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CENNI DI RADIOASTRONOMIACENNI DI RADIOASTRONOMIA
Davide EliaDavide EliaDipartimento di FisicaDipartimento di Fisica
Università del SalentoUniversità del Salento
Vantaggi della radioastronomia
• Le onde radio sono direttamente rivelabili da terra
• Esse permettono di osservare oggetti o fenomeni che sarebbe difficoltoso (o impossibile) rivelare in altre regioni dello spettro
• L’emissione radio può essere utilizzata per un’analisi quantitativa dei parametri fisici di un oggetto
L’idrogeno neutro traccia le interazioni tra le galassie nel gruppo di M81
Centaurus A, galassia peculiare con lobi radio
Il sole osservato nelle radioonde
LUNGHEZZE D’ONDA CARATTERISTICHE
• Bande d’assorbimento principali:
H2O:
22.2 GHz (λ = 1.35 cm)
183 GHz (λ = 1.63 mm)
O2:
60 GHz (λ = 5 mm),
119 GHz (λ = 2.52 mm)
• La regione in cui sono possibili le osservazioni radio si estende da 15 MHz (λ 20 m) fino a 600 GHz (λ 0.5 mm).
• Il limite inferiore non è ben definito e varia con il sito. Infatti, a frequenze
tra 20-30 GHz e 600 GHz l’atmosfera comincia a diventare opaca a causa
della presenza di righe e bande d’assorbimento corrispondenti alle righe
rotazionali delle molecole H2O e O2 presenti nella troposfera.
Effetto dovuto alla ionosfera
UN PO’ DI STORIA
• Karl Jansky (Bell Laboratories) costruisce
un rudimentale radiotelescopio, dotato di
un'antenna orientabile, per ricevere la
frequenza di 20.5 MHz con l'obiettivo di
individuare la natura delle interferenze sulle
comunicazioni radio transoceaniche.
Rilevamento di un segnale in direzione della
costellazione del Sagittario (1933).
• Grote Reber (1911-2002), astrofilo,
prosegue nel solco tracciato da Jansky e
realizza, con mezzi propri, la prima
mappatura radio della nostra Galassia a
160 MHz (primi anni ‘40).
Scopre inoltre le prime sorgenti radio
extragalattiche.
UN PO’ DI STORIA
• 1951: Edward M. Purcell e Harold I.
Ewen rivelano l’emissione a 21 cm
dell’HI prevista teoricamente da Van
De Hulst (1944)
• 1965: Arno Penzias e Robert Wilson
scoprono la radiazione cosmica di
fondo, corrispondente
a quella di un corpo
nero a 2.73 K.
• 1960: prima osservazione di un
quasar (Allen Sandage e
Thomas Matthews)
• 1968: scoperta
delle pulsar
(Jocelyn Bell)
Meccanismi di emissione radio:
TRANSIZIONI ATOMICHE
2 2
1 1 1b aH
ab b a
E ER
λ hc n n
Per na = 110 e nb = 109,
λab 6 cm (riga H109α)
Questo meccanismo può avere luogo nelle regioni HII, in cui l’idrogeno è ionizzato da una stella calda vicina. I fotoni UV ionizzano gli atomi, e la ricombinazione degli elettroni avviene con cascate di transizioni.
La transizione n = 110→109 viene dunque rivelata come debole riga radio. Allo stesso modo, è possibile osservare le righe H40α (λ 3 mm) e H600α (λ 10 m)
Le righe di ricombinazione delle regioni HII consentono di risalire a• Temperatura (da larghezza di riga, rapporti di intensità di righe)• Densità (da intensità di riga, rapporti di intensità di righe)• Composizione (da analoghe righe di He e C)• Velocità (dallo shift doppler)
Meccanismi di emissione radio:
TRANSIZIONI ATOMICHE
Riga dell’idrogeno a 21 cm:Stato fondamentale dell’idrogeno
Eccitazione collisionale (probabilità di 1 urto ogni 400 anni). Livelli ugualmente popolati
Transizione di dipolo tra i due livelli fortemente proibita dalle regole di selezione (probabilità di 1 evento ogni 107 anni)
La grande disponibilità di idrogeno lungo la linea di vista rende tuttavia l’emissione a 21 cm comunemente rivelabile, consentendo l’osservazione diretta del principale componente dell’universo. Essa fu predetta da Van De Hulst nel 1944 ed osservata nel 1951.
