Vivi Consapevole n 26

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Vivi Consapevole è una rivista trimestrale frutto della passione di Macrolibrarsi nel comunicare informazioni che migliorano il mondo in cui viviamo. La nostra mission è “Diffondere con passione e sensibilità i prodotti naturali e le conoscenze attraverso le quali le persone e le comunità possano sperimentare maggiore benessere e crescita interiore.”

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Consapevoleluglio/settembre 2011Anno VIII– numero 26

EditoreMacro Società Cooperativa

IdeatoreGiorgio Gustavo Rosso

Direttore ResponsabileMarianna Gualazzi

[email protected]

Responsabile di redazioneRomina Rossi

[email protected]

Responsabile settore saluteValerio Pignatta

Altri componenti della redazione

Angelo Francesco [email protected]

Elena [email protected]

Grafica e Uff. AbbonamentiEditing snc

Servizi Editoriali - Cesena (FC)[email protected]

Ufficio commercialeEnrico Fedrigo

[email protected]

Hanno collaborato alla realizzazione di questo

numeroSergio Abram

Ellen BermannAndrea Bizzocchi

Pannolinilavabili.infoAlessandro Ronca

Monica SparerSilvia Strozzi

Daniel Tarozzi

Immaginihttp://www.sxc.hu

http://www.shutterstock.comhttp://www.dreamstime.com

StampaGeca industrie grafiche

www.gecaonline.it

DistribuzioneDistributore esclusivo per l’Italia

Italian Press - Milano

Perché leggere

Vivi Consapevole?Vivi Consapevole è una rivista trimestrale illustrata, edita dal Gruppo Editoriale Macro, casa editrice presente sul mercato dal 1987 e oggi leader nei settori delle terapie alternative, dell’alimentazione naturale e nel body mind spirit.Vivi Consapevole viene pubblicato dal 2004 e porta avanti un progetto culturale importante.

Autosufficienza, permacultura, decrescita, cultura della transizione, abitudine alle “buone pratiche”, risparmio energetico, riciclaggio dei rifiuti, bioarchitettura e bioedilizia, terapie naturali, genitorialità sono i nostri temi, le parole chiave che ci guidano nel lavoro quotidiano, la nostra inesauribile fonte di energia.L’approfondimento con cui trattiamo gli argomenti, la ricchezza delle informazioni, lo sguardo rivolto alle novità del panorama internazionale, il contatto diretto con i gruppi, le associazioni, i movimenti e le persone sono i punti di forza che ci contraddistin-guono dalle altre riviste che puoi trovare in edico-la e in abbonamento.

Noi rispettiamo l’ambiente! UsiamoCarta certificata FSC e inchiostri vegetali! Diventa

uno di noi... abbonati!

Vedi pag. 80

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Editoriale

Mi associo, in questo editoriale, all’augurio che Francesco Rosso fa a voi lettori

di trascorrere le vacanze estive nel verde, a contatto con la natura (tro-vate la sua intervista a pag. 6).Anch’io ve lo consiglio caldamen-te, soprattutto se avete dei bambini, i quali potranno apprezzare come, e molto più di voi, tutti i benefici del vivere in un ambiente naturale: magari, se sono ancora piccoli, un fotogramma di questa eco-vacanza potrebbe trasformarsi nel loro primo e indelebile ricordo…

Tutte le esperienze a contatto con la natura sono estremamente rilassanti, calmanti, appaganti, gratificanti e indimenticabili. Fortunatamente non occorre anda-re lontano: in Italia ci sono ancora tantissimi luoghi naturali inconta-minati e ricchi di attrattive. Basta addentrarsi nel nostro Appennino, riscoprire i territori rurali dimen-ticati, o avventurarsi nei piccoli paesini di montagna, lontani dai percorsi turistici consolidati.

Per esempio potreste fare una capatina a Prato allo Stelvio, in Val Venosta, che si è aggiudicato nel 2010 il titolo di comune campione europeo delle rinnovabili – ne parliamo a pagina 18: qui potreste coniugare il piacere del camminare in montagna d’estate, con momen-ti didattici e di formazioni dedicati

al mondo della sosteni-bilità energetica che si svolgono non solo a Prato allo Stelvio, ma in tutto l’Alto Adige (info: www.enertour.bz.it).

Se l’idea di unire l’utile al dilettevole vi piace, vi consiglio anche una visitina al PeR, il Parco dell’Energia Rinnovabile dell’Umbria – il suo fondatore Alessandro Ronca ha scritto in questo numero l’articolo sul collettore solare ad aria che tro-vate a pagina 34. Al Natural Hotel del Parco, una tipica vacanza in agriturismo in Umbria, tra degustazione di piatti tipici e gite nelle città medioeva-li, si trasforma in un’esperienza completamente nuova: vivere in una struttura che produce l’energia che consuma, accumula l’acqua, riscalda gli ambienti in modo auto-nomo con consumi ridotti al mini-mo (info: www.per.umbria.it).

Non da ultimo, i corsi estivi della Fattoria dell’Autosufficienza, sull’Appennino Romagnolo, vi offrono un’opportunità formativa senza precedenti in permacultura e

agricoltura naturale, e la possibilità di staccare dai ritmi del quotidiano immergendovi nella tranquillità delle colline romagnole (info: www.autosufficienza.com).Dato che le vacanze non si fanno solo d’estate e ogni momento dell’anno è buono per concedersi un fine settimana di relax nella natura, potete prendere spunto dai 52 itinerari consigliati nel libro Weekend nella Natura: la prima guida alle Oasi WWF e alle Fattorie del Panda edita in col-laborazione con Touring Editore.E mi raccomando: dovunque abbiate deciso di trascorrere il vostro tempo libero, non scorda-te a casa la vostra copia di Vivi Consapevole!

Buone vacanze e buona lettura.Marianna Gualazzi

In vacanza nella natura: tra relax

e formazione

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Casa e Azienda42 Biolago Fai da TeDavid Butter

Comunità consapevole50 Friburgo: la città ecologica modelloEllen Bermann Rifiuto riuso riciclo54 Vivere con 3KilowattIntervista a Giannozzo Pucci

Saper Fare 57 Mangiatoie per uccelliSergio Abram

Curarsi da sé62 Radioattività: come ci possiamo proteggere?Valerio Pignatta

Bambini e genitori65 Pannolini lavabili: come sceglierliClaudia di pannolinilavabili.info

68 Svezzamento... da pannolinoMarianna Gualazzi

Eco viaggi71 Burkina FasoLa danza della vitaDaniel Tarozzi

10 L’intervistaTerra-a, l’altra faccia del pianetaIntervista a Bill MckibbenAndrea Bizzocchi

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76 Botta e risposta

SpecialeEnergia

Rubriche

18 Prato allo Stelvio: Energia fatta in casaMonica Sparer

24 Vivere bene senza elettricitàJudy of the Woods

30 Enel: ci sono alternative davvero green?Valerio Pignatta

34 Il colletore solare ad aria caldaAlessandro Ronca

6 Fattoria dell’Autosufficienza: si parte

40 Cucina che ti passa

70 Dire, fare, giocare

Cosa leggere… 74

Eventi, corsi, formazione 75

Lettere 76

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Abbiamo incontrato Francesco Rosso, ideatore e realizza-tore della Fattoria dell’Autosufficienza

sull’Appennino Romagnolo, per sapere come sta andando il pro-getto e quali saranno gli sviluppi futuri.

Quali strutture sono state realizzate sino ad ora? E quali colture?Nel 2011, dopo due anni di

“incubazione”, abbiamo iniziato a darci dentro. In Fattoria abbia-mo ereditato dai precedenti pro-prietari una vecchia stalla che abbiamo subito adibito a depo-sito/officina, essendo l’unico luogo riparato dai fattori atmo-sferici. All’interno della stalla, a fine 2010, ci siamo autocostruiti

con il legno un piccolo spazio multiuso: cucina, dispensa, uffi-cio; un monolocale pienissimo! Quando, dopo un lunghissimo inverno, si è finalmente asciuga-to il terreno, abbiamo, in poco più di un mese ,costruito un bagno a secco*, montato una Yurta**, realizzato un pollaio e

una conigliera con ampi spazi all’aperto, montato due splen-didi gazebi in legno lamellare come sala da pranzo, una caset-tina di legno prefabbricata con bagni e spogliatoio e, proprio in questi giorni, stiamo montando un altra casettina da adibire a cucina.Nel campo delle energie rin-novabili per ora abbiamo un impiantino sperimentale eolico e fotovoltaico collegato a una

batteria a gel nella yurta, che ci permette di avere luce, pro-iettare video, ascoltare musica. Regge picchi di 1.200 watt ma è progettata per lavorare bene con un consumo di 300 watt. Il prossimo anno ci dedicheremo maggiormente a questo settore. Come colture, il frutteto con 40 varietà antiche di meli dell’Alto Adige, altri frutti misti e soprat-tutto lamponi, ribes, more, sta crescendo, insieme alla siepe molifloreale che lo circonda. A fine aprile a nato il primo orto, l’orto eco-consapevole*** diret-to da Sergio Abram, che ora è super rigoglioso e carico di ver-dure. A fine maggio è nato l’orto allegro, orto sinergico**** cre-ato con la docenza di Antonio De Falco, una vera opera d’arte. Intanto gli swales***** (creati l’anno prima con John Button) sono stati piantumati con siepi e piante da frutto, oltre che seminati con una mistura multifloreale che oggi sta rega-lando un grande spettacolo di farfalle, coccinelle e tanti altri animaletti.

Il 22 maggio c’è stato l’open day: come è andato? Il 22 maggio è stato una spet-tacolo. Non ce lo aspettavamo:

Fattoria dell’Autosufficienza: si parte!

La Redazione

A fine aprile è nato il primo orto, l’orto eco-consapevole diretto da Sergio Abram, che ora è super rigoglioso e carico di verdure.

A fine maggio è nato l’orto allegro, orto sinergico creato con la docenza di Antonio De Falco, una vera opera d’arte

Al via il centro in ecologia applicata sulle colline romagnole

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c’erano più di 100 persone che sono andate via super conten-te. È stata la prima giornata aperta al pubblico. Temevamo che qualcosa potesse andare storto. Invece tutto benissimo. Atmosfera splendida, persone simpatiche ed amichevoli, clima perfetto. Hubert e Lucilla, fon-datori e direttori di Remedia Erbe, hanno accompagnato le persone al riconoscimento delle erbe spontanee del luogo, mentre Elena illustrava a un altro gruppo le realizzazioni e i progetti futuri della Fattoria. Le persone hanno potuto gustare cibi semplici e naturali e acque

“truccate” con menta, sambuco, rosa. Quali corsi sono stati realizza-ti ad oggi? Con che risultati?

Ad oggi abbiamo organizzato due corsi con Sergio Abram sull’agricoltura eco-consapevole (uno sull’orto e uno sugli anima-li da cortile) e uno sull’agricol-tura sinergica con Antonio De Falco. In tutti i corsi si sono sus-seguite parti teoriche e pratiche. Quello che più abbiamo apprez-zato di questi corsi è l’atmosfera di armonia e condivisione che si è sempre instaurata fra i corsisti, fra corsisti e docenti e chiara-mente anche con noi organizza-tori. Il risultato è rappresentato dagli splendidi e rigogliosi orti e dagli animali vivaci e contenti.

Quali corsi consigli di non per-dere nell’immediato futuro? Il 16 e 17 luglio avremo in Italia Panos Manikis. È un saggio che sono andato a conoscere in

Grecia nella sua fattoria natura-le. Merita di essere conosciuto da tutto il mondo per il suo lavoro. Porta avanti il messag-gio di Masanobu Fukuoka e il viaggio delle palline di argilla, che cadranno a settembre anche sulla Fattoria (nelle date di luglio saranno preparate le pal-line e i dischetti che poi saranno utilizzati il 17 e 18 settem-bre). Poi abbiamo organizzato un gruppo con cui andremo in Austria a visitare Sepp Holzer. Guardate un video della sua azienda, il Krametherof, su youtube e ditemi se non vi viene voglia di partire e andare subito a visitare questo paradiso e il creatore di tutto ciò. Infine, si terrà un importantissimo corso rivolto agli agricoltori su come rigenerare il suolo con il meto-

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Ecologia applicata

do “Key Line”. A tenerlo sarà Darren Doherty che nel suo tour in Europa si fermerà in Fattoria come unica tappa ad agosto.

Come immagini la fattoria e la sua attività tra un anno? Il prossimo sarà ancora un anno di grandi cambiamenti e di strut-turazione: questa fase mi imma-gino che durerà per altri 5 anni. Il luogo raggiungerà quindi la sua maturità e si potrà iniziare a fare l’infinito lavoro di miglioramen-to e perfezionamento.Nel 2012 inizieranno le opere di ristrutturazione del rudere in sasso che verrà adibito ad agritu-rismo, per agevolare le persone che ci vengono a trovare e che frequentano i corsi. L’agriturismo utilizzerà tutte le tecnologie possibili, compatibili con le caratteristiche storiche, per esse-re autonomo dal punto di vista energetico. Oltre all’agriturismo inizierà lo studio, per l’agri-cam-peggio in modo da poter ospitare con un certo confort tende e camper. Inoltre saranno messi

a disposizione teepee, yurte e altre strutture ricettive. Una volta migliorato questo aspetto ricetti-vo, potremo finalmente accettare le tante richieste di stage forma-tivi all’ecologia applicata o di permanenza in fattoria per perio-di anche piuttosto lunghi. Nei

terreni della fattoria sarà ulterior-mente incrementata la biodiver-sità e le collaborazione con gli enti locali saranno rafforzate. Ad oggi stiamo ragionando con la provincia per realizzare degli orti urbani a Forlì e per realizzare un orto sinergico nell’asilo nido di San Piero in Bagno, gestito da bambini e maestre.I corsi saranno sempre più inte-ressanti perché, oltre a lavorare

sul nuovo, potrà essere condivisa e vista l’azione del primo anno di lavoro. Inoltre inizieremo a ragionare su percorsi invece che su singoli corsi, che potranno portare le persone a crearsi un bagaglio di conoscenze trasversa-le nel mondo della permacultura,

dell’ecologia e del risparmio energetico. La gestione dell’ac-qua e dell’energia sarà migliorata e incrementerà l’efficienza e il bilancio energetico della fattoria.Tre mesi fa non c’era quasi nulla, ora abbiamo tracciato una via, penso che alla fine del prossi-mo anno potremo già essere un grande esempio di Fattoria in Permacultura, un esempio di ecologia applicata, un esempio di azienda sostenibile nel lungo periodo.

L’agriturismo utilizzerà tutte le tecnologie possibili, compatibili con

le caratteristiche storiche, per essere autonomo dal punto di vista energetico

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Ecologia applicata

Da poco ti sei trasferito ad abi-tare stabilmente in Fattoria: com’è la tua nuova vita lì? Diciamo che in questo momento ho un piede in un pianeta e un piede in un altro. Per quanto la sera dorma in Fattoria passo circa la metà della mia settima-na a Cesena, dove insieme a mia sorella gestisco Macrolibrarsi, l’azienda che finanzia il progetto della Fattoria (Macrolibrarsi è specializzata nella vendita onli-ne di libri, cd, dvd, prodotti e servizi per il benessere di corpo, mente e spirito).Amo entrambi i lavori, anche se sono profondamente diversi. In Macrolibrarsi finisco la giornata stanco mentalmente e di con-seguenza anche fisicamente. In Fattoria anche se lavoro tante ore, arrivo a sera che sono sì stanco fisicamente, ma con la mente lucida. La terra ricarica la mente. Faccio una doccia, una sana cenetta e sono di nuovo a mille. In questo momento non mi sento di abbandonare nessuno dei due mondi, ci sono cose di entrambi che mi attraggono molto. Penso che quella di Fukuoka sia un ottima formula: 50% lavoro fisico nella natura, 50% lavoro intellettuale, scrittura, lettura.

Ti senti di fare un augurio a chi leggerà questa intervista? Dato che siamo in estate, auguro a tutti di fare buone vacanze e di visitare luoghi incantati non distrutti dall’uomo o esempi virtuosi di matrimonio fra uomo e natura. Diventiamo degli eco-turisti. Smettiamo di finanziare chi impoverisce la natura e quin-di il pianeta e quindi noi stessi, e aiutiamo con le nostre vacanze chi investe in un futuro migliore.

La Fattoria dell’Autosufficienza Località Paganico, 47021 Bagno di Romagna (FC)

L’Azienda Agricola La Fattoria dell’Autosufficienza, costituita nel Gennaio del 2009, si trova in Provincia di Forlì-Cesena, nella Comu-nità Montana dell’Appennino Cesenate, più precisamente nel terri-torio del Comune di Bagno di Romagna.Per info e contatti: www.autosufficienza.com

In fattoria anche se lavoro tante ore, arrivo a sera che sono sì stanco

fisicamente, ma con la mente lucida.La terra ricarica la mente

Note

* Bagno dove le feci sono sepa-rate dalle urine per avere una miglior decomposizione. Le urine, diluite 1 a 10, vengono utilizzate come fertilizzante per le coltivazioni da frutto. Le feci, mischiate con la segatura, una volta maturate possono essere utilizzate come fertilizzante per le piante ornamentali.

** Le yurta sono tende usate come abitazione da molte popolazioni dell’Asia centrale, in particolar modo dal popolo mongolo, che da esse è stato protetto e continua tutt’oggi ad esserlo dai rigidi inverni della steppa.

*** L’agricoltura eco-consape-vole si basa sulla creatività, nel rispetto della vita e della Terra, favorendo un’attiva sinergica tra gli esseri viventi e l’ambiente,

ottenendo un’elevatissima bio-diversità, creando un equilibrio dinamico, senza alcun tratta-mento e con il minimo impiego di attività lavorativa-colturale.

**** L’agricoltura sinergica è un metodo di coltivazione elabo-rato dall’agricoltrice spagnola Emilia Hazelip. Si basa sul prin-cipio, ampiamente dimostrato dai più aggiornati studi micro-biologici, che, mentre la terra fa crescere le piante, le piante creano suolo fertile attraverso i propri “essudati radicali”, i residui organici che lasciano e la loro attività chimica, insieme a microrganismi, batteri, funghi e lombrichi.

***** Fossi livellari. Sono utilizzati in permacultura per migliorare le caratteristiche del terreno e la gestione delle acque superficiali.

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Terra-a, l’altra faccia del pianeta Il nostro stile di vita sta trasformando il pianeta in un mondo invivibile e inospitale. Ma la soluzione c’è, ed è a portata di mano. Ma se agiamo immediatamente forse è ancora possibile evitare le conseguenze peggiori

Andrea Bizzocchi

Intervista a Bill McKibben

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La nuova Terra-a dell’ultimo libro di Bill McKibben non è quel meraviglioso pianeta del quale abbiamo goduto per tempo immemore, ma piuttosto un nuovo, difficile mondo, che si difenderà dall’attacco sferratogli dalla specie umana. McKibben prova a suggerire cosa possiamo fare per inventarci una vita forzatamente diversa su questa nuova Terra

Nel 1989, a soli ventisette anni di età, Bill McKibben scrisse The

End of Nature, una pietra miliare per la vasta galassia del movimento ecologista. L’autore argomentava che se non avessimo arrestato il nostro stile di vita consumista e trovato immediate alternative all’utilizzo dei combustibili fossili, la Terra avrebbe conosciuto modificazioni così profonde che l’avrebbero trasformata in un nuovo, differente (e difficile) pianeta. Secondo McKibben questa trasformazione sta avvenendo sotto i nostri occhi, ma oramai non c’è più tempo per recuperare la situazione, e allora, giocoforza, è meglio pensare a come far fronte a questo nuovo mondo. Vediamo come.

Buongiorno Bill, l’ultima volta che ci siamo sentiti eri a Copenaghen per il vertice e ricordo che eri piuttosto pessimista sulla situazione. Sono curioso di sapere se è stato lì che hai pensato che forse aveva più senso prepararsi per la nuova Terra-a, piuttosto che cercare di salvare un pianeta che a questo punto non può più essere salvato.Ma no, tu sei addirittura più pessimista di me (sorride). Sono ancora molto impegnato per trovare soluzioni per arrestare il riscaldamento globale. Fermarlo forse no, diciamo rallentarlo. Come 350.org (l’organizzazione

La sola alternativa possibile alla crescita è una decrescita direzionata verso

economie meno monetarie, più locali e quindi più resilienti

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ambientale internazionale dedicata alla costruzione di un movimento che unisca il mondo alla ricerca di soluzioni concrete per risolvere la crisi climatica, N.d.R.) abbiamo l’obiettivo di riuscire a mantenere il riscaldamento globale entro i 2 °C. Questa è la nostra speranza. Altrimenti si parla di 4-5 °C, che è qualcosa di inimmaginabile, perché parleremmo di un pianeta in cui la presenza umana non è virtualmente contemplata.

Cosa puoi dirci del tuo nuovo libro dal titolo Terra-a? Quali suggerimenti dai per far fronte ad un pianeta che sarà molto differente da quello che conosciamo?

Terra-a si concentra soprattutto su quei cambiamenti giganteschi che sono già in atto, come lo scioglimento dei poli artici e l’acidificazione degli oceani. Afferma senza mezzi termini che non sarà possibile superare in maniera indenne tali danni e che oramai abbiamo raggiunto i limiti naturali alla crescita ipertrofica. La conclusione è che la sola alternativa possibile alla crescita è una decrescita direzionata verso economie meno monetarie, più locali e quindi più resilienti.

Nella mia visione del futuro ci sono piccole comunità, piccole città tendenzialmente

autarchiche. In quest’ottica i nostri sforzi dovrebbero andare verso la ricostruzione della comunità e del senso della comunità.Sono d’accordo. “Comunità” sarà la parola al centro del nostro futuro. Però anche qui dobbiamo distinguere. Non possiamo isolarci. Dobbiamo essere in costante contatto, il che non significa mandare prodotti da un posto all’altro, ma idee, cultura, solidarietà.

Economie locali e auto-centrate è dunque la parola chiave?Economie locali significa enorme riduzione di produzioni su larga scala, di utilizzo di risorse, di trasporti ecc. Non so se sarà la chiave per un futuro sostenibile, ma di certo sarà necessaria e inevitabile.

Come può una società che vede l’individualismo come un pregio capire che quello è in realtà un grande problema?Ho scritto dell’iperindividualismo che domina la società moderna per anni e credo che sia uno

Dovremmo dirigerci da subito verso un’agricoltura più sostenibile e locale e dunque più resiliente; ovviamente i governi dovrebbero essere impegnati

in questa transizione verso un’economia, ed un’agricoltura in primis, più ridotta e più locale

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Intervista a Bill McKibben

dei tratti più tragici della nostra cultura. Promette di farci felici ma realizza l’esatto opposto. Siamo animali sociali fatti per relazionarci tra di noi e non con degli oggetti. Per rispondere alla tua domanda penso che dobbiamo avere consapevolezza o forse trovarci nella tragedia per capire che con l’individualismo non si va da nessuna parte.

Tu sei il fondatore di 350.org. Cosa puoi dirci del movimento e perché questo numero è così importante?Facciamo informazione e pressioni per diminuire le emissioni di CO2 in atmosfera. Essenzialmente siamo un movimento che lotta contro l’industria del petrolio e dei combustibili fossili in generale. Per quanto riguarda il numero, come dico sempre, dobbiamo capire che 350 è il numero più importante del mondo. Infatti un team della Nasa, capeggiato dal Dottor James Hansen, ha dimostrato che sopra le 350 ppm (particelle per milione) non è possibile la vita umana sul pianeta. Perlomeno una vita umana come quella civilizzata che conosciamo. Abbiamo costruito il movimento, raggiungendo una visibilità e un coinvolgimento straordinari, sull’importanza di questo numero. La Cnn ha detto che “350” detiene il record per “l’azione politica più grande nella storia del mondo”, con 7.400 manifestazioni contemporanee in 188 Paesi.

Quale era il livello delle emissioni di ppm prima della Rivoluzione Industriale e a che livello siamo oggi?

Era 275. E oggi siamo a 390 ppm (un dato che non è sostenibile nel lungo periodo per mancanza di capacità omeostatica, cioè di autoregolazione dell’ecosistema del pianeta) con un incremento di circa 1-1,5 ppm all’anno. Quindi questo numero non è un problema futuro ma una drammatica emergenza presente.

Il movimento “350” enfatizza molto l’importanza di affrontare il riscaldamento globale a livello politico. Onestamente io credo che la politica sia parte del problema e non della soluzione. Credo che faremmo meglio a

dedicare meno tempo ed energia alla politica, cercando soluzioni a livello individuale e locale, di comunità. La mia idea è vicina a quella delle Transition Town...Penso che l’una non debba escludere l’altra. Le Transition Town sono qualcosa di grande valore e noi come movimento collaboriamo con loro. Ma non possiamo arrestare o diminuire le emissioni una città alla volta. E se non controlli le emissioni, non puoi fare una transizione degna di questo nome. Ad esempio, in Vermont dove vivo io, potremo probabilmente fare una buona agricoltura anche con un aumento di 1 o 2 °C ma 4

o 5 °C? Io credo che, ci piaccia o meno, dovremo confrontarci con la politica.

Tu dai la colpa del riscaldamento globale ai combustibili fossili. Non credi che dovremmo superare questa idea, anche se giusta, e riconoscere che dovremmo semplificare enormemente il nostro quotidiano a livello di massa? Altrimenti per la persona comune, parlare di emissioni e di combustibili fossili suona come un qualcosa di troppo lontano.Questo è vero. Però è altrettanto vero che i combustibili fossili rappresentano anche quel

primo passo che ci ha portati al consumismo. Non dimenticare che la nostra vita è cambiata, e il riscaldamento globale è iniziato, come conseguenza di un’energia supereconomica derivante dai combustibili fossili, che ha permesso l’enorme sviluppo che conosciamo oggi. L’energia che viene dal sole e dal vento ad esempio, per proprie caratteristiche intrinseche, è meno adatta al gigantismo e ad essere trasportata sulle lunghe distanze. È molto più adatta al locale.

