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BOLLETTINO PARROCCHIALE DI CHIAMPO ANNO LIX N. 4 - OTTOBRE 2017 AUTUNNO2017 VITA della VALLE C hiampo del

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BOLLETTINO PARROCCHIALE DI CHIAMPO ANNO LIX N. 4 - OTTOBRE 2017

AUTUNNO2017

Vita della Valle Chiampodel

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EDITORIALE

AUTUNNO

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Avevo scritto che l’estate è la “mia” stagione preferita: amo il caldo, mi

piace fare due passi, andare in bici, vestire casual. Ma quest’anno ho sospirato l’arrivo dell’autunno. Il caldo c’è stato in eccessiva abbondanza, con il timore di improvvisi e violenti temporali e con la prospettiva che venisse a mancare l’acqua; dava tristezza vedere le piante soffrire, i frutti maturare troppo in fretta e marcire. Abbiamo cessa-to di chiamare “bel tempo” i giorni di sole, aspettavamo la pioggia, ma le previsioni non davano scampo: Polifemo, Caronte… per quanto poco si conosca dell’antica mitolo-gia, quei nomi dicevano un caldo bruciante. Ad un certo punto ho smesso di guardare le previsioni del tempo, e ho infilato una die-

don Vittorio

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tro l’altra tre-quattro novene a “Maria che scioglie i nodi”. Qualche pioggerellina (due-tre gocce) è apparsa, innocua e inutile. Al-trove, grandine, trombe d’aria, acquazzoni violenti, fino ai recenti uragani in America, hanno devastato territori e seminato morte. Poi, da noi, la pioggerellina è diventata qua-si pioggia, ma sempre parca, e la temperatu-ra è scesa. Siamo entrati in autunno, la stagione dei co-lori: si passa dal verde al rossiccio, al giallo (arrivato prima del tempo per la siccità), al castano scuro delle piante spoglie, mentre il cielo si fa grigio e il biancore della neve appare sulle montagne in lontananza; ma l’azzurro, nei giorni limpidi, rimane.Avevo sempre vissuto l’autunno come una

stagione triste. Ogni anno al rientro in semi-nario piangevo, di nascosto, perché lasciare il paese e gli amici per tornare a studiare mi mandava in depressione. Poi, una volta pre-te, l’autunno è diventato il tempo di ripren-dere tutti gli impegni parrocchiali e magari qualcuno in più, con la sensazione di non farcela. Lo scorso anno sono arrivato a Chiampo proprio all’inizio dell’autunno, il 21 set-tembre, per sistemarmi in vista dell’ingres-so ufficiale di domenica 25. Catapultato in questa nuova parrocchia, non ho fatto in tempo a coltivare malinconie e tristezze e così è arrivato in fretta l’inverno e poi è sopraggiunta la primavera ed è già passata l’estate. Non c’è stata pausa, se non per una settimana di ferie, e la ripresa autunnale è solo continuazione di impegni mai smessi. E, come dicevo, il troppo caldo mi ha fatto sospirare il frescolino di questi giorni.Quest’anno l’autunno, arrivato quasi im-provviso, mi ricorda che non la vita ma la mia vita è entrata nel viale del tramonto. Il tempo si è fatto breve. Quanti funerali ho celebrato di uomini e donne più giovani di me o della mia stessa età! La fede nella vita eterna non è più solo un’affermazione teori-ca; è una domanda conficcata nel cuore: tu ci credi? Io ci credo? Cosa vuol dire crede-re? Sì, cosa vuol dire credere? Mi ripeto al-lora parole lette, ascoltate, dette da me nelle omelie dei funerali e torno a chiedermi: cosa vuol dire credere? Mi fa paura la morte? Mi fa paura la sofferenza che spesso accompa-

gna la morte? Temo il giudizio di Dio? Do-mande che mi trovano a balbettare risposte. Penso a Madre Teresa di Calcutta che per oltre trent’anni, gli anni della maturità e del-la vecchiaia, non sentiva Dio presente, ma ugualmente gridava nel silenzio del cuore la sua fede nel Dio della misericordia. “Si-gnore Gesù, abbi pietà di me, peccatore”: ripe-tere questa preghiera tante volte al giorno mi mette pace. Alle tante domande sulla fede, sulla vita eterna, sul giudizio di Dio la risposta è solo e tutta in una invocazione. Ben venga allora l’autunno e ben venga l’au-tunno della vita.

Il catechismo avrà inizio la prima settimana di ottobre, nei seguenti giorni con il seguente orario:Lunedì 2 ottobre ore 15.00 (in chiesa): 4^ e 5^ Elementare (con i genitori)Martedì 3 ottobre ore 15.00 (in chiesa): 2^ e 3^ MediaMercoledì 4 ottobre ore 15.00 (in chiesa): 1^ MediaVenerdì 6 ottobre ore 15.00 (in chiesa): 2^ e 3^ Elementare (con i genitori)Sabato 4 novembre ore 14.30 (in chiesa): 1^ Elementare (con i genitori)Domenica 8 ottobre ore 9.30: S. Messa di inizio dell’anno catechisticocon mandato alle catechiste

CATECHISMOPARROCCHIALE

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Quest’anno la Settimana della Comunità viene anticipata ri-

spetto alle precedenti che si svolgevano in prossimità della Festa di S. Martino, e si terrà da domenica 15 a domenica 22 ottobre. Il tema sarà: La vocazione sacerdotale e religiosa. I Seminari e le Case di formazione religiosa sono ormai vuoti. I pochi figli, la poca fede e una mentalità centrata sull’io rendono sem-pre più difficile la scelta di consacrare la propria vita al Signore. La domanda che un ragazzo o un giovane (e ci rife-riamo a quelli in gamba) si rivolge è: che cosa può realizzarmi nella vita? Che cosa in fondo voglio fare della mia vita? Le domande sembrano e sono più che le-gittime. Ma insufficienti. La grande do-manda è: Che cosa il Signore mi chiede? La prospettiva ormai prossima di una

Chiesa quasi senza preti e religiosi è una chiara richiesta che il Signore rivolge ai nostri ragazzi e giovani, nel rispetto della loro libertà, perché non c’è amo-re senza libertà. La situazione – grave – ci riguarda tutti. Non possiamo restare indifferenti. Pregheremo, rifletteremo e agiremo perché non manchino nella Chiesa pastori secondo il cuore di Dio e persone consacrate che testimonino il primato di Dio.Programma:A partire da domenica 1° ottobre, per tutto il mese, alla fine di ogni S. Messa sia nei giorni feriali che festivi, verrà re-citata una preghiera per le vocazioni: sa-ranno messe delle immaginette in chiesa e in oratorio e potranno anche essere portate a casa per la preghiera in fami-glia. Inviteremo alla recita del Rosario

nelle case e, dove fos-se possibile, anche in qualche zona. Da lunedì 9 a giovedì 12 ottobre alle 20.00 nella chiesetta della MADONNA DELLE GRAZIE: S. Rosario per le vocazioni e bre-ve testimonianza di un consacrato o di un dia-cono; venerdì 13: Ve-

SPECIALE “VOCAZIONI”

SETTIMANA DELLA COMUNITÀ

glia missionaria con la testimonianza di un missionario; sabato 14 saranno pro-tagonisti i ragazzi delle medie.Domenica 15 ottobre, durante le SS. Messe: annuncio della Settimana della Comunità. Alla Madonna delle Grazie: SS. Messe ore 8.30 e 10.00.Lunedì 16 (Madonna delle Grazie): SS. Messe ore 7.30 – 8.30 – 9.30 per le vo-cazioni. Alle ore 19.30 S. Messa e pro-cessione votiva con la presenza del Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di sua Santità Papa Francesco e omelia a con-clusione della processione.Da martedì 17 a venerdì 20 ottobre: esposizione del Santissimo dopo la S. Messa delle ore 8.30 e adorazione eucari-stica fino alle ore 11.30; sabato 21, al mat-tino, in chiesa: lettura continuata dei testi biblici che si riferiscono alla vocazione.Martedì 17 ore 20.30 (sala teatro): Testi-monianza del vescovo BeniaminoMercoledì 18 ore 20.30 (sala teatro): Testimonianza dei tre preti della par-rocchia (don Silvano, don Carlo e don Vittorio)Giovedì 19 ore 20.30 (sala teatro): Te-stimonianza di un frate francescano, di una nostra suora apostola del S. Cuore e di una suora alcantarinaVenerdì 20 (in chiesa): Veglia di preghie-ra e testimonianza di suor Anna Tibaldo

Sabato 21 ore 15.30 (casa di riposo): S. Messa e Unzione degli infermiSabato 21 ore 20.30 (in chiesa): concer-to di solidarietà con la presenza dei Cori delle nostre ValliDomenica 22 ore 11.00: S. Messa con la professione perpetua di suor Anna Tibaldo.

Durante la settimana i ragazzi del cate-chismo avranno incontri con un educa-tore del Seminario e con suor Anna.I vari gruppi che si ritrovano normal-mente durante la settimana possono chiedere la presenza di una persona con-sacrata e ascoltarne la testimonianza.Quello che importa è che un numero sempre maggiore e sempre più convin-to di parrocchiani si metta in gioco nella pastorale vocazionale.

Stiamo preparando il Calendario parroc-chiale per il prossimo anno. Chiediamo alle Associazioni, ai Movimenti, ai Gruppi, ai vari Comitati di segnalarci, entro il 20 ot-tobre, gli appuntamenti già predisposti per il 2018 per poter inserirli nel Calendario.

CALENDARIO PARROCCHIALEUNA RICHIESTA URGENTE

don Vittorio

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“Dio mi condusse per vie che non avrei immaginato e tutto mi concesse”(dagli scritti di Giovanna Meneghini,

fondatrice delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria)

È una gioia per me condividere con queste righe il cammino che mi sta

conducendo verso la Professione Perpe-tua che avverrà la domenica 22 ottobre nella chiesa di Chiampo.

Sono suor Anna Tibaldo, nata e cresciu-ta nella parrocchia di Chiampo; ho cele-brato la prima professione religiosa nella congregazione delle suore Orsoline, as-sieme ad altre tre ragazze, il 24 settembre 2011 nella chiesa di Breganze (VI). Da allora sono trascorsi sei anni, un tem-po di formazione e preparazione che por-terò a compimento con la Professione Perpetua, momento nel quale confermerò pubblicamente la mia adesione definitiva alla scelta di vita consacrata e l’impegno di tutta la mia vita sui valori che essa te-stimonia.In questo tempo ho vissuto due esperien-ze di comunità e di servizio molto diverse, ma entrambe mi hanno dato la possibilità di sperimentarmi accanto ad un’umanità debole che scava dentro le profondità di una fede incarnata, di un reale abbandono fiducioso nelle mani di Dio.Ho vissuto tre anni e mezzo a Caser-ta, dove ho frequentato all’università il corso di “scienze dell’educazione” e condiviso la vita con altre quattro suore

impegnate in un servizio di accoglienza di donne (spesso mamme) in situazioni di difficoltà. Da un paio d’anni vivo a Bre-ganze accanto alle persone anziane della casa di riposo “Villa Sant’Angela”. Volti, sguardi, storie … che hanno inquietato e interpellato la mia fede. La mia fede, nata nelle mura della mia casa, nell’amore che ho ricevuto dalla mia famiglia e dalle persone che ho in-contrato durante la mia vita, ha trovato nutrimento nella comunità parrocchiale di Chiampo che ha rappresentato un grem-

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suor Anna Tibaldo

SUOR ANNA SI RACCONTA

bo che accompagnava il mio impegno e insieme custodiva, spronava, confortava il mio cercare, con i suoi sbandamenti, gli interrogativi, gli scontri, le domande irrisolte. I gruppi di Azione Cattolica, i campi estivi a Campofontana, la messa domenicale, gli incontri di formazione e preghiera … Tanti volti e incontri che mi hanno aiutata a guardare in profondità. Un dono grande! Per questo dico un gra-zie sincero alla comunità di Chiampo, dove il mio cammino di vocazione affon-da le radici. Ed ora, alle porte della professione per-petua, sento la responsabilità di profes-sare la fede cristiana con la mia vita: cercare insieme stili di vita evangelici dentro il quotidiano che la realtà di oggi, con i suoi problemi e le sue bellezze, ci offre. Ho il profondo desiderio nel cuo-re di riuscire ad annunciare con la mia vita la bellezza e pienezza di una vita vissuta in Dio. Null’altro che questo. Mi hanno sempre accompagnato le paro-le di don Oreste Benzi: “Il mondo non ha bisogno di impiegati per Cristo, di perso-ne che lavorano per Dio, ma di innamo-rati di Cristo!”, e la differenza è grande e sostanziale!Certo, non è facile, perché le scelte quo-tidiane non sono mai così chiare, sono

spesso confuse, parziali, siamo sempre incoerenti… ma sto sperimentando che la fede ha bisogno anche di molto coraggio, ha bisogno di affidarsi, di rischiare, ac-cettando di sbagliare, di fare i conti con i propri limiti, di fare scelte giorno per giorno con tutto il peso della parzialità e del desiderio di fare meglio, ma sapendo che non sto giocando sulle mie sole forze, con le mie miserie, ma su un Suo dono, su una forza che mi è data dalla relazione con Lui. Il Signore sa accogliere le nostre fragilità per trasformarle in possibilità di bene. Per questo, lascio come augurio, special-mente ai giovani, le parole di madre Te-resa di Calcutta: «Non c’è momento mi-gliore di questo per essere felice. Donati interamente a Dio. Egli si servirà di te per compiere grandi cose a condizione che tu creda più nel suo amore che nella tua fragilità».Colgo quindi l’occasione per invitarvi a condividere con me la gioia del mio sì definitivo

domenica 22 ottobre 2017 ore 11 Parrocchia di Santa Maria Assunta

e San Martino - Chiampo

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Ecco alcune proposte che la nostra diocesi rivolge ai ragazzi che si in-

terrogano sulla loro vita e non escludono la possibilità di consacrarsi al Signore nel sacerdozio o nella vita religiosa.

• CHIAMATI PER NOME per i ragazzi dalla IV elementare alla III media, con incontri mensili in Seminario, di do-menica, dalle 9.00 alle 16.00 (pranzo offerto dal Seminario) e conclusione con la S. Messa cui partecipano anche i genitori. Le date: 19 novembre e 17 dicembre 2017; 7 gennaio, 18 febbra-io, 11 marzo, 14-15 aprile, sabato 19 maggio 2018.

• CAMMINO VOCAZIONALE DAVI-DE per i ragazzi delle medie conside-rati a tutti gli effetti “seminaristi”, ma che rimangono in famiglia e si ritro-vano in Seminario un fine settimana al mese. Le date vengono comunicate agli interessati.

• GRUPPO BETANIA per le ragaz-ze dalla V elementare alla III media, con incontri presso il Seminario nel-le domeniche 19 novembre 2017; 14 gennaio (a Dueville), 18 febbraio, 11 marzo, 15 aprile 2018.

• I genitori dei ragazzi intenzionati ad aderire alla proposta “Chiamati per nome” o al “Cammino vocazionale Davide” sono invitati a prendere con-tatto con i sacerdoti della parrocchia, mentre per le ragazze interessate al “Gruppo Betania” si faccia riferimen-to alla suore.Non si abbia paura di fare queste proposte ai nostri ragazzi. Non è una disgrazia se intraprendono un tale cammino, ma una grazia, una grazia grande.

• Per i giovani della superiori vi sono pure proposte interessanti. Invitiamo a parlarne con don Carlo.

• La via del sacerdozio e della vita re-ligiosa è aperta anche a chi frequenta l’Università o è inserito nel mondo del lavoro. In tale caso indispensabile un discernimento da compiere con un sa-cerdote o un(-a) religioso(-a).

CONOSCI LE PROPOSTE VOCAZIONALI DELLA DIOCESI? PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

SACERDOTALI E RELIGIOSESignore Gesù, tu semini

a piene maninella tua Chiesa

i germi di vocazioneal sacerdozio e alla vita religiosa.

Manda il tuo Spiritodi sapienza e di fortezzaperché molti rispondano

MERCOLEDÌ 1° NOVEMBRE La Chiesa celebra la Solennità di tutti i Santi. Le SS. Messe avranno l’orario fe-stivo. Al pomeriggio la S. Messa viene celebrata alle ore 14.30 in chiesa; seguirà la processione al cimitero.

GIOVEDÌ 2 NOVEMBRECommemorazione dei fedeli defunti. Orario SS. Messe: ore 10.00 e ore 15.00

SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI E COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

in cimitero; ore 19.30 in chiesa (è sospesa la S. Messa delle 8.30).

* A partire da mezzogiorno di mercoledì fino a tutto giovedì è possibile accogliere l’indulgenza plenaria per i propri defunti a queste condizioni: visita al ci-mitero o a una chiesa, recita del Credo e del Padre Nostro e una preghiera per il Papa; comunione entro gli otto giorni e, se necessario, la confessione.È vivamente raccomandata anche un’opera di carità.

Anno 1985: il gruppo di pulizia alla Chiesa. Alcune di loro sono ancora impegnate nel servizio, altre si sono aggiunte e alcune sono state chiamate al premio eterno.

con generosità alla tua chiamata.Vergine Maria,

Madre della Chiesa,accompagna e sostieni

quanti desiderano seguire più da vicino il Figlio tuo Gesù.

Amen.

don Vittorio

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VITA DELLA PARROCCHIA

BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE

Ho concluso nei giorni scorsi la vi-sita-benedizione alle famiglie, alle

fabbriche, ai negozi e alle poche stalle anco-ra esistenti. Giorno dopo giorno ne annota-vo il numero. Totale: 3.895. Un centinaio le case in cui, pur essendo passato più volte, non ho trovato nessuno. Forse qualcuna mi è sfuggita. Ma ritornerò nei prossimi giorni. Se qualcuno avesse la bontà di facilitarmi il compito con una telefonata al mio cellu-lare (348.7267244), lo ringrazio di cuore. Una trentina quelle che non hanno accolto la visita. Devo dire che, tra queste, non vanno annoverate le famiglie degli immigrati non cattolici, alle cui porte non ho bussato; qualche volta l’ho fatto e ho lasciato il mio saluto.Al termine di questo “andar per case” che cosa posso dire?• Confermo il mio stupore per l’accoglien-za ricevuta, ovunque buona e spesso molto buona, anche là dove non ero conosciuto. Molti non mi avevano mai visto, ma si sono fidati. Chissà! Forse ho un volto che ispira fiducia.• In tutte le case ho notato la presenza di segni religiosi (crocifisso, immagine della Madonna o di qualche santo, di fra’ Clau-dio in particolare…), a volte anche un po’ troppi.• Molte famiglie hanno un capitello in

giardino o sulla parete di casa o ricavato in qualche simpatico angoli-no, dedicato alla Madonna o a un santo.• La gran parte delle case è abitata da anziani, spesso soli, o in coppia o con la pre-senza di un figlio avanti ne-gli anni o con una badante. Non pochi hanno seri pro-blemi di salute ed escono

solo se accompagnati. C’è una diffusa accet-tazione dei malanni della vita.• Una grande risorsa è la solidarietà fami-liare: sono molti gli anziani che i figli visi-tano quotidianamente o ai quali affidano nipoti e pronipoti. Questo dà a chi è avanti negli anni il gusto di vivere e permette ai piccoli un’esperienza fondamentale per la loro crescita.• La TV è la grande compagnia: è sem-pre accesa e solo qualcuno si ricorda di spegnerla o di abbassarne il volume al mo-mento della preghiera. Alle ore 18.00 il col-

legamento con Lourdes per il S. Rosario è un appuntamento irrinunciabile per molte persone anziane. Credo che poco o tanto la TV stia diventando maestra nel bene e nel male per un numero crescente di persone.• Non mancano (direi che sono piuttosto numerose) le coppie separate, con i figli un po’ di qua e un po’ di là.• Quasi per contrasto risaltano per la loro bellezza le famiglie in cui la decisione di sta-re insieme e di volersi bene è più forte di ogni difficoltà e di ogni tentazione.• Le famiglie con bambini non sono moltissime, ma sono stupende e le loro case sono ricche di colori, con quel simpatico disor-dine che dice vita, con gio-cattoli disseminati un po’ ovunque e con un senso di stupore stampa-to nei volti di tutti.• La presenza degli immigrati è consisten-te: vi sono condomini praticamente abitati solo da loro e fabbriche (concerie in par-ticolare) che senza di loro chiuderebbero.• Sono sempre più numerosi i nostri giova-ni che studiano o lavorano all’estero, sia in Paesi europei ma anche nel Nord America o in Asia o nella lontana Oceania.• Ci sono situazioni di sofferenza per la perdita del lavoro, anche se qui (rispetto ad altri paesi) la disoccupazione sembra meno preoccupante.• Molte le case troppo grandi per poche persone (a volte una sola). Numerosi le abi-tazioni in vendita o semi-abbandonate con l’erba alta attorno.

• Abbondano i cani e, in misura minore, i gatti. Cani da guardia, cani da compa-gnia, cani da caccia, cani da tartufi… Papa Francesco diceva a noi preti che dobbiamo avere l’odore delle pecore; io non avrò for-se l’odore delle pecore, ma ogni sera torno dalla visita alle famiglie con l’odore dei cani e un po’ di bava appiccicata alla tuta.• Ho notato una certa tendenza magica nei riguardi della benedizione: “Chissà che ci

porti fortuna!”, “Ce n’è bi-sogno, abbiamo avuto una disgrazia dietro l’altra”…La benedizione è in primo luogo un grazie che diciamo a Dio, perché Lui c’è e non ci abbandona; è anche un’invocazione di

aiuto perché “senza di Lui non possiamo far nulla”. Chiediamo soprattutto il dono della sua grazia e la pace nella nostra casa.• Anche a Chiampo c’è il problema della trasmissione della fede alle nuove genera-zioni. Ai ragazzi si insegna (e giustamente) a lavarsi spesso le mani, a lavarsi i denti dopo ogni pasto, a fare sport, a non mangiare cibi con grassi idrogenati… ma i valori che dan-no senso alla vita (Dio, la preghiera, la par-tecipazione alla Messa festiva, il servizio al prossimo, la fedeltà al proprio dovere, la ca-stità, la rinuncia al superfluo…) sono poco considerati. Eppure i genitori e i nonni hanno una grande possibilità, dato il forte legame affettivo che li lega ai figli e nipoti.• C’è chi prende le distanze dalla Chiesa e

don Vittorio

FAMIGLIE ACCOGLIENTI,CON TANTI SEGNI RELIGIOSI…

CASE SPESSO GRANDI CON POCA GENTE…

FAMIGLIE UNITE EFAMIGLIE DIVISE…

LA TV COME COMPAGNAINSEPARABILE

MOLTI IMMIGRATI,MOLTI I GIOVANICHE CERCANO

LAVORO ALL’ESTERO.PIÙ CANI CHE BAMBINI…“L’ODORE DELLE PECORE”

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si costruisce una fede “fai da te”: “Io credo, ma a modo mio”. Pochi coloro che si pro-fessano atei.• Cresce la voglia di divertimento e di evasione, anche tra le persone anziane, la voglia di sperimentare piccole e grandi tra-sgressioni e la voglia di illusioni: vedi il gio-co d’azzardo e le macchinette.• Numerose le persone che si rendono di-sponibili a un servizio di volontariato, sia in parrocchia che nel quartiere o in realtà civiche e sportive.• A Chiampo, più che altrove, c’è un bel tessuto sociale, che porta la gente a incon-trarsi, a collaborare, a fare: basta vedere quello che fanno gli alpini e tante altre as-sociazioni.• La gioia più grande è vedere persone e famiglie in cui traspare evidente la bellezza della fede cristiana, sentita e vissuta come un di più di umanità.

Mi chiedo: cosa sarà di questa bella realtà tra 30-40 anni? Ci sarà ancora fede e ci saranno preti che la alimentano nel cuore della nostra gente? A volte mi prende la tristezza e divento pessimista. Vedendo case diroccate e disabitate mi pare di vedere il segno di quello che sarà questa nostra terra. Ma poi mi riprendo e mi dico che il futuro non è già scritto: è nelle mani di Dio e nelle mani degli uomini. A me compete di fare oggi la mia parte. Quando

nel 1979 Madre Teresa di Calcutta arrivò a Roma dopo aver ritirato a Oslo il Premio Nobel per pace, un giornalista le disse: “Lei ha settant’anni. Quando morirà il mondo sarà come prima. Non si sente una fallita?”. Madre Teresa rispose serenamente: “Non ho mai preteso di cambiare il mondo, ma solo di essere una goccia di acqua limpida nella quale potesse riflettersi il Volto misericordioso di Dio. Le pare poco? E se anche lei cerca di essere una goccia pulita allora saremo in due”. E poi aggiunse: “Lei è sposato?”. “Sì, madre”. “E allora lo dica a sua moglie, così saremo in tre. Ha figli?”. “Tre figli”. “Lo dica anche a loro e diventeremo sei”.Il punto di partenza sono io, io con la grazia di Cristo. Ma io vivo a contatto con tanta gente. Posso coinvolgere altri, forse tanti altri ed essi a loro volta… Non ci è dato di vivere in tempi facili (se mai ne siano esistiti): il tempo della grazia e della

salvezza per noi è questo e va vissuto non nel lamento ma nella responsabilità.Concludendo, posso dire di aver vissuto questa avventura di “andar per case” con gusto, anche

se a tratti con fatica, tanto che ho deciso: se Dio mi darà grazia e salute, il prossimo anno tornerò a girare con il mio zainetto, suonando campanelli, bussando porte, salutando e pregando con voi. Ancora un grazie riconoscente a tutti, proprio a tutti, e arrivederci.