Meccanismi di emissione radio:
TRANSIZIONI ATOMICHE
Riga dell’idrogeno a 21 cm
Consente di ricavare informazioni su:
• Quantità di gas nel mezzo interstellare (dall’intensità della riga)
• Velocità delle nubi di idrogeno neutro (dallo shift doppler)
• Rotazione della nostra e delle altre galassie (dallo shift doppler)
• Distribuzione dell’idrogeno nella nostra e nelle altre galassie (dall’intensità della riga)
• Interazioni tra le galassie (dall’intensità della riga edallo shift doppler)
Meccanismi di emissione radio:
TRANSIZIONI MOLECOLARI
• Sono tipiche della regione radio le transizioni rotazionali delle molecole
• Le molecole biatomiche omonucleari sono spettroscopicamente inattive
( 1)JE BJ J 2
24B
πμr
Δ 1J
Δ 2( 1) ( 1)
E B Bν J J J J J
h h h
• Si devono pertanto osservare traccianti meno
abbondanti dell’H2, come CO, CS, ecc.
CO(J=1→0): ≈ 2.6 mm ≈ 115 GHz
CO(J=2→1): ≈ 1.3 mm ≈ 230 GHz
Caso biatomico:
Meccanismi di emissione radio:
EMISSIONE DA PARTICELLE LIBERE
Si tratta tipicamente di processi dovuti ad elettroni liberi, quindi in presenza di plasmi in ambienti ad alta energia, come nelle stelle o nelle loro atmosfere:
• Emissione Cerenkov: si produce quando un elettrone viaggia a velocità superiore a quella della luce nel mezzo in questione; effetto analogo al bang supersonico.
• Bremsstrahlung: perdita di energia da parte di elettroni in seguito a collisioni “a distanza” con ioni.
• Magneto-bremsstrahlung, o Giroemissione: emissione da parte di elettroni accelerati dal campo magnetico interno al plasma. Tra le tipologie di questa modalità rientrano l’emissione di ciclotrone (caso non relativistico, b=2.8x106 B (gauss) Hz) e di sincrotrone (caso relativistico).
Meccanismi di emissione radio:
EMISSIONE TERMICA DA POLVERI
Traccia la distribuzione della polvere fredda nelle regioni più dense delle nubi molecolari
Nel millimetrico, l’emissione di un grano di polvere è regolata dalla legge di Kirchhoff
( , )ν νj κ B ν T
Sono dispositivi che traducono in correnti elettriche il segnale trasportato dalle onde elettromagnetiche Dipolo, o antenna lineare:due spezzoni di conduttore di
lunghezza pari a λ/4
Antenna power pattern P(θ , φ): risposta in potenza di un’antenna nelle varie direzioni
Feed horn:antenna a corno, a sezione quadrata o circolare, con superficie interna liscia o corrugata, collegato ad una guida d’onda e ad un cavo coassiale
Un feed horn possiede una maggior direttività rispetto ad un’antenna lineare
ANTENNE
Il principio di funzionamento di un radiotelescopio ricalca quello di un telescopio riflettore per il visibile: una grande area di raccolta in grado di concentrare la radiazione nel piano focale. Essa può essere una grande
parabola metallica, continua o costituita da una maglia più fitta di λ/4.
RIFLETTORI
Per il potere risolutivo di un telescopio dotato di un riflettore parabolico di diametro D, vale sempre la
HPBW 2.44λ
θD
E’ evidente che i radiotelescopi devono essere di grandi dimensioni per ottenere risoluzioni angolari appena confrontabili con quelle ottenibili nel visibile!
Il pattern di un radiotelescopio di questo tipo è simile a quello visto per un feed horn, con un lobo principale e svariati lobi secondari.
POTENZA RACCOLTA DALL’ANTENNA
Ω
ΩMB
MBA
η
Efficienza dell'antenna:
Per un’antenna ideale, Pn=1 per tutti
i θ,φ nell’angolo ΩA, e 0 altrove.
