Viaggio a Reims 08-09 - La Scala · 2020. 3. 27. · Luigi Balocchi. Musica di. Gioachino Rossini....

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Stagione 2008-2009 Il viaggio a Reims

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Stagione 2008-2009

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Il viaggio a Reims
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Il viaggio a ReimsDramma giocoso in un atto

Libretto diLuigi Balocchi

Musica diGioachino Rossini

Allestimento del Teatro alla Scalae del Rossini Opera Festival di Pesaro

EDIZIONI DEL TEATRO ALLA SCALA

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Il viaggio a Reims a Milano, Teatro alla Scala, 9 settembre 1985. Direttore Claudio Abbado,regia di Luca Ronconi, scene e costumi di Gae Aulenti. Atto unico.

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Madama Cortese, proprietaria dell’albergotermale “Il Giglio d’Oro”, a Plombières, invi-ta gli inservienti a occuparsi con solerzia deipreparativi per il viaggio a Reims che gliospiti si apprestano a compiere, la sera delgiorno stesso, per assistere all’incoronazionedel nuovo re, Carlo X, che avrà luogo – comeè tradizione – in quella città.Dopo che Don Prudenzio, il medico dell’al-bergo, ha esaminato con cura le colazionipreparate per gli ospiti, per verificarne laconformità alle proprie indicazioni, e Mada-ma Cortese ancora una volta ha raccomanda-to alla servitù di adoprarsi per il buon nomedella locanda, interviene la Contessa di Folle-ville, graziosa parigina che «delira per le mo-de», amante del Cavalier Belfiore, aitante uf-ficiale francese. La Contessa è preoccupataperché non sono ancora giunti i suoi abiti daindossare per la grande festa.Don Luigino, cugino della Contessa di Follevil-le che doveva provvedere al loro ritiro, annun-cia che la diligenza con gli effetti personali del-la nobile signora si è rovesciata, danneggiandoil suo prezioso carico di scatole e cassette.A tale notizia la Contessa sviene, richiaman-do su di sé l’attenzione degli altri ospiti del-l’albergo che cercano di rianimarla.L’arrivo di Modestina, la cameriera dellaContessa, con uno scatolone che si è inaspet-tatamente salvato nella rovinosa caduta dellacarrozza, rianima l’angosciata gentildonna,che si accontenta di aver recuperato, per lafesta, un prezioso cappellino.Nel frattempo, il Barone di Trombonok, uffi-ciale tedesco fanatico per la musica ed elettocassiere del viaggio dagli ospiti dell’albergo,prende gli ultimi accordi con il «mastro di ca-sa» Antonio perché provveda ai bagagli e alleeventuali necessità dei viaggiatori.Entrano in scena Don Profondo, letteratomembro di varie accademie, collezionista ma-niaco di antichità, e Don Alvaro, Grande diSpagna, che presenta al Barone di Trombonok

la Marchesa Melibea, bella vedova polacca diun generale italiano, di cui è innamorato, desi-derosa di intraprendere il viaggio a Reims in-sieme con gli illustri membri della compagnia.L’arrivo del Conte di Libenskof, gentiluomorusso, anch’egli innamorato di Melibea, inge-losisce Don Alvaro, e la rivalità tra i due pre-tendenti viene espressa dichiaratamente inpresenza di Melibea e di Madama Cortese,finché il canto di Corinna, improvvisatrice ro-mana, altra ospite dell’albergo del “Gigliod’Oro”, giunge da dietro le quinte e placaregli animi accesi dai furori della gelosia.Madama Cortese è preoccupata per il ritardodi Zefirino, il corriere inviato in cerca dei ca-valli per il viaggio, e riflette sul caso di amorecorrisposto, ma non dichiarato, di Lord Sid-ney, l’ospite inglese, per Corinna.Lord Sidney sopraggiunge lamentandosi perle sue pene d’amore, e Corinna, ricevuta permano di Don Profondo una lettera, ne leggeil contenuto; rassicura Delia, orfana greca alei cara, sulle sorti del suo Paese, e la invitaad aggiungersi alla compagnia pronta per an-dare a Reims. Si accorge infine dei fiori di-sposti nella sua camera, pegno d’amore gior-naliero di Lord Sidney.Il Cavalier Belfiore, trovata sola la poetessa,tenta di conquistarla, forte delle sue provate ca-pacità di seduttore. Don Profondo interrompela scena deridendolo, e si appresta a compilarela lista degli oggetti di valore di proprietà deiviaggiatori, che il Barone gli aveva richiesto.Dopo un veloce scambio di battute tra DonProfondo e la Contessa di Folleville, che in-tuisce il corteggiamento di Corinna da partedel Cavalier Belfiore, cresce l’impazienza dipartire da parte dei vari ospiti, ma l’arrivo delBarone e di Zefirino getta tutti nello sconfor-to: non è possibile intraprendere il viaggioperché in tutta Plombières non esistono piùcavalli da noleggiare o da comprare, dato ilgrande numero di viaggiatori, che si stannorecando anch’essi a Reims, per la cerimonia.

Il soggetto

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Risolleva lo spirito della compagnia MadamaCortese, che porge ai suoi ospiti una letteragiuntale da Parigi da parte del suo consorte,nella quale si dà notizia dei grandi festeggia-menti che si stanno preparando nella capitalein onore del re, e che lo accoglieranno al suoritorno: un’occasione piacevolissima per con-solarsi del mancato viaggio a Reims. La Con-tessa di Folleville offre ospitalità a tutta lacompagnia nella sua casa parigina; la propo-sta viene accettata con entusiasmo, e si decidedi partire il giorno successivo con la diligenzagiornaliera per la capitale. Con parte del de-naro messo insieme per il viaggio a Reims siorganizzerà la sera stessa un convito aperto atutti per festeggiare ugualmente l’incorona-zione del re, e il resto si offrirà in beneficenza.Tutto si è dunque risolto, e il Barone tenta diricomporre anche lo screzio tra il Conte diLibenskof e la Marchesa polacca, nato a cau-sa di Don Alvaro.I due innamorati si riconciliano e la scena siapre successivamente sul giardino illuminatodell’albergo, nel quale è stata imbandita unaricca tavola.

Il mastro di casa Antonio apprende da Mad-dalena, la governante, che il Barone, per allie-tare il convito, ha ingaggiato una compagniadi musicisti e danzatori ambulanti, di passag-gio per quella zona, che appaiono di lì a pocodando inizio, con canti e balli, alla festa.Il Barone annuncia, come la regola impone edè già stato concordato, una serie di brindisi ne-gli stili musicali dei vari Paesi d’origine deiconvitati, in onore del re e della famiglia reale.Viene infine richiesto da tutti i presenti, co-me degna conclusione della festa, un inter-vento poetico di Corinna. I convitati propon-gono dunque per l’improvvisazione dellapoetessa vari temi, in gran parte tratti dallastoria della Francia, tra i quali viene estrattoa sorte da Melibea quello di «Carlo X, re diFrancia».Dopo la celebrazione in musica di Corinnatra le acclamazioni generali al re e alla Fran-cia, la rappresentazione si chiude con l’apo-teosi della famiglia reale.

(Dal catalogo pubblicato dalRossini Opera Festival di Pesaro)

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The owner of “Il Giglio d’Oro” hotel, Mada-ma Cortese, urges her servants to preparediligently the visit to Reims which her guestsare about to undertake, that same evening, togo to the coronation of Charles X, the newking, which will take place – according to tra-dition – in that city.After Don Prudenzio, the hotel doctor, hasclosely examined the meals prepared for theguests, to make sure that they conform to hisdirections, and Madama Cortese has onceagain reminded her servants to maintain thereputation of the inn, the Countess of Fol-leville, a pretty Parisienne who is “mad aboutfashion”, mistress of the handsome Frenchofficial, the Chevalier Belfiore, voices herconcern because her clothes for the great cel-ebration have not yet arrived.Don Luigino, the cousin of the Countess ofFolleville, who is in charge of the arrangements,announces that the coach carrying the personaleffects of the noble lady has overturned, dam-aging its precious cargo of boxes and cases.At this news, the Countess faints and all theother guests at the hotel crowd around herand try to revive her.The arrival of Modestina, the Countess’smaid, with a trunk which has been miracu-lously salvaged from the ruinous accident, re-vives the anguished gentlewoman, who is sat-isfied at having recovered a precious little hatto wear at the celebration.In the meantime, the Baron of Trombonok, aGerman official and music fanatic, electedtreasurer for the voyage by the hotel guests,makes the final arrangements with the “hotelmanager”Antonio, to take care of the baggageand to the eventual needs of the voyagers.Don Profondo, a learned member of variousAcademies and fanatical collector of an-tiques, and Don Alvaro, a Spanish Grandee,enter and present the beautiful Polish widowof an Italian general, the Marquise Melibea,with whom Don Alvaro has fallen in love, to

the Baron of Trombonok. She wants to go toReims together with the other illustriousmembers of the company.The arrival of the Count of Libenskof, a Rus-sian gentleman, also in love with Melibea,makes Don Alvaro jealous, and their rivalryis openly expressed in the presence of Me-libea and Madama Cortese until the singingof another guest at “Il Giglio d’Oro” hotel,Corinna, who comes from Rome and whoseart is to improvise songs and poetry, is heardfrom behind the scenes and calms down theheated exchange of jealous rivalry.Madama Cortese is worried about the delayof Zefirino, the courier sent in search of hors-es for the journey. She is also thinking aboutthe reciprocated but undeclared love of theEnglish guest, Lord Sidney, for Corinna.Lord Sidney arrives, lamenting over his woesas a lover. Corinna, having received a letterby hand from Don Profondo, reads it and re-assures Delia, her Greek orphan friend,about the fate of her country and invites herto join the company on its way to Reims. Shefinally notices the flowers arranged in herroom: Lord Sidney’s daily love token.The Chevalier Belfiore, finding the poetessalone, tries to seduce her, convinced of his pro-ven prowess, but Don Profondo interrupts himand makes fun of him. He begins to compilethe list of valuable objects belonging to thevoyagers which the Baron has asked him for.After a quick exchange of words between DonProfondo and the Countess of Folleville, whohas intuited the courtship between the Cheva-lier Belfiore and Corinna, many of the guestsbecome impatient to leave but the arrival ofthe Baron and Zefirino creates an atmosphereof gloom: the voyage cannot be undertakenbecause, in the whole of Plombières, there isnot a single horse to be hired or bought be-cause of the vast number of voyagers who arealso going to Reims for the grand ceremony.Madama Cortese raises the spirits of the com-

