Vival - Free Magazine

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freemag del vivere bene aprile 2012 supplemento alla testata web caprilli.com - Reg. Tribunale di Pinerolo n. 05/06 del 21/11/2006

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Víval, il free magazinededicato al vivere bene

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auty Víval, il free magazine

dedicato al vivere beneNasce Víval il free magazine legato al primo e unico grande evento del Piemonte dedicato al vivere bene.Víval, l’evento omonimo, che si svolge a Pinerolo dal 27 al 29 aprile, non è solo un’expo, ma un’occasione di scambio e trasmissione di conoscenze riguardo al vivere bene e un free magazine è lo strumento ideale per mettere tale sapere a disposizione di tutti. Gli esperti che partecipano alla manifestazione regalano, in queste pagine, il frutto delle competenze professionali maturate, garantendo un linguaggio semplice. Tra i numerosi interventi, trovate quindi una raccolta di buone pratiche divulgate dagli esponenti delle innumerevoli tematiche legate alla salute, al benessere, alla qualità di vita e ambientale, affinché il vivere bene diventi un obiettivo realizzabile quotidianamente.Dove sono finiti i gusti di una volta? Come vivere fino 101 anni in salute e vitalità senza ricorrere a dosi massicce di medicinali? Quando il cibo diventa una medicina per corpo e spirito? Da dove iniziare per cambiare stile di vita? Queste sono solo alcune delle domande a cui ottenete risposta consultando il Víval free magazine, un sorta di manuale imperdibile per chi condivide l’ambizione di migliorare la propria qualità di vita. Aspirazione che la manifestazione considera alla portata di tutti.I buoni consigli contenuti riguardano sia la salute dell’uomo sia quella ambientale, la proposta di Víval, infatti, è di considerare i due aspetti come intensamente correlati, perché una vita migliore è possibile solo se alla cura di sé stessi si aggiunge l’attenzione per la natura. Il free magazine, ora organo ufficiale della manifestazione, ha tutte le caratteristiche per assumere “vita propria” e diventare, un giorno, una proposta editoriale autonoma dall’evento. Un manuale che con regolarità e costanza, metterà in luce le iniziative e le attività che sul territorio pinerolese promuovono il vivere bene.“Alla nascita siamo come dei bei girasoli: sani, vitali e positivi. Dovremmo rimanere così per tutti i giorni della nostra Vita”. Queste sono le parole del dr. Roy Martina, esperto di cure alternative, citate in uno degli interventi ospitati dal free magazine. Questo è anche il fine della manifestazione: offrire una panoramica delle tecniche e discipline che promuovono l’adozione di uno stile di vita sano e di un atteggiamento vitale e positivo.

La Redazione

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Il progetto Víval è stato ideato,curato e realizzato da:

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Vìval, primo festival del vivere bene

Sedentarietà e movimento, due stili di vita a confronto

Inizia dall’acqua per vivere meglio

Prevenzione primaria naturale: curare la salute prima delle malattie!

Cosmesi: la bellezza che si perde nella notte dei tempi

Il cioccolato: da golosità a virtù

Ma i liquori sono ancora quelli che bevevano i nostri nonni?

La cottura dell’uovo

Più salute con il biologico e il biodinamico

La “consapevolezza” del gusto

Poca strada, tanta salute

C’è olio e olio

Quando l’economia diventa green

Una tecnologia antica per una mobilità sostenibile

Green: un design che cura la tua casa

Remo Bonetto: trash quando il riciclo diventa contemporaneo art

Amarsi per stare bene e... vivere bene

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Víval freemagsupplemento alla testata web caprilli.comReg. Tribunale di Pinerolo n. 05/06 del 21/11/2006Direttore responsabile: Mauro DeidierRedazione, progetto grafico e impaginazione: Studio Erica

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VÍVAL,PRIMO FESTIVALDEL VIVERE BENE

La manifestazione , che si svolge al Palared di Pinerolo dal 27 al 29 aprile, presenta le innumerevoli sfaccettature del

concetto di “vivere bene” - info: www.vivalfestival.it

Vivere oggi vuol dire vivere bene ed essere vitali. Víval vuole essere punto di partenza e guida per tutti quelli che vogliono realizzare la ricerca del benes-sere a livello fisico, psichico, sociale e ambientale, per ampliare i confini dei nostri modelli di vita e migliorarne la qualità. Si tratta del primo e unico even-to in Piemonte dedicato al tema del vi-vere bene.La manifestazione, che si svolge al Pala-red di Pinerolo dal 27 al 29 aprile, pre-senta le innumerevoli sfaccettature del concetto di “vivere bene”. Comune di Pinerolo, Provincia di Torino, CCIAA, CNA, CNA-Com, Pro Loco, Coldiretti To, Museo del Gusto, hanno riconosciu-to e sostengono la validità del progetto. Benessere e qualità sono valori che coinvolgono tutti gli aspetti del quoti-diano. Aspetti che a Víval sono suddivisi in cinque settori tematici.

WELLNESS prevenzione, discipline tradizionali, oli-stiche e alternative, centri benessere, trattamenti curativi.

BEAUTY cosmesi naturale, trattamenti estetici specifici, soggiorni nelle Spa.

FOODIE cibi biologici, certificati e naturali, trac-ciabilità e filiera corta, qualità dei pro-

dotti ed esigenza di una corretta ali-mentazione.

GREEN ECONOMY energie rinnovabili ed alternative, bioe-dilizia, mobilità ibrida ed elettrica, isola-mento termoacustico e sistemi pulizia.

ENJOY & RELAX arredi casa e giardino, sistemi riposo, eco-turismo, sport, attività ricreative, editoria specializzata di settore, abbi-gliamento naturale per un benessere completo e totale.

Sono circa settanta gli espositori che partecipano alla manifestazione appro-fondendo i settori tematici.

Víval è culturaAl primo e al secondo piano del Pala-red sono allestite due sale congressi (Sala blu e Sala rossa) dove si alternano numerosi relatori ed esperti, anche di fama internazionale.Ecco solo alcuni dei titoli degli inter-venti in programma che riguarderanno tutte le tematiche trattate dal festival. “BIOMASSE. Riscaldarsi con legna, pellet e cippato”, “Evoluzioni del So-lare Termico”, “L’alimentazione giusta per tuo figlio: curiosità e consigli per una buona crescita”, “Il Parco Nazio-nale Gran Paradiso, un grande proget-

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to tra conservazione e sviluppo”, “Co-municare con efficacia e creatività nel lavoro e nella vita” , “Sedentarietà e movimento, due stili di vita a confron-to”, “Salvaguardia delle fonti idriche -subirrigazione e pivot”.

A suggellare la qualità delle propo-ste culturali è preposto un comitato scientifico composto dalla dott.ssa Gigliola Braga (nutrizionista), dall’arch. Flavio Pollano (architetto e paesaggi-sta), dal dott. Franco Chialva (chimico ed esperto di erbe), Ezio Giaj diretto-re del Museo del Gusto di Frossasco e dal sig. Chiabrando (imprenditore agricolo).

Víval è intrattenimento per tutta la famigliaNon mancano momenti di intratteni-mento serale con un coro gospel e un gruppo di musica leggera.La tre giorni offre spazi creativi adat-ti ad adulti e bambini per scoprire in modo pratico e creativo che riciclare può essere semplice e divertente.Nella giornata di sabato viene offerta ai più piccoli una merenda golosa in compagnia di Paolo Mottura, uno dei più importanti tra gli illustratori e fu-mettisti italiani.All’esterno del Palared, inoltre, sabato e domenica i bambini potranno gioca-re con i gonfiabili.

Víval e il territorioIl weekend anima, non solo il Palared, ma anche Pinerolo. È stata attivata un’iniziativa di incoming, in collabo-razione con un’agenzia di viaggi, per coinvolgere il turismo di prossimità e non solo.Sono innumerevoli i buoni motivi per visitare Pinerolo durante la tre giorni, uno fra tutti l’allestimento nella centra-lissima Piazza del Duomo della mostra fotografica “Pinerolo passato e pre-sente” a cura di Remo Caffaro.

Dalla città è possibile raggiungere il Palared utilizzando i mezzi pubblici: i bus Sadem prevedono una fermata proprio accanto alla struttura, oppure il servizio di auto condivise (carpooling) realizzato in collaborazione con il por-tale carpooling.it.

Il biglietto intero per l’ingresso al festi-val costa 5 euro, ma per i bambini fino a 10 anni e per adulti oltre i 60 anni il biglietto è gratuito.L’ingresso è gratuito anche per chi pre-senta alla cassa l’apposito buono che si può stampare, scaricandolo dal sito www.vivalfestival.it.

Orario: venerdì 27 aprile 15.00-23.00sabato 28 aprile 10.00-22.00domenica 29 aprile 10.00-21.00

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Siamo in un’era in cui tutto deve av-venire nel più breve tempo possibile: le nostre giornate sono così piene di impegni che non abbiamo più tem-po di pensare a noi stessi, c’è sempre qualcosa di più importante da fare... Se poi, in cerca di aiuto, ci affidiamo ai mass media e ai loro slogan ideati per farci “guadagnare tempo” le cose peggiorano ulteriormente, perché l’il-lusione del “tutto e subito”, semplifi-ca ogni cosa rendendola immediata e raggiungibile! Tutto diventa più facile: bastano dieci minuti per avere glutei sodi, addome piatto, pettorali da urlo, dimagrimento veloce, correzione po-sturale, riduzione del dolore, utilizzan-do semplicemente scarpe basculanti, pedane vibranti, attrezzi “fai da te”, creme tonificanti o pillole dimagranti.

Un miraggio, che rimane tale, rischian-do di divenire anche dannoso, se non abbinato ad un protocollo di lavoro

personalizzato e seguito da professio-nisti del movimento. Un miraggio sup-portato, purtroppo, dalla mancanza della cultura motoria, dal sempre più incalzante stile di vita sedentario a di-scapito di uno stile di vita motorio.

Proviamo a pensare alla giornata tipo della maggior parte di noi: si fa cola-zione da seduti, si va a lavorare in mac-china, in autobus o in treno, si trascor-rono molte ore seduti in ufficio davanti al pc e ci si rilassa davanti alla tv seduti in poltrona o sdraiati sul sofa. È evi-dente che il protagonista indiscusso delle nostre abitudini è la sedentarietà anche se la sensazione è quella di aver trascorso una giornata stressante dal punto di vista psicologico o emotivo. In realtà, il nostro corpo ha sostenuto la stessa postura per un tempo troppo lungo, il che non fa che danneggiare un sistema complesso come il corpo umano, nato per essere utilizzato il più possibile in tutte le sue funzioni: le stesse che abbiamo il diritto di usare e mantenere per tutta la vita. Siamo nati per muoverci, camminare, correre, saltare, senza limiti di età. Se di fron-te ai primi “acciacchi” ci fermiamo a riflettere su quali funzioni del nostro corpo sono rimaste inibite nel tempo

SEDENTARIETÀ E MOVIMENTO,

DUE STILI DI VITAA CONFRONTO

«il protagonista indiscusso delle nostre abitudini è la sedentarietà»

Siamo nati permuoverci, camminare,

correre, saltare,senza limiti di età.

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da uno scarso utilizzo, è facile intuire quanto poco abbiamo fatto per evitar-lo: funzioni che erano parte del nostro potenziale e che sono rimaste soffoca-te da qualche ingombrante abitudine o sedentarietà trasformandosi così in patologie, a volte dolorose.

