Valutazione dell’impatto archeologico per la realizzazione ...
Transcript of Valutazione dell’impatto archeologico per la realizzazione ...
1
Documento di valutazione archeologica preventiva.
Valutazione dell’impatto archeologico per la realizzazione di un impianto eolico in
territorio di Banzi (Potenza), località Panetteria.
Premessa metodologica.
La presente relazione di valutazione dell’impatto archeologico, commissionata dalla
WINP S.r.l, è stata redatta in conformità alle direttive proposte dal Ministero per i Beni e le
Attività Culturali, in base alla normativa vigente (ex L. 25/06/2005, n. 109; D.L. 12/04/2006, n.
163), e divulgata attraverso il format messo a disposizione dallo stesso Ministero per gli
operatori abilitati. E’ stata operata una sistematica ricerca delle fonti d’archivio, supportata da un’accurata
analisi bibliografica, al fine di reperire tutta la documentazione disponibile. In particolare, la
ricerca d’archivio e soprattutto la raccolta del materiale cartografico sono state condotte presso
la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata (sede centrale di Potenza e sede di
Melfi) e presso il Comune di Banzi (Ufficio tecnico). Per quanto riguarda la ricerca
bibliografica, invece, è stato sottoposto a spoglio tutto il materiale edito relativo a Banzi,
ovviamente con particolare riferimento alla documentazione archeologica (si veda la
bibliografia);1 in aggiunta, sono state controllate anche le diverse fonti di archivio e le varie
notizie sulla storia della città.
Il lavoro è stato condotto tracciando un breve profilo storico-archeologico del centro
lucano, articolato mediante descrizioni in dettaglio delle evidenze archeologiche documentate e
di quelle variamente segnalate, ossia di tutte le testimonianze archeologiche note. Va
sottolineato che sono state inserite anche le segnalazioni dei rinvenimenti più significativi e
indicate le tracce archeologiche più importanti, indiziate attraverso le ricognizioni di superficie,
citate nelle varie pubblicazioni specifiche. Si tratta ovviamente solo di menzioni, inserite nel
discorso generale dell’inquadramento archeologico del sito oppure nella sezione relativa alle
testimonianze archeologiche, in quanto non possono essere oggetto di più diffuse descrizioni,
poiché sono state soltanto segnalate e non sono ancora completamente edite. Un breve paragrafo
1 Per quanto riguarda la compilazione della bibliografia, va detto che non sono state seguite le indicazioni fornite dal Format per la redazione del Documento di valutazione archeologica preventiva; ma si è preferito utilizzare i criteri generalmente impiegati nelle pubblicazioni archeologiche, in quanto il numero dei testi utilizzati non avrebbe reso efficace e facile da consultare l’apparato relativo alle indicazioni bibliografiche.
2
è stato riservato alle testimonianze di età medievale, che coincidono poi con la storia
dell’abbazia.
In aggiunta, è stata condotta un’analisi del territorio con particolare attenzione riservata
al settore individuato per l’installazione dell’impianto eolico. Sono stati effettuati, inoltre,
diversi sopralluoghi, con l’obiettivo di conoscere e monitorare l’area individuata per
l’istallazione del parco eolico.
Cenni relativi al parco eolico.
Il progetto del parco eolico prevede l’impianto di 18 aerogeneratori in località Panetteria,
con uno sviluppo da ovest verso est (territorio di Bufalaria, lambendo il territorio di Serra della
Ruca fino al confine con Piano della Madama Giulia, allegato 1). L’installazione prevede la
realizzazione di un articolato sistema che interessa una vasta area, dal punto di vista morfologico
tabulare.
Per la realizzazione del parco eolico, come già detto, saranno installati in totale 18
aerogeneratori (fig. 1), collocati sulla parte pianeggiante dei rilievi collinari che interessano
l’area, a 530 m.s.l.m. Saranno altresì realizzate 18 piazzole funzionali all’innesto e alla
manutenzione degli aerogeneratori, collegate mediante piste carreggiabili e cavidotti interrati, da
realizzare in parte mediante innesti e operazioni di scavo di varia profondità in base allo
spessore dell’humus.
fig. 1 Posizionamento degli aerogeneratori su IGM 1:25.000.
3
Inquadramento geografico e geologico.
Banzi è collocata nel settore settentrionale della Basilicata (fig. 2, allegato 2), presso il
confine con la Puglia, a sud
rispetto a Venosa (Pz), dalla quale
dista circa 30 km, e Palazzo S.
Gervasio (Pz), a nord rispetto a
Genzano di Lucania e Forenza
(Pz), i centri più vicini oltre a
Spinazzola (Bt). La città sorge su
un’altura pianeggiante (559
m.s.l.m.), affiancata dal torrente
Banzullo, affluente di sinistra del
Bradano. Il territorio è
caratterizzato dalla presenza di
colline con ampie aree
pianeggianti densamente sfruttate
per scopi agricoli e zone boschive.
Sono presenti anche diverse
sorgenti e corsi d’acqua.
