraverso un Piano di azione43 che ha, tra l’altro, una funzione di monitoraggio del contesto socio-economico al fine di individuare le strategie necessarie per abbattere i pregiudizi e le barriere nei confronti delle persone con disabilità. Il Piano d’azione è nato sulla base della spinta dell’Anno europeo delle persone con disabilità 2003, istituito nel 2001 dal Consiglio dell’Unione Europea e promosso fortemente dall’Italia. Quattro sono i pilastri della strategia europea sulla disabilità: (i) non discriminazione; (ii) azioni positive e mainstreaming; (iii) superamento di barriere ed ostacoli; (iv) coinvolgimento delle organizzazioni delle persone con disabilità, e specificamente dell’European Disability Forum,44 nei processi decisionali sulla disabilità.

L’Unione Europea vanta una delle più avanzate e complete legislazioni in materia di parità e non discriminazione. Nel 2000 aveva varato due direttive in tema di discriminazione sul luogo di lavoro e nel 2005 aveva dato vita ad una “strategia per la non discriminazione e le pari opportunità per tutti”. In seguito alla necessità di una strategia più ampia e incisiva in tema di lotta alla discriminazione all’interno dell’Unione Europea, il 2007 era stato designato Anno Europeo per le Pari Opportunità. Il 2010 è stato designato Anno Europeo della Lotta alla Povertà e all'Esclusione Sociale.

1.5.3 La disabilità nelle politiche di cooperazione internazionale dell’Unione Europea

Uno degli obiettivi delle politiche europee di cooperazione europee sulla disabilità è la lotta alla povertà. Circa le persone con disabilità, nel documento del 2004 della Commissione Europea “Guidance Note on Disability and Development”45 è affermato che le persone con disabilità in qualsiasi parte del mondo subiscono discriminazioni e sono escluse dalla vita sociale economica e politica della comunità. Tale esclusione è la causa principale degli alti tassi di povertà fra le persone disabili nei paesi più poveri (“Disabled people, in all parts of the world, experience discrimination and are widely excluded from the social, economic and political life of the community. This exclusion is the basic cause of high rates of poverty among disabled people in the poorest countries”) . Il suddetto documento stabilisce regole vincolanti per l’inclusione del tema della disabilità nelle politiche di Cooperazione Internazionale dell’Unione Europea.

Nell’ambito del dibattito internazionale sul mainstreaming della disabilità nella cooperazione allo

42 Cfr. UE. 2000/C 364/01. Carta europea dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

<http://www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it/pdf>43 Cfr. CE, 2003, Pari opportunità per le persone con disabilità: un piano d'azione europeo (2004-2010).

Bruxelles, In <http://europa.eu/legislation_summaries/employment_and_social_policy/disability-and_ old_age/c11414_it.htm>

44 Cfr. www.edf-feph.org. 45 Cfr. European Commission, 2004, “EU Guidance Note on Disability and Development for EU Delegations

and Services. Brussels”.

13

Page 25: Volume II Italian disabilità

sviluppo, la UE sostiene la necessità di applicare un approccio “twin-track”: da una parte la UE affronta la disabilità e la promozione dei diritti umani delle persone con disabilità come tema trasversale e, dall’altra, promuove iniziative dirette specificamente alle persone con disabilità per assicurarne l’inclusione nei processi di sviluppo.

La UE ha sviluppato processi di verifica e monitoraggio dei progetti che finanzia, per assicurare che il tema disabilità vi sia incluso. Ugualmente ho sviluppato un sistema di valutazione del reale impatto dei progetti sulle persone con disabilità e le loro famiglie. In particolare le delegazioni dell’Unione Europea devono verificare il grado in cui i programmi paese sono rispondenti alle esigenze delle persone con disabilità. Questa verifica deve tenere conto delle risoluzioni EU-ACP sulle persone con disabilità.46

Nel gennaio 2006 il Parlamento Europeo ha emanato la “Risoluzione su disabilità e sviluppo”. 47 La Risoluzione è un importante passaggio per la promozione di politiche di mainstreaming. Essa sottolinea che i temi relativi alla disabilità devono riflettersi, in maniera trasversale, nelle politiche di sviluppo della Commissione Europea. In particolare dallo sviluppo delle politiche all’attuazione, monitoraggio e valutazione di programmi specifici, indirizzati alla prevenzione, cura, rafforzamento delle capacità e lotta al pregiudizio. Altro tema importante è quello dell'inclusione delle persone con disabilità negli interventi di emergenza.48

46 (2) Resolution on the rights of the disabled people and older people in ACP countries (ACP-EU 3313/01/final). Resolution on health issues, young people, the elderly and people living with disabilities (ACP-EU 3398/02/final).

47 Cfr. <http://www.europarl.europa.eu/>48 Il Parlamento europeo lo ha fatto proprio all'interno della risoluzione del 4.9.2007 sui disastri naturali. Su

questi temi è stata approvata la Carta di Verona (novembre 2007) sul salvataggio delle persone con disabilità in caso di disastro.(<http://internazionali.ulss20.verona.it/docs/projects/rdd/veronacharter.pdf).

14

Page 26: Volume II Italian disabilità

CAPITOLO 2: L’IMPEGNO DELL’ITALIA PER LA PROMOZIONE E PROTEZIONE DEI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ

2.1. L’esperienza italiana

Dal punto di vista legislativo, l’Italia è considerata fra i paesi più avanzati nel campo dell’affermazione e tutela dei diritti umani delle persone con disabilità, sia da un punto di vista legislativo che delle politiche. In riconoscimento dei progressi legislativi e di politiche in questo settore, il 17 novembre 2003 l’Italia ha ricevuto l’”International Disability Award” dal Franklin and Eleanor Roosevelt Institute.

A partire dagli anni ’70 il Parlamento Italiano ha varato una serie di provvedimenti legislativi diretti a sostenere politiche nazionali e regionali rivolte all’integrazione delle persone con disabilità.

L’impegno che sin dai primi anni ’90 l’Italia ha profuso per definire un set di norme in favore delle persone con disabilità, si basa sul pieno riconoscimento dei diritti e della dignità della persona con disabilità. Sono quindi stati sviluppati, importanti strumenti sia normativi, che finanziari che si sono tradotti in offerta di servizi, soprattutto a livello regionale e locale. Sono state promosse e sviluppate politiche delle opportunità e buone prassi sulla base di una progressiva responsabilizzazione delle istituzioni, dell’associazionismo e del privato sociale.

Il cardine della vigente legislazione è la legge-quadro 5 febbraio 1992 n. 104 “Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con disabilità”.49 Questa legge fissa principi e valori, riconosce diritti di cittadinanza, individua interventi e prevede servizi che assicurino l’autonomia e l’inclusione sociale; dispone inoltre strumenti e modalità operative a sostegno della famiglia e della vita indipendente della persona con disabilità, con particolare riguardo a quanti si trovano in situazioni di grave disabilità. Questa legge si ispira ad un approccio basato sulla promozione dei diritti umani. Tale approccio sarà il quadro di riferimento della Convenzione ONU.

Sin dalla sua entrata in vigore il processo di diffusione di una più moderna e corretta cultura dell’inclusione ha subìto una forte accelerazione, vedendo così un nuovo coinvolgimento sulle tematiche della disabilità da parte di amministrazioni ai diversi livelli di governo, di decisori politici, aprendo nuovi spazi ed opportunità di partecipazione alle forze dell'associazionismo, del volontariato, del no-profit, della cooperazione e del privato-sociale che sono impegnate nell’inclusione delle persone con disabilità.

L’Italia ha una società civile particolarmente sviluppata e articolata, in particolare le organizzazioni del terzo settore rappresentano una componente indispensabile della ossatura del sistema del welfare italiano. Tale struttura è supportata da una serie di Leggi, tra cui la Legge 381 del 1991, 50 che istituisce le cooperative sociali. Le cooperative sociali costituiscono una forma, innovativa nel panorama

49 Cfr. "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate." Legge 5 febbraio 1992, n. 104 e successive modifiche.

50 Legge 8 novembre 1991, n. 381 "Disciplina delle cooperative sociali".(Pubblicata nella Gazz. Uff. 3 dicembre 1991, n. 283) In base a questa legge, le cooperative sociali si distinguono in quattro tipologie:

- cooperative di tipo A, se svolgono attività finalizzate all'offerta di servizi socio-sanitari ed educativi;

- cooperative di tipo B, se svolgono attività finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate;

- cooperative ad oggetto misto (A+B), se svolgono entrambe le tipologie di attività citate;

15

Page 27: Volume II Italian disabilità

internazionale unica nel suo genere, per l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, tra cui le persone con disabilità.

Oltre alle disposizioni relative alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione e all'assistenza, la legge-quadro 104/92 individua interventi e servizi che assicurano l'integrazione sociale (affidamenti e inserimenti presso persone e nuclei familiari, centri socio-riabilitativi ed educativi diurni, comunità-alloggio, case famiglia). Si conferma dunque la validità di un modello di integrazione degli interventi, di un approccio olistico alla persona con disabilità e alla sua famiglia, in grado di assicurare la presa in carico complessiva e la definizione di progetti personalizzati .

Per favorire le possibilità di assistenza e cura ai figli con grave disabilità, ai genitori che lavorano sono concesse specifiche agevolazioni: permessi giornalieri e mensili, congedi retribuiti fino a due anni, possibilità di trasferirsi presso sedi di lavoro più vicine al proprio domicilio.

Per situazioni più complesse, è stata approvata nel 1998, la legge 162/9851 a modifica ed integrazione della legge 104, con la quale sono stati stabiliti ulteriori interventi nel campo dell’assistenza e dell’integrazione sociale delle persone con gravi disabilità. Con questo provvedimento sono state indicate forme di assistenza domiciliare e di aiuto personale anche della durata di 24 ore, previsti servizi di accoglienza e di emergenza, assegnati contributi per progetti sperimentali realizzati dagli enti locali e rivolti a migliorare l’autonomia, la mobilità e la pratica sportiva.

Il diritto allo studio per tutte le persone con disabilità, cominciando dai livelli primari scolastici, è stato confermato nella legge 104 che ha contribuito a porre l’Italia all’avanguardia quanto a sviluppo di un sistema educativo pienamente inclusivo.

Già nel 1977 il Parlamento Italiano, per mezzo della Legge 517/77,52 ha inteso garantire a tutti i bambini con disabilità, indipendentemente dalla loro condizione psico-fisica, il diritto a frequentare le scuole e le classi ordinarie. Progressivamente sono stati definiti i metodi e gli strumenti che garantiscono l’inclusione scolastica: un sistema di valutazione che prevede il diritto a forme di sostegno educativo; l’assegnazione di un insegnante di sostegno alla classe per un numero di ore adeguato; il rapporto alunni con disabilità e numero di studenti per classe che non superi la misura dell’1 a 25 o al massimo 2 a 20 alunni; la definizione di un progetto educativo personalizzato per ogni alunno con disabilità; l’assegnazione di ausili didattici e di assistenti alla persona dove necessario; il superamento delle barriere architettoniche negli edifici scolastici; il trasporto da casa a scuola. Questi diversi aspetti costituiscono un sistema che viene preso in carico a livello locale, che è definito da accordi di programma, che responsabilizza le varie competenze istituzionali: servizi sociali dei comuni, servizi sanitari territoriali. Scuole e regioni hanno armonizzato una rete di servizi finalizzati a rispondere alle varie esigenze.

Nel tempo i servizi di sostegno educativi si sono estesi alle scuole superiori,53 giungendo alle università, dove oggi in ogni ateneo è previsto un responsabile del Rettore per gli studenti con disabilità, supportato da un apposito ufficio che deve garantire il sostegno alle attività didattiche,

51 Legge 21 maggio 1998, n.162 "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave" (Pubblicata in G.U. 29 maggio 1998, n. 123).

52 Con la Legge 4 agosto 1977, n. 517. "Norme sulla valutazione degli alunni e sull'abolizione degli esami di riparazione nonché altre norme di modifica dell'ordinamento scolastico" (Pubblicata nella G.U. 18 agosto 1977, n. 224) Nel 1977 la legge n. 517 stabilì il principio dell’inclusione per tutti gli alunni disabili della scuola elementare e media dai 6 ai 14 anni.

53 Cfr. <http://www.edscuola.it>,. Nel 1987 la Corte costituzionale emise la sentenza n. 2155 con la quale si riconosceva il diritto pieno ed incondizionato di tutti gli alunni disabili, anche se in situazioni di gravità, a frequentare anche le scuole superiori, imponendo a tutti gli enti interessati di porre in essere i servizi di propria competenza per sostenere l’integrazione scolastica generalizzata.

16

Page 28: Volume II Italian disabilità

l’accesso a residenze, i servizi alla persona. Con l’accordo Stato, Regioni ed enti locali del 2008, si è completato il sistema di servizi in rete prevedendo la continuità di presa in carico dalla scuola dell’obbligo alla formazione professionale ed ai servizi per l’impiego.

Nel 1974-75, prima della riforma, gli alunni con disabilità che frequentavano classi o scuole speciali erano circa 15.000, ma solo nella scuola primaria e con scarsa possibilità di continuare gli studi. Nell'anno scolastico 2006-2007 gli alunni con disabilità nelle scuole normali (statali e non statali) erano 187.567, pari al 2,1% di tutti gli alunni; di questi 173.692 (pari al 92,6% di tutti gli alunni con disabilità) frequentano le scuole statali.54 I dati sugli studenti con disabilità iscritti alle Università statali presentano un trend crescente. Infatti dall'anno accademico 2000-01 all'anno accademico 2006-07 gli studenti con disabilità passano da 4.813 a 11.407 iscritti; in particolare nel quinquennio considerato si è avuto un incremento di due volte e mezzo.55

In sintesi in Italia l’inclusione scolastica è assicurata per la grande maggioranza degli studenti con disabilità. Classi speciali esistono ormai solo in situazioni particolari (come l’educazione dei sordo-ciechi ad Osimo), mentre le scuole per sordi e per ciechi vanno scomparendo con l’integrazione degli studenti nelle classi normali. L’art. 24 della Convenzione ONU è stato scritto tenendo conto anche del modello italiano.

I dati sulla presenza degli alunni disabili nel sistema educativo ordinario sono quindi molto incoraggianti anche se permangono certamente problemi quanto alla formazione ed aggiornamento degli insegnanti di sostegno, alla piena accessibilità di edifici, alla disponibilità e adeguatezza delle attrezzature informatiche, e non ultimo alle risorse economiche.

Per quanto concerne la formazione professionale e l’inserimento lavorativo, diverse e significative sono le esperienze in atto sul territorio nazionale anche con il supporto dell’azione dei programmi comunitari.

La legislazione italiana in tema di persone con disabilità ha avuto un’evoluzione significativa con la legge 68/99 "Norme per il diritto al lavoro dei disabili", la cui finalità è “ la promozione dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato”. La legge rappresenta una punta avanzata nel panorama europeo ed internazionale. Disciplina il diritto al lavoro in maniera puntuale ed innovativa riconoscendo per la prima volta non tanto l’esigenza delle quote obbligatorie - già previste dalla legge 486 dell’86 – quanto la necessità di valorizzare attraverso il cosiddetto collocamento mirato le potenzialità, le abilità del lavoratore misurando queste in relazione alle migliori opportunità occupazionali. Questi sono i valori che ritroveremo alla base della filosofia dell’ICF, la Classificazione sul Funzionamento e la Disabilità che l’Organizzazione Mondiale della Sanità metterà a punto di lì a pochissimi anni (nel 2001).

L’ICF è lo strumento universale per descrivere e misurare la salute. La nuova classificazione misura le condizioni di salute, e quindi anche di disabilità, ma guardando la persona nella sua globalità, nel suo essere nell’ambiente in cui vive. Quindi nella misurazione delle condizioni sono tenuti in primaria considerazione gli aspetti contestuali mettendo in diretta correlazione lo stato di salute e l’ambiente, arrivando così alla definizione di disabilità come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole. L’ICF è uno strumento che, proprio per la sua natura, poteva bene essere introdotto nel nostro Paese. Fin dal 2003 quindi è stato avviato il primo progetto per introdurre e verificare la possibilità di utilizzare l’ICF nel settore delle politiche del lavoro. A questo progetto hanno collaborato tutte le istituzioni centrali (sociale, lavoro, salute), regionali, locali e le associazioni di persone con disabilità.

54 Fonte: Sistema Informativo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (SIMPI), 2006-2007.55 Fonte: Banca dati del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca - Consorzio Interuniversitario

(MIUR-CINECA, 2007).

17

Page 29: Volume II Italian disabilità

Successivamente, nel 2006, una nuova iniziativa fu avviata per sperimentare l’ICF nei processi di accertamento della disabilità.

L’Italia ha anche adottato altri provvedimenti normativi che anticipano altri principi riconosciuti dalla Convenzione ONU:

a) in coerenza con il processo di sviluppo delle ICT (Information and Communication Technologies) è stata approvata dal Parlamento la Legge n. 4 del 2004, per favorire l'accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici,56 cui sono seguiti i provvedimenti attuativi: grazie ad essi sono state definite regole e modalità per garantire l'accessibilità ai siti e sistemi informatici;

b) nel campo della capacità giuridica è stato modificato il Codice civile introducendo e disciplinando la figura dell’”amministratore di sostegno”. Tale figura rappresenta un grande traguardo sociale perché fornisce una diversa concezione degli interventi nei confronti delle persone con disabilità, specialmente in caso di disabilità mentale: non più interdizione ma esercizio della propria capacità giuridica con l’assistenza di persone specializzate che assicurano, con il proprio sostegno, la possibilità per la persona con disabilità di amministrare, gestire il proprio patrimonio e quindi le proprie scelte per la vita. Ciò assicura alle persone con disabilità le medesime opportunità previste dalla Costituzione Italiana.

L’Italia, dunque, costituisce un esempio avanzato di approccio inclusivo. In Italia i bambini con disabilità frequentano la scuola insieme agli altri bambini ogni giorno e un’alta percentuale di persone con disabilità è inserita nel mondo del lavoro.57

2.2. L’Italia e la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità

Forte di questo bagaglio culturale e legislativo l’Italia ha saputo svolgere in occasione dell’elaborazione della Convenzione internazionale un’azione propulsiva contribuendo alla messa a punto di alcuni aspetti prioritari quali ad esempio quelli riferiti al ruolo della Cooperazione Internazionale, all’importanza di adottare misure specifiche in favore di donne e bambini con disabilità ed al ruolo importante che riveste la famiglia rispetto alla vita delle persone con disabilità. La definizione della “persona con disabilità”, così come sancita dalla Convenzione si riferisce dunque ad un modello non più di natura “medica” ma “biopsicosociale” secondo quanto elaborato dall’OMS con l’ICF (International Classification on functioning, disability and Health).

L'Italia è stata tra i primi 50 Paesi firmatari della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Il 30 marzo 2007 a New York, nella sede delle Nazioni Unite, l’allora Ministro italiano della Solidarietà Sociale,58 in occasione della firma della Convenzione, dichiarò:

"Non saremmo mai giunti qui, dopo 4 anni di negoziati, senza l'appassionata partecipazione che la società civile, e per noi le associazioni italiane impegnate nel campo della tutela dei diritti delle persone con disabilità, ha mostrato durante l'intero processo di redazione della Convenzione. Questa Convenzione non è sulle persone con disabilità ma è delle persone con disabilità: è il primo vero documento che la comunità internazionale ha finalizzato in maniera concretamente "partecipata".

Lo slogan "niente su di noi senza di noi" ha rappresentato il vero filo conduttore dell'intero negoziato dimostrando, con l'impegno costante e quotidiano di tutti, che non

56 Legge 9 gennaio 2004, n. 4 .Disposizioni per favorire l'accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici. Pubblicata in G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004 .

57 Cfr. Crazzone 200658 Nel 2007 il Ministro della Solidarietà Sociale era l’On. Paolo Ferrero

18

Page 30: Volume II Italian disabilità

è solo possibile lavorare insieme, ma che questo è l'unico modo possibile di operare per attuare i principi di eguaglianza, di non discriminazione e pari opportunità, di autonomia e indipendenza delle persone con disabilità, di riconoscimento della diversità: sono i principi alla base di questa Convenzione e sono i principi sui quali si devono fondare le nostre società per essere realmente delle società per tutti".

Con l’approvazione della Convenzione, la Cooperazione Italiana è chiamata a svolgere un ruolo specifico in ragione del mandato affidato dall’art. 32 che recita:

1. Gli Stati Parti riconoscono l’importanza della cooperazione internazione e della sua promozione, a sostegno degli sforzi dispiegati a livello nazionali per la realizzazione degli scopi e degli obiettivi della presente Convenzione, e adottano adeguate ed efficaci misure in questo senso, nei rapporti reciproci e al proprio interno e, ove del caso, in partenariato con le organizzazioni internazionali e regionali competenti e con la società civile, in particolare con organizzazione di persone con disabilità. Possono, in particolare, adottare misure destinate a:

(a). Far si che la cooperazione internazionale, compresi i programmi internazionali di sviluppo, includa le persone con disabilità e sia a loro accessibile;

(b). Agevolare e sostenere lo sviluppo di competenze, anche attraverso lo scambio e la condivisione di informazione, esperienze, programmi di formazione e buone prassi di riferimento;

(c). Agevolare la cooperazione nella ricerca e nell’accesso alle conoscenze scientifiche e tecniche;

(d.) Fornire, ove del caso, assistenza tecnica ed economica, anche attraverso agevolazioni all’acquisto ed alla condivisione di tecnologie di accesso e di assistenza e operando trasferimenti di tecnologie.

2. Le disposizioni del presente articolo non pregiudicano l’obbligo di ogni Stato Parte di adempiere agli obblighi che ha assunto in virtù della presente Convenzione.

Contestualmente alla firma della Convenzione, l’Italia ha firmato anche il Protocollo Opzionale della Convenzione. Con la legge n. 18 del 3 marzo 2009, il Parlamento italiano ha autorizzato la ratifica della Convenzione59 ONU aggiungendo così uno strumento normativo internazionale alle norme che già da tempo sono in vigore nel nostro Paese a sostegno dell’inclusione delle persone con disabilità e delle loro famiglie.

La legge di ratifica ha anche previsto l’istituzione dell’”Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità”,60 che avrà il compito di elaborare, entro due anni dalla ratifica e poi ogni quattro anni, un rapporto dettagliato sulle misure prese per rendere efficaci gli obblighi sanciti dalla Convenzione e sui progressi conseguiti al riguardo.

Inoltre, proprio al fine di avviare un percorso di progressiva attuazione dei principi della Convenzione, l’Osservatorio sarà chiamato a “predisporre un programma d’azione biennale per la promozione dei

59 Legge 3 marzo 2009, n. 18 recante “Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilita” (G.U. n. 61 del 14 marzo 2009).

