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VALUTAZIONE DEL RUOLO DEL LEGANTE SULLA RESISTENZA A FATICA DEI MISTI CEMENTATI.
Convenzione di Ricerca fra l’ Università degli Studi di Parma - DICAteA
e la Società Valli-Zabban di Sesto Fiorentino (FI) OBIETTIVI DELLA RICERCA
La crescente attenzione alle problematiche ambientali ha negli ultimi anni ampliato,
nel campo dell’infrastrutture stradali, l’interesse per l'impiego di prodotti provenienti dal
riciclaggio di materiale di risulta dalla demolizione delle pavimentazioni preesistenti.
Questi, infatti, rappresentano una risorsa di grandissimo valore in quanto consentono il
risparmio di materie prime e la riduzione delle problematiche ambientali legate alla loro
messa a discarica.
Sebbene soggetto a specifico inquadramento normativo nell’ambito della tutela e
della salvaguardia ambientale, il prodotto della demolizione di vecchie pavimentazioni
stradali è oggi ritenuto un materiale da costruzione dalle enormi potenzialità. Quantità e
qualità di fresato, materia prima-seconda nel processo di demolizione e rifacimento di
sovrastrutture stradali flessibili, consentono di spingere la ricerca verso il perfezionamento
delle formulazioni di conglomerati bituminosi a caldo ed a freddo, in situ ed in impianto,
con caratteristiche del tutto simili a miscele costituite da aggregati lapidei di primo
impiego. Specificatamente nell’ambito del cosiddetto riciclaggio a freddo delle
pavimentazioni stradali, lo stato della pratica ha evidenziato alcune criticità operative e
concettuali che risultano di estremo interesse scientifico, la cui risoluzione può costituire
un valido aiuto per tutti i soggetti coinvolti nel processo decisionale di progettazione,
realizzazione e controllo delle pavimentazioni stradali.
In tale contesto si inserisce la presente indagine che ha l’obiettivo di studiare la
possibilità di utilizzare conglomerati bituminosi di riciclo (fresato) nella confezione di
misti cementati per sovrastrutture stradali.
Sono state esaminate tre diverse miscele ottenute dalla combinazione dello stesso
tipo di fresato e diversi tipi di legante: cemento, cemento ed emulsione bituminosa,
cemento e bitume schiumato. I risultati ottenuti hanno consentito di valutare l’influenza dei
diversi leganti sulle prestazioni meccaniche di tali materiali per costruzioni stradali e
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quindi di definire le condizioni migliori di impiego dei materiali di riciclo nella
realizzazione dei misti cementati.
1. ASPETTI GENERALI ED INQUADRAMENTO DELLA RICERCA
Nell’ambito dei materiali per pavimentazioni stradali, la tecnica del riciclaggio a
freddo consiste nel miscelare fresato, proveniente dalla demolizione di vecchie
pavimentazioni, con un agente riciclante ad una temperatura di lavorazione e posa in opera
prossima a quella ambientale, tipicamente estiva con esposizione diretta alla luce solare.
Esistono diversi agenti riciclanti, tra cui emulsione bituminosa, bitume flussato,
bitume schiumato e cemento Portland. Di recente, l’utilizzo di materiale riciclato con
aggiunta di cemento ed emulsione bituminosa o bitume schiumato è diventato sempre più
diffuso nei paesi Europei grazie alla velocità e facilità di realizzazione ed impiego e al
vantaggio economico fornito. Nell’ambito delle tecniche di riciclaggio a freddo, questi due
additivi vengono tradizionalmente combinati con una piccola quantità di cemento (1-2% in
peso) per accelerare il processo di rottura degli additivi stessi. Il cemento ha infatti la
capacità di accelerare il processo di maturazione delle miscele consumando parte
dell’acqua negli additivi.
I misti cementati rappresentano un’alternativa ai tradizionali materiali riciclati a
freddo per sovrastrutture stradali. Tali miscele sono ottenute combinando, durante il
processo di riciclaggio, una più elevata percentuale di cemento (tipicamente dal 2% al 6%
in peso) con gli additivi tradizionali.
