Viaggi di Fiandra. 1463-1464 e 1467-1468

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  • GIOVANNI FOSCARI

    VIAGGI DI FIANDRA1463-1464 E 1467-1468

    a cura diSTEFANIA MONTEMEZZO

    Venezia 2012

  • Le immagini vengono pubblicate per gentile concessione dellArchivio di Stato di Venezia, autorizzazione n 6/2013.

  • Direttore della collanaFERIGO FOSCARI

    Venezia La Malcontenta 2012Tutti i diritti riservati

  • INDICE GENERALE

    Presentazione, a cura di Edoardo Demo 9

    SIGLE E ABBREVIAZIONI 13

    NOTA SU MONETE, PESI E MISURE 14

    INTRODUZIONE 23

    Cap. 1. GIOVANNI FOSCARI: IL MERCANTE 25

    1. I Foscari di S. Simeon Piccolo 252. Giovanni Foscari di Marco 293. Gli affari familiari 35

    Cap. 2. LE GALERE DI STATO 39

    1. La nascita dei convogli statali 391.1. Le linee orientali 411.2. Le linee occidentali 43

    1.2.1. La muda di Fiandra 452. Organizzazione, gestione e funzioni dei viaggi 493. Lorganizzazione dei viaggi 53

    3.1. I porti principali 563.2. Bruges, Londra e Southampton 583.3. Il nord Africa e lo scalo di Tunisi 60

    Cap. 3. GLI SCAMBI CON IL NORD EUROPA 63

    1. Provvigioni e mediazione 662. La geografia degli scambi commerciali 683. Metodi di pagamento e strumenti finanziari 71

    3.1. La lettera di cambio e il banco da scritta 72

    Cap. 4. IL MASTRO DELLA FOSCARA 75

    1. La partita doppia e la contabilit del mastro 752. Criteri e norme di trascrizione 793. Edizione ragionata del testo 81

  • GIOVANNI FOSCARI E I SUOI VIAGGI VERSO LE FIANDRE

    VIAGGIO DI FIANDRA 1463-1464 85VIAGGIO DI FIANDRA 1467-1468 211

    GLOSSARIO DELLE MERCI E DELLE OPERAZIONI 397

    INDICE DEI NOMI 405

    INDICE NOMI DI LUOGO 413

    BIBLIOGRAFIA 417

    8 Indice generale

  • PRESENTAZIONE

    Come stato sottolineato in una recente rassegna storiografica suVenezia ed i traffici mediterranei in et moderna, Venezia e il ma-re hanno rappresentato un binomio inscindibile, un legame che per secoli e secoli ha influenzato il volto sociale ed economicodella citt .1

    Almeno fino agli anni Ottanta del secolo scorso la maggior partedei contributi di carattere economico e sociale riguardante la Do-minante hanno avuto a tema i traffici marittimi, con lavori di nu-merosi diversi autori Luzzatto, Lane, Sella, Tenenti e Tucci soloper nominarne alcuni che sono divenuti dei classici della storio-grafia veneta e non solo. Dopo una breve fase di appannamento,coincidente con un boom di contributi relativi allo sviluppo mani-fatturiero sia della capitale che delle citt suddite,2 largomento hariscontrato negli ultimi anni un rinnovato interesse seppur sulla ba-se di significative novit sia per ci che concerne la prospettiva(fortemente influenzata dalle ricerche sulle manifatture a cui si fatto riferimento pocanzi e dal vivace dibattito sorto a livello inter-nazionale sul ruolo innovatore dei mercanti) che la tipologia difonti utilizzate. Se, infatti, da un lato la citt e gli attori dello scam-

    1. A. Caracausi, Venezia e i traffici mediterranei in Et Moderna, Archivio Ve-neto , VI serie, n. 1, Anno CXLII (2011), pp. 7-25, p. 7 per la citazione riportata neltesto.

    2. Si veda il volume At the Centre of the Old World. Trade and Manufacturing inVenice and the Venetian Mainland, 1400-1800, edited by P. Lanaro, Toronto 2006(in particolare il saggio introduttivo della curatrice, eloquentemente intitolato Atthe Centre of the Old World. Reinterpreting Venetian Economic History). Significa-tivo, a commento di questa fortunata e feconda stagione di studi riguardante lim-portante ruolo ricoperto dalle attivit manifatturiere nello sviluppo economico diVenezia e della Terraferma (una stagione di studi non ancora conclusa), quantodichiarato da Stanley Chojnacki e riportato nella quarta di copertina del suddettovolume: After the work ot these scholars, the notion of Venices economy as one-dimensionally anchored in maritime commerce is no longer viable . Per qualcheulteriore considerazione al proposito basti il rinvio a E. Demo-F. Vianello, Mani-fatture e commerci nella Terraferma veneta in et moderna, Archivio Veneto , VIserie, n. 1, Anno CXLII (2011), pp. 27-50.

  • bio sono stati considerati in un contesto pi ampio, allinterno diprocessi dinterazione con la societ ospitante e nelle relazioni an-che con le altre comunit del panorama dellEuropa e del Mediter-raneo ; dallaltro il ventaglio delle fonti compulsate e utilizzate aumentato considerevolmente, affiancando alle fonti di carattereufficiale o istituzionale quelle traibili dagli archivi privati, dai fondinotarili e da quelli giudiziari. Una scelta che ha permesso di mo-strare [ . . . ] la complessit delle azioni economiche degli operatoridantico regime .3

    Sulla base di quanto appena detto, sono stati diversi i nuovi con-tributi editi negli ultimi quindici anni molti dei quali di notevolespessore - aventi per oggetto la politica commerciale e la ristruttu-razione dellemporio marciano nel momento di passaggio dal me-dioevo allet moderna; la progressiva perdita del primato com-merciale, in particolare per ci che concerne il fondamentale ruo-lo di intermediazione tra Oriente ed Occidente, con la gradualescomparsa del sistema fondato sulle galere di stato; il ripiegamen-to della marineria veneta di fronte allemergere di altri pi aggres-sivi ed attrezzati competitors internazionali soprattutto nordeuro-pei; il mutamento degli equilibri nel Mediterraneo alla luce deicambiamenti in atto nelle relazioni politiche intercorrenti tra Vene-zia e lImpero Ottomano e le importanti conseguenze che questomutato panorama ha comportato nei traffici tra Venezia ed il Le-vante; le diverse strategie messe in atto dai mercanti (veneziani enon) al fine di far fronte alle mutate condizioni politiche ed econo-miche, con un particolare occhio di riguardo per le comunit mer-cantili forestiere attive in laguna e cos via. Tutta una serie di con-tributi che non ha solo permesso di approfondire notevolmente leconoscenze in materia, ma ha anche posto nuovi stimolanti quesi-ti per le future ricerche.4

    In questo contesto di estrema vivacit si inserisce appieno il la-

    10 Presentazione

    3. Per questi temi v. Caracausi, Venezia, pp. 7-25 (p. 24 per le citazioni riportatenel testo); cfr. anche il volume Il Rinascimento Italiano e lEuropa, vol. IV, Com-mercio e cultura mercantile, a cura di F. Franceschi, R. Goldthwaite, R. C. Mueller,Costabissara-Treviso 2007.

    4. Caracausi, Venezia, pp. 7-25 con i diversi riferimenti bibliografici ivi riportati.

  • voro di Stefania Montemezzo. Si tratta di unaccurata edizione deiregistri di conto dei viaggi verso le Fiandre compiuti da GiovanniFoscari in due diversi tempi negli anni 60 del Quattrocento, a cuilautrice giovane e promettente dottoranda presso lUniversit diVerona ha accompagnato un denso saggio introduttivo fatto diquattro capitoli riguardanti rispettivamente: Giovanni Foscari: ilmercante; Le galere di stato; Gli scambi con il Nord Europa ed,infine, unattenta analisi della tenuta contabile del mastro dellaFoscara. Un lavoro che sar sicuramente un prezioso strumento adisposizione di chi in futuro vorr ulteriormente approfondire il te-ma dei traffici mercantili marittimi veneziani della prima et mo-derna grazie alla notevole mole di informazioni messe a disposi-zione degli studiosi a proposito delle tipologie di merci oggetto dicompravendita e del loro valore; alle modalit operative in uso perpresidiare i mercati esteri; alle diverse modalit di pagamentoadottate; agli strumenti finanziari utilizzati; alla tenuta di una rigo-rosa contabilit.

    25 gennaio 2013

    Edoardo DemoUniversit di Verona

    Presentazione 11

  • SIGLE E ABBREVIAZIONI

    ASV: Archivio di Stato di Venezia

    DBI: Dizionario Biografico degli Italiani

    GRM: Archivio privato Gradenigo rio Marin

    b./bb. busta/e

    c./cc. carta/e

    d. denari veneziani

    dst. denari sterlini

    grf. groote fiamminghi

    k carta (utilizzato solo allinterno della trascrizione)

    lbr libbra/e (unit di peso)

    lira/e veneziane (unit di conto)

    f. lira fiamminga

    st. lira di sterline (pound sterling)

    n. numero

    p. soldi piccoli veneziani

    reg. registro

    s. soldi veneziani

    sf. schellingen fiamminghi

    sst. schilling di sterline

    Nelle note le citazioni sono sempre in forma abbreviata. Per la forma comple-ta si rinvia alla bibliografia finale.

  • NOTA SULLE MONETE, PESI E MISURE

    Le monetazioni utilizzate nel registro nelle forme sia di conio che di contosono 3: veneziana, fiamminga e inglese. Per quanto riguarda le altre monete,invece, si utilizza solo la forma di conio, per specificare i pagamenti, riportan-do poi tutto alla contabilizzazione veneziana.1

    Monetazione veneziana

    La monetazione di conto utilizzata nel mastro fa riferimento alla lira di gros-si a oro. Questa si basa sul ducato doro, e non sullargento (come era invecela contabilit basata sulla lira di grossi a monete).

    Di conto1 lira f 20 soldi f 240 denari f 7680 piccoli

    1 soldo f 12 denari f 384 piccoli1 denaro f 32 piccoli

    Di conio1 ducato = 6 lire e 4 soldi piccoli

    = 124 soldi piccoli1 lira di grossi a oro = 10 ducati

    = 240 soldi grossi1 ducato = 24 soldi grossi

    Monetazione fiamminga

    La monetazione fiamminga era molto varia e basata su monete di deriva-

    1. Le fonti utilizzate per identificare le monete e le unit di conto sono: F.C. La-ne-R.C. Mueller, Money and banking in medieval and renaissance Venice. Coinsand moneys of account, Baltimore-London, The John Hopkins University Press,1985; Mueller R.C., The Venetian money market: banks, panics, and the publicdebt, 1200-1500, Baltimore, The Johns Hopkins University Press, 1997; J.H. Mun-ro, Wool, Cloth and Gold: the Struggle for Bullion in Anglo-Burgundian Trade,1340-1478, Bruxelles-Toronto, Editions de lUniversit de Bruxelles-University ofToronto press, 1973; P. Spufford, Handbook of Medieval Exchange, London, RoyalHistorical Society, 1986; P. Spufford, Money and its use in Medieval Europe, Cam-bridge, Cambridge University Press, 1988; The Borromei Bank Research Project(Internet), a cura di J. Bolton-F. Guidi Bruscoli, London, Queen Mary University ofLondon, 2005-2007, http://www.history.qmul.ac.uk/research/ borromei/index.html (consultato 27 novembre 2012).

    Ringrazio, inoltre, Edoardo Demo e Francesco Guidi Bruscoli per i preziosi sug-gerimenti.

  • zione locale e straniera (le influenze erano soprattutto francesi e inglesi). Unadelle monete pi importanti per i territori fiamminghi fu il dernier. Questamoneta, con i propri sottomultipli, fin per diventare equivalente al groote o atrasformarsi nella piccola moneta nera utilizzata per gli scambi di minor valo-re, il miten. Il groote, discendente dal gros tournois, divenne allora la monetautilizzata per basare la contabilit locale e i cambi con le monetazioni stranie-re. Sempre basato sul groote era il reale o scudo, usato soprattutto nel sistemadi contabilit e per i cambi con la monetazione inglese.

    Di conto1 lira fiamm. f 20 schellingen f 240 groots oppure 400 penningen

    1 schellingen f 12 groots o 20 penningen

    Il cambio tra valuta fiamminga e veneziana di circa 1 ducato per 48 groots.