60 Un organismo consultivo e di supporto tecnico-scientifico per l'elaborazione delle politiche nazionali in materia di disabilità composto da 40 membri di cui 14 nominati da associazioni di persone con disabilità, 3 dal Ministero del Lavoro e Politiche Sociali ed altri da diversi Ministeri.

19

Page 31: Volume II Italian disabilità

diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, in attuazione della legislazione nazionale e internazionale”.61 L’Osservatorio avrà anche il compito di promuovere la raccolta di dati statistici sulla disabilità e la realizzazione di studi e ricerche per individuare aree prioritarie d’intervento verso cui indirizzare azioni ed interventi per la promozione dei diritti delle persone con disabilità.

2.3. La Cooperazione Italiana: un approccio inclusivo

L’impegno particolare della Cooperazione Italiana alla promozione e protezione dei diritti delle persone con disabilità trova il suo fondamento profondo nell’importante storia dell’Italia in questo settore, come illustrato nel punto 2.1. Proprio ispirandosi alla legislazione nazionale, da sempre la Cooperazione Italiana allo Sviluppo (DGCS) ha considerato il tema della disabilità nella sua azione ispirandosi ad un approccio inclusivo, finalizzato al superamento di servizi speciali per le persone con disabilità. La DGCS, come evidenziato nella parte B di questo Rapporto, ha finanziato nel corso degli anni numerose iniziative a favore delle persone con disabilità nei campi dell’educazione, sanità, lavoro, assistenza sociale, vita culturale e sociale. Molte delle iniziative finanziate hanno previsto assistenza tecnica nel campo della legislazione sociale e sulla disabilità. Significativo è l’impegno della Cooperazione Italiana sul tema della de-istituzionalizzazione, della promozione dell’integrazione scolastica dei bambini con disabilità, della formazione e della riabilitazione su base comunitaria a livello nazionale e locale, impegno che coinvolge numerosi rappresentanti del mondo istituzionale e accademico e della società civile.

La Cooperazione Italiana ha sempre tenuto conto delle tendenze emergenti a livello nazionale e internazionale nel settore. Per esempio, nel 2008, a seguito dell’approvazione della Convenzione ONU, la Cooperazione Italiana ha finanziato una significativa iniziativa in Kosovo per la stesura del Piano Nazionale della Disabilità (PIANO) in collaborazione con l’Ufficio del Buon Governo, Diritti Umani e Pari Opportunità del Primo Ministro. La metodologia di lavoro adottata nell’iniziativa e i contenuti del PIANO sono stati discussi e messi in atto tenendo conto degli standard internazionali ed in particolare dei principi della Convenzione ONU. Questo progetto si distingue da altri progetti sulla disabilità della Cooperazione Italiana per diversi motivi: a) il PIANO rappresenta un impegno politico dei due governi; uno strumento di partecipazione e coinvolgimento della società civile e di controllo sul progressivo conseguimento degli obiettivi prefissati, b) la stesura del PIANO è stata l’espressione della cooperazione tra istituzioni dello Stato centrale e uffici decentrati, associazioni internazionali e locali, incluse quelle di persone con disabilità, e le Organizzazioni Internazionali attive sul territorio, c) la partecipazione diretta delle organizzazioni delle persone con disabilità ha rappresentato un elemento essenziale, come previsto dalla Convenzione dell’ONU e incluso nelle pratiche europee, d) il PIANO è stato redatto nei formati accessibili alle persone con disabilità sensoriali (visive ed uditive), e) l’iniziativa ha coinvolto nella fase di pianificazione, realizzazione e monitoraggio anche consulenti esterni con disabilità.

In El Salvador, congiuntamente alle istituzioni salvadoregne, la Cooperazione Italiana sta realizzando in collaborazione con l’Università di Bologna il programma “Realizzazione di un complesso educativo inclusivo di tipo sperimentale” che mira a sostenere un modello socio-educativo fondato sull’educazione inclusiva.

In Cina la cooperazione italo-cinese ha deciso di rafforzare gli scambi tra i due paesi nel settore della legislazione di carattere sociale. Il progetto, che si è sviluppato dal 2006 al 2009, è finalizzato al sostegno istituzionale per la formulazione di leggi e regolamenti per l’integrazione sociale delle persone con disabilità. Le attività, realizzate in collaborazione con la Federazione cinese delle persone con disabilità, sono risultate nella revisione della legge del 1990 sui diritti delle persone con disabilità.

61 Articolo 3, legge 3 marzo 2009, n. 18.

20

Page 32: Volume II Italian disabilità

In Giordania la cooperazione italo-giordana interviene con l’obiettivo di migliorare l’offerta formativa del paese attraverso il rafforzamento della Facoltà di Scienze Riabilitative dell’Università di Giordania. Nell’ambito del progetto è prevista anche la formazione di studenti giordani in collaborazione con l’Università Tor Vergata di Roma e con l’Università di Chieti.

In Tunisia la Cooperazione Italiana assieme al governo tunisino promuove politiche e azioni finalizzate alla prevenzione della disabilità, in particolare per l’individuazione precoce della sordità; all’integrazione scolastica; alla promozione di un approccio comunitario alla riabilitazione; alla formazione ed inserimento nel lavoro ed al supporto educativo e psicologico alle famiglie di persone con disabilità.

L’impegno della Cooperazione Italiana si è inoltre concretizzato anche nel rafforzamento di ambiti internazionali di dialogo sulla tematica. Infatti, l’Italia è il maggior finanziatore di un Multi-Donor Trust Fund insieme a Finlandia e Norvegia, gestito dalla Banca Mondiale, che supporta attività della Global Partnership for Disability and Development (GPDD.)62 La GPDD è una rete globale di governi, organizzazioni di persone disabili, ONG, fondazioni private, università ed altre organizzazioni internazionali il cui obiettivo è la promozione della cooperazione internazionale per l’implementazione della Convenzione ONU.

Nel 2008 la Cooperazione Italiana ha approvato il documento: “La Cooperazione Italiana allo Sviluppo nel triennio 2009-2011. Linee Guida e indirizzi di programmazione” che indica, oltre ai settori prioritari di intervento, le tematiche trasversali:63

- L’“empowerment” delle donne e la promozione dell’uguaglianza di genere, in modo particolare in Africa sub-sahariana;

- La tutela dei diritti dei minori, degli adolescenti e dei giovani;

- Le iniziative per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale;

- Le iniziative a favore delle persone con disabilità.64

In materia di iniziative a favore delle persone con disabilità le Linee Guida recitano:

“Per quanto concerne i diversamente abili, in ottemperanza alla Convenzione di New York sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006, la Cooperazione Italiana promuoverà iniziative che si ispirano in particolare al principio dell’inclusione sociale e all’approccio alla riabilitazione su base comunitaria. Il finanziamento di programmi in tema di legislazione sociale sulla disabilità continuerà a costituire un settore prioritario di intervento, garantendo continuità all’impegno italiano degli ultimi anni”.

2.4. Le Linee Guida della Cooperazione Italiana sulla disabilità

62 Cfr. <http://www.gpdd-online.org>.63 DGCS, 2008, “La Cooperazione Italiana allo Sviluppo nel triennio 2009-2011. Linee guida e indirizzi di

programmazione” (DIPCO 45/2008)64 http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/Pubblicazioni/pdf/Programmazione%202009-

2011.pdf

21

Page 33: Volume II Italian disabilità

Il 18 luglio del 2002 la Cooperazione Italiana del Ministero degli Affari Esteri ha adottato le Linee guida sulla disabilità (Allegato B). Le Linee Guida hanno un approccio basato sui diritti umani. Si fondano infatti sul riconoscimento alle persone con disabilità del “diritto allo sviluppo delle capacità individuali, da perseguirsi attraverso la piena integrazione nel proprio contesto socioculturale”.

Le Linee Guida prevedono il coinvolgimento di organizzazioni della società civile delle persone con disabilità nella realizzazione dei programmi di cooperazione.

L’approvazione delle Linee guida ha rappresentato un passo importante per la Cooperazione Italiana nella promozione dell’inserimento della tematica anche in altre politiche di cooperazione. Ne costituisce un esempio l’inserimento della tematica della disabilità nelle “Linee guida della Cooperazione Italiana sulla tematica minorile” del 2004.65

La DGCS, come previsto dalle “Linee-guida e indirizzi di programmazione 2009-2011”, 66 ha avviato un processo di aggiornamento delle Linee guida sulla base dei nuovi standard internazionali che tengono conto di: a) l’accento posto dai donatori sulla esigenza di una maggiore efficacia degli aiuti; b) gli sviluppi normativi interni ed internazionali, fra i quali la Convenzione ONU; c) l’importanza che la Cooperazione Italiana si doti di strumenti più aggiornati e completi che consentano l’inclusione del tema disabilità in maniera trasversale nelle sue politiche e nelle sue pratiche; d) l’armonizzazione dell’aiuto allo sviluppo; d) il rispetto degli impegni presi in ambito internazionale.

65 Cfr. <http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it>. 2004. “Linee guida della Cooperazione Italiana sulla Tematica Minorile”.

66 Cfr. <http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it>, 2008, “La Cooperazione Italiana allo sviluppo nel triennio 2009-2011. Linee-guida e indirizzi di programmazione”.

22

Page 34: Volume II Italian disabilità

PARTE B: L’ESPERIENZA DELLA COOOPERAZIONE ITALIANA

23

Page 35: Volume II Italian disabilità

CAPITOLO 3: LA MAPPATURA DELLE INIZIATIVE

PER LA PROMOZIONE DEI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ 2000-2008

3.1. Premessa, origini e motivazione della mappatura

La Legge 49 del 1987 sulla Cooperazione allo Sviluppo Italiana, prevede che l’Unità Tecnica Centrale (UTC) possa svolgere attività di studio e ricerca nel campo della cooperazione allo sviluppo, 67 a supporto dell'attività della DGCS del MAE.

In questo quadro, l’UTC ha realizzato una mappatura delle iniziative della Cooperazione Italiana per la promozione dei diritti delle persone con disabilità per il periodo 2000-2008 e un’analisi delle informazioni raccolte. La mappatura ha evidenziato che 51 progetti, identificati attraverso una ricerca per parole chiave,68 sono finalizzati alla protezione e promozione dei diritti delle persone con disabilità.

La mappatura fa parte di un percorso di approfondimento della DGCS sul tema dell’inserimento della disabilità nell’Agenda di sviluppo italiana e intende fornire elementi utili all’aggiornamento delle Linee guida della Cooperazione Italiana sulla tematica della disabilità del 2002.

All'origine di questo esercizio c’è la necessità da parte della Cooperazione Italiana di conoscere meglio caratteristiche e modalità con cui essa realizza politiche e pratiche di cooperazione nell’interesse delle persone con disabilità.

Le domande che ci si è posti nell’intraprendere il lavoro possono essere sintetizzate come segue:

a) L’investimento economico che la Cooperazione Italiana ha fatto sul tema disabilità negli anni 2000-2008 è adeguato agli impegni internazionali dell’Italia? Quali sono i suoi contorni e il suo andamento negli anni?

b) Quale è l’articolazione dei finanziamenti sulla disabilità, chi sono gli enti esecutori, i partner locali, la tipologia e le caratteristiche dei progetti, quali attività si realizzano, ecc.? Quale quadro emerge dalla mappatura effettuata?

c) Ci sono buone pratiche della Cooperazione Italiana in settori che hanno un impatto generalizzato sulle persone con disabilità, sulle scelte legislative nazionali, sull’ambiente culturale, sui modelli di formazione? Quali indicazioni possono essere tratte per includere la tematica della disabilità in tutti i progetti di cooperazione?

d) È possibile evidenziare elementi, comuni a più esperienze, che possono essere tenuti in considerazione nella pianificazione e realizzazione dei progetti? Ci sono problematiche, questioni critiche che è bene tenere in considerazione? Ci sono aspetti a cui prestare una particolare attenzione? Soggetti da coinvolgere, metodologie da applicare?

67 Legge 49 – 1987 - Art. 12.68 Parole chiave utilizzate: abili, accessibilità, barriere, ciechi, deficit, disabili, educazione, fasce vulnerabili,

esclusione, handicap, inclusione, inserimento, integrazione, lebbra, medullolesi, mentale, mine, morbo, motorio, mutilazioni, non udenti, non vedenti, paraplegico, prevenzione, protesi, psiche.

25

Page 36: Volume II Italian disabilità

e) Infine, quale tipo di approccio emerge dall’analisi? È riconoscibile un modello69 prevalente secondo cui si è mossa la cooperazione?

I 51 progetti che fanno riferimento esplicitamente alla disabilità, non rappresentano la totalità delle attività della Cooperazione Italiana in questo ambito. Ci sono anche iniziative multisettoriali che, pur non avendo menzionato nel titolo le suddette parole chiave, hanno perseguito direttamente o indirettamente l’obiettivo di promuovere i diritti delle persone con disabilità. Tra di esse ne sono state selezionate alcune di particolare interesse, sulle quali sono state raccolte informazioni di tipo qualitativo e documentazione sulle attività svolte, che vengono sintetizzate in alcuni dei Riquadri. Particolarmente significative sono le esperienze di lavoro maturate nell’ambito dei Programmi di Sviluppo Umano finanziate dalla DGCS.

Riquadro 1: La disabilità nell’ambito dei programmi di sviluppo umano della Cooperazione Italiana

I programmi multilaterali di sviluppo umano costituiscono un sistema integrato di interventi realizzati da diverse Agenzie delle Nazioni Unite, d’intesa con i Governi e gli enti territoriali di numerosi paesi ed esprimono la volontà degli attori che vi partecipano di perseguire gli obiettivi di sviluppo sanciti come prioritari dai grandi Vertici mondiali promossi dalle Nazioni Unite e dall’Assemblea del Millennio. L’obiettivo generale di tutti questi programmi è quello di promuovere uno sviluppo che risponda in modo equo, pacifico e sostenibile ai bisogni di tutti i cittadini e serva a contrastare i fenomeni e le cause della povertà e dell’esclusione sociale.

I programmi-quadro di sviluppo umano privilegiano, durante la formulazione dei progetti, i partenariati di cooperazione decentrata tra le comunità locali.

Tali partenariati permettono lo spostamento degli ambiti decisionali dal livello centrale a quello locale. I settori di interesse dei programmi su citati sono quelli della governance e dello sviluppo socio-economico. Particolare attenzione viene data inoltre alle iniziative che hanno come obiettivo la lotta all’esclusione sociale.

In particolare, all’interno di questi programmi, l’iniziativa “Open Service” del Centro Mediterraneo dell’OMS di Tunisi e delle attività internazionali della Management Unit APPI/UNDP collega tra loro le politiche e le pratiche nei campi del welfare, della salute mentale e della lotta contro l’esclusione sociale.

Un esempio concreto è il programma APPI/PDHL dell’UNDP implementato a Cuba dal 1998, che ha portato a termine numerosi progetti, molti dei quali finalizzati a migliorare la copertura, la qualità e la sostenibilità dei servizi, di cui molti riguardano il tema della disabilità.

In particolare, nel Municipio dell’Avana Vecchia è stato realizzato un servizio per non vedenti (in collaborazione con l’ANCI - Associazione Nazionale Comuni Italiani) e un progetto di integrazione lavorativa per persone con disabilità. La biblioteca “Rubén Martínez Villesna” dell’Avana Vecchia è stata dotata di strumenti musicali e sale di lettura attrezzate per non vedenti. La Biblioteca realizza anche l’iniziativa “Spazio di luce” che associa conferenze mensili ai libri parlati. Il progetto è realizzato in collaborazione col FAMSI (Foundation for the Advancement of Mesoamerican Studies, INC) e la città di Cordoba.

Il secondo progetto, promosso dal Comitato dell’Emilia Romagna, prevede la creazione di un Laboratorio per l’integrazione sociale e lavorativa di 50 persone con disabilità, attraverso la loro formazione in attività artigianali. I lavori, iniziati nell’aprile 2003, hanno permesso di creare 30 posti di lavoro.

69 Cfr. cap.1.1 del presente Rapporto.

26

Page 37: Volume II Italian disabilità

Riquadro 1 (Continued)

Nelle scuole della provincia di Guantanamo è stato organizzato un corso di formazione dei maestri per l’integrazione di bambini con disabilità. Il progetto, finanziato dall’UNICEF, ha dotato le scuole di nuova illuminazione, ventilatori, sistemi sanitari ristrutturati, materiale didattico. Il personale docente è stato formato sulla pedagogia dell’integrazione educativa.

Nella provincia di Santiago de Cuba è stato portato a termine un progetto di promozione dell’identità culturale e dell’integrazione lavorativa delle persone con disabilità. La Cattedra dell’Università “Antonio Bravo Correoso”, creata nel 1878, realizza ricerche sulla storia del territorio, beneficiando 2.597 persone nel Municipio di Santiago de Cuba, che partecipano ai corsi. Il progetto, finanziato dal FAMSI e dal Municipio di Granata (Spagna), ha integrato un gruppo di giovani con disabilità ai lavori della Cattedra.

Infine, nella provincia di Las Tunas, è stato realizzato un progetto di eliminazione delle barriere per non vedenti e ipovedenti presso la biblioteca provinciale Josè Martì. Il progetto coinvolge l’Associazione di non vedenti della biblioteca, che dispone di una sala Braille e di assistenza specializzata, e ha fornito alla stessa programmi informatici speciali che consentono agli studenti e professori di usare i computer e stampare documenti in braille. I partecipanti sono stati formati sull’uso dei programmi Jaws, Braille. È stato anche realizzato un corso per Ausiliari d’Informazione Scientifica Tecnica. Beneficiari del progetto sono 127 utenti della biblioteca e 767 persone con problemi di vista. Sono stati creati quattro nuovi posti di lavoro per donne non vedenti o ipovedenti.

3.2. Metodologia

Il lavoro si è sviluppato in quattro fasi.

Prima fase

Nel corso della prima fase, si è effettuata la mappatura70 di tutte quelle iniziative e progetti deliberati dal Comitato Direzionale e dal Direttore Generale della DGCS nei nove anni tra il 2000 e il 2008, che si riferivano esplicitamente alla protezione e promozione dei diritti delle persone con disabilità.

Le iniziative e i progetti sono stati individuati attraverso una ricerca per parole chiave, presenti nel titolo del progetto, utilizzate per interrogare le banche dati del Ministero Affari Esteri (MAE): la banca dati Unità Tecnica Centrale (UTC), il software SDR, il SIC.71 Sono state utilizzate inoltre le informazioni presenti nel bollettino DIPCO (Bollettino settimanale della cooperazione allo sviluppo italiana).

La mappatura è stata circoscritta a iniziative e progetti sulla disabilità fisica e sensoriale.72

Nel corso dell’indagine è stato effettuato il censimento73 degli enti (governativi, non profit, privati, organismi internazionali e delle UN) responsabili dell’esecuzione dei progetti che rappresenta una

70 Allegato C - Mappatura dei progetti della Cooperazione Italiana per la promozione e protezione dei diritti delle persone disabili 2000-2008. La mappatura non ha considerato le componenti “disabilità” realizzate nel contesto di progetti più ampi finanziati alle Nazioni Unite tramite contributi volontari.71 Il SIC (Sistema Informatico Centrale) e l'SDR sono due software che contengono i dati, anche finanziari, relativi ai progetti della Cooperazione Italiana.

72 Le iniziative che riguardano la salute mentale e la disabilità mentale sono comunemente inserite nell’ambito di programmi socio-sanitari. 73 Allegato E) – Censimento enti esecutori e partner locali.

27

Page 38: Volume II Italian disabilità

risorsa da valorizzare. Gli enti esecutori censiti sono 34.

Contemporaneamente sono stati censiti anche i partner locali dei progetti. Si tratta di 70 soggetti, tra organizzazioni di persone con disabilità, enti governativi e non governativi, Municipalità e Ministeri, istituzioni locali di varia natura, Chiese locali, istituzioni/enti religiosi, Università e Centri di ricerca.

Seconda fase

Nel corso della seconda fase, si sono svolte due azioni:

1. Sono stati reperiti i testi delle proposte di finanziamento, archiviati presso la DGCS-UTC o presso le UTL.

2. È stata predisposta una “Scheda di rilevazione” per la raccolta dei dati relativi a ciascun progetto. La “Scheda di rilevazione” (Allegato A), è composta da 38 items e suddivisa in tre parti.

La Parte A registra le informazioni presenti all'interno dei documenti di progetto così come approvati. Le informazioni si riferiscono a:

- Paese/i- Titolo- Numero di AID- Settore/i di intervento- Canale - Modalità di esecuzione- Tipo di finanziamento- Ente esecutore- Durata- Costo totale- Finanziamento DGCS- Eventuali cofinanziatori- Numero e data della delibera- Origini e giustificazione dell’iniziativa- Contesto nazionale e regionale- Quadro settoriale e territoriale- Problemi da affrontare e risolvere- Beneficiari- Controparte- Altri attori coinvolti- Obiettivi generali- Obiettivi specifici- Risultati attesi- Attività previste per il raggiungimento dei risultati- Fattori di sostenibilità

La Parte B raccoglie informazioni di carattere qualitativo sul progetto terminato o in corso di realizzazione. Le informazioni si riferiscono a:

- Stato di avanzamento del progetto- Risultati conseguiti- Elementi qualificanti introdotti- Fattori che hanno condotto al buon esito

28

Page 39: Volume II Italian disabilità

- Difficoltà incontrate- Lezioni apprese- Se è stata effettuata una valutazione, indicarne i risultati- Documentazione prodotta nel progetto- Documentazione allegata

La Parte C riguarda la coerenza delle iniziative con gli Obiettivi del Millennio e con i settori e i temi dell’Organizzazione per la Cooperazione Sociale e lo Sviluppo – Commissione per l’Aiuto allo Sviluppo (OECD-DAC). Le informazioni si riferiscono in particolare all’attinenza dell’iniziativa con:

- gli obiettivi del Millennio- i settori di intervento OECD-DAC- i temi OECD-DAC.

Terza fase

La terza fase è consistita in:

1. la compilazione delle parti A e C della “Scheda di rilevazione”, effettuata a cura dell’UTC, sulla base del testo di progetto approvato.

2. l’invio della Scheda di rilevazione agli enti esecutori, affinché verificassero la completezza delle informazioni contenute nella parte A e C e compilassero la Parte B.

Sono state inviate 51 “Schede di rilevazione” e ne sono tornate compilate 51, cioè il 100%.

Quarta fase

Nella quarta fase della ricerca sono stati:

1. elaborati i dati quantitativi raccolti con le “Schede di rilevazione”, realizzando una rappresentazione grafica e tabellare;

2. sistematizzati i dati qualitativi.

