Val Seriana Contagi ancora in discesa · «La gioia dei guariti ripaga della fatica dei turni...

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Con il volume «Insonnia» € 11,40 (offerta valida solo per Bergamo e provincia) L’infermiera «La gioia dei guariti ripaga della fatica dei turni massacranti» G. VITALI A PAGINA 10 I consultori «Ascoltiamo il dolore Le persone esprimono angoscia e spavento» A PAGINA 11 «Abitare la cura» Donati 24 monitor alla Terapia intensiva A PAGINA 13 Negli ospedali In prima linea ci sono anche i giovani medici GHERARDI A PAGINA 12 Prosit Calcio, il campionato riparte. Si gioca solo in casa Frutta e verdura, allarme rincari La Regione: 2 aprile sarà la giornata dedicata agli Alpini di LAURA ARNOLDI I l 2 aprile, giornata degli Alpini. È il progetto di legge dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, per istituire una giornata dedicata ai valori e al sacrificio degli alpini. La data coincide con quella della benedizione da parte del vescovo Francesco Beschi dell’ospedale in Fiera, realizzato in soli sette giorni dalle penne nere. «Dove c’è bisogno noi ci siamo», ricorda Giovanni Ferrari, presidente sezione Ana di Bergamo. A PAGINA 31 L’intervista 100 milioni di morti La «Spagnola» strage dimenticata Lo storico Roberto Bianchi: poche tracce nei libri sulla pan- demia che fece strage tra il 1918 e il ’19, un silenzio imbarazzante New York, 1919 CATTANEO A PAGINA 45 Con BB14 e BCC Stagione finita anche per la A2 di pallacanestro La Federbasket ha deciso: la stagione finisce qui anche per A1 e A2, la categoria in cui militano Bergamo e Treviglio Un derby tra BB14 e BCC FOGLIENI A PAGINA 49 di MARIO COMANA L a prima urgenze delle imprese oggi è la disponibilità di cassa. Il fatturato si è bloccato da settimane e non si sa quando e come ripartirà. Questo si traduce inesorabilmente in una crisi di liquidità perché le entrate vengono meno mentre le uscite, anche se ridotte a motivo del fermo produttivo, continuano. Ecco perché il primo passo da fare è non privare le imprese del credito necessario ad affrontare questo periodo difficile. Poi bisognerà anche alimentare la domanda, affinché il fatturato torni a crescere, ma se non si arresta CONTINUA A PAGINA 19 di SILVANO PETROSINO C ome è giusto e comprensibile, fin da ora si sta pensando al dopo, a come prepararsi al dopo. Il dopo che ci preoccupa è quasi esclusivamente quello economico: da più parti si insiste sulla necessità di dover programmare fin da ora le iniziative per far ripartire al più presto l’economia. Eppure mi sembra che ci sia un altro dopo che dovrebbe altrettanto preoccuparci sollecitando, fin da ora, una riflessione ampia e approfondita. Durante i giorni più neri dell’epidemia una giornalista ha affermato: «Ci sentiamo tutti soli, impauriti, vulnerabili, fragili»; come non CONTINUA A PAGINA 19 ARRESTARE L’EMORRAGIA DI LIQUIDITÀ PER RIPARTIRE Gli indicatori sono posi- tivi, un’altra piccola luce nella Bergamasca: sono 53 i nuovi con- tagi al Covid 19 accertati, dati di- mezzati rispetto al giorno prima (+103). Il totale è di 9.868 casi po- sitivi. Anche i decessi sono in calo e per qualche ora si è sperato che si fossero azzerati. Intanto si pen- sa alla ripartenza. Un tema su cui il dibattito è particolarmente ani- mato anche in Bergamasca. E se il governatore Attilio Fontana si rimette al parere degli scienziati, l’ordine dei medici sottolinea la necessità «di garantire una paten- te di immunità». Proprio su que- sto fronte ieri è arrivata una buona notizia con il completamento de- gli studi sul primo test sierologico da parte del Policlinico San Mat- teo di Pavia coordinati dal profes- sor Fausto Baldanti. «Senza il ri- corso su ampia scala a questo tipo di strumenti - sostiene però il vi- rologo Fabrizio Pregliasco - la Bergamasca sarà inevitabilmente l’ultima provincia a ripartire». DA PAGINA 2 A PAGINA 18 Frutta e verdura, rincari alle stelle Adiconsum lancia l’allarme prezzi Zucchine aumentate in una settimana dell’88%. È solo uno dei dati che emergono dalla rilevazione curata da Adicon- sum Bergamo fra il 16 e il 22 marzo. L’impennata dei prezzi interessa più di una voce al capi- tolo frutta e verdura e non solo. Qualche esempio: i kiwi sono rincarati da una settimana all’al- che «gli sciacalli vanno puniti». Grossisti dell’ortomercato di Bergamo e rappresentanti di ca- tegoria spiegano cosa sta pesan- do sugli aumenti: l’epidemia e il clima. A causa dell’emergenza sanitaria, infatti, si fa fatica a trovare manodopera per la rac- colta nei campi, ci sono problemi di approvvigionamento e nella logistica e l’ultima gelata ha compromesso alcune produzio- ni, come quelle frutticole in Emilia o, appunto, quella delle zucchine nel Centro-Sud. tra del 32,6%, le pere del 56,5% e il cavolfiore addirittura del 233%. Adiconsum mette in guardia da possibili speculazioni e chiede più controlli anche alla polizia locale, con raffronti tra i prezzi in fattura e quelli al pub- blico. Ma gli operatori del setto- re sono i primi a condannare eventuali speculazioni e a dire NORIS A PAGINA 21 Rotonda dei Mille, dal palazzo dove un tempo sorgeva il Teatro Duse l’invito a resistere COLLEONI CANALE 17 Tutte le notizie di casa nostra ogni giorno alle 12.00 - 12.30 13.30 - 14.00 19.30 - 23.00 BERGAMO TG FONDATO NEL 1880. NUMERO 98 • www.ecodibergamo.it MERCOLEDÌ 8 APRILE 2020 • SAN DIONIGI • EURO 1,50 RIPENSARE IL FUTURO UN’OCCASIONE PROPIZIA Val Seriana Gallera: «Zona rossa? Potevamo farla ma atteso il Governo» BIAVA A PAGINA 9 Contagi ancora in discesa Ripartenza, prime ipotesi Ieri 53 nuovi infetti, calano i decessi. Nostra inchiesta sulla «fase 2» DECRETO SCUOLA Tutti promossi L’incognita esami Il 18 maggio sarà la data cruciale per il rientro in aula o no: nuove prove per gli esami di maturità e di terza media SALLESE A PAGINA 29 TREVIOLO - PALADINA PARTE IL CANTIERE DELLE 4 GALLERIE POZZI A PAGINA 37 LINEA DIRETTA CON IL COMUNE I SINDACI AL TELEFONO «COME STATE?» ALLE PAGINE 34 E 35

