Valutare le potenzialità dei bambini

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Valutare le potenzialità dei bambini Come la partecipazione dei bambini contribuisce a combattere la povertà e l’esclusione sociale

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La Partecipazione dei bambini alle attività sociali, politiche, istituzionali può contribuire, in Europa, a combattere la povertà e l'esclusione sociale [original English version edited by Eurochild]

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Valutarele potenzialità dei bambini

Come la partecipazione dei bambini contribuisce a combattere la povertà e l’esclusione sociale

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Eurochild è una rete di organizzazioni e soggetti singoli, che lavorano in tutta Europa per migliorare la qualità della vita dei bambini e dei giovani. Il nostro lavoro si fonda sui principi espressi nella Convenzione Internazionale sui Diritti del bambino.

Gli obiettivi di Eurochild sono:

• Condividere informazioni su politiche e buone prassi;

• Monitorare e infl uenzare il processo politico tanto a livello europeo che nazionale;

• Creare gruppi di interesse e partnership tra le organizzazioni membri di Eurochild;

• Rappresentare, presso le istituzioni internazionali, gli interessi dei membri di Eurochild;

• Incrementare le competenze dei suoi membri attraverso corsi di formazione, sostegno e consulenza.

I paesi europei membri di Eurochild sono 35 (aderenti all’Unione Europea e non).

Pubblicato a Settembre 2010 da:

Eurochild

Avenue des Arts, 1-2

B-1210 Brussels

T: +32 (0)2 511 70 83

F: +32 (0)2 511 72 98

[email protected]

Le idee e i punti di vista espressi in questo libro sono di Eurochild e non rifl ettono necessariamente la posizione o l’opinione della Commissione Europea.

Questa pubblicazione è sostenuta dal Programma della Comunità Europea per l’Occupazione e la Solidarietà Sociale (2007-2013). Questo programma è gestito dalla Direzione Generale Occupazione, Affari Sociali e Pari Opportunità della Commissione Europea. È stato istituito per sostenere fi nanziariamente la realizzazione degli obiettivi dell’Unione Europea nell’area di occupazione e degli affari sociali, come indicato nell’Agenda Sociale, e quindi contribuire al raggiungimento degli obiettivi della Strategia di Lisbona in questo campo.

Il programma settennale si rivolge a tutti gli stakeholder che possono contribuire a plasmare una legislazione sociale, una linea politica e lo sviluppo di un’occupazione adeguata ed effi cace, in tutti i paesi membri dell’UE-27, dell’EFTA-EEA, i paesi candidati e i paesi candidati potenziali. La mission di PROGRESS consiste nel rafforzare il contributo dell’Unione Europea a sostegno degli Stati membri impegnati a creare una maggiore e migliore occupazione e nel costruire una società più coesa.

A tal fi ne, PROGRESS sarà determinante per:

• fornire analisi e consulenza politica nelle aree politiche di PROGRESS;

• monitorare e riferire in merito all’attuazione delle politiche e delle normative dell’UE nelle aree di competenza di PROGRESS;

• promuovere lo scambio di linee politiche, di programmi formativi e il sostegno tra gli Stati Membri sugli obiettivi e le priorità dell’UE;

• diffondere ampiamente le opinioni degli stakeholder e della società.

Per ulteriori informazioni, vedere: http://ec.europa.eu/employment_social/progress/index_en.html

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Come la partecipazione dei bambini contribuisce

a combattere la povertà e l’esclusione sociale

Redatto da Mieke Schuurman

Settembre 2010

Valutarele potenzialità dei bambini

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Ringraziamenti

Un sincero ringraziamento a tutti gli adulti e i bambini che sono stati intervistati, senza i quali non sarebbe stato possibile scrivere questo libro: Gaëlle Buysschaert (UNICEF Belgio), Nele Lefevere (UNICEF Belgio), Jan vanGils (Kind en Samenleving, Belgio), Emilie Dalen (17, KREM, Norvegia), Cathrine Skar (KREM, Norvegia), Amy (17, Action for Children, Regno Unito), Morgan (12, Action for Children, Regno Unito), Mark Benson (Action for Children, Regno Unito), Mariló Aneas (Centre Esclat Bellvitge, FEDAIA, Spagna), Anna-Maria (16, Parlamento dei Bambini, Cipro), Anthoulla (13, Parlamento dei Bambini, Cipro), Ninetta Kazantzis (Comitato Parlamentare Cipriota per la Protezione e il Welfare dell’infanzia, Cipro), Darren Bird (Funky Dragon, Galles, UK), Cato Oosterwijk (26, Consiglio nazionale olandese per la Gioventù, Paesi Bassi), Willemijn Phielix (25, Consiglio Nazionale Olandese per la Gioventù, Paesi Bassi), Ivo (16, Centro Giovanile Paesi Bassi), Stephan (15, Centro Giovanile, Paesi Bassi), e Ton van der Gaag (Centro Giovanile, Paesi Bassi).

Le illustrazioni sono state eseguite da bambini e ragazzi dai 4 ai 19 anni e sono state realizzate nell’ambito del progetto di Action for Children: Easington Emotional Wellbeing Project. Tutti i bambini sono stati in precedenza coinvolti in attività di partecipazione e molti hanno anche avuto la possibilità di prendere parte alla selezione dello staff di Action for Children. I gruppi hanno lavorato con un’arte terapista per creare le illustrazioni. I giovani artisti sono: Chantelle, Chloe, Summer, Alex, Georgina, Glen, Jorja, Rachel, Savannah, Bradley, Carl, Lewis, Kevin, Alex, Dean, Andrew, John, Jordan, Nicole, Thomas, Jodie, Chris, Lee, Gavin, Cain, Anthony, Christian, David e Chris.

Nelle loro introduzioni alle diverse sezioni e ai casi studio, gli esperti che hanno contribuito alla stesura del libro, fornendo il prezioso contributo delle loro ricerche, sono: Natalia Fernandes, Università di Scienze della Formazione, Università di Minho, Braga, Portogallo; Gerison Lansdown, consulente per i diritti dell’infanzia a livello internazionale che ha pubblicato e tenuto numerose conferenze sui diritti dei bambini, incluso il loro diritto alla partecipazione; Jenny Pearce, docente di Politiche Giovanili e Direttrice dell’Istituto di Scienze Sociali Applicate, presso l’Università di Bedfordshire, Regno Unito; Mona Sandbaek, Ricercatrice Senior presso la Oslo University College e presso NOVA, un istituto di ricerca sotto il patrocinio del Ministero dell’Istruzione della Ricerca in Norvegia; Nigel Thomas, docente di Ricerca sull’Infanzia e la Gioventù presso la Università del Central Lancashire.

Grazie anche a Jana Hainsworth, Segretario Generale di Eurochild per il suo sostegno e i preziosi consigli; Reka Velenyi, Assistente Politica di Eurochild, per avere realizzato le interviste sui casi studio spagnoli e Marie Dubit per aver elaborato il lay-out del libro.

Valutare le potenzialità dei bambini - Riconoscimenti

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Informazioni sul redattore e autore dei casi di studio

Mieke Schuurman è un’esperta di diritti dell’infanzia e di politiche europee. Dal 2009 svolge incarichi di ricerca e seminari specifi ci. Povertà infantile ed esclusione sociale sono alcuni delle campagne di advocacy che Mieke Schuurman ha sviluppato per varie organizzazioni internazionali e ONG. Prima di questo, era Segretario Generale di European Children’s Network dove ha realizzato una campagna di sensibilizzazione sui i diritti dei bambini a livello europeo. Ha inoltre guidato una campagna di successo per includere i diritti dei bambini nella Costituzione europea, coinvolgendo bambini provenienti da 11 paesi europei. Mieke Schuurman vive nei Paesi Bassi. Email:[email protected]

Informazioni sull’edizione italiana

La traduzione del volume originale “Valuing Chindren’s Potential” è curata da CIFA, organizzazione non governativa italiana membro di Eurochild dal 2010.

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CIFA è un’organizzazione non governativa nata il 1980 a Torino, impegnata a migliorare le condizioni di vita dei bambini in situazione di bisogno o in stato di abbandono e a tutelare i loro diritti fondamentali. CIFA utilizza gli strumenti dell’adozione internazionale, della cooperazione

allo sviluppo e promuove i diritti dell’infanzia in Italia, in Europa e nel mondo. Per maggiori informazioni www.cifaong.it

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Prefazione

di Mária Herczog

Presidente di Eurochild, Membro del Comitato ONU per i Diritti dell’Infanzia

Come nuovo Presidente della rete di organizzazioni Eurochild, è per me un grande piacere introdurre la nostra ultima pubblicazione su di un argomento che mi sta molto a cuore: la partecipazione dei bambini.

Il diritto ad essere ascoltati – come previsto dall’articolo 12 della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia (CRC) – è uno dei quattro principi fondamentali della Convenzione; ciò signifi ca che deve essere preso in considerazione nell’interpretazione e nell’attuazione di tutti gli altri diritti. Nel 2009, il Comitato sui diritti dell’infanzia ha redatto un Commento Generale per dare indicazioni ai governi su come applicare l’articolo 12, affermando che i principi della Convenzione “non possono essere concretizzati se il bambino non è rispettato come soggetto che ha le proprie opinioni”. In realtà (come affermato da Gerison Lansdown nella sua introduzione al capitolo 3), “c’è ancora una montagna da scalare prima di poter affermare che tutti i paesi dell’UE rispettano il diritto dei bambini a essere ascoltati in merito alle decisioni che li riguardano”.

I casi studio presentati in questo libro descrivono solo alcuni degli esempi pionieristici dove è stata data voce ai bambini. Noi sosteniamo che la lotta contro la povertà infantile e l’esclusione sociale può essere effi cace solo se si trova il modo di dare più potere ai bambini e di coinvolgerli nei processi decisionali. I benefi ci per i bambini coinvolti direttamente sono evidenti, come possono testimoniare i bambini intervistati in questo libro. La partecipazione però, può avere anche un impatto più ampio, su cambiamenti in ambito politico, sull’atteggiamento dei servizi sociali, sulla qualità dei servizi erogati e, infi ne, sull’opinione della società nei confronti dei bambini. Questo cambiamento di mentalità può fare una differenza fondamentale al fi ne di interrompere la spirale della povertà e creare una società in cui a ogni bambino è consentito di crescere adeguatamente.

Questo libro è parte del contributo di Eurochild al 2010 – Anno Europeo della Lotta alla Povertà e all’Esclusione Sociale. Nell’arco dell’anno abbiano promosso nove messaggi politici - il primo dei quali è conferire più potere ai bambini. Gli esempi di questo libro forniscono alcune idee su come questo può essere fatto; le introduzioni, redatte da esperti accademici del settore, spiegano in maniera convincente perché l’empowerment dei bambini sia così importante. Il libro accompagna la nostra campagna on-

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line “www.endchildpoverty.eu”, che dura ormai da un anno e sta raccogliendo molte fi rme e messaggi, in particolare da giovani e bambini.

I bambini e le famiglie sono duramente colpiti dalla crisi economica in corso. I tagli alla spesa pubblica incidono negativamente sulle risorse che i nostri membri hanno a disposizione per lavorare con i bambini più vulnerabili. Siamo convinti che gli sforzi per coinvolgere i bambini nei processi decisionali debbano essere rinforzati e non ridotti. Non si tratta solo di offrire delle esperienze che possono cambiare la vita dei bambini coinvolti, ma anche di costruire una cultura in cui i bambini sono valorizzati e rispettati per quello che hanno da dare. Questa è la strada migliore e più conveniente a lungo termine, per uscire dalla povertà e dall’esclusione sociale.

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Contenuti

Ringraziamenti 1

Prefazione 3

Contenuti 5

Come usare questo libro? 7

Introduzione

Il concetto di partecipazione dei bambini di Nigel Thomas 11

Capitolo 1: La partecipazione e la nostra percezione della povertà 15

IntroduzioneL’importanza della prospettiva infantile sulla povertà 17di Mona Sandbæk

Caso di studio Come vivono i bambini indigenti l’esperienza della loro condizione di vita? 19UNICEF Belgio

Caso di studioCome le esperienze di vita dei bambini possono guidare gli assistenti sociali 23KREM, Norvegia

Capitolo 2: La partecipazione e il miglioramento dei servizi 27

IntroduzioneGiovani, participazione ed empowerment 29di Jenny Pearce

Caso di studioI bambini partecipano alla selezione e all’assunzione dello staff 33Action for Children, Inghilterra, Regno Unito

Caso di studio Dare la possibilità ai bambini di esprimere le loro opinioni e punti di vista 39FEDAIA, Catalogna, Spagna

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Capitolo 3: La partecipazione e il miglioramento delle politiche 43

IntroduzioneAffrontare l’equilibrio dei poteri 45di Gerison Lansdown

Caso di studioMettere in pratica i diritti dei bambini, il caso di Cipro 47Parlamento dei bambini cipriota, Cipro

Caso di studio I bambini gallesi vengono ascoltati dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del bambino 51Funky Dragon, Galles, Regno Unito

Capitolo 4: La partecipazione e il supporto dei coetanei 57

IntroduzioneRispettare i diritti dei bambini negli istituti assistenziali promuove la cittadinanza 59di Natália Fernandes

Caso di studioBambini e adolescenti istituzionalizzati vengono preparati dai lorocoetanei per creare un Comitato della Gioventù 61Consiglio Nazionale Olandese della Gioventù, Paesi Bassi

Conclusioni e suggerimenti 67

Conclusioni 69

Suggerimenti 71

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Come usare questo libro?

Eurochild, una rete internazionale di organizzazioni che lavorano in tutta Europa per migliorare la qualità della vita di bambini e adolescenti, sta dando una voce ai bambini in Europa. Attraverso l’analisi di casi studio concreti, questo libro dimostra come i bambini possono partecipare e venire coinvolti nelle decisioni che riguardano la loro vita. Inoltre questo libro esplora le possibilità che hanno i bambini e i giovani di contribuire alla lotta contro la povertà infantile e l’esclusione sociale. Questi casi studio sono affi ancati dall’importante ricerca eseguita da affermati esperti universitari nel campo della partecipazione infantile e giovanile.

Il lavoro di Eurochild si fonda sulla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino (UNCRC). Questo libro sviluppa gli argomenti per la concretizzazione di uno dei quattro principi fondamentali dell’UNCRC: “i bambini hanno il diritto di esprimere quello che pensano in merito alle decisioni che li riguardano e le loro opinioni devono essere prese in considerazione”.

Il libro si articola in quattro diverse sezioni, con un’introduzione generale redatta da Nigel Thomas, docente di Ricerca sull’Infanzia e l’Adolescenza presso l’Università del Central Lancashire, Regno Unito. Egli ha insegnato e ha portato avanti un’accurata ricerca sul welfare infantile e sui diritti e la partecipazione dei bambini.

Ogni sezione fa riferimento a uno o due casi studio, che sono stati scelti come modelli di buona prassi in materia di partecipazione dei bambini e dei giovani. Questi casi studio sono stati forniti da alcune organizzazioni europee associate ad Eurochild o dagli esperti universitari che hanno partecipato alla stesura di questo libro. Essi illustrano diversi modelli di buona prassi, quali per esempio, i parlamenti regionali o nazionali composti da bambini e ragazzi, i progetti a livello locale rivolti a bambini svantaggiati, i progetti di partecipazione infantile proposti dai servizi per l’infanzia e il coinvolgimento di gruppi di età diverse. La maggior parte dei casi studio coinvolge bambini tra gli 11 e i 18 anni, tuttavia, alcuni progetti, come quelli presentati dall’organizzazione spagnola FEDAIA o da quella inglese Action for Children, dimostrano che la partecipazione funziona anche con bambini molto piccoli, a partire dai 3 anni di età.

Ciascuna delle quattro sezioni ha un obiettivo diverso per quanto riguarda la partecipazione dei bambini.

La prima sezione esplora la partecipazione dei bambini e la loro comprensione della povertà. Si fa riferimento a due casi studio proposti dall’UNICEF Belgio e dal KREM (Norvegia) che servono a spiegare ciò che veramente conta per i bambini che soffrono la povertà e l’esclusione sociale,

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quali sono le tematiche importanti per loro e quali fattori devono essere presi in considerazione nello sviluppo delle politiche di lotta contro la povertà infantile. In entrambi i casi, i bambini che vivono l’esclusione sociale o la povertà hanno preso parte ai progetti di partecipazione e hanno avuto la possibilità di parlare dei loro sogni per il futuro e dei miglioramenti che si potrebbe apportare al loro ambiente di vita. Mona Sandbaek, ricercatrice presso NOVA e presso l’Università di Oslo in Norvegia, introduce questi casi studio insieme alla ricerca sull’argomento da lei condotta.

