Vivere novembre-dicembre 2012 (156)

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ivere novembre/dicembre 2012 n. 156 gratis V Varie Woga: Yoga in acqua Bellezza Pelle secca e inverno Medicina Influenza ’12-’13: più complessa Cuore: per restare sani Dieta antinfluenza ALIMENTAZIONE a tempo pieno

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Rivista gratuita

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Page 1: Vivere novembre-dicembre 2012 (156)

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Meno soli – grazie a un udito migliore?Amplifon e Phonak cercano partecipanti per uno studio nazionale sull’udito!

L’udito rappresenta il più importante dei no-stri cinque sensi per metterci in contatto con l’ambiente che ci circonda. La nostra società è indirizzata all’ascolto, alla comprensione e alla percezione. La limitazione di tutto ciò diventa tanto più grave allorquando l’udito peggiora progressivamente. Gli specialisti sono convin-ti che la qualità della vita delle persone affette da un indebolimento dell’udito possa cam-biare in senso positivo con l’impiego di un apparecchio acustico. Le due aziende svizzere maggiori nel campo dell’acustica – il consulen-te acustico Amplifon e il produttore di pro-tesi acustiche Phonak – desiderano verificare questa tesi con uno studio a livello nazionale.

Più qualità della vita grazie a un udito migliore?Cosa succede quando le persone all’improvviso riescono di nuovo a sentire e a comprendere meglio? Per esempio, ne viene influenzato il rap-porto con gli amici e con il partner, la prontez-za mentale o l’autostima? In concreto: in que-

Cosa succede quando le persone all’improvviso riescono di nuovo a sentire e a comprendere meglio? Oppure, volendo porre la domanda in modo diverso: la qualità della vita di una persona con un indebolimento dell’udito cambia in senso positivo grazie all’uso di un apparecchio acustico? A queste domande, i due specialisti di audioprotesi Phonak e Amplifon cercano risposte svolgen-do uno studio nazionale sull’udito. A questo scopo, il gruppo di studio cerca delle persone che abbiano il sospetto di essere affette da una limitazione dell’udito. È possibile informarsi e registrarsi fino al 30 novembre 2012 sul sito www.studio-udito-nazionale.ch, al numero gratuito 0800 468 468 op-pure presso uno dei 79 centri specializzati del partner dello studio Amplifon.

sto studio nazionale i due esperti dell’acustica, Amplifon e Phonak, desiderano esaminare gli effetti di un sistema acustico sulla qualità della vita, sul benessere e sul comportamen-to sociale. Per lo studio, il più vasto di questo genere finora svolto in Svizzera, si cercano cir-ca 1’000 partecipanti che abbiano il sospetto di essere affetti da una limitazione dell’udito.

Esperienze di vita quotidiana personale Al fine di poter constatare un eventuale miglio-ramento della qualità della vita, i partecipanti

allo studio indosseranno gratuitamente per quattro settimane un sistema acustico di ul-tima generazione. Successivamente, saranno interrogati sulle esperienze che hanno avuto con l‘apparecchio in ogni circostanza quoti-diana. Amplifon, il consulente acustico lea-der in Svizzera, in via preliminare, verificherà professionalmente la perdita dell’udito delle persone disposte al test e adatterà per loro degli apparecchi acustici. Questi mini-ap-parecchi con tecnologia modernissima sa-ranno messi a disposizione gratuitamente dal produttore di sistemi acustici Phonak.

È garantita l’analisi professionale Lo studio sarà condotto in conformità agli standard scientifici. Naturalmente tutti i dati saranno trattati e analizzati confiden-zialmente. Ne è responsabile il rinomato i-stituto di ricerche di mercato Anovum, con la sua esperienza internazionale nel campo degli studi sull’udito. I risultati saranno suc-cessivamente messi a disposizione delle cli-niche e degli specialisti otoiatri.

Christian Rutishauser, Direttore Amplifon Svizzera SA

«Cosa succede quando le persone all’improvviso riescono di nuovo a sentire e a comprendere meglio? Quali effetti comporta questa situazione sul benessere, sul comportamento sociale nella vita di tutti i giorni e sulla qualità della vita? Con questo studio nazionale desideriamo trovare le risposte a queste domande fondamentali – grazie anche alla vostra collaborazione!»

Vale la pena partecipareOltre all’opportunità di avere informa-zioni sulla propria capacità uditiva, e di poter provare gratuitamente per quattro settimane un mini-sistema uditivo di mo-dernissima tecnologia, tutti i partecipan-ti riceveranno come ringraziamento CHF 50.– in contanti. Registratevi rapidamente – la partecipazione è possibile soltanto fino al 30 novembre 2012.

Registrarsi adesso per lo studio nazionale sull’udito• Online sul sito www.studio-udito-nazionale.ch• Telefonicamente al numero gratuito 0800 468 468• Personalmente presso uno dei 79 centri specializzati Amplifon

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(Tox) erano dovuti a medicamenti, a prodotti per uso

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belladonna e altre). Dei casi particolarmente gravi,

ben il 77% erano imputabili a farmaci. Sulle 11

intossicazioni fatali, 8 erano proprio causate da

medicamenti e 3 di queste dall’abuso di

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trapianti o, peggio ancora, nella morte).

Da noi, invece, i principi attivi che hanno un’azione farmacologica non possono essere

venduti in self-service nei grandi magazzini ma esclusivamente nelle farmacie sotto

la responsabilità dei professionisti della salute. Swissmedic (l’Istituto svizzero per

gli agenti terapeutici) conta proprio su questi professionisti per informare i pazienti

sui rischi che si possono correre nell’assumere contemporaneamente preparati

diversi destinati a combattere il dolore o la febbre senza una prescrizione medica.

Infatti occorre sapere che tutti gli analgesici non devono essere presi per periodi

lunghi senza un controllo medico. E poi… alcuni mal di testa sono proprio causati

dall’assunzione prolungata di… antidolorifici!

I farmacisti sono i garanti di un’automedicazione efficace, sicura e responsabile

anche per i pazienti che seguono trattamenti prescritti dai medici. Occorre

incoraggiare i malati ad essere fedeli ad un farmacista, per la loro sicurezza.

Ennio BalmelliPortavoce OFCT

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Intossicazioni — EDITORIALE 3

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n. 156 novembre/dicembre 2012

SOMMARIO

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Gli articoli impegnano soltanto la responsabilità degli autori.

SIGLA EDITORIALE

SOCIETÀ VIVA SAINDIRIZZO Casella postale 5539, CH — 6901 LuganoTELEFONO +41 (0)91 922 68 66FAX +41 (0)91 923 39 09E-MAIL [email protected]

COMITATO DI REDAZIONE

MARIO TANZIPresidente OFCTDOTT. GIORGIO ANTOGNINIgià Presidente PharmaSuisseENNIO BALMELLIPortavoce OFCT

REDAZIONE

M. SC. COM. VALENTINA TANZIResponsabileCRISTINA GEROSASegretaria

TIPOGRAFIA NEWPRINT SA

a tempo pieno

Gli articoli impegnano soltanto la responsabilità degli autori.

ivereV Find us onFacebook

www.rivista-vivere.ch

MEDICINA6 Influenza

Più “cattiva” con nuovi virus

11 TosseRaschio in gola, naso che cola

12 Pubblivivere MephaIl burnout

14 CuoreI fattori di rischio

BELLEZZA20 Pelle secca

Una pelle morbida anche d’inverno

23 Polifenoli & Co.La protezione naturale per le cellule

ALIMENTAZIONE24 Dieta scaccia-influenza

Fare il pieno di vitamine e non solo!

ODONTOIATRIA26 Tabagismo

Fumo e salute orale

VARIE28 Woga

Lo yoga in acqua

PASSATEMPO30 Cruciverbone

Gioca e vinci un ducato d’oro!

HIGHLIGHTS31 In farmacia

La vetrina: novembre-dicembre

24

6

Finalmente online!News, farmacie di turno,offerte di lavoro e molto altro!

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L’ influenza è diffusa in tutto il mondo e si manifesta soprattutto periodicamente, nell’emisfero boreale nei mesi freddi (dicembre-marzo), con carattere sporadico o di epidemie localizzate. Questa patologia fa dunque quasi parte del corso normale della stagione invernale.

DEFINIZIONEL’influenza stagionale è una malattia infettiva acuta contagiosa provocata dall’Influenza virus: questo viroi‑de a base di ARN, cioè di acido ribonucleico e non di DNA, appartiene alla famiglia degli Orthomyxoviridae, del diametro di 100 nm, che si localizzano nell’epitelio delle vie respiratorie.Si distinguono 3 tipologie — A, B e C, nell’ordine in cui esse vennero scoperte —, a loro volta distinte in nu‑merosi sottotipi: la A e la B sono le più frequenti, ma la prima è la più virulenta e causa di pandemie ed epidemie (v. Vivere 150, pagg. 6-9, articolo “Influenza: vaccinarsi sì o no?” o vai su rivista-vivere.ch/archivio dove trovi i più recenti numeri passati).L’importanza di questa malattia dipende da:

• rapidità con cui si diffonde;• capacità che il virus ha di infettare soggetti suscettibili;• possibilità di complicanze — Soprattutto polmoniti virali e batteriche sovrapposte, che si verificano in

particolari gruppi di soggetti immunodepressi (anziani, cardiopatici, nefropatici).

MuTAZIONI ANNuALII virus influenzali A e B vanno incontro a frequenti e permanenti cambiamenti del loro assetto geneti-co, determinando la comparsa di ceppi nuovi dal punto di vista antigenico. I cambiamenti antigenicipossono essere di:

• minore entità (“drift antigenico”) — Sono frequentissimi e portano costantemente alla comparsa diceppi responsabili delle epidemie influenzali che si susseguono di anno in anno.

• Maggiore entità (“shifts antigenici”) — Si verificano, di fatto, solo per i virus di tipo A, ma non riguar‑

6 MEDICINA — Influenza

INFLuENZA 2012-2013:PIÙ “CATTIVA” CON NUOVI VIRUSDopo 2 anni tranquilli torna il virus A e arrivano 2 nuovi ceppi. Gli esperti avvertono: “Vaccinazione alle categorie più deboli”.

Stanchezza cronica?Molte persone si sentono stanche e prive di forza. Le Gocce Convalescen-za Strath® a base di lievito vegetale non sono solo efficaci contro la stanchezza cronica in primavera, ma agiscono anche come ricostituente dopo le malattie. www.bio-strath.ch

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La somministrazione avviene mediante iniezione intramuscolare o sottocutanea profonda. Ai bambini di età inferiore ai 3 anni viene somministrata metà dose: se sono vaccinati per la prima volta, si consi-glia di iniettare 2 mezze dosi a distanza di

4 settimane (cosiddetto «priming»). I singoli vaccini sono omologati per fasce d’età specifiche. Occorre pertanto leggere atten-tamente le informazioni specialistiche dei f abbricanti.

Emmaglutinina

Neuraminidase

Canali ionici M2

RNP: Proteina ribonucleica(fonte: Public Library CDC 2010)

Rappresentazione della struttura del virus Influenza

Nell’emisfero settentrionale, le epidemie d’influenza si verificano di norma fra dicem-bre e marzo. A febbraio di ogni anno, l’OMS pubblica la propria raccomandazione con-cernente la composizione del vaccino per l’inverno seguente nell’emisfero nord (51). La raccomandazione si basa su analisi a livello mondiale dei dati virologici ed epide-miologici nonché su studi sierologici della stagione precedente. I fabbricanti del vac- cino hanno infatti bisogno di circa sei mesi per lo sviluppo della sostanza, per ottenere l’omologazione e per produrre i vaccini in quantità sufficiente per la stagione succes-siva.

La vaccinazione contro l’influenza deve essere ripetuta ogni anno, di preferenza fra metà ottobre e metà novembre. È co-munque possibile farsi vaccinare anche più tardi, quando la stagione influenzale è già iniziata (52). Dopo la vaccinazione, bisogna calcolare da 10 a 14 giorni per con-seguire una protezione ottimale.

Tutti i vaccini distribuiti in Svizzera sono in-attivati, confezionati in monodosi, fabbricati su uova di pollo e privi di thiomersal (Stato dell’informazione: stagione 2011/12):

● Fluarix®, Mutagrip®: vaccini detti di tipo frammentato, costituiti da particelle virali frammentate («split»), che includono gli antigeni di superficie emmaglutinina e neuraminidasi;

● Influvac®, Agrippal®: vaccini a base di su-bunità, che contengono unicamente gli antigeni di superficie emmaglutinina e neuraminidasi;

● Inflexal V®: vaccino virosomale, nei quali gli antigeni di superficie (emmaglutinina e neuraminidasi) sono incorporati in una membrana lipidica;

● Fluad®: vaccino con adiuvante di tipo emulsione olio/acqua, autorizzato in Svizzera dal 2008 per le persone a partire dai 65 anni.

4.6 Vaccini e preparati omologati in Svizzera

Rappresentazione della struttura del virus dell’Influenza(Fonte: © 2012 Ufficio federale della sanità pubblica — Public Library CDC 2010).

La redazione

Vivere novembre/dicembre 2012

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dano il ceppo B, e sono responsabili della comparsa di nuovi sottotipi con caratteristiche antigeniche molto diverse rispetto ai virus precedenti.