Synopsis

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pany by showing her guests a letter from Parissent by her husband which announces thegreat festivities being prepared in the capitalin honour of the king and to welcome his re-turn: an extremely pleasurable way to consolethemselves for the unaccomplished voyage toReims. The Countess of Folleville offerseveryone hospitality at her home in Paris. Theproposal is accepted which enthusiasm andthey decide to leave the next day with the dai-ly coach for the capital.With part of the mon-ey put aside for the voyage to Reims, they willorganise that very evening a feast, open to all,to celebrate, in any case, the coronation of theking, and the rest will be given to charity.Everything is resolved and the Baron tries tosettle the quarrel between the Count of Li-benskof and the Polish Marquise, caused byDonAlvaro.The two lovers are reconciled ant the nextscene opens on the illuminated gardens ofthe hotel in which a rich table has been laid.The “hotel manager” Antonio learns from

Maddalena, the governess, that the Baron hasengaged a company of roving musicians anddancers, passing through the area, to liven upthe feast. They soon appear and, with theirsongs and dances, they commence the festivi-ties.The Baron announces, in accordance with therules already agreed, a series of toasts in themusical styles of the various countries of ori-gin of the guests, in honour of the king andthe royal family.At the end, everyone presents request for apoetic performance from Corinna as a fitending to the feast.The guests therefore propose various themesfor the poetess’s improvisation, mainly deriv-ing from the history of France and out ofwhich Melibea draws by lot that of «CharlesX, King of France».After Corinna’s musical celebration andamong general acclaim to the king and toFrance, the performance ends with the prais-ing of the royal family.

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L’opera in breve

di Claudio Toscani

Ai primi di giugno del 1825 ebbe luogo,nella cattedrale di Reims, l’incoronazionedi Carlo X di Borbone. Nel quadro dei fe-steggiamenti che accompagnarono l’eventofu rappresentata una cantata scenica, com-missionata qualche mese prima a una dellepersonalità più in vista nella Francia musi-cale dell’epoca, a colui che era appena sta-to nominato directeur de la musique et de la

scène del Théâtre Italien di Parigi: Gioachi-no Rossini. Il libretto, preparato da LuigiBalocchi per l’occasione, intitolato Il viag-

gio a Reims ossia L’albergo del Giglio d’O-

ro, si basa su un’intuizione che ne fa unasorta di testo autoreferenziale: anziché at-tenersi ai dettami di una tradizionale canta-ta encomiastica, il libretto mette in scenaun gruppo di invitati alla cerimonia dell’in-coronazione, provenienti da tutta Europa ecostretti da un imprevisto a fermarsi alleterme di Plombières. Qui, nell’impossibilitàdi raggiungere Reims, improvvisano unomaggio alla famiglia reale, ciascuno nelproprio stile nazionale, decidendo di torna-re a Parigi per i festeggiamenti successivi.Lo spunto è apparentemente poco adattoper un libretto d’opera. In realtà, il motivoprincipale non occupa che qualche battutadi recitativo; tutto il resto è rappresentatodalle conversazioni, i bisticci, i corteggia-menti galanti che gli invitati intrecciano of-frendo il destro al compositore per musica-re arie, duetti, concertati e dilatare l’esilissi-ma vicenda alle dimensioni dovute. L’inter-nazionalità dei personaggi ha un evidentesignificato allegorico: il programma politicodi Carlo X mirava a pacificare il mondo,unendo idealmente le monarchie europeedopo la parentesi napoleonico-imperiale;

per Rossini il motivo costituisce inoltrel’occasione per mettere in burla caratteri estili nazionali. La cantante italiana, l’ufficia-le francese, il maggiore tedesco fanaticoper la musica, il grande di Spagna, la mar-chesa polacca, il generale russo, la contessaparigina, il lord inglese, intonando nel brin-disi finale chi una polacca, chi una canzonerussa o spagnola, chi un inno nazionale, of-frono il pretesto per la parodia dello stilemusicale dei rispettivi paesi.La “prima” del Viaggio a Reims ebbe luogoa Parigi, al Théâtre Italien, il 19 giugno1825 alla presenza del re e della famigliareale. L’aspettativa era alle stelle, trattan-dosi della prima opera scritta da Rossiniespressamente per Parigi. Il cast, che riuni-va tutte le star del melodramma dell’epoca,era di livello eccelso: tra gli altri vi figura-vano i nomi di Giuditta Pasta, AdelaideSchiassetti, Laura Cinti, Domenico Donzel-li. Alla prima rappresentazione seguironotre sole repliche, né Rossini diede più ilpermesso, in seguito, di riprendere l’operain questa forma. La musica fu in buona par-te riutilizzata per un’opera nuova in france-se, Le comte Ory, e ancora rifusa, anni piùtardi, in due cantate. Il viaggio a Reims,d’altra parte, non era un’opera nata per cir-colare nei teatri: composta per una circo-stanza specifica ed eccezionale, mette inscena ben diciotto personaggi, almeno unadecina dei quali devono essere interpretatida cantanti di prima sfera; tutto ciò esula,ovviamente, dalle possibilità di un normaleteatro d’opera.Sarebbe stato impossibile, con questi pre-supposti, creare una struttura drammaticaserrata. In mancanza della materia prima

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per organizzare un dramma vero e proprio,Il viaggio a Reims produce l’impressione diuna tranche de vie disordinata e realistica;ha un andamento rapsodico, è piuttostouno spettacolo di gala sostenuto da un in-treccio esile, quasi una vetrina che permet-te ai divi ingaggiati per l’occasione di met-tere in mostra, a turno, le proprie qualitàcanore. In assenza di una vera trama, i “nu-meri” musicali sembrano puri pretesti; o so-no privi di una giustificazione logica, oprendono avvio da uno spunto dell’azionepressoché insignificante. La grande aria didisperazione della Contessa di Folleville ècausata dalla perdita della sua toilette, lacabaletta dalla riapparizione di un cappelli-no miracolosamente scampato al disastro.Qui come altrove, Rossini si diverte a paro-diare l’opera in musica con tutte le sue “as-surde” convenzioni, mettendo a nudo edenfatizzando comicamente le numerose“convenienze” cui deve sottostare il com-positore d’opera. Non mancano perciò iltradizionale concertato generale, né il se-

stetto a metà dell’opera (che è in pratica unfinale d’atto), e neppure il classico triango-lo dei due uomini che si contendono unadonna sfidandosi a duello.Dall’operazione di Rossini, condotta consuprema ironia, scaturisce così un’opera an-ticonvenzionale e brillantissima. L’omaggioalla monarchia – che si identifica soprattut-to nelle parole e nel canto di Corinna, incar-nazione del “verbo poetico” – è temperatodall’atteggiamento burlesco. L’alternanzadisinvolta degli stili, il trattamento estrema-mente elaborato delle convenzioni melo-drammatiche, la galleria dei tipi umani – so-no messi alla berlina l’attaccamento eccessi-vo alle antichità di Don Profondo, l’esalta-zione sentimentale di Belfiore, il linguaggiopseudo-eroico dei personaggi nobili – ren-dono l’opera rossiniana memorabile. Aleg-gia, sul Viaggio a Reims, un senso del diver-tissement che l’apparenta alle opere meta-teatrali e ne fa un’opera sull’opera: una ce-lebrazione della musica, prima ancora chedella monarchia francese.

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... la musica

di Mario Marcarini

Introduzione – La partitura si apre con unafflato misterioso, quasi un mormorio (pe-dale grave di Sol magg.) che presto si tra-sforma nella vitalità di un breve crescendo,consono a rendere l’idea dell’attività di ungiorno importante. All’Albergo termale delGiglio d’oro affaccendati giardinieri, servi-tori e camerieri (Presto, presto... su, corag-gio!) vengono richiamati all’ordine dallapetulante Maddalena, la cui vocalità a sob-balzi ne delinea il carattere autoritario mavacuo; i lavoratori rispondono all’unisonocon una certa insolenza, provocando ulte-riori ire che portano alla coda cadenzale.La scena si ripete, con l’uso del medesimomateriale tematico, per l’arrivo del medico(Don Prudenzio), che canta in un registrograve suggerendo una caricaturale idea diautorevolezza. La struttura ciclica prose-gue, ma la tensione ritmica si placa con l’in-serto di una splendida aria solistica affidataalla padrona dell’Albergo, Madama Corte-se; se ne presenta il carattere gentile attra-verso una melodia tinta di sottile malinco-nia (Di vaghi raggi, Allegretto), sostenutadal clarinetto e dal flauto. La struttura del-l’aria è tripartita, con la prima sezione inmodo maggiore (come la ripresa) e la se-conda, più patetica, in minore. La scena sfo-cia in una stretta (Or state attenti) condottain stile imitativo che vede la prevalenza delsillabato (elemento ritmico e dinamico) edil ritorno progressivo del crescendo, chechiude la presentazione dell’ambiente incui tutta la vicenda avrà luogo.

