Vanna Iori sui "bambini fantasma" stranieri - Avvenire, domenica 4 ottobre 2015

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VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfTWVkaWFzZXQjIyNwb2xpdGljbzhAbWVkaWFzZXQuaXQjIyNSaXN1bHRhdGkgUmljZXJjYSMjIzA0LTEwLTIwMTUjIyMyMDE1LTEwLTA0VDEwOjQ0OjA2WiMjI1ZFUg== 11 Domenica 4 Ottobre 2015 ATTUALITÀ Camera, primo ok in commissione Affari Costituzionali. Rosato: «Ora in Aula». Dal Senato interrogazione ad Alfano Bambini invisibili. «Soluzione vicinissima» Roma. Comitato per la Civiltà dell’amore: «Bene il fondo Ue in sostegno all’Africa» Roma. Entro la prossima settimana la questione dei "bambini fantasma" «sarà definitivamente risolta alla Camera, poi toccherà al Senato». Lo afferma il capo- gruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, che nel 2013 era già primo firmatario di una proposta di legge in tal senso. Co- me Avvenire ha documentato i giorni scorsi, infatti, dal 2009 un emenda- mento del "pacchetto sicurezza" al de- creto 286 sull’immigrazione impedisce di iscrivere all’anagrafe i neonati se i ge- nitori sono privi del permesso di sog- giorno. «In commissione Affari Costitu- zionali abbiamo approvato un emen- damento all’interno del testo sulla cit- tadinanza, riportando il decreto 286 a com’era prima del 2009 – spiega Rosato – cioè senza l’obbligo di esibire il per- messo di soggiorno per avere il certifi- cato di nascita. Mercoledì andremo in Aula, spero che sarà approvata in tem- pi rapidi». «Non c’entra nulla con la cit- tadinanza, i neonati vengono registrati con la cittadinanza dei genitori – com- menta Vanna Iori, referente del Pd per l’infanzia – ma era urgente modificare u- na legge che crea bambini "fantasma" privandoli dell’esistenza giuridica». Intanto al Senato un’interrogazione par- lamentare di Laura Puppato e Sergio Lo Giudice, sottoscritta da numerosi colle- ghi, chiede al ministro dell’Interno Al- fano che il problema "venga affrontato con massima sollecitudine nel rispetto di quanto sancito dalla legge". (L.Bell.) Roma. Soddisfazione è stata espressa dal Co- mitato di collegamento di cattolici per una Civiltà dell’amore per l’istituzione da parte della Commissione europea di un "Fondo fi- duciario di emergenza per la stabilità e per af- frontare le cause profonde della migrazione illegale in Africa” (proposto agli inizi di set- tembre da Juncker) di 1,8 miliardi di euro. L’associazione ha salutato «la risposta radi- cale, che fa breccia in Europa, al dramma del- l’emigrazione forzata, come richiesto dal Co- mitato con altri Movimenti Cristiani "l’Euro- pa abbraccia l’Africa" al Presidente della Commissione nel 2013 e 2014». Il Fondo Fi- duciario – spiega una nota della Commissio- ne Ue – aiuterà ad affrontare le crisi nelle re- gioni del Sahel e del lago Ciad, nel Corno d’A- frica. «Si comincerebbe così a costruire dal- l’Italia il ponte con microimprese tra Europa e Africa e Medio Oriente – continua l’asso- ciazione – proposto dal Comitato con Movi- menti Cristiani, Forze Sociali e Volontariato. Ponte fatto non solo di denaro, ma soprat- tutto di impegno creativo e solidale». Mattarella: Lampedusa riscossa d’Europa Messaggio per la giornata del 3 ottobre. «Ferita drammaticamente aperta» CLAUDIO MONICI INVIATO A LAMPEDUSA à sotto, adagiato su un fianco, sul fondale di sabbia a 46 metri di profondità, c’è il relitto di un peschereccio di 18 metri, affondato l’al- ba del 3 ottobre del 2013. Ormai solo un reperto, già incrostato di conchiglie, che col passare del tempo s’è trasformato in custode silenzioso del mondo marino. Bisogna cercare di immaginarlo, di vederlo oltre questo limite, sotto questo muro d’acqua nera come il lutto, nonostante il cielo sia carico d’azzurro abbagliante. Rallentano i motori dei pattugliatori, uno, due, più fischi di tonalità diversa spezzano l’aria, e un pianto a dirotto che non trova consolazione, al- l’improvviso, urla più delle onde dello sconfina- to Mediterraneo a meno di due miglia dal porto di Lampedusa. Piangono Sabah e Abdul, siriani venuti dalla Nor- vegia in cerca del figlio Ahmed, mai più risalito dal- le profondità marine. Oltre questo punto coordinato a 35 gradi