Non è di sicuro una pedana vibrante o una scarpa “speciale” a farci sentirci in forma, tornare agili e in piena libertà di movimento. È solo seguendo con determinazione e costanza un’attività fisica che alleni tutte le qualità motorie (forza, resistenza, flessibilità, mobilità articolare e coordinazione motoria), che possiamo raggiungere i nostri obiettivi. Se si riuscisse ad iniziare tut-to ciò prima che la nostra salute venga compromessa, i vantaggi sarebbero molteplici, migliorando la qualità del-la nostra vita, non solo da un punto di vista strettamente fisico ma anche di benessere psicofisico. Le diverse pato-logie muscolo-scheletriche, come lom-balgie, periartriti, artrosi, traumi, rottu-re o lesioni legamentose, sono spesso la conseguenza di disfunzioni di movi-mento, di rigidità e tensioni muscolari, causati da posture scorrette e dal mal utilizzo del nostro corpo.

ATTIVITÁ FISICA: UNA TERAPIA PER IL BUON UMORE

“L’attività fisica, oltre a garantire l’efficien-za della macchina umana indispensabile in tutte le età per mantenere uno stato di salute generale e prevenire i danni dovu-ti a molte malattie contemporanee, può essere benefica per sviluppare le funzioni cognitive in età evolutiva ed adulta e per costituire una protezione a lungo termine contro i problemi legati all’età durante la vecchiaia; l’attività motoria è collega-ta ad una migliore salute e all’efficacia delle funzioni cerebrali per tutto il corso della vita” (Hillman C. 2006). Numerosi studi, infatti, sottolineano come accanto all’aumento di benessere fisico vi sia an-che quello legato al benessere mentale e psicologico. È risaputo, infatti, che du-rante un allenamento si producono, gra-zie al nostro sistema endocrino, sostanze come endorfine e serotonina, chiamati anche ormoni della serenità e del buon umore, in grado di migliorare la capacità di gestire lo stress e di prendere decisio-ni, nonché di potenziare la memoria a breve termine, ridurre l’ansia e gli sbalzi d’umore, contribuendo a regolarizzare il sonno e ad affrontare stati depressivi.

Dott.ssa Sandra ZoppiLaureata in Scienze Motorie, Chinesiologa

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«Una cosa però l’ho imparata da tutta questa vicenda, no, anzi, due. La prima è che i medici sanno parlare però non sanno ascoltare, e ora sono circondato da tutte le medicine inutili che ho preso nel corso di un anno. La seconda cosa è che la mattina, prima della colazione, fa bene bere un bicchier d’acqua. Mi han-no detto che fa bene ai reni, mi sembra, o a qualcos’altro. Insomma, fa bene. Al-lora, per piacere, un latte macchiato e un cornetto, grazie. E anche un bicchie-re d’acqua. Grazie». Con questa rifles-sione, un po’ esasperata, Nanni Moretti conclude “Caro Diario”, forse uno dei film più apprezzati del regista italiano che racconta le infinite peripezie sanita-rie di un malato. Se è esagerato considerare l’acqua come panacea di tutti i mali è realistico considerarla come componente essen-ziale di un’alimentazione corretta. Bere sufficientemente, infatti, è uno dei pri-mi doveri di chi vuole vivere in modo sano ed equilibrato. Ma perché l’acqua è così importante? È l’elemento fonda-mentale dell’ambiente che ci circonda: copre oltre il 70% della superficie della terra. All’incirca nella stessa percentua-le compone anche il corpo umano. Con l’età la quantità di acqua di cui dispone il nostro organismo diminuisce progres-

sivamente dal 75% ca. del bambino pic-colo a circa il 50% nella terza età.Se tutti sanno ormai che per stare bene è necessario bere all’incirca due litri di acqua al giorno e che il bisogno di in-gerire i liquidi è ancora più impellente di quello di cibarsi - si può resistere qualche settimana senza mangiare, ma pochi giorni senza acqua - pochi san-no, invece, che uno degli organi per cui è fondamentale un giusto grado di idratazione è il cervello. La disidra-tazione compromette, infatti, anche le prestazioni cognitive: sono numerosi e recenti gli studi che dimostrano come bere acqua permetta di mantenere l’at-tenzione e faciliti la memorizzazione.

Gli effetti negativi dell’ingerire pochi liquidi, rappresentano un problema soprattutto per giovani e bambini che, se non bevono abbastanza, vendono ridotti i tempi di reazione, l’efficienza aritmetica e le capacità viso-motorie.

INIZIADALL’ACQUA PER VIVERE MEGLIO

«per stare bene è necessario bere nel modo giusto: a piccoli sorsi e in più riprese; bere correttamente

diminuisce le probabilità di subire un infarto»

Con l’età la quantità di acqua di cui dispone il nostro organismo

diminuisce fino al 50%.

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Inoltre, alcuni studi testimoniamo come una disidratazione del 2% del peso cor-poreo comporta una diminuzione signi-ficativa della memoria a breve e a lungo termine e dei tempi di reazione ad uno stimolo. Per recuperare al pieno tali fa-coltà, basta poco: è sufficiente, infatti, un bicchiere d’acqua o due.Ricordarsi di bere durante la giornata, quindi, è fondamentale già in giovane età, ma ancora più importante con il passare degli anni, per gli anziani lo sti-molo della sete, che segnala quando è necessario abbeverarsi, è sempre meno efficiente. Quali sono i momenti della giornata in cui è consigliabile bere? Innanzitutto quando si avverte lo stimolo della sete, ma è bene iniziare già dal mattino ap-pena svegli, un bicchiere infatti stimola la peristalsi intestinale ed è utile contro la stipsi. Non bisogna eccedere nel con-sumo di acqua durante i pasti al fine di non diluire troppo i succhi gastrici che permettono la digestione. Piuttosto, per chi desidera perdere peso, è con-sigliabile bere a stomaco vuoto, prima dei pasti, in modo da ridurre il senso di appetito.Per stare bene non è sufficiente bere, è necessario farlo nel modo giusto: a pic-coli sorsi e in più riprese, il liquido deve essere a temperatura ambiente poiché ingerire acqua troppo fredda può pro-vocare congestioni.

Perché preferire semplicemente l’acqua piuttosto delle bevande? Innanzitutto perché fa bene al cuore: alcuni studi dimostrano che bere correttamente di-minuisce le probabilità di subire un in-farto. Inoltre, l’acqua è fonte di energia: la disidratazione infatti provoca fatica e stanchezza muscolare. Oltre a ciò, inge-rire una giusta quantità del liquido per-mette al corpo di eliminare le tossine, un effetto tangibile di tale processo è il miglioramento dell’aspetto della pelle. Infine, l’acqua non ha grassi, né calorie, mentre le bevande gasate, ma anche i

succhi di frutta e gli alcolici, sono fonti di calorie. Come capire se si beve abbastanza? È semplice, basta tenere d’occhio le min-zioni, l’urina, infatti, deve risultare limpida.

Se ricordarsi di bere appena svegli può essere più semplice, non dimenticare di bere durante il giorno, soprattutto se alle prese con il lavoro o l’attività sportiva, può essere invece difficile, ma è tuttavia ancor più importante. Un strategia può essere quella di tenere sempre a portata di mano una bottiglietta d’acqua.Alla luce di tutte queste proprietà, ma lungi dall’essere sostitutiva dei medi-cinali, l’acqua può evitare tanti piccoli disturbi e consentirci di vivere meglio.

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“Alla nascita siamo come dei bei gira-soli: sani, vitali e positivi. Dovremmo ri-manere così per tutti i giorni della nostra Vita.” (Dr. Roy Martina)

Chi acquisterebbe una macchina nuova, con molti sacrifici, senza poi far fare la re-golare manutenzione?Quante persone andrebbero dal mecca-nico soltanto nel momento in cui vedo-no del fumo scuro uscire dal motore?Ebbene, non facendo prevenzione pri-maria, alcune persone trattano proprio in questo modo la propria Salute!

Se per esempio, abitassimo su un’isola che non avesse nessun ospedale o dot-tore, ne alcun tipo di medicinale, ….sa-

remmo così tranquilli nel mangiare come mangiamo ora? Nell’avere le abitudini e lo stile di vita che abbiamo ora?Eppure sappiamo bene che la Salute è una sola, e che i farmaci spesso non fan-no miracoli e che possono al massimo cercare contenere i danni frutto di scelte sbagliate e poi ripetute per anni. Vi siete mai chiesti perché, nonostante i grandi progressi della medicina, così tanti strumenti di diagnosi, così tanti nuovi farmaci, la salute delle persone in generale sia sempre peggiore? Come mai gli ospedali sono sempre più pieni di persone bisognose di cure? Gran par-te del problema è legato alla mancanza o alla scarsità di prevenzione primaria nella nostra vita quotidiana.Cosa intendiamo precisamente per pre-venzione primaria? Innanzi tutto, quel-le azioni pratiche volte a conservar e a migliorare la salute. Questo si può fare attraverso abitudini e stili di vita sani pra-ticati ogni giorno. Al contrario, anche piccole abitudini mal-sane, dal punto di vista alimentare, posturale, emozionale,

PREVENZIONEPRIMARIA NATURALE:CURARE LA SALUTE

PRIMA DELLEMALATTIE!

a cura dell’Associazione Nazionaleper la diffusione della prevenzione primaria

ONLUS, sede di Pinerolo.

Fare prevenzione significa cambiare la nostra mentalità e praticare un sano stile di

vita ogni giorno.

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ci potrebbero portare nella direzione opposta, cioè verso la malattia.Per questo motivo, Ippocrate disse che: « Le malattie non ci cadono addosso dal cielo, ma si sviluppano a causa dei nostri errori quotidiani contro la Natura, dal-la loro ripetizione nascono tutti i nostri mali ».Condividete? In questo caso quindi, fare prevenzione significa fare un cambia-mento significativo della nostra menta-lità riguardo la salute: invece di fuggire dalle malattie, sperando in modo quasi fatalistico che non ci venga nessuna malattia “brutta”, cominciare ad anda-re verso la Salute, facendo delle azioni quotidiane mirate e con consapevolezza a favore di una buona salute.Dobbiamo quindi anche disabituarci alla sensazione di “mal-essere” quotidiano, ed abituarci ad usare strumenti efficaci per aumentare giorno per giorno il no-stro “ben-essere”.L’A.N.P.P.N. Onlus, (acronimo di: “Asso-ciazione Nazionale per la diffusione della Prevenzione Primaria fatta in modo Na-turale), si impegna da oltre 15 anni a dif-fondere la cultura della prevenzione pri-maria imparando a fare azioni semplici, economiche e adatte a tutti. Associan-dosi all’ANPPN si sostiene la diffusione della prevenzione primaria e si è costan-temente informati sulle novità in campo di prevenzione. La tessera associativa dell’ANPPN costa 16 euro e permette di ricevere una copia del “Libro della Pre-venzione” in omaggio, un pratico libro di oltre 100 pagine interamente dedica-to alla prevenzione primaria “pratica”. Vi incoraggiamo personalmente a iscri-vervi all’ANPPN onlus e fare così, un primo ed importante passo in più verso la Vostra Salute. Inizieremo in questo modo a “curare la Salute”, invece e pri-ma delle malattie!Se volete conoscerci di persona, e sco-prire alcune di questi strumenti pratici di prevenzione, ci sarà l’occasione a fine Aprile, parchè saremo presenti alla fiera della Salute VÍVAL di Pinerolo, sabato 28

aprile alle 17,45 e terremo la conferenza dal tema: “Come vivere fino 101 anni in piena salute e vitalità con la preven-zione primaria”. L’ingresso è a pagamento, ma potete contattarci per avere dei biglietti di en-trata gratuita.

