VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

download VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

of 26

description

F. MURANO, VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE, Quaderni del Dipartimento di Linguistica – Università di Firenze 20 (2010): 51-76The article examines the various bindin0g formulas contained in the Oscan curse repertory consisting of 13 texts written on lead, to emphasize analogies and differences among these spells and those witnessed by defixiones belonging to other cultural traditions. The author proposes several hypothesis for the comprehension of some Oscan forms.

Transcript of VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Quaderni del Dipartimento di Linguistica Universit di Firenze 20 (2010): 51-76

    VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE

    NELLE L MINETTE DI M LEDIZIONE OSCHE

    Francesca MURANO

    Le tabellae defixionum sono testi redatti con lo scopo di piegare la volontdellavversario: il fine di chi effettua la maledizione impedire che il proprioavversario raggiunga i propri obiettivi e vanificare quanto egli ha gi raggiunto1.Lo strumento attraverso il quale il defigente cerca di ottenere tali scopi rappre-sentato dalla magia e dalla forza incantatrice della parola: la conoscenza della pa-rola attribuisce a chi la possiede il potere assoluto, cos da piegare gli altri, umani edivini, alla propria volont2. Il maleficio, che, come tutte le actiones magicae, siconfigura come rito, si compone di atti linguistici (enunciazioni con valore perfor-mativo) e di atti non linguistici (manipolazioni della materia3), che possonopresentarsi come complementari o alternativi4.

    Allinterno della testualit delle defixiones, il livello minimo di enunciazionedellinformazione rappresentato dai testi contenenti i soli nomi dei defissi, nu-cleo testuale indispensabile che costituisce il topic del testo; in questi casi la parteprevalente dellactio magicaviene espressa attraverso loralit e la pragmatica delrito: iscrizione ed eventuale manipolazione della lamina, deposizione della stessanei luoghi deputati, recitazione di formule incantatorie5. Nella progressiva elabora-zione testuale del genere defissorio, il primo elemento che sopraggiunge unespressione di maledizione con valore performativo costituita da un verbo in I

    1Si veda Faraone 1991: 198. Lpez Jimeno 1997 esprime una diversa opinione: la studiosa ri-tiene, infatti, che almeno una parte delle tabellae defixionumabbia come scopo lannientamento fisi-co dellavversario; una posizione intermedia espressa da Graf 1994: 121, secondo cui ci sarebbestata una progressiva evoluzione in questo senso.

    2Si veda Graf 1994: 215-218.3Latto magico si fonda su un principio di reciprocit tra le cose che opera similia similibus,

    per cui oggetti che rappresentano iconicamente o simbolicamente il defisso (dalla sua raffigurazionealla scrittura del nome) vengono manipolati (perlopi trafitti o legati) per suscitare gli effetti deside-rati sul defisso stesso, rinviando alla dimensione pragmatica dellactiomagica. Si vedano Faraone1991: 8-10 e, da ultimo, Kropp 2008: 84-87; si veda anche Poccetti 2005 [2008]: 336-339.

    4Si vedano Tambiah 1985: 60 e Graf 1994: 126-127.5Diversamente da Gager 1992: 7, secondo il quale formule incantatorie accompagnavano sem-

    pre la redazione della defixio, Bravo 1995: 520 ritiene arbitraria tale presupposizione.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Francesca Murano52

    pers. sg.: ad es. lt. defigo e deligo, gr. e , o. manafum eamirikum(?); lespressione verbale viene inoltre accompagnata, in molti casi, dauninvocazione, pi o meno estesa, alla divinit cui il defigensdemanda lesecu-zione materiale della maledizione e, talvolta, da altri elementi circostanziali (mo-tivazione soggiacente, indicazioni temporali e spaziali, etc.)6.

    La maggior parte dei verbi di maledizione utilizzati allinterno delle tabellaedefixionum fanno riferimento, di per s, alla sola modalit della pratica magica,essendo pertinenti, generalmente, alla sfera semantica del legare (e compo-sti, ligoe composti) e del trafiggere (defigo, e sim.)7. La dimen-sione performativa di questi verbi si sviluppa, quindi, soltanto secondariamente: illoro valore illocutivo viene realizzato allinterno dellatto magico solo nel momen-to in cui essi entrano a far parte della formula incantatoria, quando la scritturastessa delle laminette diventa rito8. A tal proposito importante ricordare che nellepi antiche defixiones greche come verbo di defissione testimoniato (ecomposti): lactio magica, realizzandosi nellatto della scrittura, finisce con liden-tificarsi con esso, per cui lo stesso scrivere che, dal punto di vista funzionale,diventa equivalente di maledire9.

    Nelle defixiones latine, sono testimoniati altrettanto frequentemente, comeverbi di maledizione, anche verbi che fanno riferimento allatto linguistico: devo-veo, oro,precor, rogo, adiuro, a testimonianza di una confluenza di pratiche ritualidiverse allinterno della testualit defissoria latina10. Molto diffuso, in particolarmodo allinterno delle cosiddette preghiere di giustizia11, luso di verbi indicanti

    laffidamento, la consacrazione del defisso alle divinit infere: lt. mando (e com-posti: commendo, demando, etc.), trado, gr. , (), -, o. manafum.

    Allinterno del corpus documentario osco testimoniato, con sicurezza, unsolo verbo di defissione, manafumho mandato, ho affidato, il quale presenta due

    6Si veda, da ultimo, Kropp 2006.7Luso tecnico di questi verbi sembra favorito dal loro presentarsi in composti, con particola-

    re frequenza di alcuni preverbi (Poccetti 2002a: 31 e 2005 [2008]: 336-340 e 350).8Per il valore performativo dellatto linguistico in ambito magico si rimanda a Poccetti 2005

    [2008]: 336-339 e 1991: 197-200; per gli atti illocutivi della terminologia magica ancora Poccetti1995: 266-271 e 1998: 178-179.

    9 Cfr. Poccetti 2005 [2008]: 341. Si tenga presente, inoltre, che alla scrittura viene attribuitoun particolare carattere esoterico per la percezione di una sua maggiore capacit coercitiva rispettoalloralit; si vedano, al proposito, Cardona 1981 e 1990. Il valore esoterico della scrittura inversa-mente proporzionale al grado di alfabetizzazione: Poccetti ha posto in evidenza come scrivere nonappaia mai come verbo di maledizione nelle defixiones latine, le quali appaiono pi recentemente,quando ormai la scrittura aveva perso la dimensione magica (Poccetti 1993c: 79-80). Per il linguag-gio magico nelle lingue classiche si rimanda a Poccetti 1995 e 1997.

    10Cfr. Poccetti 1995: 266-267. Fuori dellambito defissorio, in latino sono testimoniati cometecnicismi magici il verbo cantoe composti (incanto, excanto, occento), con riferimento a formulestilisticamente marcate (cfr. Poccetti 1997: 169-172 e 2005 [2008]: 341-348).

    11Si veda Versnel 1991.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Verbi e formule di defissione nelle laminette di maledizione osche 53

    occorrenze allinterno della laminetta Ve 612(ll. 1 e 3), la pi lunga e problematicatra le defixionesosche:

    Keri arent[ikai man]afum

    a Keres arentika ho affidato (l. 1) e

    idik tifei manafum

    questo a te ho affidato (l. 3).

    Lo. manafum esprime, dunque, la demandatiodel defisso alle divinit infere,

    concetto espresso, nella stessa defixioVe 6, attraverso il verbo da[da]d(l. 3):(manafum)Vibiiai Prebai ampu[z]ulum da[da]d Keri: Ar[entikai

    (ho affidato/mandato) a Vibia Preba affinch lo affidi a Keres Arentika.

    La definizione morfologica di manafum, tuttavia, oggetto di un dibattito an-cora aperto: tutti gli editori riconoscono in manafumuna I pers. sing.13, tuttavia, ri-mane controverso il riconoscimento della forma come tematica o atematica e ladeterminazione del tempo, soprattutto in riferimento al genere testuale.

    Sotto il profilo formale manafum un preterito derivato dal tema dellin-fectumdel grado zero della radice *dheh1- porre, in composizione con il lessemaper mano: *man(a)-f-um mandavi, ho affidato14. Gi Bcheler, primo editoredella laminetta, aveva riconosciuto la determinazione morfologica di manafum;

    tuttavia, confrontando il verbo osco con il lt. mandare, riconosceva come base ver-bale di manafum, parallelamente alla formazione latina, la radice *ddare15.

    Linterpretazione come preterito, linguisticamente ammissibile, venne (eviene), tuttavia, criticata in riferimento al genere testuale: le maledizioni, infatti, in

    12 Le raccolte epigrafiche sono cos citate: Ve fa riferimento a Vetter 1953, St a Rix 2002a,Aud ad Audollent 1904, DTA a Wnsch 1897, SGD a Jordan 1985.

    13 Diversamente Bugge 1878: 17 che, per motivi interpretativi, riconosce in manafum unplurale (mandavimus) e Huschke 1880: 13-14, che riconosce il verbo di maledizione in heriam(velim) e interpreta manafumcome part. pf. pass. (surreptum). Ipotesi alternative circa manafumerano state proposte da Balser 1881: 126 (ripreso da Deecke 1886: 181), che interpretava manafumcome coniugazione perifrastica: *manaf (s)um (mandans sum) e da Pariente 1972: 365-369, cheritiene che entrambe le occorrenze del verbo debbano essere emendate manafahu, forma consideratadallo studioso come evidente pres. ind. per la corrispondenza con le forme umbre del tiposubocau.

    14Cfr. Mancini 2006: 78-83.15Cfr. Bcheler 1878: 62-64. Il riconoscimento della base verbale * dheh1-in manafumsi deve

    a Pascal1894: 8-9, il quale, tuttavia, nel tentativo di sciogliere laporia derivata dalla presenza di unperfetto, proponeva lappartenenza di manafumalla coniugazione atematica, considerando -umdesi-nenza di I pers. sg. del pres. ind. atematico: mando. Pisani 19642: 87 ritiene manafumun presenteatematico in *-mi: (*man-dh-m(i)). La proposta di Pascal viene ripresa con forza da Bonfante 1933:109-112, diventando, a lungo, linterpretazione accettata dalla comunit scientifica. Gi Buck 19282:194 e 243 aveva ristabilito linterpretazione di manafumcome preterito di una coniugazione temati-ca; lo studioso, tuttavia, faceva risalire la forma ad un pres. *manf< *mandh, da cui il preteritomanfefom > manafum. La stessa posizione quella di Untermann 2000: 449.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Francesca Murano54

    accordo con il loro valore performativo, contengono, come abbiamo visto, quasiesclusivamente verbi al presente indicativo. Bcheler giustificava limpiego delpreterito attraverso il ricorso allo stile epistolare con cui il testo, secondo lo studio-so, era stato costruito16. Questa obiezione , oggi, superata dai nuovi studi sullalingua dei testi magici, che hanno dimostrato come il ricorso a tempi verbali diver-si, bench limitato, sia attestato allinterno della documentazione defissoria: Farao-ne, infatti, ha rilevato come, almeno in ambito greco, sia presente un valore perfor-mativo del futuro17e del preterito18.