In un’antenna reale la risposta è elevata per θ,φ all’interno del lobo principale. La qualità di un’antenna dipende da quanta radiazione si concentra nel lobo principale.
Sia P(θ,φ) la potenza raccolta dall’antenna ad un angolo (θ,φ) dall'asse ottico. Si definisce la risposta in potenza dell’antenna (antenna power pattern) come la distribuzione normalizzata
max
( , )( , )n
P θ φP θ φ
P
Angolo solido dell’antenna:
Angolo solido del beam principale
Ω ( , ) ΩMB n
mainlobe
P θ φ d
4
Ω ( , ) ΩA n
π
P θ φ d
1( , ) ( , ) Ω
2ν ν nP A I θ φ P θ φ d A = area effettiva dell’antenna (rapporto tra la potenza intercettata e quella rivelata)
Pn(,) d = elemento di angolo solido efficace
Il fattore ½ è dovuto al fatto che l’antenna raccoglie solo una delle due direzioni di polarizzazione.
Se nell’integrale precedente I non dipende dall’angolo, si ottiene:
Sfruttando il teorema dell’antenna,
1Ω
2ν ν AP AI
2
ΩA
λ
A 21
2ν νP I λ
Se il radiotelescopio osserva una radiosorgente la cui distribuzione
d’intensità è I(,) [W m-2 Hz-1 sr-1], la potenza P raccolta dall’antenna è
a) Rivelatori quantici: ogni singolo fotone, arrivando sul rivelatore, produce un effetto misurabile (ad esempio emissione di un fotoelettrone). Nel caso più comune dei rivelatori a semiconduttore, l’elettrone di conduzione generato dal fotone può avere tre effetti: 1) produrre un cambiamento chimico; 2) variare la corrente elettrica nel cristallo; 3) essere introdotto direttamente nell’amplificatore di uscita. Esempi di rivelatori quantici sono i contatori proporzionali, i fotomoltiplicatori, i fotoconduttori, i fotodiodi, le CCD, le lastre fotografiche.
b) Rivelatori termici: assorbono i fotoni e termalizzano la loro energia. Quindi non reagiscono al singolo fotone, ma piuttosto all’effetto integrato di un certo numero di fotoni. Si usano quando l’energia dei fotoni non è sufficiente a strappare elettroni da un metallo e nemmeno a produrre elettroni o lacune di conduzione in un semiconduttore: questo succede a lunghezze d’onda maggiori di 200 m. L’energia termica così ottenuta produce un cambiamento delle proprietà del rivelatore (elettriche, o più in generale fisiche) che induce un segnale elettrico misurabile.
c) Rivelatori coerenti: Rivelano l’ampiezza del campo elettrico dell’onda elettromagnetica associata alla radiazione osservata, misurando la differenza di potenziale prodotta da questa in un’antenna. Conservano quindi l’informazione di fase associata all’onda elettromagnetica. Vengono usati principalmente nelle bande radio e submillimetrica.
CLASSIFICAZIONE DEI RIVELATORI
Oltre 200 m Rivelatori termici
• I fotoni a bassa energia producono una variazione di temperatura nel rivelatore stesso, e conseguentemente una variazione di resistenza elettrica. Si tratta quindi di rivelatori sensibili solo all’intensità della radiazione e si perde qualsiasi informazione sulla distribuzione spettrale.
• Bolometri: sensibili tra 3 e 3000 m.
SCUBA: array di 37 bolometri attivi tra 350 m e 1 mm(JCMT)
Cenni sui rivelatori radio:
RIVELATORI TERMICI
Schema di funzionamento del bolometro:
• Vengono realizzati usando delle resistenze fortemente dipendenti dalla temperatura, in genere semiconduttori opportunamente drogati.
• L’elemento sensibile è in contatto termico con un riferimento di temperatura T0 (ad esempio un bagno di liquido criogenico) che funziona da
termostato.
• In assenza di radiazione, nel bolometro scorre una corrente i ed esso è mantenuto a temperatura T > T0 a causa della potenza Joule i2R dissipata
dalla resistenza del semiconduttore.