Con il Grest di luglio il Ritrovo Giovanile Arnold’s ha chiuso la

stagione 2016-2017 iniziata con l’inau-gurazione dei locali ristrutturati e con la presenza del nuovo direttivo. E’ sta-to sicuramente un anno importante che ha coinvolto nuovi volti e ha introdotto nuove idee e nuove attività rendendo sempre più il locale a portata dei gio-vani. Tutti i membri del direttivo del Ritrovo Giovanile hanno trasmesso e portato innovazione, nuove tematiche, nuovi progetti che nel corso dei prossi-mi anni vogliamo valorizzare, proporre e realizzare. La cosa più interessante è che si è formato un nuovo gruppo di la-voro che copre tutto il periodo dell’an-no nelle varie attività di laboratorio, ci-nema, musica, doposcuola, tornei, grest, senza dimenticare l’organizzazione e manutenzione del magazzino e delle strutture. Ognuno, in funzione del pro-prio tempo e delle proprie disponibilità, riesce a garantire la copertura e la rea-lizzazione di queste importanti attività. A chiusura di quest’anno, si sono svolti il Grest e il Torneo di Calcetto e Volley.Il Grest 2017 ha visto la partecipazione, nelle quattro settimane di luglio, di oltre 90 ragazzi per settimana, di età compre-sa fra gli 11 e i 14 anni, animati da una trentina di validi animatori e guidati da Anna e don Carlo, instancabili respon-sabili, sempre presenti. Non dobbiamo comunque dimenticare le tante persone,

RITROVO GIOVANILE:UN ANNO INTENSO

genitori, volontari e associazioni, che in sordina, si sono prodigate per il buon funzionamento del bar, del magazzino, per la realizzazione delle attività e delle serate dei venerdì. Ai Tornei di Calcetto e Volley hanno partecipato 8 squadre di calcetto e 6 di pallavolo, formate dai nostri atleti gio-vani e meno giovani, che nelle calde se-rate del 20-21-22 luglio, hanno dato vita a entusiasmanti sfide di bel gioco raffor-zato da un instancabile tifo da parte dei genitori e simpatizzanti che rallegrava-no e riempivano le aree degli impianti sportivi parrocchiali. I presenti, nelle

Fabio Pandolfo

FRA 30-40 ANNI…IL FUTURO

NON CI APPARTIENE.VIVERE IL PRESENTE

COME DONO E RESPONSABILITÀ

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tre serate, hanno potuto ristorarsi negli efficienti stand gastronomici presenti e ascoltare buona musica proposta dai nostri giovani del Ritrovo Giovanile. Anche per queste attività la buona riu-scita è il frutto della partecipazione di

validi arbitri, di un instancabile speaker e della tenace collaborazione dei nume-rosi volontari.L’appuntamento per tutti è a ottobre per la riapertura dei locali con nuove proposte per la stagione 2017-2018.

GITA FUORI PORTA

GIORNATA MONDIALEDEL RIFUGIATO

Il 14 giugno catechiste e volontari addetti alla pulizia della chiesa si

sono recati a Mantova per trascorrere una giornata in allegria e amicizia, ac-compagnati da d. Carlo e da sr. Piercar-la. La giornata è stata propizia sia per il bel tempo che per il sereno svolgersi delle ore vissute insieme. Arrivati a de-stinazione c’è stata la visita guidata della città che ha rivelato non poche sorprese per la bellezza e la sua storia. Divisi in due gruppi, abbiamo am-mirato con tranquillità il castello dei Gonza-ga, il Duomo, palaz-zi e piazze. Dopo la sosta per il pranzo, la visita è proseguita in altre chiese e siti sto-rici. A conclusione d. Carlo ha celebrato la

s. Messa, ricordando la nostra comunità parrocchiale, i tanti collaboratori e chi non era con noi. Felici e carichi di entu-siasmo siamo tornati alla nostra Chiam-po. Ringraziamo di cuore d. Vittorio, d. Carlo, sr. Piercarla per il sostegno, la vi-cinanza e la pazienza.Il nuovo anno pastorale è già iniziato: un augurio alle catechiste e un grazie a chi continua a rendere bella la nostra chiesa.

Anna Maria Disconzi

Monica LovatoIl 20 giugno viene celebrata la Gior-nata Mondiale del Rifugiato, appun-

tamento annuale voluto dall’Assemblea Generale dell’Onu, il cui obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di milioni di rifugiati e richie-

denti asilo. Molte sono state le iniziative nella provincia di Vicenza e anche noi del gruppo Missione Insieme, con alcu-ni amici che si occupano dell’accoglienza dei richiedenti asilo a Chiampo, abbiamo voluto proporre un evento che fosse signi-ficativo. La sera del 19 giugno, nel cortile interno della canonica è stato proiettato il film-documentario “Wallah Je Te Jure”.Il regista Marcello Merletto ha raccontato storie di uomini e donne in viaggio lungo le rotte migratorie, dall’Africa occidenta-le all’Italia, passando per il Niger. Villaggi rurali del Senegal, stazioni degli autobus e “ghetti” di trafficanti in Niger, case e piazze italiane, hanno fatto da sfondo a viaggi coraggiosi dalle conseguenze spes-so drammatiche. Per chi parte, l’Europa

è una meta da raggiungere ad ogni costo, “Wallah”, lo giuro su Dio. Ma c’è anche chi, provato dalla strada, riprende la via di casa.

L’introduzione della serata è stata curata dalla giornalista Elisa-betta Jankovic che ha collaborato alla realiz-zazione del film e che ben volentieri ha accol-to il nostro invito, pur vivendo a Milano.Elisabetta ha illustra-to il duplice scopo del film. Il primo, volto a

sensibilizzare l’Occidente sul fenomeno migratorio mettendo in risalto il fatto che, dietro ogni migrante, c’è un volto, c’è una persona, c’è una storia.Il secondo, di informare le comunità dell’Africa, da cui partono molti migran-ti, dei rischi altissimi che si incontrano lungo il cammino.La giornalista è stata felicemente sorpre-sa, e anche noi, del buon numero dei par-tecipanti alla serata, che alla fine hanno anche potuto gustare banane fritte e tè allo zenzero preparato dal gruppo dei ra-gazzi richiedenti asilo ospitati a Chiampo. Sorrisi, strette di mano e abbracci hanno chiuso questo evento con la consapevo-lezza che un altro piccolo passo è stato fatto verso l’incontro.

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SCUOLA DI RICAMO 15 AGOSTOALLA GROTTA DI LOURDES

C’era una volta a Chiampo la Scuola di cucito.

Si potrebbe iniziare così, come una fiaba, la meravigliosa esperienza, che vanta per-sonalmente per me la bellezza di 62 anni.Allora si svolgeva in un locale della scuo-la materna (asilo) in via Bonifacio Biolo. L’insegnante era suor Lodovica. Non so fare una stima di quante ragazzine, diven-tate ora mamme e nonne, sono passate per quella scuola ed hanno imparato a tenere, dapprima in mano l’ago, e via via a cucire e ricamare. Ricordo che allora arrivavo a piedi, con una borsetta di pezza che conte-neva qualcosa per il pranzo. Lì ho impara-to non solo a ricamare, ma anche a prega-re, cantare e a voler bene al mio prossimo.Allora non pensavo che il mio “sapere” lo avrei trasmesso alle bambine di oggi. Già da qualche anno, assieme a molte altre ra-gazze e signore, mi metto in gioco.E’ una cosa molto bella e commovente sentirsi chiamare “maestra” da ragazzine di 5a elementare. In realtà le vere maestre sono suor ELISA e suor ANGELA. Sono loro che, come chiocce, chiamano i loro pulcini e tutti corrono intorno e, come al-lora Suor Ludovica, fanno pregare, can-tare, raccontano qualche fatto e spiegano qualche piccolo brano del Vangelo. Ogni giorno chiamano vicino a sè dieci bambi-ne per far dire ad ognuna un’Ave Maria ed è bello perché corrono sempre numerose.Io osservo tutto questo, sentendomi ono-

rata di svolgere tale servizio, anche se quest’anno è stato un po’ caldo. Le piccole venivano vicino con i loro lavoretti: “Ma-estra mi metti a posto questo filo?”. Le guardavo e non sapevo a volte come fare. Le manine sudate si attaccavano al filo e l’ago non scivolava più, ma i loro sguardi fiduciosi mi incitavano a fare loro un sor-riso di incoraggiamento e di lì si ripartiva. Il momento più interessante per loro però era l’orario della pausa merenda.Suor PIERCARLA piena di energia sape-va farle giocare anche se il sole scioglieva il viso come fosse un gelato.Un salto, un grido poi di corsa a rinfrescar-si il volto e tutte ai loro posti a continuare i lavoretti. Desidero ricordare tutte le “ma-estre” partecipanti a questa “Scuola di Ri-camo” e ringraziarle per la collaborazione che c’è stata tra noi, perché la bellezza di questo periodo in cui abbiamo insegnato è stata proprio la collaborazione.

Lovato Luigina La festa della Madonna Assunta (15 agosto) a Chiampo è sempre stato

un appuntamento importante e molto sen-tito dalla popolazione. Non solo la chiesa parrocchiale è dedicata a Maria Assunta ma anche la chiesa della Pieve, gestita dai padri francescani. D’altronde fino al 1500 la chiesa parrocchiale di Chiampo era la Pieve. Poi si è spostata più vicina al cen-tro abitato. Ma la Pieve è sempre rimasta quale madre delle chiese della vallata. An-cora oggi all’interno è custodita la statua della Madonna con il Bambino in braccio, in marmo dipinto, opera di uno scultore lo cale del 1480. L’immagine della Madon-na mo stra ai fedeli un frutto (una mela) da cui è sbocciato un fiore pre zioso: Maria, la nuova Eva da cui è venuta la vita per una Uma nità nuova: Gesù. Attorno a que-sta chiesetta, ristrutturata l’ulti ma volta nel 1960, è iniziato il “miracolo” del santuario di Chiampo che, non solo in Italia, ma in tante parti del mondo è conosciuto come “la Grotta di Lourdes del Beato Claudio”. Proprio quest’anno ricordiamo i 70 anni della morte del beato Claudio Granzotto, avvenuta presso l’ospedale di Padova. Egli aveva detto: “Per l’Assunta me ne vado”. Allo spuntare del 15 agosto del 1947 ci ha lasciato. Aveva 47 anni. Fra Claudio è il frate che ha eretto la Grotta e scolpito la Vergine. È sepolto ai piedi della sua Grot-ta. Nel 1994 è stato proclamato Beato da san Giovanni Paolo II°.

Non si può parlare della Pieve senza par-lare del ‘santuario’. La festa dell’Assunta di quest’anno si inserisce nella memoria dei 150 anni dell’arrivo dei Frati Minori nella Vallata del Chiampo. Sono iniziate le celebrazioni di lode e ringraziamento per quanto Dio ha voluto compiere per mezzo di tanti frati. Ricordiamo fra i tanti il venerabile p. Ignazio Beschin e il beato Claudio.Come ogni anno, l’Assunta richiama molti fedeli. Nel cuore dell’estate e proprio nel giorno di ferragosto l’uomo avverte il biso-gno di ritornare alla fonte del senso della propria esistenza. Ogni messa ha visto il piazzale della Grotta occupato in ogni an-golo. Alle ore 10.00 ha celebrato il parro-co, mons. Vittorio Montagna. Alle ore 18

Padre Damiano

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ha celebrato il vescovo di Vicenza, Mons. Beniamino Pizziol. Assieme a lui oltre alla fraternità dei frati, c’erano anche i sacer-doti della parrocchia. Il Vescovo, nella sua omelia, ha più volte sottolineato come que-sto luogo sia un luogo di preghiera e santi-tà. La diocesi di Vicenza è sotto il manto di Maria, il manto della Madonna di Monte Berico. Ma quasi ogni parrocchia ha una tradizione, una devozione rivolta alla Ma-dre di Dio. Lo splendore di Ma ria assunta in cielo, ha concluso il vescovo, doni ad ogni uomo e al mondo intero quella spe-ranza di cui oggi ha tanto bisogno.

Per chi è di Chiampo, il poggio dei Mistrorighi è località di verde

rigoglioso, di pace, ma anche di antico lustro. I Mistrorigo hanno scritto pagine importanti della storia locale, con figu-re celebri, anche un poco dimenticate ai nostri giorni, ci si rammarica ad am-metterlo, ma un tempo sicuro orgoglio di questa terra. Ed è bello che qui, ai Mistrorighi, si sia voluto dare idealmen-te battesimo al Raduno Triveneto degli Alpini, nella frazione del leggendario don Antonio Peruzzi. Al monumento dedicato alla Madonna dell’Alpino da-vanti alla chiesa, fabbricato che zavorra esteticamente la poesia dell’altra più an-tica di Sant’Antonio del 1691, si è svolto domenica 27 agosto scorso un bell’even-to, assaggio della grande manifestazione triveneta delle penne nere.La festa della Madonna dell’Alpino è certo tradizione per Chiampo. Ma que-sta volta s’è assaporata un’aria ebbra d’entusiasmo, con l’attesa per il grande raduno triveneto, secondo solamente all’Adunata nazionale.I nostri bravi Alpini hanno risposto “presente” alla ricorrenza della Madon-na dell’Alpino, orgogliosamente figlia di un credo, di una terra tutta valori, di

un ideale che da decenni parla di pace e spande solidarietà senza chieder conto.Inutile ricordare quanto questa gente faccia per la Comunità. Queste poche righe non potrebbero appagarne l’in-tento. Innumerevoli le occasioni in cui il gruppo di Chiampo capeggiato dall’i-nossidabile Valerio Ceretta ha dimo-strato di esserci, senza se e senza ma, nelle occasioni di bisogno, nel volonta-riato, nelle varie iniziative, collaboran-do sempre. Così come gli interventi di Protezione civile che quest’anno compie i 30 anni dalla fondazione, per calami-tà, dissesti, incendi… non si contano. È gente comune, quasi nascosta tra di noi, sicuramente schiva alla vetrina, che quotidianamente si spende per il paese. Uomini pratici, poco avvezzi alla me-galomania da selfie. Quando si è impa-rentati con l’agire, non si ha tempo per

GLI ALPINI ALLA FESTA “MADONNA DELL’ALPINO”

il resto. Certo, Alpini vuol dire anche canti, momenti ilari, perché no, accom-pagnati anche da un buon bicchiere. Emilio Lussu, uscito dall’inferno dell’al-topiano di Asiago, diceva che perfino in guerra, tragedia dei popoli, si è cantato. Non manca l’allegria, la festa. Ma nel momento del bisogno, della richiesta d’aiuto, della prova, si vedrà subito quel singolare cappello sul quale svetta una penna nera. In quel copricapo, figlio di una storia iniziata col Generale Perruc-chetti nel 1872, l’inventore degli Alpini, v’è intrisa una lunga storia di fierezza, di sacrificio, di dolore e di altruismo. Una storia che trasuda nomi come Pasubio, Ortigara, Grappa, Monte Nero, Golico, Perati, Nikolajewka, solo per ricordarne

Matteo Pieropan

Dopo aver sentito qualche parere abbiamo deciso di ripristinare la S. Messa festiva del-le ore 15.30 durante l’orario invernale da domenica 29 ottobre 2017 fino alla dome-nica 18 marzo 2018.

Nel mese di ottobre noi sacerdoti passere-mo per la visita agli ammalati. Invitiamo le famiglie, in cui sono presenti persone in-ferme o comunque con grosse difficoltà a venire in chiesa, a farcene avviso.

S. MESSAPOMERIDIANA

VISITAAGLI AMMALATI

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alcuni. Nomi che fanno vibrare l’anima e che impongono a chiunque un osse-quioso rispetto. Piace pensare che ogni Alpino indossando il cappello dovrebbe sentire premere impetuosa la memoria di quel passato, bagnato dal sangue di tanti giovani ventenni che furono i nostri padri e nonni. Ricorda un adagio: “Gli Alpini non hanno paura”. Sarà forse il debito verso tanto sacrificio e tanto eroi-co onore a muovere oggi una schiera di volontari a donare il proprio tempo per la Comunità, ad aiutare, ad essere pre-senti. E la cittadinanza mai sufficiente-mente n’è grata.La sfilata ai Mistrorighi, almeno per chi crede ancora in questi valori che taluni in modo ingrato vorrebbero consegnare allo scettro banalizzante delle nostalgie, è stata un appuntamento davvero senti-to. Un assaggio di sentimenti ed emozio-ni, amplificati cento volte con il raduno Triveneto.Da Villa Mistrorigo, la campestre ma signorile dimora del secolo XVII, alle 10 la sfilata è partita preceduta dalla banda, con il precorso lungo via Mons. Federico Maria Mistrorigo, e don Pao-lo Mistrorigo, per terminare sul sagrato della chiesa, ai piedi del monumento de-dicato alla Madonna dell’alpino. L’ope-ra è sorta nel 1979, quando si pensò ad una figura sacra sulla collinetta davanti la chiesa, rappresentante un alpino che rende omaggio alla Madonna. L’opera in

RADUNO ALPINI DEL TRIVENETO

Domenica 17 settembre: Sfilata degli Alpini del Triveneto.* Nel numero di Natale del Bollettino pubblicheremo un ampio resoconto

pietra di Vicenza fu realizzata dai fratelli Giuseppe e Danilo Farinon. Alla cerimonia non sono mancate le au-torità, con il sindaco Matteo Macilotti, le forze dell’ordine, il maresciallo della nostra stazione dei carabinieri, Antonio Ceccon. Ovviamente tanti Alpini capi-tanati dal capogruppo Valerio Ceretta a guidare il gruppo di Chiampo acclamato dalla gente lungo il percorso. In sfilata anche i rappresentanti di altri gruppi Al-pini dei Comuni limitrofi. Dopo l’alza-bandiera e la deposizione di un mazzo di fiori al monumento, è stata celebrata la messa presieduta da don Vittorio.“Per Chiampo è stato il vero inizio della Triveneta” ha dichiarato il sindaco Maci-lotti. Una festa importante, per legare il grande evento alle mani protettrici della Madonna: Sub Tuum praesidium.

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L’inizio delle attività degli Scout è tradi-zionalmente legato all’uscita dei passag-gi, che si terrà a Campofontana il 7 e l’8 ottobre. A partire da questa data, ogni branca riprenderà poi il proprio cam-mino, nei giorni e negli orari consueti.

SCOUT: RIPRENDE IL CAMMINO

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IL CORO SAN MARTINO A MONACO

GALTELLÌCHIAMPO: COMUNITÀ GEMELLATE

È ormai consuetudine, dopo le belle esperienze degli anni scor-

si a Roma e ad Assisi, che il Coro Par-rocchiale “San Martino” inizi il proprio anno corale con una gita per riprendere carica ed entusiasmo dopo la “faticosa” pausa estiva.Quest’anno gli organizzatori hanno pro-posto come meta, nei giorni dal 6 al 10 settembre, la città di Monaco, capoluo-go della Baviera, in Germania.Accompagnati da guide ben preparate abbiamo visitato i principali luoghi e monumenti: Marienplatz (la piazza di Maria), su cui domina il Neues Rathaus (Nuovo Municipio) sede del Sindaco e dell’amministrazione comunale, con al centro del torrione il caratteristico

Glockenspiel, il più grande carillon con figure della Germania. La visita guidata del centro storico, con il grandioso pa-lazzo residenza dei re di Baviera, le chie-se di San Michele, San Pietro e la Catte-drale Frauenkirche, ci ha fatto conoscere inoltre aneddoti e curiosità interessanti, e fatti storici che non sapevamo.Particolare commozione e motivo di riflessione ha destato in noi il campo di concentramento di Dachau: un im-menso spazio recintato, oggi silenzioso, dove la crudeltà umana si è manifestata ai massimi livelli; questo campo servì da modello e scuola a tutti gli altri campi di concentramento per quanto riguarda i lavori forzati e i metodi di sterminio.Altri centri di interesse sono stati il Mu-

Bruno Florio “De uve sezis”?... de Chiampo?.... Tando semus frates(“Di dove siete? ... di Chiampo? … Allora siamo fratelli!”)

A Galtellì, due anni fa, all’interno della chiesa parrocchiale “De

Santu Cristos”, una donna del posto dava informazioni ad un gruppo di tu-risti sull’arrivo della statua del Cristo in paese, sull’antico organo presente all’in-terno della chiesa... e chiese loro la prove-nienza. Sentendo che erano di Chiampo esclamò felice: “Allora siamo fratelli!”. E ci sentiamo fratelli davvero! Legati da un gemellaggio di amicizia stretto quasi per scherzo tra Chiampo e Galtellì, sta maturando per davvero una bella amici-zia: Stiamo leggendo il vostro Bollettino parrocchiale, che Franca ci fa pervenire sempre puntualmente (lei trova sempre il modo per tenerci informati sulle iniziati-ve belle della vostra comunità) e noi del Comitato “Los Milagros” abbiamo pen-sato di “inserirci”, come “frates” e rac-contarvi cosa stiamo programmando.Oltre ad interessarci in modo particolare del Ss. Crocifisso, della festa, del signifi-cato che ha per noi paesani e delle attività ad esso inerenti, collaboriamo attivamen-te a tutte le proposte religiose in loco.

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seo della scienza e della tecnica dalle origini ai nostri giorni; il museo della BMW, fiore all’occhiello dell’industria bavarese; il Castello di Nymphenburg (Castello delle Ninfe) con i suoi prezio-si arredi e curatissimi giardini. La salita sulla torre olimpica ci ha permesso un bellissimo sguardo d’insieme sulla città, ormai pronta ad accogliere l’imminente arrivo di tanti visitatori per l’Oktober-fest. Il ritorno a casa ha avuto una tappa in-termedia ma assolutamente immancabile per il nostro coro: a Kufstein , una gra-ziosa cittadina austriaca, abbiamo ascol-tato il suono dell’Organo degli Eroi, il più grande organo all’aperto del mondo, che ogni giorno alle 12 suona in ricordo delle vittime della guerra.I luoghi visitati, l’allegria dei sorrisi, la sincera amicizia e la consapevolezza di stare bene assieme ha suscitato nei co-risti la voglia di riprendere con sempre maggior impegno e disponibilità il servi-zio del canto liturgico in Parrocchia, e ai familiari e simpatizzanti la gioia di aver condiviso giorni da ricordare.

Vincenzo Gallus e tutti i componenti del Comitato Los Milagros

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Per il mese di settembre, oltre alla seconda festa del Ss. Crocefisso (14 settembre, festa dell’E-saltazione della S. Croce) si sta già completando la preparazione della festa della Madonna d’Itria. Questa è una festa antichissima, risale alla presenza dei monaci bizantini nella nostra isola. Sono rimasti in Sardegna per più di 400 anni (dal 534 fino a tutto il X secolo) e certe loro usanze si sono ben consoli-date e le celebriamo ancora con devozio-ne. Il titolo esatto è Madonna Odigitria, si venerava solennemente a Costantino-poli in una bellissima chiesa costruita in onore di santa Maria dai monaci basilia-ni. Vicino vi era una sorgente d’acqua, ritenuta miracolosa. In Sardegna questa venerazione ha avuto un ampio sviluppo e le numerose chiesette rupestri sparse nell’isola sono divenute solidi punti di riferimento per la difesa contro gli attac-chi saraceni, ma anche per i viandanti e i pastori in transumanza. Le chiesette della Madonna d’Itria sono comunque sorte sempre fuori del paese. Anche a Galtellì sorge ai piedi del monte Tuttavista, è at-torniata da un bel verde di alberi, c’è un ampio spazio recintato con una barchessa di fianco all’edificio sacro e, soprattutto vicino scorre una sorgente d’acqua, come in origine, a Costantinopoli!Da noi tutte le Feste religiose sono sem-pre organizzate da un “Priore”, aiutato da un “Vicepriore” e da un gruppo di uomini e donne che si dividono i diversi

compiti, religiosi e socia-li, utili alla buona riuscita delle festa. E’ tutto pre-disposto da loro, anche le spese sono a loro ca-rico. Ogni anno cambia il Priore, il nuovo viene eletto il giorno della Fe-sta, dopo la celebrazione della s. Messa. I paesani che lo desiderano, per

“promessa” o per altri motivi personali, partecipano esternamente donando qual-cosa di necessario per la buona riuscita della festa.L’attuale parroco, don Ruggero, ha rite-nuto opportuno sostituire tale gruppo con quello detto della Leva. Quest’anno tocca alla Leva del 1961. Cioè tutti i nati nell’anno 61 sono chiamati a interessarsi a definire gli aspetti funzionali della gior-nata del 17.09.2017. A noi sinceramente sembrava più espressiva la prima forma, ma ciò che è importante è che noi paesani la viviamo con cuore sincero e in buona armonia, convinti che l’intercessione del-la Madonna è sicura, buona ed efficace. Questa è una delle Feste importanti, che però non prevede la Novena, né i Vespri, celebrazioni riservate per le devozioni più tipicamente “galtellinesi”. Il giorno 17 settembre si celebra la s. Messa (in antico la Messa si concludeva con una processione, consistente in due o tre giri attorno alla stessa chiesa) e poi si rimane nel cortile dello stesso edifi-cio sacro e si completa la giornata con il pranzo tutti assieme, fino alla sera. Si mangia, si parla, si canta, si ritrovano vec-chie amicizie, ci si riposa all’ombra degli

alberi, gustandosi il calore umano che consegue. Desideriamo evidenziare come il gruppo che s’interessa alla Festa cam-bia ogni anno. Per noi è normale questo procedere; anche per gli altri “Comitati” è così! Siamo certi che ognuno di noi ha qualcosa di originale di nuovo e di buono da proporre e da mettere a disposizione di tutti. Quindi lasciamo spazio a chi si vuole impegnare. Per la domenica dell’8 Ottobre si sta pro-grammando la festa del Cristo al Tuttavi-sta: una celebrazione e un connubio tra fede e natura che solo il nostro monte ri-esce a regalare. Si svolge con la partecipa-zione di tanta gente, con la presenza delle due Confraternite di “Santa Rughe” e di “Sas Animas” e di tutti i gruppi ecclesia-li. “Galtelli vuole ambire e sta diventando un paese “Cristo-Centrico”, queste sono le parole che pronunciava sempre Mons. Ottorino Alberti durante le sue frequenti visite a Galtellì. Con ciò lui stesso vole-va sottolineare il cammino che la nostra comunità aveva intrapreso, sostenendo la valorizzazione e amplificando il grande

“segnale” di fede profonda che emana da secoli il Cro-cefisso Miracolo di Galtellì. La giornata di domenica 8 ottobre inizia con il cammi-no di preghiera che unisce la Chiesa dove viene custodito il CRISTO MIRACOLOSO (nel centro storico di Galtel-lì) con il Cristo del Tuttavista (opera imponente alta m. 12)

posto nell’anno 2001 sulla cima del Mon-te.Il percorso, lungo circa 10 Km, sale dalla quota di 35 mt. s.l.m. fino ai quasi 800 mt. dov’è posta la statua. Il tragitto della stra-da è adatto a tutte le fasce di età, è di me-dia difficoltà, e comunque al seguito sono sempre a disposizione alcune auto per eventuali necessità. Nel suo percorso (il monte Tuttavista è un massiccio isolato), si ammirano panorami meravigliosi moz-zafiato che spaziano dal monte Ortobene al Monte Gonare, dal monte Albo alla catena del Gennargentu, dal centro Sar-degna a tutta la costa del Golfo di Orosei, da Cala Luna alle spiagge di Siniscola e fino all’isola di Tavolara. Nell’ultimo tratto di circa mt. 800, che si sviluppa lungo i tornanti e nel ripi-do sentiero che si inerpica sotto il Cristo Bronzeo, si svolge la Via Lucis animata dalle Confraternite, dai gruppi e dalla associazioni. Sensazioni ed emozioni non sono solo per i credenti, e non sono facili da spiegare, se non le si vive con devozio-ne. La giornata si conclude con un rinfre-sco e il pranzo comunitario preparato dal

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Comitato promotore de “Los Milagros” nell’area attrezzata di Padente Longu. Il pranzo è offerto ai moltissimi pellegrini, tra i quali tanti forestieri. Abbiamo letto l’articolo di don Vittorio sulle unità Pastorali. Anche noi siamo scarsi di sacerdoti e quella delle vocazioni è una realtà tristemente comune; ritenia-mo che qui in Sardegna sia più difficile realizzare le Unità Pastorali, per la con-formazione del territorio.Siamo consapevoli che “il punto centrale è la nostra fede che si coltiva con la pre-ghiera, con la partecipazione ai Sacramenti, con le buone opere e con l’amore alla santa Chiesa e che va trasmessa e testimoniata”.Da noi il coinvolgimento laicale è sempre stato ampio e convinto. Confraternite di vario titolo, Priorati e Mandatarie si pre-occupano di salvaguardare, trasmettere e tenere salde le RADICI CRISTIANE di cui la Sardegna si vanta da secoli. E ne siamo soddisfatti! Sottolineo come tutto si svolge con amore gratuito, in tutti i sen-si, ogni gruppo ci mette del suo, anche in denaro e nello stesso tempo anche tutti i paesani ne sono coinvolti. Non vi è chi emerge o s’impone, ma tutti lavoriamo perché le tradizioni che viviamo siano sempre più ancorate in Cristo.Sono felice, assieme a tutti gli altri amici del Comitato, di aver condiviso con voi la nostra esperienza, ci auguriamo di ri-viverla assieme. Saluti affettuosi a tutti i Chiampesi, in particolare salutiamo e rin-graziamo don Vittorio che ci ha dato la possibilità di “dire la nostra”.

