Vicopisano TRASPORTO PUBBLICO INCENDI CAMMINA … · 2012-06-18 · vano gli spartiti per il...

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Aut. Trib. di Pisa n. 11/90 del 9.4.1990 http://www.ilpaese-buti.it/ Direttore responsabile: Paola Alberti Stampa: TIPOGRAFIA MONTE SERRA - Via Barsiliana - Vicopisano (Pi) - Tel. (050) 799.477 Settembre - Ottobre 2011 - Anno XXII - N. 6 Pensiamo per un momento allo scenario che ci si parerebbe davanti se la valle venisse devastata da un incendio, di cui ci sono tutte le premesse; basti vedere gli oliveti in che condizioni sono durante il periodo estivo (una vera e propria bomba). Se a questo som- miamo la quantità d'acqua che è venuta giù in pochi minuti alle Cinque Terre o in Lunigiana, domandiamoci: cosa succederebbe a Buti? Perciò, le terapie indicate dall'ami- co Renzo o simili non possono rimanere confinate nel regno dell'utopia. Qui ci vogliono iniziative per sottolineare l'urgenza drammatica del problema. I tagli del Governo ai trasporti pubblici (da 1.900 a soli 400 milioni di euro per l'Italia intera!) sono stati micidiali e le conseguen- ze ricadono addosso ai "soliti noti". I molti pendolari reagiscono con sfiducia, rabbia, e allo stesso tempo con un senso di impo- tenza e rassegnazione. Come succede in questi casi, la sfiducia coinvolge anche coloro che non hanno dirette responsabili- tà nello sfacelo dei trasporti pubblici. Il nostro paese ha subito una particolare penalizzazione del servizio bus extra urba- no. E’ bene riportare alcune testimonianze dirette che fanno toccare con mano, dram- maticamente, il disagio sofferto da alcuni pendolari. Il primo caso è quello di una tur- nista: giù dal letto alle 4 del mattino per poter salire sul primo pullman da Buti per Pontedera e poi cambiare mezzo per giun- gere a Lari ed entrare in servizio alle 6. Però, da circa cinque mesi, a fine turno lavorativo, nel tragitto di ritorno è costret- ta a scendere a Cascine. Infatti, il servizio Clap ha rimosso Buti da capolinea. Così alla turnista restano 3 chilometri e mezzo da fare a piedi (l'ultimo in salita, sulla stra- da del Monte Serra) con temperature, que- sta estate, di circa 35° oppure sotto l'acqua in caso di pioggia e l'inverno è vicino…. Secondo caso: invalido e turnista in Piaggio, che non ha auto né patente in con- seguenza dell’invalidità, adesso non può rispettare l'orario delle 6, al mattino, per- ché la Clap di Lucca, di punto in bianco, ha tagliato la corsa delle 5,20 da Buti per Pontedera. Lo stesso lavoratore, dopo il turno serale, non sa come tornare a casa perché anche la corsa serale è stata sop- pressa. Non riuscendo a garantire continui- tà del servizio perché non sempre ha la for- tuna di trovare un passaggio, rischia di per- dere il posto di lavoro. Molti altri lavoratori pendolari subiscono disagi simili. Ulteriore caso quello di alcune badanti che prestano servizio presso anziani a Buti. Nei giorni di riposo domenicale o del gio- vedì, non possono recarsi a Pontedera, dove risiedono, perché le corse domenicali sono state tutte soppresse e quelle del gio- vedì ridotte. I familiari degli anziani, quan- do ciò è possibile, debbono sobbarcarsi l'o- nere di accompagnarle a Pontedera e di andarle a riprendere la sera del giorno festivo o del giovedì. Ancora: persone anziane e/o parzialmente invalide, che non posseggono auto propria e che utilizzavano il bus le domeniche rag- giungendo Pontedera per semplice svago, per visitare ricoverati all’ospedale o conti- nuavano per Pisa e Marina, da mesi non possono più farlo. Con la ripresa dell'attività scolastica, que- sti problemi si ripeteranno per gli studenti. Le province di Lucca e Pisa e l'Amministrazione Comunale sono consa- pevoli della situazione e gli assessori com- petenti hanno ipotizzato rimedi, ma per ora non si vedono effetti. Nell’attesa, i punti vendita sono sprovvisti dei biglietti e il passeggero è costretto ad acquistare il tic- ket a bordo con prezzo maggiorato. Dal 10 di giugno, i lavoratori pendolari continuano ad andare a piedi nel tratto Cascine - Buti e viceversa o a raccoman- darsi a parenti e amici per farsi accompa- gnare in auto. Quanto tempo dovrà ancora passare perché si trovi una soluzione? Forse chi dispone di uno o più mezzi per spostarsi non si rende conto di cosa signi- fichi affrontare questi problemi prima e dopo una giornata di lavoro. Maurizio Pieroni IL SINDACO RISPONDE (in 2a pagina) INCENDI COMPORTAMENTI A RISCHIO E TERAPIE Bilanci di fine stagione: anche quest'anno, nel vicino comune di Calci, il fuoco ci ha dato sotto, e ora siamo alle recriminazioni di sempre. Recriminazioni che supportate da generosi flussi d'aria opportunamente orientati, spingono l'opinione pubblica verso la sacra guerra contro gli incendi, da combattere, ovviamente, con un flusso di investimenti e spese tutti orientati alla repressione. E' come se avessimo un giar- dino di cento metri quadri e ci fossimo comprati l'autobotte da dieci tonnellate per spegnere l'incendio dell'erba secca del pra- tino all'inglese. A bocce ferme, e ripensan- doci con un po' più di lucidità, forse basta- va, una volta la settimana, un rasaerba, un irrigatore rotante e un po' d'olio di gomiti. Torniamo alla sacra guerra: due incendi, sul versante calcesano, uno del 2009 e uno poco più di un mese fa, 200 ettari bruciati per il primo, una cinquantina per il secon- do. Totale: due disastri. Mezzi disponibili: un'infinità. Mezzi impiegati: tutti, ma il giorno dopo, cioè tardi. Considerazione: è come avere 20 divisioni corazzate per combattere i sommergibili. E siccome chi da fuoco ha imparato che basta appiccarlo un po' prima del tramonto, e magari quan- do c'è vento, la frittata è fatta e servita. La gloriosa macchina da guerra si muoverà al completo dopo l'alba, per estinguere un incendio che tutto il danno possibile lo ha già fatto. Non entro nel merito, per ragioni di spazio, di quanto costa complessiva- mente l'apparato, pagato dai Comuni (con- venzioni antincendio), dalla Provincia (come sopra), dalla Regione (finanziamen- to per l'acquisto di mezzi d'intervento per il volontariato, contratti per eliservizi, scuole antincendio) e dallo Stato (mezzi antincen- dio del Corpo Forestale dello Stato e della Protezione Civile, tutti utilizzabili solo per l'antincendio), e che tutti hanno un senso solo se c'è il fuoco, e per contro, lo perdo- no se il fuoco non c'è. E neanche di quali corposi interessi, un sistema del genere va ad alimentare, anche se è certo che sul ter- ritorio, su questo territorio, non resta nean- che un centesimo. Basti vedere dove ven- gono prodotte le costosissime dotazioni DPI dei volontari, i loro variegati fuoristra- da, le pompe scarrabili montate sui mede- simi, dove hanno sede le imprese di lavoro aereo e dove son fabbricati gli elicotteri che ne costituiscono lo strumento, o da dove vengono i costosissimi Sikorsky S 64 del CFS e gli ancor più costosi, in rappor- to al loro valore intrinseco, Canadair della Protezione Civile. Allora, mi vien da pensare sia alle platee dei teatri, e allo stesso tempo alla preven- zione sanitaria basata sull'eliminazione dei comportamenti a rischio per certe patolo- gie. Le platee dei teatri che in passato bru- ciavano con facilità, non sono state guarite con i pompieri, ma sostituendo poltrone tende e arredi con materiale ignifugo. E in certe malattie, più che spendere soldi nelle medicine, si è parlato di cambiamento di regime alimentare, di stile di vita, quali elementi scatenanti della patologia. Fermo restando che non esiste l'assoluto, è certo che il partito della repressione, in questi campi, ha ceduto terreno a quello della pre- venzione. E allora, tornando agli incendi, quello che si combatte meglio è l'incendio che non scoppia. Una prevenzione antin- cendio efficace non si tradurrà in laghetti per il rifornimento degli elicotteri, in piste forestali per le autopompe, o nel trasfor- mare le maestranze forestali regionali in guardiani dell'impossibile. La prevenzione efficace è ricondurre il bosco, e gli appez- zamenti olivati ad esso contigui, vere e proprie micce e propagatori d'incendio, ad una condizione di governo dei medesimi, trasformandone la loro condizione di costo sociale in opportunità economica. Come? Dirottando parte dei consistenti investi- menti effettuati nell'attività antincendio ai quattro livelli (comunale, provinciale, regionale e statale) verso un sostegno all'impresa che trovi così un equilibrio eco- nomico nella conduzione del bosco e del- l'oliveto, e che renda il primo e il secondo se non assolutamente, almeno altamente inattaccabile dal fuoco. L’obiettivo è salva- re il monte dal fuoco prima, e ciò che sta a valle, i nostri paesi innanzitutto, da possibi- li, catastrofiche valanghe di acqua e fango dopo. E rimettere in moto un sistema di imprese agroforestali (assistito certo come d'altronde è assistita, direttamente o indiret- tamente, la grande industria), che dia fiato all'economia locale guadagnando, nel con- tempo e per tutti, la tutela del territorio. Renzo Zucchini TRASPORTO PUBBLICO CAMMINA CAMMINA CIRCOLO GARIBALDI RAGAZZI, DIAMOCI UNA MOSSA (in 4a pagina) SCUOLA DI MUSICA “LIDO FELICI” di Anna Baroni (in 2a pagina) LASCIATECI SOGNARE UN PO’ DI PARIGI IN PIAZZA Ecco come si presenterebbe il Circolo Garibaldi dopo aver investito una piccola somma in una chiusura trasparente, tipica della Ville Lumière. Augurandoci che il proprietario del primo e secondo piano decida anche lui di fare qualche lavoro.

