Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

76

description

Opere 2006 - 2011 “in volo” 12 giugno - 12 settembre 2011 Boscolo dei Dogi - Madonna dell’Orto Venezia

Transcript of Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Page 1: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti
Page 2: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Angela OcchipintiOpere 2006 - 2011

“in volo”

12 giugno - 12 settembre 2011Boscolo dei Dogi - Madonna dell’Orto

Venezia

“partiture nomadi”

23 settembre - 4 novembre 2011Spazio Thetis - Arsenale Nuovissino

Venezia

a cura di Elisabeth Sarah Gluckstein

Page 3: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Angela Occhipinti

“in volo”“partiture nomadi”nel contesto di Contaminante- Il pensiero che saràUna storia in dodici capitoli per immaginia cura diElisabeth Sarah Gluckstein

Boscolo dei Dogi, Madonna dell’Orto, Veneziadal 10.06 al 12.09.2011

Spazio Thetis all’Arsenale Nuovissimo, Veneziadal 23.09 al 31.10.2011

con il patrocinio diRegione del VenetoProvincia di VeneziaComune di VeneziaFondazione Istituto Listz

coordinamento generaleTheSeven

in copertinaVolo del condor andinoPartitura nomade

in collaborazione conSpazio Thetis

con la partecipazione di Arte in Bragora

immagine coordinataStudio Didot

pubbliche RelazioniTaob

assistenza tecnicaBiagio Ciraldo, settore Arte e Cultura, S. Giovanni Battista in Bragora

assistente curatorialeFrancesca Perelli

traduzioni di Elisabeth Sarah Gluckstein

un sentito ringraziamento aElisabeth Sarah Gluckstein, Roberto Cigarini, Biagio Ciraldo, Antonietta Grandesso, Eleonora Mayerle, Cristina Pernechele, Padre Vittorio Buset, Giancarlo De Marco, Donato Gagliano, Antonia Iurlaro

www.angelaocchipinti.comEdizioni MaingrafBresso Milano

Page 4: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Angela OcchipintiOpere 2006 - 2011

in volo - partiture nomadi

diario di viaggio tascabilepocket-sized travel diary

Page 5: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

I Passaggi cromatici di Angela Occhipintitra adagio ed allegro vivace

Colore e suono sono come due fiumi, costata Goethe nel suo compendio “Zur Farbenlehre” del 1810, due fiumi che nascono da un’unica mon-tagna, ma che scorrono in condizioni del tutto diverse. E’ evidente che l’origine dei rapporti tra musica e pittura non debba essere ricercata su piano semantico formale, ma attraverso l’analisi della struttura compo-sitiva dell’opera artistica. All’inizio del Novecento Aleksandr Skrjabin compone “ il Poema del Fuoco” , il primo tentativo di unificare organi-camente la musica e la pittura. Secondo il suo concetto certe sensazio-ni coloristiche musicali avrebbero consentito delle vibrazioni interiori profonde, capaci di far risuonare in vari modi l’anima del fruitore. In questo mondo parallelo percepibile ma invisibile Angela Occhipinti viaggia spesso, non solo per un debordante bagaglio di memorie ed esperienze, ma perché la sua esperienza si presenta totalizzante. Da un lato cittadina del mondo, i suoi viaggi disegnano una mappa geografica cresciuta nel corso di faticose spedizioni, senza sosta, in luoghi di cul-ture antiche. Dall’altro l’artista è una vestale delle affinità elettive, che la conducono ad esplorare delle arti e delle scienze diverse dalla sua, incontrando dei personaggi di altri tempi sul parterre di un “asaroton oikon” , con le parole di Platone, che coglie le sublimi contrapposizioni tra ciò che si vede e ciò che si immagine, al fine di asserirne la sostan-ziale equivalenza. Un viaggio può mutare il nostro io, può farci ritornare indossando una nuova filosofia di vita. Ogni volta che Angela Occhipinti torna da un viaggio, il suo baule è pieno di incontri, di terre scoperte, di nuovi incanti che, trasformate in opere d’arte, sembrano rivelare i loro più remoti segreti. In opposizione all’avventura dei diari di viaggio di Se-pùlveda in Patagonia e nella Terra del Fuoco che diviene la più ele-mentare forma di vita, le esplorazioni di Occhipinti si concretizzano nell’arte, rigenerando la pratica di archiviare il mondo circostante per salvare la propria integrità etica, utilizzando la memoria biografica in quanto ricostruzione della storia collettiva oppure individuale, al fine di tradurli nell’immaginario artistico. L’opera che spazia tra dipinti, scul-ture, installazioni ed incisioni, sono il bagaglio culturale di una serie di

viaggi, recenti e non, in Sud America, meta geografica prediletta che ha condotto l’artista a concludere una delle sue ricerche più profon-de, quella sulla stratificazione delle memorie antropologiche, arcaiche e moderne, collettive e personali: con la conclusione di essere arrivata per ripartire, in volo. Come tema ineludibile della sua opera, che è la sua vita, Occhipinti mira al giusto mezzo, all’equilibrio, e non a caso ha nuovamente scelto il volo per darne testimonianza, il volo in declinazioni differenti, dal volo degli avvoltoi a quello degli angeli. Lo scenario si svolge in una dimora storica a Venezia, nella Villa Rizzo Patarol, oggi residenza al-berghiera di passanti casuali di tutto il mondo che trascorrono giorni, settimane e mesi alla ricerca dei segreti della bellezza di Venezia. Una delle sue installazioni recenti riprende la narrazione visiva del de-stino degli angeli, messaggeri della luce. Due bauli, di tempi, materia-li e forme diversi, sistemati nella Hall d’ingresso, racchiudono delle ali angeliche. Apparenti antagonisti, il bene e il male si avvolgono nel bianco e nel rosso delle piume; le piume bianche ripartono poi per il volo: la caduta è ormai superata. È necessario accettare la sua lezione, se vogliamo uscire dal passaggio devastante dalla memoria della sto-ria alla memoria dei desideri, purtroppo effimeri, di una società che, anche utilizzando la contingente crisi generale, è obbligata a cambiare per salvarsi. E ancora “Il Volo del Condor”, altro capitolo della stessa mostra in cui Angela Occhipinti, affascinata dalle ali degli avvoltoi e della loro capa-cità di sfruttare le correnti ascensionali, è tentata di sfidare la tragedia di Icaro. Sono questi i colori che leggiamo dallo spettro cromatico di alcuni lavori suoi, il rosso opaco della testa degli avvoltoi, il nero del piumaggio, il bianco largo al margine delle ali, il grigio delle cavità rocciose. In contrasto con la poesia antica persino ai testi di Gaston Bachelard, Angela Occhipinti non ci parla di caduta, il suo immaginario dinamico del volo misura esplicitamente la nostalgia inespiabile dell’al-tezza: il movimento dal basso verso l’alto, l’audacia, la tensione verso la conoscenza che si fa desiderio. Un vettore orientato in senso verticale caratterizza la progressione ascendente legata alla luce, al sole, senza fare cenno all’invadenza didascalica del mito che ricorda la punizione di chi, abbandonando la terra, aspira ad un grado superiore.Cambiamo spazio e tempo. Torniamo al Simposio di Platone. Il tema

Page 6: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

ruota sempre attorno al viaggio, inteso come esperienza e maturazione dell’uomo. È lì, sul parterre di un “asaroton oikon”, che s’incontrano l’artista Occhipinti e l’ospite più gradito dei commensali: Franz Liszt che ha fatto della sua vita una dimostrazione della verità della filosofia, attraverso la vita appunto. Quanti motivi di riflessione, di interesse, di partecipazione emotiva nella musica e nella vita del compositore un-gherese con l’anima sempre in bilico, “in viaggio”, tra le due essenze della sua personalità. Occhipinti cattura lo spirito di Liszt, il trasmigra-tore. Gli scrupolosi biografi di Liszt ci parlano spesso dei suoi incontri, trattandosi di un uomo che di incontri ha vissuto. La sua vita, in effet-ti, si presenta come l’Album d’un voyageur, dall’infanzia in Ungheria fino ai soggiorni nelle capitali Europee dell’epoca. Questo concetto di vita in continuo movimento, la stratificazione delle memorie collettive e personali, pone in evidenza che il viaggio non è espressione della re-altà sociale di un paese, ma piuttosto della nostra nostalgia e che siamo eternamente alla ricerca di noi stessi. Le esperienze di viaggio di Angela Occhipinti si ricollegano a quella di Liszt, nel voler ritrattare “tramite la musica (e l’arte in generale) alcune delle mie sensazioni più forti e le impressioni più vivaci.” Viaggio dopo viaggio, la loro creatività si arricchisce di ulteriori combinazioni, nuovi significati, risonanze interiori: così il viaggio nell’universo della musi-ca diviene strumento metafisico per avvicinarsi al senso dell’esistenza umana. Nella mostra allo Spazio Thetis la proposta di Occhipinti rac-chiude il simbolo Faustiano dell’anima moderna per la cui rappresenta-zione Johann Wolgang von Goethe aveva impiegato sessant’anni. Di nuovo ci traspare l’angelo invisibile che spiega il motivo per il quale Faust viene salvato: per la sua continua aspirazione all’infinito prote-sa su ideali sempre più elevati di livello morale, sociale e culturale. Il luogo dove viene messo in scena il dramma antico e altrettanto contem-poraneo nell’ottica di Occhipinti, è l’Edificio dei Modelli, dominato sul tetto dall’Astronomo di Jan Fabre che misura il cielo e protetto di lato dalle Madonnine di Alfredo Romano. Un luogo idoneo già di per sé al fine di accogliere le Partiture Nomadi che scendono dal soffitto, celan-do i codici alchemici della natura per chi sa leggerli. E percepiamo le note del Mephisto Valzer, gli atteggiamenti mefisto-felici dell’imponente Sinfonia Faust. Occhipinti afferra questa musica cinetica trasformandola in spartiti dipinti, dà colore alle “diablerie”, in-

trecciate con le voci di un coro angelico, dà vita al duello tra il peccato e la virtù. I colori di questo opus alchemico giocano un ruolo fondamen-tale. Il bianco e il nero, che non esistono nella vita reale (quasi fossero i tasti del pianoforte immaginario di Liszt); il rosso, l’anima che scorre attraverso le vene e il sangue; infine l’oro, materia che diventa volatile, come la conoscenza, inafferrabile. Il Liszt di questo incontro è sul viale del tramonto, già divenuto Abate, un Liszt, in definitiva, che compiva uno dei suoi ultimi viaggi, che giungeva, come Céline, in fondo alla notte. L’angelo di Occhipinti lo aspetta.Il lessico artistico di queste due mostre veneziane si basa su poche icone ricorrenti, il cerchio, il quadrato, la spirale, che le servivano allora come coordinate di spazio e tempo. Nel corso degli anni, le forme materiche, come strutture inconsce, sono una testimonianza del percorso che l’ani-ma in volo ha attraversato per venire alla luce. Tempo e spazio si rac-chiudono nel confine della superficie del quadro; ma poi si dilatano nel tempo e nello spazio della vita dell’uomo. Angela Occhipinti ci insegna che un viaggio che non ci muta, è un viaggio inutile. Non l’ha solo com-preso, ce lo dimostra spesso in modo sorprendentemente diverso.Il retour eternel delle vicende nella storia dell’uomo mi fa pensare ai “due angeli in volo” del Verrocchio al Louvre. L’armonia è svanita da-gli angoli dei nostri occhi. Per ritrovarla prima dentro di noi e per poi proiettarla nel mondo, l’arte cosmogonica di Angela Occhipinti è un praticabile strumento di catarsi per un avvenire più pacifico e costrut-tivo.

