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Vincitore dell’iniziativa “Scrivile” per la poesia elaborato nr. 7 dal titolo “Donna” corrispondente a: Gildo Barone – residente a Bellaria (RN)

Donna

Come gocce di rugiada

a dissetare l’arsura

al chiaror del mattino,

come sole caldo

in opachi e freddi dì d’inverno,

come verdeggianti fronde

a mitigare l’aridità dell’umana specie,

giaciglio accogliente

d’intemperanze d’animi inquieti,

panacea di pianti irrefrenabili di bimbi

e d’adulti poco cresciuti:

donna, soave creatura,

dal duro lavoro modellata,

poliedrica fi gura

di quotidiana fatica,

non lasciarti andare,

del tuo ardire il mondo splende.

Gildo Barone

Attestato di merito 2° posto dell’iniziativa “Scrivile” per la poesia elaboratonr.4 dal titolo “toccando i rami verdi dell’infanzia” corrispondente a: Maria Antonietta Bertaccini residente a Forlimpopoli (FC)

Toccando i rami verdi dell’infanzia...

O Enza, carezza di donna saggia, sorella mia

che mi hai rivelato verità di vita,

che idea felice fu portarti a passeggio!

Tu, già, non camminavi quasi più.

Ti spinsi quel giorno in carrozzella,

fi no alla grande quercia, al centro del parco,

per regalarti un caldo guizzo del cuore.

E girammo adagio intorno all’albero vetusto,

toccando i rami verdi dell’infanzia,

che ci riportò la voce della nostra mamma,

i cinguettii dei passeri,

i passi scalzi nell’erba,

i radicchi selvatici,

le pesche di razza bianca, profumate,

il volo di una gazza solitaria.

Ma oggi, in queste ore che il cielo manda bagliori di malinconia,

raccolgo ingiallite,

le foglie di edera, attorcigliate a quel giorno di sole d’anima.

Maria Antonietta Bertaccini

Te ne sei andata così, all’improvviso,

mentre correvi incontro al tuo futuro.

Una pietra ha fermato il tuo cammino,

ha distrutto i tuoi sogni di bambina.

Li ha gettati nelle acque gelide del fi ume,

portati via insieme al tuo sorriso.

Te ne sei andata senza un addio, un saluto,

senza un abbraccio, una carezza, un bacio,

tu che d’amore eri fonte premurosa,

tu che portavi il sole col tuo viso.

Te ne sei andata in una notte buia,

in braccio all’uomo nero, tuo marito,

gelo nel cuore e freddo tutto intorno,

tu che del buio avevi un po’ paura.

Te ne sei andata senza una parola.

Te le ha rubate il ladro della vita

nascosto nelle tenebre del Nulla,

per recitare il suo monologo da solo.

Ma il ricordo della dolcezza e della forza

del tuo ridere aperto e del tuo pianto,

energia prepotente della vita

che non s’arrende e lotta, si rialza,

si asciuga le lacrime e riparte,

continua a far sbocciare fi ori belli

anche dal fango con cui t’ha ricoperta.

La tua generosità caparbia nel reagire,

sollevando ad altri il peso del dolore,

è un grido di battaglia, un manifesto,

un dito puntato a un orizzonte

dove ogni donna possa andare a testa alta.

Dove nessuno s’arroghi più il diritto

di condannarla a morte o in suo potere.

Non te ne sei andata, non del tutto,

fi glia mia, tanto cara e sfortunata.

Sei qui dentro al mio cuore martoriato

a dirigere i miei passi in un tramonto

che sia promessa di un’ aurora nuova.

Giovanna Ferrari

Attestato di merito 3° posto dell’iniziativa “Scrivile” per la poesia elaborato nr.17 dal titolo “te ne sei andata” corrispondente a Giovanna Ferrari – resi-

dente a Pigneto (MO)

TE NE SEI ANDATA

Vincitore dell’iniziativa “Scrivile” per il racconto breve elaborato nr. 31 cor-

rispondente a Carolina Turroni dal titolo “ Ricordando Dirce” residente a

Cervia (RA)

Ricordando Dirce

“Mamma, tu l’hai avuta una nonna?”

“Certamente e l’amavo moltissimo. Peccato che tu non l’abbia conosciuta.”

“E adesso dov’è? In Paradiso?”

In un solo istante la complessità dell’argomento morte, anima, religione mi sconvolsero tanto da darmi

un leggero senso di nausea. Ero fi sicamente ed emotivamente esausta dalla malattia che stavo affron-

tando e per una volta non mi lanciai come un treno nel darle una risposta diretta.

“prendimi un po’ di farina” dissi.

Comincia ad impastare la farina con le uova e stesi una bella sfoglia gialla e tonda. Attesi che irruvidis-

se, la arrotolai e la tagliai fi ne, formando dei tagliolini perfetti,

con movimenti sicuri e velocissimi mentre mia fi glia mi guardava incantata.

Poi li disposi su un vassoio formando nidi tutti uguali e bellissimi da vedere.

Dopo di che le dissi: “Portami la scatola del cucito, per favore”.

Presi un ago e lo infi lai di bianco. Un quadro di tela grezza al quale tolsi alcuni fi li

della trama e, prendendone tre alla volta, ricamai un orlo a giorno in pochi minuti

mentre declamavo un brano dell’Odissea: “Un folto di Ulisse avea manto velloso/

Di porpora, cui doppio unia sul petto/ Fermaglio d’oro, e nel dinanzi ornava/

Mirabile ricamo: …”

Mia fi glia osservò tutto in silenziosa ammirazione.

Poi ripeté la sua domanda:

“E adesso la tua nonna dov’è?”

“Te l’ho appena mostrato, cucciola, dov’è la mia nonna: è nelle mie mani quando impasto, è nelle mie

dita quando ricamo, è nella mia testa quando ripeto i libri che imparai a memoria con lei.

Ma soprattutto, è nel mio cuore.”

