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LE COSE DA NON PERDERE

�La Bollente ad Acqui Terme, la sorgente sulfurea da cui sgorga l’acqua a 75gradi e dove vivrebbe Borvo, il genio che secondo la tradizione celtica abitavale fonti bollenti.

�L’acquedotto romano di Acqui, che, prelevando l'acqua dal torrente Erro etrasportandola in città con una condotta di 10 Km, consentiva di mescolare l'ac-qua bollente.

�Le Terme di Acqui, imprescindibile tappa per chi vuole conservare la forma fisi-ca e la dinamicità, integrando il tutto con programmi culturali ad alto livello.

�L’antico borgo Pisterna di Acqui, dalle strette vie simili ai “carugi” genove-si, che conferiscono al quartiere un’atmosfera magica e misteriosa.

�La “Tinazza”, nei pressi di Castelletto d’Erro, antica fortificazione medievale dal-la strana forma di tino rovesciato che la leggenda vuole edificata dal Diavolo.

�Gli scacchi in costume. La partita con pedine viventi in costume medievalea Castelnuovo Bormida, che regala una magica atmosfera di luci, colori e anti-chi movimenti.

�Il tomino del “bec”, un particolare formaggio che supera in qualità i miti fran-cesi e che deve il suo nome al maschio della capra.

�Il Castello di Morsasco, dalla cui torre era possibile controllare la vastissimazona che va dalle colline di Acqui ad Ovest sin oltre Alessandria ad Est e dal mas-siccio del Monte Rosa a Nord sino all’Appennino Ligure a Sud.

�Il filetto baciato, un singolare salume ottenuto insaccando pasta di maiale inun filetto arrotolato e legato, inventato e brevettato a Ponzone.

�Il ponte medievale di Spigno in pietra arenaria il cui suggestivo scenario hafatto da sfondo al film "Il diavolo al Pontelungo", tratto dall'omonimo romanzodi Bacchelli.

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Edizione2003 ACQUI: TERME, COLLINE E... INDICE

Introduzione Pag. 6Il progetto Pag. 8Il testimonial Pag. 11Tra passato e presente Pag. 13La storia, la cultura e i suoi protagonisti

Tra sacro e profano Pag. 19Arte, architettura e tradizioni

Tra natura e relax Pag. 27Itinerari e svaghi

Tra sapori e profumi Pag. 33I vini, i prodotti tipici, le prelibatezze gastronomiche

Tra tradizione e innovazione Pag. 41Dalla terra al mercato globale

Di città in borgo Pag. 49Viaggio nel cuore dell’acquese

Per scoprire e vivere il territorio Pag. 71 Una guida per conoscere alberghi, B&B, ristoranti, agriturismi, campeggi

Alberghi, B&B,agriturismi, campeggi Pag. 72I ristoranti della Bussola del Buongustaio Pag. 78Tutti i ristoranti Pag. 86Per scoprire e vivere l’atmosfera, Pag. 89le tradizioni e il folkloreEventi, manifestazioni, sagre, fiere, festeManifestazioni autunno inverno Pag. 90Manifestazioni primavera estate Pag. 91

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andare oltre una pur brillante prestazione pro-fessionale. Nell’acquese si è ospiti. Graditi.L’acquese, terra ricca di storia di rapporticulturali e commerciali con la Liguria e di attrat-tive turistiche, ha in Acqui Terme, la prin-cipale stazione termale piemontese sin dal-l’epoca romana, ora Centro Internazionale delBenessere, il capoluogo ideale. L’area è ricca di luoghi magici: dal Monte Stre-gone alla “Tinazza”, dalla fonte detta del-l’Acqua Marcia alla “Bollente”.La cucina è caratterizzata da tradizioni dif-ferenti che si armonizzano dando vita a piat-ti di grande valore gastronomico. Rinomatesono le formaggette, in particolare quelladel “bec”. Di grande prestigio i vini, come ilBrachetto e il Passito di Strevi.Un invito, dunque, a conoscere la provinciadi Alessandria, un insieme di realtà contiguema peculiari che immettono il visitatore in unarmonioso scenario di segreta bellezza.

C’è in Piemonte una terra il cui fascino sta tut-to in un eloquente invito a riscoprirne la vitasemplice e antica e le prelibate attrattive eno-gastronomiche. Un luogo non lontano geo-graficamente dalle grandi Milano, Torino eGenova ma che tuttavia conserva ancoraoggi i ritmi e le atmosfere legate ad una pri-migenia realtà contadina, che ha saputo evol-versi nel rispetto delle tradizioni. Un ango-lo di terra in cui è possibile ritrovare attimi ditranquillità e rientrare in contatto con lanatura, immersi in una suggestiva riservanaturale, la cui dominante verde lega conun filo di continuità pianura, collina e mon-tagna. Un luogo fedele al suo passato, pros-simo o remoto, com’è nell’indole delle gentipiemontesi e, nello stesso tempo, aperto agliinflussi di diverse culture regionali. Come ogni cultura contadina, che si chiudea riccio al primo contatto, pronta poi a offri-re all'ospite il ruolo di primattore, così l'ac-coglienza è qui nobile e fastosa, capace di

Renato VIALEPresidente della Camera di Commerciodi Alessandria

Fabrizio PALENZONAPresidente della Provincia di Alessandria

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so in più zone, ciascuna con aspetti pecu-liari. E’ stata individuata, poi, una stra-tegia editoriale finalizzata a realizzare unacollana di prodotti, tra loro coerenti ecomplementari, idonei a contribuire al suc-cesso della filosofia e della qualità delleazioni di promozione territoriale sino adoggi portate avanti. Una sfida culturale edeconomica che vede sposarsi le poten-zialità economico-turistiche di una pro-vincia alla volontà a e all’impegno di unente, quello camerale, determinato a por-si come guida sulla via di una valorizza-zione che mira a collocare Alessandria eil suo territorio all’attenzione dei mercatie del turismo, non solo locali.

Si ringraziano i Comuni dell’area per la col-laborazione fornita in merito all’indivi-duazione delle fonti ed in particolare laBiblioteca Civica di Acqui Terme.

La Camera di Commercio di Alessandria,insieme con la Provincia, da tempo attua unapolitica per il rilancio dell’economia ales-sandrina sui mercati internazionali attra-verso la valorizzazione turistica del terri-torio e delle produzioni tipiche di qualità.L’obiettivo è quello di rafforzare le impre-se piemontesi sui mercati internazionali epromuovere il sistema produttivo e terri-toriale di qualità nel suo insieme. L’entecamerale si pone come stimolo per le azien-de produttrici e per gli operatori dell’ac-coglienza a lavorare al meglio e offre, nel-l’ottica di un sistema di qualità delle pro-duzioni e dei servizi, un indispensabileintervento di supporto alle imprese per con-seguire il proprio rafforzamento sui mer-cati italiani ed esteri. In linea con questapolitica, il territorio provinciale è stato divi-

