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Notiziario del Settore di Lecco dell’Equipes Notre Dame Anno 24 – Numero 1 Dicembre 2016 Voi siete il sale della terra Voi siete la luce del mondo

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Notiziario del Settore di Lecco dell’Equipes Notre Dame

Anno 24 – Numero 1 Dicembre 2016

Voi siete

il sale della terra

Voi siete

la luce del mondo

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Editoriale CRS 3 La parola al Consigliere Spirituale 6 Kivakiviene 7 Giornata dell’Amicizia 11 La cura delle Relazioni 13 Veglia di Meditazione sulla Misericordia 16 Giornata di Ritiro 17 Bilancio di Bilanci 25 Tempo di Bilancio… Economico 26 Temi di Studio 28 Piano Redazionale Lettera END 29 Sessione Nazionale 2016 - Prati di Tivo 32 Don Emilio Parroco a Brivio 36 10 anni di Malgrate 2 37 Metti un bilancio a…. 39 Proposte Cinematografiche 41 ConcludENDo 42

INDICE

Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio... “il Piccolo Principe” Antoine de Saint-Exupery

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CUSTODIRE LA SPERANZA

Carissime coppie delle END,

da pochi giorni il Santo Padre Papa Francesco ci ha regalato un’altra perla della sua preziosa collana, la lettera apostolica Misericordia et misera, che va ad

aggiungersi alle tante occasioni di Grazia che ci hanno toccato in questo Anno Santo.

Ripensando alla centralità della Misericordia, attorno alla quale ha ruotato

questo Anno Giubilare, e ripensando al tema della Speranza che Equipe Italia ci ha proposto come meta annuale e che ben volentieri abbiamo riportato al set-

tore, ci siamo accorti di quanto le due “parole” siano in sinergia e si completi-no tra loro, tanto che l’una non può esistere senza l’altra.

“Una volta che si è rivestiti della misericordia, anche se permane la condizione

di debolezza per il peccato, essa è sovrastata dall’amore che permette di guar-

dare oltre e vivere diversamente”. (Misericordia et mise ra, §1)

Queste parole di papa Francesco aprono i nostri orizzonti ad uno sguardo che

sa vedere che il “Regno di Dio è già venuto, ed è in mezzo a noi”, come anche ci ha ricordato don Cristiano in occasione del ritiro di settore a fine novembre.

E’ vero e indiscutibile che il seme cresce, il lievito lavora, la luce risplende: so-no dati oggettivi, e noi non sappiamo come ciò avviene e perché.

Il Regno dei Cieli è un mistero: un mistero che siamo chiamati a vivere giorno

per giorno, così come siamo, nel luogo in cui siamo, con le risorse e i limiti che abbiamo.

Ma siamo capaci di assaporarne la bellezza, di custodirla e trasmetterla?

La verità che “il regno di Dio è in mezzo a noi” ci interpella su “come custodia-

mo il regno di Dio, questa speranza”. E qualcuno forse ha voglia di domandare:

io ho speranza?. Ecco perché è opportuno domandare a noi stessi: io ho spe-

ranza o vado avanti come posso e non so discernere il buono dal male, il grano

dalla zizzania, la luce, la mite luce dello Spirito Santo dalla luminosità di questa

cosa artificiale?

(papa Francesco, “Attenti ai fuochi d’artif icio”, Meditazione mattutina in Sanctae Mar-

thae, 10 novembre 2016)

EDITORIALE CRS

SeguENDo la traccia

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Poter essere custodi di questa Speranza, sempre. Che bello!

Eppure il più delle volte, almeno questo vale per noi, ci ritroviamo a guardarci attorno con occhi offuscati, di chi vede ma rimane cieco; di chi ode, ma non

ascolta… e cedendo alla tentazione dello scoraggiamento: “non ce la possiamo fare!”, ci diciamo.

Ma quando riusciamo a guardare oltre l’orizzonte, quando riusciamo ad ascol-tare il silenzio e cogliere la luce nei nostri sguardi, davvero scopriamo quanta

Grazia è presente attorno a noi, e davvero sappiamo vedere che il Regno di Dio è all’opera e si compie.

Crediamo che il nostro essere in équipe e parte di un Movimento siano per noi

un luogo e un tempo privilegiato per coltivare e custodire questa Speranza.

Innanzitutto perché cominciamo da noi, dalla nostra coppia, dal sacramento

del matrimonio in cui abbiamo creduto e crediamo: testimoni di chi ha veduto, di chi ha udito, di chi ha creduto e toccato con mano l’amore di Dio all’opera

nella (propria) storia.

In secondo luogo l’équipe: questo spazio e tempo in cui tra compagni di viag-gio (ricordiamo le parole di padre Caffarel… in équipe non ci si sceglie…) si con-

divide il cammino della vita con le proprie gioie e fatiche, offrendole insieme al Signore affinché le trasformi in Speranza a beneficio dell’umanità.

“Ciò che importa a Dio è che l’uomo, scoprendo la sua povertà, si apra alla spe-

ranza. Allora Egli esaudisce questa speranza e ben al di là della sua aspettati-

va. Apriti dunque alla speranza!”

Caffarel Henri, Presenza a Dio. Cento Le ttere sulla preghiera, Nova Millennium Romae,

Vogliamo infine farvi dono di queste belle riflessioni di Carla e Carlo VOLPINI

quando erano responsabili ERI nel 2010.

“Parlare al futuro della speranza rischia di non renderla mai viva nel presente.

E invece è della speranza dell’oggi che dobbiamo dare l’annuncio e soprattut-

to della speranza che è propria della nostra realtà e vocazione coniugale: la

speranza che l’amore di coppia sia per tutta la vita!

Ma perché questo avvenga, l’amore tra un uomo e una donna, l’amore che ci

unisce e che vogliamo annunciare ad altre coppie, deve essere alimentato, fat-

to crescere, nutrito con le parole e con i gesti della tenerezza, dell’accoglienza,

del perdono reciproci.

Annunciare la speranza significa riuscire a trasmettere la dimensione di un a-

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more di coppia che vive la relazione d’amore ad immagine e segno della rela-

zione d’amore di Dio con l’uomo: un amore che libera, che accoglie, che perdo-

na e si fa dono.

Un amore che libera tutte le nostre potenzialità e ci fa essere persone adulte,

serene, pur nella consapevolezza delle cose non realizzate, dei desideri non

soddisfatti, dei sogni rimasti sogni; un amore che libera da ogni timore e ci fa

essere noi stessi in pienezza, in chiarezza, in autenticità. Non è forse rendendo-

ci liberi che Dio ci ha amato?

Un amore che accoglie, che ci accoglie per come siamo, con tutti i nostri limiti

e le nostre incoerenze ma nella certezza di essere comunque amati ancor prima

di essere noi ad amare. Non è stato infatti Dio che ci ha amato per primo?

Un amore che perdona e si fa dono: è questo un amore che ancor prima di

giudicare ha compreso i bisogni dell’altro, ancor prima di rivendicare diritti per

sé ha guardato ai desideri dell’altro e ha gettato acqua sul conflitto, che senza

dimenticare le esigenze dell’io ha però dato spazio al noi, che senza annullare

la propria individualità ha fatto reale spazio all’alterità; un amore che si rinno-

va perché ogni giorno è capace di riprendere il cammino.

In tal modo la speranza non appartiene più al futuro ma al presente perché

siamo noi a darle vita nel momento in cui attraverso il dialogo, il dovere di

sedersi, il confronto con la Parola, realizziamo e costruiamo un amore che

non è, e non vuole essere, di un giorno ma di una intera vita.

Annunciare la speranza: non ha senso domandarsi a chi, come, quando, in

che modo, non è un fatto di parole ma un fatto di vita. Un fatto di vita che

deve riguardare prima di tutto la nostra coppia se vuole farsi annuncio per le

altre coppie.”

(Bollettino “Amici di Padre Cafferell, n. 7, anno 2010 Editoriale “Apriti dunque alla spe-

ranza”a cura di Maria-Carla e Carlo VOLPINI responsabili ERI)

Alla luce della Speranza che rischiara i nostri cuori,

auguriamo a tutti UN SANTO NATALE

Emanuela e Marco crs

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IL VERBO, IL VANGELO

Il Vangelo è il libro della vita del Signore. È fatto per diventare il libro della nostra vita. Non è fatto per essere soltanto compreso, ma per avvicinarsi come alla soglia del Mistero. Non è fatto per essere letto, ma per essere accolto dentro di noi. Ciascuna delle sue parole è Spirito e Vita. Le parole del Vangelo sono vive, come il lievito che attaccherà la nostra pasta e la farà fermentare in uno stile di vita nuovo. Le parole dei libri umani noi le comprendiamo e assimiliamo. Le parole del Vangelo ci plasmano, ci trasformano, ci assimilano a sé. Le parole del Vangelo sono miracolose. Se non ci trasformano è perché non chiediamo a loro di trasformarci. In ogni frase di Gesù e in ciascuno dei suoi esempi rimane la forza folgorante che guariva, purificava, risuscitava. A condizione di stare di fronte a lui con assoluta obbedienza. Nel Vangelo di Gesù ci sono dei brani quasi totalmente misteriosi. Non sappiamo come tradurli nella nostra vita. Ma ce ne sono altri impietosamente limpidi. Esiste una fedeltà a ciò che comprendiamo, che ci porterà a comprendere quanto resta misterioso. Se siamo chiamati a semplificare ciò che sembra complicato, non siamo in compen-so mai chiamati a complicare ciò che è semplice. Quando Gesù dice: “non richiedere ciò che hai prestato” oppure “sì,sì; no,no: tutto il resto dal maligno”, non ci è chiesto che di obbedire e non saranno i ragionamenti che ci aiuteranno a farlo. Quando teniamo il Vangelo tra le mani, dovremmo pensare che lì abita il Verbo che vuol farsi carne in noi, impadronirsi di noi, perché con il suo Spirito comunicante col nostro spirito noi diamo un inizio nuovo alla sua vita in un altro luogo, in un altro tempo, in un’altra società umana. Approfondire il Vangelo così, significa rinunciare alla nostra vita per ricevere una vita che ha come unica forma Gesù. La venuta tra noi del Verbo nel Santo Natale ci trasformi così.

