Vecchio e Nuovo mondo a confronto nell’età moderna (XV-XIX ... · fra Medioevo e prima età...

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Corso di Storia Moderna B a.a. 2010-2011 Vecchio e Nuovo mondo a confronto nell’età moderna (XV-XIX secolo). Profili di storia culturale

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Corso di Storia Moderna B

a.a. 2010-2011

Vecchio e Nuovo mondo a confronto

nell’età moderna (XV-XIX secolo).

Profili di storia culturale

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Storia culturale

- Storia

- Antropologia

- Semiotica- Semiotica

- Letteratura

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La percezione dell’Europa nel mondo

medievale - 1

“Non c’è un’Europa data per natura […]; ovunqueai confini dell’Europa […] si passa (nonbruscamente, ma per transizioni invisibili)dall’Europa all’Asia, o dall’Europa all’Africa”.

Grazie a questa continuità/contiguità territorialee culturale nel Medioevo l’Europa è percepitacome una parte del Mondo, del Cosmo,piuttosto che come entità distinta.

(Lucien Febvre, L’Europa. Storia di una civiltà, Roma, Donzelli, 1999, p. 17)

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La percezione dell’Europa nel mondo

medievale - 2

Nel pieno Medioevo si estendono i confini della christianitas:

- verso oriente a includere la Polonia, la Boemia, l’Ungheria, laRussia, la Scandinavia, la Lituania;

- nella penisola iberica con il graduale recupero dei territoriislamizzati a partire dall’VIII secolo.

→ nel Mondo si individua una regione territorialmente continua,accomunata dall’appartenenza alla christianitas, intesa inaccezione plurale, cioè inclusiva di più dottrine. Si percepisce ilpotenziale propulsivo, espansivo della christianitas, che tende aallargare i confini di questa regione, portando in prospettiva lares publica christiana a coincidere con l’intero mondo abitato,l’’ecumene’.

(Balestracci, Ai confini dell’Europa, p. 32)

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La percezione dell’Europa nel mondo

medievale - 3

“Sono molti i popoli cristiani dell’Europa

e di diverse lingue, che pure non

camminano con noi nella fede e nella

e di diverse lingue, che pure non

camminano con noi nella fede e nella

dottrina”

[lettera di anonimo frate domenicano aFilippo VI di Valois, 1332]

(Balestracci, Ai confini dell’Europa, p. 32 e 34)

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La percezione dell’Europa nel mondo

medievale - 4

Le conquiste turche nel Mediterraneo e nei Balcani nelXV-XVI secolo delimitano maggiormente la cartaeuropea, rendendola più compatta sottol’obbedienza romana, giacché Grecia e Balcanipassano alla signoria islamica del sultano turco;passano alla signoria islamica del sultano turco;

L’appartenenza all’Europa della Moscovia (Russia), dicredo cristiano-orientale, resta dubbia: alcunigeografi dell’epoca la includono, altri la escludono.

Il termine Europa, caduto in desuetudine, viene inauge, a indicare questo complesso territorialecristiano-romano.

(Balestracci, Ai confini dell’Europa, p. 37)

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http://it.wikipedia.

org/wiki/Impero_ot

tomano

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Espansione turca e emersione di una nuova

Europa fra ‘400 e ‘500

Il senese Enea Silvio Piccolomini

- scrive subito dopo la caduta di Costantinopoli (1453): “Nunc vero in Europa, id est patria, in domo propria, in sede nostra, percussi caesique sumus”, riferendosi alla perdita della Grecia e al timore per il destino della Transilvania, dell’Ungheria e della Tracia;perdita della Grecia e al timore per il destino della Transilvania, dell’Ungheria e della Tracia;

- un decennio dopo l’Europa di Piccolomini, divenuto papa Pio II nel 1458, si restringe e viene a coincidere con la cristianità latina. Lo si desume dal suo scritto Lettera a Maometto, in cui sono enumerate le regioni d’Europa: Spagna, Gallia, Germania, Britannia, Polonia, Ungheria e Italia.(Balestracci, cit, p. 36)

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Rappresentazioni cartografiche

fra Medioevo e prima età moderna

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La mappa orbis terrarum

Lo schema che organizza la rappresentazione cartografica della Terra nel medioevo risale a una raffigurazione presente nell’opera maggiore del

vescovo ed erudito Isidoro di Siviglia Etymologiae, del VII secolo.

