Vezzano, la guerra e il voto di San Valentino del 14 febbraio 1944

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Lorenzo Gardumi VEZZANO, LA GUERRA E IL VOTO DI SAN VALENTINO DEL 14 FEBBRAIO 1944 COMUNE DI VEZZANO

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La Prima domenica di settembre del 1945: i reduci, tornati a Vezzano dopo anni di guerra e di prigionia, portano in processione la statua di San Valentino. Il volume ripropone, accompagnate da alcune note d’inquadramento storico, le fotografie, esposte a Vezzano tra l’agosto e il settembre 2005, che ritraggono questo momento di alto significato religioso e civile, attorno al quale l’intera comunità si è identificata e ha potuto superare le durissime condizioni del secondo conflitto mondiale.

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Lorenzo Gardumi

VEZZANO,LA GUERRA E IL VOTO DI

SAN VALENTINODEL 14 FEBBRAIO 1944

COMUNE DIVEZZANO

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Vezzano,la guerra e il voto di

San Valentinodel 14 febbraio 1944

2006

LORENZO GARDUMI

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Cari amici,è con piacere che saluto la nascita di questa pubblicazione e la presento a voi tutti.

Quest’opera è il frutto della meticolosa raccolta di documenti, fotografie e testimonianzeesposte già nella mostra, realizzata presso il Municipio di Vezzano nel settembre 2005 einserita nel «Progetto memoria per il Trentino», promosso dall’Assessorato alla Cultura del-la Provincia autonoma di Trento.Una raccolta, questa, che racchiude scampoli di memoria di nostri concittadini che hannovissuto, in prima persona, il dramma della seconda guerra mondiale.Voglio qui sottolineare l’importanza di conservare e perpetuare alle nuove generazioni que-sti preziosi ricordi della vita nella nostra comunità tra il 1943 e il 1945, tra gli allarmi antia-erei e la corsa nei rifugi, tra i razionamenti e gli oscuramenti, tra paure e angoscia.Il timore di essere colpiti dalla guerra aveva colto la popolazione civile alla fine del 1943 el’affidarsi alla religione per trovare protezione era considerata l’ultima via di salvezza. Perquesto le autorità civili ed ecclesiastiche del nostro Comune si trovarono a sottoscrivereunitamente il Voto a San Valentino, per scongiurare i bombardamenti sul territorio di Vezzanoe per proteggere «i propri soldati e lavoratori lontani».Questo impegno è ancora onorato e costituisce un filo che ci unisce saldamente al passatoe ci impegna, personalmente e collettivamente, ad essere cittadini attivi nella promozionedella cultura della pace.Il mio ringraziamento sentito va a tutti i cittadini e agli amministratori che hanno lavorato aquesto progetto impegnativo; alla Provincia autonoma di Trento, che ha consentito la con-servazione di questa memoria storica della comunità vezzanese, attraverso l’inserimentonel più ampio «Progetto memoria per il Trentino»; al Museo storico in Trento, per averraccolto e valorizzato il materiale documentario e alla Cassa Rurale della Valle dei Laghi,che ha reso possibile la realizzazione di questo volume.Infine il mio più grande e sincero «grazie» va alle persone che, superando la riservatezza deipropri sentimenti, con la loro testimonianza ci hanno reso partecipi di esperienze forti chehanno segnato profondamente la loro vita e, insieme alla loro, quella dell’intera nostracomunità.Ricordi, questi, fissati sulla carta ma che consentono così di conoscere e di far conoscere ilnostro passato; per far riflettere, per far capire quello che è stato e far sì che non lo sia più.