Dal punto di vista geologico, in aggiunta, il territorio comunale di Banzi ricade nell’area
afferente il ciclo deposizionale plio-pleistocenico, ossia il ciclo di sedimentazione
dell’Avanfossa Bradanica, costituito dai Conglomerati e Arenarie di Oppido Lucano. Il settore
interessato dall’impianto del parco eolico è stato oggetto di indagini geologiche finalizzate allo
studio e alla definizione delle caratteristiche idrogeologiche dell’area. L’indagine –condotta
effettuando due carotaggi a una profondità di 30 m dal piano di campagna–, non ha rivelato la
presenza di particolari fenomeni di instabilità ed ha confermato le caratteristiche morfo-
geologiche del comparto di Banzi.
fig. 2
4
Analisi dell’ambiente antropico: inquadramento storico-archeologico.
Il sito di Banzi é ubicato nella zona nord-orientale della Basilicata (fig. 2), sul versante
orientale del settore medio-bradanico, in un’area particolarmente significativa già a partire
dall’età arcaica, in quanto trade d’union del sistema insediativo che fa capo all’area centrale
della regione, abitata dalle genti cosiddette “nord-lucane”, e prossima alla vicina Puglia, con
Dauni e Peuceti. In questo punto nevralgico, infatti, verrà inserita una colonia latina, Venusia,
fondata nel 291 a.C, che costituisce, come sostiene A. Bottini, la premessa per il protrarsi della
vita di Bantia fino all’età medioevale.
Le attestazioni più antiche sono databili al VIII-VII sec. a.C. L’abitato era organizzato in
nuclei di capanne e necropoli disposte sulle varie colline, a nord-est e nord-ovest dell’area
urbana moderna (Mancamasone, Fontana dei Monaci, area della Badia, Pezza La Rena, Piano
Carbone). In età preromana, l’area densamente abitata corrispondeva all’attuale centro urbano,
l’antica Bantia che le fonti letterarie collocano alternativamente in Lucania e in Apulia.2 Si tratta
del tipico insediamento daunio, caratterizzato da numerosi nuclei di abitato e necropoli posti su
un sistema collinare, cinto da aggere in grosse pietre e fossato probabilmente già dall’inizio del
III sec. a.C.
In età arcaica e classica il sito presenta una maggiore articolazione, basata sempre sul
sistema collinare costituito da Piano Carbone, dall’area della Badia, da Mancamasone, Fontana
dei Monaci e Montelupino. Come emerge dalle recenti indagini effettuate nel territorio, gli
insediamenti del IV sec. a.C. –ubicati nelle aree limitrofe rispetto all’attuale centro urbano–
sono testimoniati da piccole fattorie, strutturate come la più grande villa in contrada
Mancamasone, della quale si parlerà in seguito.
Con la conquista romana e la fondazione di Venusia,3 l’insediamento indigeno di Bantia
presenta numerosi segni di un precoce e progressivo cambiamento. Il comprensorio bantino
viene così inserito nel territorio della colonia, diventandone il settore periferico, zona di
frontiera e confine tra il territorio lucano e l’area peuceta; settore significativamente strategico,
in quanto posto a controllo dell’alta valle del Bradano. Dopo la fondazione della colonia latina,
infatti, il centro indigeno sopravvive, seppure in tono minore, alla destrutturazione del territorio
e conserva la propria autonomia, rientrando comunque nell’orbita romana. L’importanza
dell’intero comprensorio è testimoniata anche del fatto che, secondo le fonti, nel territorio di
2 Orazio Carmina III, 4, 15; Livio XXVII, 25, 13; Plutarco, Marc., XXIX; Plinio, Naturalis Historia, III, 98. 3 Sulla fondazione di Venosa e in genere su Venusia romana si veda T. Giammatteo, Spolia. Il riuso dell’antico a Venosa, Lavello 2001, pp. 13-18.
5
Venosa, precisamente tra Banzi e Venosa, ebbe luogo lo scontro tra M. Claudio Marcello e
Annibale (208 a.C.), nel corso del quale perse la vita il console Marcello, seppellito in loco.4
Per quanto riguarda la nuova strutturazione del sito, in questa fase, si registra una
trasformazione di carattere urbano con una notevole riduzione dell’area occupata in precedenza
(si passa da 200 ha occupati a soli 29 ha), della quale rimangono soltanto i nuclei insediativi di
Badia e Montelupino. Attestazioni provengono dalla zona dell’attuale Badia, infatti,
caratterizzata dalla presenza di un quartiere abitativo –attestato dal rinvenimento di resti di
strutture abitative–, dal templum augurale, ispirato alla tradizione romana, e dalla zona di
Montelupino con un quartiere abitativo organizzato su assi viari regolari. Si tratta di una nuova
strutturazione, che fa capo ad una vera e propria programmazione urbana, a cui fa eco anche una
nuova organizzazione amministrativa, come dimostra la Tabula Osca bantina,5 che testimonia
come la civitas libera bantina, divenuta municipium (80-60 a.C.), si sia dotata di uno statuto
costituzionale ispirato alla vicina Venusia.
Il templum augurale costituisce una testimonianza di eccezionale valore, sul quale
occorre soffermarsi. Composto da nove cippi, rinvenuti tra il 1962 e il 1966-1967 al di sotto
dell’abbazia, nel cuore del centro romano, oggi è conservato presso il Museo Archeologico
Nazionale di Venosa. Si tratta dell’unica attestazione archeologica di questo tipo di aree sacre
rinvenute nel mondo romano, databile all’inizio del I sec. a.C. I cippi di pietra erano infissi nel
terreno a formare un rettangolo; ogni cippo reca un’iscrizione relativa al nome di una divinità a
cui venivano affidati gli auspici. Infatti, il templum in terris riporta le modalità con cui trarre i
segni augurali per suddividere gli spazi urbani e territoriali.
