Vittorio Sgarbi - Francesco Musolino - Gazzetta del Sud - 12 novembre 2013.pdf
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Martedì 12 Novembre 2013 Gazzetta del Sud12.
Cultura e Spettacoli
Francesco Musolino
«L’Italia è un paese ricco, conun tesoro di inestimabile valo-re disperso ogni due chilome-tri quadrati di cui gli italianisanno poco, o nulla. E dunquefiniscono per sciuparlo». Opeggio, svenderlo. Il nuovo li-bro di Vittorio Sgarbi, critico estorico dell’arte di chiara fa-ma, è un vero e proprio viag-gio nel tesoro artistico del no-stro Paese, condotto con mi-nuziosa cura, spaziando pertutta la penisola, da nomi ec-celsi a talenti ingiustamentesconosciuti. L’amore dell’artepassa per la conoscenza e con-tro il disamore dovutoall’ignoranza, al pressapochi-smo degli studi, negli annipassati Sgarbi ha risposto por-tando l’arte in televisione –dunque rendendola di fattonazionalpopolare – e, in se-guito, con numerose pubbli-cazioni. La più recente (in li-breria da domani) è “Il Tesorod’Italia. La lunga avventuradell’arte” (Bompiani, pp. 300,euro 22, con la prefazione diMichele Ainis). La Gazzettadel Sud ha discusso con l’a u-tore di un progetto editorialedestinato a diventare una tri-logia, senza dimenticare i te-mi legati all’attualità e l’i m m i-nente partenza del reality“Masterpiece” (17 novembresu RaiTre), fortemente volutodal direttore editoriale diBompiani, Elisabetta Sgarbi.
Professor Sgarbi, a suoavviso gli italiani sono con-sapevoli del tesoro artisticodel loro Paese?
«Affatto. Tant’è vero che siparla del tesoro di Hitler ma èuna bufala perché quelle era-no opere che detestava. Inrealtà, Hitler aveva in menteun solo tesoro ed era quellod’Italia e tramite il benestaredi Galeazzo Ciano e GiuseppeBottai, l’allora ministro dellacultura, ottenne di poter tra-sferire in Germania un cospi-cuo numero di quadri dei mu-sei italiani fra il ’400 e il ’500. Itedeschi sapevano bene che iltesoro artistico era il nostro enon quello ritrovato in questigiorni, quadri minori che Hi-tler avrebbe voluto buttarevia».
Ieri il ministro dei beniculturali, Massimo Bray, hainaugurato il progetto sici-liano della “Strada degliScrittori”, 30 km che uniran-no Racalmuto a Porto Empe-docle. Le piace questa idea?
«Sì, perché la letteraturaitaliana fra la fine dell’ ’800 eil ’900, nonostante l’a n t a g o n i-smo leghista, è prevalente-mente siciliana. Da Verga aSciascia, i grandi scrittori ita-liani vengono da qui e questo
Conversazione con Vittorio Sgarbi, il cui ultimo libro, dedicato alla storia della nostra arte, uscirà domani
L’Italia ha un tesoro. Ma non lo saUn patrimonio spirituale che è anche un’immensa ricchezza materiale
progetto si lega perfettamenteal 150° anniversario dell’U n i-tà d’Italia. Il problema sem-mai è che questo progetto in-clude la stessa Racalmuto che,in modo arbitrario e fascista,ha visto lo scioglimento delproprio comune su presunzio-ni infondate. Esiste, evidente-mente, uno Stato dal doppiovolto: da una parte c’è la figu-ra competente di MassimoBray che sente la priorità deibeni artistici e letterari comefondamentale da un punto divista pedagogico, come libe-
I bellissimi mosaici del Duomo di Monreale e, in alto, il Cristo Pantocratore di Cefalù
razione da ogni mafia; ma poic’è anche lo Stato che sciogliei comuni di Racalmuto e Sale-mi».