EDDO TASIN

Sindaco di Vezzano

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Prima domenica di settembre del 1945: i reduci, tornati a Vezzano dopo anni di guerra e diprigionia, portano in processione la statua di San Valentino. Una serie di foto pubblicate inquesto volume ritrae questo momento di alto significato religioso e civile, attorno al quale l’inte-ra comunità si è identificata, ha trovato le ragioni del suo essere, ha potuto riconoscere comesuperate le durissime condizioni del secondo conflitto mondiale.È questo uno dei temi-cardine della mostra realizzata nel 2005, di cui questo volume, finanziatodall’Amministrazione comunale e dalla Cassa rurale Valle dei Laghi, rappresenta il catalogo. Iltitolo, Vezzano, la guerra e il voto a San Valentino, suggerisce un approccio al tema del conflittomondiale. La guerra di cui si parla è la sconvolgente tragedia che si consuma tra il 1940 e il1945. È una guerra vista con gli occhi e la sensibilità di una comunità, che, come altre, moltis-sime, quasi l’intero continente europeo e buona parte del mondo, ha vissuto con angoscia ilunghi mesi di quel conflitto. La paura delle bombe, la vita nei rifugi, le notizie relative a figli emariti che giungevano parziali e contraddittorie dai vari fronti, le speranze e le attese che sitraducevano nella preghiera, nella dimensione religiosa, nel voto ad un «santo speciale», costi-tuiscono altrettanti elementi documentati attraverso il doppio registro delle memorie e delleimmagini. Il primo è realizzato tramite la raccolta e la presentazione di alcuni frammenti auto-biografici, ricordi individuali che documentano la dimensione quotidiana e psicologica del-l’esperienza di guerra. Il secondo, apparentemente più semplice, è dato dal patrimonio fotogra-fico. Si tratta di una raccolta di immagini provenienti dall’archivio del Museo storico, del Comu-ne di Vezzano e dal fondo della signora Carla Morandi Garbari: fotografie che rappresentano laguerra e gli effetti dei bombardamenti, la vita quotidiana di Vezzano con gruppi di soldati tede-schi e con i militari della «Folgore», la processione di San Valentino nell’immediato dopoguerra.Come Museo nel 2005 abbiamo contribuito alla realizzazione della mostra tramite il nostroricercatore Lorenzo Gardumi; con la stampa del catalogo sviluppiamo ulteriormente la collabo-razione con il Comune di Vezzano, restituendo alla comunità i risultati di una ricerca che haavuto l’ambizione di «recuperare» un pezzo importante di storia locale. Non si tratta, come sipotrà constatare direttamente dai testi e dalle immagini, del risultato di un’indagine storicalocalistica, chiusa e autoreferenziale, di una storia comunitaria separata da un contesto piùgenerale. Le vicende descritte, il senso di angoscia e di smarrimento, la quotidianità durante laguerra, pur riferendosi ad un ambito e ad un’esperienza circoscritta, alla storia specifica di unacomunità e di un territorio, costituiscono in realtà un «microcosmo», una sorta di specchio dovepossiamo leggere processi e dinamiche davvero epocali. In questo senso mi permetto di ringra-ziare l’intera comunità vezzanese, tutti coloro che hanno voluto collaborare alla realizzazione ditale progetto, a partire dal curatore della mostra e del volume. Per il nostro Museo, che hal’ambizione di essere un punto di riferimento per la ricerca e per la divulgazione storica inTrentino, questo progetto rappresenta un importante tassello di un lavoro più ampio e articola-to; il risultato di sinergie e collaborazioni preziose, ma anche di un modo d’intendere la storianel suo rapporto fecondo e anche problematico con la memoria.