Le “Schede di rilevazione” hanno fornito una notevole quantità di dati qualitativi che hanno permesso di mettere in evidenza alcuni elementi ricorrenti.74 Si è poi proceduto ad un’analisi della letteratura internazionale per verificare: 1) la conformità di questi con gli standard internazionali; 2) la conformità con le politiche della Cooperazione Italiana. In particolare si è fatto riferimento ai seguenti documenti:

1. la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, 2006;

2. il Piano d’azione sulla disabilità 2006-2015 del Consiglio d’Europa;

3. le “Linee guida della Cooperazione Italiana sulla tematica dell'Handicap – 2002”, DGCS-MAE;

4. il documento della DGCS - MAE “La Cooperazione Italiana allo sviluppo nel triennio 2009-2011, Linee-guida e indirizzi di programmazione”, 2008.

74 Per quanto riguarda i dati qualitativi, raccolti attraverso le Schede di rilevazione, è stato necessario fare la analisi del contenuto delle risposte e la successiva classificazione attraverso il raggruppamento in aree concettuali omogenee.

29

Page 40: Volume II Italian disabilità

I documenti considerati evidenziano alcune costanti e specifiche aree di rilevanza per la vita di un cittadino con disabilità:

- l’area della salute e della riabilitazione;

- l’area della accessibilità, intesa in senso ampio come accessibilità agli edifici e ai trasporti; come accessibilità ai servizi sanitari, educativi, culturali; come accessibilità alla informazione; come accessibilità al lavoro;

- l’area della promozione dei diritti, partecipazione e rafforzamento delle persone con disabilità e delle loro associazioni attraverso formazione, informazione, coinvolgimento nei progetti, protezione legale e avviamento al lavoro.

- l’area del cambiamento culturale, anche attraverso azioni di sensibilizzazione dei contesti familiari, comunitari, nazionali, internazionali; azioni di formazione e riqualificazione degli operatori dei servizi;

- l’area delle azioni e temi trasversali, diretti ad inserire una attenzione alle persone con disabilità in tutte le politiche: modifiche dei quadri legislativi, nuovi modelli di formazione e alta formazione; miglioramento nelle politiche di inclusione sociale.

Sempre in questa fase è stato effettuato lo studio secondario dei materiali di documentazione prodotti e sono stati individuati alcuni progetti multisettoriali che contengono una componente disabilità, e alcuni progetti settoriali che vengono presentati qui di seguito.

3.3. Analisi dei dati

Dalla Tabella 1 al Grafico 2 - il volume dei contributi - il Rapporto punta l’attenzione sui fondi della cooperazione destinati ai progetti per le persone con disabilità. Ne descrive il rapporto con la totalità dei fondi a dono; illustra i vari co-finanziamenti; ne rappresenta la distribuzione geografica e temporale.

Dal Grafico 3 al Grafico 6 - la mappatura dei progetti - ci si concentra sui progetti finanziati. L’obiettivo è dare un quadro delle caratteristiche quali-quantitative dell’impegno della Cooperazione Italiana.

La Tabella 3, ed i Grafici 5 e 6 mostrano chi ha realizzato i progetti.

Dal Grafico 7 al 13 viene illustrato il cosa e il come: attività realizzate, approccio utilizzato, beneficiari, tipologie di disabilità, durata e stato di avanzamento dei progetti.

Il Grafico 13 ed il testo che segue si dà conto di come questi progetti si inseriscono nel quadro internazionale degli Obiettivi del Millennio e dei settori e temi OECD-DAC.

Il volume dei contributi75

Dal 2000 al 2008 Cooperazione Italiana ha allocato oltre 6 miliardi di Euro (€ 6.005.591.884) in iniziative a dono,76 dei quali quasi 38 milioni di euro (€ 37.906.661) sono andati a finanziare le 51 iniziative mappate. La Tabella 1 ne mostra la distribuzione negli anni e la relativa percentuale.

75 Fonte: dati 2000/2007, Relazioni al Parlamento; dati 2008, DGCS MAE (Ufficio I)76 Trattasi di progetti che non richiedono alcuna restituzione da parte del paese beneficiario.

30

Page 41: Volume II Italian disabilità

Tabella 1: Rapporto tra finanziamenti a dono,77 e finanziamenti per le iniziative disabilità*

Anno Totale iniziative a Dono Iniziative a Dono sulla disabilità **

(€) (€) (%)

2000 583.079.001 2.574.802 0,4

2001 676.558.001 - 0,0

2002 840.000.000 1.862.939 0,2

2003 686.000.000 9.025.555 1,3

2004 487.000.001 985.725 0,2

2005 722.000.000 3.978.624 0,6

2006 454.000.001 9.138.497 2,0

2007 751.000.001 6.406.278 0,9

2008 805.954.879 3.934.241 0,5

6.005.591.884 37.906.661 0,6

Note: * Esclusi i co-finanziamenti.** I dati si riferiscono alle 51 iniziative mappate.

In termini relativi, la Cooperazione Italiana ha investito - per progetti esplicitamente indirizzati alle persone con disabilità - lo 0,6 % delle risorse a dono. Va tenuto in considerazione che le cifre indicate non comprendono la compartecipazione finanziaria di partner della DGCS nella realizzazione dei progetti cofinanziati.78

La distribuzione negli anni, di questi finanziamenti si può vedere nel Grafico 1.

Il grafico mostra due picchi uno nel 2003 (23% dei finanziamenti) probabilmente attribuibile alla proclamazione dell’“Anno internazionale della disabilità”, e l’altro nel 2006 (22%), in concomitanza con l’approvazione della “Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità”.

Il valore complessivo delle iniziative sulla disabilità approvate dalla DGCS negli anni 2000 – 2008, più le quote di co-finanziamento dei soggetti esecutori e dei partner locali ammontano a € 53.562.025 di cui € 37.906.661 finanziamenti MAE e € 15.655.364 altri partner.

Grafico 1: Distribuzione risorse deliberate dalla DGCS

77 I doni vengono generalmente concessi a paesi con un reddito pro-capite annuale inferiore a US$ 875.78 I progetti finanziati dalla DGCS possono prevedere la presenza di forme autonome, dirette o indirette, di

finanziamento da parte dei soggetti partner.

31

Page 42: Volume II Italian disabilità

Fonte: DGCS

Il Grafico 2 illustra come si distribuiscono i finanziamenti per soggetti co-finanziatori. Sul totale, il 71% sono stati stanziati dal MAE, il 17% sono un co-finanziamento dei partner locali,79 il 10% sono un co-finanziamento delle organizzazioni non governative sui progetti promossi,80 e infine il 2% dei fondi sono stati stanziati dalla cooperazione decentrata81 come quota di co-finanziamento.

Grafico 2: Distribuzione dei fondi per soggetti finanziatori

Fonte: DGCS Come si nota, è assai rilevante il contributo dei partner locali con il 17% dei fondi totali, pari a € 9.022.506. L’analisi effettuata ha evidenziato ben 70 partner, tra autorità pubbliche, organizzazioni

79 Come è noto un progetto prevede il coinvolgimento di partner locali di tipo istituzionale e di tipo operativo. Il grafico considera solo i partner istituzionali.80 La Legge 49/87 riconosce le ONG come soggetti di cooperazione e prevede la possibilità che le ONG idonee promuovano direttamente progetti per i quali chiedere un co-finanziamento alla DGCS-MAE. 81 La cooperazione decentrata è la cooperazione attuata dagli Enti Locali e dalle Regioni italiane, che tende a coinvolgere tutti gli stakeholders attivi sul territorio, come Università, imprese e organizzazioni della società civile.

32

Page 43: Volume II Italian disabilità

non profit e Università. Il co-finanziamento di progetti a supporto delle risorse della DGCS è importante per favorire il processo di ownership del progetto da parte di tutti gli attori coinvolti e in particolare dei paesi partner.

Il Grafico 3 illustra la ripartizione geografica82 dei finanziamenti deliberati dalla DGCS. Per quanto riguarda l'Italia si tratta di iniziative di educazione allo sviluppo, realizzate da ONG per promuovere in Italia la diffusione di informazioni sui paesi in via di sviluppo e la conoscenza delle attività realizzate dalla Cooperazione Italiana.

Grafico 3: Ripartizione geografica dei finanziamenti deliberati dalla DGCS per le iniziative disabilità 2000-2008

Fonte: DGCS

Nell’area dei Balcani, Mediterraneo e Medio Oriente si concentra la maggior parte dei finanziamenti deliberati dalla DGCS nel settore della disabilità, ben il 68%. Questo corrisponde alle priorità geografiche della Cooperazione Italiana degli ultimi anni, che è impegnata nel Mediterraneo e nei Balcani ed in particolare nelle aree di crisi e di post conflitto. Anche nella programmazione futura si evidenzia che “tra le aree geografiche prioritarie, una speciale attenzione continuerà ad essere prestata dalla Cooperazione Italiana alle aree di crisi e agli Stati fragili e post-conflitto”.83 Il finanziamento destinato all’area geografica dell’Africa è pari al 15% del totale. Peraltro va ricordato che il Rapporto non prende in considerazione tutte le componenti relative alla disabilità presenti in programmi più ampi, sia di tipo bilaterale che multilaterale.

L'ammontare complessivo di € 53.562.025, è stato distribuito in progetti che si sono realizzati in 25 Paesi nel periodo 2000-2009.

82 Per la ripartizione geografica utilizzata, Cfr. DGCS 2008. “La Cooperazione Italiana allo sviluppo nel triennio 2009-2011. Linee-guida e indirizzi di programmazione”.

83 Cfr. DGCS. 2008 Ibid.

33

Page 44: Volume II Italian disabilità

La Tabella 2 dà una dimensione di come il finanziamento risulti frammentato nei diversi paesi: cinque paesi hanno ricevuto oltre 4 milioni di euro, West Bank and Gaza, Albania, Bosnia – Erzegovina, Giordania e Libano.

Tabella 2: Ripartizione per paese dei finanziamenti approvati dalla DGCS per la disabilità

Paese Finanziamento (Euro)

FINO A 1 MILIONE Marocco 78.042Kenya 332.981Italia 400.150

Zambia 420.570Kosovo 908.649

Repubblica Centro Africana 958.867TRA 1 MILIONE E 3 MILIONI Angola 1.032.200

Ecuador 1.160.909Cuba 1.181.405Sudan 1.299.271Yemen 1.421.752

Vietnam 1.561.387Montenegro 1.593.157

Camerun 1.658.014El Salvador 1.709.480

Libia 1.752.100Tunisia 1.897.050

Cina 2.267.871Serbia 2.271.000Etiopia 2.433.681

OLTRE 4 MILIONI Libano 4.422.468 Giordania 4.725.659

Bosnia Erzegovina 5.070.784Albania 5.770.952

West Bank and Gaza 6.467.626sub totale 52.796.025

Non ripartibile 766.000Totale 53.562.025

Grafico 4: Distribuzione dei finanziamenti per tipologia di iniziativa (ordinaria o di emergenza)

34

Page 45: Volume II Italian disabilità

Fonte: DGCS

Il 90% dei finanziamenti, è stato deliberato per la realizzazione di iniziative ordinarie. Il 10% è stato deliberato per iniziative di emergenza: 7 in Libano per le attività di post conflitto e 1 in Libia di rafforzamento del sistema sanitario (Cfr. Allegato C - Mappatura dei progetti).

Caratteristriche dei progetti mappati84

In questo capitolo verranno illustrate le caratteristiche dei progetti mappati, comprese le modalità di implementazione, i soggetti che li hanno eseguiti, le attività realizzate ed un’immagine complessiva delle politiche della Cooperazione Italiana sulla disabilità.

Modalità di esecuzione

La Tabella 3 illustra le modalità secondo cui sono stati eseguiti i 51 progetti mappati.

Tabella 3: Ripartizione dei progetti per modalità di esecuzione, esclusi i cofinanziamenti

84 Cfr. Allegato C – Mappatura dei progetti.

35

Page 46: Volume II Italian disabilità

Fonte: DGCS

Si tratta di undici modalità diverse:

1. contributo a organismi internazionali85 + enti pubblici: 12. ONG86 promossi: 283. contributo a organismo internazionale + ONG:87 24. contributo a organismo internazionale: 25. gestione diretta DGCS:88 56. gestione diretta DGCS e contributo a enti pubblici:89 27. gestione diretta DGCS e contributo a organismo Internazionale: 1

85 Cfr. Legge 49/87 e successive modifiche. “La Cooperazione Italiana sostiene i programmi realizzati da diverse Organizzazioni Internazionali: dalle Agenzie delle NU, dalla Banca Mondiale e dagli organismi di integrazione regionale in Africa (Igad, Sadc, Cilss) ed in America Latina (Cepal), il polo agricolo romano - Fao, Pam, Ifad, gli Organismi Internazionali operanti in Italia, come il Centro Oil e l’ Unicri a Torino, gli Uffici Unido a Milano e Bologna, il Centro Unicef a Firenze, l’Ufficio Oim a Roma, lo Iam a Bari, il deposito delle Nazioni Unite di Bari per gli interventi umanitari d’emergenza”.

86 Cfr. Legge 49/87 art. 29 e successive modifiche. “Alle ONG possono essere concessi contributi per lo svolgimento di attività di cooperazione da loro promosse, in misura non superiore al 70 per cento dell'importo delle iniziative programmate, che deve essere integrato per la quota restante da forme autonome di finanziamento.”

87 Cfr. <http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it>. “Rapporti strategici legano la Cooperazione Italiana al mondo del volontariato e alle Ong italiane attraverso il supporto alle loro attività finalizzate allo sviluppo sia sul piano della promozione delle iniziative sia su quello della loro valorizzazione in seno ai programmi predisposti dalle Agenzie delle NU e dall’Unione Europea”.

88 Cfr. <http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it>. “La Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri (DGCS) è l’organo preposto ad attuare la Legge n.49/87. La DGCS programma, elabora ed applica gli indirizzi della politica di cooperazione e le politiche di settore. Attua iniziative e progetti nei Paesi in via di sviluppo, effettua interventi di emergenza e fornisce aiuti alimentari. È competente anche per i rapporti con le Organizzazioni Internazionali che operano nel settore, e con l’Unione Europea. Cura i rapporti con le Organizzazioni non governative. Promuove e realizza la cooperazione universitaria”.

89 In qualità di enti esecutori, Ministeri ed altre istituzioni pubbliche (es. Iss, Istat, Isiao) possono ricevere finanziamenti dalla DGCS per la realizzazione di programmi da svolgere nei Pvs.

36

Modalità di esecuzioneNumero

progetti

%

Contributo ad organismi internazionali + enti pubblici 1 3.563.553 9,4

ONG promossi 28 16.455.508 43,4

Contributo ad organismo internazionale + ONG 2 448.138 1,2

Contributo a organismi internazionali 2 1.756.000 4,6

Gestione diretta DGCS 5 3.010.680 7,9

Gestione diretta DGCS e contrbuto ad enti pubblici 2 2.732.100 7,2

Gestione diretta DGCS e contributo a organismi internazionali 1 1.100.000 2,9

Gestione diretta DGCS + contributo a consorzio interuniversitario + credito d'aiuto 1 3.557.163 9,4

Gestione diretta DGCS (anche attraverso affidamento ad ONG, legge 80/05) 7 3.003.149 7,9

Gestione diretta DGCS + Articolo 15 (esecuzione governativa) 1 1.803.970 4,8

Articolo 18 (contributo a consorzio) 1 476.400 1,3TOTALE 51 37.906.661 100,00

Finanziamenti (euro)

Page 47: Volume II Italian disabilità

8. gestione diretta DGCS e contributo a consorzio interuniversitario + credito d'aiuto:90 19. gestione diretta DGCS (anche attraverso affidamento ad ONG91, Legge 80/0592): 7 10. gestione diretta DGCS + art. 1593 (esecuzione governativa):1 11. articolo 1894 (contributo a consorzio): 1

Complessivamente le ONG eseguono 37 progetti su 51, cioè il 72% o perché li promuovono o perché il governo italiano o un’organizzazione internazionale glieli affida. Le ONG hanno promosso il 55 % dei progetti (28) a cui hanno corrisposto il 43,4 % dei fondi, pari a € 16,5 milioni.

Enti esecutori

Il Grafico 5 illustra la distribuzione per Enti esecutori,95 evidenziando chiaramente la centralità delle ONG. Va tenuto presente che alcuni progetti hanno previsto il coinvolgimento di più Enti esecutori.

Grafico 5 - Tipologia degli enti esecutori di progetti

Fonte: DGCSIl ruolo importante che le ONG hanno avuto nella realizzazione di questi progetti mappati, sembra coerente sia con la funzione che la Legge 49/87 assegna loro, sia con i documenti di programmazione

90 Cfr. Legge 49/87 e successive modifiche. “I crediti d’aiuto, crediti agevolati concessi ai PVS, sono erogati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che partecipa al Comitato Direzionale della DGCS”.

91 Cfr. Legge 49/87 e successive modifiche. “Alle ONG può essere affidato l'incarico di realizzare specifici programmi di cooperazione i cui oneri saranno finanziati dalla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo”.

92 Cfr. Legge n. 80 del 14/5/2005. “Per la realizzazione degli interventi di emergenza di cui all’art 11 della legge 26/2/49 e successive modificazioni, mediante fondi accreditati alle rappresentanze diplomatiche, il capo missione può stipulare convenzioni con le organizzazioni non governative che operano localmente”.

93 Cfr. Legge 49/87. Regolamento di esecuzione, Art 15 “Finanziamenti a Governi o organismi Internazionali”.94 Cfr. Legge 49/87. Regolamento di esecuzione, Art. 18 “Formazione”.95 Per Enti Esecutori si intendono i soggetti che hanno la responsabilità gestionale e amministrativa del progetto.

37

Page 48: Volume II Italian disabilità

2009-2011 nei quali si conferma l’interesse della DGCS a sostenere progetti delle ONG nel settore sociale e in particolare quelli rivolti alle persone con disabilità.96

D’altra parte va però sottolineato che, come si evince dalla Tabella 3, i progetti ONG sono di dimensione abbastanza ridotta. La dimensione media dei contributi della DGCS a progetti promossi da ONG o ad esse affidati è tra € 430.000 e € 580.000. Una dimensione analoga ai progetti in gestione diretta della DGCS, circa € 600.000.

Il Grafico 5 mostra, inoltre, in maniera molto concreta cosa intenda la Cooperazione Italiana quando parla di “Sistema Italia”.97 Le ONG, le Università, gli enti pubblici, intesi sia come enti nazionali che locali, le imprese private, rappresentano la rete di soggetti che collabora con il Ministero degli Affari esteri nell’attività di cooperazione allo sviluppo.

Su 51 progetti, 37 sono eseguiti da ONG; 10 progetti sono gestiti direttamente dalla DGCS; 6 progetti sono eseguiti da Organismi internazionali; 4 progetti sono eseguiti da Enti Pubblici; 1 progetto da una Università; 1 da un governo di un Paese partner; 2 da imprese private.

Tipologia partner locali

La Cooperazione Italiana attribuisce un ruolo importante al coinvolgimento di soggetti locali nei progetti. Questo si evince anche dalle “Linee di programmazione 2009-2011” dove si dice: “la Cooperazione Italiana favorirà nella massima misura la citata ownership democratica anche mediante il coinvolgimento delle società civili locali”.98

Il Grafico 6 ci mostra le tipologie di partner locali99 istituzionali coinvolte nei progetti mappati. Si tratta di 70 partner, divisi in quattro categorie di soggetti: 32 enti non profit (ONG, associazioni o fondazioni, chiese o enti religiosi); 5 associazioni di persone con disabilità; 30 tra istituzioni locali, governi locali e municipalità; 3 istituti universitari.

Grafico 6: Tipologia di partner locali coinvolti nei progetti

96 Cfr. DGCS. 2008. Ibid. “Nel Sistema Italia della cooperazione” la Cooperazione Italiana continuerà a valorizzare il ruolo essenziale delle organizzazioni non governative, che raggiungono in modo diretto i beneficiari finali degli interventi e operano a immediato contatto con le popolazioni locali, in risposta alle loro richieste e con marcata capacità d’incidere sui medi e micro contesti territoriali. L’attività delle Ong è capace di garantire la compartecipazione dei beneficiari, la responsabilizzazione e la ownership e di costituire una leva dei processi di democratizzazione e capacity building, facendo inoltre riferimento alle tecnologie compatibili con l’ambiente e con il contesto socioculturale locale.”

97 Cfr. DGCS 2008. Ibid.98 Cfr. DGCS 2008. Ibid.99 Ibid. Allegato E

38

Page 49: Volume II Italian disabilità

Fonte: DGCS

Anche se il coinvolgimento delle associazioni di persone con disabilità nei progetti mappati non è rilevante, appare già significativo e incoraggiante che ne siano state coinvolte 5 come partner istituzionali.

Riquadro 2: Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità

Articolo 4 - Obblighi generali

“Nella elaborazione e attuazione della legislazione e delle politiche da adottare per attuare la presente Convenzione, così come negli altri processi decisionali relativi a questioni concernenti le persone con disabilità, gli Stati Parti operano in stretta consultazione e coinvolgono attivamente le persone con disabilità, compresi i minori con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative”.

Tipologia delle attività

Nel Grafico 7 è possibile osservare le aree d’intervento dei progetti mappati:

- Riabilitazione su base comunitaria- Aggiornamento, formazione, riqualificazione operatori locali- Impatto sul quadro legislativo/istituzionale- Attività di inclusione sociale - Attività di alta formazione (sviluppo curricula, manuali)- Prevenzione- Attività di sensibilizzazione sui diritti delle persone con disabilità- Promozione dei diritti e empowerment- Formazione professionale e inserimento lavorativo

39

Page 50: Volume II Italian disabilità

- Superamento barriere fisiche e sensoriali- Rafforzamento reti servizi locali, istituzionali e comunitari - Equipaggiamento e ristrutturazione locali

Grafico 7 - Tipologia di attività dei progetti

Fonte: DGCS

Dall’analisi delle Schede di rilevazione è risultato che 10 progetti menzionano la Riabilitazione su base Comunitaria come approccio del progetto.

Appare particolarmente rilevante che 45 progetti realizzano attività di aggiornamento, formazione e riqualificazione di operatori locali. La Cooperazione Italiana vanta una lunga tradizione nel campo della formazione di operatori locali e conferisce a questo tipo di attività una grande importanza anche in relazione all’obiettivo di garantire sostenibilità ai servizi. I risultati della mappatura sembrano coerenti con le priorità per il tema “Salute”, evidenziate dalla Cooperazione Italiana in ambito G8 (summit del dicembre 2008), nel quale l’Italia ribadisce un impegno in favore del rafforzamento dei sistemi sanitari nazionali, che consista nel consolidamento delle strutture sanitarie di base, favorendo l’accesso universale a tali servizi, con un’attenzione particolare alla formazione di medici e quadri sanitari.100

In 13 progetti sono state registrate attività che hanno un impatto sul quadro legislativo e istituzionale dei Paesi. Una delle tre aree di interesse della Cooperazione Italiana per la disabilità riguarda il sostegno al cambiamento delle legislazioni sociali e l’introduzione di quadri legislativi e istituzionali che sostengono il paese nell’inserire il tema disabilità a diversi livelli e settori.