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IL PROGETTO

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Il primo incontro con il territorio di Acqui risale a molto tempo fa e di quel momento anco-ra ne ricordo il gusto. Già, il mio esordio in questa magnifica terra è sotto il segno del Bra-

chetto.Per me, che amo il buon vino, conoscere questo“dolce” rosso, è stata una felice scoperta.E’ allora che, per la prima volta, mi è sorta la curiosità di vedere e conoscere l’acquese: terreche producono una perla come il Brachetto dovevano essere per forza speciali e suggestive, meri-tevoli comunque di una visita.Quando sono arrivata ad Acqui Terme ho trovato più di quanto mi aspettassi: non solo un pae-saggio incantevole, ricco di storia e tradizioni ed un susseguirsi armonioso di colline e picco-li paesi che rapiscono lo sguardo, ma anche un’atmosfera calda, amichevole e genuina.Un luogo ideale soprattutto per chi vuole concedersi una sosta dalla frenetica vita dello spet-tacolo ed è sempre alla ricerca di piccole oasi felici dove rigenerarsi e riposarsi. La presenzadi un moderno centro termale, poi, contribuisce di certo a rendere questo angolo di Piemon-te una meta perfetta. E’ così che nasce il mio legame con queste terre: da allora torno ogni vol-ta che posso e, ogni volta, rimango colpita dall’entusiasmo discreto con cui mi accoglie la gen-te. Essere la madrina dello storico Hotel Nuove Terme, recentemente restaurato, perciò è sta-to per me un enorme piacere. Un piccolo grazie ad una terra che sa sempre regalarmi qual-cosa di speciale.

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Un viaggio fra le campagne ele colline del Brachetto, dove siintrecciano riti pagani e cri-stiani, culti legati alle antichetradizioni celtiche, romane etemplari, fra storia e leggenda

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LA STORIA,LA CULTURAE I SUOIPROTAGONISTI

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1514Un senso di mistero aleggia sulle lande dell’acquese,teatro, nel medioevo, di diverse storie di stregoneria.Così scriveva Girolamo Tartarotti nel 1749: “Stre-ga è quella donna che, untasi con unguento, vain ore notturne, per lo più per aria, portata daldemonio in forma di caprone o d’altro animale,ad un congresso d’altre streghe e demoni, che sicelebra in certi determinati tempi e luoghi”.Si narra che nei boschi della zona ci si possa anco-ra imbattere in un sabba di “masche” contem-poranee, agghindate di palandrane rosse e cap-puccio. Il termine masca proviene da “masche-ra”, ed è legato al concetto di trasformazione, fon-damentale potere di una strega. E pare che dimasche degne di menzione in queste zone ve nesiano ancora molte. Qualunque cosa si creda, lamagia è di casa in questi luoghi. A Spigno, nel-l’anno 1631, uno screzio tra comari nella piaz-zetta del paese si concluse con un processo perstregoneria che decimò la popolazione. Da allo-ra, le streghe di Spigno sono passate alla storiae sono divenute leggenda.I misteri dell’acquese continuano a Castelletto d’Er-ro con la �“Torre del Cavaliere”, così chiamataperché si dice che all’interno viva il fantasma diun soldato ucciso in battaglia. Se ci si inerpica poisul �Monte Stregone, nei pressi della frazione

Lussito, si può cogliere l’essenza della via magi-ca dell’acquese. Questo monte è il luogo magi-co per eccellenza, così chiamato per essere l’an-tica sede di un gigantesco demone cui si devo-no le più gravi calamità che colpirono nei seco-li la zona. Secondo la tradizione, qui le streghecelebravano “malefizi et alia”; fonti medievali rac-contano che, nella notte dell’equinozio d’esta-te, i maghi si davano qui convegno per officia-re riti magici, spezzando ramoscelli di biancospino.Uno dei lati del cosiddetto triangolo magicoTorino-Lione-Praga transita proprio attraverso ilMonte Stregone sul quale, secondo gli anziani,“la vite non attecchisce, perché le streghe nonvogliono”. Sul colle che fronteggia il MonteStregone c’è un’antica fortificazione medievalela cui struttura e conformazione, attribuite ai Tem-plari, lasciano interdetti architetti e storici. La leg-genda narra che sia stata costruita proprio dal Dia-volo in persona.Meglio conosciuta nella chiacchiera popolarecome �“Tinazza” a causa della sua forma ditino rovesciato, si trova al centro di un raccon-to che vede il Demonio proporsi di erigere la costru-zione in tempi assai brevi, addirittura nell’arcodi una sola notte.Allo scoccare dell’Ave Maria tuttavia pare che il

suono delle campane abbia interrotto la posa del-l’ultima pietra; il Diavolo, spinto allora da una rab-bia incontenibile, sollevò con furia il castello e loribaltò, facendogli assumere la forma che haancora oggi.Da qualche parte, si dice, sia ancora possibile vede-re l’impronta annerita della zampa di Satana.Ai piedi del Monte Stregone la terra pulsa eribolle: ospita, infatti, il deflusso della fonte det-ta dell’Acqua Marcia, che va a sgorgare nellapiazza della Bollente di Acqui Terme.Il fascino magico della zona si concentra soprat-tutto ad Acqui Terme, avvolta da sempre da leg-gende e misteri: un percorso alla ricerca divibrazioni arcane deve muovere le mosse pro-prio da qui.Acqui, come Torino, è una città magica, che lefonti sulfuree rendono un importante centroenergetico e dove esiste l’unica scuola piemon-tese di magia esoterica, il centro Eala.La leggenda vuole che la cittadina derivi daun'antica colonia di Greci che si erano stabiliti nel-la zona, attratti dalla presenza di acque terma-li caldissime. Fu certamente centro principale deiliguri e luogo dell'ultima resistenza da loro oppo-sta all'espansione dei romani, sotto il cui impe-ro Acqui conobbe un periodo di particolare

importanza. Città romanica, città medioevale, cit-tà moderna, Acqui Terme è capoluogo di una ter-ra di confine, a cavallo tra pianura padana earea mediterranea. A segnare le fortune acque-si, furono, non solo la posizione strategica lun-go la via Emilia, ma anche le sulfuree acque ter-mali. Così, il primo appuntamento, quasi unrito per chi arriva in città, è �piazza della Bollente,la sorgente che ha fatto di Acqui, fino dall’epo-ca romana, un noto centro termale. Ma è anchela principale responsabile di quell’aura fra ilmistero e la superstizione tipica della zona. Traleggenda e fantasia si narra che i bambini appe-na nati fossero portati alla fonte per esserviimmersi un attimo: se ne uscivano vivi, merita-vano di essere chiamati "Sgaientò", cioè scotta-ti, appellativo storico degli acquesi. Lì vive Bor-vo, il genio che secondo la tradizione celticaabitava le fonti bollenti.Il borgo �Pisterna rappresenta la parte antica del-la città: strette vie dall'acciottolato sconnesso, simi-li ai “carugi” genovesi, portali barocchi e rina-scimentali. Fin dalla notte dei tempi, Acqui Ter-me è stata punto di ritrovo per umili e potenti.Ancora agli inizi del XX secolo, nel dedalo di vico-li della Pisterna giravano i �“brentau”, che por-tavano ora acqua calda della Bollente ora vino

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enelle abitazioni private tramite un brenta, unospeciale recipiente in legno impermeabile. Mac'erano anche i “potenti” che con le loro ope-re hanno reso nota la città e il territorio: San Gui-do di Melazzo che, dopo San Maggiorino, fu ilpiù celebre vescovo di Acqui, al quale si deve lacostruzione dell’attuale Duomo cittadino; Fra’Jacopo Berlingeri, frate domenicano e storico,fu uno dei primi a narrare la leggenda di Aleramo.La cittadina ha poi dedicato al grande statista bista-gnese Giuseppe Saracco (1821-1907) una sta-tua di bronzo posta, nel 1922, nei giardini pub-blici del liceo a lui dedicato. Questo monu-mento porta la firma dello scultore, semprebistagnese, Giulio Monteverde, il quale la ese-guì gratuitamente per il comune nel 1917.“Io vorrei essere là sulla mia verde isola, ad inven-tare un mondo fatto di soli amici…”. Così �Lui-gi Tenco testimoniava il legame con la terradove trascorse l’infanzia (Ricaldone), con “lasolita strada bianca come il sale, il grano da cre-scere, i campi da arare”, legame che gli rimasedentro, sempre.

