UpsideTown Emerging Markets - Marzo 2010 - n°2

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Page 1: UpsideTown Emerging Markets - Marzo 2010 - n°2

PANORAMA BY NOBUHIRO

SUMMARY

• Brasile: buone prospettive per l’economia > pag. 2

• La ricerca di terre da parte della Cina> pag. 3

• Messico: periodo dif-ficile per il presidente Calderòn> pag. 4

• Mostra Prato: “Lo Stile dello Zar Arte e moda tra Italia Russia”> pag. 7

POLITICA

ECONOMIA

CULTURA

UPSIDETOWN

PER RICHIESTE O SEGNALAZIONI:

Via Vigevano, 3920144 Milano - [email protected]: +39 028360642Fax: +39 0258109661

La Thailandia nel corso degli ultimi venti anni ha vissuto due forti ondate di sviluppo interrotte da due importanti crisi economi-che: quella del 1997 e quel-la, più recente, che stiamo vivendo e che ha colpito l’intero globo. Analisi for-nita dal Thai Trade Offi ce di Milano, Ministero del Commercio thailandese.

La vittoria dell’ ANC di Jacob Zuma alle elezioni di Aprile 2009 conferma la volontà dei sudafricani di continuare a sostenere il gruppo dirigente che dalla fine dell’apartheid domina lo scenario politico nazionale. In politica interna, Jacop Zuma è uscito vincitore dalle dispute interne con Tabo Mbeki. In politica estera, invece, il neo Presidente si muove sul solco della continuità, pur portando elementi in-novatori, quale il miglioramento dei rapporti con la Cina.

L’India ha percorso molta strada dal 1991, anno in cui aveva dovuto impeg-nare, presso banche eu-ropee, 67 tonnellate di oro per la valuta estera neces-saria a garantire le sue im-portazioni.

“Music and Theatre of fi-gure: a bridge across the Mediterranean Sea” è il titolo della rassegna musi-cale e teatrale co-finanziata dall’UE e dall’Istituto Cul-turale Italiano al Cairo. L’obiettivo del progetto è quello di avvicinare la sponda nord e la sponda sud del Mediterraneo attra-verso i linguaggi dell’arte.

Non sarà una pietra milia-re su cui fondare le future politiche economiche e ambientali del pianeta ma, allo stato attuale delle cose, l’adesione formale della Cina all’accordo di Cope-naghen sul clima è da con-siderarsi un incoraggiante passo avanti

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ECONOMIA

AMBIENTE

POLITICA

ECONOMIA

Sono passati dieci anni da quando Jim O’Neill, capo econo-mista di Goldman Sachs, coniò il fortu-natissimo acronimo BRIC, stante ad in-dicare i Paesi in via di sviluppo con le po-tenzialità economi-che più forti relative alla fase iniziale del Ventunesimo seco-lo: Brasile, Russia, India e Cina. Dato per assodato che i BRIC stanno anco-ra proseguendo a passo spedito il loro cammino di sviluppo (solo la Russia è ap-parsa in gravi diffi -coltà durante la crisi economica globale) e continueranno a rappresentare i pi-lastri delle economie emergenti, con l’av-vento del nuovo de-cennio O’Neill pro-pone come successori dei BRIC un gruppo di Paesi chiamato N11, “Next Eleven” o i “nuovi undici”, già individuato da Goldman Sachs in un report del 2005: Bangladesh, Corea del Sud, Egitto, Fi-lippine, Indonesia, Iran, Messico, Nige-ria, Pakistan, Tur-chia, Vietnam. Otto Paesi del gruppo su undici sono asiati-ci, confermando le potenzialità econo-miche del continente per gli anni a veni-re; due Paesi sono africani ed uno è la-tinoamericano. Tra i parametri di scelta principali presi in considerazione fi gu-rano la proiezione demografi ca; la sta-bilità sia politica che macroeconomica; il grado di apertura al commercio interna-zionale.

CULTURA

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LINK

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Si è svolta dal 4 al 7 febbraio scorsi, a Bangalore in India, l’International Granites & Stone Fair (STONA), il più importante appuntamento fieristico indiano dedicato alla pietra naturale ed alle relative tecniche di lavora-zione

• La Cina aderisce all’Accordo sul clima> pag. 6

AMBIENTE

THAILANDIA nuovo hub regionale

Sudafrica: i primi passi dell’Amministrazione Zuma

Al Cairo l’arte unisce il

Mediterraneo

Continua il miracolo indiano

La Cina aderisce all’Accordo sul

clima

L’editoriale

I “Next Eleven”

STONA 2010: i numeri del

successo dell’International Granites & Stone

Fair

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Davide Tentori

UPSIDETOWN

la produzione industriale a gennaio 2010 è aumentata del 16% rispetto allo stesso mese del 2009. Tale dato, il più alto dal 1995, va in re-altà “depurato”degli effetti della crisi, che a inizio 2009 provocò una dura battuta d’arresto per l’industria brasiliana, ma in ogni caso da alcuni mesi è in atto una ripresa sempre maggiore. Il Brasile dovrebbe avere quest’anno una crescita del proprio PIL nell’ordine del 3-4%. Il ciclo espansivo potrebbe ricevere ulteriore