e 28 pri- mi nord e 12 gradi 34 primi est, tracciato dal Gps della vedetta d’altura dei carabinieri "Cc 808", do- ve le quattro motovedette della Guardia costiera, Finanza e Vigili del fuoco hanno fatto quadrato tra- sportando auto- rità e sopravvissu- ti, l’orizzonte è un’immensità quasi ossessiva di onde e di nulla. È in questo punto di mare, dove ven- gono lasciate ca- dere due corone di fiori bianchi dalle mani del Presidente della Regione Sicilia Crocetta e da quelle di due ragazzi eritrei, che si assiste al momento più toccante del- la commemorazione delle vittime del naufragio in cui, due anni fa, furono recuperati 368 corpi da allineare nelle bare dentro l’hangar dell’aeropor- to. Pochi giorni dopo, l’11 ottobre, ci fu quello do- ve annegò Ahmed. In tanti il 3 ottobre morirono quando sembrava che ce l’avessero fatta: «Affondavano come piombo – ricorda un pescatore che era sul posto –. Inzuppa- ti com’erano di gasolio, scivolavano dalle nostre mani. Un orrore». Un gruppo di quelle 186 vite strappate alla morte, una ventina di giovani eritrei, sono tornati per ri- cordare: «Siamo qui per gridare aiuto per quanti dall’altra parte del Mediterraneo affrontano viag- gi che possono tramutarsi in drammi. Ancora nul- la si è fatto per impedire che queste tragedie acca- dano», dirà, davanti al monumento Porta d’Euro- pa, dopo la marcia degli studenti e delle autorità, Tarek Brhane, presidente del "Comitato 3 ottobre". La "Giornata della memoria e dell’accoglienza" co- mincia davanti al municipio, quando viene letto il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, inviato alle comunità di Lampedusa e Li- nosa: «È una ferita drammaticamente aperta, un sim- bolo di umanità tradita, un grido che ancora scuote il nostro Paese e l’Europa intera. Fummo posti di fron- te alla vergogna di una strage immensa che non si riu- sci ad evitare e che, anzi, in troppi nel nostro civilis- simo contiente osservarono con distacco». Evidenziando il generoso prodigarsi dei lampe- dusani e dei soccorritori «come è accaduto in tan- tissime occasioni, gesti che costituiscono motivo di orgoglio per l’intero Paese», per il Capo dello Sta- to «Lampedusa può diventare il simbolo di una ri- scossa dell’Europa». A sera, nella suggestiva cornice del santuario del- la Madonna di Porto Salvo, poco lontano dal giar- dino della memoria, dove 368 alberelli ricordano le vittime di due anni fa, si è tenuta una veglia in- terreligiosa, cattolici, evangelici, ortodossi, mor- moni, islamici, induisti, buddisti e sikh. C’era anche monsignor Melchiorre Vutera, vicario generale dell’Arcidiocesi di Agrigento: «Tanti popoli migrano dalle loro terre non per piacere, non per volontà, non per scelta, ma per necessità. Perché c’è la guerra, la dittatura, la negazione dei diritti u- mani. La morte. Ci sono tanti problemi, ma è tri- ste vedere come la comunità europea accoglie que- sti fratelli, senza che si riesca a trovare una solu- zione. Non possiamo abbandonarli, dopo che, spesso, abbiamo prodotto i loro tiranni». © RIPRODUZIONE RISERVATA L Memoria Celebrazioni con 20 superstiti eritrei per ricordare le 366 vittime del naufragio LAMPEDUSA 3 OTTOBRE 2013 L’hangar dove vennero raccolti i cadaveri recuperati (Ansa ) Il sindaco dell’isola «Ma ora l’Ue lo sa La crisi riguarda anche molti altri» DALL INVIATO A LAMPEDUSA indaco Giusi Nicolini, la sua isola, nel bene o nel male, continua ad essere un approdo nel cuore del Canale di Sicilia, che è anche centro di accoglienza per migranti del mare: che bilancio possiamo trarre, oggi, nella ricorrenza del secondo anno dal terribile naufragio costato la vita a 366 vite umane? Quel naufragio, già entrato nella storia della moderna migra- zione, non tanto per essere stato uno dei più gravi dei nostri tempi, perché, purtroppo, ce ne sono stati prima e anche dopo, è il naufragio che per le dinamiche, per il fatto di essere avve- nuto vicino alla nostra isola, e quindi anche l’avere potuto re- cuperare tutte le vittime, ha fatto da spartiacque tra un prima e un dopo. Perché, prima che cosa c’era o non c’era? Il prima era una tomba anche di silenzi. Mentre dopo quel- le 366 bare, deposte in fila