Don Emilio CS Settore

LA PAROLA AL CONSIGLIERE SPIRITUALE

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COPPIE DI COLLEGAMENTO

La telefonata giunge inaspettata: come mai Emanuela e Marco vorranno ve-

derci dopo cena per un caffè? La risposta non tarda a venire: ci propongono di fare parte dell’equipe di setto-

re come coppia di collegamento. Pur conoscendo i nostri limiti, accettiamo con entusiasmo questo servizio con-

sapevoli che sarà occasione di crescita per noi perché ci darà la possibilità di incontrare tante coppie e di condividere con loro il nostro cammino di sposi cristiani.

Dopo ventisei anni di appartenenza alla Garlate 2 è anche un’occasione per cercare di restituire al nostro movimento una piccola parte dei tesori che ab-

biamo ricevuto: sostegno nei momenti difficili, condivisione di gioie e dolori, incontro con tante coppie che con la loro testimonianza ci hanno aiutato a far

crescere l’amore tra noi e ad incontrare quello di Dio. Sappiamo che questo servizio sarà fatto anche da “cose” da fare, telefonate e mail da inviare, ma ci auguriamo che prima di tutto saremo in grado di

“portare nel cuore” tutte le coppie che incontreremo nell’amicizia e nella pre-ghiera.

Emanuela e Lodovico

cc collega Abbadia 1, Lecco 13, Lecco 15, Malgrate 2

Barbara e Tore, due figli, Giovanni di 18 anni e Guglielmo di 14. Siamo sposati da 23 anni, Tore fa l’operatore sociale e Barbara l’ecologa. Entrati nelle END quattro anni fa, nell’equipe Lecco 7. Ci siamo subito sentiti

accolti e coinvolti e abbiamo percepito che potesse essere un’esperienza mol-to arricchente per il nostro percorso di coppia. Così è stato e quando ci è stato

chiesto l’impegno di collegare delle equipes del nostro settore, pur sentendoci inadeguati, ci è sembrato naturale accettare. L’abbiamo colta come ulteriore

occasione per conoscere meglio il Movimento e altre coppie in cammino insie-me a noi.

In Settore

KIVA E KIVIENE

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In questi primi mesi di servizio è certamente molto di più quello che stiamo ricevendo rispetto a quanto abbiamo dato. Confidiamo nell’aiuto del Signore per svolgere un servizio che possa essere

efficace, utile agli altri e anche a noi.

Barbara e Salvatore cc collega Civate 1, Galbiate 1, Garlate 1, Valmadrera 4

COPPIA DIP

Siamo Francesca e Massimiliano della Mandello 1, in equipe dal 2010. Abbia-mo due bambini Elena 7 anni e Stefano 10 anni.

Quando Emanuela e Marco sono venuti a casa nostra per chiederci di prestare servizio come coppia DIP abbiamo accettato di buon grado senza pensarci

troppo, anche se con qualche preoccupazione considerato l'importanza di que-sto compito come del resto tutti i servizi all'interno del movimento.

Ci affidiamo pertanto al Signore chiedendo di aiutarci a trovare il tempo e le risorse necessarie per affrontare al meglio i prossimi tre anni.

Riteniamo che la spiritualità del movimento END, il metodo, la nostra equi-

pe di base, il consigliere spirituale e tutte le cop-pie che ne fanno parte

In Settore

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siano un aiuto fondamentale per la vita coniugale. Grazie al cammino intrapre-so riusciamo a vedere le difficoltà quotidiane con un'ottica diversa e a ritrova-re il giusto ristoro nella Parola.

Essendo tutti noi chiamati come Cristiani a testimoniare la nostra fede siamo chiamati a testimoniare la grazia del Sacramento del matrimonio e all'apparte-

nenza al movimento dell'equipe, perché il Signore opera nel concreto dandoci con la sua Parola un aiuto nel quotidiano per affrontare al meglio le difficoltà.

Francesca e Massimiliano DIP

SALUTO DEL CONSIGLIERE SPIRITUALE LECCO 9

Carissimi Amici dell’Equipe, il nuovo ministero a cui sono stato affidato, a Concorezzo, mi ha portato a la-

sciare l’equipe Lecco 9 con la quale ho condiviso il cammino di questi anni. Mentre ringrazio il Signore per il dono di questa esperienza che mi ha regalato

momenti ricchissimi di condivisione della fede e occasioni di crescita umana e cristiana molto belli, penso con affetto alle famiglie con le quali è cresciuta la

sintonia, alle quali ho consegnato parte di me e del mio cammino di prete e dalle quali ho raccolto tanto della loro storia e delle vicende felici e faticose della vita. Riconosco che questo viene dal dono dell’essere Chiesa, di sentire

che dalla ricerca paziente del volto del Signore dentro la nostra vita e dalla condivisione di fede coi fratelli, ci è data la grazia del non sentirci mai soli. Ri-

conosco che il volto della misericordia del Padre sempre assume i tratti di chi, camminando con te, ti sta al fianco e ti è compagno di viaggio.

Vorrei poter consigliare come antidoto alla solitudine di tante famiglie e cop-pie, solitudine umana, cristiana, educativa e tanto altro, questa esperienza come un dono da cui attingere coraggiosamente a piene mani.

Un saluto grato e un abbraccio a tutti.

Don Angelo Puricelli

In Settore

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CAMBIO DELLA GUARDIA NELLA VALMADRERA 5

Eccoci qui, a raccontarvi che dopo neanche 5 anni perdiamo un pezzo della nostra equipe… nientepopodimeno che il nostro don Adriano! Per noi è un bel cambiamento, in questi 5 anni ci ha accompagnato con sem-

plicità ma allo stesso tempo forte presenza. Per noi sono gli anni degli inizi… Insieme abbiamo mosso i primi passi e fatto le prime esperienze di equipe, e il

don ci ha sempre dato sostegno, spronandoci, incentivandoci e donandoci sempre le parole giuste in tutte le circostanze.

E’ stato un periodo di crescita per tutti noi e adesso che ci ha lasciato per tor-nare in terra natia un po’ ci spiace che si sia interrotto così in fretta. Di questi 5 anni abbiamo tanti ricordi bellissimi e vorremmo ringraziarlo dal

profondo del cuore per il cammino fatto e per averci insegnato, con la delica-tezza che lo contraddistingue sempre, a cercare e cogliere il lato positivo degli

avvenimenti della vita, specialmente nei momenti di difficoltà. Non vediamo l’ora di andare a trovarlo a Bisuschio e vedere come sia riuscito a

sistemare, nella nuova casa, la collezione di gufi (1200!)… una bella cena in pieno stile equipe (magari non proprio sobria!) non si nega a nessuno!

Valmadrera 5

In Settore

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Il 18 Settembre 2016 si è svolta l’annuale giornata dell’amicizia END: il tradizionale incontro con il quale, ad estate più o meno terminata, ci si riunisce per ricomincia-re con slancio un nuovo anno di…. Buuuh! Ma che noia di articolo! Bando alla sterile cronaca! L’incontro è sì tradizionale ma il settore sta proprio cercando di dare nuova veste e nuovo smalto a questo appuntamento di festa e ritrovo! Con il giusto intento, tutt’altro che noioso, di riscoprirlo! Perché nonostante si tenda spesso a considerarlo un appuntamento secondario e magari frivolo ha in realtà la sua specifica importanza: innanzitutto è una giornata interamente condivisa con i nostri bambini, che così si trovano a respirare l’atmosfera tutta particolare dello stare insieme d’equipe! La gioia del ritrovarsi e del riconoscere nelle altre coppie quegli aspetti che piacevolmente identificano gli equipiers, tra le altre cose: i sorrisi sinceri, l’intesa, il linguaggio comune, l’approccio alla preghiera e perché no… anche il piacere per i tanti manicaretti da picnic e le buone torte! Inoltre, si tratta veramente del primo momento nel quale ci si rincontra dopo il periodo di relax estivo! Si ha voglia di raccontarsi e si deside-ra anche ritrovare quei compagni di cammino con i quali, nel corso degli anni, hai condiviso, discusso, pregato e con i quali hai messo in gioco tanto di te e della tua vita di coppia nell’intento di crescere, dare ed amare. Quest’anno, con il settore, si è deciso di snellire il programma della giornata, la-sciando ampio spazio alla celebrazione liturgica, che generalmente si svolgeva al termine della festa nel pomeriggio, e che invece abbiamo deciso di collocare al mattino. Qui, guidati da un don Eusebio illuminante ed in grande forma, abbiamo potuto apprezzare una partecipazione nutrita ed attiva di famiglie. Don Eusebio ci ha accompagnati alla scoperta della meravigliosa Esortazione Apo-stolica di Papa Francesco “Amoris Laetitia”! Ci ha aperto il cuore con affermazioni di speranza, tolleranza ed apertura… un di-scorso permeato di tenerezza e di misericordia, dove trova posto il concetto cardi-

