Verso il Natale. La veglia e l’attesa. - Acli Bergamo · 2016. 7. 21. · Is 2,1-5; Salmo 121; Rm...

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Verso il Natale. La veglia e l’attesa. Bergamo AVVENTO 2013

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Verso il Natale.La veglia e l’attesa.

Bergamo

AVVENTO 2013

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In copertina

Paesaggio estivo a Krumau, di Egon Schiele

ACLI BergamoVia S. Bernardino 70/A BERGAMO

Tel. 035 210284 [email protected]

GraficaIvano Castelli

Stampa Tipolitografia Gamba, Verdello

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Vieni di notte,ma nel nostro cuore è sempre notte:

e dunque vieni sempre, Signore.Vieni in silenzio,

noi non sappiamo più cosa dirci: e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in solitudine,ma ognuno di noi è sempre più solo:

e dunque vieni sempre, Signore.Vieni, figlio della pace,

noi ignoriamo cosa sia la pace:e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a consolarci,noi siamo sempre più tristi:

e dunque vieni sempre, Signore.Vieni a cercarci,

noi siamo sempre più perduti:e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni tu che ci ami:nessuno è in comunione col fratello

se prima non è con te, Signore.Noi siamo tutti lontani, smarriti,

né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo.Vieni, Signore.

Vieni sempre, Signore.

Padre David Maria Turoldo

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Questo testo è nato dalla volontà di accompagnare i cristiani durante il periodo dell’Avvento. Non vuole sostituire percorsi personali o comunitari di ascolto e di confronto con la Parola: vuole solo essere l’occasione e l’invito - in modo particolare rivolto ai lavoratori - a ritagliare, nel cammino verso il Natale, un tempo di riflessione e di preghiera.

L’articolazione del volume è semplice. Ogni giorno sono pre-sentati il santo e due brevi passi biblici tratti dalla liturgia euca-ristica. Inoltre, è suggerita la lettura di un brano che può aiutare la meditazione ed è proposta una preghiera per la tavola da fare, prima del pasto, con tutta la famiglia.

Nei giorni di venerdì, per la riflessione personale, è presentata una riflessione di suor Alicia Vacas, comboniana che vive a Gerusalemme e che fa un lavoro straordinario con i bimbi beduini (cfr. la scheda in fondo al libro), sugli atteggiamenti da custodire, spiritualmente, durante il tempo di Avvento: attesa, conversione, vigilanza, cammino. Nei giorni di domenica vengono offerti dei brevi testi per un iti-nerario spirituale curati da don Giovanni Gualini, parroco di Lurano. Al termine, troverete un testo di don Maurizio Cremaschi, da molti anni in Brasile, che rilegge, dal suo mondo e con la sua gente, il periodo di Avvento. Maria Elena Rota Nardari ha curato il commento artistico delle quattro opere.Hanno lavorato attorno a questo libro Federica Fenili, Sara Mottadelli, Donata Leone Ornago, Giuliana Noris e Maria Teresa Cavalli.A tutti loro, vanno i nostri più sinceri ringraziamenti.

Ha coordinato Daniele Rocchetti.

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Rosa GelsominoPresidente Acli Provinciale

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Ho pensato di usare questo spazio che mi è concesso del libretto per porgere alcuni auguri, non tutti chiaramente, ad alcune persone.Terminerò con un semplice Buon Natale seguito da pun-tini di sospensione, chiedendovi di fare lo stesso esercizio mio riempiendo gli spazi vuoti per le persone alle quali, magari, regalerete questo libretto porgendo i vostri augu-ri.

Buon Natale a Dario, Rosella, Chiara e ai tanti giovani che in questo anno hanno dedicato molto del loro tempo alla ricerca di un lavoro, hanno sperato in un aiuto e conti-nuano a sperare che un futuro potrà essere ‘‘costruito’’, a dispetto delle condizioni attuali.

Buon Natale a Elena, a Isabella, a Corrado e a chi, come loro, a distanza di pochi anni dalla pensione, si sono

Buon Avvento. Buon Natale.

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sentiti dire che il contratto di lavoro si interrompe, che una nuova occupazione dovrà essere trovata e che dovranno trovare la forza, nello smarrimento che tali notizie ricevute procura, di ‘‘ricostruirsi’’ un futuro.

Buon Natale ai datori di lavoro di Elena, Isabella, Corra-do e a quanti datori di lavoro hanno compiuto scelte di riduzione del personale non a cuor leggero ma colmo della pesantezza che accompagna l’esercizio di responsa-bilità.

Buon Natale al numero 2, 15, 167, a quei feretri, vite spezzate, che hanno scosso le nostre coscienze e che ci dovranno interrogare ancora per molto tempo, per non passare nel dimenticatoio delle ‘‘pratiche archiviate’’. Buon Natale anche a quei ‘‘numeri’’ che sono oramai le persone che devono lasciare da profughi le loro terre e le loro case e far dipendere tutta la loro vita dalle scelte che altri compiranno per loro.

Buon Natale a Pina, Luciano, Franco, e con loro a quanti amministrano le nostre comunità, con stili diversi, con

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convinzioni diverse, accomunati però nel loro compito dal fatto che chi è amministrato spera sempre che ogni loro azione sia mossa dall’intento di costruire il bene di tutti.

Bon Natale al mio Vescovo, a don Davide, a don Vittorio, a don Cristiano, e con loro a quanti, avendo compiuto al scelta di spendere l’intera loro vita a servizio dei fratelli, ci accompagnano nel cammino di fede. E con loro buon Natale ai tanti amici impegnati nelle associazioni che, facendo la loro parte, da laici, dicono con la loro vita dell’amore di Dio per questo mondo e per l’uomo.

Buon Natale a Lilli, a Angela, a Francesca, a quante don-ne si trovano nella condizione di testimoniare ai loro figli la speranza, a dispetto delle fatiche e delle prove che la vita chiede.

Buon Natale Sara.

Buon Natale don Sergio.

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METTERSI IN CAMMINO: Si mise in viaggio verso la montagna

Avvento è la “stagione degli esuli”. Il clima spirituale del-l'Avvento è fortemente radicato nell'esperienza dell'esilio descritta nella Bibbia. Il popolo lontano dalla loro terra, sente i morsi della precarietà, della fame, della sete e dello scoraggiamento e implora dal Signore un salvatore. Il Messia sarebbe la luce sul loro cammino di “ritorno a casa”. L'Avvento esprime il desiderio del popolo di ritor-nare ad un luogo che possano chiamare “casa”, un luogo che porti loro sicurezza e pace. Ogni anno siamo invitati ad immedesimarci nella storia del popolo di Israele, facen-do nostro il suo grido. La loro nostalgia ci sfida ad ascol-tare quelle dimensioni della nostra vita che vivono l'espe-rienza “dell'esilio”, mentre si innalza il grido per uno spa-zio di pace interiore.Il nostro esilio può essere una situazione fisica, spirituale o psicologica che non ci permette di sentirci a nostro agio con noi stessi, “nella nostra pelle”. Molti sono in esilio nei loro stessi corpi, per disordini alimentari, dipendenze o abusi sofferti. Le famiglie sono spesso in esilio quando i membri non si prendono cura gli uni degli altri, quando si spegne il rispetto e la gioia di stare insieme. Alcune perso-ne sono in esilio da se stesse perchè angosciate, depresse o incapaci di accettare la propria identità e il proprio passa-to. Molti si sentono in esilio perfino nella chiesa, dovuto alle loro storie e alle loro scelte in ambito morale, sociale o

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teologico. Tanti sono segregati dalla vita sociale e lavora-tiva a causa del colore della pelle o del loro credo. E molti altri sono deportati, espropriati di tutto, rinchiusi in centri di detenzione, vittime del traffico di essere umani, di sfrut-tamenti e violenze subite nei loro corpi e nella dignità.Nella Terra in cui vivo, l'esperienza dell'esilio è dolorosa-mente presente: il popolo ebreo porta ancora lo stigma delle numerose deportazioni e umiliazioni subite lungo i secoli; il popolo palestinese nella propria terra vive alie-nato nei propri diritti e nella dignità; i molti rifugiati pale-stinesi invece, oggi dispersi in tutto il mondo, stringono in mano ormai da decenni le chiavi delle case che dovettero abbandonare, trasmettendo cosi alle nuove generazioni il traguardo sempre più lontano di un eventuale ritorno. I beduini del Negev lottano contro le leggi che prevedono la loro “urbanizzazione”, mentre i beduini in Cisgiordania ricevono ordini di demolizione e si preparano al trasferi-mento forzato dei loro accampamenti.In questa Terra abitata, ci sono anche “gli altri”: i tanti lavoratori stranieri presenti in ogni angolo del mondo per cercare la strada di una vita dignitosa per le loro famiglie, sacrificando la propria felicità e diventando “stranieri “; le decine di migliaia di africani che affrontando penurie e torture nella Penisola del Sinai, si trascinano in Israele le ferite inflitte nei loro corpi e nella loro anima dai traffi-canti senza scrupoli, per trovare infine la prigione e anco-ra miseria, illegalità e abusi.A tutti questi si aggiungono i pellegrini, turisti, visitatori, testimoni di un mondo in movimento che esprime in

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questo brulicare il disagio e il “prurito” di chi cerca altro-ve la salvezza che non riesce a trovare rinchiusa nel suo cuore.Le letture del profeta Isaia (40-55) che ascoltiamo duran-te l'Avvento sono conosciute come “il libro della consola-zione”. In queste, il Profeta richiama gli esuli in Babilo-nia a tornare a casa, enfatizzando la consolazione di Dio per il suo popolo. Il secondo libro di Isaia dipinge l'imma-gine di un Dio che ama teneramente il suo popolo, e vuole accoratamente la loro salvezza, richiamando i suoi figli dispersi a tornare a casa. Il grido del Profeta chiama il popolo al ritorno.In Avvento, questo messaggio di consolazione si rivolge anche alle nostre anime, alle nostre vite e famiglie, e alla famiglia umana nel suo insieme. Nelle letture di Isaia che scandiscono la liturgia di Avvento, Dio ci offre sempre la consolazione e la speranza del ritorno, invitandoci, nel nostro cammino verso la casa del Padre, a prendere per mano i rifugiati, gli stranieri, i senza tetto, i profughi e i “deboli”.L'invito di fondo è quello di far divenire il nostro esilio un pellegrinaggio, sulle orme di Maria, che avendo accolto nel suo grembo la Parola fatta carne, “si mise in viaggio verso la montagna” e raggiunse in fretta sua cugina, ren-dendo il suo pellegrinaggio un Magnificat di servizio e liberazione.

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C’è un tempo per ascoltare il battito del cuore,

ed è questo.

C’è un tempo per dare credito ai sogni,

ed è questo.

C’è un tempo per sentire il respiro della terra,

ed è questo.

C’è un tempo per scrutare le profondità

del cielo, ed è questo.

C’è un tempo per lasciarci cullare dalla

dolcezza del silenzio, ed è questo.

C’è un tempo per percepire il grido di chi non

ha voce, ed è questo.

C’è un tempo per contemplare un bambino,

ed è questo.

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Domenica 1 Dicembre 2013I DOMENICA DI AVVENTO

Is 2,1-5; Salmo 121; Rm 13,11-14a; Mt 24,37-44

SANTO DEL GIORNOSant'Eligio, vescovo (590 ca.-660)Nacque a Chaptelat presso Limoges, in Francia, intorno al 590. Di professione orefice, venne chiamato a corte da re Dagoberto I (623-639), che ne fece un suo ambasciatore per missioni di fiducia. Di sua iniziativa riscattò a sue spese i prigionieri di guerra e fondò monasteri maschili e femminili. Morto il re, scelse la vita religiosa e il 13 maggio 641 venne consacrato vescovo di Noyon-Tournai dove s'impegnò nella campagna di evangelizzazione (e ri-evangelizzazione) nel Nord della Gallia, nelle regioni della Mosa e della Scelda, nelle terre dei Frisoni, fino alla morte, avvenuta nel 660.

Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s'innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: "Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci inse-gni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sen-tieri". Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalem-me la parola del Signore.Isaia 2,2-3

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il

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diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel cam-po: uno verrà portato via e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.”Matteo 24,37-44

PREGHIERA PER LA TAVOLAO Signore, fa’ che sedendoci a mensa insieme possiamo vedere in modo diverso le fatiche del quotidiano. Con il cibo che nutre la nostra vita, donaci la forza di crescere, superando gli inevitabili conflitti. Lo chiediamo a te che sei Dio di pace. Amen.

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Vegliate, per essere pronti al suo arrivo.