nel- l’hangar dell’aeroporto, con l’al- lora presidente del consiglio Letta in ginocchio di fronte a quelle dei bambini, e Barroso, il presidente della commisione europea, che metteva piede sul- l’isola, furono in molti a dovere mettere il loro sguardo e le loro responsabilità politiche in faccia all’orrore della morte. Fu una grande pagina di dolore e soffe- renza anche per chi lo visse in diretta, tutti noi isolani. L’Euro- pa non poteva più fare finta di non vedere e non sapere. E anche i mezzi di informazione sempre tesi a far di conto dei soli sbarchi, cominciarono a raccontare anche chi erano le vittime. Dove ha portato, sindaco Nicolini, quel cambiamento? Questo mi dice che, se nell’opinione pubblica si crea una co- scienza di quanto avviene e accade attorno a noi, del perché succede, allora sono certa che tutti capiremmo che le morti di questi migranti non sono soltanto frutto della criminalità, ma anche il risultato delle nostre politiche. Oggi siamo nella fase dei cosiddetti "Hotspot", più sempli- cemente luoghi considerati dei "punti caldi" in cui si regi- stra il maggior numero di arrivi sul suolo dell’Ue, e il cen- tro di identificazione di Lampedusa sarà tra questi. Cosa sta cambiando? Che le persone identificate accedono ad un sistema di smista- mento europeo con un percorso privilegiato e accelerato nelle procedure della richiesta di asilo. Qui già si parla di sperimentazione avviata, è così? È una bella domanda. Lo scopriremo vivendo e soprattutto lo scopriremo appena le prime dieci donne somale, che sono par- tite da qui, in procedura di "hotspot", arriveranno in Svezia. Quando è accaduto? Tre giorni fa. In poco tempo dovrebbero arrivare a destinazio- ne. Queste procedure, questa nuova modulistica per il diritto d’a- silo, consentirebbe al massimo entro due mesi alle persone, e- ritree o siriane, di raggiungere i Paesi europei che raccolgono le quote di migranti. L’isola di Lampedusa, però, continua a tradire anche una mal celata stanchezza di fronte all’immagine che la gente si sente di portare sulle spalle: il timbro di isola dei migranti, dei nau- fragi. È così? I dati di afflusso turistico, quest’anno, ci dimostrano una crescita rispetto la scorsa stagione 2014 e ci dicono che Lampedusa è, soprattutto, l’isola dove trascorrere vacanze indimenticabili e do- ve l’emergenza immigrazione è governata e non ci sono aspet- ti di degrado, maltrattamento o impatti negativi sul territorio. 3 ottobre 2013. Ricordare quella data è doveroso prima di tutto per noi, perché la memoria è anche una leva da usare affinché certe cose non accadano più. Ma Lampedusa non si salva da sola. E così anche le parole usate per raccontare di noi sono importantissime. Cer- te volte hanno alimentato solo una strategia della tensione: l’in- vasione, gli sbarchi... Sindaco Nicolini, cosa vede in quello che sta accadendo nel cammino dei migranti sui confini dei Balcani? Che ora è un fenomeno che appartiene a tutti e non solo alle frontiere del mare come Lampedusa. Claudio Monici © RIPRODUZIONE RISERVATA S Giusi Nicolini Disordini a Calais Immigrazione Sconti e caos nell’Eurotunnel E Frontex chiede rinforzi er alcune ore è stato interrotto il traffi- co sotto il Tunnel della Manica, dopo che un centinaio di migranti ha forza- to la zona di ingresso, vicino a Calais, nel nord della Francia. La polizia francese ha fermato 23 migranti, appartenenti al gruppo che ave- va provocato la sospensione del traffico fer- roviario, ripreso nel corso della giornata ma con forti ritardi. Sei i feriti in condizioni non preoccupanti: quattro migranti e due gen- darmi. «I migranti sono penetrati all’interno del tunnel per 15 chilometri», ha precisato al- l’Afp il prefetto di Calais, Fabienne Buccio. Se- condo la stessa fonte, il gruppo di migranti ha mostrato «una certa aggressività. Solitamen- te si allontana di fronte alle forze dell’ordine mentre questa volta volevano passare. Erano 113», ha affermato, precisando che «ci sono stati degli arresti». «È veramente un attacco la violenza, si sono precipitati verso il persona- le», ha detto la portavoce di Eurotunnel. L’im- bocco del tunnel, vicino Calais, è stato ogget- to durante