Studi precedenti hanno dimostrato che la combinazione di particelle di bitume con
una matrice cementizia rigida permette di ottenere un materiale con elevate prestazioni
meccaniche. Tuttavia, questi materiali risultano apparentemente più rigidi e quindi
maggiormente soggetti a fessurazione e contrazione termica. Risulta quindi fondamentale
individuare quale combinazione fresato-additivo sia in grado di fornire le migliori
prestazioni meccaniche.
Per tali motivazioni è stato effettuato uno studio sperimentale di caratterizzazione
meccanica su tre diversi tipi di misti cementati composti interamente dallo stesso tipo di
fresato (stessa curva granulometrica) ma diversi tipi di legante, in particolare cemento,
cemento ed emulsione bituminosa, cemento e bitume schiumato. Lo studio ha previsto
l’esecuzione di tre diversi tipi di prove sperimentali: trazione indiretta, compressione
assiale e modulo resiliente. E’ stata inoltre valutata la resistenza a fatica di tali materiali
tramite l’esecuzione di una prova di trazione indiretta, denominata ITFT (Indirect Tensile
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Fatigue Test), utilizzata normalmente per valutare la vita utile di un pavimentazione in
conglomerato bituminoso.
2. MATERIALI
2.2 Fresato
L’aggregato riciclato impiegato per il confezionamento delle miscele di prova
proviene da cumulo di materiale stoccato dopo la fresatura di strati legati a bitume di
pavimentazione autostradale a sua volta prevagliato e pervenuto in laboratorio in sacchi
con materiale di pezzatura 0/8 mm (tabella 1) e 8/30 mm (tabella 2).
Le analisi granulometriche sono state condotte rappresentando la cosiddetta “curva
nera” unitamente alla cosiddetta “curva bianca”, rispettivamente relative alla distribuzione
granulometrica del fresato tal quale e del residuo dell’estrazione del bitume residuo nello
stesso fresato. Le caratteristiche del bitume estratto dal fresato sono riportate in tabella 3.
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Tabella 1. Analisi granulometrica del fresato (pezzatura 0-8mm).
Campione Fresato 0/8 mm
Luogo di prelievo cumulo di stoccaggio fresatura a tutto spessore
Data prelievo 31 -01-06
Bitume sul peso degli inerti (UNI EN12697-1 B.1.5) 5,11 %
Analisi Granulometrica (UNI EN12697-2)
Crivelli e Setacci UNI Ø mm Passante Passante
% nero % bianco
Crivello 40 40 100,0 100,0
Crivello 30 30 100,0 100,0
Crivello 25 25 100,0 100,0
Crivello 20 20 100,0 100,0
Crivello 15 15 100,0 100,0
Crivello 10 10 99,7 99,8
Crivello 5 5 63,7 73,9
Setaccio 2 2 28,4 48,6
Setaccio 0,42 0,42 1,1 18,3
Setaccio 0,18 0,18 0,3 11,9
Setaccio 0,075 0,075 0,2 8,7
Tabella 2. Analisi granulometrica del fresato (pezzatura 8-30mm).
0,075 0,18 0,42 2 5 10 15 20 25 30 40
0
20
40
60
80
100
% p
ass
ant
e al
set
acc
io
Fresato nero Fresato bianco
Analisi granulometrica
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Campione Fresato 8/30 mm
Luogo di prelievo cumulo di stoccaggio fresatura a tutto spessore
Data prelievo 31 -01-06
Bitume sul peso degli inerti (UNI EN12697-1 B.1.5) 3,88 %
Analisi Granulometrica (UNI EN12697-2)
Crivelli e Setacci UNI Ø mm Passante Passante
% nero % bianco
Crivello 40 40 100,0 100,0
Crivello 30 30 100,0 100,0
Crivello 25 25 95,7 99,0
Crivello 20 20 82,9 96,4
Crivello 15 15 64,1 93,6
Crivello 10 10 30,3 63,4
Crivello 5 5 4,7 32,8
Setaccio 2 2 1,5 22,0
Setaccio 0,42 0,42 0,5 11,3
Setaccio 0,18 0,18 0,1 7,2
Setaccio 0,075 0,075 0,0 4,9
Tabella 3: Risultati dell’analisi del bitume estratto dal fresato.