• L’energia associata al segnale da rivelare produce una variazione di temperatura e quindi una variazione di resistenza (e di tensione), che viene poi amplificata e misurata.
I radioricevitori consistono in un’antenna (che converte il campo elettromagnetico in una differenza di potenziale alternata), un amplificatore a basso rumore che amplifica questa differenza di potenziale alla stessa frequenza della radiazione da misurare ed un circuito raddrizzatore e integratore che permette di avere in uscita un segnale continuo proporzionale all’ampiezza del campo elettromagnetico in ingresso.
Cenni sui rivelatori radio:
RADIORICEVITORI
Si può poi connettere la tensione amplificata ad un banco di filtri o ad un altro sistema di analisi spettrale in modo da estrarre l'informazione spettrale insita nel segnale. Se invece di un rivelatore lineare si utilizza un rivelatore quadratico, si avrà in uscita un segnale proporzionale al valore quadratico medio del campo elettromagnetico, ovvero proporzionale all'intensità della radiazione.
Rivelatori coerenti:• Radioricevitori ( 10 GHz, radioonde) • Ricevitori eterodina (microonde).
Cenni sui rivelatori radio:
RADIORICEVITORIA bassissime frequenze
( 1 GHz) l'antenna può essere un semplice dipolo, e la differenza di potenziale si sviluppa tra i due bracci del dipolo. A frequenze più alte l'antenna può essere un feed horn.
Sia l’antenna a dipolo che il feed horn possono essere montate nel pianofocale di un telescopio, realizzando così un radiotelescopio.
Radiotelescopiodi Effelsberg, Germania.D = 100 m
/ 2 < A <
Nei ricevitori eterodina il campo elettromagnetico proveniente dal cielo
E(1) e quello generato da un oscillatore locale E(2) vengono sovrapposti;
il campo somma è raccolto da
un’antenna e successivamente
convertito in tensione
alternata.
Questa viene processata
da un rivelatore non lineare
(quadratico), che genera un
segnale con una componente
proporzionale alla
differenza fra le due frequenze
(molto vicine tra loro).
Cenni sui rivelatori radio:
RICEVITORI ETERODINA
Questa componente, essendo a frequenza molto più bassa della frequenza d’ingresso può essere amplificata con tecniche convenzionali (tipo quelle utilizzate nei radioricevitori).
Pannello superiore: segnali di ingresso in funzione del tempo (del cielo e dell’oscillatore locale). Pannello inferiore: quadrato della somma dei due segnali ed il suo valor medio su tempi lunghi rispetto a 1/1 e 1/2. La sua frequenza è data da 1- 2.
Il principio di funzionamento
di un AOS è il seguente:
Il segnale in radiofrequenza
(RF) è accoppiato per mezzo
di un trasduttore piezoelettrico
ad un cristallo (ad es.
di LiNbO3) - la cella di Bragg - e
produce variazioni periodiche
dell’indice di rifrazione di quest’ultimo.
Un fascio laser opportunamente collimato viene
diffratto e inviato su un rivelatore CCD lineare.
Infine, il calcolatore ricostruisce, a partire da
quest’informazione, lo spettro osservato.
RICEVITORI ACUSTO-OTTICI
RICEVITORI ACUSTO-OTTICI
SEST (Swedish-ESO Submillimetric Telescope)
θHPBW = estensione lobo principale
ηB = efficienza deltelescopio
ηA = Aeff / Atot
efficienza diapertura
Ricevitori eterodina
ARECIBO OBSERVATORY
D = 305 m
Area di raccolta:~73 000 m²
Lunghezza focale:132.5 m
Range di frequenze:
300 MHz < <10 GHz
RADIOTELESCOPIO “CROCE DEL NORD” MEDICINA (BO)
Se la sorgente è un corpo nero a temperatura T, I = BB(T)
Nella regione delle radiofrequenze, h / kT << 1,
quindi è possibile adottare l’approssimazione di Rayleigh-Jeans:
Sostituendo le espressioni trovate in quella di P si ottiene quindi:
In generale si pone, allora,
dove TA è la temperatura d’antenna.
• TA è la quantità che viene direttamente osservata in radioastronomia.