Perché è così difficile abbandonare i combustibili

Se vivi la vita come un percorso di crescita personale, credo che questo

abbia anche buoni effetti sul mondo fuori

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Intervista a Bill McKibben

fossili? Per interessi economici, politici o entrambe le cose?È il business più redditizio al mondo. E questa cosa “compra” molta politica. Aggiungici un’inerzia, anche naturale se vogliamo, da parte di tutti noi comuni mortali ad abbandonare la vita che facciamo. Diciamoci la verità: è dura abbandonare certe abitudini.

Negli ultimi tre anni ci sono state rivolte per l’aumento del costo del cibo in più di 40 Paesi al mondo. A me pare che questo sia un segnale chiarissimo di cosa ci attende nel prossimo futuro. Cosa pensi che si dovrebbe fare e cosa dovrebbero fare i governi?La prima cosa da fare è di contenere le emissioni al fine di stabilizzare la situazione climatica il più possibile prima che impazzisca definitivamente, il che avrebbe ovvie ricadute negative sulle produzioni agricole. Poi dovremmo riflettere sull’agricoltura industrializzata e se ha un senso o meno. Io credo abbia un potenziale di crollo enorme; un po’ come le banche prima della crisi dei subprimes (la catastrofe economica che esplose negli Stati Uniti nel 2007, in seguito al crollo del mercato dei mutui concessi anche a coloro che non potevano fornire adeguate garanzie, N.d.R.). Dovremmo dirigerci da

subito verso un’agricoltura più sostenibile e locale e dunque più resiliente; ovviamente i governi dovrebbero essere impegnati in questa transizione verso un’economia, ed un’agricoltura in primis, più ridotta e più locale.

Sostieni che il mondo che verrà sarà senza combustibili fossili. E come sarà?Profondamente diverso da quello che conosciamo. Credo che senza gli effetti omologanti generati dall’utilizzo di petrolio, carbone e gas naturale, ci saranno enormi differenze da posto a posto. Una diversità culturale e credo anche una biodiversità, estremamente positive di per sé. Questa situazione nuova potrebbe e dovrebbe generare un mondo più consapevole degli errori fatti nel passato e quindi meno ossessionato dalla crescita e più interessato alla sostenibilità nel lungo periodo.

La maggior parte della gente crede di fare abbastanza spegnendo le luci, riciclando o mettendo un pannello sul tetto. Per come la vedo io queste azioni sono del tutto insignificanti e soprattutto ci fanno sentire in pace con la nostra coscienza, permettendoci così di continuare con il nostro stile di vita energivoro. Cosa ne pensi?Sono d’accordo. Cambiare le

lampadine con lampade a basso consumo è come fare un po’ di riscaldamento prima di correre una maratona senza esserti allenato. È giusto farlo, ma se non ti alleni, la maratona non la vinci anche se ti sei riscaldato bene.

Hai mai pensato che forse tutto questo parlare di cambiamento climatico possa generare paura e contestualmente inibire la gente all’azione?Potrebbe essere, ma siamo adulti e credo che sia giusto e doveroso

È autore di una dozzina di libri sull’ambiente e fondatore del movimento 350.org che ha coordinato oltre 15.000 manifestazioni in 189 Paesi dal 2009. Time Magazine l’ha definito “il giornalista più verde del pianeta” e il Boston Globe nel 2010 l’ha definito “l’ambientalista più importante degli Stati Uniti”. Nel 2011 è stato eletto membro dell’American Academy of Arts and Sciences. Il suo sito è www.billmckibben.com.

Abbiamo intervistato Bill McKibben

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Intervista a Bill McKibben

parlarci seriamente dicendo le cose come stanno.

Francamente vivo in maniera negativa tutti questi appelli sul riscaldamento globale, sulla fine delle risorse ecc.

Il cambiamento non dovrebbe essere

stimolato dalla paura ma

dall’amore: amore

per la

Natura, per

l’essere umano e per

le altre specie viventi ..

Non saprei che dirti. Il mio metro di giudizio è la verità. Quello che viene detto è vero? Allora è bene scriverne, discuterne, diffonderlo.

Non credi che un vero cambiamento possa originare solo da posizioni filosofiche come quella dell’Ecologia Profonda, ad esempio?Credo che il cambiamento possa venire da una moltitudine di posizioni filosofiche. Il biocentrismo è una, ma un’altra può essere una posizione teocentrica. E al limite può anche venire da una posizione antropocentrica, perché se credi davvero nell’importanza della specie umana, fai di tutto per salvarla.

Tu parli abbastanza spesso anche di vegetarianesimo. A parte la questione etica, quanto è importante un’alimentazione vegetariana nella lotta al riscaldamento globale? Si è sempre detto che è importantissima. Però ora nuove ricerche sostengono che una rotazione di piccole mandrie di animali produce suoli ricchissimi di materia organica e quindi in grado di catturare grandi quantità di anidride carbonica. Una cosa è sicura: gli allevamenti industriali sono una mostruosità da tutti i punti di vista e devono finire.

Chiedo sempre ad ogni persona “come si cambia dentro per portare il cambiamento fuori”. Tu cosa mi rispondi?

Crescere. Vedere la vita come un percorso di crescita. A ventisei sei una persona, a quaranta un’altra, a sessanta un’altra ancora. Se vivi la vita come un percorso di crescita personale, credo che questo abbia anche buoni effetti sul mondo fuori.

Quale messaggio vuoi dare ai lettori di Vivi Consapevole?Vorrei invitare tutti i lettori ad essere coinvolti con 350.org. Ve ne saremmo grati. Non possiamo garantirvi che vinceremo questa lotta al riscaldamento globale, lotta che, è bene non dimenticarlo, è fondamentale per il nostro futuro sulla Terra, ma che lotteremo fino in fondo, quello sì.

Cosa leggere

Cercalo su:www.macrolibrarsi.it

Bill McKibbenTerra-aCome farcela su un pianeta più ostileEdizioni Ambiente, 2010

Stewart BrandUna cura per la TerraCodice Edizioni, 2010

Lester R. BrownPiano B 4.0Mobilitarsi per salvare la civiltàEdizioni Ambiente, 2010

Si interessa in particolare di ecologia profonda e popoli nativi. Vive tra l’Italia e la Costa Rica. Il suo ultimo libro è Pura Vida e altri racconti raminghi (Terra Nuova Edizioni), una raccolta di racconti di viaggio in Centro America.

Andrea Bizzocchi

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Il 22 Aprile 2011, come ogni anno, si è festeggiata la Giornata Mondiale della Terra, per ricordare quanto sia importante dedicare un po’ più d’at-tenzione alla nostra Madre Terra,

che ogni giorno ci nutre e offre tutto ciò di cui abbiamo bisogno, come una madre a cui essere grati. Ma purtroppo non è così. Molti teorici affermano che l’uomo sia l’unico essere vivente, assieme ai virus, a non riu-scire a vivere in armonia con il suo habitat, ma lo conquista e lo distrugge per i propri interessi o comodità. Anche la scelta contraccettiva può inter-ferire sia con la salute della donna che dell’ambiente. Gli estrogeni sintetici, con-tenuti nelle pillole anticoncezionali, e non eliminabili dagli impianti di depurazione, inquinano giornalmente le nostre acque con conseguenze negative per la fertilità anche nell’essere umano stesso. Al giorno d’oggi, con la consapevolezza che abbiamo maturato, non possiamo permet-terci di voltare lo sguardo. Visto che ogni nostra azione, ha un impatto sull’ambiente, allora perché non scegliere un metodo con-traccettivo che sia rispettoso anche della Madre Terra?

Per fortuna, la tecnologia computerizzata, in questo contesto, ci da una grande mano!

Gli apparecchi Babycomp (made in Germany) per la contraccezione naturale e il controllo della fertilità, benché elettronici, sono assolutamente innocui per la salute della donna e possono considerarsi a tutti gli effetti di basso impatto ambientale per diversi motivi. Infatti, oltre ad avere la certificazione ISO9001 dal 2000, nel 2004 hanno ottenuto la certificazione ISO 14001, secondo il protocollo ambientale della Bavaria.

Inoltre, sono stati sottoposti, in quanto Dispositivi Medici, a regolari test clinici di biologicità e di compatibilità elettromagne-tica, con esiti positivi. Il loro utilizzo è per la vita, quindi non producono rifiuti e non rilasciano sostanze inquinanti nell’ambiente. Tutto ciò è stato fatto per garantire alle utilizzatrici una scelta di contraccezio-ne naturale ma sicura al 99,3% che sia rispettosa, trasparente, e priva di contraddi-zioni che troppo spesso imperano nel campo dell’ecologia.

Una Scelta di Contraccezione Naturale nel rispetto della Donna e dell’Ambiente

“Questo noi sappiamo: la Terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla Terra.Tutte le cose sono collegate, come il sangue

che unisce una famiglia. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita,

egli ne è soltanto un filo.Qualunque cosa egli faccia alla tela,

lo fa a se stesso” (Capo Seattle)

Potete trovare maggiori info sul prodotto a pag. 49

Informazione pubblicitaria

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Monica Sparer

Prato allo Stelvio energia fatta

in casa È in Val Venosta il comune campione europeo delle rinnovabili

“Energia fatta in casa” è il motto di Prato allo Stelvio, comune della

Val Venosta in Alto Adige, che è risultato il vincitore 2010 della Res – Champions League, un torneo che vede ogni anno migliaia di comuni contendersi il titolo di comune più rinnova-bile d’Europa. Dopo aver vinto nel 2009 il “campionato italiano” Comuni Rinnovabili indetto da Legambiente, Prato allo Stelvio è riuscito a guadagnarsi il primo posto anche a livello europeo, grazie all’utilizzo di risorse locali e rinnovabili che gli permettono di provvedere al fabbisogno energetico dei suoi 3.350 abitanti.Carte vincenti del comune di Prato allo Stelvio sono, da una parte, una lunga tradizio-ne nell’approvvigionamento

energetico da fonte rinnovabile – risale infatti al 1926 la messa in funzione della prima centrale idroelettrica – e dall’altra una strategia energetica che vede il coinvolgimento dei privati cit-tadini, in buona parte soci della cooperativa energetica locale che gestisce gli impianti. La formazione messa in campo da Prato allo Stelvio si distingue però anche per la varietà di tec-nologie utilizzate, che sfruttano le diverse risorse disponibili localmente.

Un lungo allenamento per una produzione energetica autonomaAttualmente sul territorio del comune situato nel Parco Nazionale dello Stelvio si con-tano impianti idroelettrici, una centrale di teleriscaldamento a biomassa, un impianto biogas e numerosi impianti fotovoltaici, con i quali oggi si produce ener-

gia in esubero, che viene ven-duta alla rete elettrica nazionale. Ma non è sempre stato così. A Prato allo Stelvio si vide l’illu-minazione elettrica per la prima volta nel 1913, quando alcune case furono allacciate alla cen-trale idroelettrica di un paese limitrofo. Già nel primo dopo-guerra l’approvvigionamento energetico iniziò a rappresentare però un problema. Aumentò infatti la richiesta e il prezzo per l’energia imposto dal paese vicino lievitò. Inoltre l’azienda nazionale per la distribuzione dell’energia elettrica non si mostrava all’epoca intenzionata a spingersi in queste zone remo-te della Provincia di Bolzano. Fu allora che cinque privati cittadi-ni dotati di grande determinazio-ne e spirito d’iniziativa si misero in testa di dotare il paese di una propria centrale idroelettrica, costruendo nel 1925 la prima

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centrale di Prato allo Stelvio. L’operazione costò 357.000 lire, che all’epoca corrispondevano al valore di circa 300 mucche. Per la gestione della centrale in un primo momento venne interpellato il comune, che però non fu in grado di affrontare la situazione. Nuovamente fu l’iniziativa dei privati a porre rimedio al problema. Nel 1926 fu fondata la prima Cooperativa Energetica di Prato allo Stelvio, cui aderirono 47 cittadini. Nei travagliati anni che seguirono, la cooperativa dovette affrontare diverse criticità, come il furto

della corrente, reso possibile dalla mancanza dei contatori, e i problemi finanziari sorti nel periodo della Seconda Guerra Mondiale e dell’immediato

dopoguerra. Ancora una volta a salvare la situazione fu l’inter-vento dei privati cittadini, che provvidero a risanare le casse della cooperativa energetica.

Prato allo Stelvio è riuscito a guadagnarsi il primo posto a livello europeo, grazie all’utilizzo di risorse

locali e rinnovabili che gli permettono di provvedere al fabbisogno energetico

dei suoi 3.350 abitanti

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Con le diverse tecnologie presenti sul territorio, a Prato allo Stelvio vengono generati 25 milioni di kWh di energia

elettrica all’anno. Di questi, il paese ne richiede solo 12,5 milioni di kWh

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Utilizzare al meglio tutte le risorse del territorioLe cose cambiarono nel 1956, quando Prato allo Stelvio fu allacciato alla rete elet-trica nazionale gestita dalla Montecatini. Vent’anni dopo, oltre l’85% dell’energia neces-saria in paese veniva acquistata dalla rete nazionale. Il fatto di dipendere per gran parte del fabbisogno energetico dalla rete nazionale, stimolò però la Cooperativa Energetica a compiere nuovi investimenti: tre nuove centrali idroelettriche furono costruite tra gli anni Ottanta e Novanta. In totale i quattro impianti idroelettrici di piccola e media dimensione, che sfruttano il salto d’acqua dei torrenti della zona, garantiscono oggi 17 milioni di kWh all’anno, pari al fabbisogno di energia elettrica di circa 5.700 famiglie. Con il nuovo millennio Prato allo Stelvio si è aperto alle nuove tecnologie per la produ-zione di energia basata sull’uti-lizzo di risorse locali e rinnova-bili e sull’efficienza energetica. L’energia termica a Prato allo Stelvio viene fornita mediante un impianto di teleriscalda-mento. Attraverso una rete di tubazioni posta sotto terra, in cui scorre acqua alla temperatura di circa 80 gradi, viene fornito calore all’85% degli edifici del territorio. Il calore totale pro-dotto nelle due centrali della Cooperativa ammonta media-mente a 13,9 milioni di kWh all’anno. Metà del calore viene prodotto da una caldaia con la combustione di cippato. L’altra metà è fornita da un sistema ad altissima efficienza energetica, costituito da quattro cogene-ratori (motori che producono

contemporaneamente energia elettrica ed energia termica). Questi motori sono alimentati con biocombustibili, biogas e, in piccola parte, nei momenti di picco della domanda, con gaso-lio. Oltre al calore, recuperato dai sistemi di raffreddamento del motore, vengono prodotti 3,9 milioni di kWh di energia elettrica all’anno.Il biogas utilizzato in questi motori viene generato in un vicino impianto, attraverso un processo di fermentazione degli effluenti da allevamento prove-nienti da aziende agricole del circondario. L’impianto stesso è gestito da una cooperativa di cinquanta contadini, che vende alla centrale di teleriscaldamen-to il biogas prodotto. In crescita nel comune di Prato allo Stelvio sono anche gli impianti fotovoltaici, special-mente nella zona artigianale, dove quasi ogni tetto è ormai coperto da pannelli. In totale vengono prodotti oltre 4 milioni di kWh all’anno. La Cooperativa Energetica di Prato allo Stelvio è anche uno dei fau-tori e proprietari, insieme

ad altri comuni della zona, di due impianti eolici di classe megawatt installati presso Malles, in una delle poche zone dell’Alto Adige in cui la forza del vento è sfruttabile per la pro-duzione di energia. Complessivamente, con le diver-

se tecnologie presenti sul territo-rio, a Prato allo Stelvio vengono generati 25 milioni di kWh di energia elettrica all’anno. Di questi, il paese ne richiede solo 12,5 milioni di kWh, mentre la restante metà viene venduta alla rete nazionale.

Gioco di squadra: un servizio di tutti per tutti Nel sistema di approvvigiona-mento energetico del paesino della Val Venosta non è però rivoluzionaria solamente l’in-tegrazione delle diverse tecno-logie, ma anche e soprattutto la gestione degli impianti da parte degli utenti stessi. La Cooperativa Energetica di Prato allo Stelvio, infatti, conta oggi 1.100 membri, che corrispondo-no al 90% delle utenze domesti-che e delle aziende presenti nel comune. La produzione energe-tica è in tal modo in mano alla cittadinanza e totalmente al suo servizio. «Il fatto che il sistema energe-tico del nostro comune si basi sullo sfruttamento delle fonti rinnovabili e sull’efficienza

energetica» – spiega Georg Wunderer, presidente della coo-perativa energetica di Prato allo Stelvio – «garantisce in prima linea una sostenibilità di tipo economico e sociale al nostro comune e inoltre contribuisce alla protezione dell’ambiente

Speciale Energia

La Cooperativa Energetica di Prato allo Stelvio conta oggi 1.100 membri:

la produzione energetica è in mano alla cittadinanza e totalmente al suo servizio

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Speciale Energia

contro i cambiamenti climati-ci». L’uso di tecnologie green a Prato allo Stelvio non è dunque un vantaggio meramente ecolo-gico. «Punto di partenza della Cooperativa è il fatto che l’ener-gia sia al servizio del cittadino e non del capitale. L’idea che sta dietro al motto “Energia fatta in casa” è infatti quella di sostene-re anche lo sviluppo economico e sociale del comune» – conti-nua Georg Wunderer. Grazie ad una gestione diretta dei servizi energetici e ad una valorizza-zione delle risorse locali, gli

investimenti per l’approvvigio-namento energetico rimangono in loco. Si pensi, ad esempio, all’investimento in personale locale (la Cooperativa conta oggi una decina di dipendenti) e soprattutto agli investimenti in materie prime locali utilizza-te. Un buon esempio di questa logica è il contratto d’acquisto del biogas che la Cooperativa energetica di Prato allo Stelvio ha stabilito con i contadini, che forniscono il biogas prodotto nel loro impianto. Il prezzo è stato fissato ad un equivalente del

prezzo del petrolio per unità di energia prodotta. Ciò che l’uten-te dovrebbe pagare per una fonte fossile nociva per l’ambiente alle grandi compagnie petrolife-re, viene invece investito a favo-re dei contadini locali. «I grandi vantaggi di un approv-vigionamento energetico come il nostro sono naturalmente una produzione energetica locale e a basso impatto ambientale»

– spiega Wunderer – «ci sono però anche grandi vantaggi per gli utenti. Attraverso la nostra organizzazione, che si occupa direttamente della produzione e della distribuzione dell’ener-gia, siamo in grado di offrire un servizio veloce, affidabile e poco burocratico, per non parlare della sua economicità». Già, perché la vincente strategia di Prato allo Stelvio, grazie alla quale il comune si è distinto in ambito europeo per la sua soste-nibilità, permette anche ai suoi

A scuola di rinnovabili e risparmio energetico Le visite guidate Enertour in Alto Adige

Sono in centinaia, tra tecnici, amministratori comunali, imprenditori e studenti, a visitare ogni anno Prato allo Stelvio, per osservarne da vicino il modello di approvvigiona-mento energetico. Attraverso l’iniziativa Enertour è infatti possibile toccare con mano le tecnologie applicate e parlare direttamente con i gestori degli impianti. L’iniziativa Enertour, del TIS Innovation Park, il parco dell’innovazione della Provincia Autonoma di Bolzano, consiste in visite guidate tecniche in Alto Adige allo scoperta di soluzioni per una produzione energetica sostenibile. Oltre alla realtà del comune di Prato allo Stelvio è possibile visitare impianti a fonte rinnovabile di diversa tipologia ed edifici a basso consumo energetico CasaClima. Non è infatti solamente il comune di Prato allo Stelvio ad essere virtuoso nell’utilizzo del-le fonti rinnovabili, ma l’intero territorio provinciale. L’Alto Adige copre già oggi il proprio fabbisogno di energia termica ed elettrica per il 56% con fonti rinnovabili.

Punto di partenza della Cooperativa è il fatto che l’energia sia a servizio

del cittadino e non del capitale

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cittadini notevoli risparmi in bolletta. I soci della cooperativa energetica beneficiano di prezzi finali al kWh elettrico ridotti circa del 30% rispetto ai normali prezzi di mercato, mentre per il riscaldamento possono contare in media sul costo al kWh di appena 7,1 centesimi di euro.

Altra chiave di volta, quando si parla di sostenibilità energetica, è il risparmio di energia in edilizia: il sistema di certificazione “CasaClima” made in Alto Adige è ormai diffuso in tutt’Italia. Sul solo territorio altoatesino si contano oggi oltre duemila edifici classificati in questo standard. L’idea di fondo delle visite Enertour è di far conoscere in modo tangi-bile gli impianti e le soluzioni che hanno permesso il raggiungimento di questi risultati, allo scopo di promuovere le fonti rinnovabili e di diffondere buone pratiche nel settore energetico. Partecipando alle visite, da una parte si scoprono attraverso l’esempio pra-tico quali sono i vantaggi in termini economici, sociali ed ambientali legati all’uso delle energie rinnovabili e dall’altra si ottengono informazioni concrete sull’applicazione di queste nuove tecnologie. Peculiarità di queste visite è la guida da parte dei progettisti e dei gestori degli impianti e degli edifici. Grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Rispar-mio di Bolzano, ogni anno 1.500 persone partecipano alle escursioni Enertour, scoprendo soluzioni per un uso razionale dell’energia. Per informazioni: www.enertour.bz.it

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Judy è una donna straordi-naria che, nel suo terreno, ha costruito e installato da sola la sua casa, il suo posto di lavoro e il negozio senza l’uso della tecnologia e della luce elettrica, con poco aiuto e poca spesa. Ecco come ha fatto… Judy of the Woods

Circa dodici anni fa mi trasferii in una piccola roulotte all’interno dei miei 8,9 ettari (22 acri) di terra boschiva nel Galles, a quasi mezzo miglio dalla linea elettrica e dalla strada più vicine. Volevo vivere semplicemente, ma anche comodamente, ridurre il mio impatto ecologico il più possibile, e migliorare il terreno per la vita naturale. Il terreno si trova su un pendio scosceso con un pozzo situato nella parte pianeggiante.

Non c’era accesso sicuro. Dovetti costruire una strada di ciottoli che attraversava una radura paludosa, dato che questo era il mio unico diritto di passaggio. Portai un cavo telefonico lungo la strada con l’aiuto di una catena umana durante un incontro di permacul-tura che poi coprii con la raschia-tura, in modo da poter avere un telefono fisso senza pali. Il tele-fono mi permette di socializzare e di guadagnarmi da vivere con una connessione internet, senza dovermi allontanare dal luogo o dovendovi portare qualcuno. La strada e il telefono sono le uniche solide infrastrutture che mi tengo-no in contatto con l’esterno.La roulotte se n’è andata da un pezzo. La prima costruzione che ho eretto è stata una cabina lunga costruita con tronchi verti-cali. Adesso è il luogo di lavoro.

Costruii una piccola casa incorni-ciata dai chiodi vicino alla cabina, dentro a una cavità drenata poco profonda, con un copertone riempito di terra di protezione sul fondo e circondato da uno spazio adibito a serra / capannone. Il principale nucleo abitativo è solo 9,3 mq2 ma ha tutto ciò di cui ho bisogno. Mobilio e deposito sono disposti in modo da poter massi-mizzare lo spazio.

Tecnologia sempliceEra necessaria una sorgente, e lì ce ne sono molte. La prima che trovai era sotto alla casa. L’acqua veniva trasportata fino a che non installai una pompa a mano e, in breve tempo, un pistone idraulico fatto in casa per farla confluire fino a una cisterna grazie alla forza di gravità. In seguito trovai numerose sorgenti ben oltre il

Vivere bene senza elettricità

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Speciale “Energia”

Estratto da Permaculture n. 52 del 2007Traduzione di Romina Rossi

Nella pagina a fiancoCapanna di legno usata come luogo di lavoro con pannelli solari sul tetto.

A sinistra: La casa in stile navicella spa-ziale è parzialmente sotterrata ed è riparata da uno pneumati-co e dalla terra da un lato.

A destra: Judy of the Woods.

terreno intorno alla casa. Misi una grande cisterna di riserva vicino al punto di estrazione. Ciò mi ha per-messo di superare il problema di qualche siccità e di garantirmi un certo volume di acqua oltre al flus-so delle sorgenti. Una volta usata, l’acqua corre attraverso un filtro di muschio e carbone attivo fino a un buco scavato nel terreno. Il bagno è semplice, è un compost toilet a secco ben funzionante. La pipì finisce nel giardino. Tutti gli altri rifiuti vengono compostati o riciclati.La casa, ben isolata, è scaldata con il legno caduto nella mia proprietà. La stufa è circondata da mattoni per assorbire il calore in eccesso quando il fuoco è accesso, quindi agisce come se fosse un deposito di calore. Dopo aver letto della stufa a razzo su PM47, mi sono impegnata al 100% a costruirne una il prima possibile.Nonostante la mia vita da reclu-sa, devo ancora, e qualche volta voglio, avventurarmi fuori dalla valle. Uso un piccolo motociclo, che fa più di 42,5 km/l. Vi ho sistemato una grande scatola e un trailer, e mi faccio consegnare le cose più pesanti e più grosse, o noleggio un veicolo.Il sistema di energia è uno delle storie di maggior successo della

mia esperienza senza corrente e quindi merita qualche paragrafo.