Per informazioni:segreteria ANPPN tel. 0121.013.011www.anppn.itoppurewww.prevenzioneprimaria.it

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La bellezza è il sintomo più tangibile di uno stile di vita sano. Rappresen-ta però anche il punto di arrivo di una cura quotidiana e sistematica del pro-prio del proprio corpo e i trattamenti cosmetici costituiscono proprio l’anello di congiunzione tra salute e bellezza. La cosmesi, infatti, è considerata un’arte e una tecnica che permette di conserva-re la freschezza e la bellezza del corpo. Più che pratica artistica, la cosmesi è di-ventata una scienza. Sono diffusi ormai i corsi universitari in tema di “Scienza e Tecnologia dei Prodotti Cosmetici” che formano esperti nel settore.Oggi i cosmetici vengono considerati una categoria di prodotti di largo consu-mo e di ampia diffusione. Sono entrati a far parte della nostra vita quotidiana e il loro utilizzo è legato a comportamenti abituali poiché rispondono ad un’esi-genza universale e radicata nel tempo: il bisogno di migliorare il proprio corpo attraverso interventi che possono esse-re anche temporali. Per capire l’impor-tanza di tali prodotti basta ripercorre brevemente alcune tappe della storia

della cosmesi. La prima prova archeolo-gica dell’uso dei cosmetici risale all’An-tico Egitto: dall’analisi di alcuni flaconi ritrovati all’interno delle tombe si è sco-perto che tali popolazioni utilizzavamo composti chimici a base di piombo e olio d’oliva. E’ provato, inoltre, che era-no in uso anche essenze profumate ed era diffusa l’abitudine a truccare gli oc-chi.

Alcune ricerche fanno risalire la nascita della cosmesi invece all’alba dei tempi: alle figure umane, con viso e corpo di-pinti, individuati nelle pitture rupestri. Anche tra gli Antichi Greci erano diffu-se pratiche cosmetiche. Si racconta che le donne donne greche usavano fare al mattino un bagno alla lavanda, per poi dedicarsi al massaggio con oli.

COSMESI:LA BELLEZZA CHE SI PERDE NELLA

NOTTE DEI TEMPI«l’archeologia della cosmesi si può far risalire

fino alle figure umane, con viso e corpo dipinti, individuate nelle pitture rupestri»

La cosmesi soddisfa un’esigenza universale: il bisogno di migliorare il

proprio corpo.be

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La nascita della necessità di abbellire il proprio corpo, anche attraverso sempli-ci pratiche come la manipolazione, la decorazione e la profumazione, si per-de quindi nella notte dei tempi.Anche oggi dei cosmetici non possia-mo più fare a meno, ce ne rendiamo conto solo se proviamo ad immaginare con quali prodotti ci laviamo le mani, i capelli, facciamo la doccia… Questi prodotti sono preparazioni da distinguere con chiarezza dai medici-nali. È consigliabile utilizzare cosmetici il più possibili naturali, magari inspirandosi alle antiche pratiche diffuse tra i nostri antenati.È essenziale, inoltre, scegliere prodotti che oltre a produrre effetti estetici ab-biano proprietà anche protettive per il nostro corpo. Un mix di salute e esteti-ca ormai diffuso sul mercato dei cosme-tici.

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I prodotti cosmetici che utilizziamo ogni giorno sono composti da una quantità di sostanze spesso a noi ignote. Additi-vi, emulsionanti, conservanti, tensioatti-vi sono classificazioni che raggruppano sostanze con azioni spesso aggressive o che hanno un impatto ambientale rilevante. Alcune delle sostanze chimi-che presenti nei cosmetici, infatti, sono derivate in parte dal petrolio e pos-sono provocare fenomeni allergici, di irritazione o sensibilizzazione, o avere influenze negative sull’idratazione cuta-nea; tant’è che sono sempre più diffusi i prodotti ipoallergenici.Ma qui si apre un’altra questione spi-nosa, di tipo animalista (che non pos-siamo approfondire in questo spazio): i cosmetici infatti vengono testati sugli animali.

Non dimentichiamoci che la pelle è, a tutti gli effetti, un organo vero e pro-prio, e uno dei più estesi (mediamente misura 2 metri quadrati). Essa protegge il nostro corpo facendo da barriera agli agenti esterni con vari meccanismi di di-fesa (pensiamo al sudore o alla melani-na che ci fa abbronzare proteggendoci dai raggi ultravioletti del sole), respira, espelle scorie e tossine, regola la tem-peratura interna del corpo, ci permette di “sentire” il mondo esterno (sensazio-ni tattili) e di avvertirci dei pericoli trami-te i suoi “dispositivi di allarme” (dolore, troppo caldo, troppo freddo). Le cellule della pelle si rinnovano ogni giorno e questo fa sì che nel periodo di meno di un mese “cambiamo pelle”, ovvero che il suo strato superficiale viene comple-tamente rinnovato. Inoltre la funzione del famoso PH dermico (compreso tra 4.5 e 5.5) è quella di mantenere un am-biente acido che ha una naturale azio-ne antibatterica, antivirale e antibiotica. Vista la sua importanza è naturale che i trattamenti cosmetici devono agire su di essa con la massima cautela.Tra i semplici consigli c’è, innanzitut-to, quello di leggere l’etichetta. Fin

dal 1997 c’è l’obbligo di elencare gli ingredienti secondo la loro quantità in percentuale, dalla più alta a quella più bassa. Gli ingredienti di origine vegeta-le “pura” sono indicati con il loro nome latino, mentre quelli che hanno subito un processo chimico riportano un nome inglese. Spesso i nomi sono incom-prensibili, ma per questo ci possiamo rivolgere ad internet: ci sono online “biodizionari” che ci possono aiutare a chiarire la loro identità. Infine attenti alla scadenza! Anche i cosmetici hanno un termine che viene indicato per legge sulla confezione.

A questo punto la domanda sorge spontanea: chi o cosa ci garantisce che un determinato prodotto sia rispettoso della nostra pelle e dell’ambiente?Come in molti altri ambiti anche la nuo-va cosmesi si sta orientando verso la “BioEcoCosmesi”, e per sapere se ciò che stiamo usando è veramente bio possiamo, se non altro, utilizzare un approccio critico quando stiamo per comprare un prodotto. E poi farne un uso consapevole, nella giusta quantità (spesso la metà dei prodotti cosmetici presenti in bagno non ci serve).No agli Ogm, no al trattamento con sostanze chimiche derivate dal petro-lio, sì all’agricoltura biologica: queste sono alcune delle nuove regole e delle richieste arrivate dai consumatori re-sponsabili. Allergie, malattie della pel-le che colpiscono sempre più persone, ma anche gli allarmi sull’inquinamento ambientale, una più diffusa consape-volezza sui comportamenti e i consu-mi ecosostenibili hanno permesso lo sviluppo di aziende e prodotti attenti a queste problematiche.Chi compra è sempre più attento e vuo-le sapere se nei prodotti siano realmen-te presenti ingredienti “naturali”, “non trattati” con determinate sostanze, “ecocompatibili”. In Italia chi si occupa di vigilare sulla “genuinità” di questi nuovi prodotti è l’Icea, Istituto per la

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Certificazione Etica e Ambientale, che insieme all’Aiab, Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, ha elabora-to un documento disciplinare che deli-nea gli standard per definire i cosmetici biologici e naturali e chiarisce quali so-stanze non devono assolutamente es-sere presenti in questo tipo di prodotti. Il mercato è tutt’altro che marginale; dedicato non solo alle donne, tradizio-nalmente più attente alla cura del cor-po, ma anche agli uomini, una tendenza in continua crescita: creme per il viso, per il corpo, per i capelli, etc.Il documento stilato da Aiab e Icea im-pone l’utilizzo di prodotti che rispettino l’ambiente e la salute dei consumatori; l’utilizzo di materie prime da agricoltura biologica o da raccolta spontanea; l’as-senza di materiali non ecocompatibili sia nel prodotto che nell’imballaggio; la riduzione dell’impatto ambientale dovuto agli imballaggi superflui o non riciclabili e altri standard.

Inoltre L’Icea ha siglato un accordo con la Lav (Lega Anti Vivisezio-ne) sullo stop ai test su animali (alle aziende che rispettano lo standard internazionale “Non testato su animali” la Lav rilascia un’apposita etichetta).

È quindi auspicabi-le che la tendenza verso i prodotti della cosmetica natu-rale e biologica promuova una sostenibilità ambientale ed eco-nomica duratura.

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Il cioccolato, questa golosità capace di inebriare il gusto e la mente di moltissi-me persone, ha sempre suscitato enor-me interesse in tutte le civiltà ed epoche da quando è diventato disponibile in tutto il mondo. È un dolce ammantato dall’alone di trasgressione dei tipici pec-cati gola e costituisce il desiderio ago-gnato di chi sostiene di non poterne fare a meno. Vediamo allora di conoscere dal punto di vista nutrizionale cos’è questa famo-sa miscela di pasta di cacao, zucchero e burro di cacao chiamata trionfalmente il cibo degli dei per le piacevoli sensazioni che evoca in coloro che ne apprezzano il gusto. I tipi bianco, al latte e fondente differi-scono per composizione, ma non so-stanzialmente per la quota di proteine, grassi e carboidrati. Poiché questi ultimi sono costituiti da zuccheri, è necessaria una certa cautela nell’uso, anche se il cioccolato innalza gradatamente la gli-cemia (gli zuccheri nel sangue) e quindi, sotto questo aspetto, è migliore di altri dolci. Tuttavia questa caratteristica varia in base al tipo: è più favorevole il fon-dente rispetto al cioccolato al latte, ma anche tra i fondenti ci sono differenze perché l’impatto glicemico si abbassa proporzionalmente all’aumentare del

cacao e al diminuire degli zuccheri. I grassi sono abbondanti, ma benché siano soprattutto saturi, hanno un bas-so potere aterogeno essendo costituiti prevalentemente da acidi grassi come lo stearico che viene subito convertito dal fegato nell’innocuo acido oleico dall’ef-fetto neutro sul colesterolo ematico.Il cioccolato con cacao minimo al 70% è un alimento molto particolare per il suo potente potere antiossidante che infat-ti lo colloca nei primissimi posti nella scala ORAC utilizzata per indicare que-sta caratteristica nei cibi: nel cioccolato aumenta progressivamente al crescere del cacao. Ciò dipende dalla presenza proprio nel cacao dei preziosi polife-noli che alcuni studi hanno dimostrato essere particolarmente cardioprotettivi.

Essi sono presenti anche nel cioccolato al latte dove però non producono gli stessi effetti positivi, probabilmente pro-prio per la presenza del latte che sembra

IL CIOCCOLATO:DA GOLOSITÀ

A VIRTÙ«conosciamo dal punto di vista nutrizionale cos’è questa miscela di pasta di cacao, zucchero e burro di cacao chiamata trionfalmente il cibo degli dei»

Il cioccolato con cacao minimo al 70% ha un potente potere

antiossidante.

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disattivarli. Pare che la stessa inibizione avvenga quando assieme al cioccolato fondente si beve del latte. I livelli di serotonina (il neurotrasmetti-tore del benessere) e di endorfine (gli ormoni che stimolano il sonno, diminui-scono le sensazioni dolorose e aumenta-no il senso di felicità) vengono innalzati dal cioccolato fondente. Ma attenzione: se alcune di queste sostanze stimolano il buon umore, sono anche psicoattive come la caffeina e quindi possono indur-re dipendenza e, soprattutto nei bambi-ni, un’eccessiva eccitazione.

Per concludere, il cioccolato sembra es-sere sotto tutti gli aspetti il miglior dolce da utilizzare, senza comunque eccede-re nelle quantità. Anzi, un pezzetto di cioccolato il più possibile fondente po-trebbe essere assaporato senza sensi di colpa, addirittura con la consapevolezza che si stanno assumendo sostanze utili all’organismo. Non è necessario forzare il proprio gusto per utilizzare quelli più amari, ma si può raggiungere un piace-vole compromesso.

