Virgilio Def

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Virgilio, la vita Le Bucoliche

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VirgilioVirgilio

La vitaLa vita

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Virgilio non parla Virgilio non parla molto di sémolto di sé (carattere schivo e (carattere schivo e ombroso che tutti, ombroso che tutti, contemporanei e contemporanei e posteri, gli posteri, gli riconobbero). riconobbero).

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Fonti

• La maggior parte delle notizie si deve a Vitae di epoca tarda– la più ampia è quella del grammatico Elio

Donato (metà del sec. IV), – che dipende dalla biografia virgiliana di

Svetonio (inizi del II secolo d.C.), perduta.

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Publio Virgilio Marone proviene dalla Gallia Cisalpina (patria di molti poeti neoterici).

Nasce nel 70 a.C. ad Andes, un villaggio non lontano da Mantova, sulla riva destra del Mincio, da una famiglia di agiati proprietari terrieri.

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Secondo il racconto di Donato, il padre, modesto vasaio in gioventù, grazie a un fortunato matrimonio si era ritrovato una piccola proprietà che aveva ampliato con l’acquisto di boschi e l’introduzione dell’apicoltura.

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Si reca a Roma dopo il 55

• dove segue le lezioni • del retore asiano Epidio

– che negli stessi anni ha tra i suoi scolari il giovane Ottaviano• e del greco Partenio di Nicea,

– maestro del poeta Cornelio Gallo e divulgatore dei modelli più raffinati della poesia alessandrina.

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A Roma Virgilio giunge quando la crisi istituzionale è al culmine, tra violenze e disordini che condurranno alla guerra civile

– infuriano le bande di Clodio e Milone, – Cesare sta per tornare dalle Gallie carico di

prestigio e di bottino. • Catullo e Lucrezio sono morti da poco;

Virgilio può leggere il De rerum natura e il Liber catulliano appena editi.

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Ma le fonti antiche parlano di un profondo interesse per gli studi filosofici, le scienze naturali, le matematiche, l’astronomia.

La sua cultura letteraria è La sua cultura letteraria è improntata ai modelli improntata ai modelli alessandrini e neoterici. alessandrini e neoterici.

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Durante lo scontro civile fra Cesare e Pompeo, Virgilio abbandona Roma per Napoli (città greca di lingua greca) dove segue le lezioni di due filosofi epicurei, Sirone e Filodèmo di Gàdara.

Da Sirone, a Posillipo, il giovane poeta impara concretamente il significato della massima epicurea «vivi nascosto», a cui terrà fede per tutta la vita.

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Non conosciamo molto del periodo che va da Farsàlo (48 a.C.) al dopo Filippi (42 a.C.).

Probabilmente Virgilio continua ad abitare nel napoletano, frequentando gli amici epicurei e componendo fra il 42 e il 39 le Bucoliche.

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Schema delle Opere• 42-39 Bucoliche

• 37-30 Georgiche

• 30-19 Eneide• (incompiuta)

scritte a Napolipubblicate fra 38 e 37scritte a Napoli

scritta a Napoli, in Grecia

pubblicata postuma nel 17 per volere di Augusto

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Nella I e nella IX ecloga egli allude a un episodio controverso: la confisca delle terre mantovane destinate ai veterani.

• Ignoriamo la successione degli avvenimenti:• forse perdette in un primo momento i poderi

paterni, riacquistandoli grazie all’amicizia di personaggi influenti (Asinio Pollione, Alfeno Varo e Cornelio Gallo) e alla protezione di Ottaviano.

• Ma forse grazie alle sue amicizie “importanti” riuscì a salvaguardare i suoi possedimenti, perdendoli tuttavia durante l’inverno del 41: in cambio, gli sarebbe stato assegnato un altro ager nel territorio di Napoli.

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La Campania, salvo rare permanenze nella casa romana sull’Esquilino, resterà per sempre la sua residenza abituale.

Desideroso di tranquillità e di solitudine, dedito agli studi e alla poesia, fedele all’insegnamento epicureo, Virgilio vive negli anni successivi al riparo da ogni evento sociale e politico.

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La pubblicazione delle Bucoliche (39 a.C.) gli vale il successo e l’ingresso nel circolo di Mecenate

Nel 38 Virgilio presenta Orazio a Mecenate, che i due poeti accompagnano durante il famoso iter Brundisinum narrato da Orazio nella satira I 5. Da questo momento Mecenate risulta l’unico referente politico di Virgilio > sparisce il nome di Asinio Pollione.

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La seconda opera di Virgilio, le Georgiche, nasce ideologicamente nell’ambiente di Mecenate e di Ottaviano.