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ARTE, ARCHITETTURA E TRADIZIONI

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Un viaggio nel tempo in una ter-ra nei secoli contesa, fra la sug-gestione degli antichi percorsireligiosi medioevali, il fascino dicastelli, chiese e i resti del glo-rioso passato romano: per emo-zioni uniche ed irripetibili.

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2120 �La storia ha lasciato grandissime testimonianzenell’architettura dell’acquese, naturale via dicomunicazione tra il mare e la pianura padana.Soprattutto intorno ad Acqui e Strevi ci sono trac-ce del passaggio degli antichi Romani: proprioqui, infatti, la via romana Emilia Scauria piega-va verso le Gallie.Le ricche sorgenti termali hanno da semprecostituito l'elemento peculiare della città diAcqui Terme. Ancora oggi, il paesaggio cittadi-no è caratterizzato dalle rovine del maestoso�acquedotto romano che, prelevando l'acqua daltorrente Erro e trasportandola in città con una con-dotta di 10 Km, consentiva di mescolare l'acquabollente rendendola utilizzabile per varie attivi-tà curative e artigianali. La notizia della scoperta di numerose traccedell’epoca romana si può far risalire all’opera didue medici eruditi - Antonio Guainerio e VincenzoMalacarne - che, recatisi ad Acqui Terme, rispet-tivamente nella prima metà del XV e nella secon-da metà del XVIII secolo, per studiare le proprietàmedicamentose delle locali acque termali, rima-sero colpiti dalla monumentalità dei resti archeo-logici e dalla ricchezza delle scoperte che sieffettuavano nel sottosuolo della città. Ma solonegli anni ‘70 fu allestita una prima esposizione

di reperti. Una selezione delle centinaia di anfo-re testimonia l'intensità dei traffici commercia-li che tramite il porto di Savona interessarono AquaeStatiellae (Acqui Terme). Alle importazioni dimateriale dalla Spagna si affianca la produzionelocale di oggetti di uso comune: pentole, tega-mi, coppe e brocche destinati al commerciolocale. Altri oggetti come le matrici per la pro-duzione di lucerne informano di una produzio-ne più specializzata che doveva avvenire anch'es-sa in loco. Di particolare rilievo la collezione divetri, in particolare una preziosa bottiglia rive-stita in maglia d’argento e una raffinata coppain vetro murrino.La scoperta più significativa, però, è la �fonta-na romana. Da vedere anche la �necropoliromana che occupava la fascia sud-orientaledella città, le strutture pertinenti a �edifici pri-vati romani trovate in Corso Roma, Via Carduc-ci, Via Gramsci e Via Cassino, il grande edificiodi Via Galeazzo-Corso Cavour, la �tomba roma-na di via Piave, il complesso di strutture scava-te in Piazza Conciliazione e, scoperta recentissima,�il teatro romano sul colle affacciato su Piazzadella Bollente.Dopo il recente ampliamento del �Museo Civi-co Archeologico, nel Castello dei Paleologi ad Acqui

Terme, sono stati aperti al pubblico i resti dellagrande �piscina romana, scoperta nel 1913 neisotterranei di Palazzo Valbusa. Struttura di note-voli dimensioni (16x6,5 m) faceva parte delcomplesso termale, oggi in gran parte distrutto,sorto nel I secolo vicino all’anfiteatro in unazona esterna al centro abitato dell’antica città roma-na. Scavata nella roccia, la vasca era rivestita dimarmi bianchi e colorati provenienti da Greciae Asia Minore, utilizzata come calidarium (l’am-biente riscaldato artificialmente in cui fare bagnicaldi) e alimentata dall’acqua della sorgenteBollente.

Ma il cuore di queste zone, da Acqui Terme a Viso-ne, non vive soltanto di resti romani ma è costel-lato di castelli e di palazzi signorili che ricorda-no l’appartenenza al marchesato aleramico.Piccoli castelli soprattutto, alcune case-forti,dovute a ragioni di fortificazione del territorio emolte torri di avvistamento. Dalla curiosa formatrapezoidale, la torre in mattoni è l'unica parteoriginale del vecchio �castello di Bistagno, chesorgeva sui bastioni del Bormida a difesa della piaz-zaforte. Il palazzotto che si vede oggi è opera recen-te. Più che una torre, quella di Cartosio, è una �ca-sa-torre, caratterizzata militarmente dalla base

scarpata antimina e dall'altissimo ingresso dota-to di ponte levatoio. Recenti restauri hanno resoagibile la torre mediante scale e sulle paretiinterne sono stati esposti oggetti del mondocontadino. Nel parco che circonda il �castello di Prasco, sitrova uno splendido esempio di �neviera sei-centesca per la conservazione del ghiaccio. Uneditto del feudatario costruttore ne regolaval’uso e consentiva l’utilizzo oltre che al feudatariostesso, a tutti coloro che avevano contribuito altrasporto della neve e ai malati del territorio.Del �castello di Orsara, che attende il visitato-re dall’alto delle sue torri, colpiscono le belle eraffinate sale, rese a misura d’uomo per unanobiltà Ottocentesca che desiderava vivere nel-le antiche stanze con tutti i comfort. Nella zonadell’acquese si propone la salita alla �Torre di Ter-zo, antica torre di avvistamento antisaracena eun presidio per l’antica via che conduceva almare. Non distante è il �castello di San Guidodi Melazzo. Edificato dagli Acquesana, è cir-condato da un vasto parco e da imponentibastioni merlati. Nel 1004 vi nacque San Guido.Al castello di Melazzo è legata anche la storia diEdoardo “II Plantageneto”, deposto Re d'In-ghilterra che vi soggiornò dal 1330 al 1333.

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arisalgono al XII secolo. Dal 1967 è sede del Museo Archeologico Comu-nale, ricco di reperti archeologici. Maestosa la sca-linata sulla quale sorge la porta detta della Schia-via, o meglio, �pusterla della Schiavia, un arcomedievale che faceva parte della cinta murariadifensiva che il comune di Acqui eresse intornoalla metà del XII secolo per difendersi dalle mireespansionistiche di Alessandria.

Fra masche e santi si è sviluppata la �devo-zione popolare acquese, ricca di supersti-zione e di fede. E sotto la guida della Chiesae degli Ordini secolari, le genti acquesi dedi-carono all’edilizia religiosa tempo ed energiecon straordinaria generosità.Poco distante dalla Bollente troviamo la �chie-sa di San Francesco ad Acqui Terme, sull'omo-nima piazza. E’ stata ricostruita nella primametà del secolo scorso ed è ricca di opere d'ar-te. Sulla stessa piazza sono la �Fontana della Roc-ca, il �Palazzo del Municipio e �Palazzo Rober-ti, dove pernottò Napoleone ai tempi della pri-ma campagna d'Italia. Imponente il �Duomo instile romanico: degni di nota tra le tante ope-re pregevoli, il portale maggiore e il �trittico del-la Madonna del Montserrat.