A proposito di lingua, leinel libro sottolinea come ilCristo Pantocratore del duo-mo di Cefalù e i primi poetisiciliani di lingua italianasiano sostanzialmente con-temporanei…
«Nel libro i riferimenti let-terari sono associati esclusiva-mente per contestualizzare almeglio le immagini. Il CristoPantocratore è bizantino, risa-le al 1145 e ha una potenzainedita che sembra parlareuna lingua nuova; allo stessomodo e nei medesimi anni,Ciullo d’Alcamo e Giacomo daLentini, in Sicilia prima che al-trove, scrivono in lingua ita-liana. Ciò è emblematico d’uncambiamento in atto».
Il Tesoro d’Italia è un lun-go cammino nel mondodell’arte italiana, un proget-to ambizioso davvero ambi-zioso…
«Studiando e commentan-do opere d’arte non ho maipensato che fosse possibile in-tendere la storia dell’arte co-me necessità di un progressoespressivo, si tratta di una teo-
ria positivistica ormai supera-ta. “Il Tesoro d’Italia”, invece,è il primo di tre volumi che sispingeranno sino al ’600, nar-rando in modo organico e ri-spettoso la storia dell’arte delnostro Paese. Tuttavia è anco-ra in ballo l’ipotesi che l’operapossa essere composta da cin-que volumi e in quel caso sipuò immaginare che vi saràuna maggiore connotazionesaggistica, interpretativa e let-teraria».
Che ne pensa del fatto chel’insegnamento della storia
dell’arte sarà praticamenteabolito nelle scuole italia-ne?
«Ad essere onesti elimine-ranno la storia dell’arte damolti corsi di studi per esserepotenziata solo nei licei classi-ci, come accade per il greco eil latino. In questo modo si fi-nisce per considerarla un inse-gnamento di settore, forse aragione, ma l’arte italiana è vi-va e fortemente legata all’e c o-nomia, come evidenzio nel li-bro».
Ma, senza insegnarla ascuola, non sarà ancor piùarduo far innamorare gli ita-liani dei propri tesori?
«Non c’è dubbio. Però temoche insegnarla non bastereb-be. Occorrerebbe magari chevenisse spiegata in televisio-ne, premiando la potenza del-le immagini contro tante schi-fezze presenti nei palinsesti.Questa potrebbe davvero es-sere una didattica di più am-pia gittata. Del resto, sebbenesia molto amata, nemmeno lamusica viene insegnata in Ita-lia e d’altra parte si studia let-teratura ma nessuno legge piùParini e Alfieri… Chi fa la bat-taglia per insegnare l’arte nel-le scuole forse dovrebbe esse-re più coerente e battersi an-che perché si insegni la musi-ca e la storia dei suoi illustriprotagonisti nostrani, da Ver-di a Puccini».
A proposito di tv, partirà agiorni Masterpiece, il realitysui libri in onda su RaiTre.Che ne pensa di questo pro-getto voluto da ElisabettaSgarbi?
«Mi piace molto. È un altrotassello dell’incrocio dei no-stri destini. Quando ho comin-ciato la mia attività, mia sorel-la era una ragazza disciplinatae avrebbe voluto fare la far-macista ma adesso, forse perstimolo diretto della mia espe-rienza, farà la televisione, an-che se un tempo la considera-va lontana da sé. Se io ho resopopolare l’arte in televisione,mi sembra bello e utile che leiadesso faccia lo stesso con laletteratura».
C’è anche un chiaro auspi-cio politico che emerge dalsuo libro.
«Mostrando il patrimonioartistico italiano si giunge asuggerire l’idea di giungeread una riforma dello Stato incui il ministero dei beni cul-turali e dell’economia possa-no coincidere, creando unministero del tesoro dei beniculturali. Così il patrimoniospirituale e artistico sarà dav-vero considerato anche mate-riale, qualcosa di cui l’e c o n o-mia deve tener conto come diuna ricchezza, non come diun peso». 3
L’opinione
Negazionismoe legislazioneAngelo Sindoni*
È ancora viva l’emozione delricordo delle Fosse Ardeatinee del 70° anniversario dellarazzia contro gli ebrei di Ro-ma nell’ottobre 1943, mentreun altro vivacissimo fronte didiscussione si apre sulle tra-gedie vissute dal nostro Pae-se. L’occasione è data dalladiscussione in Senato, e dallaconcomitante approvazionedella Commissione Giustiziadell’inserimento di un com-ma all’art.14 del codice pena-le, secondo cui va applicatauna pena anche «a chiunquenega l’esistenza di crimini diguerra o di genocidio».