GIORNATA DELL’AMICIZIA

In Settore

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ne di una Chiesa ad immagine viva della casa del Padre, nella quale “c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa” ed a noi viene indicato il non semplice compito di rivestire il ruolo di “facilitatori” della Grazia e non certo di “controllori”. I tradizionali giochi a squadre quest’anno non sono stati organizzati, abbiamo pen-sato che ai bimbi sarebbero bastati i meravigliosi prati di Villa Grugana e la voglia di correre e ridere! Ed ai grandi l’incontenibile desiderio di chiacchierare, riabbrac-ciarsi, ridere insieme, sedersi vicini e scambiarsi vissuto estivo e progetti per l’anno tutto da vivere! …Ed è incredibile quanto effettivamente si sia capaci di esternare e dire di sé, quando ci si trova a proprio agio, quando sai di trovare nella persona che hai da-vanti accoglienza ed attenzione nei tuoi confronti. C’è stato ampio spazio anche per le belle testimonianze di Prati di Tivo: un raccon-to accattivante, ricco di particolari e di emozioni ancora fresche e tangibili, condot-to con ironia ma anche con la giusta profondità, che ha regalato a tutti quelli che non hanno potuto partecipare all’evento, per i motivi più disparati, il sapore di quanto gustato nei giorni della sessione nazionale. A giornata terminata ci si saluta e già si comincia a buttare lì la data del primo in-contro, si radunano i pargoli sudati e felici e si rivolge magari un pensiero affettuo-so a nonni, zii o chiunque si presta, con amorevole premura, a badare a loro… mentre per la nostra coppia si apre di nuovo la possibilità di ritornare a quell’ambiente privilegiato che profuma di Dio per noi e con noi! Di Dio che ci vuo-le felici, forti! Benedicendoci con il grande dono di essere manifestazione, in Terra, del suo immenso Amore! Raffaella e Marco Lecco 12

In Settore

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E SI PRESE CURA DI LUI

Il bello è la tua fessura

Conosciamo da tempo Giuseppe Tondelli ed ogni volta siamo arricchiti dai suoi percorsi e per questo lo ringraziamo.

Ci ha parlato della cura delle relazioni attraverso un racconto, una parabola, una canzone, un quadro, un gioco, dei simboli... ma soprattutto ce lo ha testi-

moniato chiamandoci per nome con tanto calore ed attenzione. Ripercorrendo gli appunti c'è un fiume di concetti molto concreti, reali, che mettono in movimento l'intelligenza, danno sapienza ed aprono al desiderio di

mettercela tutta, di provarci a vivere con entusiamo le nostre relazioni di cop-pia, d'equipe e di comunità.

Che bella l'immagine delle fessure della brocca, immagine che ci accomuna tutti a partire da Gesù, "beate fessure che donano vita", quando attraverso loro lasciamo uscire l'amore di Dio che è in noi, così come attraverso le fessure

Gesù lascia entrare il nostro dolore e lo salva. E' con un amore folle che acca-de...

Altrettanto coinvolgente è stata la metafora del cammino di ogni giorno dalla sorgente al villaggio, vivere cioè nella quotidianità le relazioni, andando alla

sorgente della nostra fede e del nostro amore, del nostro incontro. Altra frase molto bella in chiave di coppia e di equipe è: "in te c'è la grazia che è per me".

Il botto, l'esplosione è l'emblema, la fotografia della disponibilità di tutti a mettersi in gioco in questa giornata.

Complimenti..a tutti!!!

Pinuccia e Roberto Malgrate 2

In Settore

LA CURA DELLE RELAZIONI

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Di questa bella giornata giocata sulla partecipazione del gruppo, due passaggi mi hanno particolarmente colpito: l’attualizzazione della cena di Betania in otti-

ca di coppia e la lettura cristiana del brano musicale “La cura” di Franco Battia-to.

Nel passo della cena di Betania, letto in chiave relazionale, è stato bello cercare il parallelo, sulla coppia, degli elementi forti e di quelli deboli. Dalla ricerca del “profumo della coppia”, di cui essere consapevoli e responsabili,

all’investimento del capitale di un anno per il profumo, fino alla verifica degli “inquinanti” che possono interferire con il nostro cammino a due (pretese, giu-

dizi, sfiducia, condizionamenti). Altrettanto bella l’interpretazione del brano “La cura” di Franco Battiato,

anch’esso letto in ottica di coppia e di END. La disponibilità e l’attenzione all’altro (“ti proteggerò, ti solleverò”), oltre la morte (“le correnti gravitaziona-li”) in un cammino di crescita in coppia (“percorreremo insieme le vie che por-

tano all’essenza”) nel quale troviamo la certezza di riuscire “perché sei un esse-re speciale ed io avrò cura di te”. Una grande apertura al futuro, nella certezza

della salvezza (“e guarirai da tutte le malattie”) che supera la semplice guarigio-ne, come nell’esempio dei dieci lebbrosi guariti, dei quali uno solo dimostra

gratitudine al Signore. Bruno e Rosella

Valmadrera 1

In Settore

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Piccolo spunto tratto dalla relazione di Giuseppe Tondelli.

La coppia responsabile deve avere la consapevolezza e la responsabilità dei suoi equipiers, questo è faticoso ed impegnativo, ma contemporaneamente è un

dono di grazia. Dalla parabola del buon Samaritano riportiamo alcuni verbi che ci hanno parti-colarmente stuzzicato l'appetito, ovvero:

SCESE DA CAVALLO:

mettersi sullo stesso piano dell'altro (fratello - sorella);

CARICO': scegliere di fare fatica, farsi carico dell'altro, scegliendo di essere responsabili della situazione;

TI RIFONDERO' AL MIO RITORNO:

essere sempre presenti, attraverso la preghiera e non fare calcoli sull'investi-mento nei rapporti affettivi con l'altro (fratello - sorella).

Mariagrazia e Davide Malgrate 1

In Settore

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IL SIGNORE CHE PASSA

A conclusione dell’anno giubilare che ci ha chiamati a riflette-

re sulla Misericordia, l’equipe di Settore ha proposto una ve-glia di meditazione. Per questo venerdì 11 novembre ci siamo ritrovati presso la Chiesa di S. Giuseppe al Caleotto per medi-

tare insieme, guidati dalla coequipier Renata Zuffi Gallo Cas-sarino, sui dipinti che Orlando Sora ha realizzato e che hanno

come tema il Giudizio Universale. L’opera realizzata si ispira al brano di Matteo 23, 31-46. Questo testo che si trova uni-

camente in Matteo è l’ultimo insegnamento di Gesù prima che gli avvenimenti precipitino con il suo arresto e condanna

a morte. Come parole finali del suo insegnamento hanno una forza particolare.

……Come nelle Beatitudini il comportamento che consente l’accoglienza o me-no nel Regno non riguarda l’atteggiamento nei confronti di Dio ma del prossi-

mo. A conclusione della meditazione siamo stati invitati a scrivere il nome di qualcu-

no di cui vogliamo farci prossimo.

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VEGLIA DI MEDITAZIONE SULLA MISERICORDIA

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ABITARE LA SPERANZA DEL QUOTIDIANO «Collaboratori del Regno» - La Parola. ( Sabato Sera)

La meditazione del sabato sera ha preso spunto dal brano di Mt 5, 13-16. Per meglio comprendere come siamo chiamati ad essere Collaboratori del Regno Don Cristiano ha proposto una meditazione offrendoci la visione di fotografie e

parti del film “Il Sale della terra” che racconta le esperienze del fotografo Sal-gado. Riportiamo nel testo della meditazione le immagini dei capitoli su cui ci

siamo soffermati a meditare.

1. Decodifichiamo velocemente le immagini il cui senso originale resta però molto oscuro e di difficile ricostruzione: il sale: senso più attendibile è il condimento; diventare "sciocco" fa riferimento

alle occasioni in cui il sale andava perduto o rovinato la città: è solo il tema della visibilità, non è fatta per illuminare ma quando è su

un monte tutti la vedono anche da lontano la luce sotto il moggio: termine di paragone per assurdo, la luce, cioè è fatta

per illuminare 2 .Forte è il legame con il mondo, di carattere identitario: i discepoli apparten-

gono al mondo e hanno responsabilità diretta del suo "condimento" e della sua "illuminazione".

3. Quali sono le buone opere? Lo cogliamo dal contesto: il Discorso della Mon-

tagna. Gesù si siede e insegna a coloro che hanno già ascoltato e in parte ac-colto l'appello del Regno: un lungo elenco di indicazioni, raccomandazioni, in-segnamenti tutti di carattere etico: cosa fare o non fare riguardo a preghiera,

In Settore

GIORNATA DI RITIRO

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digiuno, rispetto della Legge, ricchezza, giu-dizio, affanni della vita, elemosina, discor-die...

