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2014 gennaio – aprile 2014 UTFP NEWS n. 20 Unità Tecnica Finanza di Progetto Il presente documento di proprietà UTFP DIPE Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha scopo informativo e divulgativo. I contenuti sono utilizzabili citando obbligatoriamente la fonte. Non sono consentite la pubblicazione e la vendita anche parziale del contenuto. I contenuti di UTFP News non impegnano l'Unità Tecnica Finanza di Progetto e le istituzioni di appartenenza. La pubblicazione ha cadenza irregolare. News e approfondimenti sul PPP e Project Finance Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica Economica

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2014 

 

gennaio – aprile 2014 

UTFP NEWS n. 20

 

Unità Tecnica Finanza di Progetto

Il  presente  documento  di  proprietà UTFP  –  DIPE  ‐  Presidenza  del  Consiglio  dei Ministri,  ha  scopo  informativo  e  divulgativo.  I  contenuti  sono  utilizzabili  citando obbligatoriamente la fonte. Non sono consentite la pubblicazione e la vendita anche parziale del contenuto. I contenuti di UTFP News non impegnano l'Unità Tecnica Finanza di Progetto e le istituzioni di appartenenza. La pubblicazione ha cadenza irregolare.

News e approfondimenti sul PPP e Project Finance

Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica 

Economica 

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UTFP NEWS NUMERO 20  GENNAIO – APRILE 2014 

UTFP  NEWS                              

 

  Presentazione 

L’UTFP torna a divulgare  la newsletter “UTFP News”, a un anno dalla pubblicazione dell’ultimo numero. L’esigenza di diffondere al pubblico la cultura del Partenariato Pubblico Privato tramite articoli, notizie, informazioni d’interesse dei progetti  realizzati  in  project  finance  e  approfondimenti  su  tematiche  di  attualità  nel  contesto  del  PPP  è  il  tema essenziale che guida la pubblicazione della newsletter, che, a partire dal 2014, avrà cadenza quadrimestrale. 

I  componenti  dell’Unità  hanno  aggiornato  i  contenuti  del  documento  “UTFP  100  domande  e  risposte”.  Tale pubblicazione  ha  riscosso  particolare  interesse  nella  sua  prima  edizione  del  2009  e  si  è  rivelata  un  importante strumento di supporto per gli addetti ai lavori nel campo del PPP, registrando più di 60.000 download dagli utenti del sito  web  istituzionale  dell’UTFP.  La  versione  del  documento  di  maggio  2014  propone  aggiornamenti  relativi,  in particolare, alle più importanti modifiche intervenute al Codice dei contratti pubblici, nonché del relativo Regolamento di attuazione, avendo riguardo, sul piano della normativa comunitaria, alla direttiva 2014/23/UE. 

UTFP news n. 20 riporta, inoltre: news sui closing finanziari in Europa presentati da EPEC per il 2013, con un occhio di riguardo per i progetti autostradali di Bre.Be.Mi. e TEEM, nonché una sintesi dei principali dati presentati dal Cresme sul mercato del PPP in Italia nel rapporto 2013, con un focus per l’Emilia Romagna.  

In questo numero si intende dare spazio alle principali novità intervenute in materia di PPP nella sezione “in evidenza nel 2013”, in particolare, a seguito dell’approvazione del Decreto Legge del 21 giugno 2013 n.69 “del Fare”. 

D’interesse, nel panorama delle opere pubbliche, la pubblicazione di un Vademecum per l’applicazione del Modello di Linee Guida ai  fini della predisposizione del Documento Pluriennale di Pianificazione ai sensi del D.Lgs. n. 228/2011, curato anche dall’UTFP. 

Infine,  gli  approfondimenti  presentati  forniscono  da  un  lato  una  panoramica  sulle  nuove  direttive UE  su  appalti  e concessioni, dall’altro un’attenta  analisi del possibile  ruolo della Pubblica Amministrazione nella  valutazione di una proposta di intervento in project financing non previsto nella programmazione dei lavori pubblici, ai sensi del comma 19 dell’art. 153 del Codice dei contratti pubblici, le cui difficoltà interpretative da parte delle pubbliche amministrazioni risultano a tutt’oggi molto frequenti. 

Sommario 

News ‐ Nuova edizione di “UTFP: 100 domande e risposte” 

‐ Convegno  Unioncamere  ‐  Presentato  a  Roma  il  Rapporto  Cresme:  “Il  Partenariato  Pubblico  Privato  per  l’edilizia 

sostenibile” 

‐ Closing finanziari in Europa nel 2013: Bre.Be.Mi. e T.E.E.M tra gli importi più elevati 

‐ Il PPP in Emilia Romagna nel 2013: l’UTFP partecipa alla presentazione del rapporto Cresme regionale 

‐ Il PPP e i nuovi regolamenti comunitari in ambito di TEN – T e politica di coesione 

‐ La BEI finanzia il porto di Ravenna 

‐ Un  Vademecum  per  l’applicazione  del  Modello  di  Linee  Guida  nella  nuova  stagione  programmatoria  (D.Lgs  n 

228/2011) 

 

In evidenza nel 2013 ‐ PPP e Decreto del Fare: modifiche rilevanti 

 

Approfondimenti ‐ Pubblicate le nuove direttive UE su appalti e concessioni 

‐ La valutazione di un intervento in project financing non previsto nella programmazione dei lavori pubblici 

Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica 

Economica 

 

Unità Tecnica Finanza di Progetto

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UTFP NEWS NUMERO 20  GENNAIO – APRILE 2014 

 

Nuova edizione di “UTFP: 100 domande e risposte” 

La  crescente  rilevanza  e  diffusione delle  operazioni  di  Partenariato Pubblico Privato presso le Pubbliche Amministrazioni  unitamente  alle modifiche  normative  intervenute hanno  stimolato  l’Unità  Tecnica Finanza di Progetto ad aggiornare la pubblicazione “UTFP ‐ 100 domande e  risposte”  disponibile  nella  sua nuova versione su www.utfp.it. 

La  pubblicazione,  redatta inizialmente  nel  2009  e  rivolta  a coloro  che  nell’ambito  della Pubblica Amministrazione Italiana, e non  solo,  si  occupano  di Partenariato  Pubblico  Privato  e  di Finanza  di  Progetto  mantiene  il taglio divulgativo e  il formato snello con cui è stata predisposta  la prima edizione  al  fine  di  diffondere  con chiarezza  i  termini  giuridici, procedurali ed economico  finanziari che  caratterizzano  gli  strumenti  di PPP  anche  al  fine  di  promuovere una  terminologia  omogenea  tra operatori istituzionali e privati.  

A questo fine, la strutturazione della pubblicazione  in  domande  e risposte,  alcune  delle  quali  riprese dai  quesiti  che  generalmente vengono  rivolti  all’Unità  Tecnica Finanza  Progetto  nell’ambito  della propria  attività  di  assistenza  alle Pubbliche  Amministrazioni,  lungi dall’esaurire  la  complessità dell’argomento,  intende  invece focalizzarsi  sui  concetti fondamentali  che  sottendono  le operazioni in regime di PPP. 

Il  successo  della  pubblicazione,  che intende  configurarsi  come  uno strumento  di  approccio  ai  temi  del PPP  a  partire  da  una  trattazione  in grado di coniugare la sistematicità  

 

dell’approccio  alla  semplicità  di lettura,  è  confermato  dagli  oltre 60.000 utenti  che dal 2009  al 2013 hanno  avuto  accesso  alla pubblicazione. 

L’articolazione  tematica  con  cui  i contenuti  sono  organizzati  nel documento  riflette  la  dimensione multidisciplinare  di  questa fattispecie di operazioni e spazia da un primo inquadramento sui modelli di  PPP  mediante  la  loro identificazione  e  l’individuazione delle  potenzialità  e  limiti  per approfondire,  successivamente,  le questioni di ordine procedurale e di ordine giuridico riferita agli istituti di Partenariato  Pubblico  Privato  più diffusi.  

 

Gli  aspetti  economico  finanziari riguardano  l’analisi  di  fattibilità finanziaria,  la  sua  articolazione  e strutturazione,  ai  principali indicatori di redditività e bancabilità dell’investimento  nell’ambito  del Piano  Economico  Finanziario permettono di dare conto della  

 

 

 

 

strutturazione  complessiva  di operazioni  di  questo  tipo.  Tra  i principali elementi di novità rispetto alla precedente versione merita una segnalazione  la  sistematica  e profonda  revisione  della  sezione normativa  rispetto  al  rinnovato quadro  legislativo  che  ha considerato  i  seguenti  tre  livelli  di integrazione e modifiche: 

- La  specificazione  di  alcuni elementi  rilevanti  derivati  dal “Regolamento di esecuzione ed attuazione del Codice” riferibili alla definizione delle analisi che compongono  gli  Studi  di Fattibilità;  alla  specificazione dei  contenuti  minimi  della Convenzione  e,  infine,  alla disciplina  della  Finanza  di Progetto  di  contratti  di concessione  di  servizi  (ex. Art. 278  D.P.R.  207/2007)  ovvero un  modello  di  PPP  che  sta conoscendo  un  grande  rilievo quantitativo  all’interno  del mercato del PPP italiano. 

- L’inserimento  di  nuovi  istituti nel  Codice  –  è  il  caso  del “Contratto  di  Disponibilità”  – ovvero  la  definizione  e  le procedure  connesse  alla disciplina  delle  “Società  a capitale misto per  l’erogazione di  un  servizio  pubblico  locale” che  contraddistinguono  i modelli di PPP istituzionalizzato derivate  dalle  modifiche  al TUEL anche per effetto di  leggi finalizzate  ad  elevare  la competitività  del  Paese  (L. 221/2012). 