È insorta per prima l’A s s o-ciazione degli storici contem-poranei (poi i modernisti),presieduta da Agostino Gio-vagnoli, il cui Direttivo ha ap-provato un documento cheesprime forti perplessità sutale norma, poiché di difficileinterpretazione ed attuazio-ne. Sulla definizione dei “g e-nocidi” nella storia non c’èaccordo tra gli storici né tra igiuristi, e ancor meno tra iPaesi, che si rimpallano le re-sponsabilità, così per esem-pio i turchi (questione arme-na) con i francesi (questionealgerina).
Si tratterebbe di trasferireai giudici un giudizio squisi-tamente storico. Nel docu-mento dei contemporaneistic’è un passaggio cruciale: «Laverità storica non può esserefissata per legge o nelle auledei tribunali».
Il reato ipotizzato dal com-ma di cui sopra potrebbe es-sere, in fondo, un reato diopinione. Ma le verità ufficia-li o di Stato sono sempreun’arma a doppio taglio; neiPaesi in cui sono state appli-cate leggi “antinegazioniste”paradossalmente hanno avu-to effetti negativi, offrendoun megafono e facendo pas-sare addirittura per persegui-tati i portatori di tesi ignobili,che altrimenti rimarrebberoconfinati ad una presenza re-siduale.
La tendenza a far decam-
pare quello che una volta sichiamava il “tribunale dellastoria” in veri e propri tribu-nali di giustizia corrispondead una evoluzione profondadel costume del nostro Paesenegli ultimi decenni.
Il punto di svolta si è avu-to, a mio avviso, con il caso diEluana Englaro. Emblemati-camente, qualcuno – con lo-cuzione simile a quella deldocumento degli storici oggi– allora usò l’espressione«morire per legge».
Nell’età premoderna lamorte aveva ancora una di-mensione comunitaria, eragestita dal vicinato, dallaChiesa; i riti collettivi servi-vano a dare uno spessore me-tafisico al trapasso. Nell’e p o-ca più recente, con il pro-gresso della scienza, la mor-te è stata gestita sempre piùdalla medicina; ai medici sisono date troppe deleghe,quasi a voler sconfiggere, orimuovere, la morte. Quan-do ci si è resi conto che i me-dici erano stati caricati dicompiti a loro superiori, si èverificato il passaggio allalegge. Un tribunale ha deci-so quando bisognava «stac-care la spina», essendo i me-dici divisi su quale dovesseessere l’ultimo istante diEluana.
L’uomo contemporaneopurtroppo è incerto, ha persola bussola, ha bisogno di unappoggio esterno, della leg-ge, per definire il fine-vita e,adesso, addirittura per stabi-lire le verità storiche. Perogni minima cosa – anche dicarattere etico politico – c’èbisogno della sentenza delgiudice, salvo poi infischiar-sene disinvoltamente. Comechiamare questa nuova fase?Occorrerebbe forse un nuovotermine giuridico per questo«formalismo amorale».
Gli storici perciò han fattobene a ricordare che, per cer-ti problemi, più che le leggi,sono necessari il sapere criti-co e una forte coscienza eti-co-civile.3*docente di Storia moderna
Università di Messina
In un volume gli “Aneddoti infantili”, 15 racconti pubblicati fra 1939 e 1940 sul settimanale “Oggi”
Sì, quella bambina è proprio Elsa Morante...Nicoletta Tamberlich
Il tempo è quello esuberantedelle schermaglie infantili - coni fratelli, i compagni di scuola,le istitutrici irreprensibili, il pri-mo amore incontrato uscendodalla scuola sul tranvai numero7 («un giovane e fiero gentiluo-mo d’alta statura che, malgradofrequentasse il liceo, vestiva an-cora alla marinara»). La voce,ironica e maliziosa, sorpren-dentemente giocosa, è quellainconfondibile di Elsa Morantein “Aneddoti infantili” (Einau-di, pp. 75, euro 9,50).