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Aut. Trib. di Pisa n. 11/90 del 9.4.1990 http://www.ilpaese-buti.it/Direttore responsabile: Paola AlbertiStampa: TIPOGRAFIA MONTE SERRA - Via Barsiliana - Vicopisano (Pi) - Tel. (050) 799.477 Settembre - Ottobre 2011 - Anno XXII - N. 6

Pensiamo per un momento allo scenario che ci si parerebbe davanti se la valle venissedevastata da un incendio, di cui ci sono tutte le premesse; basti vedere gli oliveti in checondizioni sono durante il periodo estivo (una vera e propria bomba). Se a questo som-miamo la quantità d'acqua che è venuta giù in pochi minuti alle Cinque Terre o inLunigiana, domandiamoci: cosa succederebbe a Buti? Perciò, le terapie indicate dall'ami-co Renzo o simili non possono rimanere confinate nel regno dell'utopia. Qui ci voglionoiniziative per sottolineare l'urgenza drammatica del problema.

I tagli del Governo ai trasporti pubblici (da1.900 a soli 400 milioni di euro per l'Italiaintera!) sono stati micidiali e le conseguen-ze ricadono addosso ai "soliti noti". I moltipendolari reagiscono con sfiducia, rabbia,e allo stesso tempo con un senso di impo-tenza e rassegnazione. Come succede inquesti casi, la sfiducia coinvolge anchecoloro che non hanno dirette responsabili-tà nello sfacelo dei trasporti pubblici. Ilnostro paese ha subito una particolarepenalizzazione del servizio bus extra urba-no. E’ bene riportare alcune testimonianzedirette che fanno toccare con mano, dram-maticamente, il disagio sofferto da alcunipendolari. Il primo caso è quello di una tur-nista: giù dal letto alle 4 del mattino perpoter salire sul primo pullman da Buti perPontedera e poi cambiare mezzo per giun-gere a Lari ed entrare in servizio alle 6.Però, da circa cinque mesi, a fine turnolavorativo, nel tragitto di ritorno è costret-ta a scendere a Cascine. Infatti, il servizioClap ha rimosso Buti da capolinea. Cosìalla turnista restano 3 chilometri e mezzoda fare a piedi (l'ultimo in salita, sulla stra-da del Monte Serra) con temperature, que-sta estate, di circa 35° oppure sotto l'acquain caso di pioggia e l'inverno è vicino….Secondo caso: invalido e turnista inPiaggio, che non ha auto né patente in con-seguenza dell’invalidità, adesso non puòrispettare l'orario delle 6, al mattino, per-ché la Clap di Lucca, di punto in bianco, hatagliato la corsa delle 5,20 da Buti perPontedera. Lo stesso lavoratore, dopo ilturno serale, non sa come tornare a casaperché anche la corsa serale è stata sop-pressa. Non riuscendo a garantire continui-tà del servizio perché non sempre ha la for-tuna di trovare un passaggio, rischia di per-dere il posto di lavoro.Molti altri lavoratori pendolari subisconodisagi simili.