Sembra proprio che il Bra-sile abbia ripreso a correre. Dopo un 2009 caratteriz-zato da una crescita molto bassa per gli effetti negativi della crisi globale, l’econo-mia della potenza sudame-ricana ha ricominciato a viaggiare a grande velocità, sull’onda dei risultati po-sitivi già ottenuti a partire dall’ultimo trimestre dello scorso anno. In particolare, i dati divulgati pochi giorni fa dall’IBGE (l’Istituto Brasilia-no di Statistica) testimonia-no il trend espansivo in atto:

La vittoria dell’ ANC di Jacob Zuma nelle ele-zioni di Aprile 2009 conferma la volontà del popolo sudafricano di continuare a sostenere il gruppo dirigente che dalla fi ne dell’apartheid domina lo scenario poli-tico nazionale.L’ascesa di Zuma rifl ette le dispute interne al par-tito e in particolare la ri-valità con Thabo Mbeki, accusato di intrattenere legami sospetti con la magistratura.Sostenuto dalla sinistra radicale e aperto alle di-verse fazioni politiche, il nuovo Presidente ha il

Francesco Pongiluppi

diffi cile compito di co-niugare crescita econo-mica e sviluppo sociale, nonché correggere le politiche liberiste del predecessore, che se-condo Zuma avrebbero aumentato il divario sociale.Nonostante la nascita di una classe media tra la popolazione nera, il Paese soffre infatti di ineguaglianze sociali ra-dicate sia presso le pe-riferie urbane che nelle campagne. Un terzo della popolazione vive con meno di due dol-lari al giorno e secondo il FMI il tasso di disoc-

cupazione nella popola-zione nera toccherebbe quasi il 40%.La lotta alla violenza (Johannesburg è tra le città più pericolose al globo) e quella contro la piaga dell’Aids (si stima intorno al 18% il tasso di persone con l’HIV) sono tra le priorità dell’attuale governo in materia di sanità e ordi-ne pubblico. Contraria-mente a Thabo Mbeki, che aveva sempre pubb-licamente ridimensio-nato il pericolo AIDS, Zuma ha riconosciuto la necessità di porre un argine al fenomeno as-segnando uno specifi co mandato in tal senso al Ministro della Sanità Aaron Motsoaledi. Altra priorità del gover-no è la riorganizzazione del sistema di pubblica istruzione nazionale, uno dei più ineffi cienti al mondo, ora affi dato al Ministro Angie Mots-hekgaIl primo anno della presidenza Zuma non è stato tuttavia l’anno delle attese riforme: sia la diffi cile situazione economica, che ha im-

propulsione da un aumento della spesa pubblica, a causa dell’imminenza delle elezio-ni presidenziali, che si ter-ranno in ottobre e vedranno la sfida tra Dilma Rousseff del PT (scelta come “erede” di Lula) e José Serra, leader del Partito Socialdemocrati-co e governatore dello Stato di San Paolo. Tale dinamica dovrà però essere tenuta sotto controllo per evitare squilibri nel bilancio pub-blico, che finora è in ottime condizioni.

pedito di diminuire la disoccupazione, sia la composizione eteroge-nea dell’alleanza di go-verno hanno fi nora im-pedito il mantenimento degli impegni elettorali. La recente crisi glo-bale ha indotto il Paese in recessione, a causa della riduzione delle esportazioni legate all’estrazione di dia-manti e platino.I timori degli investi-tori internazionali per una possibile sterzata a sinistra dell’esecutivo sono stati però smen-titi: il Ministro delle fi -nanze Pervin Gordham continua a perseguire una politica macroeco-nomica restrittiva atta a contenere l’infl azione e favorire gli investimenti diretti esteri, in linea con la precedente am-ministrazione.I sindacati, COSATU in testa, denunciano l’incongruenza del go-verno in materia fi scale e monetaria rispetto alle promesse fatte in sede di campagna elet-torale e promettono contestazioni e scioperi.Zuma può però con-

tare sui fondi stanziati per la preparazione dei mondiali di calcio, che rappresenteranno un volano per la ripresa dell’economia interna grazie alla creazione di nuove infrastrutture e servizi. La linea di politica es-tera del neo Presidente presenta elementi di continuità e disconti-nuità rispetto a quella del predecessore. Zuma continua a vedere nella stabilizzazione dello scenario regionale attra-verso l’Unione Africana una delle condizioni es-senziali per lo sviluppo del continente. Al contempo i rap-porti con la Cina, la cui intraprendenza era av-vertita da Mbeki come pericolosa per gli equi-libri geopolitici afri-cani, sono ora ottimi: la potenza asiatica è vista dal nuovo governo come un partner su cui inves-tire, soprattutto dopo la caduta della domanda europea di ferro e car-bone.

Marzo 2010EMERGING MARKETS

Brasile: buone prospettive per l’economia

POLITICASudafrica: i primi passi dell’Amministrazione Zuma

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Pasquale Di Nuzzo

Jacopo Marazia

UPSIDETOWN

La Cina possiede il 7 % delle terre coltivabili del mondo, ma deve provvedere alla nutrizione del 20 % della popolazione mondiale. Ov-viamente ciò va contestua-lizzato in una prospettiva di sviluppo economico; esso sta generando un aumento del consumo di cibo pro-capite, con una maggiore presenza di carne e latticini nella dieta dei cinesi, per cui, destinata anche all’al-levamento degli animali, la domanda di cereali è in continua crescita. A ciò va aggiunta la perdita di ter-reno agricolo, dovuta prin-cipalmente ad una conver-sione dell’uso, compensata

solo in parte dall’aumento della produzione agricola. Il Paese, perciò, da tempo non è più autosufficiente in quanto a produzione ce-realicola, ed è costretto ad esportarne enormi quan-tità dall’estero. Ciò spiega quindi la sua ricerca di ter-reni all’estero.