0,075 0,18 0,42 2 5 10 15 20 25 30 40
0
20
40
60
80
100
% p
ass
ant
e al
set
acc
io
Fresato nero Fresato bianco
Analisi granulometrica
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Prove Saggio n. 1 Saggio n. 2
Penetrazione @ 25°C (dmm) 14 10
Punto di rammollimento (°C) 80.0 74.2
Viscosità @ 60°C (Pa·s) 18200 24300
Viscosità @ 100°C (Pa·s) 43 50
Viscosità @135°C (Pa·s) 2.01 2.71
Viscosità @160°C (Pa·s) 0.50 0.75
Viscosità @180°C (Pa·s) 0.22 0.38
Punto di rottura Fraass (°C) -1 -1
Contenuto di insolubili n-eptano 27.1% 30.3%
2.1 Additivi
Per il confezionamento delle miscele di conglomerato riciclato a freddo sono stati
utilizzati due diversi tipi di additivi: un’emulsione bituminosa sovrastabilizzata e un
bitume schiumato, specifici per il riciclaggio a freddo del fresato stradale, in accordo con le
prescrizioni del Capitolato Speciale d’Appalto A.N.A.S. del 2004: “Manutenzione e
costruzione delle pavimentazioni – Norme tecniche d’appalto prestazionali”.
In particolare sono stati impiegati un’emulsione Rigeval MC prodotta con bitume
distillato 50/70 e un bitume schiumato prodotto con bitume 70/100. Entrambi gli additivi
sono stati realizzati dalla Valli Zabban.
2.3 Cemento e filler
Il cemento impiegato nelle miscele è cemento pozzolanico di classe di resistenza
325 conforme alle prescrizioni del Capitolato Speciale d’Appalto A.N.A.S. 2004:
“Manutenzione e costruzione delle pavimentazioni – Norme tecniche d’appalto
prestazionali”. Il filler d’integrazione è costituito da polvere di carbonato di calcio passante
interamente al setaccio 200 della serie ASTM. L’aggiunta di filler all’impasto è stata fatta
allo scopo di correggere la parte fine della curva granulometrica del fresato tal quale e
renderla così idonea per le caratteristiche di addensamento richieste al conglomerato.
3. PROGETTO DELLE MISCELE
Sono state confezionate 3 differenti miscele, tutte costituite esclusivamente da
fresato, caratterizzate dalla stessa curva granulometrica “nera” e ciascuna legata con i
seguenti leganti:
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- MISCELA CM: 3.5% cemento sul peso degli aggregati asciutti;
- MISCELA CME: 3.5% cemento + 3% emulsione Rigeval MC misto cementato sul peso
degli aggregati asciutti;
- MISCELA CMF: 3.5% cemento + 3% bitume schiumato sul peso di fresato asciutto.
La curva granulometrica dell’aggregato, costituita interamente da 70% di aggregati
naturali, 30% di fresato ed integrata da filler e cemento, è riportata in Figura1.
Figura 1: Curva granulometrica misto cementato
I provini delle tre differenti miscele, nel quantitativo iniziale di 4500 grammi di
conglomerato, sono stati compattati per mezzo della pressa a taglio giratoria imponendo
una pressione di 600 kPa, angolo di rotazione di 1.25° e un numero di giri pari a 180, con
velocità di rotazione pari a 30 giri al minuto. I provini hanno diametro pari a 150 mm e
altezze comprese tra 110 mm e 118 mm, in accordo con il Capitolato Speciale d’Appalto
A.N.A.S 2004.
Per ogni miscela sono stati utilizzati due provini cilindrici per le prove di
compressione assiale, mentre altri cinque provini cilindrici sono stati tagliati, ottenendo 10
provini circolari di 50 mm di spessore, per l’esecuzione dei test di trazione indiretta,
modulo resiliente e fatica.
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4. DESCRIZIONE DEI TEST EFFETTUATI
Sono state effettuate quattro diverse prove sperimentali per valutare le
caratteristiche meccaniche e prestazionali dei tre misti cementati: trazione indiretta,
compressione assiale, modulo resiliente e resistenza a fatica.