GIUSEPPE FERRANDI

Direttore del Museo storico in Trento

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Nota introduttiva

La pubblicazione ripropone, accompagnati da alcune brevi note d’inquadramento stori-co, i materiali esposti nel corso della mostra fotografica tenutasi a Vezzano tra l’agosto e ilsettembre 2005 relativa al periodo d’occupazione tedesca 1943-1945.La mostra è frutto in primo luogo dell’idea di recuperare l’esperienza bellica dei coscritti diVezzano e dintorni. A tal fine è stata condotta una ricerca presso l’Archivio di Stato diTrento sulle liste di leva conservate, in particolare per le classi dal 1906 al 1924. È stato cosìpossibile ricostruire un elenco di 204 nominativi, che ha costituito la base di partenza perampliare ulteriormente l’indagine.Per la parte relativa ai bombardamenti aerei su Trento abbiamo fatto riferimento ai mate-riali conservati presso l’archivio fotografico del Museo storico in Trento. Sono stati estrema-mente utili in tal senso i documenti utilizzati anche per le pubblicazioni realizzate dal Museostesso, fra le quali si ricordano Le ali maligne, le meridiane di morte: Trento 1943-1945: ibombardamenti, mostra e catalogo (1995) e Lo sguardo del sapiente glaciale: la ricognizio-ne fotografica anglo-americana sul Trentino (1943-1945) (1997), curate entrambe da Die-go Leoni e Patrizia Marchesoni.Dal punto di vista metodologico, abbiamo tenuto presenti le considerazioni sviluppate daGabriella Gribaudi in Guerra totale: tra bombe alleate e violenze naziste: Napoli e il frontemeridionale 1940-1944 (Torino 2005). L’Autrice, nel descrivere le conseguenze del conflit-to nel Napoletano e nelle zone limitrofe, ha affrontato il tema dei bombardamenti aerei vistidalla parte dei civili. Anche in questo caso si è rilevata peraltro utile una pubblicazione acura di Quinto Antonelli edita dal Museo storico in Trento: Trento e il Trentino sotto lebombe (Trento 2005), diario di Anna Menestrina scritto fra il 1943 e il 1945.Recuperare informazioni circa il voto della comunità di Vezzano a San Valentino ha com-portato sfogliare le pagine de Il Trentino, unico organo di comunicazione a stampa autoriz-zato durante il periodo d’occupazione tedesca. In particolare, si segnalano gli articoli«Vezzano: La solennità dell’Addolorata» (26 aprile 1944), «Vezzano: viene venerato» (13agosto 1944), «Vezzano: a Fraveggio» (29 agosto 1944), «Vezzano: Funzione propiziatrice»(10 novembre 1944), «Vezzano: funzione religiosa» (5 dicembre 1944) ed infine «Vezzano:la festa di Sant’Antonio» (24 gennaio 1945).Il nucleo principale di questa pubblicazione poggia, tuttavia, sul materiale raccolto e con-servato da soggetti pubblici e privati all’interno della comunità di Vezzano.

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Le testimonianze orali dei reduci del secondo conflitto mondiale e dei cittadini di Vezzano,raccolte da Ettore Parisi, commentano gran parte dei documenti fotografici riprodotti.Il Comune di Vezzano ma anche singoli cittadini – tra cui Lucia Miori, Carla Morandi Garbaried Ettore Parisi stesso – hanno mostrato grande sensibilità per l’iniziativa accettando dicondividere con l’intera comunità il loro patrimonio personale.Rispetto all’esposizione dell’agosto-settembre 2005, sono state aggiunte immagini fotogra-fiche relative alle celebrazioni religiose svoltesi al Santuario di Vezzano nei decenni succes-sivi alla fine del conflitto proprio per sottolineare come le manifestazioni legate al rinnovodel voto a San Valentino – ogni prima domenica di settembre – facciano parte del ricono-scersi di una comunità nella propria storia e della sua capacità di trasferire il proprio patri-monio d’esperienze alle generazioni più giovani.

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Le informazioni ricavate dai Fogli matricolariconservati presso l’Archivio di Stato di Trentooffrono dati relativi a circa 204 cittadini diVezzano e frazioni limitrofe – Ciago, Ranzo,Santa Massenza, Padergnone, […] – che par-teciparono alla seconda guerra mondiale.Tali dati, riproposti sinteticamente alle pagine22-31, rappresentano un campione cospicuoe attendibile di ciò che fu l’esperienza dei mili-tari vezzanesi nel corso del conflitto.Fino al settembre 1943, gli Italiani combatte-rono a fianco della Germania nazista control’alleanza costituita principalmente da GranBretagna, Unione Sovietica, Francia e StatiUniti d’America.È soprattutto la molteplicità dei fronti di guer-ra a contraddistinguere le vicende degli Italia-ni nel secondo conflitto: gli stessi uomini sa-ranno impiegati sul fronte occidentale, controla Francia, in Grecia, in Jugoslavia e in Russia.Tra i militari vezzanesi arruolati nel Regio Eser-cito, fino al settembre 1943, furono 16 quellicaduti prigionieri delle forze alleate, la mag-gior parte catturata in Nord Africa, in Tunisiae, con lo sbarco degli Alleati nel luglio 1943, inSicilia: fatti prigionieri nelle battaglie di Sollum,El Alamein, Tobruk, furono dispersi tra SudAfrica, Egitto, Marocco, Algeria e Inghilterra.Altri militari – come Tullio Daldoss – inviati sulfronte russo contro l’Unione Sovietica e che