Elisabeth Sarah Gluckstein, 2011

Page 7: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Angela Occhipinti’s chromatic passagesfrom adagio to allegro vivace

Colour and sound are like two rivers, Goethe states in his famous book “Zur Farbenlehre” in 1810, two rivers that derive from one unique mountain, but run to different directions. So it seems quite clear that the origin of the relationship between music and painting cannot be researched on a semantic formal level, but through the analysis of the elements of the art work. At the beginning of the 19th century Aleksan-dr Skrjabin composes “The Poem of the Fire”, the first attempt to unify music in an organic way. According to his concept, certain colour sen-sations should have provoked interior profound vibrations which echo in our souls. In this parallel world, perceptible but invisible, Angela Occhipinti is used to roam around, not only for her luggage that over-flows from memories and experiences, but for the simple reason that her experience is total.On one hand she is cosmopolitan, and her travels draw a geographic map which has grown in the course of tiring expeditions, without any stop, to the sites of antique cultures. On the other hand the artist seems a Templar of elective affinities which lead her to study arts and sciences different from hers, on coming across personalities of past eras on the parterre of an “asaroton oikon”, to speak with Plato who assembles su-blime oppositions between what we can see and what we can imagine, in order to create a substantial balance between both.A travel can mute our ego, can make us return dressed up with a new philosophy of life. Every time when Angela Occhipinti gets back from a travel, her lugga-ge is rich of encounters, of discoveries, of new delights, which reveal their carefully hidden secrets when being transformed into art. In contrast to the adventurous travel diary by Sepùlveda in Patagonia, a book that represents the most elementary form of life, Occhipinti’s expeditions get a clear definition by means of her art. Her method me-ans regenerate the practice of archiving the world around us in order to save the proper ethical integrity. She uses biographical memory like a reconstruction of collective or individual history, by transforming it into artistic imagery. Her work includes painting, sculpture, installa-tions and etchings; the cultural luggage of numerous travels, in more or

less recent times. South America, her preferred geographic aim, led her to the point of concluding a long and profound research work, on the behalf of the layers of anthropological memories, archaic and modern ones, collective and personal ones, with the conclusion of having been arrived and already being prepared to start again, for the next flight.As an indispensable topic of her art that means her life, Occhipinti loo-ks for interior and exterior balance, and this is why the choice to work once more on the topic of the flight is not casual, the flight interpreted in various declinations, from the flight of the vultures to the flight of the angels. The plot develops in a historical Venetian dwelling, in Villa Riz-zo Patarol, a today’s luxury hotel residence for casual passers by from all over the world, that spend days or weeks or months on the search of the secrets of the beauty of Venice.One of her recent installations gets close to the visual narration of the angels’ destiny, the messengers of the light. Two suitcases, different in shape and material and from different periods, positioned in the huge entrance hall, enclose transparently angels’ wings inside: apparent an-tagonists, the good and the evil, plunge into the white and red colour of the feathers. The white feathers start for a new flight, the risk of falling down has been overcome. It seems necessary to us to accept her lesson, if we want to get out from the catastrophic passage from the memory of history to the ephemeral memory of the banal desires of a society which is obliged to change if it wants to be saved. And again “The Condor’s flight”, another chapter of the same exhibi-tion in which Angela Occhipinti, fascinated by the falcon’s wings and by their capacity to make profit by the currents of ascension , tries to challenge Icarus’ fall. We may read this from the chromatic spectrum of some of her works, the dark red of the falcon’s head, the black of the feather dress, the large white spot at the border of the wings, the grey of the rocks. In opposition to the antique poetry, running through the ages to Gaston Bachelard’s texts, Angela Occhipinti does not speak about the fall, her dynamic imagery of the flight measures our indelible nostalgia of the height. The longing for the movement from the lowest point to the highest, the courage, the tension towards the knowledge which makes it desirable. A vector orientated in vertical sense charac-terises the progressive movement of ascension connected with the sun, with the light, without leaving a sign of didactic invasion of the myth

Page 8: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

which remembers the punishment of who aspires a higher grade, after having abandoned the earth.Let us change space and time. Let us return to Plato’s Simposio. The topic evolves on the basis of the idea of travelling, intended as an expe-rience and maturation of Man. Angela Occhipinti and the most appre-ciated host of the commensals, Franz Liszt, meet on the parterre of an “asaroton oikon”. The Hungarian composer made of his life a demon-stration of the truth of philosophy, by means of his own life story. How many reasons for reflecting, for wondering, for emotional participation in Liszt’s life with a soul in suspense, on a constant travel, between the two essences of his personality. Occhipinti captures Liszt’s spirit, the spirit of a transmigration. His scrupulous biographers often talk about his numerous amours. His life resembles to his Album d’un voyageur, from the childhood in Hungary to the many stays in European capitals of his epoch. The idea of a life in eternal movement, the contamina-tion between collective and personal memories, put into evidence that a travel is not an expression of the social reality of a country but of our nostalgia when we look for ourselves all our life. Angela Occhipinti’s experiences get connected with Liszt in the wish to portrait “through music and through art in general, some of my strongest and vital impressions”. Travel after travel their creativity gets more and more enriched by more and more combinations, new meanings, interior echoes; the travel in the universe of music becomes the metaphysical instrument for getting nearer to the sense of humanity. In the exhibition at the Spazio Thetis Occhipinti’s proposal encloses Faust’s symbol of the modern soul for whose description Johann Wolfgang von Goethe had employed sixty years. And again the invisible angel appears that explains the motive for which Faust will get saved: for his continuous aspiration towards infinity through ideals which rise more and more on the moral, social and cultural level. The place where the antique and contemporary drama takes place, is the Building of the Models at Spa-zio Thetis, dominated on its roof by the Astronomer of Jan Fabre who measures the sky and which is protected on one side by the Madonne of Alfedo Romano. A suitable site to host Occhipinti’s Partiture Nomadi hanging down from the ceiling, hiding the alchemical codes of Nature for who can understand them.And we can perceive the notes of the Mephisto Waltz, those Mephisto-

telian attitudes of the impressing Faust Symphony. The artist captures Liszt’s kinetic music transforming it into painted papers, giving colour to the “diableries”, woven into the voices of an Angels’ Choir, giving life to the eternal duel between the sin and the virtue. The colours of his alchemical opus play a fundamental role. The white and the black which do not exist in real life (as if they were part of the keyboard of Liszt’s imaginative piano); the red which is the soul flowing through the veins and the blood; finally the gold, the material that becomes volatile, like knowledge, unseizable. Angela Occhipinti’s Liszt is already on the path towards the twilight, a man that has already accomplished his last experiences, waiting, like Céline, for the dark of the night. Her angel will wait for him.The artistic language of her recent Venice exhibitions is based on a few icons, the circle, the square, the spiral, a lexicon she used in former times as coordinates of space and time. In the course of the years her art has become more and more the shape of subconscious structures, the proof of the never ending travel her soul had to go through to reach the light. Space and Time are enclosed at the border of the surface of her works, and passing the borderline they enlarge in the space and in the time of Man’s life. Angela Occhipinti teaches us that a travel that does not leave traces in us, that does not transform us, is a useless travel. She has not only perceived this, but she demonstrates this to us in a surpri-sing, and always different way.The retour eternel of the occurrences and events in man’s life reminds me a sculpture by Verrocchio at the Louvre, entitled “Two Angels in Flight”. Harmony vanishes in front of our eyes. In order to regain it and to project it to the world, Angela Occhipinti’s cosmogenic art is a practicable in-strument of catharsis for a more peaceful and constructive future.