Già una decina di anni fa, Pechino si è rivolta a Cuba e Messico per affittare terre per la produzione alimenta-re. Secondo notizie raccolte dall’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Politiche Alimentari (IFPRI), la Cina avrebbe in sospeso col Mo-zambico un accordo che

prevede l’investimento di 800mila dollari per porta-re la produzione di riso da 100mila a 500mila tonnel-late; l’accordo è avversato dall’opposizione politica del Paese. Vi sarebbe anche un accordo tra la società statale cinese ZTE International e la Repubblica Democratica del Congo per la messa a disposizione di 2,8 milioni di ettari di terreno per la produzione di palma da olio per biocarburanti. Nel 2008, la società statale ci-nese Chongqing Seed Corp. si è assicurata 300 ettari di terreno in Tanzania per la produzione di riso. La stessa azienda è presente nel Laos dal 2005 per la coltivazione del riso. Pechino ha, inol-tre, avanzato allo Zambia una richiesta per l’affitto di 2 milioni di ettari per la coltivazione della jatropha, utile per la produzione di biocarburante. Un impor-tante accordo sarebbe in sospeso tra una società ci-nese e le Filippine; in esso è contenuta la richiesta di affitto di 1,24 milioni di et-tari di terreno. Una società privata cinese ha stipulato e attuato un accordo col Ca-merun per la disponibilità

di 10mila ettari di terreno per la produzione di riso.Molto spesso gli investitori privati sono sostenuti finanzia-riamente dai governi e dai fondi sovrani, e ciò rende meno agevole una separazione tra il pubblico e privato. La Cina offre un esempio anche di questa compenetrazione. La COFCO (China National Cereals, Oils and Foodstuffs Im-port and Export Company) è chiaramente un’ azienda sta-tale, ed era impegnata nelle negoziazioni con Mozambico per la concessione di terre per la coltivazione di riso e soia, ma queste sono state sospese. La società statale Yunnan Rubber, sembra abbia acquistato 160mila ettari di terreno in Laos per la coltivazione della gomma. Altre aziende però, pur risultando formalmente private, possono essere indi-rettamente controllate da società statali, per cui è difficile compiere una netta e sicura classificazione dell’investimen-to. Nel caso della Cina, non va dimenticato il capitale in en-trata. Risulta infatti che la Goldman Sachs abbia acquistato in Cina 10 allevamenti di pollame per 300 milioni di dollari, e allevamenti di maiali per un valore tra i 150-200 milioni di dollari.

Marzo 2010EMERGING MARKETS

La ricerca di terre da parte della Cina

POLITICA

Le tristi olimpiadi russeQuesti ultimi anni sono un periodo decisamente for-tunato per la Russia e per i suoi governanti. L’econo-mia appare in stabile cre-scita, trainata in particolare dal settore energetico e da quello militare. Le inesau-ribili risorse energetiche hanno portato a picchi nella produzione di gas e olio mai raggiunti prima. Le società energetiche russe sono in continua espansione su nuovi mercati e aumenta-no la loro presenza in quelli storici. Anche dal punto di vista politico, la sua posi-zione a livello internazio-

nale non potrebbe essere al momento più favorevole. Il suo principale competitor, gli Stati Uniti, sta vivendo uno dei momenti più bassi della sua storia recente, i rapporti con l’Europa – so-prattutto nel campo ener-getico - sono improntati a una amichevole deferenza, e anche nello spazio ex-sovietico gli eventi stanno volgendo a favore di Mosca. In un momento di grande soddisfazione per lo spirito nazionale qualcosa ha però fortemente indispettito l’éli-te russa: il fallimento pres-soché totale della squadra

nazionale ai giochi olimpi-ci. La Russia ha portato a casa uno dei medaglieri più miseri della sua storia alle Olimpiadi invernali: solo 3 ori. Hanno deluso anche le punte di diamante della rappresentativa: il pattina-tore russo Plushenko non ha bissato l’oro di Torino 2006 e la squadra di ho-ckey, campione mondiale in carica, è arrivata sesta. Medvedev, che ha diserta-to la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi, tramite un discorso pubblico mol-to esplicito ha richiesto le dimissioni dei responsabili

del comitato olimpico e dei vertici dello sport. È così iniziato un turbinare di teste, giustificato anche dallo scandalo di “Casa Russia” a Vancouver, dove, secondo le testimonianze di politici in visita, si svolgevano festini alcolici con ragazze vestite in modo succinto.