La seconda sezione esamina la partecipazione dei bambini e la loro capacità di infl uenzare un miglioramento dei servizi sociali destinati a bambini e adolescenti. Questa sezione è introdotta da Jenny Pearce, docente di Politiche Giovanili presso l’Università di Bedfordshire, Regno Unito, che ha una vasta esperienza di lavoro con i bambini e i giovani svantaggiati, in particolare con le giovani donne vittime di abusi sessuali. I casi studio presentati raccontano di come i bambini vengono coinvolti nel reclutamento e nella selezione del personale che lavorerà con loro (Action for Children, Regno Unito) e di come sia importante coinvolgere anche bambini molto piccoli a rischio di emarginazione o in situazione di abbandono (FEDAIA, Catalogna, Spagna). Nei due casi sono utilizzati metodi diversi per coinvolgere i bambini, appartenenti a fasce d’età differenti e provenienti da svariati contesti, per esempio quello di una famiglia affi dataria.

La terza sezione si concentra sulle opinioni dei bambini riguardo alle politiche per l’infanzia in condizioni di povertà o di esclusione sociale. Il Parlamento dei Bambini cipriota e l’Assemblea di bambini di Funky Dragon, in Galles, si occupano di questioni politiche complesse che riguardano questi temi. Per esempio, il Parlamento dei Bambini cipriota ha favorito un migliore accesso alle scuole ai bambini con bisogni speciali e un cambiamento nei programmi scolastici. I bambini e i giovani dell’organizzazione Funky Dragon hanno effettuato una ricerca che ha coinvolto più di 10.000 bambini in Galles. Tale ricerca ha permesso di redigere una relazione che è stata presentata al Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino. Questa sezione del libro è introdotta da Gerison Lansdown, esperta di diritti dei bambini, che ha pubblicato molti testi sui diritti e la partecipazione infantile.

L’ultima sezione analizza la partecipazione dei bambini e il sostegno reciproco. I bambini che vivono presso un’istituzione assistenziale nei Paesi Bassi, sono stati formati da un gruppo di giovani educatori, membri del Consiglio Nazionale della Gioventù Olandese, al fi ne di creare delle associazioni pro-gioventù all’interno dell’istituzione in cui vivono. Generalmente i bambini si sentono più a loro agio quando sono persone giovani ad occuparsi della loro formazione ed i risultati sono sempre molto positivi: in questo caso, per esampio, le condizioni di vita dei bambini all’interno del loro istituto sono notevolmente cambiate. La Dott.ssa Natália Fernandes, docente presso l’Università di Minho (Braga, Portogallo), introduce questa sezione e giustamente sottolinea che i bambini possono diventare protagonisti della propria vita, quando si fanno promotori di una

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associazione che difende i loro diritti all’interno dell’istituto in cui vivono.

Tutti i casi studio descrivono i metodi e i processi utilizzati per favorire la partecipazione dei bambini e i risultati di tali consultazioni. In ogni caso studio, una o più persone coinvolte nel processo di partecipazione dei bambini sono state intervistate. Ove possibile, i bambini e i giovani coinvolti nei processi di partecipazione sono stati intervistati. Tutte le persone intervistate hanno accettato di essere nominate.

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IntroduzioneIl concetto di partecipazione dei bambini

di Nigel Thomas

Nigel Thomas è docente di Ricerca sull’Infanzia e l’Adolescenza presso l’Università del Central Lancashire, Regno Unito. È anche co-direttore de Il Centro, creato per promuovere e studiare la partecipazione, l’inserimento e l’empowerment dei bambini e degli adolescenti. Thomas ha un’esperienza ventennale nel settore, ha insegnato e studiato approfonditamente temi quali il welfare, i diritti e la partecipazione dei bambini.

E’ un piacere essere stato invitato a scrivere l’introduzione a questa importante pubblicazione di Eurochild. L’Europa sta entrando in un periodo di grave crisi economica e l’impatto sui bambini e sugli adolescenti sarà probabilmente molto forte; in particolare sono a rischio i bambini e i giovani che già vivono una condizione di svantaggio a causa della povertà e dell’esclusione sociale. In un tale contesto, la campagna promossa da Eurochild per combattere la povertà tra i bambini è estremamente importante, così come la pubblicazione di questo libro.

Durante i due decenni trascorsi da quando gli stati europei hanno ratifi cato la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, sono stati fatti grandi progressi nell’ambito della promozione e della difesa dei diritti dei bambini, in particolare del loro diritto a partecipare non solo alle decisioni che riguardano la loro vita, ma anche alla vita sociale e politica in generale. La portata dei reali cambiamenti prodotti nella vita di bambini e adolescenti dai suddetti progressi è ovviamente molto variabile. Per esempio, i benefi ci sono molto evidenti per i bambini che prendono parte alle attività partecipative, mentre sono meno evidenti per coloro che non vivono l’esperienza direttamente.

Se l’investimento in termini di tempo, sforzi, creatività, risorse materiali e fi nanziarie impiegate per promuovere i diritti dell’infanzia, non ottiene risultati concreti per i bambini più poveri, allora il reale valore di tutto questo lavoro sarebbe molto discutibile.

Nel mio paese, il Regno Unito, si è provato un diffuso senso di vergogna quando uno studio UNICEF del 2007 ha riportato che i bambini britannici erano i più infelici dei paesi economicamente sviluppati. In realtà lo studio non mostrava questo, bensì che i giovani più poveri nel Regno Unito soffrono maggiormente la disuguaglianza e le relative conseguenze rispetto ai ragazzi degli altri paesi OCSE.

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La sfi da consiste quindi nel distribuire i benefi ci del progresso sociale ed economico, così come i costi della crisi fi nanziaria, più equamente tra i membri della società, soprattutto bambini e giovani. Non è accettabile che alcuni bambini abbiano una vita estremamente agiata, mentre altri siano privi del minimo necessario per prendere pienamente parte alla vita sociale.

I bambini sono spesso profondamente consapevoli di quanto sia ingiusta e inaccettabile una tale situazione, mentre gli adulti tendono maggiormente ad accettarla, dandola per scontata.

I bambini non solo sono più sensibili al problema della povertà e della disparità sociale, ma hanno anche molto da offrire alla lotta per un mondo migliore grazie ad un istintivo senso della giustizia e alla capacità di fornire idee nuove e originali per combattere i problemi che già i loro genitori hanno dovuto affrontare.

Si dice che lo scienziato Robert Oppenheimer abbia affermato: “ci sono bambini che giocano nelle strade che potrebbero risolvere problemi di fi sica complessi meglio di me poiché hanno un alto livello di percezione sensoriale come io non ho più da tanto tempo”.

La fi losofa politica Iris Marion Young scrisse che “includere svariate prospettive nel processo politico è nell’interesse di tutta la società, in quanto aumenta le probabilità di favorire la giustizia dal momento che vengono presi in considerazione gli interessi di tutti e nel contempo si accresce la consapevolezza sociale dei suoi partecipanti”.

In altre parole, i bambini dovrebbero prendere parte alla sfi da per il progresso sociale, in primo luogo perché hanno il diritto di tutelare i loro interessi e in secondo luogo perché possono fornire informazioni e suggerire nuove idee di cui tutti possono benefi ciare.

I casi presentati in questo volume offrono una prova evidente del valore e del potenziale dei contributi dei bambini. Alcuni casi studio si riferiscono a strutture di tutela dell’infanzia o afferiscono ai servizi sociali, mentre altri sono esempi di attività alle quali più gruppi di bambini e adolescenti hanno preso parte. Come sottolinea Mona Sandbæk, entrambi i casi presentati dall’UNICEF Belgio e dal KREM Norvegia, in modi molto diversi, rifl ettono un forte impegno ad ascoltare le opinioni dei bambini e a garantire che le loro esperienze e i loro punti di vista siano presi in considerazione nelle decisioni politiche. Essi mostrano anche come i bambini possano contribuire a una nuova comprensione di (i) che cosa signifi chino per loro la povertà e l’esclusione sociale e (ii) quale tipo di soluzione potrebbe essere effi cace per combatterle. Jenny Pearce richiama l’attenzione sul rischio “che i servizi sociali possano discriminare a favore di giovani ambiziosi e ben disposti alla collaborazione piuttosto che fare un autentico sforzo per coinvolgere i giovani svantaggiati, che possono essere più diffi cili da avvicinare e interessare”. Tuttavia, come fa notare, il caso di Action for Children mostra che bambini

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con diffi coltà di apprendimento o molto piccoli sono in grado di contribuire alle decisioni riguardanti la scelta delle persone assunte per lavorare con loro e che anche bambini impossibilitati a spostarsi da casa possono essere coinvolti, se gli operatori sociali si adoperano per renderli partecipi.

Come Gerison Lansdown ci ricorda, il procedimento è importante quanto i risultati e non è suffi ciente che gli adulti creino le condizioni favorevoli alla partecipazione dei bambini, ma è necessario “che i bambini stessi si sentano attivamente coinvolti fi n dall’inizio nella creazione delle strutture e dei sistemi attraverso i quali possono essere ascoltati”. Il caso studio dell’organizzazione Funky Dragon, al quale Gerison Lansdown fa riferimento, è un esempio di lavoro ben strutturato, fi nalizzato allo sviluppo dei suddetti sistemi; tale lavoro è stato supportato da adulti (incluso un considerevole appoggio da parte del Governo del Galles), ma è stato diretto essenzialmente da bambini e adolescenti.

Natália Fernandes ci ricorda che i bambini affi dati a istituzioni di tutela sono particolarmente vulnerabili all’esclusione sociale e anche agli abusi, a causa della natura chiusa e autocratica di molte di queste istituzioni. L’esempio dei Paesi Bassi dimostra come ci siano “altri modi possibili di organizzare la vita all’interno delle istituzioni assistenziali, sulla base dei principi di partecipazione, sul sostegno reciproco, sulla collaborazione e la cooperazione, sul dialogo e l’appoggio, che sono elementi fondamentali per incentivare una cittadinanza attiva dei bambini e dei giovani”; inoltre dimostra che questi sistemi sono in grado di produrre benefi ci tangibili per i giovani.

In breve, tutti i casi studio riportati in questo volume, pur in modo diverso, costituiscono degli esempi di come i giovani più svantaggiati o indigenti possano, con il giusto supporto, impegnarsi seriamente nel miglioramento delle proprie condizioni di vita e addirittura contribuire al progresso della vita sociale di tutti. In ciò risiede la speranza, per l’Europa e per il mondo.

Valutare le potenzialità dei bambini - Introduzione

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Capitolo 1

La partecipazione e la nostra percezione della povertà

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Introduzione

L’importanza della prospettiva infantile sulla povertà

di Mona Sandbæk

Mona Sandbæk è ricercatrice senior presso il Nordic Centre of Excellence in Welfare Research (NOVA) e l’Università di Oslo, Norvegia. NOVA è un istituto di ricerca sotto il patrocinio del Ministero norvegese dell’Istruzione e della Ricerca. Mona ha al suo attivo svariate pubblicazioni sul welfare infantile, la povertà e le condizioni di vita dei bambini.

I due casi studio “Che cosa ne pensi?” di UNICEF Belgio e del KREM Norvegia, rifl ettono entrambi un forte impegno ad ascoltare i punti di vista dei bambini e a garantire che vengano presi in considerazione nel processo decisionale politico. Tale impegno rispetta l’articolo 12 dell’UNCRC, che tutela il diritto a partecipare dei bambini. Gli studi forniscono esempi su bambini e adolescenti che partecipano non solo come informatori nell’ambito della ricerca, ma come veri e propri collaboratori nei provvedimenti volti a migliorare la loro situazione. I due studi mostrano come i bambini possono contribuire a una nuova comprensione di ciò che signifi ca per loro la povertà e a individuare le misure che potrebbe essere utile adottare nella lotta alla povertà e all’emarginazione sociale.

La doppia azione dei bambini

Durante l’ultimo decennio i bambini sono stati coinvolti sia come oggetto di analisi che come informatori in un numero crescente di studi sulla povertà infantile. Attraverso la condivisione delle loro esperienze, si è notato che adottano due tipi di comportamento. In primo luogo, impiegano varie strategie per affrontare la vita quotidiana; soprattutto, per i bambini più indigenti, è molto importante riuscire ad evitare di essere esclusi dalla vita sociale a scuola e dalle attività per il tempo libero. In secondo luogo, cercano di proteggere i propri genitori in vari modi, per esempio evitando di chiedere loro beni o attività che non sono in grado di pagare. (Redmond 2008).

I genitori danno la priorità ai fi gli

La ricerca internazionale ha dimostrato che la maggior parte dei genitori indigenti dà priorità ai fi gli. Spesso si privano del necessario non spendendo denaro per sé stessi o per la casa pur di provvedere ai bisogni dei propri

Valutare le potenzialità dei bambini - Capitolo 1

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fi gli (Chasse et al 2003, Thorød 2006, Sandbæk 2008, Redmond 2008). Se ciò non è suffi ciente, molti chiedono denaro in prestito a familiari e amici oppure si indebitano, come indicato nello studio di UNICEF Belgio. Tuttavia, il basso reddito può anche causare contrasti e diffi coltà. Quando la situazione economica è particolarmente diffi cile, i genitori non sono più in grado di proteggere i propri fi gli proprio per la mancanza di denaro anche per i bisogni primari. (Middlthon m.fl . 1997).

Partnership con i giovani

Bambini e adolescenti possono prendere parte a diverse attività per infl uenzare in modo più diretto le decisioni politiche. Attraverso un approccio user-oriented, l’organizzazione KREM sta lavorando in collaborazione con i giovani che hanno abbandonato la scuola e non hanno ancora trovato una sistemazione nel mondo del lavoro, per dimostrare quanto tali giovani possano essere motivati, responsabili e creativi.

La partecipazione alle condizioni dei giovani

Come possiamo migliorare la partecipazione dei bambini nella sfera pubblica, passando da un intervento fi ttizio solo di facciata ad una autentica, concreta consultazione? Questo è stato uno dei temi affrontati durante la Celebrazione della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia svoltasi a Ginevra, nell’ottobre 2009. Per raggiungere questo obiettivo, si deve ricordare che, come tutti i bambini, anche coloro che crescono in povertà, costituiscono un gruppo eterogeneo. Hanno esperienze e opinioni diverse, quindi la ricerca e il loro coinvolgimento devono rispettare e rifl ettere questo fatto. Inoltre, ogni partecipazione deve rispettare i diritti dei bambini alla dignità e alla privacy. La partecipazione è un diritto, non un dovere! È per questo che gli adulti devono cercare insieme ai giovani partecipanti quelli che ritengono siano i modi più signifi cativi di collaborazione.

Fonti

Chasse, K.A. Zander, M. and Rasch, K.,(2003), Meine Familie ist arm: Wie Kinder in Grundschulalter Armut erleben und bewältingen, Opladen: Leske and Budrich.

Middlethon, S., Ashworth, K. and Braithwaite, I., (1997), Small Fortunes: Spending on Children, Childhood Poverty and Parental Sacrifi ce, York: Joseph Rowntree Foundation.

Redmond, G. (2008), Children’s Perspectives on Economic Adversity: A Review of the Literature, Florence: UNICEF.

Sandbæk, M. (ed), (2008), Barns levekår.Familiens inntekt og barns levekår over tid, Oslo: NOVA.

Thorød, A.B. (2006), En normal barndon? Foreldrestrategier for å skjerne barn fra konsekvenser av å leve med lav inntekt, Oslo: NOVA.

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Caso di studioCome vivono i bambini indigenti l’esperienza della loro condizione di vita?

Caso studio di UNICEF Belgio (realizzato dal Centro di Ricerca “Child and Society” in Belgio). Interviste a: Gaëlle Buysschaert, Funzionario per i Diritti del Bambino, UNICEF Belgio; Nele Lefevere, Funzionario pro-tempore per i Diritti del Bambino, UNICEF Belgio, Jan van Gils, Direttore di Kind en Samenleving (Child and Society).

Come vivono la povertà i bambini e i giovani? UNICEF Belgio ha incaricato Kind en Samenleving (Child and Society) di indagare il tema. La povertà e il modo in cui viene vissuta dai bambini ha preoccupato UNICEF Belgio per molti anni. La concomitanza dell’Anno Europeo contro la Povertà, nel 2010 e l’interessamento della Presidenza belga dell’UE, ha creato l’opportunità di sviluppare un progetto specifi co nel quadro del progetto “Che cosa ne pensi?” di UNICEF Belgio.

I bambini devono chiedere di essere coinvolti

L’organizzazione “Kind en Samenleving” ha lavorato con sei gruppi di bambini di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, in alcune delle aree più disagiate del Belgio. I gruppi coinvolgono un totale di 110 bambini e adolescenti provenienti da diverse regioni, sia di lingua fi amminga che francese, e presentano un equilibrio di genere tra maschi e femmine. La maggior parte dei giovani provengono da famiglie di migranti; altri hanno genitori di origine belga, anch’essi cresciuti in povertà. Tutti i bambini appartengono a famiglie con redditi bassi e sono ad alto rischio di esclusione sociale. La selezione è stata effettuata in collaborazione con le organizzazioni di lotta alla povertà.