Elisabeth Sarah Ggluckstein, 2011

Page 9: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

partitura nomade

opere/worksPitture/Sculture/Incisioni/Collages

2006 - 2011

Page 10: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

in volo

recinto magico

Page 11: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

dittico: volo del condor

Page 12: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

spazio aperto viagg’io

Page 13: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

dittico: omaggio al condor

Page 14: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

volo 235 il viaggio alla valle del condor, frame video

Page 15: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti
Page 16: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

il tempo dell’attesa

Page 17: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

blu, tessere il futuro

Page 18: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

tessere il filo per ritornare

Page 19: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

elemento terra

libri della memoria

Page 20: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

spazio aperto dittico: la nascita del condor

Page 21: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

dittico:partiture

il volo del condor

Page 22: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

ambiguità spaesamento

Page 23: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

omaggio alle linee di Nazca

Page 24: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

dittico: appunti di viaggio

Page 25: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

libri scultura spazio-tempo trittico: l’attimo che precede

Page 26: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

salvare il pianeta era un ghiacciaio

Page 27: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

incontri polittico: strutture di memoria

Page 28: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

assonanze dream

Page 29: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

frammenti ritrovati ambiguità del viaggio

Page 30: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

reperti registrazione di memorie

Page 31: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

viaggio 2504 time is

Page 32: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

4 elementi

Mefisto valzer

Page 33: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

acquaariafuocoterra

Page 34: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

cosmogonia: terra - luna - sole

Page 35: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

cosmogonia: terra - luna - sole

Page 36: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

I love sole cosmogonia: terra

Page 37: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

cosmogonia: dittico luna

Page 38: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

cosmogonia: dittico luna 2

Page 39: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

strutture no. 48114836

cosmogonia, installazione

Page 40: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

la storia del condor, installazione

Page 41: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

attesecosmogonia:sole terra luna

Page 42: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

l’occidente incontra l’oriente

Page 43: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

red passion omaggio a Franz Listz

Page 44: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

viaggio come metafora della vita il silenzio della musica

Page 45: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

dittico: partiture nomadi

Page 46: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Mefisto valzer, partitura nomade 1 Mefisto valzer, partitura nomade 2

Page 47: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Mefisto valzer, partitura nomade 3 Mefisto valzer, partitura nomede 4

Page 48: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

lette

re d

’am

ore:

I lo

ve y

ou 1

lette

re d

’am

ore:

I lo

ve y

ou 2

Page 49: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

lette

re d

’am

ore:

I lo

ve y

ou 3

lette

re d

’am

ore:

I lo

ve y

ou 4

Page 50: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

segnali di atterraggio viaggio nel viaggio

Page 51: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

acquiloni

Page 52: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti
Page 53: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Lago argentino, Patagonia

Moai, Isola di Pasqua - Rapa Nui

Appunti di viaggio. Argentina-Cile-Perù

Patagonia, novembre 2010

Viaggio sempre da sola in compagnia del mio silenzio...Sperimento ancora una volta la mia capacità di solitudine. Opero come un nomade, e insieme mi ritrovo tessitrice di ricordi sull’orizzonte mo-bile del viaggio. Nel viaggio la fluidità e il senso del tempo, di volta in volta, è espanso, contratto o moltiplicato.I miei pensieri, in questa Patagonia selvaggia e solitaria, diventano per-sonaggi di una rappresentazione scenica, dove ogni forma prende origi-ne e altrettanto misteriosamente scompare. I colori raggiungono i miei sensi e le mie emozioni diventano un linguaggio immaginario: le forme virano dal silenzio al suono, poi nuovamente al silenzio; gli oggetti diventano ombre, ombra e materia. Da qualche parte finisce la natura e inizia l’artificiale metafora dell’acqua e del ghiaccio, energia e vitalità che s’intrecciano. Superfici riflesse, spazio – tempo – energia.I grigi, le terre, i neri, i bianchi e i rossi riempiono sonori il mio corpo “ ..la Patagonia si addice alla mia immensa tristezza…”, scriveva Cen-dras. Al contrario la mia non è una tristezza vuota, è una tristezza piena, sonora, contemplativa, ricca di percezioni fra scenari sempre mutevoli, dove gli unici suoni sono quelli del vento che sibila fra i cespugli ver-de–ocra e il grido degli uccelli. Una natura astratta e irreale, disabituata all’uomo.Il lungo serpente d’asfalto è costeggiato dai “corrales”, quei recinti di filo spinato che limitano la Patagonia pubblica da quella privata delle “estancias”. Raramente s’incrociano gauchos a cavallo, gli spazi sono così vasti che è difficile incontrare pecore (il primo segno della presen-za dell’uomo). Il vento è così forte che anche i condor fanno fatica a volare. In terra i cespugli vorticano, sono simili a cuscini spinosi, di un verde grigio cenere, ed emettono una loro musica.La provincia di Salta fino ai confini della Bolivia. I grandi deserti dal fascino misterioso e dai colori vividi e solari, l’accecante lago di sale. Tutta la terra è percorsa da piccoli e grandi canyon. Le rocce esaltano sfumature che vanno dal rosa al rosso fino a raggiungere il viola. A vol-te il colore si distribuisce a righe parallele, e taglia i monti con strisce orizzontali. Le piante sono basse e spinose e il cielo è di un azzurro puro

Page 54: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

dove le nuvole disegnano il loro ritmo. È un paesaggio inviolato, che affascina con una luce particolare ed evoca stati di libertà interiore.Isola di Pasqua: cerchio magico, sfera-ombelico del mondo, sentire con gli occhi e vedere con le mani. La misura delle cose e il racconto del viaggio è un itinerario fotografico attraverso l’Argentina, il Cile e la Bolivia. L’idea della partenza e lo smarrimento del “sé”. Il rapporto con gli altri, l’identità segreta degli eventi e individuare il loro diveni-re, compresso nel loro essere. Misuro il passare del tempo, con il suo durare e la dilatazione del “qui e ora”, e mi ritrovo con l’Ambiguità dell’Oracolo e i segnali di atterraggio. Tutto abita nello stesso tempo e le mie scarpe sono piene dei miei passi.

Gran Salar, Bolivia

Perù, giugno 2011

Sterminata terra e infinito cielo tra parole e immagini. I miei viaggi sono sempre in sintonia con la poesia di Kavafis dove la vita è viaggio, e Itaca ne è lo stimolo, non la meta da raggiungere. …”Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze ”…Dal Pacifico alle Ande è un lungo racconto dove le parole si confon-dono con le immagini e perciò forte diventa il desiderio di volare e di abbandonarsi al gioco dell’immaginazione per scoprire il senso più profondo delle cose, misurare le attese e ripercorrere le passioni. Senza limiti, trovare la nostra libertà oltre l’orizzonte degli eventi e del mito di Icaro, sollevarsi da terra, spiegare le grandi ali e osservare ogni cosa dall’alto bruciando magari anche l’anima. Come un albatro sorvolare i deserti costieri lungo l’Oceano Pacifico, vedere dal cielo le dune dorate che ho calpestato, le piramidi dissot-terrate dei siti archeologici che ho percorso; e poi, dal mare, risalire la Cordigliera delle Ande e volare come un condor ad ali spiegate, le mie dita aperte come le sue penne estreme...Pochi paesi al mondo si possono confrontare con la bellezza del pae-saggio del Perù. In tutto il paese ci sono immensi scavi archeologici, molti ancora sotterrati. Ho girato nel silenzio della mia solitudine questi

Cruz del condor

Page 55: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

luoghi mentre il vento e la sabbia riempivano il mio volto, i miei ca-pelli e i miei vestiti. Piena di sabbia, così mimetizzata, sono diventata parte della natura e del paesaggio. Mi sono mossa a passi lenti per non inviolare il senso sacro del luogo e ho compreso il cane che si rotolava sulla sabbia scavando lo spazio necessario per la sua schiena mentre le zampe erette e invidiose contestavano il cielo lontano.Ora ho la nostalgia dell’incredibile spettacolo del giallo oro delle dune di Paracas, che si fondono con il blu intenso dell’oceano e della riva, con i suoi animali sdraiati pigramente al sole. Foche, lontre, leoni di mare che ti guardano con occhi buoni, dilatati, dolci e curiosi; qualcuno cerca di imitarmi nella posizione retta, ma ricade poi nel dolce far nulla, men-tre i pinguini a frotte si tuffano dalle rocce volando in acqua. Sono mor-bidi e sinuosi nei loro movimenti come se una musica interna li guidasse e regolasse loro la sintonia con le onde dell’oceano. Ho guardato le mie braccia, le mie gambe e mi sono sentita inadeguata come un extraterre-stre… forse era questo lo stupore che leggevo nei loro occhi.A Nazca il cielo è sempre terso, metallico nella sua azzurra purezza, l’aria è secca e l’altitudine rende pesante il respirare, il sole brucia la pelle e all’ombra fa freddo. Qui esistono solo la terra e il cielo. Il luogo è arido piano desolato e disseminato di rocce scure, ed è simile a un paesaggio lunare. Gli scavi delle linee, apparentemente infinite, solcano il terreno come incisioni sacre di proporzioni ciclopiche. Tra le figure tracciate ci sono comples-se geometrie, ma prevalgono le figurazioni di animali di ogni genere e grandezza: colibrì, condor, una scimmia, un serpente, una balena, un lama, una lucertola, un fiore, un uomo che sembra un marziano, un ragno; e tante frecce, affiancate spesso da linee rette che indicano dire-zioni misteriose. Alcuni graffiti sono enormi: la lucertola è lunga 180 metri, alcuni uc-celli 270. Il loro disegno geometrico e curvilineo lascia sgomenti per dimensioni e perfezione. A tutt’oggi non si è riusciti a spiegare perché gli indios Nazca avrebbero svolto un lavoro così titanico quando l’unica via per vedere i disegni era guardarli dall’alto.Mi piace supporre che queste linee siano dei labirinti sacri da percorre-re in processione: una via ininterrotta di preghiere, di canti e di passi, offerto dal popolo agli dei Incas.

Cordigliera dell’Urubamba

Fortezza di Ollantaytambo

Page 56: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Il loro sacro nasce in un teatro naturale dominato da catene montuose gigantesche, con fiumi enormi, e deserti. Uno scenario, quindi, dove gli uomini sono piccolissimi e insignificanti e il rispetto per la natura diventa venerazione.Gli indios si consideravano parte integrante della natura, come può es-sere un fiume o una caverna, e questo rituale forse permetteva la trasfor-mazione dell’uomo in un’altra sostanza, entro una più generale visione cosmica. “La processione” fatta anche di echi e voci nostalgiche, si muoveva secondo le linee del disegno scelto restituendo all’immagine la vita e il movimento. Visto dall’alto era sicuramente uno spettacolo gratificante per le divinità supreme del sole e della luna.La bellezza dei paesaggi mi lascia senza fiato e mi sazia il corpo e lo spirito; mi emoziono tanto davanti allo spettacolo della natura che ogni volta credo che sia il momento più intenso della mia vita.Quando lascio un luogo, mi rattristo come se fosse il termine dell’intero