Si tratta di uno schema grafico semplice ed efficace, Si tratta di uno schema grafico semplice ed efficace, che iscrive una T dentro una O (producendo una figura

geometrica e un acronimo – OT= Orbis Terrarum - al tempo stesso). La T divide il cerchio nella metà

superiore e in 2 quadranti inferiori, insieme corrispondenti al mondo abitato.

L’Europa occupa uno dei quadranti e non appare pensabile al di fuori dello schema.

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Carta

orbis terrarum

Günther Zeiner

Augusta 1472 -

edizione della

Etymologiae di Isidoro

di Siviglia, VII secolo

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L’ orbis terrarum secondo Isidoro di Siviglia

Orbis a rotunditate circuli dictus, quia sicut

rota est [...] Undique enim Oceanus

circumfluens eius in circulo ambit fines.

Divisus est autem trifarie: e quibus una pars Divisus est autem trifarie: e quibus una pars

Asia, altera Europa, tertia Africa nuncupatur.

[Isidoro di Siviglia, Etymologiae, cap. XIV: de terra et partibus]

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L’Europa di Isidoro di Siviglia (VII secolo)

“Dopo l’Asia, la penna deve dirigersi all’Europa. Europa fu, in realtà, una figlia di Agenore, re della Libia, che Giove rapì e portò dall’Africa a Creta, dando il suo nome alla

terza parte del mondo. Questo Agenore fu figlio di quella Libia da cui si dice abbia preso nome appunto la Libia,

ossia l’Africa: da qui si deduce che prima prese nome la ossia l’Africa: da qui si deduce che prima prese nome la Libia, poi l’Europa.

“L’Europa, che occupa la terza parte del mondo, nasce dal fiume Tanai [Don] e si estende ad occidente lungo

l’Oceano settentrionale fino ai confini dell’Ispania. La sua parte orientale e meridionale, che ha inizio con il Ponto, è

tutta circondata dal Gran Mare e termina con le isole di Gades [Cadice] …”.

(Isidoro di Siviglia, Etymologiae, trascritto in Balestracci, Ai confini…, p. 61)

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Rielaborazione

tardo-ottocentesca

della raffigurazione

medievale orbis

terrarum

http://en.wikipedia.org/w

iki/File:Radkarte_MKL188

8.png

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Schema T in O

Esso dà luogo a una figura che è al tempo stesso:

- una rappresentazione cosmologica [in cui si riscontra la presenza stilizzata di un importante simbolo precristiano, l’UROBOROS, rettile che si mangia la coda, simbolo della ciclicità e della coincidenza dei contrari, quindi di fecondità, nella versione del “serpente cosmico”, che si arrotola attorno alla terra formando un cerchio. Esso è arrotola attorno alla terra formando un cerchio. Esso è richiamato dalla forma circolare dell’Oceano, che produce appunto un motivo UROBORICO.

- una ‘narrazione’ cristiana [v. la presenza del paradigma testamentario, che struttura la raffigurazione: la spartizione della terra fra i figli di Noé; Gerusalemme come “ombelico del mondo”, che organizza lo spazio non solo europeo, ma dell’intero ecumene];

- una mappa, suscettibile anche di uso pratico.

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Schema T in O

Lo schema T in O è adottato in età tarda da

raffigurazioni anche molto complesse e

dettagliate, di derivazione empirica. dettagliate, di derivazione empirica.

Per esempio in una delle più celebri carte del XV

secolo, la mappa mundi di Fra Mauro disegnata

dal frate camaldolese e cartografo a Venezia per

il re del Portogallo, attorno al 1450.