- La  specificazione  di  elementi procedurali  sia  per  quanto attiene  all’armonizzazione  con le  direttive  UE  (direttiva 2014/23/UE  del  Parlamento europeo e del Consiglio del 26 

NEWS 

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UTFP NEWS NUMERO 20  GENNAIO – APRILE 2014 

febbraio  2014)  sul  tema dell’aggiudicazione  dei contratti  di  concessione  che per  quanto  riguarda  il rafforzamento  della correlazione  tra  il  piano economico  finanziario  e  la convenzione  ai  fini  della verifica  circa  la  bancabilità 

dell’iniziativa  introdotte  al Codice con le recenti modifiche apportate dalla  legge 9 agosto 2013, n. 98, di conversione del d.l..21 giugno 2013, n. 69, (c.d. "Decreto del Fare"). 

La  pubblicazione  si  articola  in quattro  parti:  presentazione 

dell’Unità  Tecnica  Finanza  di Progetto, definizioni e differenze tra strumenti  di  Partenariato  Pubblico Privato;  aspetti  giuridici;  aspetti economico finanziari. 

Federica Di Piazza 

Convegno  Unioncamere‐presentato  a  Roma  il rapporto  del  Cresme:  il Partenariato  Pubblico  e Privato  e  l’edilizia sostenibile 

Lo scorso 5 febbraio, presso  la sede dell’Unioncamere  di  Roma,  si  è tenuto  il  convegno:  “Tra  crisi  e ripresa:  la  strada  dell’edilizia sostenibile  e  del  Partenariato Pubblico  Privato”,  a  cui  ha  preso parte  anche  l’UTFP.  All’interno  del convegno  è  stato  presentato  il Rapporto  sull’andamento  del mercato del PPP  in  Italia, curato da Unioncamere  e  realizzato  con  il contributo  tecnico‐scientifico  di Cresme Europa Servizi. 

Dal  rapporto  emerge  che,  a  causa delle  evidenti  condizioni  del mercato  globale,  nel  biennio  2012‐2013 si è registrato  il protrarsi della crisi  del  mercato  delle  opere pubbliche.  Tale  dato  si  registra  sia per  le opere di  sola esecuzione,  sia per  il  settore  del  PPP,  con riferimento,  in  particolare,  agli importi  delle  gare  bandite  e aggiudicate,  a  fronte  di  una sostanziale  tenuta  del  numero  di gare.  

Con  riferimento  al mercato  globale delle opere pubbliche, considerando gli  importi messi a gara,  il  rapporto Cresme  rileva  un  andamento  in continuo e forte ribasso nel triennio 2011‐2013:  circa  30,5  miliardi  nel 2011,  circa  23  miliardi  nel  2012  e circa 20,1 miliardi nel 2013. 

Le  previsioni  nell’ambito  degli investimenti  in opere pubbliche per il  triennio  2015‐2017  evidenziano comunque  una  possibile  lenta ripresa. 

Per  quanto  riguarda  l’evoluzione delle  gare  in  PPP,  il  biennio  2012‐2013  è  stato  caratterizzato  da  una forte  contrazione  del  valore  delle gare  bandite,  a  fronte  di  una sostanziale tenuta della numerosità: nel  2013  il  mercato  del  PPP  è rappresentato  da  2.901  gare  (‐5% rispetto  al  2012)  per  un  importo complessivo  di  circa  5,2 miliardi  di euro (‐34% rispetto al 2012).  

Anche  dal  lato  delle  aggiudicazioni, nel biennio 2012‐2013 si è registrata una significativa flessione del valore complessivo  delle  gare  aggiudicate, a  fronte  di  una  sostanziale  tenuta del numero.  Il 2013  si è  chiuso  con 793  aggiudicazioni  per  un  valore complessivo  di  3,2  miliardi  (contro un numero di gare pari a 762 per un valore  di  6,3  miliardi  registrati  nel 2012). 

Il peso complessivo del mercato del PPP sul totale delle opere pubbliche nel  biennio  2012‐2013  ha  fatto registrare,  in  termini  di  valore,  una media di circa  il 30%, nonostante  la fase  espansiva  si  sia  interrotta  a partire dal 2011.  

Il  rapporto Cresme ha,  inoltre, dato quest’anno  risalto a un aspetto  che appare  rilevante  in  relazione all’evoluzione che il mercato del PPP potrebbe  avere  nel  prossimo futuro:  la  particolare attenzione  che  le  pubbliche 

amministrazioni  hanno  dimostrato per le tematiche legate allo sviluppo sostenibile.  Il  mercato  del  PPP riconducibile  all’edilizia  sostenibile, che  riguarda  ben  13  settori  tra  i quali  i  beni  culturali,  i  cimiteri,  la sanità e il tempo libero, rappresenta circa  il 72% come numero ed  il 45% per  importo  dell’intero mercato.  In totale  le  operazioni  di  PPP  relative classificate  nell’edilizia  sostenibile sono  pari  a  2084  per  un  valore complessivo  pari  a  2,1  miliardi  e rispettivamente  ha  fatto  registrare un +8% sul numero delle operazioni e  un  +30%  sugli  importi.  In particolare  le  tematiche  principali che hanno portato al  trend positivo sul  mercato  sono  state  legate  ad interventi  di  efficienze,  risparmio energetico ed energia pulita. 

Particolare  importanza  stanno avendo  gli  interventi  di certificazione  di  imprese  e professionisti  relativi  al  costruire sostenibile,  alcune  certificazioni  già operanti  sono:  Casa  Clima,  GBC Italia, Protocollo Itaca.   

Fondamentale per lo sviluppo di tale segmento  saranno  i  prossimi interventi  previsti  da Horizon  2020, che  potranno  determinare  delle spinte  evolutive  importanti  per  un “costruire” sostenibile. 

Rosella Santella

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UTFP NEWS NUMERO 20  GENNAIO – APRILE 2014 

Closing  finanziari  in Europa  nel  2013: Bre.Be.Mi.  e  T.E.E.M  tra gli importi più elevati 

In Europa, nel 2013, 80 operazioni di PPP  hanno  raggiunto  il  closing finanziario,  lo  ha  reso  noto  lo European  PPP  Expertise  Centre (EPEC),  sul  proprio  sito  web,  nel rapporto  sull’andamento  del mercato  europeo  del  PPP  2013 “Market  Update”.  I  6  contratti  di finanziamento  con  importo superiore  a  500  milioni  di  euro hanno  rappresentato,  come  negli ultimi anni, più della metà del valore totale del mercato del PPP europeo: circa 8,6 miliardi di euro, rispetto al valore  complessivo  di  16,3 miliardi di  euro.  Dal  punto  di  vista settoriale,  invece,  il  settore dell’istruzione ha fatto registrare il maggior numero di contratti di finanziamento  conclusi,  mentre il  settore  dei  trasporti  si  è attestato,  come  di  consueto,  al primo posto in termini di valore. 

Per  quanto  riguarda  l’Italia, l’EPEC ha registrato 4 operazioni in  PPP  che  hanno  raggiunto  la sottoscrizione  del  contratto  di finanziamento,  attraverso  le quali  il mercato dei closing del PPP  italiano 

(4,4 miliardi di euro) si è attestato al secondo posto  in Europa  in  termini di  importo,  alle  spalle  del mercato del  PPP  britannico  (6  miliardi  di euro).  I  contratti  di  finanziamento raggiunti  per  il  collegamento autostradale  Brescia  –  Bergamo  ‐ Milano  ‐  Bre.Be.Mi.  (2,3 miliardi  di euro)  e  per  la  Tangenziale  Est Esterna  di  Milano  ‐  TEEM  (1,8 miliardi  di  euro)  sono  stati  i principali protagonisti nel panorama dei contratti di finanziamento di PPP nel  vecchio  continente, configurandosi  rispettivamente come  il  primo  e  il  terzo  closing  di maggior importo. 

Closing finanziari in Europa 2013: valore e numero 

Fonte EPEC sito web 

La Bre.Be.Mi, il cui tracciato sviluppa una  lunghezza  complessiva  pari  a 

circa  60  km,  interessando  cinque province e più di quaranta comuni e superando,  da  ovest  a  est  della pianura  lombarda,  in  viadotto,  i fiumi Oglio, Serio e Adda ed il Canale della  Muzza,  intersecando  infine  il percorso  previsto  per  la  TEEM, aveva  raggiunto  già  nel  primo semestre  del  2013  la  chiusura  del contratto  di  finanziamento,  grazie anche  all’intervento  della  Banca Europea per gli  Investimenti e della Cassa Depositi e Prestiti.  

Per  quanto  riguarda  la  TEEM, invece,  gli  sviluppi  legati  al finanziamento  senior  sono  più recenti.  L’operazione  ha,  infatti, registrato  il  closing  finanziario  alla fine  del  2013,  raggiungendo  un importante  step  nel  percorso  che aveva  visto  il  progetto  definitivo 

approvato  dal  CIPE  (2011)  a sei  anni  di  distanza dall’approvazione  del progetto  preliminare.  La tangenziale  est  esterna  del capoluogo  lombardo collegherà  in  modo  diretto l’autostrada  A4,  tramite  lo svincolo  di  Agrate  Brianza, con  l’autostrada  A1,  per  un tracciato complessivo di circa 32 km. 