Passo Patapampa 4850 m

viaggio. Per questa ragione fotografo sempre la mia ombra, che si allun-ga con il calare del sole e prende possesso del terreno e dei monumenti che mi emozionano. Pertanto la mia impronta diventa l’immagine della mia nostalgia e la testimonianza per la tristezza dell’imminente addio. La mia anima-ombra, troppo lunga per questo mio breve corpo, è la mia compagna, è la mia memoria, è la mia solitudine, è il contenitore dei miei ricordi ed è anche il mio saluto al sole mentre attendo la luna.Accumulo sensazioni, percezioni, attitudine a comprendere i significati. Sono una girovaga solitaria, e, passo dopo passo, mi ritrovo tessitrice d’im-magini e di parole mentre il vento dei miei pensieri canta dentro di me.Arequipa, la città bianca per il colore della pietra con la quale sono stati costruiti gli edifici del suo centro, è un’isola verde al centro di una vasta zona desertica. Il Monastero di Santa Catalina è una piccola città all’interno di Arequi-pa, dove il tempo si è fermato, in una pace e in silenzi irreali, con le sue vie, piazze, fontane, lavatoi, chiostri, cappelle, cucine e alloggi per le

Cordigliera centrale delle Ande

Page 57: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

monache. Stupefacente è la varietà dei colori dei piccoli edifici che van-no dal bianco al blu, dal rosso all’arancio. Mi stupisce anche la mesco-lanza dei fiori e in ogni angolo si respira una quieta atmosfera d’irrealtà. Una pausa necessaria prima di immergermi di nuovo nel viaggio.Un luogo, unico al mondo, è la valle dei vulcani nel dipartimento di Arequipa, dove profonde gole si alternano a maestosi vulcani coperti di neve. Qui si trovano i canyons più profondi del mondo, quello del Colca e quello di Cotahuasi. In questa valle con 80 crateri vulcanici, quasi tutti in attivo, il paesaggio è lunare e la natura è padrona assoluta del territorio, l’uomo deve ancora combattere per vivere in questa terra, e non pensa certo a proteggerla. Nel paesaggio vivono contrasti cromatici eccezionali, fatti di vibrazio-ni, spesso tono su tono: sembrano brani pittorici di Giotto e di Sassetta. Qui il vento e gli agenti atmosferici sono padroni, e come caparbi artisti corrodono e incidono le colate laviche, disegnano grafiti e costruiscono

Mercato di Pisaq

sculture forgiate su rocce e lava. La terra scrive la sua storia e suggerisce all’uomo nuovi significati, nuove idee: forse svela la magia della vita. La strada che parte da Arequipa verso nord s’inerpica sui tornanti dei vulcani Misti, Chachani e Ampato, coperti di neve, e raggiunge uno dei posti più indescrivibili della terra, il canyon del Colca, che è il più pro-fondo del mondo, 3.400 metri di profondità, dove scorre il fiume Colca.Fatico a respirare e il cuore batte veloce, faccio un respiro profondo per smuovere l’energia che è dentro di me, poi espiro l’aria come piccola parte integrante e imprescindibile dell’universo. Profonda contempla-zione del paesaggio, rilassamento. Mai sono stata così vicina al cielo. Questo è il regno incontrastato del maestoso condor andino. Ammiro a lungo il planare di questi magnifici uccelli e il loro volo s’incide nel silenzio dello spazio.

Rovine del palazzo Hatun Rumi Cancha

Page 58: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Come in tutto il Perù anche questa valle custodisce vestigia degli antichi abitanti della zona, i Collagua. Nel Canyon del Colca i villaggi sono fermi a un tempo lontano e i passi montani sono così alti che sembra possibile toccare il cielo e accarezzare i maestosi condor col loro volo e i loro sommessi gridi come sussurrati.La strada è un serpente che sale, a quasi cinquemila metri il fiato è corto, anche l’auto avanza a fatica, ma il paesaggio è davvero meraviglioso. La cordigliera andina con le cime innevate incornicia l’altipiano dove incontro mandrie di lama e alpaca, che vivono qui allo stato selvaggio.Poco lontano si trova il lago Titicaca, vastissimo a una quota di oltre 3800, e il clima è mitigato dalle sue acque.Le Isole Uros sul lago sono grosse piattaforme costruite con strati di canne di totora intrecciate. Lì vivono ancora, in capanne fatte di canne, i discendenti dell’antico popolo degli Uros. Si naviga da un’isola all’al-

La valle del’Urubamba

tra con le loro barche fatte di canne, il viaggio si riempie di profondi e irreali silenzi e la solitudine porta un senso di pace.L’altitudine e la paglia, che morbidamente cede sotto ai miei piedi, mi danno una vertigine strana e piacevole.La visione del Lago al tramonto mi regala emozioni che mi lasciano sen-za fiato e i miei occhi sono rapiti dall’oro intenso dei colori e dalle lun-ghe ombre che coprono di mistero tutte le cose. Il paesaggio è favoloso, questa vista, per la sua diversità e unicità, vale da sola tutto il viaggio.La necropoli di Sillustani è un luogo mistico ed è usato ancora dagli stregoni per i loro rituali. Tutto è dominato da un oscuro silenzio che si attorciglia e invade le grandi torri funerarie, anche il loro riflesso nelle acque del lago Umayo inquieta per il continuo ondeggiare.Arrivo a Cusco, ombelico dell’Impero Inca. Cusco con le sue chiese barocche, i palazzi nobiliari e i possenti baluardi militari Inca, è la città più antica d’America. Quando Colombo scoprì il nuovo mondo, Cuzco

Cumuli di sassi votivi, Passo Patapampa, 4850m

Page 59: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

era già la capitale dell’Impero Inca. Possiede un fascino particolare che si respira nelle strade e nei mercati dai mille colori. Oggi la città è la base ideale per visitare Machu Picchu e la mitica Valle Sacra degli Incas attraversata dall’Urubamba.Poco lontano da Cusco visito Saqsaywaman, Qenq’o, Puca Pucara e Tambomachay, fortificazioni costruite con pietre ciclopiche a scopo reli-gioso e militare e devastate dai conquistatori spagnoli. Le antiche mura inca sono impressionanti per gli incastri di massi pesanti centinaia di tonnellate e le singole pietre sono state squadrate per ottenere innesti perfetti. Gli spagnoli non riuscirono a comprendere come avessero potu-to trasportare simili colossi e attribuirono l’opera al diavolo in persona: perciò, laddove vi riuscirono, distrussero tutto.La cosa che mi ha stupito e affascinato è che avevo già visto nell’Isola di Pasqua la stessa tecnica di lavorazione. Anche lì ho visto i medesimi

Machu Picchu, terrazzamenti

grandi blocchi di pietra, uniti e sormontati a secco, con gli stessi incastri per la costruzione delle basi dei loro recinti sacri. Penso che la potenza magica del pensiero trasporti, come su vettori invisibili, le idee.

Machu Picchu

La mattina dopo sono partita molto presto con il ferrocarril per Aguas Calientes, chiamata anche Machu Picchu Pueblo. Il treno costeggia il fiume Urubamba e offre viste spettacolari su gole strettissime e monti maestosi che s’innalzano oltre la fitta coltre di nubi. Avvicinandosi ad Aguas Calientes il paesaggio cambia progressiva-mente con il diminuire dell’altitudine, si lasciano le praterie montane

Machu Picchu, pietra Intihuatana

Page 60: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Machu Picchu, Mausoleo Real

Page 61: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

e si sprofonda nella giungla nebulare. E’ un nuovo mondo ovattato, silenzioso e umido, dove ogni singolo pezzo di terreno è ricoperto da vegetazione verdissima che pullula letteralmente di vita. Ancora una volta palpito in simbiosi con la Natura e cerco di fermare le immagini con la mia fotocamera. Ho lo scatto facile perché ho paura che i miei occhi non possano rapidamente vedere tutto e che la mia memoria non abbia lo spazio sufficiente per contenere e ricordare quello che vedo.Da Aguas Calientes con un piccolo bus raggiungo la cima della mon-tagna dove è situata la favolosa e grandiosa città Inca di Machu Picchu con una vista spettacolare sulla sottostante valle dell’Urubamba. L’in-sediamento ciclopico è stato costruito sul dorso di uno sperone sporgen-te e rappresenta una concreta sfida dell’uomo nei confronti della natura. Il terreno è scosceso, terrazzato e con molti gradini ed è contornato da precipizi impressionanti. I sentieri sono stretti, pericolosi e frequen-temente al bordo degli strapiombi e si snodano con molti dislivelli tra imponenti blocchi di pietra perfettamente squadrati. Tutto questo dà l’ebbrezza della conquista e il fiato si fa corto per la fatica, per la paura e per l’altitudine.Sono le sette del mattino e attendo che l’alba “accenda” le rovine nasco-ste dalla foresta nebulare che avvolge Machu Picchu. Qui ogni mattina, da secoli, al sorgere del sole, le nubi si sollevano e come per incanto si ripete lo spettacolo del disvelamento della città inca, che mai fu violata dai conquistadores.Nel tardo pomeriggio lascio con malinconia questo luogo mistico, dove il cielo e la terra s’incontrano. Il crepuscolo inizia a cancellare i contorni delle cose e la mia voce si disperde nel vento che si è alzato. Divento taciturna, di colpo mi rattri-sto e lascio spazio alla nostalgia. Nazim Hikmet scrisse … “Durante tutto il viaggio, la nostalgia non si è separata da me e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia”. Ma la mia nostalgia è densa di voci, d’incontri, di echi e i ricordi sono pieni di parti di me: la fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Mi attendono altri luoghi e nuove emozioni. Ancora una volta sarà un cammino per arrivare alla profonda conoscenza e contemplazione delle cose più segrete, scoprire la magia che regola le forze della Natura. Lima mi attende e poi il mio ritorno a casa. Ora il mio corpo è una carta geografica piena di luoghi, sensazioni, idee e immagini. Come i cam-

melli mi sono abbeverata a lungo in questo viaggio e ora sono pronta alla traversata solitaria del deserto incontaminato dei ricordi all’interno del mio studio: per lavorare.