A questo momento di notevole splendore, d’altra parte, corrisponde una maggiore
frequentazione del territorio, da mettere in relazione con l’assegnazione di terre ai nuovi coloni.
Si assiste così ad una vera e propria rivitalizzazione del territorio, caratterizzato da una fitta rete
di edifici rurali, alcuni anche di grandi dimensioni, che presentano una continuità di vita fino
all’età imperiale, quando si assisterà alla conversione delle fattorie in ville. Infatti, in età
imperiale il territorio è caratterizzato dalla presenza di grandi ville, edifici di medie dimensioni
che si sviluppano con una zona residenziale ed una produttiva; in alcuni casi eccezionali si
registrano strutture imponenti, così alle grandi ville si affiancano anche impianti termali, come
nel caso dell’edificio individuato attraverso le ricognizioni a Casale della Ginestra, a sud di
Banzi. Si tratta di un tipo di frequentazione del territorio che si protrae fino all’età tardoantica,
4 Livio XXVII 20-21. 5 Sul recto è presente una più antica lex romana (CIL(2), 2, 582) e sul verso un testo osco con prescrizioni giuridico-religiose (CIL IX, 416). M. TORELLI, Il nuovo frammento della Tabula bantina, in «Archeologia Classica» XXI 1969, pp. 2-17; M.C. D’ERCOLE in M. SALVATORE (a cura di), Il Museo Archeologico Nazionale di Venosa, Matera 1990, pp. 138-139.
6
quando con il latifondo si passa dalla villa al villaggio, caratterizzato da un edificio residenziale
affiancato dalla zona produttiva, a cui si aggiungono piccole case che si distribuiscono a
raggiera nell’area limitrofa.
In località Cervarezza, a nord di Banzi, negli anni ’70 sono state messe in luce strutture
pertinenti ad una villa di età imperiale in uso fino al IV-V sec. d.C. Sul pianoro, poi, sono state
riportate alla luce strutture databili tra XIII e XV secolo, identificabili con il casale Cervarici
citato dalle fonti.
La viabilità antica.
Per quanto concerne la viabilità, inoltre, il centro di Bantia si inserisce nella fitta rete
stradale realizzata dai Romani. Secondo alcune ipotesi, non ancora confermate dalla
documentazione archeologica, nei pressi del centro correva la via Appia nel suo tratto in uscita
da Venusia. La via Appia, fatta costruire nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio per collegare
Roma con Brindisi (fig. 3), venne prolungata fino a Venusia nel 190 a.C.
Ad una viabilità secondaria va ascritta una strada individuata attraverso l’analisi delle
foto aeree, che collegava Venusia a Bantia.
fig. 3 Il percorso della Via Appia
7
Le testimonianze archeologiche.
-Piano Carbone (F. 188- IV- SO).
Numerose e di grande importanza sono le testimonianze relative alla fase preromana, in
particolare le attestazioni funerarie. In località Piano Carbone (fig. 4), zona sud-occidentale del
centro abitato, è stata scavata a partire dal 1977 un’intera necropoli, con attestazioni dal VII sec.
a.C. fino alla seconda metà del IV sec. a.C. La necropoli, con sepolture entro casse lignee e in
fossa terragna, è riferibile ad un insediamento individuato presso il margine orientale dell’area,
testimoniato dalla presenza di tracce di abitato, costruzioni con fondazioni a secco, elevato in
argilla e copertura con tegole. Da segnalare la particolare ricchezza dei corredi funerari,
costituiti non solo da vasellame ceramico di notevole rilievo, ma soprattutto da metalli, armi e
oggetti di ornamento che tracciano il profilo dell’elitè locale.
-Area dell’abbazia di S. Maria (F. 188- IV- SO).
Nell’area del giardino, presso l’oratorio, (fig. 4), sono state trovate due tombe databili al
VI-V sec. a.C.;
Nell’area limitrofa, sotto la pavimentazione della scuola elementare, all’inizio del secolo
scorso sono state segnalate tracce di edifici e strutture databili al IV-III sec. a.C. e alcune
sepolture preromane;
Sotto il complesso abbaziale sono stati rinvenuti i cippi dell’auguraculum;
-Fontana dei Monaci (F. 188- IV- SO).
In località Fontana dei Monaci, a nord-est del centro di Banzi, sono presenti alcuni nuclei
di necropoli.
Nel 1982-1983 è stato individuato un santuario ubicato nei pressi di una sorgente. Sono
stati individuati piccoli sacelli, un altare per le sacre deposizioni e due depositi votivi, uno dei
quali contenente coroplastica e ceramica miniaturistica databile tra il V e il III sec. a.C. L’area
sacra è stata frequentata a partire dal V sec. a.C. fino al periodo romano-imperiale.
-Montelupino (F. 188- IV- SO).
In località Montelupino (fig. 4), nell’area occidentale dell’attuale centro urbano, sono
state individuate testimonianze di età preromana. Si tratta di tracce relative ad una fortificazione
8
realizzata con una struttura a doppia faccia, a cui si sovrappone un’altra cinta muraria con
blocchi di sostegno dell’aggere
Una campagna di scavo condotta nel 1986 ha portato alla luce strutture abitative e
lastricati di età romana, databili in particolare al I sec. a.C. Si tratta della zona residenziale, con
strutture relative all’impianto urbano regolare, definito da un asse stradale principale largo 5
metri circa, orientato E-W, che interseca due strade minori, larghe 3,5 metri circa e orientate N-
S, delimitanti un settore di insulae con abitazioni, che si sviluppano nel settore orientale rispetto
all’auguraculum, realizzate con muri a secco, distribuite su una superficie di 1000 mq.