Marco Tranquilli

Il PPP  in Emilia Romagna nel  2013:  l’UTFP partecipa  alla presentazione  del rapporto  CRESME regionale  

I  dati  presentati  dall’Osservatorio Regionale del Partenariato Pubblico Privato  dell’Emilia  Romagna (SIOPER)  confermano,  anche  in ambito regionale, l’andamento che il mercato del PPP nel 2013 ha avuto a livello nazionale.  Il mercato del PPP in  Emilia  Romagna  ha  subito  un significativo  rallentamento,  in particolare  dal  lato  della  domanda, 

per  quanto  riguarda  le aggiudicazioni, invece, si è registrata una  crescita  dopo  il  crollo  che avevano subito nel 2012. 

In  dettaglio,  per  il  2013, l’Osservatorio ha censito per l’Emilia Romagna  155  gare  di  PPP  (contro una media nazionale di 145 gare),  il 24%  in meno  rispetto  alle  203  del 2012 ed il 18% in meno rispetto alle 190  del  2011.  A  livello  nazionale, l’Emilia  Romagna  si  attesta  al  9° posto,  classifica  che  vede  al  primo posto  la  Lombardia  con  464  gare censite.  

L’importo  complessivo  conosciuto su 99 gare  totali  (delle 155 censite) 

ammonta a  140,9 milioni,  il 29% in meno  rispetto  ai  197,  4 milioni  del 2012.  Su  base  nazionale,  pertanto, l’Emilia  Romagna  si  attesta  al  13° posto  come  volume  d’affari  contro una media  regionale  di  258 milioni di  euro.  Inoltre,  si  evidenzia  che  la gara  di  importo maggiore  del  2013 ha  avuto  un  valore  di  oltre  39 milioni. 

Considerando  i  mercati  provinciali, Bologna si pone al primo posto con 30  gare  censite,  al  secondo  posto troviamo Parma con 26 gare censite ed al terzo Modena con 20 gare. 

Dal  lato  degli  importi,  Bologna conferma  il  primo  posto  con  71 

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UTFP NEWS NUMERO 20  GENNAIO – APRILE 2014 

milioni,  Ferrara  il  secondo  con  16 milioni  e  Reggio  Emilia  il  terzo  con 15 milioni. 

Per  quanto  riguarda  le aggiudicazioni  invece,  l’andamento è  stato  radicalmente opposto:  sia  il numero  di  contratti  aggiudicati  che l’importo  complessivo  sono,  infatti,  saliti rispetto ai valori registrati negli anni  precedenti.  In  dettaglio,  nel 2013 si  registrano 100 contratti per un  valore  complessivo  pari  a  1,08 miliardi  di  euro  rispetto  agli  88 contratti  con  valore  complessivo  di 114  milioni  di  euro  del  2012.  I settori  che  hanno  determinato  tale andamento  sono:  gli  impianti sportivi,  le  reti  energetiche  e  i trasporti. 

Valutando  il  peso  del  mercato  del PPP  in  Emilia  Romagna  sulle Opere Pubbliche si riscontra un andamento divergente:  da  un  lato  infatti  la percentuale  di  PPP  sul    numero  di 

gare  si  è  ridotto  di  circa  5  punti percentuali,  passando  dal  26%  del 2012  al  21%  del  2013;  dall’altro invece  l’importo  è  salito  dal  15,5% del  2012  al    20,2%  del  2013.  I risultati dell’attività di monitoraggio effettuata  dall’UTFP  nel  2012 evidenziavano  come  i  progetti assistiti  dall’Unità  avessero registrato un tasso di aggiudicazione su  base  nazionale  rispetto  ai progetti  banditi  pari  al  70%.  Tale valore  risulta  incrementato  per l’Emilia Romagna. 

Inoltre,  i  dati presentati dal Nucleo di  Valutazione  e  verifica  degli investimenti  pubblici  ‐  Regione Emilia  Romagna,  risultato  di  uno studio  basato  sull’analisi  di  16  casi, hanno  fatto  emergere  il  seguente processo  di  gestione  a  livello regionale:  tempistica  per  la  gara  di poco  più  di  2  anni  e  tempistica  di realizzazione dei  lavori di poco oltre i  due  anni  e  mezzo.  Sulla  base 

dell’indagine  portata  avanti  dal Nucleo di Valutazione,  si  registrano inoltre  buone  capacità  di  avvio dell’iter  procedurale  e  di predisposizione  dello  studio  di fattibilità.  Risultano  invece problematiche  le  fasi  procedurali relative  alle  analisi  economico finanziarie  (analisi della domanda  e dei  rischi).  Le  raccomandazioni principali  espresse  dall’UTFP  nella partecipazione  al  convegno  sono state  quelle  di  dover  rafforzare  le competenze  tecniche  dei  team  di lavoro  predisposti  dalle  Pubbliche Amministrazioni  e  di  implementare progetti  con  flussi  di  ricavi  stabili supportati  da  una  corretta  analisi della domanda e dei  rischi connessi al progetto. 

Rosella Santella

Il  PPP  e  i  nuovi regolamenti  comunitari in  ambito  di  TEN  –  T  e politica di coesione  

Sviluppo delle Reti TEN ‐ T 

Regolamento (UE) N. 1315/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2013 

L’11  dicembre  il  Parlamento Europeo  ha  approvato  il Regolamento  N.  1315/2013  che definisce  gli  orientamenti  per  lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti  (rete  TEN  –  T)  e  interessa tutte  le  modalità  di  trasporto,  le piattaforme  intermodali  e  le applicazioni telematiche.  

L’articolo  7  del  Regolamento disciplina  i  progetti  di  interesse comune  che  contribuiscono  allo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti  e  che  sono  oggetto  di finanziamento  da  parte  dell’Unione 

secondo  le  condizioni  stabilite  dal Regolamento (UE) n . 1316/2013. 

In base  al dettato del Regolamento lo  sviluppo  della  rete  transeuropea dei  trasporti  dovrebbe  avvenire attraverso una struttura a due livelli: 

- Una  rete  centrale  (core)  da rendere  pienamente  operativa entro il 2030. Consiste in quelle parti  della  rete  globale  che rivestono  la  più  alta importanza strategica ai fini del conseguimento  degli  obiettivi per  lo  sviluppo  della  rete transeuropea dei trasporti.  

- Una  rete  globale (comprehensive)  da  rendere completamente  operativa entro  il  2050  e  destinata  ad alimentare  la  rete  centrale.  La rete  in  oggetto  sarà  costituita da  tutte  le  infrastrutture  di trasporto,  esistenti  e pianificate,  della  rete transeuropea  dei  trasporti, nonché  da  misure  che  ne promuovono  l'uso  efficiente  e 

sostenibile  sul  piano  sociale  e ambientale. 

Gli  orientamenti  oggetto  del presente  Regolamento  sono  stati elaborati  alla  luce  degli  obiettivi identificati  nel  Libro  Bianco  2011 “Roadmap  to  a  Single  European Transport  Area  –  Towards  a competitive  and  resource  efficient transport  system”    e  definiscono  la strategia per  le politiche TEN‐T  fino al 2030/2050. 

Regolamento  (UE) n. 1316/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2013 

Il  Regolamento  istituisce  il “Connecting  Europe  Facility”  (CEF), che stabilisce  le condizioni,  i metodi e le procedure per la concessione di assistenza  finanziaria  dell'Unione alle  reti  transeuropee  al  fine  di sostenere progetti  infrastrutturali di interesse  comune  nei  settori  dei trasporti,  delle  telecomunicazioni  e dell'energia. 

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UTFP NEWS NUMERO 20  GENNAIO – APRILE 2014 

Il  Regolamento  determina  una dotazione pari a  circa 33 miliardi di euro di cui 26 miliardi circa destinati al  settore  dei  trasporti  (circa  11 trasferiti  dal  Fondo  di  coesione istituito  con  il  nuovo  Regolamento UE n. 1301/2013), 1 miliardo circa al settore  delle  telecomunicazioni  e 5,8 al settore dell’energia. 

Con  riferimento  ai  tassi  di finanziamento,  il  Regolamento, all’art. 10, stabilisce  le nuove quote di  cofinanziamento  che  verranno elargite  in  base  al  settore  di intervento  (es.  trasporti,  energia, telecomunicazioni,  ecc.)  ed  alla destinazione  (es.  studi,  lavori, ecc.). Il  Regolamento  prevede  una  quota massima  di  cofinanziamento  dei costi ammissibili pari al 50% per gli studi, una quota  tra  il 10% e  il 40% per i lavori e una quota tra il 20% e il 75%  per  i  servizi  basati  su applicazioni telematiche. 

Gli  strumenti  finanziari  della  rete transeuropea  dei  trasporti  sono finalizzati a  fornire  il “leverage” per attivare  capitali  privati,  aumentare l’apporto di capitale di rischio per  il finanziamento  in  PPP  dei  grandi progetti  europei  disciplinati  dal Regolamento (UE) N. 1315/2013.  

Fondi  Strutturali  e  di  Investimento Europei 

Regolamento  (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013 

Il presente regolamento stabilisce le norme  comuni  applicabili  ai  fondi Strutturali e di Investimento Europei (fondi  SIE)  nonché  le  disposizioni necessarie per garantire  l'efficacia e il coordinamento dei fondi tra loro e con altri strumenti dell'Unione. 

I  fondi  SIE  possono  essere  utilizzati per  co‐finanziare operazioni  in PPP. Gli  attori pubblici  e privati possono beneficiare  dei  fondi  associati  ai PPP,  ovvero  degli  strumenti  di sostegno  speciali  eventualmente istituiti  dalla  Commissione  europea  (si  ricordino  le  iniziative  JASPER, JEREMIE,  JESSICA  e  JASMINE  nel 

corso della programmazione 2007 – 2013). 

