V. Macchioro, Zagreus. Studi Intorno All'Orfismo

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COLLANA STORICAVITTORIO MAGCaBOtORO

GSTUDI INTORNO ALL' ORFISMO

VALLECCHI EDITORE FIRENZE

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COLLANA STORICAa cura di E. Codgnoia

XXXVIII.

VITTORIO MACCHIORO

Z AG RE USSTUDI INTORNO ALUORFISMO

VITTORIO. ^ACCHIpROtn1^

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los. Fl. B. Jud. II 8, 11, Dindorf: TtetSv 8 ve^wotv twv^ xaT opxa SecTfAciv, olov 8^ {JittxpSg SouXstas TcijXXaYjxv?. tts XaCpew xal {isTepoui; 9pe(j^at. Kal rat? (i.v yat'aT?... 7C09avovTai^s: ^Tcp xeavv SLaiirav itoxetr^ai, xal X'^pov ofire ^tJtPpoie;|3apuv{xevov,dcXX'fiv

5

vi^eroT? xatSfJtaoi

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8: 8 totStoi? elvai r ts SifjXpfjtsva 8i twv *Op(pi>ctv om]75, {idcTOJV xal T i?oipewY{xeva xaf T? TeXersy Cfr. Diod 4 s. '0p9sui; xar xq reXer? itapScoxe 8icrTC(l^(ievov urt tSv;

r? vaPiasi? xal TraXiYYsvsoJoc;. a DiOD. Ili 6, 6 Vogel:;)caTe9r]&vat, wXiv S'tc t^^ (ZYjTpo? t5v (iXSiv ouvapjxoo^vTwv ^ dcpx^S viov yewri^'q^foa

Aiq-

V

:

TtTavwv.

Plut. De

Isid. 35 p. 365

A

:

AeX9ol ts tou Aiovaoo

Xeit|;ava

aToTi; Tcap t6 xpiQ^^^flsiov noxsia^M vojAtCooaiv. Philocr. fr. 22 Miiller : ^axiv tSscv t})v xacpi^v aTOu v ASX9015. Cfr. Deinarch. ap. Mal. Chronogr. 9, 40, 1. Secondo Tatian (-4d!t;. Gfoec.

wap'

16 Schneidew.) Dioniso era sepolto nell'onfalo stesso di Delfo, che era una pietra cava internamente secondo Euseb. {Theoph. Ili MiGNE PG. 24 p. 620, 30) anche la tomba di Cristo era un 2g onfalo ic-rpa.... 6pio? veoTajivv) xal xvov Sv &VTpov etoo Iv arf] Tcspixouaa curiso che S. Girolamo dice che una statua di Zeus segnava il sito della resurrezione di Cristo. Questo Zeus era realmente Adonide ma Adonide veniva identificato con Dioniso (Plut. Quaest. symp. 671 B). Adonide dopo morto era assurto al cielo (v Tv -Jipa 7r{ntouoi Lue. D^a Syr. . I^ilkzer Adonia p. 127). Su tutto ci V. Eleder im Kantharos Princeton 1924:

^.

p.

=

:

:

p. 116.*

,

i^' Scip. I 12, 12: in illorunt sacris iraditur tanico furore in membra discerptus et frustris sepultis rursus unus et integer emersisse. Cfr. Mythogr. Vat. Ili 12, 5: Cum

Macr. Somw.

paulo post vivum

et

integrum resurrexisset.

- 487 dagli orfici

antonomasticamente i7^^/w,

cosi

Ges era detto

figlio senza altro ^.

quel che pi importa vedere se i cristiani ammettevano o no questa fondamentale coincidenza tra Zagreo e Cristo, se da essi insomma era ammessa la resurrezine d Zagreo. Orbene : Origene dice chiaro che Dioniso fu ricomposto e richiamato in vita ^, e Giustino usa per Zagreo proprio la stessa parola che 1* Evangelio adopera per la resurrezione di Cristo : anasthnai^. Possiamo ragionevolmente credere che Giustino usasse a caso quella augusta parola, o