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UNICEF Belgium si impegna ad ascoltare i bambini e e garantire che le loro opinioni ed esperienze vengano

presi in considerazione nel processo decisionale politico. Nel 1999 l’UNICEF ha lanciato il progetto “Che cosa ne pensi?” con l’intento di portare le opinioni dei bambini al Comitato sui diritti dell’infanzia, integrando il rapporto alternativo ONG e la relazione dello Stato. “Che cosa

ne pensi?” ha focalizzato la sua attenzione sulla partecipazione dei bambini più vulnerabili in Belgio, che comprende le esperienze e le richieste dei minori stranieri non accompagnati, dei bambini negli ospedali, dei bambini che hanno problemi con la legge e dei bambini con disabilità. Le loro voci sono state ascoltate e sono state oggetto di rifl essioni, dalle quali sono scaturite raccomandazioni specifi che da parte del Comitato sui diritti dell’infanzia al governo belga.

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La partecipazione al progetto di ricerca è completamente volontaria, cosicché i bambini hanno bisogno di essere convinti che tale partecipazione costituisca un vantaggio per loro. Un modo di attirare il loro interesse è quello di utilizzare strumenti creativi e originali per raccogliere le informazioni. I diversi gruppi utilizzano tecniche differenti. Ogni gruppo ha il suo approccio, sia per i lavori di gruppo che per i colloqui a tu per tu, a seconda di ciò che si ritiene più appropriato per i bambini e gli adolescenti coinvolti. I metodi utilizzati hanno lo scopo di responsabilizzare i giovani partecipanti: i bambini non sono chiamati a discutere “la loro povertà”, ma a parlare dei loro sentimenti nei confronti dell’ambiente in cui vivono e della loro vita in generale.

“La ricerca a diretto contatto con i giovani aiuta ad andare oltre gli stereotipi generati dai mezzi di comunicazione o da semplifi cazioni statistiche”, afferma Jan van Gils.

A Liegi i giovani hanno intervistato i loro assistenti sociali e le persone che vivono nel loro quartiere sul fatto di essere a rischio di povertà. Questa prima fase è stata seguita da una discussione con i giovani sulla loro idea di povertà. In Eeklo, ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 14 anni hanno lavorato con un sistema tipo chat box per raccontarsi le loro storie. Ad Anversa, giovani tra i 16 e i 18 anni hanno scattato delle foto della zona in cui vivono e quindi hanno spiegato che cosa ritengono importante per loro, discutendo insieme sulla base delle fotografi e. Ad Anversa, un gruppo di bambini tra gli 11 e i 16 anni hanno partecipato ad attività e giochi organizzati nel loro quartiere e hanno scritto una canzone rap insieme a un musicista professionista. Ragazzi e ragazze hanno lavorato in gruppi distinti nelle attività di Anversa. A Bruxelles, gruppi di ragazzi di diverse età (dai 12 ai 18 anni) hanno lavorato sul tema del loro quartiere. Parte delle attività sono state riprese in video.

I ricercatori coinvolti hanno seguito da vicino le attività e le discussioni all’interno di ciascun gruppo. Gli incontri si sono svolti nei luoghi abituali di ritrovo dei giovani, per garantire che si sentissero a proprio agio. “La fi ducia e l’apertura all’interno del gruppo e nei confronti del ricercatore sono cruciali per raccogliere i migliori risultati”, spiega Jan van Gils.

Lemarginazione è più importante che la povertà in sé stessa

La percezione dei bambini della loro situazione di vita non sempre corrisponde alle supposizioni degli adulti. Molti bambini non si riconoscono effettivamente in situazione di povertà e dicono frasi del tipo: “è qualcosa che accade nel terzo mondo” e “i poveri sono coloro che vivono per le strade”.

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Gli indicatori di povertà basati sul reddito delle famiglie non collimano con la percezione che i bambini hanno della loro situazione economica familiare. Una scoperta della ricerca è che diversi genitori spendono al di là delle loro possibilità per assicurare regali costosi ai propri fi gli, anche se questo signifi ca indebitarsi. “I bambini spesso hanno diffi coltà a posizionarsi nelle classiche divisioni del basso-alto livello di reddito, ma si vedono comunque diversi dagli altri bambini, sentendosi isolati. Questa “esclusione” è un sentimento molto comune”, dice Gaëlle Buysschaert.

Nove temi principali sono emersi durante la consultazione: i giovani stessi, il loro ambiente, l’istruzione, le famiglie, gli amici, il loro futuro, le attività per il tempo libero, la povertà e l’autostima. I disegni sono stati utilizzati dai ricercatori nelle ultime sessioni quali feedback per valutare l’importanza di ogni tema.

Per ciascuna area tematica, si sono potute trarre specifi che conclusioni. Ad esempio, a proposito del loro quartiere, alcuni bambini hanno dichiarato: “nel mio quartiere mi sento a casa, ci conosciamo tutti”, ma altri si sono lamentati per l’immondizia e per i problemi legati alla droga, all’alcolismo e alla criminalità. Per quanto riguarda l’istruzione, i bambini comprendono che è importante per il loro futuro, ma nel contempo la ritengono una perdita di tempo, qualcosa che non saranno mai in grado di portare a termine.

“Si sente spesso parlare di crescenti livelli di criminalità tra i giovani o di numerosi ragazzi che abbandonano prematuramente la scuola”, afferma Jan Van Gils. “In realtà abbiamo bisogno di capire ciò che induce nei bambini comportamenti negativi o perché in loro viene meno la motivazione a frequentare la scuola, anche se affermano di conoscere l’importanza dell’istruzione”.

L’autonomia e l’autostima sono fondamentali

Nel complesso, i bambini tendono a focalizzarsi sugli aspetti positivi, piuttosto che su quelli negativi, del loro ambiente di vita.

Essi attribuiscono grande importanza al loro livello di autonomia e allo stesso tempo ritengono molto importante essere sostenuti dagli adulti, in particolare quelli con cui si relazionano in ambito scolastico e familiare. Molti bambini pensano di non essere suffi cientemente appoggiati in tali ambiti e neppure coinvolti nelle decisioni che li riguardano. Maggiore autonomia e autostima si ottengono grazie all’interazione di bambini e adolescenti con il loro ambiente, al sostegno di familiari e amici, alla partecipazione ad attività e all’istruzione.

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I bambini possono ottenere un cambiamento positivo, se viene data loro un’opportunità

“Se ci fossero più attività destinate ai bambini e agli adolescenti nei nostri quartieri, ci sarebbero meno lamentele nei confronti dei giovani”, sostengono i ragazzi coinvolti nei progetti del Belgio. Durante una delle attività di partecipazione alcuni giovani hanno lamentato la presenza di immondizia nel loro quartiere e quindi hanno deciso di ripulirlo. Questo li ha portati in contatto con i loro vicini, molti dei quali avevano sempre visto i ragazzi come elementi di disturbo; da quel momento però hanno iniziato a trattarli con maggior rispetto. La partecipazione porta a risultati positivi sia per i bambini e i giovani che per l’ambiente in cui vivono.

Altri bambini hanno criticato una campagna contro la piccola criminalità realizzata con manifesti affi ssi a scuola, affermando: “Se fossimo stati consultati in merito alla campagna, avremmo proposto idee molto più effi caci per comunicare il messaggio!”. Questo evidenzia un altro punto chiave della partecipazione: i bambini vogliono essere coinvolti nel processo decisionale e possono fornire contributi molto positivi.

Jan van Gils afferma che “ascoltando i bambini, i nostri ricercatori possono dipingere un quadro più preciso di ciò che è importante per loro e delineare quali politiche di intervento potrebbero fare la grande differenza nella loro vita”. Ai giovani è stata anche data la possibilità di discutere i risultati dello studio del ricercatore e dare il loro feedback.

In Belgio i risultati del progetto sono attesi con trepidazione. Il governo belga ha messo la povertà infantile all’ordine del giorno della sua presidenza dell’UE nel 2010 e il sostegno alla partecipazione dei bambini è un passo fondamentale. Il progetto integra il lavoro della Fondazione Re Baldovino, che parimenti considera la partecipazione dei bambini una priorità elevata. UNICEF Belgio vuole utilizzare i risultati della ricerca per ottenere un radicale cambiamento a livello regionale, nazionale ed europeo e per sostenere un dialogo sociale sui diritti e la partecipazione dei bambini che vivono in povertà.

Per ulteriori informazioni:

http://www.unicef.be/nl/project-belgium/kinderen-armoede (Olandese)

http://www.unicef.be/fr/project-belgium/enfants-vivant-dans-la-pauvrete (Francese)

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© UNICEF/NYHQ2008-1743/Teona Menabdishvili

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Caso di studioCome le esperienze di vita dei bambini possono guidare gli assistenti sociali

Caso studio condotto dal KREM (Creatività e Diversità nella vita di lavoro), Norvegia – Intervista con Cathrine Skar, consigliere del KREM e Emilie Dalen (17 anni)

Il lavoro di gruppo contribuisce a creare fi ducia e rispetto reciproci

“Quest’anno, a febbraio, ho lasciato la scuola. Ho preso contatto con il KREM attraverso mia madre. Gli operatori del KREM mi hanno chiesto se mi sarebbe piaciuto entrare in un gruppo con altri giovani che hanno vissuto le mie stesse esperienze “, racconta Emilie, 17 anni. Emilie si è quindi unita a un gruppo di quattro persone che hanno abbandonato la scuola e si è incontrata con loro regolarmente per un periodo di due mesi. “È stato un miracolo trovare dei ragazzi disponibili ad ascoltarmi e che hanno vissuto esperienze simili alle mie”, ha riferito.

Le discussioni di gruppo sono state guidate da un adulto. “Ci piaceva molto, perché non era come un insegnante, ma più come un membro della squadra”, ricorda Emilie. “Non ci conoscevamo prima di trovarci insieme nel gruppo e questo ci ha permesso di essere onesti gli uni con gli altri. Abbiamo imparato a rispettarci reciprocamente”. Oltre a partecipare alle discussioni di gruppo, Emilie ha scattato numerose foto, in particolare ai graffi ti nella zona per lo skateboard.

Alla fi ne di ogni giornata i ragazzi facevano una valutazione del giorno trascorso, compilando una specie di diario “in cui annotavamo quello che avevamo imparato, quello che avevamo fatto e ciò che avremmo dovuto migliorare nei prossimi incontri o non fare affatto”. In seguito, queste annotazioni quotidiane dei ragazzi nel loro diario sono state utilizzate dai ricercatori del KREM per redigere la valutazione fi nale.

KREM è un’organizzazione di imprenditoria sociale che lavora per promuovere e creare nuovi tipi di vita lavorativa, più creativi e diversifi cati. KREM sviluppa e realizza progetti pilota e laboratori didattici volti a responsabilizzare e formare gruppi di persone emarginate o temporaneamente fuori dal mondo del lavoro o dal sistema scolastico. Il

KREM è coinvolto in diversi progetti, tra i cui fi ni ci sono la lotta alla povertà infantile e il recupero dei giovani che lasciano la scuola.

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Permettere che i sogni diventino realtà

Come risultato delle discussioni di gruppo, i giovani hanno girato un fi lmato. Ogni fi lmato era personale e rappresentava un curriculum vitae alternativo, in cui raccontavano non solo quello che avevano fatto, ma anche quali fossero le loro competenze, ciò che hanno imparato dalle loro esperienze di vita e i loro sogni. I giovani hanno anche scritto un testo di presentazione di se stessi, che accompagnava il fi lmato. La storia di ogni ragazzo avrebbe dovuto avere un lieto fi ne, ispirato a quello che sogna di fare. Il sogno di Emilie era quello di diventare un’artista tatuatrice, come ha illustrato nel suo fi lmato. Nel frattempo ha sviluppato anche un altro interesse: lavorare aiutando altri giovani.

Quando i fi lmati sono stati completati, i giovani hanno presentato il loro lavoro ad alcuni operatori che lavorano con bambini e giovani come loro. “Le loro reazioni sono state forti, alcuni piangevano, ma questa esperienza li ha aiutati a capire meglio i giovani”, dice Emilie.

Emilie tornerà a scuola il prossimo autunno, dal momento che ha compreso che deve fi nire gli studi per trovare un lavoro. Il gruppo la ha aiutata a prendere questa decisione. Prima di tornare a scuola, Emilie lavorerà presso il KREM ad un sito web per i giovani: “Il sito è destinato ai ragazzi che non hanno i mezzi per crescere e sarà aperto a tutti, per condividere le proprie storie, per esempio come ci si sente ad avere un padre alcolizzato.“ Il sito sarà gestito dai giovani e Cathrine, operatrice del KREM, formerà un gruppo di adulti per preparare e aiutare i giovani coinvolti.

Lavorare sull’abbandono della scuola in questo modo contribuisce a restituire ai ragazzi autostima, scoprire che cosa vogliono fare e, sulla base di ciò, consente di creare collegamenti fra loro e la scuola, i potenziali datori di lavoro e i servizi pubblici.

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Il KREM sviluppa modelli direttamente con gli utenti e lavora con un approccio bottom-up, realizzando tutto ciò in collaborazione con i servizi pubblici. L’obiettivo principale è quello di creare e sviluppare modelli e metodi che facilitino il percorso verso il ritorno a scuola o la vita lavorativa: “Quando lavoriamo in collaborazione con i giovani esclusi dalla vita scolastica o lavorativa, possiamo capire, attraverso workshop e corsi, quali siano le loro competenze, le loro risorse, i loro sogni e la loro creatività”.

Photo by Emilie Dalen

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“L’intero concetto dei gruppi di discussione è incentrato sui sogni dei giovani per il futuro”, dice Cathrine. Cathrine è la responsabile che si occupa dei progetti con i giovani che hanno lasciato prematuramente la scuola, molti dei quali vivono l’esperienza della povertà.

Trasformare le esperienze di vita in una risorsa

Cinque giovani coinvolti nelle attività del KREM, tra cui Emilie, hanno raccontato le loro esperienze di crescita in condizioni di indigenza e si sono divertiti nel farlo. Un noto personaggio della televisione li ha aiutati a scrivere le loro storie. “Ha fatto un sacco di commenti sulla mia storia, cosa assai dolorosa dal momento che è una storia vera, quella della mia vita, dalla quale però ho imparato molte cose”. Le storie dei ragazzi sono state riportate anche nel capitolo di un libro sulle persone che vivono in povertà. Parlare delle loro storie ha aiutato i ragazzi a sentirsi ascoltati e a capire che volevano raccontarle in pubblico. “Dopo questa esperienza si sentivano cambiati in modo positivo, hanno sentito di essere stati ascoltati”, ha detto Cathrine.

KREM usa la partecipazione a tutti i suoi lavori al fi ne di indurre cambiamenti in campo politico. “Sempre più spesso i bambini e i giovani vengono ascoltati, ma questo non signifi ca necessariamente che i servizi e le politiche tengano conto di quello che dicono”, osserva Cathrine Skar.

Lo scopo del KREM è quello di responsabilizzare i giovani e aiutarli a riconoscere la propria esperienza di vita come una risorsa per le loro scelte future, o, in altre parole, ‘a trasformare le proprie esperienze in risorse’. Questi giovani spesso non sono in contatto con i servizi sociali, ma sono ‘abbandonati a se stessi’.

Ascoltare i bambini fa la differenza

Secondo i bambini che partecipano alle discussioni di gruppo organizzati dal KREM, il numero di abbandoni scolastici può essere ridotto modifi cando i sistemi di insegnamento e di educazione. Tuttavia, “il governo non ascolta i bambini”, ha dichiarato Emilie, “il governo potrebbe apportare utili cambiamenti se se solo volesse ascoltare le opinioni dei bambini”.

La povertà infantile in Norvegia

La povertà infantile è aumentata in Norvegia dal 2000. Nel 2006, quasi l’8 per cento di tutti i bambini sotto i 18 anni (85.000) viveva in famiglie defi nite indigenti sulla base degli indicatori di povertà dell’Unione europea (reddito inferiore al 60 per cento del reddito medio familiare nazionale).

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“La partecipazione attiva dà ai bambini un senso di dignità e costituisce una nuova esperienza”, Cathrine lo sa bene sulla base della sua esperienza di lavoro con bambini e giovani che hanno abbandonato la scuola. Costoro sono abitualmente destinatari passivi dei servizi sociali, che spesso utilizzano metodologie predefi nite. Il fatto che i bambini e i giovani non vengano ascoltati dai servizi pubblici e le loro opinioni non siano prese nella dovuta considerazione, incide negativamente sulla loro autostima.

Il KREM viene spesso contattato direttamente dai bambini, che vogliono essere coinvolti nel loro lavoro, oppure cerca di avvicinare i ragazzi attraverso i servizi sociali, a volte con ripetuti inviti, per incoraggiarli a presentarsi. Il KREM si avvale di assistenti sociali, di personale educativo di alto livello e di persone che a loro volta sono state aiutate dall’operato del KREM e possono usare l’esperienza personale per aiutare altri bambini e giovani.

“Molti di questi giovani hanno abbandonato del tutto la scuola. Il tempo è importante per loro: un anno lontano da scuola è un periodo lungo per una persona giovane”, dice Cathrine.

I workshop dei gruppi di discussioni si svolgono normalmente nell’arco di alcuni mesi. Fino ad oggi, non ci sono state valutazioni dell’impatto a lungo termine sui bambini e sui giovani coinvolti, ma progetti analoghi, realizzati per adulti senza lavoro, hanno portato a risultati positivi anche a lungo termine.

