Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia...

32
CLAUDIO GRANDIS Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Nell’illustrare le vicende di villa Draghi è doveroso premettere che l’attuale complesso costituito dalla villa e dalle adiacenze risale agli anni 1848- 50.1 volumi attuali sono stati edificati sull’area di un precedente fabbricato, eretto nell’ultimo quarto del XVII secolo, che nel 1799 era denominato “il palazzo dominicale con piazza, loggie, scale, pilastri, prospettiva ed oratorio in San Pietro Montagnon" del signor Tommaso Donati.

Transcript of Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia...

Page 1: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

CLAUDIO GRANDIS

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Nell’illustrare le vicende di villa Draghi è doveroso premettere che l’attuale complesso costituito dalla villa e dalle adiacenze risale agli anni 1848- 50.1 volumi attuali sono stati edificati sull’area di un precedente fabbricato, eretto nell’ultimo quarto del XVII secolo, che nel 1799 era denominato “il palazzo dominicale con piazza, loggie, scale, pilastri, prospettiva ed oratorio in San Pietro Montagnon" del signor Tommaso Donati.

Page 2: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

2

L’intreccio, la sovrapposizione di strutture edilizie, la manomissione del sito creato sul finire del Seicento impongono pertanto una ricostruzione delle vicende precedenti alla realizzazione voluta da Pietro Scapin (1797-1873) a metà Ottocento. Così come ci appare doveroso evidenziare che nella denominazione “villa Draghi” s’identifica solo il cognome dell’ultima famiglia proprietaria, mentre la cronologia dei protagonisti registra nell’ordine Alvise Lucadello (1632-1713), Francesco Matteo Donati (nato nel 1695 e morto prima del 1766), figlio di Pietro Donati (1669-1712) il cognato di Alvise. A Francesco Matteo, seguono nel tempo il figlio Tommaso Donati (1720-1799), di professione notaio, i figli di quest’ultimo, cioè Francesco e Manfredo che nel 1799 si divisero il complesso senza tuttavia apportarvi modifiche strutturali. Francesco Donati si riservò la porzione maggiore dell’intera proprietà, mentre Manfredo si accontentò di una manciata di campi e di altri immobili situati a Padova e a Dolo.

Dal fallimento economico di Francesco, e dal ruolo marginale di Manfredo, il palazzo dominicale cadde in grave rovina, assieme al vasto parco esteso su di un’ampia superficie, se si considera anche il manto pedecollinare posto ad oriente. Nel decennio 1811-21 i terreni di Francesco vennero rilevati da Giacomo Marigo, affiancato nell’ombra da Marc’Antonio Giro, la cui occulta presenza verrà svelata solo nel 1829. Assieme, questi due, nel 1839 venderanno l’immobile a Giovanni Sertorio il quale a sua volta lo cederà a Pietro Scapin il 4 novembre 1843. Un cumulo di macerie si presenterà agli occhi del ricco possidente padovano, tanto da dover trattare nel prezzo anche per le rimanenti statue, i piedistalli e altri materiali rimasti. Del monumentale edificio eretto da Alvise Lucadello non era rimasto più nulla.

Figlio di Domenico Scapin e di Francesca Traversa, a sua volta figlia del notaio padovano Girolamo, Pietro rimasto orfano in giovanissima età, sposò nel 1816 la ricca veneziana Teresa Valtorta (1801-1880): i figli nati da questo matrimonio morirono tutti in tenerissima età. Pietro tra il 1848 e il 1850 eresse sul poggio di Monte Alto un nuovo e moderno edificio padronale, verosimilmente ideato dal cugino Domenico Scapin. Prima di morire, non avendo eredi diretti, decise di legare col testamento l’intero complesso all’amata nipote Elisabetta Valtorta, figlia del cognato, nonché fratello della consorte Teresa Valtorta. Elisabetta andò in sposa nel 1874 al veneziano Giovanni Draghi, e dopo esser rimasta vedova ancora in giovane età, alla morte avvenuta il 28 aprile 1911 lasciò l’intero patrimonio ai cinque figli: Margherita, detta Rita (1875-1962), Pia (morta nel 1917), Antonietta (morta a Verona il Io ottobre 1935), Gaetano (morto il 5 ottobre 1941), e Giovannina (1887-1967), i quali conservarono “in solido” (cioè

Page 3: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

3

senza mai frazionarla) la proprietà di San Pietro Montagnon.

È doveroso, sin da queste prime righe, precisare che nei decenni successivi al 1850 il fabbricato è ricordato dagli studiosi e dai cronisti con l’appellativo di “palazzetto Scapin”, mentre solo dal secondo dopoguerra s’incontra la denominazione - peraltro impropria - di “Villa Draghi”.

Un’altra doverosa puntualizzazione riguarda il sito del complesso in esame. La località fino agli anni Quaranta del secolo scorso era conosciuta col toponimo di San Pietro Montagnon, contrada Valdimandria; lo sperone roccioso su cui svetta la villa a sua volta era chiamato il Motton o Viottolo di Monte Alto. La precisazione ci appare doverosa poiché in diverse pubblicazioni, soprattutto recenti, San Pietro Montagnon viene ripetutamente e arbitrariamente confusa con Montegrotto Terme, toponimo che se oggi dà il nome al nostro Comune amministrativo, in realtà fino al 1934 si riferiva esclusivamente all’area che dall’Hotel “Neroniane” s’estende attorno alla stazione ferroviaria. Oltre i binari, infatti s’incontra la contrada di Mezzavia.

1. Le origini

Sulla scorta della documentazione sino ad ora reperita, si può affermare che a partire dal 1674 a San Pietro Montagnon si concentrarono gli interessi immobiliari di Alvise Lucadello, un importante funzionario dell’apparato burocratico veneziano inquadrato professionalmente tra i ragionati ducali (contabili). Alvise nacque a Venezia il 25 ottobre 1632 da Pietro Lucadello, un negoziante di Rialto. Tre i fratelli di cui si è rinvenuta memoria, un maschio di nome Francesco, entrato nel monastero camaldolese di S. Clemente in Isola con il nome religioso di padre Alvise Colombo e qui morto il 21 ottobre 1656, e due sorelle: Maddalena sposa a Bernardo Nicolosi, segretario del Senato veneziano, e Cristina (1630-1689) coniugata con Francesco Donati, un commerciante di Dolo. Nel 1655 Alvise fu assunto dall’Avogaria di Comun con la qualifica di Ragionato Ducale, cioè revisore contabile a servizio del Collegio o Senato veneziano1. La sua posizione gli consentì di essere a contatto con le massime cariche dello Stato e il suo lavoro, cioè il recupero dei crediti e delle somme dovute dai privati all’erario statale per tasse e imposte, gli permisero di aggiungere allo stipendio mensile una quota percentuale (aggio) su ogni somma recuperata. Operazioni che consentirono ad Alvise di accumulare un’ingente fortuna, tanto da permettergli di costituire una dote di ben 8.000 ducati a favore della sorella Maddalena in occasione del suo matrimonio con Bernardo Nicolosi celebrato il 12 novembre 1668 nella palladiana chiesa di San Giorgio

Page 4: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

4

1 Belvedere fatto costruire sul monte Castello (Montegrotto Terme) da Alvise Lucadello nell’incisione di Johann Christoph Volkamer stampata a Norimberga nel 1714. Oggi non ne resta alcuna traccia; al suo posto si erge la cosiddetta Torre di Berta. Nel 1713 il Belvedere fu ceduto con lascito testamentario al patrizio veneto Daniele Dolfin.

Page 5: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

5

Page 6: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

6

Maggiore. Un’unione purtroppo durata meno di sei mesi per la morte della sposa, appena venti- seienne, che consentì ad Alvise di recuperare, seppur a rate, l’intero patrimonio dotale e di investirlo proprio a San Pietro Montagnon.

E nel 1674 che prendono avvio le iniziative imprenditoriali di Alvise nella nostra zona. La prima attività documentata è l’acquisto di 4 campi con casa, bagni e acque calde, seguita l’anno successivo dalla richiesta di una concessione idraulica per alimentare un mulino, opificio che sarà costruito nello spazio dove ora è l’ingresso carraio dell’albergo “Petrarca” in via Castello. A quest’opera seguono nel quinquennio 1675-1680 una mezza dozzina di operazioni immobiliari (acquisti ripetuti e concessioni di livello su campi coltivati, terreni vegri, boschi, case e sorgenti termali) e di attività edilizie (costruzione della casa padronale e del Serraglio sul Mottolo, del belvedere sul vicino Monte Castello); tutte iniziative svolte con costante impegno e con regolare intensità, che con alterne vicende si concluderanno il 4 giugno 1713, giorno della morte di Alvise.