32 progetti realizzano le attività secondo un approccio di inclusione sociale. L’inclusione sociale delle persone con disabilità diventa sempre di più una caratteristica fondamentale del modello italiano di fare cooperazione allo sviluppo.

100 DGCS 2008. Ibid.

40

Page 51: Volume II Italian disabilità

Proseguendo nell’analisi delle attività realizzate dai progetti mappati, è stata messa in evidenza l’incidenza delle attività di alta formazione, vale a dire lo sviluppo di curriculum di studio, di manuali, di figure professionali nuove a livello Universitario o para-universitario. Il numero di progetti che realizzano attività di questo tipo non è altissimo, solo 8 progetti. Invece, come sottolineato nel 2002 dalla Cooperazione Italiana,101 il coinvolgimento delle Università, o di istituzioni di analogo livello, nei progetti diretti alla promozione e protezione dei diritti delle persone con disabilità sarebbe estremamente importante.

Nel dicembre 2008, in ambito G8, l’Italia si è impegnata ad “avviare, sulla base di una dichiarazione congiunta siglata nel dicembre 2008, una comune politica di cooperazione tra la Direzione Generale e le università italiane interessate, incentrata sul trinomio formazione, ricerca, trasferimento di tecnologie”.102 Aumentare la presenza di Università e istituzioni analoghe nei progetti per persone con disabilità potrebbe favorire l’aumento di attività di ricerca finalizzate a raccogliere dati sulla presenza di persone con disabilità, sulle tipologie di disabilità, sulla loro condizione. Potrebbe contribuire a sostenere i governi locali nel costruire delle basi di dati di livello nazionale più aggiornate e attendibili. Inoltre il coinvolgimento di Università e centri di ricerca potrebbe servire a studiare soluzioni tecniche innovative.

11 progetti prevedono la realizzazione di attività di Prevenzione della disabilità.

39 progetti prevedono attività finalizzate a sensibilizzare la comunità locale e le famiglie sui diritti delle persone con disabilità. Questo dato appare di particolare rilevanza, e coerente con le attuali linee guida sulla disabilità. In esse si evidenzia come tutti i programmi di cooperazione dovrebbero prevedere una strategia di sensibilizzazione rivolta alle istituzioni, alle famiglie, alle organizzazioni della società civile, ai mezzi di comunicazione di massa, sui diritti delle persone con disabilità.103 Un esempio di progetto si è svolto in parte in Kosovo ed in parte in Italia (Riquadro 3).

Un altro tipo di attività inclusa nei 39 progetti è rappresentato da attività di formazione sui diritti delle persone con disabilità, come riconosciuto dalla Convenzione.

28 progetti realizzano attività di promozione dei diritti, partecipazione ed empowerment delle persone con disabilità e delle loro associazioni.

25 progetti includono attività di formazione professionale ed inserimento lavorativo, in questa categoria sono state incluse tutte le attività finalizzate alla promozione di attività con contenuto economico, come creazione di piccole imprese o microcredito. Il dato è abbastanza coerente con le priorità della Cooperazione Italiana, per la quale l’integrazione lavorativa delle persone con disabilità, anche attraverso la formazione, rappresenta uno degli obiettivi primari.104

6 progetti fanno esplicitamente menzione al tema del superamento barriere fisiche e sensoriali.

Si evidenzia il fatto che ben 45 progetti su 51 prevedono attività di rafforzamento rete servizi locali, istituzionali e comunitari. Questo aspetto sembra particolarmente interessante anche in relazione alla “no-gap policy”.

La maggioranza dei progetti (33 su 51) indicano tra le attività effettuate la riabilitazione, l’equipaggiamento e la ristrutturazione locali che, consentendo l’accesso alle persone con disabilità,

101 Cfr.DGCS. 2002. Linee Guida della Cooperazione Italiana sulla tematica dell’handicap.102 Cfr. DGCS. 2008. Ibid. 103 Cfr. DGCS 2008. Ibid.104 Cfr. DGCS. 2002. Ibid.

41

Page 52: Volume II Italian disabilità

sono fondamentali per il miglioramento dei servizi. Elemento, questo, particolarmente critico se pensiamo che il 40% della disabilità nel mondo riguarda problemi motori.105

I progetti mappati sono riconducibili a cinque aree:

i) salute e della riabilitazione; ii) accessibilità; iii) promozione dei diritti, partecipazione e empowerment delle persone con disabilità e

delle loro associazioni; iv) cambiamento culturale;v) azioni e temi trasversali.

Quanto segue è stato estrapolato dalle “Schede di rilevazione”. Trattasi di citazioni e sono presentate per illustrare la natura dei progetti e come la loro implementazione abbia funzionato nella realtà.

Progetto Ecuador: Attivazione di una rete di servizi socio–riabilitativi nella provincia di Esmeraldas

“Il primo elemento qualificante è la strategia (corrispondente ad una vera e propria filosofia di lavoro) della Riabilitazione su Base Comunitaria – CBR – che ha permesso, attraverso l’impiego di volontari locali, di entrare nei quartieri più disagiati delle aree interessate dal Progetto, dove molto spesso la persona con disabilità vive in forte stato di marginalizzazione e abbandono. Attraverso interventi mirati si è operato sensibilizzando la popolazione residente sul diritto all’integrazione della persona disabile, dando risposte socio riabilitative all’interno delle stesse comunità e/o quartieri e, dove necessario, indirizzando la persona con disabilità e la sua famiglia verso il più adeguato servizio sanitario, educativo o riabilitativo presente sul territorio esmeraldegno o nazionale”.

Progetto Libano – Iniziativa di emergenza per la riabilitazione, occupazione, servizi, sviluppo – Ross I – Aiuto alla popolazione disabile e ai minori colpiti dagli eventi bellici nel sud del Libano

“Oggi, grazie al nostro progetto, esistono nel territori libanese, nelle città di Nabatiyeh e Bent Jbeil, 2 Centri di Riabilitazione e Fisioterapia, nuovi ed equipaggiati con moderne attrezzature, gestiti professionalmente dalla nostra controparte locale e molto apprezzati dagli utenti, che finalmente possono beneficiare di sessioni e cure fisioterapiche e riabilitative complete ed a costi contenuti senza essere costretti a lunghi e faticosi viaggi in altre province, e che rappresentano un punto di riferimento molto importante per la popolazione delle due province”.

Repubblica Centroafricana – Progetto: Miglioramento delle condizioni di vita della popolazione disabile motoria di Bangui

“Nel corso del progetto abbiamo appreso che Il coinvolgimento dei diversi attori e delle organizzazioni locali che si occupano di tematiche legate alle persone con disabilità ha permesso di creare un quadro di concertazione sul tema. Abbiamo dimostrato lavorando in coordinamento si producono maggiori risultati”.

Yemen – Progetto: Valorizzazione dei servizi pubblici di riabilitazione motoria e diagnosi precoce di Sanàa e Aden

“Per la prima volta figure paramediche specializzate in fisioterapia sono state formate in loco.”

West Bank and Gaza – Progetto: Promozione e inserimento sociale delle persone con disabilità psicofisica del distretto di Hebron

105 Cfr. <http://www.un.org/disabilities>

42

Page 53: Volume II Italian disabilità

“I corsi di formazione in Italia hanno dato la possibilità a 18 operatori di vedere in prima persona le diverse forme di integrazione sociale per le persone con disabilità, di osservare dall’interno cooperative efficienti e l’importanza del lavoro in rete con le famiglie e gli enti istituzionali. Le formazioni in Palestina sono state occasioni per approfondire conoscenze tecniche-pedagogiche riguardo diversi aspetti della disabilità’ e per acquisire competenze tecniche nuove per la programmazione delle attività (drammatizzazioni, creazioni di candele, laboratorio di carta riciclata e pittura su stoffa). Ogni ciclo di formazione è stato un successo, garantito dalla partecipazione prima di tutto del personale del centro Al Raja e successivamente da operatori di altre sezioni della, che hanno saputo poi riportare gli argomenti della formazione ai colleghi.”

El Salvador – Progetto: Realizzazione di un centro educativo inclusivo di tipo sperimentale

“Il progetto ha realizzato delle infrastrutture dedicate al processo di inclusione e con accessibilità totale. È stato poi fornito alle istituzioni locali un apporto tecnico scientifico di alto livello sia in termini pedagogico-educativi (con il contributo della Università di Bologna) che a livello infrastrutturale (considerato un buon esempio di architettura multisensoriale)”

Riquadro 3: Buona pratica

PAESE: Kosovo

TITOLO DEL PROGETTO: Assistenza Tecnica per la Stesura del Piano Nazionale sulla Disabilità

ESECUTORE: DGCS – Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo

Benché in Kosovo esistano una legge sulla non discriminazione ed alcune disposizioni normative che riconoscono pari opportunità alle persone con disabilità, non vi è un’attuazione pratica di tali norme e, di conseguenza, la partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale è scarsa.

In seguito a ciò, ma anche per adeguarsi agli standard europei ed internazionali, il governo del Kosovo ha manifestato la volontà di essere supportato dalla Cooperazione Italiana nella compilazione e stesura di un Piano Nazionale sulla disabilità 2009 – 2011. La DGCS ha, così, predisposto un programma di assistenza tecnica che ha previsto la presenza di un team di esperti italiani, tra cui esperti con disabilità, che hanno messo a disposizione le loro competenze in diversi settori: istruzione, salute, impiego, accessibilità, protezione sociale e dati statistici. Alla base dell’iniziativa vi è un documento concordato e condiviso con le istituzioni locali, la società civile del Kosovo, le organizzazioni internazionali e l’Unione Europea. Il processo di redazione del Piano ha avuto inizio nel settembre 2008 e si è concluso nell’aprile 2009 in seguito all’approvazione ufficiale da parte del Governo (decisione 2/62 del 29 aprile 2009). Nell’arco di questo periodo si sono svolti dei gruppi di lavoro (per un totale di 36) per ogni settore che si sono incontrati non solo nella capitale ma anche nelle diverse municipalità presenti nel territorio. A tali incontri hanno partecipato anche associazioni della società civile in rappresentanza delle persone con disabilità, organizzazioni internazionali (UNICEF, OMS, ILO, ONHCHR, OSCE, World Bank, UNDP, UNIFEM e UN Habitat), rappresentanti del Consiglio d’Europa, della Commissione Europea e del governo finlandese.

Il Piano d’Azione è stato lanciato ufficialmente a maggio 2009 durante una Conferenza Internazionale nell’ambito della quale è emersa, tra l’altro, la necessità di avviare una formazione per i professori della scuola inclusiva, di sostenere il processo di decentramento, di dare particolare attenzione alle esigenze specifiche delle persone con disabilità in modo tale da poterle considerare cittadini a pieno titolo e di implementare la legislazione kosovara attraverso un sistema di monitoraggio.

Il progetto in questione è considerato una buona pratica in forza della metodologia partecipativa e interistituzionale che ha portato alla stesura del Piano; e perché risponde a uno sforzo del Kosovo di inserire trasversalmente il tema disabilità in una dimensione multisettoriale.

Elementi qualificanti

43

Page 54: Volume II Italian disabilità

Le linee guida della Cooperazione Italiana 2009-2011,106 individuano tre elementi cui dovranno ispirarsi i progetti a favore delle persone con disabilità: il principio dell’inclusione sociale; l’approccio della riabilitazione su base comunitaria; il sostegno ai programmi in tema di legislazione sociale.107

Il Grafico 8 illustra quanti dei progetti mappati contengano gli elementi su citati.

Grafico 8 - Elementi qualificanti dei progetti mappati

Fonte: DGCS

Inclusione sociale

32 progetti evidenziano il principio della “inclusione sociale” come caratterizzante la propria azione. Il dato appare particolarmente importante e rappresentativo del fatto che l’Italia valorizza nei propri programmi di cooperazione una tradizione di inclusione sociale (Cfr. cap. 2.1). Il principio dell’inclusione sociale rappresenta un carattere fondamentale del modello italiano di fare cooperazione allo sviluppo.

Impatto sul quadro legislativo e istituzionale

È significativo che 13 progetti prevedano attività con un impatto sul quadro legislativo e istituzionale. Dall’analisi emerge che tali attività sono rivolte alla popolazione in generale e non soltanto alle persone con disabilità.

Riabilitazione su base comunitariaLa RBC viene menzionata esplicitamente come approccio del progetto in 10 casi.

106 Cfr. DGCS. 2008. Ibid.107 Cfr. DGCS. 2008. Ibid. “1) Settori prioritari d’intervento “Per quanto concerne i diversamente abili, in

ottemperanza alla Convenzione di New York sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006, la Cooperazione Italiana promuoverà iniziative che si ispirano in particolare al principio dell’inclusione sociale e all’approccio alla riabilitazione su base comunitaria. Il finanziamento di programmi in tema di legislazione sociale sulla disabilità continuerà a costituire un settore prioritario di intervento, garantendo continuità all’impegno italiano degli ultimi anni”.

44

Page 55: Volume II Italian disabilità

Come è noto, la Riabilitazione su Base Comunitaria – RBC è un approccio innovativo promosso dall’OMS, da altre Agenzie dell’ONU, da organizzazioni internazionali e nazionali coinvolti nella disabilità e nella riabilitazione.108

Ricerca

Come è stato precedentemente indicato, dati attendibili sulla disabilità sono scarsi. Similarmente ricerche scientifiche su vari aspetti della disabilità sono limitate. Per questo si ritiene di particolare importanza la presenza di 28 progetti nella mappatura, che prevedono attività di ricerca, come evidenziato nel Grafico 9.

Grafico 9 - Progetti con componente di ricerca

Fonte: DGCS

Il dato ci sembra coerente con le Linee guida della Cooperazione Italiana sulla tematica della disabilità, laddove i progetti sottolineano come l’uso sistematico della ricerca è considerato un elemento fondamentale dei progetti.109

Progetti derivati (spin-off)

108 OMS ILO UNESCO nel documento congiunto del 1994 definiscono “RBC è una strategia  attuabile all’interno dei processi di sviluppo di una comunità, organizzando la riabilitazione e garantendo l’uguaglianza delle opportunità e l’integrazione sociale di tutte le persone con disabilità. È attuata attraverso l’insieme degli sforzi delle stesse persone disabili, dei loro familiari e delle comunità, e attraverso adeguati servizi sanitari, educativi, professionali e sociali”

109 Cfr. DGCS. 2002. Ibid.

45

Page 56: Volume II Italian disabilità

Riquadro 4: Progetti derivati

Libano – Progetto: Iniziativa di emergenza per la riabilitazione, occupazione, servizi, sviluppo – Ross I – Sostegno al riavvio e allo sviluppo di servizi socio – educativi per gli abitanti dei villaggi di Srifa, Froun e Ghandurie

“Sotto il profilo degli interventi legati alla situazione di persone diversamente abili, il progetto si è configurato come un primo passo di conoscenza della situazione nel paese che ha portato alla successiva elaborazione di due interventi finanziati dalla Regione Emilia Romagna e volti ad operare sempre più in profondità nell’ambito della necessaria integrazione delle persone con disabilità a tutti i livelli: educativo, formale ed extra-curriculare, professionale, culturale e ricreativo. Tale lezione è stata poi ripresa nella elaborazione di un progetto promosso volto alla integrazione di persone con disabilità a livello scolastico, progetto promosso presentato al MAE/DGCS nel gennaio 2009”.

Tipologia dei beneficiari

Nel Grafico 10 sono illustrate le tipologie di beneficiari che sono stati obiettivo dei progetti. Come si può vedere ogni progetto si rivolge a più gruppi di popolazione; persone con disabilità in generale; minori; famiglie; istituzioni locali; opinione pubblica; insegnanti, formatori e operatori (risorse di sistema); donne.

Grafico 10 - Tipologia beneficiari dei progetti

Fonte: DGCS

34 progetti indicano come beneficiari le persone con disabilità in generale, o adulti o minori. Circa la metà dei progetti, 24, si rivolgono a minori. Si tratta perlopiù di attività di riabilitazione ed

46

Page 57: Volume II Italian disabilità

educazione. Questo dato sembra coerente con le linee della Cooperazione Italiana110 che assegnano ai diritti dei minori una grande rilevanza. Peraltro, una certa attenzione ai diritti dei minori con disabilità era presente già nelle “Linee Guida della Cooperazione Italiana sulla tematica minorile”. 111 Meno della metà dei progetti, 19, evidenziano le famiglie come target. Esemplificativo è “l’elemento qualificante” del seguente progetto:

West Bank and Gaza – Progetto: Promozione e inserimento sociale delle persone con disabilità psicofisica del distretto di Hebron

“Il centro Al Raja, è passato da essere un centro residenziale, parcheggio per le persone con disabilità , a centro diurno/scuola speciale. I cambiamenti fondamentali durante questo progetto sono quindi di natura culturale: il coinvolgimento e l’esposizione dei genitori e delle famiglie dei ragazzi. Prima erano i grandi assenti nella vita e nella pianificazione del Centro, adesso ne sono attivamente integrati e partecipi. La costituzione del comitato delle madri, con incontri mensili, ha visto una partecipazione crescente sia in termini di numero dei partecipanti che di contenuti condivisi agli incontri. Non si può pensare di favorire l’integrazione sociale se la prima a nascondere il disabile è la famiglia stessa. Sostenendo la famiglia, in termini di conoscenze e valorizzazione del ruolo di soggetto educativo principale, strutturando strategie educative concordate e quindi comuni tra Centro Al Raja e famiglie si è sicuramente contribuito all’ aumento del grado di indipendenza dei ragazzi, e quindi all’ aumento delle possibilità di integrazione.”

45 progetti vedono le istituzioni locali tra i propri beneficiari. Si tratta di azioni di sostegno al rafforzamento delle istituzioni, di formazione, di assistenza tecnica, di fornitura di beni e servizi.

30 progetti prevedono attività dirette espressamente all’opinione pubblica. Si tratta di attività legate alla sensibilizzazione sui diritti delle persone con disabilità; all’informazione e alla prevenzione rispetto a disabilità prevenibili.

37 progetti prevedono attività dirette al rafforzamento delle risorse di sistema, cioè formazione di formatori, funzionari preposti alle politiche sulla disabilità, coordinatori di sistemi sanitari. I progetti di cooperazione attraverso il loro operato intendono rafforzare i sistemi locali di protezione e promozione dei diritti delle persone con disabilità.

6 progetti si rivolgono specificatamente alle donne. Il dato non appare coerente con quanto contenuto nelle Linee guida della Cooperazione Italiana sulla disabilità che menzionano esplicitamente la “uguaglianza di genere” come un capitolo cui prestare una particolare attenzione.112

Rapporti di valutazione

La mappatura ha evidenziato, Cfr. con il Grafico 11, che 28 progetti riportano di avere effettuato valutazioni intermedie o finali, e che a fronte di 26 progetti terminati 18 di essi abbiano effettuato una auto-valutazione finale. Dalla lettura del materiale dei progetti é emerso che la maggior parte dei progetti non prevedeva la raccolta di informazioni. Questo è di critica importanza se l’implementazione dei progetti deve essere monitorata e valutata per verificarne l’impatto.

Grafico 11: Rapporti di valutazione

110 Cfr. DGCS. 2002. Ibid. 111 DGCS. 2004. Linee guida della Cooperazione Italiana sulla Tematica Minorile.112 Cfr. DGCS. 2002. Ibid.

47

Page 58: Volume II Italian disabilità

Fonte: DGCS

Durata dei progetti

Il Grafico 12 mostra la durata dei progetti.113 È noto che una durata congrua dei progetti di sviluppo è fondamentale perché essi abbiano un impatto durevole. Questo vale ancora di più per i progetti che prevedono l’inserimento di persone con disabilità tra i beneficiari. Il sostegno al superamento degli ostacoli, fisici, burocratici, culturali, legislativi, che le persone con disabilità devono affrontare, rende più complessi i progetti di cooperazione a loro diretti e che li coinvolgono. Circa la metà dei progetti hanno una durata pari a tre o più anni. Di questi solo 1 ha una durata di 6 anni e 1 di 5. 26 progetti hanno una durata pari o inferiore ai due anni.

Grafico 12: Durata in anni dei progetti

Fonte: DGCSDalla analisi della documentazione dei progetti, si è potuto verificare che in alcuni casi, in presenza di un progetto considerato troppo breve, l’ente esecutore si è attivato per identificare le modalità per

113 Si tratta della durata riportata nel testo di progetto.

48

Page 59: Volume II Italian disabilità

ottenere una seconda fase o per dare vita a progetti derivati, iniziative più ampie sulla disabilità o, viceversa, più focalizzate su temi specifici. (Vedi Riquadro 4).

Tra le lezioni apprese riportate nella Scheda rilevazione spesso gli enti esecutori citano proprio la durata dei progetti come una elemento di cui tenere conto. Di seguito un esempio che riguarda i percorsi di formazione, dove la durata del progetto viene individuato come un elemento che garantisce la sostenibilità dei servizi (Vedi Riquadro 5):

Riquadro 5: Durata dei progetti

Repubblica Centroafricana – Progetto: Miglioramento condizioni di vita popolazione disabile motoria di Bangui

“La formazione del personale locale sia tecnico che nelle figure manageriali, se condotta su un periodo medio lungo (almeno 5 anni) può condurre a buoni risultati. Nel caso del partner locale anche a conclusione del progetto questa realtà è riuscita – pur se ridimensionata – a continuare a garantire le cure necessarie a un discreto numero di beneficiari“.

Obiettivi di Sviluppo del Millennio

In questa parte del rapporto viene illustrato in che termini i progetti mappati siano collegati con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio114 ed a quale settore e tema monitorato dall’OECD-DAC facciano riferimento. La classificazione dei progetti secondo questi parametri115 nella DGCS è infatti in essere a partire da settembre 2008,116 al fine di valutare in che misura le iniziative realizzate concorrano al raggiungimento degli obiettivi internazionali concordati.

La “Scheda di rilevazione” chiedeva di indicare a quale Obiettivo di Sviluppo del Millennio si riferisse il progetto. Tutti i 51 progetti sono stati classificati come rispondenti all’8° Obiettivo “Sviluppare una partnership globale per lo sviluppo”.

Gli Obiettivi del Millennio rappresentano per la Cooperazione Italiana, un quadro di riferimento comune per le politiche di sviluppo e per la valutazione della efficacia degli aiuti. A tal fine le procedure della DGCS prevedono la classificazione secondo gli Obiettivi di tutti i progetti che vengono presentati al Comitato Direzionale per l’approvazione.