Per quanto appaia come una raccolta di cose da fare il DM è tutt'altro, intatti al suo

centro -esattamente al centro - sta il Padre Nostro. La preghiera di Gesù è la chiave di

lettura: il cuore del Discorso - del Vangelo intero - non è tanto una «azione» quanto una «relazione» offerta e insieme

"comandata". Il piano di lettura è una «relazione» alla quale il discepolo è chiamato, che può

e "deve" intraprendere e alimentare, di cui alla fine vivere. Non una «interazione››, una vera e propria «relazione››, con tutto l'effetto trasforman-

te, anzi «trasfigurante» tipico di ogni relazione. La preghiera di Gesù non è un "bigino" del buon orante, ma molto di più. È la preghiera di chi riconosce una sovrani-

tà potente che ha la forma esplicita di una paternità. Una forza che è auspicabile tutti

riconoscano per la sua bellezza, per la sua ricchezza, per la sua positività. Un'energia

che va desiderata e accolta con favore, dunque che non può che essere promet-tente, portatrice di bene, di salvezza, di

speranza. Una potenza viva, vitale, vivifi-cante come una volontà con la quale inte-

grarsi e dalla quale farsi impregnare. Un volto munifico e misericordioso, che esattamente in ciò manifesta la sua giustizia della quale si è chiamati a parteci-

pare e con la quale si è invitati a partecipare. Un principio di bene assoluto che difende e libera dal male. ̀

ll Padre nostro al cuore del DM, oltre a spo-starci dall'azione alla relazione, pone al cen-

tro la questione del Regno: è annuncio, ef-fetto, realtà, sintesi del Regno di Dio in atto

e in via di compimento. In effetti il tema centrale che Gesù tratta sulla montagna è il «Regno del cieli e la sua giustizia». Cos'è il

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RdC? Cosa significa cercarlo, attenderlo, in-vocarlo, collaborare con esso? Che giustizia

è la Giustizia del RdC? Con le parole del Card. Martini: «Gesù pro-

clama e attua il regno mettendo le cose in ordine, guarendo i malati, scacciando i de-moni, compiendo opere di misericordia. La

misteriosa realtà del regno si precisa a poco a poco, e risalta meravigliosamente nella

morte e nella resurrezione di Gesù, quando diventa chiaro che è venuto per prendere su di sé il male del mondo e che il

regno, la giustizia di Dio sono il perdono e la misericordia offerti gratuitamente ai peccatori. Il regno è una forza, un dinamismo che crea ordine del mondo nella storia, a partire dalla

morte e resurrezione del Signore. Dice bene un au-tore francese molto acuto, il Marion, che il regno

non è qualcosa di già fatto che sopravviene dall'e-sterno, che cade dal cielo; è invece un processo di

rigenerazione (nascita, crescita, pienezza), che avvie-ne a partire dall`interno dell'uomo, anzitutto in Cri-sto, che lo manifesta nel suo rapporto con i malati, i

peccatori, i sofferenti, e poi in ciascuno di noi». Il RdC è la paternità potente all'opera, che genera

vita e armonia, rigenerando, riconciliando, rivivifi-cando, "misericordiando" e che ti invita a collabora-

re con Lui, diventando un Figlio del Regno, uno che ribalta «l'ordine di morte» perché si stabilisca l'ordi-ne di vita.

Possiamo ascoltare la voce del Padre che dice: «lo do la vita e realizzo tutto ciò che hai intorno come cosa buona e giusta, in modo totalmente gratuito. Tu che

fai? Mi dai una mano? Se vuoi, accadrà in te una vita fatta così (=precetti) e do-vrai lottare per una vita così, insieme a me».

Il DM, con il suo elenco di precetti e il suo taglio etico, non dice cosa sia ma chi c'è nel Regno, come vive, che qualità ha, che cosa

accade alla vita di chi decide di entrare den-tro quella relazione paterno filiale.

Lo fa nella forma dei precetti, perché c'è un

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principio che lotta contro il RdC e il comando evidenzia la necessità di resistere con determinazione.

4. Siamo chiamati a stare dentro quegli ambiti esistenziali nodali prima descritti

affrontandoli nella prospettiva del Regno. Dunque si tratta anzitutto di cercare la relazione con il Padre, altrimenti tutto il nostro operare rimarrà solo una rap-presentazione del Regno, e nessuno renderà lode a Lui. Le opere che rendono

lode al Padre, quelle nelle quali gli uomini vedono e intuiscono la bellezza del Suo Volto sono quelle che nascono dalla relazione con Lui stabile, intima, pro-

fonda, reale. Si tratta certo di praticare ma cercando lo Spirito profondo di quelle espressioni

così radicali del discorso. Chi cerca lo Spirito, cerca ll Regno, cerca il Padre. Così rivela il Padre nel suo operare.

«La speranza abita il quotidiano» - Le parabole dei Regno. (Domenica)

Il brano di riferimento su cui Don Cristiano ha guidato la riflessione della dome-nica era Mt 13,24-46.

1. Il contesto

Dopo il Discorso della Montagna, i miracoli di guarigione e l'invio in missione dei discepoli, Mt ci dà conto del rifiuto che Gesù e la predicazione della prossi-

mità del Regno dei Cieli stanno incontrando. Perciò Gesù, ora, non insegna ma «parla in parabole» e il motivo è esattamente questa situazione di molteplicità

di reazioni dentro al popolo. Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché a loro parli con para-bole?“. Egli rispose loro: "Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei

cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per

questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.

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Per Mt la cecità e sordità di Israele sono un dato assodato e non dipendono certo dalle parabole di Gesù. Essi non capiscono «le parole del Regno» esatta-

mente perché sono sordi e ciechi; il discorso in parabole è la risposta di Gesù a tale situazione di fatto.

La parabola dei terreni che precede immediatamente le parabole del Regno, va compresa dentro questo contesto di contrasto tra l’accoglienza che i disce-

poli riservano alla parola di Gesù e la resistenza del popolo. A questi ultimi vie-ne ricordato di non dare per scontata la loro capacita di ascolto con una sorta di «parabola sulle parabole», cioè sul modo in cui accogliere la predicazione di

Gesù. Il riferimento ai frutti ci lascia intendere che non si tratta di un'intelligenza e-

sclusivamente razionale, bensì di carattere pratico: ascoltare, capire, fare sono una cosa sola. Comprende il Regno solo chi unisce la comprensione all'ubbi-

dienza e alla prassi. Il clima "pratico" del contesto dà alla Speranza una tonalità molto precisa in termini di concretezza e fattività.

Entriamo nelle parabole.

2. ll testo

IL GRANO E LA ZIZZANIA Le sementi si confondevano facilmente. Si lavorava per separarle ma non sem-pre si riusciva. Il seme della zizzania non veniva buttato ma si teneva per il pol-

lame e la pratica della contaminazione della semina tra avversari è attestata. Il loglio si distingueva prima ancora della formazione della spiga e lo sradicamen-

to anticipato era praticato ma solo fino a un certo punto della crescita: soffo-cava il grano ed era pericoloso perché velenoso. Spesso la mietitura non veni-

va fatta dai servi ma da altri. Questo quadro ci permette di cogliere le sottolineature di Mt. La zizzania non va interpretata come un fatto naturale e quindi da tollerare. È

opera di un nemico, dunque va contrastata ma come? L'apice della parabola è la decisione di non sradicare. I servi non devono diven-

tare complici del Maligno distruggendo il grano. E neppure alla mietitura sa-ranno i servi a separare, bensì l mietitori. Il seme buono deve essere custodito

sopra ogni cosa. Il «regno del Figlio dell'uomo» corrisponde al campo ed è quindi il mondo.

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Ciò che la parabola descrive non è dunque qualcosa che accade con il ritorno ultimo di Cristo, ma piuttosto la sua signoria già in atto che si manifesta soprat-

tutto mediante la proclamazione e la vita dei suoi discepoli che fanno spazio al Regno, manifestando la potenza amorevole del Padre.

Ciò su cui pone l'accento Mt è il giudizio, rappresentato dalla fornace, nel suo aspetto negativo che viene descritto nei particolari: al centro c'è l’annientamento dei malvagi.

Costoro sono gli operatori di ingiustizia, cioè coloro che non praticano la legge

biblica, in particolare il suo culmine, il comandamento dell'amore. La prassi e non la dottrina è il discrimine per Mt (cfr 7, 15-23) e i «Figli dei Regno» - il seme

buono - sono coloro che hanno fatto della «giustizia del Regno» il loro orizzonte di vita. Una semina buona non garantisce automaticamente un raccolto buono. Ma la

semina buona garantisce che all’opera c’è un buon seminatore che non per-metterà alla zizzania di prevalere.

La Speranza è la virtù di chi intravvede il buon seminatore e comincia a produr-re i frutti di giustizia, credendo alla forza del padrone del campo e mettendosi a

servizio della sua signoria. La Speranza e la virtù di chi non si pone come giudice ma riconosce anzitutto il proprio dovere di fruttificare, restando in mezzo al campo, senza paura che le

proprie radici si intreccino con quelle della zizzania. La Speranza è la virtù di chi non teme la contaminazione e sa che il seme buono

è a sua disposizione purché si decida a fruttificare.

IL GRANELLO DI SENAPE E IL LIEVITO Contro il pericolo di pensare che il compimento del Regno dipenda esclusiva-mente dalla propria capacita di dare frutto, dalle dimostrazioni di potenza, dalle

affermazioni sugli avversari e dunque che sia la Chiesa la Speranza del mondo, ecco due parabole chiarificatrici.

La parabola del seme di senapa pone l'accento sulla mancata corrispondenza tra le attese trionfalistiche di Israele e il modo in cui il Regno invece si manife-

sta. Non è un cedro del Libano ma una pianta da orto, non la più grande delle pian-te ma il più piccolo dei semi.

C'è evidente un ribaltamento di logiche e la dichiarazione che il compimento del Regno avviene in modo imprevedibile, sorprendente e inatteso. Un modo

che sovverte gli ordini costituiti e le logiche umane.