A Chiampo, 150 anni fa, arrivarono i primi quattro religiosi francescani

provenienti da S. Lucia in Vicenza. Questi, usciti dalla città, avevano percorso diversi pa-esini per poi approdare alla Pieve di Chiam-po, dove una piccola canonica costruita pres-so la chiesetta aveva offerto loro un tetto per una prima accoglienza. Bella la cronaca del loro arrivo, nella primavera del 1867.

Immensa fu la gioia dei chiampesi che accolsero subito i frati e li sostennero an-che nella fondazione del seminario. Da qui partì anche padre Angelico Melotto, missionario in Cina, che nel 1923 venne ucciso, martire della fede. Proprio a lui si intitolò la scuola interna e in funzione solo del seminario. Nel 1995 il seminario venne trasferito a Lonigo. La comunità di Chiampo allora insistette affinché la scuola rimanesse al servizio del territorio per continuare un’e-ducazione di ispirazione religiosa. Così nel 1997 la nostra scuola fu aperta ai ragazzi e alle ragazze e dal 2000 è parificata e con-tinua a offrire a tutta la vallata una forma-

SCUOLA MEDIA “A. MELOTTO” zione culturale alternativa.

Avvalendosi di quei valori cristiani che sono universali, la nostra scuola aspira a formare persone capaci di riconoscere e utilizzare le proprie risorse intellettuali e umane in un ambiente idoneo all’apprendimento. Particolare attenzione viene quindi data a:1. AMICIZIADurante le Settimane Bianca e Azzurra, in montagna e al mare, i ragazzi giocano, la-vorano, dialogano tra di loro, osservano, ascoltano ed esprimono sentimenti per co-noscersi.2. PROGETTO AFFETTIVITÀI ragazzi sono accompagnati a guardarsi, leggere la propria corporeità e i propri cam-biamenti; ricordare, interpretare e valutare le proprie azioni e gli eventi che accadono attorno a loro; comprendere i propri errori e valutarne le conseguenze; affrontare si-tuazioni e problematiche nuove sia a livello cognitivo sia a livello emotivo.3. COLLABORAZIONE Si insegna a lavorare e a collaborare con gli altri favorendo l’instaurarsi di rapporti interpersonali sereni e costruttivi che si fon-dano sui principi di solidarietà e di convi-venza democratica.4. INTERAZIONE CON IL TERRITO-RIOSi ricerca un’interazione sempre maggiore con il territorio e le sue realtà, pensando al futuro sulla base della memoria del passato.5. INTERESSE VERSO CULTURE STRANIERESi educano gli alunni alla curiosità verso lingue e culture straniere attraverso il con-seguimento della certificazione Trinity.6. LABORATORI SCIENTIFICO-TEC-

NOLOGICIGli alunni vengono accompagnati a rece-pire la complessità delle sollecitazioni pro-venienti dai continui progressi scientifici e tecnologici, al fine di conquistarne saperi e padronanza senza subirne condizionamenti.7. METODO DI STUDIOSi progettano opportune metodologie di studio attraverso la conoscenza e il con-trollo delle nuove tecnologie, per acquisire competenze che possano essere facilmente trasferite nell’esperienza quotidiana. Nei pomeriggi, inoltre, vi è la possibilità di frequentare lo studio assistito, dove l’inse-gnante può aiutare i ragazzi nelle varie di-scipline.8. SETTIMANA DI POTENZIAMEN-TO/APPROFONDIMENTODurante l’anno vengono svolte delle gior-nate di potenziamento/approfondimento dove gli alunni con difficoltà vengono aiu-tati nelle varie discipline, mentre gli altri alunni avranno la possibilità di approfon-dire alcuni argomenti attraverso esperti esterni.9. INTERESSI E PASSIONIGli alunni scoprono interessi e passioni sportive, musicali, culturali e teatrali attra-verso l’approccio diretto delle diverse disci-pline. Infatti nei pomeriggi, oltre allo studio assistito, si propongono corsi di latino, tea-tro, varie educazioni sportive, ecc.10. SENSO ESTETICOGli alunni vengono educati al senso estetico e alla critica verso l’omologazione di massa attraverso la Giornata della creatività e la Giornata della musica.

Il Rettore, la Preside e gli insegnanti

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FATICHE E SODDISFAZIONIDEL GREST

Quando si pensa agli impegni estivi della nostra Parrocchia,

il pensiero va spontaneamente ai campi-scuola, in particolare quelli di Campo-fontana. Eppure, per quanto mi riguarda, la mia prima estate qui a Chiampo è stata caratterizzata in primo luogo dall’inten-

sa esperienza del Grest, dal 3 al 28 luglio 2017, promosso e organizzato dal Ritrovo Giovanile Arnold’s. Quattro settimane, attività ogni giorno, una gita ogni marte-dì, un’escursione al giovedì e poi al vener-dì sera festa fino a tardi. Ogni settimana dai 90 ai 100 ragazzi iscritti (dalla prima alla terza media) e oltre trenta animatori che si sono alternati nell’arco dell’intero periodo. Molti di loro provenivano dalle tappe e altri dagli scout, ma ci sono stati anche dei volti nuovi, alcuni dei quali mi hanno stupito. In un mese siamo riusciti ad organizzare

un’uscita a Bassano del Grappa (Parco Zoo Cappeller di Cartigliano e Grotte di Oliero), una alle Terme di Caldiero, una al Parco delle Cascate di Molina (VR) e - ciliegina sulla torta - una giornata al mare presso il Villaggio San Paolo al Ca-vallino. Tre le camminate: una a Nogaro-

le, una in Calvarina e una ai Mistrorighi, oltre ad una grande caccia al tesoro in giro per le strade del paese. Una decina circa i laboratori cui i ragazzi hanno par-tecipato nei pomeriggi (fotografia, ballo, preparazione cocktail, cucina, scenette e scenografie, musica, manualità, cinese), oltre ai giochi di squadra organizzati in campo sportivo. E non dimentichiamo la gestione di un megagruppo, con i numeri di cellulare di tutti i genitori! Questi sono solo alcuni dati che servono a rendere l’idea dell’impegno. Ed ecco il bilancio: tanto divertimento, numerose amicizie

nate tra i ragazzi, un nuovo gruppetto di giovani che per la prima volta si sono av-vicinati alla Parrocchia prestando un ser-vizio e… nessun infortunato!Diciamo subito che non è stata una pas-seggiata. Personalmente, è stato un bel banco di prova in quanto a energie messe in campo, però sono certamente convinto che alla fine sia stata un’esperienza posi-tiva, per i ragazzi, per i loro genitori e per gli animatori.Da parte mia, sin dalla primavera, quan-do si è cominciato a parlare di questo evento estivo, c’erano diversi motivi di preoccupazione. In primo luogo, il peso della responsabilità, visto il numero dei ragazzi e la giovane età degli animatori. Poi, le incognite sull’organizzazione: le mete delle gite e delle escursioni, i pul-lmann da prenotare, il rischio di un clima ostile (o troppo caldo, o troppa pioggia), con l’eventualità di dover ripensare gior-no per giorno le attività già programma-te. E ancora, la paura che non vi fossero abbastanza ragazzi a rendersi disponibili come animatori e il fatto che molti di loro, in ogni caso, erano alla prima esperienza.Il primo grosso incoraggiamento è giun-to una domenica di marzo, dopo messa, quando è venuta Anna in sacrestia e mi ha detto che si sarebbe resa disponibile come capogrest. Un secondo incoraggia-mento è giunto verso fine maggio quan-

do, inaspettatamente, ho ricevuto una serie di mail e di messaggi da parte di ra-gazzi che si rendevano disponibili come animatori.Da qui Anna ed io abbiamo fissato una serie di incontri organizzativi e formati-vi, abbiamo iniziato a pensare alle diver-se uscite, predisponendo il programma mensile, ma al tempo stesso lasciando che fossero gli animatori ad avanzare le loro proposte. Questi ragazzi, così giova-ni (alcuni anche giovanissimi), ci hanno fatto ben sperare sin da subito, per la loro sincera disponibilità e la loro fantasia. E così il Grest ha preso forma. Quando ho visto che gli animatori, in un crescendo di affiatamento tra di loro, ini-ziavano a ritrovarsi fuori dall’orario del Grest per preparare le attività e quando ho assistito alle loro performances del ve-nerdì sera, così allegre, e al tempo stesso così impegnate, allora ho intuito che il Grest sarebbe andato bene! Ho perce-pito che alcuni di loro cominciavano a prendere a cuore il loro impegno, e allora mi sono detto: “È fatta!”.E le mie paure iniziali? Si sono via via sciolte come neve al sole, non appena il Grest è iniziato. Diceva Martin Luter King che “la paura ha bussato alla porta. La fede ha aperto. Non c’era nessuno là fuori”. È proprio vero che a volte bisogna avere un po’ più di fiducia nel corso posi-

don Carlo

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tivo degli eventi…Vorrei concludere queste poche righe con quattro ringraziamenti.Il primo va ad Anna, capogrest esperta, che mi ha colpito per la sua lucidità or-ganizzativa, la sua capacità di leggere e interpretare le dinamiche relazionali e il suo modo di porsi - autorevole, ma mai autoritario - verso i ragazzi. Ricordo una sua affermazione: “Io non urlo, tanto mi ascoltano lo stesso…”. Ed è stato vero: non c’è bisogno di “mostrare i musco-li”, quando si è già credibili con il pro-prio esempio. La ringrazio in particolare perché è stata presente a tutto il Grest, pur lavorando. E’ riuscita ad ottenere un orario di lavoro su misura per lei durante il mese di luglio. Non c’è che dire: ave-va proprio il desiderio di seguire questo Grest!Il secondo grazie va agli animatori. Ho già detto della loro giovane età, ma a me e ad Anna stava a cuore non tanto l’ef-ficienza del loro servizio, quanto il fatto che fosse data a tutti loro l’opportunità di vivere una bella esperienza formativa di gruppo. Così man mano che si presen-tavano le loro candidature, ci siamo detti che noi non avevamo il diritto di esclude-re nessuno da questa esperienza, e così li abbiamo accolti tutti. C’è chi ha lavorato di più e chi di meno, com’è normale, ma credo che tutti siano tornati a casa con-tenti per quanto vissuto e sono pronto a scommettere che più di qualcuno conti-

nuerà a frequentare gli ambienti parroc-chiali.Il terzo grazie va a quelle mamme che hanno gestito i laboratori di cucina e ma-nualità, in particolare Giorgia, Antonella, Stefania, Nadia e Denise. La loro presen-za esperta e la loro generosità sono state un toccasana per questo Grest.Ed infine, grazie ai membri del Direttivo del Ritrovo Giovanile per tutto il suppor-to garantito prima e durante il Grest. Gra-zie a chi di loro ha gestito le iscrizioni, a chi ha garantito l’apertura del bar, a a chi ha preparato le granite ogni pomeriggio, a chi ha curato le pulizie nella Casa della Dottrina, a chi ci ha accompagnato nelle escursioni, a chi ha collaborato alle serate del venerdì, in particolare preparando la pastasciutta e predisponendo gli impianti luci e video. Grazie davvero a tutti. Ora è presto per darci l’arrivederci al prossimo anno, ma già è presente l’au-spicio che altre persone (giovani e adul-ti) di buona volontà intanto si facciano avanti…

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10 PAROLE

Questo è il cammino che abbiamo intrapreso, ognuno con la propria

storia personale e chiamati in tanti modi di-versi. 10 Parole? Ma non erano 10 Comanda-menti?Questa è la prima di tante sorprese che ab-biamo assaporato in questo percorso. Tutto quello in cui credevamo, tutto quel-lo che fino ad allora pensavamo avesse una sua logica, ad un certo punto ha preso una forma diversa. E così a volte ci siamo senti-ti anche un po’ smarriti, incontrando delle difficoltà. Però, man mano che ci inoltrava-mo in questo nostro viaggio tra le Parole, tutto si è fatto più chiaro e limpido nella nostra vita e la sensazione, divenuta consa-pevolezza, di essere amati da Dio, è stata la forza che ci ha accompagnati. Lui è sempre al nostro fianco. Per questo è stato fonda-mentale l’insegnamento dello scrutare la Parola di Dio attraverso la Bibbia.Non pretendiamo di cam-biare da un momento all’al-tro, dopo un percorso così, ma di avere gettato, final-mente, delle basi solide su cui costruire la nostra vita. Non è facile descrivere quello che abbiamo vissuto e provato, anche perché il Signore parla a ognuno di noi in modo diverso.Molte volte ci diciamo: “Ma non ho tempo” da dedicar-

ti… In realtà quel “tempo” diventa prezio-so per non dimenticare che tutto ciò che siamo e abbiamo ce lo ha donato Dio.Lui ci dona un amore da accogliere, da te-stimoniare e vivere ogni giorno. Un amore che trasforma e tocca il cuore, ma che fa muovere anche le mani e i piedi. Cogliamo l’occasione per ringraziare Suor Silvia, Suor Santina, P. Lorenzo, P. Giusep-pe e tutta l’equipe che con tanta passione, donando tutto se stessi, ci hanno accompa-gnato in questo cammino speciale e meravi-glioso che colora di bellezza la nostra vita.Il cammino delle 10 Parole inizia venerdì 3 novembre 2017 alle ore 21.00 nel Santua-rio della Pieve di Chiampo (VI). Venite e vedrete!!!

Mirko, Michela, Romina, Federica e Francesca

“Dio allora pronunciò tutte queste Parole” (Es 20,1)

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PELLEGRINAGGIO AI SACRI MONTI

Come definire il pellegrinaggio che come parrocchia abbiamo

organizzato all’inizio di settembre? Bello? Stupendo? Incantevole? Troppo poco. Sono tentato da un aggettivo impossibile: PERFETTO. Tutto ha concorso a rende-re straordinaria questa esperien-za: la compagnia, serena e affiatata senza che alcuno facesse il “diffici-le”, il tempo (sole e temperatura ideale), i luoghi visitati, le bellez-ze naturali, gli incontri, le cele-brazioni, l’accoglienza familiare e più che confortevole in albergo, la testimonianza di una suora benedettina, la competenza delle guide. Iscritti in 27: 17 di Chiam-po, 8 di Lonigo, un altro sacerdote (don Adriano) e l’autista. Età dei partecipanti piuttosto alta, ma grazie alla presenza di due ragazzi e una bambina, la media non supera i 75 anni. Un grazie doveroso va all’Ufficio Pelle-grinaggi della diocesi di Vicenza che ha predisposto tutto fin nei minimi partico-lari con cura e competenza. Ma veniamo al racconto.LUNEDI’ 4 settembre: la partenza è fis-sata alle 6.30. Alle 7 siamo a Lonigo e su-

(4-5-6 SETTEMBRE 2017)

bito dopo in autostrada. La prima tappa è l’ABBAZIA OLIVETANA DI S. NICO-LA a Rodengo Saiano (BS). Due ore di sguardi e di ascolto: un monaco olivetano ci illustra la storia dell’Abbazia costrui-ta verso il 1.080 dai monaci cluniacensi

venuti da Cluny in Francia. E’ incredibile come questo ramo dei benedettini si sia diffuso in un modo così rapi-do da aprire in meno di un seco-lo ben 1.184 mo-nasteri in Europa e come nel giro

di un paio di secoli abbia conosciuto un decadimento da portarlo quasi alla scom-parsa. In effetti verso la fine del 1.300 i pochi monaci cluniacensi rimasti a Ro-dengo se ne vanno e al loro posto, dopo una serie dolorosa di lotte, arrivano i mo-naci Olivetani (altro ramo benedettino), che ristrutturano l’abbazia, allargandola e abbellendola. Gli Olivetani rimangono fino alla soppressione, avvenuta nel 1797 in seguito alle leggi napoleoniche. Dopo un lungo periodo in cui l’Abbazia era di-ventata dimora di varie famiglie, che qua e là avevano ricavato spazi abitativi, nel 1969 tornano gli Olivetani, grazie all’in-teressamento di papa Paolo VI. L’Abba-

zia, servita attualmente da 8 monaci, è un centro spirituale per quanti desiderano vivere in profondità la loro fede e svolge al tempo stesso il servizio di parrocchia.Accompagnati da p. Alfonso visitiamo la chiesa e il monastero: il bel coro ligneo, la sacrestia con la sua porta pregiata, i tre chiostri, l’atrio del refettorio, la sala del Romanino dove venivano ospitati i pelle-grini. Alle 10.45 siamo nuovamente in pullman. Ci arriva un messaggio: “La signora Ma-ria Luigia compie oggi 85 anni. Fatevi of-frire il caffè”… “Tanti auguri a te…” e il caffè? Alla prima occasione, che arriverà a fine pellegrinaggio. Giungiamo a Varal-lo alle 13.00. Assegnate le camere, pran-ziamo e alle 14.30 ci rechiamo alla vicina funivia per salire al Sacro Monte.Una parola sui SACRI MONTI.Sono dei complessi a carattere religioso che comprendono:- Un percorso devo-zionale lungo le pen-dici di un colle,- La presenza di cap-pelle con dipinti e statue che illustrano la vita di Gesù o del-la Madonna o di un santo,- Una tradizione se-colare di pellegrinag-gi.I Sacri Monti vengo-no costruiti a partire dalle fine del 1.400

come alternativa ai pellegrinaggi in Terra Santa, meta quasi impossibile da raggiun-gere dopo la caduta di Costantinopoli in mano ai mussulmani Ottomani. Sono molti i Sacri Monti sparsi in tutta Euro-pa. I più famosi e monumentali sono i sette del Piemonte e i due della Lombar-dia, dichiarati patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2003. I sette Sacri Mon-ti del Piemonte sono stati recentemente raccolti in un unico Ente di gestione, pre-sieduto da Renata Lodari che ha dichia-rato: “Stiamo lavorando per trasformare sette straordinari solisti in un coro di va-lore mondiale”. Assieme contengono 164 cappelle, 2.500 statue e 12.000 dipinti. Il più antico e per noi il primo che vi-

sitiamo è il SACRO MONTE DI VA-RALLO. L’ideatore e iniziatore (nel 1486) fu il beato Bernar-dino Caimi, france-scano, che era stato Guardiano del Sacro Sepolcro a Gerusa-lemme, e che volle qui riprodurre i per-corsi e le stazioni del-la passione e morte di Gesù. Il complesso si compone di 43 cap-pelle.

don Vittorio

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Ci limitiamo alla parte sommitale, chiamata “Nuova Gerusalem-me”, riservando ad un’altra occasione la visita alle cappelle lun-go il pendio del colle. Aiutati da una guida volontaria, sbirciamo attraverso le grate gli interni delle cappelle, a partire dall’Ultima Cena (cappella n. 20) fino alla 43a (il San-to Sepolcro). Al posto della 44a cappella c’è nella piazzetta una fontana, sormon-tata da una statua del Cristo risorto: con i suoi cinque getti d’acqua ricorda le cin-que piaghe del Signore da cui è venuta a noi l’abbondanza della Grazia. Il percor-so si conclude nella grande Basilica de-dicata alla Madonna Assunta e realizzata nel 1600: celebriamo la S. Messa e ricor-diamo alcuni nostri cari defunti e persone ammalate.L’impressione un po’ di tutti: le cappelle meritano un atten-to restauro; le sta-tue sembrano ingri-gite dalla polvere e i dipinti degradati; l’unica cappella restaurata è un ca-polavoro; anche le grate, molto spesse, andrebbero sosti-

tuite con dei vetri per permettere una visione più ampia dell’interno.Scendendo, proprio a due passi dall’albergo, sorge, seminascosta tra le case, la chiesa di San-ta Maria delle Grazie. Entriamo e rimaniamo come estasiati di fronte alla splendida parete, opera di Gaudenzio

Ferrari (1500), quasi una iconostasi tra il presbiterio e la navata: 21 scene evan-geliche, dall’Annunciazione alla Risurre-zione, con al centro la Crocifissione che copre una spazio quattro volte superiore alle altre. Un’opera per noi sconosciuta, ma di grande bellezza.Prima della cena, abbondante e squisita, troviamo il tempo per rivedere la giorna-ta, ciò che abbiamo visto e sentito, e fis-sare nella memoria (per quanto possibile) l’esperienza vissuta.MARTEDI’ 5 settembre: La giornata si

preannuncia splen-dida; il cielo è az-zurro, la tempera-tura è leggermente fresca al mattino per poi raggiunge-re quel giusto te-pore che ti fa sentir bene. Un’oretta di pullman e siamo al

LAGO D’ORTA. La guida ci aspetta a Pella all’imbarco. Qualche minuto per una parola sulla chiesa romanica, che è proprio alle nostre spalle, dedicata a S. Filiberto, un santo vissuto nel secolo XI; bello il campanile, con pietra rustica e ornato da bifore; attorno alla chiesa, una Via crucis del 1.700, mentre a lato c’è il cimitero.Durante la traversata, Stefania, la guida gentile e competente che ci accompa-gnerà durante tutto il giorno, ci fa una lezioncina di geografia: il Lago d’Orta, l’unico interamente piemontese, ha una lunghezza di 13 chilometri e una lar-ghezza di 2,5 chilometri, mentre la pro-fondità media è di 70 metri; è all’interno delle province di Novara e Verbania-Cu-sio-Ossola (di recente istituzione); siamo nelle vicinanze della Svizzera, poco lonta-no si erge il Monte Rosa, e accanto pas-sa la statale 33 del Sempione, voluta da Napoleone che sognava di congiungere Milano con Parigi.All’interno del Lago, l’incantevole isola di S. Giulio, che visiteremo.Giungiamo al borgo di ORTA S. GIU-LIO, un piccolo comune con poco più di mille abitanti, uno dei borghi più bel-li di Italia: una piazza, una chiesa, case

ricche di colori e di fiori, di fronte a un lago che, nei giorni di bel tempo, risplen-de di un azzurro che sembra gareggiare con il cielo. C’è anche un bell’edificio, ornato di affreschi, ai bordi della piazza, sede un tempo del Parlamento: la guida ci spiega come questo borgo dal 1219 al 1819 costituisse quasi un’enclave vesco-vile autonoma, confluita poi nel Regno di Piemonte. Del resto questo territorio è stato anche recentemente protagonista di una sorta di Repubblica indipendente: dal 9 settembre 1944 al 23 ottobre 1944 la vicina Val D’Ossola si era costituita in Repubblica partigiana dell’Ossola.Saliamo alla chiesa parrocchiale lungo un ripido e suggestivo pendio, affiancato da case costruite nei secoli passati e ben con-servate. La chiesa, dedicata all’Assunta, è del 1400, con aggiunte posteriori e rifaci-mento barocco all’interno. Un particolare curioso: la salita non si conclude arrivan-do alla chiesa ma prosegue, oltre la porta, fino all’altare. La guida ci fa osservare un dipinto del Boccaccini, che riproduce S. Carlo Borromeo che porta in processio-ne la Croce con il Sacro Chiodo, reliquia (presunta) dei chiodi della passione del Signore. S. Carlo è stato l’anima della rinascita cattolica all’indomani della ri-forma protestante, colui che mettendo in pratica le direttive del Concilio di Trento, è diventato di fatto un esempio trainante per tanti vescovi.Alle 10.45 ci imbarchiamo per l’ISOLA

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S. GIULIO, dove arriviamo in meno di cinque minuti. L’isola è lunga 270 me-tri e larga 150, è un gioiello, ed è ricca di storia: secondo una tradizione leggendaria S. Giulio costruì qui una chiesa nel 390; l’i-sola divenne poi sede di un castello vesco-vile, che fu abbattuto nel 1841 per far posto al Seminario minore della diocesi di Nova-ra, successivamente abbandonato, finché nel 1973 arrivò una religiosa benedettina, madre Anna Maria Cánopi, con sei con-sorelle dando vita al monastero “Mater Ecclesiae”. Un po’ alla volta, con l’aiuto di benefattori, l’isola rinacque, le costru-zioni furono restaurate e il monastero

cominciò ad ospitare un numero sempre maggiore di monache: oggi sono un cen-tinaio, di cui settanta qui residenti e le al-tre in aiuto ad altri monasteri.Entriamo nella chiesa di S. Giulio, dove ammiriamo il bell’ambone di Orta S.