�Il Castello di Morsasco è un superbo manieroposto in posizione dominante sulla Val Bormida,dalla cui torre era possibile controllare la vastis-sima zona che va dalle colline di Acqui ad Ovestsin oltre Alessandria ad Est e dal massiccio del Mon-te Rosa a Nord sino all’Appennino Ligure a Sud.All’interno si trovano un ampio salone, un tem-po adibito al gioco della pallacorda, gli appar-tamenti dei castellani, una sala ornata da unbellissimo camino cinquecentesco e le prigioniove si notano ancora graffiti e iscrizioni lasciatidai prigionieri. Sulla facciata del castello sono visi-bili ancora tracce degli stemmi nobiliari delle fami-glie che ebbero la signoria su Morsasco.�Palazzo Zoppi di Cassine, già dei Visconti, risa-le al XIV secolo. Di rilievo la corte d'onore carat-terizzata da archi gotici ribassati. Il �Ponte medie-vale di Spigno, intatto nelle forme originali due-centesche, a schiena d'asino, che collegava l'ab-bazia alla Via Emilia, è interamente in pietra are-naria, sormontato da due guardiole utilizzate perla riscossione dei pedaggi. Lo scenario suggesti-vo è stato il fondale di famose scene del filmtelevisivo di Passalacqua "Il diavolo al Pontelun-go", tratto dall'omonimo romanzo di Bacchelli.Le prime notizie storiche del quattrocente-sco �castello dei Paleologi di Acqui Terme

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2524 �Santa Maria della Pieve o dell'Assunta, pressoil cimitero di Bistagno, sorge sul luogo di un'an-tica pieve ed è il più vasto e forse il più sontuo-so di tutti gli oratori pubblici della diocesi di Acqui. A Cartosio, la �Madonna della Pallareta è un anti-co luogo di culto mariano dalla semplice facciataa capanna, posto in una radura collinare. La �chiesetta di San Felice, poco a monte del-la frazione Poggio di Grognardo, è un’ultramil-lenaria e isolata pieve, anticamente di proprie-tà dei Canonici di S. Pietro d'Acqui. La �par-rocchiale dei Santi Quirico e Giulitta di �Ca-stelnuovo Bormida, rifatta nel XVII secolo subasi romaniche, conserva opere d'arte di pregio,tra cui una tela di scuola lombarda della fine delXVII secolo, raffigurante San Pio V. La facciata instile neoclassico dà sulla bella piazza dal pavimentodecorato a scacchiera, dove, ogni anno, si svol-ge una �singolare partita di scacchi in costumecon pedine viventi. L'iniziativa fa rivivere i tem-pi in cui aveva soggiornato nella zona Paolo Boidetto "il Siracusano", giocatore itinerante pres-so le maggiori corti europee della seconda metàdel secolo XVI. �L'oratorio di San Sebastiano a Denice è unbell'esempio di barocco locale, sia per la mossafacciata sia, soprattutto, per la ricca decorazio-

ne interna con figure di Santi sul panorama di Deni-ce tra cui un San Sebastiano giovane legato a unalbero e trafitto da frecce. L’antichissima �chiesa S. Vito o Vittore, posta leg-germente fuori del centro abitato di Morsasco,é il più antico edificio religioso dell’acquese.All’interno, un affresco attribuito ad un Maestropiemontese della seconda metà del sec. XV è com-posto da un Cristo Crocifisso con Madonna e S.Giovanni; sullo sfondo si possono notare le muradi Gerusalemme, ai lati S. Antonio Abate ed unSanto a cavallo, forse S. Bovo.Nel territorio di Morsasco esisteva un antichis-simo �monastero detto “di Latronorio”, dipen-denza con grangia (sec. XIII) del monastero di S.Maria di Latronorio o dell’Areneto all’Invrea diVarazze. Sempre nella zona è presente una �ca-scina detta “la Pieve”, edificata sulle rovine del-l’antica Pieve di S. Maria di Caramagna o “de Pre-dalibus”, devastata nel 1205 dagli Alessandrinidurante la guerra contro Acqui.

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TRA NATURAE RELAX

ITINERARIE SVAGHI

27Una zona dove, dalle profon-dità della terra per arrivaresino ai gioghi appenninici, veroe proprio balcone sul mar ligu-re, tutto è un trionfo dellanatura.

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2928�Il territorio dell'acquese è delimitato dalle col-line dell'Alta Langa, dalle tondeggianti linee delMonferrato e dai primi rilievi appenninici dellaLiguria. A caratterizzarlo sono la forte presenzadi vigneti, le suggestive torri e gli arroccati bor-ghi medioevali che offrono paesaggi incantevoli.Molte sono anche le fonti solforose rinomate findai tempi degli antichi romani, come la Bollen-te, simbolo oggi della città di Acqui Terme. Quile vacanze sono un'occasione per assaporareogni forma di relax: dalle passeggiate immersi nel-la natura all'enogastronomia più ricercata, dai per-corsi a piedi e in bicicletta, con l’ausilio delle gui-de ambientali �dell’associazione Wine Food &Bike di Cartosio, le cavalcate e le partite a golfalle escursioni dedicate all'arte. Il territorio della �Comunità Montana Alta Val-le Erro, Orba e Bormida di Spigno è, senza dub-bio, uno degli ambienti naturalistici piemonte-si più interessanti: la sua caratteristica principa-le è l'alternanza di paesaggi tipicamente appen-ninici - con forre e boschi estesi soprattutto suirilievi esposti a mezzanotte - con vaste aree col-linari, dove è centrale l’impronta dell’uomo. I tre fiumi, Orba, Erro e Bormida, disegnanoinfiniti paesaggi e occasioni di sosta, di passeg-giate, di escursioni. Dalle terre rosse di Ponzo-

ne e dell'Erro si passa alle marne a scaglie grigiastreche caratterizzano � i calanchi, vaste estensio-ni di dune tufacee semidesertiche solo in partecolonizzate dalle ginestre e da alberi di basso fusto,per poi terminare a Spigno, Merana e Denice conla scoperta dei segni di una incredibile evoluzionegeologica, iniziata oltre 150 milioni di anni fa. Nelle zone erose e nei calanchi il paesaggio è domi-nato dalle spettacolari fioriture di specie pio-niere quali la saponaria delle rocce, la rosa sel-vatica, il timo e l'origano; poi margherite, papa-veri, fiordalisi, cardi, tulipani, gerani, gladioliselvatici e una miriade di altre essenze. Si possono raccogliere i gustosi porcini, le colo-rate colombine, i delicatissimi ovuli e le speciemeno ricercate, ma non meno appetitose, dei pra-taioli, delle mazze da tamburo e tutte le quali-tà adatte per cucinare saporitissimi sughi. Ma iltesoro più ambito del bosco è il �tartufo bian-co, noto in tutta Italia per le eccezionali qualità,per alcuni addirittura afrodisiache. Coloratissime farfalle si alternano nei cieli dellazona con un gran numero di specie di uccelli, cherendono affascinante e ricco di sorprese il �birdwatching, l’osservazione per diletto degliuccelli selvatici nel loro ambiente naturale. Que-sto vale in particolare nel periodo primaverile, quan-