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Le Georgiche vengono composte fra il 37 e il 30 nella villa di Napoli, come testimonia l’epilogo dell’opera:

• ‘Questo sul culto dei campi cantavo e dei greggie degli alberi, mentre il gran Cesare dall’altoEufrate fulmina in guerra trionfando ed imponea obbedienti popoli leggi e s’avvia all’Olimpo.Allora vivevo, io Virgilio, in seno alla dolcePartenope, lieto e appartato fra cure tranquille;io che versi campestri composi e giovane audacecantai, Titiro, te sotto i rami larghi del faggio.’

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Nell’estate del 29 Ottaviano, di ritorno dall’Asia, si ferma alcuni giorni ad Atella, in Campania, dove Virgilio gli legge in quattro giorni l’intera opera.

Inetto all’oratoria forense, Virgilio, secondo Donato, declamava invece «in modo soave e con seduzione mirabile» (cum suavitate, lenociniis miris).

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L’Eneide• La composizionecomposizione del poema suscita grandi

attese nell’ambiente augusteo e nella società letteraria romana: – durante la campagna contro i Cantabri (27-25 a.C.),

Ottaviano scrive a Virgilio sollecitandolo a inviargli «lo schizzo provvisorio del poema o un passo qualsiasi»;

• nel 26 Properzio annuncia in una sua elegia (II, 34, 65-66) che qualcosa sta nascendo di più grande dell’ Iliade: Cedite Romani scriptores, cedite Grai:! nescio quid maius nascitur Iliade).

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L’Eneide è quasi conclusa, nel 19, quando Virgilio intraprende un viaggio in Grecia

deve raccogliere materiale per il poema, prima della revisione finale. Poi si sarebbe dedicato interamente agli studi filosofici. Ad Atene incontra Augusto, di ritorno dall’Oriente, e decide di rientrare in patria con lui. Durante una visita alla città di Megara viene colto da malore; le sue condizioni si aggravano durante il viaggio per mare.

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Muore a Muore a Brindisi, poco Brindisi, poco dopo essere dopo essere sbarcato. Le sbarcato. Le sue ceneri sue ceneri vengono vengono deposte a deposte a Napoli, in un Napoli, in un sepolcro sulla sepolcro sulla via di via di Pozzuoli, a Pozzuoli, a meno di due meno di due miglia dalla miglia dalla città.città.

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Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet/ nunc Parthenope; cecini pascua rura duces

• («Mantova mi diede la vita, la Calabria [che designava anticamente la penisola salentina] me la tolse, ora mi tiene Napoli; cantai i pascoli [Bucoliche],i campi [Georgiche] e gli eroi [Eneide]»).

• Suo, secondo la tradizione, il distico posto sulla tomba– Prima della partenza, secondo Donato, aveva scongiurato

l’amico Vario Rufo di bruciare il poema ancora non integralmente compiuto se gli fosse capitato qualcosa (si quid sibi accidisset).

– Ma il poema, per ordine di Augusto, venne salvato e pubblicato due anni dopo così come era stato lasciato dal poeta.

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Opere

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Le Bucoliche • sono una raccolta di

dieci componimenti in esametri, di argomento pastorale.

• Composte fra il 42 e il 39 a.C., nel pieno delle guerre civili, furono pubblicate fra il 38 e il 37.

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Bucolica è aggettivo plurale neutro che sottintende il sostantivo carmina: bucolica carmina, cioè «canti di pastori».

Deriva dal greco bukolos («mandriano, pastore»), e fa riferimento ai personaggi-protagonisti di queste brevi e delicate composizioni: pastori e pastorelle dediti alla cura del gregge e alla coltivazione del loro piccolo podere.

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Le Bucoliche sono anche note come Eclogae, titolo che risale ai grammatici latini posteriori.

• Ecloga, dal greco ekloghé, (eklèghein=scegliere) significa «breve componimento poetico» ma anche «estratto».

• Indica non l’insieme dell’opera ma i singoli carmi, tutti di misura breve, secondo gli ideali della poesia alessandrina e neoterica: – da un minimo di 63 versi (IV ecloga) a un massimo di 111

(ecloga III). – In tutto, poco più di 800 versi destinati a una fortuna

immensa nella storia della cultura occidentale.

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Prima Syracosio dignata est ludere versu/ nostra neque erubuit silvas habitare Thalia

Nel proemio alla VI ecloga Virgilio rivendica il merito di aver trasferito per primo a Roma la poesia di argomento bucolico: («Prima Talia, la mia Musa, si degnò di cantare nel verso di Siracusa, e non arrossì di abitare le selve»).