Essa può essere interpretata come la temperatura di un corpo nero la cui potenza è pari a quella raccolta dall’antenna.
2
2
2( )ν
νI T kT
c
22
2
1 2( )
2ν
νP T kTλ kT
c
TEMPERATURA D’ANTENNA
ν AP kT
In generale, però, Iν Bν Tb(ν) NON rappresenta la temperatura effettiva
del mezzo emittente, e varia con ν.
Iν = 2 ν2/c2 k TB(ν) = 3.08 10-28 ν2 (MHz) Tb(ν)
[W m-2 Hz-1 sr-1]
La temperatura d’antenna può anche essere vista come la temperatura di una resistenza che trasferisce al ricevitore la stessa potenza fornitagli dall'antenna.
Infatti, da un punto di vista pratico, il ricevitore vede l’antenna come una resistenza che gli trasferisce potenza.
In ogni caso, TA è un modo per rappresentare con una scala diversa
l’intensità di radiazione. Esprimendo, in approssimazione di Rayleigh-Jeans, l’intensità in
temperatura di brillanza TB(), si ha
dP
dPTT
n
nB
A),(
),(),(),(
ossia TA è una convoluzione della temperatura di brillanza della
sorgente con la risposta del telescopio.
Possiamo perciò ricavare teoricamente TB da TA solo se la funzione
Pn(θ,φ) è nota.
Se TMB è la temperatura di brillanza mediata sul lobo principale (Main
Beam Brightness Temperature), si ha: A
MBMB
Tη
T
Ricordando che A / λ2 = 1 / ΩA, si ottiene:
In definitiva,2
2 2
1 2( , ) Ω ( , ) Ω
2ν A B n B n
ν AP kT Ak T P θ φ d k T P θ φ d
c λ
Nel lontano infrarosso e nel radio, l’unità di misura comunemente usata per la
densità di flusso è il Jansky (Jy)
1 Jy = 10-26 W m-2 Hz-1
Combinando le relazioni scritte in precedenza, si ricava che
in cui si è introdotto un fattore di efficienza ηR < 1 per tenere conto delle perdite
di segnale che avvengono tra l’antenna e il ricevitore
QUELLO FINORA CONSIDERATO E’ IL CASO IDEALE, IN ASSENZA DI FONTI DI RUMORE
TEMPERATURA D’ANTENNA E FLUSSO
2ν
A R
F AT η
k
FONTI DI RUMORE
Nel millimetrico, l’atmosfera terrestre non solo attenua il segnale proveniente dalla sorgente, ma emette a sua volta. Considerando inoltre gli effetti del rumore strumentale, la componente dovuta al rumore è data da
(1 )τn ins atmT T T e
Dove è lo spessore ottico dell’atmosfera (0 / sin h) alla frequenza
osservata.
1
2
1
atmsys
TT
VV
1 ins ambV k T T 2 1 τins atmV k T T e
Si definisce la temperatura di sistema
Per calibrare correttamente la strumentazione, si registrano in modo alternoi due segnali misurati ponendo 1) un oggetto a temperatura ambiente Tamb
davanti al ricevitore e 2) puntando una zona di cielo priva di emissione.Posti
(1 )τ τ τsys ins atm nT T T e e T e
A questo punto, la stima della temperatura d’antenna viene effettuata nel seguente modo:• Si misurano sul rivelatore i valori della ddp puntando la sorgente…• …ed una regione con il solo background (per eliminare l’effetto delle fluttuazioni di g)• Si calcola infine la temperatura d’antenna
on n AV g T T
off nV gT
La temperatura di sistema è un parametro strumentale che fornisce una stima del segnale spurio prodotto dall’ambiente e che contamina la
radiazione proveniente dalla sorgente. Se si assume Tamb ~ Tatm ,
g è il guadagno del ricevitore
on off τA sys
off
V VT T e
V
FONTI DI RUMORE
• Il rumore associato alla temperatura d’antenna TA (in K) è dato da:
dt
kTrmsT sys
A
2)(
dovek = fattore di degradazione dello spettrometro;t = tempo totale di integrazione (in s);dν = risoluzione in frequenza di ogni canale dello spettrometro;Tsys = temperatura di sistema (in K).