Con le letture di questa domenica e insieme il presente brano di Van-gelo (Mt 24, 37-44) inizia un nuovo anno liturgico con l’Avvento, tem-po di attesa e di speranza ma anche tempo di ascolto e di riflessione sul “regno” di giustizia e di pace che Dio inaugurerà.Quest’anno infatti leggeremo ed ascolteremo il racconto del Vangelo secondo l’evangelista Matteo (ciclo liturgico “A”). Questo autore ci fa guardare a Gesù in una prospettiva che recupera, più degli altri evan-gelisti, la dimensione della continuità con l’Antico Testamento per cui Gesù è considerato principalmente come il Messia, colui che è l’atte-so dal popolo d’Israele e porta a compimento tutto ciò che Dio aveva preannunciato.Proviamo quindi a metterci nei panni dei fedeli israeliti che attendono con grande desiderio e trepidazione l’arrivo del Messia. Immaginiamo quanta attesa ci sia stata e quali fossero le aspettative che i figli d’Israele nutrivano nei confronti dell’inviato da Dio promesso da sem-pre dagli antichi profeti.In tale contesto ascoltare queste parole di Gesù creava un’aria densa di attesa, quasi palpabile. Come ai tempi di Noè le persone svolgevano regolarmente la loro vita, amministravano i loro affari, tutto era cadenzato da uno stile di vita ordinario, consolidato dalla quotidianità: mangiavano e beveva-no, prendevano moglie e marito... così ora il popolo eletto continuava a vivere nel solco di una consuetudine che si stava preparando a qual-cosa di insolito e grande.Leggendo queste poche righe di Vangelo mi viene in mente il roman-zo “Cent’anni di solitudine” dello scrittore colombiano Gabriel Garcia Màrquez dove tutto è narrato con mirabile maestria nella prospettiva di un tempo che ciclicamente e inesorabilmente si ripete quasi uguale

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ma che è gravido dell’attesa di grandi cambiamenti. Al tempo di Noè tutto era fissato dallo scorrere prevedibile del tempo. Ma proprio in questa apparente tranquillità irrompe l’evento straordi-nario, drammatico ed inatteso del diluvio.Così anche il tratteggio che Gesù fa del “paesaggio” descritto nella sua apparente calma e pacatezza acquista un’accelerazione e un ritmo frenetico quasi angosciante: qualcuno infatti viene preso e qual-cuno lasciato senza dire che cosa avverrà effettivamente della vita e della relazione che intercorre tra questi due uomini alle prese con i lavori della campagna e le due donne che sono intente a macinare la farina per confezionare il loro “pane quotidiano”. Gesù si limita in questa descrizione a ricordare l’atteggiamento giusto con il quale prepararsi perché ciò che sta per irrompere nell’ordinario sia accolto non come un qualcosa di catastrofico ma come un avve-nimento di “grazia”.Vegliate, state svegli, in piedi, come se state per mettervi in marcia, ci raccomanda Gesù, perché in qualche modo vuole renderci abili a cogliere “le sorprese” che Dio sta per compiere.Egli sta per entrare in un tempo che a noi non è dato di conoscere con precisione ma che tuttavia stiamo abitando già come il luogo possibile (e unico) del suo arrivo e della sua manifestazione.In definitiva, la storia del popolo d’Israele è la storia del cuore di ogni uomo che Dio desidera “conquistare” però solo con l’assenso di colui che lo vuole riconoscere come il “Messia”.Il tempo dell’attesa del Natale diventa allora un periodo che la Chiesa ci offre perché possiamo esercitarci a “vegliare” o, meglio, possiamo riscoprire questa attitudine come caratteristica specifica di ogni cri-stiano che vuole incontrare il suo Signore. A proposito ce lo ricorda anche la preghiera della liturgia di oggi:“O Dio, Padre misericordioso, che per riunire i popoli nel tuo regno hai

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inviato il tuo Figlio unigenito, maestro di verità e fonte di riconcilia-zione, risveglia in noi uno spirito vigilante, perché camminiamo sulle tue vie di libertà e di amore fino a contemplarti nell’eterna gloria.”Diamoci una mossa allora, scuotiamoci dal torpore di chi crede che il Signore è già venuto e che oramai non ci sia più niente di nuovo da attendere.

Aggiungiamo alla nostra preghiera tutto il respiro dell’invocazione “Maranathà”, “Vieni/ Signore/ Gesù”.Pensiamo a quante possibilità di bene, a quali e quanti gesti di bontà, di tenerezza, di piccole attenzioni possiamo fare lungo il corso della nostra giornata ai fratelli e alle sorelle che abbiamo accanto.Sono frammenti di vita che portano nel quotidiano l’accadere di Dio nella nostra apparente normalità.Mettiamoci in cammino ogni giorno sentendo nelle orecchie e nel cuo-re il ritornello che accompagna il salmo responsoriale dell’odierna liturgia: “Andiamo con gioia incontro al Signore”.È necessario che muoviamo i nostri passi verso di Lui perché Lui è partito prima di noi ed è pronto a sorprenderci ancora una volta in questo nuovo tempo di attesa.

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Rembrandt, 1636, incisione

Il ritorno del figlio prodigo

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Della parabola evangelica, soggetto frequente nell'arte del Seicento, tanto nell'area cattolica quanto in quella riformata per le sue implicazioni etiche e dottrinali, relativamente ai nodi della colpa, del pentimento, della sovrabbondanza del perdo-no, Rembrandt, sia nell'opera pittorica sia in quella grafica, ha reso con sottigliezza la situazione e lo stato emotivo dei prota-gonisti, accentuando figurativamente il ruolo del padre miseri-cordioso, coerentemente alla pedagogia del passo evangeli-co. L'incontro fra i due è collocato sulla soglia della casa, dalla quale si affacciano con curiosità indiscreta e con stupore male-volo i servi, incaricati di portare l'abito e gli ornamenti più belli per rivestire chi se n'era andato con tanta arroganza e che ora non può celare la sua condizione, tanto miserabile da essere inferiore alla loro. La sollecitudine del padre, che appena scor-to il figlio da lontano gli va incontro, si rivela nel piede ancora sollevato da terra e nel suo protendersi non solo per accettarlo ma per accoglierlo dentro il suo abbraccio, per esprimergli anche fisicamente la sua prossimità, ancor prima di aver sen-tito parole di ravvedimento; con un braccio gli cinge le spalle e con una mano lo incoraggia e lo aiuta a rialzarsi. La sua postu-ra e il suo volto costernato esprimono com-passione, cioè generosa partecipazione alla sofferenza per il degrado, per l'umiliazione, per il fallimento della illusoria emancipazione del figlio, al quale la dissipazione ha cancellato la dignità origina-ria: il suo aspetto è inselvatichito, reso dall'infittirsi dei segni grafici, sommario è il riparo della sua nudità. Gli abiti belli, sim-bolo della gratuità del perdono paterno, del suo desiderio di reintegrare il figlio perduto e ritrovato, ricopriranno quelle membra disadorne che sembrano trovare riparo nella figura paterna, alla quale Rembrandt ha dato i segni evidenti di una

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decorosa agiatezza e una rilevante plasticità per evidenziarne il ruolo. Il ritorno in sé e alla casa del padre ha richiesto al figlio un lungo percorso e ora il suo bastone da pellegrino può esse-re lasciato a terra. I mondi dissipati e umilianti attraverso i quali è passato sono ormai lontani: Rembrandt ne fa sentire il vuoto tracciando solo labilissimi segni alle sue spalle, sul lato sinistro dell'incisione. Il padre misericordioso e il figlio contrito e "tor-nato in vita", pur nella diversità di stato evidenziata dal dise-gno, appaiono congiunti in un blocco unitario di forte valore simbolico, la cui pregnanza prende rilievo figurativo anche per l'essenziale geometria del piano di appoggio. Un modello im-pegnativo di paternità da estendere e da attualizzare anche nelle nostre realtà e in ogni tipo di rapporto, quello delineato nella parabola riportata nel Vangelo di Luca, ma soprattutto immagine della misericordia e della grazia illimitata di Dio.

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Lunedì 2 Dicembre 2013Is 2,1-5 (opp. 4,2-6); Salmo 121; Mt 8,5-11

SANTO DEL GIORNOSanta Bibiana (Viviana), martire (IV sec.)Sul martirio di santa Bibiana non si hanno notizie sicure. Secondo una seguitissima tradizione, la donna fu vittima della persecuzione dell'imperatore Giuliano l'Apostata, che condan-nò a morte la famiglia cristiana di Bibiana per destinarne i beni al governatore Apronio. Bibiana restò salda nella fede nono-stante le promesse di libertà e venne infine flagellata a morte. Nel V secolo Papa Simplicio le dedicò la chiesa sull'Esquilino che sorgerebbe sulla sua tomba.

Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano; sia pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi. Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: "Su te sia pace!". Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene.Dal Salmo 121

Entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un cen-turione che lo scongiurava e diceva: "Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribil-mente". Gli disse: "Verrò e lo guarirò". Ma il centu-rione rispose: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.”Matteo 8,5-8

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Per ogni alba che schiarisce il cielo, per ogni uccello che si sveglia, io ti ringrazio, Signore. Per ogni mucca che si lascia mungere per regalarci il latte del mattino, io ti ringrazio (e la ringrazio), Signore. Per ogni netturbino che ci pulisce le strade, per ogni vigile che ci facilita il traffico, io ti ringrazio (e lo ringrazio), Signore. Per tutti quelli che vorrebbero pregarti e non sanno; e per quelli che saprebbero pregarti e non vogliono, in loro favore e al loro posto, io ti prego, Signore.Adriana Zarri

PREGHIERA PER LA TAVOLASignore Dio, riponiamo in te la nostra fiducia perché ci chiami a godere di quanto hai creato. I doni del tuo amore ci aiutino a benedirti e a dirti grazie per la fraternità che ci fai vivere nella letizia di questa mensa. Benedici il nostro pasto di oggi e donaci di lodarti ora e sempre. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

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Martedì 3 Dicembre 2013Is 11,1-10a; Salmo 71; Lc 10,21-24

SANTO DEL GIORNOSan Francesco Saverio, sacerdote (1506-1552)Francesco Saverio nacque nel 1506 da una famiglia basca di nobili origini. Studiò a Parigi e insegnò per breve tempo Filo-sofia, ma ben presto emerse in lui il desiderio di una vita mis-sionaria accanto a Ignazio di Loyola e ad altri. Nel 1542 giunse a Goa, capitale delle Indie, proseguendo poi sempre più verso Oriente e raggiungendo infine il Giappone. L'intensissima atti-vità di missionario e apostolo del Vangelo lo logorò portandolo alla morte all'età di soli quarantasei anni.

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spi-rito del Signore, spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umi-li della terra. Isaia 11,1-4

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: "Ti rendo lode, o Padre, Signore del cie-lo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai

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sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo".Luca 10,21-22

Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore. Erri De Luca

PREGHIERA PER LA TAVOLASignore, Dio di misericordia, noi ti ringraziamo per questo pasto che ci riunisce. Conserva sempre in noi lo spirito di gratitudine. Rendici assidui a lodarti ogni gior-no nella fraternità e nella carità vera. Per Cristo nostro Signore. Amen.

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Mercoledì 4 Dicembre 2013Is 25,8-10; Salmo 22; Mt 15,29-37

SANTO DEL GIORNOSanta Barbara, martire (III sec.)Il culto diffuso per questa santa romana ha generato numerose leggende. Secondo la più diffusa, Barbara nacque a Nicomedia nel 273. Si distinse per l'impegno nello studio e per la riservatezza, qualità che le giovarono la qualifica di “barbara”, cioè straniera, non romana. Tra il 286 e il 287 Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia, oggi in provincia di Rieti, al seguito del padre Dioscoro, collaboratore dell'imperatore Massimiano Ercu-leo. La conversione alla fede cristiana di Barbara provocò l'ira di Dioscoro. La ragazza fu così costretta a rifugiarsi in un bosco dopo aver distrutto gli dei nella villa del padre. Trovata, fu conse-gnata al prefetto Marciano. Durante il processo che iniziò il 2 dicembre 290 Barbara difese il proprio credo ed esortò Dioscoro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbrac-ciare la fede cristiana. Questo le costò dolorose torture. Il 4 dicem-bre, infine, fu decapitata con la spada dallo stesso Dioscoro, che fu colpito però da un fulmine. La tradizione invoca Barbara contro i fulmini, il fuoco e la morte improvvisa. I suoi resti si trovano nella Cattedrale di Rieti.

Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciu-gherà le lacrime su ogni volto, l'ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato.Isaia 25,8

Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: "Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno

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con me e non hanno da mangiare. Non voglio riman-darli digiuni, perché non vengano meno lungo il cam-mino". E i discepoli gli dissero: "Come possiamo tro-vare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così

grande?".Gesù domandò loro: "Quanti pani avete?". Dissero: "Sette, e pochi pesciolini". Dopo aver ordina-

to alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Porta-

rono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.Matteo 15,32-37

Siamo fatti per partire, per cercare sempre la fonte.Per vivere in viaggio, come pellegrini e come figli che continuamente si mettono alla sequela, alla scuola di Gesù, e che... arrivati a un punto... vivono il pensiero che hanno scritto fino a lì,solo come introduzione al tema...e vanno a capo... per continuare la storia!Madre Teresa di Calcutta

PREGHIERA PER LA TAVOLASignore, amante della vita, che nutri gli uccelli del cielo e vesti i gigli del campo, ti benediciamo per tutte le creature e per il cibo che stiamo per prendere; e ti preghiamo di non permettere che ad alcuno manchi il necessario ali-mento. Per Cristo nostro Signore. Amen.

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Giovedì 5 Dicembre 2013Is 26,1-6; Salmo 117; Mt 7,21.24-27

SANTO DEL GIORNOBeato Narciso Putz, sacerdote e martire (1877-1942)Narciso Putz nacque in Polonia a Sierakow il 28 ottobre 1877. Durante l'occupazione della Polonia cadde vittima dei nazisti. Per la sua perseveranza nella fede fu messo in carcere nel campo di concentramento tedesco di Dachau dove morì tra atroci supplizi il 5 dicembre 1942. Papa Giovanni Paolo II il 13 giugno 1999 ne decretò la beatificazione insieme ad altre 107 vittime della medesima persecuzione.

Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. Grida di giubilo e di vittoria nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto prodezze, la destra del Signore si è innalzata. Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore. Ti rendo grazie, perché mi hai risposto, perché sei stato la mia salvezza. La pietra scartata dai costruttori è

divenuta la pietra d'angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!Dal Salmo 117

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel

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regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo sag-gio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si ab-batterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovi-na fu grande".Matteo 7,21.24-27

Credo che si può pregare tacendo, soffrendo, lavorando.Ma il silenzio è preghiera solo se si ama,la sofferenza è preghiera solo se si ama,il lavoro è preghiera solo se si ama.P. Andrea Gasparino

PREGHIERA PER LA TAVOLAGrazie, Signore, per questo cibo che stiamo per prendere. Dacci la forza necessaria per testimoniare con responsa-bilità la gioia del Vangelo. Amen.