ebbero la fortuna di tornare, vissero l’esperien-za dei campi di prigionia in Siberia e negli Urali.Un numero consistente – circa 32 – è costituitoda quei militari che, tra il 1940 e il 1943, furonoesentati dal servizio per le più diverse motiva-zioni o riformati a seguito di ferite riportate incombattimento e per cause di servizio.Ad ogni modo è la data dell’otto settembre1943, giorno del «rebaltòn», dell’ufficializzazio-ne dell’armistizio firmato dall’Italia con le truppealleate, a costituire uno spartiacque che com-plica le esperienze fatte sino ad allora e le mol-tiplica rendendo, ancor oggi, difficile la com-prensione di quel drammatico periodo storico.Abbandonati a se stessi, alla mercé degli exalleati tedeschi che hanno invaso il territoriometropolitano e disarmato gran parte delle for-ze armate italiane schierate quali forze d’occu-pazione in Grecia, Jugoslavia e Francia, i mili-tari sono posti di fronte ad una scelta soprat-tutto individuale.Fra i vezzanesi, alcuni, circa 13, dopo esserestati catturati dai tedeschi e inviati in Germa-nia, scelsero di aderire alla Repubblica socialeitaliana oppure militarono in alcune organiz-zazioni militari o lavorative tedesche come laFlak, la Todt e la Speer.Altri, invece, parteciparono in varie forme allaguerra di liberazione: Graziano Zuccatti, dopoessere sfuggito all’internamento, riuscì ad ag-

I militari vezzanesi nel secondoconflitto mondiale

1940-1945

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I bombardamenti aerei1943-1945

Se fino al 1943 la guerra combattuta dal-l’esercito italiano sui più diversi fronti fu per-cepita dalla comunità civile come qualcosadi distante, presente solo nella preoccupa-zione per i propri cari inviati al fronte, dal1943 in poi, simile stato di cose cambia ra-dicalmente e la guerra entra violentementenelle case di tutti.Rispetto alla prima guerra mondiale, comemolti storici hanno sottolineato, il secondoconflitto rappresentò la rottura della tradizio-

nale distinzione tra fronte interno e fronte diguerra: la popolazione civile diventò uno deiprincipali obiettivi della guerra.I campi di concentramento nazisti o i massa-cri perpetrati sul fronte orientale e nei Balcanicontro la popolazione nel suo complesso fe-cero assumere al conflitto i tratti di una guerraideologica e razziale contro l’ebreo e control’antagonista comunista.Inoltre, i bombardamenti terroristici condot-ti sia da una parte – i tedeschi rasero al suo-

B-25 D Mitchell in volo sull’Italia dopo l’otto settembre 1943 con scritte di propaganda(Museo storico in Trento)

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La firma dell’armistizio da parte del GovernoBadoglio non fu accompagnata da una strate-gia politico-militare che evitasse l’occupazionedi gran parte del territorio nazionale da partedell’ex alleato.Il Paese si mostrava spaccato in due.A Sud, con la fuga a Brindisi, avevano trovatoriparo Vittorio Emanuele III, Badoglio ed i mi-nistri del governo da lui presieduto. Gli Alleati,dovendo accettare il governo Badoglio in quan-to garante degli accordi armistiziali, fornironoal cosiddetto Regno del Sud legittimità e so-stegno.Il primo atto politico del governo del Sud fu ladichiarazione di guerra alla Germania. Era il13 ottobre 1943. Il re e Badoglio speravanoche con tale gesto l’Italia avrebbe potuto evi-tare le clausole severe della resa incondiziona-ta e magari ottenere la qualifica di alleata.Speranza vana: gli Alleati, pur riconoscendo idiritti acquisiti alla firma dell’armistizio, accet-tarono la partecipazione dell’Italia alla guerracome semplice cobelligerante.Nell’Italia centro-settentrionale, invece, occu-pata interamente dalle divisioni dellaWehrmacht, Hitler si dimostrò propenso adavvalersi della collaborazione di Mussolini che,liberato dalla prigionia sul Gran Sasso doveera stato rinchiuso dopo la sua destituzione del25 luglio, fu chiamato a dirigere la neonataRepubblica sociale italiana (RSI) e a guidarenon più il Partito nazionale fascista (PNF) mail Partito fascista repubblicano (PFR).