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UPSIDETOWN

La Thailandia nel corso degli ultimi venti anni ha vissuto due forti ondate di sviluppo interrotte da due importanti crisi economi-che: quella del 1997 e quel-la, più recente, che stiamo vivendo e che ha colpito l’intero globo. Questi eventi non hanno tuttavia fermato le trasformazioni in essere di uno Stato che sta acqui-sendo sempre maggiore consapevolezza di dove vuole andare e cosa vuole diventare. Per quanto riguarda le esportazioni, secondo gli ultimi dati del World Trade Atlas, la Thailandia è stato, per il 2009, il partner com-merciale principale di Cina, Giappone e Stati Uniti, i quali rappresentano circa il 30% delle esportazioni totali. I prodotti principali che vengono richiesti dalla Thailandia rientrano nei settori dell’industria pesan-te come macchinari (20%),

apparecchi elettrici ed elet-tronici (14%), veicoli (9%), gomma (9%) e plastica (5%). Una bella sorpresa è trovare, dopo la Germa-nia, l’Italia come secondo importatore europeo della Thailandia, che acquista dallo Stato siamese metal-li preziosi e gemme (26% delle importazioni totali dalla Thailandia), macchi-nari (21%), gomma (10%), apparecchi elettrici (5 %) e pesce (4%). Per i prodotti che si trovano in seconda, terza e quarta posizione nella classifica è impor-tante sottolineare le per-formance che hanno visto quasi raddoppiare il valore dell’importazione dal 2008 al 2009: segno di una mag-giore attenzione da parte delle aziende italiane che la Thailandia è ormai un ottimo Paese per fare busi-ness. Lo sviluppo dell’industria dell’Automotive è definito

dal Governo Thailandese come punto strategico della crescita del Paese. I numeri parlano chiaro: solo a Di-cembre del 2009 sono stati prodotti più di 110 mila vei-coli di cui 72 mila solo per il mercato interno. L’ultimo piano di sviluppo del Go-verno (2007-2011) prevede lo sviluppo dell’industria in senso competitivo sul piano asiatico per OEM o REM: gli obiettivi sono il miglioramento dell’effi-cienza della catena produt-tiva, l’importanza dei centri d’eccellenza per la ricerca, il design e l’engeneering, la preparazione di personale qualificato internazional-mente riconosciuto e lo svi-luppo, come primo passo, del vicino mercato ASEAN come preparazione a sfide più globali. A fronte di un piano così importante che vede inve-stimenti a 360 gradi lo svi-luppo delle infrastrutture diventa un punto nevralgico non solo per l’automotive, ma per l’economia e lo svi-luppo sociale. La crescita di entrambi i settori deve svol-gersi in maniera coordinata e armonica. Il Governo sta valutando le possibili vie di sviluppo di un Paese che già conosce il traffico e lo smog: L’Intelligent Transporta-tion System è la via che si sta seguendo per risolvere le esigenze di un Paese che vedrà una crescita fulmi-nante nei prossimi anni

(con conseguente innalzamento della densità di popola-zione) e che necessita di una certa flessibilità per ridurre gli impatti sull’inquinamento, sul deterioramento delle auto e sul consumo di benzina. Lo sviluppo di questi settori deve essere attivato in maniera sinergica anche dal punto di vista degli investimenti: sarà infatti il settore automotive che dovrà concentrarsi, come previsto dal piano di sviluppo, al livello globale per ottenere capitali sia dalle vendite dei prodotti, sia dagli investimenti dei paesi esteri che vogliono aprire nuovi impianti. La Fiera TAPA (Thailand Auto Part & Accessories – www.thailandautopartsfair.com ), che si terrà dal 28 Aprile al 2 Maggio prossimo a Bangkok presso il BITEC, è l’occasione migliore per rendersi conto della preparazione delle aziende thai a sfide globali. La fiera ospita le migliori aziende THAI e dell’ASEAN (circa 300) e prevede per questa edizione ben 16 mila visitatori.

Per una possibile visita alla fi era TAPA è possibile con-tattare i Thai Trade Offi ce, gli uffi ci di rappresentanza del DEP, il Dipartimento di Promozione dell’Export del Ministero del Commercio della Thailandia. Questi han-no lo scopo di favorire lo scambio commerciale in uscita dal Paese ed in occasione del TAPA offrono varie agevo-lazioni. Con i loro uffi ci a Milano e Roma i Thai Trade Offi ce si occupano di fornire informazioni e supporto alle aziende Italiane che vogliono fare business con lo Stato del Siam. I servizi offerti spaziano dall’elaborazione di liste gratuite di esportatori, all’assistenza organizzativa per visite in fi era o per missioni aziendali. Il Ministero del Commercio Estero Thailandese si occupa di promuo-vere attraverso i 55 TTO nel Mondo le fi ere sui settori di eccellenza della Thailandia. Tutte le fi ere possono essere consultate all’indirizzo: www.thaitradefair.com.

Roberta Ronda

Milano Via A. Albricci 820122 MilanoT: 02 89011 467F: 02 89011478Mail: [email protected]; [email protected] WEB: www.thaitradeitaly.com ROMAViale Erminio Spalla 41, 00142 Roma ItaliaT: 06 5030804-5F: 06 5035225E-mail: [email protected], [email protected]: www.thaitradeitaly.com

Marzo 2010EMERGING MARKETSECONOMIA

THAILANDIA nuovo hub regionale dell’ ASEAN

THAI TRADE OFFICE IN ITALIA

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UPSIDETOWN

Un mese di speculazioni si è concluso con un budget di natura conservatrice e privo di shock annunciato dal Mi-nistro delle Finanze india-no Mr. Pranab Mukherjee, che ha già riscosso il plauso del mondo imprenditoriale per le agevolazioni fiscali ivi contenute. Sebbene si sia registrata una riduzione della percen-tuale di crescita rispetto al decennio, l’India insieme agli altri BRIC ha continua-to la sua rapida espansione tramite progetti di infra-strutture nazionali, crescita delle esportazioni e flussi di capitali in entrata. L’in-flazione dal lato dell’offerta e la crescita nei prezzi dei generi alimentari si sono rivelati tra i maggiori osta-coli alla crescita. Con oltre il 25% della popolazione al di sotto della soglia di povertà, gli effetti dell’au-mento dei prezzi alimentari possono essere disastrosi. L’incremento del prezzo dei carburanti è poi una delle questioni più dibat-tute dall’opinione pubbli-ca. Essendo stata, durante questo periodo di crescita, il più grande importatore di petrolio, generi alimentari e