Il sistema di pioggia e soleNon mi dispiace ammettere che mi piace l’elettricità. Mi piace la luce, il divertimento occasionale, la capacità di lavorare da casa con l’aiuto del computer, ed essere in grado di far provviste di beni deperibili abbastanza a lungo da ritardare il più possibile i miei acquisti nei negozi. Vivere senza elettricità mi ha resa consapevole di quanto sia preziosa l’energia, un concetto che davo per scontato in passato. Mi ha anche insegna-to che l’energia elettrica non è un’impresa da poco, e non è mai gratuita. Estrarre energia naturale, trasportarla, immagazzinarla e convertirla in una forma utilizzabi-le è una grande risorsa di materia-le, lavoro e impegno. Generare la propria elettricità è uno stile di vita.C’è un prezzo per la convenienza, su qualunque scala, con o senza l’elettricità. La casa produttrice non è sovvenzionata, quindi il vero costo diventa presto chiaro. La prima legge dell’energia è: ridurre il proprio consumo. Io uso il sole, la legna o il gas come fonti di calore, l’energia umana per le applicazioni meccaniche, e scelgo efficienti beni elettrici (anche più

economici della capacità di gene-razione extra di energia). È bene spegnere tutto ciò che non è in uso in quel momento ed è prudente evitare la carica costante come lo standby, telefoni cordless e altre cose del genere. Semplicemente, è più facile risparmiare energia che generarla. Come generare la mia energia era un problema difficile da risolvere. Il terreno dove sorge la casa è marginale per l’estrazio-ne dell’energia da una sorgente. Scosceso e boschivo, non era adatto per il vento. Le alte conife-re avrebbero lasciato filtrare poco sole fino alla piccola radura, e il piatto fiume era pieno di grossi problemi. Un generatore di ener-gia era fuori questione. Per molti anni ho azionato due batterie per il tempo libero, una ricaricata in una specie di capanno del vicino, l’altra in uso. Erano scambiate una volta alla settimana. Era noioso, e una batteria da 65 Ampere per ora significa fare un uso molto limitato, specialmente in inverno. In quei primi tempi c’erano pochi accessori a 12V e i più erano inefficienti. Le lampadine a incan-descenza erano spesso integrate da candele, e ho persino sperimentato l’illuminazione a petrolio. Mai più! Da allora, gli accessori e gli

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Speciale Energia

strumenti da 12V sono migliorati parecchio.Nel 2001 fui in grado di acquistare un sistema fotovoltaico di prima necessità. Ormai, la radura era abbastanza grande da permettere che il sole raggiungesse il terreno per alcune ore ogni giorno, per la maggior parte dell’anno. Il siste-ma consisteva di due pannelli da 75W, due batterie, un regolatore di carica e un piccolo inverter per l’occasionale necessità della 240V. Nel corso dei mesi a cavallo del solstizio d’inverno, il sole non rag-giunge i pannelli, e durante questa fame di energia, il calo è parti-colarmente problematico. Anche espandere il sistema con altri due pannelli e un altro set di batterie sortì poco effetto per migliorare la situazione.Le sorgenti forniscono molta più acqua in inverno di quella che uti-lizzo per scopi domestici, e quindi mi venne l’idea di utilizzarla per generare elettricità, anche se sembrava troppo poca per un idro-generatore commerciale. I miei pensieri si concentrarono verso un generatore più piccolo, ma sareb-be stato un progetto grande, con poche garanzie di successo.Poi arrivò il Baby. Quando venni a conoscenza del micro idrogene-ratore Water Baby, della Energy System and Design, sapevo che era la macchina per me. È il loro ultimissimo generatore, e la sorel-la più piccola del più famigliare Stream Engine. Può generare elettricità con solo circa 13,5 litri al minuto per un dislivello di 30 m. Le mie sorgenti sono circa 36 m sopra al generatore, e possono scorrere a circa 45 litri al minuto dopo giorni di pioggia, ma il gene-ratore mi permette di avere energia utilizzabile con meno di circa 11,3 litri al minuto usando un serbatoio come tampone. Nella maggior

Parte della casa di Judy piccola ma sorprendentemente hi-tec.

Cucina

A Sinistra: Pompa fatta in casa capace di pompare acqua fino in cima alla collina.

Sotto: Alimentazione delle sorgenti con un semplice sistema di filtraggio.

Judy of the WoodsJudy vive nei boschi da diversi anni, in maniera semplice ma confortevole. Ha tutto ciò che le serve e sperimenta e divulga i principi della permacultu-ra. Per info: judyofthewoods.net

Filtro di metallo(ex filtro da te)

Container di plastica da 24 lt

Tubo di plastica in politilene di densita media, da 32 mm

tubo da 65 mm

pietra della diga

piegatura per fermare i detriti galleggianti

sorgente

limo

grado originale

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A sinistra: Installazione del micro idrogeneratore Water Baby.

Qui a fianco:Diagramma per la distribuzione dell’ac-qua.

parte degli inverni le sorgenti si ingrossa-no quando il sole scende al di sotto degli alberi, e una sorgente di energia rimpiaz-za quell’altra. È un perfetto sistema ibrido. Anche quando piove, vedo il “bel tempo” e sono veramente felice. Il Baby funziona al minimo delle proprie capacità dato che il mio terreno è ancora marginale, ma anche così produce abbastanza energia da poter accendere le luci, con mia grande soddisfazione, e utilizzare il portatile per molte ore al giorno – spesso supero le 14 ore quando lavoro al mio sito internet. Finora, questo inverno, le batterie sono quasi costantemente cariche al 100%, anche quando devo spegnere la valvola per un’ora o due quando il livello dell’acqua nella cisterna scende. Opportunamente, il rumore della pompa intorno a me mi avverte di abbassare il livello senza il bisogno di controllare il livello della pressione.Un commento sulle sorgenti: persino molti litri al minuto possono sembrare una macchia umida nel terreno con una vegetazione rigogliosa, e senza lo scorrere visibile dell’acqua, visto che il terreno spesso assorbe grandi quantità, laddove l’acqua fuoriesce dalle rocce. Quando trovi un posto del genere (il tempo migliore è in estate per avere una sorgente garantita tutto l’anno), raschia via un po’ di terra. Potresti trovare un ruscelletto, che può facilmente

essere trattenuto e trasformato in una riserva, per-sino in un serbatoio da 200 litri. È un equilibrio delicato calibrare un sistema così da potere avere energia a sufficienza durante i periodi di magra, e non sprecare l’eccedenza quan-do le sorgenti ne forniscono in più. Io ho optato per la via di mezzo, propendendo per il piccolo, dove devo stare attenta all’uso durante i periodi in cui non c’è il sole, periodi ancora di secca, ma ne ho abbastanza per le mie necessità vitali. Ho cercato di rendere compatibili le mie attività con l’energia disponibile, senza utilizzare quella in eccesso quando ce né in abbondanza. In estate l’energia in eccesso viene usata per la refrigera-zione, in inverno sia per alimentare il pc sia per il sistema di riscaldamento.

Installazione del micro idrogeneratore Water Baby Portata – approx. 37mMax distanza dall’entrata al generatore – approx. 198 mDiametro del regolatore – 32 mmDistanza dal generatore al banco di batterie – approx. 24 mCavo dal generatore al banco di batterie – 1 cm2Pressione statica dell’acqua 4 barSistema di voltaggi: 12VRegolatore di carica – Trace C35Misura del generatore – base 15 cm, diam. Turbina di bronzo 51 mmNumero di erogatori usati – 1

Energia prodotta con erogatori diversiErogatore mm litri/min. Watts104,6 11,4 13131,0 17,0 27157,2 22,7 39183,4 34,0 47204,5 39,5 51

Il Baby che ho io è uno dei primi modelli. Gli ultimi sono stati aggiornati con più serpentine più efficienti e permettono una produzione leggermente maggiore. Un tubo dal diametro più largo aumenterebbe maggiormente la produzione. Il genera-tore può avere fino a 4 erogatori per un volume maggiore di acqua.

Speciale Energia

Legenda: S = sorgente F = filtroT250 = tanica di riserva di 1136 litri per il microidro T500 = cisterna da 2273 litri di acqua potabile G = generatore

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Col senno di poiTutto ciò è una ripida curva di apprendimento con molte prove e alcuni errori. Alcune cose le rifarei in maniera diversa. Il refri-geratore merita una menzione speciale, dato che può avere un grosso impatto sullo stile di vita e sul portafogli. Senza refrigeratore bisogna fare frequenti acquisti (e quindi viaggi fino al negozio), produrre i propri cibi (per i non vegani che includono anche la carne) o restringere la dieta a cibi che hanno una durata di conserva-zione maggiore, che include cibi conservati o una scelta limitata a quella frutta e verdura che posso-no essere ben conservati al fresco (allora bisogna costruire una canti-na o qualcosa di simile). Se optate

per la convenienza e scegliete, ad esempio, la refrigerazione, ci sono tre tipi principali fra cui scegliere: a compressione, ad assorbimento o termoelettrico.Per fare un esempio della poten-za di consumo approssimativa, il frigo/freezer a compressione Engel MT35, della portata di 32 litri consuma da 9 a 30W. L’Elettrolux Rm 122 F da 30 litri consuma un considerevole 85W 24/7 o da 0,15 a 0,23 kg di gas in bombole per 24 ore. Il frigo porta-tile con una media di 18 litri con-suma 40W. Il frigorifero Tropicool XC3000 per auto costruzione ha una capacità di raffreddamento fino a 100 litri a circa 60W, poi si mette in modalità economy con-sumando circa 18W.

Ci sono altri nuovi tipi di refrige-ratori, ma nessuno è interessante se non per il più fanatico dei tecnici riparatori. Di quelli sopra menzionati, il tipo a compressione con un controllo termostatico è il più efficiente, ma ahimè molto difficile da procurarsi e più costo-so. L’efficienza dipende anche dalla posizione, l’utilizzo, l’aper-tura e la posizione dell’unità di raffreddamento e da quanto è ben coibentato.

AmmortizzamentoLe persone spesso mi chiedo-no informazioni sul periodo di ammortizzamento. Il periodo dell’ammortizzamento è il metrag-gio della vita del sistema. Con ciò voglio indicare che si è ripagati

Installazione elettrica e ricarica

Speciale Energia

La casa di Judy, vista dell’esterno e degli interni

L’installazione solare include solo il 5% di IVA, poiché è stata terminata come un’installazione completa da un installatore immatricolato. Il rispar-mio di IVA più o meno ha ripagato l’allestimento della struttura e il lavoro.

4 pannelli da 75W £ 1,240Regolatore di carica £ 80 circa4 batterie Trojan T105 6V £ 380Inverter ad onde sinusoidale £ 135

Micro idrogeneratore Water Baby CAN$ 1945,00 escluse spedizione, IVA e tassa di sdoganamento in Inghilterra.

Tubi e cavi hanno un costo che varia in base alla provenienza e alla quanti-tà necessaria.

Un mix di tubi in politilene di media intensità da 32 mm e 28 mm, una delle opzioni più economiche per un trasporto a basso volume.

Cavo di rame di 25 m x 1 cm2 dal generatore al pannello di controllo, una quantità simile di cavi per pan-nelli (reciclati e messi assieme) da 6 mm.

Prese per autoparlante e prese elettri-che per il carico a bassa potenza. Presa tonda A5 per il pcPrese standard da 240V/ prese elet-triche per l’installazione di aria con-dizionata

Installazioni comuni (consumo approssimativo)Pc portatile: 30-65WLuci, lampada da tavolo, o fluore-scenti compatte: 5, 7 o 11WLuci, LED economiche o dimmerabi-le: da 0,1 a 0,9WLuci alogene, piccolo uso, ad esem-pio veranda, camera da letto: 10WLettore CD, portatile con mini casse: <5WAspirapolvere per la pulizia dell’auto (uso delle spazzole per la maggior parte del tempo): 84WRefrigeratore Tropicool XC3000 (uso sporadico): 18-60WTelevisione a 5 pollici (abbandonata): 5WVideo registratore: 25W più 5W per l’invertitore (240V)Stampante/scanner: <20W più 5W per invertitore (240V)Prese varie e non frequenti o piccole come carica batterie ecc.

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ogni giorno con il beneficio della luce, la musica, l’uso del pc, e qualunque altra cosa per cui si usi l’elettricità. Oh, intendete i costi? In quanto tempo ripagate la vostra auto, la bottiglia di vino, la vostra TV, la cioccolata, una vacanza!?

Un work in progressCostruire la fattoria è stato un lungo e lento processo, ed è ancora un work in progress. Tutto, ad eccezio-ne di uno dei canali, la maggior parte della strada e la caduta di pochi alberi è stata fatta senza l’uso di macchinari, tutto da sola. Ho passato molto tempo a limitare i danni, e a combattere una lotta lunga ed energica con il proverbiale vicino del diavolo (adesso fortunatamente se n’è andato). A volte il lavoro è stato noioso e difficile, ma con l’uso di argani, leve e altri strumenti, e costruendo le cose secondo la mia scala, quasi tutto è stato alla portata delle mia forza fisica. Con tempo, energia e risorse limitate ogni deci-sione deve essere soppesata attentamente, le priorità cambiano in continuazione. Ma con ogni componente completato, o almeno funzionale, la vita diventa più facile. Un piccolo periodo di sofferenza contro un lungo periodo di guadagno. Quest’anno con una mag-giore luce solare ad illuminare la radura, e un pezzo di terra ricavato dai rovi, spero di avere un vero giar-

dino. Letti rialzati circondati dai fossati dovrebbero fermare i milioni di lumaconi che assediano il luogo.Lo rifarei? Certo che sì. Quando mi siedo nella mia piccola casetta, con il rumore della pioggia fuori, so che ne è valsa la pena. Nonostante i pochi mezzi a disposizione, mi sento ricca in un modo che non si può descrivere. Anche se perdessi la mia proprietà in un instante, non perderei mai l’esperienza, la sicu-rezza che mi ha dato, e la consapevolezza che c’è sempre una via d’uscita.Ho realizzato il sogno della mia vita, per lo più senza un’istruzione specializzata, una formazione, un sacco di soldi, muscoli, un’auto, macchinari o – ahem – un pene. Le opportunità non arrivano in pacchetto rega-lo, e in un mondo che chiede gratificazione subito, potrebbe sembrare che il prezzo che ho pagato in termini di lavoro e negazioni sia stato alto, ma il vero costo di tutto ciò può diventare visibile solo dopo molto tempo, e ciò che all’inizio sembra un costo alto, alla lunga può essere basso e più sostenibile.

Parti per la pompa idraulica di rame

Tubo di rame approx. 1 m di 28 mm per il corpo e la camera di pressione.Tubo di rame per la fornitura di 22 mm.Tubo di rame per l’erogazione di 15 mm.Connettori a seconda della necessità.

Micro idrogeneratore Water Baby e altri generatori:Energy Systems & Design - PO BOX 4557Sussex, NB - E4E 5L7 - Canada Tel.: + (1) 506 433 3151www.microhydropower.com

Refrigeratore termo-elettrico Tropicool XC3000 per costruire il vostro refrigeratore:Tropicool PO BOX 1827ChristchurchNew ZealandTel.: + (64) 3 365 0406www.tropicool.co.nz/

Istruzioni per costrui-re la propria pompa a mano possono esse-re trovate su questo sitohttp://hometown.aol.http://journeytoforever.org/at_waterpump.html

Speciale Energia

Camera di pressione

tubo da 15 mm

tubo da 12 mm

valvola asfera valvola a

impulso

valvola asfera da 22 mm

tubo da 28 mmvalvola di

mandata

valvola asfera da 15 mm

Camera di pressione diriempimento

Valvola dimandata aperta

Caricamento della pompa Scarico della pompa

Valvola diimpulsochiusa

Svuotamentodella camera di pressione

Valvola di impulso aperta

Valvoladi mandatachiusa

Risorse

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30 Consapevole

Nel corso del confronto/scontro di questi anni con Enel sulla costruzione di

nuove centrali geotermiche all’Amiata in Toscana, io e la mia famiglia ci siamo imbattuti nella contraddizione di agire a livello burocratico e legale contro questa multinazionale che semina degrado ambientale a destra e a manca, e di pagare poi puntualmente ogni due mesi la bolletta della luce alla stessa. La presa di coscienza di questo divario insostenibile (perché non porta da nessuna parte) ci ha spinto a ricercare un’alternativa, pensando che un altro fornitore di corrente elettrica che produce/vende energie cosiddette rinnovabili potesse essere una soluzione ragionevole, intelligente e di reale ostacolo alla politica energetica pirata che Enel sta portando avanti in vari Paesi del mondo (1).Con altri volonterosi avventurieri energetici ci siamo allora messi a verificare le proposte di energia verde, pulita, rinnovabile, viva, di domani e di dopodomani, e tutti

gli altri aggettivi scintillanti che si spendono in questi casi nelle brochure e nelle pubblicità a pagamento sui giornali che queste fantomatiche società energetiche hanno disseminato ormai in ogni dove.La raccolta delle informazioni, l’acquisto di libri e di materiale introduttivo al tema e l’oceano di possibilità che si presentava dinnanzi a noi inizialmente ci ha affascinato ed entusiasmato.Il gusto della rivalsa su Enel era sempre più saporito e ci sembrava che il percorso iniziato dovesse davvero creare un precedente per cui moltissime persone, organizzate in una campagna nazionale di boicottaggio, sarebbero potute passare, nel breve-medio periodo, a un altro fornitore di energia. In questo modo i dirigenti Enel e i suoi azionisti avrebbero potuto constatare che la volontà popolare stava andando verso un’altra direzione e che forse sarebbe stato il caso, per la politica energetica dell’azienda, di ravvedersi e mutare usi e costumi.

Chi sono i fornitori di energia verdePerò il sogno si è presto infranto e ci siamo accorti che era anche piuttosto ingenuo.Le società che propongono energia rinnovabile non hanno molto di diverso da Enel e se ce l’hanno è solo una diversità di tipo percentuale. Tutte le società (perlomeno quelle da noi analizzate) sono strettamente interconnesse e ci pare di poter dire che non è possibile una scelta

“purista” – l’unica vera soluzione per tutti coloro che desiderano opporsi alla politica strafottente di Enel, di cui i vari comitati “anti” possono testimoniare (2).La situazione invece è tale per cui la società A possiede le azioni di maggioranza della propria azienda e poi possiede il 15% della società B, il 5% della società C e il 2% della società D. La società E possiede il 51% della propria compagnia e il 20% della società A, il 30% della C e il 4 della F. E così via. Enel Green Power, Edison, Sorgenia, Acea, E-On comprese.Inoltre la stragrande maggioranza

Enel: ci sono alternative davvero green?Dal monopolio energetico all’autoproduzione collettiva e individuale

Valerio Pignatta

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Consapevole 31

Speciale Energia

La stragrande maggioranza delle cosiddette energie rinnovabili proviene

dalle centrali idroelettriche dell’arco alpino costruite decenni fa.

C’è poco altro

delle cosiddette energie rinnovabili proviene dalle centrali idroelettriche dell’arco alpino costruite decenni fa. C’è poco altro. La scelta di cambiamento di fornitore non produrrebbe, alla fine dei conti, alcun mutamento effettivo sull’ambiente e sulla comunità.

Senza contare che anche se ci si rifornisse di energia

“verde”, si tratterebbe solo di un’operazione di pacificazione della nostra coscienza: in realtà si continuerebbero a finanziare le altre percentuali di produzione delle stesse compagnie che sono nucleare, carbone, rifiuti, secondo

le diverse quote di partecipazione delle stesse a queste attività.Si potrebbe formulare l’ipotesi per cui, meglio che niente, accontentiamoci di scegliere il meno peggio. Anche questa prassi potrebbe essere un messaggio chiaro e, agitando questo campanello d’allarme, si possono

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iniziare a condizionare future scelte delle società energetiche. Può anche essere un discorso valido, ma non lo sento a livello di pancia. Mi sembra risuoni molto a livello mentale. Inoltre credo che il percorso burocratico

sarebbe così travagliato da far desistere anche i più incalliti Don Chisciotte, che se ne fanno eroicamente carico in totale e ammirevole buona fede.

Prima soluzione: le associazioni di produttori di energiaIo credo invece che il percorso per uscire da questo labirinto energetico in cui siamo prigionieri possa avere due tipi di sbocco.La prima opportunità si presta forse maggiormente per chi vive in città o in agglomerati urbani di una certa consistenza. Sono nate in Italia cooperative o associazioni di produttori di energia elettrica che si autoriforniscono della stessa, come cooperativa di consumo o come gruppo d’acquisto.Un’esperienza sicuramente interessante è quella di Retenergie (www.retenergie.it) che coinvolge più di duecento soci. La cooperativa realizza impianti di produzione di energia elettrica da fotovoltaico, eolico, idroelettrico, cogenerazione e biomassa. Nella scheda di presentazione possiamo leggere che «Retenergie Società Cooperativa nasce il 19 dicembre

2008 a Fossano (Cuneo) per iniziativa di un gruppo di persone impegnate nel campo delle autoproduzioni di energia da fonti rinnovabili. L’idea alla base della Cooperativa consiste nel produrre energia rinnovabile da

impianti di produzione a basso impatto ambientale attraverso la forma dell’azionariato popolare (come allargamento dell’esperienza “Adotta un kw” promossa da Solare Collettivo, www.solarecollettivo.it). La sfida progettuale è includere gli utilizzatori finali di energia, chiudendo un circolo virtuoso che parte dalla produzione arrivando fino al consumo. Essa costituisce un’opportunità economica dalla forte connotazione ideale per chi è attento a problemi ambientali e sociali quali inquinamento,

limitatezza delle risorse, equità nella loro distribuzione. La forma scelta è la cooperativa perché gli obiettivi devono essere coerenti con i mezzi utilizzati per raggiungerli: partecipazione, autogestione, solidarietà. Sono benvenute proposte e critiche, per condividere il cammino: la cooperativa è un’impresa che si costruisce insieme strada facendo».Altre realtà quelle di GAS Energia (www.retegas.org) e Co-Energia associazioni nate in seno al movimento dei gruppi d’acquisto solidale e dei Distretti di Economia Solidale (DES), che agiscono nel nord Italia. GAS Energia è uno dei dieci soggetti che hanno dato vita al progetto Co-Energia che è scaricabile liberamente al link www.retegas.org/upload/dl/doc/gas-energia/Progetto_Co-Energia.pdf. Esso è nato nel 2007 all’interno del DES della Brianza. Si tratta di un progetto di economia solidale in ambito energetico. Sono state vagliate molte società produttrici di energia rinnovabile ed è stato siglato un accordo sperimentale con Cleanpower, e con il supporto di Banca Popolare Etica. In questo modo gli utenti avranno la possibilità di avere energia davvero pulita e non di monopolio, d’altro canto gli introiti serviranno per finanziare i progetti di economia solidale dell’Associazione CO-Energia e dei territori ad essa consociati. Gas-Energia ha dato vita anche ad un altro esperimento, sicuramente interessante e riproducibile. Si tratta di Solare in multiproprietà ovvero la palestra fotovoltaica a Castelleone (CR) (www.dossoenergia.it) che propone un modello di impianto solidale che produce energia da fonte

L’idea di partenza è riuscire ad abbassare la necessità di corrente elettrica da 3 a 1,5 kW per famiglia

Cosa leggere

Cercalo su:www.macrolibrarsi.it

Gruppo Elettrogeno (a cura del)L’energia che ho in menteAltreconomia, 2010

Roberto RizzoEnergia verde in Italia Edizioni Ambiente, 2009

Speciale Energia

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Consapevole 33

Note(1) Credo sia ormai risaputo che, ad esempio, nella Patagonia cilena un paio di società tra cui Enel hanno avviato un progetto che prevede la costruzione di cinque centrali idroelettriche con altrettante megadighe in una zona di bellezza naturalistica unica al mondo e con conseguenze sul bacino idrografico disastrose. Costruzione che, detto per inciso, non mira a soddisfare esigenze extra di energia della popolazione ma quella delle multinazionali che si occupano di estrazione mineraria nel nord del Paese. Inoltre non si può non parlare del nucleare in agguato, del geotermico ad alta entalpia e di tante altre “oscure” faccende Enel in altri Paesi oltre il nostro. Ricordiamo che Enel è partecipata per il 31% dal ministero dell’Economia e delle Finanze per cui per un terzo di tutto quello che fa c’è una responsabilità dello stato italiano e di chi lo sostiene. Si veda: http://patagoniasenzadighe.org/. (2) Si pensi ad esempio all’azione dell’associazione MODA contro la centrale Enel a carbone di Vado Ligure, ai comitati antigeotermici dell’Amiata, al comitato No Coke contro la centrale Enel di Tarquinia, ai rinati comitati antinucleari e a molti altri. A Tarquinia, sulle società energetiche è stato fatto un lavoro sicuramente molto più approfondito, ammirevole e certosino del nostro e con risultati che forse aprono a qualche possibilità, ma si tratta a nostro parere sempre di soluzioni contraddittorie.(3) Per vedere più nel dettaglio queste “sperimentazioni” energetiche vedi Bollini, Gabriele,

“Energia, autonomia, democrazia”, 25 ottobre 2010, disponibile nel sito della Federazione Regionale dei Verdi dell’Emilia Romagna, http://www.verdiemiliaromagna.org/2010/10/25/energia-autonomia-democrazia/.

fotovoltaica in un contesto partecipato di “democrazia energetica”.Tutto quello che pare funzionare e che di innovativo si muove in ambito energetico sembra rispondere ai concetti di “piccolo è bello” e “non delegare” (3).