Carolina Turroni

Attestato di merito 2° ex equo - dell’iniziativa “Scrivile” per per il racconto

breve elaborato nr. 29 corrispondente a Pasini Angela dal titolo “l’alba”

L’Alba

Uno spiraglio di luce entra dalla fi nestra socchiusa… e… aroma di caffè? Sul

tavolo della cucina una tazza fumante e una fetta di ciambella. Mi vedi entrare e

sorridi. Sei bella, come quasi non ti ricordavo più e sei giovane, con un bel vestito

e folti capelli ricci. Non parli, nemmeno io parlo, rapita da questa visione.

La mano si allunga sul tavolo e accarezza la tua - sento la tua pelle, il tuo profumo

- gli occhi che mi guardano con infi nita dolcezza. Io abbasso lo sguardo

timidamente e sperduta come una bambina.

La stanza è vuota, un raggio di sole entra e mi avvolge di luce e calore - non te ne

sei andata mai - grazie della visita, mamma - a presto.

Angela Pasini

Attestato di merito 2° ex equo - dell’iniziativa “Scrivile” per per il racconto

breve elaborato nr. 16 corrispondente a Alessandra Poletti dal titolo “mia

madrea, la mia bambina” residente a Ravenna

Mia madre, la mia bambina

La mia mamma era una bambina povera.

A sei anni, dopo la scuola, faceva la contadina.

Non aveva una bambola, un giocattolo, un vestito nuovo: non aveva niente.

Possedeva un paio di zoccoli con cui andava a scuola in inverno: chilometri ogni

giorno.

Guardava le vetrine con il naso incollato al vetro: carillon che suonavano,

bambole di porcellana, vestiti di trine, pizzi e fi occhi per i capelli.

Tra lo sguardo malinconico di chi guardava senza poter avere. Un giorno, la ma-

dre, le diede pochi centesimi per comprarsi un paio di sandali rossi. Perse i soldi

per strada, setacciò l’erba e la ghiaia invano. Una lacrima, che nessuno vide, le

rigò il volto.

Quando ebbe dei fi gli suoi a loro non mancò nulla.

Mia madre ha l’alzheimer.

La mia mamma era una bambina povera, oggi è la mia amata bambina.

Alessandra Poletti

Attestato di merito 3° posto - dell’iniziativa “Scrivile” per per il racconto

breve elaborato nr. 15 corrispondente a Chiara Zanni dal titolo “la mia vita

dentro al sole”” residente a Villa Inferno di Cervia

La mia vita dentro al sole.

Ciao vita mia, sono qui nella mia stanza a fi nire gli ultimi preparativi per il bimbo...il nostro

farfallino, così lo chiamavi.. guardo fuori e c’è il sole, quel sole che tu tanto amavi,ricordi

quanto adoravamo rimanere a chiacchierare sui gradini esterni di casa mentre il sole ci ba-

ciava il viso? Tra le tante cose che mi mancano di te questa è una di quelle. Sai, ogni mattina

appena sveglia guardo fuori dalla fi nestra per cercare quella palla luminosa in cielo, e,ogni

volta che la vedo ricomincio un po’ alla volta a vivere... Mi manchi da morire mamma... ma

ti prego non preoccuparti per me perché anche se in maniera un po’ lenta sto riprendendo

in mano la mia vita perché è questo quello che mi hai insegnato.. a non mollare mai anche

quando si sta per toccare il fondo, è così diffi cile combattere contro il dolore della perdita,

sento la tua mancanza ogni giorno e a volte tutto questo dolore mi “uccide”, amore vorrei

ringraziarti perché non l’ho fatto mai come si deve e forse mai abbastanza. Mamma sei la

mia vita,grazie per essere stata una donna grandiosa e una madre eccellente, grazie per

avermi regalato 22 anni di vero amore,grazie per avermi insegnato a sorridere sempre an-

che quando non ci sono i presupposti per farlo, grazie per essere stata la migliore amica

che non ho mai avuto,grazie per essere stata lo specchio in cui mi hai permesso di guar-

dare ogni volta che mi perdevo...grazie per avermi insegnato che la distanza non sarà mai

in grado di separare due cuori, i nostri..grazie perché anche da lassù qualche volta riesci a

farmi esplodere il sole dentro al cuore, metto in atto il tuo consiglio e rido rido forte e quando

i miei occhi cercano imperterriti i tuoi guardo il sole perché sono sicura che tu sia proprio

li, accanto alla nostra palla luminosa che ci ha tenuto compagnia molte giornate fa... ciao

angelo mio ora cerca di essere felice, ti amerò sempre mamma.

Chiara Zanni

Vincitore dell’iniziativa “Scrivile” per la poesia in dialetto romagnolo ela-borato nr.22 dal titolo “al doni al rogia” corrispondente a : Carmen Ben-danti di residente a San Zaccaria (RA)

Al doni al rogia

Schêrpi rósi al vô purtê

Int la piaza a prutestê:

a sen doni, avlen campê

e i fi ul avlen alvê.

Se la mân cun e’ curtël

e côr la s vô strapê,

nó toti a rugiarem

basta, fnila, avlemas ben.

Par la strê avlen andê

senza paura d’incuntrê

e’ papon ch’u s vô ciapê

e una frida u-s vô lasê.

Sutân curti u-s pis purtê

dê amór a chi ch’u s pê

e se l’amór l è amalê

al doni a n vô paghê.

Le donne urlano

Scarpe rosse vogliono portare // sulla piazza a protestare: // siamo donne

vogliamo vivere // e i fi gli allevare. // Se la mono col coltello // il cuore vuole

strappare, // noi tutte urleremo: // basta, fi nitela, vogliamoci bene. // Per la

strada vogliamo andare // senza paura di incontrare // l’orco che ci vuole

prendere // e una ferita ci vuole lasciare. // Gonne corte ci piace indossare //

dare amore a chi ci pare // e se l’amore è ammalato // le donne non vogliono

pagare.

Carmen Bendanti

Attestato di merito 2° posto dell’iniziativa “Scrivile” per la poesia in dialetto

romagnolo elaborato nr.33 dal titolo “la mi fi ola” corrispondente a Michele

Bersani - residente a Cervia (RA)

Michele Bersani

Attestato di merito 3° posto dell’iniziativa “Scrivile” per la poesia in dialetto

romagnolo elaborato nr.6 dal titolo “la dòna” corrispondente a Mario Amici

residente a San Giorgio di Cesena (FC)

La dòna

Incù l’è la festa dla dòna

mó par nû a si cmé la Madòna.