metalli, l’India attualmente sconta un preoccupante rapporto debito/PIL. Il di-savanzo nel bilancio e l’in-flazione saranno nel 2010 il tallone d’Achille dell’India. Ciò nonostante, i mercati azionari hanno puntato al rialzo a partire dalla corre-zione intervenuta a livello globale nel 2008, con gli investitori ancora in cerca di rendimenti più elevati. Bonds/Securities non sono stati abbastanza allettanti dal momento che c’è anco-ra una grande quantità di denaro disponibile per es-sere investita nell’economia indiana. Il capitale in India è infatti ritenuto un solido asset su cui investire duran-te la recessione. Il Bombay Stock Exchange è l’indica-tore maggiormente tenuto in considerazione dagli investitori stranieri: un ap-prezzamento è probabile in caso di ingenti fondi da par-te di investitori stranieri. I paragoni tra il dragone e l’elefante vanno avanti da diverso tempo. La Cina ha dato inizio alla sua mar-cia negli anni ‘70, mentre l’economia indiana è stata liberalizzata negli anni ‘90 sotto la calcolata dir-

ezione dell’allora Ministro delle fi nanze. Manmohan Singh (l’attuale Primo ministro). La Cina è molto più di un’economia ori-entata alle esportazioni e, se comparata all’India, si dimostra meno esposta ai rischi dell’attuale re-cessione. La Cina ha in-fatti sorpassato gli Stati Uniti come primo partner commerciale dell’India e questa partnership sarà reciprocamente vantag-giosa per entrambi i gi-ganti dell’Asia meridion-ale. L’India ha percorso molta strada dal 1991, anno in cui aveva dovuto impegnare, presso banche europee, 67 tonnellate di oro per la valuta estera necessaria a garantire le sue importazioni. Circa vent’anni più tardi le riserve estere indiane sono pari a 285 miliardi di dol-lari, rispetto ai 2 miliardi del 1991. Mentre l’India, per il 2010-2011, prevede ancora una crescita di nove punti percentuali del suo prodotto interno lordo, gli altri Paesi occi-dentali sarebbero contenti di qualsiasi cifra positiva. I principali fattori di

crescita continueranno ad essere il consumo in-terno, le aspirazioni di un vasto ceto medio e la base redistribuzione del reddito tra i diversi segmenti dell’economia. Stiamo infatti assistendo all’emergere di una più vasta e più potente classe media, che ha un potere d’acquisto mai detenuto in precedenza. La crescita del settore automobilis-tico, ad esempio, dimostra proprio che la classe me-dia indiana possiede una discreta quantità di sur-plus di denaro che ora è disposta a spendere. L’India ha un’economia molto particolare, carat-terizzata dal fatto che la

classe media ha davanti a sé una lunga strada da percorrere per costruirsi una buon livello di qualità della vita in armonia con le sue aspirazioni. Con l’inizio della primavera in India si celebra l’Holi, la festa dei colori. Secondo la mitologia indù, tale ricor-renza celebra la fuga mira-colosa di un devoto dalle grinfi e di Holika, demo-niaca creatura maligna. Un metafora quanto mai appropriata, specialmente nel contesto attuale di un Paese che intende sfuggire alle grinfi e della reces-sione globale.

Tempi duri per il Presidente messicano Felipe Calderón, leader del PAN (Partido de Acción Nacional) giunto a metà del suo mandato. La crisi economica, che ha colpito la potenza latinoa-mericana in maniera decisa per la forte dipendenza da-gli Stati Uniti, e l’aumento dell’insicurezza legata alla criminalità hanno causato un calo della popolarità del Presidente, che secondo i dati rilevati da un recente sondaggio è giunta al livel-lo più basso da quando è in carica (53,4%). Secondo i messicani, comunque, il problema percepito come

più grave è proprio la reces-sione economica, mentre la mancanza di sicurezza è al momento avvertita con mi-nore intensità. Le statistiche affermano però che il Mes-sico quest’anno dovrebbe riprendersi con slancio dal-la crisi, tornando a crescere di un 4% circa per l’aumen-to della domanda estera. Un’altra sfida che si pre-senta per il Governo è la ri-forma del sistema politico, proposta da Calderón e che prevede una riduzione del numero dei parlamentari e la possibilità di essere rielet-ti per i detentori di cariche pubbliche. In questi giorni

è iniziato l’iter parlamenta-re per la discussione della riforma. A livello di politica estera, infine, da segnalare il recente vertice del Grup-po di Rio che si è svolto nel-la città di Cancún e che ha portato alla nascita di una nuova organizzazione re-gionale, la CELC (Comuni-tà di Stati Latinoamericani e Caraibici). Al momento si tratta di un progetto ancora sulla carta, ma sarà da ana-lizzare con attenzione una probabile competizione per la leadership regionale tra Messico e Brasile.