Ulteriore caso quello di alcune badanti cheprestano servizio presso anziani a Buti.Nei giorni di riposo domenicale o del gio-vedì, non possono recarsi a Pontedera,dove risiedono, perché le corse domenicalisono state tutte soppresse e quelle del gio-vedì ridotte. I familiari degli anziani, quan-do ciò è possibile, debbono sobbarcarsi l'o-nere di accompagnarle a Pontedera e diandarle a riprendere la sera del giornofestivo o del giovedì. Ancora: persone anziane e/o parzialmenteinvalide, che non posseggono auto propriae che utilizzavano il bus le domeniche rag-giungendo Pontedera per semplice svago,per visitare ricoverati all’ospedale o conti-nuavano per Pisa e Marina, da mesi nonpossono più farlo.Con la ripresa dell'attività scolastica, que-sti problemi si ripeteranno per gli studenti.Le province di Lucca e Pisa el'Amministrazione Comunale sono consa-pevoli della situazione e gli assessori com-petenti hanno ipotizzato rimedi, ma per oranon si vedono effetti. Nell’attesa, i puntivendita sono sprovvisti dei biglietti e ilpasseggero è costretto ad acquistare il tic-ket a bordo con prezzo maggiorato. Dal 10 di giugno, i lavoratori pendolaricontinuano ad andare a piedi nel trattoCascine - Buti e viceversa o a raccoman-darsi a parenti e amici per farsi accompa-gnare in auto. Quanto tempo dovrà ancorapassare perché si trovi una soluzione?Forse chi dispone di uno o più mezzi perspostarsi non si rende conto di cosa signi-fichi affrontare questi problemi prima edopo una giornata di lavoro.

Maurizio Pieroni

IL SINDACO RISPONDE(in 2a pagina)

INCENDI

COMPORTAMENTI A RISCHIO E TERAPIE

Bilanci di fine stagione: anche quest'anno,nel vicino comune di Calci, il fuoco ci hadato sotto, e ora siamo alle recriminazionidi sempre. Recriminazioni che supportateda generosi flussi d'aria opportunamenteorientati, spingono l'opinione pubblicaverso la sacra guerra contro gli incendi, dacombattere, ovviamente, con un flusso diinvestimenti e spese tutti orientati allarepressione. E' come se avessimo un giar-dino di cento metri quadri e ci fossimocomprati l'autobotte da dieci tonnellate perspegnere l'incendio dell'erba secca del pra-tino all'inglese. A bocce ferme, e ripensan-doci con un po' più di lucidità, forse basta-va, una volta la settimana, un rasaerba, unirrigatore rotante e un po' d'olio di gomiti.Torniamo alla sacra guerra: due incendi,sul versante calcesano, uno del 2009 e unopoco più di un mese fa, 200 ettari bruciatiper il primo, una cinquantina per il secon-do. Totale: due disastri. Mezzi disponibili:un'infinità. Mezzi impiegati: tutti, ma ilgiorno dopo, cioè tardi. Considerazione: ècome avere 20 divisioni corazzate percombattere i sommergibili. E siccome chida fuoco ha imparato che basta appiccarloun po' prima del tramonto, e magari quan-do c'è vento, la frittata è fatta e servita. Lagloriosa macchina da guerra si muoverà alcompleto dopo l'alba, per estinguere unincendio che tutto il danno possibile lo hagià fatto. Non entro nel merito, per ragionidi spazio, di quanto costa complessiva-mente l'apparato, pagato dai Comuni (con-venzioni antincendio), dalla Provincia(come sopra), dalla Regione (finanziamen-to per l'acquisto di mezzi d'intervento per ilvolontariato, contratti per eliservizi, scuoleantincendio) e dallo Stato (mezzi antincen-dio del Corpo Forestale dello Stato e dellaProtezione Civile, tutti utilizzabili solo perl'antincendio), e che tutti hanno un sensosolo se c'è il fuoco, e per contro, lo perdo-no se il fuoco non c'è. E neanche di qualicorposi interessi, un sistema del genere vaad alimentare, anche se è certo che sul ter-ritorio, su questo territorio, non resta nean-che un centesimo. Basti vedere dove ven-gono prodotte le costosissime dotazioniDPI dei volontari, i loro variegati fuoristra-da, le pompe scarrabili montate sui mede-simi, dove hanno sede le imprese di lavoroaereo e dove son fabbricati gli elicotteri

che ne costituiscono lo strumento, o dadove vengono i costosissimi Sikorsky S 64del CFS e gli ancor più costosi, in rappor-to al loro valore intrinseco, Canadair dellaProtezione Civile. Allora, mi vien da pensare sia alle plateedei teatri, e allo stesso tempo alla preven-zione sanitaria basata sull'eliminazione deicomportamenti a rischio per certe patolo-gie. Le platee dei teatri che in passato bru-ciavano con facilità, non sono state guaritecon i pompieri, ma sostituendo poltronetende e arredi con materiale ignifugo. E incerte malattie, più che spendere soldi nellemedicine, si è parlato di cambiamento diregime alimentare, di stile di vita, qualielementi scatenanti della patologia. Fermorestando che non esiste l'assoluto, è certoche il partito della repressione, in questicampi, ha ceduto terreno a quello della pre-venzione. E allora, tornando agli incendi,quello che si combatte meglio è l'incendioche non scoppia. Una prevenzione antin-cendio efficace non si tradurrà in laghettiper il rifornimento degli elicotteri, in pisteforestali per le autopompe, o nel trasfor-mare le maestranze forestali regionali inguardiani dell'impossibile. La prevenzioneefficace è ricondurre il bosco, e gli appez-zamenti olivati ad esso contigui, vere eproprie micce e propagatori d'incendio, aduna condizione di governo dei medesimi,trasformandone la loro condizione di costosociale in opportunità economica. Come?Dirottando parte dei consistenti investi-menti effettuati nell'attività antincendio aiquattro livelli (comunale, provinciale,regionale e statale) verso un sostegnoall'impresa che trovi così un equilibrio eco-nomico nella conduzione del bosco e del-l'oliveto, e che renda il primo e il secondose non assolutamente, almeno altamenteinattaccabile dal fuoco. L’obiettivo è salva-re il monte dal fuoco prima, e ciò che sta avalle, i nostri paesi innanzitutto, da possibi-li, catastrofiche valanghe di acqua e fangodopo. E rimettere in moto un sistema diimprese agroforestali (assistito certo comed'altronde è assistita, direttamente o indiret-tamente, la grande industria), che dia fiatoall'economia locale guadagnando, nel con-tempo e per tutti, la tutela del territorio.

Renzo Zucchini

TRASPORTO PUBBLICO

CAMMINA CAMMINA

CIRCOLO GARIBALDI

RAGAZZI,DIAMOCI UNA

MOSSA(in 4a pagina)

SCUOLA DIMUSICA

“LIDO FELICI”di Anna Baroni

(in 2a pagina)

LASCIATECI SOGNARE

UN PO’DI PARIGI IN PIAZZA

Ecco come si presenterebbe il Circolo Garibaldi dopo aver investito una piccola somma inuna chiusura trasparente, tipica della Ville Lumière. Augurandoci che il proprietario delprimo e secondo piano decida anche lui di fare qualche lavoro.