Per la determinazione dello stato deformativo dei provini soggetti a carico ciclico è
stato utilizzato un metodo di misura basato su tecniche di Correlazione di Immagini
Digitali, appositamente creato per la valutazione delle mappe di deformazione di provini di
conglomerato bituminoso soggetti a carichi statici o ciclici senza l’utilizzo dei tradizionali
estensimetri.
4.1 Prove di Compressione Assiale
Questa prova consiste nell’applicazione di un carico di compressione verticale su
un provino cilindrico non confinato lateralmente. Le tre miscele sono state testate ad una
temperatura di 25°C applicando una abbassamento costante della traversa ad una velocità
di 1.00mm/min. La resistenza a compressione assiale viene calcolata come tensione di
compressione massima che il provino riesce a sostenere prima della rottura secondo la
seguente equazione:
APv /=σ (Eq. 1)
dove:
σv = sollecitazione di compressione non confinata,
P = carico applicato,
A = area della sezione trasversale del provino.
4.2 Prove di Modulo Resiliente
Il Modulo Resiliente è definito come il rapporto tra tensione applicata e
deformazione recuperabile durante una sollecitazione di tipo ciclico.
Questa prova è stata effettuata a una temperature di 20°C in controllo di carico
applicando un’onda di carico sinusoidale a un provino cilindrico di 50 mm di spessore per
0.1 secondi, seguita da un rest-period di 0.9 secondi per un totale di 5 secondi, mantenendo
le deformazioni orizzontali tra 150 e 350 micro-strain. Il Modulo Resiliente è stato
calcolato utilizzando la procedura ASTM D4123:
basat
l’Uni
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inizia
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del p
di pr
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ogge
PM R(
=
dove:
MR = M
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la sequenza
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(Eq.3)
lizzando un
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mpositi a
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camera
mmagine
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registrata
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urazione
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lo spazio
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Figura 2: Configurazione del sistema di misura basato sulla correlazione d’immagine
Prima che venga eseguita la prova, il provino richiede un trattamento preliminare
per garantire il corretto funzionamento della tecnica alla base della correlazione
d’immagine. Questo trattamento consiste nella realizzazione di un pattern omogeneo
tramite l’utilizzo di vernici ad acqua.
4.3 Prove di Trazione Indiretta
Tale test è stato eseguito a 25°C caricando staticamente un provino circolare di 50
mm di diametro fino a rottura, applicando una velocità di abbassamento traversa costante
pari a 50mm/min. La configurazione della prova è mostrata in Figura 3. I piatti superiore e
inferiore misurano 25.4x50.8 mm. Le resistenze a trazione sono state calcolate secondo la
procedura sviluppata da Roque and Buttlar:
DtPh πσ /2= (Eq.2)
dove:
σh = sollecitazione a trazione al centro del provino,
P = carico applicato,
D = diametro del provino,
t = spessore del provino.
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Figura 3. Configurazione della prova a Trazione Indiretta
4.4 Prove di Fatica
La resistenza a fatica dei diversi materiali è stata determinata attraverso una prova
di trazione indiretta, denominata ITFT (Indirect Tensile Fatigue Test), tradizionalmente
utilizzata normalmente per valutare la vita utile di un pavimentazione in conglomerato
bituminoso. La prova è stata eseguita ad una temperatura di 20°C su provini circolari di
circa 50 mm di spessore applicando una sollecitazione ciclica lungo il piano diametrale
verticale, tale da generare uno sforzo di trazione lungo il diametro orizzontale. La
configurazione di prova di tale test è mostrata in Figura 4.
Figura 4. Configurazione della prova a fatica Idirect Tensile Fatigue Test
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Come mostrato in Figura 5, la sollecitazione di tipo ciclica applicata al provino
produce lo sviluppo di tensioni di entità variabile lungo i diametri, in termini sia di
compressione verticale sia di trazione orizzontale che risultano massime in corrispondenza
del centro del provino. Applicazioni ripetute della sollecitazione verticale generano una
rottura al centro del provino che rapidamente si propaga radialmente verso l’esterno finché
non sopravviene il collasso.
