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Verso il Senato delle Autonomie FEBBRAIO 2014

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Verso il Senato delle Autonomie

febbrAio 2014

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“Riforme costituzionali: il Senato delle Autonomie” 3

Regionalismo e retorica federalista 4

L’opzione monocamerale e le ragioni a favore di una seconda Camera delle autonomie 6

Quale Senato delle autonomie? 8

SimonePajno

Riforma del Senato e rapporto Stato-Regioni 11

EnricoRossi

Cosimi: “Serve una buona riforma, altrimenti la credibilità delle istituzioni è compromessa” 12

OliviaBongianni

Amato: “Far entrare le Autonomie nel processo di legislazione dello Stato” 13

OliviaBongianni

Onida: “Servono autonomia finanziaria e tributaria e un tipo diverso di legislazione” 14

ALTRIMERIDIANI 15

PERCORSI DI CITTADINANZAUn progetto di cooperazione per ogni comune 16

SauroTesti

Festival della cooperazione internazionale: un patrimonio di esperienze da valorizzare 17

StefanoFusi

Reti territoriali, partenariati e buone pratiche degli Enti Locali 18

SaraDenevi

I processi di rete come contributo per superare la crisi 19

SaraDenevi

in queSto numero

Anno XXI numero n. 2 febbraio 2014

Reg. Trib. di Prato nr. 180 del 8/7/1991.

Editore: Aut&Aut Associazione

Proprietà: Anci Toscana

Direttore responsabile: Marcello Bucci

Direttore editoriale: Alessandro Pesci

Collegio di garanzia: Alessandro Cosimi, Sabrina Sergio Gori, Angelo Andrea Zubbani

Redazione: Anci Toscana - email: [email protected]

Caporedattore: Olivia Bongianni

In redazione: Sandro Bartoletti, Monica Mani, Hilde March, Sara Denevi, Elena Cinelli

Grafica e impaginazione: Osman Bucci

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2febbraio2014

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“Riforme costituzionali: il Senato delle Autonomie”

Sièsvoltaloscorso17gen-naio a Firenze, promossadalla Regione Toscana,una giornata di studio

intitolata “Riforme costituziona-li: ilSenatodelleAutonomie”,nelcorso della quale si è riflettutosulleesigenzediriorganizzazionedel sistema istituzionale e sulleproposte emerse in tal senso daiGruppi di lavoro e Commissioniche hanno lavorato negli ultimimesi su indicazione sia del Presi-dente della Repubblica che dellaPresidenza del Consiglio. Al con-vegnohannopresoparte,oltrealpresidentedellaRegioneToscanaEnricoRossi, ilpresidentediAnciToscana Alessandro Cosimi. Lerelazioni introduttive sono stateaffidatealprofessorGinoScacciadell’università di Teramo, al pro-fessorRaffaeleBifulco,ealprofes-sor Simone Pajno dell’Universitàdi Sassari. Sono intervenuti poiGiulianoAmato,nellasuaqualitàdi giudice della Corte costituzio-nalee ilpresidenteemeritodellaCorteCostituzionale,ValerioOni-da, componente del gruppo deisaggivolutodalpresidenteNapo-litano.Alterminedei lavori ilpre-sidente Rossi ha annunciato unanuovagiornatadistudio,stavoltadedicatainparticolareadefinireilivellidicollaborazionetraComu-ni e Regioni anche alla luce delsuperamentodelleProvince.

il conVegno

IlPresidentedellaRepubblicahaistituitoil30marzo2013dueGruppidilavoroconilcompitodiproporre,attraversoduedistintiRapporti,misurediretteadaffrontarelacrisieconomicaequelladelsistemaistituzionale.IlGrupposulleriformeistituzionalieracompostodaMarioMauro,ValerioOnida,GaetanoQuagliariello,LucianoViolante,conilcompitodiproporre,attraversoduedistintiRapporti.LaRelazionefinaledelGruppocheportaladatadel12aprile2013,èsuddivisainseicapitoli:1)Dirittideicittadiniepartecipazionedemocratica;2)Delmetodoperleriformecostituzionali;3)ParlamentoeGoverno;4)RapportoStato-Regioni;5)Amministrazionedellagiustizia;6)Regoleperl’attivitàpoliticaeperilsuofinanziamento.

Con proprio decreto dell’11 giugno 2013 il Presidente del Consiglio deiMinistrihaistituitounaCommissioneperleriformecostituzionali,conilcompitodiformularepropostedirevisionedellaParteSecondadellaCo-stituzione,TitoliI,II,IIIeV,conriferimentoallemateriedellaformadiSta-to,dellaformadiGoverno,dell’assettobicameraledelParlamentoedellenormeconnesse,nonchépropostediriformadellalegislazioneordinariaconseguente,conparticolareriferimentoallanormativaelettorale.Laboz-zadellaRelazionefinale(al17settembre2013),èarticolatainseicapitoli:1)Bicameralismo;2)Procedimentolegislativo;3)TitoloV;4)Formadigo-verno;5)Sistemaelettorale;6)Istitutidipartecipazionepopolare.

OltreallaCommissioneperleriformecostituzionali,ilGovernohamessoincampoancheun’iniziativadiconsultazionepubblicasulle riformeco-stituzionaliintitolata“Partecipa!”.Comeillustratonell’introduzionealRap-portofinale,afirmadelministroQuagliariello,siètrattatodiuncamminoduratooltretremesichehaprevistounprimoquestionariorivoltoainonaddettiailavori,unsecondoquestionariodiapprofondimentoeunaterzafasedidiscussionepubblica.

LE RELAZIONI DEI “SAGGI”Commissioni al lavoro e una consultazione pubblica

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3febbraio2014

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Regionalismo e retorica federalista

Qual è lo stato del regionalismo italiano? Quali

le cause della crisi attuale del regionalismo? Su questi

aspetti si è soffermato nella propria relazione al

convegno promosso dalla Regione Toscana lo scorso

17 gennaio a Firenze Gino Scaccia, Ordinario di

Istituzioni di diritto pubblico nell’Università degli Studi di

Teramo

Secondoildocente,“il nau-fragio del disegno neore-gionalista del 2001 può es-sere ricondotto al concorso

di alcune generali ragioni storico-ideologiche e di più specifiche ragio-ni tecniche, di difettosa redazione del testo costituzionale”. Tra le pri-me, vengono individuate il fattochelariformasiaandataindirezio-ne opposta rispetto alla tendenzache andavano assumendo i pro-cessi storici e la persistente ege-monia di culture politiche, quali ilsolidarismo di matrice socialista e

da parte della Corte costituzionale; e così le competenze in tema di ordi-namento civile, tutela della concor-renza, coordinamento della finanza pubblica – specie dopo l’assunzione di più stringenti vincoli europei e costituzionali di bilancio – sono di-ventate materie onnivore. Materie passepartout, attraverso le quali lo Stato ha esercitato pesantissime in-cursioni negli ambiti dell’autonomia e persino dell’organizzazione inter-na delle Regioni”. Altro aspetto sucuivienepostal’attenzioneèilfat-toche“l’incertezza del quadro delle competenze e la mancanza di un Se-nato delle autonomie capace di con-correre alla progettazione legislati-va in modo che le leggi statali siano informate – come richiede il troppo spesso dimenticato art. 5 Cost. – «alle esigenze dell’autonomia e del decentramento» ha determinato uno stato di altissima e permanente conflittualità e un’esplosione quanti-tativa del contenzioso costituzionale (dalle materie “trasversali” a quelle in cui opera la cosiddetta “chiamata in sussidiarietà”), di meccanismi di codeterminazione pattizia Stato-Re-gioni degli atti applicativi delle leggi statali (tramite regolamenti, accor-di, intese), ha accresciuto i reciproci poteri di “veto” e ciò ha fatto lievitare i costi di transazione delle decisioni politiche”.SecondoSacciainoltre“la timida e contraddittoria attuazione dell’art.