I  principali  riferimenti  in  tema  di Partenariato Pubblico ‐ Privato sono contenuti  agli  articoli  31,  62,  64  e 102. 

All’articolo 31 il nuovo Regolamento conferma  la facoltà  a favore  degli Stati membri di  richiedere la partecipazione  della Banca Europea degli Investimenti (BEI)  ad attività connesse  alla  preparazione  delle operazioni,  in  particolare:  grandi progetti, strumenti finanziari e PPP. 

Al  Capo  II  ‐  “Norme  speciali  sul sostegno  dei  fondi  SIE  ai  PPP”, l’articolo 62 stabilisce che i fondi SIE possono  essere  utilizzati  per sostenere operazioni di PPP mentre l’articolo  63  specifica  che,  in relazione  ad  operazioni  in  PPP,  il beneficiario può essere:  

- l'organismo  di  diritto  pubblico che ha avviato l'operazione; o  

- un organismo di diritto privato di  uno  Stato membro  che  è  o deve  essere  selezionato  per l'esecuzione dell'operazione.  

L’articolo 64 introduce una misura di sostegno  alle  operazioni  di  PPP precisando  che,  nel  caso  di un’operazione  in  PPP  in  cui  il beneficiario  sia  un  organismo  di diritto pubblico, le spese nell’ambito dell’operazione  sostenute  e  pagate dal  partner  privato  possono  essere considerate  sostenute  e  pagate  dal beneficiario  e  incluse  in  una richiesta  di  pagamento  alla Commissione a condizione che: 

- il  beneficiario  sottoscriva  un accordo  PPP  con  un  partner privato; 

- l’autorità  di  gestione  verifichi che  le  spese  dichiarate  dal beneficiario siano state pagate dal partner privato. 

Con  riferimento  alle  decisioni relative  a  un  grande  progetto l’articolo  102  del  Regolamento prevede che l’approvazione da parte della  Commissione  nelle  operazioni in  PPP  sia  subordinata  alla  firma dell’accordo  di  PPP  tra  organismo pubblico  e  privato  entro  tre  anni dall’approvazione. 

Il  quadro  finanziario  è  delineato dagli  articoli  91  e  92  del Regolamento. 

L’articolo 91 definisce  le  risorse per la  coesione  economica,  sociale  e territoriale per il periodo 2014‐2020 stabilendole  in  misura  pari  a  circa 325,1  miliardi  di  euro,  di  cui  circa 322,1  miliardi  rappresentano  le risorse  globali  assegnate  al  FESR,  al FSE  e  al  Fondo  di  Coesione  e  3 miliardi  di  euro  costituiscono  una dotazione  specifica  a  favore dell’occupazione giovanile. 

L’articolo  92  stabilisce  le  risorse destinate  all'obiettivo  Investimenti in  favore  della  crescita  e dell'occupazione che ammontano al 96,33% delle  risorse globali  (per un valore  pari  a  circa  313,2 miliardi  di euro) e sono così ripartite: 

- il 52,45%  (circa 164,3   miliardi di euro) è destinato alle regioni meno sviluppate; 

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UTFP NEWS NUMERO 20  GENNAIO – APRILE 2014 

- il 10,24% (circa 32,1 miliardi di 

euro) è destinato alle regioni in transizione; 

- c)  il 15,67%  (circa 49,1 miliardi di euro) è destinato alle regioni più sviluppate; 

- d)  il 21,19% (circa 66,4 miliardi di  euro)  è  destinato  agli  Stati membri  che  beneficiano  del Fondo di coesione; 

- e) lo 0,44% (circa 1,4 miliardi di euro)  è  destinato  ai finanziamenti  supplementari per le regioni ultraperiferiche e le regioni di livello NUTS 2. 

Le  strategie  e  le  priorità  di intervento  di  ogni  Stato  Membro, nonché  le modalità  di  impiego  dei fondi  SIE  vengono  definite attraverso  l’Accordo di Partenariato stipulato  tra  ciascun  Stato membro 

e  la  Commissione  Europea.  Tali accordi  sono  stati  sottoposti  alla Commissione  Europea  il  22  aprile u.s..  Gli  stessi  definiscono  i contenuti  in  base  ai  quali  saranno strutturati  i  Programmi  Operativi per l’utilizzo dei singoli fondi SIE.  

Francesco Ricciardi

La BEI finanzia il porto di Ravenna 

La  Banca  Europea  per  gli investimenti  (BEI),  che  come  noto fornisce  consulenza  ed  eroga finanziamenti  per  progetti  di investimento  sostenibili  che contribuiscano  a  promuovere  gli obiettivi  strategici  dell'Unione Europea,  ha  dato  il  via  libera  a  un primo  finanziamento  per  l’Hub portuale  di  Ravenna.  Il  prestito, 

sottoscritto  a  dicembre  2013,  si sostanzia  in  una  prima  tranche  di circa 30 milioni di euro. 

Il  Progetto  dell’Hub,  articolato  in due fasi e quattro stralci, consiste in 

un  programma  di  investimenti  da attuare nel porto di Ravenna relativi, in  particolare,  a  lavori  di approfondimento  dei  fondali,  per una  media  di  circa  ‐13,5 metri  sul livello del mare, e al consolidamento delle  banchine  e  prevede  un  costo d’investimento di circa 380 milioni di euro. 

Marco Tranquilli 

 

 

Un  Vademecum  per l’applicazione  del Modello  di  Linee  Guida nella  nuova  stagione programmatoria  (D.Lgs  n 228/2011) 

Con  la Legge di contabilità e finanza pubblica  (art.  30  comma  9,  lettere a),  b),  c)  e  d)  della  legge  31 dicembre  2009,  n.  196),  la razionalizzazione,  efficienza  ed efficacia  della  spesa  in  conto capitale a valere sulle  leggi di spesa pluriennale  e  destinata  alla realizzazione di opere pubbliche e di pubblica  utilità  è  affidata  ad  un processo  di  programmazione  e valutazione  degli  investimenti specificato nel D.Lgs. n. 228/2011.  

Il  decreto  legislativo  stabilisce  la cornice  operativa  di  tale  processo stabilendo  che  i  Ministeri  sono 

tenuti  a  svolgere  un  processo  di valutazione  degli  investimenti  di propria  competenza  i  cui  esiti  sono riportati nel Documento Pluriennale di Pianificazione (DPP). 

Il  Documento,  che  presenta  una prospettiva  di  lungo  termine, include e rende coerenti tutti i piani e  programmi  d’investimento  di competenza  dei  Ministeri  (ivi compreso  il  Programma  Triennale dei  Lavori).  Nel  caso  del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Programma  di  Infrastrutture Strategiche  (PIS)  rappresenta  un Documento  di  programmazione autonomo comunque interessato da procedure  valutative  che  verrà affiancato  da  un  ulteriore Documento che riguarda altri piani e programmi  di  competenza  del dicastero.  

Il Documento, rappresenta  la sintesi di  un  processo  di  valutazione  dei 

progetti  articolato  in  quattro  parti che  riprendono  il mainstream  della teoria e delle pratiche  in materia.  Il processo di valutazione, obbligatorio per  l’accesso al  finanziamento degli investimenti,  si  articola  in  quattro fasi  per  cui,  a  partire  dalla definizione degli obiettivi ovvero dei fabbisogni  espressi  (1.  Valutazione ex  ante  dei  fabbisogni  e  servizi),  la definizione  delle  opere  oggetto  di finanziamento  da  ciascun Ministero è dapprima valutata prima della sua realizzazione materiale  in  relazione, tra  le  altre,  alla  sua  capacità  di rispondere  ai  fabbisogni  (2. Valutazione  ex  ante  delle  opere)  e quindi  ordinata  secondo  specifici criteri  di  priorità  che  ciascun ministero  dovrà  definire  (3. Selezione  delle  opere).  A  seguito della  realizzazione  delle  opere,  le medesime  vengono  valutate  nella loro  capacità  di  rispondere all’obiettivo  iniziale  (4.  Valutazione ex post delle opere). 

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UTFP NEWS NUMERO 20  GENNAIO – APRILE 2014 

Al  fine  di  elevare  il  livello  di operatività del Decreto Legislativo, e del successivo DPCM 3 agosto 2012, l’Unità  Tecnica  Finanza di  Progetto, ha  recentemente  collaborato  con  il Dipartimento  per  la Programmazione  e  il Coordinamento  della  Politica Economica,  il Nucleo di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici e  l’UVAL  del  Dipartimento  per  lo Sviluppo  e  la  Coesione  Economica alla  stesura  del  “Vademecum  per l’applicazione  del Modello  di  Linee Guida  ai  fini  della  predisposizione del  Documento  Pluriennale  di Pianificazione  ai  sensi  del  D.Lgs.  n. 228/2011”  (disponibile  sul  sito www.cipecomitato.it). 

L’obiettivo  che  si  propone  Il Vademecum  è  che  i Ministeri,  pur salvaguardando  le  proprie peculiarità,  presentino  al  CIPE proprie  Linee  Guida  e, conseguentemente,  Documenti 

Pluriennali  di  Programmazione  fra loro  raffrontabili  e  coerenti.  Esso traduce  operativamente  un caposaldo  dell’impianto  legislativo di riferimento che presenta profili di innovazione  nella  misura  in  cui  si concentra  sulla  relazione  tra fabbisogno  infrastrutturale  e  la capacità  degli  interventi  oggetto  di finanziamento  di  soddisfare  tale fabbisogno. 