Settori/temi OECD-DAC

114 Cfr. <http://www.oecd.org/dac/mdg>115 Va segnalato che essendo la classificazione OECD – DAC entrata in vigore nella DGCS alla fine del 2008, la

maggior parte dei progetti sono stati classificati a posteriori. 116 Cfr. La delibera del Comitato Direzionale della DGCS n. 178 del 2/09/2008

49

Page 60: Volume II Italian disabilità

Grafico 13: Settori OCSE-DAC

Fonte: DGCS

3.4 Conclusioni

Dimensioni e caratteristiche dell’investimento economico della Cooperazione Italiana sul tema disabilità dal 2000 al 2008

I finanziamenti

La Cooperazione Italiana nel periodo 2000-2008 ha deliberato finanziamenti per un totale di 37.906.661 Euro per iniziative volte alla promozione e protezione dei diritti delle persone con disabilità e cioè lo 0,6% delle risorse a dono per l’Aiuto allo Sviluppo (6.005.591.883 Euro).

La distribuzione dei finanziamenti per anno mostra due picchi significativi, uno nel 2003 e l’altro nel 2006, che potrebbero essere riferiti rispettivamente alla proclamazione dell'Anno Internazionale della Disabilità (2003) e all‘adozione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (2006).

50

Page 61: Volume II Italian disabilità

In termini di distribuzione geografica la maggioranza dei finanziamenti per i progetti disabilità, cioè il 68%, sono andati al Medio Oriente e Balcani, aree considerate prioritarie dalla Cooperazione Italiana. Complessivamente i fondi hanno finanziato progetti in 25 paesi.

I co-finanziamenti e gli enti esecutori

Il volume finanziario complessivo delle iniziative realizzate nei nove anni è di 53.562.025 Euro. Il dato include i co-finanziamenti pari al 29% (€ 15.655.364) che provengono da soggetti diversi quali: ONG (10%), partner locali (17%), enti locali italiani quali, regioni, imprese, università (2%).

I dati dell’analisi indicano l’impegno la Cooperazione Italiana al rafforzamento del cosiddetto “Sistema Italia” attraverso la cooperazione orizzontale, decentrata, le associazioni economiche di categorie e il sistema formativo italiano.

Tipologia dei progetti realizzati

Le attività realizzate nei progetti sono riconducibili a cinque aree:

1. Salute e della riabilitazione : Riabilitazione su base comunitaria: 19,6% dei progetti; Aggiornamento, formazione, riqualificazione operatori locali: 88,2% dei progetti; Rafforzamento reti servizi locali, istituzionali e comunitari: 88,2% dei progetti;

2. Accessibilità: Equipaggiamento e ristrutturazione locali: 68,6% dei progetti; Superamento di barriere fisiche e sensoriali: 11,7% dei progetti;

3. Promozione dei diritti, partecipazione e empowerment delle persone con disabilità e delle loro associazioni: Formazione professionale e inserimento lavorativo: 49% dei progetti; Promozione dei diritti e empowerment: 54,9% dei progetti;

4. Cambiamento culturale : Attività di sensibilizzazione sui diritti delle persone con disabilità: 76,4% dei progetti; Prevenzione: 21,5% dei progetti;

5. Azioni e temi trasversali : Impatto sul quadro legislativo-istituzionale: 25,4% dei progetti; Attività di inclusione sociale: 62,7% dei progetti; Attività di alta formazione (sviluppo curricula, manuali): 15,6% dei progetti.

Le attività dei progetti sono multisettoriali, con un prevalente impegno nell’area della salute e riabilitazione e dell’inclusione sociale.

Beneficiari. Due terzi dei progetti hanno come beneficiari le persone con disabilità in generale (adulti o minori). Circa la metà dei progetti, (47%), si rivolge a minori (si tratta per lo più di attività di riabilitazione ed educazione). Quasi il 40% evidenzia le famiglie come target. Quasi il 90% dei progetti vede le istituzioni locali tra i propri beneficiari. Circa il 60% dei progetti prevede  attività dirette espressamente all’opinione pubblica (sensibilizzazione, informazione e prevenzione rispetto alle disabilità prevenibili). Il 72,5% dei progetti prevedono attività dirette al rafforzamento delle risorse di sistema (formazione di formatori, funzionari preposti alle politiche sulla disabilità, coordinatori di sistemi sanitari). Solo l’11,7% dei progetti si rivolgono specificatamente alle donne.

Il ruolo delle ONG. Le ONG italiane hanno un ruolo rilevante nell’implementazione dei progetti finanziati dalla Cooperazione Italiana. Esse hanno contribuito con 5.610.527 Euro al budget dei progetti; in altre parole hanno contribuito per 1/3 al volume dei cofinanziamenti; ed hanno un ruolo chiave come enti esecutori: infatti, le ONG italiane eseguono il 72% dei progetti.

51

Page 62: Volume II Italian disabilità

Coinvolgimento dei partner locali e di organizzazioni di persone con disabilità. Un elemento che risalta in tutti i progetti è il coinvolgimento dei partner locali (70 in totale). Tra essi si trovano organizzazioni della società civile117 - incluse le organizzazioni di persone con disabilità (10% di tutti i partner) - istituzioni nazionali, municipalità ed enti pubblici, università, istituzioni e associazioni religiose.

I partner locali hanno non solo partecipato allo sviluppo ed implementazione dei progetti (90% dei progetti sono stati implementati con il coinvolgimento di partenrs locali) ma hanno anche mobilizzato risorse finanziarie contribuendo per più della metà del totale dei co-finanziamenti. Il co-finanziamento è un elemento dell’approccio dalla Cooperazione Italiana per assicurare la ownership dei progetti. Un’altra caratteristica dell’approccio Italiano allo sviluppo è di stabilire delle reti a livello locale (Tavoli di concertazione) dove le tematiche sono discusse alla ricerca di un ampio consenso.

Elementi qualificanti: approccio partecipativo. Risulta evidente dai progetti mappati che sussiste una continuità tra i temi trattati e la programmazione della Cooperazione Italiana 2009-2011. L’approccio di sviluppo inclusivo è presente nel 63% dei progetti; il sostegno al miglioramento dei quadri legislativi nel 25% dei progetti; e la Riabilitazione su base comunitaria nel 19% dei progetti.

Raccolta, analisi e diffusione dei dati. Il 54,9% dei progetti prevede la realizzazione di attività di analisi, ricerca e studio. Il dato riflette l’importanza riconosciuta dalla Cooperazione Italiana alla conoscenza ed evidenza.

Valutazione. Oltre la metà (55%) dei progetti mappati ha effettuato attività’ di valutazione (valutazioni intermedie o finali). Dei 26 progetti terminati, il 70% ha effettuato un’auto-valutazione finale, il che suggerisce che una cultura di valutazione come elemento importante per migliorare futuri programmi.

Durata dei progetti. La maggior parte dei progetti risulta abbiano una durata di 3 o più anni. Come indicato dagli enti esecutori, una durata congrua dei progetti di sviluppo è fondamentale per determinare un impatto durevole. Questo vale ancora di più per i progetti a favore delle persone con disabilità che spesso, per il contesto in cui si svolgono, necessitano di essere preceduti e accompagnati da azioni di sensibilizzazione contro i pregiudizi, steoreotipi e stigma spesso presenti.

117 Nella identificazione dei partner locali l’esercizio di mappatura ha distinto tra “ONG, associazioni fondazioni e Enti privati” e “Associazioni, organizzazioni e federazioni di disabili” con il fine di mettere in evidenza la tipologia del partenariato (allegato E).

52

Page 63: Volume II Italian disabilità

ALLEGATO A:SCHEDA DI RILEVAZIONE

PARTE APaese/iTitoloNumero di AID.Settore/i di intervento CanaleModalità di esecuzioneTipo di finanziamento Ente esecutoreDurataCosto Totale (in Euro) Finanziamento DGCS (in Euro)Eventuali co-finanziatori (importo di ogni singolo co-finanziatore in Euro)

Numero e data delibera Descrizione sinteticaOrigini e giustificazione dell’iniziativa

Contesto nazionale e regionaleQuadro settoriale e territorialeProblemi da affrontare e risolvere BeneficiariControparte/iAltri attori coinvoltiStrategia d’interventoObiettivi generaliObiettivi specificiRisultati attesiAttività previste per il raggiungimento dei risultati

PARTE BStato di avanzamento del progetto

In fase di avvio

In corso

Terminato

Sospeso

SE IL PROGETTO È TERMINATO

Risultati conseguiti

Elementi qualificanti introdotti Fattori che hanno condotto al buon esito Difficoltà incontrate Lezioni appreseSe è stata effettuata una valutazione, indicarne i risultati

53

Page 64: Volume II Italian disabilità

DOCUMENTAZIONE PRODOTTA NEL CORSO DEL PROGETTORapporto di valutazione intermedio Rapporto di valutazione finale Manuale CD RomVideoAltro

DOCUMENTAZIONE ALLEGATARapporto di valutazione intermedio Rapporto di valutazione finale Manuale CD RomVideoAltro

Nome e cognome del destinatario di posta del questionario …………………………………………Nome e cognome del compilatore del questionario (se diversodaldestinatario) ……………………Funzioni: …………………. Recapito telefonico ……………………………………………………..Altri commenti ………………… Data…………………

54

Page 65: Volume II Italian disabilità

PARTE C ATTINENZA DELL’INIZIATIVA CON OBIETTIVI DEL MILLENIUM

Obiettivi di Sviluppo del Millennio

O1 Sradicare la povertà estrema e la fameT1 Dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone il cui reddito è inferiore ad 1$ al giornoT2 Raggiungere un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti, inclusi donne e giovaniT3 Dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone che soffre la fame

O2 Rendere universale l’educazione primariaT1 Assicurare che ovunque, entro il 2015, i bambini, sia maschi che femmine, possano portare a termine un ciclo completo di istruzione primaria

O3 Promuovere l’eguaglianza di genere e l’empowerment delle donneT1 Eliminare le disparità di genere nel campo dell’educazione primaria e secondaria, preferibilmente entro il 2005, e a tutti i livelli educativi entro il 2015

O4 Ridurre la mortalità infantileT1 Ridurre di 2/3, fra il 1990 e il 2005, il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni

O5 Migliorare la salute maternaT1 Ridurre di ¾, fra il 1990 e il 2005, il tasso di mortalità maternaT2 Raggiungere, entro il 2015, l’accesso universale ai sistemi di salute riproduttiva

O6 Combattere l’AIDS, la malaria e le altre malattie T1 Arrestare entro il 2015, invertendo la tendenza, la diffusione dell’HIV/AIDS

T2 Raggiungere entro il 2010 l’accesso universale alle cure contro l’HIV/AIDS per tutti coloro che ne hanno bisogno T3 Arrestare entro il 2015, invertendo la tendenza, l’incidenza della malaria e delle altre principali malattie

O7 Assicurare la sostenibilità ambientaleT1 Integrare i principi dello sviluppo sostenibile all’interno delle politiche e dei programmi dei paesi e invertire la tendenza alla perdita di risorse ambientali T2 Ridurre la perdita di biodiversità raggiungendo, entro il 2010, una riduzione significativa del tasso di perdita T3 Dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che non ha accesso all’acqua potabile e agli impianti igienici di base T4 Entro il 2020 raggiungere un significativo miglioramento delle condizioni di vita di almeno 100 milioni di abitanti delle baraccopoli

O8 Sviluppare una partnership globale per lo sviluppoT1 Rivolgersi ai bisogni specifici dei paesi meno avanzati, di quelli privi di sbocco al mare e dei piccoli stati insulari in via di sviluppo T2 Sviluppare un sistema commerciale e finanziario più aperto, regolamentato, prevedibile e non discriminatorio T3 Trattare globalmente i problemi legati al debito dei PVS T4 In cooperazione con le aziende farmaceutiche, rendere possibile nei PVS l’accesso ai farmaci essenziali con costi sostenibili T5 In cooperazione con il settore privato, rendere disponibili i benefici delle nuove tecnologie, specialmente per quanto riguarda l’informazione e la comunicazione

55

Page 66: Volume II Italian disabilità

GRADO DI LEGAMENTO/SLEGAMENTO

Grado di slegamento Aiuto legato

Aiuto parzialmente slegato

Aiuto slegato

ATTINENZA DELL’INIZIATIVA CON SETTORI DI INTERVENTO OECD/DAC

Settore OECD/DAC EducationHealthPopulation Policies/Programmes and Reproductive HealthWater Supply and SanitationGovernment and Civil SocietyOther Social Infrastructure and ServicesTransport and StorageCommunicationsEnergy Generation and SupplyBanking and Financial ServicesBusiness and other ServicesAgricultureForestryFishingIndustryMineral Resources and MiningConstructionTrade Policy and RegulationsTourismMultisector/Cross-Cutting Commodity Aid and General Programme Assistance Action relating to DebtHumanitarian AidAdministrative Costs of DonorsSupport to Non-Governmental Organisations (NGOs) Refugees in Donor CountriesUnallocated/Unspecified

ATTINENZA DELL’INIZIATIVA CON TEMI OECD/DAC

Temi OECD/DAC Sviluppo Partecipativo/Buon Governo (PD/GG)

Eguaglianza di genere

Ambiente

56

Page 67: Volume II Italian disabilità

ALLEGATO B: LINEE-GUIDA DELLA COOPERAZIONE ITALIANA SULLA TEMATICA DELL’HANDICAP (2002)

1. Approccio sociale

Premessa

I diritti delle persone portatrici di handicap rientrano nella sfera dei diritti umani e civili fondamentali. Coerentemente con questo assunto la Dgcs riconosce alla persona disabile il diritto allo sviluppo delle capacità individuali, da perseguirsi attraverso la piena integrazione nel proprio contesto socioculturale; pertanto le iniziative tematiche della Dgcs dedicate all’handicap devono contemplare specifiche azioni di lotta all’esclusione sociale e alla marginalizzazione economica. Inoltre avere una particolare attenzione alla disabilità fin dall’infanzia significa aumentare la possibilità di recupero e di inclusione sociale della persona.

1.1 Definizione di disabilità ed handicap secondo le “Standard Rules” delle Nazioni Unite, 1993

“Il termine disabilità riassume un gran numero di differenti limitazioni funzionali ricorrenti in ogni popolazione di tutti i paesi del mondo. Le persone possono essere disabili per limitazioni fisiche, intellettuali o sensoriali, per condizioni mediche o malattie mentali. Tali limitazioni, condizioni o malattie possono essere di natura permanente o transitoria”. “Per handicap si intende la perdita o la limitazione delle opportunità di partecipare alla vita della comunità allo stesso livello degli altri”. Esso pertanto definisce la relazione tra l’individuo e il contesto in cui vive e indica lo svantaggio delle persone, sia disabili che normodotate, che non possono accedere a particolari situazioni ambientali o partecipare ad attività organizzate, come l’informazione, la comunicazione, l’educazione, ecc., alle stesse condizioni degli altri. Pertanto, non tutti i disabili sono portatori di handicap, come non tutti i portatori di handicap sono disabili. Le persone oggetto delle presenti linee-guida saranno identificate con la denominazione di Dsh: disabili e/o in situazioni di handicap.

1.2 Riabilitazione su base comunitaria

La Cooperazione Italiana accoglie, promuove e sostiene l’adozione della “Riabilitazione basata sulla comunità” (Community Based Rehabilitation - Cbr). “L’obiettivo principale della Cbr è di assicurare alle persone disabili la possibilità di sfruttare al massimo le proprie capacità fisiche e intellettive garantendo ad esse pari opportunità e accesso ai servizi comuni al fine di realizzare una completa integrazione sociale all’interno delle loro comunità e della società. La Cbr è riconosciuta come un approccio completo che comprende la prevenzione della disabilità e la riabilitazione in attività di cura primaria, l’integrazione del bambino disabile nelle scuole normali e la preparazione delle opportunità per attività economiche e di profitto per adulti disabili” (Joint Position Paper, Oms, Ilo, Unesco, 1994).

1.3 Rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza

La Dgcs ritiene che le persone Dsh siano capaci e responsabili e abbiano diritto a proprie e legittime scelte di vita indipendente. Pertanto il conseguimento dell’integrazione e della partecipazione, nonché i metodi impiegati, devono garantirne la dignità, l’indipendenza, l’autosufficienza e la sfera privata, per assicurare un costante e reale miglioramento della qualità della vita. Le persone Dsh devono quindi poter godere di diritti uguali di accesso e di partecipazione a tutte le attività della società (economiche, politiche, educative, culturali, sportive, ludiche), anche attraverso percorsi individualizzati.

57

Page 68: Volume II Italian disabilità

1.4 Approccio partecipativo

L’approccio partecipativo costituisce una modalità di intervento che la Dgcs adotta, sistematicamente, nell’ambito delle iniziative di cooperazione allo sviluppo. All’interno dei programmi mirati all’handicap l’approccio partecipativo costituisce un fattore da promuovere in quanto modello democratico e rappresentativo. Esso implica un pieno coinvolgimento in tutte le fasi del ciclo del progetto: a) programmazione indicativa, b) identificazione, c) formulazione, d) finanziamento, e) realizzazione, f) valutazione. Le modalità operative di ogni iniziativa rientrano nell’ambito di queste linee-guida e sono puntualmente descritte all’interno dei piani di fattibilità da realizzarsi con la partecipazione di tutti gli attori locali e non, con il coinvolgimento e la collaborazione delle Unità tecniche locali, ove presenti, e delle Ambasciate. Gli studi di fattibilità devono tenere conto del contesto nel quale si opera, considerando le priorità, gli ambiti di intervento e le strategie correlate alle risorse economico-finanziarie locali disponibili.

1.5 Approccio interdisciplinare

Le iniziative della Dgcs destinate all’handicap devono, per quanto possibile, svilupparsi secondo un approccio multidisciplinare e interdisciplinare, che consideri diversi ambiti di intervento. I vari settori inerenti al processo di sviluppo e di partecipazione alla vita sociale delle persone Dsh devono coordinarsi e convergere secondo una logica di complementarità.

1.6 Associazioni delle persone Dsh

La DGCS promuove e facilita la costituzione e la crescita delle associazioni che rappresentano le persone Dsh nei Pvs. Essa si propone, infatti, il fine di costruire partnership dirette a favorire nelle associazioni l’acquisizione dell’“empowerment”: a) formando quadri e rafforzando le capacità di tutela e promozione; b) creando opportunità di reale inserimento sociale, sin dalla prima infanzia, e di lavoro produttivo; c) costruendo reti che valorizzino le risorse locali, le metodologie e le culture dei Pvs; d) trasferendo la capacità di fare “advocacy”. Tra gli obiettivi che queste associazioni devono perseguire vi è la sensibilizzazione e l’adeguamento delle politiche locali e nazionali concernenti l’handicap alle esigenze delle persone Dsh, come universalmente riconosciute.

1.7 Azioni volte a favorire l’inclusione socioeconomica

Le iniziative di cooperazione allo sviluppo devono prevedere - sin dalla fase di identificazione una sistematica verifica delle condizioni che possono rappresentare un ostacolo alla partecipazione delle persone Dsh, secondo un approccio di progettualità trasversale, da estendere a tutte le iniziative. Particolare attenzione deve essere dedicata all’esigenza di sfruttare gli sviluppi positivi nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. È di fondamentale importanza, pertanto, considerare - oltre alla rimozione e alla progressiva eliminazione delle barriere fisiche esistenti nell’ambito della comunicazione e del trasporto - il superamento degli ostacoli culturali, sociali ed economici, che impediscono l’accesso delle persone Dsh ai servizi e la loro partecipazione attiva alla vita sociale, economica e politica. Tutto ciò deve realizzarsi tenendo conto delle differenti situazioni in cui si opera.

1.8 Rapporti tra persone Dsh e società

La Cooperazione Italiana riconosce alle persone Dsh il diritto ad avere una vita sociale piena, che garantisca loro il soddisfacimento dei bisogni primari e secondari. In tale ottica vanno sostenute le iniziative tese all’integrazione dei soggetti Dsh nel mondo dello sport, della cultura e in quelle attività in cui la vita di tutti i giorni si esplica, che consenta loro una reale integrazione sociale nei vari ambiti.

58

Page 69: Volume II Italian disabilità

1.9 Valutazione

Le iniziative di cooperazione sono finalizzate alle persone Dsh e devono essere valutate attraverso criteri specifici e flessibili. Tra i più rilevanti parametri di riferimento abbiamo: a) l’ottenimento di una reale integrazione sociale; b) l’integrazione scolastica e lavorativa nelle varie forme in cui essa si esplica; c) il miglioramento della qualità della vita; d) l’acquisizione di nuovi diritti economici, politici, sociali e culturali; e) il superamento delle barriere fisiche, psichiche, sensoriali e culturali; f) il coinvolgimento della famiglia e della comunità di appartenenza; g) il coinvolgimento delle istanze sociali, politiche ed economiche, sia a livello centrale che periferico, nella lotta all’esclusione delle persone Dsh nei Pvs.

1.10 Equità di genere

Le presenti linee-guida si richiamano, per quanto riguarda le donne Dsh, alla “Piattaforma di Pechino” e al documento approvato in sede di “Women 2000”, che identificano la condizione delle donne e delle bambine Dsh come oggetto di specifiche misure, che devono offrire loro gli strumenti per raggiungere l’uguaglianza di genere. L’handicap è dunque riconosciuto, all’interno dei citati documenti, come una situazione specifica che deve essere oggetto di misure particolari, sia da parte degli Stati nazionali, che a livello internazionale. La Cooperazione Italiana afferma, altresì, l’importanza della sinergia tra le presenti linee-guida e quelle concernenti le tematiche di genere emanate nel 1998.

1.11 Diritti dei minori

La Cooperazione Italiana attribuisce elevata priorità agli interventi in favore dei bambini e degli adolescenti esclusi socialmente in quanto portatori di handicap psichici, fisici e sensoriali e rileva la necessità di intervenire in un’età, quanto più precoce possibile, per prevenire e ridurre gli effetti negativi della disabilità. Le presenti linee-guida, pertanto, si propongono di sviluppare un’ampia sinergia con le linee-guida sui minori emanate dalla Cooperazione Italiana nel 1998.

1.12 Ricerca

Nelle iniziative di cooperazione allo sviluppo è considerato elemento qualificante per i progetti l’utilizzo sistematico della ricerca. In questo ambito sono previsti anche progetti pilota, eventualmente riproducibili e modificabili, di volta in volta, in base ai bisogni identificati e alle priorità dei Pvs.

1.13 Deistituzionalizzazione

Le linee-guida sottolineano l’importanza di promuovere e sostenere interventi volti al superamento di strutture chiuse o totalizzanti e di favorire l’inclusione sociale, educativa e lavorativa, anche in considerazione del grado di disabilità dei portatori di handicap.