Seconda soluzione: limitazione e autoproduzione individualeL’altra possibile soluzione, delle due di cui si diceva, è quella individuale, che credo sia molto più alla portata per chi vive in campagna, in cascine o poderi, o anche in qualche piccolo borgo dell’Appennino italiano.L’idea di partenza è riuscire ad abbassare la necessità di corrente elettrica da 3 a 1,5 kW per famiglia. Gli accorgimenti per fare questo passo possono essere vari: eliminare gli elettrodomestici superflui, utilizzare lampadine a basso consumo, ricorrere all’uso di frigoriferi e pc a 12 volt, preriscaldare l’acqua in entrata in lavatrice con boiler a legna ecc. Quando la richiesta di energia è così limitata, allora prodursela (e immagazzinarla) da sé diventa molto facile, e lo si può fare con piccoli impianti solari, eolici, microidroelettrici, secondo le fonti naturali

disponibili nel luogo in cui si abita.

Agire in prima personaPer concludere, penso che la soluzione al problema energetico non risieda altrove, lontano da noi e dalle nostre vote. Prima di tutto sarebbe utile mirare all’efficienza e al risparmio. In secondo luogo si ragionerà sul tipo di produzione. Fornire ai miliardi di esseri umani esistenti sul pianeta lo standard energetico statunitense, francese o giapponese è non solo impossibile, ma – come abbiamo avuto modo di vedere – nefasto. Coloro che sostengono ancora scelte energetiche velenose, paventano a motivazione della loro scelta l’ignominia del ritorno alle candele. Ma è palese che essi falsificano la realtà, visto il livello tecnologico di produzione di energia non nociva di cui comunque disponiamo oggi e le immense possibilità di risparmio (semplicemente eliminando abitudini superflue) che abbiamo.Inoltre, la libertà di scelta altrui va rispettata nel momento in

cui non lede quella degli altri. E la libertà di produrre energia nucleare di alcuni, ad esempio, contrasta fortemente con la libertà (e il diritto) di esistere e di vivere di altri (e dei loro figli). Ciò non deve più essere possibile né tollerabile. In prima persona, quindi, agiamo per liberarci da questa catena di morte e responsabilità.

Plurilaureato giornalista e scrittore, è redattore e collaboratore di riviste e case editrici, nonché direttore editoriale nell’ambito delle medicine non convenzionali.Ha pubblicato diversi articoli su periodici nazionali inerenti il rapporto salute/ambiente e testi divulgativi di medicina naturale. Vive con la famiglia sul Monte Amiata dove pratica attivamente la decrescita attraverso la sobrietà dello stile di vita, la semplicità volontaria, l’autoproduzione, lo scambio e il dono di beni e servizi.

Valerio Pignatta

Speciale Energia

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34 Consapevole

Come l’uomo ha bisogno di cibo per vivere, così la nostra casa si nutre di

energia per funzionare ed essere confortevole per l’uomo. C’è però un fatto interessante e forse ovvio, ma spesso sottovalutato. Come il cibo “cotto” o

“trasformato” è meno nutriente di quello crudo, così anche l’energia, in questo caso quella solare, più viene trasformata meno è efficiente, ovvero vi sono delle perdite di energia. Per ovviare questo fenomeno è possibile utilizzare un collettore solare termico molto poco conosciuto e ritenuto desueto: il collettore ad aria calda.

Il sole scalda l’ariaQuesto collettore sfrutta lo stesso principio e alcuni elementi costruttivi del suo parente stretto, il collettore solare termico ad acqua, ma con la sostanziale differenza di sfruttare esclusivamente l’effetto serra, scaldando l’aria

che verrà immessa direttamente all’interno dell’abitazione. Questa peculiarità evita, come nel sistema ad acqua, la perdita di efficienza:Pannello ad aria = il SOLE scalda l’ARIA che entra diretta in CASA;Pannello ad acqua = il SOLE

scalda il LIQUIDO e il LIQUIDO scalda l’ARIA della CASA. La grande efficienza rende il collettore ad aria estremamente interessante per l’integrazione del riscaldamento, ma la sua diffusione è ancora limitata. Ciò è forse imputabile al fatto che questo tipo di tecnologia non è oggetto di forme di

incentivazione specifiche e forse, un pò maliziosamente, anche alla grande facilità d’istallazione che non necessita della figura di un tecnico specializzato per il quale possa diventare una redditiva fonte di guadagno.

Semplicità ed efficienzaIl sistema, come accennato, è tanto semplice quanto efficiente. I pannelli sono costituiti da una superficie vetrata esterna (meglio se micro prismatica) e da una interna scura assorbente, o trattata selettivamente, in grado di massimizzare l’assorbimento della radiazione solare.

Il collettore solare ad aria calda

Come scaldare la propria casa in maniera semplice, efficiente e risparmiosa

Alessandro Ronca – PeR (Parco dell’Energia Rinnovabile dell’Umbria)

Come il cibo “cotto” o “trasformato” è meno nutriente di quello crudo,

così anche l’energia, in questo caso quella solare, più viene trasformata

meno è efficiente

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Il sistema assorbe calore dal sole e lo cede al fluido termovettore, in questo caso aria anziché acqua, che circola nell’intercapedine tra vetro e assorbitore. Il flusso d’aria può anche passare in una serie di “trappole” che lo rallentano consentendo un maggiore assorbimento di calore.

PeR – Parco delle Energia Rinnovabili dell’UmbriaSe volete un altro clima, sia umano che planetario, condividete i nostri scopi. Intendiamo suscitare il desiderio e il piacere di cambiare, e per riuscirci serve l’esempio. Quando comincia, il cambiamento merita informazioni puntuali ed appropriate.Poi, durante il suo percorso, il cambiamento ha bisogno di un supporto concreto e continuativo perché ciascuno sia capace di metterlo in pratica. Vogliamo essere felici e rendere felici: risparmiare risorse non è un sacrificio, è il nuovo edonismo, è il nuovo umanesimo. È lo spreco che comporta, a lungo termine, infelicità, sacrifici e lutti. PeR Umbria è didattica, formazione, informazione, eventi e ospitalità. Per ulteriori info:

www.per.umbria.it

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36 Consapevole

A questo punto l’aria è pronta per essere immessa nell’ambiente da riscaldare attraverso un semplice foro nella parete. Questi pannelli vanno comunque sempre orientati verso Sud con un’inclinazione che può variare, alle latitudini italiane, dai 55 fino ai 90 gradi (per aver maggiore rendimento in inverno quando il sole è basso sull’orizzonte). L’apporto effettivo di questi sistemi è ovviamente suscettibile di grandi variazioni in funzione del grado di isolamento dell’edificio da riscaldare. Approssimando, potremmo indicare come plausibile un’integrazione del 30% circa di riscaldamento su 35 mq di abitazione con 2 mq di collettore ad aria. L’apporto è comunque significativo da ottobre ad aprile, dando il meglio di sé nelle

stagioni intermedie, in cui si potrebbero ottenere anche apporti del 100% di energia solare.

Come si utilizzaQuesti sistemi hanno di norma una piccola ventola che ne forza e controlla l’immissione, la quale può essere attivata o manualmente, o da un piccolo modulo fotovoltaico, o da una centralina elettronica differenziale che ne gestisce il funzionamento. Un ulteriore incremento di efficienza può essere ottenuto utilizzando come

ingresso l’aria calda prelevata direttamente dai locali invece di quella fredda proveniente dall’esterno. Alcuni collettori sono muniti di una valvola di scarico condensa che permette al collettore di funzionare anche come deumidificatore d’ambiente – sempre molto utile nelle località marine.

Vantaggi e svantaggiRiassumendo, possiamo affermare che il collettore ad aria ha un efficienza altissima, tra l’85% ed il 90% e una

Il collettore ad aria ha un efficienza altissima, tra l’85% ed il 90%

e una grande semplicità di montaggio: ha però il limite

di non poter accumulare calore

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grande semplicità di montaggio. Ha però il limite di non poter accumulare calore (possibile ma complesso) e il fatto che non si utilizza in estate e che non produce acqua calda sanitaria. È però molto veloce nel riscaldamento e bastano pochi minuti di sole invernale affiché il sistema cominci a pompare calore in casa. Paragonato ad una serra climatica ha un costo di circa 5 volte inferiore a parità di calorie prodotte, e consente di evitare totalmente il rischio di surriscaldamento (che nel caso di serre mal progettate costituisce un serio problema nei nostri climi mediterranei). I collettori ad aria in commercio non sono molti, ma in media

il costo è analogo a quelli ad acqua (il costo varia dai 350 ai 700 euro a mq), pur avendo costi di installazione quasi nulli.In alternativa ai sistemi reperibili in commercio è possibile sbizzarrirsi nell’autocostruzione.Al PeR, il Parco dell’Energia Rinnovabile dell’Umbria (www.per.umbria.it), insegniamo e stimoliamo l’autocostruzione con bottiglie di plastica, scatole di metallo, canne fumarie e, con rendimenti straordinari, lattine di alluminio. Attraverso il riciclo dei materiali e l’autocostruzione, stimoliamo la creatività, la fantasia e la riduzione dell’esigenza del denaro – principi fondamentali della filosofia del Parco.

In alto: la temperatura dell’aria in entrata e in uscita.

A destra: visita didattica.

Cosa leggere

Cercalo su:www.macrolibrarsi.it

Francesco CalzaLa Casa SolareGuida all’ecorisparmioSandit, 2010

Vittorio BearziManuale di Energia SolareTecniche Nuove Edizioni, 2009

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38 Consapevole

informazione pubblicitaria

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Consapevole 39

informazione pubblicitaria

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Ecco un gustoso menu estivo tutto a base di sani e salutari germogli

Germogli appetitosi!

AntipastoPizzette con puntarelle e germogli di crescione500 g di germogli di crescione250 g di farina semi-integrale100 g di puntarelle½ panetto di lievito di birra10 pomodori datterini1 cipollotto2 cucchiai di olio di oliva extravergineSale e pepePreparate la pasta lievitata e lasciatela riposare per 2 ore. Nel frattempo pulite le puntarelle e sbollentatele per 10 minuti in acqua salata.Tritate il cipollotto e stufatelo in padella con l’olio e un cucchiaio di acqua. Unite le puntarelle e i pomodo-rini datterini tagliati a metà. Lasciate insaporire il tutto per 5 minuti.Stendete la pasta e formate dei dischetti. Sistemateli sulla placca del forno e cuoceteli a 180 °C per 15 minuti, quindi farciteli con le verdure e rimetteteli nel forno per finire la cottura. Sfornate e decorate con i germogli di crescione e un pizzico di pepe.

Secondi e contorni Germogli di fieno greco in insalata50 g di germogli di fieno greco20 g di gherigli di noci1 mozzarella1 zucchina1 carota1 ciuffo di insalata “gentilina”1 cucchiaio di capperiOlio extravergine di olivaGomasio

Lavate l’insalata e asciugatela. Tagliatela a striscioline.Tagliate la zucchina e la carota a julienne, mettetele in una ter-rina assieme all’insalata.Unite la mozzarella tagliata a dadini, i gherigli di noce pesta-ti, i germogli, i capperi lavati e strizzati. Condite con un’emul-sione preparata con olio d’oli-va extravergine e gomasio.

Primi piattiStrozzapreti ai germogli di ravanello30 g di germogli di ravanello400 g di strozzapreti10 pomodorini2 manciate di piselli freschi1 cipollotto fresco2 cucchiai di olio d’oliva extravergine2 cucchiai di curcumaSaleTritate il cipollotto e mettetelo in padella con l’olio extravergine e tre cucchiai di acqua. Aggiungete i piselli, salate e fate cuocere a fuoco lento per 15 minuti. Unite i pomodorini tagliati a metà.Lessate la pasta in acqua salata. Scolatela al dente. Saltate la pasta nel sugo di piselli. Aggiungete la curcuma e i germogli.Mescolate delicatamente e servite subito.

Cosa leggere

Cercalo su:www.macrolibrarsi.it

Silvia Strozzi, a cura diGermogli appetitosiMacro edizioni, 2011

Silvia Strozzi

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Consapevole 41

Cucina che ti passa

Secondi e contorniTortino di patate con germogli di ravanello40 g di germogli di ravanello400 g di patate non farinose200 g di pisellini finissimi1 rametto di maggiorana1 bicchierino di mirin1 scalogno2 cucchiai di olio d’oliva extravergineSaleSbucciate e lavate le patate, quindi asciugatele e les-satele. Salatele e schiacciatele con lo schiacciapatate.In una padella saltate lo scalogno con un filo d’olio. Aggiungete il mirin e lasciatelo evaporare veloce-mente. Lavate tutte le erbe e i germogli, tritateli e mescolateli alle patate, conditeli con poco sale e 2 cucchiai di olio. Riempite dei piccoli stampini da forno leggermente unti.Infornate a forno già caldo a 170 °C per 20 minuti circa. Sformate e servite con i pisellini decorando con altri germogli di ravanello.Dessert e frutta

Cestino di melone ai germogli di basilico80 g di germogli di basilico200 g di gelato di riso1 melone1 cucchiaio di mirin1 cucchiaio di zucchero di cannaTagliate la calotta del melone. Con l’apposito scavino, ricavate delle palline. Sistematele in una terrina con il mirin e lo zucchero di canna “mascobado”.Unite i germogli e mettete il tutto in frigorifero a ripo-sare per almeno 2 ore.Servite il melone farcito con palline di gelato e il com-posto precedentemente preparato.

Tartellette ai germogli misti200 g di farina di farro100 g di burro vegetale100 g di succo di agave2 uovaPer il ripieno:100 g di ricotta100 g di crema di vaniglia alla soiaPer decorare:100 g di germogli misti1 cestino di frutta frescaPreparate la pasta frolla. In una terrina lavorate il burro con il succo di agave e le uova. Aggiungete la farina setacciata. Formate una palla e avvolgetela in una pellicola trasparente. Ponete in frigorifero per circa 30 minuti.Nel frattempo mescolate la ricotta con la crema di vaniglia alla soia. Foderate degli stampini, bucherellate il fondo con la forchetta e infornate per 20 minuti a 180

°C.Fate raffreddare le tartellette e farcitele con la crema di ricotta. Decorate con frutta fresca a piacere e i germogli.

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Estratto da Permaculture magazine n. 66

BIOLAGO FAI DA TE

BIOLAGO FAI DA TE

David Butler racconta la sua esperienza:

ecco come ha creato il

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Circa dieci anni fa, la mia com-pagna Alison ed io fummo abba-stanza fortunati da comprare un vecchio granaio decrepito con due acri di terra nel Norfolk.Il granaio è ancora in attesa di esse-re completamente ristrutturato, ma ci viviamo da quattro anni seppur nella sua condizione di costruzione a metà. Ho invece preferito dedi-care le mie energie a un progetto molto più eccitante: tre anni fa cominciai a costruire la piscina.

Principi concettualiHo sempre pensato che debba essere possibile costruire una pisci-na senza l’impiego di sostanze chi-miche per la sua pulizia. Un’estate, vidi le nostre cisterne per la raccol-ta dell’acqua piovana sia ricoperte da una coltre di alghe verdi, sia, con l’acqua, diventare di colore verde pisello per la presenza di altri tipi di alghe. Erano tutte così tran-ne una: quella abbandonata in cui cresceva della gramigna officinale. Togliendo il tappeto galleggiante, si notava un’acqua sbalorditivamente trasparente. Avevo letto un libro sulle piante da canneto usate come sistemi fognari e mi resi conto che la biologia di fondo era la stessa di quella che le alghe compivano nei confronti dell’acqua della cisterna. Al posto del canneto, a esaurire gli elementi nutritivi, era la gramigna officinale.Sicuramente, doveva essere pos-sibile usare altre piante per pulire la piscina. La ricerca sul web di una conferma all’originalità del mio pensiero infranse ogni pretesa di genialità. Era già stato tutto pensato molto tempo prima. Peter Petrich le usava, insieme ad altre piante, da vent’anni in Austria e Germania. La sua azienda, Biotop, aveva fatto centinaia di piscine naturali.Non potevo permettermi di costru-

ire una piscina professionale, così l’unica opzione era che la costruissi con le mie stesse mani. All’epoca, nel 2007, c’erano molto poche informazioni sulla costruzio-ne di biolaghi fai da te, così fu tutto un po’ un esperimento.

Le zone funzionali della piscinaLa piscina biologica (o biolago per il nuoto) è divisa in due zone uguali: una parte per le piante, la parte per la rigenerazione, e una parte per la balneazione. Le piante crescono solo nella sabbia o nella ghiaia, così la loro unica possibilità è prendere gli elementi nutritivi dall’acqua. Sperando che poi le alghe, come l’alga verde, abbiano ben poco di cui nutrirsi. La zona per la rigenerazione è separata dalla zona per la balneazione da un muro sommerso, che impedisce

alle piante di colonizzare l’intera piscina.

Progetto e scaviDecisi di costruire una piscina di 4,5 x 11,5 m, profonda circa 2,2 m e un’ampia zona di rigenerazione tutt’intorno di circa 3 m. Avevo bisogno di un’area complessiva di circa 20 x 15 m. Scelsi un angolo del campo riparato da un rovo di more. Ero anche in grado di alli-nearlo a Nord-Sud, formando una piacevole trappola per il sole nella parte Sud contro i rovi. Noleggiai una escavatrice per qualche giorno e alla fine ebbi la forma della base. La mia idea originale era di costruire il muro, partendo dal fondo, con dei sacchi per la sabbia riempiti di sabbia e argilla. Ma fu un disastro. Quando pioveva i sacchi diventavano umi-

Casa e Azienda

A destra: La rimozione di un tappeto galleggiante di erba, lasciava intravedere un’ac-qua sbalorditivamente traspa-rente al di sotto.

Sotto: L’area della piscina definita dal muro in mattoni.

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Casa e Azienda

dicci; cominciarono a scivolare e a crollare finché il muro non crollò definitivamente. Provai di nuovo, questa volta riempiendo i sacchetti di sabbia pulita. Stavolta erano più stabili ma il sole cominciò a trasformare il materiale sintetico dei sacchi in qualcosa di non più resistente di un fazzoletto di carta. Si ruppero e la sabbia fuoriuscì

lentamente come fosse un timer da cucina di 25 chili. Cumuli di sabbia della grandezza dei sacchetti erano fuori usciti dagli involucri ora vuoti e avevano bucherellato il muro.

La costruzione del muroDovetti ricominciare di nuovo, questa volta scavando alcune fon-damenta per la costruzione di un

muro di cemento. Gettai la sabbia dai sacchi nella betoniera per fare il cemento per le fondamenta. Dopo una settimana avevo costru-ito un muro di mattoni sul fondo, con robusti mattoni di cemento di 440 x 215 x 100 mm, cinque file, di poco più alte di 1 m. Il vuoto dietro il muro fu riempito di sabbia e schiacciato con una pressa (un pesante blocco di metallo attaccato a un’estremità di un manico di scopa), lasciato riposare per sta-bilizzarsi, e poi di nuovo riempito dopo una settimana. Questo era per assicurarsi che la pressione esterna dell’acqua non sgretolasse il muro.Il suolo era drenante, conteneva dell’argilla, ma per la maggior parte era pietroso e sabbioso. Ciò significava che potevo stendere il rivestimento interno (con un secondo rivestimento sotto di esso) su uno strato di sabbia da costruzione gettata direttamente sul pavimento della piscina. Se fosse stato un luogo saturato di acqua, allora il pavimento avrebbe dovuto essere cementato per fermare la falda acquifera emergente e avrei dovuto “affogare” il rivestimento a piscina completata. Questo box d’accesso di cemento è usato da alcuni installatori professionisti, visto che c’è una minima possibili-tà di sbagliare, ma ha un costo sia in fatto di risorse sia di denaro: non è insolito spendere tra i 55 e i 65 mila euro per una piscina naturale. Fuori dalla zona di balneazione il pavimento fu modellato a forma di grande vasca e compattato con un motore a benzina di marca Wacker preso in affitto da una ditta di stru-menti a noleggio.

Foderare la piscina: gli strati protettivi La spesa più consistente fu il rive-stimento della piscina. Fu anche una delle decisioni di acquisto più

Sopra: La posa del sottorive-stimento foderato. Le strisce furono fissate scaldando gli angoli con una lampada per saldare.

A sinistra: Per isolare il muro di cemento, furono srotolati 26 m di tessuto dentro alla piscina.

Sotto: Il rivestimento final-mente srotolato dentro alla piscina.

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difficili da fare. Ci sono davvero tanti consigli conflittuali in giro, un sacco di essi da parte di fabbri-canti che asseriscono la superiorità dei propri prodotti. I rivestimenti per l’impermeabilizzazione delle piscine sono di vario spessore e diversi materiali. Un rivestimento più spesso è ovviamente più resi-stente e più costoso ma è anche più difficile da maneggiare. Io ho optato per una copertura in gomma EPDM di 0,75 mm della Flexible Lining Products. Sebbene la mia fosse stata una scelta a caso, gene-rata dalla frustrazione dell’indeci-sione, sembrava contenere bene l’acqua, cosicché alla fine non fu una decisione tanto sbagliata.Il rivestimento doveva essere coperto da ghiaia contenuta in un fossato della profondità di 0,3 m lungo tutto il perimetro della piscina e composto da un tubo di scarico che impedisce all’acqua, che scorre lungo il terreno, di infiltrarsi nella piscina e introdurre gli elementi nutritivi che a loro volta favorirebbero la crescita delle alghe. Considerando tutto questo, avevo bisogno di un rive-stimento 26 x 20 m. Il suo costo è di £ 2.300: il pezzo di plastica più costoso che io abbia mai acqui-stato.

SottorivestimentoStendemmo un sottorivestimen-to foderato, acquistato dallo stesso fornitore, in strati sull’in-tero pavimento e sui muri della piscina. Dopo alcune ricerche per un film che stavo girando, poco tempo prima avevo visto la The Swimming Pond Company installare un laghetto nel Suffolk e potei raccogliere un consiglio importante. Il sottorivestimento foderato, fornito in rotoli, è steso in strisce. Necessita di essere fissato alla striscia successiva per formare

Casa e Azienda

Sopra: Il rivestimento della zona di balneazione e per la zona di rigenerazione è fissato da degli pneumatici.

A destra: La terra è stata aggiunta nella parte desti-nata alle piante. La zona per il nuoto è separata da un muro di sacchi.

Sotto: La piscina naturale finita. La zona di rigenera-zione e la zona per il nuoto sono visibilmente distinte.

I costi sostenuti da David (in euro) 2.600 rivestimento 800 sovra/sottorivestimento 1.200 escavatore 600 ghiaia 300 mattoni 300 cemento 1.000 altre cose 6.800 TOTALE

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una coperta lungo tutta l’area della piscina. Le strisce possono essere fissate usando una lampada per sal-dare. Una fiammata veloce lungo i bordi discioglie le poche fibre, in questo modo, pressandoli contro gli angoli della striscia successiva, li si fissa insieme.

Il rivestimento protettivoQuando il sottorivestimento fu completato, portammo il rivesti-mento per l’impermeabilizzazione al bacino del laghetto con l’aiuto di un cordiale contadino con un Teleporter (un trattore con un largo bracco idraulico retrattile) e lo ponemmo su una piccola impal-catura improvvisata. Il rotolo fu sospeso su un palo dell’impalca-tura filettato attraverso il cartone una volta che il fornitore lo ebbe avviluppato. Adesso poteva essere tirato e srotolato proprio come un rotolo di carta igienica, ma più grande. Il rivestimento pesava 485 kg e riuscì a piegare il palo dell’impalcatura. Nonostante ciò in qualche modo, la mia partner ed io riuscimmo a srotolarlo.Un serpente di mezza tonnellata di rivestimento lungo 26 m si piegava come una fisarmonica. Lo “incre-spammo” tutto, centimetro per centimetro, con un palo da steccato tenuto in mezzo a noi e sotto al tendone steso, creando una sorta di movimento peristaltico, simile a quello di una pompa in una mac-china per dialisi.

Quindi abbiamo spiegato il rivesti-mento e soffiato negli angoli sopra e sotto per far in modo che l’aria potesse “percorrere” l’intera area. Raccomando di avere quanti più amici possibili a dare una mano. È stato comunque difficile anche se eravamo in dieci.Fu a questo punto che parlai con Micheal Littlewood, che mi mandò il suo libro, Natural Swimming Pools, A Guide for Building. Era grandioso avere finalmente delle informazioni vere.Avevo fatto dei modelli di carta di come il rivestimento protettivo dovesse essere piegato dentro al modello della piscina, e furono molto utili perché sapevo che forma volevo ottenere e da dove dovessero arrivare le pieghe più grandi.

Sovrarivestimento e drenaggioQuando anche il rivestimento fu sistemato, lasciandogli più pieghe possibili, sulla sua sommità fu get-tato un secondo rivestimento per l’impermeabilizzazione di tessuto. Per di più, dei sacchi di sabbia riempiti di un mix di cemento e sabbia fina (10 parti di sabbia, 1 di cemento) furono sistemati subito sopra al muro di cemento che delimitava la parte della piscina. Il muro fu effettivamente continuato con più sacchi di sabbia fino a raggiungere un’altezza di 400 mm. Ogni fila di sacchi abbassava di circa 25 mm la fila sottostante,

facendo apparentemente appoggia-re il muro sulla zavorra che doveva sostenere.Sistemammo un tubo di scarico flessibile attorno al muro, poi coperto con della ghiaia. Il tubo terminava emergendo dal muro di sacchi di sabbia e si gettava dentro a ciò che sarebbe stata l’area di balneazione. In ultima analisi ciò aiutava l’acqua a circolare sotto alle radici dell’area di rigenerazio-ne. Se necessario, può andar bene una pompa solare, ma l’acqua della mia piscina, fin ora, è perfet-tamente felice di non avere circola-zioni artificiali. Ho messo uno stra-to di geotessile di protezione sopra alla ghiaia e l’ho ricoperta con ton-nellate di sabbia che era stata sca-vata dalla buca per fare la piscina. Tutto ciò fu fatto a mano perché le macchine avrebbero danneggiato le varie fodere. Attorno alla piscina ho costruito una staccionata in legno di castagno, per garantire la sicurezza di bambini e visitatori e impedire loro di avvicinarsi troppo alla piscina. Ma ha aiutato anche a fare da paravento perché la siepe e gli alberi appena piantati erano troppo piccoli per fornire una pro-tezione dal vento.