In  questo  quadro  generale,  la definizione  delle  opere  oggetto  di finanziamento  è  sottoposta  a  una fase di selezione la cui trasparenza e razionalità  è  garantita  dalla definizione  di  precisi  criteri  di priorità.  Pur  demandando  ai  singoli ministeri l’individuazione di criteri di definizione  delle  priorità,  anche legate  all’individuazione  di  precisi fabbisogni  settoriali o  territoriali,  la rilevanza  dell’intervento  è esplicitamente  rinviata  ai  criteri stabiliti  all’art.  128,  c.  2  del  Codice 

dei  Contratti  che,  in merito alle priorità del “programma triennale” inerente  le  opere singole  di  costo superiore  a 100.000 €, specifica  che  “le 

amministrazioni aggiudicatrici 

individuano  con priorità  i  bisogni  che possono  essere soddisfatti  tramite  la realizzazione  di  lavori finanziabili  con  capitali privati,  in  quanto suscettibili  di  gestione economica“. 

L’avvio di una stagione programmatoria  da parte di tutti i dicasteri 

evidenzia tre elementi di rilievo che, allo  stato  dell’arte,  meritano  di essere evidenziati:  

- in  linea  generale,  il  rinnovato quadro  programmatorio  della spesa  pluriennale  di  tutti  i ministeri  individua  nei modelli di  PPP  il  proprio  vettore privilegiato al  fine di  realizzare opere  ed  erogare  servizi pubblici e di pubblica utilità  in coerenza  con  art.  128  del Codice; 

- sul  fronte  del  sistema  della programmazione infrastrutturale,  il  Programma di  Infrastrutture  Strategiche (PIS)  è  altresì  soggetto  al processo  di  valutazione individuato  dal  Decreto Legislativo  228/2011  in  cui  i fabbisogni  infrastrutturali (ovvero gli obiettivi di risultato) indirizzano  la  selezione  delle opere; 

- le  tecniche  operative individuate  dal  Vademecum, che  traducono  l’esigenza  di dotarsi  da  parte  delle amministrazioni  di metodologie  di  valutazione consolidate  e  trasparenti, rinviano  all’Analisi  Costi Benefici  e  alla  Analisi Finanziaria  con  particolare riferimento all’analisi dei Piano Economico  Finanziario  e dell’Analisi  del  Rischio  come attività  rispetto  alle  quali  si incardinano  le  procedure  di Valutazione  ex  ante  delle opere  da  ammettere  a finanziamento. 

Federica Di Piazza

 

 

 

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PPP e Decreto del Fare: modifiche rilevanti 

Le  principali  novità  in  tema  di  Partenariato  Pubblico Privato  (PPP)  intervenute  nel  corso  del  2013  sono contenute nel D.L. 21 giugno 2013, n. 69 – convertito, con modificazioni,  in  Legge  9  agosto  2013,  n.  98  –  recante “Disposizioni  urgenti  per  il  rilancio  dell’economia” (Decreto  del  Fare),  che  ha  modificato  il  regime precedente  introducendo  alcune  importanti  modifiche, per quanto  interessa  in questa  sede, principalmente agli art.  143,  144,  153,  174,  175  del  D.Lgs.  n.  163/2006, recante  il  “Codice  dei  contratti  pubblici  relativi  a  lavori, servizi e forniture” (di seguito, “Codice”). 

Caratteristiche  delle  concessioni  di  lavori  pubblici  (art. 143) 

Tra tali modifiche giova  in primo  luogo richiamare quelle apportate  all’articolo  143  del  Codice,  consistite  nella riscrittura  dei  commi  5  ed  8  e  nella  introduzione  del comma 8‐bis. 

Il  comma  5  prevede  la  facoltà  dell’amministrazione aggiudicatrice di cedere al concessionario,  in proprietà o in  diritto  di  godimento,  beni  immobili  appartenenti  alla stessa  amministrazione  ovvero  allo  scopo  espropriati.  A seguito di tale intervento normativo, non è più necessario che  tali beni  siano  strumentali o  connessi  alle opere da realizzare,  così  come  era  previsto  nella  previgente formulazione  del  comma  5,  ma  è  sufficiente  che  la relativa cessione sia posta  in essere “a titolo di prezzo” e sia  finalizzata  a  conseguire  l’equilibrio  economico‐finanziario dell’operazione.  

Le  modalità  di  utilizzazione  o  valorizzazione  dei  beni immobili  devono  essere  definite  dall’amministrazione unitamente all’approvazione del progetto posto a base di gara  ovvero,  nel  caso  di  procedura  da  svolgersi  ai  sensi dell’articolo  153  del  Codice,  nell’ambito  dello  studio  di fattibilità,  e  costituiscono  uno  dei  presupposti  che determinano  l’equilibrio  economico  finanziario  della concessione.  E’  inoltre  previsto,  in  modo  forse ridondante,  che  all’atto  della  consegna  dei  lavori  il concedente dichiari di disporre di  tutte  le autorizzazioni, licenze,  abilitazioni,  nulla  osta,  permessi  ed  altri  atti previsti  dalla  normativa  vigente  e  che  tali  atti  siano legittimi validi ed efficaci. 

 

 

 

 

Nel  comma  8  è  stato  previsto  l’obbligo  di  sottoporre  il piano  economico  finanziario  (PEF),  le  cui  condizioni  di equilibrio siano state rideterminate dal concedente e dal concessionario,  alla  previa  verifica  del  CIPE.  Tale circostanza  può  verificarsi  ogni  qual  volta l’amministrazione  aggiudicatrice  abbia  apportato  delle variazioni ai presupposti o alle condizioni di base del PEF ovvero  siano  sopravvenute  norme  legislative  e regolamentari che abbiano inciso sul suo equilibrio. Il CIPE compie  la  verifica  di  competenza  sentito  il  nucleo  di consulenza per  l'attuazione e  la regolazione dei servizi di pubblica  utilità  (NARS),  istituito  con  delibera  CIPE  dell’8 maggio 1996, n. 81 (G.U. n. 138/1996). 

Il  nuovo  comma  8‐bis  prescrive,  ai  fini  dell’applicazione delle  previsioni  su  richiamate,  che  i  contratti  di concessione  debbano  espressamente  contenere  una definizione di equilibrio economico  finanziario che  faccia riferimento  “ad  indicatori  di  redditività  e  di  capacità  di rimborso  del  debito,  nonché  la  procedura  e  la  cadenza temporale  degli  adempimenti  connessi”.  I  medesimi contratti,  inoltre,  devono  definire  i  presupposti  e  le condizioni poste  alla base del PEF,  le  cui  variazioni, non imputabili al concessionario, ne comportano la revisione. 

Procedure  di  affidamento  e  pubblicazione  del  bando relativo alle concessioni di lavori pubblici (art. 144) 

Il  Decreto  del  Fare  ha  modificato  Il  comma  3‐bis dell’articolo 144 del Codice, stabilendo  la  facoltà  in capo all’amministrazione aggiudicatrice, in caso di affidamento della concessione con procedura ristretta, di ricorrere ad una  “consultazione  preliminare  con  gli  operatori economici  invitati  a  presentare  le  offerte”,  al  fine  di verificare  l’insussistenza di  criticità del progetto posto  a base di gara sotto il profilo della finanziabilità. 

L’amministrazione potrà  indire  la consultazione  ‐ sempre che abbia previsto  l’esercizio di  tale  facoltà nel bando di gara  ‐ prima della scadenza del termine di presentazione delle  offerte.  All’esito  della  consultazione  e  sulla  scorta del  relativo  esito,  l’amministrazione  potrà  adeguare  gli atti di gara aggiornando  il termine di presentazione delle offerte,  che  non  potrà  essere  inferiore  a  trenta  giorni dalla comunicazione agli interessati. 

La consultazione non potrà, comunque, avere ad oggetto “l’importo  delle misure  di  defiscalizzazione  di  cui  all’art. 18 della  legge 12 novembre 2011 n. 183 e all’art. 33 del decreto  legge  18  ottobre  2012  n.  179  convertito  con 

IN EVIDENZA NEL 2013 

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modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012 n. 221 nonché l’importo dei contributi pubblici ove previsti”. 

Viene,  inoltre,  inserito nell’articolo 144  il comma 3‐ter,  il quale,  al  fine  di migliorare  i  profili  di  “bancabilità”  dei progetti, prevede  la  facoltà  in  capo  alle  amministrazioni aggiudicatrici di richiedere, facendone apposita menzione nel  bando,  che  le  offerte  siano  corredate  dalla manifestazione  di  interesse  a  finanziare  l’operazione sottoscritta  da  parte  di  uno  o  più  finanziatori,  anche  in considerazione dei contenuti dello schema di contratto e del PEF. 

Infine,  il  nuovo  comma  3‐quater  dell’articolo  144 stabilisce  che  il  bando  di  gara  possa  prevedere  la risoluzione  della  concessione  in  caso  di  mancata sottoscrizione  del  contratto  di  finanziamento  ovvero  in mancanza  di  sottoscrizione  o  collocamento  delle obbligazioni  di  cui  all’articolo  157  del  Codice  entro  un congruo  termine  fissato  dal  bando,  comunque  non superiore  a  24  mesi,  decorrente  dall’approvazione  del progetto  definitivo.  Al  fine  di  evitare  la  risoluzione,  il concessionario dovrà, entro lo stesso termine, reperire la liquidità  necessaria  attraverso  altre  forme  di finanziamento previste dalla legge. 