Dott.ssa Gigliola BragaNutrizionista

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No, nel corso degli anni sono mutate tan-te situazioni per cui oggi sarebbe pratica-mente impossibile riprodurre esattamente il profumo e il gusto originario degli amari e dei liquori che troviamo abitualmente in casa o al bar. Cosa è cambiato? Verrebbe da dire che, come è cambiato il mondo, anche il mondo dei liquori ha subito la stessa sorte.La ricetta è il totemdi tutti i prodotti più o meno storici a cui le aziende, almeno uffi-cialmente, si ispirano e si inchinano e che, per antonomasia, deve essere “segreta”, “tramandata per generazioni”, “gelosa-mente custodita” nonché carpita avven-turosamente a manoscritti e incunaboli di frati, monasteri, speziali, dispensatrice di salute, o almeno di piacere e benessere.La ricetta dovrebbe essere la più felice-mente e facilmente conservata, tuttavia anche per costei il tempo può aver riserva-to non poche sorprese legate sia alle ma-terie prime che alle dosi.In origine tutte le materie prime impiegate per l’aromatizzazione dei liquori erano na-turali per il solo fatto che, all’epoca, i chimi-ci non avevano ancora inventato gli aromi “natural identici” o gli artificiali e pertanto la sola fonte disponibile era quella messa a disposizione dalla prodiga madre natura.

Poi giunsero loro e iniziarono a cercare di copiare in laboratorio quanto madre natu-ra produceva nelle cellule e così la vaniglia divenne vanillina, il caffè caffeina, la china chinino, i chiodi di garofano eugenolo, la menta mentolo, il limone limonene, l’anice stellato anetolo e via discorrendo fino a in-ventare nuovi profumi e nuovi sapori. Oc-casione troppo ghiotta per taluni, fortuna-tamente pochi, di disfarsi per sempre della rara e costosa vaniglia, dell’ anice stellato e dei chiodi di garofano dal reperimento incerto e della “lontana” china…Infine, a complicare le cose, concorre an-che la Legge. Il Regolamento comunitario, che detta legge a tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, impone precisi limiti a un certo numero di “sostanze provenienti dagli aromi e da altri ingredienti alimentari aventi proprietà aromatizzanti e presenti nei prodotti alimentari finiti in cui sono stati impiegati aromi”. Ecco allora la inconsape-vole sacra ricetta, colpevole di contenere una o più di queste sostanze presenti negli ingredienti, peraltro sconosciute all’epo-ca della sua nascita, vilipesa a fin di bene, adattarsi al nuovo e fare di necessità virtù sempre con l’imperativo incombente: che il consumatore non se ne accorga. E così ha inizio la forzosa cura dimagrante per l’a-

MA I LIQUORI SONO ANCORA QUELLI CHE BEVEVANO I NOSTRI

NONNI?“Ricetta originale dell’Ottocento…” quante volte abbiamo visto in bella evidenza questa dicitura sulle etichette di vini

aromatizzati, liquori e amari, così, ignari, ci illudiamo di tornare indietro neltempo sorseggiando con devota attenzione. Ma le

cose stanno veramente così?»

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garico e il calamo, gli assenzi e il quassio, il sassafrasso e la fava tonka. Ma allora, per-ché continuare a mantenere nella ricetta l’introvabile violetta dal tenue profumo e dall’ancor più tenue gusto o la rara achillea moscata? Via, via, alleggeriamo… ma che il consumatore non se ne accorga!L’alcol, dopo l’acqua, è il liquido più ab-bondante che troviamo nella nostra botti-glia di liquore e anche questo essenziale ingrediente non è rimasto immune dallo scorrere del tempo.L’epoca durante la quale l’alcol era “alcol da …”, fosse questo da cereali, melasso, vino, frutta o tuberi, possiamo dire che è finita negli anni ’80; da allora l’alcol è com-piutamente diventato “buon gusto” e il merito - per i liquori è un merito- è tutto da ascrivere al diffondersi, nelle distillerie di alcol, della tecnica di idroselezione. Tale tecnica ha livellato verso l’alto la qualità organolettica degli alcoli di diversa origi-ne per cui ora riconoscere un “cereali” da un “melasso” o “frutta” è compito arduo anche per nasi e palati addestrati. Il risul-tato di tale innovazione, che ha coinvolto tutti i prodotti del mercato, si è tradotto, a parità di grado alcolico, in liquori meno ar-denti, meno aggressivi in gola, più morbidi e “caldi” o, semplicemente, più piacevoli per il consumatore.Altra caratteristica legata all’alcol a scapi-to della “ricetta originale”, che accomuna praticamente tutti i prodotti presenti sul mercato, è la riduzione di grado attuata nel tempo. Sono pochissimi i prodotti so-pravvissuti a questa epidemia di salutismo forzato e, per il sempre valido imperativo di cui sopra, tale pratica deve essere lenta, strisciante e implacabile. Per rendersi con-to dell’impatto di tale prassi è sufficiente confrontare i dati che Guido Cremonini riportava sulla gradazione alcolica dei li-quori nel 1986, anno di pubblicazione del suo libro Il Liquore, e fare ora un giro tra gli scaffali: commovente. Con il tacito intento giustificativo del bene della nostra salute - troppe calorie nella dieta - per adeguare il prodotto ai nuovi stili di vita - mordi e fug-gi - per poter convivere con l’etilometro e

il palloncino ecc., ogni occasione è buona per una riduzione di grado fatta sempre e solo per la tutela e il benessere del Con-sumatore sovrano. Che poi la cosa trascini con sé una riduzione sensibile del carico fi-scale e dei costi di produzione, beh, questi sono effetti collaterali coi quali si convivrà a lungo in seguito.Per quanto concerne la tecnologia, si deve sottolineare che anche le tecniche di pro-duzione degli aromi e dei liquori sono cambiate. Una volta il tempo poteva ben figurare tra i fattori di produzione: appron-tata la ricetta, si lasciava lavorare il tempo; tempo che serviva per disciogliere, amal-gamare, chiarificare, sedimentare, ossige-nare, maturare, invecchiare.Ma, si sa, il tempo costa e allora perché non aggiornarsi: dissolutori, omogeneizzatori, centrifughe, ultrafiltri, estrattori ultrasonici, a microonde, a fluidi supercritici…tutta la nuova tecnica in cantina. Alcune aziende, soprattutto quelle di dimensione maggio-re e più strutturate, continuano a produrre la maggior parte delle loro basi aromatiche direttamente in fabbrica, vuoi per motivi di riservatezza e controllo, vuoi per poter gestire al meglio la famosa ricetta e dele-gano agli aromatieri produzioni marginali, non strategiche o prive di economicità di scala. Altre acquistano dagli aromatieri tutti gli estratti di cui necessitano e la ricetta di-venta originale “altrui”. Dobbiamo dunque considerare i nostri liquori imitazioni dei propri progenitori? In un certo senso sì, ma nel complesso abbiamo ora prodotti più si-curi dal punto di vista sia tossicologico che igienico (basti pensare a quando si filtrava con l’amianto), più standardizzati - anche se non è detto che ciò sia necessariamen-te un bene - più leggeri e confacenti con la nostra attuale sovrabbondante alimen-tazione. Anche i liquori si sono attualizzati per rincorrere il consumatore sempre sol-lecitato e divenuto più esigente e i produt-tori sanno bene che indugiare sui fasti del passato può portare al progressivo declino anche il marchio più celebre.

Dott. Franco ChialvaChimico ed esperto di erbe

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UOVO ALLA COQUE Appoggiate l’uovo su un cucchiaio e immergetelo delicatamente in acqua in lenta ebollizione lasciandolo bollire per 3-3,5 minuti. Va mangiato subito rompendo la parte superiore del suo guscio, condendolo con e pepe e accompagnandolo con del pane tostato.

UOVA BARZOTTE Vanno messe delicatamen-te nell’acqua che bolle e lasciate bollire per 5 minuti in modo che il tuorlo rimanga morbido con la classica goccia in mezzo. Vanno poi im-merse nell’acqua fredda per 10 minuti e poi sgusciate con delicatezza.

UOVA SODE Si immergono delicatamente in acqua bollente salata e si fanno cuocere per 8 minuti ma non oltre altrimenti l’albume diven-ta troppo duro e quindi poco digeribile ed il tuorlo perde il suo bel colore diventando quasi bianco. Vanno poi scolate, passate subito in ac-qua fredda e poi sbucciate.

UOVA IN CAMICIA Riempite una pentola di circa 15 cm. di diametro per tre quarti d’acqua e quando bolle aggiungete 1 cucchiaio di aceto di vino bianco. Dopodiché abbassate la fiamma e fate in maniera che l’acqua “frema” soltanto. A questo punto rompete le uova in un piatti-no, e aiutandovi con un cucchiaio girate l’acqua che freme in modo da formare un vortice all’in-terno del quale farete scivolare, una per volta, delicatamente le uova che farete cuocere per 3 minuti. Trascorso questo tempo toglietele con l’aiuto della schiumarola e asciugate l’acqua in eccesso con l’aiuto di carta da cucina. Per to-gliere le sbavature dell’albume e dare una for-me regolare usate un forbice o un coltello ben affilato.Questo semplice metodo di cottura rende le uova molto digeribili e si presta a preparazioni più o meno elaborate.

UOVA STRAPAZZATE Rompete le uova in una ciotola e mescolatele bene con una forchetta aggiungendo il sale ed il pepe. Sciogliete 40 g di burro in una padella antiaderente, versateci le uova e cucinatele a fuoco moderato. Mesco-late continuamente con un cucchiaio di legno in modo che non si attacchino al fondo portan-

do verso il centro le parti che si sono già cotte ai bordi fino ad ottenere un composto denso e cremoso. A questo punto toglietele dal fuoco, aggiungete 60 g di burro tagliato in piccoli pez-zi e mescolate bene.

UOVA AL TEGAMINO È la vera prova per ve-dere quanto un cuoco è bravo.Ungete un tegamino per uso individuale con 10 g di burro. Fateci scivolare 2 uova e condite con sale il solo bianco. Versate qualche goccia di burro fuso sui tuorli e cuocete in forno a 180 gradi facendo in maniera che le uova ricevano maggiore calore nella parte superiore e appe-na si saranno coagulate estraetele dal forno e servitele subito.Se però preferite friggerle sul fuoco basta fare scivolare le uova in una padella dove avrete fatto fondere a fuoco vivo un cucchiaio di bur-ro. Salate e pepate, bagnate con il burro fuso il tuorlo in modo che si cuocia leggermente e dopo qualche minuto sono pronte.

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Sono termini che si applicano all’agricol-tura e all’allevamento per indicare le mo-dalità utilizzate nelle coltivazioni e nella crescita degli animali.I metodi di cultura del biologico esclu-dono l’utilizzo di sostanze chimiche. La produzione avviene attraverso l’impiego di fertilizzanti naturali organici e il man-tenimento della rotazione delle colture, una pratica agricola rivolta a preservare la naturale fertilità del terreno. La prote-zione alla crescita delle piante avviene esclusivamente tramite preparati anima-li, vegetali e minerali. Inoltre si escludo-no gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) per privilegiare la biodiversi-tà, un importante patrimonio biologico sul quale ruota tutto l’ecosistema. Tutti gli ingredienti che entrano nella com-posizione di un alimento biologico non devono aver subito trattamenti con ra-diazioni ionizzanti e non possono in nes-sun caso essere ottenuti con l’impiego di OGM e derivati.L’allevamento si basa sugli stessi principi e utilizza i prodotti biologici come nutri-mento per gli animali, che vivono in spa-zi adeguati. Si seguono i ritmi naturali di crescita senza l’utilizzo di sostanze per

accelerarla e al bisogno si usano soprat-tutto farmaci omeopatici e fitoterapici, riducendo all’indispensabile il ricorso ai medicinali tradizionali, regolamentati da specifiche norme.Il biologico ha in comune molte temati-che e tecniche di coltivazione e alleva-mento con quello biodinamico, ma i due termini non coincidono. Nel biodinami-co si presta attenzione anche al calen-dario lunare e planetario per le semine e le cure agricole, e si utilizzano preparati biodinamici con i quali si creano sistemi autosufficienti. In pratica, entrambi i me-todi cercano di riprodurre quanto acca-deva prima dell’avvento dell’agricoltura

e dell’allevamento intensivi. L’obiettivo è disporre di alimenti tanto privi di residui chimici nocivi quanto nutrizionalmente più ricchi. Infatti se la pianta è obbliga-

PIÙ SALUTE CON IL BIOLOGICO E IL

BIODINAMICO«entrambi i metodi riproducono quanto

accadeva prima dell’avvento dell’agricoltura e dell’allevamento intensivi,

e ottenere alimenti privi di residui chimici nocivi e nutrizionalmente più ricchi»

I prodotti biologici e biodinamici, sono davvero

più sani degli altri per il nostro organismo?