Davide Tentori

Vivek John Cherian( trad. Andrea Nasti )

Marzo 2010EMERGING MARKETS ECONOMIA

Continua il miracolo indiano

Messico: periodo difficile per il Presidente Calderón

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UPSIDETOWN

Non sarà una pietra miliare su cui fondare le future politiche eco-nomiche e ambienta-li del pianeta ma, allo stato attuale delle cose, l’adesione formale del-la Cina all’accordo di Copenaghen sul clima è da considerarsi un incoraggiante passo avanti. Ancora più in-coraggiante se visto alla luce delle successive ed immediate adesioni di Stati come l’India che ha seguito l’Indonesia, il Sudafrica, il Messico e il Brasile. A questo punto dei cosiddetti paesi ad alto impatto ambientale l’unico a non aver anco-

ra aderito è la Russia.«Un cattivo accordo è meglio di nessun accor-do», aveva sentenziato il presidente della Com-missione, Josè Manuel Barroso, durante la conferenza stampa del-le 2 notte all’indomani dell’intesa raggiunta a margine del vertice climatico del Dicem-bre scorso. Un accordo fortemente voluto dal Presidente Barak Oba-ma, inizialmente varato dagli USA con la par-tecipazione della stes-sa Cina, dell’India, del Brasile e del Sudafrica e appoggiato dall’Eu-ropa e dal Giappone

nonostante il manifesto disappunto. Un accordo defi nito già allora come un traguardo tagliato a metà; con le migliori intenzioni lasciate fuori dalla porta mentre sul tavolo venivano raccolte le briciole di un’intesa che rischiava di venire inghiottita dalle beghe di politica internazio-nale e dall’opposizione di Stati come Sudan, Venezuela e Tuvalu che in regime di unanimità rischiavano di invalida-re l’assenso degli altri paesi.Così un cattivo accordo è meglio di nessun ac-cordo, devono aver pen-sato un po’ tutti coloro che all’indomani del vertice di Copenhagen si son ritrovati a salu-tare la capitale danese con in tasca un’intesa al posto di un trattato ra-tifi cato unanimemente (invece di approvare il «Copenhagen Accord» proposto da 5 Nazioni, il consesso planetario all’epoca prese sempli-cemente atto dell’intesa raggiunta tra i 192 Paesi partecipanti impegnan-dosi a sottoscriverlo nel

2010). Un’intesa par-ziale e tutt’altro che te-meraria; con le briciole che tradotte sulla carta riportano l’obiettivo ge-nerico di contenere en-tro i 2 gradi centigradi l’aumento della tempe-ratura media planetaria e l’impegno fi nanziario verso i Paesi poveri (30 miliardi di dollari per il triennio 2010-2012 e 100 miliardi all’anno dal 2020 in poi) men-tre sparivano del tutto i buoni propositi di ridu-zione delle emissioni-serra.A questo punto sul per-ché la Repubblica Popo-lare Cinese, attraverso il suo negoziatore Su Wei, abbia informato il Segretario dell’Onu sui Cambiamenti Clima-tici, l’UNFCC, che può “procedere a includere la Cina nella lista” dei Paesi che aderiscono all’accordo è presto det-to. L’adesione di Pechi-no appare innanzitutto come un atto dovuto dopo il complicato iter diplomatico intrapreso con gli Stati Uniti du-rante tutto il summit (un atto dovuto anche

a seguito dell’impegno dichiarato durante lo stesso vertice di ridur-re del 40% le emissioni di CO2 entro il 2020). Ma non solo. Perché d’altra parte l’adesione formale della Cina ap-pare come un’ulteriore conferma delle sempre più incoraggianti stime riguardanti la svolta “verde” della Cina (re-centemente è stata va-rata la legge che vieterà di vendere dal prossi-mo 1 Giugno in tutto il Paese condizionatori a bassa effi cienza ener-getica). Una svolta che potrebbe consegnare a Pechino sempre mag-giore infl uenza politica su temi di economia ambientale in vista dei prossimi impegni di questa primavera (Bonn, a Giugno) ma soprattutto in Messico, in occasione della pros-sima conferenza mon-diale sul clima (Can-cún, 29 Novembre – 10 Dicembre 2010) dove gli accordi dovrebbero trasformarsi in trattati.

Niccolò Dagnolo

La Russia resta il gran-de assente per quanto riguarda la sottoscrizio-ne degli impegni presi dai 192 Stati membri dell’ONU in occasione dell’atteso vertice del clima di Dicembre. Ora che anche Cina e India hanno annunciato la loro adesione formale al «Copenhagen Accord», Mosca rischia di ritro-varsi isolata in un cam-po che potrebbe diven-tare terreno di scontro soprattutto con gli USA.

Ma non per questo mo-tivo, grazie anche alla notevole riduzione del-le emissioni di gas serra dovuta al crollo ed alla dismissione dell’indu-stria pesante dell’epoca sovietica, i rappresen-tanti del Governo accet-tano il ruolo della Rus-sia come “pecora nera” all’interno del delicato equilibrio economico internazionale.«La Russia non ha an-cora iniziato a trarre i benefi ci dei meccanismi

previsti dal protocollo» ha così confermato lo scorso Febbraio a Mo-sca Alexandr Bedritski, consigliere per il clima del Presidente russo Dmitri Medvedev. «A differenza di alcuni Pa-esi - ha detto Bedritsk - noi affermiamo che la Russia manterrà tutti gli impegni presi secondo il Protocollo di Kyoto».

N.D.