Aria della Contessa – Un recitativo seccoprepara l’ingresso della Contessa di Folle-ville, frivola, piena di brio e gioia di vivere,

un personaggio magnifico per consentire aRossini di costruire una scena di parodiapura, innestando stilemi musicali seri su unpretesto buffo: la diligenza che trasporta gliabiti necessari a recarsi all’incoronazionesubisce un ribaltamento e tutto il guardaro-ba della nobildonna è stato danneggiato.Assistiamo a uno svenimento, ma la Con-tessa, con l’aiuto di Trombonok e dell’im-probabile scienza medica di Prudenzio, rin-viene – come impongono le regole dell’o-pera seria – su un recitativo accompagnatoin cui le figurazioni solenni e drammatichedell’orchestra sono contraddette dal libret-to, di tono ilare e faceto. Rossini costruisceuna splendida scena (Partir, oh ciel!) con-dotta secondo i modelli formali e struttura-li che avevano reso celebri le sue opere se-rie napoletane; un vasto blocco formato darecitativo accompagnato, Andante (aria pa-tetica da capo con pertichini), ponte (scenadi raccordo), cabaletta (con da capo e nuo-vo intervento di pertichini facenti funzionedi coro). Per il soprano si tratta di un verotour de force, in cui compare tutto il baga-glio richiesto a una primadonna assoluta;estensione messa alla prova sia nello stilepatetico della prima parte, sia in quello dibravura con salti, trilli e vocalizzi che tocca-no note anche acutissime nella scintillantecabaletta, un tripudio di gioia e serenità,propiziata non da una ritrovata quiete inte-riore, ma… dal rinvenimento di un cappel-lino scampato al disastro!

Sestetto – Il Sestetto (in realtà i personaggiche vi intervengono sono sette, in virtù del-l’inserto dell’Aria di Corinna cantata dietrole quinte) è certamente funzionale alla pre-

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sentazione di cinque nuovi personaggi, maè anche un capolavoro per la qualità squisi-ta della musica che riempie strutture anco-ra una volta improntate allo sperimentalegigantismo tipico del Rossini napoletano: ipersonaggi (come in un ideale défilé) fannola loro comparsa in scena, e con poche pen-nellate il Compositore ne descrive il carat-tere (Allegro giusto in Do magg.: Sì, di mat-ti una gran gabbia), utilizzando un unicomateriale tematico opportunamente sotto-posto a variazioni, sviluppi ed adattamentialla vocalità dei singoli: Trombonok, nobiletedesco che ha testa solo per la musica,canta scandendo con millimetrica precisio-ne in stile di sbalzo; gli rispondono (nellamedesima tonalità) Don Profondo, lettera-to e fanatico antiquario, quindi Don Alva-ro, grande di Spagna (ma in Sol magg., chenon a caso è la tonalità dominante); que-st’ultimo presenta Melibea, vedova polaccadi cui è innamorato (la donna canta il temagià udito ornamentando e variando confantasia). Giunge improvviso il conte di Li-benskof , russo, focoso e rivale in amore diAlvaro, che si ingelosisce (con grande copiadi acuti e sovracuti); Madama Cortese cer-ca di mettere pace, ma la lite scoppia, dap-prima furiosa, poi in un clima estatico (An-dante in La bemolle magg. Non pavento al-

cun periglio...), ondeggiante fra collera esfida (Alvaro e Libenskof), palpitante an-goscia (Melibea e Madama Cortese) e sag-gezza pacificatrice (Trombonok e DonProfondo). Qui l’orchestra stende un lievetappeto sonoro sul contrappunto perfettodelle sei voci: è il momento più ispirato emagistrale dell’intero Viaggio. La tensioneraggiunge il parossismo, ma con un colpo di

genio Rossini introduce, anziché l’attesastretta, un nuovo momento di sospensione:un assolo sublime dell’arpa e l’aria di Co-rinna (Andantino, Fa magg., di strutturastrofica inframmezzata dagli inserti deiprotagonisti del sestetto), cantata da dietrole quinte, una voce soave che ispira sere-nità. Tace Corinna (Zitti, non canta più) e isei, pacificati, esplodono in una cabaletta(Allegro più mosso, con da capo, e ritornoalla tonalità d’impianto di Do magg.) scin-tillante e marziale, condotta con un gioco diimitazioni: un’esaltante stretta porta le vociverso la zona acuta e sovracuta.

Aria di Lord Sidney – Per terminare la co-noscenza dei personaggi maggiori e percompletare le nazionalità presenti all’inco-ronazione di Carlo X manca ancora l’In-ghilterra, che si materializza nella persona-lità introversa e sognatrice di Lord Sidney,segretamente innamorato di Corinna. An-cora una volta il ricorso agli stilemi dell’o-pera seria avviene per Rossini in modo pa-rodistico; si torna al Settecento galante,presentando in scena il primo uomo ac-compagnato da uno strumento obbligato(flauto), che in un’ampia introduzione vir-tuosistica (quasi un movimento di concer-to) prelude agli spasimi amorosi del can-tante (voce di basso). Anche in questo casola struttura del blocco narrativo è vasta, e sipuò riassumere così: introduzione strumen-tale, recitativo accompagnato (Ah! perchéla conobbi?), Aria con strumento concer-tante (Invan strappar dal core, Allegro, Famagg.), intervento del coro femminile (Co-me dal ciel, tempo di Bolero) e cabalettaconclusiva (Dell’alma diva, Fa magg.), a cui

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al flauto obbligato si aggiunge il coro. All’a-scolto, tuttavia, nulla di artefatto: tutto ènaturale, palpitante e commovente, comegli accenti amorosi del tenero Sidney, con-servatore per inclinazione.

Duetto di Corinna e Belfiore – Nella stessatonalità di Fa in cui Sidney aveva espresso isuoi più alti e poetici sentimenti nel nomedi Corinna, il Cavalier Belfiore (tenore), li-bertino e dongiovannesco, progetta i suoipropositi di conquista della Poetessa su unpiano decisamente meno spirituale, in unrecitativo accompagnato pieno di brio e daltesto dissacratorio (Sola ritrovo alfin la bel-

la Dea). Corinna, reagisce dapprima concomposto stupore alle profferte del France-se (Duetto Nel suo divin sembiante, Andan-tino, la minore), quindi passa alle maniereforti, e letteralmente scesa dal suo piedi-stallo anche sotto il profilo dello stile lette-rario (Partite, o chiamo gente...) porta conun crescendo il languido duetto alla caba-letta (Oh! quanto ingannasi, la minore, conda capo), condotta sul tono perentorio e la-pidario di Corinna, imitata da Belfiore, fer-mo sulle sue convinzioni, e convinto che ilsuo fascino sia intatto, e la vittoria solo ri-mandata (le sue frasi vacue sono mirabil-mente sottolineate dai fiati con evidente fi-ne dissacratorio).

Aria di Don Profondo – Don Profondo ul-tima i preparativi per la partenza e control-la i bauli dei nobili amici, proponendo unacaricatura di ognuno di loro, condotta at-traverso l’osservazione di ciò che i viaggia-tori hanno di più caro. Si tratta di un branogeniale per la costruzione formale (Aria

Medaglie incomparabili, Allegro giusto, Mibemolle magg.); tre accordi (fortissimo)dell’orchestra, archi in pizzicato: cominciala rivista, un vero e proprio pezzo di catalo-go, in cui ad ogni personaggio imitato Ros-sini assegna una tonalità e uno strumentosolista (lo spagnolo il corno, la polacca ilflauto, la francese il violino, il tedesco l’o-boe...) mentre la voce di basso conduce ilsuo implacabile sillabato sbertucciando esimulando accenti, tic e rivelando particola-ri piccanti. Terminato il catalogo DonProfondo è soddisfatto, e la sua impazienzadi partire esplode in un’acrobatica e friz-zante cabaletta (Sta tutto all’ordine, con dacapo), esaltata dal disegno ossessivo (quasiun basso ostinato) degli archi e dall’esplo-dere della piena orchestra, a imitazione deicavalli al galoppo.

Gran pezzo concertato – Con un recitativosecco giunge improvvisa una notizia ferale,unico vero snodo della trama: non si trova-no cavalli, e il viaggio deve essere annullato.È lo sconcerto generale, sottolineato magi-stralmente dapprima con un’esplosione del-la piena orchestra e dei solisti (Oh Ciel!),quindi con il silenzio dell’orchestra, per unpezzo di bravura contrappuntistica che nonha eguali nella storia del melodramma perampiezza e ispirazione (Ah! a tal colpo ina-

spettato, Andante Maestoso, La magg.).Dapprima è un sestetto a cappella, in cui ivari registri si annodano riproducendo ipalpiti del cuore, le angosce, lo stupore; di-vengono progressivamente tredici, condotticon abilità degna di un polifonista antico, fi-no allo scioglimento della tensione: accoltada un vero e proprio sussulto dell’orchestra,

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Madama Cortese porta una missiva (Si-gnor’, ecco una lettera); le feste per l’incoro-nazione proseguiranno a Parigi, dove ilgruppo risolve di recarsi il giorno seguente.Nel frattempo si festeggerà al Giglio d’oro,e le feste cominciano subito, con la trionfalecabaletta (Fra dolci e cari palpiti, con da ca-po), che come un finale d’atto di dimensionigrandiose coinvolge la piena orchestra e isolisti in complicati disegni imitativi, checulminano nell’inevitabile, grandioso cre-scendo e nella coda, maestosa e travolgente,che spazza via tristezze e affanni, nel segnodella più scintillante vena ritmica.

Recitativo e Duetto della Marchesa e del

Conte – Segue la scena di pacificazione fra idue innamorati Melibea e Libenskof (Polo-nia e Russia, contralto e tenore). Si tratta diuna struttura ampia, ma senza novità forma-li di rilievo: un recitativo accompagnato (Diche son reo?) seguito da un duetto di classi-ca impronta rossiniana (D’alma celeste, Al-legro moderato, Do magg.) formato da unamelodia presentata dal tenore, ricca di slan-cio ed estremamente virtuosistica, a cui faseguito la ripetizione del contralto, primache le due voci si uniscano in un canto ap-passionato e fiorito (Al barbaro rigore, An-dantino, Mi bemolle magg.). La Contessadepone la collera e cede alla passione del-l’amante (Ah! regger non poss’io), dando vi-ta alla cabaletta (Ah! no, giammai, Allegro,Do magg.) con da capo, un pezzo di bravurama allo stesso tempo leggero e sensuale, chesi chiude con ghirlande di gorgheggi per iltripudio della passione amorosa.