Riempire la piscina naturalmenteA questo punto era solo questione di riempire la piscina con acqua piovana. L’ho anche pompata dai bidoni per l’acqua intorno alla casa. Ma anche con questa aggiunta, c’è

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Casa e Azienda

voluto circa un anno per riempirla tutta (qui in East Anglia non piove molto), eppure è valsa la pena aspettare. Se avessi usato acqua del rubinetto, la piscina sarebbe stata più soggetta ad avere pro-blemi con le alghe. Ciò è dovuto al fosforo che è aggiunto alle condutture dell’acquedotto, che in effetti è un fertilizzante. Detto questo, gli installatori commerciali usano acqua di acquedotto, ma le loro piscine possono contare su potenti pompe di circolazione e su filtri, inclusi filtri che contengono fosforo per aiutare a rimuovere le impurità nell’acqua.

TrapiantareÈ stata una profonda soddisfazione sistemare le piante nella sabbia. Le ho selezionate per poterle “radica-re dolcemente”. Ho cercato aiuto nel libro di Micheal Littlewood. E oggi, gli iris e i ranunculus, i gigli e la bra-sca increspata fanno il loro lavoro magnificamente. La maggior parte della piscina e della banchina non è stata toccata, in modo che le piante selvatiche la potessero colonizzare; le banchine sabbiose adesso ospitano alcune piccole specie di fiori indigeni, così come la mia amica, la gramigna officina-le, che crescono sottacqua. E, fin ora, non ho avuto bisogno di pom-pare acqua intorno artificialmente. Le piante e gli animali tengono l’acqua pulita. Senza sostanze chimiche.

Un incontro di mentiMentre costruivo la piscina, girai un filmato per la BBC East Inside out sulle piscine naturali, e fui abbastanza privilegiato da incon-trare costruttori di piscine profes-sionali, compreso Peter Petrich in persona. Così come l’intervista e il filmato, ebbi l’opportunità di discutere a lungo alcune delle mie idee non convenzionali sulle piscine naturali. Pensavo che le avrebbe scartate e, invece, mi fu di molto sostegno. Fu incorag-giante. Parlai anche con Micheal Littlewood. Anche lui, come me, crede che alcune compagnie com-merciali facciano le loro piscine molto più complicate di quanto sia necessario.

Benefici della piscina naturaleCostruire la mia piscina naturale è stato l’esperimento più soddisfa-cente. Tre anni per costruirla, ma l’ecosistema è in stabilizzazione e l’acqua pulita e spumeggiante. Proprio come l’acqua nel bidone pieno di gramigna officinale. Sono anche diventato più magro di quanto non sia mai stato a forza di tutti quegli scavi. E quei

due anni di duro lavoro sono stati spazzati via con ognuno dei tuffi nella piscina e con la vista della caccia del martin pescatore agli scarabei d’acqua. E, ovviamente, c’è la gioia di fare il bagno nella dolce acqua piovana! La pelle si ammorbidisce e diventa più salu-tare, e gli occhi non bruciano per il cloro. Un giorno forse ci guar-deremo indietro e ci chiederemo come abbiamo solo potuto pensa-re che fosse ragionevole lasciare che i nostri figli nuotassero in altro che non fosse acqua piovana.

RisorsePrima di costruire la piscina, cerca consigli sulla pianificazione dalla tua compagnia di progettazione locale o se hai bisogno di per-messi per costruire. Per guide eccellenti per costruire la piscina naturale, si veda:

www.pondconservation.org.uk/advice/makeapond

Il sito della compagnia di Peter Petrich: www.biotop-natural-pool.com

Il sito dove David trovò il suo rivestimento: www.flexibleliningshop.co.ukThe Swimming Pond Company:www.theswimmingpondcompany.co.uk

Sopra: La foto scattata sott’acqua dimostra l’eccellen-te qualità raggiunta dall’acqua.

David Butler è il direttore del programma della BBC East Inside Out e con la sua partner Alison e i quattro figli, Jasper, Theo, Felix e Otter è entusiasta neofita della permacultura. Vivono nel Norfolk in un vecchio granaio con molti acri di terreno e trenta galline.

David Butler

Cosa leggere

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Mauro Lajo, Luther PaulBiopiscine. Progettazione ed esecuzioneSistemi editoriali, 2009

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Informazione pubblicitaria

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Fr iburgo: la ci t tà ecologica modello Alle porte della Foresta Nera la piccola cittadina tedesca sta diventando un concreto esempio di città moderna rispettosa dell’ambiente

Ellen Bermann

La caratteristica che colpisce chi arriva a Friburgo sono i numerosi ciclisti. Ma non sono solo essi a renderla la capitale ecologica tedesca: tale fama è stata conquistata grazie a numerosi progetti ambientali che vengono esportati in tutto il mondo

La bicicletta, il mezzo di locomozione più economico, è diven-tato inseparabile dall’immagine della

città di Friburgo, ma non è l’uni-ca caratteristica della città. Qui è stato progettato il primo quar-tiere solare ad energia positiva e un intero quartiere – il quartiere Vauban – è stato realizzato come insediamento ecologico. Non stupisce quindi che il model-lo sviluppatosi a Friburgo sia

studiato e sviluppato in altre cittadine nel mondo che cercano di conciliare la presenza umana con un maggiore rispetto per la Natura.

Le radici della città modelloLa rotta del cambiamento ener-getico è stata tracciata e perse-guita con grande anticipo. È qui che ebbe inizio la protesta degli anni ’70, contro la costruzione di tre centrali nucleari: una nella foresta di Whyl, una nella svizzera Kaiseraugst e una in Alsazia a Fessenheim. Questi impianti rientravano nei piani di sviluppo del triangolo a cavallo di Francia, Germania e Svizzera. La popolazione però si organiz-zò in proteste che ebbero una grande valenza storica, tanto che delle tre centrali solo quella di Whyl fu costruita, mentre questa

serie di proteste collettive gettò le basi per la nascita del movi-mento verde tedesco. Ancora oggi l’operato del partito e la volontà verde della popolazione hanno fatto sì che si dedicasse maggiore attenzione alle energie sostenibili del futuro: non è un caso infatti che qui si siano inse-diate tante istituzioni ambien-tali come l’Öko-Institut, il Fraunhofer-Institut per le ener-gie solari, oltre a tante imprese che operano nel settore ambien-tale e delle energie alternative.

La svolta energeticaGià negli anni ’80, dopo le pro-teste antinucleari, a Friburgo vennero installati i primi collet-tori solari sui tetti. Si è trattato di una svolta energetica di gran-de impatto che ha dato il “la” per uno dei progetti più signifi-

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cativi nati a Friburgo: il quartie-re Vauban, che occupa un’area di circa 38 ettari e alla cui rea-lizzazione hanno contribuito vari pionieri, come l’architetto Rolf Disch, un ex-attivista di Whyl, e tanti altri ancora. Chi deside-ra conoscere l’anima verde di Friburgo non può esimersi dal visitare questo quartiere. Vauban fu creata nel 1937 per accoglie-re i soldati della Wehrmacht di Adolf Hitler, poi requisita dall’esercito francese alla fine della Seconda Guerra Mondiale, venne ribattezzata Quartier Vauban. Dopo la riunificazione tedesca, l’esercito francese se ne andò e il quartiere fu unito alla città di Friburgo nel 1994 e nel 1996 prese avvio il progetto di insediamento ecologico modello.Nel documentario Home di Yann Arthus-Bertrand, Vauban viene presentato come un esem-pio di eccellenza per i suoi tetti fotovoltaici ed è diventato

anche luogo di sperimentazione e applicazione per nuove forme di mobilità e alternative di vita comune. In effetti in questo senso Vauban ha molto da offri-re: abitazioni plurifamiliari con pannelli solari e teleriscalda-

mento, condomini autogestiti per garantire abitazioni di qualità anche a persone a basso reddito, parcheggio vietato alle automo-bili per trasformare le strade in

spazi di gioco per i bambini e luoghi di interazione per gli abi-tanti, asilo, scuola, piccoli nego-zi e un mercato contadino oltre a spazi ricreativi e culturali. Un gran numero di posti di lavoro è a distanza pedonale o ciclabi-

le. Molti dei 5.000 abitanti ha venduto la propria autovettura e chi ne possiede ancora una deve comprare o affittare un posto auto o un garage fuori dal quar-

Nel documentario Home, Vauban viene presentato come un esempio di eccellenza per i suoi tetti fotovoltaici

ed è diventato anche luogo di sperimentazione e applicazione per

nuove forme di mobilità e alternative di vita comune

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Comunità consapevole

tiere. Inoltre, i giardini privati non sono recintati per favorire l’interazione sociale.All’interno di Vauban è stato progettato un nuovo insedia-mento, il villaggio solare Am Schlierberg con circa 50 edifici ad energia plus (cioè che pro-ducono più energia di quella che consumano gli abitanti) a 2-3 piani, che hanno lo standard della casa passiva, sono orientati verso sud e prevalentemente uti-lizzano il legno come materiale da costruzione. In questo modo, le case sono dotate di un impian-to termico molto efficiente e di un impianto di ventilazione che consente di riscaldare l’aria fredda invernale con quella calda dell’aria esausta; rispetto a

una casa normale, una casa sola-re di questo tipo richiede solo un decimo dell’energia per il suo riscaldamento. L’energia in eccesso prodotta dai pannelli fotovoltaici viene immessa in rete.Non stupisce, quindi, che Vauban stia diventando famosa anche fra i cultori dell’eco-turismo: ogni giorno vi arrivano cinque o sei pullman di visitatori e turisti. All’entrata li accoglie un cartellone: “Stiamo creando il mondo che vogliamo”.

Heliotrop – la casa che segue il soleVicino a Vauban, l’architetto Disch ha costruito Heliotrop, la prima casa tedesca con un bilancio energetico positivo.

L’edificio cilindrico gira su se stesso seguendo il percorso del sole: dalla cucina la mattina si ammira il panorama della Foresta Nera e nel pomeriggio quello del Kaiserstuhl. Questo meccanismo permette di avere tutti gli ambienti riscaldati dal sole. Il fabbisogno termico residuo è coperto da collettori a tubi sottovuoto inseriti orizzon-talmente nei parapetti e da uno scambiatore di calore interrato.All’interno di Heliotrop sono stati anche installati, a titolo spe-rimentale, vari sistemi di riscal-damento, come i soffitti radianti a lamelle di rame utilizzabili anche per il raffrescamento estivo. Il prototipo sviluppato con Heliotrop (che in greco significa

“esposto al sole”) ha dimostrato la fattibilità di unire tecnologie innovative, elevato comfort abi-tativo e tutela ambientale.

Mobilità sostenibile e corrente elettrica ecologica Un primo progetto per lo svilup-po della pista ciclabile a Friburgo fu proposto già nel 1970. Da allora la città conta oltre 500 km

A Friburgo è stato progettato il primo quartiere solare ad energia positiva e un intero quartiere – il quartiere Vauban –

è stato sviluppato come insediamento ecologico modello

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Comunità consapevole

di piste ciclabili e oltre 5.000 posti bici su una popolazione di circa 2.150.000 abitanti.Oltre alla diffusione del mezzo ciclistico – che come si diceva è una delle caratteristiche della città – la regione di Friburgo si contraddistingue anche per una carta regionale dei trasporti molto conveniente, che favori-sce la mobilità con i mezzi pub-blici. Gli obiettivi sono molto ambiziosi: ridurre i gas serra del 40% entro il 2030.L’impegno ambientale ha influ-ito anche sulle aziende energeti-che locali, tanto che dal 2008 le utenze private possono usufruire di elettricità che non viene ali-mentata dalle centrali atomiche, ma è composta al 25% da ener-gie rinnovabili e al 75% da ener-gia prodotta da impianti di coge-nerazione. Diverso è comunque l’approvvigionamento energe-tico da parte delle imprese che per una buona parte dipendono ancora dall’energia nucleare.

Non tutto quello che luccica è verdeNonostante i molteplici esempi che rendono Friburgo una città modello, non mancano le ombre che rischiano di oscurare la sua bella immagine. Da qualche anno la potente lobby degli inceneritori ha costruito impianti che hanno avuto la meglio sui sistemi di smaltimento biologi-ci e meccanici, che sarebbero molto meno onerosi. Mentre

vengono infatti celebrate gli aspetti positivi degli inceneritori, viene sempre taciuto lo spreco di calore di 50 megawatt (che corrisponde a circa 120.000 litri di petrolio) che l’inceneritore provoca. Altra tematica ambientale molto sentita è il consumo del territo-rio, diventato molto pressante proprio per la crescente pres-sione demografica. La Toscana tedesca è infatti uno dei luoghi in cui le persone vorrebbero vivere e dove si trasferiscono più spesso, trovando qui una

dimensione più umana e natu-rale. La diretta conseguenza è però il forte incremento della popolazione, che rischia di compromettere gli importanti traguardi raggiunti. Sarebbe infatti un peccato se Friburgo si cullasse negli allori smettendo di perseguire i necessari obiet-tivi di un’autentica sostenibilità ed equità. Le premesse affinché questo non accada e che la città sia ammi-nistrata con sempre maggiore consapevolezza ci sono: uno dei segnali positivi in questo senso è la nascita del primo gruppo guida tipico delle Transition Town. Il primo transition trai-ning, che si è svolto a maggio, lascia supporre che la cittadinan-za riesca a riprogettarsi secondo un concetto di resilienza, semi-nando su un terreno già alquanto fertile.

Italo-tedesca, laureata in Scienze Geologiche, ha fatto della sostenibilità la sua mission personale e professionale. È co-fondatrice dell’Associazione Transition Italia che ha come principale obiettivo quello di diffondere l’approccio britanni-co sul territorio italiano. È particolarmente interessata alla dimensione del cambiamento culturale che sta alla base di tutte le ipotesi di decrescita e stili di vita sostenibili e ai meto-di di facilitazione. Ha collaborato come docente con diverse Università Italiane ed altri istituti di formazione.

Ellen Bermann

All’entrata di Vauban un cartellone accogli i numerosi visitatori: “Stiamo

creando il mondo che vogliamo”

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Vivere con3 kilowatt

Intervista a Giannozzo Pucci, editore ed ecologista

La redazione

Arginare i nostri consumi e diventare al contempo tutti produttori di energia: secon-do Giannozzo Pucci evitare che il collasso energetico all’orizzonte si trasformi in un disastro sociale e umano è possibile solo rimettendo in discussione i nostri concetti di bisogno e di limite.

Il problema della nostra dipendenza energetica da fonti fossili e nucleari si rivela ogni giorno sempre più scottante: qual è la sua visione dell’im-minente futuro energetico del pianeta? Siamo al collasso? Il modello sviluppista è stato costruito sulla concentrazione della produzione industriale e perciò sull’irresponsabilità e la dilapidazione di materie prime che sono diventate scarse una volta trasformate in merci. Fintanto che la scienza sfornerà tecniche per continuare nella mercificazione del petrolio, il collasso verrà rinviato anche se i prezzi aumenteranno. Ma solo il collasso potrà spingere le mag-

gioranze a cambiare paradigma economico e passare dall’econo-mia dello sviluppo a quella della stabilità. Evitare che il collasso coincida anche con un disastro sociale e umano è possibile costituendo degli avamposti per il domani.

Ivan Illich scriveva che “il passaggio dalla produttività alla convivialità è il passaggio dalla ripetizione della carenza alla spontaneità del dono”. Si

può prospettare un domani di convivialità energetica? In un nuovo paradigma econo-mico-sociale in cui l’agricoltu-ra, come dipendenza diretta e responsabile da un paesaggio specifico, ridiventi l’attività base

a cui tutte le altre si accordino, è essenziale ridurre le dimensioni del mercato, i bisogni essenziali e aumentare le attività conviviali basate sul dono.

In sostanza, come possiamo liberarci dal monopolio ener-getico e dal ricatto petrolifero? Diventando quasi tutti produttori di energia e limitando i nostri bisogni, il che è possibile solo ritrovando dei limiti educanti al ben vivere.

Prima della produzione di energia verde, occorre parlare di risparmio energetico: in che modo ognuno di noi può impegnarsi su questo fronte? Riducendo i propri limiti, i quali

Non ho mai avuto una televisione e non l’abbiamo neanche oggi,

vorrei evitare di indossare vite di altri e svestirmi della mia, rottamandola

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sono i veri stimolatori di una cultura materiale ecologica. Se non ho energia al di là di un certo limite, mi ingegnerò a risparmiarla, cioè a usarla nel modo più efficiciente possibi-le. Se ho un solo rubinetto in casa, avrò più scomodità ma

certamente inventerò dei sistemi molto efficienti per usarlo.

Lei cosa ha fatto, nel concreto? Da più di trent’anni ho con l’ENEL un contratto di 3 kilo-watt trifase che mi vieta di usare strumenti che assorbano più di un kW, per cui nella lavatrice

metto acqua calda riscalda-ta dalla caldaia a legna e dai pannelli solari d’inverno, e dai soli pannelli solari d’estate. La bolletta è molto contenuta e l’abitudine non fa provare alcun sacrificio, ma un senso di responsabilità che pone i piedi per terra.

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Se è possibile per le famiglie trovare un fattore di autolimi-tazione, quali sono le soluzioni per i comuni, le province e le regioni? Anche loro possono e quindi devono diventare produttori di energia puntando a consumare quella che producono e devono cominciare a ridurre i kilowatt dei contratti nei loro edifici.Ma la politica ha un dovere in più, anche se di solito chiude la stalla quando i buoi sono scap-pati. Infatti sono pochissimi i politici che hanno il coraggio di andare contro corrente e svolgere una funzione di mae-stri delle comunità che gover-nano, rischiando la rielezione (“Dicesi commerciante colui che vuole contentare i gusti dei suoi clienti; dicesi maestro colui che vuole contraddire e mutare i gusti dei suoi clien-ti”, da una definizione di don Milani). Quando la scienza, la tecnica, l’economia, la pubbli-cità e l’ideologia sociale dello sviluppo mirano ad abbattere i

limiti producendo nuove libertà individuali con sempre nuovi rovesci di inquinamento morale e materiale, la politica dovrebbe imporre per legge i limiti social-mente necessari. Se si consente che macchine capaci di una velocità di 320 km/h entrino in zone dove la velocità massima dovrebbe essere di 120 km/h, i cartelli e persino gli autovelox servono a poco. Liberarsi degli sprechi significa liberarsi di tutti gli oggetti inutili e anche di alcuni che oggi riteniamo neces-sari. Ma diversi tipi di compor-tamenti irrazionali non possono essere lasciati ai singoli, devono essere espulsi dalla società inte-ra – come successe per le dome-niche senza traffico – e questo lo possono fare solo i governanti. La gente sarà più felice, ma non potrà esserlo senza una legge che gravi su tutti: l’economia si organizzerà di conseguenza.

La televisione consuma solo energia elettrica? Quali sono le

sue ragioni per imparare a farne a meno e a non averla in casa? La TV come il computer con-sumano il tempo, cioè la nostra vita, solo che la televisione è del tutto non necessaria e in più consuma la nostra cultura mate-riale, sociale e morale come pochi altri strumenti. Non ho mai avuto una televisione e non l’abbiamo neanche oggi, vorrei evitare di indossare vite di altri e svestirmi della mia, rottaman-dola.

Quali libri consiglierebbe ai nostri lettori per imparare la filosofia del risparmio – non solo quello energetico? Per cominciare Quattro argo-menti per eliminare la televi-sione di Jerry Mander. Poi tutto quello che si trova di Wendell Berry, di Vandana Shiva, di Maurizio Pallante, di Masanobu Fukuoka e di Teddy Goldsmith. Da qui la strada se la devono cercare da soli in base alle trac-ce trovate.

Direttore della LEF (Libreria Editrice Fiorentina), dal 2004 pubblica L’Ecologist, versione italiana della rivista inglese The Ecologist che conta ormai sette redazioni in tutto il mondo.

Abbiamo intervistato Giannozzo Pucci

Cosa leggere

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Wendell BerryLa Rivoluzione del Contandino ImpazzitoLibreria Editrice Fiorentina, 2009

Jerry ManderQuattro argomenti per eliminare la televisioneDedalo, 1995

Se non ho energia al di là di un certo limite, mi ingegnerò a risparmiarla cioè a usarla nel modo più efficiente possibile

Rifiuto, riuso, riciclo

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Mangiatoie per uccelliQuali acquistare e come costruirle da sé per attirare gli uccelli nel proprio giardino

Un semplice sistema in uso per attirare gli uccelli in giardino consiste

nell’installazione di mangiatoie, in cui possono essere collocati vari alimenti. A queste mangiatoie, di forma perlopiù tubolare, affluisce una grande quantità di uccelli, che per alimentarsi sono costretti a sostare spesso aggrappati alla rete elettrosaldata a maglie strette, che ne costituisce la parte laterale, permettendo una facile e buona osservazione delle varie specie. Strutture artificiali di questo tipo si trovano in commercio in diversi materiali, colori, forme e capacità. L’invito è rivolto sempre all’acquisto di modelli abbastanza grandi, che possano contenere almeno una quantità di semi corrispondenti alla capacità di un litro. Infatti, su una superficie maggiore gli uccelli si distribuiscono meglio, senza troppi litigi ed è possibile osservarli anche in gruppo. Inoltre, una maggiore capacità permette una prolungata durata degli alimenti, i quali, altrimenti, andrebbero sostituiti anche solo dopo un paio di giorni dal rifornimento. Se non si trovano in commercio i tipi maggiorati,

si può sempre optare per 2-3 strutture di minor contenuto, da collocare più o meno vicine tra loro. Nell’acquistare questo pregevole tipo di mangiatoia occorre osservare bene che la saldatura della rete sia eseguita ad opera d’arte, cioè che non presenti fessure al punto di sutura tra le due parti giustapposte. Se le sezioni non sono ben saldate tra loro, capita sovente di osservare uccelli con le zampe lussate e/o spezzate.

Questo fatto porta gli animali a sicura morte.

La mangiatoia auto-costruitaUn altro tipo di mangiatoia, molto in uso, anche perché è di agevole costruzione, è costituito da un vassoio di legno, coperto da un tettuccio, sostenuto da quattro colonne dello stesso materiale. Una struttura di questo tipo ha il vantaggio di poter essere costruita in proprio, oltre che essere rifornita con alimenti diversi, tra cui semi

Saper Fare

Sergio Abram

Pettirosso

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58 Consapevole

di girasole, semi vari, frutta secca, briciole di dolci e di pane, pezzetti di grasso animale. Gli svantaggi sono rappresentati dal veloce svuotamento del vassoio con il conseguente rifornimento perlopiù giornaliero, dal possibile contatto degli

alimenti con gli escrementi, dato che gli uccelli possono entrare nella mangiatoia, e dall’imbrattamento dell’area sottostante con i tegumenti dei semi. Questo tipo di mangiatoia abbisogna di costante rifornimento e di periodica e

minuziosa pulizia, al fine di evitare l’insorgenza di malattie tra gli animali che vi accedono.

La mangiatoia a siloAccanto a questi due tipi ve ne sono altri, tra cui quello di materiale plastico o di policarbonato di forma tubolare con fori lungo le pareti per l’estrazione dei semi da parte degli uccelli, che sostano su sostegni alla base dei fori. In pratica si tratta di una mangiatoia a silo, che, affinché funzioni al meglio, deve essere rifornita solo con semi di girasole, che le cince prelevano, andando poi a beccarli perlopiù sui rami degli alberi e dei cespugli. Per aprire i semi, li trattengono con una zampetta, picchiandovi sopra energicamente col becco, facendo schizzare via il tegumento, che cade a terra. Per tutte le sei specie di cince (cinciallegra, cinciarella, cincia mora, cincia dal ciuffo, cincia bigia e cincia bigia alpestre) è questo il modo per cibarsene, mentre gli uccelli granivori (verdone, fringuello, peppola, lucherino, fanello, frosone, passere ecc.) trattengono i semi nel becco e li aprono per schiacciamento.

Il luogo più adatto per la collocazione è nelle immediate adiacenze di alberi e arbusti, che con i loro rami proteggono

gli animali, che vi fanno visita, dall’assalto di predatori come gatti,

donnole, uccelli rapaci

Mangiatoia per uccelli

Mangiatoie a rete

Saper Fare

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Merli, ghiandaie e gazze, impossibilitati a prelevare i semi dalle mangiatoie chiuse, li raccolgono da quelle a vassoio o da terra e li inghiottiscono interi. La magiatoia-terapiaLa collocazione delle mangiatoie nei vari ambienti, assieme ai nidi artificiali, consente di attirare molte specie animali e di offrire loro alimentazione e sito riproduttivo. Alcune specie, attratte dalle mangiatoie e dalle cassette-nido, svolgono un ruolo importante per il contenimento d’insetti, topi e arvicole, indesiderati nelle aree coltivate. Nei centri abitati sono sovente installate nei pressi d’abitazioni private, di posti di lavoro, istituti scolastici, per disabili e per anziani, ma potrebbero trovare utile collocazione anche presso istituti di cura, ospedalieri e penali. In questi ultimi quattro tipi d’istituti, infatti, le persone ospitate potrebbero beneficiare notevolmente del potere terapeutico e riabilitativo delle mangiatoie (mangiatoia-terapia). Nei pressi delle abitazioni, spesso standosene comodamente seduti al caldo, accanto a una finestra, è possibile osservare bene gli animali, che per la loro condizione di affamati osano avvicinare gli umani come in altre occasioni non farebbero.