119 Cost. ha lasciato sostanzialmen-te invariato il livello di autonomia fiscale periferica, con l’effetto che la Regione continua ad essere un signi-ficativo centro di spesa (soprattutto sanitaria) ma non è mai divenuta un adeguato collettore di entrate e pertanto dipende largamente dallo Stato per il finanziamento delle sue funzioni; e proprio a causa di questa dipendenza finanziaria delle Regio-ni, il regionalismo asimmetrico de-lineato nell’art. 116 Cost. non è mai decollato. Persino le Regioni che me-glio hanno risposto alla sfida della responsabilità e dell’autonomismo non hanno rivendicato dal centro competenze ulteriori perché non sa-prebbero come finanziarle”.Diconseguenza,ricostruisceildo-cente, il principio di sussidiarietàavrebbefinitoconilnonfunziona-recomemeccanismodidecentra-mentoamministrativo.A questo punto Scaccia mette aconfronto “retorica federalista” eeffettivarealtà:“Negli anni del trionfo politico del mito federale - evidenzia Saccia - nel-la Regione si è voluto vedere una sor-ta di piccolo Stato, con ampi poteri di legislazione e di programmazione economica, poteri esteri, statuti con enunciazioni reboanti, scritti sul mo-dello di piccole Costituzioni se non addirittura di Carte internazionali

cattolica – che collocano l’idea dilibertà, anche nella sua dimensio-neistituzionaleeorganizzativa, inposizione subordinata rispetto aquelle di eguaglianza e solidarie-tà. In questo contesto si sono poiinseriti, secondo Scaccia, erroridi progettazione costituzionalee gravi omissioni nell’attuazionedellariformadeltitoloV.Secondoildocente,inparticolare“le macro-scopiche lacune negli elenchi delle materie di legislazione esclusiva sta-tale hanno favorito interpretazioni espansive delle competenze statali Segueapag.5

le relAZioniintroDuttiVe

4febbraio2014

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Regionalismo e retorica federalista

dei diritti. Da questa autoproclama-ta assunzione di uno status similsta-tuale derivano alcuni slittamenti se-mantici niente affatto innocenti: la comune qualificazione dei Presidenti della Giunta regionale come “Gover-natori”, la denominazione di “Parla-menti” per i Consigli regionali e di “deputati” per i consiglieri. La dol-ce poesia della retorica federalista, tuttavia, ha presto ceduto il passo a una realtà prosaica contrassegnata dal fallimento del decentramento fiscale, dalla sostanziale irrilevanza politica della legislazione regionale, che tante illusorie speranze aveva alimentato, e dalla necessità di raf-forzare i controlli statali sulla spesa decentrata fino a renderli asfissianti per rispettare il vincolo costituziona-le dell’equilibrio di bilancio”.Si è finiti così con il passaredall’esaltazione della Regione inchiave federale, senza mediazio-ni, alla sua completa mortificazio-ne: “E sull’onda degli scandali che hanno coinvolto alcune ammini-strazioni locali, portando l’indice di popolarità dell’istituzione regionale ai minimi storici, - prosegue - se ne è messa in dubbio la stessa soprav-vivenza, auspicando l’assorbimento delle competenze regionali da parte dei Comuni e dello Stato. Per que-sto la Regione, che, con entusiasmo certamente eccessivo, aveva cullato sogni statuali, rischia oggi di esse-

re percepita da porzioni consistenti dell’elettorato – absit iniuria verbis – come una sorta di “gigantesca ASL” (visto che circa l’80% del bilancio è impegnato dalla spesa sanitaria), se non addirittura un ente inutile, che duplica senza semplificarla la buro-crazia statale”.SecondoScaccia,insostanza,men-trelemaggioripreoccupazionideiriformatori sembrano concentrar-si sul riassetto della legislazione,l’elemento realmente decisivo per

restituire forza a un regionalismo“che è invecchiato senza aver mai vissuto il rigoglio della giovinezza”stanelriassettodellefunzioniam-ministrative.Come fare, quindi? Occorrerebbe,secondoildocente,unaricognizio-nedellefunzionipubblichedecen-trabili insedelocaledacuipartireper una redistribuzione della po-testà tributaria, per fare in modoche le Regioni possano finanziareautonomamente (e salvo sempre

l’interventoperequativostatale),lefunzioni loro conferite, e conside-ratesecondoilorocostistandard.“È venuto insomma il momento di modificare, semplificandolo al mas-simo, l’art. 117, ma soprattutto di at-tuare finalmente gli artt. 118 e 119, finora traditi nella loro ispirazione più profonda”, conclude Scaccia.“In questo quadro, l’introduzione di un Senato delle autonomie diventa fondamentale per riprendere e por-tare a compimento leggi di decen-

tramento amministrativo e fiscale finora costruite in ottica centralista nonostante si declamassero‘federali’”.

LaRelazionecompletaèstatapub-blicatasulla rivista telematicagiu-ridica n°1/2014 dell’AssociazioneItalianacostituzionalisti,disponibi-le su www.associazionedeicostitu-zionalisti.it

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5febbraio2014

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L’opzione monocamerale e le ragioni a favore di una seconda Camera delle autonomie

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Nelquadrodiundibattito,quello sulla riforma delbicameralismo perfetto,che va avanti, ormai da

anni, “con improvvise accelerazioni e lunghe pause”, risulta difficile indi-viduare tracce di novità. Una stan-chezza che sembra leggersi tra lerighe anche dell’ultima propostaistituzionale contenuta nella ‘Rela-zione della Commissione per le ri-forme costituzionale, presentata asettembre 2013 e prima ancora nel‘Rapporto del Gruppo di lavoro suitemi istituzionali’, istituito dal Presi-dente della Repubblica il 30 marzo2013.E’questoinsintesiilgiudiziodi

Raffaele Bifulco, Ordinario di Di-ritto costituzionale nell’Università LUISS – Guido Carli,secondoilqua-le“l’elaborazione di diverse soluzioni organizzative, non accompagnata da un’attenta individuazione dei limi-ti e soprattutto degli svantaggi che ognuna di essa comporta, non ren-da un servigio completo all’opinione pubblica. Esistono limiti sistemici che qualsiasi riforma del bicameralismo perfetto incontra e che vanno indivi-duati almeno per grandi linee”. Una“sensazione di dèjà vu” che si rivelaperòmitigatadallapropostadirettaariformare insensomonocameraleil Parlamento, avanzata da una mi-

noranzainternaallastessaCommis-sione.NellasuarelazionepresentataalconvegnoorganizzatodallaRegio-neToscanasu‘Riformecostituzionali:ilSenatodelleautonomie’,aFirenzeBifulcosisoffermaquindiarifletteresuquestanovità.“L’idea è di procedere all’unificazione delle due camere, ridu-cendo opportunamente il numero dei parlamentari e costituzionalizzando il sistema delle Conferenze Stato-Regio-ni-enti locali. Per quanto non del tutto sconosciuta al panorama costituzio-nalistico italiano, poiché, già da diversi anni, una parte della dottrina costitu-zionalistica insiste su questa ipotesi, la proposta assume oggi, in un clima politico-istituzionale mutato e molto sensibile ai c.d. costi della politica, una concretezza e un appeal rinnovati. Allo stesso tempo si tratta di una proposta che, enfatizzando astutamente i mol-ti difetti del sistema elettorale attuale, le non poche incongruenze di alcune proposte di riforma del bicamerali-smo, il tendenziale immobilismo delle istituzioni parlamentari, rischia di ac-centuare tendenze di riduzione della democrazia e del pluralismo in nome della semplificazione e dell’efficienza dei meccanismi decisionali”.Tenendoquindipresentelepropostedella Commissione e, in particolare,l’opzione monocamerale, Bifulco siproponequindidirifletteresullera-gioniche,nonostantetutto,depon-gonoafavorediunasecondacame-rarappresentativadell’autonomia.Il

docente punta poi a chiarire qualisarebberoinodieffettivamentedascioglierenellaprogettazionediunbicameralismo differenziato benfunzionante.”La prima e più impor-tante funzione di una seconda came-ra è la possibilità di rappresentare in-teressi distinti da quelli presenti nella prima camera -sostieneBifulco-. Con specifico riferimento all’ordinamento italiano, la questione allora diventa: è opportuno dar voce agli interessi dei territori all’interno del Parlamento? Una risposta radicalmente negativa, sostanzialmente identificabile con la proposta monocamerale, potrebbe sostenere che gli interessi dei territori, nell’ambito dell’ordinamento italiano, non sono così differenziati da meri-tare rappresentanza all’interno delle istituzioni centrali. A questa posizione però non pervengono neppure coloro che propugnano il monocameralismo visto che si esprimono a favore di una costituzionalizzazione del sistema delle Conferenze (con tutto quello che ne se segue in termini di aggravamen-to del procedimento legislativo). Dun-que, par di capire, anche le voci più ra-dicali convengono sull’opportunità di riconoscere una dignità agli interessi dei territori tale da coinvolgerli in fun-zioni (para)legislative (anche se sulla questione delle funzioni da assegnare alle Conferenze i fautori del monoca-meralismo sono alquanto laconici)”.