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COMUNE DI BUTI SCUOLA DI MUSICA “LIDO FELICI”

L’angolo della memoria di Giuliano Cavallini

Nati nel 1938 in terza elementare. Da sinistra, in alto: Luigi Parenti, Mario Biondi, Gianfranco Pratali, Alfredo Andreotti, Aduo Musolino,Piero Lari, Giuliano Felici, Giulio Masoni, Mario Taliani, Alessandro Baroni, Maria Luisa Paoli, Milena Filippi, Aurora Bernardini,Napolina Ciampi, Alfreda Guelfi, Bianca Spigai, Corrado Filippi, Sergio Serafini, maestra Angelina Sarti, Maria Giuliana Scarpellini, ArmidaValdiserra, Maria Paola Barbieri, Mariangela Sarti, Giovanna Caturegli, Consiglia Felici, Giuliana Pratali, Emilia Leporini, Rosetta Parentie Maria Carla Sartimagi.

E’ con questa targa – apposta il 29 giugnoin occasione del Saggio di fine anno deinostri allievi - che abbiamo voluto intito-lare a Lido Felici la Scuola di musica dellaFilarmonica “Andrea Bernardini”.Ci è sembrato questo un omaggio dovero-so da parte nostra verso una persona che,insieme al padre Gino, ha dato tanto etanto ancora avrebbe potuto dare ad unadelle tradizioni più antiche e importantidel nostro Comune.Alla “Banda”, Lido non era solo il suona-tore di sax tenore, ma il compagno fedeledi tutti; con i giovani riusciva a stabilireun rapporto di fiducia che andava ben al dilà della sintonia che lega un gruppo musi-cale. “Ci sono atteggiamenti e semplicimodi di porsi nei confronti dei giovani chepossono incidere più di qualunqueamico/educatore di una qualsivogliaScuola che voglia essere anche “Scuola divita”, questo mi veniva da pensare quandoassistevo alle prove, o quando si prepara-vano gli spartiti per il concerto di Natale eLido ne citava i compositori ricordando-ne, senza alcun cenno di saccenteria, leopere e perfino vicende della loro vita(aveva davvero una conoscenza incredibi-le della storia della musica) o piuttostoquando una sera sulla lavagnetta, dovespesso i ragazzi si divertono a mandaremessaggi o disegnano caricature, apparvela scritta “Sussi sei tutti noi!”O quando al “Campo Banda”dell’Ascensione, Lido - smessi i panni dicuoco – si sedeva alla batteria e comincia-va a ritmare intonando sottovoce canzonidegli anni ‘60 e ‘70 o vecchie canzoninapoletane e i giovani piano piano si acco-davano con i loro strumenti… E quellavolta che anch’io mi misi a cantare con luiin una nostalgica rivisitazione degli “IntiIllimani”, con grande curiosità dei ragazzi,che il giorno dopo avevano scaricato dalcomputer i testi di quelle canzoni.O anche quando per Carnevale Lido coin-volgeva i giovani della banda per andare asuonare e portare un po’ di allegria aglianziani della Casa di Riposo.Oggi succede che ogni tanto, alle prove,

Francesco Felici – sax tenore della Bandadi Buti, nonché bravo allievo delConservatorio di Livorno – non porta ilproprio strumento, ma prende dalla suacustodia nello scaffale il vecchio sassofo-no che Lido, come lui stesso ci raccontò,era andato a comprare con il suo babbodall’ ”Onerati” a Firenze, e suona conquello.Ecco che, forse oggi più che mai, nelnostro rapporto con i giovani abbiamobisogno di porci proprio come Lido ci hainsegnato a fare: gesti semplici, spontanei,silenziosi ma autentici se vogliamo dialo-gare con loro, per aiutarli a costruire illoro futuro e per ricevere dai giovanialtrettanti semplici gesti che sono dimo-strazione di affetto, di crescita e di impe-gno.Solo così potremo far tesoro dell’esempiodi Lido e onorare la scritta che campeggiaa grandi lettere nella sala della Banda: “La musica non è solo un passatempo, maun’arte che ci rende migliori”Purtroppo ci sono destini che spesso por-tano via anche le persone migliori, quelleche pur senza clamore e senza la ricerca diuna visibilità o affermazione personalehanno scritto pagine importanti della sto-ria di Buti. Sono persone che magari nonhanno intrapreso percorsi di studio né con-seguito diplomi o lauree, che non hannoscritto libri, ma i cui comportamenti e stilidi vita hanno contribuito a far esprimereil meglio di ciò che sono oggi i butesi ecioè donne e uomini che sanno conservaree tramandare alle generazioni future leforme più sane dello stare insieme rinno-vando giorno per giorno i propri ideali e leproprie appartenenze sociali e culturali.Queste mie parole appariranno forse unpo’ ridondanti ma l’identità del nostropaese è realmente fatta anche da perso-naggi come Lido.Mi vengono in mente altre persone chepurtroppo, come lui, non sono più fra noima che ci hanno lasciato un patrimonio divalori da ricordare e da trasmettere nel-l’associazionismo, nel volontariato, nellapolitica, nella cultura. Penso a Mauro

Monni, a Enrico Achilli, a Franco Baroni,a Lucia Batisti e a tanti altri che troppopresto ci hanno lasciato e che sicuramentemolti butesi ricorderanno.Per quanto riguarda Lido, ricorderò sem-pre anche l’impegno in politica quando dagiovani militanti del PCI partecipavamoalle riunioni in Sezione e sempre presentenei suoi interventi era la difesa dei Circoliricreativi, delle realtà associative e dellavalorizzazione dell’economia locale lega-ta al nostro patrimonio ambientale e allanostra cultura contadina. Questo impegno Lido lo ha portato avantiper anni anche nell’AmministrazioneComunale, prima in qualità di capogrup-po, poi Assessore alle Attività produttive elo rivedo in Giunta aldilà del tavolo,davanti a me, con la sua proverbiale calmae con la sua altrettanto ineccepibile capa-cità di saper discutere in maniera concreta,lontana da ogni forma di “politichese”,dei problemi del Comune.Devo anche ammettere che, in certe occa-sioni, quella sua calma, per dirla alla bute-se, “mi faceva chiappa’ la rabbia”, io cheal contrario ero presa dall’ansia di risolve-re i problemi alla svelta, come quando pre-paravamo i” libbretti”, come diceva Lido,per le uscite della Banda e immancabil-mente la mia frenesia di metterli sistema-ticamente in ordine e per tempo si scontra-va con la semplicità e la sicurezza del suomodo di fare che derivavano dalla com-petenza che aveva nel saper distingueresenz’altro più di me le famiglie degli stru-menti musicali.Oggi, il “libbretto” di Lido con la sua car-tellina rossa dei brani da concerto è con-servato nella sala della banda vicino allalavagnetta e la sua foto in divisa è affissasul muro dove qualche anno fa una ragaz-za della banda aveva iniziato a realizzareun singolare affresco con la banda al com-pleto: lo finiremo quel dipinto e sicura-mente comprenderà anche Lido Felici cheal posto di sempre suona egregiamente ilsuo sax tenore.