Finale – Si chiude la partitura con l’ultimo,imponente e originale blocco, composto daun coro, una musica di danza (una vera epropria Suite alla francese che trascorrebrevemente dai toni marziali a quelli pate-tici, fino ai solenni, per chiudersi con la ri-proposta del tema iniziale). Per proseguirela festa Trombonok propone un brindisi ne-gli stili musicali dei vari paesi rappresentatidagli ospiti dell’Albergo. È un turbinio dibrevi arie, duettini e canzoni, che passa da-gli inni nazionali ai climi folkloristici condisinvoltura, fantasia, inventiva e ironia(non mancano gli Jodel, God save the King,i climi andalusi e, naturalmente, lepolacche). Un posto speciale spetta infineal brindisi di Corinna, chiamata ad improv-visare un’aria allusiva ad un tema della sto-ria francese: viene estratto a sorte (!?) ilsoggetto dell’incoronazione di Carlo X. LaPoetessa, arpa alla mano, intona una vastis-sima e fiorita aria strofica (All’ombra ame-na, Andantino maestoso, soprano e arpa so-la) in cinque stanze (se ne eseguono solita-mente tre). All’invocazione del nome diCarlo esplode il tutti conclusivo, impostatosu una figurazione arcaica, tipica della mu-sica liturgica (Con sacro zelo, Fa magg.),gradualmente variata ed interrotta con iro-nia da un inciso orchestrale dal caratterebrillante prima di essere ripetuta. All’im-provviso esplodono le grida di Viva la

Francia e il Prode Regnator, lanciate da Li-benskof sostenuto da corni e fagotti e se-guito, in un trionfale crescendo, dal tutti vo-cale ed orchestrale in una coda grandiosaed impetuosa.

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Il viaggio a Reims ossiaL’albergo del Giglio d’Oro*

Dramma giocoso in un atto

Libretto diLuigi Balocchi

Musica diGioachino Rossini

PERSONAGGI

Corinna, celebre improvvisatrice Romana sopranoLa Marchesa Melibea, dama polacca vedova d’un contraltogenerale italiano morto il giorno medesimo delle nozze,in una sorpresa dell’inimicoLa Contessa di Folleville, giovine vedova, piena di grazia sopranoe di brio, pazza per le modeMadama Cortese, donna spiritosa ed amabile, nata nel Tirolo, sopranomoglie d’un negoziante francese, che viaggia,e padrona della casa de’ bagniIl Cavaliere Belfiore, giovine offiziale Francese, gajo ed elegante, tenoreche fa la corte a tutte le Signore e particolarmentealla Contessa di Folleville, e si diletta di pitturaIl Conte di Libenskof, generale Russo, d’un carattere impetuoso, tenoreinnamorato della Marchesa Melibea ed estremamente gelosoLord Sidney, Colonnello inglese, innamorato segretamente bassodi CorinnaDon Profondo, letterato, amico di Corinna, membro di varie buffoaccademie e fanatico per le antichitàIl Barone di Trombonok, maggiore Tedesco, buffofanatico per la musicaDon Alvaro, Grande di Spagna, uffizial generale di marina, bassoinnamorato di MelibeaDon Prudenzio, medico della casa de’ bagni bassoDon Luigino, cugino della Contessa di Folleville tenoreDelia, giovine orfana Greca protetta da Corinna, sopranoe sua compagna di viaggioMaddalena, nativa di Caux, in Normandia, governante mezzosopranonella casa de’ bagniModestina, ragazza astratta, timida e lenta, mezzosopranocameriera della Contessa di FollevilleZefirino, corriere tenoreAntonio, mastro di casa bassoGelsomino, cameriere tenoreQuattro virtuosi ambulanti soprano,

mezzosoprano,tenore, basso

Cori di Contadini e contadine, Giardinieri e giardiniere, Servi.Ballerini e ballerine. Servitori de’ viaggiatori dell’albergo. [Donne de’ bagni].

La scena si finge a Plombières nella casa de’ bagni, all’insegna del Giglio d’Oro.

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* Le parentesi uncinate < > in rosso indicano quanto del libretto originale non è stato musicatoda Rossini; le parentesi quadre [ ] in rosso segnalano i tagli della presente esecuzione.

(Edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro in collaborazione conUniversal Music Publishing Ricordi srl, Milano, a cura di Janet Johnson)

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Sala che dà adito a varie camere a destra ed asinistra. Una tavola in fondo a destra.

Scena primaMaddalena, Contadini, Contadine, Giardi-niere, Servitori.

[1. Introduzione]

Maddalena(al Coro)Presto, presto... su, coraggio!Tante statue mi sembrate;oggi è il giorno del gran viaggio,non convien farsi aspettar.

CoroTutto è pronto; ma non basta,a voi piace di gridar.

MaddalenaQuale ardir! che insolenza!Guai se scappa la pazienza...

Coro(ridendo)La pazienza!

Maddalena(severa)Che vuol dir?

CoroAh! ah! ah! ah!...(ironicamente)Oh! niente, niente.

MaddalenaDi rispetto mi mancate.

CoroV’ingannate in verità.

Maddalena(accostandosi alla tavola, sulla quale vi stan-no le colazioni)Queste mele prelibatecome son disposte male!

CoroL’attenzione con lei non vale,ha un gran gusto a brontolar.

Maddalena(fremendo)Insolenti!

CoroFlemma! Il sangueal cervello può montar.

MaddalenaOh! con me non si canzona,e so farmi rispettar.

Coro(da loro)Vuol far sempre da padrona,e si fa poi corbellar.

Scena secondaI detti, Don Prudenzio, indi varie Donne cheservono ne’ Bagni ed Antonio.

Don PrudenzioBenché, grazie al mio talento,stien qui tutti meglio assai,la licenza non dareidi partire in tal momento;ma tenerli non potrei,ed è meglio d’abbondar.(alle Donne)Ve l’ho detto, e vel ripeto,oggi il bagno non si prende;son sospese le faccende,non si pensa che a viaggiar.

Coro, Maddalena e AntonioAh! che gusto! almen potremooggi andare a passeggiar.

(Le inservienti de’ bagni partono.)

Don PrudenzioMa vediam, le colazionise a’ miei ordin son conformi.

AntonioAh! si esamini, s’informi,tutto in regola vedrà.

Don PrudenzioSi dispongono a partire;ma non cal, quest’oggi ancora,qui costretto a garantireson la loro sanità.

Gli altri(Ah! con questo gran dottorestanno freschi in verità.)

(Il dottore esamina le colazioni, ch’Antoniogli va indicando.)

Scena terzaI detti, Madama Cortese.

Madama CorteseDi vaghi raggi adorno,in ciel risplende il sole;sarà un sì ameno giornopropizio ai viaggiator.

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Alla felice spondaseguirli io pur vorrei;ma il fato non secondai voti del mio cor.

Dottore, Maddalena,Antonio, a me badate;(al Coro)voi tutti, a me badate,e destri poi cercateil pian di secondar.

(Tutti s’accostano.)

Gli altriMadama, favellate,vi stiamo ad ascoltar.

Madama CorteseSilenzio!

Gli altriSilenzio!

Madama CorteseOr state attenti, badate bene,i forestieri presto sen vanno,se a prender bagni qui torneranno,nessun per ora può assicurar;ma della casa, nella lor mente,buona memoria convien lasciar.

Gli altriBene, bene... Non dubitate...più diligenteoggi saprassi ognun mostrar.

Madama Cortese e MaddalenaLa contessina non ha pazienza,rapido il fatto succeda al dir.

Gli altriRapido il fatto succeda al dir.

<Madama CorteseAllo Spagnolo, la riverenzasì nell’entrare che nell’uscir.

CoroInchini entrando e nell’uscir.>

Madama CorteseFate attenzione, badate a me.

Coll’antiquario, di cartapecore,di belle femine, col cavaliere,con Melibea, d’idee fantastiche,col Moscovita, del vasto impero,del campidoglio, colla Romana,coll’Alemanno, del contrapunto,con foco ed arte, cogliendo il punto,più dell’usato si parlerà.

Gli altriDi cartapecora, di belle femine,d’idee fantastiche, di contrapunto,più dell’usato, cogliendo il punto,non dubitate, si parlerà.

Madama Cortese e MaddalenaIngegno ed arte così adoprando,l’innato genio destri allettando,<dolce impressione si desterà:>e pari a un rapido gonfio torrente,che tutto allaga, e in aria va,del Giglio d’Oro, in ogni sponda,la nobil fama si spanderà.

CoroDel Giglio d’Oro, in ogni sponda ecc.

(Tutti partono, eccetto Madama Cortese.)

Scena quartaMadama Cortese, la Contessa di Folleville,indi Modestina.

[Recitativo]

Madama CortesePartire io pur vorrei;ma il mio consorte è assente e non mi licelasciar così... Ah! quandoveder potrò un Sovrano,sì giusto, sì leal, sì grande e umano?

Contessa di Folleville(di dentro)Modestina?... Ove sei?...

Madama CorteseLa Parigina!Peccato! Ella è gentil, vezzosa e cara;lo spirito e la grazia ognun ne ammira;ma per le mode notte e dì delira.

Contessa di Folleville(entrando in fretta)Modestina?... Ove sta?

Madama CorteseVolo a cercarla.

(Parte.)

Contessa di FollevilleTrovarsi a una gran festa e non averele cose più alla moda,e più fresche e più belle!...Qual disonore, o stelle! <Ah! più non reggo...l’incertezza m’uccide...e il cavalier Belfiore,che, in sì critico istante, a me dovria

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porger conforto, qui non è... L’ingratoforse sta vagheggiando qualche bella...Chi sì volubil mai l’avria creduto?Ah! il far per compiacenzaritratti in miniaturacerto è un pretesto... E se per or sto zitta,pur medito vendetta, e tal saràche tutti i farfallin tremar farà.>

Modestina(marciando lentamente)Signora?

Contessa di Folleville(impazientandosi)Un po’ più adagio.

ModestinaHo la micrania.

Contessa di FollevilleE che m’importa? Ognoravoi mi fate morire d’impazienza.La risposta è venuta?

ModestinaNon ancora.

Contessa di FollevilleA chi désti la lettera?

ModestinaAl vostro bel cugino,che disse aver un’occasion sicura.

Contessa di FollevilleCorri, corri... qual disappunto!Digli che qui l’aspetto...

ModestinaEi giunge appunto.