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Curioso che tutto il processo avvenga prescindendo dal contributo umano. Sembra che il compimento debba accadere e venire incontro agli uomini senza

la loro diretta cooperazione, come un intervento estraneo. La parabola del lievito pone invece l'accento sul nascondimento del Regno e

sulla inarrestabilità del Suo processo di crescita. Una volta messa la pasta ma-dre il processo è inevitabile e porta a una quantità di impasto incredibile. La comunità di Mt, la Chiesa, non è albero né pasta lievitata. Il Regno dei cieli

non coincide con la Chiesa e nemmeno quest'ultima è il Regno nei suoi inizi. Al massimo la Chiesa ha a che fare con il processo di crescita e lievitazione nel suo

essere «sale e luce», compiendo quelle opere del Regno -la giustizia dell'Amore paterno del Padre- che lo annunciano, lo rivelano e che costituiscono la sostan-

za della fede nel Regno. Al massimo la comunità cristiana potrà "rivedersi" nella piccolezza del seme o nel nascondimento del lievito ma non può né deve pensarsi in toni trionfali co-

me la realizzazione e la presenza del Regno. Dunque la Speranza deve alimentare l'attesa in qualcosa che non coincide e-

sclusivamente con il compimento delle buone opere del Regno, bensì in qualco-sa che sta molto al di là delle capacità umane.

La Speranza cristiana è la fiducia pratica nell'accadere misterioso del Regno. Il discepolo è dunque colui che agisce alla luce del compiersi del Regno e giudi-ca il presente, se stesso, il mondo a partire dalla consapevolezza della presenza

viva e operante dell'azione di Dio.

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IL TESORO E LA PERLA In entrambe le parabole il centro è la rinuncia al possesso. L'uno e l'altro ven-dono tutto ciò che hanno pur di ottenere il tesoro e la perla.

I due uomini in modo risoluto e senza esitare danno via tutto ciò che hanno pur di ottenere il Regno. Non si può derubricare tutto a un'immagine simboli-

ca. Certo Mt non intende parlare della rinuncia ai beni come unica risposta al Regno ma certamente il tema del possesso dei beni per lui è centrale, come si

evince dal Discorso della Montagna e dalla parabola, dei terreni (nella quale la messa in guardia dalle ricchezze è l'oggetto dell'unica indicazione etica). La rinuncia al possesso è parte della via del Regno e non va per nulla sminuita.

Il senso ultimo è la scelta di vivere unicamente del Regno, nel Regno e per il Regno.

C'è un richiamo forte, anche se implicito alla «giustizia del Regno», quella del discorso della montagna, quella di chi vive nella consapevolezza che «il Padre

sa ciò di cui avete bisogno» e dunque non si affanna del domani. La Speranza e la rinuncia vanno a braccetto e non c'è Speranza autentica che non segni il quotidiano in modo determinante e concreto.

3. Spunti di riflessione

In sintesi:

- la Speranza cristiana è la virtù di chi abita il presente e ad esso aderisce con tutto se stesso, consapevole che in quel presente accade il Regno - la Speranza cristiana è la virtù di chi allarga l'orizzonte al di là dei confini del

proprio agire o, in generale, di quello esclusivamente umano, dando alle cose le giuste proporzioni

- la Speranza cristiana è la virtù di chi rinuncia alle categorie di giu-dizio "mondane" (forza, potere, affermazione, effi-

cienza, riuscita, interesse....), assumendo quelle del Regno (mitezza, umiltà, nascon-dimento, misericordia, giustizia, compas-

sione, discrezione, rispetto della libertà, gratuità...)

- la Speranza cristiana è una virtù pratica: i frutti evangelici la dimostrano.

- la Speranza cristiana è uno spossessa-mento, un impoverimento, uno svuota-mento, materiale e non.

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Carissimi amici, anche quest’anno desideriamo scrivere qualche riga per dare un reso dei bilan-

ci pervenutici.

Leggere quanto le varie équipes condividono è sempre una grande ricchezza, di cui ringraziamo.

Dai bilanci emerge l’immagine di un settore vivo e partecipe, consapevole del dono del movimento e del metodo.

L’équipe di base è sentita come “casa nostra”, dove ci si può sentire noi stessi,

…un focolare, dove poter aprirsi e condividere le gioie, ma soprattutto le diffi-

coltà trovando un sostegno e una parola amica ( e vi assicuriamo che non è cosa scontata!)

Da parte di tutte le équipes è ben chiaro che si è in equipe per amore di Gesù,

per cercare di essere sempre alla sua sequela, per metterlo al centro della no-stra vita.

In tutti i bilanci emerge la consapevolezza di essere ancora manchevoli in qual-che punto concreto di impegno, in particolare nella preghiera di coppia, nella

compartecipazione o nella partecipazione ai momenti allargati, ma emerge anche il desiderio di migliorare e la volontà di porsi degli obiettivi.

Infine non manca nel nostro settore una grande creatività; abbiamo letto ini-

ziative molto belle, come quella di vivere il bilancio nella dimensione del pelle-grinaggio ( qualcuno è andato fino a Lourdes, qualcuno ha fatto la scala Santa a Somasca): significa non adempire ad un obbligo, ma veramente voler affida-

re al Signore il cammino compiuto e quello futuro.

Grazie veramente a tutti.

Emanuela e Marco crs

In Settore

BILANCIO DI BILANCI

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Carissimi, anche quest’anno ci pare utile condividere brevemente la situazione economi-

ca del settore e, nel ringraziarvi per il fatto che il versamento delle quote sul conto della Regione NEA avviene ormai da due anni in modo regolare, vi co-

munichiamo che quanto versato ammonta a 7.741,50 Euro (*).

Di questo ringraziamo.

Tendenzialmente il 30% di quanto raccolto (quindi 2.322,45 Euro) viene utiliz-zato dai settori per sostenere le proprie spese, mentre la parte restante è sud-

divisa tra Regione NEA, Super Regione Italia e Internazionalità.

Poiché ogni Super Regione è tenuta a “versare” al movimento internazionale delle quote in base al numero degli équipiers, ribadiamo l’importanza di tene-

re sempre aggiornata la vostra anagrafica oppure di aiutarci a farlo noi.

Inoltre, grazie al contributo aggiuntivo che chiediamo a inizio anno ad ogni équipier, alla cassa (o “casa”) di compensazione - che tuttavia quest’anno regi-

stra una significativa diminuzione rispetto lo scorso anno (meno del 50%) - e al contributo della Regione NEA che ha contribuito nel sponsorizzare la parteci-pazione ai momenti allargati di Lignano e Prati di Tivo, prevediamo di chiudere

al 31.12.2016 il bilancio in pareggio.

Riassumiamo di seguito le principali voci di spesa:

In Settore

TEMPI DI BILANCIO… ECONOMICO

Descrizione Entrate Uscite

Disponibilità da raccolta quote € 2.300,00

Cassa di compensazione 2016 € 150,00 Contributo aggiuntivo da équipiers € 700,00

Contributi partecipazione alle sessioni/ momenti allargati Regionali/Nazionali (Lignano/Prati di Tivo) € 600,00 € 1.000,00

Altre iniziative (serata CS; équipe regione; etc.) € 400,00 Contributi per le strutture che utilizziamo nei momenti allargati (giornata amicizia, ritiro, giornata intersettore) € 500,00

Contributi per i relatori / formatori € 600,00

Spese viaggio € 350,00 Condividendo e altre spese di cancelleria (ordinarie e stra-ordinarie) € 500,00

Baby sitter € 400,00

€ 3.750,00 € 3.750,00

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Ricordiamo che eventuali crediti o debiti residuali di fine anno sono destinati/integrati alla/dalla Regione per cominciare nell’anno 2017 un nuovo bilancio.

Emanuela e Marco crs

(*) Trattasi delle quote versate al Movimento nel 2015, per l’anno solare 2016,

sul conto della regione NEA - Regione Nord Est A - ASSOCIAZIONE EQUIPES NOTRE DAME, IBAN IT64H0335901600100000017560

ENDIRIZZIARIO: AGGIORNAMENTO ELETTRONICO

Carissimi co-equipiers,

nell’ultimo anno abbiamo lavorato ad una versione dell’Endirizziario del nostro settore pensando ad una modalità per farvi avere le schede anagrafiche delle Equipes con la minore spesa possibile.

In questi mesi ci siamo accorti come molte coppie del nostro settore cambiano indirizzo (ci riferiamo in particolare all’indirizzo mail) ogni anno, senza contare

i cambi di riferimenti telefonici ed i cambi di Consiglieri Spirituali che si sono succeduti in questi anni nelle Equipes. Tutte queste cose richiederebbero co-

munque una ristampa di parte delle schede dell’Endirizziario ogni anno con conseguenti costi. Per questo abbiamo proposto all’Equipe di Settore di inviare le schede

dell’Endirizziario attraverso i nuovi e potenti mezzi che l’informatica ci mette a disposizione.

Pertanto troverete sul sito del nostro settore, www.endlecco.it, nell’area riser-vata la versione pdf dell’Endirizziario che sarà tenuta aggiornata ad ogni cam-

biamento. Inoltre lo stesso vi verrà inviato per email e anche tramite whatsapp (nelle zone già raggiunte da questo servizio!) in modo da averlo a portata di mano sempre.

Manuela e Claudio

crc

In Settore

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Riportiamo di seguito i temi di studio trattati quest’anno nelle varie Equipes del nostro settore al fine di avere una visione completa degli argomenti scelti, in mo-do da offrire uno spunto per le scelte negli anni a seguire. - “Non muri ma ponti” (Tema proposto dal movimento), trattato dalla Civate 1, Galbiate 1, Lecco 7, Lecco 9, Lecco 12, Lecco 14, Malgrate 1, Valmadrera 1 - “Amoris Laetitia”, trattato dalla Galbiate 2, Garlate 1, Lecco 11, Valmadrera 4 - “Evangelii Gaudium”, trattato dalla Garlate 2, - “Conoscere e Pregare i Salmi” (END), trattato dalla Abbadia 1 - “Elogio dell’amore imperfetto” di Lidia Maggi, trattato dalla Lecco 10 - “La Santa Messa”, trattato dalla Lecco 13 - “Passo dopo passo . . . . la parola tra noi due ” (END), trattato dalla Lecco 15 - “Vaticano II - Il soffio dello Spirito” (END), trattato dalla Mandello 1 - “Abitare la casa Abitare la Vita ” (END), trattato dalla Valmadrera 5

In Settore

TEMI DI STUDIO 2016/17

Vi ricordiamo che il CondividENDo si può

sfogliare e leggere “a colori” sul sito www.endlecco.it all’interno del quale potete

trovare tutte le foto scattate

durante i vari momenti dell’anno.

