Vicini febbraio 2014

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ANNO 1 - Numero 5 WWW.VICINI.TO.IT 28 FEBBRAIO 2014 Ciao, FIAT Pag. 1 Caro lettore, puoi scaricare questa copia gratuitamente da www.vicini.to.it Dunque la FIAT ci lascia. Non è servito a nulla tifare per i successi in America del nostro partner di sempre, Torino batte Detroit 2-0. Come un coniuge abbandonato subiamo impotenti il divorzio e ci mettiamo tristemente a valutare le con- seguenze, a calcolare i danni. Chi si farà carico dei figli che restano in Italia (o al- trove nell’Europa continentale), cosa sopravvivrà di un sodalizio centenario? Come potranno sostituirci i nuovi partner? Nel quartiere in cui lavoravano in FIAT tuo padre e tuo fratello, e persino, per certi versi, il verduriere sotto casa; in cui l’auto è FIAT , – razza di traditori quelli che comprano giapponese o l’odiata Ford -, sarebbe solo più penoso che altrove fare bilanci. Nei prossimi giorni si dovrebbe consolidare un piano industriale, ma è chiaro che per Torino ci saranno solo produzioni di nicchia, poche centinaia di posti di lavoro. Su questo sapremo tutto tra poco. Quello che non è chiaro è dove andranno a finire le imposte: non siamo venali, che sarà mai di fronte ai posti di lavoro? Ma nel 2013 il Gruppo ha versato 557 milioni di imposte (fonte “La Repubblica”). FIAT insiste ad affermare che ”La Fiat, come tutte le società, paga le tasse nei paesi in cui opera. Per gli stabilimenti e gli insediamenti italiani paghiamo e continueremo a pagare le tasse in Italia”. Già questo la dice lunga per le sorti della quota Italia: ma gli utili dove andranno a finire? Se è vero quello che si sostiene, cioè che FIAT sceglierebbe il Regno Unito per la più favorevole legislazione fiscale nei ri- guardi dei dividendi, allora sembrerebbe chiaro che gli utili è lì che andranno a finire. E i costi? Chi pagherà per i figli abbandonati? Oneri sociali, cassa integrazione, sanità, quelli sì ri- mangono a carico degli insediamenti e degli stabili- menti italiani: lo Stato, i cittadini. O no? Per risolvere il dubbio ci affidiamo allora al Direttore Befera (Agenzia delle Entrate) e al Presidente tuttolo- go Mastrapasqua (INPS) Gianpaolo Nardi [email protected]

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Edizione PDF del giornale cittadino on line VICINI. "Sguardi, notizie, proposte dai Quartieri di Torino"

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Page 1: Vicini febbraio 2014

ANNO 1 - Numero 5 WWW.VICINI.TO.IT 28 FEBBRAIO 2014

Giornale on line , iniziativa del Comitato Vicini.TOVia Rubino 45 10137, Torino,presso Cascina Roccafranca, Bottega ComunicazioneContatti: Email : [email protected] +39.011.19836617Fax +39.011.19837119Sito web: www.vicini.to.itSe volete collaborare, scriveteci.

Ciao, FIAT

N° 5 in versione pdf, Febbraio 2014

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Caro lettore, puoi scaricare questa copia gratuitamente da www.vicini.to.it

METROPOLITANA: RIPARTONO I LAVORI PER LA REALIZZAZIONE DELLA TRATTA “LINGOTTO-BENGASI”

Dunque la FIAT ci lascia.

Non è servito a nulla tifare per i successi in America del nostro partner di sempre, Torino batte Detroit 2-0. Come un coniuge abbandonato subiamo impotenti il divorzio e ci mettiamo tristemente a valutare le con-seguenze, a calcolare i danni.

Chi si farà carico dei figli che restano in Italia (o al-trove nell’Europa continentale), cosa sopravvivrà di un sodalizio centenario? Come potranno sostituirci i nuovi partner?

Nel quartiere in cui lavoravano in FIAT tuo padre e tuo fratello, e persino, per certi versi, il verduriere sotto casa; in cui l’auto è FIAT , – razza di traditori quelli che comprano giapponese o l’odiata Ford -, sarebbe solo più penoso che altrove fare bilanci.

Nei prossimi giorni si dovrebbe consolidare un piano industriale, ma è chiaro che per Torino ci saranno solo produzioni di nicchia, poche centinaia di posti di lavoro. Su questo sapremo tutto tra poco.

Quello che non è chiaro è dove andranno a finire le imposte: non siamo venali, che sarà mai di fronte ai posti di lavoro? Ma nel 2013 il Gruppo ha versato 557 milioni di imposte (fonte “La Repubblica”).

FIAT insiste ad affermare che ”La Fiat, come tutte le società, paga le tasse nei paesi in cui opera. Per gli stabilimenti e gli insediamenti italiani paghiamo e continueremo a pagare le tasse in Italia”.Già questo la dice lunga per le sorti della quota Italia: ma gli utili dove andranno a finire? Se è vero quello che si sostiene, cioè che FIAT sceglierebbe il Regno Unito per la più favorevole legislazione fiscale nei ri-guardi dei dividendi, allora sembrerebbe chiaro che gli utili è lì che andranno a finire.

E i costi? Chi pagherà per i figli abbandonati?

Oneri sociali, cassa integrazione, sanità, quelli sì ri-mangono a carico degli insediamenti e degli stabili-menti italiani: lo Stato, i cittadini.

O no?

Per risolvere il dubbio ci affidiamo allora al Direttore Befera (Agenzia delle Entrate) e al Presidente tuttolo-go Mastrapasqua (INPS)

Gianpaolo [email protected]

Concluso l’accordo tra Infra.To e l’ATI Edilmaco/CCC. per il subentro al contratto di gara.

Si sono conclusi in maniera positiva gli incontri tecnici-giuridici tra Infra.To, la società della Città di Torino incaricata di realizzare la Metro-politana, e la terza ditta classificata alla gara per l’assegnazione dei lavori della tratta “Lingotto-Bengasi”, l’ATI “Edilmaco-C.C.C.”.

Edilmaco, costituita dalle ditte piemontesi Co.ge.fa. e Mattioda, e C.C.C. (Consorzio Cooperative Costruzioni), subentrano al contratto precedentemente stipulato con Seli/Coopsette alle medesime condizioni di gara, come prevede da legge.

I lavori per la realizzazione della tratta “Lingotto-Bengasi”, consistono nella costruzione di due stazioni (“Italia’61-Regione Piemonte” e “Bengasi”), tre pozzi di ventilazione e una galleria lunga 1,9 km, scavata interamente con TBM. I lavori cominceranno a riprendere nel mese di Marzo, dopo le necessarie tempistiche per l’espletamento delle pratiche notarili e amministrative. Successivamente l’impresa provve-derà all’allestimento del cantiere (trasporto e installazione di macchinari, organizzazione del personale,…) per iniziare a pieno ritmo nel mese di Maggio.

I lavori, come previsto nel contratto, dureranno circa 3 anni, con la messa in esercizio della metropolitana nel 2017. Sarà però possibile riaprire via Nizza al traffico già al termine della realizzazione del tunnel nel corso del 2016.

Infra.To e la Città di Torino hanno inoltre previsto la possibilità di accelerare l’esecuzione dei lavori per ridurre i tempi del cantiere e conse-guentemente per contenere i disagi che ricadono sia sulla cittadinanza che sul commercio delle aree interessate. Un’apertura anticipata della Metropolitana avrebbe infatti conseguenze positive per tutta la città sia in termini economici, che sotto il profilo dell’ambiente e della mobilità urbana pubblica e privata.