RISCHIO PANDEMIAI virus “mutati”, con modificazioni delle proprietà antigeniche tali da ren- dere inefficace l’immunità acquisita in precedenti infezioni, sono dotati di potenziale pandemico, cioè della capacità di provocare epidemie estese in breve tempo, colpendo un grandissimo numero di individui e diffondendosi da un Paese o da un continente all’altro, fino ad interessare tutta la popolazio‑ne mondiale: infatti, le caratteristiche del tutto nuove rispetto ai virus circolan‑ti fanno sì che la popolazione umana non abbia alcuna protezione immunita‑ ria — acquisita naturalmente o per effetto della vaccinazione — nei loro con‑ fronti.Le epidemie si rinnovano a intervalli più o meno lunghi e hanno una dura- ta variabile. Esse nascono da una mutazione maggiore in un dato territorio: solitamente si espandono dai Paesi dell’Est Asiatico e progrediscono a u‑na velocità elevata, senza tener conto dei fattori climatici o stagionali, con alti tassi di morbosità, che risultano più elevati nei soggetti giovani (5‑14 anni).Resoconti di gravi epidemie di probabile natura influenzale si hanno anche re‑lativamente a tempi più antichi: pare che la malattia fosse nota fin dal 1300.In considerazione del fatto che i virus influenzali possono infettare diverse specie animali oltre all’uomo è possibile che, quando vi sia coinfezione nello stesso individuo, insorgano nuovi sottotipi virtualmente dotati di potenziale epidemico o pandemico, per fenomeni di ricombinazione ge-netica; in altre parole, i ceppi formatisi dovrebbero avere anche la capacità ditrasmettersi da persona a persona, evento che si realizza raramente.Non è possibile prevedere né il momento né il preciso impatto di una futu- ra pandemia. La gravità della malattia causata da un nuovo ceppo virale, la rapidità della sua diffusione ed i gruppi maggiormente suscettibili nella popo‑lazione sono variabili ignote e correlate al ceppo pandemico. Tuttavia, nel pe‑riodo interpandemico, è invece possibile intervenire sulle variabili note, fra cui risulta determinante l’assetto immunitario della popolazione, che diventa fun‑ zionale all’organizzazione della risposta ad una possibile pandemia.

La pandemia del 2009-2010Secondo un recente studio di microbiologia pubblicato su Lancet, il virus H1N1, responsabile della pandemia di influenza A (aviaria) della stagione 2009/2010, ha causato 575 mila morti (circa 100 mila in più rispetto a quellicausati dalla “solita” influenza stagionale), l’80% delle quali fra gli under 65.

INFLuENZA 2012-2013: PIù COMPLESSAL’influenza stagionale quest’anno sarà più dura da combattere rispetto agli ultimi 2 anni e richiederà un’attenzione maggiore alla vaccinazione da parte delle categorie a rischio. È quanto si prevede sulla base dello studio dei virus

LA SORVEGLIANZA:IL SISTEMA SENTINELLA

Circa 200 medici di base distribuiti in tutta la Svizzera contribuiscono alla sorveglianza dell’influenza stagionale nell’ambito del sistema Sentinella, dichiarando settimanal‑mente il numero di pazienti che presenta un’affezione di ti‑po influenzale, i cosiddetti casi di sospetta influenza o “In‑fluenza‑like illness”. Inoltre, da un campione di questi pa‑zienti viene prelevato uno striscio naso‑faringeo da inviare al laboratorio del Centro Nazionale d’Influenza a Ginevra, per accertamento e dettagliate analisi virologiche come, per esempio, la sub‑tipizzazione dei virus.La valutazione epidemiologica dell’attività influenzale viene effettuata dall’Ufficio Federale della Sanità Pubblica sulla base sia delle dichiarazioni dei casi di sospetta influenza che di quelli confermati dalle analisi di laboratorio.

Vivere novembre/dicembre 2012

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8 MEDICINA — Influenza

che circoleranno: infatti, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la prossima influenza presenterà ancora il ceppo virale pandemico del 2009 (il virus A/H1N1 dell’influenza suina, A/California/7/2009) ma an-che altri 2 ceppi diversi da quelli rilevati negli ultimi 2 anni (uno B/Wiscon- sin e uno H3N2, del ceppo A/Victoria di sottotipo A).

LA MESSA A PuNTO DEL VACCINOLa composizione del vaccino 2012 non è uguale a quelli del 2010 e 2011: infatti comprende un virus uguale a quello delle 2 stagioni precedenti (A/H1N1 2009) e 2 virus differenti (B e H3N2).Nel corso degli ultimi mesi le organizzazioni sanitarie mondiali hanno effettuato indagini e rilevazioni per identificare i possibili ceppi che ci avrebbero afflit‑to nel corso dell’inverno e gli strumenti per proteggere la popolazione debole. Per arrivare all’identificazione dei ceppi virali dell’influenza stagionale lavorano ogni anno oltre 100 laboratori in altrettanti Paesi, i quali raccolgono i virus dai pazienti e li inviano a 5 centri di riferimento (uSA: Atlanta, Regno unito: Londra, Australia: Melbourne, Giappone: Tokyo, Cina: Pechino). Sulla base dei tipi identificati, della loro maggiore o minore circolazione, dei luoghi dove si sono sviluppati e di come si sono spostati, si arriva quindi a presumere conbuona approssimazione quali sono i ceppi virali da inserire nel vaccino.

CONSuLTAZIONE E DIAGNOSII caratteristici sintomi (v. Vivere 150, pagg. 6-9, articolo “Influenza: vacci-narsi sì o no?” o vai su rivista-vivere.ch/archivio) devono farvi recare da un medico, poco importa se appartenete ad gruppo a rischio o no:

• febbre (molto) elevata, che si mantiene al di sopra dei 39°C senza scen- dere — In particolar modo in seguito all’assunzione di certi farmaci, per e‑sempio a base di paracetamolo.

• Sintomi tipici che persistono per più di 1 settimana.• Complicazioni legate ad un’infezione secondaria (certamente batteri-

ca) — Come dolori alle orecchie, secrezioni di colore verde o giallo, …• Rigidità a livello della nuca.

• Difficoltà a respirare, vomito, deglutizione difficile, tosse persistente, raffreddore.

Tutti questi sintomi possono essere dovuti ad una polmonite.Per una diagnosi esatta, necessaria in particolar modo per i gruppi a rischio, so-lo un medico è capace di determinare se si tratta di un’influenza o di un raf-freddore, facendo riferimento alla propria esperienza e/o ad analisi biotecniche(a base di anticorpi).

POTENZIALE DI CONTAGIO E TRASMISSIONEIl potenziale di contagio dipende da:

• virulenza del ceppo influenzale in circolazione,• esistenza di un’immunità pregressa nella popolazione,• copertura vaccinale.

Come abbiamo visto in precedenza, quanto più il virus si è modificato rispetto all’anno precedente, tanto meno si può contare sull’immunità conferita da una precedente vaccinazione o infezione naturale.Il virus si trasmette facilmente da una persona all’altra attraverso micro‑scopiche goccioline di muco e di saliva trasmesse sia direttamente, quando unsoggetto infetto starnutisce, tossisce, parla o stringe la mano, sia attraverso ilcontatto con superfici (per esempio maniglie, schermo tattile, ecc.) su cui il virus può restare attivo per un certo tempo.Anche le persone infette che presentano sintomi molto lievi o addirittura assen‑ti possono trasmettere il virus. L’influenza è quindi una malattia infettiva molto contagiosa: si reputa che un adulto infetto sia contagioso dal giorno che precede l’apparizione dei sintomi e che lo rimanga per 3–5 giorni. I bambi-ni sono potenzialmente contagiosi prima, e possono restarlo per 10 o più giorni dopo la manifestazione dei sintomi.Allo scopo di proteggere le persone a rischio elevato di complicazioni si racco‑manda di rientrare a casa appena iniziano i primi sintomi di malessere e di restarvi per qualche giorno una volta confermata l’influenza. Il pericolo di con-tagio durante il periodo pre-/asintomatico è uno dei motivi principali per cui le persone che hanno contatti frequenti con i soggetti a rischio do-

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La pericolositàL’influenza può colpire chiunque, ma non tutti si ammalano allo stesso modo. In generale, i giovani adulti in buona salute guariscono senza problemi. Le con‑seguenze possono invece essere più gravi per alcuni gruppi a rischio, tra cuifigurano:

• i lattanti,• i bambini di meno di 2 anni,• gli anziani (over 65),• le donne incinte,• coloro che soffrono di alcune malattie croniche (diabete, cardiopatia,

broncopneumopatia, nefropatia…) o disturbi del sistema immunitario (AIDS, …).

In Svizzera, ogni anno, l’influenza stagionale provoca in media:• l’ammalarsi di circa il 5–10% degli adulti e il 20–30% dei bambini,• 100’000-250’000 consultazioni mediche — Circa il 10% dei pazienti ha

60 anni o più. Nel 5% dei casi viene diagnosticata una polmonite e tra le per‑ sone anziane questa quota arriva quasi al 16%.

• 1’000-5’000 ospedalizzazioni — Anche in questo caso, la percentuale de‑gli anziani è notevolmente più elevata. Per molti di loro, ciò significa di fatto la perdita definitiva della propria autonomia.

• Fino a 1’500 decessi — Il 92% è costituito dagli over 65. In tutto il mondo

muoiono ogni anno 250’000‑500’000 persone per le conseguenze dell’in‑ fluenza.

Una banale influenza può originare numerose complicazioni, come:• un’otite media,• una polmonite o altri disturbi respiratori (asma, …),• un’infiammazione del muscolo cardiaco (miocardite),

provocate direttamente dal virus influenzale o da infezioni batteriche seconda‑rie. Secondo uno studio pubblicato dal Canadian Medical Association Journal nel 2010, la vaccinazione contro l’influenza permetterebbe di ridurre di circa il 19% il rischio che si verifichi un primo infarto e di circa il 30% nei casi in cui il vacci‑ no sia destinato a proteggere i pazienti con rischi cardiovascolari.Un altro studio, pubblicato quest’anno e realizzato da ricercatori brasiliani su 190’000 pazienti in ospedali pubblici della città di Sao Paulo (Brasile), è giunto, a grandi linee, alle stesse conclusioni dell’altra ricerca: infatti, ha constatato un aumento di circa il 20% dei casi di malattie cardiache durante il periodo influen‑ zale tra luglio ed agosto (inverno in questa regione del Brasile).

Sanità pubblica e conseguenze economicheL’influenza è un importante problema di sanità pubblica a causa di:

• ubiquità, contagiosità e variabilità antigenica dei virus influenzali,• esistenza di serbatoi animali,• possibili gravi complicanze.

A ciò va aggiunto che i sintomi sono simili a quelli di molte altre malattie:

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PREVENZIONE E IGIENEPer le persone sane, ma anche per quelle già influenzate, è essenziale osservare alcune semplici misure di prevenzione e regole d’igiene indicate dall’Ufficio federale della sanità pub‑blica (UFSP), riducendo così la diffusione dei virus e il rischio di contagio.• Vaccinazione — Il metodo più efficace per proteggersi. È

raccomandata alle persone che presentano un elevato ri‑schio di complicazioni, nonché a coloro con cui queste per‑ sone sono in contatto (per ragioni private o professionali). Ma possono farsi vaccinare anche tutti coloro che vorreb‑bero evitare di ammalarsi.

• Lavare le mani — Più volte al giorno, accuratamente, con acqua e sapone.

• Tossire e starnutire in un fazzoletto di carta — Tenere un faz‑zoletto di carta davanti alla bocca e al naso. Dopo l’uso eli‑ minarlo, gettandolo in un cestino dei rifiuti, e lavarsi in se‑ guito le mani accuratamente con acqua e sapone.

• Tossire e starnutire nella piega del gomito — Se non si ha a disposizione un fazzoletto di carta, tossire e starnutire nella piega del gomito. Questo atto è più igienico rispetto al gesto di coprirsi la bocca con le mani. Se invece si usano le mani, lavarle se possibile subito dopo accuratamente con acqua e sapone.

• Rimanere a casa — Se si avvertono i sintomi dell’influenza restare a casa, evitando così di diffondere la malattia. A‑ spettare almeno un giorno dopo la scomparsa della febbre prima di riprendere le consuete attività.

Vivere novembre/dicembre 2012

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10 MEDICINA — Influenza

pertanto, il termine “influenza” viene spesso impropriamente attribuito ad affe‑zioni delle prime vie aeree, di natura sia batterica che virale. Ciò porta a 2 risul‑ tati contrastanti:

• viene minimizzato il ruolo dell’influenza come causa di morbosità e mor- talità;

• il trattamento e l’ospedalizzazione di soggetti con malattie simili porta- no all’aumento dei costi assistenziali e dei ricoveri impropri.

Frequente motivo di consultazione medica e di ricovero ospedaliero, e princi-pale motivo di assenza dal lavoro e da scuola, l’influenza è ancora oggi la 3a

causa di morte, ad esempio in Italia, per patologia infettiva, preceduta solo da AIDS e tubercolosi.I costi annuali per il sistema sanitario svizzero ammontano, secondo i model‑li di calcolo scientifici raccolti dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), a circa 100 milioni di franchi. Se si includono tutti i costi che ricadono sulla società come, ad esempio, le assenze dal lavoro, ne consegue un danno all’e-conomia di circa 300 milioni.

LA TERAPIALe terapie preventive: la vaccinazioneLa vaccinazione è la soluzione più efficace per quel che riguarda la preven- zione ed è raccomandata a:

• gruppi a rischio;• persone che a livello famigliare o in ambito professionale sono a con-

tatto con i gruppi a rischio — Sul posto di lavoro i costi della vaccinazionespesso vengono assunti dal datore di lavoro.

• Persone professionalmente a contatto con pollame, uccelli selvatici o suini — Per minimizzare il rischio di sviluppo di un nuovo virus potenzial‑mente più aggressivo, attraverso la ricombinazione o il riassortimento.

(v. Vivere 150, pagg. 6-9, articolo “Influenza: vaccinarsi sì o no?” o vai su rivista-vivere.ch/archivio). Altri trattamenti preventivi sono:

• inibitori della neuroaminidasi (zanamivir, oseltamivir) — I farmaci con‑tenenti questi principi attivi sono ottenibili unicamente su ricetta medica.

• Inibitori dei canali M2 (amantadine) — Inibiscono l’“uncoating”, cioè laliberazione nelle cellule infettate (amantadine). Su prescrizione medica.