Giulio, opera in legno del 1.100. Nei quattro lati sono raffigurati i simboli dei quattro evangelisti: l’angelo (S. Matteo), il leone (S. Marco), il bue (S. Luca), l’aquila (S. Gio-vanni). Saliamo poi nella “sala dell’ascol-

to”, per l’incontro con una religiosa be-nedettina. Al di là della grata appare suor Chiara, monaca da 31 anni, che ci parla della vita del monastero: l’opera di Dio che le monache vivono per vocazione è essenzialmente la preghiera liturgica, cioè la preghiera ufficiale della Chiesa, il di-

vino ufficio e la celebrazione eucaristica. Si ritrovano in coro sette volte al giorno per pregare l’Ufficio di letture, le lodi con la S. Messa, l’ora terza, l’ora sesta, l’ora nona, il vespero e compieta. Anche il la-voro, che le occupa per circa quattro ore al giorno, è vissuto come preghiera, nel si-lenzio. La sveglia è alle 4.20 (in Avvento e Quaresima alle 3.20), la parola è ammessa per motivi ritenuti necessari o per l’acco-glienza degli ospiti, durante i pasti viene letto un testo dei Padri della Chiesa, la professione religiosa avviene dopo un tempo lungo di vita in monastero e con il discernimento di tutte le monache. Il lavoro è la loro fonte di sussistenza: lavo-ro di restauro, di ricamo, di tessitura, di artigianato, di cucina (preparano i pasti per gli ospiti, un centinaio al giorno); c’è anche una piccola tipografia. “Dietro la grata sembrate in carcere” ha detto qual-cuno, in tono benevolo. “Guardandovi da questa parte mi sembrate in carcere voi” ha risposto sorridendo suor Chiara. “Tutto dipende da che cosa ci sta a cuore. Se ci teniamo veramente a qualcosa, cer-chiamo anche di proteggerla, recintando-la. Noi ci teniamo al primato di Dio e vo-gliamo darne testimonianza a tutti perché ognuno viva questo stesso primato nel suo stato di vita. Chi è sposato, se ci tiene alla sua famiglia non può far quello che vuole, deve in qualche modo recintare i desideri, gli sguardi, i comportamenti…”.A mezzogiorno partecipiamo alla pre-ghiera dell’ora sesta nella cappella delle suore: mezz’ora di salmi cantati da voci

finissime. Prima del pranzo, in 10 minuti facciamo il giro dell’isola, attraverso stra-dine che sembrano sentieri, ammirando gli edifici recentemente restaurati e so-prattutto il bel campanile.Pranziamo nell’unico ristorante dell’iso-la: anche qui il trattamento è ottimo.Alle 15.00 ci imbarchiamo e in pochissi-mi minuti arriviamo al borgo di Orta; due passi e siamo alla partenza del trenino (un trenino che corre sull’asfalto come quello delle nostre sagre paesane), con cui salia-mo al colle che ospita le venti cappelle del SACRO MONTE DI ORTA. Il comples-so è dedicato a S. Francesco ed è opera in gran parte dell’architetto cappuccino padre Cleto, che iniziò la costruzione nel 1590; una ventunesima cappella, ini-ziata nel 1.700, non fu mai completata. All’interno delle cappelle vi sono ben 376 statue in cotto e numerosi affreschi, che illustrano la vita del santo di Assisi. La zona è pianeggiante, all’interno di un bel parco, e si presta a essere percorsa senza difficoltà.Il trenino ci riporta giù al piano, dove il pullman ci aspetta e la guida (che ringra-ziamo) ci lascia. Giungiamo a Varallo alle 18.00 e mezz’ora dopo celebriamo la S. Messa nella chiesa parrocchiale dedicata a S. Gaudenzio, bene accolti dal parroco, che alla fine della celebrazione ci illustra la sua chiesa.La giornata si conclude con la cena, due pas-si per i meno affaticati, e riposo notturno.

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MERCOLEDI’ 6 settembre: è l’ultimo giorno. La meta è unica: OROPA, in pro-vincia di Biella a 1.159 metri di altitudine, dove arriviamo alle 9.00 e già troviamo ad aspettarci la guida, la signora Pao-la. Il complesso del Santuario è enorme e comprende: la Basilica antica e quella superiore, precedute da due ali di impo-

nenti edifici con 12 ristoranti, vari negozi, musei e ben 600 posti letto. La tradizione parla di un sacello costruito nel quarto secolo da S. Eusebio, evangelizzatore di queste zone e primo vescovo di Vercelli. Nell’ottavo-nono secolo fu costruita una piccola chiesa, che ora è racchiusa all’in-terno della Basilica antica.Saliamo lungo la gradinata monumenta-le che immette alla Porta Regia, dedicata a Vittorio Amedeo II di Savoia. Un am-pio cortile accoglie un fontana. Poco più avanti, orientata verso ovest, la Basilica

Antica, costruita all’inizio del 1.600, dove è venerata la Madonna Nera, che una leg-genda fa risalire a S. Luca, ma che in re-altà è del 1.300. Conclusa la costruzione della chiesa, la Madonna venne incorona-ta: era il 1.620 e da allora ogni cent’anni si ripete il rito dell’incoronazione della Vergine; la prossima sarà nel 2.020 e i preparativi sono già iniziati.Entriamo in chiesa, ammiriamo il sacello

dell’ottavo-nono secolo, racchiuso entro un’ampia gabbia in legno, e soprattutto l’immagine della Madonna Nera (di pino cirmolo, che con il tempo e i fumi delle candele si è annerito). Tra i molti pellegri-naggi, che da ogni parte del mondo giun-gono qui, la guida ci segnala quello che una comunità della Valle d’Aosta (Fonte-namore) compie a piedi ogni cinque anni per un voto che ebbe origine nel 1.684 in seguito al miracolo della pioggia, che pose fine alla peste dopo una prolungata siccità. Saliamo al corridoio degli ex-vo-

to, con i tanti segni di de-vozione antichi e moder-ni (fino ai giorni nostri) che la gente ha portato e continua a portare al San-tuario in ringraziamento per grazie ricevute. En-triamo nel Museo com-posto da quattro piccole

sale: la prima raccoglie i preziosi ex-voto del 1.500, la seconda i documenti anti-chi e qualche ex-voto del 1.600, la ter-za i preziosi paramenti dono dei Savoia e alcuni pastorali di vescovi, la quarta è la sala degli ori con le corone che han-no incoronato la Madonna nel 1.620, nel 1.720, nel 1.820 e 1.920. Visitiamo poi l’appartamento reale dei Savoia, a dire il vero meno comodo dei nostri comuni ap-partamenti. Scendiamo per avviarci verso la Basilica superiore.Dato il grande afflusso di pellegrini, alla fine del 1.800 si progettò la costruzione di una nuova Basilica, che sorge più in alto, preceduta da una lunga scalinata. Vi saliamo, qualcuno con un po’ di difficol-

tà, ma non entriamo nella chiesa, perché chiusa per lavori.Torniamo alla Basilica antica per la cele-brazione della S. Messa, nella quale affi-diamo alla Vergine le tante sofferenze del mondo, della Chiesa e nostre, confidando nella sua protezione materna.Prima del pranzo ci resta un po’ di tem-po, per cui decidiamo di visitare il vicino Sacro Monte, con le sue 19 cappelle de-dicate alla vita della Madonna. Anche qui il restauro è più che necessario. L’unica cappella parzialmente restaurata si rivela in tutta la sua bellezza originaria.Pranzo alle 13.00, che si conclude con il caffè offerto dalla signora Maria Luigia, ancora due passi nel grande complesso di Oropa, qualche acquisto e già siamo in pullman verso casa. La contentezza è ben visibile nel volto di tutti, con quella giusta stanchezza che rende ancor più preziosa l’esperienza vissuta.

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EDUCARE ALLA VITA BUONA 41

Martina Zorzin

Simone e Chiara

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In questa sezione del bollettino volgiamo raccogliere le testimonianze di genitori ed educatori con le loro personali esperienze in ordine alla trasmissione della fede e della vita buona alle nuove generazioni. Ben vengano anche testimonianze di figli che ricordano con gratitudine quanto hanno ricevuto dai loro genitori.

QUANDO INIZIA L’EDUCAZIONE?

LA MIA TESTIMONIANZADI FIGLIA

Come coppia abbiamo cominciato a porci la domanda: quando è il

momento di iniziare ad educare i nostri figli? Educarli al buon comportamento, educarli al rispetto delle regole, ma anche, non meno importante, a una vita di fede?Troppo spesso ci sentiamo dire:“È ancora piccolo per capire!”.“Di certo non è questa l’età in cui lo si vizia”.“Non potete dirgli sempre no quando fa qualcosa di sbagliato, perché non lo fa con cattive intenzioni”.Ma se viviamo a stretto contatto con i no-stri figli, se li osserviamo con amorevole attenzione, ci accorgiamo di quante cose, già nel loro primo anno di vita, hanno ap-preso proprio da noi genitori: sorridere, salutare, camminare, mangiare…Come possiamo allora utilizzare ancora la “scusa” di affermare che sono troppo piccoli?Nella nostra famiglia è ormai un’abitu-dine dire le preghiere a tavola prima dei pasti, e prima di coricarci: siamo infatti convinti che anche solo sentendole, con il tempo, i nostri figli inizieranno a ripe-terle e la loro innata curiosità li porterà

“Il figlio va accol-to e amato così

com’è”, parto da questa espressione che esprime il senso profondo di cosa significhi dare la vita: ac-cogliere, proteggere, ac-compagnare un dono così prezioso e importante. La mia non è l’esperienza di un genitore o di un nonno, ma è la riflessione sempli-ce di una figlia. Per dare la vita dobbiamo sempre ricordarci che noi siamo vita, sia-mo figli dell’amore completo e infinito di Dio; noi generiamo e portiamo alla vita ciò che Dio ci dona sempre, l’amore. L’e-ducazione religiosa è il riconoscimento di questa catena d’amore che ci lega e che portiamo avanti grazie alla vita, è il gra-zie sincero per essere figli. Non ho tan-te esperienze da riportare, però ricordo come i miei genitori abbiano aiutato me e i miei fratelli a conoscere la fede, a vedere la vita come un cammino difficile, pieno di ostacoli, ma sollevato, riparato da una presenza che sempre ci tiene per mano, anche quando inciampiamo. Le preghiere alla sera, prima di dormire, quando erava-mo piccoli; la Messa ogni domenica (per noi una noia, ma con il tempo vista come momento di incontro e condivisione); i continui “grazie Signore” di mio papà che sento ancora oggi, dopo una lunga

a chiederci perché preghiamo e a chi ci rivolgiamo.Crediamo nella piccola Chiesa domesti-ca, nelle buone abitudini di ogni giorno: recitare quotidianamente il rosario o reci-tare le lodi prima della colazione.Al nostro piccolo Giovanni cerchiamo di mostrare, quando andiamo in Chiesa, “la Mamma bella” per indicare la Vergi-ne Maria, o Gesù, nel tabernacolo, come fratello che ci aspetta sempre in ogni mo-mento, o semplicemente fare con Gio-vanni e su di lui, il segno di croce appena entrati in Chiesa.Terminiamo con una provocazione: se è comune l’idea che i figli siano troppo pic-coli per essere educati ad una vita di fede, come possiamo pensare che sappiamo sce-gliere con giudizio se preferiscono andare a giocare a pallone o andare a messa?

giornata di lavoro, i momenti di preghie-ra fra mia mamma e mio fratello più pic-colo che le chiede di leggere. Sono tutte immagini di che cosa voglia dire, per me, educazione religiosa. Non mi sono senti-ta costretta ma accompagnata, sono mo-menti semplici (anche brevi) che aiutano da bambini e che, da adulti, si scelgono e si portano avanti con la stessa forza da cui sono nati. Il poco, dato con il cuore, in re-altà è molto e fecondo. Da piccoli (forse) questi segni si accettano perché proposti dai genitori ma, con il tempo, essi si ap-prezzano, si ricordano, si rivivono con al-tri; sono momenti che ravvivano e danno luce alla fiamma della fede e dell’amore presente in ogni persona. Come l’amore, anche la fede è contagiosa, unisce e gene-ra perché (in fin dei conti) siamo frutti di uno stesso albero che ci alimenta, ci dà la possibilità di crescere e maturare, di ri-fiorire se ci sono difficoltà o crisi, di far

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nascere nuovi frutti dai propri semi. Cre-scere, formare, imparare, educare… sono azioni che richiedono grande sacrificio e impegno, soprattutto al giorno d’oggi; c’è dinamismo reciproco fra chi educa e chi è educato, non esiste l’indifferenza o la neutralità perché anche il non interven-to produce serie conseguenze. Occorre perciò un ideale vero, concreto verso cui tendere, le sfide sono tante ma possono essere affrontate tenendo presente che non siamo mai soli, niente è scontato, sce-gliere è possibile se vediamo la vita come un dono ricchissimo, capace di dare e of-frire amore. Lo possiamo comprendere e vivere da piccoli, in famiglia; come scrisse Laberthonnière: “Voi sarete davvero cri-stiani solo se, con tutto il vostro atteggia-mento, aiuterete gli altri a diventarlo” con gesti semplici, umili ma portatori di luce, riconoscendo la nostra natura di figli, che possono generare altra vita. Una capacità d’amore senza misure e confini. Una vita che genera altra vita, fino a quel “Sì” di Maria pronta ad accogliere, a crescere, ad accompagnare il Figlio fin sotto la croce; una testimonianza di educazione formi-dabile, senza condizioni. Tutto è iniziato da lì e anche noi siamo chiamati al nostro “si”, carico di significato, impegnativo, a volte incomprensibile per noi, ma che ci porta in un orizzonte di amore e di liber-tà. Sta a noi scegliere e proseguire, essere guidati (prima) e poi accompagnare i no-stri figli nella vita di ogni giorno.

INNOALLA NATURAfoto di Antonio Scavazza

A Chiampo esiste un bel Centro An-ziani, frequentato dai soci che trovano in esso la possibilità di passare un’ora serena giocando a carte o a bocce, leg-gendo il giornale, bevendo qualcosa, partecipando a qualche festa o anche solo scambiando una parola. Si sa, gli anni passano anche per gli anziani, le forze si riducono e non si intravvedo-no nuove energie. Vogliamo che que-sto nostro Centro continui e magari si rinnovi? C’è solo un modo: entrarvi a far parte. A tale scopo invitiamo quanti già sono in pensione a fare un pensieri-no e poi decidere di mettersi in gioco. Per fare cosa? Niente di impossibile e neppure di eroico: iscriversi all’Asso-ciazione NOI, ed eventualmente svol-gere qualche piccolo servizio e portare qualche nuova idea (se c’è). Ma forse è meglio vederci in faccia e parlarci. Per questo vi invitiamo a un incontro che si terrà il martedì 10 ottobre alle 20.30 presso il Centro Anziani. L’invito è esteso a tutti i pensionati e in modo particolare a coloro che sono andati in pensione in questi ultimi anni.

INCONTROPENSIONATI

Sabato 7 ottobre alle ore 14.45 presso la Casa della Dottrina l’ACR dà inizio al nuo-vo anno Associativo. Vi possono far parte i ragazzi dalla 3^ elementare alla 3^ media.Per i Giovanissimi delle scuole superio-ri l’avvio è fissato per venerdì 6 ottobre, alle ore 20.30, sempre presso la Casa della Dottrina.

ACR E GIOVANISSIMI: SI RIPARTE

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ESPERIENZE E TESTIMONIANZE44

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IN UNA MISSIONE DELLE ANDE PERUVIANE

WORLD SCOUT MOOTISLANDA 2017

Da alcuni anni coltivavamo il so-gno di andare un giorno a vivere

una esperienza di missione. Quando due anni fa don Raffaele è diventato prete della Operazione Mato Grosso gli aveva-mo promesso che saremo andati a trovar-lo e così è stato. Quest’anno insieme con i suoi genitori e un’altra coppia di amici siamo stati da lui in Perù e precisamente a Marcarà quota 2850 mt ad 8 ore di pul-lman dalla capitale Lima, tra due catene di montagne, la Sierra Negra e la Sierra Blanca, con altezze che vanno dai 3.000 ai 7000 mt. circa. In questa immensità di monti altissimi, cielo azzurro e notti illuminate da stelle che sembrano fuochi d’artificio, speri-menti quanto l’essere umano sia piccolo rispetto alla natura.Eravamo partiti con l’idea di andare in missione per portare il nostro contributo, dando una mano in lavori manuali, cu-cina, orto, pulizie, cucito, manutenzioni varie. Questo è quanto abbiamo portato oltre che qualche genere alimentare in valigia. Ma quello che abbiamo ricevuto da questa esperienza è stato molto di più.Molta è la gente povera. Povertà materia-le e povertà spirituale.Abbiamo visto in molti di loro quell’at-teggiamento rassegnato di chi per molti secoli ha vissuto la schiavitù. Tuttora su-

biscono la predazione delle risorse mine-rarie da parte di multinazionali america-ne. Lo Stato non esiste e le 80 missioni della OMG sparse nel territorio fanno quello che possono.Ciò per cui ci è stato utile questo viag-gio è aver capito che noi qui con il nostro contributo economico finanziamo le mis-sioni che altrimenti non potrebbero esi-stere. Loro sono volontari in prima linea che hanno scelto la missione per dare un senso alla propria vita, noi qui suppor-tiamo e sosteniamo le loro opere. Opere volte in particolar modo alla educazione scolastica e professionale di molti bambi-ni e ragazzi poveri.Siamo partiti con l’intento di aiutare loro ma abbiamo portato a casa altrettanto da questo viaggio. Prima di tutto ci siamo disintossicati da una tecnologia che a vol-te ci rende schiavi del tempo. Abbiamo ricevuto affetto e riconoscenza da parte dei volontari italiani. Abbiamo imparato che si può vivere con meno pretese. Ci ha soprattutto colpito il modo di rapportarsi con la morte. La morte è percepita come un fatto naturale che non mette ansia e disperazione. Tanto altro avremmo da dire di questo viaggio ma crediamo che il racconto non renda come può essere il vi-vere un’esperienza e allora se sentite il de-siderio di intraprendere questa avventura non aspettate troppo… Buon viaggio.

Luisa e Francesco Dal Toè Sono Sofia del clan Gabbiano Jona-than del gruppo scout Chiampo 1

e quest’estate dal 25 luglio al 2 agosto ho partecipato al World Scout Moot (WSM) in Islanda. Il WSM è un evento internazionale pro-mosso dall’Organizzazione Mondiale del movimento scout che si tiene ogni quat-tro anni ed è rivolto a giovani e capi di età compresa tra i 18 e i 25 anni; quest’anno si è svolto in Islanda e vi hanno partecipa-to 5000 scout provenienti da 96 nazioni.Il tema è stato “Change!”, ovvero “cam-biamento” in tre prospettive: in se stessi, nella propria comunità e nel mondo.Dopo un’uscita di preparazione, tenutasi a Bologna il primo weekend di aprile, as-sieme al contingente Italiano - composto da 202 ragazzi e 4 capi -, sabato 22 luglio sono partita alla volta dell’Islanda.Ho trascorso i primi due giorni con gli al-

tri italiani in una parrocchia di Reykjavik: ho potuto visitare la capitale e conoscere le meraviglie della natura per cui l’sola è famosa: cascate e geyser. Ne ho approfit-tato anche per partecipare ad una messa in islandese e trascorrere dei momenti di riflessione condotti da padre Simone, guida spirituale degli italiani.L’evento è cominciato ufficialmente il 25 luglio con la cerimonia di apertura con spettacoli, canti e i discorsi di saluto. Da quel momento in poi ho vissuto tutto l’evento con la mia pattuglia (“patrol”) composta da dieci scout di nazionalità diversa (nel mio caso: cilena, brasiliana, tedesca, austriaca, svizzera e ovviamente italiana). Con la patrol ho condiviso tutto: il cibo cucinato da noi, la tenda, il diverti-mento, l’avventura. Mi limito a menzionare solo qualcuna delle numerosissime attività: l’attraver-samento di un lago in canoa, le escursio-ni, il tiro al piattello, i giochi vichinghi, il servizio civile per la comunità di Haf-narfjörður, le tavole rotonde, la “giorna-

Sofia Faedo

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ta internazionale” (durante la quale ogni nazione ha potuto raccontarsi con video, foto e cibo). Ricorderò sempre, oltre alla natura in-contaminata, al sole di mezzanotte e allo scambio di fazzolettoni e distintivi, la ce-rimonia inter religiosa: momento di pre-ghiera in cui i rappresentanti delle prin-cipali religioni presenti al Moot si sono incontrati per pregare assieme per una buona riuscita dell’evento in simbolo del-la tolleranza.Il World Scout Moot mi ha permesso di incontrare persone di tutto il mondo in un contesto di fratellanza, essenzialità e stile scout. Prova ne è che con i miei nuo-vi amici della patrol ho stretto un forte legame di amicizia superando gli ostacoli della lingua e delle diverse culture.Un elemento che mi ha fatto riflettere è la capacità dello scautismo italiano cattoli-co (AGESCI) di fondere il cattolicesimo con lo spirito di Baden Powell (fondatore degli scout), facendone un elemento ca-ratterizzante e distintivo in tutto il pano-rama scout mondiale, in un contesto di forte senso di appartenenza e di rispetto per le tradizioni.Spero di portare nella mia comunità, ol-tre a nuovi giochi, canti e bans, anche le nuove idee basate sullo spirito di Cam-biamento che mi sono state trasmesse durante il campo.Ringrazio tutto il Gruppo Chiampo 1 e la Comunità Capi di avermi dato l’opportu-nità di partecipare e di avermi sostenuto fin dall’inizio in questa esperienza.

PELLEGRINI SÌMA CON IL SORRISO

Il pellegrinaggio è un viaggio, un an-dare verso luoghi considerati sacri;

ci si fa come stranieri, staccandosi per il tempo necessario dalla quotidiana routi-ne della propria vita, assumendo rischi e fatiche materiali e spirituali. Una pratica antichissima quella del pellegrinare, ma capace di resistere anche in questo tempo tanto da registrare nel 2017 un aumento dei partecipanti e, dato non poco signifi-cativo, l’aumento dei pellegrini al di sotto dei trent’anni. Il cammino dei due santua-ri, dalla Pieve di Chiampo alla chiesa della Madonna della Corona, è ben conosciu-to e praticato nella nostra vallata: molti sono i gruppi che ogni anno si mettono in cammino e attraversano le sette valli della Lessinia fino a raggiungere le pendici del monte Baldo, percorrendo sentieri diversi, passando per i rifugi Bertagnoli e Pertica, oppure per l’abitato di Giazza, superando la Podesteria e il passo delle Fittanze, at-traversando altrimenti le contrade di Bo-sco Chiesanuova ed Erbezzo, incontrando lungo il cammino numerosissime opere di devozione e capitelli, paesaggi meraviglio-si, luoghi dove il tempo sembra essersi fer-mato. Strade diverse, come diverse sono le motivazioni che spingono i pellegrini a intraprendere il cammino: ecco che allora si trovano a condividere la strada persone spensierate, spinte dalla curiosità o dall’a-more per la bellezza della natura, persone appesantite da angosce e difficoltà, magari pellegrini bisognosi di una grazia, per sé

o per qualcuno di caro, persone devote a Maria, persone in ricerca… I compagni di viaggio, ognuno unico e irripetibile, sono stati nelle mie esperienze di pellegrinaggio alla Madonna della Corona l’aspetto più bello, vorrei dire quello più emozionante, quello che più mi ha donato gioia, perché durante il cammino non mancano avven-ture e occasioni che, strada facendo, ci aiu-tano ad aprire il nostro cuore, a dialogare e ad ascoltare chi sta faticando al nostro fianco. È nell’incontro con il prossimo che abbiamo l’occasione vera di incontrare Gesù, che a sua volta è stato pellegrino e compagno di viaggio dei discepoli di Emmaus, ai quali seppe riscaldare i cuori e spazzare via la tristezza che li accompa-gnava. Dal 1989 è nato il gruppo Amici di Chiampo, desiderosi di creare un pel-legrinaggio adatto a più persone possibili e anche al mondo femminile, decidendo

perciò di affrontare il cammino con calma, attrezzandosi con tende e cucina mobile per potersi accampare e riposare. Un’i-dea che si è fatta tradizione soprattutto grazie alla dedizione e alla disponibilità di chi, ogni anno, si dedica all’organizzazio-ne della “carovana”. Con il passare degli anni anche le persone che compongono il gruppo cambiano, ogni anno si aggiungo-no “nuovi” pellegrini, emozionati e a vol-te impauriti al via, ma vi posso assicurare che il sorriso sui volti di tutti non tarda a comparire. Sguardi radiosi, risate, lunghe chiacchierate e confidenze, e passo dopo passo la montagna del Santuario sembra avvicinarsi: questo è pellegrinare verso la Madonna della Corona, camminando con gioia e senza indugio, proprio come fecero i discepoli di Emmaus dopo aver ricono-sciuto il Signore. Pellegrini sì, ma con il sorriso!

Mauro Florio

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Daniela Fenner

LA MIA ESPERIENZADI VOLONTARIA

FOTONOTIZIA

Sono una volontaria del gruppo SO-GIT AGNO-CHIAMPO e deside-

ro raccontare la mia esperienza.Ho iniziato frequentando il corso di primo soccorso organizzato dal gruppo SOGIT, e poi piano piano ho continuato e sono en-trata in questa grande “avventura”.Sono mamma di tre figli, ma questo non è stato un ostacolo anzi, sono sempre riuscita a conciliare tutto, famiglia, SOGIT e altro.Varie possono essere le motivazioni che spingono ad entrare in SOGIT. Io mi sono detta: “Se sono utile agli altri la mia vita ha un senso!”.Dopo un tempo di prova, affiancata sem-pre da un altro volontario, sono entrata a fare parte del gruppo come soccorritrice abilitata all’uso del defibrillatore.Il mio compito era il trasporto di persone per terapie e visite ospedaliere, con l’ambu-lanza o l’auto attrezzata per le carrozzine.Piano, piano ho conosciuto tutti i volonta-ri ed ho imparato molto da tutti loro. Sen-za accorgermi, sono trascorsi quattro anni con il gruppo e ho ricevuto grandi soddi-sfazioni e complimenti dai medici che ho

incontrato nei vari ospedali di Valdagno, Vicenza… Devo dire che l’esperienza è servita anche per i miei famigliari.Il servizio vuol dire prima di tutto impe-gno, costanza e dono del proprio tempo. Fare il volontario del soccorso non è uno scherzo, richiede serietà. Però chi viene nel gruppo SOGIT riceve molto: il sorriso di un paziente o il suo sfogo, l’amicizia del tuo equipaggio e la voglia di agire uniti, l’esperienza e l’esempio dei più “anziani”, la passione dei più giovani.Venite quindi con le vostre motivazioni e fatele crescere continuamente nelle rela-zioni con le persone. Non servono supe-reroi, ma persone che con sensibilità e le capacità acquisite mettano a disposizione gratuitamente il loro tempo, che sappia-no accostarsi alle situazioni di bisogno e sofferenza, che vogliano essere cittadini consapevoli e responsabili del ruolo che assumono, che credano al valore del dono e del rispetto per tutti.Ringrazio di cuore i volontari SOGIT, i me-dici, gli infermieri e tutti i collaboratori, con l’augurio di continuare nel loro cammino.