Secondo il KREM, i servizi sociali destinati ad aiutare coloro che abbandonano la scuola e i bambini in situazione di indigenza non collaborano tra di loro e non sono adeguati alle esigenze dei bambini e dei giovani. Il KREM cerca di creare un dialogo tra gli enti assistenziali pubblici e i bambini e le famiglie indigenti.

“Personalmente, ho trovato sorprendente che nelle riunioni con i servizi sociali manchi la volontà di tenere conto delle esperienze dei giovani più vulnerabili nell’ambito del loro lavoro. Utilizzano un approccio di tipo top-down, invece di ascoltare gli esperti del settore. Si possono trovare preziose risorse nelle esperienze personali delle persone”, spiega Cathrine. “Il nostro obiettivo principale è quello di dare voce alle esperienze dei giovani nell’ambito dei servizi sociali e della politica, perché è più conveniente e permette di fornire servizi migliori”.

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Capitolo 2

La partecipazione e il miglioramento dei servizi

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IntroduzioneGiovani, partecipazione ed empowerment

di Jenny Pearce

Jenny Pearce è docente di Politiche Giovanili e Direttrice dell’Istituto di Scienze Sociali Applicate, presso l’Università di Bedfordshire, Regno Unito. Per diversi anni si è occupata del problema dello sfruttamento sessuale minorile e ha pubblicato molti libri sulla partecipazione dei giovani che hanno vissuto questo tipo di esperienza.

Per partecipazione s’intende: “il processo di condivisione delle decisioni che riguardano la propria vita e la vita della comunità in cui si vive. La democrazia si fonda sulla partecipazione; tutte le democrazie sono chiamate a misurarsi con questo standard” (Hart, 1992, p.5).

L’ideologia dominante alla base della “partecipazione” è che gli utenti dei servizi sociali sono i più idonei a defi nire i propri bisogni e a indicare come tali esigenze possano essere soddisfatte. Partecipando allo sviluppo di un servizio, gli utenti hanno il potere di migliorarne la sostenibilità e l’effi cienza (Warrington 2010). La partecipazione offre l’opportunità di sfi dare il modello “imperialista” tipico del rapporto tra adulti e bambini, in cui gli adulti detengono il potere e l’autorità. Al contrario, la partecipazione propone un modello di “partnership”, dove adulti e giovani condividono i processi decisionali (Coleman 2010). Questa particolare attenzione alla partecipazione è comune anche ai sostenitori dei diritti dell’infanzia (Convenzione ONU sui diritti del bambino e UNICEF, 2002).

Man mano che la prassi di coinvolgere i giovani nelle decisioni sullo sviluppo e l’utilizzo dei servizi sociali si è diffusa, sono sorti anche alcuni dubbi. Per esempio, è stato evidenziato che talvolta la partecipazione giovanile è solo fi ttizia. Al fi ne di attirare fi nanziamenti o dimostrare che i diritti dei bambini vengono rispettati, i giovani sono invitati a partecipare a riunioni o a processi decisionali in realtà già precedentemente defi niti, in modo da far credere che gli è stato conferito potere decisionale. Hart parla di diversi tipi di partecipazione giovanile e li illustra come fossero gli otto gradini di una scala, in cui si passa dal coinvolgimento giovanile come gesto esteriore, puramente “decorativo”, a una vera e concreta partecipazione dei giovani. (Hart, 1997). Un’altra critica è rivolta ai servizi sociali, i quali, a volte, coinvolgono solamente giovani ambiziosi e ben disposti alla collaborazione piuttosto che fare un autentico sforzo per coinvolgere i giovani svantaggiati, che possono essere più diffi cili da avvicinare e interessare.

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Personalmente, ho lavorato con alcune giovani donne vittime di violenza e sfruttamento sessuale. Trasmettere loro l’importanza della partecipazione è stata una vera sfi da e ha comportato l’utilizzo di molte risorse. (Pearce 2009). Questo progetto è durato due anni e ha coinvolto una ventina di giovani donne, che hanno realizzato un opuscolo per descrivere i loro problemi e suggerire alcune possibili soluzioni (Doncaster Young Women, 2009). Il risultato fi nale di questo lavoro è stato presentato dalle donne stesse ed è stato ampiamente letto sia dagli utenti dei servizi sociali, che dagli operatori e da coloro che sono incaricati di sviluppare progetti di politica giovanile al fi ne di prevenire lo sfruttamento sessuale minorile. Il progetto ci ha insegnato tre cose.

Primo: le attività di partecipazione devono essere adattabili alle condizioni mutevoli dei giovani partecipanti; infatti, la loro situazione abitativa, di salute e benessere può cambiare radicalmente durante il corso dei lavori.

Secondo: anche se richiede molto tempo e dispendio di risorse, è importante e costruttivo coinvolgere nelle decisioni anche i giovani più vulnerabili e svantaggiati, in modo che possano esprimere le loro necessità e la loro opinione riguardo ai servizi sociali erogati. In questo modo si consente a tutti i giovani, non solo quelli motivati e ben disposti, di partecipare al rinnovamento dei servizi sociali.

Terzo: l’atto stesso di partecipare è importante quanto il risultato ottenuto. Ciò signifi ca che l’attività in sé è importante quanto il prodotto che crea. L’esperienza di apprendimento implicita nella realizzazione delle suddetta attività può stimolare l’autostima di giovani delusi e scontenti.

I casi studio analizzati nel capitolo che segue permettono altre rilevanti considerazioni sulla partecipazione di giovani e bambini. In particolare, si sottolinea l’importanza di coinvolgerli nella scelta e nell’assunzione del personale che dovrà lavorare con loro. Il caso studio prende in considerazione anche i possibili problemi che questo può comportare e fornisce alcuni consigli su come superarli. Ad esempio, evidenzia che anche i ragazzi con diffi coltà di apprendimento o i bambini molto piccoli possono intervenire nelle decisioni sul reclutamento. Inoltre anche i bambini impossibilitati a spostarsi da casa possono essere coinvolti: ad esempio, i bambini in affi damento possono essere consultati attraverso colloqui individuali con gli operatori e contribuire così a defi nire il profi lo delle persone che si occuperanno di loro. In sostanza, dimostra che la partecipazione deve essere trattata seriamente, offrendo una reale preparazione ai giovani, in modo che possano giungere a esercitare un potere decisionale.

Il caso studio e il lavoro con le giovani vittime di abusi sessuali di cui sopra, dimostrano che sviluppare una partnership con i giovani è complicato e impegnativo, ma può fornire loro preziose competenze e aiutare a migliorare la qualità dei servizi sociali. Questa è una lezione importante per coloro che sono coinvolti nello sforzo di conferire potere ai bambini e ai giovani e in

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particolare per coloro che si adoperano per porre fi ne alla povertà infantile. Si può così sfi dare la teoria del “circolo vizioso della povertà” (Rutter e Madge 1976) che si basa sul presupposto determinista che la povertà di una generazione causa povertà in quella successiva. Attraverso la partecipazione, i giovani possono sviluppare la forza e la fi ducia necessarie a sfi dare questo ciclo infi nito della povertà; inoltre, possono acquisire nuove competenze e conoscenze che consentano loro di accrescere il senso di responsabilità e di avere accesso alle risorse essenziali per il loro sviluppo. Il messaggio conclusivo è che tutti i servizi sociali, compresi quelli che lavorano con i giovani più svantaggiati e apparentemente irrecuperabili, sono in grado di sviluppare attività di partecipazione.

Fonti

Coleman, J (2010 in press), The Nature of Adolescence, 4th Edition, Routledge, London.

Chambers, R. (1983), Rural Development: Putting the Last First, Harlow: Pearson Education.

Chambers, R. (1997), Whose Reality Counts? Putting the First Last, London: Intermediate Technology Publications.

Doncaster Young Women (2009), Out of the Box, University of Bedfordshire: disponibile attraverso [email protected].

Friere, P (1972), Pedagogy of the Oppressed, London, London: Penguin.

Hart, R. (1992), Children’s Participation: From Tokenism to Citizenship, Florence: UNICEF International Child Development Centre.

Hart, R. (1997), Children’s Participation: The Theory and Practice of Involving Young Citizens in Community Development and Environmental Care, London: Earthscan Publications.

Pearce JJ (2009), Young People and Sexual Exploitation: It isn’t Hidden, You Just Aren’t Looking, London: Routledge.

Rutter, M and Madge (1976), Cycles of Disadvantage, Heinemann: London.

Warrington, C. (2010), From Less Harm to More Good: The Role of Children and Young People’s Participation in Relation to Sexual Exploitation in Youth and Policy: edizione speciale sullo sfruttamento sessuale minorile.

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Caso di studioI bambini partecipano alla selezione e all’assunzione dello staff

Caso studio di Action for Children, Regno Unito – Interviste con Mark Benson, Action for Children Responsabile dei Progetti di Partecipazione, Amy (16 anni) e Morgan (12 anni).

Tutti i bambini possono contribuire alla selezione e assunzione dello staff

Un aspetto particolare del lavoro intrapreso da Action for Children a favore della partecipazione è quello di coinvolgere sistematicamente i bambini e i giovani nei processi di selezione e reclutamento dello staff. Questo tipo di approccio è stato sviluppato nel corso degli anni ed è stato recentemente documentato nella pubblicazione ”The right choice (La Scelta Giusta)”

Il coinvolgimento dei bambini e dei giovani nella selezione del personale è attuato fi n dall’inizio del processo. Tutti i project manager che decidono di realizzare una nuova campagna di reclutamento sono incoraggiati e consigliati su come coinvolgere i giovani nel loro lavoro. Questo garantisce il coinvolgimento dei bambini e dei giovani avvenga già in fase iniziale e permette di evitare errori comuni come la mancanza di tempo per sviluppare un approccio coerente e per preparare adeguatamente i ragazzi al loro ruolo.

Il grado di partecipazione varia a secondo del tipo di lavoro disponibile, la natura del progetto e l’interesse e la capacità di comprensione dei bambini e dei giovani coinvolti.

Il coinvolgimento dell’utente dei servizi sociali deve essere visto come un continuum e può comprendere vari passaggi quali: partecipazione dei giovani ai colloqui di reclutamento condotti dagli adulti, colloqui condotti solamente dai giovani, momenti di incontro e conoscenza tra adulti, giovani e candidati all’assunzione, gruppi di discussione. “Si può anche realizzare il lavoro su base

Action for children: l’obiettivo principale di questa organizzazione è “mettere il bambino al centro” di tutto quello che viene fatto. Questo impegno è alla base di tutto il suo lavoro ed è il cuore del suo approccio alla partecipazione e al coinvolgimento. Action for Children vede la partecipazione come un continuum, la cui pratica viene costantemente incoraggiata e integrata a tutti i lavori e le attività.

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individuale, soprattutto quando un lavoro di gruppo è inadeguato; infatti, risulta diffi cile a livello logistico riunire bambini in affi damento provenienti da diverse aree geografi che. Durante il lavoro individuale, il bambino o il giovane può indicare le domande che ritiene utile porre al candidato durante il colloquio di assunzione o quali qualità dovrebbe avere”, spiega Mark Benson.

Per far meglio comprendere come i bambini possano essere coinvolti nella scelta dello staff, Mark Benson fa riferimento a Penhurst, una scuola di Action for Children che aiuta i bambini che hanno seri e complessi problemi di apprendimento. Durante il colloquio di lavoro, i candidati sono invitati a incontrare alcuni dei bambini. “Anche se molti bambini non sono in grado di comunicare verbalmente, gli operatori che lavorano con loro utilizzano la capacità di osservazione del comportamento dei bambini e la profonda conoscenza che hanno di loro per comprenderne le reazioni e la risposta nei confronti di ogni candidato”.

Altri metodi utilizzati per favorire la comunicazione dei bambini e dei giovani diversamente abili comprendono supporti visivi (per esempio, adesivi con faccine sorridenti o tristi, parole o altre immagini da collocare su una tavola accanto alle foto dei candidati), i questionari e il voto per mezzo di simboli. Gli strumenti utilizzati sono sempre adattati alla capacità, all’età e all’interesse dei bambini o dei giovani coinvolti. Secondo Mark “il modo in cui i bambini e i giovani partecipano dipende dal tipo di fi gura professionale da assumere e dalla situazione in cui si trovano i bambini”.

Action for Children sostiene bambini e giovani tra gli 0 e i 25 anni. Tutti i nostri progetti coinvolgono i bambini e i giovani nella selezione del personale. I bambini sono scelti a partire dai 6 anni di età, tuttavia possono essere coinvolti bambini anche più piccoli, attraverso l’utilizzo di giochi o attraverso un’attenta osservazione delle loro reazioni mentre interagiscono con i potenziali candidati.

L’organizzazione Action for Children è impegnata ad aiutare i bambini più vulnerabili e i giovani che quotidianamente vivono ingiustizie, disuguaglianze e povertà nel Regno Unito. Action for Children aiuta bambini e giovani a mettere a frutto le loro potenzialità. Il lavoro dell’organizzazione si adatta alle diverse realtà locali e viene realizzato in partnership con

i bambini, i giovani, le famiglie, la comunità e le organizzazioni locali.

Action for Children promuove campagne di sensibilizzazione affi nché avvengano i cambiamenti che possano fare la differenza per i bambini, i giovani e le famiglie di tutto il Regno Unito.

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Mieke Schuurman con Amy, Morgan e Alexia di Action for Children

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Le interviste ai bambini guidano a nuove prospettive

Da oltre quattro anni Amy (16) e Morgan (12) sono coinvolti nel progetto sulla partecipazione di Action for Children a Gloucester; ne parlano con entusiasmo: “Uno dei progetti più interessanti a cui ho preso parte è quello che mi ha coinvolta personalmente nella selezione del personale; inoltre ho avuto la possibilità di intervenire nella scelta dello staff anche in altri realtà pubbliche quali scuole o Consigli. Noi giovani siamo stati preparati a fare questo lavoro in maniera corretta ovvero a eseguire i colloqui con i possibili candidati senza pregiudizi o discriminazioni. Tra le modalità di selezione, oltre ai colloqui formali in cui i candidati devono rispondere alle nostre domande, utilizziamo anche la possibilità di coinvolgere i candidati in lavori artistici per sondare le loro abilità creative e la capacità di comunicazione”, spiega Amy.

L’approccio più comune per coinvolgere i bambini nelle assunzioni è la “commissione parallela” ovvero i candidati sono intervistati da una commissione composta da adulti e poi da una commissione composta da bambini e giovani. Prima del colloquio, i bambini lavorano con un membro dello staff per defi nire il profi lo professionale e personale richiesto e identifi care particolari competenze o conoscenze che i candidati devono avere per ottenere il posto di lavoro.

È importante che all’inizio di ogni processo di selezione del personale, i bambini sappiano cosa verrà loro richiesto, quale sarà il loro ruolo e che infl uenza avranno sul risultato fi nale. Questo assicura che i bambini si sentano valorizzati e rispettati durante tutta la loro esperienza di partecipazione.

Durante il colloquio di lavoro realizzato dalla Commissione dei bambini e dei giovani, l’adulto sarà presente con un ruolo chiaro, “gli adulti possono dare un sostegno, ma non ci dicono cosa fare, sono lì per gestire questioni pratiche, come per esempio controllare la durata del colloquio”. L’adulto assicura che riservatezza, uguaglianza e diversità siano rispettate.

“Molto spesso noi giovani e gli adulti abbiamo le stesse idee riguardo alle persone che intervistiamo. La commissione composta dagli adulti sostiene che sovente noi giovani riusciamo a raccogliere delle informazioni che possono essere di grande utilità”, dice Amy. I pareri discordi sono benvenuti. Infatti, forniscono l’occasione per ulteriori discussioni e dibattiti tra le due commissioni; tutti i soggetti coinvolti devono rivedere il perché delle loro decisioni. Secondo Morgan: “noi giovani siamo in grado di scavare più a fondo e scoprire alcuni lati dei candidati che gli adulti non vedono. Gli adulti non sanno quello che i bambini e i giovani pensano a meno che non ci coinvolgano nei loro processi decisionali. Gli adulti non vedono ciò che noi vediamo, di conseguenza possono imparare da noi”.

Per esempio, nel Progetto di Partecipazione di Gloucester, i giovani hanno partecipato al reclutamento di un certo numero di persone con contratto part-

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time. “Agli adulti sono piaciuti tutti i candidati; tuttavia hanno voluto sentire anche il nostro parere; i candidati che non ci hanno convinto, non sono stati scelti”.

Sia il personale coinvolto nel reclutamento che i potenziali candidati apprezzano l’apporto decisionale dei bambini. Secondo un Responsabile dei Servizi Sociali locali “il feedback fornito dalla Commissione dei giovani fa la differenza. I giovani completano la commissione degli adulti e forniscono il loro personale punto di vista sulle caratteristiche professionali e personali dei candidati. Ci fanno sapere se vorrebbero il candidato intervistato come assistente sociale”.