Le forze e i reparti militari di quella che fu poichiamata la Repubblica di Salò, raramenteimpiegati al fronte contro gli anglo-americani,furono al contrario utilizzati con funzioni di con-tro-guerriglia in un tragico conflitto civile. Neimesi successivi all’otto settembre 1943, milita-ri sbandati dell’esercito italiano e renitenti allaleva della Repubblica sociale, rifugiatisi inmontagna, avevano dato corpo, infatti, ad unaresistenza armata contro l’occupante nazista ei collaboratori fascisti.Nel periodo di tempo che va dall’inverno 1944alla primavera 1945, inquadrato da dirigentied esuli politici antifascisti rientrati in Italia dopola caduta di Mussolini e, soprattutto, dopo l’ot-to settembre 1943, prese forma un vero e pro-prio movimento di resistenza che trovava il suocardine organizzativo nei Comitati di liberazio-ne nazionale (CLN) sorti clandestinamente ingran parte delle metropoli più importanti, del-le città, dei paesi, delle fabbriche e delle azien-de dell’Italia centro-settentrionale.Dopo la liberazione di Roma da parte degliAlleati – primi di giugno del 1944 – il Comita-to centrale di liberazione nazionale (CCLN) consede a Roma, delegò al Comitato di liberazio-ne nazionale regionale di Milano la guida del-la lotta di liberazione in qualità di governo stra-ordinario del Nord.Il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia(CLNAI), come fu denominato, rappresentòpertanto il governo clandestino per il Nord Ita-lia, ottenendo successivamente la qualifica di

L’occupazione tedesca

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Il voto a San Valentino14 febbraio 1944

Nel corso del conflitto, gli atti di fede rivoltiai santi patroni e protettori furono numerosiin tutto il territorio nazionale. Pure in Trentinoquesti non mancarono e si rivolsero in parti-colare verso alcune figure religiose tradizio-nalmente presenti alla comunità trentina qua-li la Madonna, San Romedio e San Valentino.Di quest’ultimo, in particolare, ne abbiamotraccia non solo a Vezzano, ma anche ad Ala,dove il santuario a lui dedicato custodisceparecchie rappresentazioni votive, tra le qualiuna tavoletta ex voto – Per Grazia Ricevuta(PGR) – datata 4 febbraio 1945 e recantel’elenco di 58 cittadini di Ala, rimasti incolu-mi dopo un bombardamento alleato.Le manifestazioni religiose relativamente alterritorio vezzanese, non avevano naturalmen-te come unico epicentro solo Vezzano ma siirradiavano per tutte le frazioni limitrofe.Nell’agosto del 1944, nella frazione di Ciago,fu ricordato il patrono San Lorenzo, la cuiricorrenza in quell’anno era stata precedutada un triduo (pratica devota cattolica pub-blica o privata, comprendente preghiere e ritireligiosi per la durata di tre giorni, a scopodi ringraziamento o propiziazione) e da so-lenni funzioni religiose, cui aveva partecipa-to, oltre alla popolazione locale, «un fortestuolo di sfollati di tutta la conca vezzanese».