Come collocarleIl luogo più adatto per la collocazione è nelle immediate adiacenze di alberi e arbusti, che con i loro rami proteggono gli animali, che vi fanno visita, dall’assalto di predatori come gatti, donnole, uccelli rapaci ecc. La recinzione dei siti di alimentazione con reti metalliche a maglie larghe può essere di utilità per l’attacco da parte dei gatti. Dov’è possibile, è sempre consigliabile installare le mangiatoie elevate di almeno

un metro e mezzo dal terreno, al fine di rendere più difficili le irruzioni da parte dei mammiferi predatori. Alle strutture dotate di sostegno, se questo non è di materiale levigato, è opportuno anche applicare attorno allo stesso, a un’altezza adeguata dal terreno, una protezione (fascia o cono di metallo o di vetroresina, cintura di filo spinato o di ramoscelli

pungenti ecc.) per impedire che il gatto o altri predatori terrestri vi si arrampichino. Pochi animali utilizzano preferibilmente mangiatoie collocate sul terreno. Tra questi ci sono la passera scopaiola, lo scricciolo, il fringuello, il merlo e il pettirosso, che come i topi e le arvicole possono alimentarsi col cibo che altri animali fanno cadere a terra.

Ricercatore, sperimentatore, fotografo, scrittore e divulgatore naturalistico. È l’ideatore del termine e dell’agricoltura eco-consapevole e del metodo “Aula Abram”, un’aula didattica naturalistica all’aperto. È anche ricercatore e sperimentatore in ambito florofaunistico-ambientale e divulga le proprie esperienze in scritti, conferenze e corsi. È un sostenitore della biodiversità ovunque.Tra i suoi libri, tutti editi da Edizioni del Baldo, ricordiamo Fruttuferi. Melo e pero (scritto con Leopoldo Tommasi), Animali da cortile e Dio è tutto, tutto è Dio: tutti acquistabili su macrolibrarsi.it.Per info e contatti www.sergioabram.altervista.org;[email protected]

Sergio Abram

Mangiatoia con le cinciallegre

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60 Consapevole

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Pensiamo che i lettori di “Vivi consapevole” sappiano ormai già molto sull’energia solare da conversione per effetto fotovoltaico.

Quindi diamo per scontate molte informazioni (mo-duli fotovoltaici cristallini ed amorfi o a film sottile, posizione, inclinazione ed orientamento del campo fotovoltaico, conversione da corrente continua a corrente alternata grazie agli inverter, connessione alla rete elettrica) e cerchiamo, sperando di riuscirci, di fare alcune considerazioni utili e un po’ “diverse”. Cerchiamo anche di sbilanciarci ad immaginare come può evolvere la situazione a seguito delle recenti decisioni del governo.Sulle disposizioni dei campi fotovoltaiciLasciando da parte i grandi impianti a terra, limitan-do il discorso agli impianti nell’ambiente costruito (in particolare quello delle costruzioni civili), è noto che ci si aspetta ancora un forte incremento degli impianti solari integrati negli edifici. Oltre alla sostituzione delle coperture delle falde del tetto meglio orientate (o di parte di esse), interes-sante soprattutto se si sta costruendo una casa nuova o se si sta ristrutturando il vecchio tetto, o an-che al più semplice montaggio al di sopra delle falde esistenti, vi sono numerose applicazioni meno usuali ma ormai consolidate, per le quali esistono anche sul mercato tutta una serie di sistemi di fissaggio razionali ed efficaci.E’ il caso delle facciate verticali, anche se occorre dire che alle nostre latitudini, una superficie verticale orientata a sud raccoglie in un anno circa il 20% in meno della superficie orizzontale (che, a sua volta raccoglie circa il 10% in meno della inclinazione ot-timale). La considerazione vale anche per situazioni assimilabili (ad esempio la sostituzione o l’integrazio-ne delle ringhiere dei balconi e delle terrazze).Nella nuova edilizia, poi ci si può sbizzarrire con i si-stemi di parziale ombreggiamento (frangisole, tettoie), fissi o addirittura mobili (anche se la soluzione è più complessa e delicata, oltre che costosa). Interessan-te in questi casi anche l’impiego di moduli cristallini nei quali la parte non fotovoltaica è trasparente, per cui, anche giocando sulle interdistanze fra i moduli, si possono ottenere begli effetti di luce ed ombra. Ciò è possibile anche con moduli in film sottile che si presentano, in definitiva, come vetrate semi traspa-renti (i rendimenti energetici sono, come è compren-sibile, minori rispetto ai moduli tradizionali).

Sulla competizione solare termico e solare fotovoltaicoSiamo ben consapevoli del fatto che tutti siamo mol-to attratti dal dare preferenza al solare fotovoltaico perché l’energia elettrica è “nobile” rispetto all’ener-gia termica (come ci ricordiamo già dagli studi di fisica delle scuole medie). Lo si vede anche dagli impianti fotovoltaici che sempre più caratterizzano il nostro paesaggio urbano o suburbano.E’ tuttavia evidente che la tendenza a sovradimen-sionare (quando sia possibile, ovviamente) l’impianto fotovoltaico può limitare la diffusione degli impianti solari termici.Ciò avviene quando, avendo superficie ben orienta-ta disponibile, ipotizziamo di non “scambiare” con la rete l’energia annua che consumiamo (in pratica

puntando ad azzerare la nostra bolletta elettrica) ma di diventare dei veri e propri, anche se magari in pic-colo, auto-produttori che vendono l’energia alla rete.Probabilmente è sin troppo ovvio che converrebbe, per lo meno è il parere di chi scrive, dare priorità al solare termico, con riferimento alla produzione di acqua calda sanitaria, per poi verificare come sia meglio utilizzare lo spazio rimanente.La questione si fa più problematica se si vuole realiz-zare un impianto solare termico dedicato all’impianto di riscaldamento, perché lo spazio necessario è molto più grande, e la competizione si trasforma in effetti in “esclusione”.

Sulla convenienza futura del Conto Energia in ItaliaE’ noto che il nostro paese, partendo dall’esperienza germanica in particolare, qualche hanno fa ha adot-tato il sistema di incentivazione dell’energia solare fotovoltaica denominata Conto Energia.Semplificando un po’, riepiloghiamo che ogni kWh di energia elettrico prodotto da fonte solare viene compensato per 20 anni con un incentivo che inizial-mente era (facciamo riferimento ai piccoli impianti fra 1 e 3 kWp, per intendersi adatti alla autonomia elettrica annua di una o due famiglie un po’ attente ai consumi) in media di 0,445 €/kWh, poi calato a 0,44 €/kWh (2007-2008), a 0,4312 €/kWh (2009), a 0,422 €/kWh (2010).E’ contemplato nel meccanismo del Conto Energia che gli incentivi vadano via via ridotti nel tempo, in relazione all’abbassarsi dei prezzi degli impianti, fino a che non si completi un itinerario virtuoso che porta alla parità fra il costo del kWh da fonti rinnovabili con il costo da fonti fossili.Per questo il decreto del governo dell’agosto 2010 prevedeva per il 2011 incentivi che calavano ancora a 0,402 (1 quadrimestre 2011), a 0,391 (2 quadrime-stre 2011) e a 0,380 (3 quadrimestre 2011).I costi degli impianti sono calati nello stesso arco di tempo da circa 7000 €/kWp a 4500 €/kWp. In prati-ca (e schematizzando al massimo) gli incentivi sono calati del 15% mentre i costi degli impianti del 35%.E’ bene ricordare comunque che l’obiettivo non è solo economico; un Conto Energia mira a favorire la competitività di una fonte ritenuta utile alla società, fino al momento in cui la dinamica dei costi e della scala di diffusione degli impianti renda la tecnologia stessa matura e capace di coprire significativa parte del fabbisogno energetico nazionale.Ora, il governo ha preso tutti alla sprovvista, annul-lando il decreto 2010 (Terzo Conto Energia) per pre-disporre un nuovo decreto, e ciò ha inevitabilmente creato il panico nel settore dell’energia solare.E’ sperabile però (e anche presumibile) che nono-stante un ulteriore riduzione anche drastica dell’in-centivo la tecnologia solare ormai in corsa continui a correre.

Ing. Mario Volante ([email protected])Ing. Bruno Montali – QubiQ ([email protected])

ENErGIA SoLArE foToVoLTAICA

Informazione pubblicitaria

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62 Consapevole

Valerio Pignatta

Radioattività: come cipossiamo proteggere?I rimedi naturali e le integrazioni alimentari per contrastare l’azione delle radiazioni

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Consapevole 63

Il terremoto e il conseguente tsunami che hanno devastato il Giappone nel marzo scorso hanno gravemente danneggiato, come sappiamo, anche la

centrale nucleare di Fukushima.

Le informazioni su quello che è accaduto, e che sta accadendo, sono state sin dall’inizio piuttosto sommarie e, di giorno in giorno, ci si è resi conto che l’incidente nucleare era di gravità superiore rispetto a quanto sostenuto dalle autorità giapponesi e internazionali.Solo molti giorni dopo l’incidente è stato riconosciuto il massimo grado di pericolosità e gravità alla situazione radiogena giapponese, e in pratica, da allora, le notizie si sono fatte, se è possibile, ancor più rarefatte o sono divenute addirittura (ultimamente) introvabili.Attualmente non si sa esattamente quale sia il livello di radiazioni effettivo che sta lentamente saturando il pianeta, acqua dell’oceano e aria comprese. Lo stato di emergenza nella centrale è tutt’altro che cessato e la fuoriuscita di sostanze radioattive potrebbe proseguire ancora per mesi.Il tentativo di tenere sotto controllo i reattori potrebbe, del resto, durare anni. Ricordiamo

che nella centrale nucleare statunitense di Three Mile Island, dove si verificò un incidente di grado 5 (della scala INES dell’AIEA – la Scala internazionale degli

eventi nucleari e radiologici dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica) nel 1979, sono ancora oggi in corso operazioni per mettere in sicurezza la centrale stessa: trentadue anni dopo. Credo di poter dire che non c’è un dato più significativo di questo per inibire una qualsiasi riflessione pro-nucleare. Trentadue anni sono più di un terzo di vita umana, ma per un isotopo radioattivo sono un battito di ciglia.Una Ong francese (il CRIIRAD, Commission de Recherche et d’Information Indépendantes sur la Radioactivité) insieme allo statale Institut de Radioprotection et de Sûreté Nucléaire (IRSN) hanno operato in sinergia effettuando analisi dell’acqua piovana e del latte animale per uso alimentare in Francia: il risultato ha spinto la stessa organizzazione e l’istituzione pubblica a sconsigliare il consumo di carne, latte, formaggi freschi e verdure a foglia larga. Ossia la radioattività è ormai presente sul territorio

europeo, sebbene al momento a livelli sopportabili, ma come la situazione potrebbe evolvere non è dato di sapere.

L’assunzione di iodioTra le varie strategie di “resistenza” che forse è possibile attuare, sicuramente quella “preventiva” può essere di grande utilità.Secondo alcuni medici, l’integrazione di iodio nella dieta quotidiana potrebbe essere una buona abitudine di questi tempi, al fine di saturare il livello di questo elemento presente nel corpo, così da scoraggiare l’assimilazione di quello radioattivo con cui eventualmente ci si trovasse a entrare in contatto.Le alghe in generale, e in special modo quelle kombu, sono un buon integratore di questo elemento.Alcuni medici consigliano tuttavia l’assunzione di iodio attraverso la cosiddetta soluzione di Lugol (che ne fornisce quantità decisamente superiori) ma secondo altri in questo caso si corre il rischio di iperstimolare la tiroide e di intossicarsi. Forse questa integrazione a base di ioduro di potassio potrebbe essere una soluzione cui ricorrere di fronte a un’emergenza di un certo rilievo e da considerare quindi solo come ultima chance in presenza di forti quantità di iodio 131 nell’ambiente circostante e/o nei cibi. I dati scientifici reperibili sembrano confermare che, assunto in dosi giuste e per il periodo solitamente indicato (e non di più), non ci sono problemi di particolare rilievo né effetti collaterali. Altri rimedi che possono essere utili a mantenere un organismo più sano di fronte ad eventuali attacchi di radiazioni sono il bicarbonato

Curarsi da sé

L’integrazione di iodio nella dieta quotidiana potrebbe essere una buona

abitudine di questi tempi, al fine di saturare il livello di questo elemento

presente nel corpo, così da scoraggiare l’assimilazione di quello radioattivo

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64 Consapevole

di sodio e il magnesio. Alcune ricerche sostengono che il primo si lega all’uranio eliminandolo dall’organismo e il secondo è ottimo per alcalinizzare, contrastando così l’azione delle radiazioni medesime. I rimedi omeopaticiGli antroposofi consigliano invece il rimedio Conchae, in tutte le forme/diluizioni, anche in bassa potenza. Esso è derivato dalla conchiglia dell’ostrica e tutto ciò che è guscio-protezione può, per la medicina steineriana, essere d’aiuto in questa situazione.In appoggio si può utilizzare Carbo betulae (Carbo vegetabilis) alla 3-5-7 o 15 CH. Essa ha capacità assorbente e quindi ottima in questo caso. Altri rimedi omeopatici standard in questi frangenti sono Radium bromatum e Iodum (quest’ultimo magari alla 7 CH).Una integrazione di antiossidanti del pari può essere valida, dato che la vitamina C e il selenio in particolare hanno un potere eccezionale contro situazioni di intossicazioni di qualsivoglia natura, per non dire del glutatione che è un autentico chelante di radicali liberi che agisce proprio attraverso la tiroide. Fitoterapia, macrobiotica e omotossicologia anti-radioattivitàI floriterapeuti consigliano invece Walnut, che tra i fiori di Bach potrebbe essere quello che organizza una miglior difesa. Oppure Yarrow Environmental Solution dei fiori californiani che è una miscela messa a punto, nella sua prima formulazione (oggi potenziata), proprio in occasione della nube radioattiva di Chernobyl. Alcuni fitoterapeuti spingono invece su

un protocollo a base di rauwolfia ed eleuterococco (vedi www.scienzanatura.it). Anche l’argilla è un buon elemento assorbente (per uso interno).I macrobioti consigliano anche il miso, ricco di vitamine del gruppo B (oltre alle alghe) e potente agente disintossicante per le radiazioni di cesio.In omotossicologia un buon protocollo potrebbe essere quello del dott. L.M. Monsellato a base di Gamma Prodif (gocce) e Gamma Hemo (compresse) abbinati agli oligoelementi Rame-Oro-Argento in fiale (vedi www.marcellomonsellato.it).Al tutto si può aggiungere l’uso del sale rosa dell’Himalaya che assorbe le radiazioni e ne accelera l’eliminazione.

Niente centrali: la prima prevenzioneTutte queste soluzioni possono essere di aiuto nel far fronte all’eventuale aumento della radioattività e al pericolo di esposizione a cibi o acqua radioattivi, ma va anche ricordato che di fronte a determinati livelli di radiazioni non è possibile fare chissà cosa. L’unico reale ed efficace rimedio è di tipo preventivo ed è lo smantellamento di ogni centrale nucleare e la rinuncia all’utilizzo di un’energia che l’essere umano non è in grado di controllare e che nuoce gravemente alla salute del pianeta e di tutti i suoi esseri viventi. O si previene l’utilizzo di energia nucleare o ci sarà ben poco da curare.

I rimedi proteggi-radiazioni n Integrazione di iodio – alga kombun Integrazione di magnesion Integrazione di bicarbonato di sodion Rimedio antroposofico Conchaen Rimedi omeopatico Radium bromatum e Iodum

(quest’ultimo magari alla 7 CH)n Integrazione di antiossidanti (vitamina C, selenio,

glutatione)n Fiori di Bach – Walnut n Fitoterapia – protocollo a base di rauwolfia ed

eleuterococco (www.scienzanatura.it) n Macrobiotica – assunzione di miso

Curarsi da sé

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Consapevole 65

Nei primi due anni e mezzo di vita, ogni bambino produce una quantità di rifiuti

pari a circa una tonnellata e mezzo di pannolini, con un impatto ambientale analogo a

quello di un’automobile che percorra tre mila chilometri. Ogni giorno in Italia vengono utilizzati almeno sei milioni di pannolini usa e getta, che in un anno corrispondono a 2 miliardi e 190 milioni di pannolini di plastica. I pannolini

prodotti in Europa ogni anno corrisponderebbero a un edificio alto 800 metri per una superficie di un ettaro.Oltre a questo, l’impatto ambientale del ciclo produttivo di un pannolino usa e getta è elevatissimo rispetto a

Pannolini lavabili: come sceglierli?

Claudia di pannolinilvabili.info

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66 Consapevole

quello di un pannolino lavabile: 3,5 volte in più di energia, 8 volte in più di materie prime

non rinnovabili, 90 volte in più di risorse rinnovabili, 2,3 volte in più di acque di scarico, 30 volte in più di rifiuti solidi. Per produrne 500 occorre abbattere un albero di medie dimensioni. Nella fase produttiva consumano un’enorme quantità di risorse naturali: energia, acqua, polpa

di legno, plastica, idrogel ecc. Vengono inoltre abitualmente sbiancati al cloro.Infine, lo smaltimento: i pannolini usa e getta abbandonati nell’ambiente (o in una discarica) necessitano di 500 anni per degradarsi. Se bruciati, essendo di plastica, liberano diossina.

Tante tipologie e modelli I pannolini lavabili oggi sono molto diversi dai vecchi ciripà che usavano le nostre nonne e le nostre mamme. I ciripà esistono

ancora, e sono molto apprezzati specialmente per i neonati, ma sono stati inventati modelli più semplici da usare, più assorbenti e più veloci ad asciugare.Ogni tipo e modello presenta i suoi punti di forza e punti di debolezza e, come accade in tutte le scelte di acquisto,

Lavabili: perché utilizzarli

Per una famiglia scegliere di usare i pannolini lavabili può avere diverse motivazioni.Mettiamo al primo posto un principio etico: che ogni genitore desidera il meglio per il proprio bambino e che quindi non può desiderare per il suo futuro un mondo inquinato. Se i genitori scelgono i pannolini usa e getta, in un certo senso rendono il piccolo un “inquinatore” sin dalla nascita. Questo principio tuttavia è solo un aspetto della scelta, cui si affiancano benefici molto più tangibili:

A. Benefici economici: i pannolini lavabili costano dai 200 agli 800 euro (a seconda del modello che si sceglie) dalla nascita al vasino, contro i 2.500-3.000 euro spesi nello stesso periodo di riferimento (due anni e mezzo circa) per pannolini usa e getta. Anche considerando il costo del sapone e dei lavaggi (che possono essere effettuati insieme al resto del bucato) il risparmio è comunque considerevole.

B. Benefici medico-sanitari: con i pannolini lavabili la pelle del bambino viene a contatto con tessuti naturali e traspiranti, a differenza dei pannolini tradizionali composti da sostanze chimiche, spesso sbiancati al cloro e cosparsi di prodotti chimici che li rendono ultraassorbenti e anti-arrossamento.

Due Pezzi - (detti anche All in 2 o

AI2). Sono pannolini composti da

una parte interna assorbente alla

quale va sovrapposta una mutandi-

na impermeabile

All in One - (o anche AIO). In questi

pannolini la parte interna assorben-

te e quella esterna impermeabile

sono cucite insieme, formando un

solo pezzo.

Pocket - Come il nome suggerisce,

sono pannolini a tasca, formati da

uno strato esterno in PUL a cui è

cucita la parte interna in pile. Nella

tasca si inserisce uno o più inserti

assorbenti, a seconda delle neces-

sità di assorbenza.

I pannolini prodotti in Europa ogni anno corrisponderebbero a un edificio alto 800

metri per una superficie di un ettaro

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si tratta di aspetti relativi al punto di vista di uno specifico consumatore: quello che ci preme sottolineare è che tutti i sistemi si caratterizzano per praticità e funzionalità, che in definitiva sono comodi da usare e inoltre confortevoli per il bimbo dal punto di vista anatomico.La disponibilità di tanti modelli offre ai genitori la possibilità di scegliere il sistema/tipo più adatto alle proprie abitudini, agli spazi della casa, alla propria sensibilità, e quindi di intraprendere un’esperienza nuova che si riveli valida nel tempo e che sia oggetto di “passaparola” positivo di famiglia in famiglia.Esistono tre “sistemi” di base:1. Due pezzi (all in 2);2. Pocket;3. Tutto in uno (AIO = all in one).

Due pezzi – all in 2I pannolini due pezzi sono pannolini che hanno la parte assorbente (ad es.: ciripà, muslin, prefold, sagomato, fitted) separata da quella impermeabile. Questa caratteristica permette al pannolino di asciugarsi più rapidamente rispetto ai sistemi in cui gli strati sono cuciti tutti insieme.Esistono diversi tipi di parti interne assorbenti. Alcune hanno la chiusura facilitata

con il velcro o con i bottoncini e sono molto semplici da usare, ma altre richiedono di apprendere la vera e propria arte di ripiegare i tessuti assorbenti.

PocketI pocket sono pannolini a tasca, costituiti da uno strato esterno in PUL (Poliuretano Laminato) cui è cucito uno strato interno in pile. All’interno della tasca vengono inseriti gli inserti assorbenti. Sul mercato si trovano in diversi tessuti (cotone, bambù, canapa, microfibra) e tessiture (spugna, jersey, flanella), ma si possono utilizzare con successo anche semplici asciugamani ripiegati o altro, purché siano tessuti assorbenti. A contatto con la pelle c’è una fibra sintetica, che però ha il vantaggio di non irrigidirsi con i lavaggi, piacevole sulla pelle e con una funzione drenante: l’umidità viene assorbita dallo strato assorbente sottostante, lasciando la pelle del bambino asciutta.

All in one Gli all in one sono i pannolini più simili agli usa e getta, perché sono già pronti all’uso, senza dover aggiungere inserti o mettere spille, mutandine o altro. A seconda dei modelli possono avere la chiusura con il velcro o con i bottoncini. I tessuti sono gli stessi usati per le altre tipologie di pannolini: PUL all’esterno per garantire l’impermeabilità, cotone, canapa, bambù o microfibra per la parte assorbente. A contatto con la pelle solitamente è presente uno strato di pile che drena la pipì, lasciando la pelle relativamente asciutta e facilitando le operazioni di pulizia in presenza di feci. Gli ultimi modelli in commercio hanno la parte assorbente attaccata alla mutandina con dei bottoncini, rendendo più veloce la fase di asciugatura del pannolino stesso.Con tutti e tre i sistemi è davvero pratico inserire un inserto monouso in cellulosa

Flanella di cotone Spugna di Bambù Pul

Se i genitori scelgono i pannolini usa e getta, in un certo senso rendono il

piccolo un “inquinatore” sin dalla nascita

Bambini e Genitori

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di carta biodegradabile che trattiene la maggior parte delle feci e che può essere gettato direttamente nel water, semplificando di molto la pulizia del pannolino lavabile.

Pregiudizi culturali da sfatare Nonostante gli innegabili vantaggi e anche la praticità d’uso dei modelli di pannolini lavabili oggi disponibili in commercio, la loro diffusione in Italia è ancora piuttosto limitata

– non ci sono studi di settore, ma il dato si può facilmente dedurre dall’esperienza che ci circonda, dove è difficile vedere bambini con pannolini lavabili. Gli ostacoli alla diffusione dei pannolini lavabili sono principalmente collegati a luoghi comuni di tipo culturale ed economico, fondati su premesse errate, quali da un lato la convinzione che non siano igienici e dall’altro che costino come i pannolini tradizionali, sovrastimando l’impatto dei lavaggi e dei saponi. A questi luoghi comuni si aggiungono alcuni deterrenti di ordine pratico: in primis la difficoltà di reperirli nei negozi, per cui i genitori che vogliono usarli deveno adeguatamente informarsi e avere consuetudine con internet e gli acquisti on line; ma non bisogna dimenticare il fatto che negli asili nido non vengono utilizzati, perché il loro impiego determinerebbe cambiamenti gestionali e organizzativi di un certo impatto. Inoltre, spesso si tende a pensare che la gestione domestica dei pannolini lavabili richieda troppo sforzo e troppo lavoro, quando invece l’esperienza di tutti i genitori che li hanno scelti testimonia si tratti di semplicemente di instaurare una piccola routine.