Son quattro decenni che consentono al contabile veneziano di diventare il principale possidente della zona, scalzando nella graduatoria dei proprietari fondiari antiche famiglie di nobile ascendenza radicate da secoli a San Pietro Montagnon. Nelle operazioni di acquisto, di permuta, di investiture livellarie Alvise Lucadello si confronta infatti con membri delle famiglie Brunelli, Bonfio, Gaggi, Oddi, Ferro, Brozolo, Papafava, da Torreglia, Santa Sofia. Non di rado approfitta delle loro manifeste difficoltà finanziarie quand’anche non ne forza la mano pur di raggiungere il suo sogno di vedere il palazzo di Monte Alto immerso nel verde del brolo, interamente recintato dall’alta mura del “Serraglio”, oltre il quale si stende, da un lato, il fitto bosco del Covolo sulle pendici euganee e dall’altro il piano coltivato della “Pezza Grande” che collega il Mottolo a Monte Castello, interrotto solo dalle acque del Rio Spinoso.

San Pietro Montagnon diventa definitiva dimora di villeggiatura nel mo-mento in cui Alvise Lucadello riesce a sottrarre ad Angela Montagnana, una povera vedova, una sorgente d’acqua potabile sotto il Monte Alto. La sottrazione della preziosa risorsa appare segno di un’impunibilità radicata su influenti amicizie governative, unita alla notorietà raggiunta all’interno dell’apparato burocratico in grado di renderlo impermeabile a potenziali denunce. La disponibilità dell’acqua è infatti all’origine della fortuna di moltissimi insediamenti collinari, sia residenziali che religiosi. Disporre di una sorgente, poterne incanalare il flusso in cisterne, serbatoi, pozzi o altri capaci contenitori, era fondamentale per qualsiasi costruzione destinata ad ospitare persone ed animali. Giusto per citare alcuni esempi qui si ricordano Villa dei Vescovi, le cui cisterne del piano interrato erano

Page 7: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

7

riempite dal flusso idrico proveniente dalla sorgente del Fornetto; l’abbazia di Praglia che dispone dell’acqua discendente dal colle delle Are, incanalata negli ampi invasi sottostanti i pozzi claustrali; villa Contarini di Valnogaredo, affiancata sul lato est della mura di cinta da una sequenza di serbatoi sotterranei in grado di accumulare l’acqua dei calti Venda e Brecale.

Alvise Lucadello entra in possesso della sorgente prima del 1684, anno in cui Angela Montagnana denuncia all’estimo la sottrazione e la conseguente riduzione di produttività dei suoi terreni; non a caso scrive nella sua polizza: “E per esermi sta levà da un mio vicino per prepotenza un gius de una aqua nasente in un mio boscho, con pregiuditio dela tera e dano”2. Una vicenda confermata nel 1688 dal pubblico perito padovano Giacomo Cromer che in occasione di un sopralluogo rileva che nei paraggi del colle, dal lato di Caosea, vi è una fontanina d’acqua, della qual acqua è stato investito già anni il sudetto signor Locadello3.

Nell’elenco delle operazioni immobiliari troviamo che il 2 marzo 1675 Al-vise acquista dieci campi di bosco ai quali ne aggiunge altri quarantacinque il 20 febbraio 1676. Il 4 dicembre 1679 invece prende “a livello” (contratto di durata ventinovennale) un campo e mezzo di terra da Marino Maetan, e altri 16 campi dalla sorella di questi, Cecilia vedova di Francesco Brunelli4. Quattro mesi dopo sono otto i campi “al Covolo di S. Pietro Montagnon” che vengono acquisiti sempre a livello, mentre il mese seguente ben 34 campi e una manciata di case sono rilevati per un ragguardevole corrispettivo di 3.197 ducati5. Tredici campi di bosco in contra Monte Alto entrano nel patrimonio Lucadello nell’agosto 16806. La frenetica attività degli acquisti s’interrompe nel 1681, per riprendere otto anni dopo, nel marzo 1689 con altri otto campi sempre di bosco. Nel 1693 prende a livello da Piera Pavanello, maritata con Cesare Franchini, trentacinque campi di terra, di cui otto in circa di bosco, et il resto arativi, piantadi et vignadi, compreso un pezzo di brolo con fruttari, et poche fabriche di muro et di legnami copperte de coppi da lavoratori, tutte fatiscenti e alcune pure rovinose e prive di coperture e di serramenti per la cattiva conduzione dei precedenti fittavoli; in cambio s’impegna a pagare un canone annuo di 50 ducati e a sistemare gli edifici per i quali saranno riconosciute le spese di rifacimento. Il giugno seguente chiude con Girolamo dagli Oddi una pendenza dovuta al prestito ripetuto di denaro; Girolamo per saldare il suo debito gli cede definitivamente quattro campi e mezzo in circa “di terra prativa, compreso mezo campo in circa di motte, da quali si cava scaglia, situati in villa di San Pietro Montagnone”, scorporandoli da una vasta possessione di circa ottanta campi complessivi. Il loro valore è di 384 ducati e tra essi vi è “una Busa deta la Busa de i Fanghi, la qual busa con l’uso, beneficio, commodo, et utile, che da quella, e fanghi puosi, et potrali perpetuamente cavare",

Page 8: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

8

3 Ubicazione e pianta del palazzo Lucadello – qui indicato col nome Donati - nella “Gran Carta del Padovano” realizzata intorno al 1780 da G. A. Rizzi Zanoni

Page 9: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

9

che però rimane al venditore in uso esclusivo.

L’interesse di Alvise Lucadello per questa zona e il suo arrivo a San Pietro Montagnon hanno ragioni documentate. Egli è legato da una stretta amicizia con Daniele Dolfin, il proprietario dell’omonima villa alla Mincana di Carrara San Giorgio (oggi conosciuta come villa Dal Martello a ridosso della strada statale che da Mezzavia conduce a Battaglia Terme). Daniele a sua volta è uno dei procuratori dei canonici di San Salvatore di Venezia, insediati, con una famiglia religiosa dipendente, sul colle di San Daniele di Abano7. Lucadello dunque accompagna e segue le orme dell’influente patrizio veneziano, il cui figlio — anch’esso di nome Daniele, ma ribattezzato Zuanne per distinguerlo dal padre - riceverà nel 1713 come lascito testamentario il colle di Monte Castello col soprastante Belvedere fatto costruire dallo stesso Alvise. Un edificio che compare nella raccolta delle incisioni stampate nel 1713 da J. C. Volkamer (Fig. 1), ma di cui oggi non resta alcuna traccia, che s’innalzava sulla sommità del colle dove ora si scorge una piccola torretta pomposamente chiamata “Torre di Berta”.

Affascinato dai luoghi, Alvise investì i suoi capitali proprio a San Pietro Montagnon creando così un luogo di villeggiatura singolare in quest’area euganea che ormai da un paio di secoli era divenuta attrattiva per il ricco patriziato lagunare. Il suo è comunque un investimento fondiario come ben si deduce scorrendo l’analitica descrizione dei cespiti che correda l’appendice del testamento autografo concluso il 9 marzo 1709 e consegnato al notaio veneziano Marco Generini8. Accanto al palazzo padronale si sviluppa una vera e propria azienda agricola che ha nel “rustico”, posto all’ingresso del parco, il suo centro amministrativo e l’abitazione del gastaldo, il classico uomo di fiducia del proprietario, al quale è affidato il controllo delle operazioni agricole, la riscossione dei canoni d’affitto, l’organizzazione dei lavori nei campi e nel bosco. Una “casa da lavorador", quest’ultima, che nel 1715 risulta dotata di “barchessa, stalle, cedrava e olombara, con campi quaranta in circa parte arativi piantati e vitati e parte prativi d’Abbano del Monte”, confinanti a mattina il Rio Spinoso.