    Il riconoscimento di manafum come pres. ind. ancora proposto, per ragioniinterpretative, da Poccetti, che considera il verbo come presente indicativo (confunzione performativa) e non un perfetto anche se questa interpretazione pu crea-re qualche turbamento o qualche perplessit di ordine morfologico19.

    La documentazione defissoria osca composta da tredici testi di cui cinqueprovenienti dalla Campania (iscrizioni Ve 3-6, in alfabeto nazionale; iscrizione Ve7, in alfabeto latino), uno dal Sannio (iscrizione St Sa 36, in alfabeto nazionale),quattro dalla Lucania (iscrizioni St Lu 45-46 e 63 e liscrizione Poccetti 2000,num. B, in alfabeto greco) e tre dal Bruzio (iscrizioni St Lu 44 e 47 e liscrizioneedita da Lazzarini 2004, in alfabeto greco)20. Vediamo adesso, nello specifico, leformule di maledizione presenti nel corpus osco.

    Allinterno della defixiocapuana Ve 4 = St Cp 36 (I sec. a.C. ca) compaionodue sezioni tematiche, la prima riferita a sei personaggi da esecrare e contenente

    una sola maledizione (l. 6):nep fatum nep dekum ptans

    non possano n parlare n dire; la seconda riferita ad uno di questi esecrati inparticolare, Lucio Ottavio, e contiene due maledizioni, delle quali la prima ripetein parte lesecrazione della prima sezione del testo:

    Nvellum velliam nep dekum nep fatum ptad (ll. 7-8)

    e

    16La stessa giustificazione era fornita per i testi DTA 96 e 97, uniche defixiones a contenerecome forma verbale un preterito. Audollent riconosce solo altri tre casi di uso del preterito: due male-dizioni africane (Aud 273 e 269, rispettivamente dedite fecit) e una dalla Gallia, le cui forme sono,tuttavia, dubbie. Per lo stile epistolare delle tabellae defixionum si veda, da ultimo, Lpez Jimeno1990 con bibliografia precedente; si veda anche Poccetti 2002a: 39.

    17Cfr. Faraone 1995. Si vedano le defixionesDTA 95a, 108 e SGD 150.18Cfr. Faraone 1995: 13-14, nota 42. Il riconoscimento di un aoristo performativo basato

    sulle defixionesattiche DTA 96 e 97 (cfr.supra, nota 16) e su alcuni testi poetici in cui, per esprime-re lo svolgimento dellincantamento, viene impiegato laoristo.

    19Cfr. Poccetti 2005[2008]:349-350e 1998: 178.20Le due iscrizioni dal territorio di Laos (St Lu 46 e 63) sono, forse, da ascrivere all ethnos

    brettio piuttosto che a quello lucano (per la questione si veda Poccetti 1993b: 180).

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Verbi e formule di defissione nelle laminette di maledizione osche 55

    nep memnim nep lam sfe heriiad (l. 9)

    non possa n dire n parlare della velliamdei Novelli e non ne voglia per s il ri-cordo n essa stessa.

    Limpedimento dallattivit che si vuole negare al defisso viene effettuata me-diante un modulo molto ricorrente allinterno delle tabellae defixionum, ovvero at-traverso laugurio di impossibilit, da parte dellesecrato, di portare a termine lat-tivit stessa21. Le maledizioni di questo tipo sono linguisticamente focalizzatesugli stessi defissi, sintatticamente posti come soggetto dellimprecazione di cuisono semanticamente i beneficiari; Kagarow, nella sua ripartizione strutturale dei

    testi defissori, chiama questa tipologia Wunsch Formeln22.Allinterno della defixio Ve 4, appartenente al novero delle tabellae iudicia-riae, gli esecrati vengono maledetti nella loro attivit di parola, affinch nep fa-tum nep dekum ptans non possano parlare n dire: scopo del defigente im-pedire ai propri avversari in giudizio di svolgere il proprio dovere in tribunale at-traverso limpedimento della loro facolt locutoria23, in modo tale da scongiurareuna testimonianza che possa essergli avversa. Tutti e sei gli esecrati, SteniklumVrriis, Tryhpu Vrriis, Plasis Bivellis, ppiis Hellevis, Lvikis htavis eStatiisGaviis, vengono maledetti affinch non possano parlare, ma uno di loro, Lucio Ot-tavio, viene ulteriormente maledetto affinch Nvellum velliam nep dekum nep

    fatum ptad non possa n dire n parlare della voluntas(velliam) dellagensdeiNovelli e affinch di questa voluntasegli nep memnim nep lam sfe heriiad non

    ne voglia il ricordo n la voglia per s. Nella seconda parte del testo, quindi, ven-gono elencate, attraverso una climax, le azioni che il defisso non deve poter com-piere rispetto alla velliam: le azioni in cui Lucio Ottavio deve essere impedito, ov-vero parlare della velliam (ll. 7-8), e quelle che egli non deve volere, ovvero il ri-cordo (memnim) della velliame la velliam stessa (lam) (l. 9).

    Riguardo a velliam, il cui significato stato molto dibattuto tra gli editori deltesto, ho recentemente proposto che possa trattarsi del concetto giuridico di volun-tas: la voluntasdei Novelli (Nvellum velliam) doveva rappresentare largomen-to di maggiore interesse sul quale Lucio Ottavio era chiamato a testimoniare in tri-bunale e largomento di maggior preoccupazione per colui che aveva perpetrato lamaledizione. Velliamrappresenterebbe, in questo caso, un latinismo (di langue?)indicante un termine tecnico della sfera giuridica24.

    Una Wunsch Formel contenuta anche nellunica defixioosca in caratterilatini finora rinvenuta, liscrizione campana Ve 7 = St Cm 13 (met del I sec.

    21Cfr. Audollent 1904: Indice VI. Per la diffusione di questo modulo sintattico Poccetti 1993c:80. In osco lo stesso modulo ricorre in Ve 6.

    22Cfr. Kagarow 1929. Sulla strutturazione delle defixiones si vedano da ultimo Kropp 2006,con attenta critica della bibliografia precedente, e Kropp 2008: capp. IV e V, spec. pp. 134-179 in cuisi ha una pi dettagliata suddivisione del materiale latino.

    23Sulla maledizione dellattivit di parola si rimanda a Poccetti 2005 [2008].24Cfr. Murano 2009.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Francesca Murano56

    a.C.)25. In questa defixio, alla lista dei cinque defissi, le cui denominazioni sonoposte in caso nominativo26, seguono, nelle ultime tre linee di testo, due maledizio-ni riguardanti, come per Ve 4, limpedimento della facolt di parola (ll. 7-9):

    pus olu solu fancua(s)recta(s)sintpus flatu sicu olu sit

    che le lingue di tutti loro siano rigide, che il loro fiato (respiro) sia secco.

    Lesecrazione si configura, tuttavia, diversamente rispetto a quelle della lami-netta precedente (Ve 4): limpedimento qui augurato focalizzato, infatti, sul-

    laspetto fisico dellattivit di parola; sebbene il fine ultimo, anche in questo caso,sia impedire agli avversari di parlare, la maledizione si concentra in particolaresulla impossibilit di un processo fonatorio, cui consegue, solo in seconda istanza,limpossibilit dellattivit linguistica; agli esecrati di Ve 4 si doveva impedire diparlare tout court, agli esecrati di Ve 7 si impedisce, attraverso la lingua paraliz-zata e il fiato secco, di poter fisicamente produrre suono e, quindi, di parlare etestimoniare in modo sfavorevole per il defigens27.

    Dal punto di vista strutturale la formula defissoria di Ve 7 formata da duecolaparalleli, introdotti dalla congiunzionepuse formati da due coppie sintagma-tiche di tre parole ognuna; in ciascuna coppia il secondo colonpresenta il verboessere in enclisia (rispettivamentesintesit). Le posizioni di soggetto e specifica-zione sono poste a chiasmo rispetto a questi due elementi fissi: pus olu solu

    fancua(s)recta(s)sint,pus flatu sicu olu sit28

    .Lesecrazione dellapparato fonatorio frequentemente attestata nel corpusdefissorio, in particolare allinterno dei testi greci, soprattutto, comprensibilmente,di ambito giudiziario; Poccetti ha posto, inoltre, in evidenza lambivalenza seman-

    25Per Ve 7 si rimanda a Mancini 1988, che risolve lo spinoso problema della lingua: la pre-

    senza di elementi oschi e latini, aveva portato in un primo tempo a ravvisare nel documento la testi-monianza del processo di disfacimento nel latino dellosco. Morandi 1982: 119 considerava Ve 7un testo osco con presenza di elementi latini nellonomastica degli esecrati. Mancini ha ribaltato taleinterpretazione considerando la defixiocome un testo latino la cui formula defissoria una resa po-co scrupolosa di un testo osco, testimonianza della preservazione della lingua osca in settori pi le-gati alla tradizione. Recentemente Adams 2003: 128-130 e 144-145, riconsiderando il testo nellotti-ca delle lingue in contatto, ha proposto di considerare Ve 7 come esempio di code-switching.

    26La diversa segmentazione ed interpretazione del sistema linguistico adottato hanno portatoad una discrepanza nel numero dei defissi individuato e nel riconoscimento della loro morfologia efunzione sintattica da parte degli editori; rispetto alla posizione attuale si pongono le interpretazionidi Bcheler 1907, che individua cinque designazioni personali di cui la prima al genitivo (L. HarinesHer. Maturi), Knobloch 1978, che ne individua sei di cui la prima al dativo (L. Harino Her) e Bral1908, che individua sei designazioni al nominativo.

    27Prima del riconoscimento difancua come lingua, la menzione delflatus siccus era interpre-tato dagli editori come indicazione dellattivit respiratoria in riferimento alla sintomatologia di una ma-lattia, ad indicare, in maniera indiretta, un augurio di morte (cfr. Bcheler 1907: 558; Bral 1908: 148).