Finanza di Progetto (art. 153) 

Il  legislatore,  inserendo  nell’articolo  153  del  Codice  il comma  21‐bis,  ha  precisato  che,  anche  in  materia  di finanza  di  progetto,  trovano  applicazione,  in  quanto compatibili,  le  disposizioni  sopra  illustrate  di  cui all’articolo 144, commi 3‐bis, 3‐ter e 3‐quater del Codice, 

che, come detto, sono volte ad assicurare adeguati  livelli di “bancabilità” dell’iniziativa ed il coinvolgimento quanto prima possibile del sistema bancario nell’operazione. 

Concessioni  e  finanza  di  progetto  in  materia  di infrastrutture strategiche (artt. 174 e 175) 

Il Decreto del  Fare ha,  infine,  esteso  l’applicabilità delle previsioni già illustrate contenute nei commi 3‐bis, 3‐ter e 3‐quater  dell’art.  144  anche  agli  articoli  174  e  175  del Codice, disciplinanti, rispettivamente,  le concessioni ed  il project  financing  con  riferimento  alle  infrastrutture strategiche e di preminente interesse nazionale. 

Applicabilità delle modifiche  introdotte dal Decreto del Fare 

Il Decreto  del  Fare  è  stato  pubblicato  nella G.U.  del  21 giugno 2013, n. 144, S.O. ed è entrato  in vigore  il giorno seguente.  

Peraltro,  le modifiche  sopra  richiamate,  intervenute  agli articoli 144, 153, 174 e 175 del Codice, non si applicano alle  procedure  in  finanza  di  progetto  con  bando  già pubblicato alla data di entrata  in  vigore del Decreto del Fare, né agli  interventi da  realizzare mediante  finanza di progetto  le  cui  proposte  risultino  già  dichiarate  di pubblico interesse alla stessa data. 

Francesco Ricciardi 

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Pubblicate le nuove direttive UE su appalti e concessioni

Sono state pubblicate nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea serie L n. 94 del 28 marzo 2014 e sono entrate in vigore  a decorrere dal 17  aprile 2014  le nuove direttive comunitarie  in materia  di  appalti  pubblici  e  concessioni adottate  dal  Parlamento  europeo  e  dal  Consiglio rispettivamente  il  15  gennaio  e  l’11  febbraio  2014, mediante  procedura  legislativa  ordinaria,  all’esito  di  un lungo iter approvativo avviato nel 2011 su proposta della Commissione europea.  

Si tratta in particolare: 

- Della direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e  del  Consiglio  del  26  febbraio  2014 sull’aggiudicazione dei contratti di concessione; 

- Della direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e  del  Consiglio  del  26  febbraio  2014  sugli  appalti pubblici,  che  sostituisce  ed  abroga  la  direttiva 2004/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del  31 marzo 2004  relativa  al  coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi; 

- Della direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia,  dei  trasporti  e  dei  servizi  postali,  che sostituisce  ed  abroga  la  direttiva  2004/17/CE  del Parlamento  europeo  e  del  Consiglio  del  31 marzo 2004 vertente sulla stessa materia. 

Le  direttive  dovranno  essere  recepite  entro  il  18  aprile 2016 dai singoli Stati membri.  

Per  quanto  riguarda  l’Italia,  la  trasposizione  a  livello nazionale  condurrà  all’adeguamento del D.Lgs. 12  aprile 2006,  n.  163  e  ss.mm.ii.,  recante  “Codice  dei  contratti pubblici  relativi a  lavori,  servizi e  forniture  in attuazione delle  direttive  2004/17/CE  e  2004/18/CE”,  nonché  del relativo regolamento di attuazione contenuto nel d.P.R. 5 ottobre 2010, n. 207. 

 

 

 

 

 

 

La  rivisitazione  del  quadro  normativo  comunitario  sugli appalti  pubblici  e  le  concessioni,  attuata  con  le summenzionate  direttive,  si  pone  nell'ambito  delle iniziative prioritarie volte a favorire il completamento ed il rafforzamento del mercato unico europeo, individuate nel Single Market  Act  I  della  Commissione  europea  del  13 aprile 2011. 

In  tale  prospettiva,  l’emanazione  di  regole  chiare  e specifiche sull’aggiudicazione dei contratti di concessione rappresenta una assoluta ed  importante primizia a  livello comunitario,  tant’é  che  l’assenza  di  una  apposita normativa europea era stata più volte denunciata, come ricordato  anche  nel  primo  considerando  della  direttiva, come causa di distorsioni nel funzionamento del mercato interno e di ostacolo alla libera fornitura di servizi, a tutto svantaggio  degli  operatori  economici  (principalmente  le piccole  e medie  imprese)  e delle  stesse  amministrazioni aggiudicatrici.  

 

La nuova disciplina contenuta nella direttiva 2014/23/UE colma,  quindi,  una  rilevante  lacuna  nell’ordinamento giuridico  comunitario,  che  aveva  indotto  i  legislatori nazionali e gli interpreti ad assoggettare le concessioni di lavori  pubblici  alle  norme  di  base  in materia  di  appalti stabilite  dalla  direttiva  2004/18/CE  e  le  concessioni  di servizi ai principi generali del  trattato sul  funzionamento dell’Unione europea  (TFUE), con disparità di trattamento e  divergenti  interpretazioni  evidenziate,  a  più  riprese, 

APPROFONDIMENTI 

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dalla  copiosa  giurisprudenza  della  Corte  di  giustizia dell’Unione europea. 

Pertanto, la direttiva 2014/23/UE è tesa ad incentivare lo sviluppo di  forme di partenariato pubblico‐privato, di cui le  concessioni  costituiscono  lo  strumento  principe, attraverso  l’individuazione  di  un  quadro  di  regole uniformi  da  trasporre  su  scala  nazionale  allo  scopo  di armonizzare e semplificare  le  legislazioni dei singoli Stati membri, ancora troppo disomogenee tra loro. 

Tra  i  profili  di  maggiore  interesse  della  direttiva 2014/23/UE,  che  non  si  applica  alle  concessioni  per  le quali  è  stata  già  presentata  un’offerta  o  che  sono  state aggiudicate  prima  del  17  aprile  2014  e,  in  ogni  caso,  a quelle il cui valore stimato sia pari o inferiore alla soglia di rilevanza comunitaria attualmente  fissata nell’importo di euro 5.186.000, fatta salve future revisioni ad opera della Commissione europea, si segnalano brevemente quelli di seguito indicati.  

In primo  luogo, perché possa  ravvisarsi una  concessione in base alle nuove disposizioni comunitarie, è necessario che  in  capo  al  concessionario  sia  trasferito  in  modo effettivo  e  sostanziale  il  rischio  operativo  di  natura economica  legato  alla  gestione  dei  lavori  e/o  servizi oggetto del contratto.  

Ne consegue, pertanto, che:  

- il  concessionario  deve  essere  contrattualmente esposto  al  rischio  di  “non  riuscire  a  recuperare  gli investimenti  effettuati  e  i  costi  sostenuti  per realizzazione  i  lavori  o  i  servizi  aggiudicati  in condizioni operative normali, anche se una parte del rischio  resta  a  carico  dell’amministrazione aggiudicatrice  o  dell’ente  aggiudicatore”  (cfr. diciottesimo considerando); 

- non  può  configurarsi  come  concessione  e,  quindi, rientrare nel campo di applicazione della direttiva, il contratto  nel  quale  siano  presenti  clausole  che abbiano  l’effetto  di  eliminare  il  rischio  operativo  a carico  del  concessionario,  ad  esempio  attraverso tariffe  regolamentate o  garanzie  che permettano  a quest’ultimo  di  recuperare  la  totalità  degli investimenti  e  dei  costi  sostenuti  a  fronte dell’esecuzione del  contratto  (cfr. diciassettesimo e diciannovesimo considerando); 

- il  rischio operativo deve essere  inteso  come  rischio di  esposizione  reale  alle  fluttuazione  del mercato, “comprendente un rischio sul  lato della domanda o sul  lato dell’offerta, o entrambi”,  tale per  cui  “ogni potenziale perdita stimata subita dal concessionario non sia puramente nominale o trascurabile” (cfr. art. 5); 

- ai fini dell’accertamento della effettiva sussistenza in capo  al  concessionario  del  rischio  operativo,  deve essere,  altresì,  “preso  in  considerazione  in maniera coerente  ed  uniforme  il  valore  attuale  netto dell’insieme degli  investimenti, dei costi e dei  ricavi del concessionario” (cfr. ventesimo considerando). 

Il  legislatore europeo ha chiarito,  inoltre,  i parametri per calcolare il valore stimato di una concessione (cfr. art. 8), concetto che assume rilevanza non soltanto in funzione  della  verifica  del  superamento  della anzidetta  soglia  di  rilevanza  comunitaria  e,  quindi, dell’assoggettabilità  del  contratto  alla  direttiva 2014/23/UE,  ma  anche  ai  fini  dell’applicabilità  di numerose specifiche disposizioni  ivi contenute, quali quelle che stabiliscono: 

- il regime giuridico applicabile in caso di concessione mista di  lavori e  servizi o di  servizi e  forniture non separabili tra loro (art. 20); 

- la  facoltà  dell’amministrazione  aggiudicatrice  o dell’ente aggiudicatore di modificare  il contenuto e, soprattutto,  il  valore  della  concessione  durante  il relativo  periodo  di  efficacia,  anche  mediante l’affidamento  di  lavori  e  servizi  supplementari  in origine  non  inclusi  nel  contratto,  per  fronteggiare situazione  impreviste  e  senza  dover  prima obbligatoriamente espletare una nuova procedura di aggiudicazione aperta alla concorrenza (art. 43). 