Tutte le informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori saranno come di consueto disponibili sul sito www.infrato.it nella sezione “lavori in corso”. Parallelamente prosegue il confronto con la cittadinanza grazie al “Tavolo di cantiere” istituito presso la Circoscrizione IX.L’Ammi-nistratore Unico di Infra.To Giancarlo Guiati e l’Assessore alla Mobilità della Città di Torino, Claudio Lubatti dichiarano la loro soddisfazione

“per l’importante percorso svolto in questi mesi. La conclusione positiva di questo accordo, testimonia la volontà della Città di proseguire negli investimenti delle infrastrutture del trasporto pubblico.”

Angelo [email protected]

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NUOVO VIALE DELLA SPINABAGNI PUBBLICI DI VIA AGLIÈ

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Il “Bagno” è stato “pubblico” da sempre. Da sempre asso-ciato anche all’espletamento dei bisogni corporali. Semmai, il bagno privato è un concetto che ci appartiene solo da pochi decenni.

Nel passato il bagno era di solito una sede pubblica dove le persone si incontravano, tant’è che il bagno diventava un luogo di socializzazione, dove c’erano scambi culturali e mercantili. Una documentazione approfondita ci giunge dagli antichi greci e romani, dove soprattutto le persone più facoltose passavano molto tempo nelle terme pubbliche sotto l’auspicio della dea Igea, dal cui nome è derivata la parola igiene.

Già all’epoca si usavano balsami e le tecniche terapeutiche dell’acqua calda e fredda. Con costi esorbitanti in termini di utilizzo della legna.

Nell’età medievale, invece, la cultura del bagno fu profon-damente trasformata; da un lato mancavano le conoscen-ze tecniche che rendessero possibile la costruzione di nuovi impianti di fognature. Spesso la carenza di igiene era causa di malattie infettive. Credenza popolare era che l’acqua pe-netrasse nei pori della pelle e che causasse malattie di vario tipo, credenza che allontanò le persone dall’utilizzo dell’ac-qua per lavarsi e di un conseguente declino dei bagni.

A partire dal Trecento, la produzione di profumi è documen-tata anche in Europa, ma solo a partire dal Rinascimento, grazie allo sviluppo di mezzi tecnici come l’alambicco si arri-vò ad una certa diffusione di questo prodotto. Così, all’inizio dell’epoca moderna si era soliti semplicemente spruzzarsi abbondantemente di profumo ovunque, specie i nobili e la borghesia, nonché incipriarsi i capelli ovviando così all’effet-to d’unto.

Continuava anche in secoli successivi a sopravvivere la con-vinzione che lavarsi troppo spesso potesse nuocere alla sa-lute. Nel XVIII secolo, tuttavia, venne a riaffermarsi l’igiene personale e la rinascita dei bagni. Con il XX secolo, la pro-gettazione architettonica si preoccupa delle esigenze igie-nico-sanitarie e il bagno diventa dapprima un’appendice esterna delle abitazioni (i celebri stanzini in fondo al ballato-io) e poi una stanza all’interno delle mura domestiche. (da Wikipedia)

Nel nostro itinerario di visita e conoscenza delle Case del

Quartiere cittadine, oggi e’ il turno dei Bagni Pubblici di via Aglie’ 9. Ci accoglie Malik, che ha un piccolo atelier di sarto-ria, e che sara’ il nostro cicerone e che è il responsabile della struttura insieme ad Erika, entrambi della Cooperativa Kairos.Riaperti nella loro funzione di servizio nel 2004 dalla VI Circo-scrizione della Città di Torino, i bagni pubblici sono un cro-cevia quotidiano di persone di diversa nazionalità ed etnia, un progetto ambizioso di inclusione sociale e tolleranza, in osmosi con il quartiere – Barriera di Milano- che li circonda.

A breve partiranno i lavori di ristrutturazione che modifiche-ranno profondamente l’interno della struttura, trasferendo i bagni oggi al piano terra dal primo piano, con la realizzazio-ne di un ascensore per garantire l’accesso alle persone con disabilita’. Le risorse necessarie per i lavori arriveranno per metà dal Comune di Torino e il resto con mutuo e raccolta fondi da privati. L’idea prevede una campagna di comuni-cazione con la creazione di eventi a tema, ad esempio aste di opere artistiche donate a cui invitare commercialisti e av-vocati per raccogliere fondi. Un modo immediato per avvici-nare le cosiddette caste professionali ai bisogni elementari di chi spesso non ha casa, ne’ lavoro, ne’ acqua calda.

Ma partiamo con la nostra visita: si inizia il giro al piano terra nell’ atrio di “Casa” dove verra’ realizzato un piccolo bistrot, che non venderà’ alcolici ma specialità arabe e piemontesi, che possono rivelare sorprendenti affinità culinarie.docce.

Ci sara’ anche una lavanderia a gettoni, una piccola sala di registrazione e aule dedicate ad attivita’ laboratoriali oggi gia’ in corso: sartoria e falegnameria per la messa in scena di piccoli spettacoli teatrali. Saliamo al piano di sopra passan-do da una piccola biblioteca a sviluppo verticale ed arrivia-mo al primo piano e ai bagni originali, piastrellati a mosaico color crema, gia’ utilizzati come spazi espositivi.

Questo sarà lo spazio dedicato alle 16 docce individuali che si affacciano lungo il corridoio, a sinistra gli uomini e a destra le donne, e che si compongono di un piccolo spogliatoio e della doccia vera propria.

Oggi i Bagni pubblici di via Aglie’ sono aperti dal lunedì al venerdì a partire dalle 13.30 e il sabato al mattino. Farsi una doccia costa poco più di 1 euro e 75 centesimi, se si ag-giungono il noleggio dell’asciugamano e l’acquisto del ba-gnoschiuma, una piccola maggiorazione viene applicata il

PRONTI I PROGETTI, LA PAROLA PASSA AL MINISTERO PER LE INFRASTRUTTURE

In data 18 Febbraio, la Giunta Comunale ha dato il via libera ai progetti esecutivi di alcuni lotti del nuovo tratto del viale della Spina, che da corso Vittorio Emanuele II arriverà fino alla zona nord della città.

Il primo riguarda la sistemazione superficiale della copertura delle gallerie ferroviarie tra corso Vittorio Emanuele II e via Grassi: con la conclusione dei lavori a Porta Susa si prevede la realizzazione di una nuova carreggiata a tre corsie in dire-zione di piazza Statuto e carreggiata laterale con banchina alberata e pista ciclabile. La sistemazione sarà realizzata in analogia con il tratto già completato tra largo Orbassano e corso Vittorio Emanuele II, utilizzando gli stessi materiali e le stesse finiture. Il costo previsto è di 4 milioni e 700 mila euro.

Il secondo progetto comprende invece gli interventi da re-alizzare tra via Grassi e corso Regina Margherita, comple-tando corso Inghilterra e superando piazza Statuto, sotto la quale sarà reso operativo il sottopasso per le auto che “al grezzo” è stato costruito durante i lavori per le gallerie fer-roviarie. Il corso sarà completato fino alla piazza Statuto e saranno riqualificate le aree di corso Principe Oddone vicine al cantiere. In questo caso la spesa sarà di 8 milioni e mezzo.

Il terzo ed ultimo progetto approvato stamani è finalizzato alla costruzione, nel tratto del passante che va da corso Re-

gina Margherita e piazza Baldissera di un nuovo ponte sulla Dora, un’unica campata in acciaio di circa 50 metri di lun-ghezza e 40 di larghezza che affiancherà il ponte attuale, intitolato a Re Alberto del Belgio, con due carreggiate princi-pali ed una laterale. La spesa sarà di 4 milioni di euro.

Si sta intanto ultimando anche il progetto esecutivo per il completamento del nuovo boulevard tra corso Regina Mar-gherita e piazza Baldissera, con due carreggiare a tre corsie, carreggiate laterali, banchine alberate e due piste ciclabili: sarà approvato a breve con una previsione di spesa di 7,8 milioni di euro, e prevede anche attraversamenti con sema-fori in corrispondenza di via Don Bosco, corso Ciriè e strada del Fortino.