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L’infermiera«La gioia dei guariti ripaga della fatica dei turni massacranti»G. VITALI A PAGINA 10

I consultori«Ascoltiamo il doloreLe persone esprimonoangoscia e spavento»A PAGINA 11

«Abitare la cura»Donati 24 monitoralla Terapia intensivaA PAGINA 13

Negli ospedaliIn prima linea ci sonoanche i giovani mediciGHERARDI A PAGINA 12

Prosit

Calcio, il campionato riparte. Si giocasolo in casa

Frutta e verdura, allarme rincari

La Regione: 2 aprilesarà la giornatadedicata agli Alpinidi LAURA ARNOLDI

Il 2 aprile, giornata degli Alpini. È il progettodi legge dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, per istituire una giornata dedicata ai valori e al sacrificio

degli alpini. La data coincide con quella della benedizione da parte del vescovo Francesco Beschi dell’ospedale in Fiera, realizzato in soli sette giorni dalle penne nere. «Dove c’è bisogno noi ci siamo», ricorda Giovanni Ferrari, presidente sezione Ana di Bergamo.A PAGINA 31

L’intervista100 milioni di mortiLa «Spagnola»strage dimenticataLo storico Roberto Bianchi: poche tracce nei libri sulla pan-demia che fece strage tra il 1918e il ’19, un silenzio imbarazzante