• Rimedi a base di echinacea — Possono ugualmente esercitare un effetto preventivo. Sotto forma di compresse/pastiglie da succhiare, capsule, tintu‑ ra o decozione.

• Rimedi omeopatici (v. in seguito il paragrafo “L’omeopatia per contra-stare le infezioni influenzali?”).

Le terapie causaliDiminuiscono l’intensità dell’influenza una volta che si è sviluppata, ridu- cendo così il numero dei virus (carica virale):

• inibitori della neuroaminidasi (zanamivir, oseltamivir) — Su prescrizio‑ne medica.

• Inibitori dei canali M2 — Su ricetta medica.• Farmaci a base di echinacea.

I farmaci sintomatici e non causaliCon essi si cerca di calmare il dolore, la febbre e soprattutto ci si riposa:

• analgesici e antipiretici;• medicinali contro il raffreddore — Per alleviare l’ostruzione nasale. Pos‑

sono anche essere assunti per via orale.• Antitussivi;• farmaci contro il mal di gola;• analettici;• antibiotici — Acquistabili unicamente su prescrizione medica. Indicati sol‑

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tanto in casi di superinfezione batterica delle vie respiratorie, per esempio in caso di polmonite o broncopolmonite. Dato che l’influenza è di origine vira‑ le, altrimenti nessun antibiotico sarebbe efficace.

L’omeopatia per contrastare le infezioni influenzaliIl vantaggio delle sostanze omeopatiche consiste nel loro utilizzo mirato per agire su un sintomo specifico. La pratica suffragata da osservazioni preci‑se ha consentito di isolare sostanze particolarmente efficaci che è possibile uti‑lizzare in modo generale, come Eupatorium, Gelsemium e Bryonia, per limi‑tarsi a citarne solo alcune. Inoltre, i prodotti omeopatici vengono tollerati per-fettamente, anche da bambini, anziani e donne in gravidanza.Esiste poi una preparazione omeopatica sotto forma di dosi uniche che per‑segue un obiettivo leggermente diverso, poiché interviene sui processi immuno‑logici attuati dall’organismo per proteggersi dalle infezioni, come una sorta divaccino omeopatico contro l’influenza: stimola il corpo, incitandolo a mobili‑tare le proprie difese e favorendo l’eliminazione delle sostanze estranee per portare a buon fine il processo di difesa. La sua azione è dunque sia pre-ventiva che terapeutica.

PERCHÉ VACCINARSI?1) Battere sul tempo i virus — Grazie alla vaccinazione, il corpo produ-

ce gli anticorpi protettivi necessari.

2) Proteggere sé stessi e gli altri — La vaccinazione protegge la mag-gior parte delle persone dall’influenza e dalle sue conseguenze. Inol- tre, consente di ridurre la trasmissione dei virus.

3) Ridurre il rischio di gravi complicazioni — Si evita il rischio di compli- cazioni e di cure in ospedale, in particolare per le persone apparte-nenti ai gruppi a rischio.

4) Evitare di trascorrere lunghi periodi a letto o in ospedale — La conva- lescenza dura generalmente 1-2 settimane, ma può essere anche più lunga. un ricovero può rendersi necessario, soprattutto quando si verificano complicazioni gravi, come ad esempio una polmonite.

5) Comporta meno costi rispetto all’influenza — Permette di evitare ri- coveri costosi e di diminuire i costi sociali legati alla malattia.

6) Godersi la vita — Perché rinunciare a frequentare in inverno manife- stazioni culturali, feste, trasporti pubblici, centri commerciali, …?

7) Mezzo di prevenzione semplice, rapido e conveniente — Per le per-sone a rischio di complicazioni, la vaccinazione è rimborsata dalle casse malati, a condizione che la franchigia sia già stata raggiunta.Nel settore sanitario i costi della vaccinazione vengono spesso presi a carico dal datore di lavoro.

MORE INFOSWWW.VACCINARSICONTROLINFLuENZA.CHInformazioni sulla vaccinazione dell’UFSP

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La redazione

Che fare se è già troppo tardi per prendere un immunostimolante ma ancora troppo presto per un antibiotico? Una Gerania-cea dell’Africa del Sud risolve il proble‑

ma. Nelle malattie da raffreddamento come la bron‑ chite acuta è utile il suo triplice effetto:

• rafforza le difese dell’organismo dai virus che vi penetrano;

• inibisce la riproduzione dei batteri;• fluidifica il muco viscoso.

Questa Geraniacea dai fiori di color lilla, chiamata dai botanici Pelargonium sidoides, è una pianta medicinale che si trova solo in una zona limitata del Sudafrica. Già nell’Ottocento gli aborigeni usava-no un decotto delle sue radici per curare infezio-ni delle vie respiratorie. La via dell’Europa, il pe-largonio del Capo — come viene comunemente chiamato — la trovò già più di cent’anni fa. Nel

1887 Charles Henry Stevens, un inglese amma-lato di polmoni, su consiglio del suo medico fece un viaggio in Sudafrica, dove conobbe un erbori-sta indigeno del Basutoland (oggi Lesotho) che siprese cura di lui e gli somministrò il decotto della pianta. Stevens guarì completamente e chiamò il ri‑ medio che l’aveva salvato “umckaloabo”, che in lingua sudafricana significa “tosse forte”. Ritor‑nando in Europa portò con sé le preziose radici del pelargonio del Capo e ve ne giustificò il successo come medicamento.In Europa si dispone di un’esperienza di molti anni con questa pianta medicinale. Dapprima il farmaco fu usato per curare la tubercolosi. Dagli anni ’50 lo si impiega anche per le malattie da raffredda-mento e la bronchite. In vasti lavori scientifici l’ef‑ficacia dell’estratto dei gerani del Sudafrica è stata documentata come medicamento naturale.

Freddo, umidità e appartamenti surriscaldati: il periodo delle malattie da raffreddamento e della tosse è alle porte!

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12 MEDICINA — Pubblivivere: Guida gratuita sulla sindrome del burnout

BuRNOuT:QUANDO LO STRESS FA AMMALAREIn Svizzera, sempre più persone sono sottoposte a stress sul posto di lavoro e soffrono di burnout. In questa intervista il prof. dott. Roland von Känel, primario della sfera di competenza medicina psi-cosomatica dell’Inselspital di Berna, spiega cosa sia esattamente il burnout, quali ne siano le cau- se, come ci si possa proteggere da esso e come lo si curi.

osa si intende conil termine burnout?Chi soffre di burnout ha bruciato tutte le proprie risorse fisiche ed emozionali. Le

persone colpite non hanno più energia e sono com‑pletamente esaurite. Inoltre si estraniano dal proprio lavoro, ciò che può manifestarsi ad esempio con un atteggiamento cinico verso i clienti o i superiori. Un altro sintomo tipico è la sensazione di inefficienza: le persone colpite da burnout si sentono come criceti sulla ruota.

Ma il termine burnout non è forse solo nuovo sinonimo per depressione?Tra burnout e depressione ci sono alcuni punti in co‑mune, ma i due termini non sono intercambiabili. U‑ no studio condotto in Finlandia ha dimostrato che il 50% dei partecipanti che soffrivano di un burnout grave soffrivano anche di depressione. Dei parteci‑panti con un burnout di gravità media il 20% era de‑presso, in quelli con un burnout lieve la percentuale scendeva al 7%. La depressione è caratterizzata da tristezza, abbattimento, mancanza di motivazione e demoralizzazione.

Chi è particolarmente a rischiodi ammalarsi di burnout?Il burnout colpisce soprattutto le persone che sono molto impegnate, non riescono più a staccare, si mettono da sé sotto pressione e sono permanente‑mente sotto tensione. Anche il carico di lavoro svol‑ge un ruolo importante: chi è sottoposto quotidiana‑

mente e per periodi prolungati ad un carico di lavoro di 11 o più ore ed ha troppa responsabilità ma poco margine di manovra sul posto di lavoro è a maggior rischio di burnout. Anche l’ambiente sociale sul la‑voro influisce: il mobbing ha conseguenze partico‑larmente negative. Se sul lavoro mancano apprez‑ zamento e possibilità di sviluppo, nella persona mol‑to impegnata si svilupperà presto una sproporzione tra l’impegno profuso e quel che ne riceve di ritorno. Oggigiorno per la maggior parte dei dipendenti l’ap‑prezzamento non si definisce più unicamente attra‑verso lo stipendio. Le persone colpite si sentono trat‑ tate scorrettamente sul posto di lavoro e hanno ad esempio la sensazione che altri invece vengano fa‑voriti. La percezione soggettiva della situazione svol‑ ge un ruolo importante nello sviluppo del burnout.

Ci sono determinate categorieprofessionali che sono colpite piùdi frequente?È risaputo che sono più a rischio le persone che nel loro lavoro sono molto a contatto con la gente, come ad esempio insegnanti, personale curante, medici assistenti o politici. Ma il burnout può colpire anche informatici o casalinghe.

Perché, spesso, sono propriole persone molto impegnatee motivate a esserne colpite?Queste persone sono disposte a impegnarsi al mas‑simo e pretendono da se stesse più di quel che il lo‑ro corpo può dare, in più trascurano di riposarsi. So‑ lo le persone molto motivate possono impegnarsi fi‑ no all’esaurimento, ma anche loro hanno poi biso‑ gno di una pausa per recuperare. Naturalmente an‑ che la biografia delle singole persone ha la sua im‑ portanza.

Quando si dice burnout si parlaspesso di sovraccarico di lavoro.È possibile che anchela sottoccupazione sul postodi lavoro possa portarea un burnout?Sì, ma in questo caso non si parla di burnout ma di boreout, quindi di persone annoiate a morte che sul lavoro sono costantemente sottoccupate, non pos‑sono mettere a frutto le proprie capacità e, ad e‑ sempio, finiscono il lavoro in un’ora e mezza ma poi non sanno come ammazzare il resto del tempo che devono passare al lavoro. Queste persone sono a rischio di boreout. Anche nel boreout la percezione

soggettiva della situazione conta.

Quanto è diffuso il burnoutin Svizzera? Esistono dati recenti?Per la popolazione generale non esistono dati affida‑bili. Uno studio condotto su medici di famiglia sviz‑zeri evidenzia che un terzo di essi soffre di un bur‑ nout di media gravità e il 5% addirittura di un bur‑ nout grave, con tendenza all’aumento. Questi dati sono paragonabili a quelli di altri stati occidentali.

Come si sviluppa il burnout?In burnout non si cade dall’oggi al domani. Nella maggior parte dei pazienti che vedo in consultazio‑ne, lo sviluppo di un burnout ha richiesto 6 mesi o più. Si tratta quindi di un processo lento. Le persone colpite si sentono fisicamente, emozionalmente e mentalmente esaurite e mostrano sintomi di stress, in alcuni casi segnali di una depressione.

Quali sono i sintomi fisicicaratteristici della sindrome

PREVENIREIL BURNOUT

• Imparate a gestire lo stress.

• Smettete di negare il problema.

• Evitate di isolarvi.

• Cambiate le condizioni di vita.

• Riducete l’impegno eccessivo.

• Evitate atteggiamenti troppo premu‑ rosi.

• Imparate a dire di no.

• Riguardatevi e prendete le distanze.

• Reimpostate i vostri valori.

• Imparate a determinare il vostro rit‑mo personale.

• Prendetevi cura del vostro corpo e fate sport.

• Mantenete il senso dell’umorismo.

C

Vivere novembre/dicembre 2012

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del burnout?Le persone colpite soffrono di sintomi di stress, co‑me dolori da tensione (testa, schiena), vertigini, sen‑sazione di debolezza, disturbi del sonno, palpitazioni cardiache e disturbi della digestione. Sono sogget‑ te a infezioni come raffreddori e influenze. L’aumen‑ tata secrezione di ormoni da stress può provocare l’aumento della pressione arteriosa e del tasso san‑ guigno dei lipidi. Inoltre, aumenta anche il rischio di diabete. Questi fattori fanno sì che i vasi sanguigni possono essere danneggiati e il rischio di malattie cardiocircolatorie aumenta. Uno studio condotto in Finlandia ha dimostrato che il burnout aumenta la mortalità nei dipendenti di meno di 45 anni.Le persone che soffrono di burnout conducono una vita in genere meno sana: di regola si alimentano male, dormono poco, fumano di più, non fanno sport, consumano più alcool e sono a rischio di sviluppare una dipendenza (medicamenti e alcool).

Quali sono le altre conseguenzedel burnout?Oltre alle conseguenze sulla salute ci sono anche conseguenze economiche: la Segreteria di Stato dell’economia SECO stima che burnout e stress sul posto di lavoro costino all’economia svizzera 4,2 miliardi di franchi all’anno.

Lo stress può essere anchepositivo?Sì, situazioni acute di stress fanno parte della vita e lo stress può anche essere fonte di crescita. Il no‑stro corpo è in grado di gestire stress di breve dura‑ ta. Lo stress diviene un problema solo quando di‑venta cronico e non è più possibile tenerlo sotto controllo. Ciò dipende naturalmente da fattori indivi‑duali: non tutte le persone sono in grado di ridurre la tensione con la stessa efficacia, alcune sono più re‑ sistenti allo stress di altre. Anche in questo ambito entrano in gioco fattori genetici.

Il burnout è un fenomenodella nostra epoca o esisteva giàanche in passato?L’attuale mondo del lavoro favorisce lo sviluppo del burnout, poiché proprio in tempo di crisi molti di‑pendenti sono disposti ad aumentare ancora di più il proprio rendimento e questo ha un prezzo. Inoltre, la paura di perdere il posto di lavoro è un’ulteriore fon‑ te di stress. Anche in passato le persone lavoravano molto per nutrire le proprie famiglie. Al giorno d’oggi

vogliamo realizzarci nel nostro lavoro e abbiamo a‑ spettative elevate per quel che riguarda il lavoro, il salario non è più l’unica motivazione che ci spinge a lavorare. Ma le aspettative elevate che riponiamo nel nostro lavoro non possono a volte essere corri‑sposte e per questo motivo oggi siamo più soggetti alla frustrazione. Quando il lavoro è la vita di una persona, spesso le manca anche una rete sociale e, quando poi le cose sul lavoro non vanno come volu‑to, molte persone si trovano confrontate a una cata‑ strofe.