Marzo 2010EMERGING MARKETSAMBIENTE

La Cina aderisce all’Accordo sul clima

Russia: la grande assente di Copenhagen

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Page 7: UpsideTown Emerging Markets - Marzo 2010 - n°2

UPSIDETOWN

“Music and Theatre of Figure: a Bridge Across the Mediterranean Sea” è questo il titolo del-la rassegna musicale e teatrale co-fi nanziata dall’UE e dall’Istituto Italiano di Cultura del Cairo. L’obiettivo di-chiarato del progetto è quello di dimostrare, in esplicita contrapposi-

zione con la nozione di “scontro delle civiltà”, come sia possibile av-vicinare la sponda nord e la sponda sud del Me-diterraneo e l’Occidente all’Oriente facendo leva sui linguaggi dell’arte.L’iniziativa è iniziata in Gennaio e si è svilup-pata per i primi quattro mesi tramite seminari,

gruppi di lavoro e ani-mazioni dal vivo che hanno visto impegnati fi anco a fi anco giovani artisti italiani, studenti della Facoltà di Musica dell’Università di Hel-wan e quelli delle Acca-demie di Recitazione. La fi nalità uffi ciale di questi primi mesi del progetto era di operare un confronto tra le tra-dizioni europee, musi-cali e del teatro di fi gura (marionette, burattini, pupazzi e ombre), con quelle egiziane. Tuttavia l’obiettivo implicito di questo periodo di colla-borazione era da un lato favorire la conoscenza reciproca e l’instau-razione di un dialogo; dall’altro sviluppare la formazione culturale

tra i giovani studenti di entrambi i Paesi, con l’espressione artistica a far da unico mediatore. Parafrasando il titolo della rassegna, l’obietti-vo era quello di gettare un ponte sul Mediter-raneo che avvicinasse le due rive del mare.Frutto di questa prima parte è stata la program-mazione di sei appunta-menti, prevalentemente musicali, per il mese di

marzo, per la cui realiz-zazione artisti italiani ed egiziani hanno lavo-rato assieme. Appun-tamenti che spaziano dalle “Composizioni del XIX secolo”, in pro-gramma l’11 marzo, al “Concerto su musica e cinema”, che si terrà invece il 24 marzo, e che culmineranno il 29 marzo nel “Concerto fi -nale”.

Stefano Alberzoni

Gabriele Giovannini

Marzo 2010EMERGING MARKETS

Al Cairo l’arte unisce il Mediterraneo

CULTURA

Lo scorso primo Mar-zo le strade e le piaz-ze indiane sono state letteralmente invase da un universo umano multicolore che urlan-do “Bura Na Mano Holi Hai” (non ti preoccupa-re è Holi) ha trascorso la giornata di festa tra spruzzi d’acqua colora-ta e polveri variopinte. Nemmeno gli animali sono stati risparmiati da questo delirio di fratel-lanza che accomuna gli indù di tutto il mondo in occasione del plenilu-

Holi e l’India si colora per accogliere la primavera

nio del mese di Phalgu-na del calendario indù (febbraio-marzo). La notte precedente è stata trascorsa accendendo falò in memoria delle gesta eroiche di Praha-lad, fi gura mitica che riuscì a salvarsi fuggen-do dalla demone Holika intenzionata a bruciarlo vivo. Grazie alla fede in Vishnu (la seconda Per-sona della Trimurti -la Trinità indù-) il giova-ne sconfi sse la demone riservandole lo stesso destino. I fuochi che

hanno brillato durante la notte sono stati nu-merosissimi al punto da scatenare le proteste degli ambientalisti per l’enorme quantità di le-gno bruciato ( secondo alcune stime circa 3000 tonnellate), ma gli indù si rifi utano categorica-mente di utilizzare al-tri materiali incendiari perché signifi cherebbe piegare le proprie tra-dizioni all’infl uenza occidentale. La festa di Holi coincide con la fi ne della stagione invernale e l’arrivo della primave-ra, è nota infatti anche come “festa dei colori” o “festa di primavera”. Ri-veste grande importan-za soprattutto nell’India settentrionale dato che la regione Braj è la più strettamente legata al culto di Krishna (la per-sonifi cazione di Vishnu), ma è celebrata in tutto il

Paese ed anche dalle comunità indù all’estero oltre che dai Sikh in Nepal. Ci sono molti modi per tra-scorrere la giornata: c’è chi si immerge in una sorta di “guerriglia urbana” armato di bomboletta spray o, nel caso dei più infi di, di bombe colorate a base di olio, chi invece preferisce passarlo più tranquil-lamente in casa con parenti ed amici. Molti perso-naggi famosi, tra cui anche i politici, non perdono l’occasione per farsi fotografare col naso rosso o la fronte blu. Infatti il giorno successivo molti indiani corrono in edicola alla ricerca delle immagini del giorno precedente che ritraggono i loro beniamini in look, per così dire, insoliti.

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UPSIDETOWN Anno 2, numero 3.