New York, 1919

CATTANEO A PAGINA 45

Con BB14 e BCC Stagione finita anche per la A2di pallacanestroLa Federbasket ha deciso: lastagione finisce qui anche perA1 e A2, la categoria in cuimilitano Bergamo e Treviglio

Un derby tra BB14 e BCC

FOGLIENI A PAGINA 49

di MARIO COMANA

La prima urgenze delleimprese oggi è la disponibilità di cassa. Ilfatturato si è bloccato da

settimane e non si sa quando e come ripartirà. Questo si traduce inesorabilmente in una crisi di liquidità perché le entrate vengono meno mentre le uscite, anche se ridotte a motivo del fermo produttivo, continuano. Ecco perché il primo passo da fare è non privare le imprese del credito necessario ad affrontare questoperiodo difficile. Poi bisognerà anche alimentare la domanda, affinché il fatturato torni a crescere, ma se non si arresta CONTINUA A PAGINA 19

di SILVANO PETROSINO

Come è giusto e comprensibile, fin da orasi sta pensando al dopo, acome prepararsi al dopo.

Il dopo che ci preoccupa è quasi esclusivamente quello economico: da più parti si insiste sulla necessità di dover programmare fin da ora le iniziative per far ripartire al più presto l’economia. Eppure mi sembra che ci sia un altro dopo che dovrebbe altrettanto preoccuparci sollecitando, fin daora, una riflessione ampia e approfondita. Durante i giorni più neri dell’epidemia una giornalista ha affermato: «Ci sentiamo tutti soli, impauriti, vulnerabili, fragili»; come non CONTINUA A PAGINA 19

ARRESTAREL’EMORRAGIADI LIQUIDITÀPER RIPARTIRE

Gli indicatori sono posi-tivi, un’altra piccola luce nella Bergamasca: sono 53 i nuovi con-tagi al Covid 19 accertati, dati di-mezzati rispetto al giorno prima(+103). Il totale è di 9.868 casi po-sitivi. Anche i decessi sono in caloe per qualche ora si è sperato chesi fossero azzerati. Intanto si pen-sa alla ripartenza. Un tema su cuiil dibattito è particolarmente ani-mato anche in Bergamasca. E seil governatore Attilio Fontana sirimette al parere degli scienziati,l’ordine dei medici sottolinea la necessità «di garantire una paten-te di immunità». Proprio su que-sto fronte ieri è arrivata una buonanotizia con il completamento de-gli studi sul primo test sierologicoda parte del Policlinico San Mat-teo di Pavia coordinati dal profes-sor Fausto Baldanti. «Senza il ri-corso su ampia scala a questo tipodi strumenti - sostiene però il vi-rologo Fabrizio Pregliasco - la Bergamasca sarà inevitabilmentel’ultima provincia a ripartire». DA PAGINA 2 A PAGINA 18

Frutta e verdura, rincari alle stelleAdiconsum lancia l’allarme prezzi

Zucchine aumentate inuna settimana dell’88%. È solouno dei dati che emergono dallarilevazione curata da Adicon-sum Bergamo fra il 16 e il 22marzo. L’impennata dei prezziinteressa più di una voce al capi-tolo frutta e verdura e non solo.Qualche esempio: i kiwi sonorincarati da una settimana all’al-

che «gli sciacalli vanno puniti».Grossisti dell’ortomercato diBergamo e rappresentanti di ca-tegoria spiegano cosa sta pesan-do sugli aumenti: l’epidemia e ilclima. A causa dell’emergenzasanitaria, infatti, si fa fatica atrovare manodopera per la rac-colta nei campi, ci sono problemidi approvvigionamento e nellalogistica e l’ultima gelata hacompromesso alcune produzio-ni, come quelle frutticole inEmilia o, appunto, quella dellezucchine nel Centro-Sud.

tra del 32,6%, le pere del 56,5%e il cavolfiore addirittura del233%. Adiconsum mette inguardia da possibili speculazionie chiede più controlli anche allapolizia locale, con raffronti trai prezzi in fattura e quelli al pub-blico. Ma gli operatori del setto-re sono i primi a condannareeventuali speculazioni e a dire NORIS A PAGINA 21