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Venerdì 6 Dicembre 2013Is 29,17-24; Salmo 26; Mt 9,27-31

SANTO DEL GIORNOSan Nicola da Bari, vescovo di Mira (250 ca.-326 ca.)Nicola nacque e visse in Asia Minore e fu Vescovo di Mira, succedendo allo zio Nicola che lo aveva ordinato sacerdote. Per le sue doti spiccate di pietà e di carità fu considerato santo anche da vivo. Secondo la tradizione, patì una dura persecu-zione sotto Galerio e morì intorno al 350, all'età di sessanta-cinque anni. Durante le invasioni turche le sue reliquie furono poste in salvo da un gruppo di armati baresi e trasportate, nel 1087, nella città pugliese. Il culto di questo santo si diffuse da Costantinopoli verso la Chiesa slava e quella russa, e la sua venerazione è molto estesa sia in Occidente che in Oriente. San Nicola è il Santa Claus dei paesi anglosassoni che a Natale porta doni ai bambini.

Certo, ancora un po' e il Libano si cambierà in un frut-teto e il frutteto sarà considerato una selva. Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro; liberati dal-l'oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedran-no. Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo d'Israele. Perché il tiranno non sarà più, sparirà l'arrogante, saranno eli-minati quanti tramano iniquità, quanti con la parola rendono colpevoli gli altri, quanti alla porta tendono tranelli al giudice e rovinano il giusto per un nulla.Isaia 29,17-21

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Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo segui-rono gridando: "Figlio di Davide, abbi pietà di noi!". Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: "Credete che io possa fare questo?". Gli rispo-sero: "Sì, o Signore!". Allora toccò loro gli occhi e dis-se: "Avvenga per voi secondo la vostra fede". E si apri-rono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: "Badate che nessuno lo sappia!". Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.Matteo 9,27-31

Signore, chiediamo perdono per l'indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo perdono per chi si è acco-modato, si è chiuso nel proprio benessere che porta all'anestesia del cuore. Preghiamo per avere un cuore che abbracci gli immigrati. Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato i più bisognosi.Papa Francesco

PREGHIERA PER LA TAVOLASii con noi, Signore Dio, durante questo che pasto che consumiamo rendendoti grazie. Mantienici vigilanti sulla povertà, sobri nell'uso delle tue creature, gioiosi in questo incontrarci a tavola. Tu sei il Cristo, l'unico nostro Signo-re. Amen.

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ATTESAPer te, Dio/ attendere/ si coniuga con pregare

Dio,

Tu hai scelto di farti attendere

Tutto il tempo di un Avvento.

Io non amo attendere.

Non amo attendere nelle file.

Non amo attendere il mio turno.

Non amo attendere il treno.

Non amo attendere prima di giudicare.

Non amo attendere il momento opportuno.

Non amo attendere perché non ho tempo

E non vivo che nell'istante.

D'altronde tu lo sai bene,

tutto è fatto per evitarmi l'attesa:

gli abbonamenti ai mezzi di trasporto

e i self-service,

le vendite a credito

e i distribuitori automatici,

le foto a sviluppo istantaneo,

i telex e i terminali dei computer,

la televisione e i radiogiornali...

non ho bisogno di attendere le notizie: sono loro a

precedermi!

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Ma tu DioTu hai scelto di farti attendereIl tempo di tutto un Avvento.

Perché hai fatto dell'attesalo spazio della conversione,

il faccia a faccia con ciò che è nascosto.Tu sei già dato nell'attesa,

e per te, Dio,attendere,

si coniuga con pregare.

(J. Debuynne, Écoute, Seigneur, ma prière, Paris 1988, pp. 399-400)

È un dato di fatto, non ci piace attendere. Ci scomoda pro-fondamente quella parentesi che si interpone tra la perce-zione del desiderio e la soddisfazione di questo, costrin-gendoci a “dovere aspettare”. Eppure Dio ha scelto di farsi attendere‘‘ il tempo di tutto un Avvento”, un avvento che si prolunga nella storia, nella nostalgia di vita e di pace dei popoli nell'incessante grido che si innalza dalla Terra: Marana Tha!Mentre scrivo queste righe dall'oasi biblica di Betania, l'ombra del Muro di Separazione inquadra la mia rifles-sione nei perimetri della lunga cicatrice serpentina che lacera la Terra Santa; nel contempo le minacce incrociate di operazioni militari (offensive, difensive, limitate o chi-rurgiche che siano) sorvolano le nostre teste, rendendo ancora una volta dolorosamente reale il grido viscerale dei popoli della Terra Santa.

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Oggi più che mai, Gerusalemme (etimologicamente Ur-Salem = Città di Pace) urla ai quattro venti la sua nostalgia della venuta del “Dio con Noi”. L'Avvento ci ricorda che dobbiamo attendere Dio. Non possediamo Dio, non è riducibile ai nostri schemi menta-li, non possiamo vederlo, afferrarlo, capirlo come vor-remmo. Solo possiamo attendere che Egli riveli se stesso ai nostri occhi, al nostro cuore, e che questa rivelazione dia senso alle nostre vite e luce ai nostri passi.Attendere Dio è confessare la nostra limitatezza, ricono-scere che c'è sempre qualcosa di Dio che ci sfida e ci sor-prende; attendere è proclamare la nostra speranza in un Dio che non è in nostro possesso. La nostra attesa diviene preghiera: confessione della nostra povertà e proclama-zione della sua misericordia.

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Sabato 7 Dicembre 2013Is 30,19-21.23-26; Salmo 146; Mt 9,35-38/10,1.6-8

SANTO DEL GIORNOSant'Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa (340 ca.-397)Ambrogio è una delle maggiori figure dell'antichità cristiana. Nacque a Treviri, in Gallia, intorno al 339 da famiglia romana cristiana. Istruito nelle antiche discipline forensi, fu inviato a Milano in qualità di funzionario imperiale. Governatore delle province del Nord Italia, fu acclamato Vescovo di Milano il 7 dicembre 374 dalla popolazione cristiana. Fu un protagonista fondamentale nella Chiesa del suo tempo: teologo, liturgo influente consigliere di imperatori, seppe sempre affermare con forza l'autonomia della sfera spirituale della Chiesa rispet-to alla sfera politica. Ebbe parte determinante nella conversio-ne di Sant'Agostino. Morì nel 397.

Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion, perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. Egli mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fiore di frumento. Manda sulla terra il suo messaggio: la sua parola corre veloce. Fa scendere la neve come lana, come polvere sparge la brina, getta come briciole la grandine: di fronte al suo gelo chi resiste? Manda la sua parola ed ecco le scio-glie, fa soffiare il suo vento e scorrono le acque.Dal Salmo 146

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Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Re-

gno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.Veden-do le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è abbondante, ma

sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!".Matteo 9,35-38

Sono giorni che dobbiamo vivere come attesa di una nascita, di un bimbo che nasce nella povertà, custodito dall'affetto di una donna e di un uomo che erano in cam-mino per farsi registrare in una città chiamata Betlemme. Dolore e nascita entrano in noi in questo cammino che compiamo ogni giorno in questa vicenda umana che ci fa pellegrini assetati di speranza. Chi non spera l'inspera-bile, non lo troverà.

PREGHIERA PER LA TAVOLATi rendiamo grazie, Padre che sei nei cieli, perché hai cura di ogni creatura che è sulla terra. Benedici la nostra fami-glia qui riunita per mangiare. Fa’ che nulla vada sprecato di tutto ciò che ci doni con infinita generosità. Amen.

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Domenica 8 Dicembre 2013II DOMENICA DI AVVENTO

Is 11,1-10; Salmo 71; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12

SANTO DEL GIORNOImmacolata Concezione della Beata Vergine MariaLa solennità dell'Immacolata Concezione ha una lunga storia. Una festa della Concezione di Maria nel grembo di Sant'Anna sembra essere giunta in Europa dall'Oriente nell'XI secolo, ad opera di crociati inglesi. Alla sua diffusione contribuirono i fran-cescani, grazie all'apporto teologico di Duns Scoto. L'8 dicem-bre 1854 Pio IX definì formalmente il dogma della Concezione Immacolata della Vergine.

Tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseve-ranza e della consolazione che provengono dalle Scrit-ture, teniamo viva la speranza. E il Dio della perseve-ranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull'esempio di Cri-sto Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio.Romani 15,4-7

In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: "Convertitevi, per-

ché il regno dei cieli è vicino!". Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: Voce

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di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, con-

fessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e saddu-cei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipe-re! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira im-minente? Fate dunque un frutto degno della conver-

sione, e non crediate di poter dire dentro di voi: "Abbiamo Abramo per padre!". Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato

nel fuoco.Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile".Matteo 3,1-12

PREGHIERA PER LA TAVOLAPadre della gioia, ti ringraziamo per questo tempo di sere-nità e distensione. Fa’ che ogni giorno cresciamo in ami-cizia per poter vedere nei fratelli il tuo volto. Amen.

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Convertitevi: il regno dei cieli è vicino!

Anche se abbiamo già iniziato il nostro cammino per andare incontro al Signore, lungo il percorso ci siamo accorti che abbiamo sulle spalle il fardello del nostro peccato, quello dei nostri troppi “no” detti a Dio.L’entusiasmo di proseguire il cammino c’è ma questo peso che ci por-tiamo appresso sembra rallentare il nostro slancio e la nostra voglia di procedere.Non ci sono altre soluzioni: se vogliamo avanzare con passo lesto e tenere il ritmo di marcia occorre alleggerirci dalle cose inutili, da ciò che inceppa e rende affannoso il nostro avanzare.Ecco allora che la parola di Dio di questa seconda domenica di Avven-to, e in particolare questo brano del Vangelo di Matteo, ci viene incon-tro proponendoci un “personal trainer” speciale.Non di quelli che sono “palestrati” per bellezza, ma uno che ha espe-rienza e saggezza da vendere: si chiama Giovanni Battista, il cugino di Gesù, l’ultimo profeta dell’Antico Testamento e il primo del Nuovo, come qualcuno ama definirlo.È uno che ci viene vicino camminando tra le sterpaglie del deserto mentre grida a squarciagola.Non si risparmia perché sa che la posta in gioco della sua predica-zione è decisiva: “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino!”Insieme ad annunciare una Parola forte egli diventa ancora più credi-bile perché ne è il testimone con la sua sobrietà ed essenzialità: veste peli di cammello, porta una cintura attorno ai fianchi e si nutre di miele selvatico e cavallette.L’appello alla conversione che Giovanni comunica è posto insieme al gesto del battesimo.Un gesto di penitenza, che il Battista raccomanda sia fatto nella since-rità del cuore e non per altri secondi fini a cui qualcuno sembra allude-re o può far intendere.

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I Sadducei, nello specifico, sembrano giungere al Giordano non con il capo chino del penitente ma con il viso aperto dell’altezzoso, di chi si crede già beneficiario di una salvezza pretesa per diritto e merito più che per grazia. A queste intenzioni non dette apertamente il profeta esplicita subito una parola chiara che vuole sgomberare il campo alle diverse interpretazioni:«Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira immi-nente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!’’».Ma c’è di più, il gesto del battesimo proposto dal Battista e vissuto nel suo significato genuino contribuisce ad interpretare nel giusto senso anche le parole successive sull’immagine della “scure che è posta alla radice degli alberi”. La scure che sta per dare un taglio netto segna la fine dell’albero che non alimentandosi più è destinato a mori-re e cadere. Dopo quel gesto “netto” e “violento” le cose non possono più tornare come prima, il processo iniziato non è più reversibile.La predicazione di Giovanni diventa così uno spartiacque tra coloro che ascoltano l’annuncio del regno e si preparano, giorno dopo gior-no, ad accoglierlo e chi decide di non riconoscerlo.Sia per chi accoglie l’appello o per chi lo snobba la vita non continuerà più come prima, sarà segnata dalla decisione presa e agita da cia-scuno.Ma Giovanni non finisce di sorprenderci perché descrive lo scono-sciuto che verrà dopo di lui come una persona assolutamente nuova ed eccezionale, di una grande dignità che avrà con sé il fuoco rinno-vatore e ricreante dello Spirito e la pala del contadino che sa ricono-scere e distinguere il buon grano da conservare dalla sterpaglia secca da bruciare.Il “profeta-cerniera” tra l’Antico e il Nuovo Testamento sembra provo-carci indirettamente con altre due domande che affida alla buona volontà delle nostre risposte:Chi può donare lo Spirito se non chi condivide la vita di Dio?

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Chi può essere giudice giusto capace di vero discernimento e di pronunciare una giusta sentenza? L’inviato nel nome del Signore, il figlio di Elisabetta ha espresso così il massimo di sé, si è giocato fino in fondo. Ora sta a chi lo ascolta deci-dere da che parte stare e iniziare subito, senza indugi, il percorso della propria conversione verso i tempi nuovi nei quali il Signore si manifesterà.Forse noi, nati in un paese cristiano e cattolico, che leggiamo questo brano ci identifichiamo più facilmente nel personaggio evangelico dei Sadducei. Abbiamo iniziato l’Avvento ma in fin dei conti, tutto somma-to, “ci sentiamo a posto”. Ci dimentichiamo che il ripetersi della cele-brazione del Natale è per noi occasione preziosa per entrare a “co-glierne” in modo sempre più profondo quali grandi cose il Signore ha fatto per amore degli uomini e delle donne di ogni tempo. Occorre che ci rivestiamo di umiltà, ci riconosciamo deboli, guardia-mo con un po’ più di coraggio dentro di noi per ritrovare quegli spazi remoti del cuore dove il Vangelo della conversione non è ancora arri-vato.E perché non trovare il tempo anche per accostarci al sacramento della Riconciliazione?Non è questo il luogo più bello dove fare esperienza di essere battez-zati in Spirito Santo per essere rigenerati a quella leggerezza della vita di grazia che sosterrà in modo più tonico il nostro cammino di atte-sa?