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Di fronte all’opzione monocamerale, quali le ragioni che depongono

comunque a favore di una seconda camera

delle autonomie?Se lo chiede Raffaele Bifulco, Ordinario di Diritto costituzionale

nell’Università LUISS – Guido Carli

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6febbraio2014

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A questo punto, precisa Bifulco, il focusdellaquestionesisposta leggermenteedi-venta: “perché può essere ancora opportuno convogliare tali interessi territoriali all’interno delle assemblee parlamentari?” Secondo ildocente,cisonoalmenotreragioniasoste-gnodiquestascelta:ilruolodell’autonomiaterritoriale,l’esigenzadinonrestringereica-nalidemocratici,unapiùampiaesigenzadi‘tenuta’delsistemapolitico-partitico.Aconclusionedelproprio intervento,Biful-cosisoffermaadanalizzarelosnodocrucia-lecostituitodallacomposizionedellasecon-da camera. “Nel variegato panorama delle proposte di riforma del bicameralismo italia-no ritorna invece di frequente l’ipotesi di una seconda camera al cui interno sono rappre-sentate, se non tutte le autonomie territoria-li, almeno quella comunale (oltre ovviamente a quella regionale)”. Questo prevede anchela più recente proposta della Commissionechehaconclusoiproprilavorinelsettembre2013. A giudizio di Bifulco “ non si intende però perché la Commissione non abbia anche previsto la presenza delle Province e delle Città metropolitane (in fondo, se le prime godono di cattiva fama, le seconde dovrebbero essere in-coraggiate). A spingere fino in fondo quest’or-dine di argomentazione, inoltre, potrebbe le-gittimamente sostenersi che dovrebbero avere accesso in Parlamento tutti quei soggetti isti-tuzionali le cui funzioni fondamentali sono di-sciplinate dal Parlamento, dando così alla se-conda camera una configurazione corporati-vistica piuttosto che autonomistica. Insomma, la motivazione è priva di ogni logica, se non

quella di assecondare spinte lobbistiche o, più nobilmente, di dare visibilità a un ente costitu-tivo della nostra storia e della nostra Repub-blica, il Comune, che, per volere della Costitu-zione, non ha però alcun titolo per partecipare alla funzione legislativa”.Secondoildocente,dunque,lapresenzadeirappresentanti comunali non farebbe altrochecomplicareilcircuitodecisionale,conilrischiodicreareproblemianzichérisolverli.

“È senza dubbio apprezzabile lo sforzo della Commissione di attutire questo effetto -affer-ma Bifulco - lasciando che a proporre i rap-presentanti dei Comuni siano i Consigli del-le autonomie locali presenti all’interno delle singole Regioni. La Commissione di esperti, che in maggioranza propugna l’ipotesi di se-natori eletti in parte dai Consigli regionali e in parte dai Consigli delle autonomie locali, non spiega, peraltro, come dovrebbero votare

le ‘delegazioni’ regionali: ciascun rappresen-tante esprime individualmente il proprio voto ovvero ciascuna delegazione esprime un voto unitario?”

La Relazione completa è stata pubblicatasulla rivista telematica giuridica n°1/2014dell’Associazione Italiana costituzionalisti,disponibilesuwww.associazionedeicostitu-zionalisti.it

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L’opzione monocamerale e le ragioni a favore di una seconda Camera delle autonomie

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7febbraio2014

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Quale Senato delle autonomie?

All’ordine del giorno, oggi, c’è la ri-forma del nostro bicameralismo:“trasformare il Senato in cameradelle autonomie” è, adesso più di

prima, l’obiettivo asseritamente condivisodalla gran parte delle forze politiche, non-ché dalla larga maggioranza di chi studiaprofessionalmenteilsistemaistituzionale.In

tal modo si riuscirebbe a prendere due pic-cioni con una fava: da un lato si doterebbefinalmentedisensoilnostrobicameralismo,edall’altrosicontribuirebbearisolverelasi-tuazionedistalloincuiversailsistemadellerelazionitraglientiterritoriali,ritenuto–an-che in questo caso con un giudizio presso-ché unanime – largamente insoddisfacente.

Ilproblemaèchesediciamosemplicementediessered’accordosul“senatodelleautono-mie” siamo d’accordo davvero su poco, poi-chéimodiincuitaleistituzionepuòprende-recorposonodavveromolti,emoltodiversitra loro.Percapireperciòqualesenatodelleautonomievogliamo,dobbiamoprimachie-derciqualisonoiproblemidicuioggisoffre

ilsistemadelleautonomieterritoriali,al finedi individuareglistrumentichepossonocu-rarequestimali.Conleriformecostituzionalideglianni1999-2001 si intendeva garantire maggiormentel’autogovernonellecomunità territoriali tra-mite le logichedelprincipiodisussidiarietà,per realizzare in talmodounamigliorecon-cretizzazione del principio democratico nelnostro ordinamento. L’idea alla base di que-sto approccio è semplice: il peso esercitatodaciascuncittadinoneiprocessididelibera-zionepubblicaèmaggioreovequestiultimisisvolganoinambitiristrettirispettoall’even-tualità in cui avvengano in ambiti più ampi.Perquestolefunzionipubblichedovrebberoessereallocate“inbasso”anziché“inalto”,perquantopossibile,valeadirefinchéglientidiminoridimensionisonoadeguatiallorosvol-gimento.Tuttociòènoto,comeègeneralmentecon-diviso ilgiudiziodel fallimentodiquestodi-segno.Aldilàdialcuni“errori”nellaredazio-nedellariformadel2001,noncisipuòperònasconderechebuonapartedelleragionidiquesto fallimento sono addebitabili alla so-stanzialeinattuazionedeldisegnoriformato-re.Sonoinfattimancate(quasi)deltuttolepurnecessarieleggiattuative,e–piùingenerale– la legislazione statale anche nei settori cer-tamente di competenza regionaleècontinua-tapiùomenoimmutata,senzache l’entratain vigore dell’apparentemente dirompenteleggecost.n.3del2001abbiaincisoinmodosensibile. Insomma, lariformacostituzionaleèstatasostanzialmenteignoratadallaclasse

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diSImONE PAjNO,professoredidirittocostituzionalenell’UniversitàdiSassari

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8febbraio2014

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Quale Senato delle autonomie?