(Parte lentamente.)

Scena quintaLa Contessa, Don Luigino.

Don LuiginoAmabil Contessina,v’armate di coraggio...

Contessa di FollevilleE perché mai?

Don LuiginoFatal caso impensato...

Contessa di FollevilleE qual?

Don LuiginoLa diligenza ha ribaltato.

Contessa di FollevilleAhimè!...

Don LuiginoGli effetti fragili...Le cassette... Le scatole...

Contessa di FollevilleAh! tacete!...Tutto comprendo... O Ciel! Io manco...

[Io moro...

(Si sviene.)

Don LuiginoSi sviene!...(verso le quinte)Olà! accorrete!Presto, presto... Soccorso a lei porgete.

Scena sestaI detti, il Barone di Trombonok, Maddalena,Antonio, con Servi, indi Don Prudenzio.

MaddalenaChe accade?

Barone di Trombonok(dopo averla guardata)Oh! come è bianca!Morta ognun la diria...<Di macchinetta sì gentil, che maiha potuto sconvolger l’armonia?>

Don Luigino(al Barone)Si è svenuta...

Barone di Trombonok(cavando di tasca una boccetta)Spruzzatele il bel volto;<è questa un’acqua pura, genuina,ch’in persona io comprai dal gran Farina.>Fregatele le tempia.

(Maddalena prende la boccetta e s’accostaalla Contessa.)

Don Prudenzio(accorrendo)Olà! che fate?Tocca a me sol; profani, vi scostate!

[2. Recitativo accompagnato...]

(Tutti si scostano; il Medico guarda la Con-tessa, le tasta il polso, indi esclama:)

Ahimè! sta in gran pericolo...

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(Don Luigino parla all’orecchio del Barone.)

Volate dal speziale,sal volatil chiedete, ed un cordiale.

(Parte un Servo.)

Barone di Trombonok(ai Servi)Aceto ed acqua fresca.

(Parte un altro Servo.)

Don PrudenzioSon sospesele funzioni vitali...

Don LuiginoNon sapetequello che dite...

Don PrudenzioCome!...La sistole... la diastole...

Don LuiginoAndate al diavolo.

Don PrudenzioIl polso ascende già...

Barone di TrombonokVediam... vediam...

(Tasta il polso alla Contessa.)

(Che bestia insigne!)

Don PrudenzioMorirà!

Contessa di Folleville(alzandosi rapidamente)Che sento!... Dove son?... Sogno, o deliro?...

Barone di Trombonok(al Medico burlandolo)Morirà!...

Don PrudenzioFu una sincope...

Barone di Trombonok(ridendo)La sincope, sì, sì, fa molto effetto:Mozart, Haydn, Beethoven, Bach ne trasseroun gran partito.

(Don Prudenzio si accosta di nuovo per ta-star il polso alla Contessa.)

Don PrudenzioVediamo adesso il polso...

Contessa di FollevilleNon toccate,augel di mal augurio, vi scostate.

(Don Prudenzio si ritira.)

Don Luigino(alla Contessa)Deh! calmatevi, o cara.

Barone di Trombonok(alla medesima)Cosa avete?

Contessa di FollevilleIl mio male capir voi non potete.

[... ed Aria]

Partir, oh ciel!, desio,e più partir non lice,lo vieta l’onor mio,la patria il vieta ancor.Come spiegare, oh Dio!,l’affanno del mio core?

Donne, voi sol comprenderepotete il mio dolore:più fieri amari palpitinon ho provato ancor.

Gli altriSignora, vi calmate!Deh! cessi il rio martor.

Scena settimaI detti, Modestina, che arriva con uno scato-lone, in cui v’è un bel cappellino alla modagiunto da Parigi.

Contessa di Folleville(dopo aver guardato)Che miro! ah! qual sorpresa!Agli occhi io credo appena;(contemplando il cappellino)caro! dal reo naufragiotu ti salvasti almen,e freni in parte i palpitidell’affannoso sen.

Grazie vi rendo, oh Dei!,che udiste i voti miei;a tal favor quest’animaben grata ognor sarà.

Gli altriLa barbara sua penacalmando omai si va.(È comica la scena,e ridere ci fa.)

(Tutti partono, eccetto il Barone.)

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Scena ottavaIl Barone,Antonio.

[Recitativo]

Barone di Trombonok(ad Antonio, trattenendolo)Eh! senti, mastro Antonio...

AntonioChe comanda?

Barone di TrombonokSai che partiam staseraper Reims; tua cura siadi far porre sul ciel delle carrozzevestiti e biancheria:se occorre qualche spesa, falla ed io,che eletto a pieni voti per cassierefui dall’illustre amabil compagnia,pagherò l’occorrente,intendi?

AntonioSì signor, non pensi a niente.

(Parte.)

Barone di TrombonokAh quando penso a quello svenimento,mi vien proprio da ridere...La cagion delle smanieindovinar chi mai potuto avria?Ma ognun nel mondo ha un ramo di pazzia.

[3. Sestetto]

Sì, di matti una gran gabbiaben si può chiamar il mondo;forse appunto perch’è tondo,testa quadra non vi sta.

Scena nonaIl detto, Don Profondo, Don Alvaro con Me-libea.

Don Profondo(arrivando)La mia quota a voi consegno,perdonate, se ho tardato;

(Dà del denaro al Barone, che lo mette inuna gran borsa.)

a vedere io sono andatouna rara antichità.

Don Alvaro(entrando con Melibea)Questa vaga e amabil dama,miei signori, io vi presento;far il viaggio con noi brama,e ognun pago ne sarà.

MelibeaCon sì dotta e nobil gente,di fanal che serve al mondo,il viaggiar mi fia giocondo,e gran bene mi farà.

Scena decimaI detti, il Conte di Libenskof.

Conte di Libenskof(indietro, da sé, dopo aver sentito l’ultime pa-role di Melibea)(Donna ingrata, a stento in pettofreno il giusto mio furore;per lei fido avvampa il coree il mio ardor sprezzando va.)

Don Alvaro(vedendo Libenskof, e da sé)(Il rival!)

Melibea(da sé)(Negli occhi ha il foco.)

Conte di Libenskof(avanzandosi)Non si parte?

Barone di TrombonokSì, fra poco;i cavalli sol si attendon’;(vedendo Madama Cortese)se il corriere è tornato,da Madama si saprà.

Scena undicesimaI detti e Madama Cortese, poi Corinna, dal-l’interno.

Madama CorteseNaturale è l’impazienza,il ritardo non comprendo;vado, torno, salgo, scendo,e tranquillo il cor non è.

(Pendente il solo, il Conte di Libenskof parlacon vivacità a Melibea, mostrando gelosia.)

Conte di Libenskof(a Melibea)Mi tradite...

MelibeaQual favella?

Conte di Libenskof(con rabbia concentrata)Don Alvar...

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MelibeaChe dir volete!

Conte di LibenskofDonna infida, invan fingete;il rival cadrà al mio piè.

MelibeaCieco ardor v’abbaglia il ciglio...

Conte di Libenskof(accostandosi a DonAlvaro, e con fierezza)Don Alvar...

Don Alvaro(fiero)Che pretendete?

Conte di Libenskof(in atto di partire)Mi seguite...

Melibea(trattenendoli)Ah! non partite...troppo ingiusto è un tal furor.

Conte di Libenskof e Don AlvaroNon pavento alcun periglio...D’ira avvampa in seno il core;e il tremendo mio furore,no, non posso più frenar.

Don Profondo e Barone di Trombonok(Bella cosa è in ver l’amore!Ci fa perdere il cervello,l’uom più savio un bambinellosuole a un tratto diventar.)

Madama Cortese e MelibeaQual dispetto! qual furore!D’ira avvampa il fero ciglio...Un sì barbaro perigliomi fa l’alma palpitar.

(S’ode un preludio d’arpa nella camera di Co-rinna, tutti restano immobili ad ascoltare.Dopoil preludio, la sudetta canta le seguenti strofe.)

Corinna(di dentro)Arpa gentil, che fidacompagna ognor mi sei,unisci ai canti mieiil suon di gioia e amor.

Nell’infiammata mentesi affollano le idee;delle Castalie Deeil foco io sento in cor.

Arpa, deh!, unisci al cantoil suon di gioia e amor.

Gli altriQual delizioso incantosi spande nel mio cor!un più soave canto,no, non s’udì finor.

Corinna(c. s.)Svaniro i nembi; intornoregna la dolce calma;di lieti giorni l’almaprevede il bel fuglor.

Che un dì rinasca, io spero,dell’aurea età l’albore;che degli umani in coreregni fraterno amor.

Gli altriSempre agli umani in coreregni fraterno amor.

Corinna(c. s.)[Contro i Fedeli ancoralotta falcata luna;ma al sacro ardir fortunapropizia ognor sarà.

Come sul Tebbro [e a] Solima,foriera di vittoria,]simbol di pace e gloriala Croce splenderà.

Gli altriSimbol di pace e gloria ecc.

Tutti (eccetto Corinna)A tali accenti, in senoriede la dolce calma;d’idee ridenti, l’almapascendo or sol si va.

Gli opachi nembi intornopietoso il ciel disgombra,del sacro ulivo all’ombra,felice ognun sarà.

(Tutti partono, eccetto Madama Cortese.)

Scena dodicesimaMadama Cortese, indi Lord Sidney, ch’entracoll’aria preoccupata, poi varie Contadine, lequali recano de’ vasi di fiori, e li pongonopresso la camera di Corinna.

[Recitativo]

Madama CorteseZefirin non ritorna... del ritardoqual fia mai la cagion? Milord s’appressa.Che original! Corinna adora, e a leispiegar non sa l’ardore,

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che da gran tempo gli divampa in core.Ella pur l’ama, accorta me ne sono:noi donne, in tal materia,ben chiaro ci vediamo,ed in culla l’amor scoprir sappiamo.

(Parte.)

[4. Scena...]

Lord SidneyAh! perché la conobbi?Perché appena lo stral ferimmi il petto,non fuggir, non lasciarla? Incauto, ahi! Lasso!la fiamma alimentai ch’ognor più vivaor mi divampa in sen; non trovo pace,e, in preda al mio deliro,la notte e il dì, d’amor gemo e sospiro.