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ta a difendersi dalle aggressioni esterne dell’ambiente (caldo, freddo, umidità, insetti ecc.) e dei microrganismi (batteri, funghi, muffe ecc.) perché non è protetta da sostanze chimiche, produce più fito-composti che, se da una parte costitui-scono una sorta di sistema immunitario della pianta per preservare la sua salute e perfino la sua sopravvivenza, dall’altra sono molto utili anche all’uomo perché si sono dimostrati estremamente efficaci nel mantenimento della sua salute. Ciò consente una maggiore disponibilità di questi importanti componenti nutrizio-nali che si concentrano spesso in prossi-mità della pelle, cioè la parte che in ge-nere si deve scartare nella frutta perche proprio lì si accumulano di più i pesticidi.Qualcuno dubita dell’efficacia del biolo-gico e del biodinamico che potrebbero risentire di un certo inquinamento am-bientale per la possibile contaminazio-ne da parte di coltivazioni limitrofe non basate sugli stessi principi. Qualcun altro solleva sospetti sulla veridicità delle eti-chette. In realtà la legge è molto chiara al riguardo, e richiede la presenza di par-ticolari requisiti in etichetta, in aggiunta a tutti gli altri previsti per legge.

Ammesso e concesso che i prodotti sia-no proprio biologici o biodinamici, sono davvero più sani degli altri per il nostro organismo? Esistono studi che convali-dano l’efficacia del biologico, anche se non definiscono in modo circostanziato gli alimenti utilizzati che presumibilmen-te sono stati scelti attingendo alle nor-mali disponibilità presenti sul mercato. In uno studio si e visto che nelle urine dei soggetti nutriti con il biologico le tracce dei pesticidi più diffusi erano nettamen-te più basse, inferiori addirittura ai mini-mi fissati per la protezione della salute e sei volte più bassi rispetto alle persone alimentate in modo tradizionale, le qua-li, anzi, presentavano valori quattro volte più alti dei limiti ufficialmente tollerati. Un altro studio sui bambini ha dimostra-to miglioramenti repentini: nel giro di pochi giorni i soggetti con molti pesticidi nelle urine non ne presentano neppure tracce se passano a un’alimentazione biologica. Inoltre, il latte materno risen-te di ciò che la madre mangia in gravi-danza: uno studio ha evidenziato che, se l’alimentazione è biologica, la concen-trazione di pesticidi e tre volte inferiore rispetto all’utilizzo di cibi tradizionali.

Dott.ssa Gigliola BragaNutrizionista

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Vi siete mai resi conto di quanta plasti-ca, cartone, polietilene compriamo ogni giorno insieme al nostro cibo e conse-guentemente quanti rifiuti producia-mo? Tutto questo per avere più gusto e freschezza nei nostri cibi e nei nostri alimenti? O solamente perché prima di comprare il prodotto ne compriamo l’immagine e la conoscenza televisiva? Sicuramente viviamo in un periodo di necessità urgenti, di orari frenetici, di ra-pidità nel risolvere il pasto o la cena in pochi minuti di preparazione, il “subito pronto” ci affascina e ci permette di non perdere tempo in cucina, ma poter su-bito ricollegarci a internet o al videogio-co… con il risultato di non riconoscere più i sapori e le fragranze di quello che mangiamo. Certamente possiamo ac-quistare in ogni stagione primizie e pro-dotti da tutto il mondo, tuttavia abbiamo perso tutto il gusto vero e unico dei pro-dotti delle nostre terre, con l’illusione di “mangiare solo con gli occhi” quello che il supermercato ci offre. Che fare? In molti ci hanno suggerito, in questi anni, la strada dei mercati dei pro-dotti di stagione, delle fiere specializza-

te, del prodotto a km zero, degli acquisti solidali, del prodotto bio e slow. Credo che di questi tempi occorra un po’ tornare alle origini, con una nuova consapevolezza e coscienza del cibo e del gusto, magari anche con l’uso delle tecnologie e dell’informatica.La riduzione dello spreco innanzitutto! La legislazione, con le aziende, dovreb-bero anche aiutarci in tal senso: con la riduzione del packaging, con un confe-zionamento più sobrio e non così neces-sariamente rivolto unicamente a colpire “l’emozione finalizzata all’acquisto”.L’acquisto dei prodotti sfusi e portati

a casa con sacchi riciclati e riutilizzabili, l’attenzione alla stagionalità e alla pro-venienza dei prodotti; sono elementi sempre più importanti anche per il loro

LA“CONSAPEVOLEZZA”

DEL GUSTO«dedichiamo un po’ di tempo alla conoscenza di ciò

che mangiamo: da dove arrivano i nostri cibi?accompagniamo i nostri figli nelle campagne,

negli orti e nelle vigne: scopriranno il gusto della freschezza»

Abbiamo persotutto il gusto vero e unico

dei prodotti dellenostre terre.

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prezzo! e quindi da tenere in grande considerazione, specialmente di questi tempi!!. Inoltre non facciamoci sempre tentare dai giornali o dalle televisio-ni che spesso ci propongono l’uso di prodotti non stagionali, esotici o a caro prezzo per ricette magnificamente illu-strate in riviste patinate o in accattivanti preparazioni! Torniamo alle cascine, ai mercati rionali, andiamo a conoscere i produttori diretti nelle loro cascine e nei loro laboratori, dedichiamo un po’ di tempo alla cono-scenza da dove arrivano i nostri cibi, ac-compagniamo i nostri figli nelle campa-gne, negli orti e nelle vigne; scopriranno il gusto della freschezza, vivranno gior-nate all’aria aperta e a contatto con la natura e con gli animali, sapranno che… il latte lo fanno le mucche, che i prodotti quando sono maturi hanno un altro sa-pore e scopriranno anche il difficile e delicato lavoro del contadino.La fortuna di vivere a Pinerolo e nel Pi-nerolese ci permette di essere ancora a due passi dalla campagna, in città o pae-si con mercati settimanali con tantissimi prodotti di cascina freschi e garantiti da produttori che conosciamo e apprezzia-mo.In tal senso, il Museo del Gusto con il CSI Piemonte, propone itinerari e APP ovve-ro percorsi scaricabili alla scoperta dei prodotti e dei produttori di qualità, nelle varie zone del Pinerolese e non solo, nella sicurezza di “vedere direttamente”dove e come si producono gli alimenti e dove poterli acquistare.Da queste semplici ma essenziali consi-derazioni potremo risparmiare in materia plastica, in trasporti, in inquinamento, in salute, in soldi e alla fine vivere meglio!!Per una nuova consapevolezza del gu-sto.

Ezio Giaj Direttore Museo del Gusto

www.museodelgusto.it

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Il Museo del Gusto® è una realtà unica in Italia. Situato nel centro storico di Frossasco, a pochi passi da Pinerolo e da Torino, offre la possibilità di conoscere e scoprire prodotti tipici, eccellenze del territorio e non solo. Numerosi i percorsi che guidano il visitatore alla scoperta di tradizioni alimentari e gusto contemporaneo. Un vero e proprio viaggio attraverso la cultura e la conoscenza del cibo, un percorso nell’esplorazione dei sensi. Il Museo del Gusto® inoltre, insieme alla Scuola di Cucina situata nello stesso edificio, costituisce L’ARGAL - “Centro di Valorizzazione del Prodotto Tipico”, il cui obiettivo è promuovere il valore dei prodotti tradizionali essenza del territorio.

Via Principe Amedeo 42/A - FROSSASCOTel. 0121.352398 / 0121.355158www.museodelgusto.it

Le iniziative a vÍvaLLa primavera nel piattoFilmati, didattica, mostra documento e degustazioniin collaborazione con CFIQ Pinerolo.Esposizione di erbe officinali ed aromatiche.

Presentazione dell’accordo per la valorizzazione dei prodotti tipici del Parco Nazionale del Gran Paradiso

Chef per un giornoDimostrazione di cucina per bambini.Presentazione delle attività didattiche del Museo del Gusto.

Italia del gusto in miniaturaInstallazione

Presentazione mostra“1000 anni di mercati a Pinerolo”Museo del Gusto - Civico Museo Etnografico del Pinerolese

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Negli ultimi anni si sente spesso parlare di km zero per indicare gli alimenti che subiscono solo brevi spostamenti, anche inferiori al chilometro, prima di essere disponibili all’acquisto del consumato-re. Ci si riferisce insomma ai prodotti del proprio territorio che, grazie a un minor tragitto percorso, garantirebbero un mi-glior prezzo e una qualità più alta.Dal punto di vista nutrizionale il km zero è senz’altro un’eccellente idea perché consente di mantenere e di apprezzare le importanti prerogative dell’alimento che diminuiscono progressivamente nel tempo. Questo fenomeno è partico-larmente evidente nella verdura e nella frutta che perdono certe sostanze bene-fiche in misura tanto maggiore quanto più il loro consumo avviene lontano dal momento della raccolta.

Infatti i vegetali contengono non solo zuccheri, fibre, vitamine e minerali, ma anche i preziosissimi fitocomposti che

sembrano svolgere un ruolo primario nel-la protezione dell’organismo per l’azione diretta dimostrata nella regolazione della risposta immunitaria, nei processi infiam-matori, nelle patologie autoimmuni e più in generale nelle malattie croniche dege-nerative come il cancro. I fitocomposti (dal greco phyto = pian-ta) conferiscono il colore e le particolari proprietà organolettiche alla frutta e alla verdura: il rosso del lampone, l’odore dei cavoli, l’aroma penetrante della cipolla, il blu dei mirtilli dipendono dalla presenza di questi composti fitochimici. Di per sé non sono molto gradevoli al gusto per-ché hanno un sapore amaro, ma non li percepiamo distintamente perché la loro quantità è bassa, però sono molto potenti perché agiscono a basse con-centrazioni. Risultano ben evidenti nel cioccolato, per esempio, dove vengo-no mascherati dall’aggiunta di zucchero man mano che si scende nella percen-tuale di cacao: un cioccolato fondente con il 90% di cacao non e per tutti i pa-lati!Mangiando in modo vario si possono assumere migliaia di fitocomposti, tut-ti differenti tra loro e accomunati dalla caratteristica di proteggere l’organismo dai radicali liberi e di prevenire patologie gravi come i tumori.

POCA STRADATANTA SALUTE

«il km zero consente di mantenere e apprezzare le importanti prerogative nutrizionali dell’alimento:

prodotti del proprio territorio ad un miglior prezzo e con qualità più alta»

I fitocomposti, contenuti nei vegetali, hanno un ruolo primario nella protezione

dell’organismo.

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Queste prerogative sembravano ap-partenere solo alle vitamine, che sicura-mente occupavano e occupano tuttora un posto di rilievo specialmente nell’a-limentazione, ma non si e più sicuri che la loro integrazione massiccia svolga un ruolo salutare per gli adulti con patolo-gie croniche. Anzi, in alcuni casi gli studi hanno dimostrato che sarebbero dan-nose per l’organismo, mentre risultano vantaggiosi dosaggi di vitamine simili a quelli raggiungibili attraverso un’ali-mentazione corretta che prevede l’uti-lizzo regolare di frutta e verdura.Tutti i vegetali contengono numerose varietà di composti fitochimici dalle di-verse peculiarità, ma alcuni alimenti ne racchiudono quantitativi più alti di altri e per questo accentrano l’attenzione e l’interesse della comunità scientifica, che fino a ora ne ha identificati qualche migliaio (si stima possano essere oltre ventimila), suddividendoli in gruppi: i polifenoli, i terpeni, i composti solforati, le saponine.I polifenoli costituiscono la famiglia più numerosa, presente per lo più nei frutti dal colore intenso come l’uva e le bac-che selvatiche, ma ci sono anche nel te verde, nell’aglio, nelle arachidi; gli altri conferiscono un odore caratteristico, come i terpeni agli agrumi e i composti solforati ai cavoli.