Ma

non dobbiamo credere piuttosto che, conscio delle sonliglianze tra i due miti, da lui attribuite al diavolo, cme vedremo subito, volesse accentuare con quel vocabolo proprio quel chevi era di scandaloso in questo avere di Dioniso a quella di Cristo ? Si

opposto la resurrezionela

veda ancora come Giustino considera

morte e

la re-

surrezione di Ges, in rapporto ai miti di Dioniso o Eracle o simili, cio ai miti degli di risorti : egli dice che i cristiani, affermando la morte e la resurrezione di Ges, non dicevano cos nuova*. egli ammetteva che l resurrezione

Dunque

di quegli di non fosse diversa, da quella di Ges.

come

fatto,

per chi

ci

credeva,

Il mito di Zagreo aveva dunque col Cristo in comune anche la resurrezione corporale*. Se a tutto questo aggiun^

DiOGN. 8, 9 ; 9, I 9, 2. Si noti che nei Vangeli Ges detto sempre ul^ e mai wae. Invece negli Atti che sottostanno all' influenza paolina detto spesso icat? {3, 13 3, 26 4, 27 4, 30) Il fascino che pot esercitare questa qualit di figlio di Dio sui Greci si spiega ; l'epiteto e la qualit di figli di Do era allora ire" qnente {WB.ttBR Der Sohn Gottes 1916 p. 18 s. p; 146-155).^;

;

;

;

^3

JusTiN. Apol. I 21 'lYjaouv Xpwrcv.... rcaupW'&vTa xal ano^avvra xal vaoTvra.... rrap tos wap'tiTv >sYtXa, o5? noXXcKt? vpiaoev KXoo?) ebxpt ^Ofivvjv acfian xat' ^Cav eloxpCvsc^ai xal Jcar r rrpTepa ^j^iq.^:

^

^

492 oltremondane del cristianesimo quelle delPorfismo *j e s approvava i cristiani che promettevano ai buoni la felicit e ai malvagi la dannazione*, ci dipendeva certamente, dal fatto che l-orfismo aveva una eguale dottrina.

Anche

la cosmologia

perch gli opponeva dei Titani e dei Giganti narrata nella teogonia orfica', e

alla lotta di

di Celso era dedottaidalPorfsmo, Satana contro Dio la lottaafil

fermava

le

successive

distruzioni

del

mondo mediante

fuoco secondo la dottrina orfica, eraclitea e stoica*, e il susseguente perpetuo ritorno delle coseni E infine anche la sua antropologia aveva il suo fondamento nell'orfismo perch riteneva il male insito nella stessa natura umana , e considerava il corpo come il carcere dell'anima ^. Il pensiero di Celso era dunque tutto imbevuto di dottrine orfiche e su queste dottrine era fondata principalmentela sua polemica, che consisteva nell'opporire al cristianesimo unareligione equivalente. Sicch Grigen aveva ragione chiedeitdogli se le credenze cristiane non fossero pi venerande di

Dioniso ingannato dai Titani decaduto dal trono di Zeus e da sbranato e di nuovo ricomposto, e risorto e risalito al cielo^ ; e vedeva giusto quando esclamava : Mi meraviglio se Celso non loda Dioniso per rivaleggiar con noi e vilipendere Ges *essi

^

Orig. C. C. Vili 48

oikca&(;2

xarC.

cu

: "faTcep o xoXasK; alwvCou? vojjiC^sie, Ispcv xelvtv ^^QY^^ral Tesserai xal {lUoraYtoY^^ (lv TTO? (ScXXok; TcsiXei^ xeCvoi B g.

ol

Twv

Cels. VI 42. Cels. Vili 44. * C. Cels, I 19 : TcoXX? ex wavr? alGvot; IxTtupcIJoeK; Ye^ovvat. Cfr. PoRPH. V. Pyth. 19 : xar TreptSou? riva? r Ysv(ev)pv xal IrcCPouXov t^? ^'^X^v >tal vsxpv jcal ts^iqxs alsl |17) ^Ypi:5XXo TI voT^OT]? SxaoTov fiix^v 7uoteiv:?i "vsxpor^opsv, T vsxpv i5 auTOu qtjxa YsipooT)? xal ^io/^l 9SpotSoiQ? Tvj? ^yr^^.Jvip Stocv yp ^ voO? {AerswpoTvoX^ xal ir toS (I p. 128; Cohn-Wendl. xupCou jAUCfn^pia {xuiJTai, itovQpv xal uo{xevc Hptvet t o&[i.a. i) ag'^ic. 5 (II 100 Gohn-Wendland) chiama il corpo tv l^ux^? yyia':^'