A conclusione riporto la preghiera del volontario che ho scritto per me e per quanti vorranno servirsene

Signore,fammi buon amico di tutti,

fa che la mia persona ispiri fiducia:a chi soffre ed è solo,

a chi cerca la luce ed è lontano da te,a chi vorrebbe cominciare e non sa come,

a chi desidera confidarsi ma non ne è capace.Signore,

aiutami, perché non passi accanto a nessunocon il volto indifferente, con il cuore chiuso,

con il passo affrettato.Donami l’umiltà per accorgermi

delle persone che mi stanno accanto,e sono preoccupate o sofferenti.

Signore,donami una sensibilità

per andare incontro a tutti,liberami dall’egoismo,

perché ti possa servire, amaree ascoltare in ogni fratello.

Amen

Ai futuri volontari dico: una buona azione non è mai perduta! Ora tocca a te!grini a intraprendere il cammino: ecco che allora si trovano a condividere la strada persone spensierate, spinte dal-la curiosità o dall’amore per la bellez-za della natura, persone appesantite da angosce e difficoltà, magari pelle-grini bisognosi di una grazia, per sé

MARCHESINI BRUNO E TIBALDO LIVIA, qui ritratti con gli invitati il 14 settembre 1967.Avrebbero ricordato quest’anno i 50 anni di matrimonio, ma per Bruno la morte è sopraggiunta ben prima. La moglie e i figli desiderano ricordarlo con questa foto.

Non siamo a Natale, ma il giovane Matteo Scolaro è già all’opera per allestire il presepio in Via Tadiei con la collaborazione attiva delle famiglie Marchesini e Boschetto, oltre che di numerosi amici. Quest’anno il presepe avrà un tema, preso da un versetto del libro del profeta Osea: “La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Os 2, 16).

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Sicuramente forte dell’esperienza acquisita in passato don Vittorio,

nostro parroco, ha ritenuto di dar vita anche a Chiampo a un Centro di ascolto e di accompagnamento per venire incon-tro a situazioni di disagio economico e non solo.Il Centro sarà come una succursale di quello presente in Vicariato con sede ad Arzignano.Qual è la sua finalità?- Anzitutto offrire un incontro fatto di

ascolto e di presa a cuore delle perso-ne in difficoltà.

- Predisporre con gli interessati un piccolo programma che permetta di superare, almeno in parte, la situa-zione di disagio.

- Mantenere i contatti con i servizi so-ciali del Comune, le Associazioni e i gruppi caritativi e di solidarietà al fine di comunicare informazioni utili e attuare forme di collaborazione.

- Presentare i servizi offerti dalla Ca-ritas vicariale e avviare la necessaria documentazione, nel rispetto della privacy. I servizi, chiamati STRADE (Servizio Territoriale Relazione di Accompagnamento nella Difficoltà Economica) sono i seguenti:1. Sostegno di vicinanza a favore di

famiglie e/o persone in difficoltà economica temporanea dovuta, a titolo esemplificativo, a perdita

e/o precarietà di lavoro.2. Microcredito etico e sociale ri-

volto anch’esso a famiglie e/o persone in momentanea difficoltà economica, ma in possesso dei re-quisiti richiesti per accedere a pic-coli prestiti dal sistema bancario cooperativo convenzionato, con un massimo di 4.000,00 euro da restituire con rate mensili tarate sulle effettive possibilità di rim-borso del richiedente.

3. Possibilità di ricorrere, sempre tramite STRADE di Arzignano, ad altri servizi inerenti problema-tiche economiche di ben diverso spessore quali, ad esempio, usura, eccessiva esposizione debitoria...

Un breve cenno sui due principali servizi:Sostegno di Vicinanza nasce ed è retto dalle offerte che ciascuno può inviare all’Associazione Diakonia Onlus, brac-cio operativo di Caritas Vicenza, offer-te che godono anche di deducibilità o detraibilità fiscale (è consentito inoltre richiedere che l’offerta venga devoluta a famiglie della parrocchia) e si sostanzia in un intervento economico mensile, di

onlus CHIAMPO

SOLIDARIETÀUMANA

ASSOCIAZIONE

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SOLIDARIETÀ50

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FESTA DI RINGRAZIAMENTO

LO SPORTELLOCARITAS A CHIAMPO

Questa parola, che sentiamo vera, ci porta ogni anno a lu-

glio in pellegrinaggio alla Pieve per rin-graziare il Signore che ci ha sorretti nelle varie attività e per il cammino fatto as-sieme.All’appuntamento ci troviamo: il Consi-glio Direttivo, le Volontarie e i Volontari operativi, e i famigliari dei Missionari da noi assistiti. Tutti insieme portiamo avan-ti questa Associazione, dando ciascuno quello che può: preghiere, tempo, dena-ro, consiglio. Sarà il Signore a trasforma-re la nostra offerta in pane spezzato per tutti.In questa occasione si uniscono a noi i Missionari che sono rientrati per un pe-riodo di riposo; quest’anno abbiamo avuto la presenza gradita del nostro par-roco che ha presieduto l’Eucarestia.Come sempre, gentilmente ospitati dai Padri Francescani, ci intratteniamo poi per un semplice momento conviviale, al quale segue la relazione-informazione di ogni Missionario presente.La preghiera conclusiva è rivolta alla Vergine Maria, affinché tenga aperto il cammino intrapreso 48 anni fa, senza di-menticare la Comunità ecclesiale e civile e tutti i benefattori che hanno creduto in questa opera.

Nella foto scattata alla fine della S. Messa sono presenti da sinistra: fratel Mariano Lovato, don Franco Folco, padre Ernesto Bicego, padre Danilo Boschetto, il nostro parroco don Vittorio Montagna, padre Giambattista Nicolato, suor Flora Tibaldo, don Piergiorgio Paoletto, suor Rosa Bertilla Zordan e don Girolamo Venco.

Luisa Marchetto a nome dell’Associazione“Solidarietà Umana ONLUS”

“Senza di me non potete far nulla”, ci ricorda Gesù.

Giuseppe Roscio

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norma della durata di 6/8 mesi, in favore di famiglie e/o persone in difficoltà tem-poranea.

Chi intende collaborare può versare il proprio contributo attraverso bonifico a: ASSOCIAZIONE DIAKONIA ON-LUS - Banca Popolare Etica - Filiale di Vicenza - IBAN: IT 82 Y 050 18118000 0000 0107 933, con la causale: “Soste-gno di vicinanza a favore di famiglie di Chiampo”.Microcredito, come dice la parola stes-sa, è un finanziamento richiesto, solo tramite STRADE, e che, per la sua natu-ra, necessita di una valutazione specifica ed approfondita prima di arrivare alla banca erogatrice. Il Centro di Chiampo avvierà la procedura che poi sarà com-pletata ad Arzignano.

Luogo, giorno e orario di apertura del Centro: la sede è la stessa della S. Vin-cenzo, il giorno è il mercoledì, a partire dal 4 ottobre, dalle ore 17 alle 19. Ovviamente trattasi di servizio volonta-rio, ragione per la quale si rivolge, sin d’ora, un appello a persone (uomini o donne), disposte ad offrire una picco-lissima parte del proprio tempo libero (si pensa un paio di ore la settimana in un’unica giornata) ed in prosieguo a fre-quentare uno specifico corso presso Ca-ritas Vicenza.

SCRIVOA TE…

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ESTATE A CAMPOFONTANA 53

Carissima casa di Campofon-tana,

forse nessuno ti ha scritto, ma chissà quante persone ti portano nel cuore.Il tuo tetto blu e i tuoi balconi verdi sono segni distintivi, ma c'è tutto il vissuto dentro i muri e tra i boschi e i prati che fanno di te un baule pie-no di ricordi per tanti ragazzi, gio-vani e adulti.E anche quest'anno sei stata testi-mone di tante avventure, risate e giochi. Ti abbiamo vista cambiare e lo stesso abbiamo fatto noi: siamo cresciuti, sono emersi i nostri lati più deboli ma anche i più divertenti, le nostre debolezze e i nostri talenti.Per questo ti diciamo grazie per-ché rimani un punto fermo e una sicurezza per tutta la comunità di Chiampo.Ci rivediamo presto

Elena Belfiore e Jessica Zoccante

Giliola Mecenero

Anna Maria Disconzi

I NOSTRI GIOVANIANIMATORI

CON GLI ALPINIA CAMPOFONTANA

Adolescenti: i ragazzi e le ragaz-ze che vengono a Campofonta-

na come animatori sono in questa fascia d'età. Una fase complessa, quando si è an-cora aperti alla vita, assetati di esperienze, desiderosi di divertimento, ma si guarda già avanti, per vedere cosa si vuole diven-tare. E da Campofontana gli animatori tornano con una nuova consapevolezza: quella di essere già abbastanza grandi da poter fare da guida a qualcun altro. Far da guida comporta essere responsabili delle proprie azioni, del proprio linguaggio, dei propri atteggiamenti, dell'uso dei mezzi tecnologici... una forte presa di coscienza di se stessi, quindi.È toccante e riempie di speranza vedere questi ragazzi e queste ragazze dall’aspet-to moderno, con i loro piercing e tatuaggi d’ordinanza, il cellulare sempre in carica, rimboccare le lenzuola, dare il bacio del-

Alpini non si nasce ma si diventa per tutta la vita e oltre… Que-

sto suggestivo corpo militare è conosciu-to da tutti per il cappello portato con orgoglio, le adunate oceaniche e i canti diventati patrimonio di tutti. Gli alpini sempre in prima linea per intervenire ad aiutare nelle varie calamità che si abbat-tono sul territorio, pronti a correre dove c’è bisogno, senza vantarsi e senza chie-dere applausi o riconoscimenti.Una giornata con gli alpini è l’appunta-mento che Chiampo rinnova ogni anno. Da alcuni anni ci si ritrova a Campofon-tana nel prato attiguo alla casa della par-rocchia. Quest’anno siamo saliti lassù la domenica 16 luglio. Già dal giorno pri-ma gli alpini avevano predisposto tendo-ni, tavoli, panche, cucina campale e al centro del campo una tenda e un tavolo

la buonanotte, incoraggiare i bambini, cantare e ballare con loro e, nell’intimo momento della preghiera, col capo chino, prendersi cura della loro vita interiore. Cari ragazzi e ragazze, nessun motto è più adatto per voi di quello di Alice: “Il mio percorso lo scelgo io”. Continuate a nuo-tare controcorrente! Grazie, animatori, siete scintille di speranza.

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per la celebrazione eucaristica.Di buon mattino hanno cominciato ad arrivare alpini, famigliari e simpatiz-zanti. È stato tutto un salutare con ab-bracci e strette di mano. Alle 11.30 il nostro parroco d. Vittorio ha celebrato la s. Messa, molto partecipata; sono stati ricordati gli alpini che nell’ultimo anno sono “ andati avanti” (come si dice nel gergo alpino): è stato un momento molto commovente e ad ogni nome pronuncia-to seguiva un rintocco di campana.Arrivata l’ora del pranzo, gli alpini lo hanno servito personalmente, atten-ti ad ogni richiesta. Pranzo gustoso ed abbondante e non poteva mancare del buon vino.Il pomeriggio è trascorso in allegria con musica e chiacchiere fino a sera. Ai nostri alpini è rimasto il compito di smontare, pulire e lasciare tutto in ordine come fanno sempre. Bravi, anzi bravissimi.

I CAMPIDELLE MERAVIGLIE

‘‘Come stavo bene a casa mia!” pen-sava la povera bambina. “Là non si diventava a ogni momento grandi o piccoli. E neanche ci sono topi o coni-gli che vengono a darti ordini, come se fosse una cosa naturale. Non avrei do-vuto seguire il Coniglio nella tana… eppure… eppure… in fondo questo genere di vita è abbastanza curioso. Vorrei sapere che cosa potrà succeder-mi ancora!’’ (dal romanzo “Alice nel paese delle meraviglie”).

Alice ha dovuto affrontare la paura del “nuovo”: si è ritro-

vata in luoghi strani, con figure diver-se, spesso un po’ bizzarre. Il suo co-raggio nell’affrontare l’avventura le ha permesso di scoprire MERAVIGLIE

che non avrebbe mai potuto vivere se fosse rimasta nella normali-tà della sua vita.Quante volte anche noi come Alice, ci rinchiudiamo dentro le nostre sicurezze, il nostro mondo! 150 ragazzi di Chiam-po, tra i 9 e i 13 anni, hanno sperimentato il “nuovo” nei campi estivi a Campofon-tana, dove sono stati guidati ad esplora-re tre RELAZIONI

fondamentali: con la NATURA, con GLI ALTRI e con DIO.Attraverso sei “slogan-meraviglie” (CO-NOSCENZA, CORAGGIO, DIFFI-COLTA’, ASCOLTO, GENTILEZZA, ALLEGRIA) i capi campo e gli anima-tori hanno fatto rivivere loro il viaggio di Alice: un percorso che non si può fare da soli, ma che ha bisogno dei compagni, anche se poi le scelte restano al singolo.Tra un’avventura e l’altra, Alice ci inse-gna anche a STUPIRCI per le MERA-VIGLIE della vita e ci stimola a vivere il tempo in modo creativo, incuriositi (e non spaventati) da quello che il futuro ci riserva.E allora quell’ “eppure” diventa una pa-rola importante, una parola che apre ad un mondo nuovo (il campo estivo) che fa crescere e diventare persone più respon-sabili tutti quelli che vi sono coinvolti.

Antonella e Giliola

CON I RAGAZZI DI 4a E 5aELEMENTARE

Partire per una settimana di camposcuola è sempre un’av-

ventura, non conosci i ragazzi, hai mille preoccupazioni per la testa, ma tanta voglia di metterti in gioco, ma come ha detto un piccolo del campo “a Campo-fontana tutto è possibile!!”. Così è partito il campo il 2 luglio con 32 ragazzi di 4-5 elementare, accompa-gnati dagli animatori Lorenzo, Flavia, Martina, Valeria e Noemi.Se dovessimo immaginare com’è stato questo campo ci verrebbero in mente due “foto”: il giorno della camminata e l’attività “l’ora del té”.L’immagine della camminata fatta alla “grande quercia” (in realtà si tratta di un faggio), e finita a casa con i gavetto-ni… E poi il momento della preghiera fatta all’aperto, nella più bella delle cat-tedrali, madre natura, seduti nel prato, davanti a un capitello. Lo slogan di quel giorno era di San Paolo “Quando sono debole, allora sono forte”, quasi a raccontare quello che questo campo ha sperimentato nel piccolo, le proprie de-bolezze, soprattutto iniziali, ma tramu-tate poi in punti di forza.Capendo che da soli non si va da nessuna parte e solo insieme si può crescere, fa-cendo ognuno, personalmente e in silen-zio, il proprio “passetto” in avanti, cia-scuno con i suoi tempi e con i suoi modi.Come seconda immagine, l’attività “l’ora del tè”, tema del giorno, “la

Daniela e Antonella

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gentilezza”.I ragazzi danno l’impressione di non sa-per ascoltare perché sembrano distrat-ti, ma invece sanno osservare e quando vogliono mettono in pratica. Diciamo questo perché ci ha colpito molto come hanno saputo creare e allestire, in tanti modi curiosi e gentili il proprio angolo, per accogliere lo staff animatori a pren-dere il tè.E se dovessimo cantarlo questo campo, useremo le parole del canto “Come un prodigio” (salmo 139), che abbiamo co-nosciuto attraverso la cantautrice Debo-rah Vezzani, parole che hanno fatto in-

travedere ai ragazzi quanto Dio ci ama.Esperienza fatta a più mani, dagli anima-tori che hanno imbastito e lavorato sodo per fare le attività nei migliori dei modi, e i cuochi Virgilio, Gabriella, Marzia e Franca, i nostri eroi che sapevano ren-dere ogni momento della giornata lieto, con le loro delicatezze culinarie.E in questa formula, ringraziamo anche i genitori, per la fiducia data e trasmessa

anche ai propri figli, cosicché il tutto è risultato più efficace, perché solo il la-voro di squadra può ottenere buoni ri-sultati, e ci sentiamo di aggiungere che ‘’solo le grandi fatiche portano a grandi mete’’ e a tempo debito si vedranno an-che i frutti… Fatica dell’allontanamen-to, delle comodità perse, delle nostre sicurezze temporaneamente saltate… eppure, senza cellulari, giochi elettronici e altro, i ragazzi hanno vissuto un’espe-rienza forte, che resterà dentro di loro, perché la grande vera MERAVIGLIA È L’ALTRO, ed è solo attraverso la relazio-ne che scopriamo chi siamo veramente.

E possiamo dire che questi ra-gazzi, all’inizio un po’ timoro-si, hanno sapu-to mettersi in gioco e ognuno di loro ha fatto il suo passo in avanti, e come diceva don Car-lo, si sono lascia-ti ‘’modellare

come vasi d’argilla’’, cogliendo l’impor-tanza di quest’esperienza… Questo di-mostra sempre di più quella bellissima preghiera di A. de Saint-Exupéry, fatta al campo che diceva “dammi non quello che io desidero, ma solo ciò di cui ho dav-vero, bisogno. Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi”.

CAMPO3ª MEDIA

Noi animatoriIl campo scuola di terza media quest'an-no ha avuto come tema una storia tratta

dai libri e dai film della trilogia "Lo Hob-bit". È la storia di un hobbit (un piccolo uomo) che viene invitato a intraprendere un viaggio, che lo porterà ad "uscire" dalla sua comoda vita quotidiana per aiutare una compagnia di nani a riconquistare il proprio tesoro. Questo viaggio porterà lo hobbit a conoscere se stesso, mettendo a disposizio-ne i propri talenti per i suoi compagni di viaggio. "Se tornerai non sarai più lo stes-so.." con questa frase, tratta dal libro e dal film, abbiamo spronato i ragazzi a vivere questa esperienza come un'opportunità di condivisione e crescita. Grazie alle varie e diverse attività svolte, i ragazzi hanno spe-rimentato la gioia dello stare insieme in uno stile semplice di vita cristiana.Attività e giochi sono stati tutti adattati alle storia, seguendo gli atteggiamenti previsti per ogni giornata. Partendo con la cammi-nata il primo giorno abbiamo imparato a conoscerci, condividendo la fatica e la sod-disfazione di arrivare alla vetta. Non sono mancati momen-ti di riflessione, come il deserto e la giornata del-le testimonianze (si ringraziano suor Anna, Simo-ne&Chiara con il piccolo Giovanni, Davide e Diego). Molti sono stati

anche i momenti di giochi e svago, come i tornei, i giochi d'acqua, le avventure nel bo-sco e la cucina fai-da-te.Tutto quello che abbiamo condiviso ci ha permesso di creare un gruppo unito e coin-volto. La preghiera ha scandito il ritmo di ogni giornata, dedicando tempo al mattino e alla sera con numerosi canti e con l'aiuto di don Carlo. La veglia di preghiera dell'ul-tima sera, attorno al falò, ha concluso il camposcuola con la consegna del Tau, per essere, come dice Papa Francesco, "Chiesa in uscita": aprirsi al mondo e non temere le difficoltà della vita, ma rischiare e buttarsi sapendo che al nostro fianco Gesù fa il tifo e cammina con noi!Vogliamo ringraziare calorosamente i cuo-chi: Massimo e Mirella, Pina e John per aver cucinato abbondantemente e per averci ser-vito in allegria.Gli animatori sono tornati stanchi, ma sod-disfatti nella speranza che quanto seminato in questo campo porti frutti abbondanti per il bene dei nostri ragazzi e della comunità.

Gli animatori Ivan, Davide Z., France-sca, Stefano,Beatrice, Davide D.Z.,

Simone, Chiara

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La testimonianza di due ragazziSiamo partiti da casa senza sapere cosa ci aspettava, l’unica cosa di cui eravamo a co-noscenza è che sarebbe stato un campo atti-vo e avventuroso. Tutto è cominciato con un film che ci ha guidato per l’intera settimana: “Lo Hobbit”. A partire da qui, nei giorni a seguire, gli animatori hanno poi organizzato numerosi giochi all’aperto, anche in mezzo al bosco, alcuni già conosciuti negli anni precedenti, altri del tutto nuovi, con lo sco-po di esprimere in maniera dinamica le varie tematiche emerse dalla storia del film. Gior-nate intense, ma non è comunque mancato il tempo libero per conoscerci meglio tra animati e animatori. Particolarmente piace-vole è stato cucinare all’aperto per il proprio gruppo. La tradizionale camminata, pur se abbastanza lunga e faticosa, si è comunque rivelata un momento intenso di condivisio-ne tra di noi. Durante il campeggio abbiamo anche ascoltato alcuni testimoni (Suor Anna Tibaldo e Simone Negro con sua moglie Chiara), che sono venuti a trovarci e che ci hanno raccontato la loro esperienza e scelta di vita. Alla fine di questa esperienza siamo tornati a casa diversi, migliorati, con un ri-cordo caro impresso in noi.

IL CAMPO DI PRIMA E SECONDA TAPPAFabio Zenari

e Matteo Biolo“Come argilla nelle mani del vasaio” (Geremia 18, 5)

Dal 6 al 13 agosto ho avuto la possibilità di condividere una

settimana a Campofontana con ben 42 ragazzi di prima e seconda tappa.Diciamo la verità: a volte l’idea di vivere un camposcuola con un nutrito grup-po di “ragazzotti” di questa fascia d’età può creare un po’ di ansia. Eppure, al di là della loro vivacità ed esuberan-za, c’è qualcosa di prezioso in questi campi. Sì, perché questi giovani stanno vivendo un’età unica. Da un lato sono ancora ragazzi, ma dall’altro comincia-no a fare discorsi più da adulti; da un lato provocano, ma dall’altro chiedono dialogo e ascolto; da un lato vogliono apparire forti, dall’altro rivelano (come tutti) una tenera fragilità; da un lato, quando sono in gruppo, sembrano “spaccare il mondo”, dall’altro, quando li si incontra individualmente, il loro atteggiamento muta radicalmente; da un lato vogliono trasgredire, dall’altro, se si tenta la via del dialogo con loro, è possibile che dalle loro labbra esca la parola “scusa…”. Mi viene in mente una recente affermazione di Papa Fran-cesco, secondo cui i giovani hanno una qualità che agli adulti manca, ossia la capacità di perdonare. Credo sia vero: questi ragazzi magari si arrabbiano per un nonnulla, ma poi rivelano una sin-golare duttilità, che li porta a ricucire gli strappi con altrettanta facilità. Ecco,

questa è certamente un’età di contraddi-zioni, ma anche un’età in cui i ragazzi sono alla ricerca sincera della loro identità. Cer-to, non è facile: l’attenzione (anzi, la sfida) educativa verso questi giovani richiede pazienza e comprensione, ma anche una certa fermezza.Scrivo questi pensieri sulla scia della re-cente lettera pastorale del nostro Vescovo, dal titolo “Che cosa cercate?” (Gv 1, 38), che per l’appunto mette a tema la necessi-tà del dialogo aperto e non giudicante con le giovani generazioni.In un paio di occasioni ci siamo trovati - io e gli animatori - nella situazione di dover richiamare i ragazzi. In quei momenti ho pensato proprio che il modo migliore per interagire con loro era quello di trattarli da persone, alle quali si richiede responsabi-lità, e non da ragazzini ai quali minacciare improbabili punizioni. Durante la settimana di camposcuola sono rimasto colpito dalla quantità di energie che questi giovani hanno in corpo: tutto il giorno in movimento e alla sera spesso avevano voglia di tirare tardi! Per me, che

ormai stavo vivendo con una certa stanchez-za le ultime fasi di un’e-state piena di impegni e attività, la sfida era asso-lutamente impari! Pro-prio per questo, credo sia doveroso ringraziare gli animatori Davide, Matteo, Giada, Linda, Anna e Silvio, anch’essi

piuttosto esausti alla fine della settimana! Li ringrazio, soprattutto perché nei torri-di sabati pomeriggio di giugno e luglio li vedevo riunirsi nella Casa della Dottrina, subito dopo pranzo, per organizzare il campo. Una dedizione al proprio servizio che va custodita e guardata con un pizzico di orgoglio.Altro ringraziamento va alle cuoche Lu-ciana e Mariella, con i rispettivi mariti: mi hanno detto di non aver mai lavorato così tanto come quest’anno, soprattutto perché, come si suol dire con espressione gergale, avevamo ragazzi “di bocca buo-na”, che mangiavano come cavallette! Del resto, l’appetito è sempre un buon segno.Mi ha colpito, poi, la facilità con cui que-sti ragazzi legano tra di loro. Amano “fare gruppo” e così non ho mai visto nessuno, durante la settimana, che fosse “tagliato fuori” dalle diverse attività e dai giochi. Durante il tempo libero, alcuni correvano sul campo da calcio, altri su quello di pal-lavolo, ma nessuno se ne stava seduto da solo per conto proprio.Ho colto un bello spirito di solidarietà e di

don Carlo

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collaborazione anche quando, divisi a grup-pi, i ragazzi si sono preparati il pranzo, cu-cinando al fuoco, nella giornata di giovedì. Ancora, ho apprezzato la loro creatività e fantasia, nell’interpretare le attività di volta in volta proposte dai loro animatori. In particolare, il martedì è stato loro chie-sto di realizzare un plastico, progettando la costruzione del futuro che vorrebbero nel loro paese di Chiampo. Ne sono uscite proposte davvero originali!Diversi i momenti di allegria e divertimen-to: non potevano così mancare i classici giochi d’acqua, in una settimana baciata dal sole, mentre giù a Chiampo si boc-cheggiava dal caldo.Durante la settimana c’è stato spazio an-che per un incontro-testimonianza con alcuni volontari dell’ACAT, venuti a tro-varci, i quali ci hanno fatto riflettere sulla piaga dell’alcoolismo tra i giovani. Infine, non poteva mancare una bella escursione, impegnativa al punto giusto: da Campo-

fontana giù fino a Giazza per poi risalire a Malga Fraselle. Da qui, infine, ritorno a casa, passando per Cima Lobbia, dalla quale abbiamo ammirato uno splendido paesaggio, che abbracciava visivamente la Piatta, la Val Chiampo, la pianura vicen-tina e quella veronese e il lago di Garda!La proposta di riflessione che ho svolto durante la settimana ha preso a riferimen-to la figura del profeta Giona, riletta con i testi delle canzoni dei Negramaro e con alcuni oggetti simbolici che di giorno in giorno hanno arricchito la nostra cappel-lina. Dialogare di spiritualità con gli ado-lescenti consente anche questa libertà e creatività nell’articolare la preghiera.Ma quest’estate a Campofontana ho utiliz-zato spesso anche un’altra immagine tratta dai libri profetici, quella della vicenda di Geremia, in cui Dio paragona l’uomo ad un pezzo informe di argilla, che sta per essere trasformata in uno splendido vaso dalle provvidenti mani di Dio (Geremia

18, 5). Ecco, magari questi nostri ragazzi possono a volte sem-brarci “grezzi” come un pezzo di argilla, ma hanno in sé quel-la capacità di essere modellati, affinché ognuno di loro possa diventare, nei tempi di Dio, un’opera d’ar-te unica. Buon cammino a que-sti ragazzi e ai loro animatori!