Figura 5. Distribuzione delle tensioni generate nel provino durante la prova a fatica
Su questo tipo di test sono stati condotti molti studi, in particolare dall’Università di
Nottingham, ed è emerso che, se la temperatura a cui viene condotta la prova non supera i
30°C, è possibile applicare la teoria elastica lineare per calcolare le condizioni di tensione e
deformazione nel provino.
Il punto di inizio rottura (Nr) è definito come il punto di massimo della curva
rappresentata in un grafico con numero di cicli N in ascissa e rapporto tra numero del ciclo
e relativa deformazione verticale (N/Δp) in ordinata (Figura 6). Questa definizione, basata
sul concetto di energia dissipata, considera che la rigidezza sia inversamente proporzionale
alla deformazione verticale.
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Figura 6. Definizione del punto di inizio rottura del provino
Le curve di fatica realizzate seguendo questo approccio, si ottengono mettendo in
relazione la deformazione iniziale, ovvero la deformazione registrata all’inizio del test di
fatica (deformazione che può essere assunta come la deformazione indotta nel materiale
dal carico veicolare ad inizio vita utile, ovvero a materiale sostanzialmente integro), ed il
numero di cicli a cui avviene la rottura del campione.
5. RISULTATI DELLE PROVE SPERIMENTALI
Di seguito sono descritti i risultati delle prove di caratterizzazione meccanica e
prestazionale delle tre miscele. Le prove di compressione assiale e trazione indiretta sono
state effettuate su provini maturati sia a 7 che a 28 giorni, mentre per le prove di modulo
resiliente e di fatica si sono utilizzati provini maturati solo a 28 giorni.
5.1 Risultati delle prove di compressione assiale
I risultati delle prove di compressione assiale sono mostrati in Figura 7.
Confrontando le resistenze a compressione ottenute dalla miscela composta solo da
cemento come legante da quella composta da cemento e bitume schiumato si nota che la
differenza è inferiore al 5% per entrambi i tempi di maturazione. Il misto cementato
composto da emulsione e cemento invece mostra una resistenza a compressione inferiore
del 30% dopo 7 giorni di maturazione e inferiore dell’11% dopo 28 giorni di maturazione.
Questi risultati indicano che l’aggiunta di un legante bituminoso sotto la forma di
emulsione a un fresato legato a cemento può interferire con i legami cementizi diminuendo
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la resistenza del materiale. I risultati inoltre mostrano che l’aggiunta del bitume schiumato
a un misto cementato composta da fresato non ne migliora la resistenza a compressione.
Infine i risultati confermano che maggiore è il tempo di maturazione della miscela,
migliore è la sua resistenza.
Figura 7. Risultati delle prove si compressione assiale
5.2 Risultati delle prove di trazione indiretta
Dai risultati delle prove di trazione indiretta, mostrati in Figura 8, si può osservare
che la resistenza a trazione è fortemente ridotta dall’aggiunta dell’emulsione bituminosa.
La miscela composta da bitume schiumato invece mostra una resistenza a trazione
pressoché doppia rispetto agli altri due tipi di misti cementati. Una possibile spiegazione a
tale fenomeno può essere attribuita alla tendenza più pronunciata dell’emulsione
bituminosa a racchiudere il materiale fine (incluso il cemento) rispetto al bitume
schiumato. In tal modo, l’emulsione ricopre il cemento e impedisce la formazione di un
legame cementizio, riducendo così la resistenza a trazione del materiale complessivo.