Un candidato per il posto di Direttore dei Servizi Sociali all’interno del Servizio Sanitario nel Gloucestershire ha dato questa valutazione: “Ho trovato la commissione dei giovani molto professionale; è un buon esempio di partecipazione. I giovani ricordano al candidato che loro sono i principali destinatari del lavoro per cui sta facendo domanda”.

Condivisione di potere tra adulti e bambini

La selezione del personale è una concreta opportunità per condividere il potere e il processo decisionale tra adulti e bambini. Ne benefi ciano gli utenti dei servizi, il personale e le organizzazioni in generale poiché aiuta a fare scelte migliori. Ciò è testimoniato da Amy: “abbiamo intervistato e poi scelto Rachel, uno dei membri del nostro staff che ora lavora a diretto contatto con noi; siamo molto felici della nostra scelta”. Morgan aggiunge: “il personale lavora meglio se viene scelto dai giovani con cui deve lavorare”. Nel giro di cinque, dieci anni tutto il personale sarà stato reclutato con il coinvolgimento dei bambini e dei giovani.

Tutti i bambini e i giovani che utilizzano i servizi di Action for Children possono essere coinvolti. Dopo ogni reclutamento, bambini e giovani sono invitati a valutare il loro intervento che, secondo Mark è sempre molto positivo: “I bambini sono contenti di fare qualcosa di nuovo; spesso al termine del lavoro di selezione si premia il loro impegno facendo qualcosa di divertente tutti insieme”. Amy spiega quali sono i vantaggi per i bambini che sono coinvolti nei processi decisionali: “Ci aiuta a sviluppare delle competenze, ci dà una

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“Participation is not a ‘mystical art’, but something we should do every day. Children should be encouraged to speak up and be listened to on issues that concern them”, says Mark.

The defi nition of participation used by Action for Children is: “we believe participation is the active involvement of children and young people in experiences, opportunities and decisions that affect their lives and their ability to fulfi l their potential”.

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motivazione per fare altre cose. Personalmente, ho imparato molto da questa esperienza; ora ho più fi ducia in me stessa. Mi ha dato una spinta verso la vita; noi ragazzi siamo molto orgogliosi di ciò che facciamo. Tutti i bambini e i giovani dovrebbero avere la possibilità di essere coinvolti”.

Diffondere buone prassi

Action for Children si impegna profondamente affi nché tutti gli operatori sociali “apprendano e condividano” la buona prassi della partecipazione. Di conseguenza, organizza giornate di formazione e seminari annuali o realizza strumenti di formazione come “La scelta giusta,” una vera e propria guida al reclutamento che è stata diffusa tra tutti i membri dell’organizzazione.

Nel Gloucestershire, Action for Children ha sostenuto Amy e Morgan affi nché diventassero “formatori della partecipazione” ovvero sono stati preparati al fi ne di promuovere la partecipazione in tutte le organizzazioni della provincia. I due ragazzi hanno sviluppato un programma di assemblee e workshop per spiegare in cosa consiste la partecipazione e come migliorare e sviluppare il coinvolgimento dei bambini e dei giovani.

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Caso di studioDare la possibilità ai bambini di esprimere le loro opinioni e punti di vista

Caso studio di FEDAIA, Federazione delle Associazioni per la Cura e la Formazione dell’Infanzia, Catalogna, Spagna – Interviste Intervista con Mariló Aneas, Centre Esclat Bellvitge (membro dell’Organizzazione FEDAIA)

La partecipazione aiuta a rafforzare la stima dei bambini

A volte i bambini trovano diffi coltà a prendere le decisioni o, quando si tratta di esprimere le loro opinioni, si fanno spesso infl uenzare da ciò che pensano i loro coetanei o gli adulti. L’obiettivo di questo progetto consisteva nell’aiutare i bambini a parlare di ciò che era importante per loro come individui e rinforzare il loro senso di identità e la fi ducia in sé stessi. Si è inoltre lavorato sulle dinamiche di gruppo, per aiutare i bambini a comunicare all’interno di un gruppo e giungere quindi a decisioni condivise.

“Y tú opinas qué?” (E tu che cosa pensi?) è un progetto condotto da FEDAIA per raccogliere informazioni sui bisogni e i desideri dei bambini e dei giovani, in particolare coloro che sono a rischio di esclusione sociale. Tali informazioni sono servite per elaborare del materiale video e una guida utilizzati dagli operatori sociali di tutta la regione per coinvolgere direttamente i bambini e i giovani con cui lavoranoo.

Il Centro Esclat-Bellvitge è una delle associazioni che fondano il loro lavoro sul principio della partecipazione. Il Centro, situato in una zona di Barcellona caratterizzata da alti livelli di immigrazione, offre attività per il tempo libero ai bambini e ai giovani al fi ne di promuovere l’integrazione sociale. Il Centro fornisce anche una vasta gamma di

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F E D A I A ( F e d e r a z i o n e delle Associazioni per la Cura e la Formazione de l l ’ I n f anz i a ) è una organizzazione

non-profi t, che si occupa di oltre 10.000 bambini e adolescenti e delle loro famiglie, che sono a rischio di esclusione sociale o vivono situazioni di abbandono in Catalogna (Spagna). FEDAIA è composta da un gran numero di associazioni di promozione sociale in tutta la Catalogna.

Gli obbiettivi di FEDAIA sono: migliorare la qualità di vita dei bambini, dei giovani e delle loro famiglie in Catalogna; difendere i loro diritti e il loro benessere; migliorare la professionalità e la qualità degli interventi di sostegno; rispondere effi cacemente al mutamento degli scenari. Il coinvolgimento diretto dei bambini, dei giovani e delle loro famiglie è il principio alla base del loro lavoro.

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servizi e programmi a sostegno delle famiglie, della genitorialità e della cura dei fi gli, corsi di formazione professionale e orientamento al lavoro.

In questo progetto, bambini di diverse età che frequentano associazioni per il doposcuola sono stati coinvolti in attività creative destinate ad aiutarli a esprimere ciò che ritengono importante per loro.

Secondo Mariló Aneas, che lavora presso il Centro, “i bambini hanno lavorato molto sul tema dei diritti dell’infanzia. Volevamo essere sicuri che li avessero compresi a fondo e fossero in grado di giudicare se tali diritti sono rispettati o no. Abbiamo cercato di fargli raccontare le loro insoddisfazioni e valutato se si potesse fare qualcosa per aiutarli.”

Coinvolgere i bambini più piccoli e i giovani

Bambini appartenenti a diverse fasce di età sono stati coinvolti nel progetto. Per i bambini dai 3 ai 7 anni sono stati utilizzati pupazzi, giochi di ruolo, disegni e fi lmati per aiutarli a esprimere più facilmente le loro opinioni ed esigenze. Alcuni dei bambini si sono travestiti da adulti per parlare dei loro rapporti con gli operatori o con la famiglia. Mariló ha sottolineato: “È importante prendersi il tempo necessario per lavorare con i bambini molto piccoli, in quanto hanno bisogno di più tempo per comprendere lo scopo dell’attività”.

Per i ragazzi più grandi (fi no ai 16 anni), il progetto si è avvalso di materiale audiovisivo, disegni, graffi ti e musica hip-hop. Alcuni dei giovani sono stati incoraggiati a trovare informazioni sull’argomento navigando in rete. “È fondamentale rendere le attività piacevoli e divertenti in modo da invogliare i giovani a partecipare. Graffi ti e hip-hop sono molto popolari ed è più facile raggiungere i giovani offrendo questo tipo di attività”, dice Mariló.

E’ importante per i bambini sentirsi uguali

Molti bambini che vengono al Centro Esclat Bellvitge soffrono l’esclusione sociale e hanno problemi economici o diffi coltà familiari. Alcuni bambini sono stati segnalati al Centro dai servizi sociali, che hanno consigliato la loro partecipazione al progetto. Tuttavia, un aspetto importante di questo progetto è era quello di essere aperto a tutti i bambini. “Può arricchire i bambini ilbambini, il fatto di lavorare in un ambiente in cui tutti possono partecipare e tutti si sentono uguali”, dice Mariló. Ogni gruppo coinvolge dai 10 ai 15 bambini e ragazzi; alcuni

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obiettivi importanti del lavoro sono stati: sviluppare la capacità di comunicare all’interno di un gruppo, imparare a rispettare le opinioni degli altri e a prendere decisioni insieme. I bambini avevano molta autonomia nella scelta degli argomenti che avrebbero dovuto discutere; gli adulti hanno svolto solamente un ruolo di supervisori delle attività.

“La partecipazione si evolve attraverso il lavoro che facciamo; si ottengono risultati positivi solo a lungo termine, risulta diffi cile vedere un esito immediato”. Un importante obiettivo a lungo termine è era quello di permettere ai bambini di esprimersi liberamente grazie all’autonomia e alla fi ducia in sé stessi, che vanno acquisendo durante l’esperienza; infatti, molti bambini hanno diffi coltà ad esprimere ciò che pensano e sentono.

Inoltre Mariló ha sottolineato l’importanza di festeggiare i risultati ottenuti dai bambini: “Alla fi ne del progetto abbiamo organizzato una festa con i bambini. I più giovani hanno preparato uno spettacolo teatrale; nonostante il compito fosse diffi cile, i bambini si sono divertiti molto a realizzarlo e a presentarlo al pubblico”.

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Capitolo 3

La partecipazione e il miglioramento delle politiche

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IntroduzioneAffrontare l’equilibrio dei poteri

di Gerison Lansdown

Gerison Lansdown, consulente per i diritti dell’infanzia a livello internazionale, ha pubblicato e tenuto numerose conferenze sui diritti dei bambini, incluso il loro diritto alla partecipazione.Gerison ha partecipato attivamente all’elaborazione della Convenzione sui Diritti delle Persone Disabili.

Una storia di bambini senza voce

Stiamo assistendo a un lento ma profondo cambiamento in tutta l’Unione Europea. Prima dell’adozione della Convenzione sui Diritti del Bambino da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 20 anni fa, i bambini erano praticamente invisibili, senza chi ne rappresentasse gli interessi, ignorati da attivisti sociali, avvocati e analisti politici. Quando i governi hanno preso coscienza di tale invisibilità, hanno iniziato ad attivarsi in favore dei bambini, per fornire loro istruzione, protezione e assistenza sanitaria, ma anche per imporre disciplina, controllo e punizioni. Si iniziò a capire che bisognava investire sull’infanzia per ottenere dei cittadini consapevoli. Tuttavia, raramente i bambini potevano infl uenzare le leggi, le decisioni politiche, l’erogazione di servizi e le risorse, tutti elementi molto importanti per le loro vite; erano considerati esclusivamente come destinatari, privi della possibilità di dare un proprio contributo.

La sfi da della CRC agli atteggiamenti convenzionali verso i bambini

La CRC, approvata da ogni membro della UE, ha messo in discussione questo tipo di rapporto tra adulti e bambini, insistendo sul fatto che i bambini hanno il diritto di essere coinvolti nelle decisioni che riguardano la loro vita. È stata necessaria una profonda revisione del tradizionale approccio nei confronti dei bambini, riconoscendogli sia la capacità che il diritto di essere coinvolti nei processi che sono determinanti per la loro vita. Ovviamente questo ha rappresentato una sfi da enorme. Non esistevano linee guida che indicassero come lavorare con i bambini e i giovani in qualità di collaboratori, quindi gli ultimi 20 anni sono stati un periodo di grande sperimentazione, che ha richiesto la creazione di nuovi modelli di intervento e ha messo in discussione gli atteggiamenti convenzionali nei confronti dei bambini. Gli esempi di Funky Dragon nel Galles e del Parlamento dei Bambini di Cipro, descritti in questo capitolo, sono molto signifi cativi, in quanto rappresentano dei modelli innovativi in cui i bambini hanno sviluppato i propri forum e le proprie reti di comunicazione attraverso i quali infl uenzare la politica del governo. E

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come i due casi dimostrano chiaramente, i bambini e i giovani possono avere un impatto rilevante. Nel caso dei bambini del Parlamento cipriota, il loro intervento ha permesso di apportare importanti miglioramenti nella scuola, come incrementare l’accessibilità per i disabili e portare ad una modifi ca radicale dei sistemi punitivi. In Galles, i bambini sono riusciti a creare gli strumenti attraverso i quali gli studenti possono sollevare lamentele.

Assimilare e applicare la lezione fornita dalle esperienze fatte fi no ad oggi

Le ONG, i politici, gli operatori che lavorano con i bambini, i funzionari, i bambini e i giovani stessi hanno imparato veramente molto dalle esperienze di quest’ultimo ventennio. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, c’è ancora una montagna da scalare prima di poter affermare che in tutti i paesi dell’UE si rispetta il diritto dei bambini ad essere ascoltati nelle questioni che li riguardano. Se vogliamo scalare quella montagna, abbiamo bisogno di imparare dalla lezione fondamentale fornita da iniziative come Funky Dragon e il Parlamento dei Bambini cipriota.

In primo luogo, il processo è importante come il risultato. Non è suffi ciente che gli adulti decidano di creare le condizioni necessarie alla partecipazioni dei bambini, ma è indispensabile che i bambini vengano attivamente coinvolti fi n dall’inizio nella creazione delle strutture e dei sistemi attraverso i quali possono essere ascoltati.

In secondo luogo, gli adulti devono comprendere che è essenziale cambiare il loro atteggiamento e il loro approccio nei confronti dei bambini. La convinzione che i bambini siano incompetenti e che gli adulti abbiano indubbiamente la capacità di fare meglio è molto diffusa e costituisce un ostacolo al riconoscimento del diritto dei bambini ad essere ascoltati.

In terzo luogo, è fondamentale creare gli spazi nei quali i bambini possano trovarsi per elaborare i loro programmi, parlare dei loro problemi e decidere come affrontarli.

Infi ne, cosa forse più importante, si deve andare oltre le iniziative a breve termine e i semplici progetti, per arrivare a strutture istituzionali che si occupino degli equilibri di potere a tutti i livelli della società. I bambini devono godere di un accesso diretto e costante agli ambiti decisionali della politica per essere in grado di infl uenzarne e responsabilizzarne le azioni. Senza di ciò, gli interessi, le prospettive e le proposte dei bambini continueranno ad avere un valore marginale e poco incisivo. I due casi studio trattati in questo capitolo offrono esempi di come quell’accesso può essere creato e mantenuto.

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Caso di studioMettere in pratica i diritti dei bambini, il caso di Cipro

Caso studio del Parlamento dei Bambini cipriota, Cipro - Intervista con Ninetta Kazantzis (membro del Comitato parlamentare cipriota per la tutela e il welfare dei bambini), Anna-Maria (16 anni), Anthoulla (13 anni) e due coordinatori.

Il Parlamento dei Bambini cipriota è nato principalmente per promuovere i diritti dei bambini a Cipro. I temi che vengono discussi dal Parlamento dei bambini vengono individuati durante le assemblee plenarie, con riferimento a questioni di attualità a Cipro o eventi specifi ci. Per esempio, in seguito a una maratona organizzata per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti dei disabili, il Parlamento dei Bambini ha organizzato una sessione speciale sui bambini disabili, con particolare attenzione nei confronti dei diritti dei bambini disabili nelle scuole e del rispetto o meno di tali diritti. I temi possono anche essere suggeriti dal Comitato parlamentare cipriota per la tutela e il welfare dei bambini (PCCPWC) che supporta il Parlamento dei bambini, o altre organizzazioni. Per esempio, i rifugiati sono stati all’ordine del giorno del Parlamento nel giugno 2010 a seguito di una proposta dell’UNHCR, un tema affrontato anche dall’UE in occasione del 2010, anno contro la povertà e l’esclusione sociale.

Il Parlamento dei Bambini cipriota è diviso in cinque sezioni, esattamente come il parlamento nazionale degli adulti. A ogni sezione viene assegnato un tema concordato durante l’assemblea plenaria. Quindi, nell’ambito delle riunioni delle singole sezioni, si elabora una proposta sul tema stabilito e

Fatti e cifre rigaurdanti il Parlamento dei Bambini cipriota

Il Parlamento dispone di 70 posti, di cui 24 sono riservati ai ciprioti turchi, ma attualmente solo i posti dei bambini greco-ciprioti sono occupati. I bambini che costituiscono il Parlamento sono di età compresa tra i 12 e i 18 anni. Il Parlamento esiste dal 2001 e si riunisce in assemblea plenaria ogni 2 mesi.

“… Il Parlamento dei Bambini di Cipro dovrebbe essere attivo tutto l’anno come istituzione permanente, con l’obiettivo fondamentale della partecipazione attiva e collettiva dei bambini nel processo decisionale politico, utilizzando tutti i mezzi giuridici e le procedure a disposizione” (Preambolo allo Statuto del Parlamento dei Bambini di Cipro).

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gli argomenti per sostenerla; le proposte saranno poi votate dall’assemblea plenaria. Il Parlamento dei Bambini cipriota si riunisce ogni due mesi, mentre le riunioni delle singole sezioni si svolgono una o due volte al mese, a seconda del tema da trattare.