Come viene curato il burnout?Nella terapia ci sono diversi approcci. In una prima fase si tratta di alleggerire lo stress, ad esempio ri‑ducendo il tasso di occupazione. A volte è necessa‑rio anche il soggiorno in una clinica specializzata. Quindi affrontiamo i sintomi, che possono essere molto variati. Se la persona colpita soffre di disturbi del sonno, può essere necessario impiegare per bre‑ve tempo un sonnifero per far sì che il paziente pos‑ sa riposarsi. In caso di dolori, possono essere im‑piegati analgesici. Se c’è un problema di dipenden‑za, consigliamo una cura di disassuefazione. Se la persona è depressa, è necessario curare la depres‑sione. Di importanza centrale è che le persone col‑pite imparino a rilassarsi. In questo ambito può es‑sere molto utile lo sport praticato con moderazione, poiché lo sport diminuisce lo stress e ricarica le bat‑terie. Non da ultimo si tratta anche di analizzare le cause del burnout. A volte riusciamo a coinvolgere il datore di lavoro e a vedere con lui quali cambiamen‑ti nell’organizzazione del lavoro potrebbero miglio‑ rare la situazione della persona colpita. L’obiettivo in definitiva è evitare una ricaduta.

Quali altri metodi di rilassamentohanno dato buoni risultati?Ci sono metodi molto diversi tra loro che è possibile imparare da sé o sotto la guida di qualcuno. Hanno dato buoni risultati training autogeno, terapia respi‑ratoria, rilassamento muscolare progressivo, yoga, qi gong o biofeedback. Non è importante quale me‑todo si scelga, l’importante è che il metodo piac‑ cia alla persona interessata. E si possono benissi‑mo provare anche metodi diversi. Nella fase acuta consigliamo di utilizzare il metodo quotidianamente per 10‑15 minuti. Anche dopo essersi ripresi da un burnout è molto importante rilassarsi regolarmente. Il riposo dev’essere integrato nella quotidianità e non rimandato al fine settimana o alle vacanze. È consigliabile fare brevi pause di tanto in tanto e sport in modo moderato: svolgere attività fisica 3 volte alla settimana per mezz’ora aiuta a staccare.

Cosa raccomanda in caso disospetto di burnout?Chi presenta i primi sintomi di un burnout dovreb‑be assolutamente rivolgersi rapidamente al proprio medico di famiglia. Da un lato perché dietro un forte esaurimento possono nascondersi anche altre ma‑lattie, dall’altro perché si sa che la durata del trat‑tamento di un burnout è correlata alla durata della presenza dei sintomi. Quanto più a lungo dura il bur‑ nout, tanto più tempo ci vorrà per ristabilirsi.

Lei è primario all’Inselspital e

la sua agenda è sicuramentepiena di impegni.Cosa fa, personalmente, pernon cadere anche lei in burnout?Faccio più volte al giorno delle brevi pause e di tanto in tanto vado in caffetteria. Inoltre, nella mia agen‑da prevedo 2 volte alla settimana di fare sport sul mezzogiorno. Ciò mi aiuta a distanziarmi dal mio la‑ voro e a staccare la spina.

SPORTE STRESS

Fare sport in modo moderato tre volte alla settimana contribuisce a diventa‑re più resistenti allo stress psicoso‑ciale. Inoltre, in questo modo vengo‑no escreti meno ormoni da stress e, nelle situazioni di stress, la frequenza cardiaca aumenta di meno.

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SUL BURNOUTDa subito la produttrice di generici Mepha offre la guida gratuita “Meglio informati sul burnout – sindrome da esaurimento profes-sionale”. Questa guida semplice, compren-sibile e con numerosi consigli per le perso-ne colpite, che contribuiscono a prevenire il burnout o a riprendersi da esso, è nata in collaborazione con il Prof. Roland von Känel dell’Inselspital di Berna.La guida è ottenibile gratuitamente al sito www.mepha.ch.

Guida per i pazienti

Meglio informati sul burnout – sindrome da esaurimento professionale

Quelli con l’arcobaleno

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Vivere novembre/dicembre 2012

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A parte la predisposizione ereditaria, sulla quale evidentemente non si può influire, ciascuno di noi può assumere uno stile di vita salutare per il cuore, eliminando/combattendo diversi fattori di rischio.

IL FuMOIn Svizzera circa 1/3 della popolazione è dedito al fumo e di questi fumatori ogni anno più di 9’000 muoiono prematuramente per le sue conseguenze, che si manifestano principalmente come malattie cardiovascolari (41%). Chi fuma danneggia in particolar modo le vie respiratorie e il sistema car-diovascolare. Patologie come l’infarto, il cancro del polmone, la bronchite cro‑nica o i tumori del cavo orale sono particolarmente frequenti tra i fumatori.Le persone con fattori di rischio per una malattia cardiocircolatoria (ipertensio‑ne, tasso abnorme di trigliceridi, ecc.), o che hanno già subito un infarto, corro‑ no quindi un rischio particolarmente elevato se fumano.

Smettere di fumare!Apporta soltanto vantaggi alla salute: ad esempio, il rischio di arteriosclerosi

14 MEDICINA — Cuore

inizia immediatamente a diminuire. Dopo 5 anni — a seconda del numero di sigarette fumate, soltanto dopo 15 anni — il rischio di infarto del miocardio è a‑ nalogo a quello delle persone che non hanno mai fumato. Diminuiscono notevol‑mente anche il rischio di patologie respiratorie e le relative gravi conseguenze.

L’IPERTENSIONE ARTERIOSANei vasi arteriosi deve esserci una certa pressione per far scorrere il sangue: ogni battito cardiaco provoca un’onda che viene trasmessa nelle arterie. La re‑golazione della pressione avviene mediante un’interazione tra diametro delle ar‑ terie, forza del cuore e volume del sangue: in Svizzera, 1 adulto su 4 ha la pressione troppo alta, superiore ai limiti critici di 140/90 mm Hg (iperten- sione arteriosa) e normalmente non è avvertita, visto che 1/3 degli ipertesi non sa di esserlo.

Dannosa alla saluteUn’ipertensione che persiste per mesi o anni ha diverse conseguenze:

• le arterie si induriscono e si ispessiscono (arteriosclerosi).• Il rischio d’infarto cardiaco e ictus cerebrale aumenta da 2 a 10 volte.• Insorgenza di altre patologie — Infarto, insufficienza cardiaca, ictus, in‑

sufficienza renale, disturbi dell’irrorazione sanguigna delle gambe e debo‑ lezza della vista.

Come prevenire l’ipertensione?Con uno stile di vita sano si può contribuire a mantenere la pressione arterio‑sa nella norma e ciò è ancora più importante se già si soffre d’ipertensione:

• Non fumare — Danneggia i vasi sanguigni e aumenta il rischio d’iperten‑sione.

• Alimentazione equilibrata — La “ricetta” per una dieta sana per il cuore consiste in molta frutta e verdura, prodotti a base di cereali integrali, lattici‑ ni a contenuto ridotto di grassi, pochi grassi animali.

• usare meno sale — In parecchie persone il sale assimilato attraverso l’ali‑mentazione fa salire la pressione.

• Consumo moderato di bevande alcoliche — L’alcol è uno dei fattori chefanno salire la pressione.

• Fare del moto — Con un’attività fisica regolare nella vita quotidiana e pra‑ticando sport si può abbassare la pressione.

• Ridurre il sovrappeso — Mantenere o cercare di raggiungere un peso nor‑

La redazione

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CuORE:I FATTORI DI RISCHIOQuali fattori evitabili favoriscono le malattie cardiovascolari? Come attuare una valida prevenzio- ne?

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per verificare i propri fattori di rischio e le indicazioni per au-

tomisurarsi correttamente la pressione arteriosa.

Con informazioni fornite da

Page 15: Vivere novembre-dicembre 2012 (156)

male.• Eliminare lo stress — Rilassandosi a sufficienza, si farà scendere la pres‑

sione.• Da non dimenticare — Misurare la pressione 1 volta all’anno. Può essere

utile misurarsela da soli regolarmente a casa.

I LIPIDI DEL SANGuEIl sangue contiene una certa quantità di lipidi (grassi), come ad esempio il colesterolo, di vitale importanza per il metabolismo. Il colesterolo nel nostro corpo svolge numerose ed importanti funzioni: la maggior parte è prodotta dall’or‑ ganismo stesso, soprattutto dal fegato.

Colesterolo “buono” e “cattivo”Si distinguono 2 differenti forme:

• l’HDL (High Density Lipoproteins, il “buono”) — Protegge i vasi sangui‑gni dall’arteriosclerosi e quindi dal rischio di malattie cardiovascolari (angina pectoris, infarto, ictus cerebrale o aumento dei disturbi dell’irrorazione san‑guigna delle gambe). Perciò tassi elevati di HDL sono favorevoli ed auspica‑ ti.

• l’LDL (Low Density Lipoproteins, il “cattivo”) — Favorisce l’arteriosclero‑si e il rischio di malattie cardiovascolari. Di conseguenza, il tasso di LDL nel sangue deve essere il più basso possibile. I grassi saturi assimilati attraver‑ so l’alimentazione aumentano notevolmente questo tipo di colesterolo.

Anche i cosiddetti trigliceridi (grassi neutri) favoriscono l’arteriosclerosi. I loro tassi sanguigni aumentano soprattutto in caso di alimentazione sba- gliata.

Determinazione dei tassi sanguigni dei lipidiA partire dai 20 anni è opportuno far controllare i tassi sanguigni dei lipidi ogni 5 anni. Per i soggetti sani i valori indicativi sono:Colesterolo totale: < 6,5 mmol/l Colesterolo LDL: < 4,1 mmol/lTrigliceridi: < 4,0 mmol/l Colesterolo HDL: > 1,0 mmol/l

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Per le persone ad alto rischio di malattie cardiovascolari (per esempio i dia-betici o coloro che hanno già subito un infarto o un ictus) i valori auspicabi‑li — d’intesa col proprio medico — sono nettamente più bassi.

Consigli per buoni tassi sanguigni dei lipidi• La percentuale di grassi nell’alimentazione dovrebbe essere inferiore

al 30% dell’apporto calorico totale.• Evitare anche i grassi nascosti — Presenti nella carne, nei prodotti a ba‑

se di latte intero e panna, in quelli da forno e nei dolciumi.• Mangiare meno acidi grassi saturi — Contenuti soprattutto in alimenti di

origine animale come la carne e il burro. Sono molto presenti anche in alcuni grassi vegetali (cocco, palma, burro di cacao). Preferire quindi gli acidi gras‑ si monoinsaturi dell’olio d’oliva e di colza.

• Consumare molta frutta, verdura, prodotti a base di cereali e patate.• Bere molto, — Per esempio tè non zuccherato o acqua minerale. Attenzio‑

ne, le bevande alcoliche contengono molte calorie!• Svolgere sufficiente attività fisica.• Non fumare.• Eliminare il sovrappeso.

IL DIABETEIl diabete mellito è una patologia del metabolismo degli zuccheri. Nell’orga‑nismo gli alimenti assunti sono trasformati prevalentemente in glucosio: af‑finché dal sangue possa passare nelle cellule, è necessario l’ormone insulina, prodotto dal pancreas. Il diabete consiste nella carenza d’insulina o in una ri‑sposta insufficiente del corpo ad essa. Di conseguenza, il glucosio non viene as‑sorbito nelle giuste quantità dalle cellule e si accumula nel sangue, causandone un tasso troppo elevato (iperglicemia).Il diabete favorisce l’arteriosclerosi: infatti, i diabetici corrono un rischio net‑tamente maggiore d’infarto o ictus cerebrale . Inoltre, i disturbi gravi dell’irrora‑ zione sanguigna dei piedi sono 20 volte più frequenti. Infine, il diabete può danneggiare anche gli occhi, i reni e il sistema nervoso.

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Diverse forme di diabeteSi distinguono 2 differenti forme:

• tipo 1 — Inizia generalmente nell’infanzia o nell’adolescenza. Le cellule che producono l’insulina risultano distrutte, ma le cause di questo fenomeno non sono ancora del tutto note.

• Tipo 2 — Si manifesta soprattutto negli adulti. L’organismo produce ancora insulina, ma le cellule non sono più in grado di reagirvi a sufficienza. È molto più diffuso del tipo 1; nonostante ciò, in Svizzera circa metà dei diabetici di tipo 2 non sanno di esser affetti da questa malattia!

Per accertare se si soffre di questa patologia bisogna misurare il tasso sanguigno dello zucchero (glicemia).Se si manifesta uno dei seguenti sintomi, che potrebbero essere dovuti al dia‑bete, bisognerebbe consultare il medico:

• forte sete, bocca secca;• bisogno frequente di urinare;• acuità visiva mutevole, annebbiamento della vista;• sensazione d’insensibilità ai piedi;• stanchezza, calo dell’efficienza;• inspiegabile perdita di peso, pur avendo fame;• frequenti infezioni.

La prevenzioneIl sovrappeso è un importante fattore di rischio per il diabete di tipo 2: in-fatti lo si riscontra in 4 diabetici su 5 di tipo 2! Per abbassare considerevol‑mente il rischio di diabete di tipo 2 bastano:

• peso normale,• sufficiente attività fisica,• alimentazione equilibrata.