Senza ad vuiéti u ni saréb i nóst urgoj,

à si pàr nû mami e moj.

Una bèla cà, un bèl zardén

a tévla u i jé sempar cumpanatic e pén.

E témp e cambia, l’è pazarèl

us fa la spesa e us compra e giurnél.

Tòt quent i dé, u i jé dal bròt nutizii,

tròp oman i jà pérs e giudizi.

I jé sté abitué ad avé gnaquèl,

i tràta al dòni cmé badarél.

Quist i dis, t’ci la mi vita, la mi mità

o sté cun me, o t’àn vé piò in là.

In ariva a capi c’à cunti piò ad nûn,

mò l’è e chés c’un vé déga nisùn.

Vuiéti al savi zà

a si comunque i jènzul d’la cà

Mario Amici

“Attestato di Merito Speciale” per il cartellone realizzato dagli alunni delle

classi 3.a e 4.a della scuola Primaria Manzi di Tagliata di Cervia – dal titolo

“le donne di ieri …e le donne di oggi!”

a seguire

tutte le altre poesie e

i racconti dei partecipanti

A mia madre

Seduta, a capo chino,

le mani chiuse in grembo,

non so se sta pensando

oppure sta dormendo.

Contro il muro dell’orto,

dove arriva un po’ il sole,

risplendono i capelli

di un candido bagliore.

L’abbraccio con lo sguardo,

così fragile e stanca,

la lascio riposare

nel silenzio che incanta.

Sta forse ricordando

i fi gli, i suoi lavori,

magari chiude gli occhi

per scordare i dolori.

Si abbandona pian piano

al mistero che avanza...

diventa una candela

che brucia in lontananza.

Paola Zaffagnini

A mia nonna matilde

Quante parole mai dette

Quante dette senza pensarci

Ore passate insieme s non far niente

Ti rubavo un tortello e facevi fi nta di arrabbiarti

Le mollette attaccate alla gonna

Le migliaia di volte che ti ho fatto arrabbiare

Le troppe volte che non ti ho dato retta

Le poche volte che sono venuta quando avevi bisogno

La promessa che non ho potuto mantenere

Le fi lastrocche che ora racconto ai miei fi gli

Le tue mani che a volte mi infastidivano

Quelle stesse mani che ho accarezzato ormai fredde.

La consapevolezza di quanto mi hai amata

Il desiderio di rivederti e la paura che non accada

I sogni del dopo….mi abbracciavi

Dicendomi di essere in pace

E che mi saresti sempre stata accanto…

Nonna, nei miei pensieri, nel mio cuore, in mia fi glia…

Tu sei e vivi accanto me.

Micaela Zannoni

Babushka

C’era quella piacevole presenza

che in casa riposava,

era l’isola ferma

in un mare di caoticità.

Sentivi dal pesante passo

l’arrivo di lei;

donando troppo in gioventù

ora spaesata e persa

nell’oblio dell’inutilità.

Tutti le eran devoti, abbandonata

solo, nella sua età.

Arianna Parisi

Care amiche, sarò serio

ed è tanto il desiderio

che ho perduto la ragione

quindi colgo l’occasione.

Certo sarò tradizionale

rischio d’essere banale

ma al di sopra di ogni cosa

ci sei tu … meravigliosa

donna, è la tua festa…

si dirada la tempesta

che scateni ogni giorno

nell’uom che ti vive attorno

spensierata, carina

malinconica, sgualdrina

son, purtroppo eternamente

di te donna, dipendente

conciliante, femminista

sottomessa, arrivista

ci procuri quel prurito

che ci ha sempre divertito

donna, te lo dico con amore

con te son sempre in guerra

ma fra le cose della terra

sarai sempre il più bel fi ore.

Ti sognavo, ragazzino

rovistando il pistolino

poi ventenne scatenato

Ti inseguivo a perdifi ato.

Nella vita più allegria

quando siamo in sintonia

e rimani nei perigli…

perché insieme abbiamo fi gli.

Donna!...

non sei solo il sottogonna

e ti ho sempre nei pensieri

che son anche desideri.

Io ti voglio…io ti chiamo

tu rispondi!!?? Io ti amo.

Piergiorgio Baldassarri

Donne

Cappuccetto Rosso (la mia)

Arriveda all’incrosí in tè solít bosc

Aspet zetta zetta che lop un pó losc

“Par incú a pinseva che tat putres magné

La nona maléda e pú andét a arpunsé!”

“La nona am la magn, ma talsé la vcina

Lam lasa in tlá boca un savór ad latréna!

A voi nenca du pézi par acuntinté e mí

panzón!

In chév dlá via, in tun scur che mai

Ávdeva un quél… un casulér!

“Arvesat sesamo!” mé géva rdénd,

e an saveva quel che a stáseva fasénd!

All’impruvis l’aríva intla cambra

e baghén gros gros cún e grimbiel!

“Chi sít chi sít strámba bábína

E sa fét aqué, in stá lerga scura?

Tve sámprá in zír acsé ingambéda

Quant che t’ve in zír pár ná caléra

desulédá?

“Ossignor ai ho capí,

tè at sí Capuzét clá béla bábína!”

Poc pió terd i arivé in cá dú purzlín

Un bisín pió zní

“Andém andém, de lóp a n’ho pavúra

Staséra a zéna e magna sól vardúra!

Dái só lóp sci cúragios

Se no invétlá cudón palós!”

“Mé an magn bábíni avstidi ad rós

Mé só la Lópa e a zírc da che dé

E mí marid cún è pió arturné!”

“Adés ho capí, mo che purét

Un sará miga e Lóp ad Capuzét?

“Sicúr bábína, e fá e dopi lavór,

ad sti tamp dú baioc ié d’or!”

Long pár la stredá dop avé caminé

E scapé fóra all’impruvís e Lóp Sdinté!

“Burdél e baghén ai ho zá vést insám,

ma lóp e baghén a né só se e cunvén!”