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Mappa mundi

di Fra Mauro

1450 circa,Biblioteca Nazionale

Marciana, Venezia

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Il furor geographicus del Quattrocento - 1

Gli umanisti italiani manifestarono un grandissimo interesse per la geografia già dal finire del XIV secolo.

Essi conoscevano, fra l’altro, il trattato di astronomia Almagesto di Claudio Tolomeo [massimo fondamento della teoria astronomica geocentrica].

Nel 1397 un dotto bizantino, Manuele Crisolora, fu chiamato a Nel 1397 un dotto bizantino, Manuele Crisolora, fu chiamato a Firenze a insegnare greco antico. Egli portò con sé vari testi, fra i quali un’opera sconosciuta in Europa, la Geografia di Claudio Tolomeo [Alessandria d’Egitto, II secolo d.C.].

Tradotta in latino con il titolo di Cosmografia, essa desterà grandissimo interesse e costituirà la base delle conoscenze geografiche degli europei colti del XV secolo.

(cfr. Sebastiano Gentile, Umanesimo e cartografia, in La cartografia europea, pp. 3-18)

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Il furor geographicus del Quattrocento - 2

La Geografia tolemaica ha una parte teorica, coerente con

l’assunto di partenza della forma sferica della Terra, una descrittiva

delle regioni terrestri e una cartografica.

Essa fornisce fra l’altro una rappresentazione complessiva del

globo, con due diversi sistemi di proiezione della sfera sul piano. Il globo, con due diversi sistemi di proiezione della sfera sul piano. Il

PLANISFERO di Tolomeo ebbe numerose riproduzioni manoscritte

nel XV secolo, oggi conservate nelle più importanti biblioteche.

Nella base cartografica fornita dal Planisfero tolemaico saranno

man mano integrate le informazioni presenti sulle carte nautiche

in uso, le conoscenze acquisite tramite l’esplorazione delle coste

africane e asiatiche, le informazioni raccolte dai missionari attivi in

Africa e in Asia.(cfr. Sebastiano Gentile, Umanesimo e cartografia, in La cartografia europea, pp. 3-18)

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Jacob d'Angelo, Cosmographia Claudii Ptolomaei, Monastero di Reichenbach, 1467http://it.wikipedia.org/wiki/File:Ptolemy_World_Map.jpg

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Enrico Martello, Planisfero, tardo XV secoloCollezione British Library

http://www2.unibo.it/musei-universitari/PercorsoNS/pag5.htm

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Biblioteca Civica ‘Angelo Mai’, Bergamo

Catalogo stampe e disegni

-

A 23

Planisfero terrestre.Planisfero terrestre.

Penna e acquerello bruni, minio e indaco su

pergamena, mm 205x158.

Fine sec. XV.

Al verso, tavola cosmografica celeste.

- Planisfero terrestre; Cosmografia

http://www.bibliotecamai.org/cataloghi_inventari/stampe_disegni/catalogo_stampe_disegni.html

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Frontiera liquida:Frontiera liquida:

l’Oceano al confine occidentale del

Mondo

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L’Oceano come limes, limite,

“confine” esterno del mondo abitato.

L’Europa ha l’Oceano a occidente.

A meridione della regione sahariana

[“perusta”, o torrida] stanno gli

“antipodi”, territori ignoti, ritenuti

disabitati e inabitabili

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La rappresentazione dell’Oceano

occidentale in Dante

Inferno, canto XXVI(prima metà del XIV secolo)

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Dante Alighieri, Inferno, canto XXVI, vv. 76-142