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Francisco de Zurbaran, metà XVII secolo

La fuga in Egitto

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La migrazione verso una terra più sicura della propria è una situazione di riconoscibilità universale in ogni tempo e spazio, tema della tela del Maestro spagnolo che ha come protagonista la Sacra Famiglia, secondo il raccon-to di Matteo. Attorno alla Sacra Famiglia, come modello di ruoli e di relazioni e come immagine terrena della Trini-tà, la Chiesa del Seicento, all'interno del movimento di ridefinizione e di riforma della dottrina e della pratica reli-giosa, aveva promosso una particolare devozione. Ne furono efficace tramite di diffusione e di adesione anche le narrazioni pittoriche, che trovando un fondamento limi-tato del tema nei Vangeli canonici, presero spesso spun-to dagli scritti apocrifi, maggiormente indulgenti alla sfe-ra degli affetti privati e al fantastico. La situazione dell'esi-lio della Famiglia per gli elementi patetici che vi sono insiti e per una possibilità di identificazione per chi vivesse la medesima esperienza fu tra le più rappresentate. La sce-na proposta dall'interpretazine di Zurbaran, uno dei mae-stri del Secolo d'oro della pittura spagnola, pressoché esclusivamente dedito alla pittura di carattere sacro, ha la freschezza della realtà, i personaggi hanno un aspetto quotidiano per tipologia, per l'affettuosa e spontanea gestualità, per la sobrietà dell'abbigliamento. Veri e com-moventi sono i dettagli: l'ampio cappello di fibra di palma sopra i capelli bruni di Maria, la blusetta bianchissima del bimbo vestito secondo la moda spagnola del Seicento, la bisaccia magra del giovane Giuseppe, il pellame pezzato

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e l'occhio umido del somarello, sulla cui groppa si allarga il rosa delicato, poi inghiottito dall'ombra, della gonna di Maria. Per il rapporto molto netto fra le luci vive e le om-bre fonde i volumi prendono rilievo. Sono indubbie in quest'opera le risonanze del realismo e del luminismo caravaggesco che percorrevano in quel tempo tutta l'arte europea ma la tensione drammatica del grande modello si è qui stemperata in un'atmosfera di silenziosa e inten-sa intimità. Nodo centrale della composizione è il bambi-nello paffuto con le guance arrossate, che guarda fuori scena, lontano da un'iconografia stereotipata. Certo e compiaciuto della protezione dei genitori, ignora il rischio del viaggio; è allacciato dalle braccia della mamma pen-sierosa, ne tasta una mano con la sua mentre con l'altra regge un piccolo frutto. A lui sono diretti il gesto vivace e affettuoso della mano e lo sguardo franco di Giuseppe. L'evidenza fisica del reale e la dimensione umana dei sentimenti non hanno privato la scena di un'umile monu-mentalità e di sommessa sacralità .

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Lunedì 9 Dicembre 2013Gen 3,9-15.20; Salmo 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

SANTO DEL GIORNOSan Siro, vescovo (IV sec.)San Siro, vescovo di Pavia, venne identificato in passato con quel giovinetto che porse a Gesù i pani e i pesci per il miracolo della moltiplicazione. Studi recenti collocano però san Siro nel IV secolo, vescovo itinerante che convertì Pavia e poi Verona, Brescia, Lodi e Milano. Qui diede disposizione di sepoltura ai martiri Gervasio e Protasio, ponendo sulla loro tomba una pie-tra sepolcrale e dettandone l'epitaffio. I suoi resti sono conser-vati nella cattedrale di Pavia.

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adot-tivi mediante Gesù Cristo.Efesini 1,3-6

Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergi-ne, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. En-trando da lei, disse: "Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te". A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come que-

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sto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un fi-glio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà gran-de e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come avverrà

questo, poiché non conosco uomo?".Allora Maria dis-se: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secon-do la tua parola". E l'angelo si allontanò da lei.Luca 1,26-34

Dietrich Bonhoeffer

PREGHIERA PER LA TAVOLASignore Ti ringraziamo e Ti benediciamo per i doni del Tuo amore, per il frutto della terra e del nostro lavoro. Amen.

Celebrare l'Avvento, significa saper attendere, e l'atten-dere è un'arte che, il nostro tempo impaziente ha dimenti-cato. Il nostro tempo vorrebbe cogliere il frutto appena il germoglio è piantato; così, gli occhi avidi, sono ingan-nati in continuazione, perché il frutto, all'apparenza così bello, al suo interno è ancora aspro, e, mani impietose, gettano via, ciò che le ha deluse. Chi non conosce l'aspra beatitudine dell'attesa, che è mancanza di ciò che si spe-ra, non sperimenterà mai, nella sua interezza, la benedi-zione dell'adempimento.

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Martedì 10 Dicembre 2013Is 40,1-11; Salmo 95; Mt 18,12-14

SANTO DEL GIORNOBeata Vergine Maria di LoretoIl Santuario di Loreto è sorto nel luogo in cui, secondo la leg-genda, la dimora di Maria Vergine sarebbe stata trasportata prodigiosamente dagli Angeli. Questo santuario risale al IV secolo, ed è uno dei più antichi. Anche oggi questa basilica è meta di continui pellegrinaggi. La convinzione della miracolosa traslazione ha spinto papa Benedetto XV a costituire la Beata Vergine di Loreto “Patrona principale presso Dio di tutti gli aeronautici”.

Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; por-ta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le peco-re madri.Isaia 40,10-11

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così

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è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda”.Matteo 18,12-14

Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabola-rio di Maria, amare all'infinito.Don Tonino Bello

PREGHIERA PER LA TAVOLASignore, fa’ che non manchi mai ad ogni uomo il pane, nella libertà e nella pace. Fa’ di noi uno strumento del Tuo amore. Amen.

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Mercoledì 11 Dicembre 2013Is 40,25-31; Salmo 102; Mt 11,28-30

SANTO DEL GIORNOSan Damaso I, papa (305 ca.-384)Questo importante personaggio della Chiesa antica nacque all'inizio del IV secolo e succedette a papa Liberio sulla catte-dra di Pietro in un momento di forti contrasti nella Chiesa di Roma. Dovette fronteggiare diverse eresie e divenne un fermo sostenitore della fede ortodossa nicena. Fu protagonista anche nel gestire i difficili rapporti ecclesiastici tra Oriente e Occidente. Al suo nome sono collegate particolarmente la riscoperta delle catacombe e lo sviluppo del culto dei martiri caduti nelle grandi persecuzioni.

Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: "La mia via è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio"? Non lo sai forse? Non l'hai udito? Dio eter-no è il Signore, che ha creato i confini della terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscru-tabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancar-si.Isaia 40,27-31

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In quel tempo, rispondendo Gesù disse: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò risto-ro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero".Matteo 11,28-30

È possibile vivere senza speranza; forse anche senza veri-tà, ma non senza preghiera, che è la ricerca di entrambe. La preghiera è il modo per dire 'si'. Si all'universo e al suo creatore, si alla vita ed al suo significato, si alla fede, alla speranza, alla gioia. Una torcia per il girovago che ha perso la strada, una scala per Giacobbe, che cerca sogni, una finestra sull'anima.Elie Wiesel

PREGHIERA PER LA TAVOLATi ringraziamo, Signore, per il nutrimento, che ci hai con-cesso. Dona a noi qui raccolti di scoprirti come colui che cammina sempre con noi. Amen.

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Giovedì 12 Dicembre 2013Is 41,13-20; Salmo 144; Mt 11,11-15

SANTO DEL GIORNOBeata Maria Vergine di GuadalupeIl santuario della Vergine di Gaudalupe, in Messico, è il più fre-quentato e il più amato di tutto il Sud America. In questo giorno si ricorda l'apparizione della “Morenita” avvenuta il 9 dicembre 1531 all'indio Juan Diego, uno dei primi nativi americani a rice-vere il battesimo nel 1524, all'età di cinquant'anni. La basilica ove attualmente si conserva l'immagine miracolosa della Ma-donna è stata inaugurata nel 1976. In questo stesso luogo, nel 1990, papa Giovanni Paolo II ha proclamato beato il veggente Juan Diego, che è stato infine dichiarato santo nel 2002.

Fedele è il Signore in tutte le sue parole e buono in tutte le sue opere. Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto. Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa e tu dai loro il cibo a tempo opportuno. Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente. Giusto è il Signore in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere. Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità.Dal Salmo 144

Gesù disse alla folla: “In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad

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ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti han-no profetato fino a Giovanni. E, se volete comprende-re, è lui quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!Matteo 11,11-15

PREGHIERA PER LA TAVOLAGrazie di questa tavola imbandita. Grazie per quanti l’hanno resa possibile. Grazie per la tua misericordia che ci nutre e ci salva. Aiutaci ad essere segno della tua tene-rezza. Che la nostra vita racconti quello che Tu sei per noi ogni giorno. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Signore Gesù Cristo, insegnaci a non dare nulla per scon-tato. Insegnaci la lode e il ringraziamento in ogni occa-sione, nella povertà e nell’abbondanza, in modo che rico-nosciamo sempre di ricevere tutto dalla ricchezza delle Tue benedizioni. Tu sei vivente in mezzo a noi ora e sem-pre. AmenDon Primo Mazzolari

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Venerdì 13 Dicembre 2013Is 48,17-19; Salmo 1; Mt 11,16-19

SANTO DEL GIORNOSanta Lucia, vergine e martire (III-IV sec.)Una devozione fervida e largamente diffusa in tutto il mondo cristiano accompagna Lucia, santa siciliana vissuta nel IV secolo. Il racconto del suo martirio narra che, dopo un pelle-grinaggio sulla tomba di Sant'Agata e in seguito alla visione della Santa, Lucia decise di votare la sua vita e i suoi beni al servizio del Signore e dei poveri. Consegnata ai giudici dal fidanzato inferocito, fu sottoposta alle torture più crudeli e morì predicando la Buona Novella al popolo e ai suoi persecutori

Dice il Signore, tuo redentore, il Santo d'Israele: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi andare. Se avessi prestato attenzione ai miei comandi, il tuo benessere sarebbe come un fiume, la tua giustizia come le onde del mare. La tua discendenza sarebbe come la sabbia e i nati dalle tue viscere come i granelli d'arena. Non sarebbe mai radiato né cancellato il suo nome davanti a me".Isaia 48,17-19

In quel tempo, Gesù disse: “A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: "Vi

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abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbia-mo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!". È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: "Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori". Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie".Matteo 11,16-19

Ti ringrazio Signore, per le lunghe serate, per le lunghis-sime notti, e per le luci che si accendono a consolare il buio. L'esterno, visto dal di dentro, non fa più freddo; una finestra accesa, vista dal di fuori, è una dolcezza che con-forta la notte.Adriana Zarri

PREGHIERA PER LA TAVOLASignore, siamo seduti a questa mensa insieme, ma non per tutti noi è un momento facile. Guarda a chi, tra di noi, ha il cuore nella sofferenza, dona a lui, insieme al cibo per la vita, la serenità per affrontare un momento difficile. Con-segna a noi, che condividiamo il pane e la gioia della vita, la capacità di stare vicino a chi soffre con affetto, la stima e il sostegno che vengono da Te.Amen.

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CONVERSIONE: Tu hai fatto dell'attesa il tempo della conversione

La figura di Giovanni Battista ci accompagna come ogni anno durante il nostro cammino di Avvento, squarciando la dolce routine del tempo ordinario per proiettarci bru-scamente verso l'irruzione di Dio nella storia con il grido: “ ”. È questo il richiamo pressante di ogni Avvento: “Preparate la via al Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Mc 1,3). Mentre scrivo queste righe, il popolo ebraico in Israele e in diaspora ascolta con devozione l'ululato rauco e prolun-gato dello shofar, annunziando l'inizio di Yom Kippur (il giorno del pentimento e della conversione), la più grande e sentita tra le festività ebraiche. Collocata all'inizio del nuovo anno nel calendario ebraico, esattamente come l'Avvento in quello gregoriano, porta lo stesso messaggio di riconciliazione e di salvezza: “Convertitevi! Il Regno di Dio è vicino!”.Le tradizionali pratiche del digiuno, della preghiera e della carità, in questo tempo prezioso ci aiutano ad assu-mere le responsabilità della nostra vita, delle nostre scelte ed azioni, così come di quelle della nostra comunità e della società in cui viviamo. Non è il momento di puntare il dito sugli altri, ma di prendere in mano le nostre incon-sistenze e ricondurle a Dio, creatore-amante della vita, affermando così la nostra interdipendenza esistenziale, la nostra interconnessione con tutti gli esseri umani e con la

Convertitevi!

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creazione tutta.Abbiamo permesso ad altri di essere vittime di sofferenze indicibili, abbiamo voltato le spalle a chi non partecipa del nostro benessere, condannando molti all'indigenza e alla vergogna; abbiamo violentato le risorse della terra e i diritti dei popoli ma, soprattutto, ci siamo allontanati dalla Sorgente della Vita, dal cuore misericordioso di Dio, creatore e Signore. Siamo creati a sua immagine e somiglianza, per cui portiamo in cuore la struggente nostalgia di bellezza, di armonia, pace e solidarietà. Rico-noscere di essere andati “fuori strada” è il primo passo per “sintonizzare” di nuovo il nostro cuore con il Dio-che-viene. È pur vero che la lotta per cambiare noi stessi e il nostro mondo per riportarlo al suo disegno originale è un cammino lungo e tortuoso, solcato di ostacoli e di soffe-renze. Tuttavia, questa è la nostra “battaglia” e la nostra strada: la via nel deserto proclamata ai quattro venti da Giovanni nel deserto.