Rotonda dei Mille, dal palazzo dove un tempo sorgeva il Teatro Duse l’invito a resistere COLLEONI

C A N A L E 1 7

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RIPENSAREIL FUTUROUN’OCCASIONEPROPIZIA

Val SerianaGallera: «Zona rossa?Potevamo farla ma atteso il Governo»BIAVA A PAGINA 9

Contagi ancora in discesaRipartenza, prime ipotesiIeri 53 nuovi infetti, calano i decessi. Nostra inchiesta sulla «fase 2»

DECRETO SCUOLA

Tutti promossiL’incognita esamiIl 18 maggio sarà la data cruciale per il rientro in aulao no: nuove prove per gli esamidi maturità e di terza mediaSALLESE A PAGINA 29

TREVIOLO - PALADINA

PARTE IL CANTIERE DELLE 4 GALLERIEPOZZI A PAGINA 37

LINEA DIRETTA CON IL COMUNE

I SINDACI AL TELEFONO«COME STATE?»ALLE PAGINE 34 E 35

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L’ECO DI BERGAMO 45MERCOLEDÌ 8 APRILE 2020

Primo piano La grande influenza del primo ’900

La «spagnola», strage dimenticataL’intervista. Lo storico Roberto Bianchi: poche tracce nei libri sulla pandemia che uccise tra il 1918 e il 1919 cento milioni di persone, silenzio imbarazzante. In Italia 600 mila morti. Code e industrie aperte: fu catastrofe

FRANCO CATTANEO

Sulla «spagnola», da sempre, è calato un silenzio im-barazzante, persino incapace difar rumore. E pensare che l’epi-demia (primavera 1918-primave-ra 1919), nata insieme con le ulti-me trincee della Grande guerra,tra i colpi di coda tedeschi e Vit-torio Veneto, ha rappresentatola più grande tragedia del ‘900, senza risparmiare alcun angolodel pianeta.

Un secolo dopo, le stime parla-no di 50 o forse 100 milioni di morti e di 900 milioni di conta-giati. Per l’Italia, la cifra dei dece-duti è di circa 600 mila, pratica-mente la stessa quota dei nostrisoldati uccisi al fronte. Un nume-ro di vittime nel mondo superio-re a quello dei due conflitti mon-diali.

«Quella lunga fila di zeri at-tende giustizia storica», ha scrit-to in questi giorni sul blog degliAmici di Passato e presente Ro-berto Bianchi, docente di Storiacontemporanea all’Università diFirenze.

Professore, perché dice questo?

«Perché di questa epidemia ab-biamo solo poche tracce sia neimanuali di storia sia nelle operedei grandi storici e solo in tempirecenti s’è avuto un parziale ri-sveglio storiografico soprattuttoall’estero. Con le dovute eccezio-ni anche qui: mi riferisco al librodi Eugenia Tognotti, docente diStoria della medicina, «La “spa-gnola” in Italia. Storia dell’in-fluenza che fece temere la fine del mondo (1918-1919)», edito daFranco Angeli nel 2002 e aggior-nato nel 2015, che è uno degli studi più accreditati sull’Italia, oad esempio ai lavori di Paolo Gio-vannini o alla tesi di laurea del dottorando Francesco Cutolo, che sta per pubblicare un saggiosull’argomento. Il discorso del-l’attenzione storiografica cambiainvece con i libri di storia locale,attenti alla dimensione privatae alle vicende di uomini e donneanonimi. Anche nelle arti e nellaletteratura ci sono poche tracce;con eccezioni, come la “Cronacafamiliare” di Vasco Pratolini che,a 6 anni, aveva perso la mammaper la “spagnola”».

È riuscito a spiegarsi questa rimozio-

ne?