“Stasí tranquél bonomán

ad magné baghén ormai ám só stófa!”

E Lóp di inte sac cla aveva drí

E tiró fora un sás e pú um guardé me

“Va ban Sdinté se t’van cun no

A cá dla nóna tál putré magné!”

Caména caména “Ai séma burdél,

ala avém trovéda!”

In te lét la staséva la nóna e la durmíva

Russénd una masa ma l’am sintéva..

“Ossignór fata bóca cl’ha la mí nóna!”

“Cun quésta at magn mi béla babína!”

Acsé un etra volta la va a fi ní Capuzét

Magnéda da e Lop cún un trabuchét!

Paola Vallerani

E ci sei

E ci sei

come sempre

tu ci sei.

Dolce amica…

amante…

mamma…

moglie.

E ci sei

come sempre

tu ci sei.

Sei reale

vera

presente

nella vita e…

nei sogni miei…

E ci sei…

per fortuna

tu ci sei…

Maurizio Maraldi

IL PENTAGRAMMA DELLA MIA VITA

Un museo, una teca.... Custodiscono gelosamente un manoscritto di Mozart.

In esso vedo rifl essa tutta la mia vita con l’alternanza dei ritmi, dei toni , maggiori, minori.

Lo scorrere di quei pallini lungo il pentagramma mi riporta con una fantasia che sa di me-

tafora ai binari paralleli della mia vita. Pallini bianchi, pallini neri, pause... li scorri ad uno ad

uno con lo sguardo e la memoria, in ognuno rivedi gli atti più importanti dello scorrere che

è stato del tuo tempo... quando la vita ti ha sbattuto in un palcoscenico, a suonare, senza

prove generali.

Primo rigo, battuta uno, la tua vita è un pallino bianco che si mostra agli occhi dei tuoi

genitori piangenti di gioia in un ‘ecografi a quando nasci..

Battuta due, cresci, e lo stesso pallino bianco lo vedi in alto, nei suoni più dolci del tuo

pentagramma, nel tuo grembo come nuova vita che nasce.

Battuta tre, l’armonia da maggiore diventa minore e il pallino non è più bianco ma nero, in

una foto scura e ombrosa che sentenzia non più vita ma una malattia.

Battuta 4, di nuovo vita, armonie maggiori e volteggi leziosi, è un nuovo pallino bianco che

è nuova vita che si genera dentro.

Battuta 5 questa volta i pallini sono neri e purtroppo tanti. Volteggiano come suoni gravi

nella parte più bassa del pentagramma che mai avresti pensato di sentire... e con loro

portano via oltre che la malattia una parte del mio corpo... vitale... forse tra le più dolci e

preziose dello stesso per sempre.

Ultimo rigo... non è facile scorgere un fi nale nel manoscritto... è nascosto... profondamen-

te intriso di luci e ombre che quella teca protegge con esso.

Ma ecco che i pallini, le note cambiano forma... da semplici e perfette sfere bianche o

nere, diventano forme allungate... come ancore in un mare profondo in cui ti sei persa....

Non più semibrevi, brevi ma crome e semi crome sempre più veloci che scandiscono

ritmicamente e affi ancano la tua giornata.... A queste ancore ti protendi, le abbracci, le

insegui e diventano ali che ti librano in cielo evitando così i pallini che molti ingeriscono per

dimenticare e continuare sommessamente a vivere lungo i pentagrammi della propria vita.

La vita è musica e la mia vita esiste ora grazie ad essa, per essa e con essa.

Il pentagramma è il mio, il suo percorso... il mio, il suo binario parallelo.

Mi volto... mi allontano e lascio lo sguardo da quella teca... da quel museo... e penso ....

Chi è il mio ..??.. il nostro Mozart ??...che sorridendo volteggia e sbircia tra i binari della

nostra vita??

Annalisa Canali

Il più bel sogno

Sei apparsa all’improvviso

un pomeriggio d’autunno

quando le foglie ingiallite

vestivano il selciato.

Mi sono specchiato nei tuoi occhi.

Miracolo: gli alberi fi oriti

spandevano dolci profumi.

Ho chiesto il tuo nome:

“Amore” mi hai risposto;

un sorriso ha incrociato

il tuo dolce viso.

Ci siam subito intesi,

eri tu che aspettavo,

ero io che aspettavi,

ci siamo amati

Il tempo passa, ma è come allora:

tu hai dato senso alla mia vita,

tu hai liberato le mie paure,

tu hai dato forza alle mie speranze,

tu hai dato vita ai miei sogni.

Tu sei il mio più bel sogno:

Amore è il tuo nome.

Paolo Zanoli

IL TUO BINARIO

Potrà capitare che le emozioni si ammassino in te in una pila disordinata; paure,

doveri, valori, amori, passioni: tutti che reclameranno la tua attenzione, sgomitando

tra di loro per prevalere nei tuoi pensieri.

Non posso progettare il binario sul quale camminerai, non posso assicurarti la

felicità né evitarti la diffi coltà, posso però offrirti il mio amore e lasciarti lo spazio

necessario per crescere.

Fatti cadere. Quando le cose non ti piacciono cambiale, anche quando sono ormai

solide e consolidate. Chiudi il ciclo, se deve essere chiuso. Non per orgoglio, per

presunzione o per sconfi tta, ma semplicemente perché quella cosa esula ormai

dalla tua vita. Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei.

Rimettiti in piedi, è nel tuo cuore la bussola, nelle tue mani la frenesia di una nuova

rotta, nella tua mente il timone della nave.

Ricerca ciò che è buono senza ansia, con pura fi ducia, con delicata leggerezza.

Coltiva le tue idee, cambiandole se ritieni. Il sentiero va scovato, non è sotto i fari

dell’evidenza. Fai amicizia con l’insicurezza, ma alimenta il coraggio. Credi nei so-

gni, sono i mattoni sui cui costruire la tua realtà. Stai pronta a ridere. Trova il tempo

per rifl ettere. Apprezza il silenzio. Dormici sopra, alle cose.