    Di conioFerlini = vierlander, altro nome dato allo stuiver o prachi. Si tratta di una

    moneta in argento, che aveva un valore iniziale di due groote. utilizzata sianei pagamenti in moneta che come valuta contabile.

    Marco fiammingo = 1/2 di una libbra fiamminga, utilizzata come valutacontabile. Il valore attribuito nel mastro, in relazione ai groot varia tra 18 e 23grossi fiamminghi per marco.

    Mite fiamminga (argento) = 1/24 di grootRider/rijder/philipphus o chevalier (definito chorona da Foscari) = 48

    groots (oro, con il cambio a 48 groote corrisponde al valore del ducato)Scudo fiammingo = 1/10 di fiamminga o 24 groots (il livello di cambio

    corrisponde, allinterno della monetazione fiamminga, al ducato)

    Monetazione inglese

    La monetazione inglese, basata sul penny sterling di argento, era una dellemonete pi stabili del panorama europeo ed cambiata molto poco nei seco-li. Il sistema inglese di contabilizzazione era piuttosto semplice, e basato suglistessi cambi fissi delle altre monetazioni europee. La principale monta doroinglese era il noble: con il valore di un doppio fiorino, corrispondeva a 3/4 delpound sterling. Nonostante lalto valore del pence sterling, furono poche lemonete coniate con un minor valore. Queste furono lhalf penny e il quarterpenny. A livello contabile era utilizzato anche il mite, con il valore di 1/24 dipenny. Questa moneta era stata presa a prestito dalle vicine Fiandre, che laconiavano con lo stesso valore in rapporto alla monetazione locale.

    Di conto1 pound sterling f 20 schillings f 240 sterlings o pences

    1 schilling f 12 sterlings o pences

    Il cambio tra valuta inglese e veneziana di circa 1 ducato per 40 sterlings.

    Nota sulle monete, pesi e misure 15

  • Di conioNoble di Inghilterra = 2 ducati = 8 sf. e 4 grf. (nel 1463/64)Shilling = 3 groots o 12 pences

    Altre monete utilizzate2

    Per quanto riguarda gli altri ambiti geografici, nel mastro sono utilizzate siavalute di conto che di conio. Per facilitare la comprensione, si specificheran-no i cambi e i valori assegnati nel mastro, elencando inoltre solo le monete ef-fettivamente utilizzate dal mercante.

    Nella penisola ibericaLa situazione spagnola, per quanto riguarda la monetazione, appare piut-

    tosto complicata. A causa della grande frammentazione politica e culturale, lemonete in uso nei territori iberici erano di diversa origine (musulmane e cri-stiane) e diverso valore e cambio. La dobla era in uso, con valori e corrispon-denze diverse, in tutta la penisola. I maravedi, pur essendo stati coniati per uncerto periodo in Spagna, divennero presto una moneta di conto. Il castellano,che corrisponde probabilmente al Real, era invece moneta corrente.

    Valuta di conto1 maraveda f 10 dineros

    Di conio (e di conto)Dobla/dobra f 1,25 castellani f 300 maravedi

    1 castellano f 240 maravedi

    Cambi internazionali1 castellano = 50 groote fiamminghi1 ducato = 160 maravedi (1463)

    = 260 maravedi (1467)1 doble = 1,125 ducati o 27 denari veneziani1 enrico di Spagna = 1 ducato, 9 soldi, 12 denari

    In BarbariaLa moneta doro ufficiale sulla quale si basava la valuta dei regni musulma-

    ni del Nord Africa e della Spagna era la dobla di dinar (che equivaleva a duedenari). Il sistema di conto, invece rimaneva simile a quello adottato anchedai regni cristiani di Spagna.

    16 Nota sulle monete, pesi e misure

    2. P. Spufford, Handbook of Medieval Exchange, London, Royal Historical So-ciety, 1986; P. Spufford, Money and its use in Medieval Europe, Cambridge, Cam-bridge University Press, 1988.

  • Valuta di conto1 dobla f 8 dinar di dirham

    1 dinar f 10 dirham

    Cambio con il ducatoDobla= 27 o 28 denari veneziani.Dinar (o morabettino, per gli europei) = 3 denari veneziani (cifra soggetta a

    leggere variazioni)Zervi = denominazione europea del dirham (1/10 si morabettino)

    In SiciliaDal 1282 la Sicilia bas la propria monetazione sui pierali o raonesi dar-

    gento, che erano anche nominati carlini di Sicilia (avevano, infatti, almeno al-linizio, lo stesso valore dei carlini napoletani).

    Valuta di conto1 oncia f 30 tari f 60 raonesi meno 4 grani

    1 tareno f 20 grani1 grano f 1 soldo e 6 denari

    Cambio con il ducato1 ducato = 16 carlini (1463);

    = 19 carlini (1468).

    PESI3

    Venezia

    Libbra sottile veneziana = 0,30 kgLibbra grossa veneziana = 0,477 kgMarco per le gioie = 238,5 grammi

    Nota sulle monete, pesi e misure 17

    3. Molte misure possono variare su base temporale o geografica. Si dar contodelle misure effettivamente utilizzate nel registro, segnalando in nota, ove presen-ti, eventuali oscillazioni del valore. Quando non diversamente specificato, vengo-no usate le misure veneziane.

    Le opere utilizzate, in modo congiunto, per la redazione della nota delle misure,nel suo insieme, sono: B. Paxi, Tariffa del pexi e mesure con gratia e privilegio, Ve-nezia, 1503; G. Badoer, Libro dei conti di Giacomo Badoer (Costantinopoli 1436-1440), a cura di G. Bertel, Padova, Esedra, 2002; F. Borlandi, El libro di merca-tantie et usanze de paesi, Torino, Lattes, 1936.

  • Peso grosso1 libbra f 12 once

    1 oncia f 192 carati1 carato f 4 grani

    Peso sottile1 libbra f 12 once

    1 oncia f 8 dramme1 dramma f 3 scrupoli

    1 scrupolo f 20 grani

    Per i preziosi1 marco f 8 once

    1 oncia f 4 quarti (144 carati)1 quarto f 36 carati

    1 carato f 4 grani100 libbre grosse = 158 libbre sottili1 carica4 f 400 libbre sottili1 centinaio f 100 libbre sottili

    Bruges

    Libbra fiamminga (0,46 kg)per le spezie non soggette a setacciamento = 17 once, 3 sazi5

    per le spezie soggette a setacciamento = 17 once, 1 sazio6

    Carica f 400 libbre f. f 5600 once1 libbra f 14 once

    Per la lana1 sacco di lana f 60 chiovi f 360 libbre

    1 chiovo f 6 libbrePeso7 = 180 libbre f. 100 libbre sottili veneziane

    per le spezie non soggette a setacciamento = 68-69 lire fiamminghe per le spezie soggette a setacciamento = 63-64 lire fiamminghe

    18 Nota sulle monete, pesi e misure

    4. Utilizzata per il pepe tondo e le garbellature.5. Tra le altre, verzino e aloe. 6. Tra le altre, pepe, cannella e zenzero sono spezie setacciabili. 7. Utilizzato per cera, stagno, grasso, sego.

  • Inghilterra

    Centinaia f 100 libbre8f 108-112 libbre (per le spezie)

    100 libbre sottili veneziane = 60-62 libbre inglesi100 libbre sottili veneziane

    per le spezie non soggette a setacciamento = 64 libbre inglesiper le spezie soggette a setacciamento = 56 libbre inglesi

    100 libbre inglesi = 96 libbre grosse veneziane

    Per la seta crudaLibbra 1 inglese di sete crude = 2 libbre sottili veneziane

    Per la lanaSacco di lana = 330 libbre grosse veneziane1 sacco di lana f 52 chiovi f 364 libbre

    1 chiovo f 7 libbre

    Orano

    La citt utilizza cinque tipi di canteri: da rame, da spezie, da cere, da cotone,del guado.Cantaro da spezie = 216-217 libbre sottili veneziane1 cantaro f 4 rove Cantaro da cere = 200 libbre grosse veneziane

    = 316 libbre sottili veneziane1 cantaro f 6 rove Cantaro da cotone = 257-160 libbre sottili veneziane

    = 164 libbre grosse veneziane1 cantaro f 5 rove

    Penisola iberica (con riferimento al Regno di Granata)

    Cantaro = 175 libbre sottili veneziane9

    1 rotolo = 21,25 once li libbre sottili= 13,25 libbre grosse

    Per le spezie 10

    Cantaro f 100 rotoli 1 rotolo f 15 once

    100 libbre grosse veneziane = 90 rotoli

    Nota sulle monete, pesi e misure 19

    8. Il valore delle libbre per centinaio pu variare (e superare le 100 libbre, so-prattutto nel caso delle spezie, della frutta secca e della seta).

    9. Riguardo a queste corrispondenze, le differenze tra citt sono di minima entit. 10. Lammontare dei rotoli pu variare in base alla merce.

  • Per le granaglie1 cafisso f 12 fanecchePer la lana: 40 rove = 1000 libbre grosse veneziane1 cantaro f 4 rove

    Sicilia

    Cantaro = 260 libbre sottili veneziane= 163-164 libbre grosse veneziane

    Cantaro grosso: 185 libbre grosse veneziane (utilizzato a Messina per carne,formaggi e alimenti di non alto valore unitario)100 libbre grosse veneziane = 6 canteri e 7 rotoli (a Messina)1 cantaro f 100 rotoli f 3000 once

    1 rotolo f 30 onceLoro filato era venduto in Sicilia a once, quarti e carati (1 lira doro venezianacorrispondeva a 11 once, 3 quarti, 10 carati siciliani)

    Tunisi

    Cantaro = 106-107 libbre grosse venezianeRotolo = 1 lira, 8,5 once sottiliCantaro f 100 rotoli11 f 36000 miglioresi

    1 rotolo f 360 miglioresi100 libbre grosse veneziane = 93,5 rotoli100 libbre sottili veneziane = 59,5 rotoli

    MISURE

    MISURE DI CAPACIT

    Venezia

    Per gli aridiMoggio = 347,8 litri1 moggio f 4 staia

    1 staio f 2 mezzeni

    Per i liquidiBotte f 10 mastelli = 751 litri

    f 2 caratelliBarile f 6 secchie = 64 litri

    20 Nota sulle monete, pesi e misure

    11. In alcuni casi lammontare dei rotoli per carato superiore, ma non nel casodelle merci trattate nei presenti registri.

  • Inghiltera

    Per i liquidi (eccetto la birra)Tonnellata (tun): 1145 litriIl valore della pipa variava a seconda dei tipi di vino, in base al loro valore sulmercato inglese. 1 tonnellata f 2 pipe1 pipa di vino marsala = 98 galloni

    = 422,5 litri

    Sicilia

    Per gli aridiSalma grossa = 4 stara venezianeSalma sottile = 3 stare, 1 quarto da Venezia1 salma f 4 bisacce f 16 tumani/tomoli

    1 bisaccia f 4 tumani/tomoli

    Per i liquidiBotte: 1100 litri circa1 botte f 4 salme f 32 barili

    1 salma f 8 barili 1 barile f 2 quartare

    Tunisi (e altri porti nord-africani)

    Per le granaglie:Cafiso: 4,5 stera di Venezia1 cafiso f 20 iube

    MISURE DI LUNGHEZZA (PER LE STOFFE)

    Braccio da lana = 68 cmBraccio da seta = 63 cm1 braccio f 4 quarte

    f 12 once

    Bruges

    Panni di produzione fiammingaMarchio f 4 fortoni f 16 lotti

    1 fortone f 4 lotti1 lotto f 7,5 sterlini

    Nota sulle monete, pesi e misure 21

  • Inghilterra

    Verga (Ell) = 102 cmCentinaio f 120 alle

    1 alla f 5 quarte100 verghe londinesi = 133 braccia veneziane100 braccia veneziane = 74 verghe londinesi

    Carisee1 pezza londinese = 18 verghe inglesi

    = 24 braccia veneziane

    Frisetti1 godo londinese = 2 braccia da lana veneziane

    Panni di seta100 braccia da seta veneziane = 67 verghe londinesi1 verga londinese = 1,5 braccia da seta veneziane

    Penisola iberica (con particolare riferimento al Regno di Granada)

    Le stoffe si vendono a ritagli, a vara.I panni di seta si vendono al braccio veneziano da seta (63,8 cm)

    In Sicilia

    Canna: 3 braccia (sia per i panni di lana che per la seta, equivalente a circa duemetri)1 canna f 8 palmi

    1 palmo f 12 once

    Tunisi (e altri porti nord-africani)

    Pico di seta: 2/3 di braccio di seta veneziane (45 cm circa)Canna di lana: 3,25 braccia veneziane1 pico f 4,5 canne

    1 canna f 8 palmi100 braccia (panni da seta) veneziani: 129-130 pichi100 braccia (panni di lana): 30-31 canne

    22 Nota sulle monete, pesi e misure

  • INTRODUZIONE

    Nel Medioevo i mercanti italiani furono attenti osservatori deicontesti economici nei quali si trovarono a operare. La compren-sione e il controllo delle circostanze che potevano influire sui lorointeressi furono di stimolo per la stesura in forma scritta dei loro ri-cordi, tramite lettere, carteggi, ricevute e libri contabili. Queste pra-tiche furono alla base del loro successo nellattivit mercantile edella competitivit sui mercati internazionali. Questo tipo di docu-mentazione non si sempre conservata e le motivazioni sono di-verse.1 Questo fatto ancor pi vero per larea veneta, dove gli ar-chivi mercantili famigliari sono stati oggetto di numerose opera-zioni di scarto nel corso dei secoli.