    28 Per sottolineare lisocolia della formula Mancini 1988: 228-229 ipotizza la presenza disoluanche nellultimo colon:pus olu solu|fancua recta sint||pus flatu sicu| olu solusit.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Verbi e formule di defissione nelle laminette di maledizione osche 57

    tica con cui lingua viene utilizzato nelle defixiones: lingua indica, infatti, tantola parte anatomica preposta alla fonazione quanto, per estensione, il sistema lingui-stico; nelle defixiones grechesi distingue tra e , termini che possonotrovarsi associati ad altre parti da esecrare, parti sia anatomiche (mani, piedi, pol-moni, stomaco) che intellettuali (animo, mente, pensiero)29.

    Nella defixio osca Ve 3 = St Cm 13 (fine II sec. a.C. - met I sec. a.C.), rinve-nuta nel 1913 nella necropoli di Cuma, nellenumerazione degli elementi da ese-crare compare, ancora una volta, il terminefangeam, lingua30:

    Stenim . kalauiium . tri

    aginss . uriss . lleisfakinss . fangvambiass . bitam aftim . {a}anamm . aitatum

    amirikum . tf[e

    Dopo la menzione del nome dellesecrato, StenimKalauiim, si ha unadettagliata enumerazione delle sue (lleis) azioni e parti del corpo (aginss azioni,urinss discorsi, negoziati,fakinss azioni, fagam lingua) e delle sue facoltvitali (biass forza, bitam vita, aftim respiro o spirito, anamm anima) daesecrare, alle quali segue, forse, la maledizione dellattivit commerciale di StenioCalavio, amirikum31. Sebbene letimologia del termine sia chiara (< *merk- ven-dere), linterpretazione morfologica di questultimo termine, con le conseguenti

    ripercussioni sintattiche sullintero testo, resta, infatti, controversa.Dal punto di vista strutturale la defixio appartiene ad una sottocategoria delle

    Beschreibende Formeln di Kagarow32, nelle quali, allespressione performativa,si accompagna la menzione della divinit e il verbo di defissione; sebbene, nellasuddivisione di Kagarow, in presenza dellindicazione della divinit si abbia, sem-pre, anche la presenza del verbo di maledizione, il riconoscimento di questultimoelemento in Ve 3 stato ipotizzato solo nel 1976 da Marchese, che individua pro-prio in amirikumil possibile verbo per la presenza del pronome personale di III pers.sg. tf[e], da riferire alla divinit cui si demanda il compito di eseguire material-mente la maledizione. Marchese interpreta, dunque, amirikum come ind. pres. I pers.sg. vendo, piuttosto che come acc. sg. dipendente da un verbo di defissione inellissi e coordinato agli accusativi precedenti; questultima interpretazione, sebbe-

    ne possibile, viene messa in discussione da Marchese 1976 per questioni legate,non solo alla strutturazione, ma anche alla redazione del testo: l. 6, infatti, presenta

    29Per la maledizione dellapparato fonatorio si veda Poccetti 2005 [2008]: spec. 352-358, conbibliografia ed esempi.

    30Tanto la testimonianza fancuadi Ve 7 quanto fangeamdi Ve 3 sono da considerarsi qualigrafie scorrette rispetto alla base *fangua- (Vetter 1940: 152-153 e 1953: 45).

    31Ipotesi di Vetter 1953: 31, accettata dalla letteratura successiva fino a Marchese 1976 (vedi oltre). 32Cfr. Kagarow 1929. Le Beschreibende Formeln di Kagarow corrispondono alle Direct

    binding formula di Faraone 1991: 5-10 e alle Bindeformeln di Kropp 2006.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Francesca Murano58

    un forte rientro rispetto allallineamento delle precedenti linee di scrittura, cosic-ch amirikum si trova in posizione quasi centrata rispetto al resto del testo; questadiversa impaginazione potrebbe indicare lintenzione di isolare il termine, spez-zando la serie precedente per focalizzare, anche visivamente, il verbo di defissione 33.

    Allinterno di questa defixiosi nota una particolare attenzione alla veste stili-stica: i termini sono legati da allitterazione iniziale secondo combinazioni parono-mastiche e allitterative, con evidente finalit magica.

    La scrittura, infatti, possiede una propria forza magica per attingere alla qualevengono utilizzati vari espedienti che hanno lo scopo di rendere il linguaggio ma-gico misterioso e incomprensibile34: vengono introdotti, allinterno del testo, ter-mini e formule magiche alloglotte35accompagnate spesso da una loro storpiatura(barbara onomata ed ephesia grammata36), in modo tale da caricare la lingua dellamagia di una profonda valenza esoterica.

    Allinterno di Ve 3, Vetter riconosce uno schema allitterante A-U-U; F-F; B-B; A-A-AI-A; lo studioso, che mette in evidenza come dalle coppie allitteranti ri-conosciute restino fuori solo il nome dellesecrato e il pronome riferito alla divini-t, tf[e]37, ritiene che il testo della defixio assuma landamento di un malumcarmen38.

    lvarez-Pedrosa Nez ritiene che gli elementi da defigere siano stati dispostidal redattore della laminetta seguendo un criterio semantico, in base al grado diastrazione e di vitalit dei termini; lo studioso riconosce, in questo modo, una cur-va semantica sinusoidale, che ha come elementi pi astratti ed intimi anamm e

    aftim e come punti di maggior materialitfangvame amirikum39.

    33Cfr. Marchese 1976: 294. Posto che la spiegazione di amirikumcome I pers. sg. del pres.ind. del tutto possibile dal punto di vista formale, credo, tuttavia che, la morfologia di questo (pos-sibile) verbo possa essere chiarita anche in altro modo: dal momento che il riconoscimento diamirikumcome verbo essenzialmente affidato al confronto con manaf-umdi Ve 6, forma del tuttospiegabile come preterito (*< man(a)-dheh1-um), possibile che anche a-mirik-umpossa essere unaforma di preterito; tale ipotesi, se corretta, fornirebbe una ulteriore testimonianza dellutilizzo delpreterito nelle defixiones osche; possibile ipotizzare che luso del preterito fosse una peculiarit(stilistica?) delle defixionesosche.

    34Si veda Garca Teijeiro 1989, a proposito delle defixiones greche. Agli espedienti linguisticisi affiancano quelli grafici come linversione del regolare ductus (ad es. SGD 104 e 105): si consideriche le laminette osche in grafia nazionale sono incise, eccetto Ve 6 che sembra essere la pi antica,seguendo la progressione contraria al ductus regolare; nelle defixiones, inoltre, sono testimoniatianche cambiamento di sistema alfabetico (ad es. Aud 270) o di codice linguistico (Aud 251 e 153) eiterazioni vocaliche e consonantiche; in alcuni testi si trovano disegni dal valore evocativo.

    35Come le defixionesosche Ve 7 e Lazzarini 2004.36Per gli ephesia grammata si veda Bernab Pajares 2003 con bibliografia precedente; per i

    barbara onomata, Graf 1994: 211-215.37Tale considerazione avvalorerebbe linterpretazione di amirikumcome acc. sg. coordinato ai

    termini precedenti.38Cfr. Vetter 1953: 29;qui lo studioso porta a confronto la preghiera di Catone,Rust., 144.39Cfr. lvarez-Pedrosa Nez 1997: 115.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Verbi e formule di defissione nelle laminette di maledizione osche 59

    Watkins riconosce una costruzione ancora pi complessa del testo: lo studiosoritiene che la defixio contenga due quadrati magici, ognuno dei quali a sua voltacontiene due merismi allitteranti (I. aginsse urinss+fakinssefangvam; II. biassebitam+ aftime anamm), seguiti da un ulteriore merismo (III. aitatume amiri-kum), con il quale si designa lintera esistenza dellesecrato; i merismi sono incor-niciati dalla menzione dellesecrato in alto e della divinit in basso40.

    Maggiormente problematica la situazione di Ve 5 = St Cm 14, a causa dellaforte frammentariet del testo. Liscrizione, proveniente probabilmente da Cuma, costituita per la maggior parte da designazioni personali alcune delle quali sembra-no essere ripetute pi volte41; di tre personaggi (l. C 4 Dekis Rahiis; l. C 7 Dekis

    Hereiis; l. C 1[Uppis] Mut[ti]lli[s) vengono maledetti, inoltre, gli akkatus inimtrstusavvocati e testimoni (ll. C 9-10), mentre altri vengono qualificati come

    niir kulupu(m)

    (ll. C 4, E 3, A 8 e, con ordine inverso, integrabile a l. E 5).La sequenza niir kulupu era stata interpretata da von Planta, primo editore

    della laminetta, come una formula di esecrazione posta allinterno della lista deidefissi, composta dal nom. sg. femm. kulupu, culpa e dal cong. pres. pass. niir,termine di non chiarita etimologia, ma il cui significato doveva essere, secondo lostudioso, puniatur: niir kulupu puniatur culpa; in base a questa interpretazionesi sarebbe, dunque, fatto riferimento alla motivazione generica per la quale il nomedi questi uomini appariva su una tabella di defissione: la colpa per la quale dove-

    vano essere puniti42.Buck, cui va il merito di aver riconosciuto in niiril nom. sg. masch. della ra-

    dice *nr- / *nr-, scindeva la sequenza niir kulupu, interpretando correttamenteniircome apposizione, indicante la qualifica, del personaggio il cui nome precedeil termine (vir,princeps) e kulupu, per la cui interpretazione segue Planta, comesoggetto di una frase ellittica: culpa (eius est); diversamente da quanto ipotizzatonelleditio princeps, la colpa viene riferita da Buck al soloprinceps43. Pisani, vici-no alla posizione di Buck, considerava, invece, kulupuquale apposizione del per-sonaggio cui riferito niir, termine che, a sua volta, poteva essere riferito tanto al-lesecrato quanto allo stesso kulupu: nel primo caso si sarebbe avuta una antono-masia, per cui il defisso veniva definito la colpa, per esprimere la sua posizionedi principale colpevole; nel secondo caso il personaggio sarebbe stato qualificato

    come princeps culpa44

    .40Cfr. Watkins 1995: 220-221.41In base alla diversa ricomposizione dei frammenti non tutte le occorrenze sono condivise da

    tutti gli studiosi. Si vedano Vetter 1953: 43 e Rix 2002a: 117-118 e 2002: 418-419.42Cfr. Planta 1893: 438-439 e 1897: 620.43Cfr. Buck 19282: 13 e 252.44 Cfr. Pisani 19642: 93. Molto critico in merito Rix, secondo il quale linterpretazione di

    kulupucome apposizione poco plausibile sia linguisticamente che semanticamente, dal momento chegli esecrati al cui nome non segue questo termine sembrerebbero non avere colpa (Rix 2002b: 425).