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Sabato 14 Dicembre 2013Sir 48,1-4.9-11; Salmo 79; Mt 17,10-13

SANTO DEL GIORNOSan Giovanni della Croce, sacerdote e dottore della Chiesa (1540 ca.-1591)L'avventura spirituale di Giovanni della Croce è strettamente legata a quella di Teresa d'Àvila, la grande riformatrice della vita carmelitana. Nato nel 1542 da nobile casata approdò, dopo una tormentata ricerca spirituale, alla famiglia dei carme-litani scalzi. La sua ansia riformatrice fu causa di durissime pene fisiche e morali, e di vere e proprie persecuzioni. Fu gran-de autore spirituale: è suo il tema della “notte oscura” dei sensi e dello spirito. Morì a Ubeda (Andalusia) nel 1591.

Come ti rendesti glorioso, Elia, con i tuoi prodigi! E chi può vantarsi di esserti uguale? Tu sei stato assunto in un turbine di fuoco, su un carro di cavalli di fuoco; tu sei stato designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l'ira prima che divampi, per ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe. Beati coloro che ti hanno visto e si sono ad-dormentati nell'amore, perché è certo che anche noi vivremo.Siracide 48,4.9-11

Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: "Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". Ed egli rispose: "Sì, verrà Elia e

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ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uo-mo dovrà soffrire per opera loro". Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Batti-sta.Matteo 17,10-13

A volte siamo avvinghiati nella paura del nuovo che viene quando c'è una nascita. Questo può destabilizzare la nostra normalità, scuotere le nostre difese perché la nascita è un evento sempre atteso ma nel contempo anche inaspettato e sorprendente. Tutto si può fare, ma non razionalizzare la speranza e l'attesa del futuro. Questo Avvento consegna a tutti noi il dono di uno sguardo e di un cuore pieno di futuro.Don Virginio Colmegna

PREGHIERA PER LA TAVOLAIl pane è caldo e profumato, l'acqua fresca e pura. Dio della vita, siediti a mensa con noi. Amen.

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Domenica 15 Dicembre 2013III DOMENICA DI AVVENTO

Is 35,1-6a.8a.10; Salmo 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11

SANTO DEL GIORNOSan Valeriano di Avensano, vescovo (V sec.)Valeriano fu vescovo di Abbenza, città dell'Africa proconso-lare, oggi Tunisia. Morì a ottant'anni durante la persecuzione dell'ariano Genserico, nel 460 circa, dopo essersi rifiutato di consegnare gli oggetti sacri della sua chiesa.

Siate dunque costanti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta con co-stanza il prezioso frutto della terra finché abbia rice-vuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del

Signore è vicina.Giacomo 5,7-8

Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: "Sei tu colui che deve venire o dob-biamo aspettare un altro?". Gesù rispose loro: "An-date e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!". Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle

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folle: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un pro-feta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.Matteo 11,2-11

PREGHIERA PER LA TAVOLASignore del mondo, che hai dato vita ad ogni realtà e vuoi il nostro bene, grazie per il cibo e per la gioia in questo giorno di festa. Benedici questo nostro pasto che è stato attentamente preparato, e fa' che in questo nostro mangia-re e bere sentiamo che tu sei il Padre. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

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Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

Le letture della terza domenica di Avvento ci sostengono e ci accom-pagnano con un ritmo sempre più incalzante verso il Natale.È lo stesso forte incalzare che sentiamo nella celebre composizione del musicista francese Maurice Ravel, il Bolero. In questo capolavoro musicale di inizio ‘900 troviamo tutta la forza di un ritmo e di una musi-ca in costante crescita che, partendo da una semplice melodia suona-ta da un solo flauto, a poco a poco, acquista tutta la sua forza espres-siva coinvolgendo gli strumenti musicali di un’intera orchestra.Questa domenica, l’orchestra sembra davvero al completo, e “la musica” della liturgia testimonia una grande gioia, che sembra già pregustare, nelle formule e nelle preghiere, il gaudio della nascita di Gesù. Così infatti si esprime la preghiera iniziale della messa di oggi: “Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore il nostro cammino incon-tro a colui che viene e fa’ che, perseverando nella pazienza, maturia-mo in noi il frutto della fede e accogliamo con rendimento di grazie il vangelo della gioia.”Sullo scenario appare ancora Giovanni Battista. Stavolta però lo vediamo recitare un altro ruolo: non è solo ed esclusivamente il profe-ta impegnato a gridare a pieni polmoni l’annuncio della conversione ma assume anche quello di “notaio” che rassicura a se stesso e agli altri che la presenza del Messia è ora già all’opera in mezzo al popolo prediletto d’Israele.Il precursore manda i suoi discepoli più fidati a porre una domanda decisiva a Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». La risposta di Gesù è quasi immediata e sigilla in modo inequivocabile la sua presenza portatrice della benedizione di Dio al suo popolo.Essa si manifesta con quei segni che le profezie antiche avevano già

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anticipato come caratteristica costitutiva dell’inviato di Dio: “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto”(Isaia 35, 5 - 6a).Possiamo così tirare un respiro di sollievo insieme ai discepoli di Gio-vanni. La nostra attesa non è vana ma sta per essere appagata da una presenza che già possiamo percepire ed assaporare. Gesù tutta-via sembra rafforzare la verità del suo “esserci” confidando ai disce-poli giovannei tutta la stima che egli ha del “primo tra i nati da donna”: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli pre-parerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».Il Messia ha una stima grande del suo portavoce ufficiale ma - atten-zione -, afferma anche una novità sconvolgente nel dire che colui che si fa piccolo per accogliere la novità del suo Regno è addirittura più grande del suo profeta prediletto. Dopo questa frase siamo evidente-mente un po’ spiazzati perché pensavamo di essercela cavata nel darci un po’ di pace dopo aver saputo che il Messia è già presente. Ancora una volta veniamo provocati a verificare se siamo sufficien-temente aperti al dono del Regno: siamo pronti ad accoglierlo con piena fiducia come i bambini e gli umili che investono tutto su questa promessa o ci accontentiamo delle rassicurazioni chieste e riscon-trate da Giovanni? Possiamo vivere all’ombra del Battista o dobbiamo uscire allo scoperto assumendoci tutto ciò che il nostro cammino comporta?Eh, no, intendiamoci bene: Giovanni non è lì per procura, a sostituirci, a prendere il nostro posto, egli vuole che siamo noi ad assumerci la responsabilità del riconoscimento del Messia e del suo inviato.Noi che ci troviamo di fronte a questa pagina evangelica siamo quindi invitati calorosamente a rinnovare con coraggio e senza accampare scuse il nostro desiderio di camminare sapendo che il suo inviato ci ha già indicato la strada e il Messia ci ha già rassicurato del suo immi-

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nente arrivo.Noi uomini di questo frammento di storia spesso facciamo fatica a tenere fino in fondo la direzione del cammino e vogliamo arrivare sempre più in fretta ad una gratificazione immediata. Anche se non siamo arrivati fino in fondo ci accontentiamo e magari ci giustifichiamo attribuendo alla tappa intermedia lo stesso valore del traguardo finale. Noi uomini e donne in attesa del Natale non possiamo interrompere qui ciò che abbiamo iniziato!È adesso che viene il bello. È solo ora che la gioia incomincia ad inva-dere il nostro cuore. Non accontentiamoci di ciò che già pregustiamo parzialmente, ma invochiamo lo Spirito per avere in dono quella necessaria perseveranza che si trasformerà in una gioia più grande e certa quando arriveremo al traguardo tanto atteso.

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La culla

Berthe Morisot, 1872

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Nella tela l'autrice,fra i grandi dell'Impressionismo tanto da essere l'unica donna accolta alla loro prima esposi-zione, ha ripreso la sorella accanto alla culla della sua bambina dormiente. I lievi tendaggi che ondeggiano alle spalle della madre e il velo che avvolge la culla sembra-no isolare con delicatezza il rapporto privilegiato fra la mamma e la bambina. Lo sguardo affettuoso e nel con-tempo rispettoso rivolto al soggetto, la raffinatezza di toc-co e la sensibilità cromatica della Morisot, qui esercitata nella gamma degli azzurri e dei rosati, rendono il silenzio incantato davanti a una vita nuova, fragile e perfetta, con l'infinito passato che l'ha preceduta e con l'indefinito e imprevedibile futuro, nella cui trama si intreccerà forse con entusiasmi, forse con turbamenti, forse con ribel-lioni... Nel piccolo spazio di una culla sono arrivati echi di storie passate e promesse e incertezze di storie future. Ora sotto quel velo diafano c'è una vita indifesa da ve-gliare e da proteggere ma misteriosa e impenetrabile anche per chi l'ha generata e alle cui cure è affidata. Chi ha incominciato ad ascoltare segni di vita nell'oscurità del suo corpo, scopre ora il piccolo volto, lo contempla in una sorta di sospensione temporale, vi cerca indizi rive-latori che rispondano alle sue tante domande, vorrebbe capire altro dagli immediati bisogni che ha presto impa-

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rato a interpretare, ma gli occhi chiusi mantengono il loro mistero, quasi segno di una già presente alterità. La mamma inizia allora con carezze, con pensieri e con voci a tessere un dialogo con il suo piccolo e si mette in attesa di riceverne una risposta nel sorriso, nel gioco, nelle emozioni, nella parola, pronta a cogliere la sorprendente rivelazione dell'essenza umana nella capacità di capire e di comunicare, di effondere tenerezza e di accoglierla con gioia. Già ora quella piccola creatura nel suo sonno tranquillo, nel suo impercettibile respiro è il centro affetti-vo della cerchia famigliare e amicale e ne rinnova in certo modo l'interesse per il dono della vita. Per la mamma, che avverte se stessa con un'identità in parte mutata, il solo esistere del suo bimbo genera amore e meraviglia, e ancor più profonda meraviglia le susciterà il pensiero che quel piccolo essere, come tutte le creature, è amato da sempre e per sempre.

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Lunedì 16 Dicembre 2013NOVENA DI NATALE

Nm 24,2-7.15-17b; Salmo 24; Mt 21,23-27

SANTO DEL GIORNOSant'Adelaide, imperatrice (931-999)Nata nel 931, figlia di Rodolfo, re di Borgogna, Adelaide all'età di sei anni rimane orfana di padre e nel 947 sposa Lotario, re d'Italia. Rimasta vedova dopo soli tre anni di matrimonio, viene perseguitata e messa in prigione da Berengario II del Friuli, che si era impadronito del regno d'Italia, essendosi lei rifiutata di sposarne il figlio. Liberata da Ottone I, lo sposerà e ne avrà tre figli, tra cui il futuro Ottone II. Attenta agli ultimi e agli indi-genti, Adelaide è in stretti rapporti con il movimento di riforma di Cluny. Costruisce chiese e monasteri, beneficando particolar-mente i cenobi di Peterlingen, San Salvatore di Pavia e Selz. In quest'ultimo monastero benedettino Adelaide si ritira fino alla morte nel 999. Presto venerata come santa in Alsazia, viene canonizzata da Urbano II nel 1097.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, per-ché sei tu il Dio della mia salvezza; io spero in te tutto il giorno. Ricòrdati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre.Dal Salmo 24

Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvi-cinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: "Con quale autorità fai queste cose? E chi ti

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ha dato questa autorità?". Gesù rispose loro: "An-ch'io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete,

anch'io vi dirò con quale autorità faccio questo.Il bat-tesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?". Essi discutevano fra loro dicendo: "Se diciamo: "Dal cielo", ci risponderà: "Perché allora non gli avete creduto?". Se diciamo: "Dagli uomini", abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta". Rispondendo a Gesù dissero: "Non lo sappiamo". Allora anch'egli disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".Matteo 21,23-27

PREGHIERA PER LA TAVOLASignore, Dio di misericordia, noi ti ringraziamo per questo nostro pasto che ci riunisce. Conserva sempre in noi lo spirito di gratitudine. Benedici il cibo che abbiamo sulla nostra tavola e le persone che l'hanno preparato, e noi che insieme lo consumiamo. A te Signore ogni onore e gloria. Amen.

La tentazione di chi cerca Dio è sempre di rinchiudere il dono di Dio dentro la propria attesa. Ma Dio non si lascia rinchiudere nelle attese dell’uomo: le dilata.Bruno Maggioni

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Martedì 17 Dicembre 2013NOVENA DI NATALE

Gen 49,2.8-10; Salmo 71; Mt 1,1-17

SANTO DEL GIORNOSan Giovanni de Matha, sacerdote (1154-1213)Provenzale, docente di teologia a Parigi, prete a quarant'anni, Giovanni de Matha lasciò la cattedra, per diventare sacerdote. Secondo la tradizione agiografica, durante la celebrazione della prima messa gli sarebbe apparso un angelo che gli avrebbe ispirato la fondazione di un ordine religioso destinato al riscatto degli schiavi cristiani in mano ai mori. Giovanni di Matha fondò un nuovo e originale progetto di vita religiosa, con aspetti profondamente evangelici, unendo il culto della Trinità all'opera di liberazione dalla schiavitù. L'Ordine della Santissi-ma Trinità e redenzione degli schiavi venne approvato da Papa Innocenzo III nel 1198. In seguito al Concilio Vaticano II, l'Or-dine Trinitario ha iniziato un forte processo di rinnovamento ag-giornandosi al mutare dei tempi nei confronti delle nuove forme di schiavitù quali prostituzione, alcolismo, tossicodipendenza e definendo la Santissima Trinità fonte inesauribile della carità che si traduce nel servizio della redenzione e misericordia.