    Appare un caso fortunato, dunque, la conservazione di un ma-stro contabile relativo a due viaggi verso le Fiandre del nobile ve-neziano Giovanni Foscari, nel 1463-64 e in seguito nel 1467-68. Inentrambi i casi, Foscari ebbe il comando di una delle galere facen-ti parte della muda diretta verso le Fiandre e lInghilterra, e moltinobili veneziani gli affidarono lincarico di vendere e acquistaremerci in loro nome. Per il patrono della galera divenne quindi ne-cessario tenere un quaderno, nel quale registrare tutte le transazio-ni effettuate per conto proprio e altrui. I resoconti dei due viaggisono conservati allinterno dello stesso registro. Ci probabil-mente dovuto al fatto che i registri furono copiati, in un momentosuccessivo ai viaggi, in un unico quaderno.

    Il presente studio strutturato in quattro capitoli. Il primo de-dicato allambiente familiare del patrono della galera, Giovanni Fo-scari. Egli apparteneva a una delle famiglie pi importanti di Vene-zia, i cui membri avevano conseguito fortune politiche, arrivandoa occupare alte cariche allinterno del governo, ed economiche,grazie ai successi in campo mercantile. Il secondo capitolo divisoinvece in due paragrafi. Il primo una panoramica sul sistema dinavigazione pubblico che il governo lagunare aveva allestito per

    1. A solo titolo di esempio si veda Tucci, Costi e ricavi, p. 110.

  • rendere i mercanti veneziani competitivi sui mercati internaziona-li. Per le merci pi preziose era stato reso obbligatorio il trasportosu galere statali armate, che praticavano una navigazione di con-serva. Questo fu il sistema delle mude che per due secoli, dal XIVal XVI, garant regolarit e sicurezza ai commerci veneziani. Il se-condo paragrafo si occupa invece pi dettagliatamente del viaggioverso le Fiandre, descrivendo i porti di sosta e il loro ruolo.

    Il capitolo successivo costituisce una vera e propria presentazio-ne dei mastri. Dopo una breve analisi delle merci caricate a bordodella Foscara, stato affrontato il problema delle provvigioni, cheil patrono percepiva per la mediazione fornita sui mercati interna-zionali, soggetta anche a importanti variazioni. Il secondo paragra-fo studia invece i prodotti in relazione al luogo, ai compratori e aiprezzi. Lo scopo di capire in quali porti fossero concentrati gli in-teressi dei mercanti veneziani e, viceversa, quali luoghi traesseromaggior vantaggio dal passaggio delle galere. Seguendo questopercorso risultava interessante analizzare i contatti commerciali in-trattenuti durante i viaggi. Lultima parte del capitolo si occupa de-gli strumenti finanziari usati dal mercante sulle piazze, soprattutto,Nord europee. In ogni sezione si dato conto della pratica conta-bile usata da Foscari per i diversi tipi di transazione, per permette-re al lettore una pi agevole lettura del testo.

    Il quarto capitolo costituisce la sezione centrale del lavoro, ine-rente la trascrizione dei mastri. Un primo paragrafo dedicato alla partita doppia e alle regole di contabilit utilizzate nel registro. Inseguito sono riportati i criteri e le norme di trascrizione seguite euna breve descrizione del manoscritto. Le successive pagine sonodedicate alledizione del testo.2

    24 Introduzione

    2. Questo lavoro tratto in parte dalla mia tesi di laurea specialistica, discussapresso lUniversit degli Studi di Padova (a.a. 2009-2010), rel. prof. Giuseppe Gul-lino, che ringrazio per avermi incoraggiata ad approfondire la ricerca, il cui esito costituito dal presente libro. I due viaggi di Fiandra erano stati in precedenza og-getto di studio, con particolare riferimento allanalisi dei costi e dei ricavi della ga-lera, nel lavoro di A. Roldo, La gestione economica dei convogli veneziani: costi ericavi di due galere di Fiandra nel secondo Quattrocento, Tesi discussa alla Facol-t di Lettere e Filosofia, rel. prof. R.C. Mueller, Universit degli Studi Ca Foscari diVenezia, A.A. 2004-2005.

  • CAPITOLO 1

    GIOVANNI FOSCARI: IL MERCANTE

    1.I Foscari di San Simeon Piccolo

    I Foscari, pur essendo insediati entro le lagune fin dallXI secolo,non fanno parte delle famiglie dette vecchie alle quali attribui-ta la fondazione di Venezia. Insediati nella contrada di San Simeon,in un ampio lotto di terreno prospiciente il Canal Grande,1 la fami-glia viene iscritta al patriziato veneziano in occasione della storicaSerrata del Maggior Consiglio (1297-1323).2

    Nonostante la continua presenza sulla scena veneziana e il sem-pre maggior coinvolgimento nelle magistrature politiche, i Foscarimostrarono un particolare interesse per la cosiddetta Terraferma egli investimenti fondiari, muovendosi in controtendenza con lamaggioranza delle altre famiglie patrizie veneziane, che andavanolegando le loro fortune alle attivit mercantili. Questo loro orienta-mento, che ha delle connotazioni politiche oltre che economiche, espresso in modo evidente da Nicol Foscari (1295 ca.-1341):egli acquist un feudo di notevole estensione a Zelarino (poco anord di Mestre), quando questo territorio era ancora soggetto alpotere imperiale.3

    I Foscari divennero, dopo il loro trasferimento in laguna, unadelle famiglie di spicco allinterno del patriziato. Le antiche originie la fedelt nei confronti Serenissima permisero ai suoi membri diaffermarsi sia in campo politico che economico, tanto nella diplo-mazia, quanto nella mercatura.

    Il membro probabilmente pi illustre e conosciuto della famigliafu il figlio di Nicol Foscari e Caterina Michiel, Francesco. Nato nel1373, entr in politica nemmeno trentenne, dopo il matrimoniocon Maria Priuli e senza aver mai praticato la mercatura, attraverso

    1. Di fronte allattuale Stazione Ferroviaria, in una posizione non di prestigio mamolto comoda per i collegamenti con la terraferma.

    2. Chojnacki, In Search of the Venetian Patriciate, pp. 47-90; Romano, The Like-ness of Venice, pp. 3-4.

    3. Gullino, La saga dei Foscari, pp. 22-23.

  • la quale, invece, il padre aveva consolidato il patrimonio familiare.Dopo aver fatto parte di diverse magistrature ed essersi distinto incampo militare in varie occasioni, dal 1412 Francesco riusc a dareuna svolta alla propria carriera. Grazie, infatti, al ritiro dalla politicadel padre e dello zio Franzi,4 che con la loro presenza bloccavanolaccesso alle maggiori cariche in seno al governo marciano di altrimembri della famiglia, Francesco pot aspirare alle pi importantimagistrature.5 Nel 1423 il nobile riusc a divenire doge, contro il pa-rere di Tommaso Mocenigo. Questi vedeva nel procurator zoveneuna minaccia per la stabilit della Dominante, che doveva, secon-do il vecchio doge, mantenere il proprio equilibrio grazie alle atti-vit marittime. A dimostrazione che le paure di Mocenigo avevanoun certo fondamento, Francesco, negli anni del proprio dogado,sostenne unattiva politica espansionistica verso lentroterra vene-to e friulano.6

    Se la vita pubblica del doge fu caratterizzata, seppure con alti ebassi, dal successo, quella privata fu invece costellata da non po-che sofferenze. Quattro dei cinque figli morirono a causa della pe-ste, mentre lultimo erede superstite Jacopo fu coinvolto in treprocessi. Le difficolt causate dalle vicende processuali di Jacopo(che fin con lessere esiliato a Candia) e i sempre maggiori proble-mi di salute spianarono la strada alla fine del dogado di Foscari. Suimposizione del Consiglio dei Dieci, infatti, il 22 ottobre 1457 Fran-cesco dovette lasciare per sempre palazzo Ducale.7 La Venezia cheFrancesco si accingeva a lasciare nel 1457 non era la stessa cheaveva trovato allinizio del suo dogato: in 34 anni infatti la Repub-blica aveva profondamente mutato il proprio aspetto. Limpegnomilitare profuso della Repubblica in Terraferma, ricca di opportu-nit politiche e, soprattutto, economiche, aveva portato alla con-quista di Veneto, Friuli e parte della Lombardia. Foscari, infatti,

    26 Giovanni Foscari. Viaggi di Fiandra

    4. I due gli avevano comunque procurato i legami necessari al successo politico.Romano, The Likeness of Venice, pp. 1-9.

    5. Era vietata la presenza, contemporanea, di troppe persone legate da parente-la nelle pi alte cariche di governo. Gullino, Nicol Foscari, in DBI, pp. 333-35;Gullino, Foscari Francesco, in DBI, pp. 304-6.

    6. Girgensohn, Kirche, Politik, pp. 756-83; Lane, Storia di Venezia, pp. 265-72.7. Per unarticolata spiegazione delle vicende, anche familiari, di Francesco Fo-

    scari, si veda Romano, The Likeness of Venice, in particolare, pp. 179-253.