Ciononostante, anche uno stile di vita sano non garantisce di non ammalarsi, perché nell’insorgenza del tipo 2 anche l’ereditarietà assume un ruolo impor‑tante: difatti, se si hanno dei parenti prossimi (genitori, fratelli o sorelle) che ne soffrono, il rischio aumenta. In questo caso, a partire dai 40 anni è opportuno

farsi misurare la glicemia 1 volta all’anno.

La sindrome metabolicaQuando diabete, sovrappeso, tassi sanguigni sfavorevoli dei lipidi e iper-tensione arteriosa si manifestano insieme si parla di “sindrome metaboli-ca”: aumenta i rischi inerenti al diabete di tipo 2 ed è una delle cause più impor‑tanti delle patologie cardiovascolari.

IL PESOIn Svizzera circa 1/3 della popolazione è sovrappeso: in altre parole, questepersone forniscono al proprio organismo più energia (calorie) di quanta possa consumarne. Ciò dipende da 2 fattori:

• un’alimentazione con troppi grassi e zucchero,• la sedentarietà.

I chili superflui non sono soltanto un problema cosmetico, perché una grave for‑ma di sovrappeso diminuisce l’aspettativa di vita. Il sovrappeso è quindi un evi‑tabile e importante fattore di rischio delle patologie cardiovascolari e favorisce anche:

• l’ipertensione arteriosa,• tassi sanguigni inadeguati dei lipidi,• il diabete,• problemi all’apparato locomotore — Spesso le persone in sovrappeso

manifestano prematuramente disturbi articolari e mal di schiena dovuti all’artrosi.

• Certe forme di cancro — Per esempio, il tumore al seno.

Cosa vuol dire “chili di troppo”?Ci sono diversi modi per determinare il sovrappeso: il più importante criterio di valutazione è l’indice di massa corporea (“Body Mass Index”, BMI), che sicalcola partendo dalla statura e dal peso:

• BMI = peso (kg) : statura (m)2 — Esempio: 65 : (1,7 x 1,7) = 22,5<19 (sottopeso) 20-25 (peso normale)

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Circonferenza addominaleNel sovrappeso è importante anche la localizzazione dei chili superflui. A seconda della distribuzione del tessuto adiposo si distingue tra:

• “forma a mela”, tipica negli uomini — Le cellule adipose si accumulano soprattutto nella zona della pancia.

• “forma a pera”, più frequente nelle donne — Accumulo nella zona delle anche e delle cosce.

La forma a mela comporta un maggior rischio di malattie cardiovascolari. De‑terminante è quindi la circonferenza addominale misurata all’altezza dell’om‑belico, i cui valori auspicabili sono:

• Donne: < 88 cm uomini: < 102 cm

Consigli per perdere peso• Per diminuire di peso durevolmente bisogna cambiare la propria ali-

mentazione e svolgere più attività fisica — Spesso è molto difficile: ma vale la pena di impegnarsi.

• Attenersi ai principi dell’alimentazione sana e ridurre l’apporto di calo- rie.

• Mangiare più verdura, frutta e insalate — Meno alimenti ad elevato con‑tenuto di grassi e zuccheri.

• Fare attenzione ai grassi nascosti — Per esempio, in insaccati e salse.• Non consumare alcolici.• Svolgere regolarmente attività fisica — Cercarne una che diverte, per e‑

sempio ballo, aquafit, nordic walking, fitness o nuoto.• Avere pazienza — Eliminare il sovrappeso lentamente. Da 1 a 2 chili al me‑

se è una misura realistica. Inoltre, non bisogna lasciarsi scoraggiare dalle ri‑ cadute.

• Fare attenzione alle “diete rapide” — Generalmente il loro successo è di breve durata e dopo qualche settimana si peserà più di prima della dieta (ef‑ fetto “yo‑yo”), nuocendo alla salute.

• Cercare sostegno, per esempio dal medico di famiglia o in un gruppo di autoaiuto.

ALIMENTAZIONE SANAPrendendo esempio dalle abitudini mediterranee, non si dove rinunciare a mangiare con piacere. Infatti, questo tipo di cucina si basa prevalentemente su cibi con:

• fibre (verdura, insalate e frutta),• carboidrati (pane, pasta, patate e fagioli bianchi),• acidi grassi monoinsaturi (olio d’oliva),• pochi prodotti di origine animale (acidi grassi saturi).

Alcune semplici norme• “5 volte al giorno” — Mangiare 5 volte al giorno una manciata di frutta

e verdura di diversi colori (cruda o cotta = ~ 600 g). Così ci si assicura la quantità necessaria di vitamine, sostanze minerali e fibre alimentari.

• Ridurre il consumo di grassi — Fare attenzione ai grassi nascosti (carne, prodotti da forno, a base di latte intero e di panna, dolciumi).

• Adoperare olio d’oliva per la cucina fredda e calda — Per quella fredda è ottimo anche il nostrano olio di colza.

• Mangiare tutti i giorni prodotti a base di cereali (pane e pasta integrale, fiocchi di cereali) o patate.

• Non è necessario che la carne arrivi in tavola tutti i giorni — Se la si mangia, preferire quella poco grassa (magra).

• un piatto di pesce almeno 2 volte alla settimana.• Bere molto — Per esempio, tè non zuccherato o acqua minerale. L’alcol

contiene molte calorie e si dovrebbe consumare con parsimonia. Cionono‑ stante, 1 bicchiere di vino al giorno durante un pasto è permesso.

• Da concedersi occasionalmente — Dolciumi, salatini, barrette salate dasgranocchiare e le bevande zuccherate sono generi voluttuari.

ATTIVITÀ FISICAIl movimento è fondamentale per l’organismo. Ciononostante, oggigiorno molte persone si muovono troppo poco: infatti, nel tempo libero circa metà della po-polazione svizzera non svolge sufficiente attività fisica e addirittura 1/3 non

ne svolge affatto.Si va al lavoro e a far la spesa in auto, si prende l’ascensore invece di salire le scale e il tempo libero lo si passa soprattutto davanti alla TV. I progressi della tecnica hanno, come conseguenza, che molte persone svolgono solo raramente at‑ tività fisica e trascorrono la maggior parte del tempo sedute. Eppure un’attività fisica regolare è un presupposto importante per la salute ed è provato che riduce il rischio di:

• malattie cardiovascolari,• cancro del colon,• calcoli biliari.

Ogni attività fisica contribuisce a favorire le condizioni psichiche, ad influire sulla salute, sulla qualità di vita e sull’efficienza. Inoltre, nelle persone an- ziane, a mantenere la forza e quindi anche l’autonomia.

Quanta attività fisica ci vuole?Ciò non vuol dire che ci si debba allenare per disputare una maratona: bastano 30 minuti al giorno di intensità media, in altre parole, che può provocare un po’ di fiato grosso e magari anche far sudare un pochino. Non è necessario svol‑gere la mezz’ora quotidiana in un’unica sessione, bensì si possono sommare sessioni di almeno 10 minuti.Particolarmente favorevoli al cuore e alla circolazione sono i tipi di sport di re-sistenza, perché in essi i muscoli si contraggono e rilassano ritmicamen- te:

• camminare,• jogging/walking leggero,• nordic walking,• andare in bicicletta,• nuoto,

Se finora non ha praticato nessuno sport e ha intenzione di cominciare ad al‑lenarsi, può essere opportuno, prima d’iniziare, far accertare dal medico la sua efficienza fisica, cosa particolarmente importante se già soffre di una malattia cardiovascolare.

Vivere novembre/dicembre 2012

• aquafit,• sci di fondo,• ginnastica,• tennis,• ballo/aerobica.

• diabete,• osteoporosi,

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18 MEDICINA — Cuore

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Inserire il moto nella vita quotidianaIn linea di principio, ogni tipo di movimento fa bene: scegliere perciò delle attivi‑ tà che divertono.Già dei piccoli cambiamenti di comportamento possono avere notevoli effetti:

• fare un pezzo della strada per andare al lavoro a piedi o in bicicletta;• optare per le scale invece di usare la scala mobile o l’ascensore;• fare dei lavori domestici o di giardinaggio;• approfittare della pausa pranzo per fare una passeggiata o allenarsi;• in ufficio fare regolarmente delle pause in cui distendersi e fare un

giretto.

LO STRESSL’organismo è stressato quando non è più pronto ad agire, in altre parole quando il sistema nervoso non è più in grado di regolare:

• la pressione arteriosa (aumenta),• il battito cardiaco (più rapido),• la tensione muscolare e l’attenzione (crescono).

Lo stress è provocato da cause fisiche, emozionali o esterne, come ad e‑sempio:

• dolori,• ansia,• tensione sul lavoro,

Quanto una persona è stressata non lo si può valutare nella vita di tutti i giorni. La resistenza individuale è molto variabile: infatti, c’è chi si sente tale già perpiccole sollecitazioni e chi si sente soddisfatto solo quando i compiti si accata‑stano. Tuttavia, diversi sintomi possono indicare se lo stress sta aumentando eccessivamente:

• disturbi di varia natura — Del sonno, circolatori (palpitazioni o vertigini), digestivi, inappetenza, difetti di memoria, difficoltà di concentrazione.

• Contrazioni muscolari, dolori alla schiena, alla nuca e alle articolazio- ni;

• mal di testa;

• stanchezza, esaurimento, spossatezza;• nervosismo, tremito, agitazione;• irritazione, aggressività, svogliatezza cronica;• umore depresso;• ansia, attacchi di panico;• problemi sessuali.

Stress positivo e stress negativoTuttavia, lo stress non è soltanto negativo: una certa quantità rende la vita appassionante e variata e aiuta a gestire le sollecitazioni. Cionostante, co‑me abbiamo visto in precedenza, se lo stress diventa permanente la salute ne soffre, correndo un maggior rischio d’infarto e favorendo l’insorgenza di al-tri fattori di rischio (fumo, ipertensione arteriosa, alimentazione malsana e so‑vrappeso).

Per ridurre lo stress• Fare regolarmente delle pause — Anche se si ha moltissimo da fare, o‑

gni tanto bisogna prendersi del tempo per sé, anche solo per 1/4 d’ora.• Limitare il consumo di bevande contenenti caffeina come caffè e tè.• Alimentazione sana — Gustare i pasti con piacere e in tranquillità.• Svolgere sufficiente attività fisica nel quotidiano o praticare uno

sport.• Inserire delle piccole isole di distensione nella vita di tutti i giorni —

Fare un bagno, leggere per mezz’ora o ascoltare musica.• Metodi di distensione come lo yoga, il training autogeno o il rilassa-

mento muscolare possono essere molto utili.• Accettare quello che non è possibile cambiare e occuparsi delle cose

su cui si può influire e che si è in grado di migliorare.• Evitare o sdrammatizzare le situazioni stressanti — Non guidare nelle

ore di punta e schivare volutamente le persone che innervosiscono.• Non sopportare tutto — Discutere al più presto le difficoltà e i problemi

che si presentano.

• vita febbrile,• preoccupazioni o problemi psichici,• tabacco o bevande alcooliche.

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kNel linguaggio comune, si definisce “secca” una pelle carente di lipidi cutanei, dall’aspetto sottile e fragile, che appare visibilmente poco e‑ lastica, disidratata e desquamata. Pur non essendo del tutto corretta dal punto di vista scientifico, questa definizione è oramai accolta an‑

che nell’ambito medico‑dermatologico, dato che rende bene l’idea delle carat‑ teristiche peculiari di questo disturbo cutaneo.

DEFINIZIONELa pelle si definisce secca quando il contenuto di acqua e sebo presente nel-lo strato più superficiale dell’epidermide è sensibilmente inferiore rispetto ai parametri fisiologici.

20 BELLEZZA — Pelle

Generalmente la pelle secca appare:• alla vista — Disidratata, arida, desquamata, sottile, poco elastica e fragile.

Il colorito è spento, chiaro e ingrigito, conferendo un aspetto poco sano.• Al tatto — Ruvida, arida, fragile e dalla trama irregolare.

La pelle secca è sensibile, più facile a screpolature, fessurazioni ed irrita-zioni: infatti, il sudore e i grassi naturali non sono sufficienti a proteggerla da pressioni, sfregamenti ed insulti in genere. Quindi, è comprensibile come sia ne‑cessario intervenire attraverso norme comportamentali idonee e cosmetici spe‑ cifici.A differenza della pelle grassa, è anche più soggetta all’invecchiamento cu-taneo precoce, presentando maggiori rughe, soprattutto sul volto (rughe d’e‑spressione e zampe di gallina).La pelle secca non va confusa con quella asfittica, in cui l’aumentata secrezio‑ne sebacea ostruisce il lume follicolare, provocando un accumulo di sebo, detriti cellulari e batteri al suo interno. La cute, di conseguenza, non appare untuosa, ma tendenzialmente secca e ruvida al tatto; simili situazioni sono favorite, oltre che dall’eccesso di sebo, anche dall’ipercheratosi (ispessimento dello strato superficiale dell’epidermide).

ClassificazioneIn una pelle secca, il contenuto idrolipidico dello strato corneo è sensibilmente inferiore rispetto ai valori fisiologici. Rifacendoci a questa definizione possiamo distinguere differenti tipi di pelle secca, di seguito elencati:

• disidratata — Il deficit interessa la componente idrica, importante per la funzione di barriera, la protezione dagli agenti irritanti e le proprietà mecca‑niche della cute. Quando interessa il viso, la pelle appare lucida, con pori di‑ latati e presenta sovente punti neri.

• Alipidica — La secchezza è dovuta ad un’insufficiente secrezione sebacea. La minore produzione di grassi cutanei rende la cute più fragile e sensibile, soggetta a rughe e ad altri segni dell’invecchiamento. Se interessa il viso, i

PELLE SECCA:UNA PELLE MORBIDA ANCHE D’INVERNOD’inverno la pelle è aggredita da freddo, vento, pioggia, cambiamenti di temperatura e correnti d’aria. Come idratare la pelle molto secca? Quali trattamenti usare? Esistono rimedi naturali efficaci?