Le manifestazioni, in tal modo, si sussegui-rono per tutto l’anno e tutte caricate di unsignificato che andava al di là della celebra-zione rituale: si ebbero iniziative a Fraveggiola cui sagra in onore a San Bartolomeo fucelebrata «con l’austerità richiesta dal mo-mento» e a Lon, in occasione della festa diSant’Antonio.A Vezzano, a quanto sembra durante tutto il1944, si ebbe la celebrazione di funzionipropiziatrici dedicate a «tutti i richiamati eoperai vezzanesi», cui partecipavano la cit-tadinanza e i familiari dei soldati assenti.Il voto a San Valentino, espresso nel febbra-io 1944 e rinnovato l’anno successivo – chevedeva unita non solo la comunità vezzanesema tutte e sette le frazioni del Comune(Ciago, Lon, Fraveggio, Santa Massenza,Padergnone, Margone e Ranzo) – era statosottoscritto per scongiurare sì l’evacuazionee i bombardamenti ma anche per protegge-re i «propri soldati e lavoratori lontani».Nella memoria dei testimoni è la guerra arappresentare in maniera decisiva la moti-vazione principale per cui il voto fu espres-so, come se l’unica speranza di sfuggire alledistruzioni del conflitto fosse riposta nel San-to protettore, nella Chiesa e nei suoi mini-stri, nella fede e nella grazia del Signore.

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La fine della guerra a Vezzanomaggio 1945

Il conflitto in Italia terminò ufficialmente il 2maggio 1945.L’armistizio firmato a Salerno il 29 aprile 1945,tra i rappresentanti della Wehrmacht e delle SSda una parte e quelli alleati dall’altra, stabilivala cessazione delle ostilità solo da parte, però,delle forze armate tedesche operanti sul fronteitaliano nei confronti dell’esercito anglo-ameri-cano.La firma dell’armistizio avrebbe dovuto porrela parola fine all’offensiva iniziata il 9 aprile da-gli Alleati con lo sfondamento della linea del fron-te lungo la Val Padana in direzione di Bologna.Il 25 aprile 1945 il Comitato di liberazione na-zionale Alta Italia aveva dato l’ordine dell’insur-rezione generale in tutte le città dell’Italia del nordcon la partecipazione attiva di tutte le formazio-ni e brigate partigiane che, scese dai monti doveavevano condotto la guerriglia contro le forzed’occupazione tedesche e i reparti della Repub-blica sociale, affluivano verso le principali me-tropoli e le principali vie di comunicazione neltentativo d’intercettare le unità germaniche.La situazione di quei giorni si presentava alquan-to caotica con l’esercito anglo-americano chepremeva quello tedesco in ritirata verso la Ger-mania e le formazioni partigiane che cercavanodi disarmare e catturare il maggior numero disoldati tedeschi.Il Trentino, che fino ad allora era apparso comeun territorio complessivamente sotto il controllodell’autorità militare tedesca e di Hofer, divennela principale via di transito per l’esercitogermanico che dalla Val Padana, dalla Lombar-

dia e dal confine orientale, tentava di raggiunge-re il Brennero e, di lì, la Germania.Dalla metà d’aprile ma soprattutto a partire dal-l’ultima settimana dello stesso mese, le valli tren-tine furono percorse da unità militari dalla di-versa provenienza e specialità: reparti dellaWehrmacht precedevano o affiancavano unitàdelle SS, della Flak o della Marina germanica.In quei giorni, le valli Giudicarie, la valle deiLaghi, la val di Fiemme, la Valsugana, la valLagarina e la valle dell’Adige registrarono unaumento di saccheggi e di furti – soprattuttogeneri alimentari, biciclette e vestiti borghesi –da parte di queste formazioni in ritirata.Purtroppo, non mancarono neppure le uccisio-ni ingiustificate di civili e vere e proprie stragicon incendi d’interi villaggi.Nonostante, infatti, la notizia dell’armistizio fossestata resa pubblica nel pomeriggio del 2 maggio,i reparti tedeschi proseguirono la loro marcia.Non potendo essere controllati dall’aviazionealleata a causa delle avverse condizioni climati-che di quei primi giorni di maggio, i militari in-fransero deliberatamente le clausole armistizialiche stabilivano che, all’annuncio della resa del-le forze armate tedesche, tutte le unità avrebbe-ro dovuto fermarsi nel luogo in cui si trovavanoin attesa degli alleati.Una situazione, quindi, confusa ed in continuaevoluzione.Dalle parole dei testimoni emerge chiaramentequesto dato di fatto, con l’animo dei civili divisotra l’attesa per la fine della guerra ormai immi-nente ed il timore di possibili violenze ai loro