Anna Baroni

IL SINDACORISPONDE

Ringrazio la redazione de “Il Paese” peraver portato all’attenzione generale ilproblema dei trasporti pubblici locali,oggetto come tutti sappiamo di pesantitagli da parte del governo, che nellanostra regione arrivano all’88% dellerisorse. Ormai rischiamo di assuefarcialla notizia dei “tagli agli Enti Locali”,come se fosse riservata solo agli addettiai lavori, a chi anno dopo anno devereinventarsi un modo nuovo per chiudereil bilancio. Il 15 Settembre, fatto passatoquasi inosservato, per la prima voltanella storia della Repubblica, i sindaci ditutta Italia, senza distinzioni di apparte-nenza politica, hanno scioperato controle ripetute manovre del governo, chestanno mettendo in ginocchio le ammini-strazioni locali. In un documento redattodall’A.N.C.I.(Associazione NazionaleComuni Italiani) è stato ribadito che “itagli agli Enti Locali sono tagli ai dirittidei cittadini”. Nell’articolo sopra ripor-tato, ne abbiamo alcuni esempi. In con-seguenza dei tagli, le aziende di traspor-to hanno cominciato a ridurre le corse,penalizzando così cittadini già svantag-giati. Io ho parlato con le persone a cui si rife-risce l’articolo, e comprendo il lorodramma personale. Soprattutto per chi ècostretto ad affidarsi ai trasporti pubblici(per invalidità, basso reddito o altre con-dizioni personali) per raggiungere ilposto di lavoro, vedersi tagliare unacorsa è qualcosa di molto più grave di undisservizio, è una vera e propria priva-zione di un diritto fondamentale comequello alla mobilità e di conseguenza allavoro.Abbiamo rischiato che da settembrefosse soppressa da Vaibus anche la corsache al mattino porta gli studenti da Butia Pontedera, con possibili conseguenzedrammatiche per i ragazzi e le famiglie.Nel periodo estivo, abbiamo avuto fre-quenti incontri con l’AmministrazioneProvinciale, titolare della funzione deitrasporti, e devo dire che grazie all’im-pegno dell’Assessore ai trasportiGabriele Santoni e all’Istruzione MiriamCeloni, almeno le corse per gli studentisono state mantenute.Venendo alla situazione di Buti, checomunque è in divenire, sappiamo chel’azienda lucchese Vaibus (CLAP) nonproseguirà il servizio di collegamentoButi-Pontedera, e che dal 1 Novembre lecorse di Vaibus passeranno all’aziendapisana CPT, che manterrà sostanzialmen-te il servizio assicurato fino ad ottobre. Per i prossimi anni la situazione si pro-spetta difficile. Per il 2012, ad esempio,su tutto il territorio provinciale sarannotagliate numerose corse, e contempora-neamente dovrà essere ripensato l’interosistema dei trasporti locali. Un solo dato:la Regione dal 2013 passerà da un impe-gno annuo di 200 milioni di euro a 160milioni, e nonostante ci sia un tentativodi abbattimento dei costi cercando diindividuare con gara un gestore unico delservizio su tutto il territorio regionale, siregistrerà una ulteriore riduzione dellepercorrenze. L’Amministrazione Comunale, purnon gestendo direttamente il servizio,farà comunque la sua parte per proteg-gere le categorie deboli, ed in partico-lare quegli utenti che utilizzano ilpullman per andare al lavoro, a scuo-la, o per raggiungere l’ospedale diPontedera, affinché i tagli ai trasportinon diventino tagli ai diritti fonda-mentali della persona: diritto al lavo-ro, all’istruzione e alla salute.

Alessio Lari

TRASPORTO PUBBLICO

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RITRATTO DI UN AMICO

Mi avvicinai al “casottino” (a quel tempocollocato nel centro di piazza Garibaldi)ragazzotto, dopo una malattia di oltre seimesi. Villià attraversava la fase peggiore diun'affezione alle anche che lo paralizzava elo piegava progressivamente. Riusciva aspostarsi in bicicletta spinto, a turno, daigenitori (Filiberto e la Bruna) e dalla sorel-la Ilelda. In quella comune condizione, ilrischio di piangersi addosso era notevole.E invece proprio lì reagii fisicamente tro-vando in Villià un partner anch’egli asseta-to di movimento. Improvvisammo un tavo-lo da ping pong con uno degli scuri del“casottino”. Non si crederà, ma quelle chesi svolgevano erano partite accese conun'interruzione ogni tanto per un clienteche veniva servito alla svelta e si riprende-va lo scontro fino alla sudata. Però, la granparte del tempo era rivolta alla chiacchierasui libri che stavamo leggendo. E’ stato incompagnia di Villià che mi sono fatto scor-pacciate di libri. Letteralmente centinaiadei piccoli volumi della BUR (BibliotecaUniversale Rizzoli) o della BMM dellaMondadori furono divorati in quegli anni.La mia fu una lettura disordinata con unappetito speciale per gli scrittori russi del-l'ottocento: Tolstoi, Dostoevskij, Turgenev,Gogol, e una vera e propria passione per iracconti e il teatro di Anton Cechov.Mentre Villià, più maturo, si dedicava ainostri classici e a tutti i moderni, di cuiaveva una predilezione, se non ricordomale, per Cesare Pavese. Talvolta mi dice-va: “Non sai leggere” usando un tono fero-ce, e io me la prendevo a morte. Ma pro-prio quelle parole mi rendevano consape-vole che bisognava impegnarsi, durarefatica e solo così avrei ottenuto un qualcherisultato. Dopo poco tempo, non paghi, sivolle mettere il becco nella vita culturalepaesana e non solo. Ecco che nasce la suc-cursale butese del Movimento di Comunitàdi Adriano Olivetti, che aveva nell’ing.Francesco Bagatti di Pontedera il suo espo-nente di spicco nella zona. Il movimentotentava di unire sotto un'unica bandieral'ala socialista con quella liberale e assun-se nell'Italia degli anni Cinquanta unanotevole importanza nel campo della cul-tura economica, sociale e politica. Unabiblioteca in via Rio Magno e una mostrapersonale di Amos Bernardini nella stessasede, furono le iniziative significative diquel periodo. Avvicinarsi al Movimento diComunità fu per me un primo contatto conla politica, mentre a lui, credo, interessassesolo l’aspetto culturale. Dei partiti ne par-lava con risentimento; le sue posizioni inmerito le definirei, certo in modo assaisbrigativo, anarchiche. E' sicuro che non siriconosceva nel PCI, allora partito domi-nante in paese, secondo lui per una derivasocialdemocratica che lo aveva snaturato. Nel 1960, direttore Enrico Pratali, vede laluce “Il Focolare”, il cui carattere è bendefinito dalla presentazione tutta farina delsacco di Villià:Non vuole essere il focolare della nonna,che racconta favole ai nipotini, ma quellointorno a cui si riuniscono i membri dellafamiglia e parlano delle faccende di casa;un focolare dove tutto venga discusso conla buona volontà di far meglio, di far bene.Cose grosse e di poco conto, speranze esogni, qui si confondono. Il fuoco è acce-so; posto, intorno, c’è per tutti, e tutti pos-sono dire, anzi, se amano la famiglia, deb-bono dire. Di politica no; meglio non par-larne perché le idee sono troppe e la pacevale più di qualche discussione che puòdegenerare in litigata lasciando il tempoche trova. Anche il nostro è nato dalla con-vinzione di poter interessare i paesani econtribuire a risolvere parecchi problemiche li angustiano. Intediamoci bene: nonvogliamo fare grandi cose; cercheremo,piuttosto, creando un po’ d’intimità, difarci sentire più vicini; che si stabilisca fra