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pori appaiono ristretti ed i punti neri sono rari.• Disidratata alipidica — Le situazioni sopra descritte spesso coesistono, dando origine a questa varian‑

te di xerosi cutanea più complessa, in cui la ridotta secrezione di sebo si associa ad una minore funzio‑ nalità delle ghiandole apocrine e di quelle sudoripare.

CAuSELa ricerca delle cause responsabili non è sempre così ovvia ed immediata. La disidratazione cutanea è infatti subordinata ad una serie di fattori climatici, costituzionali, ambientali, fisiologici e patologici non sem‑pre facilmente individuabili. Molto differenti ed eterogenee, le cause maggiormente coinvolte nella ge‑nesi della pelle secca sono:

• Ambiente e clima — È oramai assodato che la quantità di acqua presente nello strato corneo è pesan‑temente influenzata dall’umidità ambientale. In altre parole, quando diminuisce l’umidità esterna si ridu‑ ce di riflesso anche la percentuale di acqua negli strati superficiali dell’epidermide. Si ritiene che sia sufficiente una disidratazione cutanea del 10% per alterare drasticamente le caratteristiche ideali della pelle, ovvero plasticità ed elasticità.Dopo una prolungata esposizione a raggi UV, freddo, aria condizionata, riscaldamento eccessivo o vento, la pelle tende a seccarsi progressivamente. In simili circostanze è importante interpretare i segnali d’al‑larme che l’organismo ci invia; la cute, visibilmente stressata, arida e desquamata, richiede alcuni pic‑ coli accorgimenti tali da consentirle di ripristinare le proprie barriere fisiologiche perdute.

• Età — Man mano che l’età avanza, la pelle va inevitabilmente incontro ad una serie di eventi fisiologici che favoriscono la disidratazione cutanea. In simili frangenti, la pelle secca è principalmente correlata al progressivo assottigliamento dell’epidermide, all’alterazione quali/quantitativa delle fibre connettivali di collagene e all’impoverimento del film idrolipidico, una sorta di pellicola presente sulla superficie cuta‑nea costituita da una componente idrofila (NMF) e da una frazione liposolubile, data soprattutto dal sebo (95% del totale).

• Predisposizione genetica — Un prematuro invecchiamento delle cellule dell’epidermide può chiara‑mente dipendere da cause genetiche e costituzionali.

• Dieta — L’alimentazione svolge un ruolo di primo piano sull’aspetto cutaneo. Un adeguato apporto di ac‑

LA PREVENZIONE• Evitare eccessive esposizioni ai raggi uV, solari od artificiali (lettini solari) — Proteggere la

pelle con prodotti solari formulati con filtri uV.

• Bere molta acqua — Almeno 2 litri al giorno.

• Idratare ed ammorbidire la pelle secca con prodotti specifici e delicati, dalle proprietà idratanti, nutrienti, emollienti e filmogene — Massaggiare sempre i prodotti con movimenti circolari, per favorire l’assorbimento delle sostanze funzionali.

• Esfoliare la pelle — Per rimuovere le cellule morte presenti nello strato superficiale di una cute secca, ruvida e rugosa, i peeling periodici sono particolarmente indicati. Gli scrub più apprez-zati sono formulati con alfa-idrossiacidi (acido cogico, acido tartarico, acido malico ecc.).

• Detergere il viso con un latte detergente specifico — Per rimuovere il prodotto dal viso, stro-finare delicatamente un batuffolo di cotone leggermente inumidito con acqua oligominerale a basso contenuto di sali minerali. Particolarmente indicata è l’acqua termale.

• La sera, prima di coricarsi, applicare un generoso strato di crema oleosa, nutriente e protettiva.

• Proteggere il viso da condizioni climatiche non favorevoli, come vento e sole — La pelle secca è estremamente sensibile e, quando viene trascurata o non adeguatamente protetta, il clima può accelerare fortemente il processo d’invecchiamento cutaneo.

• Seguire un’adeguata alimentazione, equilibrata dal punto di vista nutrizionale — Talvolta, la secchezza riflette una carenza di alcuni nutrienti.

• Assumere tanta frutta e verdura, in quanto ricca di antiossidanti (vitamine C ed E) — Alcune carenze vitaminiche, specie della vitamina A, possono favorire la secchezza.

• Mangiare alimenti ricchi di omega 3 (pesci dei mari freddi, olio e semi di lino) ed omega 6 (oli di borragine o di vinaccioli, frutta secca e legumi) — Se necessario, integrare la dieta con un integratore di questi acidi grassi.

• Scacciare lo stress — Ansie e tensioni possono incidere negativamente sull’aspetto della pelle. Per questa ragione, è bene ritagliarsi un piccolo spazio di tempo da dedicare a sé stessi, predi- ligendo attività fisiche leggere, come pilates o yoga (v. articolo “Woga: lo yoga in acqua” a pagg. 28-29 o Vivere 145, pagg. 20-21, articolo “Yoga, Thai Chi Chuan, Qi Gong & Co: benesseredall’Oriente” o vai su rivista-vivere.ch/archivio dove trovi i più recenti numeri passati).

• utilizzare umidificatori d’ambiente — I luoghi troppo freddi od eccessivamente caldi possono incidere negativamente sulle caratteristiche di elasticità e morbidezza cutanea.

Vivere novembre/dicembre 2012

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22 BELLEZZA — Pelle

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qua contribuisce indubbiamente a mantenere una pelle elastica e in ottimo stato. Per l’idratazione, oltre all’acqua, è bene garantire all’organismo una giusta quantità di acidi grassi insaturi, proteine ed aminoacidi, importantis‑simi per il buon funzionamento delle componenti del derma.

• Carenze vitaminiche — Anche la carenza di alcune vitamine, la A in parti‑colare, può essere una causa. È dunque importante garantire un adeguato apporto vitaminico all’organismo, non solo per mantenere la pelle sana.

• Prodotti cosmetici aggressivi, scadenti od alcolici — L’utilizzo prolun‑gato può impoverire il film idrolipidico, favorendo così la secchezza.Anche i lavaggi troppo frequenti, specialmente senza la successiva applica‑zione di prodotti idratanti ed emollienti, possono gravare negativamente sul grado d’idratazione.

• Patologie — Alcune condizioni morbose possono alterare il contenuto idrico cutaneo. Tra i maggiori imputati non si possono dimenticare malattie derma‑tologiche come psoriasi, allergie, ittiosi ed eczema topico, e patologie me‑taboliche più complesse, tra cui ipotiroidismo, morbo di Hashimoto, insuffi‑ cienza renale, diabete e cirrosi epatica.

• Farmaci — Le cure a lungo termine con diuretici e contraccettivi ormonali, per esempio, favoriscono la progressiva disidratazione cutanea.

TRATTAMENTI COSMETICI.Lo scopo principale della moderna cosmetica applicata al trattamento della pel‑le secca non è semplicemente aumentare la percentuale di acqua negli strati più superficiali: ciò che è veramente importante è ottimizzare i processi fi-siologici che provvedono al mantenimento della stessa componente idrica. Normalmente, il trattamento cosmetico per migliorare una pelle secca prevedel’applicazione di più sostanze dall’azione differente.

umettanti e gelificantiMantenendo un giusto grado di umidità nell’epidermide, queste sostanze spiccatamente idrofile contrastano la secchezza cutanea e prevengono l’evaporazione. Gli umettanti ed i gelificanti legano le molecole d’acqua pre‑senti nell’ambiente esterno e nel prodotto stesso, e nel contempo le trattengono saldamente a contatto con la pelle. Le sostanze di queste tipologie più indicate per il trattamento sono:

• polioli — sorbitolo, glicerolo, maltitolo.• Alfa-idrossiacidi (a basse concentrazioni) — Acido malico, tartarico, citri‑

co o glicolico sono onnipresenti nella frutta come fragole, uva e limoni. Con‑ trastano efficacemente la secchezza cutanea solo se utilizzate a basse con‑ centrazioni, altrimenti gli alfa‑idrossiacidi vengono sfruttati come esfolianti.

• Ingredienti che riproducono le proprietà igroscopiche (in grado di trat- tenere acqua) del fattore naturale di idratazione cutanea (NMF).

• Acido ialuronico — Le creme che lo contengono sono particolarmente indi‑cate per idratare la pelle in profondità, contrastando nel contempo i segni ti‑ pici dell’invecchiamento, quali rughe d’espressione e zampe di gallina.

• Collagene idrolizzato — Adsorbendo massicce quantità di acqua, le fibre collagene formano sulla superficie cutanea un gel umettante in grado di pre‑servare la cute stessa dalla disidratazione. Per questo, le creme al collagene costituiscono un ottimo rimedio.

• Mucillagini — Riccamente presenti negli estratti di malva, aloe vera, altea etiglio.

• Pectine — Abbondanti in rosa e fiordaliso.• Proteine della seta (ad esempio la sericina) — Questi prodotti interagi‑

scono positivamente con la superficie della pelle mediante meccanismi di bioadesione. Grazie a questi processi, la sericina espleta un effetto estrema‑mente positivo dal momento che dà origine ad un film elastico protettivo sul‑ la superficie cutanea, assicurando così una buona idratazione.

Cosmetici filmogeni ed occludentiFormando una sorta di pellicola occlusiva e protettrice sulla pelle, questi prodotti riducono l’evaporazione dell’acqua dagli strati epidermici superficiali: di conse‑guenza viene mantenuta l’idratazione cutanea. Queste sostanze sono general‑mente di origine idrocarburica, come vaselina ed oli minerali. Ciononostante, og-gigiorno sono scarsamente utilizzate nel trattamento contro la pelle secca perché tendono ad interferire negativamente con alcuni meccanismi fisio-logici della cute, presentando inoltre una scarsa dermocompatibilità. Il loroimpiego è generalmente riservato a situazioni dermatologiche piuttosto serie.

EmollientiAltamente dermocompatibili, questi prodotti trovano largo impiego perché, reintegrando la componente lipofila, sono in grado di ripristinare effica-cemente la funzione “barriera” della pelle. Inoltre conferiscono un aspetto morbido e levigato, poiché sono in grado di mimare il ruolo dei lipidi natu- ralmente presenti negli strati superficiali dell’epidermide.Tra gli ingredienti cosmetici emollienti più adatti si annoverano:

• oli vegetali — Di avocado, canapa, germe di grano, borragine, macada‑mia, mandorle dolci, palma, oliva ecc.

• Burri e cere vegetali — Burro di karité o di cacao, olio di jojoba.• Squalene — Abbondante nell’olio d’oliva, nella crusca del riso, nelle arachi‑

di e nel germe di grano. A causa della sua scarsa stabilità, in cosmesi è spes‑ so sostituito dallo squalano, una sostanza in grado di proteggere la cute, ri‑ generare il film lipidico ed idratare la pelle, riducendo l’evaporazione dell’ac‑ qua dagli strati epidermici più profondi.

• Ceramidi — Conferiscono un aspetto morbido e vellutato a pelli molto sec‑che e visibilmente sofferenti.

• Acidi grassi polinsaturi — I prodotti vegetali fonti di omega 6, come l’olio di germe di grano, i semi di girasole o mais, sono spesso sfruttati nella cosmesi per realizzare prodotti finalizzati a migliorare l’aspetto di pelli molto secche, tendenti alla desquamazione.

Prodotti apisticiI protagonisti di questo paragrafo sono 2 prodotti naturali sorprendentemen-te efficaci nel trattamento cosmetico della pelle secca:

• cera — Le sue proprietà filmogene ed emollienti la rendono un ingrediente cosmetico molto indicato. Particolarmente ricca di acidi grassi, incoraggia la riparazione dei lipidi presenti negli strati superficiali dell’epidermide, ripristi‑ nando la funzione “barriera”. Non a caso, la cera d’api rientra nella formu‑lazione di maschere professionali per il viso e per il corpo.

• Miele — Dolcissimo ed aromatico, è utilizzato per le sue innumerevoli pro‑prietà benefiche (emollienti, toniche ed energizzanti). Spesso è presente in creme o prodotti dalle proprietà idratanti, ammorbidenti e lenitive, per mi‑ gliorare l’aspetto di pelli secche, screpolate e molto disidratate.

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Inquinamento ambientale, raggi uV, stress, dolori e cibo spazzatura sovraccaricano sempre più il nostro organismo e, di conseguenza, anche le cellule. Si moltiplicano i radicali liberi, che sono delle molecole molto reattive

che danneggiano la struttura profonda della cellula. Questo danno si espande a causa di una moltiplicazione cellulare incontrollata e si manifesta, per esem‑ pio, come:

• macchie senili,• pelle stressata e secca,• perdita di elasticità,• invecchiamento precoce.

Anche gli organi interni e il sistema nervoso possono subire danni dovuti ai radicali liberi. È quindi necessaria una protezione sia dall’interno che dall’e‑ sterno.un complesso naturale a base di polifenoli, polisaccaridi, aminoacidi e o- ligoelementi garantisce una protezione molto efficace delle cellule. Gra‑zie al suo elevato potere antiossidante, le cellule sono protette e il loro invec‑chiamento rallenta: ciò influisce anche sull’energia vitale e quindi pure il be‑ nessere generale è favorito.Nel corso di studi pluriennali, i ricercatori sono riusciti ad estrarre dalle foglie del tè i polifenoli, senza intaccare le caratteristiche protettive ed antiossidan‑ti di queste sostanze vegetali. Inoltre il Dr. Holzgang e il suo team sono stati in grado di estrarre questi princivi attivi in modo tale che essi interagiscano per la protezione della struttura cellulare. È stato dimostrato che questo speciale e‑ stratto ha un’efficacia 100 volte maggiore rispetto ai tradizionali prodotti abase di tè verde.Numerosi studi clinici, svolti in collaborazione con il Politecnico Federale e l’Ospedale universitario di Zurigo, effettuati a livello molecolare, cellulare, fisiologico e mentale, hanno dimostrato che il complesso naturale descritto in precedenza costituisce un valido ed efficace antagonista dei radicali liberi: in altre parole, mediante l’applicazione di creme o lozioni che lo contengono, esso protegge la pelle dai danni causati dai raggi UV e stimola la rigenerazio‑ne cutanea. È stato provato anche il rallentamento della decomposizione del collagene: infatti, la pelle rimane elastica e compatta più a lungo.Ricerche effettuate su sportivi che svolgono triathlon e assumevano il com‑plesso come integratore alimentare, sotto forma di compresse o capsule, ne hanno invece confermato gli effetti benefici interni:

• bruciavano meno velocemente le riserve;• si riprendevano più in fretta dallo sforzo compiuto;• usavano meno ossigeno per la stessa prestazione;• avevano una frequenza cardiaca più bassa.