politica.Possiamodirecheilnuovotestocostituzionaleèstatoabban-donato a se stesso. L’esito di tuttociò è stato ovviamente disastroso:ad una altissima incertezza circa imargini a disposizione del legisla-tore regionale, dovuta sia ad alcu-ni limiti delle norme costituziona-li che a un oscillante andamentodella giurisprudenza della Cortecostituzionale, si accompagna unintenso contenzioso, che determi-na (esegnala)scarsissimacondivi-sionesistemicadellepolitiche.Ciòsi traduce inevitabilmente in unaforteviscositàdell’attuazionedelledecisionistatalia livelloregionale,edunqueinunaltotassodiineffi-caciadellepolitichepubbliche.Ilfallimentodeldisegnoriformato-re del 2001 non deve indurci peròa dimenticare le forti ragioni – dimatrice democratica – che aveva-no allora sostenuto il tentativo divalorizzareilsistemadelleautono-mie.Essevannoancoraperseguite,però con strumenti più adeguati.Tra questi, oltre una“manutenzio-ne” delTitoloV della Parte II dellaCostituzione, è indispensabile l’af-fiancamentoallaCameradeidepu-tatidiuncollegiochesia ingradodi raggiungere alcuni obiettivi: a)essere una sede“collocata” al cen-tro,eingradodievitarechelescel-tepolitichedellaRepubblicasianouna mera imposizione dell’indiriz-zo politico statale su quelli delle

Regioni; b) realizzare una sorta ditrade-off tra esercizio delle com-petenze legislative da parte dellesingole Regioni, e partecipazione–come“sistema”–all’eserciziodel-la funzione legislativa centrale; c)deflazionareilcontenziosocostitu-zionale; d) realizzare una maggio-re “saldatura” tra l’indirizzo politi-co statale e quello che matura neicontestiregionali;e)contribuireadadeguare iprincipie imetodidel-lalegislazionestatalealleesigenzedelle autonomie, attuando così fi-nalmentel’art.5Cost.Perché questi obiettivi siano rag-giunti,però,c’èunprezzocheène-cessario pagare. Bisogna accettarel’ideachesuunapartedellesceltepolitichecentraliilsistemadeiter-ritorirappresentiunautenticoveto player,echedunquel’indirizzopo-liticocentralenonpossaessere, inqueisettori,semplicemente“stata-le”,quantopiuttostoindirizzopoli-ticodellaRepubblicanelsuocom-plesso. Ovviamente c’è bisogno diequilibrioinquesto,perevitarechelaconcessionedieccessivipoteridiveto al senato determini il rischiodel blocco del sistema decisiona-le centrale. D’altro canto il senatodovrebbe comunque avere poterisignificativi, in grado di incidererealmenteneiprocessididelibera-zionepubblica.Unsenatochenonriuscisse ad essere effettivamenterilevante nei processi di decisione

politica potrebbe magari essereunaefficacecassadirisonanzadeipuntidivistadelleRegioni,manul-la di più. Certo non contribuireb-be a formare un indirizzo politicocentraleautenticamentecondivisocon le periferie, e non riuscirebbedunqueafornireleprestazioniso-praaccennate.Devedunqueesse-re ricercato un equilibrio perchépossaessereguadagnata la“lealtàfederale”delleRegioni,senzasacri-ficarelafunzionalitàdelsistemadigovernocentrale.Ipoteridelsena-to dovrebbero essere incisivi, macircoscritti quanto ad estensione.Con una formula presa in prestitodaGiancarloDoria,sipuòdirecheil Senato dovrebbe avere deep po-wers,mafew powers:poteriprofon-diperincidere,manontantoestesidabloccare.Checaratteristichedeveavereunaseconda camera per risponderea queste attese? Certamente nonpuò essere frutto di una elezionediretta. Per raggiungere gli obiet-tivi accennati abbiamo bisogno dioptare per modalità organizzativeche consentano di connettere inmodocertoed indissolubile l’indi-rizzo politico che si forma nel rac-cordoConsiglio-Presidenteallivel-lo regionale e i senatori espressidallaRegioneconsiderata.

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9febbraio2014

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Quale Senato delle autonomie?

Il che, ovviamente, non si rea-lizzanelcasodellaelezionedi-rettadeisenatori,neancheoveciò avvenga“contestualmente”alleelezioniregionali.Restanodunquepraticabiliduediverseipotesi.Laprimaconsi-ste nell’importare il modellodel Bundesrat tedesco, facen-donominare i senatoridaigo-verni delle rispettive Regioni.La seconda – forse più adattaalle peculiarità italiane – con-siste invece nel far eleggere isenatori dai Consigli regionali,assicurando almeno un seggioall’opposizionenonchéunseg-gio“didiritto”alPresidentedel-laRegione.A fianco dei senatori di origi-neregionaledovrebberostarcianche membri nominati daglienti locali, secondo una tesioggi molto in voga? Rispettoagli obiettivi prima individuatinon ci si può nascondere chetale “ipotesi mista” rappresen-terebbe un elemento disto-nico. Perché il senato possaassicurare le prestazioni cheda esso ci si attende, infatti,questa assemblea deve esserein grado di rappresentare fe-delmente il punto di vista cheemergepressolamaggioranzadelleistituzionipoliticheregio-nali.Atacerd’altro,sonoleRe-gioni che possono impugnarele leggi statali, e che devono

darviattuazione legislativa.Bi-sognadunquericercareintuttiimodipossibili lacoerenzatrale deliberazioni senatoriali el’indirizzopoliticochesi formanel raccordo Consiglio-Presi-dente nella maggioranza del-le Regioni. A questo fine nonpotrebbe non essere previso ilvotounitariodidelegazione,otramiteilsistemadelleistruzio-nivincolantidapartedelleisti-tuzioni regionali, o attraversouna votazione a maggioranzaall’interno della delegazione,con obbligo di esprimere tut-ti i voti di cui quest’ultima di-spone in modo conseguente.In ambedue i casi, comunque,bisogna rinunciare al liberomandato parlamentare. Eb-bene, risulta evidente che lapresenza di rappresentanti deicomuni all’interno della dele-gazione regionale (sindaci orappresentanti dei CAL) nonavrebbesensoovesiprevedes-selapossibilitàdelle istruzionivincolanti. La strada del votoa maggioranza sarebbe anchepercorribile, ma per assicuraregli obiettivi sopra indicati do-vrebbe essere accompagnatada una organizzazione delladelegazione capace di assicu-rare la strutturale prevalenzadell’indirizzopoliticoregionalesulle posizioni dei comuni. Maallora che ci starebbero a fare

i sindaci e i membri designatidaiCAL?Cisirendecontoche–adoggi–l’ipotesidiescluderedeltuttoicomunidallasecondacameraè politicamente molto difficiledaaccettare.Imarginiperren-dere compatibile il soddisfa-cimento di questa istanza po-litica con la funzionalità dellaseconda camera sono tuttaviaridotti.Partendodalpresuppo-sto della abolizione delle pro-vince, apparentemente condi-viso dalla maggior parte delleforze politiche, si potrebbeinfatti pensare ad una rappre-sentanzaselezionatadelfrontecomunale (comprendente an-che le istituende città metro-politaneeRomaCapitale),icuimembri mantengano la loroautonomia dalle delegazionidelle Regioni di cui ciascunodiessi faparte,chesiaperòdidimensioni sufficientementeridotte da non spostare più ditanto gli equilibri nel collegio:in altre parole, la pattuglia co-munale non può essere cosìnutrita da far la “stampella” alraccordo Governo-maggioran-za della Camera dei deputatinell’imporrealgrossodelleRe-gionisceltealoroindigeste.Al-trimenti,ancoraunavolta,nonsi riuscirebbe a conquistare laloro“lealtàfederale”.