l’estate di diversi tentativi simili. Intanto da Frontex arrivano dati aggiornati. «Da inizio anno oltre 470mila migranti sono arrivati nelle sole Italia e Grecia. Nessun Pae- se può gestire una pressione migratoria co- sì alta da solo», ha affermato il direttore ese- cutivo dell’agenzia europea per il controllo delle frontiere, Fabrice Leggeri. «È cruciale che tutti quelli che arrivano in Ue siano cor- rettamente registrati ed identificati», precisa Leggeri che nei giorni scorsi ha avanzato a go- verni dell’Ue una richiesta di rinforzI: 775 guardie di frontiera aggiuntive. Gli ufficiali saranno principalmente impiegati nell’assi- stenza delle autorità di Italia e Grecia nell’i- dentificazione e registrazione di migranti provenienti dalla Libia e Turchia. Si stratta del maggior numero mai richiesto dall’a- genzia europea dalla sua apertura. Si tratta di figure specializzate nell’analisi dei flussi migratori, soprattutto "screener", "debrie- fer" ed interpreti. Gli "screener" giocano un ruolo chiave nell’aiutare le autorità a risalire alla nazionalità dei migranti in arrivo, per i- dentificarli e registrarli, mentre i "debriefer" raccolgono informazioni sulle attività delle reti di trafficanti. © RIPRODUZIONE RISERVATA P A Calais scontri tra un centinaio di migranti e la polizia. Collegamenti con il Regno Unito bloccati per ore. L’Agenzia Ue per le frontiere servono più uomini Roma. Accoglienza, pronti 80 parrocchie ed istituti ROMA ono più di ottanta le parrocchie e gli istituti religiosi di Roma che hanno dato la disponibilità per accogliere almeno un rifugiato dopo l’appello di Papa Francesco. Si tratta di «un numero impor- tante – riferisce la diocesi di Roma – a cui si aggiungeranno nei prossimi mesi altre ini- ziative di solidarietà, gemellaggi tra parroc- chie, adozione di famiglie da parte di altre famiglie, iniziative di sostegno economico, locali da utilizzare per la formazione, che coinvolgeranno tutte le comunità della dio- cesi e che la Caritas diocesana promuoverà a partire dal 2016». Al 30 settembre, 62 parrocchie, 13 istituti re- ligiosi, 2 seminari, 2 case famiglia e 2 istitu- ti pontifici hanno aderito alla proposta del- la Caritas per la «prima accoglienza», rivol- ta a richiedenti protezione internazionale ancora non riconosciuti che saranno invia- ti dalla Prefettura di Roma, o per la «secon- da accoglienza», per rifugiati già riconosciuti e che hanno terminato il periodo di assi- stenza nel circuito di accoglienza Sprar (Si- stema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) cui aderisce la Caritas stessa. Non tutte le parrocchie, spiega il Vicariato, sono pronte per accogliere subito, in quan- to saranno necessari lavori di adeguamen- to. Mentre sono in corso i sopralluoghi tec- nici, che termineranno a metà ottobre, fi- nora sono 17 le parrocchie risultate idonee ad accogliere subito; 8 parrocchie dovran- no effettuare importanti lavori di ristruttu- razione e adeguamento e saranno pronte tra due mesi, 14 sono risultate non idonee a ospitare in quanto incompatibili con le normative. A questo numero vanno aggiunte 16 par- rocchie che già collaborano stabilmente con la Caritas diocesana nell’accoglienza dei senza dimora. Altre 8 parrocchie, inoltre, mettono a disposizione spazi per promuo- vere le scuole di italiano e mense diurne. «Una straordinaria partecipazione delle par- rocchie data la novità e l’originalità della ri- chiesta» ha detto monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, per il quale «l’appello di Papa Francesco ha aperto il cuore dei romani. Occorre considerare – ha commentato monsignor Feroci – che le no- stre comunità sono state chiamate dal San- to Padre a qualcosa che va oltre l’ordinario e la storia pastorale di tutta la Chiesa italia- na ed europea». «Purtroppo – ha aggiunto – sui media sono state date letture distorte e offensive; addirittura ci risulta che sono stati offerti soldi a rifugiati siriani per in- dossare una telecamera nascosta e andare a chiedere accoglienza fermando i sacerdoti per strada. Vorrei invece che fosse compre- so l’enorme sforzo che i parroci stanno fa- cendo con le comunità». © RIPRODUZIONE RISERVATA S