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Francesca Murano60

    La svolta ermeneutica si ha con Vetter che interpreta niir kulupu(m) come unsintagma, al cui interno il dipendente kulupu(m), gen. sg. masch. senza notazionedi/m/della desinenza, precisa il ruolo di niirmagistrato; secondo Vetter linterosintagma niir kulupu(m) a fungere da apposizione e i personaggi cos qualificati so-no da interpretare come magistrati (collegiali) arrivati, per qualche motivo, ad unacontesa tale da rendere, evidentemente, necessaria la redazione di una defixio45.

    Linterpretazione sintattica di Vetter viene accolta dagli editori successivi, cheforniscono, tuttavia, una diversa comprensione semantica del sintagma. Lejuene eRix interpretanokulupu(m)come derivato da *klep-/*kp- rubare, per cui lese-crato cos chiamato viene qualificato come principe dei ladri; secondo Lejeuneniir kulupucostituisce una pseudo titolatura con intenti ingiuriosi costruita ad imi-tazione di una titolatura ufficiale (princeps latronum)46; Rix ritiene, invece, chein Ve 5 vengano maledetti i componenti di una associazione qualificata come unaassociazione di ladri: ladri sono gli affiliati e magistri dei ladri i membri del consi-glio qualificati come niir kulupu, magister furum, capo dei ladri; poich il defi-gente accusa i suoi avversari di essere una associazione di ladri, il processo, secon-do lo studioso, doveva vertere su questioni patrimoniali47.

    Allinterno di Ve 5 compare, inoltre, unaltra sequenza di natura, presumibil-mente, formulare (l. D 5):

    kersnu velehi[

    Planta pone la sequenza in relazione alla formula nip putiad edum nip menvum

    limu di Ve 6 e ritiene che la formula sia composta dal nom. sg. femm. kersnu,cena, e dal cong. pf. III pers. sg. velehi[r o, intransitivo, velehi[d: ihr Essen sollverdorben werden48. Riprendendo in parte la proposta di Planta, Vetter interpretavelehi[r come cong./ott. passivo il cui soggetto sarebbero le tre denominazioni per-sonali precedenti (due su l. A 5 + D 4 e una, congetturata, su A 6)49.

    Il testo di maledizione osco di maggiore complessit testuale senzaltroliscrizione Ve 6 = St Cp 37, uno dei testi oschi pi importanti sia per estensione,dal momento che costituisce una delle pi lunghe testimonianze dellintera docu-mentazione, sia per qualit documentaria: liscrizione, infatti, presenta una strutturasintattica articolata e una grande ricchezza lessicale, con forme non altrimenti at-testate. Liscrizione, datata tra fine IV sec. a.C. e linizio del secolo successivo, pro-viene dalla necropoli di Capua antica (Fondo Patturelli) dove fu rinvenuta nel 187650.

    45Cfr. Vetter 1953: 36-37.46Cfr. Lejeune 1976: 52.47Cfr. Rix 2002b: 427-430.48Cfr. Planta 1897: 620.49Cfr. Vetter 1953: 36.50 La complessit del testo non permette una esaustiva descrizione di tutte le intepretazioni

    semantiche e morfosintattiche proposte dai vari editori del testo, per le quali rimando ad altra futurasede. In questo lavoro propongo, dunque, i soli punti crititici funzionali alla discussione.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Verbi e formule di defissione nelle laminette di maledizione osche 61

    Allinterno della defixio viene maledetto un solo personaggio, Pacio Clovaziofiglio di Valaima, il cui nome viene ripetuto nel testo per ben sei volte; la defixio indirizzata alla dea Keres Arentika51, la quale, con altre divinit indicate collettiva-mente come appartenenti alla sua sfera (ulas legineie varianti), viene invocata af-finch colpisca lesecrato e le persone a lui pi care: le donne, i figli e i parenti (l.2: usurs inim malaks nistrus); come divinit intermediatrici sono, inoltre, chiamatealtre dee: Vibia Preba e Vibia Aquia52e (probabilmente) Damia53.

    Riguardo alle esecrazioni, molte sono le maledizioni e i supplizi che si chiede alladivinit di effettuare contro Pacio Clovazio; le esecrazioni sono costituite da una seriedi impedimenti fisici espressi con la formula neip putiiad/putiians, modulo presente,come abbiamo visto, anche in Ve 4; il loro compimento, tuttavia, determinato, in Ve6, da precise condizioni espresse tramite la formulasvai neipse non.

    La prima maledizione contro il defisso appare a l. 4, lamatir54, dopo lincipitdelle ll. 1-3. Il termine testimoniato anche allinterno della Tabula Bantina (l.21), in un contesto, dunque, completamente differente; la comprensione di lamatirin contesto defissorio stata strettamente legata ed influenzata dallesegesi delpasso bantino.

    Bcheler collegava lamatiral gr. e al lt. latro, ricavando come significatoveneat, sia venduto55; questa ipotesi trovava un confronto allinterno delle la-minette di Cnido (Aud1-13), nelle quali veniva interpretato come par-ticipio di vendo56: lamatiravrebbe, quindi, espresso laugurio che Pa-cio Clovazio fosse venduto come schiavo, nel caso in cui non avesse restituito a

    Vibia quanto rubatole:

    51Diversamente da Demetra, cui sono rivolte molte defixiones, Cerere, almeno nel mondo lati-no, non si profila come una divinit infera. Prosdocimi 1989, p. 526 ha evidenziato come il legame diKeres/Cerere con la terra debba aver creato una sua potenzialit catactonia che ne ha poi giustificatola presenza tra le divinit infere cui demandare le esecrazioni. Lassenza di una connotazione inferadi Cerere allinterno della religione romana aveva indotto Huschke 1880: 10-11 e Deecke 1886:181 adidentificare la dea con la divinit greca Cher, esplicitamente legata con il mondo sotterraneo e la morte.

    52Parte della letteratura riconosce in Vibia la mandantedella defissione, la quale accuserebbePacio Clovazio di averle sottratto qualcosa; tuttavia, in base alla testualit defissoria, in cui il defi-gente non viene menzionato, Vibia non pu essere riconosciuta come colei che maledice. Questa in-terpretazione, propria della prima fase ermeneutica della laminetta conclusasi con gli studi di Vetter1953, stata ripresa, per motivi inerenti alla struttura testuale, da Poccetti 1998, secondo il quale,tuttavia, il testo della laminetta deve essere considerato come una preyer for justice (si veda Vers-nel 1991: 68-75); in questi testi, che si configurano come giuste rivendicazioni, il nome dellinvocan-te viene, infatti, esplicitato: Ve 6 sarebbe stata scritta come rimedio ad un abuso, nello specifico di unfurto perpetrato da Pacio Clovazio ai danni di Vibia.

    53La sequenza, posta alla fine di l. 2, si presenta lacunosa (damia[); non tutti gli editori si tro-vano daccordo con questa identificazione.

    54Per la bibliografia sul termine si veda Untermann 2000:s.v.55Bcheler 1878: 21.56Questo confronto testuale venuto successivamente a mancare, poich, in seguito ad una

    revisione del materiale, si assegnato al paradigma di sono bruciato, sonoconsumato dalla febbre (Khnert1894: 39 e, da ultimo, Versnel1994con bibliografia precedente).

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Francesca Murano62

    Keri ar[entikai inim]valaimais puklum inim ulas leginei svai neip dadid, lamatir

    a Keres Arentika e agli Dei Mani e alla potenza del sepolcro, se (Pacio Clovazio)non (lo/la) restituisce (scil. a Vibia), sia venduto57.

    Conway, seguendo la proposta delleditio princeps, ritiene, addirittura, chequesto passo di Ve 6 costituisca la traduzione osca della formula esecratoria greca:ad () delle laminette cnidie corrisponderebbe

    KeriArentikailamatirlet him be sold to Ceres the avenger58. Tale interpretazio-ne viene accolta dal mondo scientifico: da Planta e Skutsch59e, con diversa morfo-logia, da Bugge (mancipator)60, Deecke (venditus sit) e, in un primo momento,

    Pascal (vendatur)61.La svolta interpretativa si ha nel 1884 con Danielsson, il quale, a partire dal-lattestazione sulla tabula Bantina, propone una nuova etimologia del termine: lostudioso riconduce il verbo ad un tema *lama-colpire e propone, come signifi-cato, caedatur; questo significato viene rafforzato dal contesto in cui il verbo inserito allinterno della maledizione: Danielsson il primo editore che collega,infatti, lamatiral sintagma seguente, eiseis dunte[s] eius dentibus, piuttosto chealla porzione di testo precedente (Keri ar[entikai -?-]Valaimas puklum inim ulasleginei); in particolare, allinterno della defixio, lamatir, secondo Danielsson,avrebbe il valore di mactetur(er falle eine Opfer): a Pacio Clovazio verrebbe,quindi, augurato di essere sbranato dalla divinit62. In accordo con tale interpreta-zione si trovano Skutsch63 e Buck64 e, con diversa interpretazione morfologica,

    Kent65

    e Bottiglioni66

    :57Bcheler 1878: 20-22. Linterpretazione semantica dei due sintagmi valaimas puklume ulas

    leginei stata molto controversa e si rimanda ad altra sede una sua discussione approfondita. Per isingoli termini si veda Untermann 2000:s.v.

    58Conway 1889: 457.59Planta 1897: 516; Skutsch 1897.60La scelta lessicale di Bugge, che traduce lamatir come mancipator, si comprende attraver-

    so una considerazione di Bcheler, il quale richiamava il costume di utilizzare la forma della manci-patioromana per la consacrazione agli dei inferi (Bcheler 1878: 21; Bugge 1878: 26).

    61Cfr. Bugge 1878: 25-29, Deecke 1886: 181-182; Planta 1897: 516, Pascal 1894: 15-17 e 26.La strutturazione sintattica rintracciata diversa da quella fornita nelleditio princeps: Bcheler con-siderava, infatti, valaimas puklum e ulas leginei oggetti indiretti di lamatir coordinati con Keriar[entikai]tramite la congiunzione inim; soggetto di lamatirera il sottinteso esecrato. In seguito al-lindividuazione dellesatta comprensione sintattica del sintagma valaimas puklum (e varianti) al-linterno del testo, Bugge, Deecke e Planta considerano tale sintagma il soggetto di lamatirinterpo-sto ai due oggetti indiretti; Pascal ritiene, invece, dipendente di lamatir il solo sintagma ulas leginei,considerandoKeri ar[entikaie valaimas puklumcome parte dalla proposizione precedente.