10febbraio2014

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regione toScAnA

Sipuòesideveprocedereallariforma del Bicameralismoparitarioperrimuovere“una delle cause delle difficoltà di

funzionamento del nostro sistema istituzionale”, come giustamente lodefinisce il documento del Gruppodi lavoro sulle riforme istituzionaliistituitodalPresidentedellaRepub-blica.Il Senato delle Regioni corrispondeal nuovo impianto costituzionale erende più efficace il nuovo assettodellecompetenzelegislativestabili-

tedalTitoloVdellaCostituzione.AltempostessoresponsabilizzaleAu-tonomieregionaliinserendolediret-tamentenellacostruzionedellepoli-tichedellaRepubblica.Daquestepremessediscendelaso-luzionedelproblemadiqualeSena-tocostruire,conqualecomposizione. L’indecisionesuquestotemaharida-tofiatoasoluzionichenonrispon-donoaiproblemiveri,cioèilmono-cameralismo e l’elezione a suffragio diretto dei senatori.Sesilavoraintornoaitrepresupposti

stabilitidalGruppodilavoroistituitodalpresidenteNapolitano(120com-ponenti,PresidentidiRegionecomecomponentididiritto,elezionedial-trirappresentantidapartedeiCon-sigli Regionali, in ragione della po-polazione), si può ragionevolmentecostruireunapropostacosìfondata:• in Senato non si vota “per testa”; il voto della Regione è comunque uni-tario(comeènelBundesrat),edeveessereespressodalPresidentedellaRegione;• gli Enti locali nel Senato devono

trovare rappresentanza nella dele-gazioneregionaleoconelezionedaparte del Consiglio regionale di unsindacooelezionedapartedelCon-sigliodelleautonomieoconalcunerappresentanzedidirittocomeilca-poluogodiregione;•ledelegazioniregionalinelSenatodevonoaverepesidiversiasecondadelladimensionedellapopolazionedelleRegioni.In tema di competenze del Senatoe della sua partecipazione al pro-cesso legislativo, il modello propo-

sto dal Gruppo di lavoro istituitodal Presidente della Repubblica ècomplessivamente convincente: ilSenato sarebbe escluso dal circuitofiduciariodelGoverno;lapartecipa-zione al procedimento legislativo èdel tipo di quella della Repubblicafederaletedesca,conbicameralismoparitario solo per alcune leggi. Lasoluzione che appare più coerentecon l’impianto regionalista è quelladi eliminare l’elenco delle materie di competenza concorrente, riportando alcune materie al livello statale ed affi-dando tutte le altre al livello regionale.Le materie di competenza esclusiva statalepossonoessereintegrateconalcune quali le grandi reti strategi-cheditrasportoedinavigazionediinteressenazionaleerelativenormedi sicurezza, la produzione strate-gica, trasporto e distribuzione na-zionali dell’energia, l’ordinamentodella comunicazione, l’ordinamentodelleprofessioniintellettuali,lapre-videnza, l’istruzione universitaria ei programmi strategici per la ricer-ca scientifica.Tutte le altre funzioninon espressamente elencate devo-noesseredicompetenzaregionale.Puòtuttaviaessereutileindicareunelenco non esaustivo di materie diesclusivacompetenzaregionale,tracui quella dell’ordinamento deglientilocali.Sipotrannocosìallargarelemateriedicompetenza“residuale”,cioèpropriadelleRegioni,mapreve-dendo, contemporaneamente, l’in-troduzionediuna clausola di supre-mazia statale.

di ENRICO ROSSI presidentedellaRegioneToscana

Riforma del Senato e rapporto Stato-Regioni

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11febbraio2014

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Anci toScAnA

di OLIvIA BONGIANNI

Cosimi: “Serve una buona riforma, altrimenti la credibilità delle istituzioni è compromessa”

“Bisogna fare non ‘qual-cosa’, ma una buona riforma, altrimenti in questo momento, se

si continua solamente a parlarne, la credibilità delle istituzioni ne viene lesa”.  Lo ha affermato il presidente di Anci Toscana Alessandro Cosi-mi, concludendo il suo interventoal convegno“Riforme costituzionali:il Senato delle autonomie”.”Viviamo una fase - ha detto Cosimi - in cui

il problema delle riforme ha in sé un’espressione quasi taumaturgica. Non possiamo continuare a citare le riforme sperando che si possano fare tra un tot di tempo, perché intanto se ne parla; sta diventando la tomba della credibilità di percorsi anche cul-turalmente elevati”.IlSenatodelleAutonomie “ è l’unica strada possibile  -haaffermatoCosi-minelcorsodelsuointervento-per raggiungere un elemento nel quale il

potere di veto è l’ultimo dei problemi. I veri veti, come ha ricordato il presiden-te Onida, non sono quelli che emergo-no nella chiarezza della costruzione di una Camera bassa. E’ da scongiurare assolutamente il monocameralismo, perché non è una composizione di re-lazioni”.Un Senato delle autonomie, preci-sa Cosimi, “con sindaci che ci vanno come tali e non come rappresentanti di una Regione, quindi no al Bunde-

srat tedesco e no al voto di delegazio-ne me sì a un ruolo pieno, di rappre-sentante delle autonomie”. Nel mo-dello tedesco, ha aggiunto Cosimi,“ci sono elementi positivi che danno una dimensione di relazione stretta ad esempio con tutto quello che è l’ele-mento fiscale, perché la Germania ha un patto di tipo fiscale che determina la relazione tra la programmazione centrale del Governo, il Parlamento e le condizioni che vengono accettate dalle Regioni. E’ in questo elemen-to che si vanifica il potere di veto e si esalta la capacità di realizzare qualco-sa, perché se non c’è una capacità di redistribuzione della funzione fiscale, oggettivamente tutto il resto sono di-scorsi, e non si fa che alimentare un egoismo delle Regioni più forti che de-termina una condizione per cui riven-dicano un ruolo maggiore in assoluto”.

Perquanto riguarda l’ipotesi,da ta-luniesaltata,diunaelezionedirettaper la seconda Camera, “questa ria-prirebbe una contraddizione  - affer-maCosimi- mettendo in discussione tutto il ragionamento della forma-zione di un dinamismo maggiore e di una riforma che dia una capacità di interpretazione a soggetti diver-si da quelli presenti in questo mo-mento nel bicameralismo perfetto”.Cosimihatoccato infine laquestio-nedelsistemadelleConferenzechedovrebbe secondo taluni esserecostituzionalizzato:”Con il sistema di Conferenze come configurato oggi non si arriva mai ad un punto che sia veramente un elemento dialettico. Nel percorso che viene fatto dal Go-verno di proposizione di una serie di elementi normativi - afferma Cosimi-, al di là dello scandalo che oggi si ragiona in termini di decretazione su tutto e questo distrugge il sistema del-le conferenze, si determina la condi-zione di una contrattazione o ex ante o ex post con i gruppi parlamentari per cui la funzione della conferenza viene sostanzialmente meno, in so-stanza è la prassi che è disintegrata”.Elezione indiretta, Senato delle au-tonomie, partecipazione sono se-condo Cosimi i punti su cui basarefinalmenteunaoccasionediriforma:“Non ci attardiamo a discutere di ele-menti che possono essere giustamen-te risolti come fattori di modello e di archetipo: stiamo dentro gli obiettivi e facciamo un’operazione che guardi ai fini, non agli strumenti”.

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12febbraio2014

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Amato: “Far entrare le Autonomie nel processo di legislazione dello Stato”

Nel proprio intervento alconvegnodiFirenzeGiu-liano Amato, giudice della Corte costituzio-

nale,sièsoffermatosultemadellacrescita dei contenziosi tra Stato eRegioneche igiudicicostituzionalisitrovanooggiadaffrontare. “Que-sto è un Paese dove le diversità sono una cosa seria e si tengono insieme le diversità, non ci si mette lo stivale so-pra”, hadettoAmato.“Ho sempre pensato–hapuntualiz-

zato– che l’unico tentativo per salva-guardare il sistema delle Autonomie sia quello di farle entrare nel processo di legislazione dello Stato. La seconda Camera ci serve come Camera delle Autonomie”.“La prevalenza delle burocrazie mini-steriali-haaggiunto-è diventata gi-gantesca col passare degli anni, non c’è il punto di vista delle Autonomie”.Secondo Amato, in Parlamento cisonosìpuntidivistalocali,macosìcomecisonosemprestati,intermi-

ninonnuovi,comerappresentazio-nediinteressilocalistici.Secondo il giudice costituzionale,l’unico ambito in cui nella culturanazionale si è riusciti a far venirefuori laforzaintrinsecadellediver-sitàregionalièquellosanitario.“L’idea del monocameralismo non mi interessa -hadettoAmato-, ser-ve una seconda Camera delle Auto-nomie con un modello di elezione indiretta e con un potere legislativo adeguato. Guardando ai diversi ordi-