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11Domenica4 Ottobre 2015 A T T U A L I T À

Camera, primo ok incommissione AffariCostituzionali. Rosato:«Ora in Aula». DalSenato interrogazionead Alfano

Bambini invisibili. «Soluzione vicinissima» Roma. Comitato per la Civiltà dell’amore:«Bene il fondo Ue in sostegno all’Africa»

Roma. Entro la prossima settimana laquestione dei "bambini fantasma" «saràdefinitivamente risolta alla Camera, poitoccherà al Senato». Lo afferma il capo-gruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato,che nel 2013 era già primo firmatario diuna proposta di legge in tal senso. Co-me Avvenire ha documentato i giorniscorsi, infatti, dal 2009 un emenda-mento del "pacchetto sicurezza" al de-creto 286 sull’immigrazione impediscedi iscrivere all’anagrafe i neonati se i ge-

nitori sono privi del permesso di sog-giorno. «In commissione Affari Costitu-zionali abbiamo approvato un emen-damento all’interno del testo sulla cit-tadinanza, riportando il decreto 286 acom’era prima del 2009 – spiega Rosato– cioè senza l’obbligo di esibire il per-messo di soggiorno per avere il certifi-cato di nascita. Mercoledì andremo inAula, spero che sarà approvata in tem-pi rapidi». «Non c’entra nulla con la cit-tadinanza, i neonati vengono registrati

con la cittadinanza dei genitori – com-menta Vanna Iori, referente del Pd perl’infanzia – ma era urgente modificare u-na legge che crea bambini "fantasma"privandoli dell’esistenza giuridica».Intanto al Senato un’interrogazione par-lamentare di Laura Puppato e Sergio LoGiudice, sottoscritta da numerosi colle-ghi, chiede al ministro dell’Interno Al-fano che il problema "venga affrontatocon massima sollecitudine nel rispettodi quanto sancito dalla legge". (L.Bell.)

Roma. Soddisfazione è stata espressa dal Co-mitato di collegamento di cattolici per unaCiviltà dell’amore per l’istituzione da partedella Commissione europea di un "Fondo fi-duciario di emergenza per la stabilità e per af-frontare le cause profonde della migrazioneillegale in Africa” (proposto agli inizi di set-tembre da Juncker) di 1,8 miliardi di euro.L’associazione ha salutato «la risposta radi-cale, che fa breccia in Europa, al dramma del-l’emigrazione forzata, come richiesto dal Co-mitato con altri Movimenti Cristiani "l’Euro-

pa abbraccia l’Africa" al Presidente dellaCommissione nel 2013 e 2014». Il Fondo Fi-duciario – spiega una nota della Commissio-ne Ue – aiuterà ad affrontare le crisi nelle re-gioni del Sahel e del lago Ciad, nel Corno d’A-frica. «Si comincerebbe così a costruire dal-l’Italia il ponte con microimprese tra Europae Africa e Medio Oriente – continua l’asso-ciazione – proposto dal Comitato con Movi-menti Cristiani, Forze Sociali e Volontariato.Ponte fatto non solo di denaro, ma soprat-tutto di impegno creativo e solidale».

Mattarella: Lampedusa riscossa d’EuropaMessaggio per la giornata del 3 ottobre. «Ferita drammaticamente aperta»CLAUDIO MONICIINVIATO A LAMPEDUSA

à sotto, adagiato su un fianco, sul fondale disabbia a 46 metri di profondità, c’è il relittodi un peschereccio di 18 metri, affondato l’al-

ba del 3 ottobre del 2013. Ormai solo un reperto,già incrostato di conchiglie, che col passare deltempo s’è trasformato in custode silenzioso delmondo marino. Bisogna cercare di immaginarlo,di vederlo oltre questo limite, sotto questo murod’acqua nera come il lutto, nonostante il cielo siacarico d’azzurro abbagliante. Rallentano i motori dei pattugliatori, uno, due,più fischi di tonalità diversa spezzano l’aria, e unpianto a dirotto che non trova consolazione, al-l’improvviso, urla più delle onde dello sconfina-to Mediterraneo a meno di due miglia dal portodi Lampedusa. Piangono Sabah e Abdul, siriani venuti dalla Nor-vegia in cerca del figlio Ahmed, mai più risalito dal-le profondità marine.Oltre questo punto coordinato a 35 gradi e 28 pri-mi nord e 12 gradi 34 primi est, tracciato dal Gpsdella vedetta d’altura dei carabinieri "Cc 808", do-ve le quattro motovedette della Guardia costiera,Finanza e Vigili del fuoco hanno fatto quadrato tra-

sportando auto-rità e sopravvissu-ti, l’orizzonte èun’immensitàquasi ossessiva dionde e di nulla. È in questo puntodi mare, dove ven-gono lasciate ca-dere due coronedi fiori bianchidalle mani delPresidente della