2. La costruzione di Alvise Lucadello

Il fabbricato che Alvise fece costruire sul poggio (alto 52 metri slm) di Monte Alto sfruttava il pendio collinare rivolto al colle di Monte Castello. Osservando attentamente l’incisione del Volkammer (Fig. 2) possiamo notare oltre la mura di cinta, valutabile dell’altezza di circa metri 2,50, un primo edificio a pianta circolare, dotato di una dozzina di finestre (considerata l’ipotesi di una sua

Page 10: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

10

perfetta simmetria) interrotte da due ampi ingressi sovrastati da un arco a tutto sesto. Sopra il tetto piano, a terrazzo, s’innalza una balaustrata sorreggente due dozzine di statue a grandezza naturale. La presenza di numerose statue è confermata dall’inventario dei “Giudici di Petizion” che nel luglio 1713 contarono all’interno del complesso ben 133 statue in pietra di Vicenza a grandezza naturale, opera di scultori e di momenti diversi9.

Oltre l’edificio circolare s’inerpica una lunga scalinata che sale fino alla piazza antistante la scenografica parete in cui sono ricavate tre nicchie mo-numentali per altrettante statue, sovrastate da una balaustra in pietra sulla quale svettano almeno altre cinque statue. Sul lato sud appare un’altra scalinata di raccordo tra la piazza antistante e un terrazzo più elevato anch’esso perimetrato e adornato con una lunga balaustra dominata da sei statue monumentali. A delimitare il lato destro della piazza è invece il palazzo dominicale. Una perizia del 18 maggio 1715 così descrive l’insieme: “Una casa dominical posta sul Monte con un appartamento per parte, et con sua chiesa, e canevoni, canevini e granari con sua scalinata con statue in pietra tenera con un recinto di muro con dentro due altri casini con campi ottanta parte boschivi, parte videgà, e con fruttavi, e peschiera. Beni tutti tenuti in casa — cioè non affittati - confinano altri beni di ragione di detta heredità Lucatello”10. Sulla scorta dell’inventario steso nel luglio 1713 sappiamo inoltre che il complesso risultava composto da oltre quarantasei stanze di diversa dimensione, segno di una monumentalità che l’incisione di J. C.

Volkamer ben pone in evidenza. Monumentalità che pure la mappa ela-borata dal cartografo padovano Giovanni Antonio Rizzi Zannoni nel 1780 (Fig. 3) mette in luce, seppur solo planimetricamente. In questa celebre mappa il complesso appare disposto, nel suo lato lungo, sull’asse est-ovest con l’affaccio del palazzo di villeggiatura prospettante a mezzogiorno su due larghi spiazzi distribuiti su altrettanti piani terrazzati. Dall’incisione si rileva inoltre che l’edifìcio era articolato su più piani, digradanti sul pendio del poggio. A quota inferiore vi erano alcuni volumi, verosimilmente destinati a locali di servizio, seguiti dall’oratorio posto a cerniera con il corpo principale riservato alla residenza padronale. A chiudere la quinta scenografica, come detto, s’innalzava una doppia muratura coronata da statue. Attorno all’edificio poi s’apriva un ampio brolo di piante da frutto (meli, noci, ciliegi, fichi, ecc.) e di alberi ornamentali (cipressi).

Dalla documentazione raccolta non emergono indicazioni sulla paternità progettuale. È tuttavia il caso di sottolineare che Alvise Lucadello ebbe modo di conoscere e frequentare i maggiori progettisti attivi a Venezia nella seconda metà del Seicento, e su tutti quel Baldassare Longhena (1598- 1682) che fino alla morte

Page 11: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

11

diresse il cantiere della Salute, a pochi passi dalla dimora veneziana di Alvise situata nella contigua parrocchia abbaziale di San Gregorio. Una rosa di altri possibili progettisti contempla i collaboratori del Longhena, Giuseppe Benoni (1618-1684) e Giuseppe Sardi (1621-1699). Su quest’ultimo varrebbe la pena porre attenzione per la provata abitudine di ideare “prospetti straricchi di statue” u, spesso situati sulle sommità delle architetture e delle reiterate balaustre, cui non si sottrae il nostro complesso di San Pietro Montagnon. Sardi inoltre fu attento progettista di dimore campestri e la sua attività professionale ben collima con la cronologia temporale di costruzione sia del palazzo dominicale, sia del Belvedere voluti da Alvise Lucadello.

Dati precisi sulle fasi costruttive non ve ne sono. Di certo è che nel 1692 le “fabbriche” erano completate. Al 1689 risale invece il completamento del Serraglio de muro come ci ricorda il pubblico perito Vincenzo Pasini, incaricato di estrarre alcuni campi dalla proprietà di Angela Saviolo “quanti bastino per ultimare un seraglio de muro del signor Lucadello, così confinante, reducendo in muro a reta linea”13.

3. Vicende patrimoniali del complesso Lucadello

Il 4 giugno 1713 Alvise Lucadello muore nel suo “stabile” di S. Pietro Montagnon; dopo le esequie il suo corpo è condotto nella chiesa di San Clemente in Isola, nella laguna di Venezia, per essere sepolto nella tomba che i monaci camaldolesi gli avevano concesso il 14 marzo 169514. Lascia un lunghissimo testamento che diverrà negli anni seguenti motivo di altrettante vertenze giudiziarie per la ritardata esecuzione. Incaricati dell’operazione, nella veste di commissari testamentari, sono Bernardo, il cognato che aveva sposato Maddalena Lucadello, e suo fratello Costantin Nicolosi; il primo dei due, oltre ad essere il segretario del Senato veneziano, muore il 29 luglio 1713, cioè a meno di due mesi dalla scomparsa di Alvise, lasciando a Costantin l’onere di dare esecuzione ad una complessa volontà testamentaria.

Dopo la sepoltura di Alvise nell’arca di San Clemente, gli eredi testamentari chiesero l’intervento dei Giudici di Petizion, i magistrati del governo veneziano incaricati di vigilare sui beni lasciati dai defunti privi di eredi diretti. I Giudici, come di rito, inviarono a S. Pietro Montagnon due periti affinchè compilassero un dettagliato inventario dell’intero patrimonio. Essi rilevarono una superficie di circa 130 campi padovani di terreno, numerosi fabbricati e infine una manciata di case a Padova in contrà delle Maddalene, l’attuale via San Giovanni da Verdara. Oltre agli

Page 12: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

12

immobili padovani nell’inventario furono inseriti la tenuta di Scaltenigo e la ricca casa di Venezia a San Gregorio, arredata con opere d’arte e mobili di valore.

Tralasciando la lunga e complessa vertenza che contrappose i camaldolesi di San Clemente e gli esecutori testamentari, va rilevato che solo nel 1720 i monaci veneziani riuscirono ad entrare in possesso di un immobile pari al valore del lascito. Tra i beni che l’autorità giudiziaria assegnò ai monaci figura il Rustico (o barchessa) posta all’ingresso del “Serraglio”: da qui la ragione per cui gli anziani di Montegrotto conoscono quell’edificio con il soprannome di “Conventino”. Il palazzo padronale sul poggio di Monte Alto fu invece rivendicato, e ripetutamente, dal pronipote Francesco Donati figlio di Pietro, il nipote nato dal matrimonio tra Cristina Lucadello e Francesco Donati. Pietro Donati, nato a Dolo il 5 dicembre 1669, nipote diretto di Alvise, più volte ricordato nel testamento del 1709, verrà escluso dall’eredità perché al momento del testamento risulterà gravemente malato di mente e privo di giudizio; di fatto egli morirà prima dello zio, nel marzo 1712 all’età di 43 anni.

Perdendo l’annesso rurale, ma mantenendo intatto il Serraglio, i Donati furono costretti a ricavare nel palazzo dominicale gli ambienti ove alloggiare i custodi, il gastaldo con la sua famiglia, la servitù, mantenendo così a residenza di villeggiatura solo il corpo centrale. In questa necessità si spiega la ragione della presenza, nel 1805, della stalla, della teza, e delle tre abitazioni che invece non compaiono nell’inventario del 1713.

Francesco Donati, nato il 30 settembre 1695, sposò Elisabetta Perlasca morendo prima del 1766. A succedergli fu il figlio Tommaso (1720-1799), che grazie alle possibilità economiche s’avviò ad una lunga e fortunata carriera notarile. Egli risulta infatti attivo a Padova dal 1750 al 1796: mezzi economici e prestigio gli consentiranno di sposare Antonia Dal Corti- vo, l’ultima discendente di un nobile casato padovano ormai in declino. Un’ascendenza, quella materna, che scatenerà nei figli di questa coppia (i fratelli Francesco e Manfredo), il desiderio di fregiarsi del titolo nobiliare di conti. La famiglia Donati, originaria del bergamasco e trasferitasi a Dolo, nel veneziano, agli inizi del XVII secolo, discendeva infatti da generazioni di commercianti, privi delle cospicue ricchezze che nel corso del XVII secolo permisero a molte famiglie di accedere al patriziato veneto.