-Mancamasone (F. 188-IV-S.O.)
La villa di Mancamasone (fig. 4), posta a NE di Banzi, nei pressi del cimitero, è stata
scavata alla fine degli anni ’80. Si tratta di un complesso caratterizzato da un cortile centrale,
ambienti con funzione residenziale, con un piccolo luogo di culto privato e una zona produttiva.
In un vano è stata rinvenuta una macina e pertanto è probabile che venisse utilizzato come
frantoio; mentre accanto è stata individuata una piccola fornace per la produzione di ceramica
d’uso comune. A partire dalla metà del III sec. a.C. si registra una monumentalizzazione della
struttura, che presenta un’estensione di 170 mq, caratterizzati da tre vani con funzione
residenziale che si affacciano sul cortile, alcuni ambienti destinati alle attività femminili della
tessitura. Annesso all’edificio vi era anche un piccolo luogo di culto domestico.
Successivamente la struttura viene ampliata, estendendosi per 450 mq, con l’aggiunta di
ambienti destinati alle attività produttive e al ricovero del bestiame. Il complesso presenta una
prima fase di frequentazione databile tra la fine del IV sec. a.C. e gli inizi del III sec. a.C., con
attestazioni fino al II sec. a.C., abbandonata tra la fine del II sec. a.C. e l’inizio del I sec. a.C., in
concomitanza con il Bellum Marsicum.
Alcuni saggi effettuati nell’area di Mancamasone, in aggiunta, hanno portato alla luce
sepolture prive di corredo relative alla frequentazione di età ellenistico-romana.
-Località Orto dei Monaci (F. 188-IV-S.O.)
All’interno del centro urbano (fig. 4), nella zona adiacente all’abbazia di S. Maria
(località Orto dei Monaci) è stata condotta una sistematica campagna di scavo dal 2004 al 2006,
che ha portato alla luce nell’area prospiciente l’auguraculum una zona frequentata a partire dal
VI sec. a.C. fino al V-VI sec. d.C. Le attestazioni di maggiore rilievo sono riferibili ad una
domus e ad una struttura termale, databili al I sec. a.C., che insistono su di un’area con tracce di
abitato del III-I sec. a.C. Interessante l’edificio termale, del quale sono stati individuati diversi
9
vani, come il calidarium, il tepidarium e l’ingresso, caratterizzato da un mosaico con iscrizione.
La domus presenta diverse fasi di vita definite da ristrutturazioni e rifacimenti, a partire dal I
sec. a.C. (verso la fine del secolo raggiunge dimensioni notevoli fino ad inglobare le terme) e
fino al III-IV sec. d.C. Si struttura come un grande edificio a peristilio, con la tipica planimetria
della casa romana: presenta un lungo portico all’ingresso, quattro botteghe ad ovest
dell’ingresso, diversi ambienti con funzione residenziale e sacra (il tablinium, alcuni oeci,
triclinia e il lararium) che si articolano intorno al giardino. Tutti gli ambienti erano caratterizzati
dalle pareti decorate con intonaci rossi e policromi. All’edificio era annessa, inoltre, un’area
artigianale.
-Località Cervarezza (F. 188-IV-S.O.).
In località Cervarezza, a nord di Banzi (fig. 5), negli anni ’70 sono state messe in luce
strutture pertinenti ad una villa di età imperiale in uso fino al IV-V sec. d.C. E’ stata rinvenuta
un’iscrizione di età imperiale e alcune sepolture. Vanno segnalate, pertanto, strutture databili ad
età imperiale e tardo antica; a queste si sovrappone l'insediamento medievale riconducibile al
casale Cervarici citato dalle fonti del XIII -XIV secolo.
-Località Acqua delle Nocelle (F. 188-IV-S.O.).
Si tratta della zona a nord-ovest rispetto al moderno abitato (fig. 4), dove alla fine degli
anni ’70 sono state individuate e segnalate tracce di strutture murarie e frammenti ceramici
relativi ad un insediamento di età romana con frequentazione fino all’età medioevale.
-Contrada Pezza La Rena (F. 188-IV-S.O.).
In Contrada Pezza La Rena (fig. 4), nell’abitato moderno (via D’Annunzio), sono state
rinvenute tracce relative a strutture attribuibili ad un insediamento e numerose sepolture databili
al V-IV sec. a.C
-Località proprietà Rubino (F. 188-IV-N.O.).
Sito individuato in base alle indagini di superficie effettuate negli anni ’80.
La località proprietà Rubino, in prossimità del tracciato della via Appia, è caratterizzata
dalla presenza di frammenti ceramici in superficie che rimandano ad un insediamento databile
ad età repubblicana e imperiale.
-Località Pozzo Paglione (F. 188-IV-S.O.).
10
Sito individuato in base alle indagini di superficie effettuate negli anni ’80.
La località Pozzo Paglione, in prossimità del tracciato della via Appia, è caratterizzata
dalla presenza di frammenti ceramici in superficie che rimandano ad un insediamento databile
ad età imperiale.