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Carissimi co-equipier, su invito di Equipe Italia scriviamo per chiedervi articoli da pubblicare sulle prossime Lettere END. La Lettera, oltre ad essere lo strumento di collegamento di Equipe Italia e dell’ERI con le singole équipe, è anche un’occasione offerta a tutti per narrare e offrire agli altri, nel clima proprio dell’incontro d’équipe, la propria esperien-za di vita e di fede come coppie in cammino. Si invitano quindi gli equipier di tutti i Settori a partecipare attivamente alla composizione della Lettera. Abitare la speranza, accogliere il futuro "È un compito arduo ma necessario confrontare la difficile situazione presente con le speranze eterne dell'uomo" diceva il cardinal Martini. Ci proveremo, umilmente, ma tutti insieme, con la Lettera END del prossimo anno: le spe-ranze umane si intrecceranno con le speranze eterne, e forse non potremo, e non vorremo, distinguerle tra di loro. Consapevoli di una speranza che ci pre-cede, e che non è nostra, ma offerta a tutti, canteremo nelle pagine dell’ultimo anno della Lettera redatta a Genova la Resurrezione di Cristo. Quel sepolcro vuoto è fonte di una speranza che non dipende dalla nostra iniziativa: ci è stata donata. Non la terremo per noi. Ci sono le speranze usa e getta, quelle in cui potremmo credere se ci “conformassimo a questo mondo” e c'è la Speranza che ci infondono le Beati-tudini, che sono state il tema dell'anno che si conclude. Per capirle e farle no-stre occorre “trasformarci” e accogliere la visione del regno di Dio. Leggere la speranza come vocazione, chiamata, incontro con Cristo ci per-metterà di camminare lungo i solchi della storia nei quali il Signore ha semina-to: cercheremo la speranza nel passato, nella storia di Israele e dell'Alleanza, nel compimento della promessa del Salvatore nella pienezza dei tempi (Gal 4,4), e nella Profezia perfetta della Buona Notizia. La troveremo nel presente, ascoltando la chiamata alla Speranza che il Vange-lo ci offre nella nostra vita di oggi, liberandoci dal compito narcisistico di offri-re speranze nostre, ma comunicando e annunciando un tesoro trovato e rac-

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PIANO REDAZIONALE LETTERA END

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contato, attraverso le vite di coloro che vivono nel mondo senza essere del mondo. (Gv 15, 18-21; 1 Cor 7, 29-31). Speranza al futuro, infine, ben lontana dall’ottimismo per un bene in divenire, ma radicata nell’oggi di Cristo risorto per guardare al domani, e muoversi in quella direzione “Non adeguatevi... ma lasciatevi trasformare..."(Rm 12, 2): forti di una speranza certa pianteremo semi del cui germoglio non sapremo nulla, e nemmeno conosceremo la crescita. La Lettera cercherà anche di farsi, ancora una volta, luogo d’incontro per i se-gni di speranza, segni di Dio nelle nostre vite e nelle nostre coppie, che ci con-fortano e accompagnano attraverso un presente di gioie, fatiche, dolori, scon-fitte, delusioni, resurrezioni, aiuti reciproci, per passar e oltre, insieme. Forse, un poco, impareremo a sperar e di più, e meglio. Magari anche confron-tandoci con quello svelamento della verità che è il passaggio attraverso la morte, di fronte al quale ogni atto di speranza trova, o perde, il suo valore: e capiremo che è sui nostri passi lungo il crinale tra vita e morte che perdono senso certe speranz e umane fugaci, mentre diventano vitali le speranz e uma-ne radicate in Cristo. Lettera 192 – “Cosa dobbiamo fare?”

Che cosa possiamo sper are? È la domanda che risuona dentro di noi ogni volta che cerchiamo un orientamento o una via da seguire. A volte ci domandiamo se ha ancora senso sp erare, oppure in che cosa vale la pena sperare. La spe-ranza di chi crede in Cristo è la speranza riposta in un uomo che si chiama Ge-sù, che è il Figlio dì Dio Padre, quindi Dio stesso, morto in croce, che ha vinto la morte, che è rifugio sicuro e accogliente per chi a Lui si affida. Non abbiamo un altro Amore così grande in cui sp erare e Cristo è la speranza che non verrà mai meno, la speranza certa della salvezza. Gesù, uomo tra gli uomini ha in-contrato molte persone che cercavano di ritrovare una speranza di vita chie-dendogli di guarirli dal loro male fisico e morale, altri nelle sue parole scopriva-no un nuovo senso per la vita. Gesù esaudiva quelle persone e diceva loro di essere venuto a portare con sé la "sp eranza che non delude". Quegli uomini avevano bisogno di una speranza ch e salvasse il loto corpo e la loro vita ma Gesù non disprezzava il loro sperar e umano ma lo trasformava con la sua spe-ranza: quegli uomini "prima dell'incontro con Cristo (...) erano senz a speranza e senza Dio nel mondo " (Ef 2). Chi cammina nel dolore e nella sofferenza tro-va orientamento nella luce che scaturisce dalla Croce. A volte cerchiamo spe-ranze illusorie ma la speranza che Lui ci offre è fondata sulla promessa di Dio,

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il nostro Padre misericordioso e Amore infinito. "Giungere a conoscere Dio, il vero Dio, questo significa ricevere sper anza" (Spe salvi nr 3). E allora, cosa dobbiamo fare per avere, ogni giorno, nel cuore, Cristo come nostra sp eran-za? Dobbiamo guardare la r ealtà in cui ci troviamo a vivere con gli occhi di Ge-sù, prestare ascolto alle attese di sper anza del nostro prossimo e imparare a coglierne le contraddizioni certi che Cristo è àncora di salvezza del nostro vi-vere. Nella parola di Gesù possiamo trovare la speranza che orienta le nostre scelte e rinnova il nostro modo di pensare e così potremo diventare segni di speranza agli occhi del mondo. Gli articoli devono essere inviati entro il 15 gennaio 2017 per la Lettera 187, dovranno avere una lunghezza indicativa di 1-1,5 pagina formato A4. La Redazione si riserva quindi di sintetizzare scritti eccessivamente lunghi. Si invita a inviare anche la fotografia della coppia e fotografie attinenti al contri-buto.

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SESSIONE NAZIONALE A PRATI DI TIVO

ABITARE LA SPERANZA, ACCOGLIERE IL FUTURO

La nostra testimonianza sulla sessione estiva a

Prati di Tivo inizia riportando parte di un discor-so di Papa Francesco ascoltato durante il video

introduttivo della sessione stessa, ovvero: “SCOMMETTETEVI AI GRANDI IDEALI, ALLE CO-SE GRANDI. NOI CRISTIANI NON SIAMO SCELTI

DAL SIGNORE PER COSINE PICCOLE, ANDATE SEMPRE AL DI LA’, VERSO COSE GRANDI. GIO-

CATE LA VITA PER GRANDI IDEALI”. Dopo aver ascoltato queste parole di Papa Fran-

cesco, ci siamo resi conto che qualsiasi cosa noi testimoniamo è inutile se alla base non c’è la consapevolezza che siamo sem-pre chiamati a fare cose grandi, che non dobbiamo avere paura perché il Si-

gnore chiede, ma contemporaneamente dona anche la forza e la capacità di portare a termine il Suo progetto, quindi noi dobbiamo avere SPERANZA in Lui

che non ci lascia mai soli. Quindi a questo punto è inutile che vi raccontiamo della nostra esperienza alla

sessione nazionale, è inutile che vi raccontiamo della bellezza di incontrare tante, ma veramente tante coppie che come noi, hanno scelto di percorrere il sentiero dell’END, per fare un’esperienza forte di spiritualità coniugale.

E’ inutile raccontarvi l’accoglienza ricevuta dai componenti di Equipe Italia che ti fanno sentire come uno di famiglia, sempre disposti ad ascoltarti e confron-

tarsi con te. E’ inutile raccontarvi la profondità delle relazioni ascoltate, di come il primo

relatore Roberto Mancini è entrato nelle viscere della parola “speranza” diffe-renziandola radicalmente dalla parola “ottimismo”, sottolineando che siamo noi che dobbiamo metterci in cammino, che dobbiamo imparare che chi incon-

triamo sul nostro cammino non è un altro, ma un nostro fratello o sorella e che anche noi abbiamo bisogno di loro. (Per chi è interessato, nel sito dell’END na-

zionale è possibile scaricare il testo della relazione, oppure vedere il filmato con la relazione completa, questo vale per tutti i relatori e testimoni della ses-

sione estiva). E’ inutile che vi raccontiamo dell’emozionante esperienza di partecipare alle equipe di formazione, con altre coppie che provengono da tutta Italia, con e-

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sperienze diverse, stili diversi, ma che, durante l’incontro diventano nostri fra-telli ed il proprio cuore si apre sia nell’ascolto delle varie esperienze (senza giudicare), sia nel raccontarsi senza nessun paravento, aprendosi completa-

mente proprio perché sono nostri fratelli e sorelle. E’ inutile che vi raccontiamo di quanto sono state coinvolgenti le testimonian-

ze portate dai coniugi Gomes Ferrer che hanno avuto il privilegio di conoscere e frequentare padre Caffarel. Oppure della coppia dell’associazione Retrouvail-

le che ci hanno testimoniato che una coppia, la quale per ragioni varie ha per-so la bussola e si è separata, se lo vuole realmente può trovare gli stimoli e la voglia di riprendere il percorso insieme. Senza dimenticare la testimonianza

dei componenti della comunità di Fornello (fra cui c’è anche padre Saverio at-tuale consigliere di Equipe Italia).