Il suo nome duri in eterno, davanti al sole germogli il suo nome. In lui siano benedette tutte le stirpi della terra e tutte le genti lo dicano beato. Benedetto il Signore, Dio d'Israele: egli solo compie meraviglie. E benedetto il suo nome glorioso per sempre: della sua gloria sia piena tutta la terra. Amen, amen.Dal Salmo 71

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Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Gia-cobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli (…) Iesse generò il re Davide. (…) Giacobbe generò Giu-seppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chia-mato Cristo. In tal modo, tutte le generazioni da Abra-mo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deporta-zione in Babilonia a Cristo quattordici.Matteo 1,1-2.6.16-17

Ogni giorno c'è una specie di miracolo. Non passa giorno senza che ci arrivi una delicata attenzione di Dio, un segno della sua sollecitudine. Il miracolo più grande è che Dio si serve di piccole cose come noi. Ci usa per fare il suo lavoro… Lascia che Dio ti usi, senza consultarti! Madre Teresa di Calcutta

PREGHIERA PER LA TAVOLADio nostro Padre, ti benediciamo per i beni di questo mondo. Aiutaci a condividerli con coloro che ne sono privi, fa che tutti insieme ti rendiamo grazie e proclamia-mo la tua giustizia. Per Cristo nostro Signore. Amen.

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Mercoledì 18 Dicembre 2013NOVENA DI NATALE

Ger 23,5-8; Salmo 71; Mt 1,18-24

SANTO DEL GIORNOSan Graziano di Tours, vescovo (III-IV sec.)Tutto ciò che sappiamo su Graziano risale all'Historia Franco-rum scritta da San Gregorio nel VI secolo. Questi riferisce che attorno alla metà del III secolo San Dionigi di Parigi partì da Roma, assieme ad altri sei missionari per portare il Vangelo nelle Gallie. Graziano era uno di questi. Graziano si fermò nella Gallia lugdunense e predicò la fede cristiana a Tours per circa cinquant'anni, fondando la Diocesi di Tours. Inizialmente incontrò una grande ostilità da parte degli abitanti, tanto da essere costretto a celebrare i riti nelle catacombe. Quando morì fu sepolto in un cimitero cristiano nelle vicinanze di Tours. Un secolo dopo, Martino di Tours, che fu il terzo Vescovo di Tours, traslò le sue spoglie nella chiesa, costruita dal secondo Vescovo San Lidorico, sulla quale venne poi costruita la Catte-drale di Tours, inizialmente dedicata a San Maurizio e dal 1357 dedicata a Graziano e soprannominata ''La Gatianne''.

Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giu-stizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia. Geremia 23,5

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In quel tempo, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito San-to; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi.Matteo 1,20-23

Tu sai, Signore, che io amo pregarti secondo i ritmi stagionali perché la preghiera non è un parlare di te che prescinda dal momento della vita, dalle situazioni, dalle emozioni, dai colori che vedono i nostri occhi, dagli odori che vengono su dal suo-lo. Dacci dunque Signore, di comprendere il messaggio segre-to dell'inverno: di attendere la nuova primavera, questo albeg-giare senza fine; e ogni sole che nasce ci ricordi la tua promes-sa, rafforzi la nostra speranza, rassicuri la nostra attesa.

PREGHIERA PER LA TAVOLASignore che sei nel creato, ti ringrazio di essere nel fiore che guardo, nel cielo stellato, nel pane che mi ciba; nelle parole buone che ascolto, nel sole che mi scalda, nelle fontane a cui mi disseto, nell'allegro cantar degli uccelli. Grazie per questo cibo e per tutte le cose belle che Tu ci dai. Amen.

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Giovedì 19 Dicembre 2013NOVENA DI NATALE

Gdc 13,2-7.24-25a; Salmo 70; Lc 1,5-25

SANTO DEL GIORNOSant'Anastasio I, papa (s.d.-401)Papa dal 399 alla sua morte, il 19 dicembre 401, Anastasio ebbe un pontificato breve ma molto attivo. Edificò a Roma la basilica Crescenziana, oggi San Sisto Vecchio. Combatté con energia il donatismo nelle provincie settentrionali dell'Africa, ratificando le decisioni del Concilio di Toledo del 400. Fu in ottimi rapporti con Paolino, poi Vescovo di Nola, e con perso-nalità di vari paesi, ma della copiosa corrispondenza che Ana-stasio inviò dal Laterano sono rimaste poche lettere.

In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso. Per la tua giustizia, liberami e difendimi, tendi a me il tuo orecchio e salvami. Sii tu la mia roccia, una dimora sempre accessibile; hai deciso di darmi salvezza: dav-vero mia rupe e mia fortezza tu sei! Dal Salmo 70

In quel tempo l'angelo gli disse: "Non temere, Zacca-ria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Eli-sabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signo-re; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Egli cammi-

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nerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto". Zaccaria disse all'angelo: "Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni". L'angelo gli rispose: "Io sono Ga-briele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo".Luca 1,13-20

Scrostaci o Dio, la triste polvere dell'abitudine, della stanchezza, del disincanto. Facci svegliare di primo mat-tino dicendo: “Che gioia, Signore, ho un nuovo giorno da vivere!” e coricare la sera ringraziandoti di nuovo. Fam-mi capire che non ripeto mai nulla ma che ricreo, di volta in volta, pure nei gesti infimi, qualche cosa di nuovo e irripetibile che non potrò più replicare. Distruggi in noi la stanchezza del ripetuto nella coscienza dell'inedito in cui siamo perennemente immersi.Adriana Zarri

PREGHIERA PER LA TAVOLASignore, ti ringraziamo perché ci chiami a godere di quanto hai creato. Benedici il nostro pasto e donaci di sentirti insieme a noi, ora e sempre. Amen.

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Venerdì 20 Dicembre 2013NOVENA DI NATALE

Is 7,10-14; Salmo 23; Lc 1,26-38

SANTO DEL GIORNOSan Domenico di Silos, abate (VII sec.)San Domenico detto di Silos nacque nella Navarra. Di umili origini, esercitò dapprima il mestiere di pastore; in seguito entrò in un monastero benedettino, di cui, più tardi, venne eletto Abate, grazie alle sue virtù morali e pastorali. Quando il re di Navarra pretese denaro dal monastero, il monaco bene-dettino gli rispose, con umiltà ma anche con risolutezza, che le ricchezze dell'abbazia erano per i poveri e non per i re. La risposta suscitò l'ira del sovrano, il quale minacciò di strappare la lingua all'Abate ribelle, ma poi si limitò a cacciarlo dal proprio regno. Domenico si trasferì nel Regno di Castiglia, dove Ferdi-nando il Grande gli assegnò l'antico monastero di Silos, quasi in rovina, che Domenico restaurò facendone un centro di vita spirituale e sociale. San Domenico si occupò anche del riscat-to dei cristiani, caduti in mano ai Saraceni e fatti schiavi. È pro-tettore delle partorienti.

Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.Isaia 7,14

Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergi-ne, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

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Entrando da lei, disse: "Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te". A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come que-sto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine" (…) Allora Maria disse: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". E l'angelo si allontanò da lei. Luca 1,26-33.38

Mi chiamano straniero, Signore. Ma prima che straniero, non sono forse uomo? E poi, chi non è straniero in questa terra in cui siamo tutti ospiti? Ma Signore, non avevi detto che nello straniero eri presente tu e che rifiutare lo straniero era come cacciare via te stesso? Continuano a chiamarsi cristiani, ma tu non sei tra loro. Sei tra noi, gli ultimi, gli avanzi del pranzo del mondo. Preghiera dell'immigrato

PREGHIERA PER LA TAVOLASignore, nostro vero fratello che sempre ti ricordi di noi, sazia la fame di chi è nel bisogno. Ai tuoi figli in difficoltà dona uno spirito di fiducia e rendi nuovamente presenti i segni efficaci della tua grazia. Tu che vivi nei secoli dei secoli. Amen.

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VIGILANZA: Siate pronti

Durante l'Avvento la liturgia ci ricorda spesso che dob-biamo essere pronti. Ma pronti per che cosa?In questo tempo dell'anno la gente si prepara al grande freddo dell'inverno, tira fuori dalle soffitte gli abiti pesan-ti, prepara le gomme per la neve, si prepara per il Natale e per le celebrazioni in famiglia. Mentre qualcuno studia per gli esami, altri si mettono in viaggio o preparano azio-ni militari e lezioni esemplari circa modalità di attacco “chirurgici e limitati” contro potenziali nemici dell'uma-nità. È la destinazione del viaggio che segna i passi della nostra preparazione. In effetti, non sono gli stessi abiti che met-tiamo in valigia per andare sulla spiaggia o per avviarci alla “settimana bianca”! Qualche giorno fa, un amico e collega israeliano, mi dice-va: “Tutti vogliamo la pace, tutti amiamo vivere in pace, ma dobbiamo essere pronti per la guerra, per difenderci efficacemente e per colpire chiunque minacci la nostra sicurezza, per essere forti e per dimostrare di esserlo”. È proprio l'orizzonte del nostro viaggio a segnare la rotta dei nostri passi. Nelle letture che ci accompagnano durante questo tempo di Avvento, mentre Gesù delinea con chiarezza sul nostro orizzonte la “prossima venuta” del Figlio dell’Uomo, ci incoraggia anche a prenderci le nostre responsabilità sul

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“tempo presente”. L'unico modo di essere pronti per il futuro è quello di vivere il nostro presente in fedeltà, prendendoci cura della vita e della creazione, come se oggi fosse il primo giorno della creazione, come se fosse l'ultimo... L'unico modo di preparare il futuro è prender-si cura del presente. Siamo tutti responsabili del mondo in cui viviamo. Non siamo vittime passive ed impassi-bili dell'inevitabile. La pace non è un dono scontato ed automatico. Prendersi cura del mondo che il Signore ci ha donato significa restare svegli e vigilanti su quanto di bello e di tragico accade in esso.

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Sabato 21 Dicembre 2013NOVENA DI NATALE

Ct 2,8-14 opp. Sof 3,14-17; Salmo 32; Lc 1,39-45

SANTO DEL GIORNOSan Pietro Canisio, sacerdote e dottore della Chiesa (1521-1597)Nato in Olanda, a Nimega, nel 1521, studente di letteratura a Colonia, Pietro entrò nella Compagnia di Gesù dopo aver letto l'opuscolo degli Esercizi spirituali che sant'Ignazio aveva appena terminato di scrivere. Svolse un'intensa attività dottri-nale negli anni in cui si andava affermando la Riforma Prote-stante. Partecipò al Concilio di Trento come teologo e consi-gliere del Papa e fu autore di due catechismi, uno per adulti e l'altro per i giovani, che ebbero enorme diffusione. Per trent'an-ni fu superiore provinciale in Germania. Quando Pio V gli offrì il cardinalato, Pietro pregò il papa di lasciarlo al suo umile servi-zio della comunità. Morì nel 1597.

Lodate il Signore con la cetra, con l'arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo, con arte suonate la cetra e acclamate, perché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. Egli ama la giustizia e il diritto; dell'amore del Signore è piena la terra.Dal Salmo 32

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta

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ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sus-sultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto".Luca 1,39-45

A Natale non celebriamo un ricordo, ma una profezia. Natale non è una festa sentimentale, ma il giudizio sul mondo e il nuovo ordinamento di tutte le cose. Quella notte il senso della storia ha imboccato un'altra direzio-ne: Dio verso l'uomo, il grande verso il piccolo, dal cielo verso il basso, da una città verso una grotta, dal tempio a un campo di pastori. La storia ricomincia dagli ultimi. PREGHIERA PER LA TAVOLASignore del mondo e di tutto quello che hai creato, ti rin-graziamo per il pane di questo giorno e per i fratelli che ci metti accanto. Insegnaci a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca, e aiutaci a crescere nella stima reciproca e nella lode a te, Dio, che regni nei secoli eterni. Amen.

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Domenica 22 Dicembre 2012IV DOMENICA DI AVVENTO

Is 7,10-14; Salmo 23; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24

SANTO DEL GIORNOSanta Francesca Saverio Cabrini, fondatrice (1850-1917)Francesca nacque nel 1850 da una famiglia numerosa e poverissima a Sant'Angelo Lodigiano in Lombardia. Rimasta presto orfana, avrebbe voluto prendere i voti ma non venne ammessa in convento a causa della sua salute malferma. Gra-zie all'interessamento del parroco di Codogno poté assumersi l'incarico di occuparsi di un orfanotrofio, giungendo a fondare il primo nucleo delle Suore Missionarie del Sacro Cuore. La fon-dazione venne posta sotto il Patronato di San Francesco Saverio, santo di cui la donna assunse il nome quando infine pronunciò i voti. In seguito divenne missionaria nelle Ameri-che, dedicandosi all'assistenza degli italiani che a migliaia partivano, privi di ogni sostegno materiale, in cerca di fortuna, e per questo divenne la patrona dei migranti. Morì a Chicago nel 1917.

Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti. È lui che l'ha fondato sui mari e sui fiu-mi l'ha stabilito. Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani inno-centi e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli, chi non giura con inganno. Egli otterrà benedizione dal Signo-re, giustizia da Dio sua salvezza. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.Dal Salmo 23

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Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, es-sendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andas-sero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava consideran-do queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito San-

to; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Matteo 1,18-24

PREGHIERA PER LA TAVOLAGuarda con bontà, o Padre, a noi che attendiamo con fede il Natale del Signore. La venuta di Gesù rischiari il nostro cuore, ci sostenga nelle fatiche di ogni giorno, doni vera fraternità a tutti noi. Amen

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Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide.