Il  valore  stimato  della  concessione,  “valido  al momento dell’invio del bando di concessione o, nei casi  in cui non sia  previsto  detto  bando,  al  momento  in  cui l’amministrazione  aggiudicatrice  o  l’ente  aggiudicatore avvia la procedura di aggiudicazione della concessione”, è costituito  dal  fatturato  totale  del  concessionario  atteso per  la durata del  rapporto concessorio, al netto dell’IVA, generato  quale  corrispettivo  dei  lavori  e  dei  servizi dedotti nell’oggetto del contratto, nonché delle forniture accessorie  a  tali  lavori e  servizi. Tale  valore deve essere calcolato  “secondo  un metodo  oggettivo  specificato  nei documenti della concessione”, tenendo conto di una serie di  elementi,  tra  cui  a  titolo  esemplificativo:  il  valore  di eventuali  forme di opzione e di eventuali proroghe della durata  della  concessione;  gli  introiti  derivanti  dal pagamento,  ad  opera  degli  utenti,  di  tariffe  e  multe diverse da quelle riscosse per conto dell’amministrazione aggiudicatrice  o  dell’ente  aggiudicatore;  i  pagamenti  o qualsiasi vantaggio finanziario conferito al concessionario in qualsivoglia  forma dall’amministrazione  aggiudicatrice o  dall’ente  aggiudicatore  o  da  altre  amministrazioni pubbliche  ovvero  da  terzi  per  l’esecuzione  della concessione. 

Nella nuova disciplina viene, ancora, affermata  la  regola di matrice  giurisprudenziale  secondo  cui  la  durata  delle concessioni deve essere sempre limitata “al fine di evitare la  preclusione  dell’accesso  al mercato  e  restrizioni  della 

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concorrenza”.  Per  le  concessioni  di  durata  superiore  al quinquennio,  la durata massima non può comunque mai superare  il  periodo  di  tempo  in  cui  si  può ragionevolmente  prevedere,  in  condizioni  operative normali,  che  il  concessionario  recuperi  gli  investimenti effettuati per eseguire  i  lavori e/o  i servizi ed ottenga un ritorno  sul capitale  investito,  tenuto conto degli  specifici impegni  contrattuali  dallo  stesso  assunti  per  rispondere alle esigenze riguardanti, ad esempio, la qualità o il prezzo da  praticare  agli  utenti  (cfr.  cinquantaduesimo considerando e l’art. 18). 

La direttiva 2014/23/UE stabilisce, in ossequio ai consueti principi  generali  di  parità  di  trattamento,  non discriminazione  e  trasparenza,  una  serie  di  garanzie procedimentali  minime  e  criteri  di  selezione  che sovraintendono  alla  aggiudicazione  delle  concessioni, ispirati  a  consentire  la  massima  partecipazione  alla procedura  competitiva  anche  ad  opera  delle  PMI,  alle quali, di regola, non può essere  impedito di dimostrare  il possesso dei  requisiti  richiesti dal bando  facendo  ricorso alla  capacità  tecnica,  professionale,  finanziaria  ed economica di altri soggetti.  

In  tale  contesto  di  regole,  spicca  l’obbligo  delle amministrazioni aggiudicatrici e degli enti aggiudicatori di adottare  opportune misure  per  prevenire,  individuare  e risolvere  i  conflitti  di  interesse  insorti  nello  svolgimento 

delle  procedure  di  aggiudicazione  delle  concessioni,  in modo da evitare distorsioni della concorrenza e garantire la parità di trattamento di tutti  i candidati e gli offerenti; conflitto di interessi che deve ravvisarsi in tutti i casi in cui il personale di un’amministrazione aggiudicatrice o di un ente aggiudicatore che interviene nello svolgimento della procedura  o  può  influenzarne  il  risultato  “ha, direttamente  o  indirettamente,  un  interesse  finanziario, economico  o  altro  interesse  personale  che  può  essere percepito  come  una  minaccia  alla  sua  imparzialità  e indipendenza  nel  contesto  della  procedura  di aggiudicazione della concessione” (art. 35).  

Da ultimo,  la direttiva  in esame estende alle concessioni di lavori e/o servizi l’ambito di applicazione delle direttive 89/655/CEE a 92/13/CEE del Consiglio rispettivamente del 21  dicembre  1989  e  del  25  febbraio  1992,  le  quali coordinano  le  disposizioni  legislative,  regolamentari  e amministrative  relative  alle  procedure  di  ricorso  in materia di affidamento degli appalti pubblici, allo scopo di assicurare  un’idonea  tutela  giurisdizionale  anche  agli operatori economici che aspirino a vedersi aggiudicare  le concessioni.  

Augusto Vacca 

 

 

La  valutazione  di  un  intervento  in 

project  financing  non  previsto  nella 

programmazione dei lavori pubblici  

Una  considerevole  parte  delle  richieste  di  assistenza legale  provenienti  dalle  pubbliche  amministrazioni  ed istruite dalla Unità Tecnica Finanza di Progetto nel primo quadrimestre 2014 ha avuto ad oggetto  l’interpretazione dell’art. 153, comma 19, D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163, nel testo  risultante  a  seguito  dell’entrata  in  vigore  dell'art. 59‐bis, comma 1, D.L. 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con  modificazioni,  dalla  L.  24  marzo  2012,  n.  27  (di seguito, per brevità, “Codice”).  

Tale disposizione disciplina quella particolare procedura, articolata  in  più  fasi  o  sub  procedimenti,  non  molto dissimile  nella  sostanza  da  quella  dettata  dai  previgenti artt. 37bis, 37ter e 37quater della L. 11 febbraio 1994, n. 109, che l’amministrazione è tenuta ad espletare allorché riceva  dagli  operatori  economici  proposte  relative  alla realizzazione  ‐ con  il metodo della  finanza di progetto e, dunque,  con  l’impiego  di  risorse  totalmente  o parzialmente private, destinate ad essere remunerate con i  ricavi  della  gestione  ‐  di  lavori  pubblici  o  di  pubblica utilità  non  compresi  nella  programmazione  triennale  di cui  all’art.  128  del  Codice  ovvero  in  eventuali  altri 

strumenti  di  programmazione  approvati  in  base  alla normativa vigente. 

In linea con la procedura in commento, ciascun operatore economico può  legittimamente aspirare a  veder  inserire l’intervento  autonomamente  individuato negli  strumenti di programmazione  in uso all’amministrazione  ricevente, previa valutazione di  rispondenza al pubblico  interesse a cura  di  quest’ultima,  nonché  a  vedersi  riconoscere  lo status  di  promotore  nella  successiva  procedura concorsuale da indirsi per l’affidamento della concessione di  costruzione  e  gestione  (o  del  contratto  di  locazione finanziaria,  come  previsto  dal  comma  20  del  citato  art. 153), nella quale  il progetto preliminare dell’intervento  ‐ elaborato  dal  proponente  ed  approvato dall’amministrazione ‐ dovrà essere posto a base di gara.  

Lo status di promotore cui anela il proponente che avanzi cotale  proposta  attribuisce  talune  significative prerogative da  far valere nella procedura concorsuale “a valle”  e,  in  particolare,  il  diritto  di  prelazione  che consente  al  promotore  di  divenire  aggiudicatario  della concessione  in  luogo del miglior offerente, adeguando  la propria  originaria  proposta  a  quella  presentata  da quest’ultimo,  nonché  il  diritto  alternativo  al  rimborso forfettario delle spese sostenute per  l’elaborazione della proposta, nel limite del 2,5% del valore dell’investimento, 

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esercitabile dal promotore nel caso  in cui non si avvalga della prelazione. 

Sebbene  soltanto  tale  ultima  fase  procedurale,  che  va dalla  indizione  della  gara  all’aggiudicazione  definitiva della  concessione,  assuma  i  connotati  positivi  tipici dell’evidenza  pubblica,  con  il  corredo  di  rigidi  criteri selettivi e  requisiti disposti dalla  legge a  tutela della par condicio  tra  i  potenziali  concessionari,  è  proprio  la  fase procedimentale  a monte  ‐  che  presiede  alla  valutazione delle  proposte  di  intervento  pervenute  dai  potenziali promotori,  in  funzione  della  individuazione  di  quella idonea  al  soddisfacimento  dell’interesse  pubblico  e, perciò,  meritevole  di  essere  inserita  nella programmazione  dei  lavori  pubblici  e  successivamente attuata  ‐ a rappresentare “il cuore” dell’intera procedura ed  a  condizionare  il  legittimo  svolgimento  dell’intera sequela  successiva  (cfr.,  in  proposito,  Cons.  Stato,  Ad. Plen., 28 gennaio 2012, n. 1, con specifico riferimento alla disciplina previgente di cui agli artt. 37‐bis e ss. della L. n. 109/1994).  

Secondo  un  diffuso  orientamento  giurisprudenziale,  << nell'ambito  della  procedura  di  "project  financing"  si distinguono  la  fase  preliminare  della  individuazione  del promotore,  connotata  da  amplissima  discrezionalità amministrativa,  e  la  fase  selettiva  finalizzata all'affidamento  della  concessione,  che  costituisce  una gara soggetta ai principi comunitari e nazionali in materia di  evidenza  pubblica  >>  (cfr.  Cons.  Stato,  Ad.  Plen.,  15 aprile 2010, n. 2155), di talché  la valutazione di pubblico interesse  dell’opera  sarebbe  sindacabile  dal  giudice amministrativo  entro  i  limitati  confini  che  la  natura discrezionale che  il potere esercitato comporta e quindi, essenzialmente,  sotto  il  profilo  dell’eccesso  di  potere, allorché  l’amministrazione procedente compia una scelta manifestamente  illogica,  irrazionale,  contraddittoria  o fondata  su erronei presupposti di  fatto  (cfr. Cons. Stato, V, 23 marzo 2009, n. 1741). 