RIPENSANDO AGLI ANNI ‘50

LEONZIOE' una vecchissima paura, una di quelleche si stavano a sentì' lì fèrmi fèrmi, chétie ghiacci come le statue. E per il mese de'morti era quel che ci voleva; più metteva-no paura meglio era!Il protagonista è un signorotto di campa-gna dispotico; ormai anziano trascorre tuttii pomeriggi passeggiando nei suoi posse-dimenti, accompagnato solo dal bastone.Un tardo pomeriggio, mentre sta rientran-do dalla camminata, lungo il sentieroinciampa in qualcosa. Sta avanzando lasera e lì per lì non si rende conto cosa sial'oggetto urtato. Si china e rimane stupe-fatto capendo che si tratta di un teschioumano. Con ribrezzo allontana da se“quella cosa” con una pedata. Il calcio èben assestato e il teschio finisce in un riga-gnolo oltre il ciglio del viottolo.Tornato a casa, come d’abitudine, fa ungiro controllando dappertutto, e poi gli ser-vono la cena. Di seguito va verso lo studioper mettere ordine nei conti e anche questoè un appuntamento giornaliero. Appenaentrato e acceso il lume, nella penombrascorge la figura di uno sconosciuto inpiedi, accanto allo scrittoio. Ha un mantel-lo a ruota, i guanti e il cappello, e lo staguardando fisso, serio e accigliato. Ilpadrone di casa, sul momento, resta per-plesso di fronte a quell’intruso, ma ripre-sosi gli si rivolge con tono risentito: “Chit'ha fatto entrare? Cosa vuoi?”. L'altro glirisponde con tono minaccioso: “SonoLeonzio, il teschio che hai buttato nelfango. E ti voglio ripagare della cortesia”.Il vecchio signore, a quelle parole, diventabianco come un panno lavato, indietreggialasciandosi cadere sulla poltrona tramorti-to dallo spavento.Ma l'altro incollerito continua: “Quandoverrà il tuo momento sarò lì ad aspettarti efarò in modo che il tuo corpo si disperda.Non troverai pace in eterno!”, e scompare.Il vecchio rimane inchiodato alla poltronainorridito.Quando si fu ripreso il vecchio volle riscri-vere il testamento disponendo che allamorte il corpo venisse buttato in alto marecercando così di sfuggire alla vendetta diLeonzio. Ma ci sarà riuscito?

F.MV

tutti un contatto attraverso le cose comuni.Quindi, siate sicuri che qualunque cosadiremo o faremo, sarà per voi, in vostroaiuto. E’ nostra intenzione, e speriamo chepossa avvenire (diciamo così, perché, piùche dalla nostra volontà, ciò dipenderà dacome saremo accolti e aiutati), di stimola-re o suggerire iniziative culturali ed eco-nomiche; insomma cercheremo, nei limitidelle capacità, di valorizzare le possibilitàdel paese.Sappiamo, per esempio, che vi farà piace-re trovare parole su problemi che vi tocca-no; perciò vi invitiamo a collaborare, ascriverci su fatti, di cui riteniate esserviragione per farli conoscere pubblicamen-te.Un taglio prudente che fu smentito nellapratica. Merito, tra virgolette, del sotto-scritto che novello Don Chisciotte sparavaa destra e a manca. Purtroppo la sua vita fubreve e travagliata per le ristrettezze finan-ziarie e si spense con il venir meno dellatipografia che ci praticava tariffe partico-larmente vantaggiose.

Poi, le mie convinzioni nonviolente miportarono nella Sicilia Occidentale a fareun'esperienza sul campo con il sociologoDanilo Dolci e a seguire venne il tempo dellavoro e in contemporanea mi misi a stu-diare privatamente con intensità. A quel punto, il tempo passato al casotto(ora trasferito in fondo al Rio dei Ceci) nonerano più le mezze giornate, ma le visitecontinuarono alimentando reciprocamenteinteressi occasionali. Ad esempio quelloper la radiotecnica, per cui alla mia iscri-zione al corso della Radio Scuola Italianacoincise la sua alla Radio Scuola Elettra.Un altro episodio fu quando il sindacoLelio Baroni sostenne una nostra richiestaper costituire la Biblioteca Comunale, chetrovò una prima collocazione in via diMezzo. Nel frattempo, Villià aveva stretto un veroe proprio rapporto di amicizia con il prof.Ferdinando Giannessi, professore di lette-ratura italiana alla Bocconi di Milano, notocritico ed estimatore di Leopoldo Baroni.Memorabili le visite in paese, organizzatedal Giannessi, del grande EugenioMontale, di Dino Buzzati e altri famosi let-terati. Un passaggio importante, per Villià, fu l'o-perazione che affrontò al Rizzoli diBologna; un intervento che lo raddrizzòrestituendogli autonomia negli spostamen-ti: in bicicletta andava e veniva al casottoda se e riusciva perfino a camminare conl'ausilio delle stampelle. Fu un periodopositivo perché si sentiva, in qualche misu-ra, libero.Va ricordata, dal 1980 al 1982 (il primoarticolo è del novembre 1980), la collabo-razione alla “Voce del Fontanaccio”, altro