  • considerava di fondamentale importanza la possibilit di controlla-re i rifornimenti di materie prime, come viveri (granaglie e bestia-me), legname e acqua dolce. Inoltre, si prospettava lopportunitdi sfruttare lo sviluppo manifatturiero delle citt di terraferma perincrementare i traffici internazionali. Sarebbe stato possibile uni-formare i dazi permettendo anche il controllo delle vie terrestri cheportavano ai mercati occidentali (sbocco per lo scambio di spezie,tessuti e metalli). Alla fine dei 34 anni di governo di Francesco Fo-scari, il pi lungo dogado della storia veneziana, Venezia si ritro-vava a essere non pi una potenza marittima, ma uno stato regio-nale, che avrebbe presto dovuto affrontare i problemi portati dallapolitica di potenza su larga scala che si sarebbe di li a poco inau-gurata.8

    Fratello minore di Francesco era Marco, padre di Giovanni, il re-dattore dei mastri qui editi.9

    Forse oscurato dalla fulminea carriera del fratello maggiore,Marco si dedic soprattutto alla mercatura, cos come avevano fat-to in precedenza il padre Nicol e lo zio Franzi. La sua carriera po-litica inizi nel 1425 dopo lascesa a Palazzo ducale del fratello e lascomparsa dello zio. Dagli anni Trenta del XV secolo il suo cursushonorum sub una svolta. Fino agli anni Cinquanta, collezionunaltissima serie di incarichi, svolgendo le funzioni, fra le altre, diProcuratore di San Marco e Savio del Consiglio. La sua carriera po-litica in seguito declin, probabilmente anche a causa delle vicen-de che riguardarono il fratello Francesco. Nel febbraio del 1463, in-fine, si ritir definitivamente dallimpegno nella vita pubblica.10

    Nel 1417 Marco aveva sposato Margherita Marcello. Fra i figli na-ti da questunione (circa una decina), le maggiori informazioni at-tualmente disponibili riguardano Pietro, Alvise e Giovanni. La nu-merosit della discendenza di Marco, e la necessit probabilmentedi avere una dimora separata e degna di un doge, aveva spinto il

    Cap. 1. Giovanni Foscari: il mercante 27

    8. Knapton, Venezia tra apogeo e declino, pp. 129-49; Romano, The Likeness ofVenice, pp. 13-16.

    9. Gullino, Francesco Foscari, in DBI, pp. 306-14; Zorzi, La Repubblica del leone,p. 239.

    10. Gullino, Marco Foscari, in DBI, pp. 325-28; Romano, The Likeness of Venice,pp. 318-19.

  • ramo ducale della famiglia a lasciare il palazzo di San Simeon Pic-colo per trasferirsi a San Pantalon. Il ramo del procuratore Marco ri-mase, invece, nella dimora degli avi.11

    Il primo dei figli che abbiamo menzionato e di cui abbiamo no-tizie certe Pietro. Nato negli anni Venti del Quattrocento, fu av-viato ben presto alla carriera ecclesiastica. Nel 1447, ancora moltogiovane, approd al primicerio di San Marco, grazie allo zio doge,e fu nominato protonotario apostolico da papa Niccol V. Non-ostante le brillanti premesse, labdicazione forzata dalla carica didoge di Francesco fren la sua carriera e fino agli anni Sessanta delsecolo non ebbe ulteriori incarichi di rilievo. Durante questo pe-riodo di forzato riposo, Pietro consegu il dottorato in diritto ca-nonico a Padova e si leg a umanisti e letterati del calibro di LauroQuerini, Pietro Barozzi ed Ermolao Barbaro. Nel 1468 fu designatocardinale, anche se dovette attendere ben nove anni per vedere ri-conosciuta la propria posizione e lasciare il primicerio di San Mar-co, nel 1477. Nel frattempo, comunque, Foscari continu a ricopri-re un ruolo importante nei rapporti tra il papato e Venezia. Nel1481, come ricompensa per il buon operato svolto, gli venne con-ferito il vescovato di Padova, un vero beneficio di rango cardinali-zio. Nonostante la lunga attesa per vedere riconosciuto il proprioruolo, Pietro non pot goderselo a lungo. Mor, infatti, appenaquattro anni dopo.12

    Per quanto riguarda il secondo fratello, Alvise, abbiamo notiziemeno abbondanti. Nato nel 1428, spos Orsa Lippomano, dallaquale ebbe due figli, Domenico e Francesco. Dedic molta partedella sua vita alla mercatura: socio in affari con Giovanni, fece unadiscreta fortuna. A dimostrazione del rapporto che legava i fratelli,alla morte di Giovanni, Alvise fu nominato tutore dei nipoti, Ago-stino e Marco.13 Non disdegn, per, la vita politica, divenendo se-natore negli anni Settanta.14 Mor nel 1481, a soli 53 anni.

    28 Giovanni Foscari. Viaggi di Fiandra

    11. Gullino, La saga dei Foscari, pp. 85-95.12. Del Torre, Pietro Foscari, in DBI, pp. 341-44 e Gullino, Marco Foscari, pp.

    14-15.13. Un tutor piuttosto controverso se i nipoti fecero successivamente causa allo

    zio e ai cugini, per la cattiva gestione dellappalto dei coralli. ASV, GRM, b. 246/5. 14. Secondo il Barbaro. ASV, Barbaro-Tasca, Arborii de Patritii Veneti.

  • 2.Giovanni Foscari di Marco

    La sopravvivenza del ramo di San Simeon della famiglia Foscarisi deve a Giovanni. Nato negli anni Trenta del Quattrocento, nel1462 sposa Paola, figlia di Triadano Gritti, un importante mercantee uomo politico appartenente a una delle famiglie pi ricche e invista della Venezia dellepoca. Gritti seppe dividere la propria vitatra mercatura e limpegno sulla scena pubblica. Grazie allespe-rienza maturata in campo mercantile (dovuta anche al ruolo di vi-sdomino al fondaco dei Tedeschi), Triadano riusc dagli anni Tren-ta del Quattrocento a ricoprire ruoli sempre pi importanti nellascena pubblica veneziana. Per ben due volte, nel 1458 e nel 1473,rientr fra i quarantuno elettori del doge.15

    La parentela con la famiglia Gritti risult molto utile a GiovanniFoscari. Come vedremo, subito dopo il matrimonio ottenne perdue volte lappalto di una galera per le Fiandre, una regione fon-damentale tanto per gli affari di Giovanni che per quelli del suoce-ro.16 Dallunione con Paola Gritti nacquero tre figli: Elisabetta,Agostino, Marco.

    La primogenita Elisabetta, nata durante il primo dei due viaggidel padre, spos Andrea Foscolo nel 1494, con una dote di ben4.000 ducati doro.17 Tale Andrea, figlio di Marco, era un ricco e in-fluente membro dellaristocrazia veneziana la cui lunga carrierapolitica favor in seguito lesordio del figlio Nicol sulla scena pub-blica. Il matrimonio con Elisabetta e il legame creatosi con i Fosca-ri favorirono inoltre iniziative economiche fra le due famiglie, tra lequali, ad esempio, la fondazione di una societ mercantile con ilcognato Marco.18

    Agostino, secondogenito di Giovanni Foscari e Paola Gritti, nac-que allincirca fra il 1465 e il 1467. Rimasto orfano a soli quattordi-ci anni, assieme al fratello Marco fu posto sotto la tutela dello zioAlvise e, dopo la morte di questultimo (1481), dello zio Pietro.Agostino non sembra aver ricoperto alcuna carica politica, eredi-

    Cap. 1. Giovanni Foscari: il mercante 29

    15. Gullino, Triadano Gritti, in DBI, pp. 753-56. 16. Gullino, Triadano Gritti, in DBI, pp. 753-56.17. ASV, GRM, b. 251.18. Gullino, Andrea Foscolo, in DBI, pp. 453-54; Gullino, Marco Foscari, p. 27.

  • tando probabilmente dal padre linteresse per la mercatura. Dopoessersi emancipato dalla tutela dello zio Pietro (1486), continuper circa un decennio lattivit mercantile familiare assieme al cu-gino Domenico, figlio di Alvise.

    Marco era il pi giovane dei tre fratelli, ma divenne uno dei mag-giori esponenti della Venezia del primo Cinquecento. A causa pro-babilmente dei problemi politici coi turchi e del conseguente bloc-co dei traffici, decise di entrare in politica, pur non trascurando maidel tutto la mercatura. Abile e spregiudicato, seppe approfittare an-che delle situazioni che non prospettavano felici esiti. Lo scarso fa-vore che riscuoteva presso i suoi concittadini, per, non facilitcerto la sua carriera. Nemmeno linfluente parentela, acquisita gra-zie al matrimonio contratto nel 1500 con Orsa Cappello, riusc adaiutarlo: il suo carattere alle volte arrogante non gli catturava certotroppe simpatie.19

    La svolta per la sua carriera avvenne qualche anno dopo, nel1515, quando fu nominato Avogador de Comun. Grazie a tale inca-rico, Marco riusc a raccogliere ampi consensi tra una popolazioneche necessitava di un ritorno alla normalit dopo i terribili anni do-vuti alla guerra di Cambrai e alla riconquista della terraferma. Non-ostante un carattere un po bizzarro, continu a ricoprire impor-tanti cariche per la Repubblica, in particolare nelle relazioni inter-nazionali. Mor nel 1551, lasciando una numerosa prole.20

    Visti i successi politici di molti membri della famiglia, tra cuiquelli del padre e dello zio Francesco, interessante capire il mo-tivo che spinse i fratelli Giovanni e Alvise a intraprendere una car-riera principalmente mercantile.

    Gli incarichi pubblici furono pochi: Giovanni fu provveditore al-larmar nel 147721 e capitano di una nave durante una guerra con-to i turchi.22 Alvise, invece, non sembra aver ricoperto ruoli pub-

    30 Giovanni Foscari. Viaggi di Fiandra

    19. Gullino, Marco Foscari, in DBI, pp. 328-33.20. Gullino, Marco Foscari, in DBI, pp. 328-33.21. Ufficiali che curavano larmamento e lapprovvigionamento della flotta mili-

    tare. Gullino, Marco Foscari, p. 18; Sanudo, Vite dei dogi, p. 96.22. Tali incarichi potrebbero essere stati procurati dal suocero, Triadano Gritti,

    che fu eletto capitano generale da Mar nel 1473. Gullino, Triadano Gritti, in DBI,p. 755.

  • blici, anche se, secondo Barbaro, fu senatore ed elettore del dogeNicol Marcello.23 Di una sua nomina a tale carica, per, non vi so-no tracce. Nemmeno nella Vite dei dogi di Sanudo, Alvise mai ci-tato. Barbaro potrebbe dunque aver confuso il nostro Alvise Fo-scari con Alvise Foscarini che, infatti, fu procuratore e senatoreproprio in quegli anni.24

    I fratelli ricoprirono, dunque, solo qualche incarico, ma non in-trapresero una vera carriera politica. E una tale scelta potrebbe nonessere stata del tutto volontaria, ma legata a fatti riconducibili allevicende familiari e, in particolare, alle ripercussioni sullintera fa-miglia di quanto accaduto al doge Foscari e al figlio Jacopo. Gli an-ni propizi a un esordio nella scena pubblica da parte dei fratelli sa-rebbero stati quelli a cavallo della met del XV secolo. Tuttavia ilperiodo coincide proprio con i tragici momenti dei processi al cu-gino Jacopo e dellabdicazione dello zio Francesco. La probabileimpossibilit di far carriera, resa evidente anche dallinsabbiamen-to della carriera ecclesiastica di Pietro, ha probabilmente spintoGiovanni e Alvise ad impegnare le proprie capacit nel settoremercantile, al quale i Foscari dovevano la propria ricchezza. In ef-fetti, parte delle fortune della famiglia provenivano dai successi delnonno Nicol che, col fratellastro Franzi, ebbe forti interessi nel Le-vante.25 Un momento poco favorevole, quindi, potrebbe aver por-tato Giovanni lontano dalla carriera politica, verso la riscopertadelle fortune mercantili.

    Lattivit commerciale praticata da Giovanni Foscari ha lasciatodiverse testimonianze. Di particolare importanza sono i mastri ri-guardanti due viaggi verso le Fiandre, di cui egli fu patrono, nel1463-1464 e nel 1467-1468.26

    Dopo aver ottenuto lappalto della galera, nel luglio del 1463Giovanni salp da Venezia con una nave carica di mercanzieorientali, manufatti veneti e prodotti italiani, per rientrarvi un annoe mezzo dopo, alla fine del 1464. Stessa durata ebbe il secondo

    Cap. 1. Giovanni Foscari: il mercante 31

    23. ASV, Barbaro-Tasca, Arbori de Patritii Veneti, c. 513.24. Sanudo, Vita dei dogi, p. 196.25. Romano, The Likeness of Venice, pp. 5-10.26. ASV, GRM, b. 250, reg. 2; Roldo, La gestione economica.