Con l’approvazione dei quattro progetti esecutivi la Città concludo l’iter che è stato previsto dal Governo in applica-zione della legge 98 dell’agosto 2013, che ha convertito il

“Decreto del Fare”: tocca ora al Ministero per le Infrastrutture mettere a disposizione i finanziamenti previsti e promessi, che ammontato a 25 milioni di euro. Ogni lotto, dopo i 7/8 mesi necessari a completare le gare d’appalto, prevede circa un anno di lavoro.

Il comune, qualora il Ministero metta a disposizione il totale del finanziamento previsto, procederà all’appalto delle ope-re, e successivamente a far partire contemporaneamente i lavori dei quattro lotti, che porteranno in un anno alla aper-tura di tutto il tratto al traffico.

Procede intanto l’iter del progetto esecutivo per la realizza-zione di due attraversamenti sulle gallerie ferroviarie in via Cervino e via Valprato, il collegamento tra via Breglio e cor-so Venezia ed aree di parcheggio in prossimità della stazione Rebaudengo, entrata in servizio a dicembre del 2012.

Il finanziamento messo a disposizione dalla Regione, con la quale si sta stipulando un apposito protocollo di intesa, è di 1 milione e 400 mila euro.

Angelo Tacconi

[email protected]

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ARRIVA LA GARANZIA GIOVANI PER COMBATTERELA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

Si acquista il ticket all’ingresso e si hanno a disposizione 30 mi-nuti tutti per se’, chi si dilunga un po’ troppo viene richiamato all’ordine da Giacomo e Mario, che sono gli addetti ai servizi doccia. Ci raccontano che sono 350 le persone, donne, uo-mini, bambini (fino a 15 anni entrano gratis) che accedono al servizio ogni settimana. Moltissimi i frequentatori abituali, spesso intere famiglie, con i quali si è creato un rapporto di vicinanza, che spesso sfocia nell’offerta di un the caldo al termine dell’abluzione.

L’85% dei “clienti abituali” sono stranieri, molti di etnia Rom, e per soddisfare le esigenze di tutti, si sperimenterà un’aper-tura separata per sole donne al martedì e venerdì mattina.Ma quanti e quando sono nati i bagni pubblici a Torino?

La Città di Torino mette a disposizione 4 bagni pubblici. Può essere piacevole per tutti sperimentare anche il bagno turco.

Circoscrizione 3

Bagno Pubblico Comunale – Via Luserna di Rorà 8 Tel. 011 4342925 SOSPENSIONE TEMPORANEA

Circoscrizione 4

Bagno Pubblico Comunale – Via Bianzè 28 Tel. 011 7493691 Accessibile ai disabili 43 docce Orari: da martedì a venerdì 12.30/18.00 – sabato 8.30 /15.00

Circoscrizione 5

Bagno Pubblico Comunale – Via Roccavione 11 Tel. 011 4435566 TEMPORANEAMENTE CHIUSO PER RISTRUTTURAZIONE

Circoscrizione 6

Bagno Pubblico Comunale – Via Agliè 9 Tel. 011 2207819 Non accessibile ai disabili 16 docce Orari: da lunedì a venerdì 13.30/18.30 – sabato 10.00/17.00.

Circoscrizione 7

Bagno Pubblico Comunale – Corso Regina Margherita 33 Tel. 011 8172580addetti Non accessibile ai disabili 35 docce 2 vasche Orari: da martedì a venerdì 12.45/18.00 – sabato 7.45/16.00

Circoscrizione 9

Bagno Pubblico Comunale – Via Cherasco 10 Tel. 011 7920398 Accessibile ai disabili 28 docce Orari: da lunedì a venerdì 12.30/19.00 – sabato 8.30/16.00 Distributori automatici di bevande Lavanderia a gettoni Sportello di informazioni per stranieri

I Bagni Pubblici di via Aglie’ sono sempre aperti tranne le fe-stività e le due settimane canoniche ad agosto, ma la chiu-sura viene concordata in rete con le altre strutture cittadine per assicurare la continuità e la fruibilità del servizio.Già perché i bagni sono ormai un luogo di aggregazione del quartiere, nell’ora in cui rimaniamo assistiamo ad arrivi conti-nui seguiti da saluti e abbracci, a sottolineare una relazione costante, che si e’ strutturata grazie all’impegno quotidia-no degli operatori che ascoltano e cercano di dare rispo-ste a bisogni diversi. Così come lo sportello informativo per chi cerca lavoro o per chi ha esigenze di locazione aperto il pomeriggio due volte alla settimana – conclude Erika salu-tandoci – che offre un aiuto per scrivere un curriculum vitae e per ricercare le offerte di lavoro pubblicate in rete, ad un pubblico “ormai” affezionato e spesso over 50.

Mascia Manzon

Viene dal freddo la garanzia giovani , più precisamente dalla Finlandia, dove secondo una valutazione di Eurofound, nel 2011 l’83,5% dei giovani in cerca di lavoro ha potuto beneficiare di una valida opportunità entro pochi mesi dall’iscrizione ai servizi per l’impiego, e questo ha ridotto notevolmente il tasso di disoccupazione giovanile. Così il Consiglio dell’Unione Europea il 22 aprile del 2013 ha emanato la raccomandazione sull’istituzione di una garanzia per i giovani (Youth Guarantee), poiché “Investendo ora nel capitale umano dei giovani europei si otterranno vantaggi a lungo termine e si contribuirà ad una crescita economica sostenibile ed inclusiva. L’Unione sarà in grado di cogliere tutti i vantaggi di una forza lavoro attiva, innovativa e qualificata, evitando gli elevati costi causati da giovani che non si trovano né in situ azione lavorativa, né seguo-no un percorso scolastico o formativo («NEET»)”.

Già, un nuovo acronimo per identificare i giovani che usciti dal ciclo scolastico (al conseguimento del diploma o per abban-dono prematuro) non trovano lavoro, condizione su cui ha notevolmente influito la crisi economica dell’ultimo quinquennio, ma che non lo cercano neanche più. Una spirale negativa di inattività che ha risvolti collettivi di bassa crescita economica e mancata evoluzione sociale ed individuali, poiché influisce sulla programmazione del futuro, sul proprio progetto di vita ritardando il normale compimento delle tappe fondamentali. In tutta l’Unione Europea i NEET sono 7,5 milioni, ovvero il 12,9 % dei giovani europei (di età compresa tra 15 e 24 anni). Ma con la realizzazione della Garanzia giovani, ad ognuno di loro sarà garantito, entro quattro mesi dal l’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema d’istruzione formale, un’offerta di lavoro, di proseguimento degli studi, di apprendistato o di tirocinio. Poiché e’ indispensabile assicurare un’attivazione in tempi rapidi.

In Italia si sta lavorando al piano nazionale per realizzare un sistema di garanzia per i giovani, che per essere davvero effica-ce richiede una forte collaborazione tra tutti i soggetti interessati (enti locali,servizi per l’impiego pubblici e privati, centri di orientamento professionale, istituti di istruzione e formazione, imprese, etc.), per evitare sovrapposizione e frammentazione di interventi, garantendo un unico punto di accesso (fisico o virtuale) alla garanzia giovani.

In attesa del piano nazionale e del progetto straordinario Garanzia Giovani Piemonte da poco approvato, vicino a noi sul nostro territorio cittadino e’ partita l’iniziativa LUNEDÌ GIOVANI dei Centri per l’Impiego della Provincia di Torino.

Dal 13 gennaio 2014 tutti i lunedì pomeriggio sono aperti ai giovani under 30 in cerca di occupazione con un fitto calendario di incontri orientativi (Mi presento, Web&Lavoro, Lavorare in Europa si può, Diventare Imprenditore, Continuo a studiare,…) per favorire la ricerca attiva del lavoro.Stay active!