Inoltre, all’interno di ogni sezione, i bambini sono divisi in gruppi con mansioni diverse, come quello che si occupa della sensibilizzazione verso i diritti dei bambini, il comitato eventi, il comitato culturale. Ogni sezione deve gestire i propri gruppi.

Le delibere sono approvate quando la maggioranza del Parlamento dei bambini vota a favore. A questo punto, passano direttamente al parlamento nazionale degli adulti e il PCCWPC garantisce che le risoluzioni più importanti vengano messe all’ordine del giorno. Per esempio, la richiesta di un difensore civico per i bambini proviene dal Parlamento dei bambini. Due anni fa è stato istituito il primo difensore civico per i bambini e questo costituisce un gran successo del Parlamento.

I membri del parlamento dei bambini sono eletti dai loro coetanei nelle scuole

I membri del Parlamento dei bambini vengono eletti ogni due anni. Ci sono 56 membri permanenti greco-ciprioti e tre rappresentanti delle minoranze etniche. Accanto ai membri permanenti ci sono i membri supplenti, per sostituire i bambini che eventualmente non possono partecipare a un’assemblea.

La maggior parte dei bambini vengono eletti nelle scuole. Anche un piccolo gruppo di bambini che non frequentano la scuola può partecipare. Il PCCWPC effettua questo tipo di selezione per mezzo di volantini diffusi nei luoghi frequentati da bambini e ragazzi, chiedendo loro di candidarsi. Uno degli attuali parlamentari proviene proprio da questo gruppo di bambini che non frequentano la scuola. Secondo Anna-Maria e Anthoulla, tutti i bambini delle scuole hanno le stesse possibilità di partecipazione. Per esempio, i bambini con disabilità che frequentano normalmente possono prendere parte al Parlamento. Non vi è alcuna discriminazione tra i bambini.

I bambini che fanno parte del Parlamento non possono avere più di 18 anni. La carica dura 2 anni e si può essere rieletti per un secondo mandato, a meno che non si compiano i 18 anni nei due anni seguenti. Tuttavia, molti ragazzi di 16 e 17 anni rimangono come collaboratori, per fornire supporto ai nuovi membri del Parlamento dei Bambini, fatto percepito come un segnale molto positivo. Per essere eletti bisogna avere almeno 12 anni, ma anche le opinioni dei bambini più piccoli vengono ascoltate attraverso delle consultazioni.

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I bambini prendono l’iniziativa per raccogliere informazioni

I bambini hanno bisogno di raccogliere informazioni sui temi che si trovano ad affrontare. Possono ricevere consigli dai coordinatori, ma devono procurarsi i dati e le informazioni necessari presso le fonti pertinenti, quali il governo, le ONG o le Università. Utilizzano anche sondaggi per raccogliere informazioni. Per esempio, per la conferenza sui bambini disabili è stato condotto un sondaggio tra i genitori di bambini disabili, gli insegnanti e la comunità in generale, che ha dato risultati eccellenti.

Ogni sezione ha due coordinatori per aiutare i bambini; la maggior parte di loro sono giovani professionisti qualifi cati, che vengono preparati appositamente per lavorare nel Parlamento dei bambini, soprattutto per imparare a incoraggiare i bambini a esprimersi e ad ascoltarsi gli uni con gli altri. Secondo Anna-Maria e Anthoulla, “i nostri coordinatori ci aiutano a guidare le discussioni e a scrivere le relazioni. Ne sanno più di noi! “. Se c’è un problema, i bambini si rivolgono prima al loro coordinatore, ma possono anche sollevare questioni direttamente con il PCCWPC o il Difensore Civico dei bambini.

Per le riunioni delle singole sezioni, sono i bambini che devono trovare un luogo di incontro. Le assemblee plenarie invece si svolgono nella Casa del Parlamento, a Nicosia o Limassol o in altro luogo a Cipro. La distribuzione dei seggi nel Parlamento dei bambini è simile a quella del parlamento degli adulti: il presidente di ogni sezione ha il suo posto e il Presidente del Parlamento dei bambini si siede accanto al Presidente della Camera del Parlamento.

Alcuni importanti successi, ma i bambini vogliono di più

Il più grande successo del Parlamento dei bambini è stata l’istituzione di un difensore civico per i bambini a Cipro. Si è visto anche un cambiamento nella politica del Ministero della Pubblica Istruzione in seguito al contributo del Parlamento sul tema delle punizioni nelle scuole.

Tuttavia, i bambini sono delusi per una generale mancanza di feedback in merito alle risoluzioni presentate dal Parlamento: “Il Comitato Pancipriota ci informa su ciò che accade nel parlamento nazionale, ma vorremmo che le persone incaricate di prendere decisioni ci fornissero un feedback, informandoci su quello che fanno con le nostre proposte”.

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Comunque i bambini sono felici di essere membri del Parlamento “È una bella esperienza e un’occasione per partecipare; inoltre abbiamo la possibilità di imparare e fare cose nuove”. “L’aspetto più importante è che possiamo esprimerci liberamente, scambiare idee e sviluppare le nostre personalità grazie all’interazione con gli altri bambini”.

I bambini non sono chiamati a fare una valutazione formale delle attività del Parlamento, ma dopo ogni riunione delle sezioni si discutono i risultati delle assemblee plenarie. Anche il PCCWPC effettua una sua valutazione del funzionamento del Parlamento dei bambini ogni anno.

Secondo uno dei coordinatori: “I bambini lavorano sodo e volentieri, noi siamo presenti solo per facilitare il loro lavoro. È come una boccata d’aria fresca ascoltare i bambini e sentire come sono in grado di esprimere bene i bisogni e le esigenze della società”.

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Caso di studioI bambini gallesi vengono ascoltati dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del Bambino

Caso studio del Funky Dragon, Galles, Regno Unito - Intervista a Darren Bird, Amministratore Delegato di Funky Dragon e contributi video su You Tube “Presentazione dei nostri diritti e della nostra storia a Ginevra” di Christopher Gibbins (17 anni), Rebecca Harries (18 anni) e Benjamin Sawyers (15 anni).

Il lavoro di Funky Dragon si svolge principalmente in Galles e si occupa soprattutto dei bambini più svantaggiati e vulnerabili. Nel 2006 i giovani hanno iniziato a lavorare a una relazione alternativa destinata al Comitato delle Nazioni Unite sulla CRC “per raccontare alle Nazioni Unite tutte le cose buone che abbiamo fatto in Galles” riferisce Ben (15).

Relazione dei bambini sui diritti dei bambini

Ogni cinque anni, gli Stati che hanno approvato la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del bambino (CRC), ovvero tutti gli stati del mondo tranne gli Stati Uniti e la Somalia, devono presentare una relazione sui progressi compiuti al Comitato delle Nazioni Unite. Per i bambini del Galles è stato davvero importante che le loro opinioni siano state presentate in una relazione separata, alternativa al Comitato. “Speriamo che il Comitato sia più chiaro in merito ai diritti miei e di tutti i bambini”, ha detto Chris (17), uno dei tre ragazzi che sono andati a Ginevra per portare il punto di vista dei bambini gallesi. Gli altri due erano Rebecca (18) e Ben (15).

Quando i giovani hanno cominciato a lavorare sul rapporto per il Comitato UNCRC, inizialmente pensavano di occuparsi di tutti gli articoli della Convenzione.

Fatti e cifre riguardanti Funky Dragon

Funky Dragon è l’Assemblea dei bambini e dei giovani del Galles ed è stata fondata nel 2004. Il suo scopo principale è quello di dare un’opportunità ai bambini e ai giovani tra gli 0 e i 25 anni di far sentire la propria voce sulle questioni che li riguardano. È un’organizzazione guidata da giovani. Funky

Dragon è un modo per i ragazzi gallesi di parlare direttamente al Governo del Galles e agli altri responsabili delle scelte politiche.

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Tuttavia, non tutti i temi sono importanti per i bambini del Galles e su altri articoli, come per esempio quello riguardante i bambini rapiti, concordavano pienamente e non avevano nulla da aggiungere. Sono stati quindi scelti quattro temi: istruzione, partecipazione, informazione e salute. Altri temi specifi ci che riguardano i giovani, come quello dei bambini disabili, sono stati integrati con questi quattro temi. Inoltre sono state individuate altre quattro aree di interesse per i giovani gallesi: cultura, ambiente, tempo libero e trasporti.

Prima di lanciarsi nella stesura del rapporto alternativo, i rappresentanti di Funky Dragon sono andati a Bruxelles per incontrare i giovani del progetto “Che cosa ne pensi?”, realizzato da UNICEF Belgio, che ha coinvolto un gruppo di 50 giovani dai 13 ai 18 anni. Lo scopo era quello di confrontarsi sull’esperienza di presentare una relazione alternativa al Comitato delle Nazioni Unite. Per lavorare a questa relazione, Funky Dragon ha scelto i collaboratori per affi ancare i giovani e il Gran Consiglio ha istituito un gruppo direttivo. “Dal momento in cui ci siamo incontrati, abbiamo lavorato sodo sulla relazione”, ha detto Rebecca.

Per quanto riguarda il Gran Consiglio, i suoi rappresentanti restano in carica due anni. “In seguito non sono incoraggiati a presentarsi per un secondo mandato: i giovani che hanno istituito Funky Dragon ritengono che dopo due anni si possa diventare “corrotti”, nel senso che si comincia a scendere a patti con il governo e ad accettare le sue ragioni, o scuse, per non realizzare le cose, come la mancanza di tempo o di denaro! “, spiega Darren. Tuttavia una minoranza di bambini sono stati eletti per due mandati. I ragazzi non vengono tutti eletti nello stesso momento, per assicurare la continuità al Consiglio e far sì che i bambini imparino a trasmettere le conoscenze acquisite ai nuovi arrivati.

Struttura di Funky Dragon

Il Gran Consiglio è composto da 100 giovani, di età compresa tra gli 11 e i 25 anni di età. Il Galles è composto da 22 enti locali, in ognuno dei quali è attivo un forum locale della gioventù, che elegge quattro rappresentanti, che avranno un seggio nel Consiglio Generale del Funky Dragon. Restano in carica due anni.

I candidati a diventare rappresentanti possono provenire da:• il settore del volontariato, per esempio scouts, enti di benefi cenza locali; • il settore istituzionale, per esempio associazioni giovanili, scuole, servizi sociali; • i consigli scolastici, che sono obbligatori in tutte le scuole primarie e secondarie del Galles; • il settore per la parità, che comprende i bambini e giovani svantaggiati, i disabili, le minoranze etniche, gli omosessuali, i senza tetto, ecc.

Darren Bird: “L’ultima categoria in realtà rappresenta più del 25%, poiché i ragazzi provenienti dalle altre categorie possono anche appartenere a una minoranza o essere gay”.

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Consultare più di 10.000 ragazzi gallesi

Nel gennaio 2007 i ragazzi hanno iniziato al lavorare a un sondaggio nazionale, con workshop e interviste, per raccogliere informazioni direttamente da bambini e giovani. Sono stati consultati più di 10.000 bambini per il sondaggio, che è stato realizzato nel corso di assemblee scolastiche; durante tali assemblee venivano spiegate le domande ai bambini, che quindi potevano votare con un sistema di telecomando. Inoltre sono stati organizzati workshop su diversi temi per raccogliere ulteriori informazioni direttamente dai bambini e dai giovani e sono state realizzate interviste individuali a ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, provenienti da specifi ci gruppi di interesse. L’equilibrio di genere delle persone coinvolte è stato rispettato.

Da luglio a ottobre i dati raccolti sul gruppo dagli 11 ai 18 anni sono stati analizzati e riassunti nella relazione “I nostri diritti, la nostra storia”. Un altro progetto di ricerca è stato condotto con i bambini più piccoli, dai 7 ai 10 anni, che ha portato al rapporto “Perché l’età delle persone aumenta invece di diminuire?”

Far sì che la voce dei bambini venga ascoltata

Tre rappresentanti sono stati selezionati per presentare la relazione alla Commissione delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino a Ginevra. “Non capita spesso che dei ragazzi portino una testimonianza alle Nazioni Unite, ma in realtà noi giovani conosciamo i temi che sarebbe importante prendere in considerazione”, ha detto Rebecca. “Le questioni che abbiamo sottoposto alle Nazioni Unite includono la necessità di combattere il bullismo, poiché quasi la metà di tutti i bambini sono vittime di bullismo, e la necessità di avere spazi suffi cienti per giocare, dal momento che il 96% dei bambini chiede un’area verde per giocare” ha riferito Ben.

Rebecca ha inoltre sollevato la questione del limitato accesso alle informazioni sul UNCRC: “La maggior parte dei miei amici non conoscono l’esistenza della Convenzione”. I tre rappresentanti gallesi ritengono che la parte migliore del loro viaggio a Ginevra sia stata la riunione informale, durante la quale hanno avuto l’opportunità di parlare a tu per tu con i rappresentanti delle Nazioni Unite e alcuni ministri: “Mi sono presentato e ho illustrato le nostre idee”, ha raccontato Chris. “Le due richieste principali presentate al Comitato delle Nazioni Unite sono state

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la diffusione obbligatoria di informazioni sull’UNCRC in tutte le scuole ed il potenziamento della politica anti-bullismo nelle scuole”, ha detto Ben.

Impatto della partecipazione dei bambini sulla loro vita e sui programmi politici che li riguardano

“Quello che personalmente ho ricavato dall’intera esperienza di delega presso le Nazioni Unite è l’approfondimento delle mie conoscenze sulla Convenzione, oltre all’aver compreso che sono in grado di parlare a funzionari adulti senza essere troppo nervosa e soprattutto conscia che la mia opinione è importante”, ha detto Rebecca.

Per Chris non è stato solo preparare e presentare un rapporto: “Essere coinvolto fi n dall’inizio mi ha cambiato come persona”.

Ben è ancora più entusiasta nel parlare di tutta l’esperienza e ha affermato: “Si è trattato di un grande lavoro, ma ne è valsa la pena”; circa l’udienza presso il Comitato delle Nazioni Unite ha riferito: “ci siamo detti: abbiamo fatto tutto il lavoro necessario, questo è il momento decisivo, entriamo e facciamo del nostro meglio”.

Nel 2009 è stata effettuata una verifi ca completa, da parte del governo gallese, sull’andamento del lavoro di Funky Dragon sulla partecipazione dei bambini. È emerso che tra i risultati più positivi per i ragazzi coinvolti ci sono un migliore sviluppo personale e l’acquisizione di una maggiore autostima. Un altro importante risultato è l’infl uenza su alcuni provvedimenti politici, come per esempio quello che garantisce il diritto dei bambini a protestare nelle scuole. Tuttavia, come Darren sottolinea “ci sono sempre problemi che si possono risolvere ed altri no, ma in questo modo i giovani riescono ad avere una reale percezione del lavoro dei politici”.

Il governo gallese ha commentato il rapporto elaborato da Funky Dragon, e presentato alle Nazioni Unite, nella sua relazione del novembre 2008 dal titolo “Sulla strada giusta” e ha evidenziato la collaborazione positiva creatasi con Funky Dragon in Galles. In seguito alle Osservazioni Conclusive del Comitato delle Nazioni Unite per il Regno Unito del 2008, il governo gallese ha adottato un programma di intervento in favore dei bambini nel febbraio 2010 e attualmente sta lavorando su una legge sui diritti dei bambini.

Darren ha commentato che si è creato un buon rapporto a livello personale tra loro e il Commissario per i bambini gallese, fatto che li ha aiutati quando sono andati a esprimere le loro opinioni davanti alle Nazioni Unite a Ginevra.

Lavorando con il governo gallese, i giovani hanno collaborato anche con altri gruppi. Per esempio, quando un bambino entra nel sistema assistenziale, tutti i suoi effetti personali vengono conservati in un sacchetto per l’immondizia; di conseguenza i giovani hanno chiesto che venga rispettata maggiormente la

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dignità di questi bambini e lo hanno fatto in collaborazione con altre ONG. Un altro esempio di collaborazione con altre ONG riguarda il bullismo omofobico, che è stato inserito dal governo nella sua politica anti-bullismo per le scuole.

“Il rapporto alle Nazioni Unite è stata una buona cosa, ma io non sono convinto della sua effi cacia. Le Osservazioni Conclusive per le quattro regioni del Regno Unito sono formulate in un linguaggio diplomatico che in realtà non ha molto impatto” afferma Darren Bird. Anche il relatore del Comitato delle Nazioni Unite per il Regno Unito non si è sorpreso del fatto che i giovani non fossero soddisfatti delle Osservazioni Conclusive. In realtà essi non sono sempre soddisfatti dei risultati dei loro interventi al governo: “I risultati non sono uniformi e dipendono dal fatto che portino o meno a cambiamenti concreti per i bambini”, dice Darren.

Funky Drangon verifi ca continuamente il lavoro svolto, inoltre ogni due anni viene fatta una valutazione complessiva delle attività. I ragazzi che hanno partecipato alle attività di Funky Dragon ricevono un “certifi cato di qualifi ca”, che attesta la loro partecipazione e le ore fatte di volontariato. Quando i bambini hanno preso parte al Gran Consiglio per due anni, ricevono una statua del Funky Dragon, che viene consegnata loro durante una cerimonia uffi ciale, spesso presieduta da un ministro o da una celebrità. Si tratta di un’esperienza molto speciale per i bambini.