T^ vevr^

(I

127 CohnrWencl.)

:

n yev

Intorno al divino

tenuta.

inissionari di scritti ermetici

Il

schema dei discorsi pensiero che Dio non abitasullo

in templi fatti

da mani, un pensiero attribuito a Zenone*;

il pensiero fondamentale che siamo e viviamo e ci moviain Dio, che Paolo rinforza con un emistichio di un inno

mo

di

Cleante,

si

ritrova tutto nel dett inno^.colorito stoicocosi

Ora perch Paolo avr dato questovivoaj.

suo discorso? ben nota la tattica seguita da Paolo nella sua cazione, che gli stesso definisce quando afferma difattoli

prediessersi

come uno sottopostolegge,

sottoposti alla

ed

alla legge, per guadagnare quelessersi fatto come uno che non

lia

leggeAttifr.

per

guadagnare8.

quelli

che non

hanno

legge ^

^2

XXIIIII

Chrys.

II. 7cpovoia(;ap.

Lactant. Instali 23ypt^^Xiv

= arnim 5/oicor.|

'Vet. .>cal

623:

aes^OLi

ScxpdcTTiv

xal

IlXToiva

lcaoTOV t&v v^ptircv ov toT? aToT? xal cptXoi? xal TCoXbi?) ar TrsCcTSCT-B-ai xalTaT liSTaxeipieia^ai, {Jier 8 t^v sxiW' ^coatv Tcvra Tct^T v xqt xa[i.q> yeva'&au... touto 8 o{St? ^x^^'^^^' S^Xov, ? oSv Svarov xal fi[xa? [xer t TeXeur^oat :tXiv^7t5" j^iSwv Ttvtv elX7){j(.jiv(ov'Xpvoul? vuv c[j(.v xaTaoTi^csO'&at ax^t^*':xal

^^

NoRDEN Agnostos Plut. De stoicor.ArnimSi.vet.

Theos p. 30 ss., spec. p. 19 s. rep. p. 1034 s. I 537 : ex cou y'^^p y^o? ir.

lofivi'ix*"]

xa'f ^p yov Tct x^o^l pu 8txo^> SaT[xov o^ts TTXov ox svi Tcvir^. Gli stoici definivano IM ^l-&ptov divinit come Tcyeutxa Sta Tcvrcov SisXvjXo^s xal TcvTa v au'r(i) ^jcspixov (Arnim II 1051). Sen. Ep. 'KL 4 i prpe est a t deus,! dntus est. Cfr. Verg. Aen.VI 726 e Serv. ad Verg. Bwc. Ili 60.

"^S TI

x'iy^z'^a.i

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^eiov

I. Cor.

IX20S.

non altrettanto esattamente stata misurata ia di ^questa sua tattica. Pi, di ogni altro la :comprese portata il Gebjiardt,?, quando nota come, secondo i bisogni della sua Paolo cerchi il punto :di accordo col uo uditopredicazione, nella lttera ai Galati il pensiero centrale, intorno rio. -Gosi al quale si aggira tutta la lettera, - la rittascita in Cristo he

Ma

forse

l parte greca della sua dottrina. La Epistola, agli Efesi, che non di Paolo, ma sottost al pensiro: pachino, presenta invece Cristo come adempitore delle promess;e di Dio, che

parte giudaica 4ella dottrina di Paolo. Uguahnente, mentre ai Greci di Atene si presenta Cristo come uniuomO indicato e accreditato da Dio mediante la resurrezione, per giudicare il mondo ^j agli Ebrei presenta Cristo nel suo carattere* messianico, venuto per la redenzione dei peccati. .Ora, questa tattica seguita anche con Puditorio stoico di t^ne, alla

quale egli presenta queilla dottrina che pi concordava con la dottrina stoica, esponen^dpla secondo gli schemi che dovevano apparirgli pi accetti^. N mi par possibile negare a Paolo l'originaria paternit del diSGorso sull' Areopago^ se quanto siam venuti dicendo vero, Considerare, da un lato, il discorso di Atene come la sintesi, di :due (^rrehti, profetica e stoica ^ e attribuire, dall'altro, questa poderosa concezine a una oscura e

anonima personalit, qiiandpsonalit

la storia; la attribuisce

a una, per-

che

non soltanto era capace

di simile sintesi