[... ed Aria]

Invan strappar dal corel’acuto dardo io tento;più vivo ognor l’ardorenel sen crescendo va.

Dell’anima fedeletimido i voti ascondo;affanno più crudeledel mio, no, non si dà.

(Entrano varie Contadine con de’ vasi di fio-ri e cantano il seguente coro.)

CoroCome dal ciel,sul primo albor,dolce rugiadascende ai/sui fior,e al verde steloserba il vigor;

sull’alma donna,sul nobil cor,così ridentesi spanda ognordel Dio clementeil bel favor.

Lord SidneySoavi e tenerieletti fior,siate gl’interpretid’un puro amor.

CoroDonna simìlchi vide ancora?Accoppia al mertograzia e pudor.

Lord SidneyDell’alma divaal primo aspetto,chi ha cor capace

d’un puro affetto,rapido sentenascer l’ardor.

Fida e dolente,quest’alma ognoraper lei d’amorepalpiterà.

CoroDonna più amabilechi ha mai veduto ancor?Accoppia al meritograzia e bontà.

(Il Coro parte.)

Scena tredicesimaLord Sidney, Don Profondo.

[Recitativo]

Don Profondo(a Lord Sidney, trattenendolo)Milord, una parola...

Lord Sidney(serio)Che bramate?

Don ProfondoBritannico signore è sol capaced’appagare i miei voti...

Lord Sidney(sempre serio, e rapidamente)Che vi occorre?

Don ProfondoHo bisogno d’aver certe notizie...

Lord SidneyNon sono un gazzettiere...

Don ProfondoMi spiego...

Lord Sidney(come sopra)Presto...

Don ProfondoVorrei che m’indicasteove trovar potreiil brando di Fingallo, la corazzad’Artur, l’arpa d’Alfred...

Lord Sidney(partendo)(È matto!)

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Don Profondo(seguendolo)Ebbene?Voi non mi rispondete?

Lord SidneyNe’ Museicercar convien; di più dir non saprei.

(Parte.)

Don ProfondoNon è troppo gentil, ma il compatisco;è innamorato della poetessa,e perduta ha la speme... Ella s’appressa;a lei appunto io deggiocomunicar la lettera di Roma.

Scena quattordicesimaIl detto, Corinna, Delia.

Don Profondo(salutandola)Buon giorno, illustre amica!

CorinnaQuai notizie?

Don ProfondoLeggete questa lettera.

(Mentre Corinna legge la lettera, Don Pro-fondo dice a Delia:)

Consolatevi, o Delia;le cose vanno bene...

DeliaDavver?

Don ProfondoVe l’assicuro.

Corinna(rende la lettera a Don Profondo)Vi ringrazio.Quando si parte?

Don ProfondoPresto; vo a vedere,e l’ora poi io vi farò sapere.

(Parte.)

[Corinna(a Delia)Son felici le nuove, e presto, io spero,del sacro Legno all’ombra protettricela vostra patria alfin sarà felice.

DeliaIl ciel lo voglia!

CorinnaIn ordine mettetequel che occorre, ed a Reims meco verrete.]

(Delia parte.)

Corinna(esaminando i fiori)Che vaghi ameni fior! son di Milordil giornaliero don, pegno d’amore,ch’egli timido ognor preme nel core.

(Corinna stacca un fiore, e lo pone in petto.)

Scena quindicesimaCorinna, il Cavaliere.

[5. Recitativo accompagnato...]

Cavalier Belfiore(in fondo alla scena, e da sé)Sola ritrovo alfin la bella Dea,che invincibil si crede, e a cui più volteho già fatto l’occhietto... Ce n’andiamo...L’occasion può mancar, ed or fa d’uopodarle l’ultimo assalto; al par dell’altre,cadrà ne’ lacci miei,senza rischio scommetter lo potrei.(accostandosi con aria gentile e modesta)O voi, d’Apollo prediletta Figlia,perdonate, se ardiscoil bel corso turbarede’ sublimi pensieri...

Corinna(attonita)Qual favella!

Cavalier BelfioreUna grazia implorar da voi vorrei...

Corinna(come sopra)Una grazia! Da me!..

Cavalier BelfioreSì, a voi, che sietesavia al pari che bella,fidar posso l’arcano del mio core.

Corinna(con maggior sorpresa)Un arcano! Ma perché?...

Cavalier Belfiore(con intenzione marcata)Ascoso e vivo ardoremi divampa nel seno, e al vago oggettotimido ascondo il mio fervido affetto.

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Corinna(come sopra)Scusate... Io non comprendo...perché meco...

Cavalier BelfioreMi spiego... Sotto il velode’ sacri carmi, io voglioil segreto svelar: ma sì novizioson nel linguaggio degli Dei, che a voiconsiglio e aita io chiedo. Ah! sentite,ed il vostro parer franca mi dite.

[... e Duetto]

Nel suo divin sembiantesì gran beltà risplende,che in seno a un tratto accendeil più vivace ardor.

CorinnaArdor!

Ah! dove mai s’ascondesì raro e bel portento?Oh! vinta al gran cimento,avria la Dea d’amor.

Cavalier BelfioreD’amor.

(con intenzione marcata)Ma un nume sol sariadegno d’un tal tesoro...e disperato io morod’affanno e di dolor.

(Cade a un tratto in ginocchio davanti a Co-rinna; nello stesso tempo,Don Profondo entradal mezzo in fondo e vede la scena; ma si riti-ra sorridendo, ed osserva d’intanto intanto.)

Corinna(con gran sorpresa)Che fate? Ah! qual deliro!

Cavalier BelfioreRegger non poss’io!Voi siete l’idol mio...per voi ognor sospiro,e se pietà negate,io qui voglio morir.

CorinnaCosì insultarmi osate?

Cavalier BelfioreIo moro.

CorinnaQual insensato ardir!

(Il Cavaliere s’alza.)

Cavalier BelfioreUn tal eccesso è pegnodel più vivace amor.

CorinnaUn tal eccesso è indegnod’un cavalier d’onor.

Cavalier BelfioreDunque non v’è speranza?

CorinnaPartite, o chiamo gente...

Cavalier BelfioreOh qual crudel rigore!

CorinnaDovreste aver rossore.

Cavalier BelfioreMàrtire di costanza,io l’alma esalerò.

CorinnaPartite, o l’arroganzapunire io ben saprò.

(Oh! quanto ingannasichi così credetrovar la viadel nostro cor!Il vivo affetto,la pura fededa noi sol mertanstima ed amor.Sprezzo e dispettodestano in pettoquesti galantiinsidiator.)

Cavalier Belfiore(Finto è il rigore,lo so per prova;così far soglionle belle ognor.Tal resistenza,no, non è nuova,l’uso la chiede,ed il decor.Oggi combatton,domani cedon,e salvar credonil loro onor.)

(Partono.)

Scena sedicesimaDon Profondo. – Due servi portano una ta-vola, sulla quale v’è carta, penne, etc.

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[Recitativo]

Don Profondo(ch’entra ridendo)Bravo il signor Ganimede!Se la Contessa il sa, gli cava gli occhi.Ma tempo non perdiamo; del Baroneor qui deggio eseguir la commissione.Degli effetti facciam presto la lista,onde tutto sia all’ordine, ed in vista.

(Siede davanti alla sudetta tavola.)

[6. Aria]

Io!

Medaglie incomparabili,camei rari, impagabili,figli di tenebrosasublime antichita.In aurea cartapecoradell’academie i titoli,onde son membro nobiledi prima qualità.Il gran trattato ineditosull’infallibil metododi saper ben distinguere,a prima vista ognor,l’antico dal moderno,di fuori, e nell’interno,ne’ maschi, nelle femmine,e ogn’altro oggetto ancor.

Lo spagnoloGran Piante genealogichedegl’Avoli e Bisavoli,colle notizie storichedi quel che ognuno fu.Diplomi, Stemmi e Croci,Nastri, Collane ed Ordini,e, grosse come noci,sei perle del Perù.

La polaccaL’opere più squisited’autori prelibati,che vanto sono e gloriadella moderna età.Disegni coloratidell’alto Pic terribile1,d’Harold2, Malcolm3 e Ipsiboe4

il bel profil qui sta.

La franceseScatole e scatoline,con scrigni e cassettine,che i bei tesor nascondono

sacri alla Dea d’amor.«Badate: è roba fragile!»Qui chiuso, già indovino,sta il nuovo cappellino,con penne, merli e fior.

Il tedescoDissertazione classicasui nuovi effetti armonici,onde i portenti Anfioniciridesteran stupor.De’ primi Orfei Teutonicile rare produzioni,di corni e di trombonimodelli ignoti ancor.

L’ingleseViaggi d’intorno al globo,trattati di marina;oriundo della Chinasottil perlato thè.Oppio e pistole a vento,cambiali con molt’oro,i bill, ch’il parlamentotre volte legger fé.

Il franceseVarie del Franco Orazio5,litografie squisite,pennelli con matite,conchiglie coi color.«Son cose sacre.» Ah! intendo...ritratti e bigliettini,con molti ricordinide’ suoi felici amor.

Il russoNotizia tipograficadi tutta la Siberia,con carta geograficadell’Ottomano imper.Di zibellini e martorepreziosa collezione,con penne di capponepe’ caschi, e pe’ cimier.

(S’alza.)

Sta tutto all’ordine,non v’è che dire;né più a partiresi può tardar.Or l’inviatocerto è tornato;de’ snelli e rapididestrier’ frementigià parmi udirelo scalpitar.Sferze e cornette

1 Si allude al Solitario del signor d’Arlincourt.2 Poema di Byron.3 Romanzo poetico di Walter Scott.4 Romanzo del signor d’Arlincourt 5 Il signor Orazio Vernet, celebre pittore.

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percuoton l’aere,le bestie struggonsidi galoppar.Il gran momentoè già vicino;più bel destino,no, non si dà,e il cor di giubilobalzando va.

Scena diciassettesimaDon Profondo, la Contessa.