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Le processioni in onore di San Valentinodal dopoguerra in poi

I festeggiamenti per la conclusione del conflit-to sfociarono, nel maggio e nel settembre del1945, nelle celebrazioni religiose in onore delSanto. Alla sua protezione si attribuivano gliscarsi danni inferti al paese dalla guerra e daibombardamenti aerei e soprattutto il ritorno acasa di gran parte di coloro che, militari, era-no stati sospinti dalla furia bellica sui più diver-si fronti e nei campi di prigionia in Germania.Alcuni tuttavia non ebbero questa fortuna:Ottavio Bassetti, Valerio Tonelli, Gustavo

Garbari ed Enrico Rigotti morirono durantela prigionia in Germania; Renato BonfiglioTasin, Vittorio Miori, Tasin Giuseppe, Illumi-nato Banal e Paolino Parisi caddero tra il 1940e il 1945 sui vari fronti del conflitto; FioreSartori, Giuseppe Rigotti e Quintino Graziolifurono dati per dispersi.Il rientro dei militari avvenne scaglionato neltempo a seconda delle diverse situazioni in cuivennero a trovarsi nel corso del conflitto: coloroche erano caduti nelle mani dei tedeschi, rien-

Vezzano, 10 maggio 1945: processione per il voto a San Valentino con don Narciso Strada (alcentro), promotore del voto (proprietà Carla Morandi Garbari)

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Indice

pag. 5 Premessa di EDDO TASIN

» 7 Premessa di GIUSEPPE FERRANDI

» 9 Nota introduttiva

pag. 11 I militari vezzenesi nel secondo conflitto mondiale: 1940-1943

pag. 32 I bombardamenti aerei: 1943-1945

pag. 48 L’occupazione tedesca

pag. 62 Il voto a San Valentino: 14 febbraio 1944

pag. 67 La fine della guerra a Vezzano: maggio 1945

pag. 78 Processioni in onore a San Valentino dal dopoguerra in poi

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La pubblicazione ripropone, accompagnati da alcunebrevi note d’inquadramento storico, i materiali esposti nelcorso della mostra fotografica tenutasi a Vezzano tral’agosto e il settembre 2005 relativa al periodod’occupazione tedesca 1943-1945. Il nucleo principalepoggia sul materiale raccolto e conservato da soggettipubblici e privati all’interno della comunità di Vezzano. Acommento della maggior parte dei documenti fotograficiriprodotti, sono proposti alcuni passaggi attinti dalleinterviste rilasciate da testimoni degli eventi documentati.Rispetto all’esposizione, il volume è stato arricchito conimmagini fotografiche relative alle celebrazioni religiosesvoltesi al Santuario di Vezzano nei decenni successivi allafine del conflitto proprio per sottolineare come lemanifestazioni legate al rinnovo del voto a San Valentino– ogni prima domenica di settembre – facciano parte delriconoscersi di una comunità nella propria storia e dellasua capacità di trasferire il proprio patrimonio d’esperienzealle generazioni più giovani.

Sommario: Premessa di Eddo Tasin. Premessa di GiuseppeFerrandi. Nota introduttiva. I militari vezzanesi nel secondoconflitto mondiale: 1940-1945. I bombardamenti aerei:1943-1945. L’occupazione tedesca. Il voto a San Valentino:14 febbraio 1944. La fine della guerra a Vezzano: maggio1945. Le processioni in onore di San Valentino daldopoguerra in poi.

Lorenzo Gardumi collabora con il Museo storico in Trento.Nell’ambito della storia contemporanea si è dedicato conparticolare attenzione allo studio degli anni della secondaguerra mondiale, soffermandosi soprattutto sulle stragi dicivili ad opera delle truppe tedesche nella fase finale delconflitto.

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