Poi che la fiamma fu venuta quivi

dove parve al mio duca tempo e loco,

in questa forma lui parlare audivi: 78

"O voi che siete due dentro ad un foco,

s’io meritai di voi mentre ch’io vissi,

s’io meritai di voi assai o poco 81

quando nel mondo li alti versi scrissi,

non vi movete; ma l’un di voi dica

dove, per lui, perduto a morir gissi". 84

vincer potero dentro a me l’ardore

ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto

e de li vizi umani e del valore; 99

ma misi me per l’alto mare aperto

sol con un legno e con quella compagna

picciola da la qual non fui diserto. 102

L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,

fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi,

e l’altre che quel mare intorno bagna. 105

Lo maggior corno de la fiamma antica

cominciò a crollarsi mormorando,

pur come quella cui vento affatica; 87

indi la cima qua e là menando,

come fosse la lingua che parlasse,

gittò voce di fuori e disse: "Quando 90

mi diparti’ da Circe, che sottrasse

me più d’un anno là presso a Gaeta,

prima che sì Enëa la nomasse, 93

né dolcezza di figlio, né la pieta

del vecchio padre, né ’l debito amore

lo qual dovea Penelopè far lieta, 96

Io e’ compagni eravam vecchi e tardi

quando venimmo a quella foce stretta

dov’Ercule segnò li suoi riguardi 108

acciò che l’uom più oltre non si metta;

da la man destra mi lasciai Sibilia,

da l’altra già m’avea lasciata Setta. 111

"O frati," dissi, "che per cento milia

perigli siete giunti a l’occidente,

a questa tanto picciola vigilia 114

d’i nostri sensi ch’è del rimanente

non vogliate negar l’esperïenza,

di retro al sol, del mondo sanza gente. 117

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Dante Alighieri, Inferno, canto XXVI

Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza“. 120

Li miei compagni fec’io sì aguti,

con questa orazion picciola, al cammino,

che a pena poscia li avrei ritenuti; 123

e volta nostra poppa nel mattino,

Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;

ché de la nova terra un turbo nacque

e percosse del legno il primo canto. 138

Tre volte il fé girar con tutte l’acque;

a la quarta levar la poppa in suso

e la prora ire in giù, com’altrui piacque, 141

infin che ’l mar fu sovra noi richiuso".e volta nostra poppa nel mattino,

de’ remi facemmo ali al folle volo,

sempre acquistando dal lato mancino. 126

Tutte le stelle già de l’altro polo

vedea la notte, e ’l nostro tanto basso,

che non surgëa fuor del marin suolo. 129

Cinque volte racceso e tante casso

lo lume era di sotto da la luna,

poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo, 132

quando n’apparve una montagna, bruna

per la distanza, e parvemi alta tanto

quanto veduta non avëa alcuna. 135

infin che ’l mar fu sovra noi richiuso".

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Dante, Inferno, canto XXVI – Note (a)

- Dante non conosceva i poemi omerici e le loro volgarizzazioni successive, circa il ritorno di Ulisse a Itaca;

- si ispirò al poeta latino Stazio per la narrazione della fine di Ulisse;

- il peccato per cui Ulisse si trova all’Inferno è la frode compiuta ai danni dei Troiani insieme a Diomede, non il compiuta ai danni dei Troiani insieme a Diomede, non il superamento delle Colonne d’Ercole;

- il desiderio di divenire “del mondo esperto e delli vizi umani e del valore” non è in sé biasimevole, anzi è condiviso da Dante;

- l’atto di Ulisse piuttosto è giudicato da Dante come follia [“folle volo”] perché compiuto sulla base della sola ragione e non anche della fede, e per questo destinato al fallimento.

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Dante, Inferno, canto XXVI – Note (b)

- Ulisse e i compagni viaggiano attraverso il Mediterraneo da oriente a occidente,

dalla costa anatolica (Asia minore) a Gibilterra;

- la geografia del Mediterraneo è rappresentata con precisione, con riguardo tanto alla

costa europea, quanto alle isole e alla costa africana; sono menzionate: Gaeta, Spagna,

Marocco, Sardegna, Siviglia, Ceuta (Setta);

- il mondo è quello raffigurato dall’orbis terrarum di Isidoro di Siviglia;

- oltre le Colonne d’Ercole c’è una distesa d’acque disabitata; Ulisse non prevede di - oltre le Colonne d’Ercole c’è una distesa d’acque disabitata; Ulisse non prevede di

trovare terra; invece si imbatte nel monte del Purgatorio, alla cui sommità sta il

Paradiso Terrestre; nella cosmologia dantesca, secondo un’opinione abbastanza diffusa

all’epoca, il monte del Purgatorio è collocato agli antipodi, all’estremo meridione del

globo;

- l’esplorazione dura 5 mesi lunari e si conclude con il naufragio e la morte di Ulisse e

dell’equipaggio, subito dopo l’avvistamento.