  • viaggio verso il Nord Europa: partenza alla met di luglio 1467 e ri-entro tra il 14 e il 18 novembre 1468. Durante la traversata, i com-piti del patrono furono soprattutto di gestione della nave e delle-quipaggio: pagamento del personale di bordo, acquisto di viveri,pagamento delle tasse e gabelle dentrata nei diversi porti, control-lo della riparazione della nave.27 Quale uomo daffari, tuttavia, ilruolo pi importante per Foscari era quello di agente e mediatorenella vendita e nellacquisto di merci e materie prime per moltecompagnie veneziane. Dalle scritture contenute nei quaderni, possibile ricostruire parte dei legami commerciali e personali diGiovanni, con mercanti stranieri o veneziani residenti allestero.Ci potr aiutare a spiegare alcune scelte compiute durante il viag-gio verso le Fiandre, come quella di costeggiare lAfrica, prima difare rientro a Venezia, in entrambi i viaggi. Come vedremo nel ca-pitolo terzo, il contatto con le coste africane rispondeva a grossemotivazioni di carattere economico, in particolare visti gli interessiche legavano la fraterna Foscari ai mercanti genovesi (molto pre-senti in Nord Africa) per il commercio del corallo.28

    Un altro documento che parla delle attivit praticate da Giovan-ni, e legato ai viaggi verso le Fiandre, una lettera spedita da Ma-rino Dandolo ai consoli veneziani a Londra. Nel documento29

    Dandolo dichiara di aver acquistato dello spazio sulla galera Fo-scara, per il viaggio di ritorno verso Venezia. Laccordo, a detta diDandolo, pareva chiaro: i panni dovevano essere condotti a Tuni-si, dove li attendeva Piero Contarini per occuparsi delle vendite.Linvenduto di Tunisi doveva poi essere portato a Siracusa, e livenduto. Secondo Dandolo, Foscari avrebbe addebitato ai pannivenduti a Siracusa un doppio nolo, che non era stato menzionatonei patti iniziali. Marino, che nella contabilit dato in partnershipcon Francesco Dandolo, avrebbe dovuto pagare, secondo il ma-

    32 Giovanni Foscari. Viaggi di Fiandra

    27. Sacerdoti, Note sulle galere, p. 95.28. ASV, GRM, b. 246, fogli sparsi, Lettera a Giovanni Foscari a Damasco, 1476;

    ASV, GRM, b. 246, fasc. 5, Dichiarazione di Marco Foscari in occasione della causacontro la gestione della commissaria di Giovanni; Tenenti-Vivanti, Le film dungrand systme, p. 84.

    29. Che probabilmente databile ai primi mesi del 1465. ASV, GRM, b. 196/6.

  • stro, ben 17 ducati.30 Purtroppo non abbiamo notizie di come lacontesa fin.

    Sempre riguardo allattivit commerciale di Giovanni Foscari,sono giunti a noi alcuni documenti dei primi anni Settanta. Del set-tembre 1472 una procura fatta da Foscari ad Ambrogio da Molin.Questultimo era in partenza verso Beirut con le galere di stato, eFoscari gli affidava non solo diverse partite di panni ma lintero gi-ro di affari in Oriente. Tra i due sembra esserci una buona cono-scenza e fiducia stando alle parole di Giovanni quando dice or iovoglio abi di tutto ogni piena libertta / per che io fazo quello stimadela tuo persona quanto dila mia . Del dicembre dello stesso anno invece una lettera scritta da Alvise Foscari, fratello e socio, da Ve-nezia e indirizzata a Giovanni a Damasco. Nella lettera si menzio-nano diversi affari, sia di carattere personale che commerciale. Ciche importante notare che Giovanni, appena un paio di mesidopo aver redatto la procura per Ambrogio da Molin, si trova in Si-ria, esattamente dove ha un agente. Ci pu forse essere spiegatoda una lettera del 1476, scritta da da Molin e indirizzata a Foscari,che stavolta si trova a Venezia. Nella missiva Ambrogio menzionainnanzitutto la morte del padre, che lo ha straziato, e continuachiedendo perdono per il proprio comportamento a Giovanni, chedice di considerare come un secondo padre: siate plui che zerttodi notandovi che la vita mie et il viver mio e mollto mudatto, et de-spiazime assai dila poche opinion fatte di me, che mai non lariechreduto, ne che non vi aste fidate del mio scriver sinzero senze sa-gramente. Or grande admirattion prezontto vi prendo, e podettecreder quel vi piaze perche son atto a partir con vui tutto et esserpaziente fine chel sior Idio vi mutera da questa vostri malle hopi-nion, et he hore vi lo voiudo afermar per sagramento a io una all-tra fiada me possiatte creder una busie .31 Che cosa aveva fattoAmbrogio per dover chiedere perdono a Foscari con tanta vee-menza? Nella lettera egli dice non solo di non aver risposto a di-verse missive ma, fa intendere, di non essersi sempre comportato

    Cap. 1. Giovanni Foscari: il mercante 33

    30. ASV, GRM, b. 196/6. Il conto cui fa riferimento Dandolo si trova nel mastro ac. XXXVI

    31. ASV, GRM, b. 246, fogli sparsi.

  • negli interessi di Foscari. Gli ambienti siriani dovevano aver, pro-babilmente, garantito ad Ambrogio molte letizie, tanto che dovet-te, per riguadagnarsi la fiducia di Foscari, cambiare completamen-te stile di vita: come prima mossa, si trasfer a vivere presso PieroLoredan, affittando una camera. In questo modo, assicur a Gio-vanni che la sera, eccetto per la cena, era solito rimanere in casa ascrivere e lavorare: et fino mezanotte me convego star in studio,per voller chussi el patron avanti che a zenar si vada, per el suo bonchostume .32

    Problemi con il comportamento del proprio agente e, quindi lanecessit di controllare di persona landamento degli affari (i qualicomprendevano il commercio di spezie ma anche lappalto delcommercio di coralli, che condivideva con il fratello Alvise) po-trebbero aver spinto Giovanni a muoversi verso la Siria, subito do-po la partenza di Ambrogio. Tale affare diverr poi causa di unadisputa tra gli eredi di San Simeon Piccolo, dopo la morte dei ri-spettivi padri.33 La scoperta della mala gestione di tutta la faccendasembrava aver colpito molto i figli di Giovanni, tanto da far dichia-rare a Marco Foscari che non meritava quella gran confidentia concessa dal padre allo zio Alvise, come anche i cugini, considera-ti da Agostino e Marco come fratelli.34 Dal 1475 Giovanni sembra ri-siedere stabilmente a Venezia. Dopo molti anni di commerciosvolto in prima persona, si attestava a diventare un mercante resi-dente, con agenti o soci (come nel caso di Ambrogio), che ne cu-ravano gli interessi per suo conto.35

    Le lettere commerciali erano allepoca uno strumento fonda-mentale per i mercanti in quanto servivano a garantire la trasmis-sione delle informazioni fra le varie piazze commerciali e un co-stante controllo sulloperato dei propri agenti, divenendo inoltredocumenti pubblici grazie alla registrazione presso un notaio o al-la loro presentazione come prova durante un processo. Non uncaso se Ambrogio da Molin si scusa soprattutto per non aver rispo-

    34 Giovanni Foscari. Viaggi di Fiandra

    32. ASV, GRM, b. 246, fogli sparsi.33. ASV, GRM, b. 340/4.34. ASV, GRM, b. 246/5.35. Lane, Storia di Venezia, pp. 162-71.

  • sto adeguatamente alle missive che Foscari gli inviava: de tute vo-lio aver pazienzie et son contento dixatte qual vi piaze, perche sonato a soportar tuto vi lamentatte che non ve abi me datto respostachome dovea di quanto me schrisse . 36

    Dopo il rientro a Venezia, Foscari si concentr sugli investimen-ti immobiliari, soprattutto in terraferma, lasciando gli affari dOltre-mare allimpegno di Ambrogio da Molin. Il 17 giugno 1475, con ilfratello Alvise, acquistava lArena di Padova, con lannesso palaz-zo, la cappella degli Scrovegni e alcune propriet situate nel terri-torio padovano. La cifra sborsata fu pari a 2600 ducati doro. Attisuccessivi mostrano inoltre come i fratelli continuarono ad acqui-stare piccoli appezzamenti di terra situati attorno alla loro proprie-t.37

    I legami con Padova e il territorio padovano aumentarono sem-pre pi. Nel palazzo dellArena Giovanni fece fra laltro il suo te-stamento, il 26 ottobre 1478. Mor poco dopo, sicuramente primadell1 ottobre 1479, data nella quale il fratello Alvise compil un at-to, che riguardava delle case poste nella loro propriet padovana,a suo nome e a quello dellHeredit del quondam missier Zuannesuo fratello .38

    3.Gli affari familiari

    In anticipo su quella che sarebbe stata la tendenza di parte delpatriziato veneziano dal Cinquecento, i Foscari non smisero di ac-quisire nuove propriet, a Venezia come in terraferma. Linvesti-mento dei capitali mercantili in terre e immobili rispondeva alla ne-cessit di diversificare i rischi legati allinvestimento in una singolaattivit o avere unancora di salvezza in caso di ostilit con i princi-pali rivali, quali genovesi o turchi, che avrebbero reso pi difficol-tosi i traffici commerciali. Vediamo di capire tempi e modi con iquali la famiglia accumul le proprie propriet immobiliari.

    Nel gennaio 1380 fu divisa leredit di Giovanni Foscari: al figlio

    Cap. 1. Giovanni Foscari: il mercante 35

    36. ASV, GRM, b. 246, fogli sparsi.37. Bordignon Favero, Carte Foscari, p. 33.38. Bordignon Favero, Carte Foscari, p. 35.39. ASV, GRM, b. 340/4.

  • Nicol, nonno del nostro Giovanni, venivano lasciate la casa gran-de situata a San Simeon Apostolo con altre tre casette appresso.39

    Gi apparteneva alla famiglia, per concessione del re di Boemia ePolonia, il feudo di Noventa e Zelarino. Il 21 giugno 1331 il re Gio-vanni durante la sua discesa in Italia, nella speranza di giungere auna renovatio Imperii, aveva cercato di ingraziarsi la famiglia ve-neziana con la concessione di un allodio e del titolo comitale, cherendeva i Foscari formalmente soggetti allautorit imperiale: non-ostante questo la Repubblica non intraprese mai nessuna azioneper regolarizzare la situazione, che rendeva i Foscari sudditi sia delre che di Venezia.40

    Nelle adiacenze di San Simeon, dove i Foscari risiedevano, Mar-co, figlio di Nicol, acquist tra 1434 e 1437 oltre quattro unit im-mobiliari da Benedetto Bastiani. Di queste propriet sappiamo cheerano in parte al piano terra e in parte a quelli superiori. Due diqueste, inoltre, erano dotate di terreni, parzialmente coltivati a or-to, e di un pozzo, situati dietro le propriet. Inoltre Bastiani ven-dette per diciassette lire di grossi, a pretio de mercato , la chieset-ta di San Simeon Apostolo, luogo dove sarebbe stata situata latomba di famiglia. Gli acquisti avvennero nel momento in cui la fa-miglia si stava allargando: in questi anni nascevano i figli dei fratel-li e vi era probabilmente la necessit di avere maggiori spazi a dis-posizione.

    Per circa un quarantennio non furono fatti altri acquisti dai Fo-scari, se si eccettua il nuovo palazzo che Francesco aveva preso aSan Pantalon, in una zona pi centrale della citt che si affacciavadirettamente sul Canal Grande lattuale sede delluniversit Ca Fo-scari. Nel 1475 vi fu invece il gi citato acquisto dellArena di Pado-va da parte di Alvise e Giovanni. Oltre al palazzo e alla chiesetta diSanta Maria della Carit (la famosa cappella degli Scrovegni), rien-trarono nelloperazione alcune propriet poste in calle delle Bal-lotte, situata nelle immediate vicinanze. Il venditore era FrancescoTrevisan, erede del cardinale Ludovico, patriarca di Aquileia. Que-sta propriet, allargata negli anni successivi grazie allacquisto deiterreni adiacenti, rimase nelle mani della famiglia fin quasi alla fine

    36 Giovanni Foscari. Viaggi di Fiandra

    40. Gullino, Francesco Foscari, in DBI, p. 306; Zamperetti, I piccoli principi, p. 73.

  • dellOttocento, quando gli eredi Gradenigo la vendettero al comu-ne padovano.41

    Negli anni successivi, Pietro, gi vescovo di Padova, riusc a in-crementare il patrimonio immobiliare familiare. Nel giugno 1482,pochi anni dopo la morte di Giovanni e a qualche mese da quelladi Alvise, invest i quattro nipoti del feudo di Solesino, donato alladiocesi padovana dalla madre del duca Borso, morto senza eredi.Un anno dopo grazie alle commissarie dei nipoti compr al pub-blico incanto la Gastaldia di Croce, per un valore pari a 5.610 du-cati doro.42 La propriet fu acquistata per la famiglia da AndreaBragadin, uno dei mercanti per cui Giovanni Foscari fu agente du-rante il viaggio verso le Fiandre del 1463-1464. Gli investimenti diPietro sembrano dimostrare una volont di concentrazione dei ca-pitali di famiglia in beni immobili. Questa strategia fu lungimirantee si rivel vincente. Di l a pochi anni, lincerta situazione politicanon avrebbe favorito i commerci, mentre gli investimenti terrierigarantirono alla famiglia una maggiore stabilit economica.