I COLORI DELLA VITALa varietà nelle scelte garantisce i vantaggi di tutta la vasta gamma di nutrienti disponibili nei diversi alimenti, che in genere si rispecchiano nei colori e negli aromi dei vegetali.

rosso(licopene, antocianine): pomodoro, anguria, uva nera, pompelmo rosa, mirtillo rosso, melone, bietola rossa, ribes rosso, ciliegia, fragola.

blu-viola(antocianine, resveratrolo): mirtillo nero, uva nera, melanzane.

bianco (quercitina, composti solforati): aglio, cipolla, finocchio, sedano, mela.

verde (glucosinolati, carotenoidi): cavoli, insalata, prezzemolo, spinaci.

giallo(caroteni, flavonoidi): zucca, carota, anguria, peperone, albicocca, kaki, arancia.

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I fitocomposti sembra abbiano un ruolo più ampio rispetto alla ben nota azione antiossidante sui radicali liberi, lo prova un semplice calcolo: una mela ha circa 8 milligrammi di vitamina C dalla spiccata azione antiossidante, eppure ha un po-tere antiossidante pari a 2.250 milligram-mi di vitamina C grazie alla presenza dei polifenoli. Analogamente, altri compo-sti fitochimici svolgono un’azione an-tiossidante ben superiore alle vitamine. D’altro canto, due polifenoli dallo stes-so potere antiossidante possono avere effetti completamente diversi su una cellula cancerosa: uno e in grado di ini-bire un enzima determinante, l’altro ne è completamente incapace. In altre paro-le, l’attività antiossidante di un elemento nutrizionale non spiega completamente il suo benefico effetto antitumorale, con-trariamente a quanto avviene per i danni vascolari, in cui il rapporto e chiaro. Ciò induce i ricercatori a studiare sempre più approfonditamente questi composti che si trovano in maggior quantità nella frutta e nella verdura, specialmente se di stagione e a km zero.

Dott.ssa Gigliola BragaNutrizionista

RADICALI LIBERI E ANTIOSSIDANTII radicali liberi sono molecole o atomi molto reattivi perché hanno perso un elettrone e quindi possiedono un protone spaiato.È proprio questa condizione di instabilità a consentire loro di svolgere importanti compiti biologici: estrarre energia dal cibo, difenderci da infezioni virali e produrre gli ormoni, per esempio. Tuttavia, quando i radicali liberi sono troppi, la loro naturale tendenza a ricomporre l’equilibrio protone-elettrone finisce per danneggiare altre molecole a caso, a cui sottraggono gli elettroni, rendendole a loro volta radicali liberi e innescando una reazione a catena conosciuta come “propagazione dei radicali liberi”. Se non viene fermata, può nuocere alla salute perché si ossidano e danneggiano i grassi, le proteine, il DNA. Per fortuna abbiamo un’arma efficacissima per trasformare i radicali liberi in sostanze inoffensive, riducendone gli effetti dannosi: gli antiossidanti. L’organismo produce un certo quantitativo di enzimi e molecole antiossidanti, ma visto che sono cosi utili per contrastare la degenerazione innescata dai radicali liberi, si è pensato di concentrarli in integratori alimentari e assumerli a piene mani. Purtroppo, gli studi in cui sono state utilizzate forti dosi di vitamine A ed E non hanno confermato questa teoria che, anzi, è stata smentita dal maggior rischio riscontrato di sviluppare il cancro.Il cibo, in particolare durante l’infanzia, resta quindi la fonte più indicata per la prevenzione di malattie croniche degenerative in età adulta.

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L’importanza nutrizionale dei grassi è notevole per il nostro organismo per-ché essi svolgono indispensabili funzio-ni di struttura e di funzionalità cellulare e organica, di trasporto delle vitamine liposolubili (A, D, E, K), di componente dominante del cervello ecc.Proprio per questo motivo è necessario conoscerli perché non sono tutti uguali. La loro scelta può influire sulla salute ad ogni età, particolarmente nell’infanzia in cui la preferenza che accordiamo può ripercuotersi sulla crescita e sullo svilup-po. Gli oli disponibili come condimento sono quelli di semi e d’oliva. Molti con-sumatori prediligono i primi perché sono convinti di scegliere il tipo più leggero, ma non é vero perché non esistono oli più grassi di altri.

Gli oli di semi non sono più leggeri degli oli di oliva: il contenuto di materia grassa é praticamente identico in tutti gli oli che però differiscono enormemente come contenuto nutrizionale e valore biologi-co. È la raffinazione che devono subire quelli di semi per diventare commercia-bili a farli sembrare meno pesanti.

Dopo l’estrazione infatti non hanno i re-quisiti legali adatti al consumo e pertan-to vengono sottoposti a trattamenti di rettifica che li rendono insapori e inodo-ri, e tale neutralità di gusto viene scam-biata per leggerezza.L’olio extravergine d’oliva invece deriva unicamente dalla spremitura a freddo delle olive e supera di gran lunga tut-ti gli altri, sia a crudo, sia nelle cotture. Infatti gli oli di semi non sono adatti all’esposizione al calore che modifica e altera la loro fragile struttura rendendoli potenzialmente pericolosi. Gli unici tipi ammissibili nei casi in cui sia impossibile usare l’olio d’oliva - come accade in cer-te allergie - sono gli oli di semi di sesamo e di arachidi perché più monoinsaturi ri-spetto agli altri. È infatti questa caratteri-stica a rendere migliore l’olio d’oliva. Ma non solo. L’extra vergine infatti è ricco di sostanze molto importanti per la salute come la vitamina E e gli importantissimi polifenoli, alcuni dei quali sono identifi-cabili dal leggero pizzicore in gola e dal-la nota amara: l’idrossitirosolo, l’oleuro-peina, l’oleocantale. Oltre alle proprietà antiossidanti di questi composti, sono state approfondite altre loro possibili attività biologiche utili alla prevenzione di alcune malattie: l’inibizione dell’ag-gregazione piastrinica, la riduzione della produzione di sostanze proinfiammato-rie, la prevenzione dell’osteoporosi, la neuroprotezione e la sintesi dell’ossido nitrico, una molecola dal potente effetto battericida.

C’È OLIO E OLIO«non esistono oli più grassi di altri: il contenuto

di materia grassa é praticamente identico in tutti gli oli, che però differiscono enormemente come

contenuto nutrizionale e valore biologico»

L’olio extravergine d’oliva supera di gran lunga tutti

gli altri, sia a crudo, sia nelle cotture.

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In Italia abbiamo un’ottima produzione di olio extravergine d’oliva. In commer-cio non c’e solo l’extravergine, ma anche altri oli d’oliva che differiscono moltissi-mo per composizione e caratteristiche nutrizionali:Vergini, ottenuti esclusivamente dalle olive mediante processi meccanici o fi-sici che non causano alterazioni all’olio. L’extravergine ha acidità massima 0,8%; il vergine ha acidità massima 2%, ed en-trambi hanno un gusto perfetto. Quello lampante ha invece acidità superiore al 2% e il gusto deve essere corretto.Non vergini, ottenuti con metodi chi-mico-fisici e sottoposti a raffinazione per renderli commestibili. Sono l’olio d’oliva (miscela di olio d’oliva raffinato e olio di oliva vergine diverso dal lampan-te, acidità massima 1%) e l’olio di sansa (mescolanza di olio raffinato di sansa di oliva e olio di oliva vergine diverso dal lampante, acidità massima 1%). La sansa è il residuo della pasta di olive da cui si estrae la piccola quantità d’olio residua con solventi chimici.

Il migliore è l’extravergine a bassa acidi-tà, mentre gli altri perdono le preziose prerogative nella lavorazione.Ogni cultivar di oliva (in Italia ci sono cir-ca cinquecento varietà) ha il suo sapore e fornisce un olio diverso dall’altro che di-pende anche dal clima dei luoghi di col-tivazione. In genere il Nord Italia produce oli dal gusto più leggero rispetto al Sud, dove l’aroma e il sapore risultano più pro-nunciati. La marca o la produzione italia-na di un olio non sono sufficienti a defini-re la provenienza delle olive che invece è inequivocabile se indicata in etichetta.Il colore è invece influenzato anche dal-la maturazione delle olive: le più mature danno una colorazione dorata, mentre le acerbe conferiscono una tonalità sul ver-de. Altri colori dell’olio sono invece in-dicativi della sua scarsa qua-lità: se sono marroni, giallo ocra o color rame, gli oli non sono da comprare perché vec-chi o mal conservati.

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Per scegliere l’olio più adatto, non ci sono differenze tra i vari extravergini, semmai è questione di gusto. La “pe-santezza” percepita dipende unica-mente dalla provenienza, per cui, quan-do necessario, è sufficiente utilizzare quelli del Nord per andare incontro ai gusti più delicati delle persone senza rinunciare a utilizzare oli extravergini di ottima qualità.L’olio d’oliva va conservato in bottiglie scure, al riparo dalla luce e dal calore, ben sigillate. In questo modo si con-serva fino a diciotto mesi, altrimenti va consumato entro l’anno. Se le bottiglie sono chiare, si possono preservare dal-la luce avvolgendole nella carta o nella pellicola di alluminio, oppure conser-vandole in un luogo buio o in una sca-tola ben chiusa.

Dott.ssa Gigliola BragaNutrizionista

COS’È L’ACIDITÀ DELL’OLIOL’olio d’oliva è costituito quasi totalmente da trigliceridi in cui e presente l’acido oleico. L’acidità esprime la percentuale in grammi di acido oleico libero: più è bassa, migliore è l’olio perché è preservato dall’irrancidimento e quindi mantiene le sue caratteristiche organolettiche.Per legge l’acidità nell’extravergine deve essere inferiore a 0,8%, ma un buon olio non supera 0,35%. La qualità dell’olio dipende dalla cura dell’uliveto, dalla modalità di raccolta e dalla solerzia nella lavorazione delle olive, che deve cominciare vicino al momento della raccolta e avvenire a temperature controllate durante tutto il processo. Infatti un buon olio deve essere spremuto a freddo (25-27 °C) e lavorato successivamente in condizioni termiche adatte a conservare la sua quota di polifenoli, che si abbassa con il calore. L’acidità non è riscontrabile dal palato, ma servono analisi apposite per determinarla. Non deve essere confusa con il leggero pizzicore in gola, una caratteristica positiva, che indica la recente spremitura delle olive.

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Che cos’è la green economy? E’ l’e-quivalente anglofono dell’espressione “economia verde” o “economia eco-logica”. Si definisce così un modello di sviluppo economico più sostenibile, che tenga conto anche dell’impatto ambien-tale dell’attività produttiva. Nella green economy confluiscono tutti i settori dell’economia che contribuisco-no a migliorano la qualità dell’ambiente e a ridurre l’inquinamento. Si tratta quin-di di un gruppo ampio ed etetogeneo: le energie rinnovabili, i parchi naturali, l’alimentazione bio, l’edilizia sostenibile, i risparmio energetico e l’ecoturismo... sono solo alcuni dei settori economici che ne fanno parte.