Ritornando a Tommaso Donati, è doveroso ribadire che egli fu una figura di spicco nella storia del complesso padronale del “Serraglio”. Il suo matrimonio con l’ultima erede dei conti Dal Cortivo resta il sigillo più evidente di un’ascesa sociale. Il ruolo di tutto rispetto che egli seppe conquistarsi, verosimilmente in

Page 13: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

13

virtù della pingue eredità lasciata alla sua famiglia da Alvise Lucadello, trova riscontro anche in alcune singolari operazioni finanziarie. Il 6 ottobre 1783, ad esempio, concede alla città di Padova un mutuo di 2.000 ducati l3, mentre il 27 agosto 1787 presta altri 3.000 ducati a diversi padovani 16. L’11 marzo 1792 nomina il reverendo Giacomo Fracasso rettore della cappellanìa Negrini insediata nella (scomparsa) chiesa di San Giacomo di Padova (attuale piazza Mazzini), a dimostrazione del ruolo di patrono assunto nei riguardi delle istituzioni religiose promosse da famiglie laiche. Poco prima di morire riceve dalle fraglie del SS. Sacramento e del SS. Rosario della chiesa di Abano la ricevuta per aver affrancato (cioè pagato) un debito di 3.440 Lire. Tra le tante operazioni immobiliari compiute nel mezzo secolo di attività, figura anche l’ampliamento del parco Lucadello. Il 9 ottobre 1782, infatti, egli ottiene in livello perpetuo da Antonio Brunelli altri 16 campi di bosco, sui quali molti anni prima erano cadute le attenzioni, rimaste insoddisfatte, proprio di Alvise Lucadello 17.

4. L’edificio Lucadello: la fine di una famiglia e di un prestigioso palazzo

La fortuna economica e sociale raggiunta da Tommaso Donati, per certi versi emulo dell’antenato Alvise Lucadello, è dilapidata dall’inettitudine del figlio Francesco con conseguenze irreversibili per il complesso padronale di San Pietro Montagnon. Francesco risiedette per tutta la vita con il fratello Manfredo a Padova, nella palazzina che, verosimilmente, il padre Tommaso aveva ristrutturato dopo averla ereditata a sua volta dal padre Francesco Matteo, contrassegnata dai civici 4320, 4321 e 4322 di contrada delle Maddalene, dirimpetto all’omonimo convento (oggi sede dell’Istituto Professionale “L. Da Vinci”). La casa dominicale, o padronale, di S. Pietro Montagnon a partire dal 1799 fu pertanto abitata solo per brevi soggiorni estivi.

Le velleità nobiliari dovute all’ascendenza materna, che saranno motivo di reiterate istanze alla città di Padova per ottenerne il riconoscimento ufficiale, in realtà, tradiscono l’incapacità, soprattutto di Francesco, principale erede del patrimonio di San Pietro Montagnon, di gestire affari e affetti. Un’incapacità che lo porterà anche al fallimento del matrimonio con la nobile contessa Giovanna Bressè della Verneda, ufficialmente sciolto il 20 giugno 1805. Manfredo, dal canto suo, sposerà Francesca Cimaroli (1764- 1841) e continuerà per tre lustri (1794-1809) la professione del padre, senza tuttavia raggiungerne il prestigio.

Nell’anno della morte del padre, Francesco e Manfredo decisero di dividersi il complesso del Motton di Monte Alto, sancendone la separazione con un atto del

Page 14: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

14

notaio Giovanni Scardova il 18 giugno 1799 ma concordando di non eseguire lavori e di cambiare solo le serrature delle stanze, affinchè ciascuno potesse usare in piena libertà quelle assegnategli.

Se Tommaso riuscì ad accumulare un cospicuo patrimonio e a conservare l’eredità lasciata da Alvise Lucadello sotto forma di “commissaria” (bene inalienabile), altrettanto non si può dire per i due figli. Già all’indomani della morte di Tommaso, i due fratelli ma in particolare Francesco, sono alle prese con creditori e prestatori di denaro. Lo si evince dalla fitta sequenza di operazioni finanziarie che s’allungano per tutto il primo quarto del XIX secolo. In molti casi gli atti notarili, conservati tra i repertori dei notai padovani, documentano la cessione di beni che in precedenza erano stati goduti a titolo di livello (terre e boschi in particolare), cioè a fronte del pagamento di un modesto canone annuo, da Alvise Lucadello e Tommaso Donati.

La precaria situazione risulta ancor più grave dopo il divorzio di Francesco dalla moglie Giovanna, tanto che pochi anni dopo il figlio della coppia - un altro Tommaso - si trova costretto ad agire per conto del padre. Nel maggio 1808 per saldare un grosso debito contratto con il sacerdote padovano don Giovan Battista Mazzucato, vengono alienati i terreni del “Serraglio”. Trentasette campi e mezzo della tenuta vengono scorporati Ü 13 agosto 1808 dal perito Antonio Rossi: il loro valore commerciale è pari al debito che Francesco deve al religioso. Una cessione che tuttavia viene siglata col patto di retrocessione a favore del venditore, qualora questi rimborsi al prete l’intero capitale di 1.000 ducati più l’interesse annuo del 5 e ½ per cento18.

In altri casi sono gli immobili isolati, come la locanda con i bagni o le casette attorno alla chiesa di San Pietro ad essere ceduti. Domenico Salvioni, ad esempio, dopo aver condotto in affitto la locanda con i fanghi termali, la prende a livello fi 5 maggio 1804, così che alla sua morte la figlia Angela Salvioni l’affitta, nell’ottobre 1814, a Girolamo Megliorato19. Domenico e Francesco Beggio dal canto loro il 3 aprile 1819 acquistano l’osteria e le casette circostanti la chiesa parrocchiale di San Pietro, altro immobile originariamente appartenuto da Alvise Lucadello sin dagli anni Ottanta del XVII secolo.

La piega irreversibile presa dalle famiglie di Francesco e Manfredo si ac-centua ancor più nonostante i ripetuti tentativi dei rispettivi figli di salvare il patrimonio, inesorabilmente avviato allo smembramento e all’alienazione. Anche i beni personali (la dote) di Francesca Cimaroli, moglie di Manfredo, vengono posti in gioco, come attesta la confessione che i due fanno al notaio Francesco Fanzago

Page 15: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

15

il 26 gennaio 1821; ad esser creditore di 900 lire in questo caso è Saul Da Zara del fu Mandolino, un ebreo padovano che accetta d’esser rimborsato con tre rate annue di 300 lire cadauna per la somma prestata in precedenza20.

Tornando al nostro palazzo di villeggiatura val la pena riportare la desola-zione incontrata dal perito Tommaso Padrin il 14 maggio 1805. Egli segnala che lo “stabile ad uso di villegiatura” è dotato di “una salla e cinque luoghi peppiano con sotoposta caneva; in primo soler evi una saletta e quattro stanze laterali con altre due appresso; in secondo soler poi v’esiste altre quatro stanze e due salotti con relativo altro luoco che forma peppiano, ed un sopraposto granareto”. Chiamato dai proprietari per determinarne la rendita, continua la sua descrizione precisando che il complesso edilizio: “E in pendio del monte, con altra relativa terassa; cui segregato [vi è] un piccolo oratorio con tre anesse abitazioni, et altre tre consimili in soler; stalla vicina e teza et un luogo soteraneo a volto sotto la corte”, evidenziando tuttavia che l’insieme è “in statto rovinoso” e che dei sette alloggi circostanti lo “stabile ad uso di vilegiatura” solo pochi si possono giudicare “abitacioni abitabili”21. Una condizione di degrado che le magre risorse finanziarie non riusciranno a rimuovere.

La legislazione francese introdotta all’alba del XIX secolo aveva sciolto i vincoli dei fedecommessi, consentendo l’immissione sul mercato immobiliare di numerosi beni (case, terreni, palazzi e ville) che per secoli erano stati congelati da ferree volontà testamentarie. L’istituto della commissaria all’epoca impediva di alienare i beni ricevuti in testamento, e questo spiega la ragione per cui - seppur indebitati - i fratelli Donati difesero il possesso dell’immobile per lungo tempo anche a fronte di serie difficoltà finanziarie. E dunque in questo clima profondamente mutato sia dal punto di vista politico, sia da quello legislativo che vengono spezzate tradizioni secolari.