Per dare informazioni, far confrontare opinioni e aiutare i genitori che vogliono intraprendere questa strada è nato da alcuni anni il portale pannolinilavabili.info che, senza scopo di lucro, è diventato il punto di riferimento in Italia sui pannolini ecologici. www.pannolinilavabili.info

Il portale pannolinilavabili.info

Tutti i sistemi si caratterizzano per praticità e funzionalità: sono comodi da usare e inoltre confortevoli per il bimbo

dal punto di vista anatomico

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Svezzamento…da pannolino

Tappa obbligata nello sviluppo dell’autonomia dei nostri bimbi, banco di prova della nostra capa-cità di ascolto, dialogo e

collaborazione con loro: l’abban-dono del pannolino avviene oggi con tempi sempre più dilatati, complice la comodità dei panno-lini usa e getta. Certamente ogni bimbo ha i suoi tempi, che vanno assolutamente compresi e rispet-tati, e il percorso dal pannolino al vasino può essere lungo, tortuoso e fatto di un passo avanti e uno indietro – soprattutto in situazio-ni particolari come l’arrivo di un fratellino, un divorzio, un traslo-co. Ma è giusto chiederci se il progressivo posticipo dell’uso di vasino, riduttore e water sia più un’esigenza dell’adulto che del bambino: sì, perché portare un bambino a questo cambiamento richiede una certa dose di tempo e di energie da dedicare esclusi-vamente a lui, tempo ed energie che oggi risultano essere beni di lusso per i genitori. I libri Il mio bambino non mi fa la cacca nel vasino di Sara Letardi (Bonomi) e Via il panno-lino! di Elena Dal Prà (Il leone

verde), ci aiutano a ricollocare lo spannolinamento in quelli che sono – nella maggior parte dei casi – i tempi fisiologici del bambino, ovvero tra i 18 e i 24 mesi. Inoltre ci propongono di intraprendere l’impresa con il sorriso sulle labbra e con quel-la infinita dose di pazienza e comprensione che caratterizza mamme e papà. L’approccio di educazione al vasino sugge-rito dalle due autrici è simile e rispettoso della natura del

bambino, che deve poter vivere la nuova tappa evolutiva come una conquista personale e non come un’imposizione dell’adulto, ottenuta con metodi coercitivi: Elena Dal Prà ci ricorda come i problemi che hanno a che fare con lo svezzamento da pannolino sono molto frustranti e sono una

delle cause più frequenti di mal-trattamento dei figli. Allora pronti per iniziare que-sta nuova avventura insieme ai vostri piccoli? Ecco cosa vi occorre:

- circa 15 paia di mutandine in cotone,

- altrettanti pantaloncini, - uno dei libri sopra citati, che vi sia di sostegno nei momenti di difficoltà,

- un libro per il vostro piccolo, che lo aiuti e incoraggi e sedersi sul vasino. Il mio consiglio: l’esi-larante Posso guardare nel tuo pannolino (Edizioni Clavis).

I problemi che hanno a che fare con lo svezzamento da pannolino sono molto frustranti e sono una delle cause più frequenti di maltrattamento dei figli

Verso il vasino: una tappa importante dello sviluppo del bambino e della vostra relazione con lui

Marianna Gualazzi

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70 Consapevole

Campi estivi in fattoria didatticaL’esigenza di scuole estive è sempre più sentita dai tanti genitori che lavorano a tempo pieno tutto l’anno. Eppure spes-so la scelta dei campi scuola è ridotta all’unica possibilità di iscrivere il bambino nella stessa scuola che frequenta durante l’inverno, le cui strutture sono spesso inadeguate a ospitare le attività che si possono svolgere in estate all’aria aperta. Una validissima alternativa è rappre-sentata dalle fattorie didattiche: su tutto il territorio nazionale ne sono state censite e formalmente riconosciute 1.189 e molte di esse offrono nel periodo estivo campi per i bambini a partire dai 4 anni, un’esperienza imperdibi-le di contatto con la natura e di apprendimento. Per trovare la fattoria didattica più vicina a casa tua e per info sui campi estivi è possibile con-sultare il portale delle fattorie didattiche: www.fattoriedidattiche.biz.

Il cesto dei tesori Un gioco “auto costruito” per bimbi dai 6 mesi ai 3 anniIl cesto dei tesori affascina da sempre tutti i bambini, a partire dai sei mesi di età – o meglio da quando il bimbo riesce a mantenere saldamente la posi-

zione seduta – fino ai tre anni. Realizzarlo è semplice e veloce, dato che il cesto è costituito da oggetti di uso comune, quasi sempre presenti nelle nostre case. Ecco cosa occorre: l un cesto di vimini di medie dimensioni da riempire con: l un cucchiaio di legno l nastri di raso l nastri di rafia l pezzi di spago l pezzetti di stoffa, l tappi di sughero l legni rac-colti in campagna l conchiglie prese al mare l sassi l un uovo di legno per rammendare l una guarnizione da macchina del caffè l uno spazzolino l un ela-stico… e tanto altro ancora. Ogni mamma e papà può dare libero sfogo alla propria fantasia riempiendo il cesto con i mate-riali e gli oggetti che ritiene più adatti all’età e al temperamento del bambino. Buon gioco a tutti!

Osservare gli insetti: la lente di ingrandimento entomologicaCatturare e osservare gli insetti vivi – e poi chiaramente lasciarli andare – è un’attività diverten-tissima per i bimbi, che possono apprezzare le mille forme e i colori della natura. Andar per prati e boschi in estate alla ricer-ca di grilli, cavallette, coleotteri, coccinelle può essere davvero una fantastica avventura. Per

farlo è utilissimo avere una lente di ingrandimento entomologica per insetti vivi, che permette di esaminare con attenzione i det-tagli di insetti e artropodi cattu-rati. È possibile acquistarla su: www.doctorkraken.it.

Cosa leggereI libri per lo spannolinamento

Cercalo su:www.macrolibrarsi.it

Sara LetardiIl mio bambino non mi fa la cacca nel vasino Come aiutare il proprio figlio a diventare grandeBonomi Editore, 2010 Elena Dal PràVia il pannolino! Come dare l’addio al pannolino in una pro-spettiva educativa, etica ed ecologica Il leone verde, 2011

Guido Van GenechtenPosso guardare nel tuo pannolinoEdizioni Clavis, 2010

Dire, fare, giocare

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Consapevole 71

Burkina Faso La danza della vita Un viaggio per girare un documentario diventa l’occasione per scoprire un nuovo Paese e se stessi

Quando incontrai Michele Dotti, nel 2008, decidemmo di realizzare un documentario

sul Burkina Faso. Michele lo conosce molto bene. Da 15 anni, infatti, organizza viaggi di turismo responsabile e si è per-sino sposato con una donna del posto. Io non ne sapevo nulla. E proprio questo mi affascinava. Raccontare un Paese sconosciuto ai molti. Poche settimane dopo

abbiamo coinvolto nel progetto anche Andrea Boretti, ed è inizia-ta l’avventura. Abbiamo quindi cominciato ad interrogarci sul come far arrivare un contenuto di nicchia al pubblico generali-sta. Ed ecco che ci è apparsa la soluzione: usiamo un linguaggio pop! Realizziamo una specie di reality show, solo che invece che di pettegolezzi e litigate lo riempiamo di contenuti. Via via, il progetto si è andato definendo ed ecco che è nato

Sambiiga – Altro fratello. Un pro-getto di comunicazione integrata (radio, web e tv) su un viaggio di turismo responsabile, lanciato da T-ERRE (Turismo responsa-bile) in collaborazione con Mani Tese e sostenuto dalle realtà del commercio equo e solidale come Commercio Alternativo, il Cem Mondialità, la Fondazione Culturale Responsabilità Etica e Chiama l’Africa. Quello che segue è il diario di viaggio di quell’esperienza.

Daniel Tarozzi

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72 Consapevole

Giorno 1: l’arrivoAtterriamo in Burkina il 24 dicem-bre 2009. Strano trovarsi in Africa a Natale. Niente neve, niente Babbo Natale, niente negozi, né lucine luminose. La vigilia l’abbia-mo trascorsa in gran parte in volo. A Ouagadougou, la capitale, è venuto a prenderci Michele Dotti. È sposato con una donna di qui (Jeannette) e insieme hanno gene-rato due splendidi bimbi italo-bur-kinabè. Tutta la famiglia è scesa in Africa per questo Natale. Ad accompagnarci, quindi, non avre-mo solo una guida, ma quattro!La prima sera siamo un po’ spae-sati. Michele ci conduce in alber-go. Che caldo che fa! La prima notte passata nella capitale non è stata delle più semplici. La stanza

sembra spartana e la stanchezza è molta. Ma è solo l’inizio e lo spirito è positivo.Neanche il tempo di addormentarci ed è già Natale. Ed eccoci qui, seduti sotto l’ombra di un albero a guardare centinaia di locali presenziare alla messa. Una messa lunga oltre tre ore. Noi, unici bianchi, ci aggiriamo curio-si e affascinati dai canti che proven-gono dalla Chiesa stracolma. Finita la

celebrazione Michele e Jeannette ci portano a trovare amici e paren-ti. Sono tanti, e dispersi nei vari angoli della città. Ovunque andia-mo ci vengono offerti cibo (per lo più pollo e patate) e bevande (coca cola, acqua, birra). Qui la gente non ha niente, eppure ti da tutto. È il primo giorno, ma abbiamo già cominciato ad imparare...

Giorno 3, profondo Est, ovvero TangayeNatale è passato e noi ci dirigia-mo nel profondo Est del Burkina. Dopo centinaia di chilometri di strada asfaltata (senza curve), giriamo su un sentiero sterrato. Nessuna luce artificiale si scor-ge all’orizzonte. “È la bellezza dell’Africa!” E in effetti la bellez-

za del buio è notevole. Scendiamo dal pulmino distrutti dal viaggio ma curiosi di esplorare il luogo in cui trascorreremo i prossimi sei giorni. Il primo impatto è meravi-glioso. Ci troviamo nel villaggio di Tangaye e il nostro alloggio è presso il Campement “Sougrì noma”: una struttura circolare, fatta di mini (veramente mini) capanne. Ognuna può contenere due o tre persone. Ad illuminarci, delle lampade ad olio. Questa è l’Africa che cercavo. Niente rumore, traffico, macchine, stress. Niente luce elettrica, costruzioni, sovrastrutture. Solo noi, la terra sotto di noi, il cielo sopra di noi e... i burkinabè! Nei giorni che tra-scorriamo qui cogliamo l’occasio-ne per incontrare i responsabili dei gruppi del villaggio, far visita agli anziani e scoprire i luoghi sacri tradizionali.Al rientro nella capitale passiamo per Laongo, dove ammiriamo il parco delle pietre scolpite, un vero e proprio museo a cielo aperto, che sorge in una zona comple-tamente desolata. Le rocce sono il frutto del lavoro di circa venti artisti africani che negli anni ’80 si riunirono qui per scolpire nella roccia granitica opere uniche.

Giorno 12, il tè nel desertoDopo una settimana nell’Est ci siamo spostati nel Nord. Qui il paesaggio è via via cambiato. Ora siamo nel deserto del Sahel. Un deserto vero, fatto di dune stermi-nate, dromedari (indimenticabile il nostro giro in dromedario, io temevo di cadere ad ogni passo) e popolazioni fiere e selvatiche. Prima dell’arrivo nell’accampa-mento Tuareg dove dormiremo, ci fermiamo al mercato di Kaya, celebre per la lavorazione del cuoio e delle pelli. In serata arri-viamo all’accampamento:

Eco Viaggi

Qui la gente non ha niente, eppure ti da tutto

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Consapevole 73

Eco viaggi

Huttopia – Canada

le nostre “abitazioni” sono capan-ne tradizionali di legno. Come pavimento la sabbia. La notte fa freddo, qui c’è una grande escur-sione termica. Alle sei il sole cola a picco e, mentre le stelle comin-ciano a riempire il cielo sopra di noi si accende un grande falò e si comincia a preparare il tè.

La cerimonia del tè può durare molte ore. Si sta tutti intorno al fuoco (dopo aver cenato) e ci si racconta le esperienze vissute in quel giorno. Il tempo sembra fermarsi e un attimo si fa eterno. Nei giorni successivi visitiamo le sette moschee di Bani e la miniera d’oro di Essakane, impressio-nante nella sua dimensione (è la miniera più grande del Paese): qui i minatori cercano l’oro in buche scavate a mano fino a 50 metri di profondità.Lasciamo i minatori e ci dirigiamo verso Gorom Gorom, la capitale del Sahel, dove si svolge il grande mercato del giovedì, celebre per

l’incontro dei mille popoli, dai Peuhl ai Bellà, dai Tuareg agli Haussà del Niger. Poco distante, fra le mille dune di sabbia si nascondono gli scavi archeologici di Oursì Hu-Beero, considerati i più importanti dell’Africa intera.

Giorno 15, ed improvvisamente si fece tutto verdeLasciato il Nord ci spostiamo nell’Ovest. Eravamo razional-mente preparati al cambiamento, eppure scorgere foreste e fiumi è stato stupefacente. Ieri mattina all’alba siamo andati in cerca degli ippopotami sul lago Tangrelà, immerso nelle ninfee. Non li abbiamo incontrati, purtroppo, ma il destino ci ha ricompensato il pomeriggio: a pochi metri da noi, infatti, hanno sfilato circa 15 ele-fanti. Un’emozione difficilmente trasmissibile con le parole. Dopo una sosta a Ouahabou per visitare

l’antico palazzo reale e la moschea costruita in bancò (argilla), prose-guiamo per Boromò, dove potre-mo fare il bagno sotto la cascata. Camminiamo per circa un’ora in mezzo ad una foresta di alberi altissimi. Ed ecco il fiume, ecco la cascata. Questo è il Burkina Faso: il Paese delle sorprese. Nei giorni seguenti ci spingiamo ancora più a Ovest, a Beledougou, dove in mezzo ai campi di canne da zucchero sorgono i “duomi di Fadedougou”, delle particolari conformazioni rocciose della zona. Vento e acqua insieme hanno modellato una moltitudine di torri e collinette di arenaria striata, cre-ando un panorama mozzafiato. Sulla strada del ritorno ci siamo fermati a Boni, dove abbiamo ammirato la splendida chiesa cattolica il cui portale è a forma di maschera a serpente della tribù dei Bobo: un esempio di grande sincretismo!

Giorno 18, il ritornoRitorniamo nella capitale, in serata si riparte. Con il viaggio termina il ricordo di un sogno di mezzo-inverno. Un sogno chiamato Burkina Faso, il Paese degli onesti, di Paul e Jeannette, del deserto e della foresta, dei paesi senza luce elettrica, della sabbia e del miglio. Un Paese dai mille contrasti in cui il contrasto più grande è quel-lo che pulsa nei nostri cuori e a distanza di mesi batte, batte, batte. Un tamburo lontano. Un tamburo africano. Un ritmo sfrenato, dolce, passionale, intenso, infinito. Un ritmo burkinabè.

Notizie dal wwwPer leggere il reportage completo sul viaggio in Burchina Faso: www.altrofratello.it

Questa è l’Africa che cercavo. Niente rumore, traffico, macchine, stress. Niente luce elettrica, costruzioni,

sovrastrutture. Solo noi, la terra sotto di noi, il cielo sopra

di noi e... i burkinabè!

Daniel Tarozzi è giornalista e documentarista esperto di temati-che ambientali e nuovi stili di vita. Ideatore del giornale web www.terranauta.it, autore del libretto allegato al Dvd Il Mondo secondo Monsanto (edito da Macro Edizioni) e curatore delle pubblicazioni allegate ai DVD di Mt0. Attualmente è direttore del giornale online il www.cambiamento.it, da lui ideato nel settembre 2010.

Daniel Tarozzi

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74 Consapevole

Jacques El lu l (1912-1994) è stato un pen-satore iconoclasta l ibertar io, cr ist iano protestante, nonché

consulente del Consigl io Ecu-menico del le Chiese francesi e professore universitar io di stor ia del dir i t to. Ha dedi-cato la sua vita al lo studio del la tecnica e a come essa inf luenzi la società umana, sia direttamente che indiret-tamente. I l s istema tecnico. La gabbia del le società con-temporanee fa parte di una tr i logia sul tema e rappresen-ta tra i tre volumi quel lo sicu-ramente più signi f icat ivo.Per El lu l la tecnica è i l s istema che maggiormente determina una società, più che l ’econo-mia o la pol i t ica. La tecnica si autogenera, impone le sue regole, calpesta la demo-crazia, esaur isce le r isorse natural i e uni forma la cultura con effett i imprevedibi l i sul la comunità umana e sul l ’am-biente. L’ informatica è l ’apice di questo svi luppo autonomo che unif ica tutte le discipl ine tecniche in un unico sistema.Questo sistema control la tutto (comunicazioni, distr ibuzio-ne del l ’energia, r i fornimento del l ’acqua, distr ibuzione del cibo, r iscaldamento, serviz i sanitar i ecc.), t iene la socie-tà in pugno sebbene non si sappia dove vada né tanto meno se corregga i propr i error i. La tecnica, secondo El lu l, agisce in totale autono-mia, ma non in modal i tà neu-tra. «Quando dico che la tec-

nica è autonoma, non vogl io dire che sia neutra, ma al contrar io che essa possiede una propria legge e un senso in se stessa. La tecnica non è uno strumento che l ’uomo può ut i l izzare a piacimento. Possiede un proprio peso, una propria direzione» (pag. 186). In sostanza, secondo l ’autore, ciò che scambiamo per neutral i tà del la tecnica è la nostra neutral i tà nei suoi confront i. L’uomo subisce sempl icemente l ’ invasione del la tecnica e dei suoi f ig l i , gl i oggett i . Ma l ’anal is i di El lu l è molto più sott i le: «[... ] que-st i oggett i non sono durevol i , sono fatt i per essere gettat i. Non esistono di per se stes-si, vengono sost i tui t i a tutta velocità. Sono completamen-te svalutat i, possiedono un lustro apparente al momento del l ’acquisto per poi cessare di essere, né veramente ut i l i , né piacevol i , né fami l iar i , né compagni: fatt i veramente, in pieno uso, per essere distrut-t i e gettat i. L’ invasione da parte degl i oggett i è accom-pagnata dal disprezzo nei loro confront i. I due fatt i devono essere messi in relazione. [... ] In realtà quest i oggett i non hanno alcun valore, né importanza, sono solo pro-dott i del meccanismo tecnico. A caratter izzare la società non è l ’oggetto, ma i l mezzo. Non è l ’ invasione da parte degl i oggett i ma la molt ipl icazione al l ’ inf in i to dei mezzi. [... ] La prol i ferazione degl i oggett i non è un fenomeno a sé stan-

te, né la r isposta a un desi-der io del l ’uomo, ma è l ’ef fetto del l ’appl icazione dei mezzi tecnici. Solo i mezzi vengo-no esaltat i . [... ] Arr iv iamo così al la conclusione decisi-va secondo la quale i l nostro universo non è un universo di oggett i , non c’è un sistema di oggett i , ma un universo di mezzi e un sistema tecnico» (pagg. 66-68).

Quindi, citando i l sociologo Lewis Mumford, potremmo concludere che: «Benché ogni nuova invenzione tecnica possa aumentare i l campo di l ibertà umana, essa aumen-ta solo se i benef ic iar i umani sono l iber i di accettar la, di modif icar la o di r i f iutar la, di ut i l izzar la come e quando fa loro comodo, in quant i tà conforme al le loro intenzioni» (pag. 390). Ciò non si ver i f ica mai nel l ’universo tecnico.

Cosa Leggere

Ellul: la gabbia della tecnica

Valerio Pignatta

Il libro

Cercalo su:www.macrolibrarsi.it

Jacques EllulIl sistema tecnicoLa gabbia delle società contemporaneeJaca Book, 2009

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Consapevole 75

Eventi, Corsi, FormazioneLuglio/ settembre 2011

vEVENTI

6 / 15 agosto Festambiente

Parco della Maremma Ripescia (GR)

Si rinnova l’appuntamento con la XXIII edizione di Festambiente, il Festival nazio-nale di Legambiente dedicato all’ecologia e alla solidarietà, che riaprirà i battenti dal 6 al 15 agosto 2011 a Rispescia, Grosseto. Per 10 giorni si realizzerà il più grande festival dedicato all’ambien-te, dove ogni sera si è possibile assiste-re a dibattiti, spettacoli teatrali, proiezio-ni cinematografiche all’aperto e concerti musicali di artisti di fama internazionale. Di giorno invece sarà possibile visitare mostre, lasciarsi andare alla tentazione di un goloso piatto tradizionale a base di ingredienti sani e biologici e rilassarsi con le terapie naturali in una vasta area appositamente allestita.Per informazioni visitare il sito www.festambiente.it.

12 / 18 agosto Settimana selvatica

al giardino di PimpinellaBologna

La fattoria didattica Pimpinella ospiterà chi lo vorrà per vivere un periodo a contatto con i ritmi della natura, stac-cati dalla città e dai suoi impegni. Le giornate trascorreranno in simbiosi con la terra e i suoi doni, passeggiando, meditando, raccogliendo erbe e fiori per fare assieme diverse preparazioni, che rimarranno ai partecipanti. Con le erbe e i fiori raccolti saranno cucinate gustose ricette, si faranno marmellate, mentre con le piante officinali si preparerà una piccola ma completa farmacia della Madre Terra. Per informazioni ed iscrizioni scrivere a: [email protected] o telefonare a Laura: tel. 3899703212

8 / 11 settembre Sana

Bologna

Riapre il 23° Salone internazionale de naturale, che quest’anno è a una svol-ta storica: diventerà infatti una fiera professionale, vero punto di incontro del mondo biologico e naturale. Non sarà questa però l’unica novità: sarà presente anche una commissione di controllo esterna, composta dai rap-presentanti degli organismi di certifica-zione, che avrà il compito della verifica delle certificazioni, mentre un comitato promotore, formato dai rappresentanti delle principali associazioni dei produt-tori, affiancherà gli organizzatori per definire strategie di sviluppo. Tutto ciò per far sì che la fiera possa essere un vero e proprio punto di riferimento per gli operatori del settore.Per info e contatti: www.sana.it.

9 / 11 settembre Nature 2011Mestre (VE)

Torna la sesta edizione di Nature, la Fiera del naturale e del benessere pres-so il Forte Marghera.Nature 2011 copre tutti gli aspetti relativi a alimentazione naturale e bio, turismo ecosostenibile, sostenibilità ambientale e cure naturali.Molto ricco nei 3 giorni il calendario di Nature 2011 con seminari e convegni e anche moltissimi assaggi eno-gastrono-mici, da non perdere.Per maggiori informazioni: http://www.naturefiera.it/informazioni.html

14 / 16 settembreZero Emission

Roma

ZeroEmission è l’evento di riferimento per tutte le aziende e gli operatori inte-ressati allo sviluppo delle energie rinno-vabili, alla sostenibilità ambientale, alla lotta ai cambiamenti climatici e all’emis-sion trading nel grande e promettente mercato del Sud Europa e del bacino mediterraneo. Nove saloni specializza-ti, dedicati all’energia eolica, all’energia fotovoltaica, all’emission trading, al sola-re termodinamico, agroenergie, biocar-buranti, cambiamenti climatici, al nuovo mercato dell’energia e alla chimica verde. Insieme occuperanno tre grandi padiglio-ni della Fiera di Roma, oltre a numerose conferenze e workshop dedicati ai settori energetici in forte crescita per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Per informazioni e contatti: www.artenergy.it; tel.: 02 66306866.

Luglio / agosto / settembreCampeggio estivo per bambini

e ragazzi - Settefonti (BO)Anche quest’anno la cooperativa Dulcamara organizza campi estivi diurni per bambini dai 5 ai 10 anni e campi estivi residenziali in tenda per bambini dagli 8 agli 11 anni, in località Settefonti, a circa 15 km da Bologna all’interno dello splendido parco regionale dei Gessi Bolognese e dei Calanchi dell’Abbadessa.L’avventura, l’esplorazione, l’autosufficien-za, l’ambiente, il gioco e gli animali saranno i ricordi da portarsi a casa. Trascorrere alcuni giorni in fattoria insieme all’asina Ramona e gli altri animali della fattoria, esplorando gli ambienti del Parco, osser-vando piante e animali selvatici, svolgendo attività ludiche e sportive, escursioni not-turne e laboratori creativi. Tutti i campi pre-vedono anche l’avvicinamento al cavallo. Per informazioni sulla partecipazione, costi e contatti: www.coopdulcamara.it; tel.: 051 796643.

CORSI

Vuoi segnalarci un evento o un corso da pubblicare? Scrivi a: [email protected]

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76 Consapevole Mnemba Island Lodge – Tanzania

Vendesi podere con un ettaro e mezzo di terreno semi-pianeggiante (tutto recintato)

l con un rudere in pietra che permette la costruzione di una casa di 200 mq (due appartamenti) e 200 mq di seminterrato.

l Progetto già approvato, oneri pagati e concessione edilizia rilasciata.

l La dimensione della casa volendo si può anche ridurre o modificare secondo necessità variando il progetto.

l Altitudine 700 metri slm, ottima vista sul monte Amiata e sul monte Labbro (quello di David Lazzaretti).

l Situata nel comune di Semproniano (GR) (da cui dista 7 km) e a circa 17 chilometri dalle terme di Saturnia e molto vicina a località di pregio come Pitigliano, Arcidosso, Castel del Piano ecc.

l Fermata del pullman di linea a 30 metri. Servizio scuola-bus del comune per i bambini (nel comune ci sono materna, elementari e medie).

l Distanza da Roma 160 km.

l Distanza da Grosseto 53 km.

l Distanza da Siena 92 km.

l Distanza dal mare 65 km.

l Possibilità di acquisizione di altro terreno confinante come uso civico (a costo zero per i residenti).

l Prezzo richiesto 150.000 euro trattabili.

l Ideale anche per due famiglie.

Per informazioni: Rossano, cell. 339/8725515Sara, cell. 333/2526084E-mail: [email protected]

La rubrica delle lettere

In questo numero vi segnaliamo la richiesta di un nostro collaboratore.