do gli uccelli in migrazione sorvolano il territo-rio e in autunno e inverno, quando i migratoritornano a sud. La �zona di salvaguardia del bosco di Cassine èun’area di 843 ettari a cavallo fra i comuni di Ali-ce Bel Colle, Cassine e Ricaldone in provincia diAlessandria, e il Comune di Maranzana in pro-vincia di Asti. Dall’epoca medievale fino al seco-lo scorso l’intera area era sovente contesa fra i varicomuni confinanti.Si ha notizia della sua esistenza in documenti sto-rici a partire dal 1491. Nel 1599 si giunge ad un’e-satta delimitazione geografica dell’area, deno-minata prima “Commune” e poi “Bosco delle Sor-ti”. Particolarmente interessante è la presenza dispecie che la legislazione regionale classifica “aprotezione assoluta”, vietandone severamente laraccolta: è il caso di alcune specie di orchidee edella bella donna.La tradizione termale della città di Acqui termeha inizio nell’epoca romana, come riportano Pli-nio, Tacito e Seneca. Già a quei tempi erano bennote le proprietà terapeutiche delle sorgenti sul-furee della zona che facevano delle terme ilfulcro della vita cittadina. Di gran moda nellaBelle Epoque, la vacanza alle terme si ripropo-ne oggi come imprescindibile per chi vuole

conservare la forma fisica e per chi vuole segui-re programmi speciali di remise en forme e anti-stress, integrando il tutto con programmi cul-turali ad alto livello. Oltre che negli stabilimenti termali, ci si puòsottoporre alle cure e ai più avanzati trattamenticosmetici nelle apposite sale del Grand Hotel “Nuo-ve Terme”. Il più lussuoso albergo acquese, dapoco ristrutturato, dispone infatti di attrezzaturee personale specializzato per accogliere nelmigliore dei modi chi sceglie una vacanza all’in-segna di natura e relax. Per chi si vuole immer-gere nelle magiche atmosfere del passato roma-no, il Grand Hotel propone ai suoi ospiti un�viaggio termale che ricrea i tragitti antichidelle terme romane, coniugando l’acqua ter-male (area del calidario) con l’acqua dolce(area frigidario). Il viaggio inizia nella grande pisci-na di acqua termale (che ha una temperatura di36°), al fine di attivare la “sudatio”; ci si immer-ge poi nella vasca d’acqua dolce dell’area del fri-gidario per riportare la temperatura corporea allanormalità. Si può poi terminare con la sauna oil bagno turco, ripetendo in seguito la balneazionein acqua fredda.Passo successivo, la sosta nella zona relax.Un vero trattamento estetico naturale che ritem-

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3126pra lo spirito ed aiuta a sentirsi meglio.Il �Caffè delle Terme, all’interno del GrandHotel, conserva gli antichi decori e stucchi del-l’Ottocento. L’aperitivo, il the pomeridiano, le novi-tà del giorno o il semplice caffè mattutino, con-sumati in un’atmosfera accogliente, eleganteed assolutamente unica rendono speciale il tem-po che si trascorre al suo interno. Il turismo straniero della zona è costituito prin-cipalmente da americani che in estate scelgonogli agriturismi dell’acquese come meta per vacan-ze all’insegna dell’enogastronomia. Non mancano neppure gli amanti della natura,che richiedono espressamente percorsi immer-si nel verde dei boschi. Si tratta in particolare ditedeschi, austriaci, svizzeri e francesi.

�Terme di Acqui Piazza Italia, 115011 Acqui Terme (AL)tel.: 0039 0144 324390 fax: 0039 0144 356007e-mail: [email protected]

�Grand Hotel Nuove TermeP.za Italia, 1 - 15011 Acqui Termetel. 0144 325567/58555fax 0144 329064e-mail: [email protected] site: www.grandhotelnuoveterme.it

�Wine Food & BikeReg. Colombaia, 1215015 Cartosio (AL)tel. 339 3100723 fax 0144 323136 www. wfbike.itE-mail [email protected]

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Il palato va affinato con tutti glistrumenti che si hanno a di-sposizione, per capire qualimeraviglie e segreti si celano neisapori dell’acquese

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I VINI, I PRODOTTI TIPICI,LE PRELIBATEZZEGASTRONOMICHE

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3534Molteplici sono i modi per raccontare le preli-batezze gastronomiche di un luogo, ma il modomigliore per farlo è lasciare che siano i cibi stes-si a parlare. Cominciamo facendo entrare il carrello degliantipasti, sul quale spicca �il salame di “filettobaciato”. Un prodotto che si presenta come un normale sala-me, salvo poi nascondere al proprio interno il filet-to di maiale tenuto in salamoia. Una bontà asso-luta che, secondo la tradizione, deve essere fat-to stagionare, una volta insaccato, per pocomeno di due mesi. I migliori filetti baciati? Quel-li coi marchi delle famiglie di Ponzone, dove,nella prima metà del Novecento, il filetto bacia-to fu inventato e brevettato da Romeo Malò e daallora tramandato, con gelosa osservanza, dagenerazioni di macellai. Da assaggiare sono ancheil salame di bue al barolo, il lardo, il salame cot-to fatto solo con le parti nobili del maiale, i cac-ciatorini piccanti e il salame al tartufo nero. Sul-la tavola, accanto al pane artigianale, vengono siste-mati i finissimi �grissini, patrimonio di tutto il Pie-monte ma che possono essere indicati a buon dirit-to tra le specialità della zona. La �bagna cauda, piatto conviviale per eccellenza,trova sempre più estimatori fra i giovani. La sua

preparazione è semplicissima. Pochi e poveri gliingredienti: aglio, olio, acciughe salate. I contadini piemontesi in passato facevano largouso di acciughe, poiché erano facilmente reperi-bili nei mercati settimanali. Gli importatori diolio e di acciughe erano montanari della Valle Mai-ra i quali, attraverso le Vie del Sale, esportavanoin Liguria il formaggio che producevano nellaloro valle e lo barattavano con pesci conservati sot-to sale. La bagna cauda si può gustare con gli �or-taggi coltivati negli orti delle cascine: in partico-lare il cardo gobbo, dalla polpa candita, croccantee amarognola e il peperone quadrato. Ed ecco arrivare sulla tavola i primi piatti. Uno deipiù comuni dell’acquese era la �minestra di trip-pa. La trippa in umido rappresentava la pietanza("la pintasa"), per eccellenza insieme allo �stoc-cafisso “accomodato”, un classico della cucina ligu-re-piemontese che ancora oggi si può gustare pre-parato nella versione acquese (cotto a lungo in untegame con olio e insaporito con gusti vari). Conla “cisrò” (i ceci preparati all’acquese) e i raviolidella casa, lo stoccafisso costituiva il piatto delladomenica. �La “cisrò” è invece il piatto tipico delgiorno dei Morti. Si narra che nei primi anni del‘900 i poveri di Acqui si recassero in campagna adoffrire ai contadini il loro lavoro in cambio di