Angela Occhipinti

Machu Picchu

Page 62: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Isola di Pasqua, Moai

Notes on my journey to Argentina-Chile-Perù

Patagonia, November 2010

I always travel lonesome, in company of my silenceOne more time I experience my readiness to accept solitude. I act like a nomad, and with this I feel like weaving my memories in the mobile horizon of my journey. On travelling, the fluidity and the sense of time, from case to case, gets expanded, contracted, multiplied.My thoughts on this wild and lonesome Patagonia become protagonists of a theatre presentation where every form takes its origin and myste-riously at a sudden disappears. Colours approach to my senses and their emotions become an imaginative language : the forms mute from silen-ce to sound, then once again towards silence; objects become shadows, shadow and matter. In certain places nature stops existing and an artifi-cial metaphor of water and of ice comes into being, energy and vitality which flow into each other. Reflected surfaces, space , time, energy.The shades of grey, of black, of white and red fill my body with sounds: “Patagonia befits to my infinite sadness”, Cendras says on this behalf. On the opposition to this sort of a sadness, mine is not empty but a rich, sonorous and contemplative, rich of perceptions between continuously changing sceneries where the only sounds are those of the wind that sings between the bushes in green and yellow and the cry of the birds. An abstract, unreal nature which is not used to human beings.The endless asphalt snake is accompanied by so called “corrales”, those lines of barbed wire that confines public Patagonia from the private of the “estancias”. It rarely happens that gauchos on their horses meet each other, the areas are so vast that it seems improbable to encounter sheep, which could be interpreted as a sign of human presence. Wind is so strong that even the Condors are fatigued to fly. On the earth the bushes whirl, similar to spiny pillows, of a greenish, ash grey shade, and intonate a strange music.Then the Province of Salta to the borderline of Bolivia. The huge de-serts with its mysterious fascination and its vivid and solar shades, the blinding lake of salt. The entire territory is drifted by big and small canyons. The rocks exalt particular colours from rose to dark red to violet. Sometimes the colour is distributed in parallel lines and cuts the

Page 63: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

mountains by means of horizontal signs. The vegetation is short and spiny, the sky wears a pure blue where the clouds draw their rhythm. This is a landscape which has never been violated, a landscape that fascinates with his special light and evokes a condition of interior fre-edom.The Easter Island: a magic circle, a sphere that means the navel of the world. To listen with your eyes and to see with your hands. The dimen-sion of things and the recite of the journey is a photographic itinerary through Argentina, Chile and Bolivia. The idea of departure and the lea-ving behind of yourself. The relationship with others, the secret identity of events and the possibility to individuate its future that is hidden in its being. I measure the passing of time, with its duration and its dilatation of “hic et nunc”, and I find myself in front of the ambiguity of the Oracle and its signs of arrival. Everything lies in the same time and my shoes flow over, from the endless burden of my steps.

Perù, June 2010

Endless planes and infinite sky between words and imagesMy travels are always in syntony with Kavafis’ poems in which life is a journey and Ithaca is its impulse but not the aim to be reached. “ When you will move towards Ithaca, you should wish that the road you find is long enough, rich of adventures and experiences...”From the Pacific to the Andean mountains my journey evolves like a long story where the words melt with images; so this is why the desire to fly gets so strong, to abandon myself to the game of imagination, to discover the profound sense of things and to measure my expectations, walking along the already experienced passions.Without any limits, you can find freedom beyond the horizon of the events of Icarus myth, leave the ground behind and rise from the earth, extend the wide wings and observe everything from above, setting on fire even your soul. You can fly over the long coasts of the Pacific Oce-an like an albatross, watch by distance the golden dunes which my feet have touched before, the unearthed pyramids of the archaeological sites which I have walked through; and then the sea, going up the Andean Cordigliera and flying like a Condor, with open wings, and my widened

fingers are like his extreme feathers.Only a few countries in the world can compete with the beauty of the Peruvian landscape. All over the country there are endless archaeologi-cal sites, many of them under the earth. I travelled through these places in the silence of my solitude, while the wind and the sand covered my face, my hair and my clothes. The sand hid my body until I became part of the nature and the landscape. I had to move with slow steps to avoid to violate the sacred meaning of the space. I understood the dog which tried to excavate some necessary space into the sand for its back where-as his feet standing upwards challenged the distant sky.Now I feel nostalgia for the spectacle of the golden dunes of Paracas which unify with the intense blue of the ocean and of its shore, with its lazy animals lying in the sun. Seal skins, sea otters, sea lions which look upon me with sweet and curious eyes. One of them tries to copy my upright position, but falls then back to pleasant leisure, while the penguins jump from the rocks into the water. Smooth and snaky in their movements as if an interior music had guided them and donated the syntony with the ocean’s waves. I looked at my arms, at my feet and I felt such inadequate like an extraterrestrial, maybe this is was the rea-son for their astonishment I read in their eyes.A Nazca the sky is usually bright, metal like in its light blue pureness, the air is dry and the height makes it heavy to breathe, the sun burns

Vulcano Misti 5822m

Page 64: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

the skin, but in the shadow one gets cold. This place is made of sky and earth. An arid, desolate plane, with dark rocks here and there, similar to a lunar landscape. The excavations of the lines which seem to be infinite, mark the land like sacred etchings of cyclopean proportions. Between the traces of the figures you may discover complex geometri-es, but even more you may find the representations of animals of every kind and dimension : humming birds, a monkey, condors, a snake, a whale, a llama, a flower, a lizard, a man who resembles a Martian, a spider; and numerous arrows, put side by side near straight lines which indicate mysterious directions.Some of the graffiti are monumental: the lizard is 180 meters long, some of the birds 270 meters.Their geometrical and curvilinear design left me consternated for the perfection and the dimension.

Chiesa di Chivay, Valle del Colca

Until this day nobody has succeeded in explaining why the natives of Nazca had achieved such a titanic work if the only way to get aware of it was to watch the art works from above. I like the idea to presume that these lines represent sacred labyrinths which only can be walked through in procession : an uninterrupted path of prayers, of songs, offered by the people to the Incas. Their sacred place is a truly natural theatre which is dominated by gigantic mountain chains, with enormous rivers and deserts in between. A sort of a scenery where human beings get small and insignificant, and the respect for nature becomes veneration.The Indios thought they were an integrative part of Nature, like a river or a cave and only this rite could probably guarantee man’s transformation into another substance, within a more general cosmical vision. The pro-cession, made of echoes and nostalgic sounds, moved following to the lines of the drawing which had been selected, in order to bring the image

Santa Catalina Arequipa

Page 65: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

back to life and into movement. Observed from the sky, it was a grati-fying spectacle for the supreme divinities of the Sun and the Moon.The beauty of the landscape leaves me without breathe and fills my body and my spirit with joy. Every time my emotion is so strong that I believe to live the most intense moment of my life.When I have to leave a certain place, I become sad as if this moment were the end of the entire journey. For this reason I take a photo of my shadow which gets longer and longer with the sun set so that I can get into the possession of the territory and of the monuments which I adore. My imprint becomes the image of my nostalgia and a testimony of my sadness because of the imminent farewell. The shadow of my soul, too long for my small body, is my company, my memory, my solitude, the case of my souvenirs, and at the same time my farewell to the sun while I am waiting for the moon. I collect sensations, perceptions, attitudes to understand their meanings. I am a solitary wanderer, and step by step, I find myself weaving images and words while the wind of my thoughts sings inside myself.

Icesberg lago argentino

Arequipa, the white city, because of the colour of its stones with which had been built the houses in its centre, is a green island in the middle of a large desert area. The Monastery of Santa Catalina is a small town inside of Arequipa, where time has stopped, in an indescribable peace and unreal silence, with its small streets and squares, fountains and cloi-sters, chapel, kitchens and lodgings for the nuns. The variety of colours of all those small buildings is astounding, shades that differ from white to blue, from red to orange. I am also surprised by the patchwork of the flowers and in every corner one respires an atmosphere of unreality. A necessary break before I immerge myself into a new travel.A unique place in the world, is the valley of the volcanoes in the region of Arequipa, where deep gorges alter with majestic volcanoes covered with snow. Here you can find the deepest canyons of the world, named Colca and Cotahuasi. In this valley of about eighty craters which are ne-arly all active, the landscape is lunar and nature is the absolute empress of the territory. Man has to fight for his survival in this land, and cer-tainly does not think of protecting it. In this landscape chromatic con-trasts dominate, made of vibrations, frequently in similar shades : they resemble painted pieces by Giotto and Sassetta. The wind and the atmo-spheric agents are the masters of the territory and behave like obstinate artists who corrode the lava flow and construct sculptures shaped out of the rocks and the lava. The earth writes its story and suggests Man new meanings and new ideas: maybe it reveals to him the magic of life.The street leading from Arequipa to the North climbs on the hairpin bends of the mixed volcanoes of Chachani e Ampato, which are snow covered, and reaches one of the most indescribable places on earth, the Colca Canyon which is the deepest of the world, with a depth of about 3400 meters. I fatigue in breathing and my heart beats fast. First I make a profound respire to move the energy I feel inside, then I expire the air as a small but integrative and essential part of the universe. I contem-plate the landscape and finally relax. I have never been so near to the sky. This is the unopposed reign of the Andean condor. For a long time I admire the gliding movement of these magnificent birds and their flight engraves into the silence of the space.As all over Peru, even this valley guards relics of the ancient inhabitants of this area, the Collagua.In the Colca Canyon the villages have remained the same as in the past,

Page 66: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

and the mountain passes reach a height where you think it is possible to touch the sky and to stroke the majestic condors in flight and you can hear their hushed cries as if they whispered. The street resembles a snake that climbs up the mountain, at a height of nearly 5000 meters I am short of breath, the car has the same difficulties as well, but the landscape is of an extraordinary beauty. The Andean mountains with its snowy peaks frames the plateau where I meet herds of llamas and alpacas strolling around.Not far away I see the Lake of Titicaca, at a height of 3800 meters, the climate is mild because of the water. The islands of Uros in the lake are huge platforms constructed by means of layers of woven turtle reeds. Still today there live the descendants of the antique civilization of the Uros, in shacks made of reeds. One can row from one island to the other, using their boats. The trip is accompanied by profound and unreal silence which produces a sense of peace. The height and the

Linee di Nazca

straw which buckles under my feet, provoke in myself a sense of unk-nown and pleasant vertigo. The vision of the sea at the sunset transmits emotions that leave me without breath and my eyes are captured by the intense gold of the colours and by the long shadows which cover the mysteries of all things. The landscape is outstanding, this particular view, for its diversity and its singularity, it is worth the entire journey.The Necropolis of Sillustani is a mystic place and often used by magi-cians for their rites. Everything is covered by an obscure silence which twines itself around us, invading the big funeral towers and its reflec-tions in the water of the lake of Umayo renders restless for the constant movement of the waves.Finally I arrive in Cuzco, the navel of the Incas’ Empire. Cuzco with its baroque churches, the aristocratic palaces and the powerful bastions, is the oldest city of America. When Christopher Columbus discovered the

Centro archeologico Pachacamac

Page 67: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

New World, Cuzco was already the capital of the Incas’ Empire. It has a certain fascination which one can feel in the streets and on the markets rich of colours. Today the city is the ideal basis to visit Machu Picchu and the mythical Sacred Valley of the Incas, crossed by the Urubamba. Not far away from Cuzco I visit Saqsaywaman, Qenq’o, Puca Pucara e Tambomachay, fortresses constructed with cyclopic stones for religious and military reasons, later on destroyed by the Spanish conquerors. The old Inca walls impress us for the joints of stone masses, hundreds of tons, and the single pieces had been squared to reach a perfect clutch. The Spanish could not understand how they could have transported si-milar colossus and assigned this opus to the Devil : this is why they felt like destroying most of the constructions.What fascinated me most of all that I had already noticed the same tech-nique on the Easter Island.There I had seen the same big stone blocks, unified and set up as dry stone walls, with the same joints they had used for the construction of the basis of their sacred enclosures. I believe that the magic power of the

Donne andine, Valle del Colca

thought may transport our ideas, by means of invisible vehicles.