CAPOCAMPO: UN’AVVENTURA

Mai mi sarei immaginato che quella domenica mattina

Suor Piercarla mi avrebbe chiesto di partecipare a un campo estivo come capo-campo. Non ho detto “NO” sin da subito, ma sinceramente ho messo in moto tutte le mie remore o i fattori che mi avrebbero potuto tener lontano dalla proposta ricevuta. Ho pensato che non sarebbe stato facile far coincidere esigenze lavorative e familiari per vive-re una settimana staccato dalla famiglia in una casa in montagna con ragazzi

dell’età di mio figlio. Mi sentivo incapa-ce e impaurito di fronte a quella nuova avventura che mi si apriva davanti. Ho allora chiesto con semplicità a Dio e pro-vato a mettere un po’ in disparte le mie ansie, titubanze e paure, così ho cerca-to di uscire dal guscio per mettermi in gioco. Ho accolto la proposta e mi sono trovato, senza neanche accorgermene, catapultato in una casa molto più grande della mia a vivere un’esperienza e un’av-ventura nuove assieme a ragazzi, anima-tori e cuoche. Le giornate, scandite non dal fluire inesorabile del tempo, ma dalle attività programmate, vissute a contatto con la natura: gioco, laboratori, mo-menti di riflessione e verifica, alternati tra colazioni, pranzi, cene e momenti di preghiera. Quale gioia potersi dedicare agli altri... La mia gioia più grande: l’ab-braccio di un bambino dopo una paura che svanisce. Questo è il ricordo più bel-lo che porterò per sempre nel cuore.

La celebrazione della Cresima si svolgerà sabato 25 novembre alle ore 15.30 (I tur-no) e alle ore 18.00 (II turno). Avremo tra noi il vescovo mons. Agostino Mar-chetto, che per molti anni ha servito la S. Sede come nunzio apostolico in vari

CRESIMAPaesi del mondo e che ora è uno studioso appassionato e competente del Concilio Vaticano II. Papa Francesco, di cui è ami-co, lo ha definito “il migliore interprete del Concilio”.

Mariano Faedo

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63CUOCA A CAMPOFONTANA

Marzia Graizzaro

Tutto è nato da una domanda: "Vieni a fare la cuoca a Cam-

pofontana?". Subito ho pensato di non essere in grado, di non farcela fisicamen-te, ma dopo averne parlato in famiglia, ho accettato la proposta ed oggi devo ringraziare molto chi me l'ha fatta. Mi sono presa una settimana di ferie dal 2 al 9 luglio e invece della solita spiaggia, sono arrivata tra il verde e l'aria fresca di Campofontana. Una settimana impe-gnativa: sveglia all'alba e via subito con la preparazione della colazione e poi, con il nostro programma in mano, via con tutto il resto. Il nostro motto era "prendiamoci avanti" e così facendo siamo riuscite ad organizzare pranzi e cene per soddisfare anche i palati più esigenti e delicati dei bambini/ragazzi di 4ª e 5ª elementare, con i loro animatori e capi campo per un totale di 46 persone. Alla sera, dopo aver riordinato la cucina, eravamo spettatori alle serate dei ragazzi e di seguito alla preghiera della sera nella bella cappellina della casa: un momento per ringraziare il Signore che ci ha accompagnato durante la giornata. Pregare, riflettere e cantare con loro ci ha fatto sentire parte del cam-po, e ci fatto tornare indietro di diversi anni, quando eravamo noi ad animare o ad essere "animati" sempre in questa casa. E dopo la preghiera tutti a letto, per riposarci e riprendere le forze per un'al-

tra giornata di attività e di cucina. Ritor-nata a casa mi è sembrato di essere come Alice nel Paese delle Meraviglie quando era diventata grande grande: la cucina di casa mi sembrava piccina, le pentole minuscole. Devo dire che personalmente questa esperienza mi ha dato tanto: ho imparato trucchi e segreti in cucina, ma soprattutto ho potuto mettermi al servi-zio degli altri in un modo piacevole: nulla è più ripagante del "grazie" di un bambi-no per aver mangiato bene e con piacere. Spero di poter ripetere la stessa esperien-za. Grazie infine a Gabriella che mi ha offerto questa possibilità; con lei quante sane chiacchiere ci siamo fatte. Grazie al resto dello staff: Pina, Franca e Virgilio.

Domenica 25 giugno: Battesimo di 5 bambini.

* Purtroppo non è stata fatta una foto di gruppo dei 6 bambini battezzati sabato 24 giugno.Manca anche la foto della bambina battezzata il 21 luglio.

Sabato 26 agosto: Battesimo di 2 bambini.

FOTOBATTESIMI

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CAMPO 3a E 4a TAPPAA ROMA

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CAMPI IN ITALIA E ...64

Roma, la città eterna. Un tuffo tra le antiche rovine e le grandi basiliche,

forte simbolo di fede per milioni di cristia-ni. Per noi ragazzi di Terza e Quarta tappa sono stati cinque giorni molto impegnativi sia fisicamente che spiritualmente. Abbia-mo visitato le quattro basiliche principali per il cristianesimo (Santa Maria Maggiore, San Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le mura e San Giovanni in Laterano), ammi-rando con stupore l’estensione delle cata-combe di San Sebastiano, il panorama visto da Castel Gandolfo, residenza estiva del Papa, la grandezza dei musei Vaticani e dei suoi giardini. Della Roma Antica abbiamo visitato invece il Colosseo, i Fori Romani e la Via Appia Antica. L'esperienza che ci ha se-gnato di più è stata l'udienza di Papa Fran-cesco, poterlo vedere da vicino e ascoltare le sue parole ci ha emozionati. Il gruppo com-patto e unito, gli animatori sempre disponi-bili, la generosità e la semplicità delle suore e la maestosità di questa città hanno reso questa esperienza unica e indimenticabile.

Valeria, Flavia e Sofia La nostra esperienza a Roma non è stata soltanto una vacanza, bensì

un’occasione per conoscere meglio noi stes-si, i nostri compagni di viaggio e la nostra relazione con Dio. Roma, città ricca di storia e di arte, è anche una meta ambita da molti pellegrini provenienti da tutto il mondo ed è proprio così che abbiamo cercato di vive-re questo camposcuola estivo diverso dal solito. Ciò ci ha permesso di renderci conto della maestosa bellezza della Chiesa, sco-perta maggiormente durante l’udienza con papa Francesco. Un grazie particolare va ai nostri animatori, che hanno rinunciato alle loro ferie e hanno organizzato questa cam-po fantastico! Ringraziamo anche le suore canossiane che ci hanno ospitato presso il centro Bakhita!

Anna ed Emma

Gli animatori

Era da molto tempo che l’AC di Chiampo non organizzava un cam-

poscuola a Roma con i propri giovanissimi: l’ultima volta è stata nel 2009. Noi educatori di 3a e 4a tappa sentivamo che fosse giunto

il momento di proporre di nuovo ai ragazzi un campo-pellegrinaggio nella capitale della cristianità, alla riscoperta delle radici cristiani della nostra cultura e, soprattutto, della nostra vita. La volontà che i ragazzi potessero vivere un’esperienza di “ritorno alle

origini”, lì dove tutto ebbe inizio e dove con-fessare la propria fede significava la morte ha vinto le fatiche che l’eccezionale ondata di caldo ha inevitabilmente portato con sé.Tra i momenti più significativi che abbiamo vissuto con i ragazzi vi è innanzitutto l’u-dienza con Papa Francesco in Aula Paolo VI. Portiamo ancora con noi l’emozione di vedere da così vicino il Papa, e qualcuno di noi è addirittura riuscito a dargli la mano!

Poi portiamo ancora con noi il ricordo della visita alle catacombe, il momento di deserto e di riflessione lungo la Via Appia Antica, lì dove Pietro incontrò Gesù e dove prese la decisione finale: morire per il proprio Ma-estro, vincendo la tentazione di scappare e abbandonare i primi cristiani di Roma.Non abbiamo mancato di visitare il sacrario delle Fosse Ardeatine: un appuntamento “laico”, ma significativo per ricordarci le atrocità della seconda guerra mondiale e la volontà che questa non accada più.Siamo stati ospitati dalle suore canossiane di Roma, dove abbiamo sperimentato la bel-lezza e la semplicità della vocazione religiosa di questo Istituto di suore nato proprio nelle nostre terre (Verona) e presente sul nostro territorio (Arzignano e Schio).

Ogni domenica i cristiani di riuniscono in Assemblea, non per discutere ma per accogliere il dono della Parola di Dio, dell’Eucaristia e della comunione fraterna.Ogni tanto è bene ritrovarci anche per trattare argomenti che riguardano la vita della parrocchia. Per questo ci incontrere-mo giovedì 26 ottobre alle ore 20.30 nel teatro parrocchiale. Di che cosa parlere-mo? Ecco una traccia:

- C’è un futuro buono per la parrocchia? Che cosa pensiamo della nostra parroc-

ASSEMBLEA PARROCCHIALEchia? Ci sono proposte concrete?- La trasmissione della fede alle nuove ge-nerazioni: quali i punti di forza e quali le carenze?- La situazione economica della parroc-chia, i lavori eseguiti, quelli in fase di ese-cuzione e/o di progettazione.- Interventi liberi…

Chi è invitato? Sono invitati tutti coloro cui sta a cuore il presente e il futuro della nostra comunità. La partecipazione dirà la misura del nostro amore alla parrocchia.

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TESTIMONIANZEDAL CAMPO MOBILEDI 5A TAPPA

Riccardo

Già a vedere lo zaino che

avremmo dovuto portar-ci dietro durante tutto il campo mobile, il primo pensiero è stato "ma chi me lo fa fare?". Sape-vo che non sarebbe sta-ta una passeggiata, ma a dire il vero ero anche molto motivato perché questa esperienza la vedevo come una sfida e avevo voglia di superarla con le mie forze, con le forze del nostro grup-po. È stata una delle esperienze più belle della mia vita e i motivi che l'hanno resa così bella sono sicuramente i panorami mozzafiato di cui abbiamo goduto, ma anche la fatica dei kilometri percorsi e lo stare insieme in un ambiente diverso dal solito, quasi insolito per un gruppo di Azione Cattolica. Sono fiero del no-stro gruppo, fiero di vedere che nessu-no ha mai mollato e che ci si è sempre aiutati a vicenda pur di raggiungere le nostre mete. È stata un'avventura che si-curamente sarà indimenticabile per tutti e personalmente ritengo che mi sia ser-vita anche per formare il carattere e la mia persona, dato che abbiamo dovuto metterci in gioco. Penso che non c'era miglior modo per concludere il nostro percorso di tappe e consiglio veramen-

Anna Carson ha detto: “L’unica regola del viaggio è non tor-

nare come sei partito. Torna diverso”. Penso che queste parole rappresentino al meglio il cammino che abbiamo fatto. Abbiamo camminato e faticato insieme, ci siamo aiutati quando ne avevamo bi-sogno e questo ha rafforzato il nostro legame. Questa esperienza ci ha regalato molte emozioni e, anche se abbiamo ter-minato il percorso di tappe, continuere-mo a sostenerci e a volerci bene, pronti ad iniziare un nuovo cammino.

Marina

Per concludere il nostro percorso di 5 anni di tappe, io e miei amici abbia-

mo vissuto l'esperienza del campo-mobile. Nonostante non sapessimo cosa ci aspet-tasse, siamo partiti con lo zaino carico, ma soprattutto con le nostre preoccupazioni, aspettative e la voglia di divertirci. Tra salite, discese, nebbia e vento ci sono stati momen-ti in cui eravamo stanchi, ma condividendo fatiche e tante soddisfazioni abbiamo impa-rato a conoscerci ancora meglio, aiutandoci a vicenda. Il titolo del campo era: "Perché no?", che sta ad indicare la voglia dei nostri animatori di spingerci a non perdere le belle occasioni che ci verranno presentate nella vita e a non avere mai paura di metterci in gioco. L'arrivo alla casa di Campofontana è stato davvero emozionante e ci ha regalato tanta soddisfazione, ma allo stesso tempo ci siamo resi conto che la bellissima esperienza vissuta era purtroppo già finita.

Giorgia

Giada

Avete presente il film di Hanna Montana quando Travis dice a Mi-

ley "la scalata è dura ma la vista è splendi-da"? Ecco, non c'è frase che può descrivere meglio questo campo. Le fatiche sono state tante, i momenti di panico quando crede-vi di essere nel punto più alto poi facevi la curva ed era ancora salita, i momenti in cui ti chiedevi perché eri lì a faticare invece di essere al mare in spiaggia a prendere il sole, i momenti in cui a causa della nebbia non ti vedevi neanche i piedi, ma poi arrivavamo e non c'era gioia più grande che guardarsi in-

dietro e vedere che tutta quella strada l'ave-vamo fatta noi coi nostri piedi e con i nostri 10 kg sulle spalle, guardarsi intorno e vedere tutto da Venezia al lago di Garda ed esserci arrivati con le proprie forze ma soprattutto con la forza del gruppo. Siamo stati molto uniti sin dalla prima tappa e questo campo è stato il finale perfetto, ci siamo aiutati l'uno con l'altro e insieme siamo arrivati alla fine. Grazie di cuore a tutti.

te anche ad altri gruppi di fare questa esperienza. Per finire volevo ringrazia-re i miei animatori e tutti gli amici del gruppo per questi cinque meravigliosi anni; sono sicuro che rimarremo legati per sempre.

Il campo mobile è stata per me una esperienza nuova, un po' faticosa ma

molto bella perché abbiamo visto posti me-ravigliosi e siamo diventati un gruppo più unito. Non dimenticherò le attività svolte assieme, i momenti di condivisione e di di-vertimento. Grazie di cuore per l'aiuto che mi avete dato e per questa esperienza indi-menticabile.

Alice

Devo dirlo, dopo 5 anni di tappe gio-vanissimi di Azione Cattolica, mi

mancherà molto questa bellissima realtà che mi ha fatto crescere e maturare con un bel-lissimo gruppo di amici... Noi, la tappa '98. Il Campo Mobile è stata l'ultima "tappa", l'ultimo campo, in preparazione a cosa? Al futuro, al corso base per diventare anima-tori, ma anche alla vita che avremo davanti, al lavoro o all'Università.. In fondo, è vero, non è facile, ma bisogna mettersi in gioco, quindi... Perché No?

Giulio

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Venerdì 5 ottobre 2012: l’inizio di un’avventura durata ben 5 anni!

Partiti in 38 e poi arrivati in 14, quante espe-rienze significative abbiamo vissuto insieme!Per noi animatori sono stati anni di crescita, gioia, condivisione e talvolta anche di fatica. Oltre agli incontri settimanali al venerdì sera abbiamo avuto la possibilità di trascorrere 3 campi scuola estivi e 5 campi scuola inver-nali nell’amata casa di Campofontana con i nostri ragazzi. Quanti bellissimi ricordi af-fiorano alla mente! L’esperienza ad Assisi nel 2016 è stata ma-gnifica ed unica: il gruppo si è ancor più consolidato, ma la ciliegina sulla torta è sta-ta l’avventura del campo mobile di questa estate. Nonostante la stanchezza e la fatica siamo tutti riusciti a vivere al meglio quattro giorni intensi di cammino. Tutte queste esperienze hanno portato i ra-gazzi a professare davanti alla comunità la loro fede: per noi animatori è stata veramen-te una grande soddisfazione. Grazie ragazzi per questi 5 anni, sono volati, vi porteremo nel cuore! Buon cammino.

Martina e Alberto Roberta

“Per tenere il passo della vita, abi-tati dallo Spirito”: l’espressio-

ne è di Armida Barelli (1882-1952), co-fon-datrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel breve campo dell’AC Adulti, che si è svolto ad Assisi dal 14 al 16 luglio, ci è stata proposta come testimone, a 65 anni dalla scomparsa, questa “donna oltre i secoli”. La relatrice dott.sa Barbara Pandolfi (vice-po-stulatrice della causa di beatificazione) ha saputo entusiasmarci con i racconti della sua vita; tale figura di donna credente rima-ne per noi una testimonianza preziosa che ci sollecita a vivere da laici nella Chiesa dentro la storia del nostro tempo.Altri momenti significativi sono stati l’in-contro a Spello con la presidenza nazionale di Azione Cattolica e la preghiera sulla tom-ba di Fratel Carlo Carretto.Quanto vissuto in questi pochi giorni è stata un’occasione per rigenerare il corpo e lo spi-rito. Io vi partecipo sempre molto volentieri e vorrei allargare l’invito ad altre persone per il prossimo anno.

Noi lupetti del Branco Seeonee del gruppo scout Chiampo 1° abbia-

mo passato le vacanze di Branco presso la Base Scout Airone di Erbè (VR). Siamo partiti la mattina di domenica 23 luglio rispondendo alla chiamata alle armi dell’imperatore e nella settimana trascor-sa assieme abbiamo aiutato Mulan e i suoi amici a difendere la Cina dall’invasione de-gli Unni e a trovare la propria strada.Nonostante il gran caldo, abbiamo supe-rato brillantemente il duro addestramento

iniziale, che ci ha permesso di affrontare al meglio le prove dei giorni successivi: la cam-minata del mercoledì con visita alla risaia, la biciclettata dei lupetti del terzo anno alla scoperta di Erbè e Isola della Scala (un sen-tito ringraziamento va agli Amici della Bici di Isola) e la visita alla fattoria didattica, du-rante la quale abbiamo preparato formaggio e biscotti con le nostre mani.Non sono mancati i momenti di gioia! Oltre

ADULTI A.C.AD ASSISI

CON I LUPETTI A ERBE’(VR)

ai cerchi serali (conditi da bans, canti e gio-chi), il venerdì abbiamo festeggiato la vitto-ria sugli Unni con una grande cena tradizio-nale cinese; per questa occasione la sala da pranzo è stata abbellita da lanterne, ventagli e festoni fatti da noi.Abbiamo anche avuto modo di conoscere meglio, grazie ai momenti di catechesi, al-cune delle più importanti Donne di Fede (la Madonna, Santa Chiara, Madre Teresa…) le quali hanno sacrificato completamente se stesse per servire Dio e il prossimo. Il campo si è concluso domenica 30 luglio nel pomeriggio condividendo con i genitori le esperienze vissute e con la celebrazione della S. Messa. Buona Caccia!

Domenica 19 novembre nella S. Messa delle ore 11.00 festeggeremo le coppie che quest’anno ricordano il 25° e il 50° di matrimonio e tutte quelle che vor-ranno partecipare. Dopo la Messa vi sarà il pranzo comunitario. La festa sarà preceduta da un incontro di preghiera giovedì 16 novembre alle ore 20.30 in oratorio. Per informazioni e adesioni ri-volgersi entro il 10 novembre a Piero e Oriana (329-3559276) o a Gianfranco e Paola (329-2306621).

ANNIVERSARI DI MATRIMONIO

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VACANZE DI BRANCONELL’ISOLA MISTERIOSA

Quelle che precedono la partenza per le Vacanze di Branco (il cam-

po estivo dei lupetti) sono certamente tra le settimane più intense di tutto l’anno asso-ciativo. Sono giorni pieni di idee che ronza-no in testa e di riunioni organizzative. A un certo punto, però, capita di incontrare per caso una lupetta che ti dice: «Sai che man-cano solo sedici giorni al campo? Non vedo l’ora!». In quel momento, capisci che anche tu, Vecchio Lupo (capo scout) navigato che ha superato indenne più di qualche Vacanza di Branco, non vedi l’ora di partire, proprio come lei.Arriva finalmente il grande giorno, si cari-ca tutto e si parte alla volta di Erbè, in pro-vincia di Verona. Dal 30 luglio al 5 agosto siamo stati ospiti della Base scout “Airone”, un edificio confiscato alla mafia e dato in gestione al Gruppo Scout Tartaro Tione 1, che l’ha sapientemente ristrutturato e reso accessibile a tutti, vista la mancanza di bar-riere architettoniche. La base è circondata da spazi verdi e da un boschetto e si è rive-lata la cornice perfetta per l’ambientazione che avevamo scelto per il nostro campo: la misteriosa e rigogliosa isola di Piro Piro. I nostri lupetti hanno vissuto numerose av-venture in compagnia di Lucrezio, turista squattrinato, e di Pirò, esperto conoscitore di usi e costumi locali e del territorio. Biso-gna dire che gli incontri col clima tropica-le che regna in quel luogo e con le native

farfalle vampiro, conosciute comunemente come zanzare, non sono stati tra i più piace-voli, ma siamo sopravvissuti tutti con entu-siasmo. La permanenza sull’isola ci ha per-messo di affrontare coi nostri lupetti alcune tematiche riguardanti il ridurre gli sprechi (acqua, cibo, elettricità e materiali) e il rispet-to per l’ambiente. Abbiamo giocato molto e stimolato la nostra creatività utilizzando ma-teriali diversi. Durante la visita alla fattoria didattica ci hanno insegnato a fare la ricotta e, una sera, abbiamo mangiato la pizza fatta con le nostre mani. Durante la settimana ci siamo lasciati guidare da San Francesco, in particolare dal meraviglioso Cantico delle Creature, che ogni giorno ci ha fornito un nuovo spunto per la preghiera. Vedere il sorriso sulle facce (stanche, a dire il vero) dei nostri lupetti l’ultimo giorno di campo è stata sicuramente la soddisfazione più grande, e ora li aspettiamo per iniziare con entusiasmo un nuovo anno.Buona caccia.

I Vecchi Lupi e i fratellini/sorelline del Branco Rupe Gruppo Scout Reparto Scout Chiampo 1

CAMPO “REPARTO”SCOUT

Noi ragazzi del Reparto di Chiam-po quest'anno siamo andati moo-

olto lontano per il nostro campo estivo: la ridente collina sopra Brogliano ha ospitato noi e le nostre tende sopraelevate per più di 10 giorni!La fatica è stata tanta, anche perché il cal-do non ci ha dato tregua, ma non possiamo nemmeno iniziare a raccontarvi quanto sia soddisfacente riuscire a costruire da sé il proprio riparo per la notte, il proprio ba-gno o la propria doccia, anche se magari non di ultima generazione! La nostra giornata-tipo iniziava con una "graditissima" sveglia alle 04:27 ad opera di un gallo locale, con effettiva discesa dal-le palafitte alle 7 del mattino, ginnastica e successiva colazione. Quasi tutte le attivi-tà quotidiane erano state preparate, prima della partenza, dai nostri compagni più grandi con l'aiuto dei Capi: preghiera quo-tidiana, camminata, tornei, giochi d'acqua, gara di cucina, botteghe tecniche, anima-zioni per i cerchi serali... Tutto rigorosa-mente all'aria aperta!Nel corso della veglia alle stelle abbiamo anche mantenuto acceso il fuoco della no-stra squadriglia per un'intera notte!Il momento più bello per noi del Reparto, però, è da sempre il Raid, un'uscita che ogni squadriglia vive in autonomia, cam-minando e divertendosi insieme per due giorni, dormendo in un rifugio costruito con le proprie mani.

Ed ecco, l'ultima sera di campo... Per i più grandi è stato il momento dell'assegnazione dei totem, un nome di animale e un agget-tivo rappresentanti dei lati importanti del loro carattere: dopo una prova di abilità e il tradizionale salto del fuoco, hanno passato una nottata in solitaria nelle vicinanze del campo, riflettendo su se stessi e sul proprio imminente passaggio alla branca del Novi-ziato.Non sono mancati dei momenti che ci hanno messi alla prova ma, fedeli alla no-stra Legge: "Gli scout sorridono e cantano anche nelle difficoltà", li abbiamo supera-ti senza abbandonare mai il buonumore. "Estote parati!" (Siate pronti!) è il nostro motto, e ben presto anche le strutture ab-battute dalla tempesta che ci ha colpito sono state ricostruite!

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GLI SCOUT DEL CLANIN ALBANIA

NOVIZIATO SCOUTIN PIEMONTE

IL MASCIA SANTIAGODI COMPOSTELA

Noi Scout del Clan Gabbiano Jonathan quest’anno abbiamo

deciso di intraprendere un cammino di-verso dagli anni precedenti scegliendo di andare all’estero, in Albania, spinti dalla voglia di conoscere e incontrare nuovi luoghi, culture, tradizioni.Il campo si è svolto a Melgush, un pic-colo villaggio a nord dell’Albania, dove la popolazione è principalmente cristia-no-cattolica.Il lungo viaggio è iniziato a Padova; in treno abbiamo poi raggiunto il porto di Bari, da cui ci siamo imbarcati sulla nave per Durazzo, fino ad arrivare a Melgush in pullman.Lì eravamo ospiti di suor Rosa, una suo-ra italiana che gestisce le attività religio-se di quella comunità cristiana.Il nostro servizio com-prendeva quattro attività principali:- sistemazione e messa in sicurezza del campo da calcio del convento;- attività ricreative e di-dattiche per i bambini;- aiuto alla casa di cura psichiatrica di Bushat;- visita alle abitazioni e conoscenza dei cittadini del luogo.Abbiamo inoltre avuto modo di ascoltare delle

testimonianze di cittadini albanesi per poter comprendere meglio la storia e le abitudini del loro paese e abbiamo visi-tato l’ex carcere di Scutari risalente ai tempi della dittatura.Grazie a questo campo siamo riusciti a conoscere l’Albania, paese dalle nume-rose contraddizioni. Pur essendo uno Stato un po’ arretrato riesce a trasmet-tere valori come l’accoglienza e la gene-rosità.La popolazione è legata alle tradizioni, capace di dimostrare l’amore per la pro-pria patria e la voglia di rinascere.Un ringraziamento particolare va alla comunità di Chiampo che ci ha fornito molto materiale per i lavori di ristruttu-razione e ci ha consentito di accumulare materiale di prima necessità da offrire alla

comunità albanese (at-trezzi da lavoro, cancelle-ria, farmaci); grazie anche a tutte quelle persone che hanno contribuito al no-stro autofinanziamento.Un grazie infine a suor Rosa per averci ospitato e guidato durante i mo-menti di preghiera/con-divisione e ai capi Clan che ci hanno accompa-gnato e seguito in questo campo.Estote Parati!

Andrea Berti e Alberto Tezza

Italo, Giuliana, Mariano, Elena, Valentino,Edda,

Bruno, Cristina, Sergio, Mariella

Noi ragazzi del Noviziato ab-biamo vissuto l’esperienza del

campo mobile in Piemonte, nel parco naturale della Val Grande, vicino al Lago Maggiore. Siamo partiti lunedì 7 agosto da Malesco, un paese vicino a Domodos-sola, e siamo arrivati venerdì 11 a Ver-bania, attraversando le montagne. Nei primi giorni abbiamo camminato sotto la pioggia, circondati dalla nebbia, lungo un sentiero impervio, con salite e discese che si alternavano. Nonostante ciò, non ci siamo dati per vinti perché sapevamo di poter contare l'uno sull'altro: abbiamo, infatti, avuto la possibilità di conoscerci meglio, capendo i nostri limiti e aiutando-ci a vicenda nel superarli. Tutto sommato possiamo dire di esserci divertiti e di aver saziato la nostra fame di avventura.