Inserto online del quotidiano Equilibri.net

Registrazione presso il Tribunale di Firenze del 19 Gennaio 2004 numero 5320

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DIRETTORE RESPONSABILE Daniele Bologna

COORDINATORE SCIENTIFICO Emanuele Schibotto

GRAPHIC DESIGN Gaia Minuzzo

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero:

Stefano Alberzoni , Vivek John Cherian, Niccolò Dagnolo, Pasquale Di Nuzzo

Gabriele Giovannini, Jacopo Marazia, Andrea Nasti,

Roberta Ronda, Davide Tentori

Si ringrazia particolarmente il Thai Trade Offi ce di Milano

Si è svolta dal 4 al 7 febbraio scorsi, a Bangalore in India, l’International Granites & Stone Fair (STO-NA), il più importante appuntamento fi eristico in-diano dedicato alla pietra naturale ed alle relative tecniche di lavorazione. L’evento, che ha cadenza biennale ed è organizzato dalla All India Granites & Stone Association in collaborazione con la Federa-tion of Indian Chambers of Commerce and Indus-

E’ appena calato il sipa-rio sulla Fiera Interna-zionale Revestir 2010, esposizione brasiliana annuale dedicata alla lavorazione della ce-ramica e laterizi ed altrimenti nota come la “Fashion Week” dell’Architettura e del-la Costruzione. La ma-nifestazione, tenutasi dal 9 al 12 marzo 2010 presso il polo fi eristi-co Transamèrica Expo Center di San Paolo ed ormai giunta alla sua ottava edizione, è stata creata per supportare un settore importante ed in costante crescita,

La ceramica italiana è di scena a “Revestir 2010”

nell’economia brasilia-na, come quello dell’in-dustria ceramica. La fi era ha visto la parte-cipazione di produttori, fornitori e rivenditori del settore delle piastrelle e delle pietre ornamenta-li provenienti da tutto il mondo: tra gli oltre 125 gli espositori esteri presenti, di particolare rilevanza si è dimostrata la delegazione italiana: due infatti i padiglioni del made in Italy pre-senti alla manifestazio-ne, allestiti dall’Istituto nazionale per il Com-mercio Estero: il primo, il “Tecnargilla Brasil”, di

tries, quest’anno è stato ospitato all’interno del nuovo International Exhibition Centre di Bangalore. Giunta alla sua nona edizione, la prima risale al 1987, e diventata un appuntamento internazionale di riferimento per tutti gli operatori del settore, STONA 2010 ha visto la partecipazione di espositori provenienti da tutto il mondo ed in particolare dalla Cina, dall’Egitto, dalla Turchia, dal Giappone, dalla Korea del Sud e da diversi Paesi europei. Particolarmente sig-nifi cativa la presenza italiana, con una missione collettiva, promossa dall’ICE e da Confi ndustria Marmomacchine, che ha visto la partecipazione dei più im-portanti marchi italiani del settore tecno-lapideo: tra questi AMS Group, Block & Rock Italia, CO.FI.PLAST, Corazza, GDA Marmi e Graniti, Ghines, Marmi Graniti Favorita, Marini Quarries Group, Marmomeccanica, Prometec, Steinex e Wires Engineering. Rispetto a quelle precedenti, l’edizione 2010 ha registrato un notevole incre-mento in tutti gli indicatori: dal numero degli espositori cresciuti del 38%, a quello dei visitatori ed ancora a quello degli stands allestiti. Tutte cifre signifi -cative che, da una parte ribadiscono la rilevanza assunta dall’appuntamento fi eristico organizzato dalla All India Granites & Stone Association, impreziosito quest’anno dalle meravigliose sculture che hanno abbellito gli oltre 190 stands presenti, dall’altra confermano l’importanza strategica del mercato indiano, specie come meta di esportazione di macchinari per l’estrazione e la lavora-zione della pietra.

oltre 420 mq, allestito dall’ICE in collabora-zione con l’ Associazio-ne di Categoria Macchi-ne per la Lavorazione della Ceramica e dei Laterizi (ACIMAC), ha ospitato otto aziende italiane coinvolte nella collettiva nazionale in missione a San Paolo. Proprio le cifre fornite dall’ACIMAC racconta-no quanto sia rilevante per le industrie italiane di categoria implemen-tare la partnership con gli operatori brasiliani: l’Italia è infatti il primo fornitore di macchine per la produzione e la lavorazione della ce-ramica per il mercato verde-oro, uno scam-bio commerciale che rappresenta un quarto delle importazioni bra-siliane del settore e che interessa un giro di af-fari attestatosi nel 2008 intorno ai 150 milioni di euro. Il secondo padiglione targato Italia è frutto della collaborazione dell’ICE con Confi ndu-stria Marmomacchine e

Confi ndustria Ceramica. Si tratta di un allestimen-to, inedito rispetto alle edizioni passate, per la pro-mozione del comparto delle pietre ornamentali e delle ceramiche di rivestimento: uno spazio espo-sitivo, progettato dell’architetto italiano Francesco Lucchese, per avere un comparto centrale dinami-co dove ruotavano le creazioni ed i prodotti delle aziende del settore italiano. Parla italiano anche la presentazione, programma-ta nell’ultimo giorno della fi era, del “Forum Tecno-logico Internazionale Tecnargilla Brasil”, grazie alla partecipazione di due esperti italiani: Michele Don-di, ricercatore dell’Istituto di Scienza e Tecnologia della Ceramica, che ha presentato una relazione intitolata “Piastrelle di ceramica a basso spessore: tecnologia, applicazione ed eventuali problemati-che”, e Guido Nasetti, capo-dipartimento energia e processi industriali del Centro Ceramico di Bologna intervenuto sul tema “Ultimi sviluppi tecnologici in materia d’effi cienza nell’uso delle risorse energeti-che per la produzione di materiali ceramici”.

A. N.

Andrea Nasti

Marzo 2010EMERGING MARKETSLINK

STONA 2010: i numeri del successo dell’International Granites & Stone Fair

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