namenti che hanno una seconda Ca-mera, non trovo alcuna stravaganza nel fatto che Camere con componenti ad elezioni indiretta condividano il potere legislativo: non possono con-dividere il potere di controllo politico sul Governo”.QuestoponesecondoAmato un problema non sufficien-tementemessoinluceecioèilfattoche “i governi tendono ad essere ostili alla pienezza, o quasi, di potere legi-slativo della seconda Camera se non c’è la fiducia, perché sono privati di

un’arma e cioè la questione di fiducia”.Che si attivi un processo nel qualelaculturadelleAutonomieentriperlaprimavoltanellaformazionedel-la legislazione statale, ha conclusoAmato,“è probabilmente l’ultimo ma il più rilevante tentativo che possia-mo fare prima di dover prendere atto che noi siamo adatti solo al centra-lismo come dice qualcuno, ma quel-lo davvero sarebbe la fine dell’Italia come molti di noi la vivono”. (ob)

riforme iStituZionAli

13febbraio2014

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Nelsuo intervento ilpre-sidente emerito della Corte Costituzionale, valerio Onida ha affer-

matochelariformadelSenatosem-bra essere oggi “l’unica riforma co-stituzionale ad avere la possibilità di essere portata avanti e forse conclu-sa anche in questa tormentatissima legislatura, perché è l’unica su alcuni aspetti della quale si manifesta un largo consenso: l’idea cioè, che non ci debba essere più una seconda Came-ra che dà a sua volta la fiducia al go-verno e quindi che il rapporto di fidu-ciario tra governo e parlamento sia incentrato sulla sola Camera dei de-putati”,conlaconseguenzasecondoalcunidiunasoppressioneosecon-do altri di una riforma del Senato.Qual è il nesso tra riforma del Se-nato e regionalismo? “Parados-salmente la riforma del titolo V - hadettoOnida-si dice che abbia am-pliato i poteri e il ruolo delle autono-mie, ma nei fatti la legislazione ha continuato ad essere congegnata e costruita come prima. La direttiva contenuta nell’articolo 5 della Costi-tuzione non è mai stata attuata né prima né dopo la riforma del Titolo V, quindi l’ampliamento apparen-temente enorme delle competenze regionali non ha corrisposto a un modo diverso di legiferare al cen-tro, e di conseguenza in periferia”.Il presidente Onida si è a questo

punto soffermato su due aspetti:l’esigenzadiuntipodiversodilegi-slazioneel’autonomiafinanziariaetributaria. Secondo Onida, occorreinfatti un cambiamento nel mododigovernareefareleleggi:“Oggi un numero elevatissimo di disposizioni legislative non ha lo scopo primo del-la legislazione cioè quello di indivi-duare fini e obiettivi di guidare il Pae-se nel suo insieme, ma hanno lo sco-

po ma di regolare minutamente que-sto o quel dettaglio dell’attività am-ministrativa. La legislazione statale tende a regolare tutto, non lascia che interstizi”. Le Regioni, ha aggiunto,“di contro, invece che partecipare ad un disegno legislativo e poi attuare secondo proprie vocazioni o esigenze territoriali, tendono poi a chiudersi a loro volta nella difesa di interessi ter-ritoriali specifici, localistici”.“Bisogna

Onida: “Servono autonomia finanziaria e tributaria e un tipo diverso di legislazione”

identificare in modo chiaro gli obiet-tivi, -haribadito- dopo di che non solo ci può, ma ci deve essere lo spa-zio per la differenziazione. Le Regioni a lo volta non devono impegnarsi a contrastare gli obiettivi che vengono posti a livello nazionale, ma piuttosto attuarli pienamente secondo le pro-prie vocazioni e le diverse valutazioni connesse alle esigenze del territorio”.Per quanto riguarda la questione

dell’autonomia finanziaria e tri-butaria, “quando lo Stato governa per intero le forme del prelievo - hachiarito ilpresidenteemeritodellaCortecostituzionale-è ovvio che la spesa regionale e locale si configuri come una ricaduta.Quando lo Stato governa per intero l’entrata, finisce così con il governare anche la spesa”. (ob)

riforme iStituZionAli

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14febbraio2014

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Altri meriDiAni

L’energia condivisaL’agricoltura a portata di smartphone Spread the sign

L’ambizioso progetto Nice-grid sta prendendo formanellacittàfrancesediCarros.

L’obiettivo è quello di creare unquartiere “solare” all’interno delqualeladistribuzioneelettricasiagestitainmanieraintelligente,tra-sformando i consumatori passiviin attivi“pro-sumers” (producers-consumers) mediante un’ inter-facciachechesiintegriconlein-frastrutture adibite all’accumulodi energia poste nelle case degliutenti.Proprionellagestionecon-divisadellerisorserisiedelapossi-bilità di risparmiare, pianificare erazionalizzare l’utilizzo delle fontienergetiche.Ilrisultatoèunasortadi“villaggio”virtualedovel’energiavienecondivisaeottimizzatasullabasedelleindicazionidelsistema.

I500volontaricoinvoltinellefasiinizialiriceverannocomunicazioniditipopratico:sarannoinformatisullemodalitàdispegnimentodelloro impianto di riscaldamentoper un lasso di tempo tarato sultipo di abitazione, oppure saràloro chiesto di non accendere loscaldabagno nell’orario di piccodel giorno successivo. Le reazio-ni degli utenti, che accetterannoomenodiseguireiconsiglidellarete,sarannoquindianalizzatepermigliorarelafruizionedelservizio.Traleideeinviadisviluppoanchelapossibilitàdiconferireallasmartgrid elementi tipici dei videoga-me,conlasperanzadidareluogoaunacompetizionevirtuosaall’in-ternodellacomunità.

Le buone idee in giro per il web

Anche una semplice im-magine aerea può con-sentire a un agricoltore

esperto di analizzare la crescitadellepropriepiante,ridurresen-sibilmente i tempi di lavoro sulcampo e ottimizzare la produ-zione. Questo è il principio dalquale muove e si sviluppa Ter-rAvion, startup diYCombinator,societàchehasedenellaSyliconValleycaliforniana.Unmeccani-smo semplice, quello alla basedel servizio, che attraverso fotoaeree scattate da un elicottero172S Cessna fornisce agli agri-coltori una serie di immagini,elaborate sfruttando modernetecnologie di manipolazionefotograficaerilevazioneainfra-rossi. Con la modica cifra di 30

dollari ad acro è attualmentepossibileindagaresullostatodisaluteedicrescitadiunapian-tagione,ricavandoinformazionisensibilichepermettonodipia-nificare le attività di irrigazione,rilevare zone a crescita ridottae diffusa, individuare eventualiinfestazioni di parassiti. Prezziconcorrenziali, che consento-no quindi anche all’agricoltoremediodiusufruirediunserviziochepuòsemplificaredimoltolasceltadellestrategiedaattuareincasodicriticità.Ilservizioèat-tualmenteriservatoagliagricol-tori della west coast anche se irisultatiottenutifannopresagireunafuturaespansionedelsiste-maadaltrearee.

Anche l’italiano entra afar parte di“Spread theSign”, il database mul-

tilingue della lingua dei segnisviluppato dal progetto inter-nazionale “Leonardo da Vinci”supportato dalla CommissioneEuropea attraverso l’Ufficio peril Programma InternazionaleSvedesediEducazioneeForma-zione e finanziato nell’ambitodel trasferimento tecnologico.Un vero e proprio videodizio-narioonline,consultabileancheattraversosmartphoneetablet,tramiteilqualericercareparole,espressioni idiomatiche e frasi,tradotte in tempo reale in unadella24linguealmomentopre-senti sulla piattaforma. Numeriin continua crescita, quelli del-

la banca dati del sito legato alprogetto,attualmentepopolatodaoltre200milavideocherap-presentano parole, frasi di usocomune e numeri. Tra queste,ben10mila,graziealcontributodel team di sordi madrelinguaLISeesperti linguistidelDipar-timento di Studi Linguistici eCulturali Comparati dell’Univer-sità Ca’ FoscariVenezia, sono inLIS,lalinguaitalianadeisegni.Ilprogettoèincontinuaecostan-te evoluzione, e si sta aprendoanche al coinvolgimento di lin-guedeisegnistranierealdifuoridell’Unione Europea nell’otticaditrasformarsiinunostrumentodi dialogo e confronto semprepiùglobale.