E’ inutile che vi raccontiamo della bella esperienza della “fiera” dove si poteva-no visitare le varie bancarelle non per acquistare beni di consumo, ma per ri-

flettere sul cammino che stavamo percorrendo (anzi, il cammino lo stiamo an-cora percorrendo) raccogliendo oggetti e sensazioni che ci aiutino a ricordare che abbiamo bisogno sempre di “speranza”.

E’ inutile che vi raccontiamo delle “fucine” ovvero laboratori ove, abbiamo preparato, sulla base di tutto quello che precedentemente abbiamo ascoltato

e meditato, uno spettacolo teatrale (noi) piuttosto che un testo poetico, una canzone, un’opera d’arte ed altro ancora. Il tutto si è concluso alla sera in cui i

vari gruppi hanno presentato le proprie opere, anche per passare una serata in allegria. E’ inutile che vi raccontiamo che, anche quella di quest’anno è stata

un’esperienza meravigliosa, che ha segnato in modo indelebile il nostro cam-mino di coppia, anche se, tornati a casa sembrava che tutto fosse tornato alla

normalità con la solita vita quotidiana, ma non è così, perché il pensiero di quanto avvenuto durante la sessione estiva nei momenti giusti ritorna a galla e

gli effetti non tardano ad arrivare. Però per far sì che questo racconto non sia completamente inutile bisogna tor-nare a Papa Francesco, che in un altro discorso ha concluso dicendo: “NON

LASCIATEVI RUBARE LA SPERANZA”. Ecco questo è l’augurio che vi vogliamo lasciare, perché si può testimoniare

tantissime esperienze positive e belle ma se alla base non ci lasciamo contami-nare dal dono della SPERANZA tutto è inutile.

Mariagrazia e Davide Malgrate 1

In Movimento

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Un'opportunità per spalancare le finestre del nostro cuore e far entrare ossi-geno per rigenerare il nostro spirito. grazie a tutti quelli che hanno contribuito a farci vivere questa esperienza.

Nico e Paolo

Galbiate 1

Questa è stata la nostra prima sessione Nazionale dell’END! È stata per noi

un’esperienza davvero positiva che ci ha permesso di respirare la gioia, la fra-ternità della grande famiglia dell’END! Abbiamo trovato oltre che interessanti,

davvero toccanti, tutte le testimonianze proposte. In primis sicuramente quel-la di Mancini che ci ha parlato della speranza come azione delle persone re-sponsabili, come relazione e della necesità, quasi del dovere, che abbiamo di

sperare per gli altri, di agire per creare una risposta a ciò che opprime! Nei tempi in cui viviamo dove, soprattutto per noi coppie giovani, la quotidianità

non è spesso facile, si trovano difficoltà nel trovare lavoro, nella possibilità di avere una casa o ci vengono alla mente le tante storie di sofferenza, dolore e

fatica dei tanti profughi che partono dalla propria terra per trovare dignità e felicità... di fronte a tutto questo spesso lo sconforto e la

disperazione sono in agguato.

In Movimento

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Ma dobbiamo sperare e credere nella felicità per tutti! Abbiamo apprezzato moltissimo anche le altre relazioni soprattutto la profondità e la generosità e la passione con cui le varie persone hanno raccontato la propria esperienza di

speranza nella famiglia, nella società e nella Chiesa, abbiamo respirato davvero che cosa vuol dire fare parte di una grande famiglia dell’équipe dove tutti sono

attenti ai bisogni degli altri, dove si condividevano storie sapendo di essere ascoltati senza giudizio come se tutti fossimo fratelli e sorelle.

Diciamo grazie a tutte le persone che abbiamo incontrato e conosciuto, le por-tiamo davvero nel cuore! Invitiamo tutti, soprattutto chi non ha mai partecipa-to ad una sessione, a provare a buttarsi e andare magari rinunciando a qualche

giorno di ferie ma vi assicuriamo che ne vale la pena... davvero vi rigenererete nello spirito e riempirete il vostro cuore di incontri e volti che vi arricchiranno

la vita! Un saluto!

Giulia e Tuan Lecco 14

In Movimento

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Domenica 9 ottobre, tra i tantissimi fedeli della comunità di Brivio c’eravamo anche noi (Lecco 7) a fest eggiare l’ingresso ufficiale di Don Emilio Colombo (consigliere spirituale di settore e della nostra Lecco 7) nella sua nuova Parroc-chia. Nell’omelia il Don ha parlato di “accoglienza”, tema molto attuale di questi tempi, e di come la trasmissione della fede avviene manten endo un “cuore sempre aperto” ver so gli altri. Per quanto ci riguarda non possiamo che augurarti, caro Don, di iniziare que-

sta “nuova avventura” con tanto entusia-smo e passione quali hai sempre dimostra-to, certi che, tra i tanti “nuovi” impegni che ti aspettano ce ne sarà ancora uno che ci sta particolarmente a cuore, come coppie e movimento END: Il nostro cammino END insieme … prose-gue a Brivio! E allora, caro Don Emilio, vogliamo conclu-dere questi pochi pensieri utilizzando una delle tante simpatiche foto che gli adole-scenti della tua “vecchia parrocchia” ti han-no “piantato” nel giardino della nuova casa parrocchiale con tanto di dedica in rima:

“Con la Mitria e il Pastorale … andiamo a comandare”. Cristina e Danilo Lecco 7

Esperienze END

DON EMILIO PARROCO A BRIVIO

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Potremmo sembrare superficiali con

questo breve scritto, ma vorremmo condividere la gioia che ci ha spinto a trascorrere una giornata di relax noi

della Malgrate 2 per festeggiare un anniversario, questa volta non di matri-

monio, bensì quello di aver vissuto 10 anni l’esperienza di questo movimento,

che ci ha fatto incontrare tante belle persone insieme a tante storie di vita, ma soprattutto ci ha fatto sentire

l’importanza del cammino evangelico nella vita familiare e quotidiana.

In una giornata dal clima decisamente autunnale abbiamo respirato subito

però un’aria tiepida che era la voglia una volta tanto di stare insieme in relax e allegria, non trascurando un pizzico

di cultura visto che la meta prescelta è stata la città di Mantova che di arte,

storia e cultura ne ha davvero da ven-dere. Così infatti ci siamo immersi nella

visita del Palazzo Ducale e delle splen-dide opere di arte sacra in esso conte-nute, nella visita del Duomo e della

cattedrale di Asola sulla via del ritorno, paese natale del nostro equipier Riccar-do, che è stato guida rigorosa ed attenta. Abbiamo capito ancora una volta co-

me l’arte sia davvero un tesoro di catechesi e attraverso le opere sacre datate secoli esiste una storia del cristianesimo davvero esemplare.

Naturalmente non è mancato un pranzo di quelli tipici della ‘bassa’, ricco e ab-bondante dei prodotti della nostra ricca pianura padana. Qui ci siamo lasciati andare nel racconto delle nostre vicende familiari e sociali, non in una messa in

comune strutturata, ma semplicemente in un desiderio di relazione e bisogno di ascoltarci e sentirci ascoltati tra amici che si accolgono gli uni gli altri, sdram-

matizzano le fragilità e le criticità, valorizzano i punti di forza. Le nostre storie

10 ANNI DI END

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come quelle di tutti sono attraversate da gioie e difficoltà, ma siamo consape-voli che siamo nelle mani del Signore che ci dà un senso di pace e affidamento e

ci rasserena sempre e comunque. Questo è un miracolo grande e dobbiamo essere sicuri di viverlo quotidianamente.

Don Fernando naturalmente presente in questa domenica di ottobre è stato in questi 10 anni il nostro maestro, il nostro consigliere, una guida preziosa e sia-mo a lui tanto grati di quanto ha fatto per ognuno di noi. Forse la nostra gioia

dipende anche da lui, che ci ha costantemente sostenuto anche nei percorsi in salita, quando i fili non si legavano e le sfide della vita sembravano insormonta-

bili. Per concludere un grazie per il dono di questo giorno e per i segni di amore che

ogni giorno il Signore ci offre. Fiorenza e Beppe

Malgrate 2

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“Quest’anno il bilancio d’equipe lo faremo sotto lo sguardo di nostra Signora”

……… Sì, certo quando il nostro don ci ha detto questo pensavamo a tutto fuor-ché intendesse che lo sguardo non fosse solo in senso figurato ma reale e così:

Era una tiepida sera d’autunno ………attimi di gelo ……. quasi panico ……pensieri sparsi: nonni da accudire, impegni sportivi, check-up medici (si sa, ormai l’età avanzata……..) ……questo e quello ……. Però una scintilla si era ormai accesa nel

cuore di ognuno e così: equipe successiva ……….volo prenotato! (va beh la fede, va bene la speranza, ma l’assicurazione è d’obbligo). Per l’organizzazione in loco

ci affidiamo alla validissima agenzia “don Gianluca Pellegrinaggi” che ha pro-grammato nei minimi dettagli un intenso week-end all’insegna della fede.