FONTI DI RUMORE
2
1_1
N
nn
x xrms noise
N
TECNICHE DI ACQUISIZIONE DEGLI SPETTRI
• Position switching: consiste nell’osservare alternativamente la sorgente e una posizione di riferimento vicina (non contenente la riga). Il software del ricevitore sottrae automaticamente le coppie di spettri fornendo uno spettro finale in cui gli effetti strumentali e atmosferici sono eliminati. Si applica a sorgenti compatte, in modo da trovare una posizione di riferimento vicina.
• Beam switching: si basa sull’oscillazione dello specchio secondario (chopping) in modo da osservare alternativamente (ν1Hz) due campi distinti. Contemporaneamente, a frequenza minore, il telescopio viene spostato di una quantità pari a quella coperta da un’oscillazione del secondario, in modo da osservare la sorgente nel campo in cui prima si trovava il riferimento. In questo modo si ottiene una riga negativa quando la sorgente è nel campo di riferimento e una positiva quando si trova nel campo del segnale. Questa tecnica si applica per sorgenti di piccole dimensioni angolari (più piccole del beam throw) quando il rumore del cielo è alto.
La radiazione corrispondente alla riga spettrale osservata è solo una piccola frazione della potenza totale raccolta dal telescopio, a cui contribuiscono i segnali che variano su larga banda come il rumore del sistema e il rumore di fondo. Per eliminare questi contributi è necessario adottare delle specifiche tecniche osservative:
• Frequency switching: consiste nell’acquisire coppie di spettri di cui uno alla frequenza della riga che si vuole osservare e uno di riferimento variando la frequenza dell’oscillatore locale (frequenza di tuning) di pochi MHz. Poiché la radiazione della riga si concentra su un piccolo intervallo di frequenze, mentre tutti gli altri segnali variano molto poco all’interno di una larga banda di frequenze, il segnale di riferimento acquisito contiene la riga traslata (rispetto alla posizione che aveva nel primo spettro), mentre il contributo degli altri segnali sarà pressoché invariato. La sottrazione produce un spettro finale in cui è presente sia la riga che il suo negativo, traslato di pochi MHz, mentre il segnale di fondo viene eliminato. Questa tecnica si usa per osservare righe spettrali di larghezza piccola (pochi MHz) e di regioni spazialmente estese per cui è difficile trovare una posizione di riferimento.
FREQUENZE E VELOCITA’ RADIALI L’effetto Doppler pone in correlazione le frequenze dell’emissione con le velocità radiali degli emettitori.In genere queste velocità vengono calcolate rispetto al Local Standard of Rest (LSR), un punto ideale in rotazione intorno al centro Galattico, ad una distanza pari alla distanza galattocentrica del Sole.L’equivalenza tra velocità e frequenza è data da:
0
0 0
Δ LSRν ν Vν
ν ν c
Al fine di stimare correttamente l’attribuzione di una riga (e/o di
stimare, quindi, la VLSR), è
necessario considerare i moti giornaliero ed annuo della Terra, ed il moto del Sistema Solare rispetto al LSR.
RIDUZIONE DEGLI SPETTRI RADIO
• Le immagini che si ricevono dallo spettrometro sono già
unidimensionali (TA vs. ν). Questi spettri vengono solitamente visualizzati sostituendo la
velocità alla frequenza, per cui v = 0 corrisponde a ν = ν0 .
Il frequency switching viene
correttocapovolgendo e traslando l’immagine spettrale negativa mediandola con quella positiva per ottenere uno spettro in cui sia presente una sola riga.
Per calibrare lo spettro (TA→TMB)
si divide per l’efficienza del telescopio(nel caso di sorgenti estese).
Sottrazione della baseline, eliminata per mezzo di fit polinomiali.
MAPPE D’INTENSITA’
2 2
1 1
1 1( )
v v
riga MB Av vMB
I K km s T dv T dvη
Per ottenere una mappa d’intensità occorre calcolare l’intensità di ogni riga punto per punto integrando la TA
sull’intervallo di velocità Δv sotteso dalla riga.