La cronica insolvenza di Francesco Donati ci appare in tutta evidenza da una serie di atti che s’aprono nel 1811. Il mancato pagamento delle imposte dei mesi di maggio, luglio e settembre 1810 e di gennaio 1811 impose all’esattore dipartimentale di Battaglia il pignoramento di fette di terra sempre più ampie. Ad aggiudicarsi la prima vendita all’asta di tre campi di terra il 14 settembre di quel fatidico 1811 fu Giacomo Marigo, ricco possidente di Monselice. Una presenza che ritroviamo aggiudicataria anche al successivo incanto del 24 novembre 1817, dove gli immobili pignorati e venduti all’asta furono ben 15 campi e 130 tavole. Marigo è protagonista indiscusso anche in occasione di ben quattro esecuzioni immobiliari che si svolgono nel 1821: il 20 gennaio sono otto i campi prelevati al Donati mentre il 12 aprile se ne distaccano altri dieci; a questi se ne aggiungono altri venti il 12 maggio seguente cui se ne accodano altri nove con l’ultima tornata

Page 16: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

16

d’asta del 24 luglio. Marigo è una presenza rilevante che induce Francesco Donati, alla vigilia della morte (1822), a cedergli con un contratto giudiziale siglato il 13 ottobre 1821 le “fabbriche poste in S. Pietro Montagnon contrà di Val de Mandria ... non avendo esso Donati altri modi di dar pagamento” al residuo credito che lo stesso Marigo vantava sui canoni d’affitto che indebitamente il Donati aveva riscosso sulle terre che più non gli appartenevano. I beni rilevati dal possidente monselicense riguardarono “una stalla con sovrapposta tezza, un cameron ad uso di rimessa, tre volti e mezzo di Barchessa, con adiacenze, cortile, ingressi e regressi, il tutto compreso sotto il civico n. 41”, cioè l’attuale “Rustico di Villa Draghi”. A questi il Donati aggiunse “la porzione a lui spettante della casa domenicale in S. Pietro Montagnon al Civ. n. 39, in contrà di Val de Mandria, confina a mattina parte esso sig. Francesco Donati stesso; salvi li più veri confini con casa al civico n. 40, e parte Merigo e dalle altre tre parti il Merigo stesso; salvi li più veri confini, occupata ed abitata dal sig. Antonio dalla baratta di Gaetano di Padova, e come apparisce dalle divisioni seguite col di lui fratello sig. Manfredo Donati nell’anno 1799 per atti del sig. Giovanni Dr. Scardova, cessato notaio di Padova" 22.

Nel contratto del 13 ottobre 1821 Francesco Donati s’era riservata la facoltà di riacquistare i beni ceduti a Marigo entro i successivi cinque anni. Un proposito che ben presto si dissolse per la morte dello stesso venditore. Sciolto quest’obbligo, il 9 maggio 1829 Giacomo Marigo dichiarò pubblicamente che gli immobili acquistati in realtà appartenevano per l’esatta metà al suo socio in affari 4 Giro, in quanto il denaro sborsato alle aste e al Donati proveniva in pari quota dalle sue tasche. Un’accoppiata che il 19 gennaio 1837 concluse, di fronte al notaio Gaetano Zabeo, l’acquisto della rimanente possessione da Antonia e Sigismondo Donati, figli ed eredi della residua sostanza del padre Francesco nonché della quota detenuta dallo zio Manfredo, morto nel 1825. Nella circostanza il bene compravenduto riguardò infatti la quota della metà spettante ad Antonia del “palazzo col sottostante terreno di provenienza dell’ eredità del fu Manfredo Donati, compreso ogni oggetto ad esso spettante”, nonché “le adiacenze tutte del palazzo medesimo, foresteria ed oratorio ed altro di comproprietà di ambedue essi fratelli Donati”. Si chiudeva con questo rogito del 1837 la presenza Donati sul poggio di Monte Alto in Val di Mandria a S. Pietro Montagnon, iniziata in virtù del testamento Lucadello nel 1713.

L’abbandono in cui versavano i fabbricati, le difficoltà economiche della famiglia Donati, la voracità fondiaria di Marigo e Giro, portarono al definitivo tracollo dell’antico palazzo Lucadello. Una condizione di degrado e di rovina che viene apertamente dichiarata nell’atto di cessione che i due soci concludono il 29 gennaio 1839 con Giovanni Sertorio del fu Cristoforo. Quel giorno davanti al notaio padovano Gaetano Zabeo, la possessione di Monte Alto, estesa per 47

Page 17: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

17

campi, 3 quartieri e 108 tavole, in cambio di 7.500 lire austriache passò nelle mani del Sertorio, un friulano nativo di Sarone di Caneva (Pordenone) che insediatosi ad Abano nelle proprietà Zuccato, darà il nome all’omonima via. Sertorio sarà anche il padre di don Giosuè, un sacerdote che dal 1867 al 1905 sarà alla guida della parrocchia di Tencarola 23. Il rogito del 1839 così ci presenta il fabbricato eretto da Alvise Lucadello: “Fabbriche padronali e foresteria ma tutte in disordine e rovinose ad esso compratore ben noti descritti alla ditta dei venditori sotto i catastali numeri 128, 129, 444 di S. Pietro Montagnon coll’Estimo complessivo di ducati 1.327,95 e ciò con tutti i loro accessori e diritti, ed anche coi materiali colà esistenti derivanti dalle fabbriche rovinate e demolite, e coi due pilastri il cantone d’ingresso, meno dieci piedistalli colle sovrapostevi statue da sciegliersi dal sig. Mario fra quelli ivi esistenti, dichiarandosi che la proprietà venduta comincia dai due pilastri d’ingresso e procede sul Monte cosicché abbraccia tutto il corpo rappresentato dal disegno Nalesso e restano necessariamente escluse le fabbriche fuori dei pilastri che sono quelle alienate da Francesco Donati ad esso Giacomo Marigo nella prima parte della convenzione 13 ottobre 1821”.

Uno stato di degrado che sembra leggibile anche nel foglio Vili, mappa- li 715 e 1239, della prima stesura del catasto austriaco avvenuta negli anni 1840-1846 (Fig. 5). La condizione precaria emerge con evidenza dalla pianta del fabbricato molto ridotta rispetto all’estesa articolazione rilevata dal Rizzi Zannoni sessant’anni prima. Risultano scomparsi i corpi edilizi che si estendevano verso est, cioè verso la “Strada comunale detta dei Monti”, la chiesetta e i coronamenti scenografici che chiudevano ad ovest la piazza ricordata nella relazione del 1799. L’impressione, in assenza di rilievi più dettagliati e di descrizioni peritali, è che dell’intero complesso sia rimasto in piedi solo il corpo padronale, a scapito degli alloggi accessori e di quanto costituiva un funzionale abbellimento dello spazio architettonico.

5. L’avvento di Pietro Scapin e la costruzione di un nuovo palazzo sul poggio di Monte Alto

Nelle mani di Giovanni Sertorio la possessione di Val di Mandria rimase meno di cinque anni, sufficienti tuttavia per radere al suolo quanto ancora rimaneva in piedi. Affascinato dai luoghi collinari e forse desideroso d’investire i propri capitali anche sugli Euganei, dopo aver rilevato estese superfici ad Arre, Cartura, Tribano, Cagnola e Mestrino, il padovano Pietro Scapin decise d’acquistare, seppur a caro prezzo, la possessione sotto Monte Alto. In cambio di 12.228,37 lire austriache, il 4 novembre 1843 sottoscrisse l’atto di compravendita

Page 18: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

18

divenendo così proprietario dei 47 campi, 3 quartieri e 108 tavole. Nella vendita furono compresi “tutti li macigni, legnami ed altri materiali del demolito Palazzo in addietro esistente sulli Peni venduti e che trovansi giacenti sul fondo dei medesimi, meno però i cipressi già abbattuti, otto pezzi di macigno espressamente segnati e tutti quelli scabri in cumulo diroccati dal Monte, parte a lato di tramontana e parte al lato fra levante e ponente, e venduti dal sig. Sertorio al Nob. Sig. Francesco Mario di questa città che avrebbero dovuto essere levati fino dallo scorso anno, e riguardo ai quali però esso sig. Sertorio assume positivo impegno di farne effettuare il trasporto e lo sgombro senza nessuna spesa e discapito del sig. Scapin entro il mese di marzo al venturo anno 1844, sotto comminatoria del risarcimento di ogni danno” 24.