Siamo ormai quasi vicini a Natale, è iniziato il conto alla rovescia. La liturgia della Parola di oggi fa da sfondo al Vangelo di Matteo che sta per rivelare cose inaudite. Dio sta facendo accadere un evento unico che determinerà il futuro dell’umanità attraverso un modo che non rientra nelle categorie umane e supera di gran lunga la fantasia biz-zarra degli uomini.Dopo essere stati accompagnati per due settimane dalla figura straor-dinaria di Giovanni Battista ora, quasi arrivati alla mèta, siamo inco-raggiati da un altro personaggio significativo, Giuseppe discendente della casa di Davide, il promesso sposo di Maria la madre di Gesù. Dio sta per entrare nella storia dell’umanità e lo sta facendo non con avve-nimenti e colpi di scena da effetti speciali ma attraverso la vicenda umana di un uomo e una donna che si vogliono bene e la cui vita è stata letteralmente sconvolta dal piano di Dio.Giuseppe, che è un uomo giusto a cui piace “ricondurre a Dio” ogni momento della sua vita, ha saputo che Maria è incinta. Se le cose stanno così, prima che andassero a vivere insieme, secondo le sacre prescrizioni della legge di Mosè occorreva denunciare l’accaduto e prendere i provvedimenti che le scrupolose norme indicavano senza sconti o condoni.Ma Giuseppe è un uomo che ama Maria e sa che di lei ci si può fidare. È meglio allora che la decisone del distacco da Maria avvenga senza fare rumore e per cercare di “capire” cosa stia veramente succeden-do: “Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accu-sarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto”. In questo fran-gente attraverso un sogno Giuseppe riceve una singolare rivelazione

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da parte di Dio. proprio dentro questa particolare vicenda umana che Dio si rivolge a lui. Giuseppe da uomo giusto e buono che “sogna-va” di vivere una vita tranquilla con Maria, la donna della sua vita, ora si trova a fare i conti con un altro tipo di sogno: quello di Dio che ha una chiamata speciale per lui: diventare il padre legale di Gesù.Il falegname di Nazareth, discendente di Davide, intuisce per fede che Dio desidera entrare nella storia degli uomini anche attraverso di lui. Infatti Maria ha bisogno di un marito che la protegga e si prenda cura di lei e a Gesù è necessario un padre come per tutti gli uomini che vengono alla luce sulla terra.Anche se il sogno ha sempre un suo fascino ed è avvolto sempre da un alone di mistero per Giuseppe è risolutivo e liberatorio. D’ora in poi si prenderà cura della sua sposa sapendo che ciò che sta avvenendo in lei è qualcosa di particolarmente grande al quale non può fare a meno che “arrendersi”. L’umile artigiano consegna tutto se stesso a Dio perché possa finalmente compiere, anche grazie a lui, il suo pro-getto d’amore sull’umanità. Ed è nel sogno che viene rivelato a Giu-seppe il nome di colui al quale dovrà fare da papà: si chiamerà Ema-nuele che significa “Dio è con noi”.È proprio una bella storia questa: Dio entra nella vita di Giuseppe e di Maria e solo così entra contemporaneamente nella storia degli uomini manifestando che il Dio dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, è sorprendentemente prossimo alla vita di ogni uomo.Siamo onesti e diciamocelo francamente: ci crediamo veramente che Dio entra nella nostra storia proprio attraverso la nostra vicenda uma-na, così com’è, gravida di bene e di cose buone ma anche tormentata continuamente dal nostro peccato e dalla nostra fatica di credere ad un Dio così vicino?Sì, schiettamente preferiamo che Dio abiti lontano da noi e che se pro-prio debba venirci appresso ci venga solo quando lo diciamo noi e ci sentiamo sufficientemente “a posto” per riceverlo.A Giuseppe, l’uomo obbediente dalla fede grande che si affida al dise-

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gno misterioso di Dio condividendolo insieme a Maria, chiediamo il coraggio necessario di affidare la nostra vita nelle mani di Dio perché accada anche a noi la grazia di renderci conto che Dio viene ad abi-tare in noi per stare con coloro ai quali donerà la propria vita. Così infatti dice la preghiera che introduce la lettura della Parola di Dio della IV domenica di Avvento e che potrebbe riassumere i nostri sentimenti in questi giorni di trepidante attesa: “O Dio, Padre buono, tu hai rive-lato la gratuità e la potenza del tuo amore, scegliendo il grembo puris-simo della vergine Maria per rivestire di carne mortale il Verbo della vita: concedi anche a noi di accoglierlo e generarlo nello spirito con l’ascolto della tua parola, nell’obbedienza della fede.”

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Kate Kollwitz,1942, litografia

I frutti da semina non devono essere macinati

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Anche in questo suo estremo lavoro l'artista tedesca, che con la sua severa opera grafica di intonazione tragica ha dato voce alle sofferenze degli oppressi e degli sfruttati, ai sacrificati dagli inganni delle ideologie e dei miti di potenza, è operante l'impegno a “segnare”con la sua arte il proprio tempo, tormentato dai conflitti sociali, dalle guerre mondiali e dal nazismo. Per lei emblema univer-sale delle vittime di una storia violenta sono le madri e i figli giovanissimi. La Kollwitz fece personalmente la dolo-rosa esperienza di una duplice perdita causata dalle due guerre, quella di un figlio giovanissimo, appassionato volontario, e poi quella del nipote, esperienze che si inci-sero indelebilmente nella sua identità, nella sua sensi-bilità, nel suo mondo figurativo, nella sua militanza mora-le e civile. Nella litografia, tecnica praticata dall'artista per l'energia e l'essenzialità del segno e per la replicabilità che ne permette una diffusione più ampia di una tela dipinta, la figura femminile è modellata sull'antica e rassi-curante iconografia di origine cristiana della Madonna del manto, ma il volto ha assunto, come spesso è acca-duto, i lineamenti deformati della Kollwitz, cosa che dice la totale immersione dell'artista nel suo lavoro, l'identifi-cazione della sua vita con la propria arte. Il titolo è un grido-manifesto, “un ordine, un'esigenza” secondo la

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dichiarazione dell'artista stessa contro le morti in guerra che impediscono a vite acerbe chiamate alle armi di maturare e di generare altre vite. Lo sguardo ardito di questa Grande Madre, potente immagine di una pietas laica, il gesto delle braccia vigorose e delle mani pesanti, il solido mantello-corpo-utero, enfatizzati dal segno den-so dell'inchiostro, sono imperiosi nella difesa dei più deboli dalla “macina” della guerra. Ma i piccoli sono atti-rati dall'esterno: guardano con curiosità, con perplessità o addirittura cercano di aprirsi un varco per uscire, forse per un incoercibile impulso fatale o per una necessità naturale di vivere liberamente un'esperienza personale o per uno spiraglio di speranza, forse solo illusoria.

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Lunedì 23 Dicembre 2013NOVENA DI NATALE

Ml 3,1-4.23-24; Salmo 24; Lc 1,57-66

SANTO DEL GIORNOSan Giovanni da Kety, sacerdote (1390-1473)Giovanni Canzio nacque a Malec, sobborgo della cittadina di Kety (Polonia) nel 1390. Studente brillante, divenne docente di filosofia a 27 anni e in seguito fu ordinato sacerdote. Inviato come parroco a Olkusz, si distinse per la carità verso i poveri, ai quali consacrava tutte le risorse che riusciva a raccogliere. Nel 1440 riprese la docenza a Cracovia e contribuì all'educa-zione del principe Casimiro. Morì durante la messa della vigilia di Natale del 1473. Dopo la sua morte la gente prese subito a considerarlo santo ricordando le sue lezioni di amore tra i malati e gli affamati. Predicatore e maestro, seppe conservare con mite limpidezza l'insegnamento cattolico in un momento di gravi controversie e deviazioni dottrinali.

Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eser-citi.Malachia 3,1

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande mise-ricordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo

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vennero per circoncidere il bambino e volevano chia-marlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni". Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome". Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: "Giovanni è il suo no-me". Tutti furono meravigliati. All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.Luca 1,57-64

PREGHIERA PER LA TAVOLASignore nostro Dio, fonte di ogni gioia, tu operi per noi grandi cose, ci rendi partecipi delle tue meraviglie. Ti ringraziamo con cuore sincero per la gioia di questo gior-no. La gratitudine per questo pasto ci aiuti a riconoscerti come nostro solo Signore. Amen.

Sì, lo stupore significa sapersi accorgere che Dio è in mezzo a noi, che è all’opera ogni giorno, che ci parla con un sorriso, con il volto di una persona cara, con un gesto di amore gratuito. Meravigliarsi vuol dire, come Maria di Nazaret, rallegrarsi per le meraviglie che il Signore non cessa di compiere anche tramite noi, suoi poveri e sem-plici discepoli.Enzo Bianchi

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Martedì 24 Dicembre 2013NOVENA DI NATALE

2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16; Salmo 88; Lc 1,67-79

SANTO DEL GIORNOSant'Irmina di Treviri, badessa (VII-VIII sec.)Della vita di sant’Irmina prima della consacrazione religiosa non si conosce molto. Secondo un documento del 646 sarebbe stata figlia di Dagoberto re merovingio, figlio di Clotario II. È comunque accertato che nacque e visse a cavallo tra il VII e l'VIII secolo a Treviri, dove, rimasta vedova, fondò un monastero di cui fu bades-sa. In questa veste si preoccupò di distribuire le sue ricchezze in favore dell'opera missionaria. Irmina fu infatti la maggior benefat-trice di san Willibrordo, il grande missionario apostolo dei Paesi del Nord Europa, al quale fece varie donazioni in più tempi.

Canterò in eterno l'amore del Signore, di generazione in generazione farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà, perché ho detto: "È un amore edificato per sempre; nel cielo rendi stabile la tua fedeltà". "Ho stretto un'alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davi-de, mio servo. Stabilirò per sempre la tua discendenza, di generazione in generazione edificherò il tuo trono". I cieli cantano le tue meraviglie, Signore, la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.Dal Salmo 88

Zaccaria fu colmato di Spirito Santo e profetò dicen-do: “Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo,

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come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di con-cederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo sen-za timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tut-ti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profe-ta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la cono-scenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace".

Un altro Natale è possibile: ci può essere ancora un Buon Natale! Con il Natale la vita vince nonostante tutto. Ogni bimbo che nasce è il segno che Dio non si è ancora stan-cato dell'umanità.Alex Zanotelli

PREGHIERA PER LA TAVOLATi benediciamo, Signore nostro, perché con la venuta del tuo Figlio ci hai donato ogni bene, e ci hai riunito intorno a questa mensa di festa. Conservaci la gioia di questo gior-no per trovare in te pace piena e lodarti sempre con cuore grato. Amen.

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Ai tempi di Erode, la notte in cui nacque Gesù, gli angeli portarono la buona notizia ai pastori. C'era un pastore poverissimo, tanto povero che non aveva nulla. Quando i suoi amici decisero di andare alla grotta portando qualche dono, invita-rono anche lui. Ma lui diceva: "Io non posso veni-re, sono a mani vuote, che posso fare?". Ma gli altri tanto dissero e fecero, che lo convinsero. Così arrivarono dov'era il bambino, con sua Madre e Giuseppe. Maria aveva tra le braccia il bambino e sorrideva, vedendo la generosità di chi offriva cacio, lana o qualche frutto. Scorse il pastore che non aveva nulla e gli fece cenno di venire. Lui si fece avanti imbarazzato. Maria, per avere libere le mani e ricevere i doni dei pastori, depose dolcemente il bambino tra le braccia del pastore che era a mani vuote...

padre Silvano Fausti

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DOMENICA 25 DICEMBRE 2013Natale del Signore

Is 9,1-6; Salmo 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14

Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebro-sa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai au-mentato la letizia. Isaia 9,1

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era gover-natore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, cia-scuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Gali-lea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non teme-

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te: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, ada-giato in una mangiatoia». E subito apparve con l’an-gelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Luca 2,1-14

Gesù non aprì le acque come Mosè, però ci camminò sopra senza bagnarsi. Non creò il frutto della vite, ma seppe provvedere in una festa, a vendemmiare vino dall’acqua. Non creò il sole, il fuoco, la luna, né le stelle già create, ma diede la vista ai ciechi e questo è un modo di inventare luce. (...)Non scrisse, non dettò, le sue parole facevano il viaggio delle api sopra i petali aperti delle orecchie. (...) Nascesse oggi sarebbe in una barca di immigrati gettato a mare insieme alla madre in vista della costa di Puglia. Forse continua a nascere così, senza sopravvivere e il venticinque dicembre è solo il più cele-bre dei suoi compleanni. Dopo di Lui il tempo si è ridotto ad un frattempo, a una parentesi di veglia tra la sua morte e la sua rivenuta. Dopo di lui nessuno è residente, ma tutti ospiti in attesa di un visto.Erri De Luca

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Aspettando il bel tempo, nubi cariche di pioggia

La mattina presto, appena alzato, il contadino del Cearà si affaccia alla porta per guardare se appaiono segnali d'inverno, promessa di “bel tempo”: se le nuvole stanno arrivando dal lato della serra, è preannuncio di pioggia, è possibilità di vita. È dicembre, tempo di attesa: attesa delle piogge, attesa dei figli che tornano dal sud per le feste. Il tempo del Natale è ormai prossimo: tempo di nascere, tempo di casa piena di gente, di nipoti nati lontani che vengono per conoscere i nonni; tempo di battesimi e di nuovi padrini; tempo di accogliere nuore cono-sciute soltanto per telefono e fotografia...Affacciarsi alla finestra o uscire sull’uscio e contemplare il cielo è il momento più bello della giornata: è il momento di passare in rassegna le mille cose che si hanno da fare oggi. Ma non sol-tanto per organizzare una lista di cose da fare, molte volte banali o pesanti: è per collocarle e collocarsi nella prospettiva di quello che succederà nelle prossime settimane, nei prossimi mesi. È quasi un rito che si ripete ogni mattino, all’alba, alba che passa così rapida, qui, vicini all’equatore: appena si ab-bassa lo sguardo che ha scrutato lontano per indovinare le nuvole nascoste dalla nebbiolina diffusa, già è giorno fatto... e il resto dei pensieri e dei piani può aspettare domani, quando si affaccerà di nuovo per spiare ancora le nuvole e verificare se si sono fatte più consistenti di ieri.Ma, dopo aver abbassato lo sguardo sull’ampio spiazzo da-