Per i calendari delle attività delle due sedi cittadine del Centro per l’Impiego di Torino http://www.provincia.torino.gov.it/sportello-lavoro/centri_impiego/lunedi_giovani

Per approfondimenti sulla Youth Guarantee http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=1079&langId=it

Mascia Manzon

[email protected]

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Rapporto Sull’immigrazione 2013. “Tra Crisi e Diritti Umani” FCA: FIAT CHRYSLER AUTOMOBILES

Il 5 febbraio scorso la Caritas e l’Associazione Migran-tes hanno presentato il Rapporto sull’Immigrazione 2013.

Con un sottotitolo che sintetizza tutti gli aspetti del tema dell’immigrazione, come anticipato nell’apertu-ra dell’Arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia:

• Le risorse dedicate al fenomeno dell’immi-grazione sono nazionali, ma i problemi sono locali. Questo si riflette in un carico eccessi-vo sul terzo settore, il volontariato

• Ricadute si hanno sulla perdita del lavoro che, nel caso dei migranti, significa spesso anche perdita del titolo di soggiorno.

• A margine si crea anche una intensificazio-ne della tendenza allo sfruttamento: il caso Lampedusa, con le immagini degli idran-ti antiscabbia è emblematico, ma altri ne verranno citati.

La presentazione di Oliviero Forti , responsabile dell’Uffi-

cio Immigrazione della Caritas, non si sofferma su molti dati. L’immigrazione è in crescita: niente di nuovo, solo che questo vale per tutti i Paesi. La pressione è parti-colarmente forte ad esempio nel Golfo Persico, dove spesso si riflette nella violazione dei diritti umani siste-matica. Cita il Dubai, in cui sono state segnalate espul-

sioni di massa di lavoratori che rivendicavano diritti.

Le sorprese non mancano. In area piemontese si se-gnala una diminuzione degli occupati nell’industria, mentre nell’agricoltura l’occupazione tiene, ma cre-sce lo sfruttamento: nel Saluzzese una giornata di lavo-ro è retribuita 3,5 €, da cui il lavoratore dovrà detrarre la quota spettante ai caporali.

Un fenomeno inatteso è quello dei minori non accom-pagnati. Nella tragedia del 3 ottobre scorso a Lampe-dusa si sono salvati 40 bimbi eritrei che avevano perso i genitori. Una sistemazione non sarebbe stata difficile da trovare, ma bimbi hanno chiesto di non venire se-parati. Richiesta legittima, ma il problema si è compli-cato.

Dopo alcuni tentativi, tesi a dribblare strutture fatiscen-ti (e i fondi assistenziali che accompagnano i bimbi fanno gola) le organizzazioni di volontariato sono riu-scite a trovare un accomodamento.

A Torino ormai il 15% della popolazione è straniera. Con gli inevitabili impatti sulla coesione sociale e in questo articolo avevamo già parlato del problema in una zona specifica: il Lingotto.

Compito delle amministrazioni locali, oltre che risolvere gli innumerevoli problemi, sostiene il Vice Sindaco di Torino, Elide Tisi, è anche garantire l’equità, per evitare che i cittadini si sentano discriminati.

Intanto, Torino ha accresciuto in un anno la disponibili-tà di accoglienza da 3000 a quasi 18000 posti.

E la succitata Vice Sindaco è tutore di 300 bimbi.

Gianpaolo Nardi

[email protected]

FIAT Fabbrica Italiana Automobili Torino diventa FCA: Fiat Chrysler Automobiles. Il nuovo acronimo tenta di tenere in-sieme tutto, ma il legame col territorio è ormai irrilevante. Per carità non si può piangere: Sergio Marchionne ha preso due aziende in fallimento e non certo per il suo “maglioncino blu”, che ostenta, ne ha fatto la settima azienda automobilistica del pianeta. Quando mi lincenziai dalla Real Casa (così la chiamavamo in azienza) la FIAT era sull’orlo del fallimen-to. Arrivavo da dodici anni di operaio specializzato in FIAT Abarth (di corso Marche) dove avevamo vinto nei rally tutto quello che c’era da vincere. “Solo” cinque campionati del mondo con la Lancia Delta di cui, l’ultimo, dopo la decisione di Cesare Romiti di uscire dai rally e chiudere Corso Marche. L’ultimo campionato vinto non ostante la quella decisione fosse arrivata a metà delle gare gare ufficiali programmate e le proteste, mai andate sui giornali, dello sponsor Martini Rancing.

Certo il finanziere Romiti aveva dovuto estromettere dall’a-zienda l’ing. Ghidella, ultimo creatore di automomili nostrano, ma quello decise Romiti e la famiglia Agnelli glielo permise.Ma gli effetti non furono quelli attesi e nei miei anni succes-sivi in Direzione Tecnica del gruppo FIAT Auto ho avuto la possibilità di toccare con mano che l’innovazione automo-bilistica non era di casa, non ostante le innovazioni abbon-dassero nel Centro Ricerche FIAT. Per qualche motivo, che ancora oggi non comprendo, le innovazioni si lasciavano ai concorrenti e solo dopo si usciva sul mercato con soluzioni simili anche se non copiate perchè già pronte in casa.

Sergio Marchionne arrivò dopo che la famiglia, privata dal cancro, dell’erede designato, che noi chiamavamo Gio-vannino Agnelli, morì in giovane, ma adulta età. Con Mar-chionne il legame col la tradizione ed il territorio svanì e con lui la concezione calvinista e localista della famiglia.

Il mondo ha voltato pagina e cio che Torino e l’Italia hanno dato alla FIAT (miliardi di Euro) sono caduti nell’oblio.Ciò che conta ora è solo il fatturato e la quota di mercato. Marchionne, ex alto dirigente di una delle banche svizzere più importanti del mondo, è apolide e i suoi legami (se li ha) non sono certo con Torino e con il nostro Paese.

Ha trovato una sponda nel Presidente Obama che però, le-gittimamente, ha preteso la restituzione fino all’ultimo dollaro del prestito fatto per acquistare la Chrysler in fallimento.

Ha trovato il sindacato americano che era, ed è, anche proprietario di Chrysler tramite il suo fondo pensioni, ma non riceverà nessuna richiesta di rimborso da parte dell’Italia, nè di Torino.Già noi siamo fatti così: speriamo sempre nel buon cuore de-gli altri, ma la storia di FIAT è finita.Sento riflessioni ottimistiche sul futuro del lavoro.Rilfessioni di Letta, dell’Arcivescovo Nosiglia, del Sindaco Fassino: tutte concordano che anche se la sede legale sarà l’Olanda e quella fiscale il Regno Unito, l’importante è che qui in Italia si prosegua a produrre automobili.

Automobili per chi?Valletta (noto comunista) aumentò gli stipendi ai dipendenti per far acquistare loro le macchine FIAT. Ora il lavoro da noi costa di più e non è più tempo di ideologie.Quale falsità: sono tutte defunte nei loro effetti positivi. Il so-cialismo, il comunismo, il liberismo, il capitalismo. Tutte ave-vano in comune un diverso concetto di ridistribuzione della

ricchezza, ma era comunque ridistribuzione. Ora la ricchez-za è confinata agli utili, agli interessi sugli utili, ai dividendi, agli emolumenti dei top manager.

Tutto questo non ci piace?

Bene, l’alternativa è lo spostamento itinerante delle attività produttive che vanno lì dove ci sono migliori condizioni fiscali, finanziamenti freschi di stati “nuovi” o “rinnovati” e un lavoro che costa a livelli di nuova servitù libera.