Un nuovo sistema di gestione delle reti energetiche mette in rete gli utenti trasformandoli in produttori/ consumatori consapevoli di energia

Anche l’italiano fa la sua comparsa nel videodizionario europeo del linguaggio dei segni 

In California, un sistema di rilevamento fotografico misura lo stato di salute delle piantagioni

15febbraio2014

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Un progetto di cooperazione per ogni comune

Il lavoro fatto in questi ultimidue anni tra Anci, Upi e le ongdella Toscana che operano neiprogetti di cooperazione de-

centrataesostegnoallosviluppocihaportatoarimarcareilruolodeglientilocaliedeiterritorineiprogettienelleazionistrategichechelaRe-gioneToscanahainseritonelpianodelle attività internazionali. Proget-ti,anchepiccoli,chenegliannihan-no contribuito a dare della nostraregione un’immagine che è ancheun modello di riferimento per tantialtriPaesi.Oggi la drammatica mancanza dirisorsealivellolocale,maanchere-gionaleenazionale,pertantiserviziessenzialihannoportatoaldrastico

tagliodeifondiperlacooperazionedecentrata.Diventasemprepiùdif-ficile per i comuni mettere a bilan-cio risorse e a volte anche sempli-cementemantenereunassessoratodi riferimento se non, come si suoldire,senzaportafoglio.Così come è difficile nei bilanci co-munali individuare risorse seppurminime togliendole da altri settoriche affrontano situazioni gravissi-mealivellolocale.Dalconfrontotrai diversi attori territoriali è emersala necessità di rafforzare il sistemadellacooperazione,partendodaunprincipio fondamentale: coopera-re è sempre un’azione bilaterale discambio,dovenonesisteunapartechedàeunachericeve,maèunfe-

nomeno di interazione che per es-sereefficacedeveallafineprodurre“cambiamenti”intuttiisoggettichelohannodefinito.Daquiladecisio-nedellaRegioneToscanadi ripren-dere l’esperienzadeiForumprovin-ciali prevedendo delle risorse che,attraverso Anci, permetteranno adEUAP(Euro-AfricanPartnershipOn-lus), soggetto attuatore, di accom-pagnare il percorso di consolida-mentodelForumdellaProvinciadiFirenze,Arezzo,SienaeLucca.E’importantecheinuoviprogettiacuilavoreremo,evidenzinoleazionimirateallacrescitasocialeecultura-lechequesteproduconoall’internodeinostricomuni,cosacheinquestianni abbiamo sicuramente perce-

pitomanonsiamostati ingradodiportareinmodoforteechiaroaren-dicontodellenostrescelte.Concludo con una proposta: nel2014 tantissime amministrazioniandranno al rinnovo e con le diffi-coltà di cui abbiamo parlato è pre-vedibile una drammatica riduzionedegliassessoratidellacooperazionedecentrataesostegnoallosviluppo.Invece di subire questa ennesimamutilazione credo sarebbe moltopiùinteressantechefossechiestoaicandidati sindaci un impegno benpiù preciso sulla questione: toglie-re l’assessorato alla cooperazionedecentrata,consideratochespesso,anchesepresente,nonhanessunarisorsa, quindi diventa collettore di

frustrazioneesensodiimpotenzadapartedichioperanell’area,echiede-re invece l’impegno a promuoverenella legislaturaalmenounproget-todicooperazionedecentratachesiarticoli con azioni che si allarghinoalcampodellepolitichesociali,cul-turali,dell’accoglienza,dellasolida-rietà e del volontariato. In questomodononesisterebbepiùunasses-soratoallacooperazione,maesiste-rebbeunprogettodicooperazionedecentrata che troverebbe forze erisorse in quattro o più assessoratidellastessaamministrazionecomu-nalepoichélacooperazionedecen-trataèedeveessereunprogettodicomunitàedicittadinanza.

diSAURO TESTI,sindacodiBucine,responsabileCooperazioneAnciToscana

16febbraio2014

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l’AppuntAmento

diStefano fuSi Consigliere Provincia di Firenze – Forum Cooperazione Territoriale

Il Festival della Cooperazione, iniziato il 15 gennaio e che siconclude con l’ultima iniziati-va il giorno 8 marzo dedicata

alledonneedal loro impegno fon-damentaleper lottacontro l’Aids,èstatoorganizzatodalForum Territo-riale per la Cooperazione di Firenze,una rete di enti locali e organizza-zioni della società civile, pubblichee private, che opera sui temi dellacooperazione tra territori e comu-nità.IlForumnatounannofaèco-stituitodaisoggetticheoperanoinattività di cooperazione Internazio-nale, tutela dei diritti umani, pace,responsabilitàsociale,co-sviluppoepromozionedellasolidarietà.All’ini-ziativa,organizzatainoltreconilso-stegno di Regione Toscana, hanno

aderito i Comuni della provincia diFirenze e più di 60 fra associazioni,gruppiedOng.LaProvinciadiFiren-zeesercitaunruolodisupportoall’attivitàdicoordinamento,mentrelefunzionidisegretariatosonosvoltedall’Associazione Euro African Part-nership.LefinalitàdelForumsonomoltepli-ci:rafforzareevalorizzareilpatrimo-niodiesperienzedelsistemadicoo-perazioneterritorialeedicomunitàpresentinelterritoriofiorentino,tro-varenuoveecondivisesoluzioniperl’insiemedegliattoripubbliciepri-vaticheoperanosulterritorio,con-dividere le opportunità ed operareattivamenteper il rilancioditemievalori che rischiano oggi di sparire,travolti dalla crisi economica nelle

sue diverse e complesse sfaccetta-ture che portano spesso a limitarel’orizzontedellepolitichelocali.IlForumsipropone dimiglioraree sviluppare la comunicazione in-ternaedesterna,tramitelamessainretedelleinformazionitraisog-getti, lasensibilizzazionedelterri-torio e puntando sulla diffusionedell’informazione dei progetti dicooperazioneinternazionale.Ladifesadeidirittiumaniedeibenicomuni, la costruzione del dialogocomepercorsodipace,laresponsa-bilitàsociale,ilco-sviluppo,l’educa-zioneallacittadinanzaglobale, l’in-ternazionalizzazione responsabile,la conoscenza reciproca tra diversecomunità etniche e religiose anchenelnostroterritorio,sonoitemiche

animanoleattivitàdelForum.Que-sta “agorà” si propone come mo-mento di coordinamento orizzon-tale e come strumento di scambiodi buone pratiche e competenzetecnico-professionali, al cui internosi possano condividere informazio-ni ed opportunità, capaci anche didarevitaapartenariati,ediniziativediprogettazioneeprogrammazionecongiunta.Lesfideglobaliperlosvi-luppo sostenibile richiedono stru-menti innovativi ed aggiornati, chepromuovano la partecipazione dinumerosi e diversi attori pubblici eprivati, lasensibilizzazioneneicon-frontidelterritorioelapromozionedicomunitàaperteesolidali.IlFestivaldellacooperazionesièarti-colato in diverse forme ed iniziative.