1.14 Ruolo della cooperazione internazionale

La Dgcs ritiene che la cooperazione internazionale allo sviluppo possa svolgere un ruolo specifico nel sostegno alla promozione dell’uguaglianza di opportunità per le persone Dsh nei Pvs, avvalendosi delle seguenti strategie:

a) indirizzare prioritariamente le iniziative di cooperazione verso ambiti di intervento in grado di sviluppare l’autonomia degli attori dei Pvs e di produrre effetti moltiplicatori, come le iniziative di “capacity building” e i progetti pilota;

59

Page 70: Volume II Italian disabilità

b) realizzare la cooperazione allo sviluppo attraverso un approccio che privilegi il partenariato, sia come attuazione di iniziative congiunte, sia come scambio di informazioni e di risultati, anche attraverso il coinvolgimento delle Ong e delle altre associazioni rappresentative della società civile organizzata, oltreché attraverso le varie possibilità offerte dalla cooperazione decentrata, nonché in collaborazione con gli organismi internazionali presenti in loco;

c) operare nell’ambito della prevenzione, attuata tramite l’educazione e la formazione;

d) contribuire alla massima diffusione delle “Regole standard” delle Nazioni Unite, volte ad assicurare maggiore coerenza e complementarità tra i diversi interventi e i diversi attori, che operano nei Pvs per la loro realizzazione;

e) collegare i vari ambiti di intervento della cooperazione, presenti a livello locale, a sostegno dei diritti delle persone Dsh e realizzarli in uno stesso programma o in programmi paralleli, secondo un approccio multidisciplinare e interdisciplinare;

f) sviluppare una costante attenzione alle questioni di genere e dei minori, secondo i princìpi ispiratori delle relative linee-guida della Dgcs;

g) riconoscere un ruolo protagonista alle Ong locali, nazionali e internazionali, che operano in quest’ambito, valorizzando le loro competenze e la loro esperienza e coinvolgendole nella programmazione delle azioni;

h) considerare cruciale il ruolo attribuito agli attori locali e valorizzare le esperienze di ogni intervento, che non può prescindere dal contesto locale;

i) riservare particolare attenzione alle persone Dsh appartenenti a gruppi riconosciuti come “deboli nel gruppo debole”: profughi, vittime di conflitti armati, minoranze etniche e linguistiche, ecc.

l) favorire gli scambi e il confronto di esperienze e di modelli educativi e formativi fra tutti gli attori di cooperazione, impegnati sui temi dell’handicap, nelle varie realtà locali dei Pvs.

2 - Educazione e integrazione scolastica

Premessa

Le persone Dsh sono soggetto di diritti, hanno quindi diritto, come tutte le persone, all’educazione fin dalla prima infanzia. Uno degli obiettivi della Cooperazione Italiana è, pertanto, quello di favorire l’uguaglianza di opportunità educative. Ci si riferisce qui non solo all’educazione formale, ma a tutti i tipi di educazione possibili: quella familiare, quella non formale, promossa da organizzazioni, gruppi o membri della comunità locale, eccetera.

In ambito educativo l’accesso delle persone Dsh all’istruzione si ottiene non segregandole in scuole separate, bensì modificando il sistema scolastico ordinario, in modo che possano, al contempo, esservi inserite e vedere soddisfatti i loro bisogni peculiari. La scuola integrata è, quindi, una scuola per tutti, che rispetta (e insegna a rispettare) le differenze tra le persone e valorizza le caratteristiche e le capacità di ciascuno.

L’educazione integrata è centrata sulle persone e si adegua ai bisogni specifici di ognuna, rispettando le differenze, educandole alla cooperazione e al rispetto delle diversità, valorizzando i talenti e promuovendo l’approccio tra bambino e bambino, quale principale strumento educativo. La scuola è, quindi, intesa come un ambiente cooperativo e non competitivo, che include tutti, anziché escludere i più deboli. Il principio fondamentale è che tutti i bambini devono imparare insieme, ove possibile,

60

Page 71: Volume II Italian disabilità

indipendentemente dalle loro differenze e specifiche difficoltà. Naturalmente i bambini con speciali bisogni educativi devono ricevere il necessario sostegno, per garantire che la loro educazione sia efficace.

2.1 Modalità di intervento

Le presenti linee-guida prevedono - per promuovere iniziative di cooperazione in favore dell’uguaglianza di opportunità educative per le persone Dsh - le seguenti modalità di intervento:

a) promozione e sostegno di politiche governative, a livello nazionale e locale, finalizzate all’inclusione sociale dei soggetti Dsh, attraverso campagne informative e di sensibilizzazione, da svolgersi nell’ambito della Pubblica amministrazione, dei servizi e della popolazione;

b) sostegno alla realizzazione di programmi di formazione del personale dei servizi sociosanitari e degli insegnanti, dedicati in particolare agli insegnanti di supporto da inserire nelle classi;

c) sostegno allo studio e alla realizzazione di programmi didattici, sia collettivi, cioè rivolti a tutta la classe, sia personalizzati, per adeguare i processi educativi ai relativi bisogni individuali e per favorire l’integrazione di ciascuno, con l’appoggio di insegnanti di supporto e di altre figure professionali;

d) fornitura dei necessari servizi di supporto fondamentali per favorire la partecipazione e la comunicazione con le persone Dsh;

e) realizzazione di programmi educativi individualizzati che tengano conto degli specifici bisogni educativi del singolo: non sono i bambini che devono adeguarsi al processo educativo ma è quest’ultimo che deve adeguarsi ai bisogni dei bambini;

f) sostegno ad attività di supporto agli insegnanti, alle famiglie e alle persone Dsh, fornito da specialisti (psicologi, terapisti, medici, ecc.);

g) promozione della ricerca, con particolare riguardo alla ricerca-azione, che si realizza attraverso il “learning by doing” e il coinvolgimento attivo di tutti gli attori. Essa ha il fine di elaborare strategie di insegnamento e di apprendimento, concretamente inserite nei processi educativi. Inoltre è necessaria una sistematica valutazione delle esperienze, la creazione di centri di documentazione per la raccolta e la diffusione delle informazioni, dei risultati delle ricerche, delle valutazioni dei programmi educativi, degli esperimenti pilota e delle “best practices”. L’attività di ricerca prevede la formulazione di proposte per l’adeguamento dell’organizzazione scolastica e della didattica ai bisogni specifici delle persone Dsh, nonché all’aggiornamento dei curriculum e alla definizione di nuovi profili professionali degli operatori.

2.2 Coinvolgimento attivo delle famiglie

La Cooperazione Italiana offre assistenza e sostegno a tutte le attività volte a modificare la legislazione in modo da favorire la partecipazione e la collaborazione dei genitori e a promuovere la costituzione di associazioni dei genitori che coinvolgano sia le famiglie delle persone normodotate, sia quelle delle persone Dsh.

2.3 Coinvolgimento della comunità locale

Allo scopo di favorire l’inclusione sociale delle persone Dsh, e in particolare la loro piena integrazione scolastica, la Cooperazione Italiana sostiene i programmi-quadro - che prevedono, secondo una logica intersettoriale, il decentramento amministrativo e decisionale, il rafforzamento dei servizi sanitari di base, della scuola e della formazione, l’incremento delle attività economiche a livello locale - e nel contempo mira a favorire la partecipazione della comunità locale nella realizzazione dei programmi

61

Page 72: Volume II Italian disabilità

attraverso il metodo della concertazione e della responsabilizzazione collettiva. In tal senso essa incoraggia e sostiene la costituzione, su base territoriale, di istanze collettive di confronto e di programmazione che includono le autorità locali in ambito amministrativo, educativo, sanitario, ecc. i leader comunitari, le associazioni e i gruppi locali, le organizzazioni dei genitori e delle persone Dsh, nonché i gruppi del volontariato e le Ong, allo scopo di valorizzarne le competenze e le capacità innovative.

2.4 Formazione degli operatori

Insegnanti. Essi svolgono un ruolo chiave, per il quale devono essere adeguatamente formati. La Cooperazione Italiana prevede inoltre di incentivare l’assunzione di insegnanti disabili, che possano essere un modello per bambini e bambine Dsh.

La formazione per gli insegnanti di ogni ordine e grado deve essere finalizzata a:

A) creare un atteggiamento positivo nei confronti della disabilità;

B) sviluppare le competenze concernenti: a) la valutazione dei bisogni speciali in educazione; b) l’adattamento del curriculum; c) l’utilizzazione delle tecnologie di sostegno; d) l’individuazione e l’utilizzazione di procedure didattiche atte a favorire lo sviluppo di abilità diversificate; e) l’educazione al rispetto e alla valorizzazione delle differenze, alla solidarietà e alla cooperazione; f) la collaborazione con gli specialisti, i genitori e altri attori coinvolti.

2.5 Supervisori e formatori

La formazione deve essere anche finalizzata agli amministratori, ai formatori degli insegnanti (professori universitari, ecc.) e a chiunque supervisioni e orienti gli insegnanti.

2.6 Università

Le presenti linee-guida evidenziano il ruolo chiave che le università possono svolgere nell’assistenza al processo, soprattutto nella ricerca, nella valutazione e nella preparazione dei formatori degli insegnanti e dei programmi e dei materiali didattici. Pertanto la Cooperazione Italiana intende promuovere la creazione di reti tra università del Nord e del Sud del mondo, che siano di supporto alle iniziative a vantaggio dell’educazione delle persone Dsh.

2.7 Necessità di intervenire in età precoce

La Cooperazione Italiana ritiene necessaria l’identificazione dei bisogni speciali, che deve avvenire in età quanto mai precoce per facilitare il processo dell’educazione integrata, attraverso l’utilizzo di strumenti mirati e per offrire maggiore possibilità di recupero all’inclusione sociale.

2.8 Educazione per gli adulti

La Dgcs intende favorire l’accesso delle persone Dsh all’educazione in età adulta, dando loro priorità d’accesso ai programmi esistenti e formulando corsi speciali adeguati ai loro bisogni, anche mediante l’educazione non formale, ovvero attraverso l’attuazione di corsi permanenti e ricorrenti, tesi all’eliminazione sia dell’analfabetismo primario, che dell’analfabetismo di ritorno.

2.9 Strategie di sensibilizzazione

Il ruolo di istituzioni, organizzazioni della società civile e mezzi di comunicazione di massa risulta cruciale per determinare un atteggiamento positivo da parte dei bambini, dei genitori e di tutta la comunità nei confronti dei bisogni speciali nell’ambito dell’educazione e dell’integrazione delle persone Dsh. Esso è indispensabile per superare i pregiudizi e la disinformazione esistenti, per

62

Page 73: Volume II Italian disabilità

abbattere le barriere culturali che, di fatto, provocano la difficoltà di integrazione sociale delle persone Dsh. Pertanto i programmi di cooperazione devono prevedere il ricorso sistematico a strategie di sensibilizzazione degli amministratori, degli operatori dei servizi e della popolazione in generale sulle tematiche specifiche dell’integrazione scolastica e dell’inclusione sociale delle persone Dsh.

2.10 Accessibilità

La Cooperazione Italiana ritiene di importanza fondamentale che, oltre agli ostacoli socioculturali, siano eliminati gli ostacoli di natura fisica, sensoriale ed economica che impediscono alle persone Dsh di accedere ai servizi educativi (barriere architettoniche e sensoriali, difficoltà di trasporto, inadeguatezza degli strumenti didattici utilizzati, ecc.).

2.11 Collaborazione istituzionale

La Cooperazione Italiana sostiene i programmi che comprendano specifiche attività di “institution building” finalizzate: a) all’adeguamento legislativo e regolamentare della Pubblica amministrazione e dell’organizzazione dei servizi scolastici ed educativi territoriali; b) alle strategie di inclusione dei gruppi vulnerabili e in particolare delle persone Dsh. La Dgcs prevede, attraverso la programmazione delle risorse e la pianificazione partecipata degli interventi, la formazione degli operatori, nonché la realizzazione delle attività inerenti all’integrazione scolastica sia a livello centrale che periferico.

3 - Lavoro e integrazione al lavoro

Premessa

Il lavoro per tutti gli individui, e quindi anche per persone Dsh, è allo stesso tempo un fine e un mezzo: un fine, in quanto esso costituisce una conquista e un elemento di integrazione sociale; un mezzo, in quanto attraverso esso l’uomo diviene autonomo e può affermare la propria individualità, emancipandosi da situazioni di dipendenza. Tuttavia è evidente a tutti che il numero delle persone Dsh impiegate è di gran lunga inferiore, percentualmente, rispetto a quello delle persone normodotate. Esse sono le ultime ad essere assunte e le prime a perdere il lavoro.

Nei Pvs la loro attività nell’ambito dell’agricoltura e in seno a famiglie allargate è spesso ritenuta utile ed esse ne traggono soddisfazione e dignità. Quando però le famiglie si inurbano la persona Dsh perde questa possibilità e scende verso gli ultimi gradini della scala sociale nelle periferie delle metropoli nei Pvs.

L’integrazione lavorativa delle persone Dsh comporta il coinvolgimento di numerosi soggetti attivi a livello del territorio e l’azione di ciascuno deve convergere sull’obiettivo dell’integrazione sociale. Mentre da un lato la famiglia della persona Dsh deve sviluppare una coscienza della necessità che essa passi da percettore di assistenza a produttore di reddito, nel mondo del lavoro si deve agire nel senso di rimuovere gli ostacoli - di diversa natura - che impediscono i processi di integrazione, tanto più forti nel caso delle disabilità psichiche.

La Cooperazione Italiana contribuisce a promuovere l’affermazione della rilevanza sociale, oltre che sanitaria, della problematica dell’handicap. La formazione, con metodologie diversificate rivolte ai differenti operatori nel campo della disabilità, è quindi uno dei punti cardine dell’integrazione lavorativa.

3.1 Costituzione di équipe interdisciplinari

Le presenti linee-guida considerano indispensabile la costituzione di équipe interdisciplinari, sia a livello centrale che periferico, per la realizzazione di interventi volti a promuovere l’inclusione sociale

63

Page 74: Volume II Italian disabilità

e la creazione di opportunità lavorative per le persone Dsh.

3.2 Partecipazione istituzionale per favorire politiche di integrazione

La Cooperazione Italiana favorisce la piena e attiva partecipazione delle istituzioni competenti a livello centrale e periferico, che rappresenta un’indispensabile condizione per l’avvio di un processo di cambiamento mirato alla realizzazione dell’integrazione sociale. Infatti, la sensibilizzazione dei governi nei Pvs alle tematiche dell’handicap deve portare, ove necessario, a una collaborazione tra la Cooperazione Italiana e i Pvs stessi, finalizzata a un’azione di “institutional building”. Da essa deriva la possibilità di un adeguamento legislativo e regolamentare della Pubblica amministrazione, sia centrale che periferica, e dell’organizzazione della rete dei servizi preposti all’integrazione lavorativa dei Dsh.

3.3 Formazione professionale

Uno dei principali obiettivi che la Cooperazione Italiana si propone è l’integrazione lavorativa attraverso la formazione. Ovviamente, trattandosi di persone Dsh, devono essere utilizzate metodiche e tecnologie innovative, rispondenti alle necessità delle varie categorie di disabilità, che garantiscano pluralità di approccio al problema ed evitino un’uniformità di intervento, che è impossibile, in quanto l’handicap risulta essere un arcipelago estremamente variegato e differenziato.

È indispensabile, tuttavia, che la formazione al lavoro sia un completamento e un arricchimento dell’educazione e dell’istruzione e, come non si può e non si deve separare la riabilitazione dall’educazione e dall’istruzione, così non si può prevedere la formazione lavorativa avulsa da quella scolastica ed educativa.

3.4 Importanza delle cooperative sociali

Un approccio metodologico di primaria importanza è quello attuato dalle cooperative sociali di tipo B in Italia, che coinvolgono persone normodotate e persone Dsh a tutti i livelli, da quelli decisionali a quelli tecnico-operativi. La Cooperazione Italiana considera il ricorso a questo tipo di impresa sociale come una forma innovativa di integrazione lavorativa dei disabili in molti Pvs e nello stesso tempo - soprattutto nel caso di imprese dedicate ai servizi alla persona - come forme efficaci di integrazione e coesione sociale, a condizione che tali iniziative si inseriscano in un ambiente reso favorevole attraverso interventi di “institutional building”, di adeguamento normativo, senza i quali la sostenibilità di queste imprese sarebbe molto difficile. Ulteriori presupposti per la loro sostenibilità sono una appropriata indagine di mercato e la reperibilità di credito dedicato.

3.5 Qualità del lavoro

La Cooperazione Italiana privilegia l’integrazione in attività realmente utili e richieste (informatica e telematica) o in lavori di qualità, fermo restando che, anche in questo caso, è indispensabile tenere conto del rapporto di mercato, domanda-offerta. A tal fine è necessario uscire dai cliché occupazionali sinora seguiti e indirizzare le persone Dsh verso attività innovative e importanti che siano loro consentite dalle capacità individuali.

3.6 Integrazione lavorativa e nuove tecnologie

Le presenti linee-guida indicano l’importanza di utilizzare, sia nella fase formativa della persona Dsh, sia nella successiva fase lavorativa, tutte le nuove tecnologie disponibili. Essendo i sussidi attualmente in commercio numerosi e di diversa componente tecnologica, dovranno essere appropriati al tipo di disabilità e al contesto in cui saranno utilizzati e introdotti.

Inoltre è indispensabile la formazione di figure professionali, anche tra le persone Dsh, legate alla

64

Page 75: Volume II Italian disabilità

“new economy” nella sua accezione più trasversale (operatori o semplici gestori di pacchetti informatici).

Lo stesso artigianato, grossa fonte di occupazione nei Pvs e quindi possibile bacino di integrazione lavorativa, risulta sempre più specialistico e richiede formazione a livello sempre più definito e tecnico.

4 - Riabilitazione e prevenzione

Premessa

Le strategie generali in materia di salute, riabilitazione e di prevenzione devono essere più strettamente orientate al perseguimento delle pari opportunità. Pertanto le presenti linee-guida, nell’ambito specifico della prevenzione e della riabilitazione, si rifanno all’ultima classificazione internazionale (Who 1980 - Icidh 2001 - Icd10).

4.1 Conoscenza della domanda di prevenzione e riabilitazione

Per un più adeguato intervento, la Cooperazione Italiana ritiene fondamentale verificare preliminarmente i seguenti dati:

a) distribuzione ed eventuali correlazioni causali dell’eziologia delle principali patologie disabilitanti;

b) distribuzione e caratteristiche specifiche dei quadri diagnostici delle malattie o delle condizioni invalidanti più diffuse;

c) contesto socioambientale che può favorire l’insorgenza di patologie;

d) correlazioni macroscopiche più evidenti tra le condizioni patologiche maggiormente diffuse e le aree geografiche analizzate;

e) esiti invalidanti conseguenti a conflitti armati.

4.2 Individuazione delle risorse locali

È necessario conoscere le potenzialità preventive e riabilitative dei servizi sociosanitari e dei servizi educativi esistenti nell’area oggetto dell’iniziativa. Infatti la riabilitazione è un approccio metodologico, che attraversa trasversalmente tutte le discipline sociobiologiche. È quindi fondamentale conoscere le risorse umane, i servizi istituzionali e i quadri legislativi, che possano facilitare la formazione di un sistema di prevenzione e riabilitazione delle patologie invalidanti e degli esiti traumatici, dovuti a conflitti e guerre.

4.3 Strumenti e metodologie di intervento

Le presenti linee-guida ritengono importante la distinzione tra gli interventi riabilitativi di tipo sanitario e quelli di tipo sociale. Sul piano strettamente strategico è necessaria l’integrazione dei due interventi per ottimizzare l’interazione dinamica tra le condizioni di salute e i fattori contestuali.

Nello specifico degli interventi di prevenzione e riabilitazione è necessario tenere in considerazione i seguenti punti:

a) dare il massimo rilievo al contesto familiare soprattutto nell’età evolutiva;

b) coinvolgere la comunità sia nella prevenzione che nella riabilitazione;

65

Page 76: Volume II Italian disabilità

c) utilizzare anche le tecniche di medicina tradizionale e le altre istituzioni culturali e religiose locali, finalizzandone il contributo alla prevenzione e alla riabilitazione;

d) sviluppare un approccio basato sui servizi istituzionali, utilizzando strutture ospedaliere (specifiche e non) o strutture ambulatoriali (specifiche e non);

e) prevedere l’utilizzo di unità mobili integrate per estendere al massimo i servizi di prevenzione e di riabilitazione, soprattutto nelle zone più remote e difficili da raggiungere.

4.4 Formazione e riqualificazione professionale

Le presenti linee-guida prevedono che le attività di formazione specifiche per questo settore di intervento possano essere significativamente articolate nelle seguenti modalità di approccio, garantendo, per quanto possibile, il coinvolgimento di persone Dsh:

a) formazione specialistica;

b) attivazione di corsi specifici per personale della riabilitazione (fisioterapisti, terapisti occupazionali, logoterapisti, protesisti, ecc.);

c) aggiornamento;

d) attivazione di corsi integrativi per personale sociosanitario ed educativo (pediatri, ortopedici, ostetriche, infermieri, insegnanti, ecc.).

Inoltre è considerata importante l’integrazione dei piani di studio delle singole figure professionali e la riqualificazione professionale che si sviluppa secondo le seguenti metodiche:

a) collaborazione con le locali istituzioni responsabili della formazione di figure specifiche da impegnare nei servizi attivati;

b) sensibilizzazione delle autorità politiche centrali e periferiche;

c) incontri formativi per leader politici e religiosi locali;

d) sensibilizzazione operativa;

e) incontri formativi per tutti coloro che siano potenzialmente interessati all’identificazione e al sostegno delle persone Dsh da inserire in contesti riabilitativi.

5 - Trasversalità, dinamicità e procedure

5.1 Una peculiarità delle presenti linee-guida è che esse prevedono la trasversalità delle tematiche dell’handicap in tutte le iniziative della Cooperazione Italiana nei Pvs. Ciò si attua attraverso progetti specifici sull’handicap o aree finalizzate a tale tema e inserite in modo funzionale nelle singole iniziative.

5.2 Altra peculiarità è la dinamicità. Infatti, al 30 settembre di ogni anno, a partire dal 2003, devono essere raccolti i dati provenienti da tutti gli attori di cooperazione che abbiano svolto attività nel settore delle presenti linee-guida, per consentirne costanti adeguamenti e miglioramenti.

5.3 Per l’attuazione delle linee-guida è previsto uno stretto rapporto di collaborazione tra gli uffici della Dgcs e l’ufficio XIII (settore handicap). Tale azione sinergica è favorita dal fatto che ogni ufficio indichi un funzionario quale referente del suddetto settore per l’ufficio XIII. È cura, quindi, dell’ufficio XIII organizzare incontri info-formativi, sia per i referenti degli uffici Dgcs, sia per altri

66

Page 77: Volume II Italian disabilità

funzionari, al fine di aumentare la sensibilizzazione su questa tematica, nonché di garantire un’uniformità nella valutazione delle iniziative attinenti al tema dell’handicap.

5.4 Le presenti linee-guida pongono in evidenza l’importanza dei progetti di emergenza, attivati dall’ufficio VI. Infatti, il trovarsi delle persone Dsh in una situazione di emergenza le rende, di fatto, più vulnerabili e, di conseguenza, la loro possibilità di sopravvivenza è più scarsa.