L’impegno dei fautori della green eco-nomy è quello di risolvere congiunta-mente problemi economici e ambienta-

li, contribuendo a creare nuovi posti di lavoro “verdi” e prevenendo contempo-raneamente l’inquinamento ambientale, il riscaldamento globale, il sovrasfrutta-mento delle risorse naturali e il degrado ambientale.Viene proposta una forma di sviluppo in grado di risolvere problemi impellen-ti per la società odierna, creare nuove possibilità di crescita economica con un controllo rigido dell’inquinamento e dello sfruttamento dell’ambiente. Molte delle possibilità di successo della green economy dipendono dalle nuove ac-quisizioni tecnologiche e scientifiche. Si tratta quindi di un’economia ad alto contenuto scientifico e tecnologico, ma che riattualizza anche antichi metodi di produzione, più rispettosi dell’ambiente. Uno dei temi fondamentali dell’econo-mia verde è l’energia. Un’attività pro-duttiva più rispettosa dell’ambiente non può più dipendere, infatti, dalle fonti di energia tradizionali di origine fossile, che vanno piuttosto affiancate, e mano a mano sostituite, dalle fonti di ener-gia alternative, ad esempio l’eolico, le biomasse, il solare, la geotermia, e l’i-droelettrico ecc. Le fonti rinnovabili per

QUANDOL’ECONOMIA

DIVENTA GREEN«un modello di sviluppo economico più sostenibile,

che tenga conto anche dell’impatto ambientale dell’attività produttiva»

Tema fondamentale dell’economia verde è

l’energia.

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produrre energia utilizzano le forze della natura, si tratta però di uno sfruttamento sostenibile poiché tali risorse non sono legate da una riserva o da uno stock, come succede invece per quelle fossili, ma si rinnovano al termine di ogni ciclo.Un concetto che la green economy pro-pone di rielaborare è proprio quello di consumo energetico. Se è importante infatti cogliere tutte le potenzialità offer-te dalle fonti rinnovabili, è fondamenta-le anche intervenire al fine di migliorare l’efficienza energetica. Iniziando da ciò che ci circonda: dalle nostre case, dal-le automobili con cui ci spostiamo, dai macchianari ed elettrodomestici che uti-lizziamo ogni giorno. Un altro dei temi della green economy è quello della riduzione dei rifiuti. Il ciclo di produzione infatti deve essere orga-nizzato in modo di diminuire il più pos-sibile di produrre rifiuti e scarti. Questo miglioramento va tuttavia accompagna-to da una migliore organizzazione della

raccolta differenziata e dall’acquisizione del concetto di reciclaggio nella vita di tutti i giorni.La green economy, quindi, appare come una nuova possibilità di sviluppo econo-mico che influenza non solo il ciclo pro-duttivo delle aziende, ma anche lo stile di vita di chiunque abbia a cuore la salu-te dell’ambiente in cui viviamo.

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L’auto elettrica è tornata! La storia di uno dei mezzi di trasporto più puliti che l’uo-mo oggi sia in grado di costruire è lun-ga e travagliata. Fu uno dei primi tipi di automobile ad essere inventato, è nella prima metà dell’Ottocento che vennero ideate e realizzate, infatti, le prime auto elettriche a batteria. Verso la fine del se-colo migliorò la qualità delle batterie e cominciò a svilupparsi il mercato. Quin-di, ancor prima che nascesse il motore a combustione interna, le auto elettriche battevano i record di velocità e distanze percorse con una sola carica. Nell’aprile del 1899 il belga Camille Jenatzy infran-geva la barriera dei 100 km/h di velocità con la sua “La Jamais Contente”, un’au-to elettrica a forma di razzo.

All’inizio del Novecento e per alcuni anni i veicoli elettrici a batteria vendettero più dei veicoli a benzina, ma poi vennero

superati da questi ultimi a causa di limiti tecnologici.Una partenza in grande stile a cui è se-guito un periodo di stasi, fino ad oggi, quando le impellenti necessità di dimi-nuire le emissioni nell’atmosfera di gas dannosi per l’ambiente, e per la vita stessa dell’uomo, hanno indotto il su-peramento dei limiti tecnici e il miglio-ramento tecnologico. Ancora una volta i veicoli elettrici tornano a correre a fianco di quelli a combustione interna, sul mer-cato mondiale dell’auto.

Ma che cosa sono oggi le auto elettri-che? Sono vetture che viaggiano grazie a un motore elettrico alimentato da un pacco di batterie ricaricabile con una presa elettrica domestica o tramite una colonnina di ricarica. Ci sono poi le ran-ge-extender cha hanno a bordo anche un piccolo motore a combustione in-terna da utilizzare solo nel caso in cui la batteria necessita di una ricarica e non è possibile farla altrimenti.Perché guidare un’auto elettrica? Par-tiamo dai vantaggi economici. I veicoli elettrici consentono risparmi annui no-tevoli (del 60-80% circa) rispetto a quelli

UNA TECNOLOGIA ANTICA PER UNA

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«perché guidare un’auto elettrica? vantaggi economici, motivazioni ecologiche»

Aprile 1899: un’auto elettrica a forma di razzo

supera i 100 km/h.

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a benzina/gasolio. Il risparmio è consen-tito dall’efficienza dei motori elettrici e dal minor costo l’elettricità su cui non pesano le accise sui carburanti. Venia-mo ora ai motivi ecologici: nel mondo, ogni anno, buona parte delle emissioni nocive di anidride carbonica proviene dalle auto a benzina. Le auto elettriche inquinano meno, a patto naturalmente che l’energia elettrica venga prodotta sempre di più da fonti rinnovabili. Un incremento, tra i guidatori, della cultura dell’investimento a lungo ter-mine, che metta in luce la possibilità di recuperare la spesa iniziale mediante il risparmio del carburante, contempora-neamente con l’aumento delle stazioni di riferimento per i veicoli elettrici, per-metterebbero a questa antica e inno-vativa tecnologia di riprendere il volo contribuendo così a migliorare la qualità dell’ambiente in cui viviamo.

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Il 45% degli italiani considera ormai il problema della qualità dell’ambiente come uno dei più impellenti. Un dato ancor più significativo è che il 65% so-stiene che le aziende non siano impe-gnate abbastanza in progetti ecologici. Questa nuova sensibilità ambientale ha determinato la nascita di nuove strategie produttive che fanno della qualità e del-la sostenibilità ambientale una ragione d’essere. Il green design è proprio una di queste nuove strategie, elaborate per risponde-re alla crescente domanda di qualità am-bientale. Chiamato anche eco design, design ecologico e design sostenibile, è un concetto che impronta la progetta-zione di un prodotto al rispetto dell’am-biente. Per capire in che cosa consiste il green design, partiamo dall’inizio, dai vari si-gnificati del temine design, che vuol dire letteralmente progettazione, ma anche disegno industriale. Col tempo poi il termine è stato usato sempre di più per definire il profilo estetico di un prodotto. Che cosa cambia nel design quando diventa green? Innanzitutto l’utilizzo dei materiali. L’obiettivo di limitare, durante la produzione industriale, gli effetti ne-gativi sull’ambiente, impone una proget-tazione attenta alle tematiche ambientali e l’utilizzo di risorse e materiali rinnova-bili. Da qui nasce quindi la necessità di utilizzare materiale biodegradabile, che non contenga sostanze tossiche, ricicla-to oppure di facile smaltimento. L’ideale, inoltre, è che i materiali siano realizzati secondo processi produttivi che utilizzi-

no energie alternative o che siano par-ticolarmente efficienti proprio dal punto di vista energetico. La premura del green design non è solo quella di migliorare la qualità dell’am-biente naturale, ma anche di contrastare una forma di inquinamento meno evi-dente e altrettanto insidiosa che subia-mo all’interno delle mura domestiche.I dati di un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rivelano il 40% ca., infatti, dei materiali utilizzati in edilizia e nelle pulizie domestiche hanno poten-ziali effetti nocivi sulla salute degli abitan-ti della casa. Per descrivere il fenomeno è stato coniata l’espressione “sindrome dell’edificio malato”. Un disturbo che sembrerebbe colpire il 20% della popo-lazione, e che si manifesta con allergie, irritazioni delle prime vie aeree e degli occhi, mal di testa, nausea, vertigini, eru-zioni cutanee e irritabilità. Le cause sono molteplici e tra queste l’utilizzo di pro-dotti per la pulizia nocivi o la presenza di arredi che hanno assorbito sostanze chimiche dannose durante i processi di produzione, verniciatura e pulizia.Sostanze che poi vengono emesse suc-cessivamente nell’ambiente domestico. Per superare questo problema la pro-gettazione green si basa sull’utilizzo già nel ciclo produttivo di sostanze, come colle e vernici, non nocive.Il green design risponde quindi a una duplice necessità e ad una richiesta pre-cisa, quella di migliorare il più possibile l’ambiente in cui viviamo, fuori e dentro casa.

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«che cosa cambia nel design quando diventa green? Innanzitutto l’utilizzo dei materiali»

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Il Mondo consuma circa 5.000 miliardi di metri cubi di acqua all'anno, pari a circa 760 m3 perabitante per anno. Durante il XX secolo la percentuale di crescita del consumo d'acqua è aumentata a unavelocità più di due volte superiore alla crescita della popolazione. Si prevede che nel 2025, permanendo itrends attuali di consumo, la domanda d'acqua eguagli per la prima volta nella storia la disponibilità.

Indipendentemente dalla grandezza, un sistema di raccolta e utilizzo dell'acqua piovana ingenerale comprende: un'area di raccolta, un sistema di convogliamento dall'area di raccolta all'accumulo,un apparato di trattamento, un serbatoio di accumulo, una rete di distribuzione dell'acqua accumulata.Il serbatoio di accumulo rappresenta uno degli elementi di maggior costo, per cui è necessarioselezionarlo con una certa attenzione in funzione delle esigenze di posizionamento, capienza e forma.

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Riciclare non solo carta, plastica o vetro: ora tocca all'acqua.

il serbatoio rappresenta il cuore dell'intero sistema di recupero dell'acqua piovana

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Preferibilmente il serbatoio viene interrato per mantenerel'acqua ad una temperatura pressoché costante e al riparo dairaggi solari. I vantaggi offerti dall'installazione di impianti di raccoltaacqua piovana per uso individuale non sono goduti solo a livelloprivato ma si riflettono positivamente anche nella sferadell'intervento pubblico: evitano il ripetersi di sovraccarichi dellarete fognaria di smaltimento in caso di precipitazioni di forteintensità; e nello stesso tempo aumentano l'efficienza deidepuratori, sottraendo al deflusso importanti quote di liquido che,nel diluire i quantitativi di liquami da trattare, ridurrebbero l'efficaciadella fase biologica di depurazione; Benefici talmente consistentiche, anche in Italia alcune amministrazioni comunali propongonoforme di incentivazione per quanti adottino sistemi di recupero ericiclaggio delle acque piovane.

REGOLAMENTO EDILIZIO del COMUNE

DI PINEROLO - Allegato 8 – ALLEGATO

ENERGETICO AMBIENTALE Riporta:Al fine di minimizzare i consumi energetici egli impatti ambientali derivanti dallecostruzioni edilizie e migliorarne il comfortambientale interno, sono stati individuatirequisiti prestazionali […] incentivati conmisure nell’ambito della disciplina deglioneri concessori. Tali requisiti, descritti insingole schede esplicative, sono suddivisiin sei profili di riferimento, tra cui: […] -riduzione uso acqua potabile - Requisito:presenza dei sistemi di captazione eriutilizzo delle acque meteoriche.

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Remo Bonetto è nato a Pinerolo il 2 agosto 1952 e nel suo paese natale vive e lavora in via Priolo, 27. La pas-sione per l’arte inizia quasi per hobby negli anni ‘90 quando comincia a rea-lizzare sculture di personaggi e anima-li con zucche di varie forme, coltivate personalmente nel suo giardino.