    62Cfr. Danielsson1884: 180-185.63Cfr. Skutsch 1897.64 Cfr. Buck19282:238.Come per Pascal 1894: 15-17, Buck considera dipendente di lamatir

    solo sintagma ulas leginei.65Ambigua la posizione di Kent1925:249,256e264: come traduzione latina del verbo lo stu-

    dioso pone caesum sit, sulla scorta di Danielsson; nel commento, invece, indica prima, come tradu-zione inglese, let him to be sold into slavery, e dichiara poi di essere daccordo la proposta di Buck

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Verbi e formule di defissione nelle laminette di maledizione osche 63

    svai neip dadid lamatir ... eiseis dunte[s

    se (Pacio Clovazio) non (lo/la) restituisce, (egli) sia ucciso (o sim.) ... con i suoidenti (?).

    Dopo gli studi di Vetter, tuttavia, linterpretazione complessiva della frase diversa: lo studioso, individuando in Vibiiai Prebai la divinit intermediatrice,ritiene che Pacio Clovazio venga qui individuato come ci che questa divinitdeve prendere e consegnare a Cerere:

    svai neip dadid lamatir ... eiseis dunte[s

    se (Vibia) non consegna (scil. Pacio Clovazio a Keres), (Pacio Clovazio) sia ucci-so (o sim.) ... con i denti (?) di lui67. Vetter propone come significato secetur68,Pisani crucietur69, Mancini sia punito70.

    Anche sullinterpretazione morfologica di lamatirsi molto discusso: sebbe-ne molti editori, seguendo leditio princeps, interpretino lamatircome cong. pres.pass. III pers. sg., sono state avanzate anche altre ipotesi: Danielsson ritienelamatirun cong. perf.71; Bugge come imper. pres. pass. (o. lam-a-tir lt. am-a-tor), modo utilizzato in alcune maledizioni greche72; Deecke come ottat. perf.pass. (lamatir < *lamatid-(e)r)73; questa ipotesi viene ripresa da Vetter, cheritiene, tuttavia, che tale forma sia dovuta ad attrazione modale del verbo reggentedadadrispetto alle forme di congiuntivo che seguono kaispatare krustatur74.

    A l. 5 la maledizione scagliata contro Pacio Clovazio rappresentata, infatti,

    dai due verbi coordinati tramite la congiunzione inim,kaispatar e krustatar

    la cui interpretazione morfologica e semantica rimane tuttora controversa75.

    (caedatur). Dal punto di vista sintattico Kent considera lamatir lapodosi del periodo ipoteticoseguente (coordinato con kaispatar e krustatar), la cui protasi viene riconosciuta in svai neip (dadid)di l. 5; diverso anche linterpretazione dellultima sequenza di l. 4, integrata come eiseisdunte[is*kurupsil corpo di lui votato (alla divinit): lamatir akrid eiseis dunte[is ... svai neip (dadid) siaucciso ferocemente il corpo di lui votato ... se non (lo) (restituisce).

    66 Cfr. Bottiglioni1954:211. Lo studioso non si esprime circa lultima sequenza di l. 4.67La stessa interpretazione della protasi era gi di Pascal 1894: 15-17, che riteneva, tuttavia,

    Vibia lesecutrice della defixio; successivamente lo studioso (1923:291)accoglie lipotesi di Vetter.Vetter 1953: 24 ipotizza che eiseis sia da riferire a Cerbero, la cui menzione sarebbe andata persaallinterno della lacuna alla fine della linea.

    68Cfr. Vetter 1942: 230 e 1953: 24-25 e 42.69Cfr. Pisani 19642: 89.70Cfr. Mancini 2006: 77.71Cfr. Danielsson1884: 183.72Cfr. Bugge 1878: 25-29. Per limperativo nelle maledizioni greche Audollent 1904: Indice VI A 6.73Cfr. Deecke 1886: 182.74Cfr. Vetter 1942: 230 e 1953: 24-25 e 42.75Per la bibliografia sui termini si veda Untermann 2000:s.v.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Francesca Murano64

    In base allinterpretazione di lamatirdi l. 4, Bcheler considera kaispatar ekrustatar due cong. pres. pass. III pers. sg.; lo studioso considera krustatar< *krustaum come derivato dalla radice *kreu-/*kru- insanguinare e, quindi,come formalmente e semanticamente corrispondente al lt. cruentare; in base alconfronto con la coppia caedes cruenta, presente con frequenza nella letteraturalatina, Bcheler ritiene kaispatar corrispondente semantico del lt. caedatur:kaispatar e krustatarcostituirebbero i corrispondenti semantici (e anche formalenel caso di krustatar) della coppia latina: krustatar cruenta, kaispatar caedes76; Pacio Clovazio sarebbe stato maledetto affinch il suo corpo fosseatrocemente dilaniato.

    La proposta di Bcheler viene accolta da Buck e Bottiglioni riguardo akrustatar77; Planta (e Vetter) e Deecke accolgono, invece, la sola proposta etimo-logica, fornendo una diversa interpretazione morfologica del verbo: Planta ritienekrustatarun plurale (cruentantor)78, mentre Deecke considera il verbo come uncong. pf. pass.:caesus sit79.

    Una diversa etimologia (e semantica) dei verbi viene proposta da Bugge. Lostudioso pone alla base di kaispatar il termine *kaispo-, da confrontare con il lt.caespes, le zolle erbose con cui venivano coperte anche le tombe: kaispatarindica,secondo Bugge, latto di ricoprire la tomba dopo la sepoltura, caespitetegere. Unsignificato simile viene proposto anche per krustatar < * kaispaum, equivalenteformale del lat. crustare, il cui uso nel testo sarebbe pertinente in base allimpiegodel lt. crustacome sinonimo digleba allinterno di contesti sepolcrali: glebistege-

    re. Nellinterpretazione di Bugge kaispatare krustatarformano una endiaidi indi-cante la sepoltura del defunto o meglio, in questo caso, del defisso: augurando la se-poltura di Pacio Clovazio, ne viene augurata, hysteron proteron, la morte. Quantoalla deteminazione morfologica, Bugge considera kaispatare krustatar, come gilamatir, due imper. fut. pass. caespitibus et glebistegitor80.

    76 Cfr. Bcheler 1878: 24-27; lo studioso ritiene che la coppia latina abbia ascendenzaformulare, di tradizione popolare; lassonanza tra kaispatar e krustatar indizierebbe ad una anticaformula solenne anche per losco.

    77Cfr. Buck 19282: 244; Bottiglioni 1954: 211.78Cfr. Planta 1897: 516, il quale, relativamente alla sola etimologia di kaispatar, segue lipote-

    si di Bugge: caespintantor (cfr. infra). Vetter emenda le forme in plurali coerenti con il sistemaosco: kaispantare krustantar, per lomissione di/n/davanti a /t/, come in arent[ikai] di l. 12;Vetter ipotizzava, comunque, una possibile interpretazione di kaispatare krustatarcome imper. pres.pass., modo utilizzato da Vetter nella traduzione latina del testo (Vetter 1953: 42).

    79Cfr. Deecke 1886: 182.80Cfr. Bugge 1878: 27-29. Linterpretazione di Bugge, oltre ad essere etimologicamente poco

    convincente, risulta improbabile dal punto di vista testuale: la menzione della sepoltura allinternodei testi defissori, infatti, sempre utilizzata in prospettiva negativa: si augura, cio, al personaggiodefisso di non avere la possibilit di sepoltura e, quindi, di pace nelloltretomba (come accade per l. 9di Ve 4, nep memnim nep lam sfe heriiad, nellinterpretazione degli editori precedenti a Vetter; siveda Minervini 1857: 103). Linterpretazione di Bugge seguita interamente solo da Kent 1925:176, che comunque traduce krustatarattraverso crustatur; Pascal 1894: 18-19, invece, pur accet-

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Verbi e formule di defissione nelle laminette di maledizione osche 65

    La proposta etimologica di krustatarcome denominativo da crusta accoltada Pisani, che propone, tuttavia, un significato del tutto diverso rispetto a quelloipotizzato da Bugge: lo studioso ritiene che krustatar indichi unazione negativarispetto alla base lessicale da cui formato, per cui il significato del verbo sarebbede-crustetur; quanto a kaispatar, Pisani ritiene che il verbo rappresenti unapossibile contaminazione di *kaid-in lt. caedoe di *sp-in gr. [] squar-ciare: deglubatur. Il significato dei due verbi sarebbe, quindi, molto simile, edesprimerebbe laugurio che Pacio Clovazio venga scorticato dalle divinit infere;morfologicamente Pisani interpreta le due forme come cong. medio-pass. delperfetto debole, correttamente da leggere kaispattare krustattar81.

    Huschke, come Bugge, interpreta kaispatar e krustatar come imperativi;quanto alletimologia dei due termini, lo studioso considera kaispatar come uncomposto, kai-spa-tar, la cui prima base lessicale, *kai-, da collegare al gr. -e la seconda, *spa-, al gr. -, u.spah-om: kaispatarindicherebbe il calore del-la febbre, supplizio cui la divinit deve sottoporre il defisso; attraverso krustatarsiaugurerebbe, poi, a Pacio Clovazio di essere devastato dal freddo: la malattia deri-vata dallesecrazione dovrebbe devastare il fisico dello sventurato defisso primacon forti febbri (kaispatarfebri conficitor) e poi con il congelamento delle mem-bra (krustatarfrigore conficitor) per condurlo, in seguito, alla morte82.

    La maledizione perpetrata ai danni di Pacio Clovazio continua con laugurioche egli non possa portare a termine quanto intrapreso (ll. 5-7):

    svai neip avt svai tiium idik fifikus pust eis[uk -?-]pun kahad avt r[..]rnum neip putiiad punum kahad avt svai pid perfa[kust neip]putiiad

    se non (scil. accade quanto finora augurato), ma se tu (scil. la divinit) lo avraifatto, allora dopo ci quando (Pacio Clovazio) inizi, ma non possa ---, quando(egli) inizia o se deve compiere qualcosa [non] possa.

    La tipologia dellesecrazione cambiata: non si maledice pi il defisso nelcorpo, attraverso laugurio di pene fisiche, come nella parte precedente della male-dizione, ma lo si maledice nelle sue attivit: nel caso in cui Keres Arentika nonesaudisca il desiderio del defigente di infliggere allodiato Pacio Clovazio pene

    tando letimologia proposta da Bugge, riprende per il significato cruentetur delleditio princeps.Planta 1897: 516 e Buck 19282: 244 riprendono da Bugge la sola proposta semantica relativa akaispatar, traducendo, rispettivamente caespintantor e glebis tundatur. Pascal 1894: 19 e Botti-glioni 1954: 211 forniscono al kaispatar un significato maggiormente specifico, rispettivamentevirgis caedatur e verberetur.