DaquellesvolteinalcuniComunipervalorizzare le proprie attività (Scan-dicci, Signa, Fiesole), al nucleo prin-cipalechesièsvoltonellasededellaProvinciadiFirenzeinPalazzoMediciRiccardi.Quisisono tenutimolti in-contrisutemiedareegeograficheog-gettodiprogettiedattività:Palestina,AfricasubsaharianaenordAfrica,di-rittoall’acqua,cibo,salute,mutilazio-nigenitalifemminili,dirittidell’infan-zia, presentazione dell’Atlante delleguerre e dei conflitti. In parallelo èstatoallestitounospazioespositivo/informativo aperto al pubblico nellesale appositamente attrezzate in viaGinorinelqualeleassociazionihannopotutoesserepresentiperillustrareepresentarelapropriaattività.

Festival della cooperazione internazionale: un patrimonio di esperienze da valorizzare

17febbraio2014

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feStiVAl DellA cooperAZione

Reti territoriali, partenariati e buone pratiche degli Enti Locali

Nell’ambito del Festival della Coope-razione, il Seminario Internazionalesvolto l’11 febbraio in Palazzo Medici

Riccardi e dedicato alle reti e partenariati fraterritoriperlatuteladeibenicomuniedeidi-ritti delle comunità, si è caratterizzato comeunmomentoimportante,dedicatoconatten-zionealcollegamentoconentilocalieattoridiretiinternazionali,europeeeafricane,econglialtriForumperlaCooperazioneInternaziona-leinToscana.Duranteilcorsodellagiornataèstatopossibilemettereaconfronto-grazieallapartecipazionedidiversirappresentantidiEntiLocali,Regioni,retiterritorialiitaliane,europee

edafricane-esperienzeemodellidicoopera-zione territoriale e di comunità, analizzandocasidibuonepraticheepartenariati.Unodeiprincipali temi affrontati è stato quello delloscarso coordinamento degli interventi, limitestrutturaleestoricochevivelacooperazionedecentrata o come propriamente viene orachiamata,cooperazioneterritoriale.Qualificataenumerosa lapresenzadegliospitie relatoriitaliani,europeiedafricani.Duranteilcorsodel-lamattinaStefano Fusi,ConsigliereProvincialee Coordinatore Forum Territoriale di FirenzehaintrodottogliinterventidiSestilio Dirindelli, SindacodiTavarnelleAldiPesa,Gabriele Coveri,

AssessorediScandicci, Sauro Testi,SindacodiBucineeCoordinatoreConsultaCooperazioneAnci, Abdoulaye Sene e Pierrick Hamon rispet-tivamentepresidenteesegretariodel GlobalLocalForumeMalang Thiam,SindacodiDiou-loulou–Senegal.HaconclusoMariaDinaToz-zi,ResponsabileSettoreAttivitàInternazionalidiRegioneToscana.Numerosianchegliinter-ventidelpomeriggiocoordinatidaEnrico Cec-chetti, Presidente di Euro African Partnership:Giorgio Garelli, consiglio direttivo OICS, Guido Milani,FondoCooperazioneProvincialediMi-lano,Giorgio PaganoCoordinatoreForumCoo-perazioneLaSpezia,Joseph Flagello,Presiden-

teFondoCooperazioneFelcosUmbria,Antonio Zurita,DirettoredelFondoAndalusoMunicipiper la Solidarietà e Silvia Stilli, Portavoce AOI-Associazione delle Organizzazioni italiane diCooperazione.Tra le riflessioni e gli approfondimenti, a finegiornataèstatoapprovatoundocumentocon-clusivonelqualesiafferma:

•ilvalorestrategicodeitemideldecentramen-toedell’ impegnodegliattori locali, istituzio-nalienon,nellapromozioneerafforzamentodelle relazioni internazionali e della coopera-zione;

•ilsostegnoadunavisioneinternazionalede-gliattorilocali,inparticolarerafforzandoicol-legamentiegliincontriconleRetieleOrganiz-zazioniinternazionali;

• il necessario coinvolgimento degli attori lo-cali,delleAssociazionidelleAutoritàLocalinelbilanciocomplessivodegliObiettividelMillen-nio e nella definizione delle nuove strategiedella cooperazione internazionale a livello diUnioneEuropeaedellealtri Istituzionisovra-nazionali;

•l’opportunitàdipartecipareadExpo2015,alleiniziativeprevisteedaisuccessivisviluppinellaconsapevolezzachelepoliticheterritorialiegliattori locali rimangano decisivi per vincere lasfidadi“nutrireilpianeta”;

• l’impegno a garantire il coinvolgimento e lapartecipazioneattivadelleassociazionideimi-grantineiprogettiedattivitàdicooperazione.

di Sara Denevi

18febbraio2014

Page 19: Verso il Senato delle Autonomie - Piscino.it · 2014. 3. 30. · re percepita da porzioni consistenti dell’elettorato – absit iniuria verbis – come una sorta di “gigantesca

regione toScAnA

“Le reti territoriali sono il fu-turo della cooperazione”,ha affermato la respon-sabile del Settore At-

tività Internazionali della Regione Toscana,maria Dina Tozzi,chiamataaconcluderelamattinatadiinterven-ti, intemadi reti territoriali,partena-riati e buone prassi di cooperazioneorganizzata nell’ambito del Festivaldella Cooperazione per mettere aconfronto quelle di Enti Locali e Re-gioni,cosìcomeleesperienzeitaliane,quelleeuropeeequelleafricane.Lamattinadilavoroèstataorientataall’approfondimentosucomemette-reasistemaillavorodelleretidiEnti

Locali,ongeAssociazionicheopera-noedanimanoiterritorienecostitui-sconounarisorsapreziosa,soprattut-toinunmomentodicrisieconomicache richiede un confronto apertosu questi temi. E proprio in relazio-neaquestoperiodoproblematicoedrammaticamenteattualecheMariaDina Tozzi ha esposto i cardini delmodellotoscanodicooperazione:“Il nostro sistema è uno dei più maturi, abbiamo infatti percorsi strutturati e funzionali, dotati di una struttura che il momento di crisi ha, però, sconvolto e quindi ci siamo dovuti riorientare e abbiamo dovuto sperimentare strade nuove come appunto quella dei fo-

rum”.“La Regione, inoltre, ha accolto la proposta di Anci e Upi per il rilancio del sistema -haprecisato la responsabi-le del Settore Attività Internazionali- attraverso un Protocollo di Intesa e mettendo a disposizione risorse per gli enti e le Province che si sono candida-ti per realizzare iniziative specifiche e rilanciare l’impegno nella cooperazio-ne”.LaRegionehainvestito,dunque,comeancorastafacendonelsistemadeiforumcomesuunanuovascom-messa strategica, forte dell’esperien-za del networking territoriale del si-stematoscanodellacooperazione.Laresponsabile di settore ha messo inluceicaratterifondamentalidelsiste-

madicrearereteinToscanatenendobenpresenteprecisiparametridi in-dirizzo:lapresenzadiobiettivipoliticiestrategicialti,lavolontàconsapevo-le di “perennizzazione” dei partena-riatioperativi inpartenariatisosteni-bilinel tempo, la fortecoerenzaconleprioritàtematicheconquelledellacooperazione decentrataToscana econ riferimento alla valorizzazionedellarelazionedicooperazionesupiùdimensionicomesanità,pianificazio-ne territoriale, servizi pubblici localie, infine, l’uso costante di dispositividiriflessioneevalutazionestrategica.Maria DinaTozzi ha aggiunto ancheun riferimentoall’utilizzodei sistemi

di rete per realizzare competenze ereperirerisorsemantenendoattivoilruolo delle comunità immigrate sulterritorio: “Le reti sono vie di accesso e di utilizzo di forme di credito, nonché un modo per dare un contributo per supe-rare la crisi in atto. Non bisogna, inoltre, dimenticarsi del contributo dei migran-ti e delle organizzazioni di immigrati che spesso vengono dai territori con cui abbiamo progetti di cooperazione in corso, nell’ottica sempre di mantene-re centrale il tema della continuità del lavoro di rete e come mantenere quindi una prospettiva di lungo periodo”.(sd)

I processi di rete come contributo per superare la crisi

19febbraio2014