Il Noviziato Scout

Il gruppo Masci di Chiampo, dopo la positiva esperienza dell'ago-

sto scorso al campo di formazione al Monte Argentario, ha accolto anche quest'anno la proposta del Masci na-zionale: “Vivere da adulti scout facen-do il Cammino di Santiago”.È così che i sogni diventano realtà... Era infatti un desiderio che ognuno di noi sentiva da tempo; molti amici e conoscenti, anche del nostro paese, ci avevano raccontato con gli occhi luci-di la bellezza e la profondità di questa esperienza; ma le difficoltà organizza-tive, la coscienza di qualche capello brizzolato di troppo e i mille dubbi che umanamente ognuno porta come auto-giustificazione, ci hanno sempre fatto rimandare la partenza.La lettura quindi della proposta detta-gliata presentata dal Movimento Na-zionale ha subito portato tutti a dare la propria disponibilità all'iniziativa, scatenando un entusiasmo che pensa-vamo prerogativa di altre età.Ecco perciò che nei mesi primaverili abbiamo iniziato un allenamento setti-manale consci che l'entusiasmo aiuta, ma il fare gamba è necessario per arri-

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vare alla meta...Le escursioni del mercoledì sera ci han-no fatto conoscere e apprezzare luoghi e contrade del nostro territorio che non conoscevamo, dando a ciascuno via via sicurezza e coscienza delle proprie forze.Vari sono i percorsi che hanno come meta Santiago de Compostela, a seconda dalla zona di partenza; il percorso propostoci dal Masci Nazionale è stato quello del Cammino Inglese, così chiamato in quan-to era quello frequentato fin dal XII seco-lo dai popoli scandinavi, inglesi, scozzesi e irlandesi, che via mare arrivavano nei porti di Ferrol o La Coruña in Galizia, nella Spagna nord occidentale diretti ver-so la Terra Santa.Il 4 agosto siamo partiti da Bologna con destinazione Vigo, da dove siamo risaliti fino a Ferrol, luogo d'incontro con altri adulti scout della Puglia, della Liguria e dell'Emilia che avevano aderito a questa iniziativa, guidati con grande spirito con-dottiero da un piemontese con sangue veneto...Fatte le presentazioni di rito, rinfrancati da un corroborante caffè “quasi” italiano, con lo zaino carico di un essenziale equi-paggiamento e nell'animo un timoroso entusiasmo, ci siamo messi in cammino.Le tappe giornaliere, di circa 20 km, ci hanno fatto conoscere caratteristiche cit-tadine galiziane, quali Neda, Pontedeu-me, Betanzos, Bruma e Sigueiro, attra-versando zone rurali ed estesi boschi di

eucalipti quasi in un'atmosfera da favo-la, costeggiando a tratti un meraviglioso oceano, camminando per sentieri e stra-dine inseriti in un paesaggio tipicamente nordico-inglese, chiaramente indicati da cippi con la classica conchiglia, simbolo del Cammino.Il nostro procedere ha avuto come linea di riflessione personale e di gruppo la lettura e la condivisione della Lettera di Giacomo, che invita ad avere una fede che nasce dall'ascolto della Parola e porta ad agire non solo a parole ma con i fatti. Il fare strada assieme ad altri, elemento caratterizzante dello spirito scout, ci ha aiutato a sentirci pellegrini e collaborato-ri per un mondo migliore.L'arrivo a Santiago, venerdì 11 agosto, dopo circa 130 km, è stato per tutti emo-zionante: la piazza era gremita di giova-ni, adulti, bambini, scout di vari Paesi ed alcuni anche della nostra provincia, tutti stanchi ma carichi di gioia per l'esperien-za indimenticabile vissuta. Il ritiro della Compostela, una pergamena a testimo-

nianza di aver compiuto il Cammino, è stata per tutti motivo di orgoglio da far vedere un giorno ai figli dei nostri figli.L'emozione al saluto con gli altri scout di ritorno alle proprie famiglie ci ha ricor-dato i tanti momenti di allegria e condi-visione: le mille foto ricordo, le riflessioni in gruppo, le spontanee battute gioviali,

FESTIVAL DEI GIOVANI A GANDÍA (VALENCIA - SPAGNA)

le condivisioni gastronomiche, il riposo a volte rumoroso… tutto ciò ha cementa-to un'amicizia nata camminando in ter-ra spagnola, uniti dal caro fazzolettone scout.

Più di quaranta giovani della Comunità Abramo sono stati

protagonisti del Festival internazionale YouHope vissuto lun-go la costa meridiona-le della Spagna, tra le diocesi di Valencia, Ca-stellón e Alicante, spin-ti dal forte messaggio lanciato da Papa Fran-cesco nell’Esortazione Apostolica dell’Evan-gelii Gaudium: “Nessu-no è escluso dalla gioia portata dal Signore”. È proprio la gioia dell’in-contro personale con Cristo che muove all’an-nuncio della Sua Parola in tutto il mondo, perché altri possano, a loro volta, farne esperienza.Il Festival, organizzato dalla Comunità Abramo a Gandía, è stata una preziosa

occasione di collaborazione tra le tre diocesi di Valencia, Castellón e Alicante, nelle quali hanno avuto luogo le inizia-

tive proposte, con il di-retto coinvolgimento di molti giovani spagnoli. Tutti i partecipanti han-no vissuto in un clima di profonda comunione e condivisione nonostan-te le lingue e le culture diverse, mettendosi in gioco insieme nella mis-sione nelle città e nelle spiagge, sperimentando la gioia di essere fratelli in Cristo.

L’allegria del Vangelo ha accompagnato ogni

momento di preghiera e formazione, di evangelizzazione di strada, visita ai po-veri, agli ammalati e alle famiglie. La gioia non è mancata nemmeno durante

Il saluto del Cardinale di ValenciaAntonio Cañizares

La Comunità Abramo

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la giornata dedicata ai tornei di pallavolo e calcio sulla spiaggia, né durante la sera-ta di festa tra i giovani, i quali per primi hanno testimoniato di aver provato gran-de consolazione nel cuore per aver vissu-to un’esperienza viva e profonda in Dio.La Comunità Abramo, presente dal 2013 in Spagna, a Malta, Roma e Tori-

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STORIA, ARTE E MEMORIE 77

I giovani al Festi-val YouHope Gandía 2017

LA VOCAZIONE CRISTIANADELLA FAMIGLIA MISTRORIGO

Ogni famiglia, credo, sarebbe ben felice di avere un volume

come quello di Antonio Scavazza - La vocazione religiosa della famiglia Mistrorigo. Dal 1400 ai primi decenni del 900. Sacerdoti e religiose. Oratori, edicole e capi-tello votivo (Chiampo –Vicenza. 2017) - che ripercorre ben sei seco-li di storia, dal 1400 al 1900. Il lavoro prende le mos-se da una promessa, fatta da Antonio Sca-vazza al vescovo mons. Antonio Mistrorigo nel lontano 1979, quando si impegnò a ricostruire la storia delle vocazioni religiose della famiglia Mistrorigo. Ha tenuto fede a questo impegno con un lavoro durato molti anni e costato tanta fatica, e questo libro ne è il frutto. La famiglia Mistrorigo prende origine da un capostipite, «Henricus teutonico bar-bitonsor de Alemania», figlio di Johannes

de Basilea de Alemania, che scese dalla Svizzera, all’epoca territorio completa-

mente tedesco, nel XV secolo, e si insediò ad Arzignano. Come poi fecero in molti della famiglia Mistrorigo, Henricus si diede da fare, frequentò perso-ne di alto rango, for-mò una famiglia. Tutte queste notizie Scavazza riesce a trovarle tradu-cendo, con l’aiuto del prof. Luigi Zonin, un prezioso documento notarile quattrocen-tesco scritto in latino, scritto ovviamente con la grafia dell’epoca: ba-sta solo questo per ca-pire quanta fatica ci sia sotto le poche righe di notizie che l’autore ha scritto. Da questo testa-mento, dettato da Hen-ricus quando giaceva

a letto ammalato nella sua casa di Rai-sary (oggi Mistrorighi), in pertinenza di Chiampo, sappiamo che lasciò dei denari per l’anima sua, perché fossero celebrate

Prof.ssa Alba Lazzaretto

UN PREZIOSO DOCUMENTONOTARILE DEL 1400,SCRITTO IN LATINO,RIVELA LE ORIGINIDELLA FAMIGLIA

MISTRORIGO

no, e con specifici progetti in altri Paesi europei, coinvolge ogni estate un gran numero di giovani nei Festival YouHope, una delle attività principali di evange-lizzazione nata per rispondere all’invito di Papa Francesco di essere una Chiesa in uscita. Per informazioni si veda il sito web: www.youhope.it

Li conosciamo? Li viviamo? Li consideriamo superati? Ne accettiamo alcuni e ne scartiamo altri? E se fossero Parole che non tramontano, perché eterne, perché l’uomo di sempre ne ha avuto, ne ha e ne avrà bisogno? C’è un salmo, il più lungo di tutti, il salmo 119 (118) che canta le legge del Signore: vale la pena leggerlo. Il versetto 35 così re-cita: “Guidami sul sentiero dei tuoi coman-di, perché in essi è la mia felicità”.

LE DIECI PAROLE

A chi cerca la felicità ed è disposto a pa-garne il prezzo viene proposto un ciclo di incontri presso la Pieve a partire da vener-dì 3 novembre, ogni venerdì (esclusi il 17 novembre, l’8 dicembre e il 5 gennaio) alle ore 21.

Se vuoi saperne di più: Facebook, 10 Parole Chiampo; fra’ Lorenzo 340.8031816 ([email protected]); sr. Silvia 348.7241486.

I 10 Comandamenti e non solo

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messe, ma anche un appezzamento di ter-ra, in contrà Solarollo, per i sacerdoti ce-

lebranti. Un documento importante per capire non solo il pensiero e il costume di un individuo, ma anche per comprendere come si sia formata nei secoli la proprietà ecclesiastica.Con un fiuto da segugio e con una pazien-za certosina Scavazza ha scovato migliaia di documenti, atti notarili, testamenti, re-lazioni vescovili, e altre fonti tra le più di-sparate, per raccogliere ogni indizio utile a comporre il quadro biografico di ogni personaggio della famiglia che avesse scel-to la vocazione religiosa o avesse lavorato nell’ambito delle parrocchie. Scorrono così davanti al lettore le vite di sacerdoti, fabbricieri, suore. Non sono dimenticati nemmeno i luoghi sacri, come i “capitel-li” e gli edifici per il culto eretti su im-pulso dei privati, come gli oratori: sono

tutte testimonianze di quel “mantello di pietà” – come scrisse lo storico Gabriele De Rosa – che ricopre il Veneto, ma an-che tutto il territorio europeo, con que-ste piccole ma significative testimonianze

della fede popolare.Le fonti che Scavazza indaga sono tutte in-quadrate nel più ampio contesto storico e ci danno notizie davvero interessanti sul nostro territorio, sugli usi e costumi, sulla vita dei chierici e dei sacerdoti, seguendoli attentamen-te a partire dalle origi-ni, fino agli studi semi-nariali e alla loro opera

di pastori nelle parrocchie. L’intento non è soltanto storico, ma an-che di testimonianza, di invito a conosce-re il bene fatto da quanti, nella famiglia Mistrorigo, consacrarono la loro vita nella scelta religiosa, per trarre spunti di riflessione per un’esistenza «propensa al bene comune», come indica l’autore de-dicando il suo lavoro a mons. Antonio Mistrorigo, all’abate don Paolo, e a tutti i Mistrorigo.La dott.ssa Luigina Mistrorigo, nella sua bella introduzione al libro, manifesta la gratitudine della famiglia per questa fa-tica e sottolinea le caratteristiche di que-sto lavoro fatto con una grande dose di «ostinazione e umiltà»: due doti che tra-spaiono di continuo da ogni pagina del lavoro e che ben ritraggono il carattere di

Antonio Scavazza, «un Mistrorigo a tutti gli effetti per discendenza», come rileva Gustavo Mistrorigo nella sua presenta-zione del volume che è anche un ulteriore grazie all’autore.L’opera parte da lontano, addirittura dal-la diffusione del cristianesimo nel terri-torio vicentino, e si fonda su ampi scavi archivistici per trarre notizie relative ai personaggi religiosi della famiglia.Emerge, scorrendo le pagine di questa letterale miniera di informazioni, uno spaccato del mondo vicentino e rurale tra Rinascimento, Riforma e Controriforma, età dei Lumi e i secoli a noi più vicini. Vediamo un mondo di pellegrinaggi, di persone che lasciano donazioni alla Chie-sa per salvarsi l’anima, di migrazioni. Veniamo a sapere, ad esempio, che a Vicenza emigrò un notevole numero di tedeschi, tanto che nel 1542 il vescovo Ridolfi dovette con-trastare il luteranesimo che si era diffuso e aveva fatto molti proseliti. I tedeschi, che costituivano una chiesa riformata, favorivano l’arrivo continuo di predica-tori e sacerdoti dalle terre germaniche, costituendo una presenza importante nel nostro territorio. Scorrendo le biografie, troviamo molte notizie interessanti: ad esempio veniamo a sapere cosa era necessario per diventare

parroco. Un Antonio Mistrorigo, vissuto a fine ‘500, che divenne parroco a san Pie-tro Mussolino, venne esaminato dal capi-tolo della cattedrale prima che gli fosse affidata la parrocchia, e questo costituisce un esempio delle severa selezione che ve-niva fatta per scegliere i ministri del culto, selezione che continuerà fino all’età con-temporanea. Sembrerebbe una notizia di poco conto, ma invece ci fa comprendere come le parrocchie nel territorio fossero controllate, come i sacerdoti costituissero un’ossatura importante per il bene della popolazione, non solo per l’opera pasto-rale, ma anche perché dovevano essere acculturati, ed essere dunque guida, lievi-to, persone capaci di far aumentare il ca-pitale umano locale. Un fattore importan-

te di civilizzazione, anche dal punto di vista economico.Tra le pagine del libro troviamo an-che i grandi eventi dei secoli passati,

come la peste del 1630, che nel vicaria-to di Arzignano distrusse vite a migliaia. Possiamo anche capire di quali beni era dotata una parrocchia, attraverso l’inven-tario fatto da un notaio, che ci fa capire come i fedeli fossero fieri dei loro luoghi sacri, offrendo doni per abbellirli. Dalle relazioni delle visite pastorali veniamo a conoscere anche come poteva essere costituita una canonica: una casa mode-

L’OPERA DI ANTONIO SCAVAZZACI OFFRE UNO SPACCATO

DEL MONDO VICENTINO E RURALEDAL 1400 FINO AL 1900

Sabato 22 aprile 2017 nella chiesa dei Mistrorighi:presentazione del libro di Antonio Scavazza.

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sta, ma dotata di tutto quello che serviva per vivere, consentendo al sacerdote un’esistenza dignitosa, perché potes-se svolgere il suo lavoro di pastore con dignità. Vale la pena di sottoline-are il metodo di lavoro di Scavazza, che è stato quello di un se-gugio. Ad esempio, per trovare notizie su fra Giacomo, vissuto fra fine ‘500 e inizio ‘600, il nostro Antonio esamina docu-menti relativi a ben 39 conventi con tutti gli elenchi dei frati che vi erano ospitati, cercando di vedere se c’era tra loro que-sto fra Giacomo da Chiampo. Così facen-do ricostruisce anche la vita dei conventi, nei quali erano spesso ospitate anche al-cune scuole. Sappiamo così che nel con-vento dei francescani di Padova si studia-va 4 ore al giorno, 2 al mattino e 2 alla sera, e che nel 1630 agli allievi era proibito di portare «vestiti di colore, calzette di seta, ma-niche strafogliate, anelli alle dita, pia-nelle o scarpe con tacchi, e di avere la barba e i mustacchi tirati»! Ma di fra Giacomo non si trova traccia. Scavazza non lascia nulla di inten-tato prima di concludere che forse questo

fra Giacomo aveva con-dotto una vita semplice, piuttosto anonima, di cui non si trovano che scarne tracce, e non c’è nemmeno il suo atto di morte per la mancanza di molte pagine nel regi-stro parrocchiale.Dalle biografie dei Mi-strorigo veniamo a sa-pere che molte di queste

famiglie avevano fatto sacrifici per far stu-diare i loro figli in seminario. Andare pre-te non era così facile, e bene ha fatto Sca-vazza a cercare quanto si doveva pagare per studiare da prete, per dare veramente l’idea di quale era la situazione materiale, oltre che morale, in cui si viveva. L’occhio dell’autore è sempre attento anche agli eventi storici e politici e così troviamo che proprio 220 anni fa, nel 1797, ci furono le famose Pasque verone-si, quando il popolo di Verona si scontrò

con i francesi in-vasori, e sappiamo che a queste lotte partecipò anche un don Paolo Sesto Mistrorigo. Sono gli anni della fine della Repubblica Veneta, che malgra-do questi episodi

di eroismo non riuscì a far fronte a Na-poleone, e finì così la sua storia di Stato indipendente.Conosciamo sempre meglio, pagina dopo

pagina, anche le condizioni di vita delle famiglie, che erano in genere assai nume-rose, avevano dieci o più figli, talvolta vi erano anche più matrimoni, a causa delle vedovanza del capofamiglia. Da qui pos-siamo indovinare notizie sulla mortalità femminile, assai alta in caso di parto, per cui le seconde e le terze nozze, per il ma-schio, erano frequenti.Insomma il grande affresco della vita di tanti sacerdoti si snoda lungo ogni pagi-na, ma non vengono trascurate le donne, come suor Brigida (Brigitta) Mistrorigo, che nel 1819 entrò nell’istituto delle So-relle della Sacra Famiglia di Verona. An-che per diventare suore, però, era neces-sario che la famiglia sborsasse dei denari. Suor Brigida Mistrorigo venne aiutata dal nobile Muttoni di Vicenza, che in-tervenne in suo favore, mentre il fratello di Brigida si impegnò a pagare per il suo ingresso in convento 98 lire, 5 doppie di Bologna, 1 zecchino di Venezia e 1 lira di Milano. Davvero interessante questa sfilza di monete diverse che sono elencate per il pagamento dell’ingresso in conven-to di suor Brigida: ci fanno capire quanto divisa fosse l’Italia del 1821!

Il merito di questo libro è stato proprio quello di scavare nelle vite di tutti i giorni, per vedere come tante persone abbiano contribuito al bene comune, facendo al contempo grande anche la loro famiglia.Molto noti sono alcuni dei personaggi che sono biografati, come don Federico Mistrorigo, e il vescovo mons. Antonio, persona eccezionale nella fede, nell’amo-re per il prossimo, per l’arte, per la litur-gia di cui fu grandissimo esperto.Il volume riporta i loro scritti, ci offre po-esie, documenti rari, insomma ci fa com-piere una lunga passeggiata attraverso i secoli e le fonti che li documentano. Un ultimo esempio ci può dare testimo-nianza dello spirito che infiammava la famiglia Mistrorigo, ed è la lettera che Guglielmo, padre di don Federico Mi-strorigo, gli scrisse nel 1920, per la ce-lebrazione della sua prima messa solen-ne: la vita da sacerdote, scriveva il papà al figlio, non sarebbe stata «seminata di rose», come don Federico avrebbe po-tuto presto constatare. Ma quello che

A conclusione dell’incontro ai Mistrorighi: foto ricordo con la Corale del Duomo di Lonigo che ha animato la celebrazione della S. Messa.

LA RICERCA DI NOTIZIESU FRA GIACOMO

(FINE 1500 - INIZIO 1600)È ALL’ORIGINE

DI MOLTE INFORMAZIONIINTERESSANTI

SULLA VITA DEI CONVENTINEL NOSTRO VENETO

“ANDARE PRETENON ERA COSÌ FACILE…

SI DOVEVA PAGARE…ANCHE PER DIVENTARE SUORE

ERA NECESSARIO CHE LA FAMIGLIASBORSASSE DEI DENARI”

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contava era fare sempre, fino in fondo, il proprio dovere.L’ha fatto anche l’autore di questo libro, il suo dovere d’onore, mantenendo fede a una promessa antica. Ha offerto così a tutti i suoi lettori il frutto della sua fatica, e senza dubbio ha aggiunto un tassello significativo alla storia non solo della fa-miglia Mistrorigo, ma anche a quella del nostro territorio e della nostra società.

RICORDIDI UN TEMPO

LA “BERNADETTE” DEL BEATO CLAUDIO

Sono Annarosa Dal Maso, nata e residente a Chiampo, madre di

tre figli, nonna e bisnonna. Ho iniziato a scrivere decen-ni fa, per lasciare ai posteri una testimonianza di com’e-ra il modo di vivere di tanti anni fa, con gli usi, i costumi e le tradizioni ormai scom-parse.Sono stata una scolaretta durante il periodo della Se-conda Guerra Mondiale, in piena carestia. Sono stati anni di tragici avvenimen-ti. Nelle famiglie numerose erano forti i sentimenti di carità e soli-darietà e si aveva grande rispetto verso le persone più disagiate.

Il 16 marzo di quest’anno sono stata in-vitata dagli insegnanti della Scuola Me-dia Melotto a raccontare alle scolaresche la mia storia. Appena entrata nell’Istitu-to, sono rimasta sorpresa nel constatare il gran numero di allievi e avevo timore di non riuscire a catturare la loro atten-zione. Invece i ragazzi sono stati attenti e hanno dimostrato interesse e curiosi-tà verso quelle radici socio-culturali e quelle tradizioni che, in fondo, sono an-che le loro. Così, questi ragazzi, anche attraverso alcune foto degli anni in cui ero bambina, hanno potuto prendere coscienza di quanto si sia trasformato il nostro paese. Il mio desiderio è quello di far intuire loro che devono essere fieri della nostra storia e dei valori che gli an-tenati ci hanno trasmesso.

Annarosa Dal [email protected]

I libri che ho potuto dare alle stam-pe raccontano storie vere. Tra le varie

opere, vi cito: La ragazza lentigginosa (1991), Emozio-ni di una giovane emigrante (1998), Care radici (2001), L’età dei canti (2005), Stupo-re (2007), La maestra (2009) e La Scolara (2011). Queste mie pubblicazioni hanno ri-scosso apprezzamenti non solo nel Vicentino, ma anche altrove. Più volte sono stata chiamata presso gli Istituti scolastici per rendere la mia testimonianza e far conosce-

re ai ragazzi un mondo molto diverso dal loro e devo dire che ho sempre provato soddisfazione.

(Riproduciamo dal Corriere Vicentino marzo-aprile 2015 il seguente articolodi Giuseppe Signorin, che ringraziamo).

Nella Grotta di Lourdes ri-prodotta in maniera fede-

le all'originale dei Pirenei dal beato Claudio, estasiata in preghiera di fronte all'altare e alla Madonna, c'è la statua di santa Bernadette Soubi-rous. Quasi nessuno ha mai saputo, però, a chi si è ispirato il beato Clau-

dio per realizzare il volto della santa, fino a quan-do, qualche tempo fa, la signora Rina Marchesini, vedova Portinari, classe 1924, ha raccontato al nipote Giovanni Sergio Portinari la sua storia. Ancora lucida e vivace, la signora Rina ha ricor-dato insieme a noi quello che è successo nell'estate del '43, quando ancora aveva 18 anni. Andava a Messa alla Pieve ogni do-

menica alle 8.30. Durante la settimana lavorava ad Arzignano, alla Filanda Bonazzi. Una domeni-ca era seduta con alcune amiche in una panchina di fronte alla Grotta, quan-do si è sentita battere su una spalla. Si è girata e ha visto fra Claudio. Subito si è spaventata, ha pensa-to che magari era vestita

in maniera sconveniente... Invece gli ha detto semplicemente di seguirlo. Fra Claudio indossava il grembiule che usava per lavorare, per scolpire. Poco distante le ha spiegato che la osservava da qual-che settimana. Doveva terminare la sta-tua di santa Bernadette ma non riusciva a trovare qualcuna con le misure giuste. O meglio, una ragazza c'era, ma non l'a-veva contattata perché aveva sempre il "becco" rosso (un rossetto molto vistoso, ma erano altri tempi...). Fra Claudio ha raccontato alla Rina che aveva un brutto raffreddore e non riusciva a guarire. Era

molto magro. La vedeva agi-tata e allora ha chiacchierato un po' con lei, prima di pren-dere un metro da sarta e misu-

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rarle il viso. Alla fine l'ha ringraziata e le ha detto di tornare anche la do-menica successiva. La Rina l'ha preso in parola e la settimana successiva ha incontrato di nuovo fra Claudio, che aveva già realizzato lo stampo. Però non era venuto perfettamente. Voleva regalarglielo, le ha detto che c'era lei, in quello stampo, però lì per lì la Rina non ha saputo cosa rispondere... (lo stampo oggi è ancora custodito nella gipsoteca del Convento). Fra Claudio le ha ripreso le misure, le ha detto che sperava che quella fosse la volta giusta e poi l'ha consigliata di mettersi sem-pre vicino alla statua di santa Berna-dette, quando andava a Messa, perché avevano la stessa testa e allora la san-ta l'avrebbe di certo aiutata. La Rina però si è sempre vergognata e non ha mai ascoltato il consiglio del beato Claudio. Anzi, ha sempre tenuto que-sta storia nascosta. L'aveva raccontata a padre Redento che la voleva inserire nel bollettino del Santuario, ma poi non se l'è sentita. Per fortuna alla fine si è decisa e oggi possiamo finalmen-te sapere chi è stata la musa del beato Claudio per realizzare la bellissima statua.

(Rina, dopo un periodo passato alla Casa di Riposo di Chiampo, vive ora nella sua casa in Via Portinari).

STORIADI TOVAGLIE

Anno dopo anno le tovaglie del refettorio della casa di Campo-

fontana perdevano colore, si arricchiva-no di buchi e di strappi, sembrando re-duci da una guerra combattuta ad armi impari con i ragazzi di Chiampo. Animatori, cuoche e quanti frequentava-no l'ambiente vedevano, commentavano e sospiravano. Cosa fare? Un giorno Ma-rio mi dice: proviamo a chiedere a Re-nato se alla SPAC c'è qualche scampolo utile al caso. Non è mai facile affrontare i problemi, ma non bisogna neanche met-tere (gergo contadino) il carro davanti ai buoi.