periodico locale, che curò anche la pubbli-cazione di alcuni bozzetti di “Nimo”(ilnome usato per i pezzi in dialetto) nellibretto “Butese in prova”. A partire dal 1967, al lavoro e allo stu-dio per me si aggiunse l'impegno nellasezione del PCI e in seguito nelle coope-rative e il tempo che trascorrevo conVillià fu ancora minore. Nel 1974 mitrasferisco a Pisa.Solo nel 1990, ritornato all'ovile, nascel'associazione culturale “Il Paese” per lapubblicazione dell'omonimo foglio. Nonpuò mancare la collaborazione di Villià evado molte volte a trovarlo a Bientina,dove vive insieme alla sorella Ileana; gliacciacchi sono aumentati notevolmente perun ictus, ma non si da per vinto e ogninumero del periodico è impreziosito da unsuo contributo. Con questa cronaca scarna e superficiale(in buona misura la mia biografia) sento diaver fatto torto a Villià, perché fu ben altroil livello dell’impegno, della ricerca assil-lante, dello scavo implacabile che lui svi-luppò giorno dopo giorno nella scrittura.Lo testimoniano le decine di quaderni cheIlelda mi volle affidare dopo la scomparsadel fratello. Ho potuto adempiere al suomandato solo in parte pubblicando su “IlPaese” tutto quanto avesse una lunghezzacompatibile con il periodico. Alcune altredecine di quaderni, dedicati a racconti lun-ghi, romanzi e scritti vari, aspettano anco-ra di venire alla luce. Anche se ritengo, nella mia pochezza disemplice lettore, che il materiale già appar-so su “Il Paese”, sia la parte pregiata dellaproduzione di Villià. “Buti tra il lusco e ilbrusco”, “Gente minima” , “Si racconta” ,“Cultura popolare”, “Personaggi”, le tanteperformance di Nimo sono il frutto dellepeculiari capacità del nostro che osservacon occhio lucido e insieme compassione-vole l’umanità locale. E’ un’umanità le cuivicende nel romanzo “Un vestito di cotonestampato” assumono una coralità epica. Alriguardo, posso riscrivere pari pari il com-mento che apparve nel 1994 al momentodella distribuzione del libro:La vicenda della protagonista, una conta-dina, si colloca all’inizio del secolo e hacome cornice il paese e le figure sociali inesso dominanti: i proprietari terrieri, imezzadri, i corbellai. Alla difesa strenuada parte dei “sor padroni” dei loro privi-legi feudali, si contrappone la crescita,sotterranea quasi ma inarrestabile, dellaconsapevolezza dei propri diritti nei conta-dini. La spinta maggiore viene dalla cate-goria più matura del proletariato butese, icorbellai, e dai primi embrioni di organiz-zazione sindacale. A ciò si intreccia ilruolo fondamentalmente conservatoredella Chiesa, le faticose condizioni di vitae di lavoro e gli appuntamenti ciclici fissa-ti dalle tradizioni.Il progresso viene qui determinato non dapersonaggi provvidenziali, descritti anchesu queste colonne dall’amico FrancescoDanielli, i borghesi, bensì da una crescitacollettiva delle classi subalterne. Sono pie-tre miliari nell’avanzamento civile che nonhanno bisogno di nome e cognome.La Patrizia, a cui leggo queste note, mi fanotare che non c'era nulla di ideologico inVillià. Dice testualmente: “Non ha maiusato svolazzi. Leggi due righe e ti troviinfilato in terra con tutti e due i piedi.Riproduceva la realtà senza aggiungerenulla. Le parole che utilizza sono coltelliaffilati dall'uso, sono strumenti belli epronti che lui raccoglie. Una concezionedella vita e d'altronde come poteva esserealtrimenti nella sua condizione”.Cosa aggiungere ? Due giorni prima dellafine, incontrai Villià in via di Mezzo.Stava uscendo dalla sua Castelgandolfo,come amava chiamare il suo appartamen-tino, per trasferirsi a Pisa dalla Ilelda, alla

Parrocchia della Sacra Famiglia. Ormaiaveva compromessa anche la vista.Lanciò un’imprecazione e sibilò: “Nonsono finito!” Un ultimo grido effettodella disperata tenacia con cui Villià si èdovuto difendere, tutta la vita, da undestino avverso.

Graziano

Si trilla all’alba sul mattin si canta;si raccoglie al meriggio piombo auratoche appesantisce la fatale serapreludio alla notte.

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Vento di sempre, tenue o violento;foglie di sempre, d’albero o di macchia.Vento che carezza, foglie che dondolanocome cullate da una ninna nanna;vento che passa rabbioso a raffiche,foglie sbattute che si lamentanotenendosi forte alla fonte di vita.E le foglie deboli si lasciano strappare,le forti cedono consumata la forza:quelle se ne van piangendo disperatee queste se ne van senza un lamentoal giallo nulla ove le porta il vento.Foglie di sempre, d’albero o di macchia;vento di sempre, tenue o violento.

Profilo di William Landi letto domenica 6 novembre da Andrea Bacci in “Pomeriggio Butese”, rappresentazione per la regia di Antonio Batisti.

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Cascine ieri di Claudio Parducci

Anno 1981: un gruppo misto di cascinesi e butesi festeggiano i loro primi cinquant’anni.

ANAGRAFENATI

Longo Darionato a Pontedera il 2 settembre 2011

Carnevaletti Diegonato a Pontedera il 20 settembre 2011

Nardi Violanata a Pisa il 29 agosto 2011

Nardi Niccolònato a Pisa il 29 agosto 2011

Gennai Camillanata a Pisa il 2 settembre 2011

Pieretti Leonardonato a Roma il 17 luglio 2011

Ceccanti Elenanata a Genova il 22 settembre 2011

Carotti Danielenato a Pontedera il 12 ottobre 2011

Panichi Manànata a Pontedera l’11 ottobre 2011

Giubbolini Anitanata a Pontedera il 20 ottobre 2011

Cespedes Nunez Yoidel Patricionato a Pontedera il 21 ottobre 2011

Pratali Rebeccanata a Pontedera il 18 ottobre 2011

MATRIMONI

Gandini Nicola e Raugei Giovannasposi a Castelfiorentino (FI) il 15 set-tembre 2011

Martinelli Vladimiro e Gomellini Elenasposi a Bientina il 10 settembre 2011

Lenzi Andrea e Gennai Maria Rachelesposi a Buti il 9 ottobre 2011

Cilino Gaetano e Billia Mariasposi a Buti il 22 settembre 2011

MORTI

Insalaco Agatanata a Canicattì (AG) il 5 luglio 1922morta a Pontedera il 19 settembre 2011

Bernardini Paolonato a Buti il 14 maggio 1924morto a Pontedera il 21 settembre 2011

Guarcello Domeniconato a Castelbuono (PA) il 10 ottobre1954morto a Pontedera il 10 settembre 2011

Bernardini Omeronato a Buti il 25 maggio 1924morto a Pisa il 7 settembre 2011

Filippi Walternato a Buti l’8 maggio 1948morto a Buti il 26 settembre 2011

Scarpellini Adriananata a Buti il 10 giugno 1930morta a Buti il 25 settembre 2011

Marianini Giuseppanata a Buti il 29 gennaio 1916morta a Buti l’8 settembre 2011

Pratali Nevionato a Buti il 9 gennaio 1925morto a Buti il 31 agosto 2011

Mineo Marianata a Palermo il 14 maggio 1922morta a Buti il 4 ottobre 2011

Guidi Poldinanata a Buti il 4 aprile 1921morta a Pisa il 24 settembre 2011

(dati aggiornati al 31 Ottobre 2011)