Sii determinata, lotta per ciò che ritieni giusto. Rischia quello che devi rischiare, ci

sono cose per cui vale la pena di mettersi in gioco. È nella consapevolezza di poter

dire di aver sempre tentato, di non esserti mai accontentata, che potrai superare i

limiti della tua fi nitezza fi sica e trovare signifi cato all’Esistere.

Non voglio essere il sole, neppure la luna. Mi basta essere un lampione per aiutarti

a trovare il tuo binario.

La tua zia.

Raffaella di Ticco

L’ATTIMORE

È bastato un tuo sguardo...

un attimo, e il tempo si è fermato,

un tuo sguardo e il cuore mi si è fermato in gola.

Allora avrei voluto fuggire

per rinchiudermi di nuovo nella torre più alta del mio castello.

Ma sono rimasto li... immobile. Ma chi sei?

Forse la fata di un mondo incantato,

o un angelo di un paradiso che ho sognato!

La mia armatura è volata via ormai come i petali di un fi ore al vento.

Lo so, è stato solo un attimo,

ma ho visto, in quegli occhi, grandi isole verdi baciate dal sole,

un mare calmo, unito con l’infi nito azzurro del cielo,

e lunghe corse a piedi nudi, su spiagge dorate, che ci sussurravano abbracci.

Eccomi, sono inerme e pronto alla resa.

Io cacciatore, e io la preda.

Ma anche se tu fossi una rosa in un campo di ortiche,

vorrei raggiungerti e forarmi con quelle dolci spine.

Ma chi sei veramente? Non lo so...

So solo che la vita è un attimo,

e vorrei che quell’attimo, fosse per noi, tutta la vita.

Andrea Biguzzi

Inno alla donna

E per aver colto la mela proibita

la donna è stata nei secoli bandita!

In ogni nazione, con ogni religione

Senza poter proporre un’opinione.

Tenuta schiava, emarginata, ripudiata,

nascosta in casa o del tutto incappucciata!

L’uomo ne teme il mistero della vita,

nasce attraverso lei, per questo l’ha punita.

Portatrice di fascino e forgiata cultura,

ne viene attratto, ma ne ha paura

e invece di farne una valida alleata,

le ha fatto la guerra più spietata.

Eppure lei senza alcuna presunzione,

può sollevare il mondo in ogni condizione.

Far ritornare l’Eden su questa nostra terra,

scossa dalla violenza e da sempre troppa guerra.

Lei come di sua natura cresce soffrendo,

quando pare sia sconfi tta, si sta già rialzando.

Accetta sfi de, ed è a prova di dolore,

anche quando per amore le si spezza il cuore.

Mai farebbe scorrere il sangue dei suoi fi gli,

superando ostacoli, riparando a sbagli.

In verità, a voler sognare di rifar la storia,

tutto in mano a lei si innalzerebbe a gloria.

E questo grande uomo che non ha capito,

la ferisce, la giudica puntando il dito.

“Donna per colpa tua abbiamo una triste vita,

per aver colto e donato a noi la mela proibita!”

Rossana Emaldi

L’una Donna

Occhi cangianti di spezie

fi anchi mossi dalle maree, cinti dal tintinnio di stelle.

Sono Luna per te, stasera,

in attesa che abbracci il mio cielo.

Veruska Vertuani

Maddalena, piccola mia

Sei arrivata per caso e inaspettata, come un raggio di sole in una tempesta o la

neve in estate. I primi sintomi poi quelle due barrette rosa…e noi, quasi scioccati..

Sei stata veloce in ogni cosa…a 2 mesi le farfalle mi solleticavano il ventre che si

è arrotondato in anticipo…la mia gioia era incontenibile e già sentivo i calcetti,

preoccupata però perché subito mi hai fatto capire che volevi nascere presto.

Quella meravigliosa e maledetta ecografi a ci ha detto che tu eri una femminuccia

e noi piangevamo dalla gioia, ma anche che potevi non star bene.

Nella mia totale confusione tu hai deciso di nascere prima…ed eccoti li!

Nella grande e forte mano di tuo padre, fra di noi, uno scricciolo, prematura, ma

già in grado di bere il mio latte ed alzare la testina... Sei sempre stata un portento

fi glia mia, un miracolo e vero dono di Dio. E ancora adesso, guardandoti, mi chiedo

…Ma come ho fatto?...

E sapessi quanto sono orgogliosa di te, della tua bellezza quasi esotica, della tua

solarità e intelligenza che si esprime con mille parole e i tuoi occhi scuri che si illu-

minano quando ti emozioni o sorridi.

Tantissime volte ci scontriamo, non potrebbe essere altrimenti fra di noi, ma ti ho

amata fi n dal primo battito del tuo cuore.. e forse prima, e ti amerò anche quando,

un giorno, il mio si sarà fermato.

Micaela Zannoni

Mirare

Alzando lo sguardo al cielo,

luminose stelle più di altre,

illuminano la quieta notte,

e rappresentano chi dalla terra,

è stato chiamato per abitare il cielo.

Non mediocri ma speciali anime,

che ancora amano incondizionatamente.

Francesca Nanni

“PENSIERI PER LE DONNE”!

C’è una donna seduta in riva a un fosso. Davanti a lei un fi ore. Un pensiero e una

nuvola. I capelli biondi al collo, due paia di perle e due occhi grandi. Chissà perché

una donna è seduta in riva a un fosso, sotto al sole del pomeriggio, sotto un cielo

terso. Quanto si vorrebbe entrare nella testa di una donna per capirne i trabocchetti

e le paure. I pensieri e i progetti. I sogni e gli incubi. Lei accarezzava i fi li d’erba

come sua mamma le accarezzava i ricci prima della buonanotte. Era così bella che

pareva fi nta. Pareva la più bella delle primavere con la più rumorosa delle burra-

sche al posto dell’anima. Strappava i petali di quel fi ore come se volesse scacciare

da lì un fastidio o un dolore. Una pungente verità che l’aveva ferita. Il viso rigato da

una lacrima umida, ma brillante alla luce del sole. Un diamante dell’anima forse.