MAPPE DI CANALI
1i
i
v
ch MBvI T dv
Sono mappe ottenute utilizzando intensità integrate su intervalli limitati e consecutivi, al fine di evidenziare l’emissione da parte delle diverse componenti di velocità.
DIAGRAMMI VELOCITA’-POSIZIONE
Sono diagrammi in cui si rappresenta, mediante una scala di colori, l’intensità degli spettri osservati lungo una “striscia” di puntamenti nel cielo. Anche questo strumento è utile per evidenziate il contributo dato dalle varie componenti di velocità all’emissione totale.
DERIVAZIONE DI PARAMETRI FISICI DELLE NUBI
• La radiazione di intensità Iν emessa in seguito ad una transizione molecolare, propagandosi attraverso il mezzo interstellare, può subire fenomeni di assorbimento e di emissione. In generale si avrà (equazione del trasporto radiativo):
Con jν coefficiente di emissione e kν coefficiente di assorbimento del
mezzo.
Nel caso di solo assorbimento ( jν = 0) la soluzione è:
ν ν ν vdI j ds k I ds
sdssk
eIsI 0)(
)0()(
dssks
)(0 profondità
ottica
ν νν
ν ν
dI jI
dτ k
Per risolvere questa equazione si deve conoscere la funzione sorgente
Sν = jν / kν .In condizioni di equilibrio termodinamico locale (LTE) la funzione sorgente è data dalla funzione di corpo nero, ed in questo caso la soluzione è:
eIeTBI )0()1)((
In radioastronomia la soluzione di LTE può essere scritta in funzione della temperatura di brillanza TB e della temperatura di eccitazione Tex
definita come la temperatura di un corpo nero la cui emissione è pari alla funzione sorgente della nube, cioè Sν = Bν (Tex). Si trova:
Scritta in funzione della profondità ottica l’equazione del trasporto radiativo diventa:
vv eTeTBk
cT BexB
)0()1)((2 2
2
vv eTeTBk
cT BexB
)0()1)((2 2
2
)1( eTT exB
Se si trascura la radiazione di fondo, cioè TB(0)=0, e ci si trova a frequenze tali che sia valida l’approssimazione di Rayleigh-Jeans, allora la soluzione LTE è:
LTE, Rayleigh-Jeans
Quindi l’intensità della riga dipende in modo critico da τν :
exB
exB
TT
TT
se τν << 1
se τν >> 1
Prendiamo, come esempio, il caso in cui si dispone di due righe, una otticamente spessa e l’altra sottile
12CO(J = 1-0) 13CO(J = 1-0)
Si calcola la Tex relativa alla prima, notando che:
Si consideri ora l’equazione per il calcolo di TB considerando anche il contributo del fondo cosmico:
2
2( ) ( ) 1
2
( ) ( ) 1
v
v
τB ν ex ν bg
τν ex ν bg
cT B T B T e
kν
J T J T e
3
2
2 1( )
11
( )
1
ν hν
kT
ν hν
kT
hνB T
ce
hνJ T
ke
12 ( ) ( )B ν ex ν bgT CO J T J T Con = 115 GHz, Tbg = 2.73 K
J(Tbg) = 5.53 K
Se si assume, ora, che la Tex sia la stessa anche per la seconda riga, è possibile calcolare la profondità ottica di quest’ultima:
Allora,
12
5.53
5.53ln 1
0.819
ex
B
T
T CO
13,13
5.29
ln 1
15.29 0.164
1ex
B V
V
T
T COτ CO
e
La densità di colonna dell’H2 può essere calcolata assumendo una certa abbondanza relativa (es., 7 x 105, Dickman 1978).