«Dobbiamo a Eugenia Tognottila definizione di “congiura del silenzio”, anche perché il raccon-to storico, per tradizione, ha le sue fonti nelle ideologie e nellepolitiche e nutre scarso interesseper gli eventi naturali. La studio-sa afferma che la rimozione a livello planetario è uno dei gran-di misteri del ‘900. La censura imposta dalla mobilitazione to-tale e dallo stato d’eccezione nonspiega tutto. Il silenzio si deve soprattutto alla “sdrammatizza-zione della morte” della gente comune e all’oscuramento del lutto privato rispetto alle formeassunte dall’elaborazione del lut-to collettivo tra guerra e dopo-guerra per le morti “eroiche e sante” in nome della patria, allequali furono riservati sacrari e commemorazioni. C’è così uno

scarto profondo tra la memoriaistituzionale e le memorie intimee private che emergono con piùforza quando si prova a fare benela storia locale o quella sociale».

Proviamo a contestualizzare la pan-

demia di inizio ‘900.

«Non ne sappiamo ancora molto.Di sicuro non nasce in Spagna eil virus è rimasto sconosciuto perparecchio tempo. Ci sono tre ipo-tesi sul luogo d’origine e la più diffusa cita il Middle West degliStati Uniti, quando la “febbre spagnola” esordisce nel gennaio‘18 nei dintorni dei sovraffollaticampi di addestramento del-l’esercito americano, che poi avrebbe portato il contagio sul-l’altra sponda dell’Atlantico. Al-tre fonti indicano la Cina e la Francia, nella zona del Passo diCalais. La relazione fra contestostorico e pandemia è data dallereti del colonialismo e soprattut-to dalla Grande guerra che trasci-na sui vari fronti qualcosa come70 milioni di soldati provenientida Europa, Africa, Asia, Oceaniae successivamente America. Laprima ondata della pandemia siha nella primavera ’18. La secon-da, più violenta ed estesa, fra estate e autunno dello stesso an-no: colpisce soprattutto i giovanitra i 20 e i 40 anni, con un piccoper i ventottenni. Infine, nel gen-naio ’19 parte la terza ondata chemarcia assieme alla smobilita-zione degli eserciti e prosegue sino a inizio 1920. Ma ancora nel’21 ci sarebbero stati nuovi foco-lai in alcune isole del Pacifico. Ilneurologo Oliver Sacks, in un articolo sul “New York Times” del 2005, ha ricordato che la “spagnola” è stata seguita dalla“malattia del sonno”, l’encefaliteletargica, che negli anni ’20 si diffonde in gran parte del mondo,anche se correlazioni dirette trale due malattie sembrano essereescluse».

Che conseguenze ha avuto la «spa-

gnola»?

«Notevoli. Alcuni fanno riferi-mento al presidente americanoWoodrow Wilson, che prese l’in-fluenza della terza ondata e si debilitò notevolmente proprio nelle settimane decisive per la conclusione del Trattato di Ver-sailles. Fra i morti anche perso-nalità come Mark Sykes, che con-tribuì alla dichiarazione di Bal-four sulla Palestina. In alcune regioni dell’Africa la “spagnola”causò le peggiori carestie del ‘900, come in Tanzania, dove mo-rì il 10% della popolazione. In

Nigeria la coltivazione della ma-nioca sostituì quella della patata,perché necessitava di meno ma-nodopera. In Sudafrica si ebbe un’accelerazione verso l’apar-theid, promulgato nel ’23, men-tre in Europa e nella Russia bol-scevica contribuì a gettare le basiper più moderni e universali si-stemi sanitari statali».

Il nome «spagnola» che origine ha?

«L’origine non è in Spagna, doveperaltro fra gli ammalati figurare Alfonso XIII. Si chiama così semplicemente perché nel Paeseiberico la censura era parzial-mente allentata, in quanto la Spagna non era fra i belligeranti.E quindi i giornali spagnoli sonostati i primi a parlarne diffusa-mente».

E in Italia?