Regione Sicilia Crocetta e da quelle di due ragazzieritrei, che si assiste al momento più toccante del-la commemorazione delle vittime del naufragioin cui, due anni fa, furono recuperati 368 corpi daallineare nelle bare dentro l’hangar dell’aeropor-to. Pochi giorni dopo, l’11 ottobre, ci fu quello do-ve annegò Ahmed.In tanti il 3 ottobre morirono quando sembrava chece l’avessero fatta: «Affondavano come piombo –ricorda un pescatore che era sul posto –. Inzuppa-ti com’erano di gasolio, scivolavano dalle nostremani. Un orrore».Un gruppo di quelle 186 vite strappate alla morte,una ventina di giovani eritrei, sono tornati per ri-cordare: «Siamo qui per gridare aiuto per quantidall’altra parte del Mediterraneo affrontano viag-gi che possono tramutarsi in drammi. Ancora nul-la si è fatto per impedire che queste tragedie acca-dano», dirà, davanti al monumento Porta d’Euro-pa, dopo la marcia degli studenti e delle autorità,Tarek Brhane, presidente del "Comitato 3 ottobre".La "Giornata della memoria e dell’accoglienza" co-mincia davanti al municipio, quando viene letto ilmessaggio del presidente della Repubblica, SergioMattarella, inviato alle comunità di Lampedusa e Li-nosa: «È una ferita drammaticamente aperta, un sim-bolo di umanità tradita, un grido che ancora scuoteil nostro Paese e l’Europa intera. Fummo posti di fron-te alla vergogna di una strage immensa che non si riu-sci ad evitare e che, anzi, in troppi nel nostro civilis-simo contiente osservarono con distacco».Evidenziando il generoso prodigarsi dei lampe-dusani e dei soccorritori «come è accaduto in tan-tissime occasioni, gesti che costituiscono motivodi orgoglio per l’intero Paese», per il Capo dello Sta-to «Lampedusa può diventare il simbolo di una ri-scossa dell’Europa».A sera, nella suggestiva cornice del santuario del-la Madonna di Porto Salvo, poco lontano dal giar-dino della memoria, dove 368 alberelli ricordanole vittime di due anni fa, si è tenuta una veglia in-terreligiosa, cattolici, evangelici, ortodossi, mor-moni, islamici, induisti, buddisti e sikh.C’era anche monsignor Melchiorre Vutera, vicariogenerale dell’Arcidiocesi di Agrigento: «Tanti popolimigrano dalle loro terre non per piacere, non pervolontà, non per scelta, ma per necessità. Perchéc’è la guerra, la dittatura, la negazione dei diritti u-mani. La morte. Ci sono tanti problemi, ma è tri-ste vedere come la comunità europea accoglie que-sti fratelli, senza che si riesca a trovare una solu-zione. Non possiamo abbandonarli, dopo che,spesso, abbiamo prodotto i loro tiranni».

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Memoria

Celebrazioni con 20superstiti eritrei perricordare le 366vittime del naufragio

LAMPEDUSA 3 OTTOBRE 2013 L’hangar dove vennero raccolti i cadaveri recuperati (Ansa )

Il sindaco dell’isola

«Ma ora l’Ue lo sa La crisi riguarda anche molti altri»DALL’INVIATO A LAMPEDUSA

indaco Giusi Nicolini, la sua isola, nel bene o nel male,continua ad essere un approdo nel cuore del Canale diSicilia, che è anche centro di accoglienza per migranti

del mare: che bilancio possiamo trarre, oggi, nella ricorrenzadel secondo anno dal terribile naufragio costato la vita a 366vite umane?Quel naufragio, già entrato nella storia della moderna migra-zione, non tanto per essere stato uno dei più gravi dei nostritempi, perché, purtroppo, ce ne sono stati prima e anche dopo,è il naufragio che per le dinamiche, per il fatto di essere avve-nuto vicino alla nostra isola, e quindi anche l’avere potuto re-cuperare tutte le vittime, ha fatto da spartiacque tra un prima eun dopo.Perché, prima che cosa c’era o non c’era?Il prima era una tomba anche di silenzi. Mentre dopo quel-