Essa può essere utilizzata per stimare la massa della nube:
Infine, è possibile determinare la densità di colonna del 13CO:
13
13 14 25.29
Δ ( / )2.42 10 ( )
1 ex
V ex
T
τ CO V km s TN CO cm
e
13 22ΩHM CO μm D N H
D = distanza della nube= angolo solido sotteso dall’elemento di risoluzione angolaremH = massa atomica dell’idrogeno
= peso molecolare medio (2.8 se si considera un’abbondanza relativa dell’elio al 25%)
Nel caso si disponga di due righe otticamente sottili, è possibile ricavare la temperatura cinetica del gas emittente direttamente dal rapporto delle due righe.Ricordando infatti che la popolazione dei livelli segue la statistica di Maxwell-Boltzmann, e che nel caso otticamente sottile l’intensità di una riga è direttamente legata alla popolazione del livello superiore,
i
j
E
kTi i
E
kTj
N g e
Ng e
( 1) iI i i N
'/( 1)
( 1)
i
j
E
kTC Ti
E
kTj
g eI i iR Ce
I j jg e
X
Antennab
2 cos( )R E ωt1 cos[ ( )]gR E ω t τ
2[cos( ) cos(2 )] / 2g gE ωτ ωt ωτ
2 2cos( ) / 2 cos(2 / ) / 2c gR E ωτ E πυ c b s
multiply
average
s
INTERFEROMETRIASi consideri una data frequenza di osservazione e si supponga l’apparato osservativo fermo. Si consideri la radiazione proveniente da un ristretto angolo solido dΩ, lungo la direzione s.
UNA RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA
Quest’operazione può essere vista come l’applicazione, da parte deI correlatore cosinusoidale, di un pattern a frange sinusoidali di scala angolare /b radianti sul piano del cielo. Il correlatore moltiplica la brillanza della sorgente per questo pattern e integra il risultato sul cielo.
L’orientazione dipende dalla geometria della baseline.
+ + + Fringe Sign
/B rad.
Sourcebrightness
X
sAntennab
cg /sb
2 cos( )R E ωt1 cos[ ( )]gR E ω t τ
2[sin( ) sin(2 )] / 2g gE ωτ ωt ωτ
2 2[ sin( ) ] / 2 [ sin(2 / )] / 2s gR E ωτ E πυ c b s
multiply
average
90o
UN CORRELATORE PER LA PARTE DISPARI
VISIBILITA’ COMPLESSA
iSC AeiRRV
C
S
SC
R
R
RRA
1
22
tan
dsIiRRV ciSC e /2)()( sbb
La funzione complessa V è definita come la somma dei segnali in uscita dai due correlatori:
dove
Questo mette in diretta relazione la brillanza della sorgente e la risposta dell’interferometro:
VISIBILITA’ COMPLESSA
dsIiRRV ciSC e /2)()( sbb
CASO BIDIMENSIONALE
Si supponga che le misure di Vν(b) avvengano esclusivamente in un piano. Questo ci consente di ottenere una configurazione particolarmente favorevole per i calcoli.
Siano (u,v,w) le coordinate di un sistema di riferimento avente l’asse w normale al piano. Le distanze vengono misurate in lunghezze d’onda. Le componenti del vettore unitario s saranno:
e inoltre
221,,,, mlmlnml s
221 mldldmd
COSENI DIRETTORI
Il vettore unitario s è Definito dalle sue proiezionisugli assi (u,v,w). Queste componenti sono dettecoseni direttori.
221)cos(
)cos(
)cos(
mln
m
l
Il vettore baseline è specificato dalle sue coordinate (u,v,w) (misurate lunghezze d’onda).
)0,,(),,( vuwvu b
u
v
w
s
l m
b
n
INVERSIONE DELLA TRASFORMATA DI FOURIER
dldmeml
mlIvuV vmuli
)(2
221
),(),(
dvduevuVmlI vmuli )(2),()cos(),(
Quindi, b·s /c = ul + vm + wn = ul + vm, da cui si trova
Che è la trasformata di Fourier bidimensionale tra la brillanza proiettata Iν cos(γ) e la visibilità Vν(u,v).
L’inversione di questa relazione viene effettuata come segue:
Con un numero opportuno di misure di V, dunque, è possibile ottenere I.
Il caso trattato qui è tipico di interferometri E-O.
• IRAM, Plateau de Bure, Francia.
6 antenne da 15 m
• VLA, Socorro, New Mexico.
27 antenne da 25 m
• 2010 – Progetto ALMA, San Pedro de Atacama, Cile, 5000 m:
> 64 antenne da 12 m, intervallo spettrale 70-900 GHz
VLBI
VLBI - HALCA