E’ quello che si chiama ricatto, ma la nuova idelogia è il re-alismo realista.(…) Comunque sia, è chiaro, ed in ciò si accordano tutti, come sia di estrema necessità venir in aiuto senza indugio e con opportuni provvedimenti ai proletari, che per la maggior parte si trovano in assai misere condizioni, indegne dell’uo-mo. Poiché, soppresse nel secolo passato le corporazioni di arti e mestieri, senza nulla sostituire in loro vece, nel tempo stesso che le istituzioni e le leggi venivano allontanandosi dallo spirito cristiano, avvenne che poco a poco gli operai ri-manessero soli e indifesi in balda della cupidigia dei padroni e di una sfrenata concorrenza. Accrebbe il male un’usura di-voratrice che, sebbene condannata tante volte dalla Chie-sa., continua lo stesso, sotto altro colore, a causa di ingordi speculatori. Si aggiunga il monopolio della produzione e del commercio, tanto che un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto all’infinita moltitudine dei proletari un gioco poco meno che servile.(…) (…)Ciascuno faccia la parte che gli spetta e non indugi, perché il ritardo potrebbe rendere più difficile la cura di un male già tanto grave. I governi vi si adoperino con buone leggi e saggi provvedimenti; i capitali-sti e padroni abbiano sempre presenti i loro doveri; i proletari, che vi sono direttamente interessati, facciano, nei limiti del giusto, quanto possono(…)

Queste parole furono scritte da un altro noto comunista il 15 maggio 1891: Papa Leone XIII nella sua Enciclica Rerum Novarum

Franco [email protected]

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Rapporto Sull’immigrazione 2013. “Tra Crisi e Diritti Umani” FCA: FIAT CHRYSLER AUTOMOBILES

Il 5 febbraio scorso la Caritas e l’Associazione Migran-tes hanno presentato il Rapporto sull’Immigrazione 2013.

Con un sottotitolo che sintetizza tutti gli aspetti del tema dell’immigrazione, come anticipato nell’apertu-ra dell’Arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia:

• Le risorse dedicate al fenomeno dell’immi-grazione sono nazionali, ma i problemi sono locali. Questo si riflette in un carico eccessi-vo sul terzo settore, il volontariato

• Ricadute si hanno sulla perdita del lavoro che, nel caso dei migranti, significa spesso anche perdita del titolo di soggiorno.

• A margine si crea anche una intensificazio-ne della tendenza allo sfruttamento: il caso Lampedusa, con le immagini degli idran-ti antiscabbia è emblematico, ma altri ne verranno citati.

La presentazione di Oliviero Forti , responsabile dell’Uffi-

cio Immigrazione della Caritas, non si sofferma su molti dati. L’immigrazione è in crescita: niente di nuovo, solo che questo vale per tutti i Paesi. La pressione è parti-colarmente forte ad esempio nel Golfo Persico, dove spesso si riflette nella violazione dei diritti umani siste-matica. Cita il Dubai, in cui sono state segnalate espul-

sioni di massa di lavoratori che rivendicavano diritti.

Le sorprese non mancano. In area piemontese si se-gnala una diminuzione degli occupati nell’industria, mentre nell’agricoltura l’occupazione tiene, ma cre-sce lo sfruttamento: nel Saluzzese una giornata di lavo-ro è retribuita 3,5 €, da cui il lavoratore dovrà detrarre la quota spettante ai caporali.

Un fenomeno inatteso è quello dei minori non accom-pagnati. Nella tragedia del 3 ottobre scorso a Lampe-dusa si sono salvati 40 bimbi eritrei che avevano perso i genitori. Una sistemazione non sarebbe stata difficile da trovare, ma bimbi hanno chiesto di non venire se-parati. Richiesta legittima, ma il problema si è compli-cato.

Dopo alcuni tentativi, tesi a dribblare strutture fatiscen-ti (e i fondi assistenziali che accompagnano i bimbi fanno gola) le organizzazioni di volontariato sono riu-scite a trovare un accomodamento.

A Torino ormai il 15% della popolazione è straniera. Con gli inevitabili impatti sulla coesione sociale e in questo articolo avevamo già parlato del problema in una zona specifica: il Lingotto.

Compito delle amministrazioni locali, oltre che risolvere gli innumerevoli problemi, sostiene il Vice Sindaco di Torino, Elide Tisi, è anche garantire l’equità, per evitare che i cittadini si sentano discriminati.

Intanto, Torino ha accresciuto in un anno la disponibili-tà di accoglienza da 3000 a quasi 18000 posti.

E la succitata Vice Sindaco è tutore di 300 bimbi.

Gianpaolo Nardi

[email protected]

FIAT Fabbrica Italiana Automobili Torino diventa FCA: Fiat Chrysler Automobiles. Il nuovo acronimo tenta di tenere in-sieme tutto, ma il legame col territorio è ormai irrilevante. Per carità non si può piangere: Sergio Marchionne ha preso due aziende in fallimento e non certo per il suo “maglioncino blu”, che ostenta, ne ha fatto la settima azienda automobilistica del pianeta. Quando mi lincenziai dalla Real Casa (così la chiamavamo in azienza) la FIAT era sull’orlo del fallimen-to. Arrivavo da dodici anni di operaio specializzato in FIAT Abarth (di corso Marche) dove avevamo vinto nei rally tutto quello che c’era da vincere. “Solo” cinque campionati del mondo con la Lancia Delta di cui, l’ultimo, dopo la decisione di Cesare Romiti di uscire dai rally e chiudere Corso Marche. L’ultimo campionato vinto non ostante la quella decisione fosse arrivata a metà delle gare gare ufficiali programmate e le proteste, mai andate sui giornali, dello sponsor Martini Rancing.

Certo il finanziere Romiti aveva dovuto estromettere dall’a-zienda l’ing. Ghidella, ultimo creatore di automomili nostrano, ma quello decise Romiti e la famiglia Agnelli glielo permise.Ma gli effetti non furono quelli attesi e nei miei anni succes-sivi in Direzione Tecnica del gruppo FIAT Auto ho avuto la possibilità di toccare con mano che l’innovazione automo-bilistica non era di casa, non ostante le innovazioni abbon-dassero nel Centro Ricerche FIAT. Per qualche motivo, che ancora oggi non comprendo, le innovazioni si lasciavano ai concorrenti e solo dopo si usciva sul mercato con soluzioni simili anche se non copiate perchè già pronte in casa.

Sergio Marchionne arrivò dopo che la famiglia, privata dal cancro, dell’erede designato, che noi chiamavamo Gio-vannino Agnelli, morì in giovane, ma adulta età. Con Mar-chionne il legame col la tradizione ed il territorio svanì e con lui la concezione calvinista e localista della famiglia.

Il mondo ha voltato pagina e cio che Torino e l’Italia hanno dato alla FIAT (miliardi di Euro) sono caduti nell’oblio.Ciò che conta ora è solo il fatturato e la quota di mercato. Marchionne, ex alto dirigente di una delle banche svizzere più importanti del mondo, è apolide e i suoi legami (se li ha) non sono certo con Torino e con il nostro Paese.

Ha trovato una sponda nel Presidente Obama che però, le-gittimamente, ha preteso la restituzione fino all’ultimo dollaro del prestito fatto per acquistare la Chrysler in fallimento.

Ha trovato il sindacato americano che era, ed è, anche proprietario di Chrysler tramite il suo fondo pensioni, ma non riceverà nessuna richiesta di rimborso da parte dell’Italia, nè di Torino.Già noi siamo fatti così: speriamo sempre nel buon cuore de-gli altri, ma la storia di FIAT è finita.Sento riflessioni ottimistiche sul futuro del lavoro.Rilfessioni di Letta, dell’Arcivescovo Nosiglia, del Sindaco Fassino: tutte concordano che anche se la sede legale sarà l’Olanda e quella fiscale il Regno Unito, l’importante è che qui in Italia si prosegua a produrre automobili.