- nel Purgatorio, Dante definisce il lido “diserto” che circonda il monte come quello

che “mai non vide navicar sue acque uom, che di ritornar sia poscia esperto” (Purg. , I,

vv. 131-132).

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Domenico Michelino, affresco, cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze, 1465 [http://it.wikipedia.org/wiki/File:Michelino_DanteAndHisPoem.jpg]

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L’Universo

dantesco

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I portoghesi esplorano l’Oceano I portoghesi esplorano l’Oceano

occidentale nel XV secolo

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I progressi dei Portoghesi nella geografia e

nella tecnica nautica (prima metà XV secolo)

- Proiezione atlantica del Portogallo;

- Interesse della dinastia regnante portoghese Aviz per i commerci marittimi;

- Spirito della reconquista e di evangelizzazione che anima i protoghesi;

- Dedizione dell’infante del Portogallo Enrico il Navigatore alla - Dedizione dell’infante del Portogallo Enrico il Navigatore alla scienza nautica e all’organizzazione di spedizioni;

- Creazione nell’Algarve di un centro di studi, di raccolta di materiali cartografici e di sperimentazione di nuove tecniche di navigazione;

- Disponibilità per Enrico delle rendite degli ordini religiosi;

- Adozione della caravella, imbarcazione adatta alla navigazione oceanica.

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Enrico di Aviz, principe di Sagres, detto il Navigatore (1394-1460)

Nuno Gonçalves, trittico di San Vincenzo, Lisbona, Museo Nazionale

d’Arte Antica

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Caracca: veliero da carico in

uso nel XV secolo, adatto

alla navigazione oceanica

Caravella: evoluzione della caracca, veliero a

due alberi a vele quadrate, sormontate da vele latine. Rispetto alla

caracca è più piccola e più agile, ma anche più

robusta e ben munita di bocche di fuoco

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L’Oceano occidentale, sinora oggetto

di navigazione costiera da e verso

l’Inghilterra e la Scandinavia [es. i

normanni], viene esplorato in maggior

profondità;profondità;

i portoghesi si spingono verso le isole a

occidente della costa portoghese e

verso sud, bordeggiando lungo la costa

africana, ancora sconosciuta agli

europei (gli “antipodi”).

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Cronologia delle esplorazioni e dell’espansione oceanica

portoghese

1415 – Conquista portoghese di Ceuta (regione marocchina)

1419 – Occupazione di Madeira;

1434 – Superamento del Capo di Bojador (di fronte alle isole Canarie), estremo meridionale conosciuto;

1441 – Adozione della caravella; colonizzazione delle Azzorre;

1444 – Doppiato il Capo verde (Dakar), a sud delle foci del Senegal;

1448 - Prime fortificazioni;1448 - Prime fortificazioni;

1456 circa – Scoperta delle isole di Capo Verde;

1460 – Muore l’infante Enrico: nei decenni successivi le esplorazioni proseguono;

1472 - Navigazione del Golfo di Guinea

1484 - Si raggiungono le foci del fiume Congo;

1487 – Bartolomeo Diaz doppia il Capo di Buona Speranza;

1498 – Vasco da Gama raggiunge l’India il 20 maggio.