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Teocrito• Il riferimento a Siracusa è un’allusione colta al

poeta ellenistico Teocrito, nato qui intorno al 310 a.C., vissuto nell’ultima parte della sua vita ad Alessandria, presso la corte dei Tolomei, e morto poco dopo il 260.

• A Teocrito, mai nominato direttamente, Virgilio allude in diversi altri passi, (secondo i principi della poetica alessandrina e neoterica) su Siracusa e la Sicilia, patria del poeta greco: – per esempio quando in IV, 1 chiama «siciliane» le

Muse (Sicelides Musae).

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Idilli pastorali• Composizioni di tema rusticano erano

note nel mondo greco: – nell’Iliade (XVIII, 525-526), descrivendo lo

scudo di Achille, Omero parla di «due pastori che si dilettavano con il flauto»;

– il poeta lirico Stesicoro di Imera (VI secolo) narra in un canto corale la storia del pastore Dafni, ambientandola in Sicilia, sua patria.

• Ma Teocrito era stato il primo a dare forma a una vera e propria poesia pastorale con i suoi dieci Idilli bucolici.

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Idillio• Dal greco eidyllion, diminutivo di eidos

(«forma», «aspetto») = componimento breve, «quadretto» descrittivo.

• Gli Idilli di Teocrito comprendevano composizioni di carattere encomiastico, erotico, bucolico o mitologico.

• Gli idilli bucolici (dieci su trenta) colpirono i lettori, tanto che il termine «idillio» assunse il significato di breve componimento di ambiente bucolico e pastorale.

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Il mito bucolico• Nella terra irreale dei pastori virgiliani, la vita

sembra bloccata in una dolce e quieta serenità: i pastori conducono a pascolare mandrie di pecore e capretti, riposano all’ombra delle querce, suonano il flauto, organizzano gare di canto poetico, si innamorano.– Il paesaggio presenta tratti edenici: sorgenti muscose

e fruscianti, fronde che stormiscono, selve che fanno eco ai canti pastorali, crepuscoli dorati.

• Mescolate ai pastori troviamo le tradizionali divinità della poesia agreste e amorosa (Pan, le ninfe, Diana, Priapo, Venere), a cui gli abitanti dedicano templi e offerte (vino, latte, focacce).

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Il paesaggio bucolicoIl paesaggio bucolico

• Diversamente dai paesaggi teocritei, realistici e concreti, Diversamente dai paesaggi teocritei, realistici e concreti, il paesaggio bucolico virgiliano si presenta come una il paesaggio bucolico virgiliano si presenta come una fusione, indeterminata e fantastica, di diversi paesaggi: fusione, indeterminata e fantastica, di diversi paesaggi:

• arcadico, siculo, mantovano. arcadico, siculo, mantovano.

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• L’indeterminatezza delle descrizioni garantisce una dimensione favolosa e remota al paesaggio bucolico virgiliano, accentuandone il carattere utopico e regressivo: più una condizione della mente che un luogo, insomma un «paesaggio spirituale»

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nei confini protetti di questo mondo felice, fa irruzione la storia distruttiva e devastante.

La I e la IX ecloga svolgono il tema autobiografico delle confische di terre e accennano alle discordie civili.

Il pastore MelibeoMelibeo (I ecloga), è costretto ad abbandonare «la terra dei padri e i dolci campi» (v. 3), avventurandosi in un esilio povero e umiliante. Al suo posto, «un empio soldato avrà questi campi così ben coltivati» (v. 70).

Anche il pastore MenalcaMenalca (IX ecloga) ha perduto i campi ed è stato costretto a migrare.

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All’infelicità di Melibeo, Virgilio oppone la felicità di Titiro, che ha potuto serbare i suoi poderi grazie all’intervento miracoloso di un “dio”: deus nobis haec otia fecit (I, 6).

• Il riferimento è al giovane Ottaviano, il primo degli illustri protettori che incontriamo nelle Bucoliche, ai quali Virgilio affida tutte le sue speranze di pace e di salvezza.

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• Virgilio non presta interesse alle libere istituzioni repubblicane. Res publica si identifica per lui con la violenza delle guerre civili.

• Ottaviano gli appare come un dio pacificatore, capace di metter fine allo stato di illegalità e di disordine.

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La IV ecloga

• dedicata al console Pollione, canta la nascita di un puer miracoloso, forse il figlio del console, sotto il quale avrà inizio una nuova età dell’oro.

• Componenti messianiche e oracolari di provenienza orientale si mescolano, in questo canto non propriamente pastorale, ad aspettative palingenetiche diffuse nelle dottrine ermetiche e neopitagoriche del mondo greco-romano

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L’amore e il canto sono i due grandi temi delle Bucoliche

• l’amore è portatore di sofferenza; il canto di serenità.