Automobili per chi?Valletta (noto comunista) aumentò gli stipendi ai dipendenti per far acquistare loro le macchine FIAT. Ora il lavoro da noi costa di più e non è più tempo di ideologie.Quale falsità: sono tutte defunte nei loro effetti positivi. Il so-cialismo, il comunismo, il liberismo, il capitalismo. Tutte ave-vano in comune un diverso concetto di ridistribuzione della

ricchezza, ma era comunque ridistribuzione. Ora la ricchez-za è confinata agli utili, agli interessi sugli utili, ai dividendi, agli emolumenti dei top manager.

Tutto questo non ci piace?

Bene, l’alternativa è lo spostamento itinerante delle attività produttive che vanno lì dove ci sono migliori condizioni fiscali, finanziamenti freschi di stati “nuovi” o “rinnovati” e un lavoro che costa a livelli di nuova servitù libera.

E’ quello che si chiama ricatto, ma la nuova idelogia è il re-alismo realista.(…) Comunque sia, è chiaro, ed in ciò si accordano tutti, come sia di estrema necessità venir in aiuto senza indugio e con opportuni provvedimenti ai proletari, che per la maggior parte si trovano in assai misere condizioni, indegne dell’uo-mo. Poiché, soppresse nel secolo passato le corporazioni di arti e mestieri, senza nulla sostituire in loro vece, nel tempo stesso che le istituzioni e le leggi venivano allontanandosi dallo spirito cristiano, avvenne che poco a poco gli operai ri-manessero soli e indifesi in balda della cupidigia dei padroni e di una sfrenata concorrenza. Accrebbe il male un’usura di-voratrice che, sebbene condannata tante volte dalla Chie-sa., continua lo stesso, sotto altro colore, a causa di ingordi speculatori. Si aggiunga il monopolio della produzione e del commercio, tanto che un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto all’infinita moltitudine dei proletari un gioco poco meno che servile.(…) (…)Ciascuno faccia la parte che gli spetta e non indugi, perché il ritardo potrebbe rendere più difficile la cura di un male già tanto grave. I governi vi si adoperino con buone leggi e saggi provvedimenti; i capitali-sti e padroni abbiano sempre presenti i loro doveri; i proletari, che vi sono direttamente interessati, facciano, nei limiti del giusto, quanto possono(…)

Queste parole furono scritte da un altro noto comunista il 15 maggio 1891: Papa Leone XIII nella sua Enciclica Rerum Novarum

Franco [email protected]

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ARRIVA LA GARANZIA GIOVANI PER COMBATTERELA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

Si acquista il ticket all’ingresso e si hanno a disposizione 30 mi-nuti tutti per se’, chi si dilunga un po’ troppo viene richiamato all’ordine da Giacomo e Mario, che sono gli addetti ai servizi doccia. Ci raccontano che sono 350 le persone, donne, uo-mini, bambini (fino a 15 anni entrano gratis) che accedono al servizio ogni settimana. Moltissimi i frequentatori abituali, spesso intere famiglie, con i quali si è creato un rapporto di vicinanza, che spesso sfocia nell’offerta di un the caldo al termine dell’abluzione.

L’85% dei “clienti abituali” sono stranieri, molti di etnia Rom, e per soddisfare le esigenze di tutti, si sperimenterà un’aper-tura separata per sole donne al martedì e venerdì mattina.Ma quanti e quando sono nati i bagni pubblici a Torino?

La Città di Torino mette a disposizione 4 bagni pubblici. Può essere piacevole per tutti sperimentare anche il bagno turco.

Circoscrizione 3

Bagno Pubblico Comunale – Via Luserna di Rorà 8 Tel. 011 4342925 SOSPENSIONE TEMPORANEA

Circoscrizione 4

Bagno Pubblico Comunale – Via Bianzè 28 Tel. 011 7493691 Accessibile ai disabili 43 docce Orari: da martedì a venerdì 12.30/18.00 – sabato 8.30 /15.00

Circoscrizione 5

Bagno Pubblico Comunale – Via Roccavione 11 Tel. 011 4435566 TEMPORANEAMENTE CHIUSO PER RISTRUTTURAZIONE

Circoscrizione 6

Bagno Pubblico Comunale – Via Agliè 9 Tel. 011 2207819 Non accessibile ai disabili 16 docce Orari: da lunedì a venerdì 13.30/18.30 – sabato 10.00/17.00.

Circoscrizione 7

Bagno Pubblico Comunale – Corso Regina Margherita 33 Tel. 011 8172580addetti Non accessibile ai disabili 35 docce 2 vasche Orari: da martedì a venerdì 12.45/18.00 – sabato 7.45/16.00

Circoscrizione 9

Bagno Pubblico Comunale – Via Cherasco 10 Tel. 011 7920398 Accessibile ai disabili 28 docce Orari: da lunedì a venerdì 12.30/19.00 – sabato 8.30/16.00 Distributori automatici di bevande Lavanderia a gettoni Sportello di informazioni per stranieri

I Bagni Pubblici di via Aglie’ sono sempre aperti tranne le fe-stività e le due settimane canoniche ad agosto, ma la chiu-sura viene concordata in rete con le altre strutture cittadine per assicurare la continuità e la fruibilità del servizio.Già perché i bagni sono ormai un luogo di aggregazione del quartiere, nell’ora in cui rimaniamo assistiamo ad arrivi conti-nui seguiti da saluti e abbracci, a sottolineare una relazione costante, che si e’ strutturata grazie all’impegno quotidia-no degli operatori che ascoltano e cercano di dare rispo-ste a bisogni diversi. Così come lo sportello informativo per chi cerca lavoro o per chi ha esigenze di locazione aperto il pomeriggio due volte alla settimana – conclude Erika salu-tandoci – che offre un aiuto per scrivere un curriculum vitae e per ricercare le offerte di lavoro pubblicate in rete, ad un pubblico “ormai” affezionato e spesso over 50.

Mascia Manzon

Viene dal freddo la garanzia giovani , più precisamente dalla Finlandia, dove secondo una valutazione di Eurofound, nel 2011 l’83,5% dei giovani in cerca di lavoro ha potuto beneficiare di una valida opportunità entro pochi mesi dall’iscrizione ai servizi per l’impiego, e questo ha ridotto notevolmente il tasso di disoccupazione giovanile. Così il Consiglio dell’Unione Europea il 22 aprile del 2013 ha emanato la raccomandazione sull’istituzione di una garanzia per i giovani (Youth Guarantee), poiché “Investendo ora nel capitale umano dei giovani europei si otterranno vantaggi a lungo termine e si contribuirà ad una crescita economica sostenibile ed inclusiva. L’Unione sarà in grado di cogliere tutti i vantaggi di una forza lavoro attiva, innovativa e qualificata, evitando gli elevati costi causati da giovani che non si trovano né in situ azione lavorativa, né seguo-no un percorso scolastico o formativo («NEET»)”.

Già, un nuovo acronimo per identificare i giovani che usciti dal ciclo scolastico (al conseguimento del diploma o per abban-dono prematuro) non trovano lavoro, condizione su cui ha notevolmente influito la crisi economica dell’ultimo quinquennio, ma che non lo cercano neanche più. Una spirale negativa di inattività che ha risvolti collettivi di bassa crescita economica e mancata evoluzione sociale ed individuali, poiché influisce sulla programmazione del futuro, sul proprio progetto di vita ritardando il normale compimento delle tappe fondamentali. In tutta l’Unione Europea i NEET sono 7,5 milioni, ovvero il 12,9 % dei giovani europei (di età compresa tra 15 e 24 anni). Ma con la realizzazione della Garanzia giovani, ad ognuno di loro sarà garantito, entro quattro mesi dal l’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema d’istruzione formale, un’offerta di lavoro, di proseguimento degli studi, di apprendistato o di tirocinio. Poiché e’ indispensabile assicurare un’attivazione in tempi rapidi.