GIOVANI ELAVORO

Il mercato del lavoro ha subito profondetrasformazioni che si sono ripercosse nega-tivamente soprattutto sulle fasce dei lavo-ratori più deboli, tra cui giovani senza espe-rienza e donne. Trasformazioni che nonsoltanto hanno fatto tramontare definitiva-mente o quasi il contratto a tempo indeter-minato, ma incidono sulla qualità del lavo-ro, sulle mansioni che vengono propostedalle aziende. Si rileva un livellamentoverso il basso di molti ruoli, offerti anche apersone laureate. Come reagisce un laurea-to quando si trova a svolgere mansioni disegretariato o, peggio, è collocato in unodegli ormai diffusi call centers ? Con sensodi frustrazione e sfiducia in se stesso e nellasocietà. Inoltre, in Italia non ci sono oppor-tunità per chi vuole seriamente apprendereun mestiere, né possibilità di cambiare dire-zione professionale, poiché chi ha avutoesperienze di un certo tipo sarà condannatoa svolgere sempre quelle per tutto il restodella vita. Alla faccia della flessibilità delmondo del lavoro e della nostra epoca defi-nita del cambiamento! I giovani, rassegnatialla precarietà e utilizzati impipandosene dilauree e diplomi, si pongono la domanda:"Cosa farò nella vita?", anche se la doman-da da farsi sarebbe: "Cosa se ne farà la vitadi me?". Un saggio indiano ha scritto: "Lavita è un treno, il destino è il binario chepercorre, non ci sono soste né deviazioni,va dritta, giunge al capolinea e tutto finisce.La vita è un viaggio e ha come destinazio-ne la morte, ma siamo noi che guidiamoquesto treno, e non possiamo, anzi nondobbiamo, permettere che deragli". Questeparole fanno il paio con quelle dello storicoromano Sallustio: "Faber est suae quisquefortunae", ossia "Ciascuno è artefice delproprio destino." Ma è la società, innanzi-tutto, che dovrebbe dare a ognuno la possi-bilità di far valere le proprie conoscenze e/oabilità, offrendogli una giusta collocazionelavorativa. Perché ci si avvicini oggi ad unsimile obiettivo, ad esempio per i giovani,bisognerebbe che ci fosse una maggioredisponibilità delle aziende ad assumerli edall'altra parte un minore carico fiscale perle stesse aziende che incentivasse il loroinserimento. Questo è un punto chiave diun serio programma di governo, così poten-do raggiungere due obiettivi di fondo:ripresa produttiva e minore disoccupazionegiovanile.

Federico Barnini

Incontriamo Matteo Parenti a cui chiediamoalcune informazioni sull'attività dell'associazio-ne. Di cosa vi occupate?L'associazione è nata nel 2004 per iniziativa delComune. Lo scopo: creare un soggetto cheriunisse al suo interno varie associazioni localiper gestire la Sala Polivalente Ex CinemaVittoria. Ad oggi ne fanno parte “ Teatro eMusica il Miglio”, “Bubamara Teatro”, “CoraleSanta Cecilia”, “Filarmonica A. Bernardini” e“Misericordia di Buti”. I rappresentanti dicodeste associazioni, che rendono possibile ilfunzionamento della struttura, non sono retri-buiti.A cosa serve la sala?E' utilizzata per spettacoli teatrali, concerti,eventi culturali di vario genere e convegni. Inmisura minore per proiezioni cinematografichee laboratori.Chi la chiede?Associazioni e privati, che devono rispettarequanto prescritto nel “Regolamento interno”.Quanto costa affittarla?C'è un tariffario. Ad esempio per eventi orga-nizzati da associazioni locali è previsto un regi-me agevolato con un rimborso spese pari a 30euro al giorno.Cosa offre?La sala ha un palco di 9 x 5 metri con quinte efondale nero. E' dotata di impianto audio, luci,videoproiettore ed è disponibile una regia con ilnecessario per utilizzare le diverse attrezzature. Quali sono i vostri contatti?Il sito internet www.spvittoria.com e la paginafacebook “Cinema Vittoria”, dove si può visio-nare regolamento, tariffario e programmazio-ne. I prossimi appuntamenti?Venerdì 4 Novembre si terrà un concerto dellaCorale titolato “Italia”, Sabato 5 Novembreesibizione del “Café Chantal”, Sabato 26 eDomenica 27 Novembre varietà “I migliorianni” e a Dicembre, in data da definire, laseconda edizione del Concerto di Natale contantissimi artisti paesani.

RAGAZZI,DIAMOCI

UNA MOSSAAbbiamo partecipato ad alcune riunioni del CircoloGaribaldi, dove si è parlato, tra l’altro, delle difficoltàfinanziarie che sono seguite alla scelta obbligata diacquistare l'immobile dopo che il Comune avevadeciso di metterlo in vendita. E’ emersa la fermavolontà di rilanciare l’attività del Circolo per liberarsidelle ultime rate del mutuo concesso da Banca Eticae in primis dare un assetto chiaro alla gestione del barconcedendola in affitto e liberandosi così di tutti i pro-blemi relativi. Però la premessa è recuperare un rap-porto con i frequentatori e con tutti coloro che credo-no nella funzione importante che il Circolo Garibaldipuò ancora svolgere a Buti. Pertanto il primo obietti-vo è tesserare tanta gente. E’stato detto: com’è possi-bile che non ci sia attaccamento al babbo di tutti i cir-coli, alla “sezione”, dopo tutto quello che ha dato atanti in termini di arricchimento culturale e umano? Si, è evidente che non basta la storia, il Circolodeve trovare un suo ruolo valido oggi, e quindidiventare un posto che aggiunga all'attività del baraltre proposte ricreative, altri contenuti.Sono stati fatti alcuni esempi: proporreall’Amministrazione Comunale di creare anche aButi un Punto di Accesso Assistito ai Servizi e aInternet (PAAS). Si tratta di punti aperti gratuitamen-te al pubblico, una sorta di “sportello fisico” dotato dipostazioni informatiche attrezzate in cui trovare atti-vità di animazione, formazione di base nell’utilizzodell’amministrazione elettronica e supporto informa-tivo per superare difficoltà di accesso alle risorse pre-senti in rete, con particolare attenzione ai servizi dellePubbliche Amministrazioni. Anziani, giovani, immi-grati, bambini, cittadini in genere, tutti con istanzediverse, possono trovare nel PAAS un aiuto all'indi-viduazione delle risposte ai loro bisogni e, in questomodo, il PAAS diventa uno strumento di sviluppodella comunità. Nel Circolo c'è uno spazio idoneoallo scopo. E ancora l’utilizzo dello stesso spazio come sede disoggetti del movimento democratico. Vedi l’iniziati-va che il Circolo ha ospitato per costituire la sezionedell’ANPI. E contatti si possono stabilire con lo SPI-CGIL, l’INCA, ecc.Dal punto di vista economico, basterebbero piccoliinvestimenti per valorizzare la struttura che si trova inuna posizione eccezionale.Una Commissione, di cui fanno parte l’attuale presi-dente Andrea Paoli, Sergio Monti, Roberto Serafini,Tiberio Pioli, Paolo Bernardini, Maria Chiara Pianesi(presidente dell'Arci di zona) e il sottoscritto, è stataincaricata di procedere con il tesseramento e indirel'assemblea dei soci, dove verrà eletto il nuovoConsiglio Direttivo.

G.