5.5 Le attività previste dalle linee-guida sono attuate attraverso tutti i canali di finanziamento di cui si avvale la Cooperazione Italiana. I progetti così impostati devono includere, nella fase iniziale e in quella finale, un’azione di “dissemination”, che garantisca la visibilità della Cooperazione Italiana nei Pvs. Inoltre, le linee-guida costituiscono criterio di valutazione di tutti i progetti concernenti specificatamente attività rivolte a favorire le persone Dsh.

5.6 Per la competenza e l’esperienza maturata dalle Ong nell’ambito della tematica dell’handicap, si ritiene particolarmente rilevante il loro apporto all’attuazione delle presenti linee-guida. A tal fine la Cooperazione Italiana coinvolge direttamente le Ong nelle attività di progettazione, informazione e sensibilizzazione della società civile, di formazione degli operatori di settore e nei momenti di valutazione e verifica delle stesse linee-guida. Inoltre, vista la collaborazione delle Ong e di altri attori della cooperazione che hanno partecipato all’elaborazione delle presenti linee-guida, la Cooperazione Italiana ritiene necessario strutturare un tavolo permanente, presso l’ufficio XIII, settore handicap, con riunioni periodiche sui vari aspetti della tematica.

5.7 Le presenti linee-guida intendono stimolare l’adozione delle nuove modalità di partenariato territoriale, come la cooperazione decentrata, e fanno riferimento alle linee-guida emanate dalla Cooperazione Italiana in materia, che hanno lo scopo di promuovere lo sviluppo locale integrato. La cooperazione decentrata è valorizzata nelle iniziative nei Pvs, perché catalizza il diretto coinvolgimento degli attori sociali nel proprio sviluppo.

5.8 Le presenti linee-guida prevedono lo sviluppo di adeguate collaborazioni e sinergie con tutti i programmi e le iniziative della Dgcs che realizzino interventi volti a promuovere le pari opportunità per le persone Dsh nei Pvs.

5.9 Successivamente all’approvazione delle presenti linee-guida l’ufficio XIII, attraverso il settore handicap, elaborerà e proporrà all’approvazione del Comitato direzionale un documento tecnico specifico, che descriva le procedure da adottare all’interno della Dgcs, con l’obiettivo di rendere operativa l’attuazione delle presenti linee-guida.

Quadro di riferimento

A) Quadro normativo internazionale

• Dichiarazione universale dei diritti umani adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a Parigi il 10 dicembre 1948.

• International Labour Organization (ILO), Vocational Rehabilitation and Employment (Disabled Persons) Convention, 1983 (No. 159), its accompanying Recommendation (No. 168), 1983, and Vocational Rehabilitation (Disabled) Recommendation, 1955 (No. 99).

• Dichiarazione dei diritti delle persone con ritardo mentale, Organizzazione mondiale della sanità - 1971

• Dichiarazione di Alma-Ata, Organizzazione mondiale della sanità - 1978.

• Programma mondiale d’azione per le persone disabili adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni

67

Page 78: Volume II Italian disabilità

Unite, il 3 dicembre 1982 con la Risoluzione n. 37/52.

• Conferenza mondiale sull’educazione per tutti (EFA) di Jomtien (Thailandia), 5-9 marzo 1990.

• Risoluzione del Consiglio d’Europa e dei Ministri dell’Istruzione riuniti in Consiglio, del 31 maggio

1990, relativa all’integrazione dei bambini e dei giovani disabili nel sistema scolastico.

• Dichiarazione e Programma d’azione di Vienna (Conferenza mondiale sui diritti umani) del 14-25 giugno 1993.

• UNHCR, Guidelines on Assistance to Disabled Refugees, United Nations High Commissioner for Refugees - New York, USA, 1993.

• Carta dei diritti per le persone autistiche, Organizzazione mondiale della sanità - 1993.

• Regole standard sull’eguaglianza di opportunità per le persone disabili, adottate dall’Assemblea

generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 1993 (Risoluzione n. 48/96).

• Verso una società per tutti: strategia a lungo termine per la messa in atto del Programma d’azione per le persone disabili fino all’anno 2000 e oltre - 1993, sviluppato alla fine della Decade delle persone disabili delle Nazioni Unite (1983-1992).

• The Asian and Pacific Decade of Disabled Persons, 1993-2002.

• Conferenza mondiale di Salamanca sui bisogni speciali in educazione (Special Needs Education), promossa dall’Unesco dal 7 al 10 giugno 1994, che ha riaffermato la necessità e l’urgenza di provvedere all’educazione di coloro che hanno bisogni educativi speciali e ha elaborato delle linee-guida per l’azione a livello nazionale e internazionale.

• Riabilitazione su base comunitaria (CBR) per e con le persone con disabilità, 1994 Joint Position Paper, International Labour Organization (ILO), United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO) and World Health Organization (WHO).

• Vertice mondiale di Copenaghen per lo sviluppo sociale - 1995.

• Risoluzione del Consiglio d’Europa e dei rappresentanti degli Stati membri del 20 dicembre 1996, sull’uguaglianza di opportunità per le persone disabili.

• Health21: La salute per tutti nel 21° secolo - 1998.

• Linee guida dell’OECD-Dac sull’uguaglianza di genere e sull’“empowerment” delle donne nella cooperazione allo sviluppo del 1998.

• Risoluzione del Consiglio dell’Unione europea del 17 giugno 1999 relativa alle pari opportunità di lavoro per i disabili (1999/C 186/02).

Declaration of the social partners on the employment of people with disabilities. The Commission is committed to involving the Social Partners in efforts to integrate people with disabilities into the labour market. The Social Partners adopted a Joint Declaration on the Employment of people with disabilities at a meeting of the Social Dialogue Committee on 19 May 1999.

• Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea - Charte 4487/00.

• Carta per la salute dei popoli - Assemblea per la salute dei popoli - 2000.

68

Page 79: Volume II Italian disabilità

• The African Decade of Disabled Persons, 2000-2009.

• Direttiva 2000/78/CE del Consiglio del 27 novembre 2000 che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro.

• Forum mondiale sull’educazione di Dakar del 26-28 aprile 2000.

• Classificazione internazionale di funzione, disabilità e salute, Organizzazione mondiale della sanità - 2001.

• International Labour Organization (Ilo), Code of practice on managing disability in the workplace, Tripartite Meeting of Experts on the Management of Disability at the Workplace, Geneva, October 2001.

B) Quadro normativo nazionale

• Costituzione della Repubblica Italiana.

• Legge n. 482/1968 “Inserimento obbligatorio al lavoro dei disabili”.

• “Assunzioni obbligatorie. Limiti di età per l’assunzione presso i datori di lavoro pubblici. Parere del Consiglio di Stato - Adunanza Commissione pubblico impiego - 15 marzo 1999”. Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, Direzione generale per l’impiego, 20 luglio 1999, n. 57.

• “Assunzioni obbligatorie. Iscrizione degli invalidi civili in età lavorativa. Abbattimento limiti di età per l’accesso al pubblico impiego. Legge n. 127/1997. Parere del Consiglio di Stato del 15 marzo 1999”. Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, Direzione generale per l’impiego, 13 ottobre 1999, n. 72.

• Criteri relativi alla trasmissione dei prospetti informativi da parte dei datori di lavoro soggetti alla disciplina in materia di assunzioni obbligatorie di cui alla legge 12 marzo 1999, n. 68 recante: “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”. Decreto ministeriale - Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale - 22 novembre 1999.

• “Assunzioni obbligatorie. Prima definizione delle competenze degli uffici centrali e periferici a seguito del trasferimento di funzioni e compiti in materia di mercato del lavoro dallo Stato alle Regioni e Province”. Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, 24 novembre 1999, n. 76.

• Legge 12 marzo 1999, n. 68, recante: “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 68, supplemento ordinario n. 57/L. Modifiche alla disciplina della legge 2 aprile 1967, n. 482”. Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, 24 novembre 1999, n. 77.

• Legge-quadro n. 30/2000 “Legge-quadro in materia di riordino dei cicli dell’istruzione”.

• Atto di indirizzo e coordinamento in materia di collocamento obbligatorio per il diritto al lavoro dei disabili, istituito dall’articolo 13, comma 4, della legge 12 marzo 1999, n. 68. Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 13 gennaio 2000.

• Regolamento recante norme per il funzionamento del Fondo nazionale per il diritto al lavoro dei disabili, istituito dall’articolo 13, comma 4, della legge 12 marzo 1999, n. 68. Decreto del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale 13 gennaio 2000, n. 91.

69

Page 80: Volume II Italian disabilità

• Indicazioni iniziali per l’attuazione della legge 12 marzo 1999, n. 68 recante: “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”. Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, Direzione generale per l’impiego - Divisione III, 17 gennaio 2000, n. 4.

• “Assunzioni obbligatorie. Ulteriori indicazioni per l’applicazione della legge 12 marzo 1999, n. 68. Integrazione delle circolari n. 4/2000 e n. 36/2000”. Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, Direzione generale per l’impiego, 26 giugno 2000, n. 41.

• “Regolamento di esecuzione per l’attuazione della legge 12 marzo 1999, n. 68 recante norme per il diritto al lavoro dei disabili”. Decreto del Presidente della Repubblica 10 ottobre 2000, n. 333.

• Legge-quadro n. 104/1992 per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate (testo coordinato con le modifiche apportate dalle leggi n. 162 del 1968, n. 17 del 1999 e n. 53 del 2000).

• Legge n. 62/2000 “Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione

• Legge-quadro n. 328/2000 “Legge-quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”.

• Legge n. 13/1989 sull’abbattimento delle barriere architettoniche.

• Linee-guida della Direzione generale allo sviluppo su donne e minori, 1998.

70

Page 81: Volume II Italian disabilità

ALLEGATO C: MAPPATURA DEI PROGETTI DELLA COOPERAZIONE ITALIANA PER LA PROMOZIONE E PROTEZIONE DEI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ 2000-2008

PAESE TITOLO N. AID DELIBERA COSTO TOTALE

DEL PROGETTO

(in euro)

FINANZIAMENTO

DELIBERATO MAE

(in euro)

CO-

FINANZIAMENTO ONG(in euro)

CO-FINANZIAMENTO COOPERAZIONE

DECENTRATA(in euro)

CO-

FINANZIAMENTO PARTNER

LOCALI(in euro)

TOTALE PER PAESE

(in euro)

ALBANIA Recupero handicap uditivo nei bambini albanesi

7137 07/05/2002 1.087.430 543.715 543.715 - -

5.770.952

ALBANIA Centro di terapia della riabilitazione7968 08/10/2004 1.177.322 869.725 307.597 - -

ALBANIA Diagnosi precoce e integrazione sociale di minori non udenti

8670 05/11/2007 1.163.068 803.888 208.580 - 150.600

ALBANIA Prevenzione cura e assistenza fisioterapica delle disabilità' nelle aree centro e nord dell'Albania

8815 21/12/2007 1.330.277 829.966 187.211 - 313.100

ALBANIA C.S.E. Centro Socio Educativo "Primavera" Tirana

8270 13/11/2006 1.012.855 532.511 289.321 - 191.023

ANGOLA Programma in favore dell'integrazione sociale e lavorativa dei disabili

8003 10/03/2005 1.032.200 1.032.200 - - - 1.032.200

BOSNIA-ERZEGOVINA

Tutela e reinserimento di minori con handicap fisico e psichico

5766 24/06/2003 4.389.884 3.563.553 - 826.331 -

5.070.784

BOSNIA-ERZEGOVINA

Formazione informatica dei disabili 7686 11/12/2002 680.900 476.400 - - 204.500

CAMERUN Integrazione socio-economica del disabile adulto e bambino nel dipartimento del Mayo Kani - prov. estremo nord

8623 31/08/2007 1.658.014 878.179 233.550 - 546.285 1.658.014

CINA Fondo esperti per esplorazione e formulazione di programmi a favore dei disabiliAttività di capacity building nel settore legislativo per la tutela dei disabili

80298215

18/06/200422/11/2005

1.300.000 1.100.000 - - 200.000

2.267.871

CINA Progetto pilota formazione formatori perl'inclusione nel mondo del lavoro di giovani portatori di disabilità'

8614 22/11/2007 967.871 502.631 139.800 - 325.440

71

Page 82: Volume II Italian disabilità

PAESE TITOLO N. AID DELIBERA COSTOTOTALE

DEL PROGETTO

(in euro)

FINANZIAMENTO

DELIBERATO MAE

(in euro)

CO-FINANZIAME

NTO ONG(in euro)

CO-FINANZIAMENTO COOPERAZIONE

DECENTRATA(in euro)

CO-FINANZIAMENTO

PARTNERLOCALI(in euro)

TOTALE PER PAESE

(in euro)

CUBA Miglioramento servizi educazione per l'infanzia e integrazione al lavoro disabili mentali

7020 29/07/2003 1.181.404,90 603.240 170.893 - 407.272 1.181.404,90

ECUADOR Attivazione di una rete di servizi socio-riabilitativi nella provincia di Esmeraldas

7552 24/06/2003 1.160.909 626.360 189.593 - 344.956 1.160.909

EL SALVADOR Realizzazione di un complesso educativo inclusivo di tipo sperimentale

8253 13/06/2005 1.709.480 1.709.480 - - - 1.709.480

ETIOPIA Supporto ai servizi di riabilitazione fisica, regione 1 Tigray

7389 24/06/2003 1.024.851 735.159 142.474-

147.218

2.433.681ETIOPIA Potenziamento dei programmi di

riabilitazione comunitaria in Addis Abeba

8019 09/10/2006 1.408.830 724.990 203.840 - 480.000

GIORDANIA Miglioramento condizioni di vita per le persone disabili

7742 10/02/2003 370.096 370.096 - - -

4.725.659GIORDANIA Progetto di cooperazione con la

facoltà di scienze della riabilitazione nell'università di Giordania

6183 16/02/2006 4.355.563 3.557.163 - - 798.400

ITALIA Le risorse del diverso8362 20/12/2005 400.150 257.050 143.100 - - 400.150

KENYA Progetto riabilitazione su base comunitaria bambini disabili

6811 11/12/2000 332.981 46.481 286.500 - - 332.981

KOSOVO C.S.E. Centro Socio Educativo – Centro per una vita indipendente - Peje/Pec

8272 16/02/2006 758.649 402.702 192.747 - 163.200

908.649

KOSOVO Assistenza tecnica per la stesura del piano nazionale sulla disabilità'

9063 31/07/2008 150.000 150.000 - - -

72

Page 83: Volume II Italian disabilità

PAESE TITOLO N. AID DELIBERA COSTOTOTALE

DEL PROGETTO

(in euro)

FINANZIAMENTO

DELIBERATO MAE

(in euro)

CO-FINANZIAME

NTO ONG(in euro)

CO-FINANZIAMENTO COOPERAZIONE

DECENTRATA(in euro)

CO-FINANZIAMENTO

PARTNERLOCALI(in euro)

TOTALE PER PAESE

(in euro)

LIBANO Integrazione sociale ed economica per disabili e riconoscimento di pari opportunità

7632 13/10/2003 1.037.019 560.599 148.320 - 328.100

4.422.468

LIBANO Iniziativa di emergenza per la ricostruzione Ross fase I - sostegno al riavvio e allo sviluppo di servizi socio educativi per gli abitanti dei villaggi di Srifa, Froun e Ghandurie

8479 16/11/2006

2.072.5191.880.119 1.600 - 190.800

LIBANO Iniziativa di emergenza per la ricostruzione - Ross fase I intervento urgente di mine action e supporto alle istituzioni libanesi preposte, in risposta alla situazione post conflittuale nel Sud del Libano

8479 16/11/2006

LIBANO Iniziativa di emergenza per la ricostruzione -Ross fase I sostegno agli istituti per bambini orfani e svantaggiati di Khiam,Nabatye,Maaroub e Jouaya

8479 16/11/2006

LIBANO Iniziativa di emergenza per la ricostruzione - Ross fase I aiuto alla popolazione disabile ed ai minori colpiti dagli eventi bellici nel Sud del Libano

8479 16/11/2006

LIBANO Iniziativa di emergenza Ross fase II - rafforzamento capacità di risposta degli SDC per contribuire all'assistenza ed alla promozione sociale tesa alla ricomposizione comunitaria nel Sud del Libano

8746 23/10/2007

1.312.9301.123.030 19.500 - 170.400

LIBANO Iniziativa di emergenza - Ross fase II - intervento volto al miglioramento della qualità dell'educazione pubblica formale ed informale e all'inclusione comunitaria dei gruppi vulnerabili di bambini in 15 villaggi nel distretto di Tiro

8746 23/10/2007

LIBANO Iniziativa di emergenza per la riabilitazione e lo sviluppo delle aree più depresse del paese Ross fase II - sviluppo comunitario e socio-sanitario nella West Bekaa attraverso la costruzione di un centro sociale a Masghara

8746 23/10/2007

73

Page 84: Volume II Italian disabilità

PAESE TITOLO N. AID DELIBERA COSTOTOTALE

DEL PROGETTO

(in euro)

FINANZIAMENTO

DELIBERATO MAE

(in euro)

CO-FINANZIAME

NTO ONG(in euro)

CO-FINANZIAMENTO COOPERAZIONE

DECENTRATA(in euro)

CO-FINANZIAMENTO

PARTNERLOCALI(in euro)

TOTALE PER PAESE

(in euro)

LIBIA Supporto alla sviluppo organizzativo del centro di riabilitazione di Bengasi

6783 25/11/2003 1.752.100 1.752.100 - - - 1.752.100

MONTENEGRO Sostegno a inserimento sociale e lavorativo portatori handicap

7516 24/06/2003 1.593.157 814.448 233.478 - 545.231 1.593.157

MAROCCO Programma di appoggio alla società civile a sostegno dell'iniziativa nazionale di sviluppo umano (Pasc-Indh)

843515/05/2006 13/11/2006

78.042 78.042 - - - 78.042

NON RIPARTIBILE

Global fund partnership for disability and development

8944 12/05/2008 766.000 766.000 - - - 766.000

REPUBBLICA CENTRO AFRICANA

Miglioramento condizioni di vita popolazione disabile motoria di Bangui

6797 17/11/2000 958.867 547.947 132.971 - 277.949 958.867

SERBIA Sostegno alla deistituzionalizza zione dei bambini, in particolare di quelli con disabilità', nella repubblica di Serbia: rafforzamento de continuum dei servizi a livello nazionale e locale

9117 08/09/2008 990.000 990.000 - - -

2.271.000SERBIA Tutela e miglioramento di minori

istituzionalizzati (assistenza tecnica)

8970 30/05/2008 105.000 105.000 - - -

SERBIA Decentramento dei servizi sociali e sviluppo delle poilitiche minorili in Serbia

8814 28/02/2008 1.176.000 980.000 - 196.000 -

SUDAN Assistenza socio-riabilitativa nella città di Omdurman

7976 25/10/2005 1.299.271 706.499 194.143 - 398.629 1.299.271

74

Page 85: Volume II Italian disabilità

PAESE TITOLO N. AID DELIBERA COSTOTOTALE

DEL PROGETTO

(in euro)

FINANZIAMENTO

DELIBERATO MAE

(in euro)

CO-FINANZIAME

NTO ONG(in euro)

CO-FINANZIAMENTO COOPERAZIONE

DECENTRATA(in euro)

CO-FINANZIAMENTO

PARTNERLOCALI(in euro)

TOTALE PER PAESE

(in euro)

WEST BANK AND GAZA

Promozione inserimento sociale dei disabili psicofisici del distretto di Hebron

7359 01/10/2002 1.624.251 842.824 246.594 - 534.833

6.467.626

WEST BANK AND GAZA

Le comunità palestinesi di Betlemme ed Hebron a sostegno dei disabili

8588 14/06/2007 802.711 572.070 117.121 - 113.520

WEST BANK AND GAZA

Sostegno alla popolazione beduina residente nei distretti di Betlemme e di Hebron

8820 28/02/2008 950.651 595.451 137.500 - 217.700

WEST BANK AND GAZA

Potenziamento della capacità operativa della Bethlem Arab Society for Rehabilitation: creazione di un centro di eccellenza nella medicina riabilitativa

6285 24/03/2000 2.373.123 1.194.420 277.390 - 901.313

WEST BANK AND GAZA

Sviluppo delle risorse sociali ed educative a favore della popolazione minorile della cittadina di Beit Ula, distretto di Hebron

8556 14/06/2007 566.890 310.430 177.900 - 78.560

WEST BANK AND GAZA

Iniziativa di emergenza per il sostegno della popolazione palestinese residente in Cisgiordania e Gerusalemme Est- Miglioramento delle condizioni di vita dei disabili nei governatorati di Betlemme ed Hebron

8583 30/05/2007 150.000 150.000 - - -

TUNISIA Sostegno all'integrazione sociale di persone portatrici di handicap

7290 28/03/2006 1.883.050 1.803.970 - - 79.080

1.897.050TUNISIA Formulazione dei programmi di

cooperazione tecnica bilaterale 2008/2010

9085 18/08/2008 14.000 14.000 - - -

VIETNAM Riabilitazione persone disabili attraverso l'approccio di riabilitazione su base comunitaria

7720 14/06/2007 1.534.959 794.479 357.980 - 382.500

1.561.387

VIETNAM Programma di riabilitazione su base comunitaria 6588

20/04/2000 01/07/2003

26.428 26.428 - - -

75

Page 86: Volume II Italian disabilità

PAESE TITOLO N. AID DELIBERA COSTOTOTALE

DEL PROGETTO

(in euro)

FINANZIAMENTO

DELIBERATO MAE

(in euro)

CO-FINANZIAME

NTO ONG(in euro)

CO-FINANZIAMENTO COOPERAZIONE

DECENTRATA(in euro)

CO-FINANZIAMENTO

PARTNERLOCALI(in euro)

TOTALE PER PAESE

(in euro)

YEMEN Valorizzazione servizi pubblici riabilitazione motoria e diagnosi precoce Sanàa e Aden

6657 17/11/2000 1.421.752 759.526 207.729 - 454.497 1.421.752

ZAMBIA Keeping Hope Alive 9151 14/10/2008 420.570 223.790 119.380- 77.400 420.570