In Italia si sta lavorando al piano nazionale per realizzare un sistema di garanzia per i giovani, che per essere davvero effica-ce richiede una forte collaborazione tra tutti i soggetti interessati (enti locali,servizi per l’impiego pubblici e privati, centri di orientamento professionale, istituti di istruzione e formazione, imprese, etc.), per evitare sovrapposizione e frammentazione di interventi, garantendo un unico punto di accesso (fisico o virtuale) alla garanzia giovani.

In attesa del piano nazionale e del progetto straordinario Garanzia Giovani Piemonte da poco approvato, vicino a noi sul nostro territorio cittadino e’ partita l’iniziativa LUNEDÌ GIOVANI dei Centri per l’Impiego della Provincia di Torino.

Dal 13 gennaio 2014 tutti i lunedì pomeriggio sono aperti ai giovani under 30 in cerca di occupazione con un fitto calendario di incontri orientativi (Mi presento, Web&Lavoro, Lavorare in Europa si può, Diventare Imprenditore, Continuo a studiare,…) per favorire la ricerca attiva del lavoro.Stay active!

Per i calendari delle attività delle due sedi cittadine del Centro per l’Impiego di Torino http://www.provincia.torino.gov.it/sportello-lavoro/centri_impiego/lunedi_giovani

Per approfondimenti sulla Youth Guarantee http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=1079&langId=it

Mascia Manzon

[email protected]

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NUOVO VIALE DELLA SPINABAGNI PUBBLICI DI VIA AGLIÈ

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Il “Bagno” è stato “pubblico” da sempre. Da sempre asso-ciato anche all’espletamento dei bisogni corporali. Semmai, il bagno privato è un concetto che ci appartiene solo da pochi decenni.

Nel passato il bagno era di solito una sede pubblica dove le persone si incontravano, tant’è che il bagno diventava un luogo di socializzazione, dove c’erano scambi culturali e mercantili. Una documentazione approfondita ci giunge dagli antichi greci e romani, dove soprattutto le persone più facoltose passavano molto tempo nelle terme pubbliche sotto l’auspicio della dea Igea, dal cui nome è derivata la parola igiene.

Già all’epoca si usavano balsami e le tecniche terapeutiche dell’acqua calda e fredda. Con costi esorbitanti in termini di utilizzo della legna.

Nell’età medievale, invece, la cultura del bagno fu profon-damente trasformata; da un lato mancavano le conoscen-ze tecniche che rendessero possibile la costruzione di nuovi impianti di fognature. Spesso la carenza di igiene era causa di malattie infettive. Credenza popolare era che l’acqua pe-netrasse nei pori della pelle e che causasse malattie di vario tipo, credenza che allontanò le persone dall’utilizzo dell’ac-qua per lavarsi e di un conseguente declino dei bagni.

A partire dal Trecento, la produzione di profumi è documen-tata anche in Europa, ma solo a partire dal Rinascimento, grazie allo sviluppo di mezzi tecnici come l’alambicco si arri-vò ad una certa diffusione di questo prodotto. Così, all’inizio dell’epoca moderna si era soliti semplicemente spruzzarsi abbondantemente di profumo ovunque, specie i nobili e la borghesia, nonché incipriarsi i capelli ovviando così all’effet-to d’unto.

Continuava anche in secoli successivi a sopravvivere la con-vinzione che lavarsi troppo spesso potesse nuocere alla sa-lute. Nel XVIII secolo, tuttavia, venne a riaffermarsi l’igiene personale e la rinascita dei bagni. Con il XX secolo, la pro-gettazione architettonica si preoccupa delle esigenze igie-nico-sanitarie e il bagno diventa dapprima un’appendice esterna delle abitazioni (i celebri stanzini in fondo al ballato-io) e poi una stanza all’interno delle mura domestiche. (da Wikipedia)

Nel nostro itinerario di visita e conoscenza delle Case del

Quartiere cittadine, oggi e’ il turno dei Bagni Pubblici di via Aglie’ 9. Ci accoglie Malik, che ha un piccolo atelier di sarto-ria, e che sara’ il nostro cicerone e che è il responsabile della struttura insieme ad Erika, entrambi della Cooperativa Kairos.Riaperti nella loro funzione di servizio nel 2004 dalla VI Circo-scrizione della Città di Torino, i bagni pubblici sono un cro-cevia quotidiano di persone di diversa nazionalità ed etnia, un progetto ambizioso di inclusione sociale e tolleranza, in osmosi con il quartiere – Barriera di Milano- che li circonda.

A breve partiranno i lavori di ristrutturazione che modifiche-ranno profondamente l’interno della struttura, trasferendo i bagni oggi al piano terra dal primo piano, con la realizzazio-ne di un ascensore per garantire l’accesso alle persone con disabilita’. Le risorse necessarie per i lavori arriveranno per metà dal Comune di Torino e il resto con mutuo e raccolta fondi da privati. L’idea prevede una campagna di comuni-cazione con la creazione di eventi a tema, ad esempio aste di opere artistiche donate a cui invitare commercialisti e av-vocati per raccogliere fondi. Un modo immediato per avvici-nare le cosiddette caste professionali ai bisogni elementari di chi spesso non ha casa, ne’ lavoro, ne’ acqua calda.

Ma partiamo con la nostra visita: si inizia il giro al piano terra nell’ atrio di “Casa” dove verra’ realizzato un piccolo bistrot, che non venderà’ alcolici ma specialità arabe e piemontesi, che possono rivelare sorprendenti affinità culinarie.docce.

Ci sara’ anche una lavanderia a gettoni, una piccola sala di registrazione e aule dedicate ad attivita’ laboratoriali oggi gia’ in corso: sartoria e falegnameria per la messa in scena di piccoli spettacoli teatrali. Saliamo al piano di sopra passan-do da una piccola biblioteca a sviluppo verticale ed arrivia-mo al primo piano e ai bagni originali, piastrellati a mosaico color crema, gia’ utilizzati come spazi espositivi.

Questo sarà lo spazio dedicato alle 16 docce individuali che si affacciano lungo il corridoio, a sinistra gli uomini e a destra le donne, e che si compongono di un piccolo spogliatoio e della doccia vera propria.

Oggi i Bagni pubblici di via Aglie’ sono aperti dal lunedì al venerdì a partire dalle 13.30 e il sabato al mattino. Farsi una doccia costa poco più di 1 euro e 75 centesimi, se si ag-giungono il noleggio dell’asciugamano e l’acquisto del ba-gnoschiuma, una piccola maggiorazione viene applicata il

PRONTI I PROGETTI, LA PAROLA PASSA AL MINISTERO PER LE INFRASTRUTTURE

In data 18 Febbraio, la Giunta Comunale ha dato il via libera ai progetti esecutivi di alcuni lotti del nuovo tratto del viale della Spina, che da corso Vittorio Emanuele II arriverà fino alla zona nord della città.

Il primo riguarda la sistemazione superficiale della copertura delle gallerie ferroviarie tra corso Vittorio Emanuele II e via Grassi: con la conclusione dei lavori a Porta Susa si prevede la realizzazione di una nuova carreggiata a tre corsie in dire-zione di piazza Statuto e carreggiata laterale con banchina alberata e pista ciclabile. La sistemazione sarà realizzata in analogia con il tratto già completato tra largo Orbassano e corso Vittorio Emanuele II, utilizzando gli stessi materiali e le stesse finiture. Il costo previsto è di 4 milioni e 700 mila euro.

Il secondo progetto comprende invece gli interventi da re-alizzare tra via Grassi e corso Regina Margherita, comple-tando corso Inghilterra e superando piazza Statuto, sotto la quale sarà reso operativo il sottopasso per le auto che “al grezzo” è stato costruito durante i lavori per le gallerie fer-roviarie. Il corso sarà completato fino alla piazza Statuto e saranno riqualificate le aree di corso Principe Oddone vicine al cantiere. In questo caso la spesa sarà di 8 milioni e mezzo.