«Le fonti istituzionali scarseg-giano. Francesco Cutolo ci diceche nel ’18 migliaia di donne e uomini, risparmiati dall’invio alfronte, pagarono la scelta di darepriorità al funzionamento dellamacchina statale e bellica. I risul-tati – come ammise il direttoredella sanità pubblica, Alberto Lutrario – furono devastanti. L’Italia ha avuto fra le 325 mila-600 mila vittime (circa l’1,5% della popolazione) ed è risultatafra le nazioni europee più colpite.Nei Paesi in guerra non si andòoltre generiche misure profilat-tiche, non essendo praticabile unblocco totale delle attività pro-duttive e dei servizi necessari alfunzionamento della macchinastatale. Ciò chiarirebbe l’altissi-ma letalità della malattia nella fascia tra i 20 e i 40 anni, cioè ilsegmento della popolazione piùattiva. Così l’alta incidenza fra ledonne si spiegherebbe nel loro maggiore impegno pubblico e la-vorativo determinato dalla guer-ra. Il leader del socialismo rifor-mista, Filippo Turati, scriveva adAnna Kuliscioff che “non si sa piùdove mettere i bambini orfani dimadri ed i cui padri sono al fron-te”. In Italia l’impatto dell’epide-mia va imputata soprattutto ai ritardi dello sviluppo alimentaree sanitario nazionale, acuiti dalleprivazioni e dalla povertà del contesto bellico. Nel Veneto, inparticolare nei territori occupati,durante “l’an de la fam” la “spa-gnola” aggravò una situazione sanitaria e alimentare già al col-lasso. Una donna, ricorda Cutolo,scrisse che sembrava di “esseretornati al tempo della peste a Milano”: non sapeva che nel 1920a Parigi si sarebbe verificata un’ultima epidemia di vera pe-ste».

Da noi, però, non ci furono proteste

clamorose.

«Le autorità centrali e locali av-viarono una campagna di disin-fezione dei luoghi pubblici e l’ini-zio della scuola fu quasi ovunqueposticipato. Venne ridotto l’ora-rio di apertura dei negozi e solole farmacie ebbero un allunga-mento dei turni. Cinema e teatrifurono chiusi in vari centri. La censura governativa e la “propa-ganda tranquillante” dell’asso-ciazionismo patriottico erano iperattive. Ma il dato più rilevan-

Roberto Bianchi

te di tale insuccesso furono gli agglomerati di persone che affol-lavano quotidianamente l’in-gresso dei negozi alimentari sog-getti al tesseramento. Nonostan-te le code fossero pericolosi vet-tori di contagio, lo Stato evitò diimporre limitazioni e regola-mentazioni, al fine di non turba-re lo spirito pubblico. I ceti popo-lari temevano di restare senza viveri. Il ministero degli Approv-vigionamenti e dei consumi ali-mentari provvide ad aumentareil contingentamento di pasta, carne, riso e fece distribuzioni gratuite ai poveri. La Vittoria bel-lica nacque già “mutilata” e nel-l’estate 1919 esplosero grandi tu-multi annonari in tutta la Peni-sola, nello scenario del cosiddet-to “biennio rosso”».

Quali sono state le categorie che

hanno pagato di più?

«Le condizioni igieniche e lavo-rative delle fabbriche erano ina-deguate a garantire la salute deidipendenti. La malattia avanzòpraticamente incontrastata nel-le industrie. Le categorie profes-sionali più colpite erano quellepiù esposte al contatto con le persone: autisti, ferrovieri, tran-vieri, impiegati, funzionari, com-mercianti, operai, minatori, me-dici, infermieri, personale mili-tare. Alla vigilia dell’offensiva suVittorio Veneto, circa il 40% deimanovratori e dei macchinisti era malato. I medici e il personalesanitario, già sotto organico e senza mezzi, protestarono per leestreme condizioni lavorative. Indiverse città i necrofori si rifiuta-

rono di seppellire i morti d’in-fluenza per paura del contagio.Le amministrazioni comunali ebbero difficoltà a trovare operaidisposti a scavare le fosse nei cimiteri. Le autorità civili affida-rono tali mansioni a militari dellaTerritoriale, soldati in licenza, prigionieri di guerra e operai mi-litarizzati. Anzi, una circolare delComando supremo (ottobre 1918) escluse la “spagnola” dallemalattie denunciabili come in-fortunio sul lavoro, negando cosìl’indennità agli operai militariz-zati deceduti per l’influenza. Nonè escluso, come precisa Cutolo,che la disposizione fu determina-ta dal consistente numero di la-voratori uccisi dalla pandemia contratta in servizio».

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Alcune foto della California State Library scattate a San Francisco durante la «spagnola», nel 1918 ANSA/EPA