Machu Picchu

The next morning I left very early by train for Aguas Calientes, which is also named Machu Picchu Pueblo. The train goes parallel to the river Uru-bamba and offers spectacular sights on very narrow gorges and majestic mountains which are higher than the dense blanket of the clouds.Approaching Aguas Calientes the landscape changes progressively with the reduction of the height, I leave behind the mountain ranges and get into a nebular jungle. This seems to me a new world, silent, humid and muffled, where every single piece of land is covered by a dark green vegetation which pours with life. One more time I am captured by the symbiosis with nature and I try to fix these images with my photo camera. I make one shoot after the other as I am afraid my eyes cannot see everything quickly enough and that my memory does not have sufficient space to remember all I observe.

Page 68: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

From Aguas Calientes I reach the peak of the mountain by a small bus where the fabulous Inca city of Machu Picchu is situated, with a magni-ficent view on the valley of Urubamba. The cyclopean settlement was erected on the crest of a protruding spur and represents Man’s concrete challenge towards Nature. The land is precipitous, terraced, with many steps, and surrounded by impressive cliffs. The paths are very narrow, dangerous and frequently at the edge of precipices, winding themselves on different levels through perfectly squared stone blocksAll of this gives you the feeling of the thrill of a conquest, and the breath gets short for the fatigue, the sense of fear and the height. It is seven o’clock in the morning, and I wait for the dawn which should light the hidden relics in the nebular forest which surrounds Machu Picchu. Here every morning, for centuries, at the sunrise, the clouds disappear and as if by magic the spectacle of the unveiling of the Inca town gets repeated, a site, by the way, which was never violated by the “ conquistadores “.In the late afternoon I leave this mystic place where the sky meets the earth, accompanied by deep melancholy. The dawn initiates to cancel the surroundings of things, and my voice gets dissipated with the upco-ming wind. I fall silent, at a sudden I get sad, and permit nostalgia to return. Nazim Hikmet writes “In the course of a travel, nostalgia has never left me and nothing remains of the travel if not the sense of nostalgia.” But my own nostalgia is full of voices, of encounters, of echoes. Memories are rich of parts of myself : the end of a travel is only the start of a new one.Other places are already waiting for me and new emotions as well. Ano-ther time there will be a path in order to arrive at the point of profound knowledge and of the contemplation of the most secret things, in order to discover the magic that rules the forces of Nature. Lima is waiting for me and after that my return back home. Now my body resembles a geographical map full of places, sensations, ideas and images. Similar to the camels I watered myself a long time during this travel and now I am ready for the lonesome passage of the desert, without contamina-tions of memories inside my studio: I start working.

Angela Occhipinti

Filo magico: intervento dell’artista su un sito archeologico, Machu Picchu

Page 69: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Isola di Pasqua, Moai

Curriculum Vitae Angela Occhipinti nasce a Perugia, vive e lavora a Milano.

Nel lavoro di Angela Occhipinti, il “repertorio”di immagini, di sen-sazioni e di simboli è divenuto memoria collettiva e individuale allo stesso tempo e il simbolo è quasi sempre accentratore di una verità che si sedimenta nel segno, nei colori e nelle forme. Il dialogo spirituale tra cielo e terra, è rappresentato dalla manifestazione sacra degli aquiloni dove nel loro spazio magico sono racchiuse memorie e oblio tra passa-to, presente e tensione verso il futuro. Le matrici incise, spesso non ven-gono stampate, ma usate come reperto unico dell’opera d’arte, così la materia diventa elemento pittorico e partecipa alla vita e palpita come sostanza - tutta umana - di passione, a cui talvolta viene sovrapposta la parola per “non dimenticare”. Questi sono i punti centrali del lavoro che fanno della memoria il “luogo” dell’umanità dove l’io e il mondo si incontrano nella tensione dell’essere e i loro confini restano vivi, ma in-definiti, come indefinito è il confine tra la verità e il sogno, l’ironia e la menzogna, il corpo e l’anima. Un lungo viaggio all’interno dell’uomo, un percorso da leggersi come riconquista del proprio io, tra la padro-nanza di valori e l’estraniazione dalla storia. Per Angela Occhipinti le mete del viaggio, quelle vere, sono nascoste dietro la curva del cuore e il viaggio è la metafora della vita.

Docente di Tecniche dell’incisione, insegna Scrittura creativa e libro d’artista presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 1961 frequenta a Milano la stamperia di Giorgio Upiglio. Dal 1968 espone, sempre con mostre personali di pittura, incisione e scultura, presso le gallerie più importanti di Milano quali: Studio Marconi, Galleria Seno, Studio Grossetti. Ha partecipato su invito alle più importanti rassegne ed espo-sizioni d’arte come il Museo della Permanente di Milano; la Quadrien-nale d’Arte di Roma; 98 Print Art Fair, Seoul, Corea; The World Prints, San Francisco; International Exhibition of Print, Kanagawa, Giappone; Premio Internazionale di Grafica, Lubiana; Libri d’Artista, Harcus Gal-lery, Boston; Biennal Print, Fredrikstad, Norvegia; International Print Biennial, Sapporo, Giappone. Partecipa a mostre collettive a Milano presso lo Studio Marconi; Fondazione Mudima; La Permanente, ecc..

Page 70: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Ha tenuto più di 92 personali presso gallerie private, pubbliche e musei in Italia e all’estero tra cui: Fondazione Stelline, Sala del Collezionista a Milano; Palazzo dei Diamanti, Ferrara; Rocca Paolina, Perugia; Le Zitelle, Venezia; Gallery 72, Omaha, Nebraska; Gallery Triform, Taipei, Taiwan; Fondazione Riche, Stoccolma, Svezia; Galerie Zenit, Copena-ghen, Danimarca; Indeco Gallery, Seoul; Art Center, Seoul, Corea; In-ternational Art Gallery, Hong Kong; Galleria d’Arte Moderna, Ankara; Contemporary Art Center, Istanbul, Turchia; Museo d’Arte Moderna Recoleta e Fondazione Borges a Buenos Aires; Museo d’Arte Contem-poranea Genaro Perez, Cordoba, Argentina; Museo d’Arte Contempo-ranea Los Tajamares, Santiago del Cile; Museo d’Arte Contemporanea, Montevideo, Uruguay; Museo d’Arte Contemporanea MUBE, San Pa-olo, Brasile; Galerie du Mesée des Oudayas, Rabat, Marocco; Palazzo Vecchio, Firenze. Museo degli Italiani, Lima; Galleria d’Arte Contem-poranea, Arequipa, Perù; Galleria d’Arte Contemporanea, Cusco, Perù; Palazzo Imperiale, Innsbruck.Le sue opere si trovano in collezioni private, pubbliche e nei musei d’Arte Moderna in Italia e all’estero e in spazi pubblici tra cui: Murales for the terminal O’Hare di Chicago; due Murales in Pechino, Cina; due sculture a Hong Kong; Polittico per la Chiesa dello Scharè di Gallara-te; sculture presso Rebibbia, Roma; Parco di Viadana; Sarule, Nuoro; bassorilievo di m 4x1,50, Palazzo CGIL, Bergamo; opere su tavola m 3x2.20, sulle Navi Costa Crociere, Concordia e Serena; ecc... ecc..Le sue opere si trovano in permanenza presso le gallerie: Mandarin Fine Arts di Hong Kong, Indeco Gallery, Seoul, Corea; Zenit Gallery, Copenaghen; Spazio e Immagine, Milano. Per la grafica: Studio Mar-coni, Milano.Nel corso della sua carriera ha vinto numerosissimi premi ed è stata insignita del titolo di Cavaliere, di Grande Ufficiale e Commendatore della Repubblica per meriti artistici.

Hanno scritto sul suo lavoro:Filippo Abbiati, Giovanni Maria Accame, Clelia Albericci, Adriano Antolini, Giulio Carlo Argan, Fiorella Arrobbio Piras, Lelio Basso, Ro-lando Bellini, Massimo Bignardi, Giorgio Bonomi, Jorges Luis Borges, Liana Bortolon, Rossana Bossaglia, Dino Buzzati, Luciano Caramel, Luigi Carluccio, Camilla Cederna, Claudio Cerritelli, Caterina Coluc-

cio, Alejandro Dàvila, Antonio D’Avossa, Andrea Del Guercio, Mario De Micheli, Patrizia Fiorillo, Florian De Santi, Giacinto Di Pietrantonio, Gillo Dorfles, Flavio Fergonzi, Elisabeth Sarah Gluckstein, Sebastia-no Grasso, E.Gruman, Flaminio Gualdoni, Giorgio Guglielmino, Han Pao-Teh, Allan Johnson, Mohamed Kadimi, Blair Kamin, Kuo Wei-fan, Kwak Young, Winsome Lane, Francesco Leonetti, Giorgio Mascherpa, Marco Meneguzzo, Moon, Hi-Gab, Antonio Musiari, Roberto Nigido, Lorena Oliva, Daniela Palazzoli, L.Parmesani, Franco Passoni, Adriana Poli Bortone, Elena Pontiggia, Francesco Poli, Franco Russoli, Alberi-co Sala, Roberto Maria Siena, Luisa Somaini, Waldemar Sommer, Car-melo Strano, Clifford Terry, Paolo Thea, Carlo Trezza, Tommaso Trini, Lorenza Trucchi, Giorgio Upiglio, Marco Valsecchi, Miklos N. Varga, Gianni Vattimo, Angela Vettese.