cereali, ortaggi o frutta. I più anziani, invece, anda-vano a mendicare dicendo di andare a "ciamè imort" e, quando ricevevano qualche cosa, rin-graziavano dicendo "per l'anma ed cul povreanme" (per l'anima delle vostre povere anime).I contadini davano quel poco che avevano,soprattutto ceci, perché le loro terre erano "ter-re da ceci", terre aride, che producevano poco.Il giorno dei Morti tutti, offerenti e questuanti,cucinavano e mangiavano ceci. Il maiale entra prepotentemente su queste tavo-le; adorati sono persino i suoi zampetti, �i Batsuà,un piatto molto apprezzato nell’acquese e tutta-via poco conosciuto dalle generazioni più giova-ni. Ed è un vero peccato, perché è molto sapori-to. A base di piedini di maiale disossati, passati nel-l’uovo sbattuto, pan grattato e alloro, e poi frit-ti. Ma il porco, per quanto onorato, deve lascia-re la scena alla �carne bovina di razza piemon-tese, una delle più buone del mondo, contraddistintadal marchio “P”, ossia “carne certificata e garan-tita”. Le piccole stalle di collina allevano pochi capidi razza piemontese e i migliori vengono ingras-sati con cura per partecipare alle fiere di Cassinellee Montechiaro. La diffusione dell'allevamentoovicaprino consente di immettere sul mercato -soprattutto nel periodo pasquale - una buona

quantità di agnelli e capretti, dalle carni delicatee saporite grazie al latte aromatico e odoroso dierbe selvatiche. Un'altra tradizionale forma diallevamento è quella degli animali da cortile:conigli, galline, faraone, tacchini e soprattutto cap-poni di pura e antica razza livornese. Il capitolo della �selvaggina spetta a lepri,fagiani, pernici, beccacce, caprioli e soprat-tutto cinghiali e rappresenta un punto fissodei menu autunnali e invernali proposti dalle trat-torie e osterie della zona.

Da non dimenticare �funghi e tartufi. Simbolodei boschi di Ponzone, Cassinelle, Morbello e del-le alte valli dell'Orba e dell'Erro, il fungo porci-no è celebrato in sagre e mostre mercato che ani-mano l'autunno dei paesi. Oltre ai porcini sitrovano anche sanguigni (tron), finferli (gherli-ture), chiodini, mazze di tamburo e i pregiati ovo-li (cucon-ne). Le terre calanchive della Valle Bor-mida celano i migliori tartufi, bianchi e neri,che animano un fiorente commercio sul mercatodi Alba e presso i ristoranti piemontesi e liguri.La figura del trifulau che gira i boschi di notte incompagnia del fidato cane e della zappetta perrimuovere il prezioso fungo sotterraneo è anco-ra frequentissima nell’acquese.

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37In un pranzo come si deve non possono poi man-care i formaggi. Qui le chiamano “furmagette”, mala denominazione d’origine è �“tomino del bec”.Formaggio particolare di capra, prodotto neimesi di ottobre-novembre, quando è la stagionedegli amori: “bec” infatti è il “becco” o maschiodella capra. Si racconta che il vero tomino del becsia quello fatto con il latte di capra che da un annonon conosce il maschio, ma ne avverte l’odore. Mor-bido, fresco, appena velato da una crosta impal-pabile, è una sintesi dei profumi delle erbe e deifiori della zona e appare, a tutt'oggi, l'unico in gra-do di equivalere se non di superare i miti casea-ri francesi. Questi tomini dovevano essere tra i cibipiù apprezzati dalla famiglia reale sabauda nei seco-li scorsi, se è vero che a Corte c’era un formaggiaiodi fiducia che aveva l’esplicito incarico di prepa-rare i tomini per la mensa del re, con il divieto difornirli ad altri clienti. Da gustare anche il �“for-maggio ‘d la pignata” di Ponzone, stagionato perun mese in recipienti di terracotta. Da servirecon i formaggi o come vino da meditazione nonpuò mancare il �Passito di Strevi. La storia di Stre-vi è da sempre legata al vino: il suo nome deri-verebbe infatti da “septem ebrii”, sette fratelli ubria-chi che avrebbero fondato la città a dispetto deitre fratelli sobri che si erano allontanati dalla

famiglia per dare vita al villaggio di Trissobrium,Trissobbio. Fino a una decina di anni fa, la ValleBagnario era ironicamente chiamata “valle deglisceicchi”, perché i viticoltori che possedevanovigne su quei terreni erano i più ricchi della zona.Ora in questa valle resistono una decina di viti-coltori che continuano a produrre il tipicoMoscato, nella tradizionale versione passito.Il “Moscato Passito della Valle Bagnario di Stre-vi” è fra i “presidi” Slow Food.Dulcis in fundo. Sulle colline acquesi si coltiva la famo-sa �nocciola "tonda e gentile " che non ha egua-li in qualità e fragranza. E proprio il sapore unicodelle nocciole è stato l'ispirazione per la messa apunto di dolci golosi e delicati.Il territorio vanta una secolare tradizione di pic-coli laboratori artigianali per la produzione didolci che utilizzano due dei prodotti più classicidel territorio: le nocciole, coltivate soprattutto suiversanti della Valle Bormida e le castagne, i cui boschicoprono tutto il territorio appenninico fino allo spar-tiacque ligure. Tra le specialità: gli amaretti, pro-dotti, secondo una ricetta antichissima, con man-dorle nostrane dette “Saccarelle”, mandorle dol-ci, mandorle amare, zucchero ed albume fresco.Sempre più rari e ricercati sono i marroni, che sidistinguono dalle castagne per il frutto non set-

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3938tato, le maggiori dimensioni, la forma più ton-deggiante e le qualità organolettiche più spicca-te: per questo sono utilizzati in raffinate e costo-se preparazioni dolci come i �marrons glacès. La nascita degli �Acquesi al Rhum risale agli anniCinquanta, cioccolatini di crema di marroni,pasta di nocciole, cioccolato fondente e rhum.Poi, il �torrone morbido e quello duro di Mor-bello e Ponzone, i gelati (ottimo quello acque-se al torroncino), i �baci di dama, i brùt e bon,a base di bianco d’uovo e zucchero e una singolaretorta di castagne, soffice e saporita, elaborata daantiche ricette contadine che la prevedevano inoccasione delle feste pasquali. E il vino? A leggere la De naturali vinorum historiadel Bacci, pare che la vite fosse di casa da sempresu queste colline. In Piemonte bevvero vino papie politici, a cominciare da Elvio Pertinace nel193, unico imperatore romano di origine pie-montese. Con i dolci, rigorosamente un bicchie-re di �Moscato d’Asti, orgoglio della viticolturae dell’enologia italiana: un vino che deriva dauna tecnica inventata e perfezionata in Piemon-te e che permette di mantenere fragrante e intat-to l’aroma originale dell’uva, mentre la sensa-zione del dolce trova equilibrio con la giusta fre-schezza e la contenuta alcolicità.