-Località indeterminata (F. 188-IV-S.O.).
Sito individuato in base alle indagini di superficie effettuate negli anni ’80.
Località in prossimità del tracciato della via Appia, caratterizzata dalla presenza di
frammenti ceramici databili tra la seconda metà del I e la fine del IV-inizi del V sec. d.C.
Probabilmente si tratta di una villa.
11
fig. 4 Individuazione dei siti con testimonianze archeologiche.
12
fig. 5 Ubicazione di località Cervarezza.
L’abbazia di S. Maria.
L’abbazia con l’annesso complesso monastico sorge nel punto nevralgico dell’attuale
centro urbano, edificato in un’area densamente frequentata in antico (si veda il paragrafo
relativo alle testimonianze archeologiche).
Il primo documento della fondazione abbaziale risale al 798. Il complesso assunse
grande rilievo e venne in parte costruito utilizzando come materiale edilizio pietre provenienti
dagli edifici romani.
Nell’VIII secolo viene edificato un monastero benedettino, dedicato alla Santa Vergine
Maria. Per il IX secolo si hanno attestazioni relative alle incursioni dei saraceni, che devastarono
il territorio ma probabilmente il perimetro dell’abbazia venne preservato. Il monastero
benedettino di Banzi, infatti, tra il 1300 e il 1400 viene indicato come il monastero più ricco
della Basilicata.
13
Vincoli archeologici.
Nel territorio comunale di Banzi, le aree
soggette a vincolo archeologico, ex L. 1089/39;
D. Lgv. 42/2004 art. 142 lett. m, sono (fig. 6,
allegati 3-4):6
-località Cervarezza, a nord-ovest rispetto
all’attuale abitato, da cui dista 6 km circa;
-parte del centro urbano, area dell’abbazia e
zona ad essa adiacente (Bantia urbana e
Bantia sacra);
- aree immediatamente ad est e a nord-est
dell’area urbana (Bantia sacra);
-località Acqua delle Nocelle, a nord-ovest
rispetto all’attuale abitato, da cui dista 1 km
circa.7
6 Fogli catastali nn. 5, 34, 38, 39, 40. 7 Per la puntale definizione delle singole zone si veda il paragrafo relativo alle testimonianze archeologiche.
fig. 6 Aree soggette a vincolo archeologico.
14
Vanno segnalati anche due tratturi noti nel territorio di Banzi (allegato 5), sottoposti a
tutela in base alla normativa vigente (D.M. 22/12/1983), secondo la quale non sono consentiti
interventi che possano modificarne le caratteristiche originarie.
Si tratta del tratturo n. 60, tratturo comunale di Madama Giulia, e del tratturo n. 61,
oggi SP79 “Marascione-Lamacolma” (figg. 7-8), strada che parte dalla S.S. 68 sotto Palazzo S.
Gervasio fino al confine con la provincia di Bari; attraversa Piano della Madama Giulia e
località Girasole, adiacente
a località Panetteria e
incrocia la S.S. 169 di
Genzano di Lucania.
Va sottolineato che
si tratta di una strada
provinciale, per la
definizione puntuale della
quale sono state condotte
alcune ricerche (presso gli
uffici della Provincia di
Potenza-RUP- e presso
l’ufficio tecnico del
Comune di Banzi), e si è
tentato di ricostruirne la
storia catastale.8 Nelle
prime mappe catastali di
impianto è indicata come
tratturo comunale Palazzo-
Irsina; negli estratti di
mappa dell’Ufficio Catasto
del Comune di Banzi
(stralci del foglio 19;
verifica effettuata il
8 Non è stato possibile avere un certificato storico catastale in quanto non esiste documentazione relativa né alla data di trasformazione del tratturo in strada asfaltata, né all’originaria larghezza del tratturo. Tuttavia, risulta che a partire dal 1980 non ci sono stati interventi che hanno interessato la strada in questione.
fig. 7 Il tratturo n. 61 oggi SP79
Fig. 8 Strada provinciale SP79
15
16/12/2010) è riportata come strada consorziale Marascione; presso gli Uffici della Provincia di
Potenza (RUP provinciale della strada) risulta Strada Provinciale 79 di competenza della
Provincia (allegati 6-8).
Tuttavia, l’impianto eolico non interessa la strada né la lambisce (fig. 7), in quanto è
stato progettato a distanza di rispetto e in ottemperanza alla già citata normativa vigente (D.M.
22/12/1983).
L’area dell’impianto eolico: località Panetteria.
(F. 188-IV-S.O.¸ F. 188-IV-S.E.; fogli catastali 18 e 19)
Località Panetteria (allegati 1-2, 9) è ubicata a nord-est rispetto al centro abitato di
Banzi, a confine con il territorio di Genzano di Lucania e presso i limiti del territorio comunale
di Spinazzola (Bt), da cui dista 18 km circa.
Posta tra la valle del Torrente Basentello e quella della Fiumarella di Genzano, dista
circa 4 km sia dal centro urbano di Banzi sia da Acqua delle Nocelle e 5 km circa da
Cervarezza (fig. 9), le aree soggette e vincolo archeologico (si veda sopra).