    Dopo la morte dei fratelli Alvise e Giovanni, gli interessi familia-ri sembrano essere pi orientati verso la terra che verso il mare. Lasociet mercantile di Giovanni e Alvise fu ereditata dai figli e man-tenuta in vita solo fino ai primi anni Novanta. Fin dal 1481 eranosorti, infatti, i problemi tra gli eredi circa la gestione dellappaltodei coralli. Lo zio Pietro fu il giudice dei compromessi arbitrari eobblig i nipoti a mantenere lappalto. La tranquillit non dur alungo. Nel 1492 Agostino intentava una causa al cugino Francescoper la propriet dellappalto, come si detto, e nel 1497 tutti i benicomuni furono divisi.43

    I problemi interni alla famiglia, legati alla divisione delleredit,e la situazione politica internazionale, con la guerra veneto-turcadel 1499-1503 che rese pi difficili gli scambi commerciali con lO-riente, portarono allo scioglimento di una societ mercantile chevantava pi di ventanni di fruttuosa attivit.44

    Cap. 1. Giovanni Foscari: il mercante 37

    41. Gullino, Marco Foscari, pp. 16-17; G. Giovagnoli, Il palazzo dellArena e lacappella di Giotto (secc. XIV-XIX). Proprietari, prepositi, beni, Cleup editrice, Pa-dova, 2008; ASV, GRM, b. 340/4 e 373.

    42. ASV, GRM, b. 340 e 373.43. ASV, GRM, b. 340 e 373.44. Gullino, Marco Foscari, p. 19; ASV, GRM, b. 373.

  • CAPITOLO 2

    LE GALERE DI STATO

    1.La nascita dei convogli statali

    Fino al XIII secolo il commercio marittimo a Venezia si sviluppgrazie soprattutto alla libera iniziativa di privati armatori. Nel 1294lo Stato, per la prima volta, decise di intervenire nel settore mer-cantile, prendendo parte alla gestione delle galere mercantili. Seallinizio lintervento statale fu sporadico, dagli anni 20 del XV se-colo luso di mettere allincanto galere, che sarebbero state orga-nizzate secondo direttive pubbliche, fu definitivamente stabilito. IlXIII secolo vede un intenso sviluppo del commercio veneziano, elesigenza di controllare, regolare e tutelare alcune rotte commer-ciali particolarmente importanti per il dominio economico vene-ziano diveniva sempre pi impellente.1

    Dal XIV secolo la marina mercantile veneziana venne a compor-si di due settori complementari: pubblico e privato.2 Il primo, lar-mamento dello Stato, poggiava sulle galere da mercato che, affitta-te a imprenditori privati appartenenti alla classe nobiliare, garanti-vano il commercio di prodotti di particolare valore (come le spe-zie, i tessuti pregiati e i materiali preziosi) verso i mercati pi lonta-ni.3 Il settore privato, invece, era in mano ad armatori indipenden-

    1. Per informazioni di carattere generale sullorganizzazione dei viaggi pubblicie sulla situazione economica veneziana che port alla creazione delle mude: Dou-merc, Des Echelles du Levant, pp. 127-41; Doumerc, Il dominio del mare, pp. 113-80; Doumerc, Le galere da mercato, pp. 357-96; Judde de Larivire, Naviguer, com-mercer, gouverner, pp. 13-17; Hocquet, Denaro, navi e mercanti; Hocquet, I mec-canismi dei traffici, pp. 529-616; Lane, Fleets and fairs, pp. 649-63; Lane, I mer-canti di Venezia; Lane, Ritmo e rapidit pp. 254-73; Luzzatto, Storia economica diVenezia.

    2. Judde de Larivire, Naviguer, commercer, gouverner, pp. 13-35; Tenenti-Vi-vanti, Le film dun grand systme de navigation, pp. 83-84.

    3. Navi dotate di un numeroso equipaggio, circa 200 uomini, che potevano viag-giare sia a remi che a vela. Era definita nave lunga in quanto la sua lunghezza era cir-ca otto volte la larghezza. Veloci e facili da manovrare, a met Quattrocento arrivaro-no ad avere una portata di oltre 250 tonnellate. Lane, Storia di Venezia, p. 57 e 389; Sa-cerdoti, Note sulle galere, pp. 80-81; Stckly, Le systme de lIncanto, pp. 28-32.

  • ti che utilizzando le navi tonde, le cocche, sostenevano gli scambidi merci meno pregiate e pi ingombranti (come frumento, sale,stoffe e legname) verso mercati pi prossimi, come le coste adria-tiche e lAfrica settentrionale, fino alle citt spagnole.4 Nonostantelimportanza per leconomia della citt delle linee di navigazionegestite dallo Stato, va ricordato che la maggior parte dei commerci,compreso lapprovvigionamento di derrate alimentari per il centrolagunare, rimase appannaggio della libera navigazione.5 Questul-tima si svilupp sempre pi dalla seconda met del XV secolo, ar-rivando a spingersi via via verso scali pi lontani, comprese leFiandre.6

    I motivi dellintervento statale nel settore commerciale furonomolteplici: legati soprattutto allo sviluppo economico, che portvia via allintensificazione degli scambi mercantili, essi tesero pre-minentemente a favorire il mercato veneziano.7 Lobiettivo era digarantire la regolarit dei flussi di navigazione, favorendo la stabi-lit dei periodi di fiera cittadini,8 un lavoro costante per larsenale,anche in tempo di pace,9 e una maggiore sicurezza delle imbarca-zioni. A questo proposito, la navigazione in convogli e lobbligo di

    40 Giovanni Foscari. Viaggi di Fiandra

    4. Vascello tondo ad alto bordo con una capacit che alla fine del XV secolo siaggirava sulle 700 tonnellate; con navigazione a vela e poco equipaggio, che equi-vale a dire minor sicurezza, questimbarcazione riduceva notevolmente i costi digestione. Anche per questo motivo, talvolta, lo Stato le noleggiava ad armatori pri-vati che, sotto rigido controllo, effettuavano spedizioni di cotone, zucchero, uvapassa e spezie (quando queste ultime non avevano trovato posto sulle galere). Cfr.Doumerc, Il dominio del mare, p. 118; Judde de Larivire, Naviguer, commercer,gouverner, pp. 26-29; Lane, Storia di Venezia, p. 147; Luzzatto, Navigazione, p. 55;Stckly, Le systme de lIncanto, pp. 32-36.

    5. Ashtor, The Venetian Cotton Trade, pp. 675-715; Hocquet, Le sel de Venise, pp.337-81; Hocquet, Le sel supporte les pices, pp. 112-26; Judde de Larivire, Navi-guer, commercer, gouverner, p. 27; Luzzatto, Navigazione, p. 53; Romano, pro-pos du commerce, pp. 146-62.

    6. Lane, Storia di Venezia, pp. 158-61. 7. Judde de Larivire, Naviguer, commercer, gouverner, pp. 13-17; Zordan, Le

    leggi del mare, pp. 621-62. Interessanti per la spiegazione delle motivazioni cheportarono alla creazione delle mude sono anche le premesse culturali della classedirigente veneziana suggerite da Fagiani, Schizzo storico-antropologico, pp. 32-33.

    8. Luzzatto, Vi furono fiere a Venezia?9. Concina, LArsenale della Repubblica; Lane, Storia di Venezia, p. 155; Lane,

    Venetian Ships, pp. 1-34.

  • armare le navi10 si rivelarono elementi fondamentali per la compe-titivit dei mercanti veneziani. Con un costo inferiore di trasporto,proporzionalmente al valore della merce caricata, si assicurava unacerta protezione dalla violenza organizzata nei mari. Le galere damercato si rivelarono allora le imbarcazioni che maggiormente siadattavano alle esigenze dei viaggi comunali, nonostante una por-tata inferiore, rispetto alle navi di alto bordo, e una maggiore ne-cessit di rifornimento durante la navigazione. Un altro aspetto im-portante era lagilit nei movimenti, data dalla possibilit di mano-vrare la nave con i remi: ci si rivelava molto utile durante la navi-gazione nella laguna veneta, nel mar Adriatico, nel raggiungere iporti fluviali e durante i combattimenti.11

    Le mude che garantivano le pubbliche linee di navigazioneerano, nel XV secolo, otto. Se verso Oriente erano dirette quelle diRomnia-Mar Nero, Siria-Beirut e Alessandria, verso Ponente ritro-viamo le galere di Fiandra, Barbera e Aigues-Mortes. Dagli anniSessanta del XV secolo, a causa dei sempre maggiori problemi conla regolarit degli scambi nel Mediterraneo Occidentale, fu creataunultima muda, quella del Trafego.12

    1.1. Le linee orientali

    La muda di Romnia aveva come meta principale Costantinopo-li e Tana, nel Mar Nero, e fu resa stabile fin dal 1318. In questanno,infatti, Venezia riusc a prolungare il viaggio fino a Trebisonda,grazie alla conclusione di un trattato con limperatore Alessio III.13

    Il passaggio al sistema delle mude con carattere commerciale av-venne tuttavia qualche anno dopo, nel 1329. Il Senato, infatti, deci-se di mettere allincanto le galere nel momento in cui la situazionein Oriente sembrava pi tranquilla, e le spedizioni potevano dun-que avere un carattere meno militare.14 Limportanza del Mar Nero

    Cap. 2. Le galere di stato 41

    10. Doumerc, Gli armamenti marittimi, pp. 617-40; Lane, I mercanti di Venezia,p. 42; Lane, Storia di Venezia, p. 59; Stckly, Le systme dellIncanto, pp. 188-90.

    11. Lane, Storia di Venezia, pp. 149-50; Stckly, Le systme dellIncanto, pp. 28-32.12. Sacerdoti, Note sulle galere, p. 80.13. Lane, Storia di Venezia, p. 154.14. Il Senato si riservava comunque la possibilit di requisire la nave per scopi

    militari durante tutti i viaggi. Lane, Storia di Venezia, p. 155.

  • era data dalla funzione di sbocco per i flussi commerciali prove-nienti da Oriente, tramite la Persia, e la presenza di ricchi mercatidi sete e schiavi, oltre alla possibilit di acquistare materie minera-li provenienti dallentroterra.15 Nonostante dal XIV secolo Costan-tinopoli iniziasse a perdere parte della propria attrattiva economi-ca, a causa del declino della Romania settentrionale, essa rimase,ad ogni modo, fondamentale porto di scalo per le imbarcazioni di-rette nel Mar Nero. Qui i veneziani aumentarono le loro attivit, an-che grazie alle concessioni fatte dallimperatore bizantino con loscopo di frenare i genovesi, divenuti evidentemente potenza trop-po ingombrante nella regione.16

    Il sistema dellincanto di navi pubbliche a privati riscontr unbuon successo, tanto da spingere il governo veneziano ad applica-re la stessa prassi anche alle linee dirette Oltremare e in Egitto.Ignorando il divieto papale di intrattenere rapporti con gli infedeli,la Repubblica strinse, fin da subito dopo la caduta di Acri (1291),un accordo con i Mamelucchi per ottenere diritti commerciali. Inquesto modo si riattivarono i commerci con il Medio Oriente, e inparticolare con Alessandria, Cipro e la Siria.17 Nel 1322, per, il Pa-pa scomunic alcune figure di spicco della politica veneziana,spingendo il Senato a sospendere i commerci con lEgitto fino al1344.18 Questo divieto fu, comunque, aggirato grazie al commerciocon Laiazzo: porto del regno armeno cristiano di Cilicia, situato nelgolfo di Alessandretta e circondato da regni islamici, divenne im-portante per Venezia per sopperire alla mancata importazione disete e spezie (indiane e persiane) dallEgitto.19 La navigazione ver-

    42 Giovanni Foscari. Viaggi di Fiandra

    15. La Persia si poneva in diretta concorrenza con i Mamelucchi dominanti Egit-to e Siria e teneva aperta la via di Trebisonda per contrastare quella del Mar Rosso.Lane, Storia di Venezia, p. 153-56; Karpov, Limpero di Trebisonda, pp. 71-139.