Ultime principali personali:1996: Living Art Gallery, Milano; Gallery Zenit, Copenaghen,Danimarca; Gallery Kunsthal, Vienna.1997: Indeco Gallery, Seoul, Corea; Gallery Art Now, Capua. 1998: Living Art Gallery, Milano; Indeco Gallery, Seoul, Korea; Arts Center, Seoul, Corea.1999: Ambasciata d’Italia, Seoul, Korea; International Art Consultants Gallery, Hong Kong. 2000: Il giardino incantato Gallery, Milano; Spazio Guicciardini, Mila-no; Piccolo Teatro, Milano; Indeco Gallery, Seoul, Korea.2001: Zenit Gallery, Copenhagen; International Art Consultants Galle-ry, Hong Kong.2002: Museo d’Arte Moderna Centro Recoleta, Buenos Aires, Argenti-na. Indeco Gallery. Seoul, Corea. 2003: Museo d’Arte Moderna Genaro Perez, Cordoba, Argentina; Gal-leria Riabitat, Bergamo; Museo De Los Tajamares, Santiago, Chile, Museo d’Arte, Mar del Plata, Argentina; Installazione, Galleria Zenit, Copenhagen.2004: Installazione, Palazzo Pitti, Firenze; Museo d’arte Contempora-nea, Montevideo, Uruguay; Fondazione Stelline, Sala del Collezioni-sta, Milano; Museo d’arte Moderna, Santa Fe, Argentina; Museo d’arte contemporanea, Salta, Argentina; Galleria Contemporanea, Accademia di Belle Arti, Macerata; Modern Art Gallery, Mendoza, Argentina.

Page 71: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

2005: “Oltre la Geometria” Contemporary Art Museum Jujuy, Argenti-na, testi di Francesco Poli e Giorgio Guglielmino; “Màs allà de la Geo-metrìa” MAC Museo di Arte Contemporanea, Salta, Argentina, testi di Marco Meneguzzo e del Console Nicola Di Tullio; “La Superioridad del dibujo” Modern Art Gallery, Rio Quarto, Argentina, Testo di Flavio Fergonzi; “Alquimia de la Materia” Espacio Contemporaneo de Arte di Mendoza, Argentina, testo di Francesco Poli. 2006: “Angela Occhipinti e o Brasil”, MuBE - Museo Brasileiro da Escultura, San Paolo, Brasile, testi di Francesco Poli, Giorgio Guglielmi-no e dell’Ambasciatore Michele Valensise; “A viagem - marcas da me-mòria”, Museo - Sala Nervi, Brasilia, Brasile. Testo di Flavio Fergonzi; 2007: “Livros da memoria” Museo d’arte Moderna, Campinas, Brasile, testi di Fiorella Arrobbio Piras e Marco Meneguzzo; 2008: “Viaggio nel Viaggio”, Palazzo Vecchio, Sala d’Arme, Firenze; mo-stra presentata da Marco Meneguzzo. “Tra Simbolo e Realtà” Museo d’Ar-te Moderna Genaro Perez, Cordoba, Argentina. Testo di Francesco Poli.2010: “ Entre Simbolo y Realidad “ Museo de Arte Italiano, Lima,Perù; presentata da Flavio Fergonzi; “Umani Silenzi” Museo Civico di Re-canati, mostra presentata da Giulio Angelucci; “La Forma è Memoria”, Kaiserliche Hofburg / Palazzo Imperiale Innsbruck, mostra presentata da Luciana Cataldo.2011: “Entre Simbolo y Realidad”, Galleria de Arte Contemporanea Arequipa; “Entre Simbolo y Realidad”, ICPNA, Galleria de Arte con-temporanea, Cuzco, Perù. Testo di Flavio Fergonzi. “In volo” Boscolo dei Dogi, Madonna dell’Orto, Venezia, catalogo della mostra presentato da Elisabeth Gluckstein; “Partiture” Spazio Thetis, Arsenale Nuovissi-mo, Venezia, catalogo della mostra presentato da Elisabeth Gluckstein.

Alcune delle ultime collettive:1995: “Nel segno dell’angelo” Galleria Bianca Pilat, Milano e Chicago; Kunstforening Af – Gruppo Shakti” – Arhus Danimarca; 100 Artisti per la città di Milano, Museo della Permanente, Milano; Astrazione in Lombardia, La Permanente, Milano; Biennale di Venezia, La Nuova Europa, Le Zitelle, Venezia; Premio Internazionale di Grafica, Lubiana; 7rd International Biennal Print Exhibit, Taipei, Taiwan.1996: “Sign of an angel”, Contemporary Art Chicago Gallery Bianca Pilat, Chicago; Arte Sacra, S. Sempliciano, Milano; “Due secoli di in-

cisioni”, Sala Napoleonica, Brera, Milano; “Artisti al Piazzo”, Biella; Presenze, Living Art Gallery, Milano; Gruppo Shakti, Kunsthallen-K, Copenaghen.1997: Sogni di Carta, Lubiana; Conformati difformati, Living Art, Mi-lano; Un fiore per la vita, Roma; Campo dei Sensi, Fondazione Mudi-ma, Milano; Arte più Critica, Sala dei Templari, Molfetta, Bari; Palazzo Municipale, Salò; Arte a Miano, Galleria Spazio e Immagine, Milano.1998: Arte + Critica , La Permanente, Milano ; Carte Italiane, Museo Civico, Palau, Sardegna; Artisti Italiani, Tainan, Taiwan; ’98 Seoul Print Art Fair, Seoul, Korea; Artisti Italiani, Galleria Spazio Immagi-ne, Milano; Progetti d’Artista, Complexe Culturel Sidi Belyout, Casa-blanca; Galerie Du Musée des Oudayas, Rabat; Palais Moulay Hafid, Tangeri, Marocco.1999: “Arte come comunicazione di vita” Sotheby’s, Milano; “Arte per Assisi” PalazzoReale,Milano; XIII Quadriennale di Roma “proiezioni 2000”; “40 Artisti Italiani in Corea” Taegu- Seoul. Galleria Spazio e Immagine, Milano. 2000: “Artisti Italiani a Teagu”, Museo d’Arte Moderna, Taegu, Korea; “Artisti Italiani”, Rotunda Gallery, Seoul, Korea; “Angelus Novus”, Rocca Paolina, Perugia; Spazio e Immagine, Milano; Museo d’Art Contemporain, S.t Paul de Vance, Francia; Gruppo Shakti, Copena-ghen, Danimarca.2001: “Carte d’autore, Milarte Gallery, Milano; Sguardi incrociati, Ca-stello Carlo V, Lecce; “Veleni”, Villa Reale di Monza; “Orizzontale e Verticale” Sala Napoleonica, Brera, Milano; Carte d’Autore, Galleria Comunale, Lecco; “Nuova Visualità” Forum Omegna, Omegna; “Corni d’autore - Figure dell’immaginario apotropaico” Galleria Principe di Napoli, Napoli,2002: “Carte d’artista”, Milarte, Milano; Le donne del Ruanda, Milano; “Arte come ricerca” Tmp Worldwide, Milano; Riabitat, Bergamo; Sol-stizio d’inverno, Piazza delle Erbe, Macerata.2003: “Blu oltremare”, Salerno; Artisti Italiani in Argentina, Museo Borges, Buenos Aires; “130 interpretazioni Dantesche”, Villa Maldu-ra, Pernumia-Padova; “98 bandiere di artisti contemporanei” Palazzo Mordini, Castelfidardo, Ancona; VIII Triennale dell’Incisione, Museo La Permanente, Milano; Incisori Italiani; Museo del Gabinetto delle Stampe, Bagnacavallo-Ravenna; Artisti Italiani a Buenos Aires – Mu-seo d’Arte Moderna Recoleta, Buenos Aires.Argentina.

Page 72: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

2004: Artisti Italiani a Cordoba - Museo d’Arte Moderna Genaro Perez, Cordoba, Argentina. “Nel Segno della Vita” Pavia; Arte Contempora-nea Italiana dal 1950 ai nostri giorni, Fondazione Borges, Buenos Ai-res; Cordoba, Argentina.2005: Italian Artists, Espacio Contemporaneo de Arte, Mar del Plata, Argentina; Contemporary Art Gallery; “Dreams of paper”, Cordoba, Argentina; Italian Contemporary Artists, Borges Gallery, Buenos Aires, Argentina; “Oro Nero”, Arma di Taggia, Imperia; Las Ultimas Van-guardias en Italia, Centro Cultural Borges, Buenos Aires.2006: Le stanze del cuore e poesie di Alda Merini, Milano; Oro Nero, Ventimiglia.2007: “Il gioco del tessile” Royal Museum, Pechino.2008: In-Pressione, dalla xilografia all’arte digitale, Latina; Tessere Arte, Galleria D’Arte Contemporanea, Lavagna; “Solstizio”, Montecas-siano, Macerata: “Masters of Brera” Liu Haisu Art Museum, Shanghai; “Echi futuristi”, mostra itinerante presso il Museo d’Arte Moderna Ge-naro Perez, Cordoba; MAC di Salta e Museo d’Arte Contemporanea di Mendoza, Argentina.2009: “VI Biennale del libro d’artista” Cassino; Libri d’Artista,Studi Aperti, Ameno, Novara; “L’Universo dentro”, Rocca Paolina, Perugia e San Carpoforo, Milano; “Il Disegno Italiano”, Galleria Accademia Con-temporanea, Milano; Fondazione Maimeri, Milano.2010: “Cinquanta per Cinquanta”, Galleria MAC, Milano; “L’oro nell’arte”, Museo dei Bronzi Dorati, Pergola; “Cristo oggi” Mostra d’Arte Sacra, Palazzo De Cuppis, Fano; Mostra su Padre Matteo Ricci: “L’occidente incontra l’Oriente”, Museo Palazzo Buonaccorsi, Macera-ta; “Dell’Arte Sacra e dell’Esperienza Spirituale”, Galleria Accademia Contemporanea, Milano; “Etno Atropologia dell’arte contemporanea 1”, Galleria Accademia Contemporanea, Milano; Il disegno italiano. Collezionismo e intimità del segno, Galleria Accademia Contempora-nea, Milano.2011: “Elogio dell’Arte”, Museo Fondazione Luciana Matalon, Mila-no; “Maestri di Brera”, Art Museum, Hubei; Grand Theater, Fujian; Art Institute Art Museum, Nanjing; 22 Street Art Zone White Space, Beijing; National Grand Theater of China, Beijing, Cina; “Barocco Au-stero”, Aci Castello, Catania.