Era il primo passo, fondamentale, per la conquista del sito. L’11 marzo successivo infatti Pietro Scapin per 4.340 lire acquistò i rimanenti 13 campi ancora posseduti da Giuseppe Donati, figlio di Tommaso e nipote del fallimentare Francesco. Il 1° luglio successivo poi entravano nel patrimonio Scapin altri 2 campi e 3 quartieri, terreni che Giovanni Sertorio non aveva ceduto nella prima vendita 25. Il 18 ottobre 1847, infine, egli concludeva la sequenza delle operazioni permutando con le sorelle Amalia e Giulia Sette 39,29 pertiche di terreno (equivalente a poco più di 10 campi): in cambio cedeva loro altrettante pertiche di terreno e due casolari in quel di Altichiero e Ponte di Brenta. Così raggruppata la superficie poteva contare su oltre 73 campi e mezzo di terra collinare.

Al momento dell’acquisto il poggio di Monte Alto doveva dunque apparire a Pietro Scapin in condizioni pietose, ben diverso da quell’insieme monumentale che solo mezzo secolo prima era possibile ammirare. Privato di volumi e spogliato delle statue che l’adornavano, con un parco circostante che non è facile immaginare abbandonato e privo di manutenzione, l’immobile acquistato da Pietro Scapin probabilmente non invitava alla riedificazione delle precedenti architetture quanto piuttosto ad immaginare una nuova dimora di villeggiatura, radicalmente diversa dalla precedente.

L’assenza dell’Archivio di Pietro Scapin e di quello degli eredi Draghi c’impedisce di documentare le fasi della costruzione e di certificare la paternità della progettazione. E tuttavia verosimile attribuire l’ideazione e la direzione lavori dell’opera al cugino di Pietro, Domenico Scapin, laureato in matematica a pieni voti all’Università di Padova il 5 settembre 1828. All’epoca non esisteva la laurea in ingegneria e la professione poteva pertanto essere esercitata solo dai laureati in matematica. L’attività professionale di Domenico è documentata a Bagnoli dal fabbricato di famiglia, progettato nel 1843 “nelle linee architettoniche post-neoclassiche”, tuttora esistente ad est della locale parrocchiale, sulla via principale che porta alla frazione di San Siro 26. L’analisi delle strutture - eseguita in

Page 19: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

19

Page 20: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

20

questi mesi per il progetto di recupero - ha confermato del resto una cura di particolari e di soluzioni progettuali riconducibili all’opera di un ingegnere e non ascrivibili alle conoscenze professionali di semplici maestranze. L’attività professionale di Domenico è pure attestata da una sicurtà a cauzione dello svolgimento dell’esercizio di ingegnere civile di ben Lire 8.827,59 garantita proprio da Pietro Scapin il 10 giugno 1833 e da un’altra del 6 agosto 1844 prodotta alla Delegazione Provinciale di Padova27.

Entrambi originari di Bagnoli, ma residenti sin da giovani a Padova, i cugini Scapin, figli rispettivamente di un altro Domenico e di Antonio, nonché pronipoti del medico condotto di Bagnoli, pur esso di nome Pietro Scapin, appartenevano ad una ricca famiglia di commercianti nota nell’ambiente cittadino per l’atteggiamento antiaustriaco, accentuato in occasione dei moti rivoluzionari del febbraio 1848. Di rilievo anche la figura della moglie di Pietro, la veneziana Teresa Valtorta figlia di Luigi, Imperial Regio Consigliere di Governo in Venezia e Presidente della Commissione Liquidatrice, andata in sposa giovanissima, nel 1816, con una dote di 6.000 franchi cui corrispose una controdote dello sposo di ben 18.000 franchi garantiti dallo zio Antonio, il padre dell’ingegnere Domenico28.

Venendo al progetto del nuovo palazzetto sul poggio di Monte Alto va ri-levato che esso appare concepito con il preciso intento di recuperare il gotico veneziano, ritenuto il vero e autentico modello architettonico veneto. Nel-l’impianto distributivo, articolato sul salone centrale passante del piano terra e di un altro salone simmetrico situato al piano primo, in grado di disimpegnare ampie stanze laterali, si ritrova l’impronta classica delle case-fontego veneziane. Così nelle decorazioni esterne, modulate sulle trifore dall’arco moresco sulle quali si sovrappone, a completamento della facciata, un coronamento rinvenibile negli affacci dei più noti palazzi pubblici veneziani. Il modello, anche volumetrico, è indubbiamente Palazzo Ducale (che nel 1848- 50 ospitava l’autorità governativa austriaca), mentre diversi elementi decorativi appaiono mutuati anche da altri noti edifici della città lagunare. La merlatura perimetrale della sommità ci riporta al Fontego dei Tedeschi, mentre la lanterna al centro della copertura riprende l’analogo modello posto sulle facciate di Palazzo ducale, della basilica di San Marco e su quella della chiesa dei Frari. Anche la decorazione a rombi e losanghe dei quattro prospetti di palazzo Scapin ci riportano all’architettura veneziana, come testimoniano le tracce ancora visibili, seppur ormai prive di pigmento pittorico.

La scelta progettuale, influenzata anche da quanto in quegli anni si andava pubblicando (del 1847 è il fondamentale studio critico sull’architettura veneziana del padovano Pietro Selvatico, un’opera corredata da numerose incisioni che ben

Page 21: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

21

potevano servire in fase di elaborazione progettuale), ha dunque una fortissima connotazione politica proprio per il recupero delle radici veneziane, in palese contrasto con il mondo nordico e con l’imperante eclettismo architettonico dell’epoca. La scelta di Pietro e di Domenico Scapin mira a recuperare, attraverso l’architettura, le scomparse istituzioni venete e a rivendicare quelle libertà che per secoli avevano segnato il dominio della Repubblica di Venezia. Ma è una scelta che vuole anche indirizzare verso un preciso gusto architettonico dalle radici squisitamente venete, e per annunciare questo nuovo verbo il poggio di Monte Alto sembra il luogo migliore e più in vista. Pure le decorazioni e i colori usati esternamente per dare spessore a questo “manifesto” riflettono un preciso gusto e un sicuro volere. Una lettura che oggi noi non riusciamo a cogliere per il clima politico, profondamente cambiato, e per la scomparsa di tanti segni dal preciso significato, non solo architettonico. Non è dunque un caso se lo storico padovano Andrea Gloria (1821-1911), anch’esso di forte spirito antiaustriaco, nel 1862 scriveva telegraficamente che “sul colle Donati torreggia l’elegante palazzo Scapin”.

Tornando all’esecuzione materiale dell’opera è verosimile ipotizzare che i lavori del triennio 1848-50 furono condotti sgombrando le macerie del vecchio palazzo Lucadello, visto che il nuovo edificio s’innalza all’estremo limite orientale dello sperone roccioso del Motton. Il dato si deduce comparando le due mappe catastali elaborate a cavallo della costruzione. Il foglio 8 del così detto “Catasto Austro-Italiano”, risalente alla fine degli anni ’50 del XIX secolo (Fig.6), pone infatti il nuovo edificio in posizione diversa dal precedente, tanto che sovrapponendo lo spazio planimetrico dei due edifici vi è un’evidente sfasamento. Pochi di certo i materiali lapidei del vecchio manufatto recuperati e riusati nel nuovo fabbricato: la semplice osservazione delle attuali strutture murarie tuttavia consente di rinvenire diversi elementi architettonici riconducibili al più antico edificio. Il riuso delle precedenti strutture si coglie inoltre nella rimessa delle carrozze, che s’incontra salendo alla gradinata meridionale, dove appare evidente l’inglobamento di antiche murature nel paramento perimetrale. Analoga osserva-zione si può fare per le gradinate, alcune delle quali sono realizzate riusando elementi lapidei originariamente creati per altre funzioni. L’aspetto che maggiormente evidenzia lo “scarto” planimetrico tra il vecchio e l’attuale fabbricato è comunque costituito dall’ampio terrazzo che congiunge la villa al colle: su di esso agli inizi del Novecento vi era una grande pagoda a pianta quadrangolare, ma a ben guardare esso appare come il sigillo tombale posto sopra precedenti strutture non più recuperate all’uso residenziale. Su questo spazio doveva infatti innalzarsi il vecchio palazzo padronale per potersi raccordare con la

Page 22: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

22

quinta scenografica voluta dal Lucadello e ben visibile nell’incisione di J. C. Volkamer del 1713.