Ma nelle coppe dei commensali non devonomancare i prestigiosi vini che portano nel mon-do il nome della cittadina termale di Acqui. Ci sono prodotti il cui legame col territorio di ori-gine è così forte che essi, al di fuori di esso,non potrebbero esistere. E’ il caso del �Bra-chetto, un vino dolce, morbido, delicato, frizzante,con spuma fine e persistente. Ha la luce delrubino, i profumi della rosa e della viola fresca,del muschio e del tabacco nella versione passi-ta. E’ delicato, dolce e aromatico quanto basta.Era considerato il vino delle donne per eccellenza,in quanto poco alcolico. La natura dei terreni, ilclima e le caratteristiche del vitigno sono glielementi biologici di questa unicità. L'Acqui Bra-chetto D.O.C.G è il primo vino rosso dolce d'I-talia a fregiarsi della D.O.C.G.Per la valorizzazione di questo vino è sorto un con-sorzio di tutela che ha la propria sede in Acqui Ter-me, presso l’Enoteca Regionale di Palazzo Robellini.Il vitigno �Dolcetto, poi, trova qui una delle suearee di produzione elettiva. E’ un vitigno chematura precocemente. In passato veniva vendu-to in ceste ai liguri dell’area del savonese e trovavautilizzo per le cure di ampeloterapia. Oggi, ladenominazione d’origine che prende il nome diDolcetto d’Acqui dà vita ad un vino rosso par-

ticolarmente elegante, fine e di straordinariagradevolezza.Tra i vitigni di uve bianche, il �Cortese vienecoltivato su un ampio territorio che comprendeanche la provincia di Asti. Il successo commercialeraggiunto in questi anni è testimonianza di un pro-dotto che si ha saputo adattarsi ad un nuovo sti-le di consumo.Il �Barbera, altro vitigno tradizionale del territorio,è certamente un prodotto di grande avvenireche ha imboccato la strada giusta per crescere nel-la considerazione dei consumatori.Le ultime due denominazioni riconosciute, “Pie-monte” e “Monferrato”, costituiscono la basequalitativa della viticoltura del territorio non soloacquese ma provinciale. Nei disciplinari trovanoinoltre riconoscimento quei vitigni di recentepiantamento (Chardonnay, Cabernet, Pinot, ecc.)che caratterizzano la parte più recente della viti-coltura. Contemporaneamente, si riafferma lariscoperta di alcuni vitigni autoctoni, come ad esem-pio il “carica l'asino”; il �Carialoso è appunto ladizione dialettale del nome del vitigno. Il biancoche se ricava ha un curioso colore giallo dai rifles-si rosa, un naso originale e fine, lievemente aro-matico, con note minerali da vino del nord, un sapo-re pieno, di ottima verve acida.

A seguire, i prelibati �frutti di Castelletto d'Er-ro, luogo particolarmente vocato per la frutti-coltura. In stagione, serviremo soprattutto fra-gole, pesche e frutti di bosco. E per finire, offriamo ai nostri ospiti un �caffè dibottega. Pochi lo sanno, ma la zona dell’acque-se è una miniera di torrefazioni a gestione pret-tamente familiare. Anni di tradizione consolida-ta per prodotti in grado di fare degna concorrenza(e, in certi casi, di battere) tutte le marche che van-no per la maggiore. E non possono mancare unagrappa, un liquore o un amaro. Una secolare tradizione ponzonese, tuttora por-tata avanti dalla famiglia Malò, è quella della�grappa di Moscato o di Dolcetto, eventual-mente aromatizzata alla frutta. Singolare è anche�l'amaro al fungo di Ponzone, mentre sta ripren-dendo piede la gloriosa produzione �dell'Ama-ro Marroni di Spigno Monferrato.Ma non dimentichiamo di impreziosire la salada pranzo con le odorose �erbe aromatiche e offi-cinali. All'inizio dell'estate sembra di essere inProvenza, con i campi violetti di lavanda checoprono i versanti meno adatti alla frutticoltura.

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L’acquese, una terra dove risal-tano i segni di una partecipa-zione attiva ad un ideale con-nubio di memoria e progresso.

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4342La valorizzazione degli aspetti peculiari localiin un’ottica globale è la filosofia dell’attività delComune di Acqui Terme che si è tradotta nel pro-getto �“Acqui Terme, città del benessere e del-la conoscenza, tra globalizzazione, informazio-ne e tecnologia”, in base al quale, da piccolo cen-tro termale di provincia, la città è candidata a diven-tare un centro d’eccellenza a livello internazio-nale per quanto riguarda la cura e il benesseredella persona.Il nuovo piano industriale che sta interessandole Terme acquesi è dovuto all’aumento inter-nazionale di “termalismo” e alla crescente richie-sta di una migliore qualità della vita. I primipassi sono stati la ristrutturazione e la riqualifi-cazione delle strutture ricettive, termali e cura-tive in modo da favorire il passaggio dal ter-malismo sovvenzionato a quello di mercato,non dimenticando le fasce dalle minori possibi-lità economiche.Progetti firmati dagli architetti Kenzo, Tange, San-tiago Calatrava, Mario Botta, Guido Spadolini,inerenti lo sviluppo architettonico e urbanisticodel territorio dell’acquese, rappresentano gliinizi dell’integrazione tra condizioni di vitaambientale ottimali e l’utilizzo razionale delle nuo-ve tecnologie dell’informazione e della comu-

nicazione. Il progetto riguarda tutti i “tasselli” checompongono la città di Acqui Terme: il museocivico, quello archeologico, la biblioteca, ilmuseo etnografico, le scuole, le aziende, glienti pubblici e privati della zona, le associazio-ni e gli enti no profit.Il �Grand Hotel “Nuove Terme” nasce ad Acquinel 1892, diventando ben presto uno dei salot-ti più frequentati d’Europa, nonché uno dei piùfamosi hotel della Belle Epoque. Winston Churchill,i reali d’europa, Luisa Baccara sono solo alcunidei grandi nomi del passato che hanno “vissu-to” l’atmosfera di questo grandioso esempio diarchitettura in stile liberty. Dopo profonda ed atten-ta ristrutturazione unita ad un sapiente ammo-dernamento delle proprie strutture, l’Hotel hariaperto offrendo un servizio attento e perso-nalizzato, in un’atmosfera tranquilla ed accogliente.Dispone di 142 camere, due ristoranti (di cui unoriservato alla clientela esterna e uno a chi visoggiorna), un bar storico con decori ed affre-schi originali dell’epoca, una beauty farm di 800mq., all’interno della quale si trovano una pisci-na di acqua termale, due saune, un bagno tur-co, solarium, sette cabine per trattamenti este-tici e massaggi, quindici cabine per la fangote-rapia e spazi congressuali che possono ospitare

da 10 a 270 persone. Il Grand Hotel ha scelto peri propri clienti i prodotti della famosa casa pari-gina Decléor, già presente come partner in mol-te delle più note beauty farm del mondo. Gli oliessenziali Decléor sono al 100% naturali e sonodotati di eccezionali proprietà: grazie alle loro carat-teristiche olfattive ed alla loro affinità naturale conla pelle favoriscono il rilassamento ed ottimizzanoi benefici dei trattamenti.

L'azione e il lavoro ventennali sul territorio del-la �Comunità Montana "Alta Valle Orba, Erro eBormida di Spigno" hanno dato i loro frutti,non solo per le realizzazioni effettuate direttamente,ma anche e soprattutto per quelle realtà produttiveo di sviluppo locale che per impulso della Comu-nità Montana sono nate e che ora vivono divita propria e rappresentano dei punti ferminello sviluppo dell'economia locale e nella dife-sa e promozione della marginalità montana.Attualmente il territorio della Comunità Montanasi estende per 31.000 ha e conta una popolazionedi 8.956 abitanti. La Comunità Montana, volendo tutelare ungrande formaggio quale è la robiola del bec, l'u-nico formaggio tradizionale italiano a latte cru-do caprino, ha finanziato la costruzione di un casei-

ficio sperimentale nel Comune di Spigno Mon-ferrato, oltre che di un centro di stagionatura incorso di realizzazione nel Comune di Cartosio.Il caseificio ha il compito di sperimentare nuo-ve metodologie produttive, effettuare studi di set-tore, garantire una più capillare diffusione del pro-dotto, completare il progetto di risanamentodegli allevamenti. La Comunità Montana, inoltre, coordina unaltro progetto che si pone come obiettivo larealizzazione di punti di promozione dei prodottitipici.A completamento delle numerose iniziative giàintraprese negli anni precedenti, la Comunità Mon-tana, tramite un progetto speciale integratofinanziato dalla Regione Piemonte, sta costruen-do tre strutture per il trattamento delle erbeofficinali a Spigno Monferrato, a Sale San Gio-vanni (provincia di Cuneo) e in Val Susa (provinciadi Torino).