[Recitativo]

Contessa di Folleville(trattenendo Don Profondo)Vedeste il Cavaliere?

Don ProfondoIl Cavalier!... <(Che imbroglio!)>Ei qui poc’anzi...

Contessa di FollevilleSolo?

Don ProfondoNo... in compagnia...

Contessa di FollevilleDi chi?

Don ProfondoDirò...

Contessa di FollevilleParlate.

Don Profondo(I sapienti non denno dir bugie.)

Contessa di FollevilleRispondete, vi prego...

Don Profondo<(Non vorrei compromettermi.)

Contessa di Folleville(con impazienza)Ebben?

Don ProfondoSignora mia...>Prendeva una lezion di poesia.

Contessa di Folleville(furente)Ho capito... (Che rabbia! A quel che pare,ei fa il galante colla poetessa;ma a suo tempo mi voglio vendicare.)

Scena diciottesimaI detti, DonAlvaro, Libenskof indi il Barone.

Don AlvaroAmici, che si fa?Si parla di partire, e si sta qua.

Don ProfondoTutto è all’ordin.

Conte di LibenskofVa bene; ma i cavalli?

Don ProfondoSaran certo arrivati.

Don AlvaroSe fosse ver, ci avrebbero avvisati.

Barone di Trombonok(entrando rapidamente, con aria trista)Ah! miei signori!...

Don ProfondoChe avete?

Barone di TrombonokDi parlar non ho core...

Don AlvaroCosa avvenne?

Barone di TrombonokUna disgrazia orribile...

Contessa di FollevilleCh’è stato?

Don AlvaroIncendio?

Don ProfondoLadri? Morte?

Barone di TrombonokO sventura fatale! o amara sorte!

Conte di LibenskofMa parlate...

Barone di TrombonokIl corriere...

Don AlvaroÈ arrivato.

Barone di TrombonokAh! pur troppo.

Contessa di FollevilleSpiegatevi.

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Barone di TrombonokEi s’appressa.(ad un servo)Chiamate i viaggiatori.

Don Profondo(verso le quinte)Amici, olà?

Barone di TrombonokChe barbaro accidente!...Dir vorrei... Ma non posso...

Scena diciannovesimaI detti, Melibea, Corinna, il Cavaliere, Delia,Lord Sidney, Prudenzio, Modestina, indi Ze-firino.

Barone di TrombonokAh! Melibea!Milord, Corinna! o ciel! che brutto affare!(vedendo Zefirino)Ma vien chi tutto a voi saprà spiegare.

ZefirinoMiei signor’, non v’è scampo... Mio malgrado,io vengo a darvi una fatal notizia.Secondo gli ordin’ vostri,rapido, diligente,di qua, di là ho cercato;ma vane fur le cure; da gran tempo,è tutto ritenuto e riservato;non si trova un cavalloda comprar o affittare,e ognun di voi al nobile progettodi rinunciar pur troppo or fia costretto.

[7. Gran Pezzo concertato a 14 voci]

Tutti gli altriAh! a tal colpo inaspettato,palpitando va il mio core...Cruda sorte! Il tuo rigoretroppo, oh Dio!, penar mi fa.

Barone di Trombonok e Don ProfondoA tal colpo inaspettatoio mancar mi sento il core...O crudel avverso fato!,non hai legge, né pietà.

Modestina e ZefirinoQuesto colpo inaspettatoli ricolma di dolore;il crudel avverso fatonon ha legge né pietà.

Scena ventesimaI detti, Madama Cortese.

Madama Cortese(accorrendo con una lettera in mano)Signor’,Signori, ecco una lettera,venuta da Parigi;prendete, su, leggete,conforto vi darà.

Gli altri(a Don Profondo)Prendete, su, leggete,conforto ci darà.

(Don Profondo prende la lettera... e legge.)

Don Profondo«A giorni il Re ritorna,gran feste si faranno,rapidi qui verrannostranieri in quantità.Da quello, che prepàrasia corte, ed in città,ben si può giudicareche festa si farà.Spettacolo più bello,mai visto si sarà;chi a Reims non poté andare,qui si consolerà.T’abbraccio, o mia dolcissimaamabile metà.»

(Gli altri personaggi ripetono alternativa-mente le frasi della lettera.)

Contessa di FollevilleAmici, non tardiamo;Parigi è la mia patria;là v’offro alloggio e tavola,e quanto occorrerà.

TuttiAndiam...

Partiam. Ah! sì, il desio,che ci divampa in seno,in parte pago almenoalfine si vedrà.

Fra dolci e cari palpiti,or torno a respirar:farà un vivace giubiloquest’anima brillar.

Destino maledetto,non ce la puoi ficcare,e tutti, a tuo dispetto,andiamo a giubilar.

[Recitativo]

Cavalier BelfioreSaviodella Contessa il consiglio mi pare.

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Don ProfondoAh sì! e a partirepiù non dobbiam tardare.

Barone di TrombonokPartir... ma come?

Contessa di FollevilleNella diligenza,che da Parigi vien regolarmenteogni dì ne’ contorni.

Barone di TrombonokElla ha ragione.

Cavalier BelfioreDunque dimani?

Contessa di FollevilleCerto.

Barone di TrombonokE questa borsa?

Don ProfondoS’ordini per stasera un bel convito.Publico sia l’invito.

Barone di TrombonokE quel che resterà?

Cavalier BelfiorePer gl’indigenti.

Barone di TrombonokÈ ognun d’accordo?

Gli altriSì.

Don Alvaro(a Madama Cortese)A voi, Madama, affidola cura dell’invito.

Madama CorteseOh! È domenica appunto,e tutti ci verran con gran piacere.

Don ProfondoUna cena squisita.

Madama CorteseNon mancan provisioni.(verso le quinte)Ehi, mastro Antonio!

Scena ventunesimaI detti,Antonio, Gelsomino.

AntonioSon qua, cosa comanda?

Madama CorteseUna cena, una festa nel giardino,e il più presto possibile.

AntonioHo capito, non dubiti,qui avvezzi siamo ai colpi inaspettati,e tutti resteran maravigliati.

GelsominoMadama, lo sapete,già per l’anniversario del ritornodell’Augusta Famiglia,che ogni anno celebriamo, son prontele cose principali;servir ce ne potremo.

Madama CorteseA meraviglia.Tua cura, o Gelsomino,sia di suonare intorno il tamburino.

(Antonio e Gelsomino partono.)

Contessa di FollevilleE domani, a Parigi,la capital del mondo.

Cavalier BelfioreD’ogni piacer l’asilo il più giocondo.

(Tutti partono, eccetto Melibea, Libenskof edil Barone.)

Scena ventiduesimaMelibea, Libenskof, ed il Barone.

Barone di TrombonokTutto va ben; ma come voi sapete,fervido amico ognor dell’armonia,vorrei vedervi in pace; un lieve nembosol ne turbò il sereno; voi vi amate,e l’un per l’altro fatti mi sembrate.

Conte di Libenskof(al Barone con amarezza)Ella per Don Alvaro...

Melibea(troncandogli la parola)Il torbid’ occhio della Gelosia,d’Erebo ignobil figlia, solo puotetraveder a tal segno.

Barone di TrombonokOh! non v’è dubbio.

Conte di LibenskofEppur poc’anzi...

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Barone di TrombonokAmico, a me credete,siete in error, perdono le chiedete.

(Parte sorridendo.)

Scena ventitreesimaMelibea, Libenskof.

[8. Scena ...]

Conte di Libenskof(a Melibea)Di che son reo?

MelibeaD’un vil sospetto.

Conte di LibenskofAh! no...un eccesso d’amorsol colpevol mi rese.

MelibeaD’alma grandeapprezzar tu non saiil sacro e vivo ardore.

Conte di LibenskofMa l’apparenza...

MelibeaNube tenebrosa,del ver celando il volto risplendente,d’opaco orror ingombra ognor la mente.

Conte di LibenskofQual sublime parlar... Confuso io sono...Eccomi ai vostri piè... Pietà... perdono.

[... e Duetto]

D’alma celeste, oh Dio!,ch’arde di pura face,turbar osai la pacecon insensato ardor.

MelibeaD’un puro amor verace,l’indol t’è ignota ancora;d’infedeltà capacesol è un profano cor.

Conte di LibenskofPentito io son.

MelibeaChe speri!

Conte di LibenskofRendimi il cor.

MelibeaTu osasti... tu osasti...

Conte di LibenskofIl barbaro mio statoti dèsti almen pietà.

MelibeaAl pentimento, o ingrato!,credere il cor non sa.

(Al barbaro rigoredubbioso, incerto resta;di speme e di timorepalpita in seno il cor!Già cessa il mio rigore,per lui mi parla amor.)

Conte di Libenskof(Qual barbaro rigore!dubbioso, incerto resto...di speme e di timorepalpita in seno il cor.Già cessa il mio dolore,per lei mi parla amore.)

MelibeaAh! regger non poss’io,ecco la destra, il cor.

Conte di LibenskofOh gioia incomparabile!Oh fortunato ardor!

Conte di Libenskof e MelibeaAh! no, giammai quest’anima,più cari, dolci palpitinon ha provato ancor.

(Partono.)

Giardino illuminato, con tavola imbandita.

[Scena ventiquattresimaAntonio, Gelsomino, vari servi.

[Recitativo]

Antonio(mettendo i nomi sulle salviette)Tutto è all’ordin. Va’, corri, Gelsomino,a dire a quei signor che son serviti;ma pria ci vuol[e] la riverenza, intendi?

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GelsominoE per chi mai mi prendi?Ho servito de’ prìncipi,de’ conti, de’ baroni,altezze ed eccellenze in quantità,e so, d’ogn’altri al par, quel che si fa.

(Parte.)

AntonioOh! guarda che amor proprio!Ma son tutti così;soglion vantarsi assai,e se a lor vi fidate,in grand’impiccio spesso vi trovate.]

Scena venticinquesimaAntonio,Maddalena.

MaddalenaMadama qui mi mandaper saper da voi se tutto è pronto.

AntonioNulla manca, guardate...Gelsomino ho speditoad avvertir la nobil compagnia.