L’opera di Pietro Scapin non si concluse con l’edificazione del nuovo palazzo. Tra il 1852 e il 1867 egli ripristinò l’antica sorgente, fondamentale per dare vita all’intero complesso. La lapide posta a memoria di quel recupero non a caso recita:

PIETRO SCAPIN

NEL 1852 LE POLLE QUI CONFLUENTI SCOPRIVA E IN LATENTE SERBATOIO RACCOLTE PER SOTTERRANEI MEATI SPINGEVA

AD ALIMENTO PERENNE DELLA FONTANA ONDE IL GIARDINO DI QUESTA SUA VILLA

ADORNAVA VENUTO MENO PER

GUASTI INTERNI LO SGORGO’

QUESTO SOTTERRANEO ACCESSO AD USO ALTRESÌ’ DI GHIACCIAIA

NELL’ESTATE DEL 1867 IL RICOSTRUITO SERBATOIO APRIVA

L’epigrafe ricorda anche la creazione della ghiacciaia nel sotterraneo ripulito dai depositi accumulatesi in decenni di abbandono. La creazione di ghiacciaie, nella seconda metà dell’Ottocento, fu pratica diffusa perché il ghiaccio era considerato elemento prezioso nella cura di varie malattie che spesso si diffondevano nella stagione primaverile - estiva.

L’assenza di una puntuale cartografia ottocentesca c’impedisce infine di datare anche la costruzione della strada carraia che dall’ingresso sale alla villa. Ancora nel 1862, data di redazione della “Carta della Provincia di Padova” di Orazio Morello, non vi è traccia di una strada alternativa a quella che da sempre girava attorno al poggio seguendone il pendio nord- orientale e che consentiva l’accesso al palazzo mediante la scalinata ricordata nelle perizie del XVIII e degli inizi del XIX secolo. Non è chiaro a quali anni risalga, atteso che la traccia della sua presenza si ha solo nella prima redazione della Tavoletta 1:25.000 dell’Istituto Geografico Militare (carta I.G.M. Foglio 64 I N.O.) del 1890, tavoletta che precede di tre lustri l’introduzione del Catasto Italiano del 1905.

Pietro Scapin dal matrimonio con Teresa Valtorta - divenuta nel frattempo

Page 23: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

23

Valtorta Du Bois (1801-1880) - ebbe alcuni figli morti tutti prematuramente, così che decise di lasciare l’intera proprietà — nel frattempo reintegrata anche dall’ex rustico, confiscato dal Demanio nel 1810 al soppresso monastero veneziano di San Clemente in Isola e successivamente messo in vendita con un’asta pubblica - alla moglie nel 1873, la quale, alla morte, diede esecuzione alla volontà del coniuge legando l’intero complesso alla nipote Elisabetta Valtorta, andata in sposa a Giovanni Draghi nel 1874.

Page 24: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

24

8 disegno di un prospetto di villa Draghi

Page 25: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

25

6. Vicende del Novecento. Dai Draghi al Comune di Montegrotto Terme

Alla morte di Teresa Valtorta Du Bois, avvenuta nel 1880, il complesso del Mottolo di Monte Alto passò dunque alla nipote Elisa, detta anche Elisabetta, Valtorta. Nel testamento del 21 marzo 1869 Pietro Scapin si raccomandò che “il casino di villeggiatura con adiacenze annesse, che costituisce la mia prediletta dimora per gran parte dell’anno, con le relative fabbriche sia in monte che in piano” fosse conservato intatto a memoria dell’attenzione che gli aveva riservato. Desiderava che anche il parco mantenesse intatta la sua fisionomia, affinché lo spirito che l’aveva animato e che aveva accompagnato i suoi studi prediletti, fosse trasferito idealmente agli eredi. Concludeva il testamento con una precisa raccomandazione: “proibisco espressamente alla detta mia nipote di vendere, cedere ed affittare il casino di villeggiatura ed adiacenze annesse allo stesso, che costituiscono la mia prediletta dimora per una gran parte dell’anno e per ottenere la quale tante spese ho impiegate e tanto mi sono occupato".

Elisa Valtorta, sposatasi con Giovanni Draghi e rimasta vedova nel 1887, mantenne fede a quella volontà, tanto da trasmetterla anche ai figli. Il complesso, infatti, non fu mai frazionato e gli eredi osservarono scrupolosamente quell’invito, così che lo conservarono integro fino alla donazione del 1965. Elisabetta ebbe sei figli, due morti prematuramente (Maria nata nel giugno 1877 si spense a soli tre mesi e Pia morì ancor giovane nel 1917)29.

L’attenzione di Elisa per il complesso di San Pietro Montagnon non si limitò alla semplice villeggiatura. Rimasta vedova di Giovanni, il 25 gennaio 1888 acquistò daña contessa Fanny Rusconi, vedova Maldura, un’ampia porzione di bosco sul versante occidentale del poggio, cioè verso Torreglia. Una superficie di 15 campi e mezzo con sovrapposta una casa colonica, pari a 5 ettari, 23 are e 80 centiare, identificata al Catasto Terreni dai mappali 972, 973, 978, 979, 1499 del vecchio censo austro-italiano (oggi foglio V, mappali 57, 174,77), e un altro pezzetto classato con il numero 1020, esteso per due campi e mezzo, pari cioè a 85 are e 10 centiare (oggi foglio V, mappale 109). In precedenza aveva alienato alcuni terreni a Giacomo Turlon, corrispondenti a parte dell’area pianeggiante dove oggi si trova il ristorante “Miravalle”.

I figli Margherita, Gaetano e Giovannina Draghi erano soliti trascorrere l’estate nella casa di San Pietro Montagnon. La loro residenza veneziana era a due passi dal Ponte di Rialto, in Cannaregio 5656. Gli anziani di Montegrotto ricordano questa estiva presenza e soprattutto la riservatezza che accompagnò le due ultime sorelle dopo la morte di Gaetano avvenuta nel 1941. Quest’ultimo a sua volta era invece considerato un vero e proprio gentiluomo alla maniera antica,

Page 26: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

26

tanto che anche i podestà del ventennio fascista spesso a lui ricorrevano per suggerimenti e consigli pratici sulle questioni di natura amministrativa. L’estrema riservatezza ha impedito anche ai fotografi di avvicinarsi al palazzo, così che oggi abbiamo dell’edificio solo istantanee riprese da lontano. Solo gli stretti collaboratori e alcuni fittavoli avevano accesso alla villa, spesso per lavori di manutenzione. Si può dire che la riservatezza dei Draghi a Montegrotto sia stata a lungo proverbiale, tanto da tenere lontano dal parco un po’ tutti.

I soggiorni a Montegrotto delle sorelle Draghi si conclusero con la morte di Margherita nel 1962. Tre anni dopo, il 1° settembre 1965, l’ultima erede, Giovannina Draghi, nella sua casa veneziana di Cannaregio, affacciata sul Canal Grande, decise di dettare al notaio Giulio Argenti le ultime volontà. Alla presenza di due testimoni ella lasciava alla “Casa Religiosa Missioni della Compagnia di Gesù”, con sede in Venezia alle Fondamenta Nuove 2885, tutte le sue sostanze affinché fossero destinate a “scopi e fini di culto, di religione e di assistenza, a norma del Concordato e delle leggi correlative, in virtù dell’articolo 29, lett. H del Concordato stesso fra la Santa Sede e l'Italia". Non sottoscriveva il testamento “a causa di grave debolezza della vista", ma ne autorizzava l’immediata registrazione, avvenuta il 9 ottobre 1965 e la trascrizione (Venezia 22 ottobre 1965, n. 11263/9478). L’atto notarile costituiva una donazione fra vivi, tuttavia non ebbe immediata efficacia poiché i Gesuiti avevano ancora in corso la “pratica di riconoscimento della personalità giuridica . . . a norma delle leggi concordatarie". I beni furono pertanto accettati ma con beneficio d’inventario dalla Casa religiosa il 19 maggio 1967, dopo la morte di Giovannina avvenuta il precedente 30 aprile. I Gesuiti nel frattempo erano riusciti ad ottenere il riconoscimento della personalità giuridica con Decreto del Presidente della Repubblica il 25 maggio 1966. La riserva sul beneficio d’inventario venne sciolta il 28 ottobre 1967 [rep. 8382 del notaio Argenti, registrata a Venezia il 2 novembre 1967 al num. 5204 - voi. XI],

Memoria non documentata, ma ancor viva nelle persone anziane di Montegrotto, racconta di un accordo preliminare tra Gesuiti e albergatori locali per un utilizzo della villa e di un diretto interessamento per l’intero sito del grande parco, esteso per oltre 32 ettari (per l’esattezza 32 ettari, 26 are e 29 centiare). Di fatto il disinteresse dei religiosi, soprattutto per la distanza del complesso dalla sede veneziana, favorì l’asporto di oggetti, arredi, mobili, decorazioni, rivestimenti, serramenti sia dall’interno della villa, sia dai locali adiacenti, con il furto di carrozze, finimenti e delle rimanenti statue in pietra di Vicenza, forse l’ultimo retaggio della collezione Lucadello. Statue e manufatti lapidei che furono rubati senza troppe difficoltà, e nell’indifferenza generale.