Si tratta di una zona caratterizzata dalla presenza di dolci colline, corsi d’acqua e fonti
(fig. 10). Vanno segnalate anche diverse aree boschive (vincolate ex L. 3267 del 30/12/1923), a
corolla del settore interessato dal parco eolico (i punti individuabili sono: Pilone Cosentino;
Masseria Martucci, vicina alla SS 169 di Genzano; Palazzina Casentino), che rientra in una zona
boschiva mantenendo ovviamente la giusta distanza di rispetto dalle aree vincolate. In aggiunta,
i terreni sui quali saranno impiantati gli aerogeneratori sono terreni densamente sfruttati e
coltivati.
16
Fig. 9 Posizionamento delle aree archeologiche e del parco eolico.
Fig. 10 Immagini relative all’area del parco eolico.
Località Panetteria, versante settentrionale.
17
Panoramiche dell’area individuata per l’impianto del parco eolico, settore nord-est, da est.
18
Settore settentrionale, panoramica e particolare.
Versante meridionale, particolari.
19
Testimonianze archeologiche.
Il comprensorio bantino è stato
oggetto di intense ricerche a
partire dal 1985 da parte della
Soprintendenza Archeologica
della Basilicata e dell’Università
di Roma “La Sapienza”, che ha
condotto indagini estensive di
ricognizione finalizzate a
ricostruire il paesaggio antico,
con particolare riguardo per il
territorio della colonia di Venusia.
E’ recente la pubblicazione della
sezione relativa ai settori
occidentale e sud-orientale (Ager
Venusinus II), all’interno del quale ricade il territorio di Banzi. I risultati relativi a Banzi e al suo
territorio sono stati gentilmente forniti dalla dott.ssa M.L. Marchi, co-responsabile del progetto e
autrice della pubblicazione definitiva relativa in particolare al territorio bantino.9
Per quanto riguarda il settore individuato per l’impianto eolico, infatti, le ricognizioni
estensive effettuate in una porzione dell’area (fig. 11), quella più occidentale (la zona orientale,
invece, non è stata interessata dalle ricognizioni di superficie), non hanno rilevato cospicue
presenze archeologiche; soltanto due siti sono stati segnalati (due aree caratterizzate dalla
presenza di frammenti fittili, databili ad età romana).10
Emerge chiaramente il quadro organizzativo e distributivo delle modalità di
frequentazione del comprensorio bantino nella diacronia; mentre l’area con le più fitte tracce di
frequentazione è stata individuata a nord-est rispetto al centro abitato, immediatamente ad ovest
di località Panetteria, che al contrario non sembra interessata da insediamenti, almeno nella
porzione più occidentale, oggetto delle indagini di superficie. In aggiunta, di grande importanza
risultano le fotografie aeree dell’area interessata dall’impianto del parco eolico, mediante le
quali non sembrano individuabili e leggibili ulteriori tracce archeologiche (figg. 12-13).
9 La figura 11 qui presentata è uno stralcio tratto dalla carta archeologica pubblicata in M.L. Marchi, Formae Italiane 43, Ager venusinus II, Firenze 2010. I siti individuati sono nn. 798 e 799. 10 M.L. Marchi, Formae Italiane 43, Ager venusinus II, Firenze 2010, pp. 195, 199.
Fig. 11 Località Panetteria. Particolare della carta archeologica.
20
Fig. 12 Area est del parco eolico. Ortofoto con posizionamento del parco eolico.
Fig. 13 Area est del parco eolico (particolare dal sito della Regione Basilicata).
21
Conclusioni.
Come emerge chiaramente dal quadro d’insieme finora delineato, il territorio di Banzi si
presenta densamente frequentato nella diacronia, a partire dall’VIII sec. a.C. e fino all’età
medievale, con diverse modalità di frequentazione e sfruttamento del territorio, peculiari di ogni
fase. Infatti, risultano particolarmente interessate le aree delle varie colline poste a nord
dell’attuale centro abitato, dove sorgeva probabilmente l’antica Bantia. A corolla del centro
antico, poi, si sviluppavano i vari insediamenti, ville e fattorie di medie dimensioni, fatta
eccezione per qualche struttura di mole considerevole. L’arrivo dei Romani, con la fondazione
della colonia di Venusia, modifica gli assetti preesistenti: il centro indigeno sopravvive e si
struttura progressivamente dotandosi di un impianto di tipo urbano e adeguandosi alle istituzioni
del mondo romano, come dimostra l’importante documento rappresentato dalla Tabula bantina.
Il territorio diventa così maggiormente frequentato, in relazione all’assegnazione di terre ai
coloni, e si struttura con il sorgere di numerosi edifici rurali, caratterizzati da una continuità di
vita fino all’età imperiale –periodo al quale vanno ascritte le grandi ville presenti nel territorio–,
e poi fino all’età tardoantica.
In conclusione, come dimostrano sia le testimonianze archeologiche sia le indagini di
ricognizione, il territorio bantino si presenta come un comprensorio “privilegiato” in antico,
abbastanza antropizzato nelle varie epoche. Soltanto alcune aree, però, sembrano essere state
prescelte per gli insediamenti, probabilmente in quanto meglio dotate dal punto di vista oro-
idrografico. Si tratta del settore a nord e a nord-est rispetto al centro abitato (località Cervarezza
e aree limitrofe, Valle della Manicella), dell’area immediatamente a sud (in territorio a confine
con Genzano di Lucania) e del settore immediatamente ad est dell’abitato (presso vallone
Rizzielli, a ridosso del tratto di SS 169).