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Espansione portoghese – Madera e Isole Azzorre

Madera

Azzorre

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Espansione portoghese – Isole di Capo verde

[Taviani]

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Sebastian Münster, Tabula Orientalis Regionis, Asiae Scilicet Extremas Complectens Terras & Regna, in ID, Cosmographia,

1544 [http://www.raremaps.com/gallery/archivedetail/17333/Tabula_orientalis_regionis_Asiae_Scilicet_extremas_complectens_terras_and_regna/Munster.html]

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Collezione di cartografia digitale della National Library of Australia:

http://www.nla.gov.au/apps/cdview?pi=nla.map-rm2172-e

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La via occidentale alle IndieLa via occidentale alle Indie

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L’apertura della via occidentale alle Indie

- Le esplorazioni portoghesi smentirono in buona parte gli assunti degli europei circa l’emisfero australe, l’Oceano meridionale e l’Africa;

- Le scoperte dunque indebolirono nel campo della geografia il principio d’autorità e rinforzarono la fiducia nell’esperienza e nelle risultanze empiriche;

- L’entusiasmo suscitato nel mondo colto dai viaggi - L’entusiasmo suscitato nel mondo colto dai viaggi portoghesi stimolò nuovi progetti;

- Emersero ipotesi circa la possibilità di arrivare alle Indie da occidente; in particolare questa tesi fu argomentata dal fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli;

- Altre monarchie erano inclini ad emulare la dinastia Aviznel patronage delle spedizioni;

- Fra Portogallo e Spagna esisteva affinità (entrambe avevano intrapreso una reconquista), quanto una naturale rivalità.

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L’apertura della via occidentale alle Indie

Intorno alla fine degli anni Settanta il genovese Cristoforo Colombo (1451-1506) decise di tentare l’impresa;

Conosceva la tesi di Toscanelli e la reputava plausibile alla prova della sua conoscenza diretta dell’Atlantico; aveva compiuto diversi viaggi nell’Oceano aperto, raggiungendo probabilmente l’Islanda;

Aveva ottima padronanza della navigazione nel triangolo Aveva ottima padronanza della navigazione nel triangolo Algarve-Canarie-Azzorre; intuiva l’esistenza di venti permanenti che soffiavano da nord-est, nella fascia subtropicale dlel’emisfero boreale, gli ALISEI, i quali dovevano rivelarsi assai favorevoli per la navigazione verso ponente, imprimendo alle masse una direzione sud-ovest.

Impiegò circa 15 anni a realizzare il progetto; tramite conoscenze riuscì ad avere l’attenzione della regina di Castiglia, che gli concesse un’investitura e denaro; altri finanziamenti vennero da banchieri genovesi.

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Cristoforo Colombo: viaggi d’esplorazione delle Indie occidentali

1) 1492-1493: parte con una caracca e due caravelle; fece tappa alle Canarie; poi navigò verso ponente per 36 giorni, lasciandosi spingere dagli alisei, e raggiunse le Bahamas(12/10/1492), quindi Haiti e Cuba;

2) 1493-1496: prosegue l’esplorazione delle Antille e segnatamente della costa occidentale di Cuba e di Giamaica;

3) 1498-1500: dalle Antille si dirige verso sud e bordeggia per un 3) 1498-1500: dalle Antille si dirige verso sud e bordeggia per un tratto della costa settentrionale dell’America del sud (attuale Venezuela), fino alle foci dell’Orinoco;

4) 1502-1504: dalle Antille si sposta verso la costa dell’America centrale (attuali Honduras, Nicaragua, Costa Rica) e la segue fino all’odierna Panama.

Muore nel 1506.

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http://it.wikipedia.org/wiki/File:Viajes_de_colon_en.svg

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Coeve esplorazioni del continente americano

1497 – Giovanni Caboto, genovese ma veneziano di adozione, al servizio del re d’Inghilterra Enrico VII Tudor, costeggia la Groenlandia e approda a Terranova: scoperta del Canada;

1497-98 – Amerigo Vespucci, fiorentino, partecipa a spedizione esplorativa lungo le coste dell’America meridionale [evento controverso];

1498 – Seconda spedizione di Caboto, che esplora il Labrador e non fa ritorno;

1499-1500 – Vespucci partecipa a una seconda spedizione per la corona spagnola. Oltre la Guiana prosegue da solo fino alla foce del Rio delle