Ciao. Siamo una famiglia con quattro figli (16-13-10-7 anni) che vive all’insegna della decrescita e della con-sapevolezza ambientale nei limiti del possibile. Vicino a noi vendono un podere con 1 ettaro e mezzo di terra e un rudere che dà diritto a costruire una casa grande (progetto già approvato e concessione edilizia rilascia-ta). Sarebbe bello che fosse venduto a degli umani per tutto quello che ciò potrebbe significare per noi e per loro. In zona si sta costituendo un gruppo di scambio lavoro e di confronto su varie tematiche. Esiste poi già un gruppo d’acquisto. Noi siamo molto attivi in ambito ecologista e degli stili di vita (siamo tra i fondatori del movimento della Decrescita Felice) e qui c’è sempre un passaggio di persone particolari e di sicuro interesse. Non vorremmo che questa proprietà a noi così vici-na (200 metri) finisse in mano a qualche speculatore o peggio, e sarebbe bello, visti i tempi che corrono, ampliare, allargando il clan, le possibilità di intervenire sul territorio e sulle nostre vite al fine di vivere tutti meglio.Per questo stiamo cercando di aiutare i nostri amici a vendere il loro podere visto che loro, per motivi familia-ri, non possono più continuare la sua costruzione.Fate girare se volete ai vostri motivati conoscenti e amici.Vi ringraziamo.Valerio Pignatta e famiglia

Botta erisposta

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Consapevole 77

v Cosa facciamoDa anni Vivi Consapevole porta avanti un progetto culturale importante. Autosufficienza, permacultura, decrescita, cultura della transizione, abitudine alle “buone pratiche”, risparmio energetico, riciclaggio dei rifiuti, bioarchitettura e bioedilizia, terapie naturali, genitorialità sono i nostri temi, le parole chiave che ci guidano nel lavoro quotidiano, la nostra inesauribile fonte di energia.L’approfondimento con cui trattiamo gli argomenti, la ricchezza delle informazioni, lo sguardo rivolto alle novità del panorama internazionale, il contatto diretto con i gruppi, le associazioni, i movimenti e le persone sono i punti di forza che ci contraddistin-guono dalle altre pubblicazioni periodiche di matrice ecologista presente nel panorama editoriale italiano.

v Il nostro pubblicoUn pubblico sempre più vasto si sta avvicinando ai temi della decresci-ta, dell’autosufficienza e della permacultura, temi che nell’immediato futuro conosceranno un notevole aumento d’interesse anche da parte delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni. I singoli individui sensibili al tema ecologico nel senso più ampio del termine; i gruppi come i GAS (gruppi di acquisto solidali) e i RES (reti di economia solidale); le associazioni impegnate nella diffusione di nuove forme di agricoltura (agricoltura sinergica, permacultura, biodinamica); le reti di diffusione della decrescita; i comuni virtuosi; le città in transizione; le imprese completamente rivolte allo sviluppo di economie rispettose dell’ambiente sono il pubblico cui Vivi Consapevole si rivolge in maniera privilegiata.

Scegliendo Vivi Consapevole come partner per la tua pubblicità scegli una realtà vita-le, in grande espansione e in continuo miglioramento; un grande pubblico attento e ricettivo ad argomenti come la permacultura, l’autosufficienza e l’ecologia; appoggi e sostieni il nostro lavoro di divulgazione culturale.

Vivi Consapevole si presenta: ecco la nostra carta d’identità!Vivi Consapevole è una rivista trimestrale a colori e illustrata, edita dal Gruppo Edi-toriale Macro, casa editrice presente sul mercato dal 1987 e oggi leader in Italia nei settori delle terapie alternative, dell’alimentazione naturale e nel body mind spirit.Alla rivista cartacea si affianca il visitatissimo sito internet www.ilconsapevole.it con tantissimi iscritti alla newsletter!

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Page 78: Vivi Consapevole n 26

78 Consapevole

ABRUZZO Avezzano (AQ) - Libreria Panella - via Marconi 50 Chieti - Libreria De Luca - via De Lollis 12/14 Chieti - Adea Giulianova (TE) - Libreria Ianni - via Gorizia 25 Lanciano (CH) - Cartolibreria Cipolla - via Dalmazia 34/36 L’Aquila - Libreria Colacchi - via Bafile 17 Ortona (CH) - Moderna - corso Da Tamarete Zona Industriale Pescara - Naturista Libreria - via Ancona 66 Spoltore - Biopolis - via Europa 4/6 BASILICATA Matera - Libreria Di Giulio - via Dante 61 f/g/hPotenza - Libreria Mondadori - via Pretoria 212

CAMPANIA Avellino - Libreria Guida - piazzale A. Guarino 15/19 Aversa (CE) - Quarto Stato - via Magenta 78/80 Benevento - Alisei Libri - viale dei Rettori 73/f Benevento - Libreria Guida - via Francesco Flora 13/15 Caserta - Libreria Guida - via Caduti sul Lavoro 29/33 Cava de’ Tirreni(SA) - L’ Orto Biologico - via V.Veneto, 318 Ischia Porto (NA) - Imagaenaria - via Giovanni da Procida,13 Napoli - Libreria Guida - via Port’Alba 20/23 Napoli - Loffredo Luigi Editrice Libraria - via Kerbaker 19/21 Napoli - Libreria Ghedini - via M.Pietravalle 5 Napoli - Libreria Guida - via Merliani 118/120 Salerno - Libreria Guida - corso Garibaldi 142 b/c Salerno - L’Orto Biologico - viale Luigi Settembrini, 26 Salerno - Ar Libreria - Largo Dogana Regia Salerno - Libreria Arechi - Largo Cassa Vecchia 6 San Giorgio a Cremano (NA) - Consorzio Vesuvio Libri - via Cavalli di Bronzo 24 Sorrento (NA) - Libreria Tasso - via San Cesareo 96 Sorrento (NA) - La Capsa Libreria - corso Italia 259/D Torre Del Greco (NA) - Alfabeta Libreria - corso V.Emanuele 134 EMILIA ROMAGNA Bellaria (RN) - Libreria Papiro - viale Paolo Guidi 118 Bologna(BO)Libreria Esoterica - Via Castiglione 31 Bologna - Feltrinelli - P.zza Ravegnana Bologna - Melbook - Via Rizzoli 18Bologna - Feltrinelli - Via dei Mille Bologna - Ibis - via Castiglione 31 Bologna - Libreria Irnerio - via Irnerio 27 Bologna - Naturista New-Age - via Degli Albari 2 Borgonovo Val Tidone (PC) - Edicola Tabacchi di Rigoni Paolo - Castelnovo Val Tidone, 26 Carpi (MO) - La Fenice - via Mazzini 15 Castel San Pietro (BO) - Atlantide - via Mazzini 93 Cesena - Natura e Vita - Via Cavalcavia,805 Cesena - Libreria Bettini - Via Vescovado 5Cesena - Cappelli Libri - via Carducci 27Cesena - Macrolibrarsi - via Savona 66 Cesenatico (FC) - Katie King - via Da Vinci 26 Cesenatico (FC) - Librincontro - viale Roma 89 Comacchio - Erboristeria Il Fiordaliso - Via Sambertolo,17 Faenza (RA) - Incontro - corso Saffi 19/a Ferrara - Feltrinelli - Via Garibaldi 30/AFerrara - MelBookStore - piazza Trento e Trieste 24 Fidenza (PR) - Laura Carandini - via Berenini 74 Forlì - Libreria Mega - via Porta Cotogni 18/a Imola - Libreria Palazzo Monsignani - Via Emilia 71Lido degli Estensi (FE) - Libreria Le Quercie - via delle Quercie 22 Lugo(Ra) - La Bottega della Natura - vicolo del Teatro, 18 Mantova - Nautilus - piazza 80°Fanteria 19 Mirandola (MO) - L’Asterisco - via Circonvallazione 4 Modena - Feltrinelli - Via Cesare Battisti 17Modena - Terra e Sole - via Albinelli, 13/a Modena - Libreria Nuova Tarantola - via Canalino 35 Modena - Scienza dei Magi - viale Storchi 339/341 Parma - Feltrinelli - Strada della Repubblica 2Parma - Sessanta BPM - via Balestrieri 2 Piacenza - Scrivani Antonella - via Stradella 27/a Piacenza - L’albero del Pane - via X Giugno, 80 Piacenza - Libreria Internazionale Romagnosi - via Romagnosi 31 Porretta Terme (BO) - L’ Arcobaleno - via Mazzini 58 Ravenna - Libreria Gulliver - via Diaz 17-19-21 Ravenna - Modernissima - via Ricci 35 Ravenna - Macrolibrarsi Point - Gruppo Anima - via Ravegnana 146ReggioEmilia - Associazione Mag 6 - Via Vincenzi 13/AReggioEmilia - Libreria all’Arco - Via L. C. Farini 1Reggio Emilia - Libri e Libri - piazza della Vittoria 1/c Repubblica San Marino - Isola del Libro - via 3 Settembre 17 Riccione (RN) - Libreria Mondadori - viale Gramsci 1 Rimini - Terra e Sole - via Bramante, 7/a Rimini - Libreria Giardino Libri - corso Augusto 205 Rimini - Il Libro e la Vela - largo Boscovich 1 Rosola di Zocca - Campeggio Montequestiolo Salsomaggiore (PR) - Libreria Mondadori Sassuolo (MO) - Incontri - p.zza Libertà 29 Serravalle (RSM) - Leonardo - via Moretti 23 Vignola (MO) - La Quercia dell’Elfo - via Bonesi 1/b

Villalta di Cesenatico - Leonardo - Via del Tigli 1/c

FRIULI VENEZIA GIULIA Cividale del Friuli (UD) - La Libreria - via Manzoni 3 Gorizia Antonini - corso Italia 51/a Gorizia - Libreria del Centro - via Codelli 1 Gorizia - Antonini - via Mazzini 16 Monfalcone (GO) - Rinascita - viale San Marco 29 Santa Croce(TS) - Naturalia - Loc.Santa Croce,204 Torreano di Martignacco (UD) - Libreria Mondadori - centro Comm. Fiera Trieste - Libreria Borsatti - via Ponchielli 3 Trieste - La Bancarella - via dell’Istria 14 Trieste - Libreria Svevo - c.so Italia 9 Trieste - New Age Center - via Nordio, 4/c Trieste - La Fenice - via Battisti 6 Udine - Carducci - piazza XX Settembre 16 Udine - Cebi Centro Ecobiologico - Via Tricesimo,254 UdineUdine - Aurora - Via Bersaglio,7 Udine - Moderna - via Cavour, 13 Udine - Librincentro - via Viola 2 LAZIO Albano Laziale (RM) - Il Cartolibro - via Donizetti 14/A Frascati (RM) - Libreria Cavour - piazza S.Pietro 10 Genzano (RM) - The Book di Ventucci - viale Buozzi 15Ladispoli (RM) - Libreria Scritti e Manoscritti - via Ancona 180 Latina - Cartoleria L’Approdo - corso Matteotti 3 Nettuno (RM) - Misteri Libri - via De Gasperi 5 Ostia (RM) - Libreria Europa - via Delle Baleniere 167 Rieti - Libreria Gulliver - via Roma 61 Roma - Arion Euroma 2 - Centro Commerciale Euroma 2 Roma - Il Salice - via Reggio Emilia, 61/aRoma - Arion Porta di Roma - Centro Commerciale Porta di Roma Roma - Arion Prati - via Pierluigi da Palestrina 1-3-5 Roma - Libreria Gabi International - via Gabi 30/a Roma - Il Mercatone del Libro - via Mingazzini 1/b Roma - Shanti Libreria - via dei Gergofili 67 Roma - La Romanina - via E.Ferri Roma - Libreria Arethusa - via della Primavera 89/101 Roma - Libreria Doppiagi - via Duccio di Boninsegna 30 Roma - Libreria Eritrea - viale Eritrea 72/m-n Roma - Libreria Minerva - piazza Fiume 57 Roma - Libreria Mondonuovo - Centro Comm. Cinecittà 2 Roma - Libreria Mt. Cicerone - sottopassaggio Largo Chigi -Roma - Libreria Nuova Europa - via Mario Rigamonti 100 Roma - Libreria Scuola e Cultura - via Ugo Ojetti 173 Roma - Libreria Scuola e Cultura - CC Dima Shopping - via della Bufalotta 548 Roma - Libreria Tiburtina - via Tiburtina 541 Roma - Libreria Village - viale Parco de’ Medici 131 Roma - Libreria La Conca D’Oro - via Conca d’Oro 337/339 Viterbo - Libreria dei Salici - via Cairoli 35 LIGURIA Albenga (SV) - Libreria San Michele - via Episcopio 1 Arenzano (GE) - Libreria Capello Sabina - via Capitan Romeo 75-77-79 Chiavari (GE) - Ars Nova - piazza Roma 48-49 Diano Marina (IM) - Biblos - via Colombo 22 Finale Ligure(SV) - Cento Fiori - via Ghiglieri, 1 Genova - Assolibro - via San Luca 58/r Genova - Synestesia - via M Novaro,2, 4, 6 Genova - Buenos Aires - corso Buenos Aires 5/r Genova - Cadorna - sottopassaggio Cadorna Genova - Porto Antico Libri - area porto Antico Imperia - Assolibro - via Bonfante 42 La Spezia - Contrappunto - via Galilei 17 Recco (GE) - Libreria Capurro - passo Assereto 5 Sanremo (IM) - Garibaldi - corso Garibaldi 26 Sarzana(SP) - Il Raggio Verde - Piazza Matteotti,36 Savona - Leggio - via Montenotte, 34 Savona - Moneta - via Boselli 8/r LOMBARDIA Bergamo - Shesat - via San Bernardino 15/c Brescia - Il Velo di Maya - via Rodi 73 Busto Arsizio (VA) - Libreria Boragno - via Milano 4 Castiglione delle Stiviere - Mare Nostrum - via Desenzani, 1 Como - Meroni - via Vittorio Emanuele II - 71 Cremona - Spotti - corso Matteotti 41 Lecco - Internazionale Cavour - via Cavour 48 Lodi - Libreria Del Sole - via XX Settembre 26/28 Lugano (CH) - Waelti - quartiere Maghetti Mantova - Libreria Nautilus Milano - Farmacia Tolstoi - via Tolstoi 17 Milano - Gruppo Anima - galleria Unione 1 Milano - Hoepli - via hoepli 5 Milano - Libreria Alternativa - via dei Transiti 27 Milano - Libreria Ecumenica - piazza San Babila Stazione MM Milano - Libreria Lirus - via Vitruvio 43 Milano - Puccini - via boscovich 61 Monza - Libri e Libri - via Italia 22

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Pavia - Loft 10 - piazza Cavagneria 10 Sondrio - Libreria Esoterica Il Faro - via De Simoni 63 -Tirano - Karlik - via M. Quadrio, 3 Varese - Libreria Del Corso - c.so Matteotti 22/24 Vedano-Olona - Studio profess. Di Binotto Alberto - via Patrioti, 5 MARCHE Ancona - Libreria Fogola - piazza Cavour 4/5/6 Ascoli - Rinascita - piazza Roma 7 Civitanova Marche (MC) - Libreria Ranieri - p.zza XX Settembre 22Falconara Marittima (AN) - Libri e Libri - via Flaminia 508 Jesi (AN) - Libreria Incontri - costa Mezza Lancia 1 Macerata - Cavour - via 24 Maggio 3 Osimo (AN) - Non Solo Libri - via Marco Polo 124 Pesaro -Libreria Bonali - viale Repubblica 36 Pesaro - Pesaro Libri - piazzale I Maggio 4 Porto San Giorgio (AP) - Don Chisciotte - viale Cavallotti 145 San Benedetto del Tronto (AP) - La Bibliofila - via Ugo Bassi 38 Senigallia (AN) - Sapere Ufficio - via Maierini 10 Serra de’ Conti - Urluberlù srl - via Mannucci, 10 MOLISE Isernia - Libreria della Corte - via Giovanni Berta Termoli (CB) - Libreria Il Ponte - corso Nazionale 178

PIEMONTE Alessandria - Libreria Fissore - piazza Libertà 26 Arona (NO) - Librami - corso della Repubblica 106 Asti - Parola di Passo - via XX Settembre 26 Biella - Il Libro - via Losana 6/c Cuneo - Libreria Janus - p.zza Europa 24 Cuneo - L’Ippogrifo - c.so Nizza 1 Ivrea (TO) - La Libreria - corso Cavour 11 Novara - La Libreria - via Rosselli 13 Torino - Libreria Orsa maggiore - Corso Giulio Cesare, 56/bis Torino - Arethusa - via Po 2 Torino - Psiche 2 - via Monginevro 11/a Torino - Setsu Bun - via Cernaia 40/m Torino - Verde Libri - via Nizza 133 Verbania - Margaroli - corso Mameli 55Vercelli - Nutrilamente Libri e non Solo - corso Libertà 131/a Villar Dora - Erboristeria le Tre Nature - via Sant’Ambrogio, 94 PUGLIA Bari - Libreria Roma - piazza Aldo Moro 13 Andria (BA) - Libreria Guglielmi - via G. Bovio, 76 Bari - Libreria La Terza - via Sparano 136 Bari - Nuova Editoriale Scientifica - Viale Ennio 10/B Bari - Quintiliano Libreria - via Arcidiacono Giovanni 9 Cosenza - Nova Domus Luce - corso d’Italia 74/84 Fasano (BR) - Libri e Cose - via del Calvario 29 Foggia - Dante Libreria - via Oberdan 1 Gioia Del Colle (BA) - Minerva Libreria - via Carlo Soria, 25 Lecce - Libreria Liberrima - corte dei Cicala 1 Locorotondo (BA) - L’Approdo - piazza Mitrano 5 Lucera (FG) - Libreria Catapano - viale Dante,1 Maglie (LE) - Universal Service - via Ospedale 24 Manduria (TA) - Caforio - via Borsellino 7/13 Martina Franca (TA) - Libreria Colucci - via Paisiello, 27 Sava(TA) - Bottega del Mondo - via Vittorio Emanuele, 68 Taranto - Dickens Libreria - via Mezzetti 17 Taranto - Filippi Libreria - via Nitti 8c Trani (BA) - La Maria del Porto - via Statuti Marittimi 44

SARDEGNA Cagliari - Il Portale - viale Regina Margherita 63 Alghero (SS) - Libreria Il Manoscritto - via Pascoli 43/45 Cagliari - Libreria Piazza Repubblica - piazza Repubblica 23 Cagliari - Ecopharm srl - via Giaime Pintor, 17/17a Cagliari - Libreria Succa - via Grazia Deledda 34/36 Carbonia - Bottega dello Studente - via Gramsci 12 La Maddalena (OT) - Libreria dell’ Isola - corso Vittorio Emanuele 14 Nuoro - Libreria Novecento - via Manzoni 26 Nuoro - Liber Libreria - via Deffenu 49 Olbia - Libreria dell’ Isola - corso Umberto I - 154 Oristano - Libreria Canu - via De Castro 20 Sassari - Libreria Max 88 - via G.Asproni 26/b Sassari - Messaggerie Sarde - piazza Castello 11 Sassari - Koinè Libreria Internazionale - via Roma 137 Tempio Pausania (OT) - Libreria Max 88 - piazza Gallura 1

SICILIAAgrigento - De Leo - via XXV Aprile 210 Agrigento - Libreria Traversa - Via Dante, 29 Alcamo (TP) - Edicola Libreria Pipitone - viale Europa 68 Bagheria (PA) - Libreria Interno 95 - prosecuzione via Dante 95 Barcellona P. di G. (ME) - Gutenberg - vicolo San Sebastiano 24 Catania - Libreria Cavallotto - viale Ionio 32 Catania - Libreria Cavallotto - corso Sicilia 91 Enna - Minerva - via Roma 383 Giarre (CT) - La Senorita - corso Italia 132 Marsala - Libreria Mondadori - piazza della Repubblica 5 Messina - Libreria Bonanzinga - via dei Mille 110 Messina - Libreria Ciofalo - p.zza Municipio 67 Noto (SR) - Liber e Liber - via Ruggero Settimo 17 Palermo - Libreria Campolo - via Campolo,86/90 Palermo - Libreria Pegaso - via Notarbartolo 9/f Palermo - Voglia di Leggere - via Pacinotti 42 Palermo - La Rosa dei Sapori - piazza Diodoro Siculo 1-1/A Palermo - Modus Vivendi - via Quintino Sella 79 Ragusa - Flaccavento - via Rapisardi 99

Reggio Calabria - Nuova Ave - corso Garibaldi 106 Siracusa - Diana - corso Gelone 57 Trapani - Libreria Lo Bue - via Fardella 72 Trapani - Libreria Salve - via Manzoni,15 Trapani - Del Corso - corso Vittorio Emanuele 61

TOSCANA Arezzo - Edison Bookstore - via G. Verdi 22 Arezzo - Sapore di Sole - via Po, 30 Cast. Della Pescaia - Erboristeria della Maremma - via Porto Canale, 9 Cecina (LI) - Lucarelli - corso Matteotti 93 Cerbaia(FI) - Il filo di Paglia - via Empolese, 220/A Empoli (FI) - Libreria Rinascita - via Ridolfi 53 Firenze - Libreria Edison - piazza Repubblica 27 Firenze - Libreria Martelli - via Martelli 22/r Firenze - La Tua Erboristeria - via C. Franceschi F. 12/R Grosseto - Bibliothé - via Cavour 9 Grosseto - Erboristeria il Cielo Stellato - via Solferino 10 Grosseto - Palomar - Corso Carducci 67/b-c Livorno - Belforte - via Grande 91 Livorno - Gaia Scienza - via Di Franco 12 Lucca - Lucca Libri - corso Garibaldi 54 Lucca - Edison Bookstore - via Roma ang. via Cenami Lucca - Libreria Mondadori - via Fillungo 211 Massa - Libri in Armonia - via Angelini 19 Montecatini T. (PT) - Vezzani - via Solferino 9 Orbetello (GR) - Libreria Bastogi - corso Italia 25 Piombino (LI) - Bancarella - via Tellini, 21 Piombino (LI) - La Fenice - via Petrarca 16/a Pisa - Pietrobelli - via B. Croce 71 Pistoia - Edison Bookstore - via degli Orafi 64 Pistoia - Libreria Orsini - via Fiorentina, 69 Poggibonsi - Biosfera - via di Salceto, 85/a Pontedera (PI) - Carrara - via XX Settembre 17 Pontedera (PI) - Roma - via Roma 15 Portoferraio (LI) - Il Libraio - calata Mazzini 10 Porto Santo Stefano - C’era una Volta - Corso Umberto I 54 Prato - Libreria Al Castello - viale Piave 12/14 Prato - Soprattutto Libri - corso Mazzoni 27 Rosignano Solvay(LI) - Bio Transito - via Catalani, 131 Sesto Fiorentino (FI) - Rinascita - via A. Gramsci 334 Siena - Senese - via di Città 64 Siena - Feltrinelli - via Banchi di Sopra, 64/66 Siena - Ticci - via delle Terme 5/7 Vallevecchia(LU) - Bioversilia - via provinciale Vallevecchia,103 Viareggio (LU) - Galleria del Libro - viale Margherita 33 Viareggio (LU) - Erboristeria la Manna - Via A. Fratti,226 Viareggio (LU) - Libreria la Vela - corso Garibaldi 19 TRENTINO ALTO ADIGE Bolzano - Peter Pan - via Firenze, 36/38 Bolzano - Cappelli - piazza Vittoria 41 Merano (BZ) - Libreria Buchgemeischaft - via Cassa Risparmio 117° Rovereto (TN) - Rosmini - c.so Rosmini, 34 Rovereto (TN) - Cibi Sani - P.zza della Chiesa, 15 Cavalese(TN) - La Bottega delle Erbe - Via Scario,4 Trento - Ancora - via Santa Croce 35 UMBRIA Foligno (PG) - Libreria Luna - via Gramsci 41 Perugia - Libreria Grande - via della Valtiera 229 Terni - Libreria Alterocca - via C. Tacito 29 Terni - Libreria Laurentiana - via Garofoli 6

VALLE D’AOSTAAosta - Libreria Omnibus - via Trottechien 2 VENETO Alpo(VR) - Cerchio della Luna Arcugnano(VI) - Pantheum - Via G.Galilei, 2/5 D Bassano del Grappa (VI) - La Bassanese librerie srl - Largo Corona d’Italia, 41 Bassano del Grappa (VI) - Libreria Palazzo Roberti - via J. Da Ponte 34 Belluno - Libreria del Centro - piazza dei Martiri 14/a Belluno - Tarantola - via Roma 27 Conegliano Veneto (TV) - Quartiere Latino - via XI Febbraio, 34 Conegliano Veneto (TV) - Libreria Canova - via Cavour 6/b Feltre (BL) - Agorà - via Garibaldi 8 Istrana(TV) - Erbosanit Erboristeria - Piazzale Roma,61 Lugagnano(VR) - Edicola Libreria Castioni Sergio - Via Cao Prà,28 - Mestre (VE) - Fiera del Libro - viale Garibaldi 1/b Mestre (VE) - Feltrinelli - P.zza XX ottobre Oderzo (TV) - Becco Giallo - via Umberto I, 27 Padova - Libreria Zannoni - corso Garibaldi 21 Padova - Feltrinelli - Via S. Francesco, 17 Padova - MelBookStore - via Martiri della Libertà 1 Pescantina(VR) - L’Albero - Corso S. Lorenzo,1/a Pieve di Soligo - Ariele Pieve - Via Aldo Moro,11 Pordenone - Le Risorgive - Piazzale S.Lorenzo,14 Pordenone - Gaia - Via S. Giuliano,35 Pordenone - Libreria Al Segno - piazza del Cristo 7/a Pordenone - Libreria Al Segno - via Oberdan 7 Pordenone - Libreria San Giorgio - via XXX Aprile 4 Portogruaro (VE) - Libreria Al Segno - calle delle Beccherie 8 Rovigo - Spazio Libri - corso del Popolo 142 Sacile (PN) - Libreria Al Segno - piazza Campo Marzio 27 Schio (VI) - Bortoloso - piazza Rossi 10 Thiene (VI) - Leoni - corso Garibaldi 189 Treviso - Supermercato del Libro - via Castellana 37/l/m Treviso - Libreria Canova - via Calmaggiore 31 Venezia - Goldoni - calle dei Fabbri 4742/43 Verona - Il Cerchio della Luna - via Bassani 84 Verona - Libreria Gheduzzi - corso S.Anastasia 7

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