    81Cfr. Pisani 19642: 89.82Cfr. Huschke 1880: 39-43. Laugurio di forti febbri presente in alcune laminette latine e

    greche (CIL I22520: tradas illunc febri quartan[a]e tertia]nae cottidia[n]ae eripias saluteme Aud140, 74, 75: ). Contro la proposta etimologica di Huschke si veda Pascal 1894: 19, nota 1.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Francesca Murano66

    corporali (svai neip avt svai tiium idik fifikus83), allora la dea deve fare in modoche il defisso non possa pi agire: non si augura la morte del corpo, ma delluma-nit di Pacio Clovazio, che deve essere reso incapace di fare alcunch: pun kahad... neip putiiad,punum kahad avt svai pid perfa[kust, neip]putiiad.

    In un crescendo di odio verso il defisso, il defigensnega qualsiasi possibilitdi salvezza a Pacio Clovazio, che non avr modo di scampare alla maledizione delsuo nemico (ll. 7-8):

    nip hu[n]truis nip supruis aisusis putiians pidum putiians ufteis udf[-?- PakiuiKluvatiiui]

    Valaimas pukluin con sacrifici84inferi n superi possano, qualunque cosa di buono possano [(afavore di) Pacio Clovatio] figlio di Valaima.

    Lumanit di Pacio Clovazio, le sue azioni quotidiane da uomo vivo, vengo-no esplicitamente condannate a l. 8:

    pun far kahad nip putiiad edum nip menvum limu pi[dum ?-]pai humuns bivuskaranter

    quando prenda il pane, non possa n mangiare n diminuire la fame [di ci di] cuigli uomini vivi si nutrono, con metonimia di far farro per pane e, quindi,

    83Fifikus II pers. sg. del fut. II; sebbene la pertinenza morfologica del verbo fosse stata indi-viduata gi da Bcheler nelleditio princeps, letimologia del verbo stata controversa e corretta-mente riconosciuta da Lejeune 1955: 150-152: lo studioso individua nel termine una forma del gradopieno della radice *dheh1- fare: f-k-> *f-f-k- > fi-fi-k-us, dove il grafo nota // (si vedanoanche Prosdocimi, Marinetti 1994: 300-304 e Mancini 2009: 19; Poccetti 2006: 99 ritiene, invece,che // infifikus< fefk- sia dovuta allarmonizzazione della vocale del raddoppiamento seguita allachiusura della vocale radicale > i: *fe-f-k-> *fe-fi-k-> *fi-fi-k-> fi-fi-k-us. Si veda anche Unter-mann 2000: 279). Gli editori precedenti riconoscevano, invece, in fifkusla radice *dheigwh-/dhigwh-modellare, etimologia proposta, con successo, da Herbig 1913: 80, che stabiliva una relazione trafifikus e il lt. fingere nel senso di ideare, escogitare; lipotesi di Herbig venne accolta da Vetter1953: 43 ed stata recentemente riproposta da Rix (LIV:s.v.*dheigh-). Schmidt 1965: 206-208, con-trario allesistenza di *fe-f-k-come forma di preterito italica, ha proposto per fifikusun emendamen-tofefakus; lobiezione ormai superata dalla forma enotria ffdel cippo di Tortora. Su tutta laquestione si veda, da ultimo, Mancini 2009. Gi Bugge 1878: 31 aveva avanzato il collegamento trafifikus e la radice *dheh1-, facendo, tuttavia, riferimento al tema greco *-- e alluso istituzionaledi + infinito dispongo che nei testi giuridici greci: decreveris; decreveris era stato propo-sto gi da Bcheler 1878: 29 (e cos Planta 1897: 628; Buck 19282: 316; Bottiglioni 1954: 381.) Apartire dalletimologia proposta da Bcheler derivano le scelte lessicali di Huschke 1880: 44-45defixeris, e di Deecke 1886: 181, fixeris: Bcheler 1878: 29, infatti, ritenendo che k notasse /g/,riconducevafifkus al tema *fig-< *digw-/dhgw-e connetteva il verbo al lt.figerenel significato me-taforico di legare alla divinit, maledire. Unopinione diversa viene proposta da Pisani 19642: 89,secondo il quale il termine costruito dalla radice *bheidh- (> gr. ) attraverso un tema nomi-nale in -ik-: oboediveris.

    84Cfr. Sul termine ed eventuali emendamenti si rimanda a Untermann 2000,s.v.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Verbi e formule di defissione nelle laminette di maledizione osche 67

    cibo85. La pena prevista per Pacio Clovazio ricorda quella di Tantalo: maledet-to affinch gli sia impedito mangiare e affinch, allo stesso tempo, non gli vengameno la fame; un supplizio crudele ed incrementale nella crudelt del suo svolgi-mento. Mancini ritiene, invece, che menvum limu possa significare triturare ilcibo: in questo caso la pena sarebbe diversa, dal momento che verrebbe auguratoa Pacio Clovazio la sola impossibilit di mangiare, concetto espresso dalla endiadiedum- menvum limu86.

    Vetter esprime una diversa opinione riguardo alla comprensione generale diquesta formula di esecrazione: lo studioso ritiene, infatti, che la qualifica di hu-munsattraverso laggettivo bivus, indichi che limpossibilit di saziarsi non deveessere intesa tout court, come pena corporale, ma indichi, piuttosto, la condizionedi Pacio Clovazio, il quale non potr pi cibarsi di quello che mangiano gli uominivivi in quanto non-vivo: augurando a Pacio Clovazio che egli possa mangiare soloci che mangiano i morti, si augurebbe, in definitiva, al defisso di morire87.

    Lultimo supplizio cui Pacio Clovazio sottoposto da parte del defigente turumiiad(l. 9):

    suluh Pakis Kluvatiis Valaimas puk(lum)turumiiad

    dunque Pacio Clovazio figlio di Valaima tremi, frase con cui si chiude la parteesecratoria di Ve 6.

    Il verbo una III pers. sg. del cong. pres. att.; quanto al significato gli studiosioscillano tra la sfera semantica del tremare e quella del tormentare88.

    Parte degli studiosi ritiene turumiiad un verbo denominativo da *tormo- fluk-(> lt.flectere): az-fluk-> affluk-ad(per assimilazione)98; quan-to alla semantica, lo studioso individua una corrispondenza con il gr. ,affido, consegno e proponeva, come traduzione latina del termine, deferat99.

    91Cfr. Pascal 1894: 23-25.92Cfr. Huschke 1880: 61-62.93Cfr. Vetter 1953: 44.94Cfr. Pisani 19642: 90.95Cfr. Dupraz 1998: 215-216.96 Loccorrenza di l. 1, a]flukad, frutto di una integrazione introdotta da Buck 19282: 243

    (afl]) e perfezionata da Kent 1925: 247 (af]ua); questa lettura stata successivamente confer-mata dallautopsia di Marchese 1976: 302 (luad).

    97 Mancini 2006: 82-83 dal punto di vista formale riconosce una base *lak- (> lt. lac-ioinganno): *af-lak-at> aflukad(che egli) evochi.

    98Allinterno della defixioVe 6 manca la notazione delle consonanti lunghe.99Bcheler proponeva altre tre ipotesi di composizione per il verbo: 1. composto, sempre da

    una basefluk-, attraverso la preposizione ab- (ab-flukad> afflukadper assimilazione), per cui il ver-bo comprenderebbe il concetto di direzione; 2. composto con ab- da una base lak- (ab-lukad> af-lukad) da confrontare con il lt. ablocareportare via da un luogo, collocare; 3. composto composto

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Verbi e formule di defissione nelle laminette di maledizione osche 69

    La spiegazione formale proposta da Bcheler viene accolta da Pascal, cheaccoglie anche il significato delleditio princeps, e da Buck e Kent, i quali, tutta-via, preferiscono come traduzione il lt. adferat100. Bugge individua quale pre-verbio ad-: ad- + fluk- > ad-flukad > afflukad (per assimilazione), proponendocome significato, adigit101. La stessa segmentazione della forma viene propostada Pisani, il quale riconosce come base del verbo la radice *flak- (> lt. fulc-i,sostengo): *ad-flak- >afflukad; quanto alla semantica del verbo, Pisani individualo stesso significato proposto da Buck e Kent: adferat102. Il verbo viene ricondot-to a questa stessa area semantica da Conway e Vetter, che propongono,rispettivamente, abduxeris e admoveat103. Gray connette, invece, la forma al lt.ab-laqueo: to seize unexpectedly or by guile, to ensnare, to carry off104.

    Parte degli studiosi segmenta diversamente la forma, individuando af- comepreverbio: Huschke ritiene af-luk-adcorrispondente semantico e formale del lt. ad-flig-at105; Deecke connette alla radice *lk-strappare (af-luk-ad), per cui il ter-mine significherebbe abripiat106. Mancini, come abbiamo visto, individua comebase del verbo *lak-107.

    Fino a Mancini, dunque, si riteneva che aflukade aflakus, II pers. sg. del fut.II, appartenessero allo stesso paradigma; la mancata velarizzazione della vocale te-matica in aflakusveniva motivata attraverso la (supposta) esistenza di una alter-nanza morfofonologica (> u) tra tema del presente e tema del preterito108.Dal momento che lazione espressa dal verbo di maledizione aflukad non puessere quella di evocare, Mancini ritiene che le due forme verbali debbano

    appartenere a due diversi paradigmi: poich a l. 11 Pacio Clovazio viene maledettoaffinch diventi vittima sacrificale (sakrim) per la volont di Keres Arentika edella sua coorte ([tuvai heriai]inim tuvai legine[i]), lo studioso ritiene che aflakusappartenga alla sfera semantica dell offrire, rivolgere in sacrificio: aflakus se tuavrai offerto109. Quindi ll. 10-12:

    Vibiiai akviiai svai puh aflakus Pakim Kluvatiium Valaimas puklumsupr[us terastuvai heriai]

    con a- da una basefluk-(a-flukad> aflakus), da confrontare con il lt.flaccere, per cui il verbo avreb-be come significato far avvizzire (Bcheler 1878: 52-54).