Seduta su quella riva guardava scorrere i suoi pensieri e a tratti i suoi ricordi, che

arrivavano accompagnati da folate di vento non ancora del tutto primaverili, ma

tiepide e accoglienti. Nell’aria un profumo di viole. E nonostante tutto quella donna

era coraggiosa, a discapito di tutto e di tutti era ancora lì. A vincere i suoi pensieri.

A vincere la sua paura per la solitudine, la paura dell’altezza, dei gatti, dell’amore,

della montagna, della distanza. Eppure resta lì immobile, magnifi co essere della

natura e prezioso dono all’uomo. Immobile ad affrontare tutto e ad affrontare l’im-

placabile arbitro che è di se stessa. Quel giorno quella donna voleva annegare i

suoi pensieri per vederli naufragare per sempre. Quel giorno quella donna scelse

di abbandonare per sempre quella riva, per godersi la sua vita da un’altra, di riva.

E magari da un altro fosso, dove l’orizzonte della campagna si mischiava perfetta-

mente al cielo che l’aveva cresciuta. Quella piccola donna quel giorno ero io. Ed è

a me che dedico ogni giorno e ogni mia caduta passata, che renderà quelle future,

amare, ma non troppo. Quel giorno mi sono specchiata sul fi ume e ho pensato

che è meglio affrontarsi piuttosto che rimanere fermi alla riva della nostra vita a

osservarla mentre scorre.

Emilia Capellini

Quale prezzo, il tuo corpo

Il tuo viso, audace, disinibito

ti passo dinanzi

volgi indietro lo sguardo,

la tua vergogna scansi.

Sono donna, immaginarti

prezzolare il tuo corpo…

Vorrei tanto parlarti

e aiutarti.

Diffi cile è la vita,

molto di più,

l’amore

ritrovalo

tra le pieghe

del dolore.

Oltrepassa la notte, l’oscurità

raccogli le forze,

abbi di te pietà.

Il sole rinasce

ogni giorno

fatti scaldare e abbracciare.

Il cielo

Non vuole

che un’altra stella

muore.

Cesari Patrizia

Ti ho incontrata

Ti ho incontrata, per caso, come fosse uno dei tanti incontri che ogni giorno scan-

discono la nostra vita. Ti ho guardata, con quello sguardo che potevo dedicare a

tante persone, senza che mi sfi orasse il pensiero che quel semplice approccio, po-

tesse, in così breve tempo, toccare e dare un senso nuovo alla mia quotidianità. Ho

avvertito la tua dolcezza invadere il mio animo, la tua discreta, ma sincera vicinanza

come un arcobaleno che annuncia il ritorno del sereno dopo il temporale. Come

una brezza, dolce e delicata hai rischiarato la mia vita, dissipando le nuvole di de-

lusione e d’incertezza che gravavano su di essa rendendola un po’ opaca, l’ hai

man mano ridisegnata, indicandomi il cammino e guidandomi con la tua presenza.

Guardando te, ascoltando le tue parole, osservando i tuoi gesti, mi viene ora facile

porre a confronto la tua immagine con quella stereotipata della donna di oggi. Sog-

getto, nel suo ruolo primario di fonte naturale della vita, ma anche oggetto, spesso

banalizzato, di ammirazione, di desiderio. Complice di amori che spesso sono solo

egoismo, gelosia e possessività che sminuiscono la funzione familiare e sociale

della donna, rendendola troppo spesso vittima di violenze fi siche e psicologiche, di

soprusi e discriminazioni. In te, ammiro un’altra donna…. quella che ha rispetto di

sé ed esige il rispetto degli altri, ma che sa accompagnare, che sa silenziosamente

manovrare gli scambi dei binari della vita di chi ha la fortuna di starle accanto, a cui

apre gli occhi di fronte alle false illusioni, aiutandolo a tenere la barra del timone

della vita sulla rotta giusta. Ed è per questo che mi sento di dirti, con tutto il cuore:

Benvenuta nella mia vita !

Beppe Grilli

LA MIMOSA

L’odore triste della mimosa

ricorda la vicenda dolorosa,

in un antico marzo americano,

di chi ha sofferto molto e spesso invano:

la donna, cui dobbiam tutti la vita

ed una gratitudine infi nita,

per il sorriso nella sofferenza,

per la costante, grande pazienza,

per aver vinto con il sentimento,

dopo il dovuto risentimento,

la violenza, gli abusi, i soprusi,

subiti da uomini feroci e ottusi.

Penso a che cosa sarebbe perso

se non ci fosse nell’Universo

questa presenza tinta di rosa,

questa inquietudine meravigliosa.

Piergiorgio Temeroli

Istanti d’eternità

C’è tempo per tutto diciamo.

Ci sarà tempo per ascoltare buona musica e leggere romanzi.

Per guardare i colori di un tramonto od uscire con gli amici.

Ci sarà tempo per pronunciare dolci parole e per scambiarsi un saluto.

Ci sarà tempo per un buon bicchiere di vino,

per le carezze e le discussioni con i genitori.

Ma il tempo cos’è se non lo scorrere irrequieto

di istanti che non ci appartengono?

A noi Madre non sono stati concessi ritardi

e quelle inutili attese vicino al telefono.

Non hai visto i primi peli sul mio viso ed io non ho accarezzato

la tenerezza delle tue rughe.

Non abbiamo avuto tempo per altre gite al mare

o per lunghe tombole nel freddo del Natale.

Ma tu ci sei Madre e sempre ci sei stata.

Sei in quella malinconia stretta in lacrime

stanche di scivolare via

e nel silenzio delle parole dei nostri dialoghi muti.

Il tempo si è preso gli istanti

ma ci ha regalato l’eternità.

A mia mamma.

Di Crosta Franco

Una donna

Sì, è nata!

E’ una donna,

colei che ti amerà

ti sveglierà, ti solleverà.

E’ una donna,

che ti ha accolto come madre,

ogni giorno ti sveglia, ti solleva

ti ama.

Sente ciò che senti tu.

Una donna,

compagna di vita,

che sceglie e si fa scegliere.

Ma mai dimentica,

di svegliarti quando deve,

di sollevarti quando cadi,

di amarti per amare.