Page 27: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

27

La morte di Giovannina Draghi fu dunque l’inizio di una tragica parabola quanto mai funesta per il destino della villa e del parco. Negli anni 1967-72 l’edificio fu oggetto di saccheggi e di abbandono. Illuminante in proposito una lettera inviata al quotidiano locale “Il Gazzettino” mercoledì 19 luglio 1972 da Francesca Scapin, discendente di un ramo collaterale di Pietro Scapin. Dopo aver riassunto in breve l’opera, lo spirito e la figura del suo antenato scrive “Io posso solo dire che ritornandovi pochi giorni or sono dopo due anni circa che non la vedevo, la trovai come se in questi due anni vi fosse passato Attila con le sue orde. Via le belle cancellate, il coronamento di statue al vasto terrazzo del 1° piano, le colonne alle scuderie, rotte le gradinate esterne, a malapena si riconosce l’orto concluso per le solitarie letture e la passeggiata sotto i giganteschi cipressi. Distrutta e quasi impraticabile la strada. In poche parole sono rimasti i muri perimetrali, i pavimenti; solida la travatura e solido lo scheletro, ma anche così - conclude Francesca Scapin - vale la pena di restaurare una delle più deliziose dimore neogotiche, di cui rimangono così pochi esempi validi”.

Una decisa volontà politica stava tuttavia maturando in quegli anni. L’amministrazione comunale di Montegrotto, guidata dal sindaco Gino Michieli, nella primavera 1972 deliberò di acquistare la villa con l’intero parco per destinarli ad uso pubblico, nonostante il voto contrario dell’opposizione che riteneva quell’investimento una sottrazione di risorse che andavano invece destinate ad altri ben più urgenti bisogni sociali. Il crescente sviluppo urbanistico di quegli anni aveva infatti dato un decisivo impulso alla crescita demografica, tanto che la carenza di spazi verdi ad uso pubblico cominciava a farsi sentire e ad animare legittime richieste. Il parco di villa Draghi ben poteva soddisfare a tale scopo. La decisione dell’amministrazione comunale venne così suggellata il 16 giugno 1972, quando il segretario comunale siglò, con l’atto n. 817 di repertorio, la cessione dell’immobile dalla Casa Religiosa Missioni della Compagna di Gesù al comune di Montegrotto Terme.

Negli anni seguenti gli interventi di restauro e di manutenzione straordinaria sulla villa vennero più volte rinviati, soprattutto per il ripetuto commissariamento dell’Ente. Tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, tuttavia il parco fu aperto al pubblico, dopo un riassetto e una decisa manutenzione di alberi e piante. Una delle due casette situate all’interno del parco già occupata da poveri fittavoli, venne abbattuta nel 1982, in quanto oltre ad essere pericolante era diventata ricettacolo di animali e persone sbandate. In quegli anni, inoltre, furono murate tutte le aperture (finestre e porte) che davano l’accesso alla villa, poiché vandali e ladri di vario genere avevano tentato di asportare anche le cornici del camino.

Un restauro impegnativo è stato avviato nell’estate 2007 e prossima è la

Page 28: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

28

conclusione dei lavori. L’interno è ritornato ad essere abitabile, mentre l’esterno ha bisogno di un ulteriore ritocco. Dopo quattro decenni di attesa l’antico monumento potrà essere visitato dai molti che fino ad oggi ne hanno gustato la bellezza solo dall’esterno.

Il parco, diversamente, ha continuato ad essere interessato da una discreta manutenzione periodica anche negli anni successivi, cosa che altrettanto non si può rilevare per la villa, dove hanno continuato ad infierire vandali di ogni sorta, tanto da ribattezzare l’insieme con un appellativo quanto mai significativo: “villa Droga”.

A conclusione di questa illustrazione vai la pena ricordare che la struttura architettonica e il sito in questi ultimi decenni hanno suscitato l’interesse di studenti di storia, di architettura, di giardini e di botanica, tanto da dar vita a non poche tesi di laurea, discusse tra Padova e Venezia. Chi scrive, invece, ha avuto l’incarico di indagare più a fondo sulle vicende e i personaggi che hanno scritto la storia di questo affascinante luogo. I risultati di quell’indagine, compiuta nel 2001, sono raccolti in due voluminosi dossier, i dati essenziali sono stati brevemente riassunti in queste pagine, integrati da molte altre notizie emerse successivamente a quello scavo archivistico.

Page 29: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio Grandis

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

29

Page 30: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa D

raghi a Montegrotto T

erme. T

re secoli di storia

Associazione V

illa Draghi

w

ww

.associazionevilladraghi.it

30

Page 31: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Claudio G

randis

Associazione V

illa Draghi

w

ww

.associazionevilladraghi.it

31

Page 32: Villa Draghi. Tre secoli di storia...Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia Associazione Villa Draghi 2 L’intreccio, la sovrapposizione di stru tture edilizie, la

Villa Draghi a Montegrotto Terme. Tre secoli di storia

Associazione Villa Draghi www.associazionevilladraghi.it

32

NOTE

A. = Archivio A.S. = Archivio di Stato A.S. PD = Archivio di Stato di Padova A.S. VE = Archivio di Stato di Venezia

1 A. ZANNINI, Il sistema di revisione contabile della Serenissima. Istituzioni, personale, procedure (secc. XVI-XVIU), Venezia, pag. 170.

2 A.S. PD, Estimo 1668, filza 169, polizza 888. 5 A.S. PD, Notarile 2765, c. 388. 4 A.S. PD, Notarile 4674, c. 181-183 e Notarile 5310, c. 280-281. 5 A.S. PD, Notarile 1032, c. 305-310 e c. 534-537. 6 A.S. PD, Notarile 1032, c. 345-346. 7 A.S. PD, San Daniele in Monte, voi. 23, c. 75-84. 8 A.S. VE, Ospedali e luoghi pii diversi, b. 127, fase. 11, segnato Processo A, cat. 3°. 9 A.S. VE, Giudici di Petizion. Inventari, b. 410/75, fase. n. 16. 10 A.S. VE, San Clemente in Isola, b. 19, fase. 78, proc. “C”, c. 23-24. 11 G. LORENZETTI, Venezia e il suo estuario. Guida storico-artistica, Venezia 199911,

pag. 113. 12 A.S. PD, Notarile 1412, c. 165. 13 A.S. PD, Notarile 6423, c. 223. 14 A.S. VE, San Clemente in Isola, b. 2, n. 78. V. A. 15 A.S. PD, Notarile, notaio Francesco Santagnese, rep. 7. 16 A.S. PD, Notarile, notaio Antonio Briseghella, rep. 73. 17 A.S. PD, Notarile, atto notaio Angelo Marenzi juniore, rep. 125. 18 A.S. PD, Notarile, atto notaio Bonaventura Fanzago, rep. 34 e 55. 19 A.S. PD, Notarile 8319, rep. 1693. 20 A.S. PD, Notarile, notaio Antonio Briseghella atto del 5 maggio 1804, rep. 1487, e

notaio Francesco Fanzago, rep. 3204. 21 A.S. VE, Censo provvisorio. Notifiche della provincia di Padova, voi. 101 n. 8470

e vol. 29, n. 2218. 22 A.S. PD, Notarile ZTA Serie, notaio Antonio Bassan, voi. 1, rep. n. 3, allegato G. 23 C. GRANDIS, Pencarola. Pagine di storia, Tencarola 1996, p. 23. 24 A.S. PD, Notarile 11.704, rep. 17.768. 25 A.S. PD, notaio Gaetano Zabeo, rep. 17927. 26 Bagnoli di Sopra. Storia e arte, Ivi 1993, p. 60. 27 A.S. PD, Atti notaio Gaetano Zabeo, rep. 8.020, 17952 e 18060. 28 A.S. PD, Notarile 11669, rep. 4803 del 17 ottobre 1829. 29 A. Parrocchiale di Montegrotto, Registro dei morti 1866-1893, alla data.