In particolare, per l’area sulla quale sorgerà il parco eolico, non sembra si possano
segnalare né siti archeologici né tracce o indizi relativi a testimonianze di rilievo. Per
completezza e correttezza scientifica, tuttavia, va sottolineato che l’assenza di indizi
archeologici di superficie è un risultato chiaramente acquisito almeno per la porzione più
occidentale del settore sul quale sorgerà il parco eolico, quello che è stato appunto oggetto di
survey; fanno eccezione i due rinvenimenti segnalati dalle ricognizioni, la cui presenza
ovviamente impone la già prevista distanza di rispetto per gli interventi programmati. Per la
restante superficie del territorio in questione, d’altra parte, possono essere utilizzate le fotografie
aeree, la lettura delle quali sembrerebbe non rivelare tracce archeologiche evidenti. Tuttavia,
22
soltanto delle indagini mirate mediante un survey permetteranno di individuare in maniera
puntuale anche eventuali presenze archeologiche nel settore orientale.
Le maggiori attestazioni di frequentazione, al contrario, con una discreta concentrazione
di siti individuati mediante le ricognizioni di superficie, riguardano il settore a nord e soprattutto
a nord-ovest dell’area oggetto di indagini (valle della Manicella), nella zona opposta rispetto
all’area individuata per la realizzazione dell’impianto eolico.
Dott.ssa Tonia Giammatteo
23
Bibliografia.
Banzi: un museo all’aperto. Frammenti di Storia (Catalogo della Mostra, Banzi), Genzano di
Lucania 2006
A. Bottini, Osservazioni sulla topografia di Banzi preromana, in «Annali di Storia Antica» II,
1980, pp. 69-82
A. Bottini, Banzi, in Bibliografia topografica della colonizzazione greca in Italia e nelle isole
tirreniche, III, Pisa-Roma 1984, pp. 390-395
A. Bottini, Lavello e Banzi. I risultati dell’attività più recente, in «Profili della Daunia Antica»
1989, pp. 101-107
A. Bottini, Ripensando il caso di Banzi, in M. Osanna- B. Serio (a cura di), Progetti di
archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, in «Siris, Studi e ricerche della Scuola di
Specializzazione in archeologia di Matera», II Supplemento, 2008, pp. 11-16
R. Ciriello, Banzi: l’esplorazione della necropoli di Piano carbone. Campagna di scavo 1993-
1995, in M. Osanna- B. Serio(a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, in
«Siris, Studi e ricerche della Scuola di Specializzazione in archeologia di Matera», II
Supplemento, 2008, pp. 27-32
P. De Leo (a cura di), Le memorie bantine. Le memorie del monastero bantino, o sia della badia
di Santa Maria in Banzia, ora Banzi: pubblicare d’ordine del cardinale di Sant’Eusebio abate
commendatario di essa badia da Domenico Pannelli suo segretario, Barile 1995
M.C. D’Ercole, in M.R. Salvatore (a cura di), Museo Archeologico Nazionale di Venosa, Matera
1990, p. 138.
M. Gualtieri, La Lucania romana. Cultura e società nella documentazione archeologica,
Quaderni di Ostraka, 8, 2003, pp. 91-96, 136-139
24
L. La Rocca, A proposito dei santuari rurali in Lucania in campagna e paesaggio nell’Italia
antica, «Atlante tematico di topografia antica», 8, 1999, pp. 7-18
F. Lenormant, Tra le genti di Lucania. Appunti di viaggio, Lavello 1999, pp. 83-90
M.L. Marchi, Il comprensorio venosino: documenti per un’analisi del processo di
romanizzazione, in 17° Convegno nazionale sulla preistoria, protostoria e storia della Daunia,
S. Severo, 6-8 dicembre 1996. La Daunia romana. Atti San Severo 1999, pp. 111-128
M.L. Marchi, Effetti del processo di romanizzazione nelle aree interne centro-meridionali.
Acquisizioni, innovazioni ed echi tradizionali documentati archeologicamente, «Orizzonti» I
2000, pp. 227-242
M.L. Marchi, Fondi, latifondi e proprietà imperiali nell’Ager Venusinus, «Agri Centuriati» I,
2004, pp. 109-136
M.L. Marchi, Ager Venusinus. Ville e villaggi: il paesaggio rurale in età tardo-antica, in Atti
del primo seminario sul tardo antico e l’alto medioevo in Italia meridionale (Foggia 12-14
febbraio 2004), Bari 2006, pp. 173-191
M.L. Marchi, Dall’abitato alla città. La romanizzazione della Daunia attraverso l’evoluzione
dei sistemi insediativi, in Storia e archeologia della Daunia in ricordo di Marina Mazzei
(Foggia 19-21 maggio 2005), Bari 2008, pp. 271-290
M.L. Marchi, Dinamiche insediative nel territorio di Banzi: i dati della ricognizione di
superficie, in M. Osanna- B. Serio (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e
Tito, in «Siris, Studi e ricerche della Scuola di Specializzazione in archeologia di Matera», II
Supplemento, 2008, pp. 51-59
M.L. Marchi, Modi e forme dell’urbanizzazione della Daunia, in M. Osanna (a cura di), Verso
la città. Forme insediative in Lucania e nel mondo italico fra IV e III sec. a.C., Lavello 2009,