Solo una preghiera per sé,

chiede semplicemente a te

di amarla, svegliarla e sollevarla

fi n lassù, su quella scala a pioli

che è la vita e niente più.

Cesari Patrizia

La civetta dal petto stellato

Nella notte,

i tuoi occhi pieni di ombre

spiano il tremolio delle stelle.

Quel ciuffo di capelli biondo canapa

Sa di polline,

del calore della tua carne

né la notte né il sonno possono separarci.

Il tuo corpo bagnato all’aurora si trasforma in un bianco

gabbiano affamato.

Mi sollevi le mani

Per vedere i miei fi anchi

Percorsi dall’amore.

I tuoi occhi azzurri

Dallo sguardo franco e acuto,

guardano sotto il berretto

un po’ sgomenti,

se la luna di cristallo mi rapisce.

Ma io ti amo.

Io cerco.

A te sono destinato.

Al segreto dell’inquieta illusione

nell’umida casa sulla riva

dove raggi obliqui abbracciano l’orizzonte

vicino al tramonto

più glorioso di un sogno.

Campanelli Luigino

“ Divina Creatura “ 8 marzo

Da giorni il pensiero mi assilla, dalla mente non sgorga scintilla

Parlar della “divina creatura” diventa ogni volta più dura….

Mi sveglio al mattino…ed accanto ti vedo

Ti chiedo un bacino ?...mi alzo e me ne vado ?

Comincia cosi la giornata che racchiude la nostra esistenza

Bello !..ci vuole pazienza, di certo l’abbiamo cercata

Quanto eri dolce bambinetta, poi graziosa giovinetta

Or sei grande, sei matura, avanti…insieme, che avventura !

Madre, fi glia o sorella, ti stimo seppure non bella

Morosa, compagna o moglie, dalla vita nessuno ti toglie

Battibecchi, sensazioni, sintonie, certezze

Son le nostre emozioni tra schiaffi e carezze

Famiglia, salute, lavoro…problemi intrecciati o distanti

Son questi il nostro tesoro, altre cose appartengono ai Santi

Ed è sera, sono stanco…un commento, un silenzio, un’occhiata

Il bilancio della lunga giornata e m’addormento ancora al tuo fi anco

Torna l’alba, rivedo il tuo viso

Son contento se abbozzi un sorriso

Piergiorgio Baldassarri

Il nostro arrivederci

Dio, com’eri bella, seduta alla macchina da cucire.

I piedi che volavano sul pedale ed il rumore della fede al dito

che batteva nella manovella.

Dio, com’eri bella, quando scioglievi la lunga treccia

e sul fi nire, quel fi lo dorato, ricordo del biondo che ti avvolse.

Dio com’eri bella, quando ricoprivi i libri in carta grezza

per paura che potessero sciuparsi e ne aspiravi l’odore dell’inchiostro.

A chi mi dice che ora sei in cielo, a chi mi dice che sei tornata polvere

rispondo che hai solo cambiato forma: ora hai i miei occhi ed i miei gesti.

Sei nelle mie mani mentre impasto, sei nella mia voce mentre insegno

sei nella lenzuola mentre stendo.

Dio, com’eri bella, in quell’ultimo sorriso, senza denti

È stato lì che siamo diventate una; è stato lì che il nostro arrivederci

è diventato nuvole.

Carolina Turroni

La mia strada

Non ci riesco. Le divisioni proprio non le so fare.

Margherita masticò la gomma sulla punta della matita, fi ssando quei numeri pan-

ciuti e insicuri sul foglio a quadretti del suo quadernone. Era già buio, fra poco la

mamma l’avrebbe chiamata per cena. E lei non aveva ancora fi nito i compiti di ma-

tematica. Sospirò e si mise a guardare fuori dalla fi nestra, il viso fra le mani ancora

troppo piccole.

“Cinque minuti” La testa della mamma si affacciò alla porta della cameretta ... Cosa

c’è? Sembri triste.”

“Non so fare le divisioni” farfugliò dopo qualche secondo.

“Dopo possiamo guardarci insieme” rispose la mamma. Margherita fece il broncio.

“Lo so che ci tieni a fare da sola ma una volta un aiutino puoi accettarlo”, continuò

mentre si sedeva sul letto, di fi anco alla scrivania. “Lo sai che una persona molto

speciale si chiamava come te? Era semplice, ma molto determinata.”

Margherita alzò lo sguardo, incuriosita.

“Studiava le stelle”, aggiunse la mamma indicando il cielo scuro, fuori. “E ha co-

minciato con la matematica”.

Margherita fece gli occhi grandi. Poi chiese timorosa: “Allora la matematica devo

impararla per forza?”

La mamma sorrise. “Qualcosa sì, ma non tutto. Devi solo scegliere la tua strada e

percorrerla, senza fermarti, senza arrenderti”, sussurrò dandole un bacio sulla fron-

te, prima di alzarsi e tornare in cucina.

Margherita si rimise la matita in bocca. Non era sicura di aver capito cosa aveva

detto la mamma. A volte parlava troppo diffi cile. Guardò fuori, stringendo gli occhi

per mettere a fuoco i puntini luminosi che si allargavano e si restringevano attraver-

so il vetro della fi nestra. Forse quella bambina che si chiamava come lei aveva visto

lo stesso cielo. Fece un sospiro e schiacciò le labbra in una riga di concentrazione.

Ci posso riuscire, si disse, incastrando lentamente un numero dentro il quadretto.

Linda Traversi

Sapori di mamma

Baci all’andata e al ritorno

premurose raccomandazioni

tutte in un... mi raccomando!!!

Pezzetti scelti di lesso

negati al proprio palato

e passati con amorevole cura.

Pane che sapeva di tutto.

Dolci alle feste

preparati con maestria e delicatezza.

Vestiti cuciti, senza mestiere e ben riusciti.

Candidi bucati stesi sui biancospini.

Fatiche in ogni stagione

con l’afa di agosto e il vento gelido d’inverno.

Battiti di cuore nascosti

nella docile attesa e, intanto preghiere!!...

Una mamma col dono di saper fare tutto

e ancor meglio amare

ricordi indelebili che mi porto addosso.

Mamma, grazie di tutto!