«Ero la prima della classe. Lealtre bambine mi mettevano intasca, di nascosto, dei torronci-ni o dei «coccetti», e cioè dellepiccolissime pentole o padelledi coccio. Ma io sapevo che essenon mi amavano e facevano ditutto per interesse, affinchè iosuggerissi e lasciassi copiare icompiti. Nessuna meraviglia,del resto, perché io stessa nonmi amavo». La memoria è il ter-reno fertilissimo in cui affonda-no le radici questi racconti gio-vanili - di cui due mai pubblicatiin volume - della Morante.
Racconti scanzonati nei qua-
li, come ha scritto Cesare Gar-boli, domina «il sorriso, la civet-teria, la capacità di giocare e dimantenersi, nel gioco, intelli-genti e innocenti».
Come quando Elsa organizzauna recita di cui si fa regista, mapoi gli attori, venuto il momen-to, recalcitrano dirottando lospettacolo verso il disastro; op-pure quando a scuola scrive let-tere d’amore infuocate a Lin-dbergh l’aviatore, firmandosi«Velivola»; o quando, ancora,intrufolatasi di notte in cucina,sorprende la severa Mademoi-selle mentre fuma il sigaro.
Si tratta di quindici «fantasieinfantili» pubblicate tra il 17giugno 1939 e il 20 gennaio1940 sul settimanale «Oggi»,dove Elsa Morante tenne unarubrica intitolata «Giardinod’infanzia»: uno spazio in cuipoté affinare il suo sguardoacuminato e la sua lingua cor-posa, e incarnare in un campio-nario di immagini e personaggivivacissimi la sua vocazioneprecoce. «Mia madre racconta-va che all’età di due anni e mez-zo, girando intorno alla tavola,avevo composto il mio pri-mo...».3
Vittorio Sgarbi
Il nuovo “dizionario” del cinema
Il Morandini aprea serie tv e sitcomNon solo film, ma 250 tra fic-tion, sitcom e telefilm per la tv.Le serie, italiane e straniere,sono la novità della 16. edizio-ne del dizionario dei film diLaura, Luisa e Morando Mo-randini, che ospita in coperti-na il protagonista della serie tvitaliana per eccellenza, quelMontalbano interpretato daLuca Zingaretti, che ha parte-cipato alla presentazione deldizionario al cinema Lumièredi Bologna.
Sono cambiati i luoghi di vi-sione e calano gli spettatori delgrande schermo, con un au-mento di quelli domestici. Uncambiamento che per LuisaMorandini «non può essere piùignorabile, ormai le serie tv oc-cupano un posto nella vita del-le persone. La qualità è moltoelevata, non sono telefilm, maqualcosa di più». Serie chehanno fatto la storia della tv,come Fonzie, l'A-Team neglianni 70, E.r. e Beverly Hills nei90, e ancora i recenti Dexter,Homeland, Desperate House-wives, i Simpson. Tra gli italia-
ni Romanzo Criminale, il Ma-resciallo Rocca e Montalbano,il cui protagonista, Luca Zinga-retti, è rappresentato in coper-tina, «perché - ha spiegato Mo-randini - Montalbano è l’operapiù significativa dell’anno».
Nel volume sono presenti24.500 titoli (oltre 400 quellientrati nell’ultima stagione):124 gli italiani, 25 i cartoni, 55i documentari. Solo 83 pellico-le hanno avuto la massima vo-tazione con 5 stelle. Delude inquesto ultimo anno “Il GrandeGatsby” di Lurhmann con solodue stelle. Quattro per “Lin-coln” di Spielberg, tre e mezzoper “Django Unchained” di Ta-rantino, solo per citare alcunedelle pellicole più importantidel 2013.
Tutte le recensioni sono fir-mate da Morando Morandini edalla figlia Luisa, che ha inizia-to a scrivere per il padre neglianni 80. «Devo ammettere - haspiegato scherzosamente Lui-sa parlando della sua famiglia -che abbiamo un debole perl’attore Zingaretti». 3