Il  menzionato  orientamento  del  giudice  amministrativo andrebbe,  però,  ponderato  alla  luce  della  posizione  di assunta  dalla  Corte  Costituzionale  in  sede  di interpretazione  dell’art.  153,  comma  19,  D.Lgs.  n. 163/2006,  nella  formulazione  antecedente  all’entrata  in vigore  dell'art.  4,  comma  2,  lett.  q),  n.  1)  e  2),  D.L.  13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla L. 12  luglio 2011, n. 106, nonché dell'art. 59‐bis, comma 1, D.L. 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla L. 24 marzo 2012, n. 27. Più  in dettaglio, secondo  il Giudice  delle  leggi,  “la  presentazione  di  uno  studio  di fattibilità non compreso nella programmazione  triennale attribuisce al proponente un  indiscutibile vantaggio nella successiva  gara  per  l’affidamento  dell’opera  stessa,  dal momento  che  egli  è  il  primo  ad  aver  approfondito  gli aspetti  tecnici,  amministrativi  e  finanziari  del  problema; ed anzi, proprio per effetto della mancata previsione della pubblica utilità dell’opera, può dirsi che egli acquisisce un vantaggio  verosimilmente  ancora maggiore  rispetto  agli 

eventuali  concorrenti.  Pertanto,  si  deve  ritenere  che  la presentazione dello studio di fattibilità, di cui all’art. 153, comma 19, pur cadendo in un momento antecedente alla fase dell’evidenza pubblica, costituisce parte integrante di quest’ultima” (cfr. C. Cost., 5 gennaio 2011, n. 7). 

L’amministrazione,  prima  di  passare  alla  vera  e  propria valutazione  di  rispondenza  al  pubblico  interesse,  nella quale  l’ampia  discrezionalità  di  cui  dispone  esplica appieno i suoi effetti, non può esimersi dall’apprezzare la fattibilità tecnica, giuridica ed economico‐finanziaria della proposta  ricevuta  e,  quindi,  in  estrema  sintesi,  la sussistenza  in  essa  e,  soprattutto,  nel  relativo  progetto preliminare,  di  tutti  quegli  elementi  che  consentono  di identificare  i  propri  bisogni,  nonché  di  soddisfarli attraverso  la  realizzazione  dell’intervento,  avendo  come principali  parametri  di  riferimento  gli  artt.  97  e  128  del D.Lgs. n. 123/1996. Tanto più che, ove mai  la gara volta all’affidamento  della  concessione  andasse  deserta, sarebbe  proprio  quel  progetto  preliminare, precedentemente  approvato  dall’amministrazione aggiudicatrice con le eventuali modifiche da essa ritenute necessarie, a dover essere attuato. 

Va  da  sé  che,  nel  rispetto  dei  generali  principi  di imparzialità, trasparenza e concorrenzialità, nel caso in cui vengano presentate più proposte aventi ad oggetto uno stesso intervento non compreso nel programma dei lavori pubblici,  l’amministrazione  aggiudicatrice dovrà  svolgere tra  esse  in  punto  di  fattibilità  una  valutazione  di  tipo comparativo,  definendo  in  anticipo  dei  criteri  oggettivi che permettano di confrontarle sotto ogni rilevante punto di  vista,  da  pubblicare  o  comunicare  agli  interessati (ovvero  cui  i  medesimi  possano,  comunque,  accedere all’occorrenza), pur  senza doversi  strettamente  attenere alle  rigide  ed  asettiche  modalità  precostituite dell’evidenza pubblica. 

L’esito positivo della preliminare valutazione in ordine alla fattibilità  tecnica,  giuridica  ed  economico‐finanziaria dell’intervento  non  implica,  altresì,  l’accoglimento  della proposta  ricevuta,  ben  potendo  l’amministrazione,  in ossequio  all’ampia  discrezionalità  di  cui  dispone,  non ritenerla  rispondente  alle  esigenze  espresse  dalla collettività di cui essa è portatrice  in quel dato momento storico. 

L’amministrazione  aggiudicatrice  è,  inoltre,  tenuta  al rispetto dei principi e delle regole che governano l’azione amministrativa,  soprattutto allorquando debba  istruire e delibare  l’istanza  di  un  contraddittore  privato,  tra  cui quelli enucleati nella L. 7.08.1990, n. 241 e ss.mm.ii..  

Ne  consegue,  a mero  titolo  esemplificativo,  che  in  capo all’amministrazione  non  sussiste  soltanto  l’obbligo  di esaminare  e  valutare  l’idoneità  della  proposta  entro  tre mesi  dal  suo  ricevimento  (cfr.  il  sesto  capoverso  del comma 19) ovvero  l’obbligo di  invitare  il proponente ad apportare  ad  essa  (e,  in  particolare,  al  progetto 

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preliminare)  le  modifiche  che  si  rendano  a  tale  fine necessarie  (cfr.  settimo,  ottavo  e  decimo  capoverso  del comma  19), ma  tra  l’altro  e  nonostante  il  silenzio  della norma  in  esame  anche  l’obbligo  di:  (i)  nominare  e comunicare  al  proponente  il  responsabile  del procedimento,  attraverso  il  quale  curerà  l’esame  della proposta (cfr. artt. 4, 5 e 6 L. n. 241/1990; v. pure art. 10 D.Lgs. n. 163/2006 ed artt. 9 e 10 d.P.R. 5 ottobre 2010, n. 207);  (ii)  esitare  tempestivamente  la  fase  valutativa  con un  provvedimento  espresso  di  accoglimento  o  rigetto della proposta, motivato e comunicato al proponente (cfr. artt. 2, 2‐bis e 3 L. n. 241/1990), il quale sarà ‐ come sopra anticipato ‐ autonomamente impugnabile. 

Occorre  ancora  sottolineare  che  l’obbligo  della valutazione  scaturisce  in  capo  all’amministrazione  a seguito  del  ricevimento  della  proposta  di  un  operatore economico, rientrante in una delle categorie soggettive di cui  al  comma  21  dell’art.  153  del  Codice,  la  quale contenga i seguenti elementi:  

- il  progetto  preliminare  dell’intervento  proposto, redatto  in  conformità  alla  vigente  normativa  di settore;  

- la  bozza  di  convenzione,  destinata  a  disciplinare  il rapporto  contrattuale  tra  il  concedente  ed  il concessionario;  

- il piano economico  finanziario correlato al progetto preliminare  ed  alla  bozza  di  convenzione  ed asseverato da una banca  (o da un altro dei soggetti di  cui  al  comma  9  dell’art.  153),  a  dimostrazione dell’equilibrio  economico  e  finanziario dell’investimento,  comprensivo  delle  spese sostenute per la predisposizione della proposta e dei diritti sulle opere dell’ingegno di cui all’art. 2578 c.c.;  

- la  specificazione  delle  caratteristiche  del  servizio offerto all’utenza e della gestione dell’opera;  

- le autodichiarazioni attestanti  il possesso,  in capo al proponente,  dei  requisiti  soggettivi  richiesti  dal citato  comma  21  per  essere  legittimati  alla presentazione  della proposta;  

- la cauzione di cui all’art. 75 del Codice, che copre  la mancata  sottoscrizione  del  contratto  pubblico  per fatto dell’affidatario;  

- l’impegno a prestare, nel caso di successiva indizione della  gara,  una  ulteriore  cauzione  nella misura  del 2,5%  del  valore  dell’investimento,  escutibile  per indennizzare  l’impresa  risultata  aggiudicataria dell’importo delle spese da questa sostenute per  la predisposizione  dell’offerta,  ove  il  promotore eserciti il diritto di prelazione. 

La  valutazione  della  proposta  di  intervento,  che l’amministrazioni  procedente  è  chiamata  a  compiere entro tre mesi dal ricevimento, deve poggiare su tutti gli elementi sopra elencati, che, nel loro insieme, concorrono a  delinearne  il  contenuto,  nonché  a  comprovare  la legittimazione attiva dei proponenti. La mancanza anche di uno  solo di  tali  elementi non  consente di  istruire nel merito  la  proposta  o,  comunque,  di  definire positivamente  il  procedimento,  poiché  impedisce  di apprezzare  la  fattibilità  tecnica,  giuridica  ed  economico‐finanziaria  dell’intervento,  nel  senso  sopra  ricordato, prima ancora che la sua rispondenza al pubblico interesse.  

Occorre,  infine,  ricordare  che,  in  pendenza  della  fase valutativa,  il  contenuto  della  proposta  può  subire modifiche  anche  significative  riguardanti  il  progetto preliminare,  che  costringa  il  proponente  ad  elaborare  e produrre nuova documentazione  in sostituzione di quella originariamente  presentata  (ad  es.,  una  nuova  stesura della bozza di convenzione o, addirittura, un nuovo piano economico‐finanziario  asseverato),  allorché l’amministrazione  procedente  ‐  esercitando  il  potere‐dovere di cui per  legge è titolare  ‐ ne ravvisi  la necessità allo scopo di poter ritenere la proposta fattibile ed idonea al  soddisfacimento  dell’interesse  pubblico.  Qualora  il proponente  si  rifiuti  di  apportare  le motivate  variazioni richieste dall’amministrazione aggiudicatrice, “la proposta non può essere valutata di pubblico interesse” (cfr. ottavo capoverso del comma 19 dell’art. 153 del Codice). 

Augusto Vacca 

 

   Unità Tecnica Finanza di Progetto 

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