1499-1500 – Vespucci partecipa a una seconda spedizione per la corona spagnola. Oltre la Guiana prosegue da solo fino alla foce del Rio delle Amazzoni (Brasile);

1500, aprile – Pedro Alvares Cabral, portoghese, ‘scopre’ il Brasile;

1501-1502 – Amerigo Vespucci partecipa a una spedizione che costeggia l’Argentina e raggiunge la Patagonia;

1513 – Nunez de Balboa, spagnolo, attraversa l’istmo centramericano e raggiunge il Pacifico;

1520, 21 ottobre – Ferdinando Magellano, spagnolo, dopo aver costeggiato l’America meridionale, attraversa lo stretto che separa la Patagonia dalla Terra del Fuoco (stretto di Magellano).

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Navigatori italiani,

primi esploratori

del Nuovo Mondo

Cristoforo Colombo

Giovanni Caboto

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Amerigo Vespucci riconosce il nuovo continente

« Arrivai alla terra degli Antipodi, e riconobbi di essere al cospetto della quarta parte della Terra. Scoprii il continente abitato da una

moltitudine di popoli e animali, più della nostra moltitudine di popoli e animali, più della nostra Europa, dell'Asia o della stessa Africa »

(Albericus Vespucius, Mundus Novus, Asburgo 1504: edizione a stampa della più importante fra le lettere

indirizzate da Vespucci al concittadino Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici )

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Il cartografo tedesco Martin Waldseemüller,

appartenente a un circolo di umanisti operante in

una cittadina della Lorena, tenne conto della lettera

Mundus Novus di Vespucci, pubblicata nel 1504 e

circolata rapidamente.

Nel 1507 Waldseemüller pubblicò un planisfero, Nel 1507 Waldseemüller pubblicò un planisfero,

allegato alla sua opera Cosmographiae introductio.

Il planisfero include il nuovo continente, che appare

denominato con il nome di ‘America’.

Sul planisfero v. anche il sito della Library of Congress di Washington D.C. (U.S.A.) http://www.loc.gov/loc/lcib/0309/maps.html

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Martin Waldseemüller, Universalis cosmographia

secunda Ptholemei traditionem et Americi Vespuci

aliorumque lustrationes (planisfero), 1507

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Martin Waldseemüller, Fusi per globo terrestre, 1507

http://digilander.libero.it/diogenes99/Cartografia/Cartografia02.htm

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Una nuova autorappresentazione

dell’Europa nell’età asburgica:

“Europa regina”

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«Europa regina»

http://en.wikipedia.org/wiki/Europa_regina

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Isabella di

Portogallo, sposa

di Carlo I Asburgo

di Spagna

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Sebastian Münster,

Cosmographia, Basel 1588, fol. XLI

L’allegoria dell’Europa in forma di regina e

in attitudine triunfans è attestata a

partire dal 1537 a opera del cartografo

Johannes Putsch (Europa in forma

virginis). Si ipotizza che essa avesse

l’intento di esaltare la potenza unificatrice l’intento di esaltare la potenza unificatrice

asburgica sotto Carlo V [i simboli della

regalità imperiale coincidono con i domini

degli Asburgo: la corona carolingia con la

Spagna, il globo crucifero con la Sicilia; il

cuore è costituito dalla Boemia; lo scettro

invece ha come vessillo la Britannia ]

[Sito della Humboldt.Universität zu Berlin,

http://ivgem.geschichte.hu-berlin.de/site/lang__en-

US/0/default.aspx ]

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La divisa di Carlo V, con le colonne d’Ercole e il motto “plus oultre”

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ll motto “plus oultre” adottato da Carlo V

allude , cambiandolo di segno, alla frase

che secondo il mito greco Ercole incise

sulle colonne che egli stesso pose sui due sulle colonne che egli stesso pose sui due

monti ai lati dello Stretto di Gibilterra, a

segnare un confine invalicabile.

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Bibliografia

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