pp. 327-365
M.L. Marchi, Ager Venusinus II (Forma Italiane 43), Firenze 2010
25
M.L. Marchi -G. Sabbatini, Venusia (Forma Italiae 37), Firenze 1997
M.L. Marchi, Formae Italiane 43, Ager venusinus II, Firenze 2010
C. Masseria, Banzi-l’area sacra in località “Fontana dei Monaci”, in M.R. Salvatore (a cura
di), Il Museo Archeologico Nazionale di Venosa, Matera 1991, pp. 84-85
C. Masseria, “…et Venerem et proelia destinat…” (Hor. Carm. III, 13,5). Riti di passaggio in
un santuario di Banzi, in Ostraka VII, 1999, pp. 325-347
C. Masseria, I santuari indigeni della Basilicata. Forme insediative e strutture del sacro, Napoli
2000, pp. 94-96
G. Mastronuzzi, Repertorio dei contesti cultuali indigeni in Italia meridionale. Età arcaica, Bari
2005, pp. 40-41
C. Nardella-E. Setari, Le necropoli di Banzi: dati preliminari per una ricerca sistematica, in M.
Osanna- B. Serio (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, in «Siris, Studi
e ricerche della Scuola di Specializzazione in archeologia di Matera», II Supplemento, 2008, pp.
17-26
A. Russo, Banzi, in L. De Lachenal (a cura di), Da Leukania a Lucania. La Lucania centro-
orientale tra Pirro e i giulio-claudi, Catalogo della mostra di Venosa, 1992, Roma 1992, pp. 29-
30
A. Russo, Mancamasone-complesso rurale, in L. De Lachenal (a cura di), Da Leukania a
Lucania. La Lucania centro-orientale tra Pirro e i giulio-claudi, Catalogo della mostra di
Venosa, 1992, Roma 1992, pp. 30-32
A. Russo, Edilizia domestica in Apulia e Lucania. Ellenizzazione e società nella tipologia
abitativa indigena tra VIII e III secolo a.C., Galatina 1992
A. Russo (a cura di), Con il fuso e la conocchia. La fattoria di Montemurro e l’edilizia
domestica nel IV secolo a.C., Lavello 2006, pp. 199-200
26
M. Oanna- B. Serio (a cura di), Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, in «Siris,
Studi e ricerche della Scuola di Specializzazione in archeologia di Matera», II Supplemento,
2008
M.R. Salvatore (a cura di), Venosa: un parco archeologico e un Museo. Come e perché, Taranto
1984
M.R. Salvatore, Saggio di scavo a Banzi Contrada Cervarezza, in «Lucania Arccheologica» II,
1984, pp. 5-12.
M.R. Salvatore (a cura di), Il Museo Archeologico Nazionale di Venosa, Matera 1990
A.M. Small, L’occupazione del territorio in età romana, in D. Adamesteanu (a cura di), Storia
della Basilicata, 1, L’antichità, Bari 1999, pp. 559-600, in particolare pp. 568, 572-573
(Montelupino, tabula bantina e templum)
M. Sodo, La ricerca archeologica a Banzi: nuove acquisizioni. Le indagini in località Orto dei
Monaci (campagna di scavi 2004-2006), in M. Osanna- B. Serio (a cura di), Progetti di
archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, in «Siris, Studi e ricerche della Scuola di
Specializzazione in archeologia di Matera», II Supplemento, 2008, pp. 33-43
M. Tagliente, Banzi, in M.R. Salvatore (a cura di), Basilicata. L’espansionismo romano nel sud-
est d’Italia. Il quadro archeologico. Atti del convegno di Venosa 1987, Venosa 1990, pp. 71-77
M. Tagliente, L’attività archeologica in Basilicata. Banzi. Abitato adiacente l’Abbazia di S.
Maria, in Atti Taranto XLV 2005, pp. 747-750
M. Torelli, Un templum augurale di età repubblicana a Bantia, in RAL XXI, 1966, pp. 265-315
M. Torelli, L’iscrizione musiva del balneum di Bastia, in M. Osanna- B. Serio (a cura di),
Progetti di archeologia in Basilicata. Banzi e Tito, in «Siris, Studi e ricerche della Scuola di
Specializzazione in archeologia di Matera», II Supplemento, 2008, pp. 45-49.
27
G. Volpe (a cura di), La Daunia nell’età della romanizzazione. Paesaggio agrario, produzione,
scambi, Bari 1990.
Siti web consultati.
www.aptbasilicata.it/Banzi.303.0
www.associazionefinisterre.it/lucaniarcheologica.
www.basilicata.cc/lucania/banzi/
www.comune.banzi.pz.it
www.lucaniainrete.it/rubriche/archeologia-arte/Appunti sui resti dell’antico popolo di Banzi.htm
www.web.tiscali.it/lucaniaonline/Banzi.htm
www.regione.basilicata.it/webGis
28
Elenco allegati.
1) IGM 1:25.000 F. 188 IV S.O. Genzano di Lucania; IGM 1:25.000 F. 188 IV S.E. Monte
Serico;
2) IGM 1:100.000 Gravina in Puglia;
3) Aree sottoposte a vincolo archeologico: Cervarezza;
4) Aree sottoposte a vincolo archeologico: area urbana, Acqua delle Nocelle;
5) Tratturi sottoposti a vincolo;
6) Mappa di impianto;
7-8) Estratto di mappa dell’ufficio Catasto del Comune di Banzi;
9) Estratto catastale fogli 18-19.