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Capitolo 4

La partecipazione e il supporto dei coetanei

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IntroduzioneRispettare i diritti dei bambini negli istituti promuove la cittadinanza

di Natália Fernandes

Natália Fernandes, docente presso l’Università di Minho - Università delle Scienze della Formazione infantile, Braga, Portogallo. Ha pubblicato una ricerca sulla situazione dei bambini che vivono negli istituti assistenziali, di conseguenza in condizione di abbandono e a rischio di abuso, e il loro diritto a partecipare.

I bambini e gli adolescenti ospitati in istituti assistenziali, provvedimento motivato da complesse situazioni sociali e familiari, non sempre vengono rispettati quali titolari di diritti e in alcuni casi possono essere vittime di abbandono e di abuso (Durning, 1998). Secondo chi scrive, una delle ragioni che possono portare ad abusi negli istituti è il fatto che molti di questi operano a porte chiuse, con sistemi autocratici e fortemente indipendenti e con una gestione di tipo gerarchico. In questo modo essi non favoriscono rapporti di apertura e di interazione con i bambini e i giovani, nei quali, di conseguenza, potrebbero nascere sentimenti di paura e insicurezza.

La ricerca ha dimostrato che alcuni bambini, che vivono l’istituzionalizzazione, potrebbero essere più vulnerabili all’esclusione sociale, come sostenuto da Ridge e altri autori (2000). Costoro considerano i bambini negli istituti ad alto rischio di solitudine e di mancanza di sostegno sociale nel loro percorso verso l’indipendenza; inoltre la loro autonomia e la loro capacità di partecipazione risultano gravemente compromesse.

La struttura organizzativa delle istituzioni di assistenza, favorendo il silenzio e l’isolamento dei bambini e degli adolescenti ospitati, potrebbe quindi essere un ostacolo importante verso il loro riconoscimento quali cittadini attivi che hanno opinioni proprie nei confronti dell’ambiente in cui vivono e della loro vita quotidiana, come sostenuto da Fernandes (2009). Si può infatti generare una situazione in cui i bambini sono costantemente sottoposti a regole prestabilite, cosicché restano inconsapevoli del fatto che hanno il diritto di far sentire la loro voce e di essere ascoltati. Allo stesso modo, i bambini in questo contesto si convincono di non essere autorizzati a esternare la propria insoddisfazione, tranne forse in relazione ai rapporti con i coetanei.

Nonostante tutto, ci sono casi che dimostrano come i bambini e gli adolescenti possono riprendere il controllo della propria vita. Un modo in cui lo fanno è quello di crearsi delle simboliche protezioni, come per esempio la

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formazione di gruppi “famiglia” all’interno dell’istituzione, ovvero di gruppi di bambini che si aiutano vicendevolmente come i membri di una famiglia. I “gruppi famiglia” vengono organizzati dai bambini, senza la partecipazione di adulti, e costituiscono una strategia per proteggere se stessi e nel contempo per dare loro un senso di appartenenza.

È quindi estremamente importante diffondere nuove metodologie, che portino ad un diverso tipo di organizzazione della vita all’interno delle istituzioni assistenziali, basata su principi di partecipazione, sostegno reciproco, cooperazione e partnership e sul dialogo, che sono meccanismi fondamentali per promuovere la cittadinanza attiva dei bambini e dei giovani.

Nel caso studio qui presentato, siamo in grado di mostrare come i ragazzi, attraverso un processo formalmente dinamico ovvero un Consiglio della Gioventù, possono acquisire competenze di cittadinanza anche all’interno di un istituto assistenziale.

Il Consiglio ha un orientamento pratico e, per mezzo di esso, i bambini possono ottenere risorse importanti per la loro vita, come la garanzia di un accesso a Internet, regole istituzionali a misura di bambino, il miglioramento della regolamentazione delle visite. Tuttavia, il Consiglio della Gioventù costituisce anche uno spazio in cui acquisire la capacità di negoziare, sviluppare una propria identità e imparare a relazionarsi con gli altri in modo effi cace. Attraverso l’interazione con gli altri bambini e con gli adulti, i ragazzi acquisiscono competenze di cittadinanza proprie, dimostrando che una cittadinanza consapevole può formarsi anche tra le mura di un istituto.

Fonti

Durning, P. (1998), “Toute institution accueillant et soignant des enfants est-elle potentiellement maltraitante?”, in Marceline Gabel, Frédéric Jésu et Michel Manciaux (orgs.), Maltraitances institutionnelles: accueillir et soigner les enfants sans les maltraiter, Paris: Éditions Fleurus, 71-87.

Fernandes, N., (2009), Childhood and Rights: Social representations, Practices and Powers, Porto: Edições Afrontamento.

Ridge, T., Millar J. (2000), “Excluding Children: Autonomy, Friendship and the Experience of the Care System”, Social Policy & Administration, 34(2), 160-175.

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Caso di studioBambini e adolescenti istituzionalizzati vengono preparati dai loro coetanei per creare un Comitato della Gioventù

Caso Studio del Consiglio nazionale olandese della Gioventù, Paesi Bassi - Sono stati intervistati Willemijn Phielix, trainer del DNYC (Consiglio nazionale olandese della Gioventù) (25 anni), Cato Oosterwijk, operatore impegnato in progetti di politiche giovanili e assistenza della gioventù nel DNYC (26 anni), Ivo (16 anni) e Stephan (15 anni), membri di un comitato giovanile di un istituto assistenziale, e Ton van der Gaag (consigliere politico presso l’istituto assistenziale).

Nei Paesi Bassi, il Consiglio nazionale olandese della Gioventù (DNYC) prepara i bambini e i giovani ospitati in istituti di assistenza a creare comitati composti da giovani all’interno delle loro istituzioni. Ivo (16) e Stephan (15), che vivono in un istituto rieducativo per ragazzi di età compresa tra i 10 e i 18 anni, hanno preso parte a corsi di formazione organizzati dal DNYC e sono diventati membri del comitato dei giovani all’interno dell’istituto in cui vivono.

Ivo vive nell’istituto dal novembre 2009 e Stephan vive lì da due anni. Ivo riferisce: “non è l’ambiente ideale nel quale vivere” e non è stata una loro scelta andare a vivere lì. Il tribunale ha stabilito che dovessero essere affi dati a un’istituzione al fi ne di ricevere assistenza adeguata. L’obiettivo dell’istituto è quello di reinserire i ragazzi nella società. Il comitato dei giovani all’interno dell’istituto rappresenta gli interessi di tutti i ragazzi ospiti, migliorando la loro autostima. Inoltre, insegna a socializzare e a raggiungere dei compromessi con gli altri, al fi ne di risolvere i problemi e venire incontro più effi cacemente alle loro necessità.

Willemijn (25) è stata preparata dal DNYC per formare i ragazzi dell’istituto. La sua formazione personale ha richiesto cinque anni e ci tiene a sottolineare che l’articolo 12 della UNCRC è alla base del loro lavoro.

I giovani residenti in istituto hanno bisogno di essere motivati a partecipare ai comitati dei giovani

Una delle diffi coltà per i comitati giovanili all’interno degli istituti rieducativi è il fatto che i giovani sono qui solo per un periodo limitato, con un conseguente elevato turnover di rappresentanti del comitato. Nell’istituto in cui vivono Ivo e Stephan, solo quattro ragazzi sono attualmente membri del comitato della gioventù. Gli altri ragazzi hanno lasciato l’istituto. I nuovi

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membri sono scelti dai ragazzi che sono già membri del comitato. “I ragazzi del nostro istituto sono molto interessati a diventare membri del consiglio interno, ma devono prima partecipare a una riunione e dimostrare di essere realmente motivati a prendere parte ai dibattiti e a presentarsi regolarmente, altrimenti non li vogliamo”, dice Ivo.

Cato, che lavora al progetto del DNYC dice: “Credo che i ragazzi ci tengano a partecipare ai comitati interni alle istituzioni, perché è divertente e perché possono apprendere cose nuove e nel contempo raggiungere dei risultati”.

Nell’istituto di Ivo e Stephan, il comitato si riunisce ogni settimana il giovedì. Lunedì ha luogo un incontro di apertura settimanale con tutti i ragazzi dell’istituto (60 in totale) per vagliare i temi che vorrebbero fossero discussi in seno al comitato. “Durante il resto della settimana visito tutte le unità in cui i ragazzi vivono, lavorano o vanno a scuola per verifi care di che cosa hanno bisogno e per organizzare discussioni di gruppo, quindi porto tutte queste informazioni alla riunione del consiglio interno”, racconta Ivo.

“Viene deciso un ordine del giorno per ogni riunione, che normalmente include due temi principali e un sottotema da discutere; inoltre fi ssiamo il tempo che possiamo dedicare alla trattazione di ogni problema”, spiega Ivo. I temi sono sempre legati a esperienze personali dei ragazzi nell’istituto e alla necessità di miglioramenti. Alle riunioni del comitato partecipano i ragazzi e due educatori dell’istituto. Una volta al mese partecipa anche qualche componente della direzione, fatto che è molto apprezzato dai ragazzi perché possono discutere direttamente con loro i cambiamenti da fare. È importante che lo staff riconosca le capacità dei ragazzi e ascolti seriamente ciò che hanno da dire.

Cato afferma: “In base alla mia esperienza personale, posso dire che questi ragazzi sono in grado di discutere qualsiasi argomento, fi ntanto che l’approccio è paritario, con argomentazioni chiare e senza pretesa di giudizio”.

La missione del Consiglio nazionale olandese della Gioventù (DNYC, in olandese NJR) è quella di favorire la partecipazione dei giovani. Questa organizzazione ombrello, che copre varie organizzazioni giovanili olandesi, offre ai giovani, di età compresa tra i 12 e i 30 anni, l’opportunità di dimostrare chi sono e quali capacità hanno, sia nell’ambito della propria comunità locale sia presso le Nazioni Unite a New York. Il Consiglio (NJR) fornisce agli enti governativi e alle altre organizzazioni

consulenza in materia di politica giovanile. NJR è un’organizzazione per i giovani guidata da giovani, infatti i membri del Consiglio hanno tra i 21 e i 22 anni.

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I giovani imparano a negoziare e a raggiungere compromessi

“I nostri coetanei dell’istituto spesso mi chiedono: “ a cosa serve avere un comitato dei giovani e perché ci dedichi tanto tempo?” Allora io rispondo:” Come credi che siamo riusciti a ottenere un televisore in ogni camera da letto? Si possono davvero realizzare dei cambiamenti!”.

“Abbiamo ottenuto diverse cose, come per esempio un Internet café, dove possiamo avere accesso a Internet per qualche ora al giorno”, dice Stephan. “Uno dei maggiori risultati raggiunti è quello di avere un televisore in ogni stanza, ma abbiamo dovuto lottare molto duramente per ottenerlo”, dice Ivo. È molto importante per i ragazzi non dover sempre stare nella sala comune, ma poter godere di più privacy e poter scegliere quale programma televisivo guardare.

“Anche i comitati dei giovani di altre istituzioni assistenziali hanno combattuto per conquistare diverse riforme, riuscendo ad ottenere, per esempio, spiegazioni del regolamento dell’istituto più chiare e comprensibili per i ragazzi, attrezzature sportive e una migliore regolamentazione delle visite. Ora il calcolo del tempo, che i genitori hanno a disposizione per stare con i propri fi gli, inizia dal momento in cui si incontrano e viene quindi escluso il tempo necessario per passare i controlli di sicurezza”, spiega Cato, del DNYC.

Ivo e Stephan hanno imparato, grazie alla formazione, a sviluppare argomenti per convincere la direzione. Per esempio, Ivo ha calcolato come risparmiare sui biglietti dei treni per gli spostamenti del fi ne settimana. Quanto viene risparmiato può essere impiegato per attività di fi ne settimana destinate ai ragazzi che restano in istituto.

“Non accetto mai un ‘no’ da parte degli operatori che lavorano qui e cerco sempre di convincerli con buone argomentazioni”, ha detto. I ragazzi imparano a raggiungere dei compromessi, come per esempio nel caso dell’Internet cafè, che è aperto solo per alcune ore al giorno, ma è sempre meglio di niente.

Ivo e Stephan parlano con molto entusiasmo del fatto di essere membri del consiglio interno, “È bello partecipare alle riunioni del consiglio, purché non siano troppo lunghe”, afferma Stephan. Sono entrambi soddisfatti dei risultati che hanno ottenuto fi no a questo momento “altrimenti avremmo già smesso di partecipare”.

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Photo: Remco Bohle

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Solo i giovani possono diventare formatori

“Insieme con altri volontari preparo i giovani degli istituti a creare comitati all’interno delle istituzioni”, dice Willemijn Phielix (25), trainer del DNYC. “I ragazzi e le ragazze che io formo sono stati affi dati a strutture rieducative o istituti assistenziali perché hanno commesso un crimine o perché hanno disturbi comportamentali.”

Perché Willemijn, una studentessa di legge, dedica il suo tempo libero a questo tipo di formazione? “Credo che sia davvero bello vedere come i giovani riescano ad aprirsi e a esprimere le loro opinioni. Siamo giovani e possiamo comprendere molto meglio degli adulti le esigenze dei ragazzi. Al termine di una giornata di formazione molti ragazzi si sentono orgogliosi di sé stessi, il che mi dà una spinta enorme a continuare!”.

Tutti i trainer sono selezionati dal DNYC: “Bisogna avere al massimo 18-23 anni quando si inizia, essere motivati e avere già una certa esperienza come trainer”, spiega Cato del NJR. I trainer seguono un corso di formazione di due giorni incentrato sulle caratteristiche dei comitati giovanili (che cosa sono e come si può rendere la partecipazione più accattivante e divertente) e su come relazionarsi con il gruppo target composto da giovani delinquenti e da giovani con disturbi comportamentali. Durante la formazione, ai trainer viene chiesto se abbiano dei pregiudizi nei confronti di questi giovani “diffi cili” e se siano consapevoli del fatto che lavorare con loro signifi ca mettersi continuamente in discussione; inoltre si richiede loro un atteggiamento positivo e di fi ducia nei confronti del lavoro svolto con i ragazzi istituzionalizzati.

L’obiettivo dei comitati della gioventù è di “formare i giovani affi nché siano pronti ad esternare le proprie opinioni e si sentano orgogliosi di se stessi”.

Nei Paesi Bassi il comitato della gioventù è un requisito legale per gli istituti assistenziali e quelli rieducativi. Il numero di istituti che chiedono a DNYC di aiutarli a istituire un comitato aumenta ogni anno. Nonostante questo sviluppo positivo, alcuni comitati sono ancora in attesa di essere inseriti nella struttura organizzativa delle loro istituzioni.

“I direttori devono essere incoraggiati a dedicare del tempo per partecipare ai dibattiti dei giovani e per ascoltare le loro opinioni sulle questioni quotidiane che li riguardano direttamente e anche, più in generale, sulle questioni di interesse pubblico. Purtroppo, alcuni sembrano riluttanti a partecipare. Quelli che partecipano rimangono sempre sorpresi dall’alto livello degli argomenti dibattuti e colpiti dalla capacità dei giovani di formare un comitato e intervenire a proposito delle dinamiche interne alla struttura. Ogni istituto in cui abbiamo portato i nostri corsi di formazione, ci hanno richiamato per avere ulteriori corsi a livello più avanzato o per essere consigliati su come migliorare la partecipazione.” spiega Cato.

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Peer to peer: i benefi ci della formazione per entrambe le parti

Cato spiega che i giovani che partecipano ai corsi di formazione sono selezionati dal personale dell’istituto, in base alla loro disponibilità ed esperienza. Tutti partecipano volontariamente.

Una giornata di formazione sui comitati della gioventù comincia subito con un contributo dei giovani. Dopo aver fatte le dovute presentazioni tra i partecipanti e aver fornito una spiegazione sull’obiettivo della giornata, la prima domanda posta ai ragazzi è: “Perché è importante essere un membro di un comitato della gioventù?” I ragazzi rispondono sempre con affermazioni pertinenti, per esempio: partecipare signifi ca dimostrarsi reciproco rispetto oppure partecipare è importante per discutere dei problemi. Tutte le loro risposte vengono annotate; alla fi ne della sessione, i ragazzi reagiscono spesso con incredulità: “Wow, abbiamo detto questo?”. Grazie a questa prima esperienza, i ragazzi capiscono quali siano i valori alla base di un comitato della gioventù.

Terminata la formazione, il feedback è sempre positivo. “La maggior parte dei ragazzi dell’istituto ha maturato la sua esperienza di vita sulla strada. Capiscono subito se le tue intenzioni sono vere o false”. I trainer basano il loro lavoro sul feed-back ottenuto dai giovani: per loro è importante capire cosa ha funzionato durante il corso e cosa non è andato bene, per apportare eventuali miglioramenti.