Così eccoci con il telefono a contattare Renato e dopo qualche tempo, ringra-ziando il Sig. Giuliano Bedeschi sensibi-le alle nostre richieste, arriva il materiale: metri e metri di plastica bianca adatta a questo scopo.Assieme a Giuseppe ci mettiamo al lavo-

ro, sistemiamo il rotolone sulla tavola e metro alla mano tagliamo quattro pezzi da 6 metri l'uno. Tutto quel bianco mi sembra monotono e non mi piace, biso-gna arricchire le tovaglie con un po' di colore. Procuro della passamaneria di vari colori e con pazienza mi metto a cu-cire intorno una rifinizione colorata. Mi sembra di non finire mai, ma non inten-do mollare. Sessanta metri di passama-neria colorata viene così applicata. Ora posso piegare le tovaglie e metterle da parte per la consegna.Lavorando, ripensavo con un sorriso al campo al quale ho partecipato come aiu-to cuoca, qualche anno fa. Già allora le tovaglie erano poco allegre, ma quando c'erano tutti quei ragazzini seduti intor-no ai tavoli a mangiare mi si allargava il cuore.Ricordo un giorno in particolare dove con Mario abbiamo pensato di non fare le solite cose per pranzo. C'erano intor-no alla casa delle belle ortiche e abbiamo pensato di usarne un po' per fare un bel risotto.A mezzogiorno i ragazzi, seduti, aspetta-vano il pranzo con il loro allegro vociare. C'era in quel periodo don Alessio come assistente, ma non aveva la voce abba-stanza forte per farsi sentire e calmarli. Allora Mario si presentò sulla porta gri-dando con il suo vocione: “Ragazzi, tutti zitti che oggi per pranzo abbiamo prepara-to il risotto con le ortiche”. Silenzio asso-luto. Non ho mai capito se avevano pre-so quella notizia come un castigo o come uno scherzo. Don Alessio ha così comin-

ciato a distribuire il risotto ai ragazzi che pian piano si avvicinavano. Tutti avevano gli occhioni aperti sul piatto e il loro si-lenzio faceva una certa impressione.La fame però era forte e i più coraggiosi con un po' di timore hanno comincia-to a mangiare. L'effetto è stato (scusate l'errore) molto meraviglioso, è ripartito il vociare allegro dei ragazzi e il risotto è andato realmente a ruba; mai in quella settimana il pentolone era arrivato ad es-sere così pulito, per la gioia delle cuoche. Quella volta le tovaglie erano passate in secondo piano.

Luigina Lovato

I Battesimi in prossimità del Santo Natale saranno celebrati sabato 16 dicembre alle ore 17.00 e domeni-ca 17 dicembre alle ore 15.30. Le iscrizioni si ricevono in canonica sabato 4 novembre dalle 9.30 alle 11.30. Gli incontri di preparazione si terranno nei giorni di giovedì 16 e 30 novembre e 07 dicembre alle ore 20.30 in sala Mostre. La S. Mes-sa di presentazione dei battezzandi è prevista per domenica 3 dicem-bre alle ore 11.00, mentre quella di ringraziamento sarà la domenica 14 gennaio 2018.

BATTESIMI

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LAVORI86

Prima dell’apertura estiva della Casa di Campofontana sono stati eseguiti gli in-

È alle prime battute il progetto dell’im-pianto di riscaldamento della chiesa. In particolare sono in corso i rilievi per il

Consolidamento del muro di sostegno.Il muro di sostegno dell’area scoperta ad est della chie-sa di S. Daniele presenta un cedimento ormai attivo da qualche anno. Sono in fase di studio le ipotesi d’interven-to per poter rapidamente procedere al consolidamento della struttura muraria e il ripristino dei parapetti per la fruizione in sicurezza del piazzale.

Nel mese di luglio è stato sostituito il “martello battente ore”, sono state oleate le catene ed eseguite le ordinarie manuten-zioni. Spesa comples-siva: € 1.396,60.

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CASA CAMPOFONTANA

IMPIANTO RISCALDAMENTO

CHIESETTA DI S. DANIELE

IMPIANTO ELETTRICO

SAN BIAGIO - VIGNAGA

CAMPANILE

MADONNA DELLE GRAZIE

terventi di consolidamento strutturale programmati: attraverso un telaio me-tallico e senza la realizzazione di pilastri (senza modifica dei locali) è stato messo in sicurezza il solaio del primo piano. La spesa complessiva è stata di € 14.640,00.È in corso la stesura del progetto di sana-toria e adeguamento della Casa in colla-borazione con i funzionari del Comune di Selva di Progno e della Soprintendenza di Verona.

calcolo del volume ed il corretto dimen-sionamento dell’intervento.

norma delle linee esisten-ti con sostituzione dei corpi illuminanti. E’ stato finora versato il primo ac-conto di € 16.500,00 (iva compresa). In corso d’o-pera, è emersa la necessi-tà di alcuni interventi non compresi nel preventivo

iniziale. Nel bollettino di dicembre daremo un resoconto completo.

Restauro Chiesetta di S. Biagio.Sono iniziati i rilievi per la predisposizione del pro-getto di restauro degli interni. Dopo la visione del controsoffitto effettuata con il ponteggio è emersa la necessità di accedere al sottotetto per la verifica dei sistemi di ancoraggio. Si stanno valutando anche i possibili interventi sui locali parrocchiali attigui.

Prossimamente verrà smontata la campa-na principale, che verrà ruotata di mezzo giro, dato che il battente ha provocato nel posto attuale un logoramento. Bisognerà anche sostituire l’ingranaggio dell’orolo-gio nel lato che guarda verso la Chiesa perché tende ad andare avanti.

Restauro della Pala d’altare. Dopo le attività di rilievo è stato predi-sposto il progetto per il restauro conser-vativo della pala della Madonna di Fran-cesco Vigna da sottoporre al parere della Soprintendenza. L’intenzione è quella di intervenire con il restauro della tela e con la sostituzione del telaio in legno.

Lo scorso fine luglio sono iniziati i lavori di ade-guamento dell’impian-to elettrico della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta e S. Martino. Le opere sono state affidate alla ditta Elettrico srl che opera in collaborazione con Ivan Mattuzzi. L’intervento prevede la sostituzione dei quadri elettrici e la messa a

arch. Stefano Battaglia

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RIFLESSIONI88 89

Ho vissuto la vicenda di Charlie Gard, il piccolo colpito da un

male letale, con lo stupore di chi vede una forza misteriosa e grande sprigionar-si da un esserino piccolo piccolo, prati-camente senza speranza di vita. Scriveva in quei giorni il quotidiano Avvenire: “Quel bambino ha generato un moto interiore e collettivo di portata inaspet-

tata, ha animato folle di cuori, milioni di messaggi, una miriade di preghiere. La sua vita è stata e continua a essere pre-ziosa. Charlie non è stato un errore ge-netico, ma un figlio nostro carissimo, il cui nome è scritto per sempre sul palmo della mano di Dio”.

Grazie, Charlie! E grazie ai tuoi genitori, non solo perché hanno lottato per te, ma soprattutto per lo smisurato amore con cui hanno accompagnato i tuoi mesi di vita; un amore che ha generato in loro una forza che mai avrebbero pensato di possedere.Si è discusso molto sulle tue possibili-tà di sopravvivere (ridottissime: 10% o

forse meno), sulle nuove tecniche ancora in fase di sperimentazione, sul-la decisione dell’ospe-dale e sulle sentenze dei vari tribunali, e invece bastava amarti. Tu eri amabile nella tua malat-tia inguaribile.Rivedo in te e nei tuoi cari lo sguardo e la de-licatezza di quella figlia che accarezzava la mam-ma colpita da Alzhei-mer, la pettinava dol-cemente (“La mamma

- diceva - ha sempre avuto cura della sua persona”), le sistemava la camicia, la ba-ciava in fronte, fissava quegli occhi per me inespressivi, per lei parlanti più di mille voci. Rivedo quell’uomo, massiccio come una quercia, che da Montecchio veniva all’o-

don Vittorio

UNA PICCOLA GRANDE VITA LA REALTÀSFRATTATA

spedale di Lonigo, per stare accanto alla moglie, un esserino raggomitolato su di sè, muto ma con gli occhi vivi; veniva in bicicletta anche nelle sere d’inverno fredde e nebbiose, con un grosso faro applicato alla bici; era serbo; una sera l’ho visto felice mentre stringeva a sé la moglie: “Domani – mi disse – la porto a casa”.Rivedo una coppia (90 anni lui, 88 lei) con in casa un figlio praticamente in coma da 29 anni, bisognoso costante-mente di cure, perché le piaghe sono aggressive. “Non sente e non capisce nulla” dico io. “Sente e capisce” mi ri-sponde la madre, “lo guardi bene, vede come muove gli occhi!”. Io non vedevo nulla, la madre vedeva.Rivedo uomini di Chiampo, donne di Chiampo, inchiodati in casa accanto al papà, alla mamma anziani, accanto allo sposo, alla sposa ammalati, accanto al fi-glio disabile. Chi misura la grandezza di quell’amore? Se il mondo non sprofonda nell’abisso del male è perché è salvato da questo amore, che viene da Dio e condu-ce a Dio: “Chi ama è generato da Dio… perché Dio è amore” (1 Gv 4,7-8).

È cosi difficile guardare in faccia la realtà, affrontarla e trovare

insieme le soluzioni possibili? Sembre-rebbe di sì. Le fughe dalla realtà sono infinite. Ci sono sempre state, perché l’uomo è sempre quello; oggi le possi-bilità di fuga sono aumentate. C’è l’al-cool, la droga, il gioco, il sesso; ci sono le nuove tecnologie che permettono di vivere in un mondo parallelo, quello virtuale. La realtà ha un difetto: è dura, resistente. Non la si può rimuovere. Ri-torna, impietosa, e se continui a scap-pare si erge davanti a te come un muro invalicabile. Vale la pena farsi del male in questo modo?

La fuga nelle ideologieAndiamo con ordine. E cominciamo dalle grandi fughe, quelle che hanno sedotto masse di uomini, interi popo-

don Vittorio

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li, con conseguenze, a dir poco, deva-stanti. Non so se a qualcuno è mai venu-to in mente di fare una storia di queste grandi e suicide rimozioni dell’umano. Mi limito all’ultimo secolo.Sappiamo tutti cosa è stato il nazismo e cosa hanno fatto i suoi cuginetti, anche se meno terribili, quali il fascismo e il franchismo. Il mito della razza pura: lì sarebbe stata la salvezza. Via gli inqui-nanti: ebrei, handicappati, omosessuali, oppositori politici, cristiani critici, co-munisti…A Est è impazzito il mito dell’egualitari-smo materialista: via i ricchi, gli intellet-tuali non allineati, i dissidenti, i credenti di tutte le religioni. La religione è oppio. Il comunismo è verità, è il sole dell’avve-nire. Un sole che si è spento ancor prima di sorgere, perché quell’aurora che già si intravvedeva era solo il colore del sangue di milioni di vittime. Stalin, Mao, Pol Pot… Solo alcuni nomi della cronaca re-cente. Adesso nel Nord Corea vaneggia l’ulti-mo comunista, mentre la Cina ha conservato del comunismo solo la dittatura; per il resto si è buttata in braccio al peggior capitalismo.In un’altra area del mondo è esplosa la furia islamica: l’Islam è acclamato come la soluzione! E la Sharia (legge islamica)

è la via. Si moltiplicano i gruppi fanatici, divisi tra loro solo da mire di potere, ma accomunati dalla stessa ferocia.

Le recenti fughe Tramontate le ideologie, che prospetta-vano il cambiamento radicale e violen-to verso un illusorio paradiso terreste, nell’Occidente ha preso piede negli ulti-mi trent’anni un universo di micro ideo-logie più soft, ma non meno ingannevo-li. Ricordate la new age? Usciti dall’era dei pesci (segnata dal Cristianesimo) il nuovo millennio ci porterebbe all’età dell’acquario il cui ingresso è stato vaga-mente fissato verso la metà per XXI se-colo, quando l’umanità vivrebbe in pace e felice per almeno due millenni. Le re-ligioni moriranno di vecchiaia e l’uomo si affiderà alle stelle. Sognare è lecito. Ma quando si aprono gli occhi i sogni svaniscono. Così della new age oggi si parla ben poco, anche se adattata nella formula della next new age: non aspet-tarti il paradiso dalle stelle, quando tu puoi crearti il tuo paradiso, grazie a cer-

te tecniche meditative, l’ascolto di musichette gradevoli, la scelta di cibi bio, lo sviluppo delle tue facoltà psi-chiche, curando la tua autostima. Le guerre, la fame, le ingiustizie?

Quelle riguardano gli altri. Tu rimani nel tuo mondo dorato. Sennonché la malat-tia, la morte, la violenza fanno capolino

anche nel mio mondo e allora addio pace. Non si contano i mo-vimenti esoterici, le spiritualità orientaleg-gianti, i vari buddismo e induismo adattati al palato degli occidentali che amano stare in pace ma non accet-tano la necessaria ascesi, che comporta sacrificio e rinuncia. Fanno capolino an-che nuove credenze millenariste e apo-calittiche, accanto a quelle già esistenti (vedi testimoni di Geova). Non sono estranei alle fughe apocalitti-che neppure certi credenti, che rincor-rono profezie, visioni, apparizioni, non paghi di quanto il Vangelo ci annuncia attraverso la parola della Chiesa.

Il desiderio come fuga dalla realtàLa rincorsa ai nuovi diritti sta diventando un’ossessione verso una facile e illusoria felicità. Divorzio express, aborto sempre più facile, unioni civili, matrimonio tra persone dello stesso ses-so, eutanasia, suicidio assistito, fecondazione eterologa, maternità surrogata, liquidità di genere con la possibi-lità di scegliersi il pro-prio genere (etero, omo, trans, bi, queer…). Un sindaco di una grande Città italiana, dichia-rando la sua scelta pro

gay, pro aborto… di-ceva candidamente che lui doveva prodigarsi per la felicità dei suoi concittadini, e intanto

la città era dominata dalle mafie, dai cor-rotti e corruttori di tutte le sponde politi-che. Sembra una corsa. Guai a prendersi indietro. L’Italia, poverina, era il fanali-no di coda di questa esaltante avventura suicida: adesso non più. Si è quasi alline-ata. Grande l’esultanza della maggioran-za parlamentare all’approvazione di una legge che equipara le unioni di fatto al matrimonio, con gli stessi diritti (eccetto quello dell’adozione, ma poi sarà tutto da vedere) e con meno doveri. Ma anche i Governi dei Paesi poveri sembrano più preoccupati di legalizzare il matrimonio gay piuttosto che pensare alla fame dei propri cittadini. Il presidente del Mes-sico vuole che il matrimonio tra persone

LE IDEOLOGIE DEL SECOLO SCORSO:

DAL TENTATIVO DI INTERPRETARE LA REALTÀ

ALL’ILLUSIONE DI CREAREUNA NUOVA REALTÀ

LE NUOVE MICRO-IDEOLOGIECENTRATE SUL DESIDERIO,

CHE DIVENTA PRETESA E CAPRICCIO

ED È RIVENDICATOCOME DIRITTO

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omosessuali sia sancito dalla Costituzio-ne. Il Messico è un Paese allo sbando, in preda al narcotraffico, alla violenza e alla corruzione, con masse di disperati che tentano la fuga verso gli Stati Uni-ti, e il Presidente esce con l’ori-ginale trovata. La Grecia, con i problemi che co-nosciamo, ha già festeggiato que-sta “conquista”. Qualcuno defi-nisce i neo-diritti civili come “un’ar-ma di distrazione di massa”: distrag-gono dai problemi reali e fanno danni reali. Ma la ragio-ne è forse un’al-tra. E si chiama ricatto. Lo ricorda papa Francesco nel documento Amoris leatitia al n. 251: “E’ inaccettabile…che gli organismi in-ternazionali condizionino gli aiuti finan-ziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso”.

Gli uomini della provvidenzaLa scriviamo con la “p” minuscola per-ché di divino questa “provvidenza”

non ha proprio nulla. Un po’ ovunque nel mondo si fanno avanti politici che, brandendo slogans, si autoproclama-no salvatori della patria, dell’economia, della legalità, dell’ordine… Mi astengo

dal fare nomi. Ma i loro volti li ve-diamo ogni gior-no alla TV. Sono volti sorridenti o arrabbiati, elar-gitori di promes-se salvifiche o catastrofisti, si

proclamano araldi dell’onestà e della trasparenza, a dif-ferenza degli altri che sono corrotti o buonisti o incan-tatori di serpenti o sterili gridaioli... In comune hanno tutti la facilità a semplificare una

realtà che invece non è semplificabile. Questi nuovi “salvatori” sono eletti dal popolo o per lo meno da organi demo-cratici. Faccio un solo nome di un po-litico molto lontano da qui: il presiden-te delle Filippine Rodrigo Duterte, che si propone di eliminare la delinquenza semplicemente eliminando i delinquen-ti. Nei suoi anni di sindaco di Davao City i suoi squadroni hanno ammazzato

almeno 1.500 persone, anche ragazzini, i cui corpi erano spesso gettati nelle di-scariche.

Ma chi comanda realmente?Il 3 giugno del 2015 il cantante Jovanot-ti, parlando agli studenti dell’Università di Firenze, ha riferito di essere stato “in-vitato ad un summit segr… ehm… pri-vato… organizzato da un’azienda molto importante di internet”, un incontro blindatissimo, a porte chiuse. “Erano presenti le 80 persone più potenti del pianeta: premi Nobel, amministratori di case farmaceutiche, di aziende ad alta tecnologia, femministe, banchieri (tra cui il capo della Banca mondiale)…” e lui, Jovanotti. “Politici? Nessuno”. Per-ché? “Perché non servono. Le cose non si decidono più a livello politico…”. Successivamente intervistato, il cantante non ha più aggiunto una parola. Il video è stato censurato. Solo sparate di Jova-notti? Summit di megalomani che si cre-dono i padroni del mondo? Forse. O c’è qualcosa di oscuramente vero? Niente paura: i “padroni del mondo” non ci to-glieranno mai la libertà di essere uomini di coscienza e soprattutto non ci rube-ranno mai quello che noi abbiamo di più caro, la nostra bella fede in Cristo Gesù. “Nel mondo avete tribolazioni, ma ab-biate coraggio: io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33).

Il realismo cristianoantidoto ad ogni illusione Che cosa abbiamo da proporre noi cri-stiani di fronte ai mali del mondo e dell’uomo? Non certo ricette facili e nep-pure programmi politici, ma qualcosa che viene prima e cioè delle convinzioni che possono evitare le derive di cui sopra.

Comincio da un versetto del libro della Genesi (3,24). Dopo aver cacciato l’uo-mo dal paradiso terrestre, il giardino dell’Eden viene chiuso e guardato a vista dai cherubini con spada fiammeggiante. Il paradiso terreste non c’è più. Tutte le ideologie che pretendono di creare il paradiso in terra sono illusorie, menzo-gnere e generano morte. Il versetto pre-cedente (3,23) dice che l’uomo deve la-vorare. Sempre. E il lavoro è duro. Non

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GLI UOMINI DELLA “PROVVIDENZA”

GRIDANO SLOGAN, SI PROCLAMANO SALVATORI…

HANNO VOLTI SORRIDENTIO ARRABBIATI…

E ILLUDONO MASSE E POPOLI,

PER POI DELUDERLI

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si tratta solo del lavoro come è inteso abitualmente; c’è anche il lavoro duro di un dovere da compiere ogni giorno, di una responsabilità da assumersi, di pro-blemi da affrontare, di soluzioni da cer-care, di mali e di cattiverie da sopporta-re, di malattie da combattere e insieme da vivere, di una vecchiaia da accogliere, di lutti e dispiaceri da soffrire... Il buon grano – ci ricorda Gesù – sarà sempre mescolato alla zizzania (Mt 13,24-30). Diffidiamo quindi dei “salvatori”. Anni fa, andando a Costabissa-ra, leggevo su un muro di una casa: “Bossi, solo tu puoi salvarci!”. Qualche tempo dopo una mano pietosa ha cancellato la scritta.I problemi complessi esigono soluzio-ni complesse. Già l’uomo è complesso: abbiamo bisogno di tante attenzioni: fi-siche, psicologiche, affettive… Quanto più sono complessi i problemi dei popo-li e dell’intera umanità! La complessità esige che tanti soggetti si coinvolgano nel cercare e operare per la soluzione, almeno parziale, del problema o almeno del suo alleggerimento. Prendiamo la re-altà dei profughi. Anzitutto il profugo è un uomo, ha un volto, un nome, viene da una famiglia, da una terra; probabilmen-te non è un santo, potrebbe essere uno che poi delinque, o uno che si inserisce

pacificamente nella terra che lo ospita. Cosa facciamo? Alziamo muri? Li but-tiamo a mare? Lasciamo che affoghi-no nelle loro carrette? Li accogliamo? Come? Con quali criteri? Che prospetti-ve (e non illusioni) possiamo dare loro? Cosa è possibile fare nella loro terra di origine perché le fughe siano scoraggia-te? Il problema, in altre parole, esige che la politica, non solo nostrana, ma almeno europea, e le risorse della società civile e le buone volontà delle persone collabo-rino nello sforzo comune di alleviare la

tensione (e non aumen-tarla) e cercare soluzio-ni. Qualcosa si fa. Mol-to resta da fare. Non si tratta di essere buoni o buonisti, ma realisti. Le parole grosse, la paura, l’ostilità non eliminano il problema, lo aggrava-

no. Una accoglienza intelligente facilita l’incontro; il rifiuto pregiudiziale genera lo scontro. La realtà, ecco il punto, va sempre ac-colta e affrontata con coraggio sapiente: il bene, per tutti, nasce lì. La realtà ha

NÉ OTTIMISTINÉ PESSIMISTI,MA REALISTI,

CON IL CUORE E LA MENTEAPERTI ALLA TOTALITÀ

DELLA REALTÀ, FATTA DI TERRA E DI CIELO

sempre un dono da of-frirci, anche se a volte è nascosto dentro una scorza ruvida e spinosa. Non serve lamentarsi: il lamento non cambia le cose, ci deprime. Non serve neppure arrab-biarsi. Serve rimboccar-si le maniche, aprire il cuore e allargare il cer-vello, perché il bene sia fatto bene.Il realismo cristiano va oltre. Ci chiede di alzare gli occhi e domandare fiducio-samente l’aiuto che viene dall’alto. Dio è necessario all’uomo. “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sul-la città, invano veglia la sentinella” (Sal 127,1). Se le mani sono operose, l’aiuto di Dio non mancherà. La Provvidenza c’è, ed è quella divina. I santi ne sono la prova. E soprattutto, il paradiso c’è e ci aspetta, oltre la morte: è un dono di Dio, ricco di misericordia, anche se l’uomo, nella sua libertà, ha la tragica possibilità di rifiutare il dono.La fiducia in Dio ci rimanda anche alla fiducia verso il prossimo. Il troppo dif-fuso “non fidarsi di nessuno” ci chiude nella paura, nel sospetto, blocca le ener-gie buone. Non è vero che tutti sono disonesti, che nessuno fa niente per niente, che ognuno guarda solo il pro-prio interesse. Chi lo crede è perché lui è così. Ma non tutti sono così. C’è una base buona di partenza e sono le perso-

ne buone. Buone e re-sistenti. Il bene non ha armi, se non se stesso. Non aggredisce, mira a convincere e a coinvol-gere. Tocca i cuori degli onesti e li muove. Inter-roga i disonesti, qualcu-no vacilla e cambia idea, mentre altri per restare

tali hanno bisogno di un’aggiunta di ipo-crisia e di cattiveria. C’è da far toccare con mano la realtà, mostrare cosa signi-fica accoglierla e cosa significa negarla. Mostrarne soprattutto le conseguenze. Le conseguenze: ecco un punto nodale. Chi vive navigando su siti porno, si è mai chiesto: e poi? Cosa ne è della mia men-te, del mio cuore, della mia anima? Chi lascia la propria famiglia (moglie o ma-rito e figli) per un’avventura, ha provato a chiedersi: ne vale la pena? E poi? Chi usa la propria intelligenza per fare il fur-bo, per guadagnare in modo disonesto, per corrompere o lasciarsi corrompere, si è mai chiesto: è proprio questo quel-lo che voglio? La mia dignità di uomo conta meno dei soldi o del potere? Gli esempi potrebbero continuare. Mi fer-mo. Chi ha a cuore la propria umanità di uomo sia orgoglioso e cammini a testa alta. Chi avverte la bellezza della fede cristiana non provi vergogna di fronte a nessuno e abbia il coraggio di avere sem-pre uno sguardo luminoso e fiducioso.

LA PROVVIDENZA C’È ED È QUELLA DIVINA.SI SERVE DI UOMINI

E DONNE ONESTI E BUONI,CHE NON MANCANO.

CHI HA A CUORELA PROPRIA UMANITÀ

PUÒ CAMMINAREA TESTA ALTA

ED ESSERE ORGOGLIOSODELLA SUA FEDE CRISTIANA.

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ORARI SS. MESSE

IN PARROCCHIA:Giorni ferialiore 8.30 e 19.30Giorni pre-festiviore 19.30Domenica e Festeore 7.30 - 9.30 - 9.30 (Mistrorighi) - 11.00- 15.30 (a partire da domenica 29 ottobre)

ALLA PIEVE:Giorni feriali ore 7.00 – 9.00 – 16.30Giorni pre-festivi ore 18.00Domenica e Feste ore 7.00 - 8.30 - 10.00 - 11.30 - 16.30 - 18.00

PER IL PROSSIMO NUMERO DI “VITA DELLA VALLE DEL CHIAMPO”Articoli e foto per il numero di Natale vanno inviati tramite e-mail o consegnati in canonica entro la domenica 19 novembre 2017.

Gli articoli, con tanto di firma, vanno inviati con le seguenti modalità: file word, carattere Ti-mes New Roman 12, interlinea singola, paragrafo giustificato, con foto a parte (non nel corpo del testo). Quanti consegnano foto si assumono la responsabilità di avere il consenso da parte delle persone che appaiono nelle foto. La pubblicazione del materiale viene decisa dal Diret-tore responsabile, che si riserva anche la facoltà di apportare correzioni o riduzioni.

Via S. Martino 39 - 36072 CHIAMPO VI Tel. 0444.623012E-mail: [email protected] web: parrocchiadichiampo.wordpress.comDirettore responsabile: Montagna don VittorioStampa: Tipografia Danzo, Via Monte Ortigara 83, 36073 Cornedo (VI)

Pubblicazione trimestraleAutorizzazione del Tribunale di Vicenza n° 1258 del 05-08-2011Proprietà: Parrocchia di S. Maria Assunta e S. Martino

Vita della Valle del Chiampo