Comincia così l’avventura di un uomo che “non si ritiene” un artista, ma che artista invece lo è davvero. E cosa è, infatti, l’arte se non la capacità di far rivivere le cose? C’è chi usa le parole, chi il pennello; Bonetto usa le cose che gli altri gettano e quando per il mondo non servono più, sotto le sue mani rinascono a nuova vita.“Fare queste creazioni mi dà una gioia immensa - dice Remo - e con pazienza realizzo sen-za accorgermi del tempo che

passa due o tre scul-ture con-t e m p o r a -neamente”. Autodidatta, segue unica-mente la via del grande Arc imboldo, pittore mila-nese vissuto nel Sedicesimo secolo e il suo istinto. Ecologi-sta per natura, prova soprattutto soddisfazione quan-do riesce a riciclare vari oggetti salvan-doli dall’assemblaggio dei rifiuti. Sono semi, cordami, piume, pasta, pigne, giornali, ma anche gusci di lumaca e bucce di mandarino dissecate.Tutte le opere del Bonetto vivono di una scelta di materiali che parlano at-

traverso i colori, ma soprattutto parlano di fratellanza univer-sale. Come il grande Arcim-boldo, anch’egli pensa che l’universo, il mondo, gli uo-mini e le piante sono un’uni-

REMO BONETTO:TRASH QUANDO

IL RICICLO DIVENTACONTEMPORANEO ART

La sua spontaneità crea opere realizzate assemblando materiali riciclati, con figurazioni

che ironizzano e dissacrano la società consumistica.

Un creativo non si sente mai una persona di successo.

Perché si crea di più quando si è uno qualunque.

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tà, costituiti dal fuoco, dall’aria e dalla terra ed in questa prospettiva crea le sue sculture. “Come dunque anche da principio fu detto - scriveva Arcimbol-do - essendo queste cose in disordine, dio mise in ciascuna e con se stesso e con le altre, una giusta proporzione in tal grado e maniera ch’esse potessero essere simmetricamente proporziona-te. Perché allora niente era disposto a questo modo se non per caso, né v’era cosa che meritasse d’essere chiamata coi nomi che hanno ora le cose come fuoco od acqua o altro che sia, ma dio primieramente ordinò tutte queste cose, e di poi da esse compose questo universo, animale unico e che ha in sé tutti gli animali mortali ed immortali”. E così il nostro artista prende elemen-ti sparsi di questo grande e immenso universo e li forgia a nuova vita, amo-revole demiurgo che ama ogni più pic-colo ed insignificante frammento della natura.

Per l’uomoe la donnadi domani

un taglio d’autorefirmatoREMO

STUDIO 27di Remo Bonetto

Via Priolo, 27 - 10060 Abbadia Alpina - PINEROLO (TO)Cell. 338.2808094 - Tel. 0121.201437

installazione presso

la rotonda stradale

di Abbadia Alpina - Pinerolo

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La lega rheinzink è un'esclusiva lega di zinco-rame-titanio, sviluppata per le applicazioni inarchitettura, quali coperture, facciate e lattonerie. Il materiale è certificato quale prodotto naturale anchenella versione pre-patinata, infatti mediante un proprio processo di decapaggio unico al mondo, diversodalla verniciatura o dall'applicazione di sostanze cromatiche superficiali, esso permette di mantenereintegre le originarie proprietà del metallo consentendo al materiale di sviluppare la naturale patinaprotettiva.

A seguito di rigorose analisi che considerano il processoproduttivo e l'intero ciclo di vita del materiale, rheinzink è stato certificato dall'Institut Bauen und Umwelt,ecologico ed ecosostenibile.

Le coperture rheinzink rispondono egregiamente alle richieste progettuali di elevateesigenze estetiche e funzionali anche in presenza di strutture articolate. Tale peculiarità deriva dallagrande flessibilità formale consentita dai vari sistemi di posa nonché dall'esemplare interfacciarsi delrheinzink con i diversi materiali edilizi. L'esecuzione delle coperture avviene generalmente con lastreaggraffate su un supporto continuo ventilato;

I rivestimenti di facciata rheinzink permettono di ricoprire con unmanto metallico le svariate opere architettoniche usufruendo di molteplici tessiture in base alle tipologiedi posa: “a lastre” utilizzando le tecniche aggraffate oppure mediante “profili pressopiegati”.

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Ai giorni nostri sembra impossibile pensare di stare bene o addirittura vive-re bene. Con determinazione e buona volontà ci possiamo riuscire, certo non al primo tentativo e neppure in breve tempo, ma con la pazienza e la costan-za: tutti, ma proprio tutti, per vie diver-se, possono raggiungere l’equilibrio desiderato.Vorrei portare l’attenzione sulla paro-la AMARSI, da non confondere con quello che noi chiamiamo ISTINTO DI CONSERVAZIONE, perché questo è un amore fasullo dettato dalla paura o da un’emergenza del momento.AMARSI vuol dire fare qualcosa tutti i giorni per noi stessi, anche poco e per poco tempo, ma tutti i giorni dedicarci una coccola e pensare anch’io sono im-portante e valgo.Non pensate subito di sembrare egoisti e, così facendo, di non pensare al vo-stro prossimo, anzi se state bene con voi stessi sarete più attivi e riuscirete a donare a chi sta intorno a voi con più facilità e leggerezza.Un modo semplice per AMARSI, nel contesto della nostra società moderna creatrice di stress, è il rilassarsi come

meglio preferite, almeno 1 ora al gior-no, non esiste un dosaggio massimo, più si fa meglio è.Il rilassamento possiede poteri miraco-losi: il corpo si riprende, il cuore si ri-prende, la mente si rigenera e la nuova energia porterà grandi benefici sul lavo-ro e nella famiglia.Come faccio a rilassarmi? Mi distendo sul divano chiudo gli occhi… semplice, il gioco è fatto.

Dopo pochi minuti la nostra testa sarà affollata da pensieri (quasi sempre ne-gativi) che passano in rassegna ad uno ad uno, con conseguente ansia e de-siderio di riprendere la posizione eretta per evitare eventuali malumori. Non è facile rilassarsi; ecco una sempli-ce ricetta per imparare ad estraniarsi quando sentiamo di non farcela più, op-

AMARSI PER STARE BENE E...

VIVERE BENE«il rilassamento possiede poteri miracolosi: il corpo si riprende, la mente si rigenera e la

nuova energia porterà grandi benefici sul lavoro e nella famiglia»

Vivere bene vuol dire conoscere il proprio corpo,

i suoi limiti, e imparare a rispettare i suoi ritmi.

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pure quando vogliamo un po’ di tran-quillità: distendersi sul divano o sedersi comodamente in poltrona, chiudere gli occhi, fare due ampi respiri (dilatando bene l’addome), portare l’attenzione sul proprio respiro per evitare i pensieri invasivi, con un po’ d’esercizio diven-terete esperti e potrete attuare questo metodo anche più volte al giorno.

Vi ho parlato di VIE da percorrere per imparare a stare bene, sono veramente tantissime, voglio soffermarmi sulla via del REIKI, che è quella che conosco meglio, perché da quasi sei anni sono Maestra di Reiki e giornalmente lo pra-tico su me stessa e spesso sugli altri.Il Reiki è una tecnica giapponese oggi molto diffusa e presente in varie parti del mondo che viene utilizzata per in-fondere serenità ed equilibrio tra il cor-po e la mente.La peculiarità di questa tecnica è la fa-cilità con cui si apprende; i benefici si riscontrano già dalle prime applicazio-ni. È uno strumento ad uso di tutti: un ponte che collega l’essere umano con l’energia universale.L’unico strumento utilizzato sono le proprie mani che, appoggiate delica-tamente sul proprio corpo o sul corpo della persona da trattare, trasmettono l’energia necessaria per ristabilire un buon equilibrio tra il corpo e la mente.Il Reiki aiuta ad avere la piena consa-pevolezza di chi si è e dove si desidera arrivare; l’uomo non sempre riesce ad opporsi al ritmo instancabile della vita e quindi non sempre agisce di iniziati-

va propria scegliendo per sé quello che davvero vuole. Per questo è importante imparare a lavorare con l’energia per sforzarsi di ottenere ciò che si desidera, per riprendere il controllo della propria vita e tornare ad avere un sano rapporto con sé stessi e con chi ci circonda.Un’altra Via per vivere bene è quella di conoscere il proprio corpo, i suoi limiti, i suoi eccessi e le sue reazioni, non di-menticando che l’uomo fa parte dell’u-niverso e segue dei ritmi ben precisi che deve rispettare.Rispettare l’alimentazione, il riposo, lo svago e fare il più possibile ciò che si ama.Esistono, ovviamente, molte altre tecni-che di rilassamento che aiutano a rilas-sarsi e sconfiggere, nei limiti di ognuno, lo stress. Uno di questi, che ultimamen-te è stato oggetto di interviste e d arti-coli sulla carta stampata ed in televisio-ne, è il barefooting.

Il barefooting null’altro è che il cam-minare scalzi, la parola inglese bare-footing è infatti composta dal termine “bare” che significa nudo e “footing” che indica invece il camminare vero e proprio.È, come si può facilmente intuire, una tecnica molto semplice: basta togliersi le scarpe (e le calze) e via! Bisogna però stare attenti quando si è principianti perché, non essendo abituati a cammi-nare nel modo in cui la natura ha pen-sato per noi, ovvero scalzi, si possono avere delle sorprese.In questo modo si riattivano muscoli che non sono praticamente mai stati utilizzati e si acquista una postura del tutto nuova.

Camminare a piedi nudi:una tecnica di rilassamento per riprendere un contatto

diretto con la natura.

Il Reiki ristabilisce l’equilibrio tra corpo e

mente, usa le mani come unico strumento e i benefici

si vedono già dalle prime applicazioni.

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Scoprite la Vs. prossima casaIl vivere bene in modo responsabile: questo è il modo che segue l'Idrocentro, che ha a cuore il

mondo in cui vive e crede nelle possibilità di poterne costruire uno migliore in cui lavorare, abitare evivere.

In questo senso Algecollection è molto più di una vetrina, poiché rappresenta uno stile di vitaattento e sensibile ai concetti di rispetto e salvaguardia delle esigenze dell'uomo.

Algecollection diffonde, in modo semplice ma altrettanto concreto, una filosofia positivadell'essere e del fare in cui l'uomo e le sue azioni sono sempre in perfetto equilibrio ed in totale armoniacon tutto ciò che lo circonda.

Il nostro motto è non solo proporre idee, prodotti e soluzioni per l'ambiente, ma è una vera epropria cultura in cui diffondere il modo del vivere sano rendendo al tempo stesso questi concetticoncreti e fruibili sin da subito.

In un panorama complesso ed articolato, il nostro intento è la certezza di farvi ritrovareappartamenti completamente arredati, che rispondono alle vs. richieste con il corretto rapporto qualità eprezzo.

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Erbe officinali biologicheFiori di Bach

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Una camminata a piedi nudi restituisce delle sensazioni che solo camminando scalzi si possono provare: la temperatu-ra del suolo, la ruvidità, la durezza, ecc.Volendo approfondire questo argo-mento esiste il sito del “Club dei Nati Scalzi” (www.nati-scalzi.org), che for-nisce una miriade di informazioni sul come approcciarsi senza sorprese a questa attività, facendo sì che questa diventi piacevole e ci aiuti, riprendendo un contatto diretto con la natura, a rilas-sarsi e a stare meglio.Esiste inoltre un libro, scritto da un dot-tore americano insegnate di anatomia, che illustra i benefici del camminare scalzi; l’autore è Daniel Howell, il titolo: “A piedi nudi”, ORME editore.A coloro i quali intendono iniziare l’atti-vità del gimnopodismo, così è stato tra-dotto in italiano il termine barefooting, consiglio di consultare il sito web dei Nati Scalzi e la lettura del libro in modo da avere una panoramica completa che non può essere qui evidentemente riassunta.

Dott.ssa Daniela Garigliodott.ssa in scienze dell’alimentazione

e tecniche erboristiche

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