Polifenoli & Co. — BELLEZZA 23

POLIFENOLI & CO.:LA PROTEZIONENATURALEPER LE CELLULERicercatori del Politecnico Federale di Zurigo hanno creato un complesso vegetale che so-stiene in modo efficace la salute nella lotta contro gli influssi ambientali

La redazione

Vivere novembre/dicembre 2012

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24 ALIMENTAZIONE — Dieta

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DIETA SCACCIA-INFLuENZA:FARE IL PIENO DI VITAMINE E NON SOLO!Per combattere raffreddore e influenza nutriti con gli alimenti giusti. Scegli gli agrumi, ricchi di vitamina C, per attivare il sistema immunitario.

La redazione

L’inverno è diventato un concentrato di sbalzi di temperatura che fanno starnu‑tire e rendono vulnerabili. L’apparato respiratorio è protetto da una pati-

na di muco, “distribuita” da piccole ciglia che si bloccano quando il freddo arriva all’improvviso. Senza “rivestimento”, gola e polmoni sono espo- sti all’attacco di virus e batteri. Nella stagione in‑vernale è quindi facile venire a contatto con questi microrganismi, perché le basse temperature ci por‑tano a cercare spazi riparati, dove la vicinanza con altre persone favorisce il contagio. Anche se raf‑ freddore e mal di gola ci hanno preso di mira, non è detto che l’organismo debba capitolare: infatti, sia‑mo dotati di sentinelle attentissime, come gli an-ticorpi, che attraverso guerre chimiche elaborate possono scacciare le malattie sul nascere. Questi “soldatini” del sistema immunitario agiscono in mo‑di diversi, ma con un obiettivo comune: annientare il nemico. Affinché funzionino al meglio, vanno nu-

triti con gli alimenti giusti.

IL MENùColazione

• Giorni 1, 3 e 5 – 1 caffè d’orzo con ½ cucchiaino (cc) di zuc‑ chero [10 cal]

– 2 fette biscottate (30 g) con 1 cc di miele [129 cal]

– 1 bottiglietta di latte probiotico [20 cal]• Giorni 2, 4 e 6

– 1 tè verde con ½ cc di zucchero [10 cal] – Cereali (25 g) con latte parzialmente scremato (150 ml) [63 cal]

– 1 bottiglietta di latte probiotico [20 cal]

Spuntini• Mattutino — 1 arancia o 2 kiwi [75 o 88 cal]• Pomeridiano — 1 spremuta di agrumi (150 g)

[ad es. pompelmo: 45 cal]

Condimenti giornalieriSi può contare su 4 cc di olio d’oliva (20 g, 180 cal), 2 di parmigiano grattugiato (10 g, 39 cal) e 1 panino integrale (40 g, 94 cal). Se non specificato, l’uso di olio o di parmigiano vanno sottratti dal totale.

Giorno 1• Pranzo

– Polenta di farina di mais precotta (60 g), con funghi (100 g), cipolla (100 g), prezzemolo, a‑ glio e un pizzico di sale [271 cal]

– Insalata di rucola e songino (200 g), condita con succo di limone [35 cal]

• Cena – Bistecca di maiale (200 g) all’arancia, con succo d’arancia (½) e limone (½), scorza di 1 arancia, 2 cipolline, 1 cc d’aceto bianco, 1 di maizena e 1 d’olio [266 cal]

– Insalata di carote (150 g) e sedano (50 g) con‑ dita con succo di limone [67 cal]

– 1 pera [70 cal]

Giorno 2• Pranzo

– Penne (50 g) ai calamari (50 g) e zucchine (100 g) con aglio e prezzemolo [280 cal]

– Insalata verde e finocchio (200 g) [28 cal] – 1 kiwi [44 cal]

• Cena – Orata (200 g) al pompelmo (1), ½ bicchiere di vino bianco, 2 bacche di ginepro, alloro, prez‑zemolo e 1 cc d’olio [181 cal]

– Insalata verde mista (200 g) condita con suc‑co di limone [35 cal]

– 1 mandarino [80 cal]

Giorno 3• Pranzo

– Fesa di tacchino (200 g) alla piastra con suc‑co di limone ed erbe aromatiche [200 cal]

– Insalata di lattuga (200 g) con spicchi di 1 mandarino [80 cal]

– 1 caco [65 cal]• Cena

Fusilli (80 g) ai broccoli (100 g) con ½ acciu‑

WWW.RIVISTA-VIVERE.CH/NEWS/ALIMENTAZIONELa sezione del nostro sito dedicata alle notizie sull’alimentazione.

Dr. med. Andrea DonadiniFMH Chirurgia Viscerale

FMH Chirurgia generale e TraumatologiaAnnuncia di aver iniziato la propria attività di medico associato nello studio del Professor Martinoli

Via Moncucco 7 — 6900 LuganoTel. 091 960 45 10 — fax 091 960 45 11

Page 25: Vivere novembre-dicembre 2012 (156)

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ga, aglio, peperoncino e 1 cc d’olio [290 cal] – Zucca (200 g) al forno insaporita con 1 ramet‑ to di rosmarino [36 cal] – Insalata di songino, rucola, pomodoro e cipol‑lotto (200 g) [40 cal]

Giorno 4• Pranzo

– Spaghetti (80 g) al limone (succo e scorze) e pepe [280 cal] – Insalata verde (100 g) e carote (200 g) [82 cal] – 1 mapo [75 cal]

• Cena – Minestrone di verdure miste (200 g) [100 cal] – Cupolette di funghi porcini (2 grandi) con 1 pic‑ cola patata a pasta gialla, cipolla (50 g), zuc‑ ca gialla (50 g), prezzemolo, aglio e 1 cc d’olio [141 cal] – Insalata verde mista (200 g) [35 cal] – Uva (100 g) [61 cal]

Giorno 5• Pranzo

– Risotto (60 g) allo zafferano (1 bustina) con cipolla (50 g) [190 cal] – Fagioli cannellini (90 g) in insalata con 1 cipol‑ la di Tropea, pomodorini (100 g), rucola (20 g), aceto e sale [121 cal]

• Cena – Salmone (140 g) al cartoccio con 1 pompelmo (150 g), erbe aromatiche (prezzemolo, aneto, menta o quelle che si preferiscono), 1 cc d’o‑ lio [298 cal] – Insalata mista con lattuga, rucola, finocchi e ravanelli (200 g) [38 cal] – 1 caco [65 cal]

Giorno 6• Pranzo

– Alici fresche (200 g) al verde col succo di 1 li‑ mone, prezzemolo, 1 cc di capperi e 1 d’olio

[196 cal] – Insalata di lattuga (200 g) [28 cal] – 1 pompelmo [76 cal]

• Cena – Rigatoni (80 g) alla zucca (100 g) con rucola (50 g) e cipolla (50 g) [298 cal]

– 1 pera (180 g) con 1 pezzo di grana (30 g)[180 cal]

Giorno 7• Pranzo

– Tagliata di manzo (150 g) con rucola (100 g),

condita con del succo di limone [218 cal] – Insalata di lattuga, crescione e sedano (200 g) [35 cal]

– 1 kiwi [44 cal]• Cena

– Spaghetti (70 g) alle vongole (50 g) con aglio e prezzemolo [283 cal]

– Bietole saltate in padella (200 g) [34 cal] – Sorbetto al limone con 2 limoni, 1 pompelmo, 5 foglie di menta fresca, 1 cc di zucchero e 1 di limoncello o di un altro liquore [100 cal].

OMEGA-LIFE® — Vitalità dal mareGli scienziati sono concordi nel ritenere che l’alimentazione nei Paesi industrializzati dell’Occidente è significativa‑mente povera di alimenti contenenti acidi grassi omega‑3. I fornitori più efficaci degli acidi grassi essenziali omega‑3 (EPA e DHA) sono i pesci grassi di mare: bisognerebbe consumarne fino a 200 g, 2 volte alla settimana. La gamma OMEGA‑life® ha di recente messo a disposizione 3 varianti del prodotto: la Classic integra il fabbisogno giornalieroed è ricca di vitamina E. La Eye contiene, oltre alla vitamina E, anche la A e la beta‑carotina come pure i carotinoidi luteina e zeaxantina, che favoriscono la facoltà visiva. La variante Junior è adatta ai giovani: le capsule da mastica‑ re, al delicato gusto d’arancia, rendono piacevole al bambino l’assunzione — senza gusto di pesce.Doetsch Grether AG, 4002 Basilea www.doetschgrether.ch

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• Peperoncino — Se si ha un inizio di raffreddore, è il medicinale naturale giusto, per‑ché fluidifica il catarro. In più attiva la circolazione e ottimizza l’attività delle dife‑ se immunitarie.

• Zucca e cachi — Apportano la vitamina A, necessaria per accelerare l’attivazio‑ne del sistema immunitario.

• Cavoli — Contengono le vitamine A e C ed altri antiossidanti.

• Aglio — Non è solo uno degli elementi base della cucina, ma anche un potente bat‑tericida e può essere utilizzato come antisettico, preventivo dell’influenza e cura‑ tivo di alcune malattie delle vie respiratorie. Il consiglio è di mangiarlo crudo, se però non se ne sopporta il sapore si può fare una tisana a base di limone e aglio.

• Carne e pesce — Fonti di zinco, indispensabile per la produzione degli anticorpi.

• Tè verde — Uno degli antiossidanti naturali più importanti. Grazie alla sostanza ECGC (Epigallocatechina Gallata) è anche 100 volte più efficace della vitamina C contro i radicali liberi. Alla base di questo infuso ci sono le catechine, un partico‑lare tipo di polifenoli, molto efficaci contro i ceppi influenzali. Se non vi piace, lo si può sostituire con quello rosso o rooibos/karkadè, che, oltre ad avere un gusto molto gradevole, è in grado di stimolare il sistema immunitario e lenire il dolore.

Page 26: Vivere novembre-dicembre 2012 (156)

Gli effetti nocivi del consumo di tabacco — in questo senso sigarette, sigari e pipa sono equiparabili — nella bocca sono stati sottovaluta‑ ti per molto tempo. Oggi numerosi studi dimostrano quali possono es‑ sere le conseguenze del consumo regolare su denti e gengive.

CONSEGuENZE IMMEDIATELe prime conseguenze si verificano dopo settimane o mesi e sono di carattere:

• estetico — Si tratta soprattutto di un annerimento della superficie dei denti,specialmente quella interna.

• Sociale — L’alito cattivo non tarda a manifestarsi nei fumatori. Esso è pro‑vocato dalla presenza di composti volatili solforati prodotti dai batteri anae‑robici normalmente presenti nel cavo orale, sostanze che vengono traspor‑tate all’esterno durante l’espirazione e la fonazione. I fumatori producono più tartaro e hanno un flusso salivare rallentato. Tutto ciò contribuisce ad au‑ mentare la presenza di batteri in bocca e conseguentemente la quantità di prodotti del loro metabolismo. L’alito cattivo può creare difficoltà nei rapporti interpersonali. Anche esporre le persone che vi stanno attorno all’effetto del fumo passivo può essere un elemento di disturbo.

A questo stadio, se si riesce a smettere di fumare prima di sviluppare una dipen‑denza dalla nicotina basta una pulizia professionale dei denti per ristabilire la si‑ tuazione iniziale.

CONSEGuENZE TARDIVEBen più rilevanti sono le conseguenze tardive, che passiamo in rassegna qui di seguito.

Malattie parodontaliSono infiammazioni croniche multifattoriali che portano ad una distruzione dell’apparato di sostegno dei denti. Cause primarie sono l’infezione da batteri della flora orale e l’influsso di fattori di rischio come, per esempio, il fumo. Il fu‑mo favorisce infatti la formazione di tasche parodontali, la produzione di tartaro e accentua la recessione dei tessuti di sostegno dei denti. Chi fuma soffre quindi in misura maggiore di gengiviti, tende a produrre più tartaro e ad avere tasche gengivali più profonde rispetto a chi non fuma.Il fumo manifesta i suoi effetti anche sulla terapia delle malattie parodontali, sia quella conservativa che quella chirurgica: nei fumatori la terapia ha meno suc‑ cesso, la guarigione dopo gli interventi parodontali avviene più lentamente.Anche la terapia impiantologica ha un tasso di insuccessi maggiore nei fuma‑tori.

I nostri dentisti. Da 125 anni.26 ODONTOIATRIA — Tabagismo

Quando si parla dei danni causati dal fumo sulla salute si pensa innanzitutto alle malattie polmonari, ad altre maligne e a quelle cardiovascolari. Eppure il primo organo con il quale il fumo viene a contatto è la bocca, con i denti e le mucose.

FuMOE SALUTE ORALE

Dr. med. dent. Tiziano Gada, membro SSO Ticino — STMD Per la Commissione di Informazione della Svizzera Italiana (CISI)

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Vivere novembre/dicembre 2012

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CarieIl tabacco indebolisce il sistema immunitario della cavità orale. I fumatori hanno nella saliva, che costituisce un importante fattore di protezione dalla carie, un’al‑ta concentrazione di batteri cariogeni. Studi eseguiti su giovani hanno dimostra‑to che più una persona fuma, più alto sarà il rischio di formazione di carie e che i fumatori sviluppano più carie radicolari rispetto ai non‑fumatori. In generale i fumatori sono più soggetti alla carie e hanno più denti mancanti.