Durante il processo di creazione di un comitato dei giovani, sia i giovani istituzionalizzati che gli stessi formatori crescono personalmente e acquisiscono nuove esperienze: “Diventiamo coscienti delle nostre capacità; diventiamo ambasciatori dei diritti dei giovani che vivono negli istituti assistenziali e in quelli rieducativi” afferma Willemijn.

Ivo e Stephan hanno partecipato a molti corsi di formazione tenuti da Willemijn, che riguardavano non solo la creazione di un comitato della gioventù, ma anche l’organizzazione di riunioni del comitato e la divisione effi cace dei compiti e delle responsabilità. Nel comitato della gioventù, al quale hanno partecipato Ivo e Stephan, c’era un presidente, un vicepresidente e una persona che annotava quello che accadeva durante le riunioni. Nell’ultimo corso di formazione, Ivo ha imparato come rappresentare al meglio tutti i ragazzi dell’istituto.

Al termine di una giornata di formazione tutti i giovani che partecipano ricevono un attestato di frequenza dal DNYC. “È bello partecipare alle giornate di formazione del DNYC perché costituisce una nuova esperienza ed è bello ricevere un certifi cato per questo”, dice Ivo.

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Conclusioni e suggerimenti

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Conclusioni

Questi casi studio, provenienti da diversi paesi d’Europa, dimostrano che tutti i bambini e i giovani, compresi quelli più svantaggiati ed emarginati, sono in grado di partecipare alle decisioni che concernono la loro vita. Che si tratti di politiche locali, regionali o nazionali che li riguardano o servizi di cui sono i diretti fruitori, i ragazzi devono poter far sentire la propria voce, come stabilito dall’articolo 12 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino: il diritto del bambino ad essere ascoltato.

I casi studio mostrano che non ci sono percorsi prestabiliti o metodi fi ssi per coinvolgere i bambini e i giovani. Gli esempi descritti variano dai parlamenti nazionali e regionali dei bambini ai bambini coinvolti nel reclutamento degli operatori, dai giovani formati per istituire consigli di coetanei in istituti assistenziali ai ragazzi che, pur vivendo ai margini della società, senza frequentare la scuola o lavorare, vengono coinvolti nei processi per migliorare le loro condizioni di vita e realizzare i loro sogni. Anche se non ci sono dei percorsi prestabiliti, esistono però dei modelli e delle linee guida per realizzare una partecipazione signifi cativa, come dimostrano i casi studio presentati da Eurochild.

“Crediamo che partecipazione voglia dire coinvolgimento attivo dei bambini e degli adolescenti nelle esperienze, nelle opportunità e nelle decisioni che riguardano la loro vita e la loro capacità di realizzare il proprio potenziale” (Actions for Children, Regno Unito).

Tutti i bambini coinvolti nei casi studio di questo libro hanno detto che la partecipazione è molto divertente e “cool” e confermano che hanno preso parte volontariamente. Ne parlano in maniera entusiasta perché si sono sentiti ascoltati e le loro opinioni prese in considerazione.

Allo stesso modo, gli adulti che hanno lavorato con i bambini e i giovani considerano le loro idee e i loro punti di vista molto preziosi: “È come una boccata d’aria fresca ascoltare i bambini e sentire come sono in grado di esprimere bene i bisogni e le esigenze della società”, dice un coordinatore che lavora nel Parlamento dei Bambini cipriota.

I casi studio hanno dimostrato che quando vengono presi in considerazione le opinioni e i punti di vista dei bambini, le politiche e i servizi che li riguardano cambiano positivamente e diventano a misura di bambino. Quando i ragazzi si rendono conto che possono ottenere cambiamenti concreti, sono molto più motivati a partecipare ai processi decisionali che riguardano la loro vita.

La partecipazione dei bambini e dei giovani più svantaggiati può contribuire a una nuova comprensione della povertà infantile e dell’esclusione sociale;

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infatti, questo nuovo tipo di percezione ci può aiutare a individuare misure più effi caci per combattere la povertà e l’esclusione sociale. I casi studio di Action for Children (Regno Unito), FEDAIA (Spagna), KREM (Norvegia), UNICEF (Belgio) e il Consiglio nazionale olandese della Gioventù, con i comitati dei giovani interni agli istituti, hanno dimostrato che tutti i servizi sociali, compresi quelli che lavorano con i ragazzi più svantaggiati o irrecuperabili, possano sviluppare attività partecipative.

Il coinvolgimento dei giovani più vulnerabili e svantaggiati nelle decisioni che riguardano le loro esigenze e l’erogazione dei servizi a loro destinati, è importante e produttivo. Infatti, assicura che non siano solo i giovani istruiti e motivati o quelli più accessibili ad avere voce in capitolo sui servizi e le politiche rilevanti per la loro vita. Sebbene richieda più tempo e risorse, il coinvolgimento dei ragazzi più vulnerabili porta a risultati molto positivi su due fronti, quello personale e quello del miglioramento delle condizioni di vita. Come risulta dai casi studio, il coinvolgimento di questi ragazzi migliora e rende più effi cienti i servizi e le politiche a loro rivolti e nel contempo riduce i costi.

Il processo di partecipazione è importante quanto i risultati: aiuta i bambini e i giovani particolarmente svantaggiati ad acquisire autostima. Inoltre dà loro fi ducia e insegna a esprimere le proprie opinioni con argomentazioni chiare e ad ascoltare quelle degli altri. Le attività di partecipazione devono essere adattate alle circostanze mutevoli dei giovani partecipanti, la cui situazione abitativa, di salute e di benessere può cambiare radicalmente nel corso dei lavori.

Attraverso le attività di partecipazione, i bambini non solo imparano a contribuire al cambiamento di politiche e servizi ma approfondiscono anche la conoscenza dei loro diritti, come nel caso dei ragazzi gallesi del Funky Dragon e quelli spagnoli di FEDAIA. Costoro hanno compreso quanto sia importante che tutti i bambini imparino a conoscere i loro diritti sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia.

I casi studio del Consiglio nazionale olandese della Gioventù e del KREM in Norvegia dimostrano che i bambini e gli adolescenti si sentono più a loro agio quando lavorano con altri giovani o adulti che hanno vissuto esperienze analoghe alle loro, perché possono identifi carsi con loro più facilmente.

“Gli adulti non sanno veramente quello che i bambini e i giovani pensano, a meno che non ce lo chiedano e non ci coinvolgano. Non vedono ciò che noi riusciamo a vedere; possono imparare da noi” (Morgan, 12 anni, Regno Unito).

Questa citazione mostra chiaramente che il contributo dei bambini è un valore aggiunto alle prospettive degli adulti.

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Suggerimenti

Secondo Eurochild, la povertà infantile e l’esclusione sociale non possono essere affrontate effi cacemente senza investire nella partecipazione dei bambini. La partecipazione è una parte essenziale della lotta contro la povertà e l’esclusione sociale per i seguenti motivi:

• aiuta ad ampliare la prospettiva degli adulti, apportando nuove idee e opinioni che possono migliorare i processi decisionali;

• è un diritto, sancito dall’articolo 12 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del Bambino, approvata da tutti gli stati membri dell’UE;

• riconosce che i bambini sono soggetti portatori di diritti e non solo oggetti di tutela. Pone l’accento sulle potenzialità e le capacità di mediazione dei bambini.

• conferisce potere ai bambini, aumentando la loro autostima e senso di identità. Aiuta i bambini a esprimere le loro opinioni e a trasformare le esperienze negative del passato in risorse positive per la vita futura;

• sviluppa le capacità dei bambini di comunicazione, negoziazione e ascolto. Può aiutare i bambini ad acquisire una vasta gamma di competenze necessarie per la realizzazione di sé stessi.

Tuttavia, i bambini possono realizzare veramente le loro potenzialità, solo se la loro partecipazione non è fi ttizia: è necessario ascoltare, capire e rispondere seriamente alle richieste dei bambini; sono necessarie modifi che concrete a tutti i livelli del processo politico.

Raccomandazioni affi nché la partecipazione dei bambini venga realizzata a livello europeo

La cooperazione europea in ambito di povertà infantile e esclusione sociale deve creare uno spazio per capire come i bambini e gli adolescenti vivono queste realtà. Ciò può essere ottenuto introducendo nuovi indicatori sul benessere dei bambini che prendano anche in considerazione la loro percezione soggettiva di benessere; realizzando indagini a livello quantitativo e qualitativo per raccogliere le esperienze e le opinioni dei giovani; promuovendo attività di partecipazione a livello nazionale e regionale che coinvolgano i bambini svantaggiati e i giovani nella lotta contro la povertà infantile attraverso lo scambio di buone prassi; sostenendo eventi e attività a livello dell’UE che coinvolgano i bambini provenienti da ambienti svantaggiati.

Valutare le potenzialità dei bambini - Conclusioni e suggerimenti

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L’UE dovrebbe adottare una strategia globale e ambiziosa sui diritti dei bambini mettendo in pratica l’articolo 3 del Trattato di Lisbona, che indica la protezione dei diritti dei bambini quale obiettivo esplicito dell’Unione europea. La partecipazione dei bambini deve essere un importante pilastro della strategia UE. Questo implica: sostenere le strutture e le organizzazioni locali e regionali affi nché sviluppino un autentico dialogo sulle politiche d’interesse UE con i bambini e i giovani (in particolare i più svantaggiati); sviluppare delle linee guida sulla partecipazione dei bambini per aiutare i diversi settori della politica UE; creare degli indicatori comparabili in grado di monitorare la partecipazione dei bambini a livello degli Stati membri e/o a livello regionale; produrre strumenti di informazione di comunicazione a misura di bambino. A questo riguardo, la Commissione Europea dovrebbe sfruttare l’importante lavoro del Consiglio d’Europa.

Raccomandazioni affi nché la partecipazione dei bambini venga realizzata a livello regionale e nazionale

I governi nazionali e regionali dovrebbero investire in strutture di partecipazione al fi ne di offrire ai bambini e ai giovani la possibilità di essere ascoltati nel processo decisionale a livello locale, regionale e nazionale (e, potenzialmente, a livello UE). Tali strutture dovrebbero essere fi nanziate su base continua, assicurandosi che i ragazzi possano esprimere la loro opinione su come l’organizzazione è gestita e sugli argomenti scelti per la discussione. Particolare attenzione deve essere data all’incoraggiamento dei bambini che sono meno disposti e interessati a partecipare.

La formazione di tutti i professionisti che lavorano con i bambini (insegnanti, operatori sanitari, assistenti sociali, ecc) deve comprendere anche la formazione sulla partecipazione dei bambini e sui loro diritti. È importante che i professionisti comprendano e siano sensibili all’impatto della povertà e dell’esclusione sociale sulla vita dei bambini; inoltre è necessario che gli vengano fornite le risorse utili per ascoltare e rispondere alle esigenze specifi che dei bambini provenienti da ambienti svantaggiati.

I bambini dovrebbero avere la possibilità di conoscere i propri diritti come previsto dalla Convenzione Onu sui diriti dell’Infanzia. I governi nazionali e regionali dovrebbero quindi includere questo tema nei programmi scolastici. I bambini e i giovani devono ricevere la formazione necessaria per imparare a partecipare, a sviluppare argomentazioni, ad ascoltare gli altri e a rispettare le opinioni e le convinzioni altrui.

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Raccomandazioni riguardanti le buone prassi di partecipazione che coinvolgono i bambini e i giovani

La partecipazione deve essere riconosciuta come un diritto e non un dovere. I ragazzi devono essere motivati a partecipare. Per ottenere ciò, devono comprendere fi n dall’inizio lo scopo della partecipazione; inoltre, i metodi utilizzati devono essere divertenti e adatti alla loro età, capacità e interessi. È importante riconoscere le competenze acquisite dai giovani durante la partecipazione mediante rilascio di attestati o riconoscimenti di crediti formativi.

La partecipazione dei bambini deve essere realizzata correttamente. E’ fondamentale rispettare le misure di protezione dell’infanzia e assicurare un’adeguata preparazione e follow-up. I bambini dovrebbero ricevere un feedback sul risultato della loro partecipazione. Lo staff e i volontari coinvolti nel favorire la partecipazione dei bambini devono essere formati adeguatamente. E ‘importante che la privacy dei bambini sia rispettata e che tutti i bambini siano trattati allo stesso modo e non giudicati.

Nei processi partecipativi viene riconosciuto un livello di autonomia molto variabile ai bambini, che spazia da attività interamente progettate e realizzate da loro stessi a altre che, invece, sono quasi interamente determinate dagli adulti. Sono le circostanze che defi niscono il tipo di approccio da seguire. Tuttavia, la partecipazione non deve mai essere usata come mezzo di strumentalizzazione o manipolazione dei bambini per realizzare gli scopi degli adulti. Bisognerebbe invece cogliere ogni opportunità per conferire ai bambini la piena responsabilità dei processi partecipativi e dei risultati che ne derivano.

Valutare le potenzialità dei bambini - Conclusioni e suggerimenti

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Altre pubblicazioni di Eurochild

Family policies that work best for children - fi ghting child poverty & promoting child well-being. Report part I of the Family and Parenting Support Thematic Working Group study visit to Sweden and Denmark on 26-30 april 2010, Settembre 2010Tinyurl: http://tinyurl.com/22vps24

Eurochild’s Policy Position - Eurochild’s proposals for the development of the EU’s strategy on the rights of the child, Maggio 2010 Tinyurl: http://tinyurl.com/2fpos97

Eurochild’s Key Messages for 2010 European year to combat poverty and social exclusion, Febbraio 2010 Tinyurl: http://tinyurl.com/39b6kxt

Children in Alternative Care - National Surveys - 2nd edition, Gennaio 2010 Tinyurl: http://tinyurl.com/2g8ln2u

Eurochild report: Impact of the fi nancial crisis on children, Ottobre 2009 Tinyurl: http://tinyurl.com/2ch3dm9

Eurochild report: Ending child poverty within the EU? A review of the 2008-2010 National Strategy reports on social protection and social inclusion, Febbraio 2009 Tinyurl: http://tinyurl.com/c9tv9s

Eurochild report: Support for families - looking at strategies to identify, engage with and empower families most at risk of exclusion, Novembre 2007 Tinyurl: http://tinyurl.com/2fc97lc

Eurochild Fact Sheet on Child Poverty in the EU, Giugno 2007 Tinyurl: http://tinyurl.com/26dh4co

Eurochild report: Ending Child Poverty within the EU? A review of the 2006-08 National reports on strategies for social protection and social inclusion, Maggio 2007 Tinyurl: http://tinyurl.com/2dwh8kz

Page 67: Valutare le potenzialità dei bambini

Questa pubblicazione dimostra, attraverso la descrizione di casi studio concreti, come i bambini possano partecipare e venire coinvolti nelle decisioni che riguardano la loro vita e come la loro partecipazione possa contribuire alla lotta contro la povertà infantile e l’esclusione sociale. Questi casi studio sono affi ancati dall’importante ricerca eseguita da affermati esperti nel campo della partecipazione infantile e giovanile.

I casi studio presentati sono stati scelti come modelli di buona prassi in materia di partecipazione dei bambini e dei giovani. Il libro consta di quattro capitoli:

• il Capitolo 1 esplora la partecipazione dei bambini e la loro comprensione della povertà. Si fa riferimento a due casi studio proposti dall’UNICEF Belgio e dal KREM (Norvegia) che servono a spiegare ciò che veramente conta per i bambini che soffrono la povertà e l’esclusione sociale, quali sono le tematiche importanti per loro e quali fattori devono essere presi in considerazione nello sviluppo delle politiche di lotta contro la povertà infantile.

• il Capitolo 2 fesamina come la partecipazione dei bambini possa migliorare i servizi sociali destinati a bambini e adolescenti. I casi studio presentati raccontano di come i bambini vengono coinvolti nel reclutamento e nella selezione del personale che lavorerà con loro (Action for Children, Regno Unito) e di come sia importante coinvolgere anche bambini molto piccoli a rischio di emarginazione o in situazione di abbandono (FEDAIA, Catalogna, Spagna).

• il Capitolo 3 analizza come i bambini possono essere coinvolti nei dibattiti politici al fi ne di infl uenzare lo sviluppo di politiche che li riguardano. Il Parlamento dei Bambini cipriota ha favorito un migliore accesso alle scuole ai bambini con bisogni speciali e l’organizzazione Funky Dragon in Galles ha effettuato una ricerca che ha coinvolto più di 10.000 bambini al fi ne di redigere una relazione alternativa che è stata presentata al Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino.

• il Capitolo 4 analizza la partecipazione dei bambini e il sostegno reciproco usando come esempio dei bambini che sono stati formati da un gruppo di loro coetanei, membri del Consiglio Nazionale della Gioventù Olandese, al fi ne di creare un comitato pro-gioventù all’interno dell’istituto in cui vivono, nei Paesi Bassi.

Per ognuno dei casi studio, sono stati intervistati uno o più adulti coinvolti nel processo di partecipazione con i bambini. Quando possibile, sono state realizzate interviste anche con i bambini e i giovani coinvolti nel processo di partecipazione.

Valutarele potenzialità dei bambini

Come la partecipazione dei bambini contribuisce a combattere la povertà e l’esclusione sociale