    100Cfr. Buck 19282: 64; Pascal 1894: 14-15; Kent 1925: 260.101Cfr. Bugge 1878: 14-16.102Cfr. Pisani 19642: 87-88.103Cfr. Conway 1897: 598, s.v.; Vetter 1953: 37, 381.104Cfr. Gray 1902: 297-298.105Cfr. Huschke 1880: 28-30.106Cfr. Deecke 1886: 182.107Cfr. Mancini 2006: 82-83.108Cfr. Planta 1892: 238, 284-285.109Cfr. Mancini 2006: 84-87, il quale, tuttavia, non propone una soluzione etimologica; come

    possibile etimo del verbo, lo studioso propone *a-flak-, radice che arrivava, tuttavia, ad un risultatodel tutto diverso.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Francesca Murano70

    inim tuvai legine[i]inim sakrim svai puh aflakus huntrus teras huntrus a[pas PakiuiKluvatiiui]

    Valaima{i}s Puklu avt: Keri: aretik[ai]aut ulas leginei [

    a Vibia Aquia, se tu assolutamente avrai offerto Pacio Clovatio, figlio di Valaimasopra [la terra; alla tua volont] e alla tua coorte, se come vittima sacrificale tulavrai offerto sotto terra e sotto lacqua, [a Pacio Clovatio] figlio di Valaima o aCeres Arentika o alla sua coorte[ .

    Le laminette finora prese in considerazione provengono tutte dallambitocampano e costituiscono il nucleo documentario defissorio osco di pi antico rin-venimento110. Rispetto alle laminette campane, che presentano tutte formule dimaledizione, pi o meno articolate, le altre defixiones in lingua osca, sia quelle diambito brettio e lucano, redatte in alfabeto greco, sia lunica defixiodal Sannio, re-datta in afabeto epicorico, presentano il solo topic, costituito dalla denonimazioneonomastica del/dei personaggio/i da defiggere.

    Quanto alle laminette osco-greche solo tre testi, la defixioSt Lu 45 da Rocca-gloriosa (Lucania) e le defixiones St Lu 44 da Krimisa e Lazzerini 2004 da Petelia(Bruzio), recano sequenze di non chiara interpretazione, variamente consideratedagli editori e di possibile pertinenza formulare.

    La laminetta da Roccagloriosa (IV sec. a.C.) fu rinvenuta nel 1977 allinternodi un complesso con funzioni cultuali111. Il testo, molto frammentario, grafica-mente diviso in due sezioni: la prima, costituita dalla sola l. 1, di non perspicua

    interpretazione ed occupa lintera larghezza del piombo, mentre nella secondasezione (ll. 2-8), contenente le denominazioni personali dei defissi, viene rispettatolincolonnamento a partire circa da met della laminetta. Rispetto a tale impagina-zione, l. 1 si trova divisa in due parti delle quali, almeno la prima, sembra non con-tenere materiale onomastico; questa prima parte di l. 1 potrebbe contenere, secon-do Poccetti, primo editore del testo, una formula imprecatoria, mentre la secondamet della linea potrebbe contenere la menzione del primo defisso: alla ripartizionecontenutistica corrisponderebbe quella grafica, per cui la prima met della laminettacontiene la sola formula di maledizione, la seconda gli antroponimi incolonnati112.

    La formula, cos riconoscita, dunque:

    [2-3][6-7][3-4][2-3]

    considerando lintera l. 1 oppure

    110I rinvenimenti delle laminette campane si collocano tutti tra la fine dellOttocento e gli inizidel Novecento; il resto del corpusproviene da scoperte pi recenti, risalenti allultimo quarto del se-colo scorso, con un forte incremento soprattutto durante gli anni Novanta.

    111 Cfr. Gualtieri 1990: 137-138.112 Cfr. Poccetti 1990: 146. Lo studioso prende in considerazione la possibilit che la laminetta

    possa rappresentare un caso di reimpiego e che l. 1 non appartenga, dunque, al progetto testuale delladefixio. Cos Rix, che espunge l. 1 dal testo (St Lu 45).

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Verbi e formule di defissione nelle laminette di maledizione osche 71

    [2-3]

    limitatamente alla prima parte della linea.Purtroppo in nessuna delle due segmentazioni proposte possibile isolare se-

    quenze pertinenti al sistema osco: posta la limitata conoscenza che possediamodella lingua osca, possibile che la linea contenga non una formula magica, masemplici sequenze con valore esoterico.

    La defixioda Krimisa (fine IV sec. a.C. - met III sec. a.C.) fu rinvenuta du-rante gli anni Settanta allinterno di una tomba in prossimit del tempio di ApolloAleo113. Il testo presenta tre sole linee di scrittura, le prime due recanti i nomi dei

    due defissi, e , la terza di non facile comprensione:o114

    Poccetti ritiene che possa essere individuata in questa sequenza una espressio-ne imprecatoria o una formula magica, al cui interno possibile segmentare la se-quenza , formalmente interpretabile come III pers. sg. di un verbo didefis-sione. La sequenza presenta, comunque, una particolare catena foni-ca che ne rafforza una sua interpretazione come vox magica ottenuta, probabil-mente, mediante il parziale utilizzo o deformazione di elementi lessicali indigeni ealloglotti: nella sequenza possibile riconoscere il comparativo avverbiale ola forma, pi o meno intenzionalmente deformata, del superlativo maimas, 115.

    La seconda defixio dalla Calabria contenente materiale magico presenta una

    pi complessa conformazione culturale: la commistione linguistica presente neltesto, in cui si ha compresenza tra morfologia osca e dorica per personaggi perti-nenti al solo ambito italico e lutlizzo di materiale formulare greco, testimonia conefficacia la situazione di diglossia presente nel Bruzio.

    La defixiodi Petelia (IV sec. a.C. - inizi III sec. a.C.) stata rivenuta nel 2000nella necropoli ellenistica della citt116; il testo suddiviso in quattro colonne dicui le prime tre contengono eslusivamente antroponimi117e la quarta una formuladi esecrazione in dialetto dorico (ll. 4-5):

    113Cfr. Poccetti 1990: 145 nota 16.114Sebbene sia possibile segmentare sequenze di pertinenza onomastica anche allinterno di

    questa linea (e () ), lindividuazione di formule onomastiche porterebbe, tuttavia, al-linterruzione della simmetria compositiva del testo: se, infatti, le ll. 1-2 contengono, infatti, ciascunauna denominazione personale con un caso diverso (nom.; acc.), l. 3verrebbe a contenere due denominazioni con diversa marca morfologica; inoltre, sarebbe necessariointerpretare () come gentilizio abbreviato, senza che, tuttavia, vi sia una giustificazioneepigrafica di tale abbreviazione (Poccetti 1984: 85-86).

    115Cfr. Poccetti 1984: 86. La sequenza presente anche su l. 3a della defixioSt Lu 46 (daCastiglione di Paludi), per la quale si veda Poccetti 1993a: 225.

    116Cfr. Lazzarini 2004: 674.117 La sequenza di l. 5 non di perspicua interpretazione; sebbene Lazzarini

    escluda la presenza di antroponimi su questa linea, sembra possibile, almeno teoricamente, unasegmentazione TA() (o TA), contenente materiale onomastico non altri-

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Francesca Murano72

    , h

    accogli, o Hermes sotterraneo, tutto ci e tienilo qui sotto ed alcune sequenze dinon perspicua comprensione, interpretabili come voces magicae(ll. 1-3)118:

    []h

    Lazzarini propone di vedere nella sequenza di l. 3 un parziale calco in osco

    della formula dorica: al dorico corrisponderebbe del testo osco (?) ea la sequenza , forma ablativa del dimostrativo (< *eksd)119.Poccetti propone una differente interpretazione morfologica delle due forme econsidera () (

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Verbi e formule di defissione nelle laminette di maledizione osche 73

    Bernab Pajares, A. 2003 Las ephesia grammata: gnesis de una frmula mgi-ca,MHNH3: 5-28.

    Bonfante, G. 1933 Sobre una forma osca de presente (manafum) y sobre algunospresentes griegos,EmeritaI: 102-121.

    Bottiglioni, G. 1954 Manuale dei dialetti italici: osco, umbro e dialetti minori:grammatica, testi, glossario con note etimologiche, Bologna, STEB.

    Bravo, B. 1995 Magia tra virgolette? Sullantologia di defixiones pubblicata da J.G. Gager,Athenaeum83: 517-525.

    Bral, M. 1908 Une nouvelle inscription osque,MSL XV: 146-148.Bcheler, F. 1878 Oskische Bleitafel,RhMus, n. F., XXXIII: 1-77.Bcheler, F. 1907 Neue italische Dialektinschriften,RhMus, n. F., LXII: 554-558.Buck, C. D. 19282A Grammar of Oscan and Umbrian, with a Collection of Inscrip-

    tions and a Glossary, Boston, Ginn e Company Publisher - The Atheneum Press.Bugge, S. 1878Die oskische Execrationsinschrift der Vibia. Altitalische StudienI,

    Christiania, A. W. Brogge.Cardona, G. R. 1981Antropologia della scrittura, Torino, Loescher.Cardona, G. R. 1990I linguaggi del sapere, Roma-Bari, Laterza.Conway, R. S. 1889 The Duenos Inscription,AJPh10, 4: 445-459.Conway, R. S. 1897 The Italic Dialects. Edit with a Grammar and Glossary, Cam-

    bridge Mass., Cambridge University Press.Danielsson, O. A. 1884 ber umbrisches und oskisches esuf, essuf in Pauli, C.

    (Hrsg.),Altitalische StudienIII, Hannover, Hahn: 139-186.

    Deecke, W. 1886 Appendix Altitalische Vermuthungen, in Zvetaieff, J. V., In-scriptiones Italiae inferioris dialecticae in usum praecipue academicum,Mosquae, typis C. Herbeck: 173-184.

    Dupraz, E. 1998 Sur la forme osque turumiiad,RPhLXXII, 2: 213-217.Faraone, C. A. 1991 The Agonist Context of Early Greek Binding Spells, in Fa-

    raone C. A., Obbink D. (edd.),Magika Hiera. Ancient Greek magic and reli-gion, New York - Oxford, Oxford University Press: 3-32.

    Faraone, C. A. 1995 The Performative Future in Three Hellenistic Incantationsand Theocritus Second Idyll, CPh90, 1: 1-15.

    Gager, J. G. 1992 Curse Tablets and Binding Spells from the Ancient World, NewYork-Oxford, Oxford University Press.

    Garca Teijeiro, M. 1989 Retrica, oratoria y magia, in Morocho Gayo, G.