    16. Hocquet, Ships, Sailors and Maritime Activity, pp. 533-67; KARPOV, La navi-gazione veneziana; Lane, Storia di Venezia, pp. 152-56; Stckly, Les protagonistes,pp. 81-90.

    17. Stckly, Le systme dellIncanto, pp. 119-51.18. Anno in cui, grazie alla collaborazione col papa per sconfiggere i Turchi nel-

    lEgeo, Venezia pot ricominciare a commerciare con Alessandria. Lane, Storia diVenezia, p. 156.

    19. I Mamelucchi permettevano il commercio veneziano a Laiazzo per due mo-tivi: il primo che molte di queste merci arrivavano comunque dallEgitto; il se-

  • so Cipro rimase appannaggio della marina privata, mentre quellaverso lOltremare rispett le regole imposte dal Senato, anche se,formalmente, solo dal 1330 furono introdotte su questa tratta le ga-lere statali. Per completare la copertura commerciale veneziananel Mediterraneo orientale, furono rese statali anche le navi direttein Siria, a Beirut. Dopo la ripresa dei rapporti con lEgitto, poi, legalere avrebbero fatto scalo anche a Cipro. Le merci esportate dal-le galere verso queste zone erano soprattutto panni inglesi e altrigeneri di tessuti, mentre le importazioni riguardavano, nella mag-gior parte dei casi, le spezie. Vi era anche un fruttuoso commerciodi vino e cotone, effettuato generalmente tramite le cocche.20

    1.2. Le linee occidentali

    Per limitare la concorrenza toscana e genovese, era fondamen-tale mantenere stabili anche i collegamenti con i mercati del Medi-terraneo Occidentale, europei e africani. Vi erano due mude cheavevano tale compito: quelle di Acque Morte e di Barbera. La pri-ma, nata nei primi decenni del XV secolo, contava due galere e fa-ceva scalo nei porti tirrenici, per poi arrivare fino a Marsiglia, Ai-gues Mortes e Barcellona.21 Le merci che maggiormente trovavanoposto a bordo delle galere erano, allandata, le spezie e, al ritorno,lane e tessuti. A causa delle guerre frequenti in Francia e Spagna edella politica anti-veneziana adottata da Luigi XI, la linea faticava aessere regolare (almeno dal terzo decennio del Quattrocento) e fusospesa definitivamente nel 1494.22 Per completare le rotte di na-vigazione dei commerci veneziani nel Mediterraneo Occidenta-le, nel 1436 nacque la muda di Barbera, con destinazione Ifri-

    Cap. 2. Le galere di stato 43

    condo perch proprio a loro andava la maggior parte delle gabelle, che il porto ar-meno versava onde evitare linvasione. Lane, Storia di Venezia, p. 156.

    20. Arbel, Colonie doltremare, pp. 947-85; Ashtor, Levant trade; Ashtor, Lex-portation de textiles; Ashtor, Les lainages dans lOrient mdival, pp. 657-86; Nam,Le commerce du coton, pp. 207-75; Stckly, Le systme dellIncanto, pp. 119-51;Vallet, Merchands vnitiens en Syrie, pp. 29-63.

    21. Fu resa stabile dal 1412. Prima non esisteva una linea dedicata per i mercatifrancesi e spagnoli, semplicemente una delle galere dirette a Bruges vi faceva so-sta per otto giorni. Doumerc, Il dominio del mare, p. 134.

    22. Doumerc, Le trafic commercial, pp. 81-117.

  • qiya23 e Spagna.24 Conobbe fortune alterne a causa della forte pre-senza di pirati lungo le coste nord-africane, per il ridotto volumedegli scambi e per gli sconvolgimenti politici.25 I mercanti venezia-ni cominciarono presto a considerare questo viaggio troppo ri-schioso, tanto che nel 1533 fu definitivamente sospeso. Ultima mu-da a essere creata, in ordine di tempo, fu quella del Trafego che,nata negli anni Sessanta del XV secolo, fu una delle prime a esseresospesa. La sua rotta costeggiava il nord dellAfrica, per raggiunge-re Modone e Beirut.26 Molta pressione per la creazione di questa li-nea sembra essere stata fatta dagli sceicchi Hafsidi della Tunisia,che in questo modo si vedevano messi direttamente in comunica-zione con i porti del Levante.27

    Unica linea, a gestione esclusiva dello Stato, a superare le colon-ne dErcole e avventurarsi fuori del Mediterraneo fu la muda diFiandra, di cui si parler diffusamente nel prossimo paragrafo.

    A prescindere dalle singole linee, lobiettivo primario della Sere-nissima era di creare flussi commerciali che coprissero lintero ilbacino mediterraneo, a favore di uno scambio regolare dei prodot-ti e di un rapido giro daffari, e che permettessero un veloce rein-vestimento dei capitali. La rete mercantile che Venezia costru, ge-stendo direttamente i viaggi verso i maggiori mercati orientali, afri-cani e Nord europei, e le regole che impose miravano a consolida-re la propria posizione strategica, mantenendo il ruolo di fulcro

    44 Giovanni Foscari. Viaggi di Fiandra

    23. Il nome arabo che fu dato dagli invasori islamici alla provincia dAfrica ro-mana. Coincide con lattuale Tunisia, le parti pi occidentali dellAlgeria e quelleorientali della Cirenaica.

    24. Il convoglio faceva inizialmente sosta a Siracusa, Tripoli, Tunisi, Bugia, Ma-laga e Valenza. Dal 1458, oltre allaggiunta di una galera alle due in precedenza sta-bilite, i patrizi ottennero un prolungamento dei periodi di fermata nei porti e lapossibilit di toccare anche le citt di Orano, Algeri e Tortosa. Doumerc, Il domi-nio del mare, p. 138.

    25. La linea di navigazione era divenuta utile soprattutto per i partner commercia-li di Venezia, che infatti non accettavano lidea di una sospensione del transito dellagalere: gli sceicchi reagivano con confische di merci veneziane, per esempio, a ogniinterruzione delle linee di navigazione. Doumerc, Il dominio del mare, p. 138.

    26. Difficile comunque ricostruire il preciso percorso della muda, in quanto ve-niva variato in base alle circostanze, e badando soprattutto alla sicurezza delle ga-lere. Doumerc, Il dominio del mare, pp. 143-45.

    27. Doumerc, Venise et lmirat hafside de Tunis, pp. 81-117.

  • commerciale europeo, riaffermare la propria egemonia e garantireil pi vasto mercato possibile alle merci.28 Il sistema permetteva an-che di confrontare costumi, tecniche e comportamenti fino a for-mare una sorta di ecumenismo marittimo .29

    1.2.1. La muda di Fiandra

    La via terrestre verso le Fiandre era sempre stata la favorita daimercanti: dava la possibilit di entrare in contatto con i mercatifiamminghi e inglesi, ricchi di stagno, lane e stoffe, passando per lefiere di Champagne. Tuttavia, il danno provocato dai re francesi aqueste fiere, le turbolenze in Lombardia e nel territorio tedesco, lasicurezza sempre meno garantita lungo i percorsi e il cambiamen-to che si stava verificando nella struttura del grande commercio in-ternazionale,30 spinsero i mercanti lombardi, come venivano de-finiti allestero tutti gli italiani, a ideare percorsi di comunicazionealternativi, e il pi possibile agili, per arrivare nel Nord Europa.31

    Grazie alle innovazioni tecnologiche, introdotte durante la rivolu-zione nautica medievale, fu possibile intraprendere la traversataverso Bruges interamente per mare.32 Negli anni Settanta del XIIIsecolo i genovesi inaugurarono la rotta, seguiti nel 1298 dai vene-ziani. Inizialmente i viaggi furono intrapresi da armatori privati, co-me avvenne per la prima muda, salpata da Venezia nella primave-ra del 1315. Fu nel 1322 che per la prima volta il governo venezia-

    Cap. 2. Le galere di stato 45

    28. Judde de Larivire, Naviguer, commercer, gouverner, p. 25; Lane, Storia diVenezia, pp. 148-58.

    29. confrontar costumbres, tcnicas y comportamientos hasta formar una espe-cie de ecumenismo mritimo , in Igual Luis, Las galeras mercantiles venecianas, p.180.

    30. La Champagne fu unita alla corona di Francia, per vie matrimoniali, nel 1285.Subito, il re abol quelle che erano state le forme protettive dei commerci introdot-te dal conte di Champagne: strutture per lo smercio dei prodotti, speciali tribunalicommerciali e protezione sulle strade percorse dai mercanti. Cameron, Storia eco-nomica del mondo, pp. 108-9; Cipolla, Storia economica, p. 317. Braudel sottoli-nea poi che le fiere di Champagne erano sostanzialmente diventate inutili comepunto dincontro: dal XIV i mercanti accompagnavano sempre meno le loro mer-ci, che vengono affidate a mediatori e sostanzialmente viaggiano da sole graziealle corrispondenze commerciali che ne regolano i movimenti da lontano . Bra-duel, Civilt materiale, p. 386.

    31. Igual Luis, Las galeras mercantiles venecianas, pp. 179-8232. Lane, Storia di Venezia, pp. 141-48.

  • no intervenne, avocando a s la gestione esclusiva della navigazio-ne verso il nord Europa.33

    La rotta commerciale verso le Fiandre era divenuta fondamenta-le: permetteva limportazione diretta di stagno e lane dallInghilter-ra, senza intermediazione alcuna, e di lino, canapa e lana fiammin-ghi; inoltre grandi guadagni erano realizzati con la vendita di pro-dotti orientali, come lallume,34 le sete e le spezie.35 Il commercio dimolti di questi prodotti era garantito dai contatti con il circuito com-merciale nord-europeo operato dai mercanti dellHansa. ProprioBruges, infatti, era il porto dincontro dei circuiti commerciali medi-terraneo e anseatico, che permetteva una costante redistribuzionedei prodotti provenienti dai paesi baltici e le lande russe, da un lato,e delle spezie e delle materie orientali e africane, dallaltro.36

    Dagli anni Trenta del Trecento i viaggi verso le Fiandre furonosospesi per circa un ventennio; le motivazioni furono soprattuttolinizio della guerra dei Centanni, tra Francia e Inghilterra, e laguerra nel Mediterraneo tra guelfi e ghibellini genovesi, Napoli eSicilia. Inoltre, le vie che attraversavano la Germania si facevanopi sicure e libere, in particolare dopo la conquista di Treviso daparte della Repubblica, nel 1339, e il rovesciamento degli Scaligeri,del 1387, a Verona. Per questi motivi durante il successivo quaran-tennio il commercio verso Nord-Ovest avvenne tramite la Svizzerae la Germania.37 Le mude statali ricominciarono a prendere velaverso le Fiandre solo dal 1374.

    46 Giovanni Foscari. Viaggi di Fiandra

    33. Doumerc, Il dominio del mare, pp. 119-25; Lane, Storia di Venezia, pp. 150-52; Rawlinson, The Flanders Galleys, pp. 145-68; Stckly, Le systme dellIncanto,pp. 152-64.

    34. Sale di potassio utilizzato principalmente, oltre che come emostatico in medi-cina e nella produzione del vetro, nelle industrie tessili come mordente, per fissarei colori su stoffe e lane, nella concia delle pelli e nelle miniature su pergamena.

    35. A dimostrazione dellimportanza dellasse commerciale, basti pensare che,nonostante le interruzione e sospensioni della linea, tra 1315 e 1464 partirono ver-so questi luoghi 393 galere mercantili. da considerare che un convoglio di cinquegalere corrispondeva a un carico di circa mille tonnellate: facile intuire lentit deldanno economico arrecato a Bruges, Londra e Southampton nel caso di cancella-zione di una spedizione. Doumerc, Il dominio del mare, pp. 119-22.