Mimma Ferra

D... come Donna D... come Domani

Son tre parole, d’universo effi gie

Femmina, di maschio il contraddetto

Donna fatal, di sogni e rime oggetto

Lady, Madame, tua nobiltà li esige

Tempo e spazio, nel mito e nella storia

C’è la tua impronta, forte eppur gentile

C’è nei tuoi modi, il dolce sol d’aprile

D’estate la fi erezza, dei grati di memoria.

Con Eva ci hai lasciato un primo segno

Delle tue doti; ascosa sotto i veli

Di tua avvenenza, malizia, invero celi,

d’arti gentil maestra, d’astuzia arcano regno.

Giunto è il momento, l’uom abbia il coraggio

La donna del futuro è il seme ambito

La terra degli eroi, dei falsi miti

A femminil saggezza, le renda alfi ne omaggio,

Augusto Mario Zocca

Luna di Marzo (a Sèlen)

Porta il tuo nome questa Luna di Marzo

piena, tonda, bella, ammiccante

trasporta sogni e sospiri di amanti.

Mutevole e dolce come sei tu!

E

ho guardato la Luna stanotte

l’ho guardata da sotto

quando a nascondersi con veli di nubi

giocava maliziosa e indecente.

Ho pensato ai tuoi seni abbondanti

al tuo corpo splendente, fatato.

Ho alzato le mani a toccarla.

Ho sentito il tuo corpo vibrare.

Accarezzare le dune, sfi orare le valli

è un tormento, è un incanto.

Che mistero la Luna!

Lei con pallida luce comanda le cose

fa alzar le maree e fi orire le rose...

quanto è bella la Luna! Che ricchezza trasporta.

Rino Arfi lli

Nella notte il tuo nome (a Palì)

Notte inquieta, notte stregata!

Mi rigiro nel letto, ti stringo nel sogno.

Ti cerco nei graffi rimasti nel corpo

mentre fuori la pioggia bagna i ricordi

nella mente è l’assenza di te.

E cosa vedo con gli occhi del cuore?

Vedo il tuo corpo così morbido e fresco

il sorriso che illumina tutta la stanza

le tue piccole orecchie che bevon sospiri

e la bocca vogliosa di baci.

Sulla fronte quella piccola ruga

che trasporta da tempo una pena segreta.

E i tuoi occhi io vedo...

i tuoi occhi mi piace guardare nell’ora d’amore

quando più grandi si fanno, dilatati da gioia e furore.

È dentro di loro che si perde la mia mente e il mio cuore.

Rino Arfi lli

Parole d’Amore

Vorrei fra di noi parole leggere

come profumo di viole

che faccian ridere e piangere il cuore

insomma... parole d’amore.

Parole sincere nelle intenzioni

che brucian le labbra, che entrino

sotto la pelle a dare emozioni.

Parole che abbiano dei nostri corpi

l’odore di quando fanno l’amore.

Parole senza senso: suoni

gemiti, fragori, dell’orgasmo il furore.

Che sappian descrivere il sogno

e colorare una parte del giorno.

insomma... parole d’Amore!

Rino Arfi lli

PARTECIPANTI ALL’INIZIATIVA “SCRIVILE”

Le poesie e i pensieri per le donne scrivile

- L’inno alla donna .............................. Rossana Emaldi Classe Ravenna

- A mia madre ................................... Paola Zaffagnini Lugo

- A mia nonna matilte ......................... Micaela Zannoni Cervia

- Toccando i rami verdi dell’infanzia ...... Maria Antonietta Bertaccini Forlimpopoli

- Divina creatura 8 marzo ................... Piergiorgio Baldassarri Faenza

- La donna ....................................... Amici Mario San Giorgio Cesena

- Donna ........................................... Gildo Barone Bellaria

- E ci sei .......................................... Maurizio Maraldi Forlimpopoli

- Il pentagramma della vita .................. Annalisa Canali Ravenna

- Il più bel sogno ............................... Paolo Zanoli Forlimpopoli

- La mimosa .................................... Piergiorgio Temeroli Rimini

- L’attimore ...................................... Andrea Biguzzi Martorano Cesena

- Maddalena piccola mia .................... Micaela Zannoni Cervia

- Mirare ........................................... Francesca Nanni

- La mia vita dietro al sole .................. Chiara Zanni Villa Inferno

- Mia madre, la mia bambina .............. Alessandra Poletti Ravenna

- Te ne sei andata ............................. Giovanna Ferrari Pigneto (MO)

- Ti ho incontrata ............................... Giuseppe Grilli Cervia

- Il tuo binario ................................... Raffaella di Ticco Savio di Cervia

- Istanti d’eternità .............................. Di Crosta Franco Forlì

- Pensieri per le donne ....................... Emilia Capellini Cannuzzo

- Al doni al rogia ............................... Carmen Bendanti San Zaccaria

- Quale prezzo, il tuo corpo ................. Cesari Patrizia Coriano

- Una donna ..................................... Cesari Patrizia Coriano

- Babushka ...................................... Arianna Parisi Cervia

- Donne ........................................... Giorgio Baldassarri Faenza

- Una donna ..................................... Veruska Vertuani Aprilia (LT)

- La mia strada ................................. Linda Traversi Camerlona (RA)

- L’alba ............................................ Pasini Angela Cervia

- La civetta dal petto salato ................. Luigino Campanelli Cervia

- Ricordando Dirce ............................ Carolina Turroni Cervia

- Il nostro arrivederci .......................... Carolina Turroni Cervia

- La mi fi ola ..................................... Michele Bersani Cervia

- Mia cara ........................................ Elisa Puntiroli Cervia

- Cappuccetto rosso (la mia) ............... Paola Vallerani Cervia

- Sapori di mamma ........................... Mimma Ferra Ravenna

- D... come donna D... come domani .... Augusto Maria Zocca Pinarella

- Luna di marzo ................................ Rino Arfi lli

- Parole d’amore ............................... Rino Arfi lli

- Nella notte il tuo nome ..................... Rino Arfi lli

- Donne di oggi e donne di ieri ............ Alunni della 3 e 4 scuola primaria tagliata