Problemi stomatologiciIl fumo altera i sensi del gusto e dell’olfatto, rallenta e disturba la guarigione del‑le ferite dopo interventi chirurgici odontoiatrici. Oltre all’aumentata attività della carie, il fumo è in relazione con il maggiore rischio di contrarre la Candidiasi ora‑le. Il calore e le sostanze nocive del fumo danneggiano anche la mucosa orale con conseguenze importanti:

• alterazione dei sensi del gusto e dell’olfatto;• rallentamento della guarigione delle ferite dopo interventi chirurgici

odontoiatrici;• diminuzione delle difese contro infezioni batteriche;• alterazione delle corde vocali — La voce può diventare rauca e sgrade‑

vole.• Sviluppo di una tosse cronica;• formazione di lesioni precancerose e cancerose.

La leucoplachia è la mutazione precancerosa più importante della mucosa ora‑le e il fumo è il suo maggiore fattore di rischio. La sua frequenza nei fumatori è 6 volte maggiore che nei non‑fumatori. Nel 50% dei casi di carcinoma della mucosa orale è presente una leucoplachia.Il consumo di tabacco, specialmente se associato ad un abuso di alcool, è di gran lunga il più importante fattore di rischio per la formazione del carcinoma del cavo orale, che è uno dei 10 tumori più diffusi al mondo ed il più frequente malignoma nella regione della bocca e della faccia. La probabilità di ammalarsi di carcinoma nella cavità orale è per un fumatore da 7 a 10 volte maggiore ri‑spetto ad una persona che non ha mai fumato. Il rischio raddoppia per chi fuma

più di 20 sigarette al giorno. Questo maggior rischio scompare quasi completa‑ mente dopo 5–10 anni dal momento in cui si smette di fumare.Riassumendo possiamo dire che:

• Il fumo è uno dei principali fattori di rischio per i carcinomi del cavo o- rale e, in considerazione dei dati esposti sopra, ciò ci deve fortemente preoccupare.

• Fra le altre patologie odontoiatriche, quella più favorita dall’esposizio- ne al fumo è la parodontopatia.

• Il fumo genera colorazioni sui denti e causa spesso un alito cattivo.

CONCLuSIONESe tutto quanto già sapete sugli effetti nocivi del fumo sulla salute non vi preoc‑cupa, quanto scritto qui sopra men che meno, i danni causati dal fumo passivo su chi vi sta vicino non vi toccano, il fatto di avere una pelle più brutta, le dita gialle, una voce rauca, un alito cattivo non vi importa, non dite al vostro partner: “Kiss a non-smoker, enjoy the difference!”, altrimenti rischiate di non rive‑derlo più.

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Page 28: Vivere novembre-dicembre 2012 (156)

S arà forse per la quasi totale assenza di gravità, per il ricordo dei 9 mesi trascorsi nell’utero materno o per l’alta percentua‑le di acqua presente nel nostro corpo che

questo fluido vitale rappresenta l’ambiente di lavo‑ ro ottimale per tante discipline fitness.

CHE COS’È LO YOGA?Il termine significa “congiungere”, “reintegra-re”, “rimettere a posto ciò che si è separato dal divino”. Tecnica conosciuta in India da più di4’000 anni, alcuni la considerano una sorta di gin-nastica olistica, altri una religione, una filosofia, uno stile di vita morale e salutista. Altri ancora u‑na tecnica per incrementare la propria consape-volezza e per sperimentare stati di coscienza non

WOGA:LO YOGA IN ACQUA

ordinari: estasi, capacità straordinarie di comuni‑cazione, percezione straordinaria della “realtà”, a‑ more che trascende i propri bisogni egotici.Lo Yoga che si presta di più all’attività acquatica è sicuramente l’Hatha Yoga.

CHE COS’È IL WOGA?Woga è un termine composto dalle parole “water” e “yoga” e lo si può quindi tradurre come “yoga in acqua”: ciò significa un doppio beneficio, inquanto lega i vantaggi dello yoga alle qualità te-rapeutiche dell’acqua, risultando persino più ef- ficace.Praticare Yoga in acqua è forse una delle cose più naturali e semplici che possa esistere, dato che si a‑ dattano a meraviglia all’ambiente acquatico le posi‑ zioni e i principi dell’Hatha Yoga: insieme alle Asana(posizioni statiche) c’è il Pranayama (“controllo del soffio vitale”), cioè il controllo e la regola-zione della respirazione.Il Woga può essere collocato con il massaggio Wat‑ su nell’insieme delle discipline acquatiche volte a favorire prima il benessere psicologico poi quel-lo fisico, riuscendo in tal modo a governare megliola componente corporea.In conclusione, lo scopo principale del Woga è quello di aumentare la serenità interiore dell’in-dividuo mediante esercizi di allungamento dei muscoli che contribuiscono anche a donare ela-sticità al corpo. L’individuo impara a conoscerepiù approfonditamente sé stesso e a rivivere an-che quella dimensione che lo circondava prima di nascere.

STORIACome molte delle discipline innovative, anche il Wo‑

una moda molto diffusa negli ultimi anni è quella di praticare le attività fisiche in acqua. La piscina rappresenta ormai una vera e propria palestra dove poter eseguire quasi tutti gli esercizi che nor- malmente vengono svolti a terra.

La redazione

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ga arriva dall’America e più precisamente dalla pa‑tria del fitness e del benessere, la California. La di‑sciplina è nata circa 10 anni fa ad opera di un te-rapista e poeta americano, Harold Dull, primo tra tutti a comprendere come l’acqua, elemento fon-damentale della vita, fosse uno degli ambienti più idonei per praticare diverse attività, tra lequali lo Yoga, dato che agevola anche il rilassa-mento e la concentrazione.Ma l’associazione dello yoga con l’elemento ac-quatico ha origini ben più antiche: leggenda vuole che Shiva insegnasse Yoga in riva al mare alla mo‑glie, la dea Pârvatî, che però si mostrava poco inte‑ressata, contrariamente ad un pesce che osservava incuriosito. A quel punto Shiva, resosi conto del par‑ticolare interesse dell’animale per quella tecnica, decise di spruzzarlo di acqua, facendogli assumere immediatamente sembianze divine: da lì il nome Matsyendra, il Signore dei Pesci (“matsya” = pesce, “Indra” = signore).Leggenda a parte, gli studi scientifici sui benefici dello Yoga sono iniziati più di 70 anni fa in India. Nel 1931 l’indiano Kavoor Behanan, laureando in psicologia a Yale, iniziò a studiare il metodo di Swa‑ mi Kuvalayananda, che dirigeva l’ashram di Lonavia (Bombay). Da allora gli studi sono proseguiti con e‑ lettrocardiografi e elettroencefalografi. I benefici ef‑ fetti degli esercizi di respirazione e degli Asana “a terra” venivano ampliati con lo yoga in acqua.

VANTAGGI DELL’ATTIVITÀ IN ACQuAPerché dovrebbe essere preferito allo Yoga? Comin‑ ciamo col dire che il Woga consente di eseguire un maggior numero di movimenti rispetto allo Yo- ga classico, proprio grazie alla presenza dell’ac-qua, di gran lunga più densa dell’aria: la mancan‑

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Page 29: Vivere novembre-dicembre 2012 (156)

za di forza gravitazionale elimina lo sforzo delle arti‑colazioni e quindi riduce al minimo traumi più o me‑no seri. La stessa acqua, poi, creerà un effetto mas-saggiante, che alla lunga porta dei vantaggi nontrascurabili per il nostro organismo. Essi si possono riassumere nei seguenti punti:

• carico articolare quasi nullo — L’elemento ac‑quatico addolcisce i movimenti e favorisce an‑che lo sblocco articolare.

• Allungamento dei muscoli e scioglimento delle loro tensioni — Aumenta quindi l’elasti‑cità e la capacità di resistere agli sforzi. Possibi‑ lità di assumere posizioni impossibili a terra, in particolare quelle Asana dello Yoga spesso molto difficili anche per gli esperti.

• Favorisce enormemente il lavoro dell’appa-rato circolatorio — Dona una sensazione di be‑nessere difficilmente raggiungibile con gli eser‑cizi sulla terreferma.

• L’acqua aiuta a mantenere le Asana — La densità maggiore di quella dell’aria permette un sostegno migliore, aiutando a mantenere le po‑sizioni più a lungo e più facilmente.

• L’acqua riporta alla mente sensazioni e pen-sieri prenatali, quando si era avvolti e cocco- lati da questo fluido vitale.

• Ambiente di lavoro naturale — Il corpo uma‑no è formato in gran parte da acqua.

• Aiuta a ritrovare il giusto equilibrio psico-fi-sico, contrastando stress, insonnia e ansia —In acqua i suoni sono attenuati, si assapora il silenzio e i movimenti del corpo producono un dolce fruscio. Tutto questo aiuta a rilassare il si‑stema nervoso e infondere calma nella persona, escludendo preoccupazioni, pensieri e tensioni negative.

• Migliora le capacità di concentrazione — La mente distesa e concentrata riesce a comanda‑re meglio i muscoli anche in movimenti all’appa‑ renza difficili.

LA SEDuTASi consiglia di praticare il Woga in un’acqua calma e calda (intorno ai 30°C): gli esercizi eseguiti so- no per la maggior parte statici e per questo la temperatura deve essere abbastanza alta. La condizione ideale è quella delle piscine termali, an‑ che se generalmente le sedute si svolgono in sem‑plici piscine, riscaldate a temperatura corporea. A 34°‑35° la temperatura dell’acqua è “neutra“, né calda né fredda: in questo modo si evita di avere dei dolorosi crampi.La musica, come in tutte le attività solistiche, rappresenta il sottofondo utile per raggiungere la giusta concentrazione.Solitamente la classe è mediamente formata da 3-7 persone, massimo 10. La durata della lezio-ne è di 30-45 minuti e prevede inizialmente cir-ca 5-10 minuti dedicati ad esercizi specifici per la respirazione, al fine di preparare il corpo e la mente alla pratica delle Asana.Il lavoro viene svolto in piedi con l’acqua che ar- riva alla vita oppure all’altezza delle spalle. Molti movimenti seduti si eseguono nella parte bassa del‑ la vasca con l’acqua sino alla vita o al petto. La mag‑gior parte delle Asana distese vengono eseguite insospensione sull’acqua tramite l’ausilio di sup-

porti galleggianti (manubri galleggianti, collari e cuscini galleggianti e acquatube).Ogni Asana è mantenuta per almeno 30 secondi, respirando correttamente: un tempo inferiore non sarebbe sufficiente per raggiungere la giustaconcentrazione. Il passaggio da un gesto all’altro deve essere fluido e controllato: come detto in pre‑cedenza, la maggiore densità dell’acqua permette un controllo superiore del corpo.Le Asana del Woga sono sostanzialmente le stes- se dello Hatha Yoga, con qualche interessante variante. Tra le posizioni di Hatha Yoga più diffuse sono quelle dell’Aquila e dell’Albero. Invece, una ti‑pica del Woga è il cosiddetto “Fior di loto”: si trattadi un esercizio da svolgere galleggiando sulla schie‑na, poi si incrociano le gambe, facendo in modo di far scivolare la caviglia sinistra sulla coscia destra e viceversa. Dopodiché, si incrociano le mani dietro la nuca, provando a rimanere in questa posizione per almeno 2 minuti.

CHI Può PRATICARE IL WOGAPuò essere praticato da tutti, sia da giovani alla ricerca della migliore forma fisica e mentale che da anziani col desiderio di mantenere una certa vitalità. Il Woga si adatta perfettamente anche alle esi- genze di chi non sa nuotare, poiché si può pratica‑re con appositi “galleggianti” che aiutano a sconfig‑gere la paura dell’acqua e per la possibilità di ese‑ guire gli esercizi ad una profondità modesta.Essenzialmente tutti, ma soprattutto le seguenti ca‑ tegorie traggono i maggiori benefici:

• Donne in gravidanza — Aiuta le future mamme a rilassarsi, prevenendo gli eventuali classici af‑faticamenti alla colonna vertebrale della gesta‑ zione.Durante la gravidanza la capacità di equilibrio di‑minuisce, per questo motivo alcune Asana devo‑ no essere evitate. Tuttavia, con l’esecuzione in acqua si risolve anche questo problema. Inoltre, una pratica costante potrebbe preparare la fu‑tura mamma ad un eventuale parto in acqua.Anche per il feto è utilissimo poiché migliora il trasporto di ossigeno. Infatti, l’acqua fa un mas‑saggio generale sull’intero corpo e aiuta la cir‑ colazione sanguigna.

• Persone della terza età — Il ridotto carico ar‑ticolare permette anche agli anziani di eseguire posizioni spesso impossibili a terra. Inoltre, il Woga riduce tutti i fastidi articolari, come artriti, artrosi e reumatismi.

• Persone che hanno subito traumi o interventi chirurgici e che necessitano, a volte, di un pe-riodo di riabilitazione — Il Woga rappresentaspesso un valido strumento di riabilitazione sia in caso di traumi che di lunghi periodi di seden‑ tarietà o d’inattività fisica.

• Persone con un medio/forte sovrappeso —Sovente gli obesi hanno difficoltà a svolgere una corretta attività fisica a terra, proprio a causa del peso corporeo esagerato e dell’eccessiva pres‑sione che esercita sul sistema muscolo‑schele‑trico. L’acqua riduce il carico articolare, permet‑tendo appunto di eseguire una corretta attività fisica. È comunque consigliato integrare il Woga con uno specifico lavoro aerobico a terra che fa‑ vorisca la riduzione del tessuto adiposo.

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