7 GIORNI MATURAZIONE 28 GIORNI MATURAZIONE
CM (cemento) 1.15 1.47
CME (cemento+emulsione) 0.88 1.33
CMF (cemento+schiumato) 1.10 1.48
0.00
0.20
0.40
0.60
0.80
1.00
1.20
1.40
1.60
RESISTENZA
A COMPR
ESSIONE (M
pa)
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Figura 8. Risultati delle prove di trazione indiretta
5.3 Risultati delle prove di modulo resiliente
I risultati delle prove di modulo resiliente sono mostrati in Figura 9. Come ci si
aspettava, il misto cementato, composto interamente da cemento come legante, mostra il
più basso valore di elasticità risultando un materiale non idoneo per l’impiego in
costruzioni stradali. Significativo risulta invece il valore ottenuto per il misto cementato
legato con emulsione bituminosa. Tale risultato conferma ciò che è stato osservato
precedentemente: il materiale esibisce un’eccessiva rigidezza, risultando un materiale
fragile e quindi facilmente soggetto a frattura. La miglior miscela dal punto di vista delle
caratteristiche meccaniche e prestazionali risulta quindi il misto cementato legato con
bitume schiumato che mostra un valore di modulo resiliente sufficientemente alto per
garantire un’adeguata elasticità, ma allo stesso tempo non tale da irrigidire eccessivamente
il materiale.
7 GIORNI MATURAZIONE 28 GIORNI MATURAZIONE
CM (cemento) 0.32 0.37
CME (cemento+emulsione) 0.24 0.34
CMF (cemento+schiumato) 0.52 0.68
0.00
0.10
0.20
0.30
0.40
0.50
0.60
0.70
0.80
RESISTENZA
A TRAZIONE INDIRETTA
(Mpa)
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Figura 9. Risultati delle prove di modulo resiliente
5.4 Risultati delle prove fatica
I risultati delle prove di fatica sono mostrati in figura 10. La prima considerazione
che si evince è un a sostanziale analogia nel comportamento a fatica del misto cementato
tal quale e del misto cementato addizionato con bitume schiumato: questo comportamento
si può attribuire al fatto che il bitume schiumato tende a disporsi prevalentemente sulla
frazione di maggiori dimensioni della curva granulometrica, lasciando che il cemento
continui a giocare il ruolo principale nel determinare il comportamento del materiale, e
quindi non creando un una reale differenziazione dalle miscele legate con solo cemento.
Per quanto riguarda il misto cementato con aggiunta di emulsione si osserva un
migliore comportamento rispetto alle altre (la curva di fatica posta al di sopra delle altre
indica che a parità di deformazione iniziale e necessario un maggior numero di cicli per
causare la rottura del materiale), in questo caso la ragione di tale comportamento è
attribuibile alla tendenza dell’emulsione di distribuirsi sulla parte fine della curva
granulometrica, influenzando quindi in modo significativo il comportamento de formativo
del materiale, in particolare incrementandone la componente viscosa, il che permette al
materiale di dissipare più facilmente l’energia di deformazione generata dall’applicazione
del carico.
MODULO RESILIENTE
CM (cemento) 2.13
CME (cemento+emulsione) 5.02
CMF (cement+schiumato) 4.52
0.00
1.00
2.00
3.00
4.00
5.00
6.00
MODULO
RESILIENTE (G
Pa)
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6. CONCLUSIONI
La campagna di test eseguita sui misti cementati tal quale e con aggiunta di bitume
schiumato ed emulsione di bitume naturale (Rigeval MC) evidenziano come l’aggiunta di
bitume, che sia sotto forma di bitume schiumato oppure che sia sotto forma di emulsione,
induce un miglioramento delle caratteristiche prestazionali delle miscele: questo è messo in
evidenza dal maggior valore del modulo resiliente che queste miscele hanno in confronto
con il modulo del misto cementato tradizionale. Questo significa innanzi tutto una maggior
resistenza alla fessurazione delle miscele. Particolare non trascurabile se consideriamo che
la problematica principale dei misti cementati è la eccessiva tendenza alla fessurazione,
tanto che in alcuni casi di pavimentazioni con strato di fondazione in misto cementato, si
rende necessario ricorrere all’impiego di reti contro la propagazione delle fessure (le
cosiddette reti anti - reflective cracking).
Dal punto di vista della resistenza a fatica però la differenza sostanziale è fatta
dall’impiego dell’emulsione bituminosa: in questo caso infatti si osserva come le miscele
contenenti bitume schiumato non riescono ad avere prestazioni sostanzialmente diverse dai
misti cementati tradizionali, mentre i misti cementati con emulsione bituminosa hanno una
resistenza a fatica superiore ad entrambi.
Il Responsabile Scientifico della Convenzione di Ricerca
Prof. Ing. Antonio Montepara