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La passione d’amore è rappresentata in quasi tutte le ecloghe come dementia (II, 69; VI, 47) e furor (X, 38), fonte di inquietudine e di dolore.

Gran parte dell’ecloga VI allude al tema dell’insania amorosa e alla passionalità violenta dei grandi miti alessandrini: Pasifae, Scilla, Tereo.

L’ecloga x rappresenta il poeta Cornelio Gallo, fondatore dell’elegia erotica romana, in veste di pastore, mentre si aggira tristemente per i monti d’Arcadia tormentato dall’infedeltà della donna amata.

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All’infelicità dell’amore, i pastori oppongono la potenza del canto che placa l’animo e lo potenza del canto che placa l’animo e lo rasserenarasserena: la poesia mitiga i tormenti d’amore, riavvicina l’uomo alla natura.

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Nell’ecloga VI, il bellissimo canto del Sileno (che descrive le origini del mondo, canta le leggi che presiedono alla vita e narra le storie d’amore del mito)

si trasforma in una sorta di medicina amandi, di rimedio contro l’amore.

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Nella V ecloga (vv. 45-47), il pastore Menalca si rivolge a Dafni (mitico eroe pastorale assunto in cielo come un dio), elogiandone il canto rasserenante: Tale tuum carmen nobis, divine poeta,! quale sopor fessis in gramine, quale per aestum/ dulcis aquae saliente sitim restinguere rivo

(«Tale il tuo canto per noi, divino poeta,! quale il sonno nell’erba agli stanchi, quale nell’afa spegnere la sete a un rivo zampillante d’acqua dolce»).

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Le ecloghe virgiliane sono il culmine dell’arte alessandrina: una poesia di carattere erudito, organizzata secondo il principio della variatio o poikilia, ricca di citazioni e di reminiscenze poetiche.

Una poesia esplicitamente rivolta a una ristretta cerchia di poeti; le numerose dichiarazioni di poetica rientrano nel gusto alessandrino e neoterico.

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Simmetrie e organizzazione dei testi• i componimenti dispari delle Bucoliche hanno

carattere mimico o drammatico, e sono dialoghi a più voci; i componimenti pari hanno carattere lirico-narrativo, e sono affidati a una voce sola. – Alcune corrispondenze sono evidenti: – le ecloghe I e IX sono complementari, e svolgono

il motivo dei dulcia arva perduti; – le ecloghe II e VIII sono monologhi sul tema del

lamento d’amore; – le ecloghe III e VII sono gare poetiche in forma

amebea, cioè a botta e risposta, fra due pastori ; – le ecloghe IV e V annunciano una nuova

rigenerazione spirituale .

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Tenuis Musa

• Fin dai primi versi della I ecloga, Virgilio sottolinea il carattere umile della poesia bucolica: la Musa ispiratrice è detta tenuis, per indicare un genere meno elevato rispetto a quello tragico o epico.

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Anche quando il tono si fa più alto (paulo maiora canamus, IV ecloga), V. ribadisce il carattere tenue della sua ispirazione con l’immagine, poi ripresa da Pascoli, delle humiles myricae, le modeste tamerici che simboleggiano, assieme agli arbusti, l’umiltà della poesia pastorale.

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La scelta di uno stile tenuis e humilis, pertinente alla materia delle Bucoliche, va però interpretata alla luce delle poetiche alessandrine e neoteriche, contraddistinte dalla ricerca di forme eleganti, preziose e accurate.

• La naturalezza e l’apparente spontaneità del linguaggio virgiliano, la sobrietà delle sue descrizioni, la semplicità della sintassi (con andamento paratattico) sono in realtà il risultato di un meditato labor limae.

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Stile di Virgilio: ispirato ai modelli formali del neoterismo, ma più sobrio

• I diminutivi di origine neoterica sono meno rilevanti– agellus, capella, labellum, munusculum

• • Il lessico bucolico è adeguato al carattere

humilis della materia. Gli aggettivi sono di tipo descrittivo e simbolico– agrestis, blandus, candidus, dulcis, fragilis,

gracilis, humilis, lentus, levis, mitis, mollis, niveus, pallens, parvus, placidus, suavis, tener, tenuis, viridis.

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Musicalità

• L’uso di moduli iterativi e di onomatopee• il ricorso a strutture interiettive e vocative, • l’uso del ritornello, • la regolarità e la simmetria degli elementi sintattici • producono effetti di musicalità raffinata, un andamento

melodico .

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