le 366 bare, deposte in fila nel-l’hangar dell’aeroporto, con l’al-lora presidente del consiglioLetta in ginocchio di fronte aquelle dei bambini, e Barroso, ilpresidente della commisioneeuropea, che metteva piede sul-l’isola, furono in molti a doveremettere il loro sguardo e le lororesponsabilità politiche in facciaall’orrore della morte. Fu unagrande pagina di dolore e soffe-renza anche per chi lo visse indiretta, tutti noi isolani. L’Euro-pa non poteva più fare finta di

non vedere e non sapere. E anche i mezzi di informazionesempre tesi a far di conto dei soli sbarchi, cominciarono araccontare anche chi erano le vittime.Dove ha portato, sindaco Nicolini, quel cambiamento?Questo mi dice che, se nell’opinione pubblica si crea una co-scienza di quanto avviene e accade attorno a noi, del perchésuccede, allora sono certa che tutti capiremmo che le morti diquesti migranti non sono soltanto frutto della criminalità, maanche il risultato delle nostre politiche.Oggi siamo nella fase dei cosiddetti "Hotspot", più sempli-cemente luoghi considerati dei "punti caldi" in cui si regi-stra il maggior numero di arrivi sul suolo dell’Ue, e il cen-tro di identificazione di Lampedusa sarà tra questi. Cosa stacambiando?Che le persone identificate accedono ad un sistema di smista-mento europeo con un percorso privilegiato e accelerato nelleprocedure della richiesta di asilo.Qui già si parla di sperimentazione avviata, è così?È una bella domanda. Lo scopriremo vivendo e soprattutto loscopriremo appena le prime dieci donne somale, che sono par-tite da qui, in procedura di "hotspot", arriveranno in Svezia.Quando è accaduto?Tre giorni fa. In poco tempo dovrebbero arrivare a destinazio-ne. Queste procedure, questa nuova modulistica per il diritto d’a-silo, consentirebbe al massimo entro due mesi alle persone, e-ritree o siriane, di raggiungere i Paesi europei che raccolgono lequote di migranti.L’isola di Lampedusa, però, continua a tradire anche una malcelata stanchezza di fronte all’immagine che la gente si sentedi portare sulle spalle: il timbro di isola dei migranti, dei nau-fragi. È così?I dati di afflusso turistico, quest’anno, ci dimostrano una crescitarispetto la scorsa stagione 2014 e ci dicono che Lampedusa è,soprattutto, l’isola dove trascorrere vacanze indimenticabili e do-ve l’emergenza immigrazione è governata e non ci sono aspet-ti di degrado, maltrattamento o impatti negativi sul territorio.3 ottobre 2013.Ricordare quella data è doveroso prima di tutto per noi, perchéla memoria è anche una leva da usare affinché certe cose nonaccadano più. Ma Lampedusa non si salva da sola. E così anchele parole usate per raccontare di noi sono importantissime. Cer-te volte hanno alimentato solo una strategia della tensione: l’in-vasione, gli sbarchi...Sindaco Nicolini, cosa vede in quello che sta accadendo nelcammino dei migranti sui confini dei Balcani?Che ora è un fenomeno che appartiene a tutti e non solo allefrontiere del mare come Lampedusa.

Claudio Monici© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Giusi Nicolini

Disordini a Calais

Immigrazione

Sconti e caos nell’EurotunnelE Frontex chiede rinforzi

er alcune ore è stato interrotto il traffi-co sotto il Tunnel della Manica, dopoche un centinaio di migranti ha forza-

to la zona di ingresso, vicino a Calais, nel norddella Francia. La polizia francese ha fermato23 migranti, appartenenti al gruppo che ave-va provocato la sospensione del traffico fer-roviario, ripreso nel corso della giornata macon forti ritardi. Sei i feriti in condizioni nonpreoccupanti: quattro migranti e due gen-darmi. «I migranti sono penetrati all’internodel tunnel per 15 chilometri», ha precisato al-l’Afp il prefetto di Calais, Fabienne Buccio. Se-condo la stessa fonte, il gruppo di migranti hamostrato «una certa aggressività. Solitamen-te si allontana di fronte alle forze dell’ordinementre questa volta volevano passare. Erano113», ha affermato, precisando che «ci sonostati degli arresti». «È veramente un attacco laviolenza, si sono precipitati verso il persona-le», ha detto la portavoce di Eurotunnel. L’im-bocco del tunnel, vicino Calais, è stato ogget-to durante l’estate di diversi tentativi simili.Intanto da Frontex arrivano dati aggiornati.«Da inizio anno oltre 470mila migranti sono