Curriculum vitae

Angela Occhipinti was born in Perugia, she lives and works in Milan. After graduating in painting at the Fine Arts Academy of Florence, she specialised in graphic art and engraving, under the guidance of Pietro Parigi and Giuseppe Viviani. In her frequent travels abroad, she frequented and worked on Leblanc’s and Mourlot’s printing press and she came into contact with the greatest masters of modern art, including Picasso and Mirò. She made a thorough study with Hayter about the chemical processes in relation to the use of colours in the printing phases and acids in etching.In Bologna she met Giorgio Morandi, whose engraving workshop she attended.In 1958, having moved to Milan, she met Lucio Fontana, with whom she worked on experimental ceramic art at Martinotti’s workshop and engraving at the “Grafica Uno” of Giorgio Upiglio in Milan.From 1961 to 1975 she frequented and worked at Giorgio Upiglio’s printing labo-ratory, where she developed her graphic experience while coming into contact with artists of the shot of De Chirico, Duchamp, Lam, Man Ray, Paladino, Seuphor, Vedova, etc.. In this time she’s starting the long way of producing and publicising books and portfolios containing original prints carried out with all of the various engraving techniques.She has engraved around 900 plates ( wood engraving, etching, lithography and the new various technique copper-plate engraving.) She has published 53 portfolios of engravings, introduced by critics and writers of international fame.Since 1974 she has held the chair of engraving by the Academy of fine Arts of Macerata.Since 1978 she has held the chair of engraving at the Brera Academy of Fine Arts in Milan, where she teaches the infinite and complex possibilities that can be obtained with wood-engraving (xilografia), etching (acquaforte), lithography and with all the new etching techniques.She has held, upon invitation, courses about the techniques of engraving at the Uni-versities of Chicago/USA; Stockholm/Sweden; Ankara, Istanbul/Turkey; Seoul, Busan, Daegu/Korea; Tokyo/Japan, Rabat/Morocco; Tainan, Taipei/ Taiwan; Bue-nos Aires, Cordoba, Salta/Argentina; San Paolo/Brasile, etc..She has held more than 92 personals in private and public galleries, and in museums in Europe, America and in the East.: Fondazione Stelline, Sala del Collezionista a Milano; Palazzo dei Diamanti, Ferrara; Roca Paolina, Perugia; Gallery 72, Omaha, Nebraska; Studio Marconi, Milano; Studio Grossetti, Milano; Galleria Seno, Milano;

Page 73: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Galleria Accademia Italiana, Londra; Gallery Triform, Taipei,Taiwan; Fondazione Riche, Stoccolma, Svezia; Galerie Zenit, Copenaghen, Da-nimarca; Indeco Gallery, Seoul; Art Center, Seoul, Corea; International Art Gallery, Hong Kong; Galleria d’Arte Moderna, Ankara; Contem-porary Art Center, Istanbul, Turchia; Museo d’Arte Moderna Recoleta e Fondazione Borges a Buenos Aires; Museo d’Arte Contemporanea Genaro Perez, Cordoba, Argentina; Museo d’Arte Contemporanea Los Tajamares, Santiago del Cile; Museo d’Arte Contemporanea, Montevi-deo, Uruguai;Museo D’Arte Contemporanea M.A.C. Salta, Argentina; Museo d’Arte Contemporanea MUBE, San Paolo, Brasile; Galerie du Mesée des Oudayas, Rabat, Marocco. Museo de Arte Italiano, Lima, Perù; Museo Civico di Recanati; Palazzo Imperiale, Innsbruck.She participated in a large number of group exhibitions.She has travelled and stayed a long time in the East: China, Tibet, Ne-pal, Burma, Korea, Japan, Hong Kong, Argentina, Chile, Uruguay and the USA.She has participated, upon invitation in very important exhibitions, na-tional and international biennials of painting and engraving, she has won numerous prizes. Her works are exhibited in Italian and foreign private collections and museums.

Ghiacciaio Perito Moreno

didascalie opere

Page 74: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Acqua-aria-fuoco-terra, 2010 tecniche miste su tela, 35 x 500 cm

Ambiguità del viaggio, 2010 tecnica mista su carta, 50 x 70 cm Ambiguità, 2011 tecniche miste e cera su tavola,50 x 70 cm

Aquilone, rituale del volo, 2007 acquaforte, acquatinta su carta nepalese, 70 x 70 cm

Assonanze, 2010tecniche miste su carta, 50 x 70 cm

Attese, 2008 cubo di ferro 40 x 40 x 40 cm e scultura in cera

Blu, tessere il futuro, 2011 tecniche miste su tela, lana alpaca, 100 x 70 cm

Cosmogonia: terra, 2011tecniche miste su tavola, 18 x 18 cm

Cosmogonia, 2011 installazione

Cosmogonia: dittico luna, 2011tecniche miste su tavola, 18 x 18 + 18 x 18 cm

Cosmogonia: dittico luna 2, 2011tecniche miste su tavola, 18 x 18 + 18 x 18 cm

Cosmogonia: sole-terra-luna trittico, 2010 tecniche miste su tavola e tela,40 x 40 cm cad.

Cosmogonia: terra-luna-sole, 2011 scatola, tecniche miste, 20 x 20 cm Dittico volo del condor, 2011tecniche miste su tavola, 40 x 40 + 40 x 40 cm

Dittico: appunti di viaggio, 2010 scatola lignea, tecniche miste e libro, 20 x 20 cm Dittico: la nascita del condor, 2011tecniche miste su tavola, 20 x 50 + 40 x 40 cm

Dittico: omaggio al condor, 2011 tecniche miste su tavola, 40 x 40 + 40 x 40 cm

Dittico: partiture, 2010 tecniche miste su tela, 40 x 50 + 40 x 40 cm

Dittico: partiture nomadi, 2011 tecniche miste su tela, 50 x 60 cm e 40 x 30 cm Dream, 2009 tecniche miste su carta, 50 x 70 cm

Elemento terra, 2010 tecniche miste su tela libera,35 x 500 cm

Era un ghiacciaio, 2008scatola lignea + scultura in pietra, 15 x 15 cm

Frammenti ritrovati, 2010 tecniche miste su carta, 50 x 70 cm

I love sole, 2011tecniche miste su tavola, 18 x 18 cm

Il silenzio della musica, 2011 cubo di ferro inciso con acidi60 x 60 x 60 cm e scultura in cera

Il tempo dell’attesa, 2011installazione

Il viaggio alla valle del condor, 2011 frame dal video, durata video 5’

Il volo del condor, 2011 tecniche miste su carta, 35 x 50 cm

Incontro, 2009tecniche miste, acido su ferro,50 x 50 cm

In volo, 2011 tecniche miste su tela, 70 x 100 cm

L’Occidente incontra l’Oriente, 2010 tecniche miste su carta e legno,50 x 500 cm + contenitore di legno

La storia del condor, 2011 installazione

Lettere d’amore:I love you 1-2-3-4, 2009tecnica mista su carta, 50 x 70 cm

Libri della memoria, 2010 installazione

Libri scultura, spazio-tempo, 2009installazione tecniche miste su carta e tavola

Luna 2, 2011tecniche miste su tavola, 18 x 18 + 18 x 18 cm

Mefisto valzer, 2010 tecniche miste su carta, 50 x 70 cm

Mefisto valzer,partiture nomadi 1-2-3-4, 2011 tecniche miste su carta, 40 x 30 cm

Omaggio a Franz Listz, 2011 installazione

Omaggio alle linee di Nazca, 2010 tecniche miste su carta 35 x 50 cm e su tela 70 x 100 cm

Partiture nomadi, 2011scultura in ferro e ceramica 45 x 45 x 45 cm

Polittico: strutture di memoria, 2009 installazione, tecniche miste su tavola, ferro e oro 100 x 130 cm

Quattro elementi, 2009 tecniche miste su tavola di legno, 90 x 220 cm

Recinto magico, 2010 tecniche miste su tavola, cera e oro, 50 x 60 cm

Red passion, 2011rose e plexiglass, 20 x 20 x 20 cm

Registrazione di memorie, 2011tecnica mista su carta, 50 x 70 cm

Reperti, 2010 tecniche miste su carta, 50 x 70 cm

Salvare il pianeta, 2008tecniche miste su tavola, 60 x 60 cm

Segnali di atterraggio, 2009 tecniche miste su ferro, 70 x 70 cm

Spaesamento, 2010 tecniche miste e cera su tavola,35 x 35 cm

Page 75: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti

Spazio aperto, 2010 tecnica mista su carta, 50 x 70 cm Spazio aperto, 2011 tecniche miste su carta, 40 x 50 cm

Struttura no. 48114836, 2010 tecniche miste su carta da lucido, 35 x 50 cm

Tessere il filo per ritornare, 2011 tecniche miste su tela, lana alpaca, 100 x 70 cm

Time is, 2010tecniche miste su carta, 50 x 70 cm

Trittico: l’attimo che precede, 2007 tecniche miste oro, cera su tavola, 90 x 110 cm

Viagg’io, 2010 tecniche miste e oro zecchino su tavola, 40 x 40 cm

Viaggio come metafora della vita, 2010 tecniche miste su tavola e carta, 60 x 80 cm

Viaggio nel viaggio, 2011 tecniche miste su tavola, legno e cera, 40 x 40 cm

Viaggio 2504, 2010 tecniche miste su carta, 50 x 70 cm

Volo 235, 2011tecnica mista su tavola e piume, 60 x 70 cm

Cusco, Fortezza di Ollantaytambo La mia ombra a Tambomachai

Page 76: Venezia “partiture nomadi” - Angela Occhipinti