Dagli anni Ottanta, poi, la Comunità Montanaha creato la �Cooperativa Agronatura, con sedelegale a Ponzone e laboratorio a Spigno Mon-ferrato, in località Bergagiolo. I comuni di Castelletto, Montechiaro, Pareto eSpigno contribuiscono in larga parte alla colti-

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45vazione, effettuata da piccoli proprietari associatialla cooperativa; questa, a sua volta, garantisceconsulenza (le tecniche colturali sono rigorosa-mente biologiche e biodinamiche) e mette adisposizione macchinari specializzati. Le piantecoltivate sono oltre 40 (tra cui lavanda, salvia, timo,menta, elicriso, finocchio, anice verde, cumi-no, camomilla, coriandolo, estragone, issopo, achil-lea, iperico, melissa, rosmarino, malva, verbena,origano) e la produzione di oli essenziali e di semi-lavorati è in continuo incremento. Il piccololaboratorio a poco a poco si è ingrandito e oggila Cooperativa Agronatura è una azienda leaderin Europa, con filiali in altre zone della monta-gna piemontese e un fiorente commercio soprat-tutto con la Germania.

Ci sono prodotti il cui legame con la terra di ori-gine è così forte che al di fuori di essa nonpotrebbero esistere, o sarebbero del tutto differenti.E’ il caso dei vini dell’acquese. La zona com-prende sei DOC molto importanti: Dolcettod’Acqui, Brachetto d’Acqui, Barbera del M.to, Cor-tese Alto M.to, Moscato d’Asti e Asti Spumante.Tutti reperibili presso �Enoteca Regionale “Ter-me e Vino” di Acqui Terme, ospitata nelle splen-dide cantine di Palazzo Robellini (edificio risalente

nelle sue parti più antiche all’XI sec.) in piazza Levi.Volte di pietra e muri di mattone fanno da cul-la ai prestigiosi vini dell’acquese e dell’Alto Mon-ferrato e di tutto il Piemonte. L’Enoteca, che ha iniziato la propria attività nel1981, nasce come mostra dei vini, dei quali,soltanto in un secondo tempo, viene consenti-ta anche la vendita. I vini presenti, di proprietàdi cantine sociali o di soci privati, sono trigoro-samenteselezionati da una commissione tecni-ca formata da enotecnici ed esperti del settore.L’Enoteca Regionale di Acqui Terme è visitata da40.000 visitatori l’anno e i locali vengono ancheconcessi per mostre, convegni e ricevimenti. Il Brachetto d’Acqui, antica delizia apprezzata daipatrizi romani e, secondo la leggenda, donata daGiulio Cesare e da Marco Antonio a Cleopatra perle sue doti afrodisiache, viene salvaguardato e pro-mosso da un apposito consorzio di tutela che hala propria sede in Acqui Terme, presso l’Enote-ca Regionale di Palazzo Robellini. Fra i 26 paesidella zona classica di produzione, quelli in pro-vincia di Alessandria sono Acqui Terme, Terzo d’Ac-qui, Bistagno, Alice Bel Colle, Strevi, Ricaldone,Cassine e Visone. Al �Consorzio Tutela Vinid'Acqui - Brachetto d’Acqui, nato nel 1992,aderiscono 10 aziende produttrici, 16 cantine

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4746cooperative, 25 aziende di imbottigliamento.Nel 1996, con la D.O.C.G. si è riconosciuto al Bra-chetto d’Acqui un maggior pregio, una qualifi-cazione di livello superiore. Il Consorzio è impe-gnato a controllare la crescita e lo sviluppo di que-sto vino, tutelarne il territorio, programmarne laproduzione e valorizzarne la commercializza-zione perchè, come sostiene il presidente, “Perfare grande un vino bisogna essere grandi tut-ti, dal vignaiolo al consumatore!”.

I Viticoltori dell'Acquese è un’associazione diproduttori vinicoli nata nel 1953 i cui membri rap-presentano circa 25 comuni della zona di AcquiTerme, sede appunto della �Cantina SocialeViticoltori dell'Acquese. La città ed il suo territoriovantano un’antichissima tradizione enologica: leprove dello sviluppo della produzione del vinonella zona, reperti archeologici di vasellame divaria natura, risalgono al 170 a.C., quando il con-sole Marco Pompilio Lenate fu conquistato sia dalfascino delle fonti termali che dall'inebriantebevanda, unica al mondo.L’Associazione, che ha saputo integrare per-fettamente i metodi di lavorazione classici conla più avanzata tecnologia enologica, contaoggi circa 500 soci.

Il �Centro Mineralogico Europeo, con sede a Pon-zone, riunisce studiosi di minerali, pietre e fos-sili di ogni genere. Organizzato a livello inter-nazionale, pubblica una prestigiosa rivista e svi-luppa un'intensa attività didattica e di promozione.Organizzata nell'ambito della Comunità Montanacon sede in Ponzone, �l'Associazione Micologicaha il compito di studiare, censire, analizzare lerealtà naturalistiche - in particolare i funghi - delterritorio e di promuoverne la conoscenza alivello sia scientifico, sia divulgativo.

Il rapporto tra tradizione e innovazione è una sfi-da aperta per il mondo dell’industria che si uni-sce a quello del turismo e della cultura: �il Pala-kaimano, la struttura completamente rrinnova-ta della fabbrica di coltelli Kaimano di Piazza Mag-giorino Ferraris (con un'estensione di circa 5000metri quadrati, di cui 4000 coperti e riscaldati),accoglie in questa ottica, da qualche anno aquesta parte, i visitatori della rassegna delleattività economiche e turistiche dell’acquese“Acqui Esposizione”, ed è sede d’eccezione perprestigiose mostre d’arte.

�Comunità Montana Alta Valle OrbaErro - Bormida di SpignoSede: Ponzone, via Negri di Sanfront, 1Delegazione: Acqui Terme, via Battisti, 1tel. 0144 321519 - fax 0144 356833

�Cooperativa AgronaturaSede: Ponzone, via Negri di SanfrontStabilimento: Spigno Monferrato, fraz. Bergagiolotel. 0144 950035

�Centro Mineralogico EuropeoC/o Municipio di Ponzonevia M. Grattarola 14tel. 0144 78103

�Associazione MicologicaVia 1° Maggio, 3 – 15015 Cartosio tel. 0144 40255

�Consorzio Tutela Vini d'AcquiBrachetto d’AcquiPalazzo Robellini Piazza Levi, 715100 Acqui Termetel. 0144 960911fax 0144 960950

�Viticoltori dell'Acquese s.c.a.r.l Via IV Novembre, 14 15011 Acqui Terme tel. 0144 322008 fax 0144 56393

�Grand Hotel Nuove TermeP.za Italia, 115011 Acqui Termetel. 0144 325567/58555fax 0144 329064e-mail: [email protected] site: www.grandhotelnuoveterme.it

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