Il terzo ed ultimo progetto approvato stamani è finalizzato alla costruzione, nel tratto del passante che va da corso Re-

gina Margherita e piazza Baldissera di un nuovo ponte sulla Dora, un’unica campata in acciaio di circa 50 metri di lun-ghezza e 40 di larghezza che affiancherà il ponte attuale, intitolato a Re Alberto del Belgio, con due carreggiate princi-pali ed una laterale. La spesa sarà di 4 milioni di euro.

Si sta intanto ultimando anche il progetto esecutivo per il completamento del nuovo boulevard tra corso Regina Mar-gherita e piazza Baldissera, con due carreggiare a tre corsie, carreggiate laterali, banchine alberate e due piste ciclabili: sarà approvato a breve con una previsione di spesa di 7,8 milioni di euro, e prevede anche attraversamenti con sema-fori in corrispondenza di via Don Bosco, corso Ciriè e strada del Fortino.

Con l’approvazione dei quattro progetti esecutivi la Città concludo l’iter che è stato previsto dal Governo in applica-zione della legge 98 dell’agosto 2013, che ha convertito il

“Decreto del Fare”: tocca ora al Ministero per le Infrastrutture mettere a disposizione i finanziamenti previsti e promessi, che ammontato a 25 milioni di euro. Ogni lotto, dopo i 7/8 mesi necessari a completare le gare d’appalto, prevede circa un anno di lavoro.

Il comune, qualora il Ministero metta a disposizione il totale del finanziamento previsto, procederà all’appalto delle ope-re, e successivamente a far partire contemporaneamente i lavori dei quattro lotti, che porteranno in un anno alla aper-tura di tutto il tratto al traffico.

Procede intanto l’iter del progetto esecutivo per la realizza-zione di due attraversamenti sulle gallerie ferroviarie in via Cervino e via Valprato, il collegamento tra via Breglio e cor-so Venezia ed aree di parcheggio in prossimità della stazione Rebaudengo, entrata in servizio a dicembre del 2012.

Il finanziamento messo a disposizione dalla Regione, con la quale si sta stipulando un apposito protocollo di intesa, è di 1 milione e 400 mila euro.

Angelo Tacconi

[email protected]

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ANNO 1 - Numero 5 WWW.VICINI.TO.IT 28 FEBBRAIO 2014

Giornale on line , iniziativa del Comitato Vicini.TOVia Rubino 45 10137, Torino,presso Cascina Roccafranca, Bottega ComunicazioneContatti: Email : [email protected] +39.011.19836617Fax +39.011.19837119Sito web: www.vicini.to.itSe volete collaborare, scriveteci.

Ciao, FIAT

N° 5 in versione pdf, Febbraio 2014

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Caro lettore, puoi scaricare questa copia gratuitamente da www.vicini.to.it

METROPOLITANA: RIPARTONO I LAVORI PER LA REALIZZAZIONE DELLA TRATTA “LINGOTTO-BENGASI”

Dunque la FIAT ci lascia.

Non è servito a nulla tifare per i successi in America del nostro partner di sempre, Torino batte Detroit 2-0. Come un coniuge abbandonato subiamo impotenti il divorzio e ci mettiamo tristemente a valutare le con-seguenze, a calcolare i danni.

Chi si farà carico dei figli che restano in Italia (o al-trove nell’Europa continentale), cosa sopravvivrà di un sodalizio centenario? Come potranno sostituirci i nuovi partner?

Nel quartiere in cui lavoravano in FIAT tuo padre e tuo fratello, e persino, per certi versi, il verduriere sotto casa; in cui l’auto è FIAT , – razza di traditori quelli che comprano giapponese o l’odiata Ford -, sarebbe solo più penoso che altrove fare bilanci.

Nei prossimi giorni si dovrebbe consolidare un piano industriale, ma è chiaro che per Torino ci saranno solo produzioni di nicchia, poche centinaia di posti di lavoro. Su questo sapremo tutto tra poco.

Quello che non è chiaro è dove andranno a finire le imposte: non siamo venali, che sarà mai di fronte ai posti di lavoro? Ma nel 2013 il Gruppo ha versato 557 milioni di imposte (fonte “La Repubblica”).

FIAT insiste ad affermare che ”La Fiat, come tutte le società, paga le tasse nei paesi in cui opera. Per gli stabilimenti e gli insediamenti italiani paghiamo e continueremo a pagare le tasse in Italia”.Già questo la dice lunga per le sorti della quota Italia: ma gli utili dove andranno a finire? Se è vero quello che si sostiene, cioè che FIAT sceglierebbe il Regno Unito per la più favorevole legislazione fiscale nei ri-guardi dei dividendi, allora sembrerebbe chiaro che gli utili è lì che andranno a finire.

E i costi? Chi pagherà per i figli abbandonati?

Oneri sociali, cassa integrazione, sanità, quelli sì ri-mangono a carico degli insediamenti e degli stabili-menti italiani: lo Stato, i cittadini.

O no?

Per risolvere il dubbio ci affidiamo allora al Direttore Befera (Agenzia delle Entrate) e al Presidente tuttolo-go Mastrapasqua (INPS)

Gianpaolo [email protected]

Concluso l’accordo tra Infra.To e l’ATI Edilmaco/CCC. per il subentro al contratto di gara.

Si sono conclusi in maniera positiva gli incontri tecnici-giuridici tra Infra.To, la società della Città di Torino incaricata di realizzare la Metro-politana, e la terza ditta classificata alla gara per l’assegnazione dei lavori della tratta “Lingotto-Bengasi”, l’ATI “Edilmaco-C.C.C.”.

Edilmaco, costituita dalle ditte piemontesi Co.ge.fa. e Mattioda, e C.C.C. (Consorzio Cooperative Costruzioni), subentrano al contratto precedentemente stipulato con Seli/Coopsette alle medesime condizioni di gara, come prevede da legge.

I lavori per la realizzazione della tratta “Lingotto-Bengasi”, consistono nella costruzione di due stazioni (“Italia’61-Regione Piemonte” e “Bengasi”), tre pozzi di ventilazione e una galleria lunga 1,9 km, scavata interamente con TBM. I lavori cominceranno a riprendere nel mese di Marzo, dopo le necessarie tempistiche per l’espletamento delle pratiche notarili e amministrative. Successivamente l’impresa provve-derà all’allestimento del cantiere (trasporto e installazione di macchinari, organizzazione del personale,…) per iniziare a pieno ritmo nel mese di Maggio.

I lavori, come previsto nel contratto, dureranno circa 3 anni, con la messa in esercizio della metropolitana nel 2017. Sarà però possibile riaprire via Nizza al traffico già al termine della realizzazione del tunnel nel corso del 2016.

Infra.To e la Città di Torino hanno inoltre previsto la possibilità di accelerare l’esecuzione dei lavori per ridurre i tempi del cantiere e conse-guentemente per contenere i disagi che ricadono sia sulla cittadinanza che sul commercio delle aree interessate. Un’apertura anticipata della Metropolitana avrebbe infatti conseguenze positive per tutta la città sia in termini economici, che sotto il profilo dell’ambiente e della mobilità urbana pubblica e privata.

Tutte le informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori saranno come di consueto disponibili sul sito www.infrato.it nella sezione “lavori in corso”. Parallelamente prosegue il confronto con la cittadinanza grazie al “Tavolo di cantiere” istituito presso la Circoscrizione IX.L’Ammi-nistratore Unico di Infra.To Giancarlo Guiati e l’Assessore alla Mobilità della Città di Torino, Claudio Lubatti dichiarano la loro soddisfazione

“per l’importante percorso svolto in questi mesi. La conclusione positiva di questo accordo, testimonia la volontà della Città di proseguire negli investimenti delle infrastrutture del trasporto pubblico.”

Angelo [email protected]