TOTALE 53.562.025 37.906.661 5.610.527 1.022.331 9.022.506 53.562.025

76

Page 87: Volume II Italian disabilità

ALLEGATO D: TABELLA FINANZIAMENTI E COFINANZIAMENTI PER PAESE NEL SETTORE DELLA DISABILITA 2000-2008

PAESE FINANZIAMENTO DELIBERATO MAE

COFINANZIAMENTO ONG

COFINANZIAMENTO COOPERAZIONE

DECENTRATA

COFINANZIAMENTO PARTNERS LOCALI

TOTALE FINANZIAMENTO

PER PAESE

ALBANIA 3.579.805 1.536.424 - 654.723 5.770.952 ANGOLA 1.032.200 - - - 1.032.200 BOSNIA-ERZEGOVINA

4.039.953 826.331 204.500 5.070.784

CAMERUN 878.179 233.550 - 546.285 1.658.014 CINA 1.602.631 139.800 - 525.440 2.267.871 CUBA 603.240 170.893 - 407.272 1.181.405 ECUADOR 626.360 189.593 - 344.956 1.160.909 EL SALVADOR 1.709.480 - - - 1.709.480 ETIOPIA 1.460.149 346.314 - 627.218 2.433.681 GIORDANIA 3.927.259 - - 798.400 4.725.659 ITALIA 257.050 143.100 - - 400.150 KENYA 46.481 286.500 - - 332.981 KOSOVO 552.702 192.747 - 163.200 908.649 LIBANO 3.563.748 169.420 - 689.300 4.422.468 LIBIA 1.752.100 - - - 1.752.100 MONTENEGRO 814.448 233.478 - 545.231 1.593.157 MAROCCO 78.042 - - - 78.042 NON RIPARTIBILE 766.000 - - - 766.000 REPUBBLICA CENTRO AFRICANA

547.947 132.971 - 277.949 958.867

SERBIA 2.075.000 - 196.000 - 2.271.000 SUDAN 706.499 194.143 - 398.629 1.299.271 TERRITORI PALESTINESI

3.665.195 956.505 - 1.845.926 6.467.626

TUNISIA 1.817.970 - - 79.080 1.897.050 VIETNAM 820.907 357.980 - 382.500 1.561.387 YEMEN 759.526 207.729 - 454.497 1.421.752 ZAMBIA 223.790 119.380 - 77.400 420.570 TOTALE 37.906.661 5.610.527 1.022.331 9.022.506 53.562.025

Allegato D

Tabella finanziamenti e cofinanziamenti per paese nel settore della disabilita 2000-2008

77

Page 88: Volume II Italian disabilità

ALLEGATO E: CENSIMENTO ENTI ESECUTORI E PARTNER LOCALI

PAESE TITOLO N. AID ENTE ESECUTORE

PARTNER LOCALI

ONG, ASSOCIAZIONI E

FONDAZIONI, ENTI PRIVATI

ASSOCIAZIONI ORGANIZZAZIONE

FEDERAZIONI DISABILI

ISTITUZIONI GOVERNATIVE LOCALI,

GOVERNO LOCALE E MUNICIPALITÀ

UNIVERSITÀ

ALBANIA RECUPERO HANDICAP UDITIVO NEI BAMBINI ALBANESI

7137 ONG MAGIS

Comunità Emmanuel di Tirana e Istituto per bambini sordi di Tirana

Clinica ORL dell’università di Tirana

ALBANIA CENTRO DI TERAPIA DELLA RIABILITAZIONE 7968 ONG DOKITA

Fondazione Nostra Signora del Buon Consiglio (NSBC)

ALBANIA DIAGNOSI PRECOCE E INTEGRAZIONE SOCIALE DI MINORI NON UDENTI

8670 ONG MAGIS MAGIS Albania

ALBANIA PREVENZIONE CURA E ASSISTENZA FISIOTERAPICA DELLE DISABILITÀ NELLE AREE CENTRO E NORD DELL'ALBANIA

8815 ONG DOKITAFondazione Nostra Signora del Buon Consiglio (NSBC)

ALBANIA C.S.E. CENTRO SOCIO EDUCATIVO "PRIMAVERA" TIRANA

8270 ONG CICa Assoc.ne Endrra pa Faj

ANGOLA PROGRAMMA IN FAVORE DELL'INTEGRAZIONE SOCIALE E LAVORATIVA DEI DISABILI

8003 DGCS Ministero Assistenza e Reintegrazione Sociale

BOSNIA-ERZEGOVINA

TUTELA E REINSERIMENTO DI MINORI CON HANDICAP FISICO E PSICHICO

5766

IMG

Regione Emilia-Romagna

- Ministero Federale della Istruzione, Scienza, Cultura e Sport, Ministero della Sanità e Ministero Affari Sociali (Federazione di Bosnia ed Erzegovina)

- Ministeri della Sanità e della Previdenza Sociale e Ministero dell’Educazione (Repubblica Srpska)

Università

CINA FONDO ESPERTI PER ESPLORAZIONE E FORMULAZIONE DI PROGRAMMI A FAVORE DEI DISABILI E ATTIVITÀ DI CAPACITY BUILDING NEL SETTORE LEGISLATIVO PER LA TUTELA ISABILI

8029

8215

DGCS

IMG

Federazione cinese delle Persone Disabili (CDPF)

MOFCOM (Ministero del Commercio estero della Repubblica Popolare Cinese)

78

Page 89: Volume II Italian disabilità

PAESE TITOLO N. AID ENTE ESECUTORE

PARTNER LOCALI

ONG, ASSOCIAZIONI E

FONDAZIONI, ENTI PRIVATI

ASSOCIAZIONI ORGANIZZAZIONE

FEDERAZIONI DISABILI

ISTITUZIONI GOVERNATIVE LOCALI,

GOVERNO LOCALE E MUNICIPALITÀ

UNIVERSITÀ

CINA PROGETTO PILOTA FORMAZIONE FORMATORI PER L'INCLUSIONE NEL MONDO DEL LAVORO DI GIOVANI PORTATORI DI DISABILITÀ

8614ONGMONSERRATE

Federazione cinese delle Persone Disabili (CDPF)

CUBA MIGLIORAMENTO SERVIZI EDUCAZIONE PER L'INFANZIA E INTEGRAZIONE AL LAVORO DISABILI MENTALI

7020ONG GVC

CELEP (Centro de Referencia Latinoamericano para la Educación Preescolar)CELAEE (Centro de Referencia Latinoamericano para la Educación Especial)

ECUADOR ATTIVAZIONE DI UNA RETE DI SERVIZI SOCIO-RIABILITATIVI NELLA PROVINCIA DI ESMERALDAS

7552ONG OVCI

Segreteria della Pastorale Sociale (Vicariato Apostolico di Esmeraldas)

EL SALVADORREALIZZAZIONE DI UN COMPLESSO EDUCATIVO INCLUSIVO DI TIPO SPERIMENTALE

8253DGCS

SegreteriaNazionale per la Famiglia (SNF);

- Ministero dell’Educazione (MINED)- Consiglio Nazionale per l’Attenzione Integrale alla Persona Diversamente Abile (CONAIPD)

ETIOPIA SUPPORTO AI SERVIZI DI RIABILITAZIONE FISICA, REGIONE TIGRAY

7389 ONG CUAMM

Croce Rossa Etiope

Regional Health BureauSocial Affairs BureauDPPB (Disaster Prevention and Preparedness Bureau)

ETIOPIA POTENZIAMENTO DEI PROGRAMMI DI RIABILITAZIONE COMUNITARIA IN ADDIS ABEBA

8019 ONG CCM

CBRN (Community Based Rehabilitation Network)

GIORDANIA MIGLIORAMENTO CONDIZIONI DI VITA PER LE PERSONE DISABILI 7742

UNDPONG AVSI

Al-Hussein Society for the HabilitationRehabilitation of the Physically Challenged

79

Page 90: Volume II Italian disabilità

PAESE TITOLO N. AID ENTE ESECUTORE

PARTNER LOCALI

ONG, ASSOCIAZIONI E

FONDAZIONI, ENTI PRIVATI

ASSOCIAZIONI ORGANIZZAZIONE

FEDERAZIONI DISABILI

ISTITUZIONI GOVERNATIVE LOCALI,

GOVERNO LOCALE E MUNICIPALITÀ

UNIVERSITÀ

GIORDANIA PROGETTO DI COOPERAZIONE CON LA FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA RIABILITAZIONE NELL'UNIVERSITÀ DI GIORDANIA

6183

- DGCS

- UNIVERSITÀ Roma TOR VERGATA

con CMT (Consorzio sviluppo Medicina Tropicale); ’Università “G. D’Annunzio ” – Chieti - Pescara

University of Jordan – Faculty of Rehabilitation Sciences

ITALIA LE RISORSE DEL DIVERSO 8362 ONG MAGIS

KENYA PROGETTO RIABILITAZIONE SU BASE COMUNITARIA BAMBINI DISABILI

6811ONG CUAMM Medici con l’Africa

St. Martin Catholic Social Apostolate

KOSOVO C.S.E. CENTRO SOCIO EDUCATIVO – CENTRO PER UNA VITA INDIPENDENTE - PEJE/PEC

8272 ONG CICa ONG “Qendra per Jete te Pavarur” (Q.J.P)

Municipalità di Pec/Peje

KOSOVO ASSISTENZA TECNICA PER LA STESURA DEL PIANO NAZIONALE SULLA DISABILITÀ 9063 DGCS

KOSOVO - Ufficio rimo Ministro/Office for Good Governance, Human Rights and Equal Opportunities

LIBANO INTEGRAZIONE SOCIALE ED ECONOMICA PER DISABILI E RICONOSCIMENTO DI PARI OPPORTUNITA

7632 ONG CTM

Associaz.ne dei disabili motori libanesi (Lebanese Physical Handicapped Union)

LIBANO

iniziativa ermergenza

ROSS FASE I - SOSTEGNO AL RIAVVIO E ALLO SVILUPPO DI SERVIZI SOCIO EDUCATIVI PER GLI ABITANTI DEI VILLAGGI DI SRIFA, FROUN, GHANDURIE

8479ONG GVC

DPNA, Development for People and Nature Association

Municipalità di Srifa

LIBANO

iniziativa ermergenza

ROSS FASE I INTERVENTO MINE ACTION E SUPPORTO ISTITUZIONI LIBANESI IN RISPOSTA ALLA SITUAZIONE POST CONFLITTUALE SUD LIBANO

8479ONG INTERSOS

Ministero degli Affari Sociali e NDO (National Demining Office)

80

Page 91: Volume II Italian disabilità

PAESE TITOLO N. AID ENTE ESECUTORE

PARTNER LOCALI

ONG, ASSOCIAZIONI E

FONDAZIONI, ENTI PRIVATI

ASSOCIAZIONI ORGANIZZAZIONE

FEDERAZIONI DISABILI

ISTITUZIONI GOVERNATIVE LOCALI,

GOVERNO LOCALE E MUNICIPALITÀ

UNIVERSITÀ

LIBANOiniziativa ermergenza

ROSS FASE I SOSTEGNO AGLI ISTITUTI PER BAMBINI ORFANI E SVANTAGGIATI DI KHIAM, NABATYE, MAAROUB E JOUAYA

8479

ONG RICERCA E COOPERAZIONE

Fondazione Al Mabarrat

LIBANOiniziativa ermergenza

ROSS FASE I AIUTO ALLA POPOLAZIONE DISABILE ED AI MINORI COLPITI DAGLI EVENTI BELLICI NEL SUD DEL LIBANO

8479 ONG CTM Philanthropic Association for Disabled Care PADC

Lebanese Physical Handicapped Union (LPHU)

Municipalità di Nabatieh e Bent Jbeil.

LIBANOiniziativa ermergenza

ROSS FASE II - RAFFORZAMENTO CAPACITÀ DI RISPOSTA DEGLI SDC PER CONTRIBUIRE ALL'ASSISTENZA ED ALLA PROMOZIONE SOCIALE TESA ALLA RICOMPOSIZIONE COMUNITARIA NEL SUD DEL LIBANO

8746ONG INTERSOS

LIBANOiniziativa ermergenza

ROSS FASE II - INTERVENTO VOLTO AL MIGLIORAMENTO QUALITÀ EDUCAZIONE PUBBLICA FORMALE ED INFORMALE ÈINCLUSIONE COMUNITARIA DEI GRUPPI VULNERABILI DI BAMBINI IN 15 VILLAGGI DISTRETTO DI TIRO

8746ONG TERRE DES HOMMES

LIBANO iniziativa ermergenza

RIABILITAZIONE E SVILUPPO AREE PIÙ DEPRESSE DEL PAESE ROSS FASE II - SVILUPPO COMUNITARIO E SOCIO-SANITARIO WEST BEKAA: COSTRUZIO- NE DI UN CENTRO SOCIALE -MASGHARA

8746 ONG CTM

Municipalità di Masghara

LIBIASUPPORTO ALLA SVILUPPO ORGANIZZATIVO DEL CENTRO DI RIABILITAZIONE DI BENGASI

6783- DGCS- Istituto Superiore di Sanità

Centro di Riabilitazione per disabili di Bengasi

MONTENEGRo SOSTEGNO A INSERIMENTO SOCIALE E LAVORATIVO PORTATORI HANDICAP

7516 ONG COSV

Associazione dei Paraplegici del Montenegro

MAROCCO

PROGRAMMA APPOGGIO SOCIETÀ CIVILE A SOSTEGNO 'INIZIATIVA NAZIONALE DI SVILUPPO UMANO 8435

UNDP e

ONG CICSENE

81

Page 92: Volume II Italian disabilità

PAESE TITOLO N. AID ENTE ESECUTORE

PARTNER LOCALI

ONG, ASSOCIAZIONI E

FONDAZIONI, ENTI PRIVATI

ASSOCIAZIONI ORGANIZZAZIONE

FEDERAZIONI DISABILI

ISTITUZIONI GOVERNATIVE LOCALI,

GOVERNO LOCALE E MUNICIPALITÀ

UNIVERSITÀ

NON RIPARTIBILE

GLOBAL FUND PARTNERSHIP FOR DISABILITY AND DEVELOPMENT

8944

International Bank for Reconstruction And Development IBRD – Banca Mondiale

REPUBBLICA CENTRO AFRICANA

MIGLIORAMENTO CONDIZIONI DI VITA POPOLAZIONE DISABILE MOTORIA DI BANGUI

6797 COOPI Arcidiocesi di Bangui

Centro di Rieducazione per Handicappati Motori di Bangui (CRHAM).

SERBIA SOSTEGNO ALLA DEISTITUZIONALIZZA ZIONE DEI BAMBINI, IN PARTICOLARE DI QUELLI CON DISABILITÀ, NELLA REPUBBLICA DI SERBIA: RAFFORZAMENTO DEl CONTINUUM DEI SERVIZI A LIVELLO NAZIONALE E LOCALE

9117 UNICEF

- Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali- Ministero dell’Educazione, della Sanità- Ministero ’Amministrazione e delle Autonomie Locali- Conferenza Permanente Città e ComuniCentri Lavoro Sociale

SERBIA TUTELA E MIGLIORAMENTO DI MINORI ISTITUZIONALIZZATI (ass.za tecnica)

8970 DGCSMinistero del lavoro e delle politiche sociali serbo

SERBIA DECENTRAMENTO DEI SERVIZI SOCIALI E SVILUPPO DELLE POILITICHE MINORILI IN SERBIA

8814

DGCSREGIONI EMILIA ROMAGNA eFRIULI VENEZIA GIULIA

- Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali serbo- Comuni Novi Sad, Kragujevac, Loznica

SUDAN ASSISTENZA SOCIO-RIABILITATIVA NELLA CITTÀ DI OMDURMAN 7976

OVCI

Usratuna Sudanese Association for Disabled Children

WEST BANK AND GAZA

PROMOZIONE INSERIMENTO SOCIALE DISABILI PSICOFICI DISTRETTO HEBRON

7359 GVC Palestinian Red Crescent Society

WEST BANK AND GAZA COMUNITÀ PALESTINESI DI

BETLEMME ED HEBRON A SOSTEGNODISABILI

8588 ONG AISPO ONG QUADER for Community Devel. Betlemme

WEST BANK AND GAZA

SOSTEGNO POPOLAZIONE BEDUINA RESIDENTE DISTRETTI BETLEMME E DI HEBRON

8820ONG DI-SVI

Dal EL Shifaa Medical Welfare Society

82

Page 93: Volume II Italian disabilità

PAESE TITOLO N. AID ENTE ESECUTORE

PARTNER LOCALI

ONG, ASSOCIAZIONI E

FONDAZIONI, ENTI PRIVATI

ASSOCIAZIONI ORGANIZZAZIONE

FEDERAZIONI DISABILI

ISTITUZIONI GOVERNATIVE LOCALI,

GOVERNO LOCALE E MUNICIPALITÀ

UNIVERSITÀ

WEST BANK AND GAZA POTENZIAMENTO DELLA CAPACITÀ

OPERATIVA DELLA BETHLEM ARAB SOCIETY FOR REHABILITATION: CREZIONE DI UN CENTRO DI ECCELLENZA NELLA MEDICINA RIABILITATIVA

6285 ONG AISPO

BASR – Bethlhem Arab Society for Rehabilitation

Ministry of Health of Palestinian Authority

WEST BANK AND GAZA SVILUPPO DELLE RISORSE SOCIALI

ED EDUCATIVE A FAVORE DELLA POPOLAZIONE MINORILE DELLA CITTADINA DI BEIT ULA, DISTRETTO DI HEBRON

8556ONG TERRE DES HOMMES

Beit Ula Cultural Center

WEST BANK AND GAZA INIZIATIVA DI EMERGENZA PER IL

SOSTEGNO DELLA POPOLAZIONE PALESTINESE RESIDENTE IN CISGIORDANIA E GERUSALEMME EST- MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DI VITA DEI DISABILI NEI GOVERNATORATI DI BETLEMME ED HEBRON

8583 ONG AISPO

Comitato Community Based Rehabilitation della Regione Nord, Centro e Sud

TUNISIA SOSTEGNO ALL'INTEGRAZIONE SOCIALE DI PERSONE PORTATRICI DI HANDICAP

7290

DGCS

Governo Tunisino

URAV (Union Régionale des Aveugles) GafsaIPH (Isti. Promozione Handicap)

- Ministero Affari Sociali, Solidarietà (MASSTE)- Direzioni Regionali degli Affari Sociali

TUNISIA FORMULAZIONE DEI PROGRAMMI DI COOPERAZIONE TECNICA BILATERALE 2008/2010

9085 DGCS

VIETNAM PROGRAMMA DI RIABILITAZIONE SU BASE COMUNITARIA

6588ONG AIFO

ONG Vietnam Rehabilitation Ass. VINAREHA

YEMEN VALORIZZAZIONE SERVIZI PUBBLICI RIABILITAZIONE MOTORIA E DIAGNOSI PRECOCE SANÀA E ADEN

6657ONGMOVIMONDO

Dipartimento per la Disabilità del Ministero della Sanità

ZAMBIA KEEPING HOPE ALIVE 9151ONG L’AFRICA CHIAMA

ONG Zambia Africa call

83

Page 94: Volume II Italian disabilità

84

Page 95: Volume II Italian disabilità

BIBLIOGRAFIA

Bhanushali, Kishor. 2007. Changing Face of Disability Movement: From Charity to Empowerment, Ahmedabad: ICFAI Business School.

Braithwaite, Jeanine and Daniel Mont. 2008. Disability and Poverty: A Survey of World Bank Poverty Assessments and Implications. World Bank SP Discussion Paper No. 0805. February. Washington, DC: World Bank.

Carazzone, Carola. 2006. Operationalizing  a  Human-Rights  Based  Approach  to  the Communication  of  the Perinatal Diagnosis of Disability: Lessons Learned from a Research Carried out in Piedmont, Italy. CEPIM-Centro Persone Down Torino e Fondazione Paideia.

Council of Europe. 2003. “Equal Opportunities for People with Disability: a European Action Plan (2004-2010)”. Council of Europe, Brussels. http://europa.eu/legislation_summaries/employment_and_social_policy/disability-and_old_age/c11414_it.htm

DCP2 (Disease Control Priorities Project). 2008. “Controlling Birth Defects: Reducing the Hidden Toll of Dying and Disabled Children in Low Income Countries”. December. http://www.dcp2.org/file/230/dcpptwpcongenitaldefects_web.pdf

Despouy, L. 1993. Human Rights and Disabled Persons, Human Rights Study Series No. 6. New York: United Nations.

DGCS (General Directorate for Development Cooperation). 2002. Linee Guida della Cooperazione Italiana sulla Tematica dell’Handicap (Italian Cooperation Guidelines on Disability). Rome: General Directorate for Development Cooperation.

________. 2004. Guidelines of the Italian Cooperation on Children and Adolescents Issues. Rome: General Directorate for Development Cooperation. http:// www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it

________. 2008. The Italian Cooperation for 2009-2011. Guidelines and Program Objectives. DIPCO 45/2008. Rome: General Directorate for Development Cooperation. http:// www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it

ECOSOC (United Nations Economic and Social Council). 2007. “Mainstreaming Disability in the Development Agenda”. Note by the Secretariat. Commission for Social Development 46th Session, February 6-15. United Nations, New York.

European Commission. 2003. “Equal Opportunities for Persons with Disabilities: a European Plan of Action”. Communication of the Commission to the Council, the European Parliament, the European Economic and Social Committee and the Regions Committee. October 30. Brussels.

________. 2004. “EU Guidance Note on Disability and Development for EU Delegations and Services”. Brussels. 

Filmer, D. 2008. “Disability, Poverty, and Schooling in Developing Countries: Results from 14 Household Surveys”. The World Bank Economic Review, 22 (1): 141–163. Washington, DC: World Bank.

85

Page 96: Volume II Italian disabilità

Miller, Carol and Bill Albert. 2005. Mainstreaming Disability in Development: Lessons from Gender Mainstreaming. Disability KaR (Knowledge and Research). March.

Sen, Amartya. 1999. Development as Freedom. New York: Knopf.

UNICEF (United Nations Children’s Fund). 2005. Violence against Disabled Children Report for the UN Secretary General’s Report on Violence against Children. New York: UNICEF. http://www.unicef.org/...pdf

United Nations. 2009. “Social Development Including Questions Relating to the World Social Situation and the Youth, Ageing, Disabled Persons and the Family”. Document prepared for the 64th session, item 63 of provisional agenda. United Nations, New York.

UNDESA. 2009. UN Expert Group Meeting on Mainstreaming Disability in MDG Policies, Processes and Mechanisms: Development for All, April 14-16. Background Note.

UNDP (United Nations Development Program). 2000. Human Rights and Human Development. UNDP Human Development Report. New York: United Nations.

WHO (World Health Organization). 1981. Disability Prevention and Rehabilitation. Report of the WHO Expert Committee on Disability Prevention and Rehabilitation. Technical Report Series, 668P:10. Geneva: WHO.

_______. 2005. “Disability, Including Prevention, Management and Rehabilitation”. World Health Assembly Resolution 58.23. May 25. http://apps.who.int/gb/ebwha/pdf_files/WHA58/WHA58_23-en.pdf

_______. 2009. Violence Prevention: the Evidence. September. Geneva: WHO and Liverpool John Moores University.

WHO (World Health Organization), ILO (International Labour Organization), and UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization). 1994. Community-Based Rehabilitation (CBR) for and with People with Disabilities. Joint Position Paper. Geneva: WHO.

World Bank. 2007. Social Analysis and Disability: A Guidance Note. Washington, DC: World Bank.

86