Eccoci così, quasi otto mesi dopo a Lourdes: primo miracolo di nostra Signora di Massabielle, incredibile, tante cose sono successe, imprevisti……di tutto, ma alla fine ce l’abbiamo fatta: TUTTI presenti.

Quasi vent’anni d’equipe, gite, varie esperienze in condivisione, ma questa è per noi una vera novità: come andrà? Come ci troveremo? Domande, dubbi

iniziali……una certezza alla fine: è stato memorabile! Abbiamo fatto un’esperienza alla “nostra maniera”: in risposta alla cordiale o-

spitalità di padre Giuseppe e dei Passionisti piazziamo una “pizzoccherata” che ancora in Francia si ricordano (naturalmente ingredienti DOC opportunamente fatti pervenire in loco). Cerchiamo di non passare inosservati da Lourdes (a dire

il vero anche in aeroporto……. Vero Biagio? …ma si sa quando viaggi con un uo-mo di “colore” in tempi di allerta …..), non facendo mancare la nostra disponibi-

lità nell’animazione delle S. Messe e delle varie celebrazioni (ricordiamo ancora

METTI UN BILANCIO A….

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con orgoglio l’affermazione del pignolo direttore del coro internazionale: italia-ni ok!), ma soprattutto viviamo esperienze dense di spiritualità: sacramenti,

indulgenza giubilare e perché no, un bilancio alla “Prairie”…... e scusate se è poco!

Il tutto arricchito da una visita ai luoghi di Bernadette magistralmente illustrati-ci dalla guida della Casa di Maria (altamente consigliata, grazie Roberta!) e con

un costante pensiero alla sofferenza e ai sofferenti nel corpo e nello spirito (quante intenzioni ci siamo portati da casa, quante persone hanno chiesto a noi una preghiera) con una partecipazione tale che qualcuno, entrato a bagnarsi

nell’acqua sano, ne è uscito bagnato e …… acciaccato! Un’esperienza irripetibile da ripetere, e il gioco di parole non è solo semantica,

un altro luogo mariano potrebbe aspettarci dietro l’angolo ma …….. lo scoprire-te solo alla prossima puntata!

Valmadrera 4

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“Se Dio vuole”

Si può tollerare tutto nella vita, tranne la fede, e di conseguenza i miracoli. Tommaso (Marco Giallini), cardiochirurgo affermato e benestante, sicuro e

pieno di sé, ha una moglie, Carla (Laura Morante), che ha rinunciato a tutto per la famiglia, e due figli: l’evanescente Bianca (Ilaria Spada), sposata con Ma-rio (Edoardo Pesce), e Andrea (Enrico Oetiker), studente di medicina.

Quest’ultimo è «particolare»: fugge spesso da cena per uscire con un «amico» e lascia molti dubbi sulla sua identità sessuale. Un giorno, convocato l’intero

gruppo familiare, vuole dare un annuncio: lascerà la facoltà per entrare in Se-minario. Niente di più sorprendente. Per Tommaso sarebbe stato meglio se

avesse detto di essere gay (d’altronde i tempi sono cambiati), ma un figlio pre-te, mai! Chi o cosa, allora, può aver fatto cambiare idea ad Andrea? Don Pietro (Alessandro Gassman) e le sue originali catechesi. Un «pretaccio» romano, dal

passato «oscuro» e dalla forte leadership, diventa presto il nemico da combat-tere. Tra leggerezze e battute da commedia

all’italiana, l’opera prima di Edoardo Falcone (già sceneggiatore), riesce a raccontarci più che altro

la storia di un’amicizia «impossibile» (ma quan-te, forse, ne esistono nella realtà!), tra chi di-sprezza in qualche modo la religione, ma per

«divini misteri» viene a contatto con qualcuno che, attraverso la propria umanità, gli narra la

fede e gli dona nuove prospettive di vita. Un film meno «frivolo» di quanto si potrebbe pensare e

che parla davvero a «tutti» di temi spesso «chiacchierati», ma raramente affrontati senza scadere nella volgarità. Questa volta è

l’approccio della scrittura e della regia che si fanno interessanti, sia nella caratterizzazione dei

protagonisti (credibili nel ruolo), come pure nel passaggio dal piano della risata a quello della

riflessione. Da vedere, dopo Pasqua, magari con un amico prete (o seminari-sta).

Esperienze END

PROPOSTE CINEMATOGRAFICHE

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Carissimi co-equipiers, anche quest’anno vogliamoo donarvi una storia di Natale,

una delle storie di Bruno Ferrero che a noi piace leggere con i nostri figli. Si intitola “Il regalo più pesante”.

Faceva un freddo pungente. I pastori si scaldavano attorno al fuoco. La notizia della nascita di un nuovo

re, rivelata proprio a loro dalle luminose creature alate, li aveva sconvolti. Volevano andare a vederlo e

venerarlo e implorare da lui salute e pace. Anche Filippo, il ragazzino che faceva da apprendista nel

gruppo di pastori, aveva sentito l’annuncio degli angeli e stava già pensando a che cosa portare in dono al Bambino di Betlemme. Ma se tutti i

pastori si allontanavano, chi avrebbe badato alle pecore? Non potevano certo lasciarle da sole!

Nessuno di loro voleva rinunciare a vedere il neonato Re. Uno dei pastori ebbe un’idea:

sarebbe rimasto a custodire le pecore quello di loro che portava il dono più leggero. Portarono la bilancia vicino al

fuoco. Il primo pose sulla bilancia una grossa anfora piena di latte e aggiunse

una pesante forma di formaggio. Il secondo portò una enorme cesta piena

di mele. Il terzo, a fatica, collocò sulla bilancia un voluminoso fascio di rami e ceppi d’albero, che sarebbero serviti

per scaldare la stalla per un bel po′ di tempo. Rimaneva solo Filippo.

Tristemente il ragazzo guardava la sua piccola lanterna, l’unica ricchezza che possedeva. Era il dono

che voleva portare al Bambino Re. Ma pesava così poco. Esitò un attimo.

Esperienze END

ConcludENDo...

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Poi decisamente si sedette sulla bilancia con la lanterna in mano e disse: ” Sono io il regalo per il Re! Un bambino appena nato ha certamente bisogno di qualcu-

no che porti la lampada per lui”. Intorno al fuoco si fece un profondo silenzio. I pastori guardavano il ragazzo sulla bilancia, colpiti dalle sue parole. Una cosa

era certa: in nessun caso Filippo sarebbe rimasto al campo a custodire le peco-re.

Ringraziamo tutti quelli che in questo anno hanno collaborato con l’invio di arti-coli, testimonianze e contributi da pubblicare sul notiziario del nostro settore.

Ringraziamo anche per tutte le segnalazioni che abbiamo ricevuto, pubblicato e ritrasmesso tramite il sito internet del nostro settore, www.endlecco.it, che

come il CondiviENDo, si sta rivelando uno strumento efficace di comunicazione per raggiungere le coppie delle Equipes.

Giunti così alla fine vi facciamo quindi i nostri più sinceri auguri per un gioioso Natale e per un felice 2017 con la Speranza che possiamo diventare portatori

della Luce di Gesù in mezzo agli uomini. Manuela e Claudio crc

[email protected]

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Come è abitudine, per ogni incontro del mo-

vimento chiede remo pe rsonalmente ad alcu-

ne coppie la disponibilità a scrivere gli articoli,

ma ciascuna di voi se ha delle cose da dire a

riguardo, si senta libera di inviarci le proprie

rifless ioni

Nato/a il Figlio/a di Equipe

Margherita 17 ottobre 2016 Crimella Luca e Federica Valmadrera 5

Il Signore benedica mamma e papà che oggi

rendono grazie per il dono della tua vita. Possa-

no essi sempre rallegrarsi nel vederti crescere in

sapienza, età e grazia.

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Guardando l’immagine e oltre l’immagine vedo qualcosa che mi ha fatto pensare… vedo la Madonna di Fatima che ha guidato il mio cammino da ragazzo per molti anni

e alla quale sono affezionato; la vedo esattamente quale è, perché proprio così la statua nella teca… la vedo di spalle perché non vuole togliere la centralità a Cristo e,

… credetemi, questo non è così scontato per Fatima dove si corre il rischio di mette-re al centro Maria.

La sua presenza, nonostante la dimensione, è discreta. È grande perché il nostro sguardo parte da lì. Siamo insieme a Lei a incamminarci verso Cristo e richiama alla pace (le colombe) e alla preghiera del rosario (si vede chiara la corona) tanto racco-

mandato dalla Vergine di Fatima per la pace e la fine delle guerre: ci vedo il sole (la donna vestita di Sole) che è

luce in uno spazio infinito, il cielo, dove dovrebbero essere

le nostre radici. Ci vedo il cuo-re che ancora richiama il mes-saggio di Fatima ai pastorelli

“.. il mio cuore Immacolato sarà il tuo rifugio…”, ma an-

che l’unità e l’amore. Ci vedo i colori del Portogallo

(rosso e verde) ma anche i quattro colori delle zone del movimento. Inoltre il blu è

trascendenza e il giallo luce…. Ma non essendo oro è una

luce imperfetta… che solo unita al blu della trascenden-

za ci fa risorgere con Cristo… Non a caso il cristo è disegna-to sui colori blu e giallo: uma-

nità e divinità. Ci vedo poi due anelli a forma-

re l’8, anelli il cui messaggio mi pare chiaro.

E poi, sì, in quella corona ci vedo un santuario che mi ri-manda alla Chiesa materiale

per arrivare alla Chiesa dell’umanità.

Emanuela e Marco