arrivati nelle sole Italia e Grecia. Nessun Pae-se può gestire una pressione migratoria co-sì alta da solo», ha affermato il direttore ese-cutivo dell’agenzia europea per il controllodelle frontiere, Fabrice Leggeri. «È crucialeche tutti quelli che arrivano in Ue siano cor-rettamente registrati ed identificati», precisaLeggeri che nei giorni scorsi ha avanzato a go-verni dell’Ue una richiesta di rinforzI: 775guardie di frontiera aggiuntive. Gli ufficialisaranno principalmente impiegati nell’assi-stenza delle autorità di Italia e Grecia nell’i-dentificazione e registrazione di migrantiprovenienti dalla Libia e Turchia. Si strattadel maggior numero mai richiesto dall’a-genzia europea dalla sua apertura. Si trattadi figure specializzate nell’analisi dei flussimigratori, soprattutto "screener", "debrie-fer" ed interpreti. Gli "screener" giocano unruolo chiave nell’aiutare le autorità a risalirealla nazionalità dei migranti in arrivo, per i-dentificarli e registrarli, mentre i "debriefer"raccolgono informazioni sulle attività dellereti di trafficanti.

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Roma. Accoglienza, pronti 80 parrocchie ed istitutiROMA

ono più di ottanta le parrocchie e gliistituti religiosi di Roma che hannodato la disponibilità per accogliere

almeno un rifugiato dopo l’appello di PapaFrancesco. Si tratta di «un numero impor-tante – riferisce la diocesi di Roma – a cui siaggiungeranno nei prossimi mesi altre ini-ziative di solidarietà, gemellaggi tra parroc-chie, adozione di famiglie da parte di altrefamiglie, iniziative di sostegno economico,locali da utilizzare per la formazione, checoinvolgeranno tutte le comunità della dio-cesi e che la Caritas diocesana promuoveràa partire dal 2016».Al 30 settembre, 62 parrocchie, 13 istituti re-ligiosi, 2 seminari, 2 case famiglia e 2 istitu-ti pontifici hanno aderito alla proposta del-la Caritas per la «prima accoglienza», rivol-ta a richiedenti protezione internazionaleancora non riconosciuti che saranno invia-

ti dalla Prefettura di Roma, o per la «secon-da accoglienza», per rifugiati già riconosciutie che hanno terminato il periodo di assi-stenza nel circuito di accoglienza Sprar (Si-stema di protezione per richiedenti asilo erifugiati) cui aderisce la Caritas stessa.Non tutte le parrocchie, spiega il Vicariato,sono pronte per accogliere subito, in quan-to saranno necessari lavori di adeguamen-to. Mentre sono in corso i sopralluoghi tec-nici, che termineranno a metà ottobre, fi-nora sono 17 le parrocchie risultate idoneead accogliere subito; 8 parrocchie dovran-no effettuare importanti lavori di ristruttu-razione e adeguamento e saranno prontetra due mesi, 14 sono risultate non idoneea ospitare in quanto incompatibili con lenormative.A questo numero vanno aggiunte 16 par-rocchie che già collaborano stabilmente conla Caritas diocesana nell’accoglienza deisenza dimora. Altre 8 parrocchie, inoltre,

mettono a disposizione spazi per promuo-vere le scuole di italiano e mense diurne.«Una straordinaria partecipazione delle par-rocchie data la novità e l’originalità della ri-chiesta» ha detto monsignor Enrico Feroci,direttore della Caritas di Roma, per il quale«l’appello di Papa Francesco ha aperto ilcuore dei romani. Occorre considerare – hacommentato monsignor Feroci – che le no-stre comunità sono state chiamate dal San-to Padre a qualcosa che va oltre l’ordinarioe la storia pastorale di tutta la Chiesa italia-na ed europea». «Purtroppo – ha aggiunto– sui media sono state date letture distortee offensive; addirittura ci risulta che sonostati offerti soldi a rifugiati siriani per in-dossare una telecamera nascosta e andarea chiedere accoglienza fermando i sacerdotiper strada. Vorrei invece che fosse compre-so l’enorme sforzo che i parroci stanno fa-cendo con le comunità».

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