    36. Van Houtte, Bruges, pp. 51-79; Van Werveke, Bruges et Anvers, pp. 18-54.37. Vi erano diverse vie di accesso ai mercati europei: tramite il Brennero e la

    Germania, attraverso la Svizzera e Basilea per arrivare nella valle del Reno oppure

  • La traversata verso Bruges durava generalmente tra i quattordicimesi e i due anni. La sola navigazione verso Southampton, infatti,richiedeva almeno tre mesi. Gli scali lungo le coste mediterranee eportoghesi erano molti, poich le galere grosse, a differenza dellecocche, richiedevano approvvigionamenti pi frequenti, data la lo-ro inferiore capacit di stiva.38 Nonostante ci, durante lattraversa-mento del Golfo di Guascogna non erano previste soste e si giun-geva direttamente, o con una sola breve sosta in Bretagna, sulle co-ste inglesi.39 A Sandwich il convoglio si separava. Due o tre galeresi dirigevano a Sluis e Bruges, o Anversa, citt che dallultimo de-cennio del Quattrocento si sostitu al capoluogo delle Fiandre Oc-cidentali oramai caduto in declino. Le altre due imbarcazioni face-vano rotta verso Londra. Per qualche anno, nel sesto decennio delQuattrocento, questultima citt fu per emarginata, rispetto allerotte delle navi mercantili, a causa delle rivolte che colpirono la co-lonia italiana l residente, il cosiddetto movimento anti-alien.40 Perun certo periodo, vista la pericolosit della sommossa londinese, imercanti cominciarono a stabilirsi a Winchester, una citt con unalunga tradizione commerciale e fieristica, situata appena tredici mi-glia a nord di Southampton. Londra non era tuttavia facilmente so-stituibile, data la sua alta capacit di assorbire le merci importate.Ben presto, dunque, laccordo del 1457, con il quale i mercanti siaccordavano per lasciare Londra, divenne nullo e gli italiani torna-rono a commerciare nella capitale.41

    Negli anni Sessanta del Quattrocento alcuni problemi riguarda-rono anche i mercati fiamminghi. In Olanda si stava sviluppando

    Cap. 2. Le galere di stato 47

    passando per la Francia e la Savoia. Venezia si garantiva la sicurezza dei tragitti sot-to la minaccia di ristabilire i viaggi marittimi. Lane, Storia di Venezia, pp. 152, 222-23; Baker, Medieval Trade Routes, pp. 3-15.

    38. Hocquet, I meccanismi dei traffici, pp. 586-87; Stckly, Le systme dellIn-canto, pp. 152-64.

    39. La navigazione nel golfo di Guascogna era reputata piuttosto difficoltosa, equindi evitata dalle Mude per Bruges. Inoltre, del commercio con la Francia si oc-cupavano gi i mercanti anseatici e fiamminghi.

    40. La comunit italiana stabile a Londra si aggirava, negli anni Quaranta del XVsecolo, tra le 70 e 100 unit (di queste, tra i 15 e i 30, erano mercanti veneziani) .Nordio, Il viazo de le galee, pp. 70-79.

    41. Nordio, Il viazo delle galee, pp. 7-16.

  • un esteso conflitto, causato dalle velleit del Duca di Borgogna checercava, riunendo i propri possedimenti, di creare un regno frap-posto tra Francia e Impero. Inoltre era in atto una guerra commer-ciale con lInghilterra, che proprio in quegli anni vedeva, a livellointernazionale, le Fiandre perdere importanza come centro tessilee, a livello locale, Bruges cedere il passo ad Anversa.42 Questi dis-ordini permisero alla Lega Anseatica di imporre nuove regole ditransito commerciale, cercando di escludere i veneziani, e i mer-canti italiani in genere, dai porti fiamminghi, e a imporre le proprieregole sui mercati di Bruges.43

    Conseguenza di tutti questi problemi fu un accentuarsi del calodei prezzi per gli incanti delle galere. La rotta verso lEuropa Set-tentrionale risultava, infatti, subordinata alla situazione politica edera considerata, dal ceto mercantile veneziano, eccessivamente ri-schiosa. Il Senato cerc, con diversi espedienti, di promuovere ilviaggio, sia per arginare la fuga di capitali privati dalla navigazionepubblica che per rilanciare le esportazioni: aument gli incentivi fi-scali, innalz il dono (il premio allarmamento) e ribass tasse eprezzi di trasporto. Nonostante le nuove misure, nellultimo ven-tennio del Quattrocento si riscontra un vistoso ristagno dellattivitcantieristica. Le galere che partivano per lAtlantico spesso carica-vano merci di basso valore (come cotone o vino) che in passatoerano trasportate dalle imbarcazioni private e i cui proventi noncoprivano i costi di un sistema di galere armate.44

    Per superare la congiuntura sfavorevole sui mercati, il Senatopotenzi la rete di relazioni commerciali. Nel 1429 fu aggiunta unaquinta galera al convoglio diretto nelle Fiandre e si cerc di facili-tare leventuale smaltimento delle scorte di spezie tramite lesone-ro dai pagamenti dei noli per il loro trasporto verso le Fiandre. IlSenato, infine, si oppose strenuamente al disarmo delle navi, con-

    48 Giovanni Foscari. Viaggi di Fiandra

    42. La produzione tessile fiamminga era in calo a causa della sempre maggioreconcorrenza da parte dellInghilterra che andava catturando continuamente mag-giori quote di mercato, nonostante le misure protezionistiche messe in atto dal du-ca di Borgogna. Bolton-Guidi Bruscoli, When did Antwerp replace Bruges, pp. 362-65.

    43. Van Werveke, Bruges et Anvers, pp. 32-40.44. Doumerc, Il dominio del mare, p. 159.

  • tinuando a favorire la navigazione pubblica rispetto a quella priva-ta.45 Nonostante ci, nei primi decenni del Cinquecento la lineaverso le Fiandre era in forte decadenza, anche a causa dei sempremaggiori problemi politici della Serenissima.46 Nel 1533 fu definiti-vamente sospesa e la tratta fu lasciata al commercio privato.

    2.Organizzazione,gestione e funzioni dei viaggi

    Ogni aspetto dellorganizzazione delle mude era fortementecontrollato dallo Stato. Tutte le condizioni riguardanti lo svolgi-mento del viaggio erano contenute in un documento chiamato in-canto: si tratta del testo, redatto dai Cinque Savi agli Ordini e poisottoposto allapprovazione del Senato che aveva il diritto di chie-derne la modifica in alcuni punti, in cui si stabilivano le regoledingaggio.47

    Liter, che portava dalla ratifica del testo alla presa in carico del-la galera da parte dellappaltatore, era chiaramente definito. Unavolta approvato il capitolato, a Rialto si svolgeva lappalto delle ga-lere: riservato al patriziato veneziano, si trattava di unasta in cui inobili lagunari cercavano di aggiudicarsi una delle imbarcazioni.48

    Lasta andava a buon fine solo se tutte le navi della muda trovava-no il loro acquirente. Entro otto giorni i vincitori dovevano recarsipresso gli Avogadori de Comun per dimostrare: la loro apparte-nenza alla classe nobiliare, di avere pi di trentanni e di poter so-stenere finanziariamente limpresa, palesando tutti gli appartenen-ti alla compagnia. Se queste garanzie erano regolari, il Senato di-chiarava valida la gara dappalto.49

    Il controllo dello Stato per non terminava con lincanto. Il siste-ma era strettamente sorvegliato, grazie soprattutto a un funziona-rio eletto dal Maggior Consiglio: il capitano. Incaricato di governa-

    Cap. 2. Le galere di stato 49

    45. Doumerc, Il dominio del mare, p. 118-25.46. Testimonianza di queste difficolt sono le lettere inviate da Vincenzo Priuli,

    capitano del penultimo convoglio diretto nelle Fiandre. La muda rimase bloccataper un anno a Southampton per volere del re Enrico VIII. Ortalli, Lettere di Vin-cenzo.

    47. Tenenti-Vivanti, Le film, p. 84.48. Sacerdoti, Note sulle galere, p. 88.49. Lane, Storia di Venezia, pp. 392-93; Stckly, Le systeme de lIncanto, pp. 49-52.

  • re le galere, era il legale rappresentante dello Stato veneziano conil compito di far rispettare le regole stabilite nellincanto. Tra le suecompetenze50 rientravano la sorveglianza sul corretto armamentodelle navi, sullordine di carico delle merci e sulla riscossione deinoli. Durante la navigazione vigilava sul corretto trattamento del-lequipaggio,51 era incaricato di riscuotere i dazi e controllare la du-rata dei periodi di carico. Al rientro delle galere aveva lonore dipoter parlare in Senato, per rendere conto del comportamento deipatroni durante il viaggio. In caso di emergenza, le decisioni di ca-rattere militare spettavano a lui. Questincarico, riservato ai patrizi,era molto ricercato, per due motivi: considerato segno di distinzio-ne personale, garantiva unottima fonte di reddito (tra i 60 e i 120ducati al mese).52

    A bordo delle galere si trovavano altri pubblici ufficiali, che co-adiuvavano il lavoro del capitano: larmiraio, il capo della navigazione a bordo della nave capita-

    na (nelle altre imbarcazioni lhomo de conseio aveva funzioni si-mili), era il ruolo pi importante a cui un non nobile poteva aspi-rare;

    il comito e il patron zurado, eletti dal Consiglio, comandavanola ciurma, si occupavano delle vele, delle ancore e dellormeg-gio (il primo posizionato a poppa, il secondo a prua);

    gli scrivani, assunti dal patrono, tenevano nota delle paghe e delcarico e scarico delle merci; questi si potevano definire funzio-nari semi-pubblici.53

    La navigazione di Stato era di pubblico interesse, viste le suefunzioni economiche e sociali.54 Da un punto di vista commercia-le, obbligando le mude a rispettare precisi periodi di partenza e ri-entro, si riusciva a creare uno stabile movimento mercantile, cheandava cos a favorire la regolarit del mercato cittadino.55 Venezia

    50 Giovanni Foscari. Viaggi di Fiandra

    50. Specificate accuratamente nel documento dinvestitura.51. Ovvero il vitto e la paga. 52. Tucci, Costi e ricavi, pp. 161-230.53. Judde de Larivire, Naviguer, commercer, gouverner, p. 24; Lane, Storia di

    Venezia, pp. 61 e 393-95; Sacerdoti, Note sulle galere, pp. 81-82.54. Judde de Larivire, Naviguer, commercer, gouverner, pp. 44-48.55. Venezia stava diventando il maggior emporio e centro commerciale del

  • era definita la citt dalla fiera continua: in realt, per, erano le par-tenze e gli arrivi delle mude a definire il ritmo dei cambi e lintensi-t degli scambi commerciali.56 Il periodo pi febbricitante per il ri-alzo dei tassi era fra maggio e giugno, quando le galere dirette inBarbera e ad Aigues Mortes (22 aprile-8 maggio), in Fiandra (15 lu-glio57), in Romania (25 luglio) e in Siria58 (fine luglio-inizio agosto)levavano le ancore. Vi era poi un periodo pi calmo, che duravaper poco, poich a fine agosto partivano altre due mude: quellaper Beirut (24 agosto) e per Alessandria (30 agosto). Da settembrea dicembre si situava il periodo del rientro delle mude, partite inprimavera ed estate, che tuttavia non provocava un grosso innal-zamento dei tassi. Alla fine dellanno veneziano, tra gennaio e feb-braio, una lieve movimentazione era data dagli acquisti che si por-tavano a termine per caricare le navi disarmate di met febbraioverso la Siria (muda dei cotoni), e le galere del Trafego, in parten-za nella prima quindicina di marzo.59

    Il coordinamento di partenze e arrivi delle galere da mercato per-metteva, inoltre, di garantire un rapido giro daffari per gli investito-ri. Grazie alle innovazioni tecniche nel settore nautico, le mude era-no in grado di rispettare i tempi di viaggio previsti dal Senato, il qua-le riusciva cos a dirigere i movimenti delle diverse flotte, permette-re il veloce reinvestimento del capitale in una nuova impresa e pro-porre sul mercato cittadino le merci giuste per mantenere fluido ilsistema commerciale.60 Pur lasciando ai privati le decisioni inerentiacquisto, vendita, prezzi e scelta delle merci da trattare, lo Stato ve-

    Cap. 2. Le galere di stato 51

    Mediterraneo al posto di Costantinopoli. Per farlo fino in fondo essa doveva met-tere in atto provvedimenti in grado di favorire i suoi mercanti e ci si realizz conil divieto di usare la citt lagunare come porto di transito. Un mercante stranieroche volesse inviare merci nel Levante via Venezia poteva farlo solo vendendo taliprodotti a un mercante veneziano. Fagiani, Schizzo storico-antropologico, pp. 34-35; Hocquet, I meccanismi