MaddalenaMa bravo, mastro Antonio!far sì presto e sì bene!è un miracolo davvero.

AntonioMille grazie.

MaddalenaQui certo ancor vedutanon si sarà più bella festa.

AntonioÈ vero.

MaddalenaMa non sapete un’altra novità.

AntonioChe cosa?

MaddalenaNel paese,per caso di passaggiov’è una truppa ambulante, ed il Barone,gran professore, dilettante insigne,a dare qui un concerto l’ha invitata,pendente il bel festino.

AntonioOttima idea!

MaddalenaCanteran, balleranno.

Antonio(con stupore ed allegria)Balleranno?

MaddalenaSì, v’è un corpo di ballo.

AntonioTanto meglio;il ballo è sempre statola mia passione<, e adesso ancor>...

(Fa dei moti colle gambe e vacilla.)

Maddalena(sostenendolo)Badate:vo ad avvertir Madama, qui aspettate.

(Parte.)

AntonioPresto verrà la nobil comitiva.(guardando fra le quinte)Ma non m’inganno, no, ecco che arriva.

Scena ventiseiesima ed ultimaSul ritornello entra la truppa ambulante,composta di Virtuosi di canto, e di Ballerini; iContadini, le Contadine, le Giardiniere; inditutti i personaggi che siedono a tavola; Mad-dalena, Gelsomino.

[9. Finale]

[Ballo]

[[Coro]

Virtuosi e CoroL’allegria è un sommo bene,ond’a noi fé dono il cielo;sani e freschi ci mantienenel bel grembo del piacer.

Cinti ognor d’ameni fiori,fra le danze, il riso e il gioco,colle grazie e cogli amorinon pensiamo che a goder.

Presto imbianca il nero crine,qual baleno fugge la vita,e a non perdere c’invitaun istante di piacer.

[Dopo il Coro]]

Barone di TrombonokOra, secondo l’uso,i brindisi facciamo. – Ecco la listache di far m’imponestecon decente simmetrica armonia,e spero che ad ognun ben grata sia.

(Legge la nota.)

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Inno tedesco. – Tocca a me;ma indulgenza vi chiedo; fra i cavalli,le bombe ed i cannoniio la metà lasciai de’ miei polmoni.

[Inno Tedesco]

Or che regna fra le gentila più placida armonia,dell’Europa sempre fiail destin felice appien.Viva, viva l’armoniach’è sorgente d’ogni ben.

Gli altriViva, via l’armonia ecc.

[Dopo l’Inno Tedesco]

Barone di TrombonokAltro da dir avrei; ma son già stracco;(a Melibea)a voi, bella Marchesa, in stil Polacco.

[Polacca]

MelibeaAi prodi guerrieri,seguaci di gloria,di cui la vittoriacompagna fu ognor,

ch’ovunque risplenderfêr l’alto valor,che pronti ognor sonocol brando a difenderela patria ed il trono,la fede e l’onor.

Gli altriLa patria ed il trono ecc.

[Dopo la Polacca]

Barone di TrombonokLibenskof, tocca a voi.Un’aria Russa, ad libitum;ve ne son delle belle...

Conte di LibenskofUna ne so a memoriache udii cantar un giorno,mentre il monarca a noi facea ritorno.

[Inno Russo]

Onore, gloria ed alto omaggiod’Augusta donna6 al nobil cor,ch’ il più magnanimo coraggiodel fato oppose al reo furor.

Degli infelici al duolo, al piantoella conforto offrendo va;e i più bei pregi, in regio ammanto,sul trono un dì brillar farà.

Gli altriE i più bei pregi, in regio ammanto ecc.

[Dopo l’Inno Russo]

Barone di Trombonok(a DonAlvaro)Don Alvaro: dal nord al mezzogiornobella è la transizione. Voi aveteuna superba voce, e dell’Iberiagustar i dolci canti or ci farete.

[Canzone Spagnola]

Don AlvaroOmaggio all’augusto duce,7

che d’alma sovrana lucel’Iberia fé balenar.

Ei spense il civil furore,del soglio salvò l’onore,da tutti si vide amar.<O grande invidiabil gloria!>Ah! dove a tal vittorial’esempio si puol trovar?

Gli altriDove si puol trovar?

[Dopo la Canzone Spagnola]

Barone di Trombonok(a Lord Sidney)Milord, in tuon maggiore...

Lord SidneyIo musico non sono;non so che una canzone.

Barone di Trombonok“God save the King”?

Lord SidneyAppunto.

Barone di TrombonokVa benone.

[Canzone Inglese]

Lord SidneyDell’Aurea Piantail germe amato8

protegga il ciel!

7 S. A. Reale l’augusto Delfino.8 S. A. Reale il Duca di Bordeaux.6 S. A. Reale l’augusta Delfina.

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Gli altriDell’Aurea Pianta ecc.

Lord SidneyPropizio il fatoai voti siadel fortunatopopol fedel.

Barone di TrombonokBasta. Basta.

Lord Sidney e gli altriPropizio il fato ecc.

[Dopo la Canzone Inglese]

Barone di TrombonokContessa, Cavaliere, a voi la sceltalascia dell’aria; e sol prescrivo il tuono;in do; no, in ut. (Che bestia! obblioche a due Galli indirizzo il parlar mio.)

[Canzone Francese]

Cavalier Belfiore e Contessa di FollevilleMadre del nuovo Enrico,de’ Franchi speme e onor 9,ti colmi il cielo amicodegli almi suoi favor.

Di rari pregi splendi,d’età sul fior,e in ogni petto accendirispetto e amor.

Gli altriTi colmi il cielo amico ecc.

[Dopo la Canzone Francese]

Barone di TrombonokMadama, Don Profondo,voi terminar dovete,in elafa coll’aria che volete.

[Tirolese]

Madama CortesePiù vivace e più fecondol’Aureo Giglio omai risplende,e felice ognuno rendecol benefico fulgor.

Sacra Pianta10 al ciel diletta,che fedel la patria onora,tu sarai de’ Franchi ognorala speranza e il dolce amor.

Don ProfondoUn sì giocondoameno giornola gioia intornosol fa regnar.

Che lieta sorte!che bel contento!in petto io sentoil cor balzar.

Gli altriTu sarai de’ Franchi ognora ecc.

[Dopo la Tirolese]

Barone di TrombonokCorinna, or spetta a voi; così compitasarà la festa.

Contessa di FlorevilleAh! sì.

Lord Sidney(a Corinna)Come trovare un’occasion più belladi far sentir i vostri dolci accenti.

Cavalier BelfioreÈ ver.

CorinnaGrande è il cimento,e temo...

Don ProfondoDi che mai?

Madama CorteseChe amabile modestia!

MelibeaAh! non tardatead appagar i nostri voti.

CorinnaIo cedo; il soggetto sceglietee di farmi avvertir poi degnerete.

(Si ritira. – Tutti s’alzano da tavola. Un servoporta un’urna; Don Profondo distribuiscecarta e lapis ai diversi personaggi, i quali scri-vono il soggetto e rimettono la cartolina al su-detto, che la legge ad alta voce e pone doponell’urna.)

MelibeaGiovanna D’Arco.

9 S. A. Reale Duchessa di Berry.10 L’augusta Familla [sic] de’ Borboni.

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Madama CorteseIl Cittadino di Reims.

Cavalier BelfioreCarlo X Re di Francia.

Conte di LibenskofLa Battaglia di Tolbiac.

Don ProfondoClodoveo.

Don AlvaroLe Tre Stirpi Reali di Francia.

Don PrudenzioDavid e Samuele.

Barone di TrombonokIl Crisma e la Corona.

Lord SidneyUgo Capeto.

Contessa di FollevilleSan Luigi.

[Don ProfondoMelibea, di drittovi spetta estrar dall’urna or il biglietto,che all’improvviso fornira il soggetto.

(Melibea estrae un biglietto e lo dà a DonProfondo.)

Carlo Decimo, re di Francia.]

(Il Barone e Don Profondo vanno ad avver-tire Corinna che viene colla lira in mano, leg-ge il soggetto ad alta voce, si raccoglie, indiimprovvisa.)

CorinnaCarlo Decimo, Re di Francia.

[Strofe d’Improvviso]

All’ombra amenadel Giglio d’Or,aura serenainebbria il cor.Di lieti giornipiù dolce aurorasorger la Francianon vide ancor,e grata applaude,ammira, adoradi tanto benl’Augusto Autor.

Della coronasostegno e onore,Carlo le donanovel splendor.Dal maestosoregal suo visotraspar del corela nobiltà.Nunzio di gioiaè il bel contento,pegno soaved’alma bontà.

[Se un dì, non liceil bene oprar,perduto il dice,di Tito al par.Da poche lunein trono siede,e ognun già godede’ suoi favor.La gioia intornobrillar si vede,l’etra risuonad’inni d’amor.

Appiè dell’are,ei chiese al cielo,che secondaredegni il suo zel;non fia delusoil bel desio,figlio dell’almosuo nobil cor.Sacro il diademagià rese Iddio,né più del fatoteme il furor.]

Al Soglio accanto,ch’egual non ha,soave incantoognun godrà.Cento anni, e centoognor protettodall’immortaledivin favor,vivrà felice il predilettoCarlo, de’ Franchidelizia e amor!

Carlo, Carlo!

[Stretta]

[(Appena finito l’improvviso, rischiarati daimprovvisa luce, appariscono i ritratti del-l’Augusta famiglia Reale e de’ più celebri redi Francia con vari emblemi analoghi, pal-me, corone etc.)

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Cavalier BelfioreViva il dilettoaugusto regnator,ond’è l’aspettoforier di gioia e amorche desta in pettorispetto, e vivo ardor.

(Tutti ripetono la strofa.)

[Danza]]

Tutti(con religiosa espressione)Sul verde stelo,fiorisca il Giglio ognor,

lo colmi il cielodell’almo suo favor.

[Danza]

Corinna e Cavalier Belfiore, indi TuttiCon sacro zeloda noi serbato ognor,sul verde stelorisplenda il Giglio d’Or;lo colmi il cielodell’almo suo favor.

Viva la Franciae il Prode Regnator.