    (coord.),Estudios de drama y retrica en Grecia y Roma,Len, Universidadde Len - Servicio de Publicaciones: 143-153.Graf, F. 1994La magie dans lantiquite greco-romaine: ideologie et pratique, Paris,

    Les belles lettres (trad. it.La magia nel mondo antico, Laterza, Roma-Bari 1995).Gray, L. H. 1902 Contributions to Old Italic Etymology,BB27: 297-310.Gualtieri, M. 1990 Laminetta con iscrizione dal pianoro centrale. Il contesto ar-

    cheologico, in Gualtieri M., Fracchia H. (a cura di), RoccagloriosaI. Labi-

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Francesca Murano74

    tato: scavo e ricognizione topografica (1976-1986), Napoli, Publications duCentre Jean Berard: 137-141.

    Herbig, G. 1913 Altitalische Verbalformen,IF32: 71-87.Huschke, P. E. 1880Die neue oskische Bleitafel und die pelignische Inschrift aus

    Corfinium, Leipzig, Teubner.Jordan, D. R. 1985 A Survey of Greek Defixiones not Included in the Special

    Corpora, GRBS26, 2: 151-197.Kagarow, E.G. 1929 Griechische Fluchtafeln,Eos, suppl. vol. 4.Kent, R. 1925 The oscan curse of Vibia, ClPhX: 243-267.Knobloch, J. 1978 Neues zur oskischen Fluchtafel (Vetter 7) in Akademischen

    Kunstmuseum in Bonn,RhM, n. F., CXXI: 164-166.Kropp, A. 2006 Versprachlichung von Schadenzauberritualen in der rmischen

    antike, in Arias Abelln, C. (d.),Latin vulgaire-latin tardif VII. Actes du VIIColloque international sur le latin vulgaire et tardif, Sevilla, Universidad deSevilla: 387-398.

    Kropp, A. 2008 Magische Sprachverwendung in vulgaerlateinischen Fluchtafeln(defixiones), Tbingen, Gunter Narr.

    Khnert, 1894 Feuerzauber,RhMXLIX: 37-58.Lazzarini, M.L. 2004 Lamina plumbea iscritta da Petelia,MedAntVII, 2: 673-680.Lejeune, M. 1955 Les correspondants italiques de lat. finxit et de lat. fecit, in

    Krahe, H. (Hrsg.), Corolla Linguistica. Festrschrift Ferdinand Sommer,Wiesbaden, Harrassowitz:145-153.

    Lejeune, M. 1976Lanthroponymie osque, Paris, Belles lettres.Lpez Jimeno, M. A. 1990 Las cartas de maldicin,Minerva4: 131-144.Lpez Jimeno, M. A. 1997 La finalidad de las tablillas mgicas de maldicin

    (defixiones),ECls112: 23-34.Mancini, M. 1988 Sulla defixioosco-latina Vetter 7, SSL28: 201-230.Mancini, M. 2006 Osco aflukadnella defixioVetter 6, in Caiazza, D. (a cura di),

    Samnitice loqui. Scritti in onore di A. L. Prosdocimi, Piedimonte Matese,Banca Capasso: 73-90.

    Mancini, M. 2009 Il preterito latino tra continuit e discontinuit:facio,feci,fefa-ked, in Ancillotti A., Calderini A. (a cura di), Lumbro e le altre lingue del-lItalia mediana antica. Atti del I Convegno Internazionale sugli Antichi Um-bri, Perugia, Jama: 67-96.

    Marchese, M. P. 1976 Le defixionesosche (Ve. 3-7), SEXLIV: 292-305.Minervini, G. 1857 Nuove scoperte capuane,Bull. Arch. Nap., n. s., V, 111: 97-104.Morandi, A. 1982Epigrafia italica, Roma.Murano, F. 2009 Considerazioni sulla defixioVe 4,Alessandria3: 103-110.Pariente, A. 1972 La supuestas formas oscas manafumy akdafed, in Bttner, T.

    (ed.),Homenaje ofrecido a Antonio Tovar, Madrid, Gredos: 349-373.Pascal, C. 1894 La tavola osca di esecrazione,Rend. R. Acc. Napoli: 1-26.Pisani, V. 19642Le lingue dellItalia antica oltre il latino, Torino, Rosenberg & Sellier.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Verbi e formule di defissione nelle laminette di maledizione osche 75

    Planta, R. 1892 Grammatik der Oskisch-Umbrischen DialekteI, Strassburg, K. J. Trubner.Planta, R. 1893 Eine dritte oskische Bleitafel,IFII: 435-441.Planta, R. 1897 Grammatik der Oskisch-Umbrischen DialekteII, Strassburg, K. J. Trubner.Poccetti, P. 1984 Su due laminette plumbee iscritte nel Museo di Reggio Cala-

    bria,Klearchos101-104: 73-87.Poccetti, P. 1990 Laminetta con iscrizione dal pianoro centrale. Il testo della la-

    minetta, in Gualtieri M., Fracchia H. (a cura di),RoccagloriosaI. Labitato:scavo e ricognizione topografica (1976-1986), Napoli, Publications du CentreJean Berard: 141-150.

    Poccetti, P. 1991 Forma e tradizioni dellinno magico nel mondo classico,AIONFilol. 13: 179-204.

    Poccetti, P. 1993a Nuova laminetta plumbea osca dal Bruzio, in Napolitano, M.L. (a cura di), Crotone e la sua storia tra IV e III secolo a.C. Atti del Semina -rio Internazionale, Napoli, Stab. arte tipografica: 213- 232.

    Poccetti, P. 1993b Rilettura e riflessioni dopo un dibattito, in Poccetti, P. (a curadi),Atti della giornata di discussione Latabella defixionisdi Laos(=AION

    Ling15): 151-190.Poccetti, P. 1993c Aspetti e problemi della diffusione del latino in area italica, in

    Campanile, E. (a cura di), Caratteri e diffusione del latino in et arcaica,Pisa, Giardini: 73-96.

    Poccetti, P. 1995 Lingue speciali e pratiche di magia nelle lingue classiche, inBombi, R. (a cura di),Lingue speciali e interferenze.Atti del Convegno Semi-

    nariale, Roma, Il Calamo: 255-273.Poccetti, P. 1997 Linee generali di una storia della magia nella cultura romana,

    Brnice14: 168-174.Poccetti, P. 1998 Liscrizione osca su lamina plumbea Ve 6: maledizione o pre-

    ghiera di giustizia? Contributo alla definizione del culto del Fondo Patturelli aCapua, inI culti della Campania antica.Atti del Convegno Internazionale diStudi in ricordo di Nazarena Valenza Mele, Roma, Bretschneider: 175-184.

    Poccetti, P. 2000 Due tabellae defixionisosco-greche dalla Calabria nel Museo diNapoli, in Paci, G. (a cura di),Epigraphai. Miscellanea epigrafica in onoredi Lidio Gasperini, Tivoli, Tored: 671-684.

    Poccetti, P. 2005 [2008] La maledizione delle attivit di parola nei testi magicigreci e latini,AION Ling.27: 339-382.

    Poccetti, P. 2006 Sul paradigma del verbo fare (< *dheh1-) nelle lingue dellIta-lia antica, in Caiazza, D. (a cura di), Samnitice loqui. Scritti in onore di A. L.Prosdocimi, Piedimonte Matese, Banca Capasso: 91-112.

    Poccetti, P. in stampa Il bilinguismo osco-greco in una citt bruzia nel riflesso di unnuovo documento, inLe lingue dellItalia antica oltre il latino: lasciamo parlarei testi. Incontri di Studio dellIst. Lombardo di Scienze e Lettere50, Milano, LED.

    Prosdocimi, A. L. 1989 Le religioni degli Italici, inItalia omnium terrarum pa-rens, Milano, Garzanti-Scheiwiller: 475-545.

  • 5/21/2018 VERBI E FORMULE DI DEFISSIONE NELLE LAMINETTE DI MALEDIZIONE OSCHE

    http:///reader/full/verbi-e-formule-di-defissione-nelle-laminette-di-maledizion

    Francesca Murano76

    Prosdocimi A. L., Marinetti A. 1994 Appunti sul verbo latino e italico. V: la vo-cale di raddoppiamento nel perfetto, in Cipriano P., Di Giovine P., ManciniM. (a cura di), Miscellanea di studi linguistici in onore di W. Belardi, Roma,Il Calamo: 283-304.

    Rix, H. 2002a Sabellische Texte: die Texte des Oskischen, Umbrischen und Sudpi-kenischen, Heidelberg, C. Winter.

    Rix, H. 2002b Oskisch niir kulupu, in Fritz M., Zeilfelder S. (Hrsg.),Novalis in-dogermanica. Festschrift fr G. Neumann, Graz, Leykam: 417-431.

    Rix H., Kmmel M., et al. (Hrsg.) 20012Lexikon der indogermanischen Verben (=LIV), Weisbaden, Ludwig Reichert.

    Schmidt, W. P. 1965 Zur Goldfibel von Praeneste,IF70: 200-208.Skutsch, F. 1897DTA: XXIV.Tambiah, J. 1985 Culture, Thought and Social Actions. An anthropological Per-

    spective, Cambridge, Harvard University Press.Untermann, U. 2000 Wrterbuch des Oskisch-Umbrischen, Heidelberg, C. Winter.Versnel, H.S. 1991Beyond Cursing: The Appeal to Justice in Judicial Prayers, in

    Faraone C. A., Obbink D. (edd.),Magika Hiera. Ancient Greek magic and re-ligion, New York - Oxford, Oxford University Press: 60-104.

    Versnel, H.S. 1994 Peprmenos: The Cnidian Curse Tablets and Ordeals ofFire, in Hgg, R. (ed.), Ancient Greek Cult Practices from the Epigraphic

    Evidence.Proceedings of the Second International Seminar on Ancient GreekCult, Stockholm, Astroms: 145-154.

    Vetter, E. 1942 Literaturbericht fr die Jahre 1934-1938, GlXXIX: 205-246.Vetter, E. 1953Handbuch der italischen Dialekte, Heidelberg, Winter.Watkins, C. 1995 How to kill a dragon. Aspects of indo-european poetics, New

    York - Oxford, Oxford University Press.Wnsch, R. 1897 Defixionum Tabellae Atticae. Corpus Inscriptionum Atticarum,

    IG III, 3, Berolini, de Gruyter.

    bstract

    The article examines the various bindin0g formulas contained in the Oscan curse repertory

    consisting of 13 texts written on lead, to emphasize analogies and differences among these spells andthose witnessed by defixiones belonging to other cultural traditions. The author proposes several

    hypothesis for the comprehension of some Oscan forms.