Don Maurizio Cremaschi

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vanti alla casa che le donne stanno cominciando a spazzare con grandi scope di rami sottili, lo sguardo indugia quasi auto-maticamente, per un attimo, sui rari alberi grigi e senza foglie che alzano le loro braccia nude al cielo; ma non è più tempo di fantasticare. Sono molte le cose da fare oggi, se si vuole che tutto sia pronto quando arriveranno le piogge sperate; quando arriveranno i figli dal sud; quando la casa si riempirà di nuovo delle risate e dei giochi dei bambini. La terra deve essere pre-parata per ricevere le sementi; la staccionata rimessa a nuovo per difendere i germogli che nasceranno dall'insaziabile fame delle capre; gli attrezzi devono essere ben affilati perché la terra è dura e il lavoro pesante... e bisogna tornare a control-lare ancora una volta le sementi selezionate con cura tra le spi-ghe più belle nel tempo della magra raccolta e riposte, già da quasi un anno (come passa rapido il tempo!) sul soppalco della stanza. Quei bottiglioni di plastica di due litri che molti gettano nella spazzatura dopo aver versato l’aranciata e il guaraná nella cena delle feste piene di bambini (possibile che sia già passato un anno!), lavati con cura erano stati riempiti fino all´orlo di sementi ed erano stati sigillati ermeticamente, perché i prezio-si semi di fagioli, di fave, di cotone aspettassero, anche loro, pazientemente, il tempo di ricominciare a vivere e dar vita...Sono questi rituali contadini, pratiche della vita quotidiana dei poveri che vivono ostinati affondando i piedi in radici lontane, profonde, millenarie che permettono di rimanere in piedi anche nei tempi delle bufere che spazzano il mondo.In queste bufere cadono come dal cielo “pacchetti” di progres-so che rendono la vita meno dura e il lavoro meno pesante. Si schiaccia un interruttore e si accende la luce che fa sparire la

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differenza tra il giorno e la notte. Per avere l’acqua, basta gira-re il rubinetto e scroscia come in un temporale, come quando, bambini, si gridava e si facevano salti di allegria sotto l’acqua delle prime piogge che cadevano dalla grondaia: non c'è più bisogno di andare e tornare più volte dal pozzo, distante una lega, e tornare con la latta in equilibrio sulla testa per riempire gli orci di terra cotta, con l'apertura coperta da un panno candi-do e ricamato; orci che adesso non servono più, perché c'è il frigorifero che raffredda l’acqua, ben più in fretta. Per il Natale scorso è arrivata anche la moto comprata con i soldi guadagnati dai figli, lontano, e la città lontana tre ore di cammino è diventata di colpo vicina, a pochi minuti di distanza, ancor più vicina, da quando l’asfalto l’ha avvicinata, invitando ad andar ancora più veloci...In queste bufere che fanno diventare lontani i ricordi della stan-chezza, dopo un giorno di lavoro estenuante, o la fame vera e crudele degli anni di siccità, tutto si rimescola come in un turbi-ne. Le immagini della televisione fanno entrare nelle case, mai sognate, dei ricchi; e si apprende un po' di tutto, come i bambini imparano imitando i fratelli maggiori e i cuginetti: i cibi che si devono mangiare, il modo di vestire, le parole da dire... I bam-bini non si chiamano più Giuseppe, Pietro o Maria ma hanno gli stessi nomi stampati sulle foto a colori attaccate alle pareti, foto di giocatori e di attrici o cantanti straniere dai nomi difficili da pronunciare e da scrivere.E in quei momenti, al mattino, quando si scruta il cielo cercan-do le nuvole ancora lontane, alle volte si mescola un sentimen-to di smarrimento e nostalgia per tante cose lasciate in un can-to e quasi dimenticate come gli oggetti che si comprano che paiono belli, negli imballaggi colorati, ma poi si usano soltanto

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una volta e si gettano, per comprarne altri nuovi. I pensieri si affacciano timidi e insistenti: “Stiamo andando avanti davvero? Certo, non vogliamo tornare indietro ai tempi della fame, della miseria e della fatica, ma non è che stiamo soltanto correndo più in fretta, senza saper bene quale è il nostro destino, senza fermarci per guardare indietro da dove veniamo, senza nean-che accorgerci delle persone che passano nella nostra stessa strada?”

Da più di trent’anni (ormai metà della mia vita) guardo al matti-no dalla porta di casa l’incerto arrivo delle piogge, insieme al mio popolo del sertão. Guardo le nuvole e mentre penso all'af-fastellarsi delle cose del giorno, ripenso a che cosa ho impa-rato, che cosa attendo in questo Avvento dal prossimo Natale. E mi dico:- aspettare è una virtù dei poveri. Quelli che hanno una espe-rienza quotidiana e concreta dei limiti e della necessità di con-tare sull´aiuto degli altri, con la forza di Dio.- aspettare è pazienza, ma anche fermezza che non lascia mai desistere. È ricominciare sempre, piantando due, tre volte, tut-te le volte che ci sarà bisogno, finché le piogge siano sufficien-ti perché le sementi possano germogliare e dare il frutto pro-messo.- aspettare è operoso. Non si aspettano le piogge senza prepa-rare il terreno, non si aspetta un figlio senza preparare il corre-do, senza farlo nascere nelle viscere.- non si aspetta nulla da soli. Si aspetta insieme, si aspettano insieme le piogge, l’arrivo dei figli, si aspetta insieme anche la morte, con i vicini che vengono a fare da “sentinella” insieme ai parenti.

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- è bello riunire la famiglia e gli amici per cantare, nella novena di Natale; “Ó vem Senhor, não tardes mais, vem nos dar a vida, vem nos dar a paz”, “Vieni, Signore, non attardarti più, vieni a darci la vita, vieni a darci la pace”... È bello accendere ogni sera una candela in più, per rafforzare la speranza e la certez-za che la luce stia aumentando ogni giorno e che la notte scura non avrà il sopravvento. Ma è solo unendo “fé e vida” nell’espe-rienza della Comunità di Base, nell’associazione, nel sinda-cato, nella pratica di cittadinanza attiva che la speranza canta-ta diventa realtà prossima. La nostra fede è fede in un Dio che viene a abitare con noi, che viene a camminare con noi, che insieme a lui accorcia il tempo di attesa.- ho visto lungo questi anni realizzarsi tante piccole e grandi speranze, in mezzo a ambiguità, incertezze, dubbi e fughe. proprie della vita concreta: ho visto mezzadri conquistare la proprietà della terra, ho visto persone incurvate raddrizzare le spalle e aprire la bocca profetizzando nella comunità-chiesa e nella piazza, ho visto figli di contadini studiare e tornare lau-reati, ho visto sostituire l’ambizione del progresso e il desiderio di “entrare tra i paesi del primo mondo” rinascere, diverso, nell’antico rinnovato progetto dei popoli latino-americani nativi di “bem viver” in armonia con la terra, l’acqua, la foresta.- ho visto tanti Natali, uno diverso dall’altro. Ma sempre si acce-se una luce nelle tenebre della notte e sempre qualcuno, tra i poveri, non dormiva e corse portando i suoi doni per poter can-tare insieme “pace in questa terra agli uomini da lui amati...”.

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PROGETTO

Tutti a scuola… Scuole materne per i bambini beduini

Il progetto è destinato alle comunità Jahalin dell’area compre-sa tra Gerusalemme e Gerico. Gli accampamenti Jahalin si trovano in un’area della Cisgiordania, area sotto l’autorità civile e militare israeliana e che sarebbe dovuta passare all’Autorità Palestinese entro il 1999.L'espansione della colonia israeliana di Maale Adumim e delle città satelliti hanno progressivamente ridotto lo spazio vitale delle comunità locali, il cui processo di degrado e marginaliz-zazione si è accelerato con la costruzione del Muro di separa-zione da parte del Governo Israeliano, provocando una pro-gressiva pressione sulla popolazione beduina per indurla a spostarsi.Questa particolare situazione socio-politica condiziona la vita e le scelte dei Jahalin di provvedere all’inserimento dei loro bambini nel mondo scolastico, specialmente per i bambini più piccoli.

Il progetto mira a stabilire una rete di asili negli accampamenti beduini Jahalin, nell’area compresa tra Gerusalemme e Geri-co. La necessità del progetto scaturisce dalle richieste della stessa comunità Jahalin, in vista della difficoltà dei loro bam-bini ad inserirsi nelle scuole ed anche per i bassi livelli di

DOVE SI REALIZZA

DESCRIZIONE DEL PROGETTO

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rendimento scolastico, che si aggiungono all’alta incidenza dell’assenteismo e soprattutto l’abbandono scolare, che colpi-sce particolarmente le femmine.Il progetto coinvolgerà cinque accampamenti disseminati nella suddetta area. Questi accampamenti, facilmente raggiungibili, sono punto di riferimento per altri raggruppamenti familiari meno numerosi, che potrebbero ugualmente usufruire dei ser-vizi educativi degli asili. Gli asili saranno affidati a giovani delle stesse comunità bedui-ne, alcune di esse laureate. In ogni caso sarà necessaria una supervisione costante e un programma di formazione e di ac-compagnamento delle giovani per aiutarle nello svolgimento del loro servizio alla comunità.Incontri periodici di formazione, scambio e valutazione sono previsti per favorire lo sviluppo delle abilità educative e sociali delle giovani insegnanti. Gli incontri offriranno contenuti in am-bito educativo-pedagogico, igienico-sanitario, abilità sociali.Le attività formative saranno affidate a personale competente e a organizzazioni locali specializzate a tale scopo.

- Migliorare l’accesso all’educazione dei bambini Jahalin- migliorare il livello di scolarizzazione e il rendimento scolare dei bambini di questa comunità, preparando i più piccoli all’in-serimento nel mondo scolastico- formare un’equipe di insegnanti sufficientemente preparata per portare avanti la gestione delle singole scuole materne in modo autonomo- favorire l’inserimento femminile nel mondo del lavoro, come

OBIETTIVI

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alternativa all’alto indice di disoccupazione dei giovani Jahalin.

Beneficiari diretti: 120 bambini Jahalin provenienti da cinque accampamenti (Khan Al Ahmar, Al Jabal, Anata, Wadi Abu Hindi, Abu Nawar).Beneficiari indiretti: le comunità beduine Jahalin, localizzate nell’area tra Gerusalemme e Gerico.

Sr. Alicia Vacas Moro, Suora Missionaria Comboniana resi-dente a Gerusalemme.

Puoi fare un bonifico bancario. Intestazione: ACLI BERGAMO PROGETTO TERRA SANTABanca Credito Bergamasco sede di Bergamo

IBAN IT98Q033611101000000000198

Causale: Tutti a scuola...

BENEFICIARI

REFERENTE DEL PROGETTO

PER SOSTENERE IL PROGETTO

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I NOSTRI SERVIZI

Assistenza Fiscale

Dichiarazione dei redditi: modello 730 e modello Unico(è possibile prenotare l'appuntamento già a partire dal mese di febbraio)

Pratiche INPS: Modello RED, Modello Detrazioni e pratiche INVCIV

Imposte sugli immobili

Pratiche ISEE: ISEE base, ISE Università, Bonus Gas e Bonus Energia, Fondo Sostegno Affitto

E altro ancora: modello 770, Consulenze fiscali, Contenzioso tributario, Controllo TFR

Servizi consulenziali

Contabilità professionisti in regime dei minimi, professionisti in regime semplificato, imprenditori agricoli e Associazioni sportive dilettantistiche

Dichiarazioni di Successione e Riunioni di usufrutto: consulenza, redazione, calcolo delle imposte e registrazione

Contratti di locazione: redazione, registrazione, calcolo adeguamento ISTAT, valutazione regime di tassazione più convenienteCA

F A

CLI

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I NOSTRI RECAPITI

BergamoVia L. Querena 11, tel. 035 232494Via A. Maj / Galleria Fanzago, tel. 035 211656

Albino - Via Mazzini 43, tel. 035 753337Alzano Lombardo - Via M. Zanchi 109, tel. 035 0690604Caravaggio - Via Santa Liberata 1, tel. 0363 52475Cisano Bergamasco - Via Mazzini 2, tel. 035 782375Clusone - Via Mazzini 72, tel. 0346 25106Dalmine - Via Bachelet, 3, tel. 035 563846Lovere - Via Roma 1, tel. 035 960737Nembro - Via Mazzini 9, tel. 035 523877Pontida - Via Legnano 68, tel. 035 0064064Romano di Lombardia - Via Mottini 18/26, tel. 0363 901645Sarnico - P.za XX Settembre, 24, tel. 035 911072Seriate - Via Venezian, 46/b, tel. 035 294163Terno d'Isola - Piazza Sette Martiri 11, tel. 035 0060135Trescore Balneario - P.za S. D'acquisto, tel. 035 4258344Treviglio - Via Dalmazia, 2, tel. 0363 49293

Il centralino unificato: 035.0064064

Il sito Web: www.acliservicebergamo.itL'e-mail: [email protected]